Metis Potter e i Nuovi Malandrini di Mary Evans (/viewuser.php?uid=86518)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 - Black e Potter di nuovo insieme ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 - Diagon Alley ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 - Sul treno per Hogwarts ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 - Lo Smistamento ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 - Il Maestro delle Pozioni ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 - Giuro Solennemente Di Non Avere Buone Intenzioni ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 - Lezione di Volo ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 - Lettera a Lunastorta ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 - Halloween ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 - Quidditch ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 - Caro diario, sono Lily Evans ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 - Il diario di Emmeline Vance ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 - Nicolas Flamel ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 - Un Drago e Tanti Guai ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 - Punizione nella Foresta ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 - Verso la fine ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 - Fine Primo Anno ***
Capitolo 19: *** Note dell'autrice ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Ecco
giungere i soli col potere
di sconfiggere l’Oscuro Signore...
Due nati da chi lo ha per tre volte sfidato,
nati all’estinguersi del settimo mese...
L’Oscuro Signore li designerà come suoi eguali,
ma loro avranno un potere a lui sconosciuto...
Un aiuto loro avranno
dal figlio di colui che un tempo tradì.
Tutti ignorano la sua esistenza,
ma lui diventerà per l’Oscuro Signore
un nemico potente al pari dei prescelti.
E lui dovrà morire per mano loro,
perché i tre della profezia non possono vivere
se l’Oscuro Signore sopravvive...
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Capitolo 2 *** Capitolo 1 - Black e Potter di nuovo insieme ***
Come
ogni mattina, Metis Lily Potter e suo
fratello gemello Harry James Potter vennero svegliati dalla soave voce
della
loro zia, Petunia Dursley, che intimava loro di uscire dallo
sgabuzzino in
cui vivevano per andare a preparare la colazione.
I
due somigliavano molto ai loro genitori, come avevano potuto appurare
da
una foto che avevano trovato spolverando in soffitta tre anni prima:
avevano
gli stessi occhi verdi della mamma, Metis aveva anche gli stessi
capelli rossi
mentre Harry aveva i capelli neri di papà.
L’unica
cosa che li differenziava era la cicatrice a forma di saetta che
Harry aveva sulla fronte mentre Metis sulla spalla sinistra.
«È una
tortura essere svegliati così.»
borbottò Harry, cercando
di alzarsi almeno con il busto in quello spazio misero che divideva con
sua
sorella.
«Hai ragione.» concordò Metis, alzandosi
a sua volta ed aprendo la porta dello
sgabuzzino «Ma non preoccuparti, non sarà per
molto. Ricordi? A momenti ci
arriveranno le lettere da Hogwarts e, puoi scommetterci, una volta
lì
affatturerò chiunque provi a svegliarmi in questo
modo.»
Harry rise, scompigliando ancora di più i suoi capelli
ribelli ed uscì
anch’egli da quel buco che chiamavano stanza.
«A Gideon è già arrivata
vero?» chiese, pur sapendo la risposta.
«Già.» disse Metis un po’
abbattuta, prima di entrare in cucina ed iniziare a
preparare la colazione mentre il fratello apparecchiava.
«Sbrigatevi a preparare tutto.» disse zia Petunia
ai due fratelli «Io, Vernon e
Dudley tra poco andremo a fare compere e voi due andrete dalla signora
Figg.
Non datele fastidi altrimenti rimarrete senza cena per tre
giorni.»
I gemelli Potter fecero fatica a contenere la loro esultanza: la zia
doveva
credere che dalla signora Figg loro si annoiassero a morte altrimenti
non li
avrebbe più mandati da lei…
Harry mise su un’espressione afflitta e Metis per
l’occasione fece diventare di
un triste grigio topo i suoi capelli.
Grande errore.
Dudley scappò dalla stanza urlando mentre zia Petunia
iniziò ad emettere
squittii terrorizzati.
«Come ti sei permessa di fare una tu-sai cosa!? Andatevene
fuori da questa casa
e non tornateci prima di domani mattina!» strepitò
zio Vernon irato cercando di
colpire uno dei fratelli che, per fortuna, riuscirono a scansarsi e a
darsi
alla fuga.
I due corsero fuori dalla casa degli zii ridendo e si fermarono solo
quando
giunsero al parco con le altalene dove, di solito, si incontravano con
il loro
amico Gideon Black.
«Tu-Sei-Pazza!» disse Harry, ancora ansimante per
la corsa ma, tutto sommato,
enormemente divertito dalle facce che avevano fatto i loro parenti. La
sua
gemella, ancora sorridente, si sedette sull’altalena ed
iniziò a spingersi
sempre più forte.
«Ehilà ragazzi tutto bene? Quei babbanacci dei
Dursley vi hanno cacciato ancora
di casa?» disse sorridendo un ragazzino con i capelli biondo
scuro e gli occhi
grigi, avvicinatosi proprio in quel momento a loro e spaventandoli a
morte.
Gideon Sirius Black.
Un nome, una garanzia.
«Allora? È arrivata la lettera?»
Harry sbuffò.
«GideonGideonGideon» disse, scuotendo la testa
fintamente sconsolato.« eppure
ormai dovresti conoscerla bene. Secondo te questa brontolona avrebbe
quella
faccia se le fosse arrivata la lettera?»
Gideon rise, con la sua risata simile ad un latrato.
«Hai ragione. Comunque non dovete preoccuparvi, la lettera
arriverà a momenti.»
Metis sbuffò sonoramente, andandosi a sedere nuovamente
sull’altalena e seguita
alle spalle dai due ragazzi. Iniziò a fissarsi le scarpe
intensamente
coprendosi gli occhi con la frangia
«Stai dicendo la stessa cosa da giorni. E se non
arrivasse?» disse in un
sussurro.
I due ragazzi si guardarono per una frazione di secondo prima di
risponderle.
«Metis Lily Potter non dire sciocchezze» la
rimproverò Gideon, inginocchiandosi
davanti a lei «Ti stai preoccupando inutilmente.»
le disse dolcemente prima di
prenderla per un braccio e costringerla ad alzarsi.
«Ed ora, amici miei, niente più discorsi seri!Che
ne dite di andare a fare
qualche scherzetto alla banda del nostro caro Dudley?» chiese
Gideon,
sfregandosi le mani con un ghignetto preoccupante in volto ed uno
sguardo
malandrino.
I due fratelli Potter si guardarono per un secondo prima di scoppiare a
ridere
e seguire il loro amico in una nuova avventura, dimenticandosi di tutto
il
resto.
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
Benvenuti
o bentornati!
Considerato che ho ripreso in mano il sequel di questa storia, e
notando come
alcune cose di questa non mi convincessero, ho deciso per una revisione
generale. Precisazione per i nuovi lettori: Harry e Metis non sono
estranei al
mondo magico perché hanno mantenuto i contatti con Remus, e
Gideon è il figlio
di Regulus Black, che ha voluto dargli come secondo
nome quello del
fratello maggiore perché, nonostante tutto, gli ha sempre
voluto bene. È
cresciuto con Arabella Figg, visto che i genitori sono entrambi morti,
e
conosce i gemelli da sempre.
Mi
auguro di completare questa revisione al più presto, nel
frattempo vi
auguro una buona lettura. Con affetto Mary Evans
|
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Capitolo 3 *** Capitolo 2 - Diagon Alley ***
Metis
Potter appena sveglia corse verso l’ingresso per vedere se
erano
arrivate le lettere da Hogwarts.
‘Finalmente’ pensò felice, osservando le
due buste vergate con inchiostro
verde. Subito le nascose alla vista degli zii e si diresse a svegliare
il
fratello nel sottoscala per informarlo della lieta notizia, euforica
come non
lo era da tempo.
«Harry! Harry! Sono arrivate le lettere!» disse,
svegliando il fratello e
costringendolo ad alzarsi.
«Che ti avevo detto? Era solo questione di tempo!»
disse Harry, seguendo la
sorella in cucina per preparare la colazione.
Per tutta la mattinata i gemelli Potter furono stranamente allegri e
gli zii
non riuscirono a capirne il motivo.
All’ora di pranzo, poi, il mistero venne svelato da un omone
che scardinò la
porta di casa Dursley.
«Hagrid!» urlarono i due fratelli correndogli
incontro e abbracciandolo.
«Harry! Metis! Che piacere vedervi! L'ultima volta eravate
ancora dei soldi di
cacio» disse il gigante. «Allora? Pronti per
Hogwarts?»
«Le ingiungo di uscire immediatamente, signore!»
disse zio Vernon. «Questa è
un'effrazione bella e buona!»
«Ma chiudi il becco, scimunito d'un Dursley!»
esclamò Hagrid poi, rivolgendosi
ai gemelli «Meglio che andiamo, abbiamo un sacco di cose da
fare, oggi:
dobbiamo arrivare a Londra e fare gli acquisti per la scuola.»
Quindi, salutando allegramente gli zii, i due Potter seguirono Hagrid
fino alla
strada.
«Allora, questa è una passaporta. Parte tra cinque
secondi. Non dovete fare
altro che mettere la vostra mano su questa lattina e in un attimo
saremo al
Paiolo Magico,un pub famoso di Londra dove si trova
l’ingresso per Diagon Alley!»
disse, e Metis guardò Harry con un sorriso prima di fare
come le era stato
detto e sentirsi poi catapultata in un altro luogo e rimanere un
po’
interdetta.
Per essere un posto famoso, Il paiolo magico era molto buio e dimesso:
alcune vecchie erano sedute in un angolo e sorseggiavano un bicchierino
di
sherry, una di loro fumava una lunga pipa, e unn omino col cappello a
cilindro
stava parlando al vecchio barman, completamente calvo, che sembrava una
noce di
gomma.
Il
sordo brusio della conversazione si arrestò al loro ingresso.
«Buon Dio!» esclamò il barman scrutando
i due fratelli. «Questi sono... non
saranno mica...?»
Nel locale cadde d'un tratto il silenzio. Tutti si immobilizzarono.
«Mi venisse un colpo...» sussurrò con un
filo di voce il vecchio barman. «Ma
sono Harry e Metis Potter! Quale onore!»
Uscì di corsa da dietro il bancone, si precipitò
verso i gemelli e gli afferrò
le mani con le lacrime agli occhi.
«Bentornati, Mr e Miss Potter, bentornati!»
Harry e Metis trattennero le risate.
Per
fortuna Remus li aveva avvisati di cosa li avrebbe aspettati una volta
mostrati al mondo magico, altrimenti si sarebbero trovati spaesati in
questo
nuovo mondo!
Ci fu un grande tramestio di sedie, e subito dopo i due fratelli si
trovarono a
stringere la mano di tutti i presenti, finchè non si fece
largo un giovanotto
pallido dall'aria molto nervosa e un tic a un occhio.
«Professor Raptor!» disse Hagrid «Harry,
Metis, il professore sarà uno dei
vostri insegnanti a Hogwarts.»
«P-P-Potter» balbettò il professor
Raptor afferrando prima la mano di Harry e
poi quella di Metis, »n-n-non so d-d-dirvi qu-quanto s-sono
felice di
c-c-conoscervi.»
«Che tipo di magia insegna lei, professor Raptor?»
chiese Metis, educata.
«D-difesa co-contro le Arti O-o-oscure»
balbettò Raptor come se avesse
preferito non saperlo «N-n-non che a lei s-serva, eh,
P-P-Potter?» E rise
nervosamente. «Su-su-ppongo che s-s-starà
ri-rifornendosi d-di tu-tu-tutto quel
che le s-s-erve, v-vero, P-Potter? I-io devo p-prendere u-un nuovo
li-libro
s-sui va-va-vampiri.»
Appariva
terrorizzato al solo pensiero.
«Ora dobbiamo andare... un mucchio di acquisti da fare.
Sbrigatevi, ragazzi.»
Hagrid gli fece strada attraverso il bar; uscirono in un piccolo
cortile
circondato da un muro, dove non c'era altro che un bidone della
spazzatura e
qualche erbaccia.
Iniziò a contare i mattoni sul muro sopra il bidone della
spazzatura.
«Tre verticali... due orizzontali...» bofonchiava
«Bene. State indietro.»
Batté sul muro tre volte con la punta dell'ombrello.
Il mattone che aveva colpito vibrò... si contorse... al
centro, apparve un
piccolo buco... si fece sempre più grande... e un attimo
dopo si trovarono di
fronte un arco abbastanza largo da far passare Hagrid.
L'arco
dava su una strada selciata tutta curve, di cui non si vedeva la
fine.
«Benvenuti a Diagon Alley!» disse Hagrid,
sorridendo all’espressione eccitata
di Harry e Metis.
Il sole splendeva illuminando una pila di calderoni fuori del negozio
più
vicino. Un'insegna appesa sopra diceva: Calderoni. Tutte le dimensioni.
Rame,
ottone, peltro, argento. Autorimestanti. Pieghevoli.
«Ve ne servirà uno» disse Hagrid
«ma prima dobbiamo andare a prenderci i
soldi.»
Harry e Metis avrebbero voluto avere altre quattro paia di occhi.
Strada
facendo, si giravano di qua e di là nel tentativo di vedere
tutto e
subito: i negozi, le cose esposte all'esterno, la gente che faceva le
spese.
Molti
ragazzi, più o meno dell'età di Harry, tenevano
il naso schiacciato
contro la vetrina, dove erano esposti dei manici di scopa.
«Guarda»
Harry sentì dire uno di loro «la Nimbus Duemila,
la più veloce di
tutti.»
Ciò
lo costrinse a bloccarsi per strada e a correre verso
l’entrata del
negozio, accompagnato dalla sorella.
I
due avevano saputo da Remus che loro padre era un ottimo cercatore, per
cui si erano informati molto sul Quiddich ma, mentre Harry amava il
ruolo di
cercatore Metis prediligeva quello di battitrice, lo stesso della mamma.
Videro
anche molti altri negozi: alcuni vendevano abiti, altri telescopi e
bizzarri strumenti d'argento che i gemelli non
avevano mai visto
prima; c'erano vetrine stipate di barili impilati, contenenti milze di
pipistrello e pupille d'anguilla, mucchi pericolanti di libri di
incantesimi,
penne d'oca e rotoli di pergamena, bottiglie di pozioni, globi lunari.
Metis venne attratta, poi, anche da un negozio di animali, da cui
riuscì a
vedere di striscio un meraviglioso gatto nero dagli occhi nocciola, e
una
meravigliosa gatta rossa dagli occhi verdi.
«Harry! Guarda quei gatti, non sono stupendi?»
disse, e venne perseguitata da quell’immagine
per tutto il resto del percorso.
«Ecco la Gringott» disse Hagrid a un certo punto
«non c'è posto più sicuro, non
c'è. Forse solo Hogwarts.»
Fecero
una breve sosta per recuperare il denaro necessario, poi aprirono il
secondo foglio allegato alle lettere di Hogwarts e lessero cosa
dovevano
comprare.
SCUOLA di MAGIA E STREGONERIA di HOGWARTS
Uniforme
Gli studenti del primo anno dovranno avere:
Tre completi da lavoro in tinta unita (nero)
Un cappello a punta in tinta unita (nero) da giorno
Un paio di guanti di protezione (in pelle di drago o simili)
Un mantello invernale (nero con alamari d'argento)
N.B. Tutti gli indumenti degli allievi devono essere
contrassegnati da una targhetta con il nome.
Libri
di testo
Tutti gli allievi dovranno avere una copia dei seguenti testi:
Manuale degli Incantesimi, Volume primo, di Miranda Gadula
Storia della Magia, di Bathilda Bath
Teoria della Magia, di Adalbert Incant
Guida pratica alla trasfigurazione per principianti, di Emeric Zott
Mille erbe e funghi magici, di Phyllida Spore
Infusi e pozioni magiche, di Arsenius Brodus
Gli animali fantastici: dove trovarli, di Newt Scamandro
Le Forze Oscure: guida all'autoprotezione, di Dante Tremante
Altri
accessori
1
bacchetta magica
1 calderone (in peltro, misura standard 2)
1 set di provette di vetro o cristallo
1 telescopio
1 bilancia d'ottone
Gli
allievi possono portare anche un gufo, oppure un gatto, oppure un
rospo.
Si ricorda ai genitori che agli allievi del primo anno non è
consentito l'uso
di manici di scopa personali.
«Potremmo andare per le vostre uniformi» disse
Hagrid, accennando con la testa
al negozio di Madama McClan: abiti per tutte le occasioni.
«Sentite, vi spiacerebbe se vi lasciassi per qualche minuto?
Ho dimenticato di
svolgere alla Gringott un compito per conto di Silente.
Tornerò in un attimo!»
disse Hagrid, poi si allontanò.
Metis lo seguì con lo sguardo entrando con Harry negozio di
Madama McClan.
«Secondo te qual è questo compito che deve
svolgere?» chiese al fratello.
«Non ne ho idea e, sinceramente, poco mi interessa! Io non
vedo l’ora di
rincontrare Gideon e di raccontargli di tutto questo.» disse
Harry, indicando
con la mano tutto ciò che lo circondava.
Nel negozio venne loro incontro la proprietaria stessa che era una
strega
tarchiata, sorridente e tutta vestita di color malva.
«Hogwarts, cari?» chiese quando Harry
cominciò a parlare. «Ho qui tutto
l'occorrente, seguitemi sul retro.»
Madama
Mcclan fece salire Harry e Metis su due sgabelli, e infilò
loro una
lunga veste dalla testa cominciando ad appuntare con gli spilli l'orlo
per
farle della giusta lunghezza.
Comprarono anche degli abiti babbani nuovi di zecca, in sostituzione a
quelli
smessi di Dudley, e una volta finito da Madama Mcclan, i due si
riunirono con
Hagrid e girarono per tutta Diagon Alley fino a che non ebbero comprato
tutti
gli ingredienti e gli accessori necessari per la scuola.
Una volta fuori dalla farmacia, Hagrid spuntò di nuovo le
liste.
«È
rimasta la bacchetta magica... e non vi ho ancora preso il regalo di
compleanno. Ecco che cosa farò: vi regalerò un
animale.»
Venti minuti dopo, uscendo dall’Emporio del Gufo, Harry
trasportava una grossa
gabbia che conteneva una bella civetta bianca come la neve,
profondamente
addormentata con la testa sotto l'ala.
Poi venne il turno di Metis, e lei decise di ritornare in quel negozio
di
animali che aveva visto all’andata.
Il
tintinnio di una campanella annunciò il suo ingresso e la
accolse una
commessa molto giovane, di circa vent’anni.
«Buongiorno, posso fare qualcosa per te?»
domandò, gentile.
Metis si diresse a passo sicuro verso il bancone.
«Vorrei vedere i due gatti esposti. Quello nero con gli occhi
nocciola e quella
rossa con gli occhi verdi.» disse, decisa.
Non
sapeva perché, ma quei due gatti l’avevano
attratta fin dal primo
istante.
«Aaah. I due fidanzatini… non credo si lasceranno
avvicinare. Ce li ho da una
decina d’anni e hanno graffiato chiunque provasse ad
avvicinarli» disse la
commessa.
«Vorrei vederli lo stesso, se non le dispiace.»
insistette Metis, e la ragazza
non potè far altro che andare a prendere la gabbia dove
erano rinchiusi i due
gatti.
Stranamente, quando Metis provò a prenderli in braccio, i
due gattini
iniziarono a leccarle la faccia e ad accoccolarsi contro il suo petto.
«Li prendo.» disse, sorridendo alla vista della
faccia sorpresa della commessa.
Comprò anche del cibo per gatti, una gabbia e qualche gioco,
poi pagò il conto
e mostrò i due gattini ad Hagrid ed Harry.
«Ragazzi, vi presento Nefer e Lilith.»
Per qualche minuto rimasero a coccolare i due gattini, poi si diressero
verso
il negozio di Olivander per prendere le bacchette magiche.
Il negozio era angusto e sporco. Un'insegna a lettere d'oro
scortecciate sopra
la porta diceva: Olivander: Fabbrica di bacchette di qualità
superiore dal 382
a.C..
Nella
vetrina polverosa, su un cuscino color porpora stinto, era esposta
una sola bacchetta, di un colore rossastro e con
l’impugnatura dorata.
Un lieve scampanellio, proveniente dagli anfratti del negozio non
meglio
identificati, accolse il loro ingresso.
Era
un luogo molto piccolo, vuoto, tranne che per una sedia dalle zampe
esili su cui Hagrid si sedette, nell'attesa. I due gemelli, invece, si
misero a
guardare le migliaia di scatoline strette strette, tutte impilate in
bell'ordine fino al soffitto.
«Buon pomeriggio.» disse una voce sommessa, e si
trovarono di fronte un uomo
anziano con occhi grandi e scoloriti che illuminavano la penombra del
negozio
come due astri lunari.
«Salve, signor Olivander» dissero in coro Harry e
Metis.
«Ah, sì» disse l'uomo
«Sì, sì, sì, ero sicuro che
vi avrei conosciuto presto.
Harry e Metis Potter. Avete gli occhi di vostra madre. Sembra ieri che
è venuta
qui a comperare la sua prima bacchetta magica. Lunga dieci pollici e un
quarto,
sibilante. Una bella bacchetta per un lavoro d'incanto, e molto rara
anche.
Vostro padre, invece, preferì una bacchetta di mogano.
Undici pollici.
Flessibile. Un po' più potente e ottima per la
trasfigurazione. Be', ho detto
che suo padre l'aveva preferita... ma in realtà,
è la bacchetta a scegliere il
mago, naturalmente.»
Mr Olivander si era fatto talmente vicino da toccare quasi il naso di
Harry,
che si vedeva riflesso in quegli occhi velati.
«Ed è qui che...»
Mr Olivander toccò con un dito lungo e bianco la cicatrice a
forma di saetta
sulla fronte di Harry.
«Mi spiace dire che sono stato io a vendere la bacchetta che
ha fatto questo»
disse con un filo di voce «Tredici pollici e mezzo.
Sì. Una bacchetta potente,
molto potente, nelle mani sbagliate... Bene, se avessi saputo che cosa
sarebbe
andata a fare per il mondo...»
Scosse la testa e poi, con grande sollievo di Harry, si accorse di
Hagrid.
«Rubeus! Rubeus Hagrid! Che piacere rivederti! Quercia,
sedici pollici,
piuttosto flessibile, non era così?»
«Azzecato, signore.» disse sorridendo Hagrid.
«Una bella bacchetta quella. Ma suppongo che l'abbiano
spezzata a metà quando
ti hanno espulso, vero?» chiese Mr Olivander, facendosi serio
d'un tratto.
«Ehm... sì, signore, proprio
così» rispose Hagrid spostando il peso del corpo
da un piede all'altro «Però conservo ancora le due
metà.» aggiunse vivacemente.
«Ma non le usi, vero?» chiese Mr Olivander con fare
inquisitorio.
«Oh, no, signore» si affrettò a
rispondere Hagrid, ma Metis notò che, nel
parlare, si stringeva forte forte al suo ombrello rosa.
«Ehm, vediamo» disse Mr Olivander lanciando a
Hagrid un'occhiata penetrante.
«Prima le signorine, giusto? Allora, Miss Potter, vediamo un
po'» e tirò fuori
dalla tasca un lungo metro a nastro con le tacche d'argento
«Qual è il braccio
con cui usa la bacchetta?»
«Signore, uso la mano sinistra» rispose Metis.
«Alzi il braccio.
Così.»bMisurò il braccio di Metis dalla
spalla alla punta
delle dita, poi dal polso al gomito, dalla spalla a terra, dal
ginocchio
all'ascella e poi prese anche la circonferenza della testa. E intanto
diceva:
«Ogni bacchetta costruita da Olivander ha il nucleo fatto di
una potente
sostanza magica, Miss Potter. Usiamo peli di unicorno, penne della coda
della
fenice e corde del cuore di draghi. Non esistono due bacchette
costruite da
Olivander che siano uguali, così come non esistono due
unicorni, due draghi o
due fenici del tutto identici. E naturalmente, non si ottengono mai
risultati
altrettanto buoni con la bacchetta di un altro mago.»
«Può bastare così» disse poi,
e il metro a nastro si afflosciò sul pavimento.
«Allora,
Miss Potter, provi questa. Legno di faggio e corde di cuore di
drago. Nove pollici. Bella flessibile. La prenda e la agiti in
aria.»
Metis prese la bacchetta e la agitò debolmente, ma Mr
Olivander gliela strappò
quasi subito di mano.
«Acero e piume di fenice. Sette pollici. Molto flessibile. La
provi.»
Metis la provò, ma ancora una volta, non aveva fatto in
tempo ad alzarla che Mr
Olivander gli strappò di mano anche quella.
«No, no... ecco, ebano e peli di unicorno, otto pollici e
mezzo, elastica.
Avanti, avanti, la provi.»
Metis provò e provò ancora. Non aveva idea di che
cosa cercasse Mr Olivander.
Le bacchette si stavano ammucchiando sulla sedia, ma più Mr
Olivander ne tirava
fuori dagli scaffali, più sembrava felice.
«Una cliente difficile, eh? No, niente paura, troveremo
quella che va a
pennello... Ora, mi chiedo... sì, perché
no…»
Olivander andò a prendere la bacchetta che Metis aveva
notato prima di entrare
e, quando la prese in mano, avvertì un calore improvviso
alle dita. La alzò
sopra la testa, la abbassò sferzando l'aria polverosa e una
scia di scintille
rosse e d'oro si sprigionò dall'estremità come un
fuoco d'artificio,
proiettando sulle pareti minuscoli riflessi danzanti di luce.
Hagrid
gridò d'entusiasmo e batté le mani e Mr Olivander
esclamò: «Bene
molto bene!»
Poi toccò ad Harry scegliere la bacchetta, ma Olivander
senza prendere le
misure si recò sul retro a prendere una scatola impolverata.
Poi porse la
bacchetta ad Harry: «Agrifoglio e piume di fenice, undici
pollici, bella
flessibile.»
Anche Harry sentì lo stesso calore alle dita che aveva
provato prima la
sorella. La bacchetta lo aveva scelto.
«Bravo! Sì, proprio così, molto bene.
Bene, bene, bene...che strano... ma che
cosa davvero strana...»
Rimise le bacchette di Harry e Metis nelle loro scatole e le avvolse in
carta
da pacchi sempre borbottando: «Ma che strano... davvero
strano»
«Scusi,» fece Harry «ma che cosa
c'è di strano?»
Mr Olivander lo fissò con i suoi occhi sbiaditi.
«Ricordo una per una tutte le bacchette che ho venduto, Mr
Potter. Una per una.
Si dà il caso che la fenice dalla cui coda proviene la piuma
della sua
bacchetta abbia prodotto un'altra piuma, una sola. E' veramente molto
strano
che lei sia destinato a questa bacchetta, visto che la sua gemella...
sì, la
sua gemella le ha procurato quella ferita.»
Harry deglutì.
«Sì, tredici pollici e mezzo. Legno di tasso.
Curioso come accadano queste
cose. la bacchetta che sceglie il mago, lo ricordi... Dopo tutto,
Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato ha fatto grandi cose... terribili,
è vero,
ma grandi.»
Harry rabbrividì.
«E non creda che mi sia dimenticato di lei Miss
Potter.» disse Olivander
all’improvviso.
«La sua bacchetta non è meno speciale di quella di
suo fratello. Le farà
piacere sapere che esiste solo un’altra bacchetta come la
sua, e che l’ho
venduta a sua madre quando venne qui a undici anni. La sua bacchetta
è rara,
non lo dimentichi mai, e al momento del bisogno, quando lei
avrà perduto ogni
speranza, la aiuterà illuminandole la via del ritorno. Credo
che da voi
dobbiamo aspettarci grandi cose, Mr e Miss Potter.»
Metis forzò un sorriso e, quasi di corsa, pagò
per entrambe le bacchette e
trascinò il fratello e Hagrid fuori il negozio mentre Mr
Olivander li salutava
con un inchino.
Era ormai pomeriggio avanzato e il sole era basso sull'orizzonte quando
Harry,
Metis e Hagrid si misero sulla via del ritorno ripercorrendo Diagon
Alley.
Si
rifermarono anche al negozio di Quiddich, dove comprarono un boccino
d’oro per giovani cercatori e una mazza da battitrice. Poi
riattraversarono il
muro, fino al Paiolo magico, ormai deserto.
Hagrid
aiutò i due ragazzi a salire sul treno che li avrebbero
riportato
dai Dursley, e poi porse loro due buste.
«Questi sono i biglietti per Hogwarts.» disse.
«Primo settembre, King's
Cross... è tutto scritto sul biglietto. Se avete problemi
con i Dursley,
spediscimi una lettera con la tua civetta, Harry, lei saprà
dove trovarmi...
Scusatemi ancora se non posso accompagnarvi. A presto.»
Il treno uscì dalla stazione e i due fratelli non poterono
fare a meno di
guardarsi euforici.
Avevano appena comprato tutti gli accessori per Hogwarts e il primo
settembre,
insieme a Gideon, avrebbero finalmente iniziato il loro percorso per
diventare
maghi.
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Capitolo 4 *** Capitolo 3 - Sul treno per Hogwarts ***
«Qualcosa
dal carrello cari» disse una signora grassottella che
trasportava
un carrello con una quantità enorme di dolci, affacciandosi
nello
scompartimento occupato da Metis, Harry e Gideon.
«Tre cioccorane, due pacchetti di caramelle tutti gusti + 1 e
una brioche di
zucca, per favore.» disse Metis, pagando per tutti e
risedendosi accanto ai
suoi gattini Nefer e Lilith che dormivano sul sedile.
Non poteva ancora crederci: Stavano davvero andando ad Hogwarts!
Ignorando Harry e Gideon che erano impegnati in una partita a scacchi
(la
seconda consecutiva che Harry stava miseramente perdendo), la ragazza
si mise a
guardare fuori dal finestrino osservando il paesaggio che scorreva
mentre
distrattamente addentava la sua brioche. Aveva aspettato con ansia il
momento
in cui sarebbe stata presentata ufficialmente alla comunità
magica ma, adesso
che era arrivato il momento, iniziava a credere che avrebbe deluso le
aspettative di tutti.
Accarezzando il pelo nero del suo gatto, Metis rifletteva su questi
pensieri
quando venne distratta dal rumore della porta dello scompartimento che
si
apriva.
«Quel posto è occupato?» chiese un
ragazzino dai capelli rossi indicando il
sedile accanto a Metis «Il treno è pieno
zeppo...»
«Entra pure.» disse Harry al nuovo arrivato.
«Io sono Harry, Harry Potter, e loro sono Gideon Black e mia
sorella Metis. Tu
come ti chiami?» chiese, guardandolo sedersi un po’
imbarazzato accanto a
Metis.
«Io sono Ron, Ron Weasley.» disse lui,
sorridendogli amichevole «Chi sta
vincendo?» chiese poi, osservandoli giocare a scacchi.
«Sta di nuovo vincendo Gid accidenti!» si
disperò Harry «È la terza volta che
mi batte!»
«Non posso farci niente se sono il migliore!» si
vantò quello, sorridendo con
sufficienza.
«Posso sfidarti io?» chiese Ron «Me la
cavo negli scacchi.»
Gideon scrollò le spalle.
«Come vuoi. Harry lasciagli il tuo posto.» disse,
poi ghignò malignamente «Ron
Weasley preparati a perdere!»
10 minuti dopo…
«Voglio la rivincita!» esclamò Gideon,
irritato per aver perso a scacchi,
mentre Harry e Metis se la ridevano alla grande sui divanetti di fronte.
I
tre avevano deciso che il giovane Weasley era un tipo apposto ed
avevano
iniziato a farci amicizia.
Comunque,
il fatto che non avesse additato i due gemelli come fossero
animali dello zoo probabilmente centrava qualcosa.
«Andiamo Gideon non te la prendere!» rise Ron
«è solo una partita a scacchi non
un duello d’onore.»
«Bravissimo Ron!» si complimentò Metis
«finalmente ho incontrato qualcuno che,
oltre a me, è capace di far abbassare la cresta al piccolo
Black.»
«Sta’ zitta rossa!» disse Gideon
indispettito, girandosi di spalle e mettendosi
a fissare in silenzio il panorama.
Prima che potessero dire altro, qualcuno bussò alla porta
del loro scompartimento.
«Scusate» disse entrando un bambino dal faccino
rotondo «avete mica visto un
rospo?»
Quando loro scossero la testa disse in tono lamentoso: «L'ho
perso!Continua a
scappare!»
«Vedrai, tornerà.» lo
rassicurò Metis dolcemente, mentre gli altri ragazzi lo
ignoravano.
«Sì.» convenne tristemente il ragazzo
«Se lo vedete...»
E se ne andò.
«Non capisco perché si preoccupa
tanto.»commentò Ron «Se mi fossi portato
un
rospo avrei provveduto a perderlo prima possibile. E comunque non sono
certo io
che posso parlare: mi sono portato il topo Crosta!»
Il
topo stava ancora ronfando sulle ginocchia di Ron.
«Potrebbe essere morto e non ci si farebbe neanche
caso.» disse Ron disgustato.
«Ieri ho cercato di farlo diventare giallo per renderlo un
po' più interessante,
ma l'incantesimo non ha funzionato. Guardate, vi faccio
vedere...»
Rovistò nel suo baule e tirò fuori una bacchetta
magica un po’malconcia, ma
aveva appena fatto in tempo ad alzarla in aria che la porta si
spalancò di
nuovo.
Il
ragazzo che aveva perso il rospo era tornato, ma questa volta con lui
c'era una ragazzina che indossava la sua uniforme di Hogwarts nuova
fiammante.
«Qualcuno ha visto un rospo? Neville ha perso il
suo.» disse.
Aveva
un tono autoritario, folti capelli bruni e i denti davanti piuttosto
grandi.
«Gli abbiamo già detto che non lo abbiamo
visto.» disse Gideon, seccato da
quelle continue irruzioni, ma la ragazza non lo ascoltava: stava
guardando la
bacchetta che Ron teneva in mano.
«State facendo una magia? Vediamo!»
Si sedette veloce accanto a Metis mentre Harry, Gideon e Ron la
guardavano tra
il sorpreso e il confuso.
«Ehm... va bene.»
Ron si schiarì la gola.
«Per il sole splendente, per il fior di corallo stupido topo,
diventa giallo!»
Agitò la bacchetta ma non accadde nulla: Crosta era sempre
grigio e continuava
imperterrito a dormire.
«Sei sicuro che sia un incantesimo, vero?» chiese
la ragazza, con tono saccente
«Comunque, non funziona molto bene, o sbaglio? Io ho provato
a fare alcuni
incantesimi semplici semplici e mi sono riusciti tutti. Nella mia
famiglia,
nessuno ha poteri magici. È stata una vera sorpresa quando
ho ricevuto la
lettera, ma mi ha fatto un tale piacere, naturalmente, voglio dire,
è la
migliore scuola di magia che esista, ho sentito dire... Ho imparato a
memoria tutti
i libri di testo, naturalmente, spero proprio che basti... E... a
proposito, io
mi chiamo Hermione Granger, e voi?»
Tutto questo l'aveva detto quasi senza riprendere fiato.
Harry e Gideon lanciarono un'occhiata divertita a Metis che guardava la
ragazza
con occhi illuminati, felice di aver trovato finalmente una ragazza con
la sua
stessa passione per la lettura.
«Anch’io ho imparato a memoria i libri di testo e
sono rimasta stupita di
vedere quante poche cose includa il programma del primo anno! Comunque
io mi
chiamo Metis, Metis Potter, e loro sono Ron Weasley, mio fratello Harry
e
Gideon Black.» disse, indicando i suoi amici con un cenno
della mano.
Rimase
a parlare con Hermione per qualche minuto circa i dormitori dove
sarebbero stati smistati, poi la ragazza se ne andò, veloce
come era entrata,
raccomandando a tutti di indossare le proprie divise.
«Qualunque sia il mio dormitorio, spero che non sia anche il
suo» commentò Ron,
e scaraventò la bacchetta nel baule.
«Non dire così. A me sembra simpatica.»
disse Metis, prima di essere interrotta
dall’apertura della porta dello scompartimento. Ma questa
volta non erano né
Neville, il ragazzo che aveva perso il rospo, e neanche Hermione
Granger.
Entrarono tre ragazzi e uno di loro, biondo di carnagione pallida,
osservò con
interesse Metis ed Harry.
«Vero?» chiese «Per tutto il treno vanno
dicendo che Harry e Metis Potter si
trovano in questo scompartimento. Siete vuoi due?»
«Sì.» disse Harry, guardando gli altri
due ragazzi.
Erano
tarchiati avevano un'aria molto cattiva. Stavano uno di qua e l'altro
di là del ragazzo pallido, e sembravano piuttosto guardie
del corpo.
«Oh, questo è Tiger e questo Goyle.»
fece il ragazzo pallido con noncuranza,
notando lo sguardo di Harry «E io mi chiamo Malfoy. Draco
Malfoy.»
Ron diede un colpetto di tosse che avrebbe potuto benissimo dissimulare
una
risatina. Draco Malfoy lo guardò.
«Trovi
buffo il mio nome, vero? Non c'è bisogno che chieda a te
come ti
chiami. Mio padre mi ha detto che tutti i Weasley hanno capelli rossi,
lentiggini
e più figli di quelli che si possono permettere.»
Si rivolse ad Harry.
«Non tarderai a scoprire che alcune famiglie di maghi sono
molto migliori di
altre, Potter. Non vorrai mica fare amicizia con le persone
sbagliate...? In
questo posso aiutarti io.»
Allungò la mano per stringere quella di Harry, ma il ragazzo
non la prese.
«Credo di essere capace di capire da solo le persone
sbagliate, grazie.» gli
rispose gelido.
«Io ci andrei piano se fossi in te, Potter.» disse
lentamente Draco Malfoy «Se
non diventi più gentile, farai la stessa fine dei tuoi
genitori. Neanche loro
sapevano come ci si comporta. Continua a frequentare gentaglia come i
Weasley e
diventerai né più né meno come
loro.»
Harry, Ron e Gideon balzarono in piedi. La faccia di Ron era rossa come
i suoi
capelli. Ma fu Metis a sorprendere tutti puntando la sua bacchetta
pericolosamente vicino al collo del biondo.
«Ripetilo!» sibilò minacciosa,
stringendo gli occhi in due fessure e scurendo
di poco i suoi capelli.
«Oh, oh, e adesso che cosa ci fai Potter, ci lanci un
incantesimo? Ci prendi a
pugni?» ghignò Malfoy, non notando il cambiamento
e ignorando i due gatti che
soffiavano arrabbiati alle spalle della padrona.
«Sì, se non uscite immediatamente di
qui.» intimò Gideon affiancando Metis.
Draco e i suoi scagnozzi dovevano aver capito di essere in netto
svantaggio,
quindi se ne andarono senza altre parole.
Appena furono usciti, l’atmosfera nello scompartimento si
rilassò non poco.
«Grazie Gideon.» disse Metis guardandolo.
Il ragazzo sorrise.
«Di niente rossa. Anche se mi sarebbe piaciuto vederti
picchiare Malfoy.»
Risero tutti e quattro immaginando la scena, poi Harry
sbirciò fuori dal
finestrino. Stava calando la sera. Le montagne e le foreste si
stagliavano
contro un cielo violaceo e sembrò che il treno rallentasse.
Si infilarono tutti la lunga tunica nera e si misero nelle tasche i
dolci
rimasti.
Dopo aver rallentato, infine, il treno si fermò. La gente
procedette a spintoni
verso lo sportello e poi scese sul marciapiedi stretto e buio. Metis
rabbrividì
all'aria gelida della notte. Poi, sopra le teste degli studenti, si
accese una
luce, e i due gemelli udirono una voce familiare: «Primo
anno! Primo anno da
questa parte! Tutto bene, Harry, Metis?»
Il faccione peloso di Hagrid sorrideva radioso sopra il mare di teste.
«Coraggio, seguitemi... C'è qualcun altro del
primo anno? E ora attenti a dove
mettete i piedi. Quelli del primo anno mi seguano!»
Scivolando e incespicando, seguirono Hagrid giù per quello
che sembrava un
sentiero ripido e stretto. Nessuno aveva molta voglia di parlare.
«Fra un attimo: prima vista panoramica di
Hogwarts!» annunciò Hagrid parlando
da sopra la spalla «ecco, dopo questa curva!»
Ci fu un coro di ‘Ohhhh!’
Lo stretto sentiero si era spalancato all'improvviso sul bordo di un
grande
lago nero. Appollaiato in cima a un'alta montagna sullo sfondo, con le
finestre
illuminate che brillavano contro il cielo pieno di stelle, si stagliava
un
grande castello con molte torri e torrette.
«Non più di cinque per battello.»
avvertì Hagrid indicando una flotta di
piccole imbarcazioni in acqua, vicino alla riva, ed Harry, Ron, Gideon
e Metis
furono seguiti a bordo da Hermione.
Finalmente erano ad Hogwarts.
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Capitolo 5 *** Capitolo 4 - Lo Smistamento ***
«Ecco
qua gli allievi
del primo anno, professoressa McGranitt» disse Hagrid,
rivolgendosi ad una
strega alta, dai capelli corvini, vestita di verde smeraldo e con
un’aria molto
severa.
«Grazie, Hagrid. Da qui in avanti li accompagno io.»
Spalancò la porta e i ragazzi la seguirono in una saletta
vuota, oltre la sala
d'ingresso.
«Benvenuti a Hogwarts» disse la professoressa
McGranitt «Il banchetto per
l'inizio dell'anno scolastico avrà luogo tra breve, ma prima
di prendere posto
nella Sala Grande, verrete smistati nei vostri dormitori. Lo
Smistamento è una
cerimonia molto importante, perché per tutto il tempo che
passerete qui a
Hogwarts, il vostro dormitorio sarà un po' come la vostra
famiglia.
Frequenterete le lezioni con i vostri compagni di dormitorio, dormirete
nei
locali destinati al vostro dormitorio e passerete il tempo libero nella
sala di
ritrovo del vostro dormitorio. I quattro dormitori si chiamano
Grifondoro,
Tassorosso, Corvonero e Serpeverde. Ciascuno ha la sua nobile storia e
ciascuno
ha sfornato maghi e streghe di prim'ordine. Per il tempo che resterete
a
Hogwarts, i trionfi che otterrete faranno vincere punti al vostro
dormitorio,
mentre ogni violazione delle regole gliene farà perdere.
Alla fine dell'anno,
il dormitorio che avrà totalizzato più punti
verrà premiato con una coppa, il
che costituisce un grande onore. Spero che ognuno di voi
darà lustro al
dormitorio cui verrà destinato. La Cerimonia dello
Smistamento inizierà tra
pochi minuti, davanti a tutti gli altri studenti. Tornerò
non appena saremo
pronti per la cerimonia.» disse la professoressa McGranitt
«Vi prego di attendere
in silenzio.»
Quindi uscì dalla stanza.
Harry, Metis e Gideon si guardarono con un sorriso un po’
teso.
Il momento che avevano tanto atteso era finalmente arrivato, e per la
prima
volta iniziarono a provare ansia per la casa nella quale sarebbero
stati
smistati.
E se fossero state case diverse? Cosa sarebbe successo?
«Mettetevi in fila e seguitemi.» ordinò
la professoressa McGranitt appena
ricomparsa nella stanza.
Condusse i primini nella Sala Grande e tutti poterono avvertire
chiaramente che
quello era luogo magico. Era sorprendente.
Metis e Harry si lasciarono andare in espressioni di assoluta
meraviglia: quel
posto era ancora meglio di ciò che avevano immaginato dai
racconti di Remus!
Anche Gideon era stupito ma, a differenza dei due fratelli, mantenne
una calma
e un portamento invidiabili degni di un discendente dei Black, che gli
valsero
molte occhiate ammirate da parte degli altri bambini.
La professoressa McGranitt accompagnò gli allievi del primo
anno davanti ad un
tavolo lungo intorno al quale erano seduti gli insegnati,
cosicché, sempre
tutti in fila, si fermarono davanti agli altri studenti, dando le
spalle agli
insegnanti.
La strega, senza fare rumore, collocò uno sgabello a quattro
gambe davanti agli
allievi del primo anno sopra il quale mise un cappello a punta, da
mago. Era un
vecchio cappello tutto rattoppato, consunto e pieno di macchie.
Per qualche secondo regnò il silenzio più
assoluto, poi il cappello si
contrasse, uno strappo vicino al bordo si spalancò come una
bocca, e lui
cominciò a cantare:
Forse pensate che non son bello,
ma non giudicate da quel che vedete
io ve lo giuro che mi scappello
se uno più bello ne troverete.
Potete tenervi le vostre bombette
i vostri cilindri lucidi e alteri,
son io quello che al posto vi mette
e al mio confronto gli altri son zeri.
Non c'è pensiero che nascondiate
che il mio potere non sappia vedere,
quindi indossatemi ed ascoltate
qual è la casa in cui rimanere.
forse Grifondoro la vostra via,
culla dei coraggiosi di cuore:
audacia, fegato, cavalleria
fan di quel luogo uno splendore.
O forse è a Tassorosso la vostra vita,
dove chi alberga è giusto e leale:
qui la pazienza regna infinita
e il duro lavoro non è innaturale.
Oppure Corvonero, il vecchio e il saggio,
se siete svegli e pronti di mente,
ragione e sapienza qui trovan linguaggio
che si confà a simile gente.
O forse a Serpeverde, ragazzi miei,
voi troverete gli amici migliori
quei tipi astuti e affatto babbei
che qui raggiungono fini ed onori!
Venite dunque senza paure
E mettetemi in capo all'istante
Con me sarete in mani sicure
Perché io sono un Cappello Parlante!
Non appena ebbe terminato la sua filastrocca, tutta la sala
scoppiò in un
applauso fragoroso. Il cappello fece un inchino a ciascuno dei quattro
tavoli e
poi tornò immobile. A quel punto, la professoressa McGranitt
si fece avanti
tenendo in mano un lungo rotolo di pergamena.
«Quando chiamerò il vostro nome, voi metterete il
cappello in testa e vi
siederete sullo sgabello per essere smistati. Abbott Hannah!»
Una ragazzina dalla faccia rosea e con due codini biondi venne fuori
dalla fila
inciampando, indossò il cappello che le ricadde sopra gli
occhi e si sedette.
Un attimo di pausa...
‘TASSOROSSO!’ gridò il cappello, e
Hannah andò a sedersi al tavolo dei
Tassorosso, che era scoppiato in un fragoroso applauso di benvenuto.
«Bones Susan!»
‘TASSOROSSO!’ gridò ancora il cappello,
e Susan si affrettò ad andare a sedersi
accanto a Hannah.
«Boot Terry!»
‘CORVONERO!’
«Black Gideon!»
Tutta la sala si fece improvvisamente silenziosa. Si sentivano mormorii
da
tutti i tavoli e persino alcuni insegnati si scambiarono occhiate
meravigliate.
«Black ha detto? Come il pluriomicida rinchiuso ad
Azkaban?»
Gideon ignorò tutti e, anche se il suo sorriso strafottente
gli si era
incrinato, non lasciò trapelare nessun altra emozione e
permise alla McGranitt
di mettergli il cappello in testa.
‘Ah, il figlio di Regulus Black vedo. Non avrei
scommesso niente sul fatto
che tuo padre sarebbe riuscito a conquistare Emmeline Vance, Grifondoro
fino al
midollo. A quanto pare ho sottovalutato tuo padre’ disse
il cappello,
mentre Gideon si irrigidiva sentendolo parlare dei suoi genitori, di
cui non
sapeva quasi nulla. ‘i capelli sono sicuramente di
tua madre, ma noto che
per il resto hai preso tutto dalla famiglia Black. Occhi grigi, astuzia
e
voglia di distinguersi… saresti un ottimo Serpeverde
sai?’
Gideon strabuzzò gli occhi.
‘No. Io non sono come gli altri Black. Remus mi ha raccontato
che tutti i Black
erano mangiamorte, assassini, fissati con la purezza del sangue e
odiavano i
mezzosangue. Non so quasi nulla di mio padre, ma sono sicuro che se mia
madre
lo amava non poteva essere come il resto della sua famiglia.’
disse con rabbia.
‘Hai ragione, non sei come gli altri Black. Sei
orgoglioso, impulsivo e
impertinente: per te l’amicizia conta più di ogni
altra cosa, saresti pronto a
morire per proteggere un amico, e hai coraggio vedo, molto coraggio.
Sai, hai
una testa molto simile a quella di tuo zio, Sirius Black, anche lui era
come te
alla tua età.’
‘Non paragonarmi a quell’assassino!’
disse Gideon stringendo i denti.
‘È inutile
che ti scaldi tanto’ replicò
il cappello ‘tu e Sirius Black siete
molto simili e presto te ne accorgerai tu stesso. Comunque è
inutile continuare
a discuterne, la tua casa di appartenenza è quasi scontata. GRIFONDORO!’
Gideon si alzò dallo sgabello e si diresse verso i
Grifondoro. Fece un sorriso
di incoraggiamento a Metis ed Harry prima di sedersi, e poi
prestò attenzione
al resto dello smistamento.
«Bulstrode Millicent!»
‘SERPEVERDE’
«Finch-Fletchley Justin!»
‘TASSOROSSO!’
«Finnigan Seamus!»
‘GRIFONDORO’
«Granger Hermione!»
Hermione arrivò quasi di corsa allo sgabello e si
pigiò il cappello in testa
con gesto impaziente. Metis tenne le dita incrociate.
‘GRIFONDORO!’ gridò il cappello.
Ron emise un gemito, mentre Hermione si sedeva tutta sorridente di
fronte a
Gideon.
Poi fu chiamato il ragazzo che aveva perso il suo rospo, Neville
Paciock. Con
lui, il cappello impiegò molto tempo a decidere. Quando
finalmente gridò
‘GRIFONDORO!’, Neville corse via senza neanche
toglierselo dalla testa, e tra
scrosci di risa dovette correre a consegnarlo alla Mcgranitt.
Malfoy si presentò con aria tracotante, quando venne
chiamato il suo nome. Il
cappello gli aveva appena sfiorato la testa quando gridò
‘SERPEVERDE!’ e lui
andò a unirsi ai suoi amici Tiger e Goyle, con aria molto
compiaciuta.
«Potter Harry!»
Mentre Harry si avvicinava allo sgabello, la sala fu percorsa d'un
tratto da
sussurri simili a quelli che avevano accompagnato Gideon.
«Potter, ha detto?»
«Ma proprio quell'Harry Potter...?»
L'ultima cosa che Harry vide prima che il cappello gli coprisse gli
occhi fu la
sala piena di gente che allungava il collo per guardarlo meglio.
L'attimo dopo,
era immerso nel buio. Rimase in attesa.
‘Ehm...’ gli
sussurrò una vocina all'orecchio.
‘Difficile. Molto
difficile. Vedo coraggio da vendere. E neanche un cervello da buttar
via. C'è
talento, oh, accipicchia, sì... e un bel desiderio di
mettersi alla prova.
Molto interessante... Allora, dove ti metto?’
Harry si aggrappò forte ai bordi dello sgabello e
pensò: ‘Non a Serpeverde, non
a Serpeverde!’
‘Non a Serpeverde, eh?’ disse
la vocina. ‘Ne sei proprio così
sicuro? Potresti diventare grande, sai: qui, nella tua testa,
c'è di tutto, e
Serpeverde ti aiuterebbe sulla via della grandezza, su questo non
c'è dubbio...
No? Be', se sei proprio così sicuro... meglio GRIFONDORO!’
Harry udì il cappello gridare l'ultima parola a tutta la
sala. Se lo tolse di
testa e si avviò con passo vacillante verso il tavolo dei
Grifondoro sedendosi
accanto a Gideon, non prima, ovviamente, di aver lanciato un segno di
incoraggiamento alla gemella.
«Potter Metis!»
La ragazzina alzò gli occhi al cielo quando con lei si
ripeterono gli stessi
mormorii che avevano preceduto lo smistamento di Harry e Gideon. Con
eleganza
si avviò versò lo sgabello e sorrise divertita di
fronte all’espressione
sconvolta della McGranitt che aveva notato la sua somiglianza con la
madre,
Lily Evans. Sedendosi sullo sgabello, però, Metis non
potè fare a meno di
sentirsi in imbarazzo e i suoi capelli cambiarono colore dal rosso ad
un rosa
confetto.
I mormorii aumentarono.
«Avete visto? È una metamorfomagus!»
sentì dire da qualche studente più grande.
«Che fico.» dicevano invece i primini.
Prima che potesse fare altro Metis sentì il cappello posarsi
sulla sua testa.
‘Una piccola Potter. Sai, nella famiglia di tuo
padre non nasce una femmina
da molte generazioni. Probabilmente la tua nascita è stata
attesa da molti.
Vediamo un po’ cosa abbiamo qua… come tuo fratello
sei molto intelligente, hai
talento e sicuramente riuscirai a distinguerti dalla massa. Non solo
per la tua
capacità di metamorfomagus, che è rara, ma anche
per la tua capacità di amare
incondizionatamente. Tosca e Cosetta sarebbero liete di averti nelle
loro case.
Ma tu sai essere anche perfida e sei capace di tutto per difendere
coloro che
ami. E anche con te vedo molto coraggio, testardaggine e voglia di
imparare.
Sei proprio come tua madre. Con lei non ho sbagliato, quindi anche con
te GRIFONDORO!’
Metis, che aveva ascoltato in silenzio il discorso del cappello, si
alzò tutta
sorridente e si diresse spedita al tavolo dei Grifondoro sedendosi
accanto ad
Hermione, che le aveva tenuto il posto, e premurandosi di cambiare
nuovamente
il colore dei capelli in un dorato acceso solo per vedere le facce
sconvolte
dei suoi compagni vicini.
Gideon la guardò con un ghigno, avendo capito immediatamente
le sue intenzioni,
mentre l’applauso continuava e i gemelli Weasley urlavano a
squarciagola
«Abbiamo i Potter! Abbiamo i Potter!»
Lo smistamento nel frattempo continuò. Turpin Lisa divenne
una Corvonero e poi
fu il turno di Ron. Il ragazzo aveva assunto ormai un colorito terreo.
Harry
incrociò le dita sotto il tavolo, e un attimo dopo il
cappello gridò:
‘GRIFONDORO!’
Harry batté le mani forte con tutti gli altri, mentre Ron si
accasciava sulla
sedia vicino alla sua.
A quel punto, essendo finito lo smistamento, la professoressa McGranitt
arrotolò la sua pergamena e portò via il Cappello
Parlante.
Albus Silente si era alzato in piedi. Sorrideva agli studenti con uno
sguardo
radioso, le braccia aperte, come se niente potesse fargli
più piacere del
vederli tutti lì riuniti.
«Benvenuti!» disse «Benvenuti al nuovo
anno scolastico di Hogwarts! Prima di
dare inizio al nostro banchetto, vorrei dire qualche parola. E
cioè: Pigna,
pizzicotto, manicotto, tigre! Grazie!»
E tornò a sedersi. Tutti batterono le mani e gridarono
entusiasti.
Di colpo, i piatti erano pieni zeppi di pietanze.
Accanto a Metis, Percy Weasley e Hermione stavano parlando delle
lezioni (‘Spero
proprio che comincino subito, c'è tanto da imparare, a me
interessa in modo
particolare la Trasfigurazione, sai, quando un oggetto viene cambiato
in
qualcos'altro, naturalmente è ritenuta una pratica molto
difficile... Si
comincia dalle cose più semplici, che so, trasformare
fiammiferi in aghi e cose
del genere...’) poi, senza neanche farlo di proposito sia lei
che Harry
alzarono lo sguardo verso il tavolo delle autorità, e non
appena l'insegnante
dal naso adunco e i capelli unticci li guardò, oltre il
turbante di Raptor, un
dolore acuto attraversò la cicatrice sulla fronte del
ragazzo e quella sulla
spalla della ragazza.
«Ah!» esclamarono entrambi. Si guardarono poi con
occhi sbarrati.
«Che cosa c'è?» chiese Gideon, ignaro di
quello che era appena successo.
«N-niente.» dissero i gemelli mormorando appena. Il
dolore era svanito così
come era venuto.
«Chi è l'insegnante che sta parlando col professor
Raptor?» chiese Metis a
Percy.
«Oh, ma allora conosci già Raptor! Non
c'è da stupirsi che sia così nervoso…
quello è il professor Piton: insegna Pozioni, ma non gli
piace. Tutti sanno che
fa la corte alla materia di Raptor. Piton sa un sacco di cose sulle
Arti
Oscure.»
Harry osservò Piton ancora per un po', ma né a
lui né a Metis lui rivolse più
lo sguardo.
Finalmente scomparvero anche i dolci e il professor Silente si
alzò di nuovo in
piedi. Nella sala cadde il silenzio.
«Ehm... solo poche parole ancora, adesso che siamo tutti sazi
di cibo e di
bevande. Ho da darvi alcuni annunci di inizio anno. Gli studenti del
primo anno
devono ricordare che l'accesso alla foresta qui intorno è
proibito a tutti gli
alunni. E alcuni degli studenti più anziani farebbero bene a
ricordarlo anche
loro.»
E gli occhi scintillanti di Silente scoccarono un'occhiata in direzione
dei
gemelli Weasley.
«Inoltre, Mr Gazza, il guardiano, mi ha chiesto di ricordare
a voi tutti che è
vietato fare gare di magia tra classi nei corridoi. Le prove di
Quidditch si
terranno durante la seconda settimana dell'anno scolastico. Chiunque
sia
interessato a giocare per la squadra del suo dormitorio è
pregato di contattare
Madama Bumb. E infine, devo avvertirvi che da quest'anno è
vietato l'accesso al
corridoio del terzo piano a destra, a meno che non desideriate fare una
fine
molto dolorosa. E adesso, è ora di andare a letto. Via di
corsa.»
Aprendosi un varco tra la ressa che si attardava ancora in chiacchiere,
i
Grifondoro del primo anno seguirono Percy, uscirono dalla Sala Grande e
salirono al piano di sopra passando per la scala di marmo.
All’improvviso si bloccarono di colpo.
Un fascio di bastoni da passeggio fluttuava a mezz'aria davanti a loro
e,
quando Percy fece per avvicinarsi, quelli cominciarono a menargli colpi
all'impazzata.
«Pix.» sussurrò Percy a quelli del primo
anno «Un Poltergeist.» poi, alzando
la voce: «Pix... fatti vedere!»
Rispose un suono potente e volgare, come quando si fa uscire di colpo
l'aria da
un pallone.
«Vuoi che vada dal Barone Sanguinario?»
Ci fu uno schiocco, e un omino dai neri occhi maligni e una gran bocca
apparve
galleggiando nell'aria a gambe incrociate, afferrando i bastoni.
«Oooooooh!» esclamò con una risata
maligna «Pivellini del primo anno. Ma che
bello!»
Harry e Gideon si scambiarono uno sguardo d’intesa e fecero
un passo avanti.
«Ehi! A chi hai dato del pivellino?!» dissero
insieme con un sorrisetto
arrogante, mentre Metis e Hermione facevano una smorfia e Ron li
guardava
ammirato.
Il poltergeist li fisso divertito per un attimo, poi sorrise.
«E voi due chi sareste?» chiese, guardando Harry
scompigliarsi i capelli e
Gideon sorridere malandrino.
«Siamo Harry James Potter…»
iniziò Harry.
«…E Gideon Sirius Black…»
continuò Gideon.
«Consiglieri e alleati dei magici malfattori. Piacere di
conoscerti.»
conclusero insieme tra i sorrisi divertiti degli altri. A Pix si
illuminarono
gli occhi.
«Siete gli eredi di James Potter e Sirius Black quindi. Spero
terrete alti i
nomi dei vostri predecessori, ragazzini, ci vediamo in giro!»
disse, e si gettò
a capofitto sugli altri primini allontanandosi poi di corsa
sbatacchiando le armature
al suo passaggio.
Harry e Gideon tornarono in fila con gli altri con uno sguardo
d’intesa, ma
vennero afferrati per un braccio da Metis.
«Era proprio necessaria tutta quella messa in
scena?!» sibilò minacciosa.
«Per me sono stati grandi!» disse Ron
«Pochi primini avrebbero avuto il
coraggio di farlo.»
«Credo sia proprio per questo che l’hanno fatto.
Probabilmente volevano solo
mettersi in mostra.» intervenne Hermione alle sue spalle.
Harry e Gideon rotearono gli occhi e, dopo aver afferrato Ron, corsero
all'estremità del corridoio, dove si era fermato Percy e
dove era appeso il
ritratto di una donna molto grassa, con indosso un abito di seta rosa.
«La parola d'ordine?» chiese.
«Caput Draconis» disse Percy, e il ritratto si
staccò dal muro scoprendo un'apertura
circolare. Sbucarono nella sala di ritrovo di Grifondoro, una stanza
accogliente a pianta rotonda, piena di soffici poltrone.
Percy indicò alle ragazze una porta che conduceva al loro
dormitorio, e
un'altra ai ragazzi.
Metis salutò Harry e Gideon con un bacio sulla guancia, Ron
con un sorriso e,
dopo che anche Hermione ebbe salutato i ragazzi con un saccente
‘Non fate tardi
che domani iniziano le lezioni. Buona notte!’, la
seguì su per il dormitorio
femminile mentre i ragazzi facevano lo stesso in quello maschile.
In cima a una scala a chiocciola finalmente trovarono i loro letti:
cinque
letti a baldacchino circondati da tende di velluto rosso scuro. I loro
bauli
erano già stati portati su. Troppo stanchi per parlare, i
ragazzi indossarono
il pigiama e si infilarono sotto le coperte.
«Che bella mangiata, eh? ‘notte.»
bofonchiò Ron a Harry da dietro i tendaggi,
poi si addormentò quasi subito.
Gideon, quando fu sicuro che il rosso si era addormentato, scese dal
letto e si
butto in quello di Harry.
«Harry, sei sveglio?» sussurrò piano,
per non svegliare gli altri compagni di
stanza.
«Certo.» rispose Harry, sussurrando allo stesso
modo.
«Ti va di fare una passeggiata nelle cucine? Scommetto che
Hogwarts di notte è
stupenda.»
Harry sorrise e si alzò dal letto.
«Per fortuna Lunastorta ci ha insegnato come
arrivarci.» commentò divertito,
seguendo l’amico fuori dalla sala comune.
La loro avventura ad Hogwarts era appena cominciata.
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Capitolo 6 *** Capitolo 5 - Il Maestro delle Pozioni ***
«Guarda
lì!»
«Dove?»
«Vicino a quello alto coi capelli rossi e alla ragazzina
castana.»
«Quello con gli occhiali, la rossa e il biondino?»
«Ma hai visto che fighi?»
«E la cicatrice, l'hai vista?»
Il giorno dopo, da quando Harry, Metis, Gideon, Ron e Hermione ebbero
lasciato
il dormitorio, furono inseguiti da una miriade di bisbigli.
Harry e Gideon si erano abituati in fretta alla cosa ed avevano
iniziato a
pavoneggiarsi, godendo di tutte quelle attenzioni ma, mentre Metis
aveva
imparato ad ignorare i mormorii, Ron ed Hermione erano molto
imbarazzati, anche
se cercavano di imitare la camminata sicura dei loro amici.
I cinque si stavano avviando verso la loro prima lezione:
Trasfigurazione.
Erano appena entrati in aula quando la loro insegnante
arrivò: era la
professoressa Mcgranitt, la strega che li aveva accompagnati in sala
grande.
Severa e intelligente, fece un bel discorsetto ai ragazzi nel momento
stesso in
cui si sedettero per ascoltare la sua prima lezione.
«La Trasfigurazione è una delle materie
più complesse e pericolose che
apprenderete a Hogwarts. Chiunque faccia confusione nella mia aula
verrà
espulso e non sarà più riammesso. Siete
avvisati.»
Harry e Gideon si scambiarono un ghigno divertito, mentre Hermione e
Metis
vicino a loro ascoltavano interessate le parole della donna. Ron
già si stava
trattenendo dallo sbadigliare.
Presero un mucchio di appunti complicati, dopodiché a
ciascuno fu dato un
fiammifero che dovevano provare a trasformare in un ago pronunciando la
formula
‘Acutus’.
La McGranitt aspettò cinque minuti, poi iniziò a
girare tra i banchi e vide
indispettita che i due Potter e Black stavano chiacchierando.
«Potter, Potter e Black! Mi spiegate perché non
state facendo esercizio?» disse
severa ai tre ragazzi. Li vide sorriderle.
«Beh, professoressa… non stiamo facendo nulla
perché i nostri spilli sono già
qui.» disse Harry divertito, mostrando insieme a Gideon e
alla sorella i loro
ex fiammiferi ormai diventati dei bellissimi aghi d’argento.
Nella classe crollò il silenzio.
La McGranitt guardò sbigottita i tre spilli
d’argento e coloro che glieli
porgevano. Solo tre studenti prima di loro erano riusciti in una tale
impresa
il primo giorno di scuola: James Potter, Sirius Black e Lily Evans.
«Complimenti, trenta punti a Grifondoro.»
sussurrò, continuando a girare per i
banchi.
Alla fine della lezione, grazie all’aiuto dei loro amici,
solo Hermione Granger
e Ronald Weasley avevano cambiato qualcosa nel loro fiammifero.
Il corso che tutti non vedevano l'ora di frequentare era Difesa contro
le Arti
Oscure, ma le lezioni di Raptor si dimostrarono un po' una barzelletta.
Durante
quell’ora nemmeno Hermione si disturbò a prendere
appunti e si divertì insieme
a Metis a guardare gli scherzi che Harry, Gideon e Ron organizzavano ai
danni
del povero Raptor, rendendolo ancora più ridicolo agli occhi
della classe.
Il venerdì successivo fu un giorno importante per i cinque
ragazzi: avevano le
loro prime due ore di Pozioni, con i Serpeverde.
Le lezioni di Pozioni si svolgevano in una delle celle sotterranee dove
faceva
più freddo che ai piani alti, il che sarebbe bastato a far
venire loro la pelle
d'oca anche senza tutti quegli animali che galleggiavano nei barattoli
di vetro
lungo le pareti.
Severus Piton, capo della casa Serpeverde, iniziò la lezione
prendendo il
registro e giunto al nome di Gideon si fermò.
«Ah, vedo» disse con voce melliflua
«Gideon Black. La nostra nuova...
celebrità. Insieme al signor e alla signorina
Potter.»
Draco Malfoy e i suoi amici Tiger e Goyle nascosero un ghigno dietro la
mano,
mentre Gideon ed Harry guardarono Piton con sfida. Metis semplicemente
lo
ignorò.
Piton finì di fare l'appello e alzò lo sguardo
sulla classe.
«Siete qui per imparare la delicata scienza e l'arte esatta
delle Pozioni.
Poiché qui non si agita insulsamente la bacchetta, molti di
voi stenteranno a
credere che si tratti di magia. Non mi aspetto che comprendiate a fondo
la
bellezza del calderone che bolle a fuoco lento, con i suoi vapori
scintillanti,
il delicato potere dei liquidi che scorrono nelle vene umane ammaliando
la
mente, stregando i sensi... Io posso insegnarvi a imbottigliare la
fama, la
gloria, addirittura la morte... sempre che non siate una manica di
teste di
legno, come in genere sono tutti gli allievi che mi toccano.»
Hermione Granger, seduta sul bordo della sedia, sembrava non vedesse
l'ora di
dimostrare che lei non era una ‘testa di legno’.
«Potter.» disse Piton d'un tratto, rivolgendosi ad
Harry «Che cosa ottengo se
verso della radice di asfodelo in polvere dentro un infuso di
artemisia?»
«Fanno una pozione soporifera talmente potente da andare
sotto il nome di
Distillato della Morte Vivente, signore.» rispose Harry senza
indugio,
ringraziando il fatto di aver letto almeno il libro di pozioni prima di
venire
a scuola.
Piton sembrò deluso.
«Potter, dove guarderesti se ti dicessi di trovarmi una
pietra bezoar?»
riprovò, rivolgendosi a Metis che non si fece trovare
impreparata.
«Un bezoar è una pietra che si trova nella pancia
delle capre e che salva da
molti veleni, signore.»
Piton fece una smorfia poi, come colto da un’illuminazione,
si rivolse a
Gideon.
«Black, qual è la differenza tra l'Aconitum
napellus e l'Aconitum lycoctonum?»
«Non lo so.» disse Gideon tranquillamente
«Ma penso che Hermione lo sappia.
Perché non prova a chiederlo a lei?»
Alcuni risero indicando la ragazzina che, effettivamente, si era alzata
in
piedi con la mano protesa come se volesse toccare il soffitto, ma Piton
non lo
trovò affatto divertente.
«Sta' seduta!» ordinò secco a Hermione
«Per tua norma e regola, Black,
l'Aconitum napellus e l'Aconitum lycoctonum, sono la stessa pianta,
nota anche
con il semplice nome di aconito. Be'? Perché non prendete
appunti?»
Ci fu un improvviso rovistare in cerca di penne e pergamene.
Sovrastando il
rumore, Piton disse: «E al dormitorio di Grifondoro
verrà tolto un punto per la
tua faccia tosta, Black.»
Gideon tentò di replicare dicendo che ne avrebbe dovuti
assegnare alcuni a
Metis e ad Harry, ma Ron gli mise una mano sul braccio intimandogli di
non
esagerare.
Col procedere della lezione di Pozioni, la situazione dei Grifondoro
migliorò.
Piton li divise in coppie e li mise a fabbricare una semplice pozione
per
curare i foruncoli. Intanto, avvolto nel suo lungo mantello nero, si
aggirava
di qua e di là per la classe, osservandoli pesare ortiche
secche e schiacciare
zanne di serpente, muovendo critiche praticamente a tutti tranne che a
Malfoy, che
sembrava stargli simpatico. Senza farsi notare, osservava attentamente
il
lavoro dei due Potter.
‘A quanto sembra hanno ereditato entrambi il talento della
madre’ pensò con un
sorriso amaro, guardandoli destreggiarsi abilmente tra gli ingredienti.
Metis, in coppia con Hermione, aveva già concluso il suo
lavoro ed osservava
soddisfatta il risultato.
Harry invece, in coppia con Gideon, stava cercando di rimediare,
riuscendoci,
al pasticcio che il suo amico aveva combinato aggiungendo peli di topo
anziché
di unicorno. Aveva appena concluso la pozione quando il sotterraneo fu
invaso
da una nube di fumo verde e acido e da un sibilo potente. Non si sa
come,
Neville era riuscito a fondere il calderone di Ron trasformandolo in un
ammasso
di metallo contorto, e la loro pozione, colando sul pavimento di
pietra,
bruciava le scarpe degli astanti facendoci dei buchi. In pochi secondi,
tutti i
ragazzi erano saltati sugli sgabelli, salvo Neville, che si era bagnato
con la
pozione quando il calderone si era bucato e adesso piangeva di dolore,
mentre
sulle braccia e sulle gambe gli spuntavano bolle infiammate.
«Ma che razza di idiota!» sbottò Piton
mentre con un sol tocco della sua
bacchetta magica ripuliva il pavimento dalla pozione versata
«Suppongo che tu
abbia aggiunto gli aculei di porcospino prima di togliere il calderone
dal
fuoco. Non è così?»
Neville frignava perché le bolle avevano cominciato a
spuntargli anche sul
naso.
«Portalo in infermeria!» intimò Piton a
Ron in tono sprezzante.
Alla fine della lezione controllando le pozioni di due gemelli, Piton a
malincuore dovette assegnare dieci punti a Grifondoro.
Due ore dopo, lasciato il sotterraneo, mentre risalivano le scale, la
mente di
Gideon galoppava. Doveva farla pagare al professore di pozioni.
Lasciate le ragazze, insieme ad Harry e Ron si diresse nuovamente nel
sotterraneo. Più precisamente nell’appartamento
riservato al professor Piton.
«Harry, quanto tempo ci metterai a fare la
pozione?» chiese Gideon.
«Qualche minuto credo. Prendendo gli ingredienti dalle scorte
per gli studenti
non credo ci siano problemi.»
«Ok. Ron, tu distrai Piton se tenta di entrare. Inventa una
scusa, qualcosa.
Devi tenerlo occupato per dieci minuti, d’accordo? Pix
farà il resto.»
«Tutto chiaro amico.» disse Ron.
Poi si divisero, Harry e Gideon entrarono nell’aula di Piton
che era collegata
al suo appartamento, mentre Ron rimase fuori a fare il palo e a tenere
occupato
Piton in caso tornasse.
Andò tutto liscio, Harry in poco tempo concluse la pozione e
Gideon si affrettò
a sostituirla con lo shampoo del professore.
Uscirono dall’appartamento e, con Ron, si allontanarono, ma
non prima di
ridacchiare nel vedere il professor Piton sporco di puzzalinfa
gettatagli in
testa da Pix il Poltergeist.
Ridacchiando tra sé, i tre ragazzi stavano tornando nella
loro sala comune
quando Harry improvvisamente si ricordò di una cosa.
«Gid, Ron, aspettate un attimo! Mi sono ricordato di avere
accettato l’invito
di Hagrid di andarlo a trovare, questa mattina a colazione.»
disse, mostrando
loro il biglietto che gli aveva mandato il mezzo gigante «vi
andrebbe di venire
con me?»
Ron e Gideon non avevano niente di meglio da fare, quindi alle tre meno
cinque
avevano già lasciato il castello e stavano attraversando il
parco.
Hagrid viveva in una casetta di legno al limitare della foresta
proibita, e
quando Harry bussò, dall'interno si udì un
raspare frenetico e una serie di
latrati sempre più forti. Poi risuonò la voce di
Hagrid che diceva: «Qua,
Thor... qua!»
La sua grossa faccia pelosa apparve da dietro la porta socchiusa, prima
che la
spalancasse.
«Aspettate un attimo!» disse «Sta'
giù, Thor!»
Li fece entrare, cercando di trattenere per il collare un enorme cane
nero, di
quelli usati per la caccia al cinghiale.
«Fate come se foste a casa vostra.» disse Hagrid
lasciando andare Thor che si
avventò dritto dritto su Ron, cominciando a leccargli le
orecchie.
Al pari di Hagrid, Thor non era poi così feroce come
sembrava.
«Ti presento Gideon e Ron.» disse Harry a Hagrid,
mentre questi versava
dell'acqua bollente in una grande teiera e disponeva alcuni biscotti su
un
piatto.
«Un altro Weasley, eh?» chiese Hagrid guardando le
lentiggini di Ron «Ho
passato metà della vita a dar la caccia ai tuoi fratelli
gemelli per la
foresta.»
Per poco i biscotti non spezzarono i loro denti, ma i tre ragazzi
finsero di
gradirli moltissimo mentre facevano a Hagrid il resoconto delle prime
lezioni.
Thor aveva poggiato la testa sulle ginocchia di Harry e gli sbavava
addosso,
tutto contento.
Gideon raccontò ad Hagrid della lezione di Piton, e lui rise
di cuore sapendo
dello scherzo che gli avevano organizzato.
Posando la tazza di tè, Harry prese un pezzetto di carta che
era stato lasciato
sul tavolo, sotto la teiera. Era il ritaglio di un trafiletto dalla
Gazzetta
del Profeta:
ULTIMISSIME SULLA RAPINA ALLA GRINGOTT
Proseguono le indagini sulla rapina avvenuta alla Gringott il 31 luglio
scorso
a opera di ignoti maghi o streghe dalle Arti Oscure. Oggi i folletti
della
Gringott hanno ripetutamente affermato che nulla è stato
trafugato. Anzi, la
camera di sicurezza numero 713 che i rapinatori avevano preso di mira
era stata
svuotata il giorno stesso dal mezzogigante Rubeus Hagrid.
‘Ma tanto non vi diremo che cosa conteneva; quindi, se non
volete guai, non
ficcate il naso in questa faccenda’ così ha
dichiarato oggi pomeriggio il
folletto portavoce della Gringott.
Harry rilesse sorpreso il breve articolo. Hagrid aveva vuotato la
camera numero
settecentotredici il giorno stesso in cui aveva accompagnato lui e
Metis a
Diagon Alley... probabilmente quando si era allontanato lasciandoli da
Madama
McClan affermando di dover svolgere un compito per conto di Silente. Ma
cosa
aveva prelevato? Era di quello che i ladri andavano in cerca?
Prima che Harry potesse porre qualche domanda qualcosa lo fece
sobbalzare.
«POOOTTTEERRRR! BLAACKKK! NEL MIO UFFICIO!
SUBITOOOOO!»
La voce magicamente amplificata del professor Piton risuonò
in tutto il
castello.
Senza potersi trattenere, i due ragazzi in questione si guardarono
negli occhi
e scoppiarono a ridere senza riuscire a fermarsi per mezz'ora.
Poiché la pozione utilizzata dai due non rispondeva a nessun
contro incantesimo
o antidoto che i professori conoscessero, dal momento che era stata
inventata
in estate dai due fratelli Potter, tra il divertimento generale,
Severus Piton
nei seguenti due giorni venne visto dall’intera scuola con i
capelli rosso e
oro.
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Capitolo 7 *** Capitolo 6 - Giuro Solennemente Di Non Avere Buone Intenzioni ***
Dopo
lo scherzo a Piton, Harry e Gideon erano ormai diventati popolari nella
scuola.
Nessuno studente aveva mai avuto il coraggio di fare un scherzo a quel
professore, nemmeno i gemelli Weasley, e il fatto che due primini
fossero
riusciti anche ad evitare la punizione, bè… era
sbalorditivo.
Quando l’intero corpo docenti, il preside e i due ragazzi si
erano recati nello
studio di Piton attirati dalle sue urla, non avevano potuto fare a meno
di
scoppiare a ridere alla vista dei suoi capelli, in netto contrasto con
l’espressione di disappunto che aveva in volto. Per
discrezione, i professori
avevano chiuso la stanza con un incantesimo, poi avevano iniziato a
provare sui
capelli di Piton una moltitudine di incantesimi e pozioni per farglieli
tornare
normali, senza successo.
Lo
sfortunato era convintissimo che i colpevoli
fossero Potter e Black ma, come gli fecero notare gli altri insegnanti,
non
c’erano prove e non poteva punirli solo in base a delle
supposizioni.
«E poi Severus, vorrei farti notare che la pozione utilizzata
è di un livello
ben superiore a quello del primo anno.» aggiunse Silente,
ammiccando
furbescamente all’indirizzo dei due ragazzini prima di dire
loro di ritornare
nel loro dormitorio.
A metà strada, tuttavia, vennero fermati da due gemelli dai
capelli rossi.
«Ciao! Siete Harry Potter …»
«…e Gideon Black, giusto? »
«Noi siamo Fred…»
«…e George Weasley...»
«Piacere di conoscervi!» conclusero insieme,
mostrando poi due identici ghigni.
Harry e Gideon si guardarono con espressioni stupefatte.
«Per caso siete i fratelli di Ron?» chiese Harry.
«Certo!»
«Gli unici…»
«…e inimitabili…»
«…gemelli Weasley!»
«Non vi ha parlato di noi?»
Gideon rise con la sua tipica risata simile ad un latrato di fronte a
quello
scambio di battute. Gli ricordavano tanto lui ed Harry.
«Non abbiamo discusso molto delle nostre famiglie,
però abbiamo incontrato
Percy, il prefetto.» disse, guardando poi delle smorfie
comparire sui volti dei
gemelli.
«Non giudicate il resto della famiglia a partire da
lui.» disse George «Siamo
sette fratelli in tutto: Bill, Charlie, Percy, noi, Ron e
Ginny.»
«Bill e Charlie hanno già finito Hogwarts, mentre
Ginny inizierà la scuola il
prossimo anno.» continuò Fred «Ma non
siamo venuti solo per le presentazioni,
giusto Gred?»
«Giusto Forge.» annuì il gemello.
«Siamo venuti a conoscenza dello scherzo ai danni del
professor Piton, e
volevamo congratularci con i suoi artefici.»
Harry alzò un sopracciglio.
«Ma perché parlate con un tono così
solenne? E poi chi vi dice che siamo stati
noi?» chiese, ostentando un’aria
innocente. Troppo innocente.
I due gemelli si scambiarono uno sguardo d’intesa, poi
presero sotto braccio
Harry insieme a Gideon e li trascinarono nel corridoio del quarto piano
per poi
fermarsi davanti ad uno specchio.
«E adesso che si fa?» domandò Gideon, un
po’ seccato di essere trasportato in
giro come un sacco di patate senza saperne il motivo. Vide George
spostare lo
specchio rivelando un passaggio segreto.
«Adesso sta per avere inizio la vostra iniziazione
amico.» disse quello,
sorridendogli e facendo spazio per farlo entrare insieme al fratello e
ad
Harry.
I due primini guardarono sbalorditi la saletta nascosta dietro lo
specchio, poi
si girarono verso i due gemelli che si erano schiariti la voce e
avevano
cacciato fuori una vecchia pergamena ingiallita.
«Giurate voi, Harry Potter e Gideon Black, di compiere
misfatti e di
trasgredire le regole finchè sarete in questa scuola, e di
non rivelare mai a
nessun insegnante i segreti che vi riveleremo? Dite: lo
giuro.»
«Lo giuro.» dissero insieme Harry e Gideon.
«Bene. Fred, a te l’onore.» disse George
indicando il fratello, il quale puntò
la sua bacchetta sulla pergamena.
«Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.»
pronunciò Fred e,
all’improvviso, sulla pergamena vuota apparve una mappa
dettagliata di tutta
Hogwarts. Si distingueva fra tutte una scritta:
I
SIGNORI LUNASTORTA, CODALISCIA, FELPATO E RAMOSO
CONSIGLIERI E ALLEATI DEI MAGICI MALFATTORI
SONO FIERI DI PRESENTARVI
LA MAPPA DEL MALANDRINO
«Questa mappa mostra tutti quanti.» disse Fred
orgoglioso, iniziando di nuovo
il suo scambio di battute con George.
«Dove sono…»
«…cosa fanno…»
«…ogni minuto…»
«…ogni giorno!»
«Ma
questa è la mappa di mio padre!»
esclamò
Harry «non avevo idea che fosse in mano vostra. Lunastorta ci
ha detto che
gliela aveva requisita Gazza durante l’ultimo
anno…»
«Bè, almeno ci hanno risparmiato la fatica di
intrufolarci nell’ufficio del
custode…» commentò Gideon, sorridendo
divertito di fronte alle facce stupefatte
dei gemelli che iniziarono a boccheggiare.
«T-tuo padre…»
«Conoscete Lunastorta?!»
«Certo! Se volete ve lo presentiamo una volta di
queste.» disse Gideon
sorridendo.
«Mio padre è Ramoso, comunque.» aggiunse
Harry.
Fred e George si scambiarono uno sguardo d’intesa prima
ricominciare a parlare.
«Questo cambia tutto, allora.» disse Fred.
«Eh già noi avevamo intenzione di iniziarvi al
‘Culto del Malandrino’ ma, a
quanto pare, ne sapete più voi di noi. Non avete proprio
bisogno dei nostri
insegnamenti, e siete più che degni di ricevere questo
dono.»
I due gemelli si inchinarono ed alzarono la mappa come se fosse il
Santo Graal.
«È con grande onore che vi consegniamo il motivo
del nostro successo sperando,
ovviamente, che ne facciate buon uso.»
Con mani un po’ tremanti Harry prese la mappa, poi
puntò la sua bacchetta sulla
pergamena e pronunciò: «Fatto il
misfatto.»
I quattro ragazzi si guardarono con dei sorrisi identici prima che i
gemelli si
accomiatassero.
«Bene, noi andiamo…»
«…abbiamo progettato con Lee
Jordan…»
«…uno scherzo ai danni di Gazza.»
«Alla prossima nostri fedeli compari di misfatti.»
Lo specchio si richiuse dietro di loro e, poco dopo, anche i due
primini
uscirono dalla saletta dietro lo specchio per avviarsi verso la loro
Sala
Comune.
«Metis sarà una furia.» disse Gideon
attraversando il ritratto «E credo che
anche Hermione Granger non ci risparmierà una bella
ramanzina…»
Fortunatamente, invece delle urla della sorella di Harry, vennero
accolti da un
mare di applausi.
Tutta la casata di Grifondoro si era riunita per festeggiare i due
coraggiosi
che avevano osato sfidare le ire del professor Piton. Naturalmente, tra
di loro
vi era anche chi, come Percy Weasley ed Hermione Grenger, disapprovava
il loro
comportamento, ma per Harry e Gideon era solo uno il parere che contava
veramente.
Videro Metis Potter seduta su di una poltrona di fronte al camino,
leggendo un
volume di trasfigurazione avanzata, e si avvicinarono a lei.
I capelli rossi le nascondevano il viso, per cui i ragazzi non
riuscivano a
capire quale fosse la sua espressione.
«Non fate quelle facce, non sono arrabbiata.» disse
Metis accennando un
sorriso, senza tuttavia distogliere l’attenzione dal suo
libro.
«Sembra che Piton ci odi proprio, avete notato? Non vedo il
motivo quindi di
essere così clementi con lui la prossima volta.»
aggiunse poi con un sorriso
sghembo, alzando finalmente lo sguardo verso i due ragazzi che si erano
accomodati accanto a lei.
«A proposito, sapete la novità? Hanno appeso un
avviso in bacheca: giovedì
prossimo inizieranno le lezioni di Volo. Con i Serpeverde.»
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Capitolo 8 *** Capitolo 7 - Lezione di Volo ***
Giovedì
mattina quasi tutti gli studenti del primo anno erano eccitati per
l’imminente
lezione di volo. Vi era tuttavia qualcuno che, come Neville, non era
mai salito
in vita sua su un manico di scopa, ed era molto nervoso al pensiero di
volare.
Il volo non era certo una cosa che si potesse imparare a memoria sui
libri, e
questo Hermione Granger lo aveva appurato appieno dopo aver letto tutti
i libre
che la biblioteca poteva disporre in proposito.
Harry, Gideon e Metis stavano giusto cercando rassicurare i loro
compagni su
come fosse facile e meraviglioso volare, quando l'arrivo della posta li
interruppe.
Quel giorno, il barbagianni portò a Neville un pacchetto da
parte della nonna.
Lui lo aprì tutto eccitato e mostrò una palla di
vetro che sembrava piena di
fumo bianco.
«È
una Ricordella!» spiegò il ragazzo
«Nonna sa
che dimentico sempre le cose... Questa ti dice se c'è
qualcosa che hai
dimenticato di fare. Guardate: uno la tiene stretta così, e
se diventa rossa...
Oh!»
E tutta la sua eccitazione svanì, perché
Ricordella era diventata d'un tratto
scarlatta: «...vuol dire che hai dimenticato
qualcosa...»
Neville stava sforzandosi di ricordare che cosa mai avesse dimenticato,
quando
Draco Malfoy, che proprio in quel momento passava accanto al tavolo dei
Grifondoro, gli strappò di mano la palla.
Harry, Ron e Gideon balzarono in piedi. Entrambi speravano in una buona
occasione per fare a pugni con Malfoy, ma la professoressa McGranitt,
che
fiutava i guai prima di ogni altro insegnante, piombò come
un fulmine.
«Che cosa succede qui?»
«Professoressa, Malfoy mi ha preso la Ricordella.»
Tutto corrucciato, Malfoy rimise prontamente la palla sul tavolo.
«Stavo solo guardando» disse, ostentando un aria di
superiorità.
Sfortunatamente, a Gideon, Malfoy era stato antipatico fin da subito
per cui,
dal momento che si era presentata l’occasione, quando questi
tentò di
svignarsela con Tiger e Goyle al seguito con un colpo ben assestato di
bacchetta fece annodare tra loro i lacci delle scarpe dei tre
serpeverde
facendoli cadere a faccia per terra tra le risate generali.
Quel pomeriggio, alle tre e mezzo, gran parte dei Grifondoro correva
giù per le
scale alla volta del campo per la prima lezione di volo. Era una
giornata
chiara e ventosa, e l'erba si piegava sotto i loro passi, mentre
scendevano di
corsa giù per la collina verso la parte opposta del parco,
in direzione della
foresta proibita, le cui chiome ondeggiavano, nere, in lontananza.
I Serpeverde erano già arrivati, e per terra c'erano anche
venti manici di
scopa ordinatamente disposti in tante file.
Harry
aveva sentito Fred e George Weasley lamentarsi
delle scope della scuola, dicendo che, se uno volava troppo alto,
alcune
cominciavano a vibrare, oppure sbandavano leggermente a sinistra e,
osservandoli, non potè fare a meno di concordare con loro.
Madama Bumb era una donna bassa, coi capelli grigi e gli occhi gialli
come un
falco.
«Be', che cosa state aspettando?»
sbraitò «Ciascuno prenda posto accanto a un
manico di scopa. Di corsa, muoversi! Stendete la mano destra sopra la
vostra
scopa e dite: "Su!"»
«SU!» gridarono in coro.
A Harry, Gideon e Metis la scopa saltò immediatamente in
mano, ma furono tre
delle poche quella di Hermione Granger si era limitata a rotolare per
terra e
quella di Neville non si era neanche mossa.
A
quel punto, Madama Bumb mostrò a tutti come
montare il manico di scopa senza scivolare verso il fondo, e poi
passò in
rassegna la scolaresca per correggere la presa. Harry, Ron e Gideon se
la
godettero un mondo quando disse che erano anni che Malfoy usava la
presa
sbagliata.
«E ora, quando suonerò il fischietto, datevi una
spinta premendo forte i piedi
per terra, tenete ben salde le scope e sollevatevi di un metro circa.
Poi
tornate giù inclinandovi leggermente in avanti. Al mio
fischio... tre...
due...»
Ma Neville, nervoso e sovreccitato com'era, nel timore di rimanere a
terra, si
diede la spinta prima ancora che il fischietto avesse sfiorato le
labbra di
Madama Bumb.
«Torna indietro, ragazzo!» gridò lei, ma
Neville si stava sollevando in aria
come un turacciolo esploso da una bottiglia... tre metri... sei
metri... gli
studenti videro era terreo in volto mentre guardava il suolo che si
allontanava
sempre più, poi lo videro scivolare dal manico, e...
WHAM! Un tonfo, uno schianto sinistro e Neville era lì
sull'erba, faccia a
terra, come un fagotto informe. Il suo manico di scopa salì
sempre più in alto
e poi si allontanò come andasse alla deriva, verso la
foresta proibita,
scomparendo alla vista.
Madama Bumb era china sul ragazzo, con il viso sbiancato dalla paura.
«Polso rotto.» la udì bofonchiare Metis
«Coraggio, mio caro... non è niente,
alzati.»
Poi si rivolse al resto della classe.
«Nessuno si muova mentre io lo accompagno in infermeria.
Lasciate le scope dove
si trovano, o verrete espulsi da Hogwarts prima di avere il tempo di
dire
"Quidditch". Andiamo, caro.»
Neville, con il volto rigato dalle lacrime e reggendosi il polso, si
avviò
zoppicando insieme a Madama Bumb, che lo cingeva con il braccio.
Non erano ancora fuori della portata di voce che Malfoy
scoppiò in una sonora
risata.
«Hai visto che faccia, quel gran salame che non è
altro?»
Gli altri Serpeverde si unirono a lui nel prenderlo in giro.
«Chiudi il becco, Malfoy!» sbottò
Calì Patil.
«Oh, non prenderai mica le difese di Paciock!»
disse Pansy Parkinson, una
ragazza Serpeverde dai lineamenti duri «Non avrei mai creduto
che proprio a te,
Calì, stessero simpatici i piagnucolosi, e per di
più ciccioni.»
«E io non avrei mai creduto che a te piacesse fare il
cagnolino Parkinson ma,
guardandoti scodinzolare non appena Malfoy ti fa un complimento, e
vedendoti
seguirlo come una cagna in calore, devo supporre di essermi sbagliata,
no?»
replicò Metis, scatenando le risa di tutti i Grifondoro.
Prima
che Pansy potesse replicare Malfoy la
interruppe.
«Guardate!» disse, facendo un balzo in avanti e
raccogliendo qualcosa fra
l'erba «Quello stupido aggeggio che la nonna ha mandato a
Paciock.»
La Ricordella brillò al sole, mentre lui la teneva sollevata.
«Daccela Malfoy.» dissero tranquillamente Harry e
Gideon.
«Subito.» aggiunse Metis.
Tutti tacquero all'istante per godersi la scena. Malfoy fece un sorriso
maligno.
«Penso che la metterò in un posticino dove Paciock
dovrà andarsela a
riprendere... cosa ne dite, per esempio... della cima di un
albero?»
«Dammela!» gridò Metis, ma Malfoy era
già balzato in sella al suo manico di
scopa ed era decollato.
Non
aveva mentito: volava proprio bene.
«Cosa
avete, Potter e Black? Pensate di non
arrivarci?»
In un attimo i tre ragazzi avevano inforcato le loro scope e, facendo
proprio
come aveva insegnato loro Remus, sollevarono leggermente la punta dei
bastoni
per salire ancora più in alto.
Udirono le grida e il respiro ansimante delle ragazze rimaste a terra,
e l'urlo
di ammirazione di Ron.
Virarono con decisione in modo da circondare a mezz'aria Malfoy, che
ormai
aveva l'aria esterrefatta.
«Niente Tiger e Goyle a salvarti l'osso del collo
quassù, eh, Malfoy?» lo
apostrofò Gideon.
Sembrò che anche a Malfoy fosse venuto in mente lo stesso
pensiero.
«Prendetela, se ci riuscite!» gli gridò,
gettando la palla di vetro in aria e
poi lanciandosi di nuovo in picchiata verso terra.
Gideon vide la palla andare sempre più lontano e la
rincorse. Sapeva cosa
doveva fare. Sentiva Metis alle sue spalle e, raggiunta la palla, prima
di frenare
bruscamente contro l’albero rischiando di romperla, la
lanciò esattamente verso
di lei.
Metis cercò di fare lo stesso con il fratello ma, essendo
questi troppo
lontano, il suo lancio risultò troppo debole.
Harry vide come a rallentatore la palla sollevarsi in aria e poi
cominciare a
ricadere giù.
Si chinò in avanti e puntò il manico della scopa
verso il basso: un istante
dopo, stava acquistando velocità in una picchiata
precipitosa, alla rincorsa
della palla, con il vento che gli fischiava nelle orecchie,
confondendosi con
le grida degli astanti. Allungò la mano e a pochi metri da
terra la afferrò,
appena in tempo per raddrizzare la scopa, poi atterrò
dolcemente sull'erba
stringendo in mano la Ricordella sana e salva. Poco dopo scesero a
terra anche
Gideon e Metis.
«POTTER! BLACK!»
La professoressa McGranitt avanzava a passo di corsa verso di loro.
«Mai...
da quando sono a Hogwarts...»
La McGranitt era quasi senza parole per l'indignazione e gli occhiali
le
lampeggiavano furiosamente.
«Avreste potuto rompervi l'osso del collo...»
«Non è stata colpa sua, professoressa...»
«Taci, signorina Patil...»
«Ma Malfoy...»
«Basta così, Weasley. Voi due Potter e Black,
seguitemi immediatamente.»
A Harry, Gideon e Metis non sfuggirono le facce trionfanti di Malfoy,
Tiger,
Goyle e Parkinson mentre si allontanavano come inebetiti dietro alla
professoressa McGranitt, in direzione del castello.
I tre si scambiarono un’occhiata preoccupata pur rimanendo in
silenzio.
La professoressa McGranitt procedeva a passo veloce senza neanche
degnarli di
uno sguardo. Su per le scale esterne, su per la scala di marmo, e la
professoressa McGranitt non gli aveva ancora detto una parola.
Spalancava le porte con violenza e correva per i corridoi, con loro che
le
trotterellavano dietro, poi si fermò davanti a un'aula,
aprì la porta e mise
dentro la testa.
«Mi scusi, professor Vitious, mi presta Baston per un
attimo?»
Harry, Gideon e Metis si scambiarono un’ occhiata perplessa:
chi diamine era
Baston?
Come scoprirono ben presto, Baston un ragazzo corpulento del quinto
anno, che
uscì esitante dall'aula.
«Potter,
Black, questo è Oliver Baston. Baston...
ti ho trovato un Cercatore e due battitori.»
Da perplesso che era, Baston divenne l'immagine della
felicità.
«Dice sul serio, professoressa?»
«Ci puoi giurare.» rispose lei tutta animata
«I ragazzi hanno un talento
naturale. Non ho mai visto niente di simile. Il signor Black e miss
Potter si
sono lanciati come schegge all’inseguimento di quella palla e
sono riusciti a
direzionarla esattamente dove volevano. Il signor Potter, invece, ha
afferrato
la palla con una mano sola, dopo una picchiata di venti
metri.» disse la
professoressa McGranitt a Baston «E non si è fatto
neanche un graffio. Neanche
Charlie Weasley ci sarebbe riuscito.»
Ora Baston aveva decisamente l'aria di uno che vede d'un tratto
realizzarsi i
suoi sogni.
«Avete mai assistito a una partita di Quidditch?»
chiese tutto euforico.
«Baston è il capitano della squadra dei
Grifondoro.» spiegò la McGranitt.
«Dovremo procurare loro una scopa decente, professoressa...
una Nimbus Duemila
o una Tornado Sette, direi.»
«Parlerò con il professor Silente e vedremo di
fare un'eccezione alla regola
che esclude quelli del primo anno. Sa il cielo se abbiamo bisogno di
una
squadra migliore di quella dell'anno scorso. I Serpeverde ci hanno
stracciato
nell'ultima partita... Per settimane non ho avuto il coraggio di
guardare in
faccia Severus Piton...»
La professoressa McGranitt scrutò i tre ragazzi da sopra gli
occhiali con
sguardo severo.
«Voglio vedervici sudare in questi allenamenti, altrimenti
potrei cambiare idea
sul fatto di non punirvi.»
Poi, d'un tratto, sorrise.
«I vostri genitori sarebbero stati orgogliosi.»
disse «Anche loro erano ottimi
giocatori di Quidditch.»
«State scherzando?»
Era l'ora di cena, ed Harry e Gideon avevano appena finito di
raccontare a Ron
quello che era accaduto quando avevano lasciato il campo di allenamento
con la
professoressa McGranitt.
Ron
era rimasto con un boccone di pasticcio di
carne a mezz'aria, dimenticando di metterselo in bocca.
«Cercatore e Battitori? Mai quelli del primo anno... Voi
dovete essere i più
giovani giocatori del dormitorio da...»
«Da un secolo.» disse Metis, arrivando proprio in
quel momento e sedendosi
accanto al gemello «Ce l'ha detto Baston.»
Ron era talmente stupefatto, talmente impressionato che non riusciva a
staccare
gli occhi dai tre, e continuava a guardarli a bocca aperta.
«Cominciamo l'allenamento la settimana prossima.»
disse Gideon «Solo, non dirlo
a nessuno. Baston vuole mantenere segreta la cosa.»
Fred e George Weasley entrarono in quel momento nella sala, scorsero i
due
Potter e Gideon e si avvicinarono in fretta.
«Complimenti.» disse George a bassa voce
«Ce l'ha detto Baston. Anche noi siamo
nella squadra... Cacciatori.»
«Ve lo dico io, quest'anno la coppa la vinciamo
noi.» disse Fred « È da quando
Charlie se n'è andato che non vinciamo più, ma
quest'anno la squadra promette
bene. Dovete essere proprio bravi! Baston stava praticamente saltando
di gioia
quando ce l'ha detto.»
Il resto della giornata trascorse velocemente e, tra scherzi e lezioni,
si era
già fatto sera.
Tutti gli studenti erano rientrati nei loro dormitori e, probabilmente,
si
stavano rilassando nei loro letti. Tutti tranne tre ragazzi e una
ragazza che,
troppo euforici per gli ultimi avvenimenti, non riuscendo a prendere
sonno, si
erano avventurati nei corridoi bui del castello facendo una passeggiata
notturna.
Ad
un tratto sentirono una voce.
«Annusa qua dentro, ciccina, qualche studente può
essere in qualche aula.»
Era Gazza che parlava con la gatta, Mrs Purr.
Inorridito,
Harry agitò all'impazzata la
bacchetta, facendo segno agli altri tre di seguirlo più in
fretta possibile.
Svelti svelti, senza far rumore si diressero verso la porta opposta al
punto da
cui proveniva la voce di Gazza. L'ultimo lembo degli abiti di Ron era
appena
sparito dietro l'angolo, quando udirono Gazza entrare nella sala dei
trofei.
«Sono qui, da qualche parte.» lo udirono borbottare
«Probabilmente nascosti.»
In preda al terrore, cominciarono a sgattaiolare lungo la galleria che
rigurgitava di armature. Sentivano avvicinarsi Gazza. D'un tratto, Ron
lanciò
un gridolino di terrore, incespicò, afferrò Metis
per la vita e franarono
entrambi sopra un'armatura.
Il baccano e lo strepito furono tali da svegliare l'intero castello.
«CORRETE!» gridò Gideon, e tutti e
quattro si misero a correre per la galleria,
senza guardarsi indietro per vedere se Gazza li stesse seguendo.
Girarono
dietro lo stipite di una porta, percorsero un corridoio, e poi un
altro, Harry
in testa, senza la minima idea di dove si trovassero o di dove stessero
andando. Passarono attraverso un arazzo, lacerandolo, e si ritrovarono
in un
passaggio nascosto, lo percorsero a precipizio e sbucarono in un vicolo
ceco
che finiva con una porta chiusa a chiave.
Si
fermarono tutti per riprendere fiato, mentre
il custode si faceva sempre più vicino.
«Vi decidete a fare qualcosa?» sbottò
Metis.
Afferrò
la sua bacchetta, colpì il lucchetto e
sussurrò: «Alohomora!»
Il lucchetto scattò e la porta si spalancò
davanti a loro: la oltrepassarono
spintonandosi, la richiusero velocemente e vi pigiarono contro
l'orecchio,
rimanendo in ascolto.
Sentirono Gazza allontanarsi con la sua gatta, furente per non aver
trovato
nessuno.
«Crede che questa porta sia chiusa a chiave.»
bisbigliò Harry.
«Perché era chiusa.»
disse Gideon ghignando per essere
riuscito a farla franca.
«E per un buon motivo.» disse Metis seria,
voltandosi verso l’interno della
stanza.
Anche gli altri si voltarono... e videro chiaramente che cosa c'era.
Non si trovavano in una stanza, come avevano creduto. Erano in un
corridoio. Il
corridoio proibito del terzo piano. E ora, capivano perché
fosse proibito.
Stavano fissando dritto negli occhi un cane mostruoso, un bestione che
riempiva
tutto lo spazio tra il soffitto e il pavimento. Aveva tre teste. Tre
paia di
occhi roteanti, dallo sguardo folle, tre nasi che si contraevano e
vibravano
nella loro direzione, tre bocche sbavanti, con la saliva che pendeva
come tante
funi viscide dalle zanne giallastre.
Era lì, perfettamente immobile, con tutti e sei gli occhi
fissi su di loro.
Harry brancicò in cerca del pomello della porta: tra Gazza e
la morte
sicuramente preferiva Gazza.
Caddero tutti all'indietro... Gideon richiuse la porta sbattendola e
ripresero
a correre, anzi quasi a volare, lungo il corridoio. Gazza doveva essere
andato
a cercarli in qualche altra direzione perché non lo videro
da nessuna parte, ma
di quello non si preoccuparono affatto. L'unica cosa che volevano fare
era
mettere quanta più distanza possibile tra loro e quel
mostro, e non smisero di
correre fino a che non ebbero raggiunto il ritratto della Signora
Grassa, al
settimo piano.
«Ma dove diavolo eravate, tutti quanti?» chiese
lei, guardando le vestaglie che
gli pendevano dalle spalle e i volti congestionati e madidi di sudore.
«Non importa... grugno di porco, grugno di porco.»
ansimò Gideon, e il ritratto
scivolò.
Si
inerpicarono su per il passaggio e raggiunsero
la sala di ritrovo; qui si lasciarono cadere, tremanti, sulle poltrone.
Passò del tempo prima che qualcuno parlasse.
«Che cosa lo tengono a fare, un mostro come quello, chiuso a
chiave in una
scuola?» disse infine Ron.
«Non avete visto dove poggiava le zampe?»
domandò Metis «Stavano sopra una
botola. Evidentemente fa la guardia a qualcosa.» poi si
alzò, con i capelli che
cambiavano colore dal rosso, al rosso scuro al nero, come succedeva
sempre
quando era concentrata o arrabbiata.
«Scusate ragazzi ma ora sono stanca, troppe emozioni in un
giorno solo. Buona
notte.»
E si avviò verso il dormitorio femminile, incurante di aver
dato a Harry
qualcos'altro cui pensare, mentre si infilava a letto.
Il
cane faceva la guardia a qualcosa... Che cosa
aveva detto Hagrid? La Gringott era il posto più sicuro al
mondo, se si voleva
nascondere qualcosa... eccetto forse Hogwarts.
Prima di cedere al sonno ebbe un’illuminazione: aveva appena
scoperto dove si
trovava pacchetto preso dalla camera di sicurezza numero
settecentotredici.
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Capitolo 9 *** Capitolo 8 - Lettera a Lunastorta ***
Metis
Potter era seduta su un muretto della Guferia, accompagnata dai suoi
inseparabili
micetti Nefer e Lilith. Era già passato quasi un mese da
quando era arrivata ad
Hogwarts e, finalmente, era riuscita a trovare del tempo per dare
notizie di sé
al suo padrino, Remus Lupin. Prendendo piuma e pergamena
iniziò a scrivere.
Caro Lunastorta,
sono stata imperdonabile a non scriverti prima, ma qui ad Hogwarts
c’è così
tanto da fare che ho perso la cognizione del tempo.
Avevi
ragione, la scuola è fantastica, e ti farà
piacere sapere che io, Harry e Gideon siamo tutti e tre
Grifondoro!
Abbiamo
fatto molte amicizie, ma credo che le
persone con cui passiamo maggiormente il tempo siano Ronald Weasley ed
Hermione
Granger. Li abbiamo incontrati sul treno e, nonostante Hermione sia un
po’
troppo saccente e ligia alle regole, sono molto simpatici e ormai noi
del
gruppo non ci separiamo quasi mai. Dico quasi mai, perché
Harry, Ron e Gideon
non sopportano molto Herm ed evitano di farle scherzi solo
perché sanno che mi
arrabbierei molto.
A proposito di scherzi, quei tre stanno letteralmente facendo impazzire
gli
insegnanti che, ormai, hanno preso a dire che sembra di essere tornati
indietro
al tempo dei Malandrini.
Le lezioni sono molto interessanti e, come avevi previsto, io, Harry e
Gideon
siamo i migliori del nostro anno.
Durante la lezione di pozioni non ho potuto fare a meno di notare che
il
professor Piton, Capo della Casa Serpeverde, prova odio nei nostri
confronti e,
sinceramente, non ne capisco il motivo. Appena è entrato ha
iniziato a fare
solo a noi domande sul programma.
Per
fortuna io ed Harry eravamo preparati perchè
avevamo studiato l’intero libro di pozioni in estate, ma
Gideon non ha saputo
rispondere ed ha fatto perdere un punto a Grifondoro per essere stato
indisponente con il professore (punto che abbiamo recuperato ampiamente
con la
valutazione delle nostre pozioni alla fine
dell’ora!).
Quello
che è successo dopo, poi, non ha fatto
altro che aggravare la sua antipatia nei nostri confronti.
Gideon,
furioso perché Piton gli aveva tolto il
punto per la risposta mancata e non ne aveva assegnati a me e ad Harry
per
quelle corrette, ha pensato bene di sostituirgli, con l’aiuto
di Harry, Ron e
Pix, ormai diventato loro alleato, il flacone di shampoo con un flacone
contenente la pozione colorante cangiante semipermanente che abbiamo
inventato
io ed Harry quest’estate.
Le
urla di Piton si sono sentite in tutto il
castello ma, sono orgogliosa di dirti, anche quando Silente e gli altri
professori si sono recati nell’ufficio di Piton per fargli
tornare i capelli
normali, non ci sono riusciti, così il nostro caro
professore di pozioni ha
dovuto girare per quasi tre giorni con i capelli rosso e oro in attesa
che
l’effetto della pozione svanisse! E il bello è che
non hanno potuto neanche
punire Gideon e Harry perché non avevano prove!
Dopo
questo episodio i due sono diventati
piuttosto popolari a scuola e, ormai , non passa giorno senza vederli
rincorrere da qualcuno dopo un nuovo scherzo.
Il resto delle lezioni sono state piuttosto semplici, a Trasfigurazione
la
professoressa McGranitt è rimasta stupefatta nel vedere che
eravamo riusciti a
trasformare al primo colpo il fiammifero in un
ago. Chissà perché poi… io
l’ho trovato facilissimo!
Più interessante è stata invece la prima lezione
di volo.
Un
ragazzo di Grifondoro, Neville Paciock, è
caduto dalla scopa e Madama Bumb lo ha dovuto portare in infermeria
intimandoci
di non salire sulle nostre scope. Purtroppo, cadendo, Naville aveva
perso la
Ricordella che gli aveva regalato sua nonna e un odioso Serpeverde,
Draco
Malfoy, si è alzato in volo con l’intenzione di
nascondergliela su un albero.
Non preoccuparti, io, Harry e Gideon siamo riusciti a recuperarla, ma
purtroppo
la professoressa McGranitt ci ha visti in volo e all’inizio
ci ha fatto un
bella lavata di capo perché si era spaventata a morte. Poi
però, indovina?, è
andata a chiamare il capitano della squadra di Quidditch di Grifondoro,
Oliver
Baston, e ci ha ammessi a tutti e tre ufficialmente in squadra ( io e
Gideon
come battitori ed Harry come cercatore) nonostante a quelli del primo
anno non
sia consentito.
A quanto pare siamo i più giovani giocatori di Quidditch da
un secolo!
Tra qualche giorno inizieremo gli allenamenti e, a questo proposito, ci
servirebbero proprio delle scope nuove (delle Nimbus 2000 secondo
Baston)
altrimenti non riusciremo mai a vincere con le Scopalinda della scuola!
Il capitano ci ha detto anche che ad inizio novembre verrà
aperta la Stagione
del Quidditch e ci sarà la nostra prima partita: Grifondoro
contro Serpeverde.
Mi piacerebbe molto se riuscissi a venire, e sono sicura che anche
Harry e
Gideon ne saranno contenti.
Hanno promesso a due loro amici, i gemelli Weasley, che te li avrebbero
presentati. Ti ricordi della mappa del Malandrino? Beh, a quanto pare
loro due
l’anno trafugata dallo studio di Gazza due anni fa ed hanno
scoperto come
usarla. Adesso l’hanno regalata ad Harry e Gideon, ma non
credo che questo li
fermerà dal combinare guai! Credo che Hogwarts non sia mai
stata così
sottosopra come in questi mesi!
Scusa, ma adesso ti devo lasciare, i miei gattini Nefer e Lilith (che
spero di
farti conoscere al più presto) cercano di attirare la mia
attenzione
ricordandomi che avevo promesso ad Harry che lo avrei aiutato a creare
nuove
pozioni .
Spero di ricevere presto tue notizie.
Con
affetto,
Metis Lily Potter
P.S. Spero che durante l’ultima luna piena sia andato tutto
bene!
Metis
chiuse la lettera e la consegnò alla civetta delle nevi
di suo fratello, Edvige. Dopo averla vista allontanarsi in volo prese
in
braccio Nefer e Lilith e si avviò verso la sua Sala Comune
ghignando tra sé.
Questa volta Harry non avrebbe avuto scelta, avrebbe partecipato anche
lei al
prossimo scherzo!
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Capitolo 10 *** Capitolo 9 - Halloween ***
Il
giorno dopo, dopo averci dormito su, Harry,
Ron, Gideon e Metis erano arrivati alla conclusione che l'incontro con
il cane
a tre teste era stata una splendida avventura e non vedevano l'ora di
averne
un'altra. Nel frattempo, Harry aveva informato gli altri sul pacchetto
che
sembrava essere stato trasferito dalla Gringott a Hogwarts, e quindi
passarono
un bel po' di tempo a fare congetture su cosa poteva aver bisogno di
una
sorveglianza così stretta.
«Una
cosa o molto preziosa o molto pericolosa.»
commentò Metis.
«O
tutt'e due.» concluse Gideon.
Ma
dal momento che sapevano solo che Silente aveva
dato ad Hagrid una missione alla Gringott che probabilmente consisteva
nel
prelevare un oggetto dalla camera di sicurezza 713, senza ulteriori
indizi, non
avevano molte possibilità di indovinare che cosa fosse, e
decisero quindi di
accantonare temporaneamente la questione.
Quando,
come di consueto, i volatili invasero la
Sala Grande, l'attenzione generale fu attratta immediatamente da tre
pacchi
lunghi e sottili, trasportati da dodici grossi barbagianni. Come tutti,
anche
Harry, Metis e Gideon erano curiosi di sapere che cosa contenessero, e
si stupirono
quando gli uccelli scesero in picchiata e li lasciarono cadere proprio
davanti
a loro, facendo cadere per terra la pancetta affumicata.
Prima
che potessero fare alcun che, videro
arrivare un altro barbagianni con due lettere che furono lasciate
cadere sopra
il pacco di Metis.
Per
fortuna Metis aprì prima le lettere e
costrinse suo fratello e Gideon ad aspettare che finisse di leggere
prima di
aprire i loro pacchi.
La
sua, notò, era da parte di Remus.
Cara Metis,
mi ha
fatto piacere leggere la tua lettera. E così tu, Harry
e Gideon siete dei Grifoni, eh? Non avevo mai avuto dubbi su questo. E
nemmeno
sul sapervi i migliori del vostro anno. Tutti e tre siete estremamente
intelligenti, proprio come i vostri genitori. Da quello che mi hai
raccontato,
sul fatto che il professor Piton ha mostrato subito molta antipatia
verso di
voi… non rammaricartene, lui ha sempre odiato vostro padre e
lo zio di Gideon.
Eravamo a scuola insieme, sapete? Probabilmente vede in voi la
possibilità di
riscattarsi da tutti i torti subìti. Per quanto riguarda gli
scherzi che stanno
architettando Harry e Gideon… bè, forse dovrei
sgridare quelle due pesti e dire
loro di comportarsi meglio ma, dal momento che quello ai danni di Piton
mi ha
fatto ridere come non facevo da anni, ho deciso di chiudere un occhio.
Adesso
inizio a capire perfettamente perché ai professori
sembra di essere tornati indietro nel tempo…
Sono
piuttosto sorpreso nell’apprendere
dell’abilità tua e di
Harry nel preparare pozioni. James era negato in quella materia e non
vi era
lezione in cui non fondesse un calderone! A quanto pare, e per fortuna,
avete
ereditato il talento di Lily. Il professor Lumacorno, il nostro
insegnante di
pozioni, diceva sempre che era uno spreco che Lily avesse scelto di
diventare
un Auror e non una Pozionista.
Sulla
vostra ammissione in squadra devo farvi i mie
complimenti! James, Lily, Emmeline e Regulus ne sarebbero fieri, dal
momento
che anche loro facevano parte della squadra di Quidditch ai tempi della
scuola.
Leggendo
della tua richiesta di una scopa nuova, ho prelevato
del denaro dalle vostre camere blindate e vi ho comprato tre Nimbus
2000 nuove
fiammanti. Mi vergogno un po’ nel dire questo, avrei voluto
regalarvele io, ma
come ben sai la mia situazione finanziaria non è molto
florida a causa della
mia condizione.
Ho mandato
un gufo al preside Silente e lui ha detto che non
ci sono problemi se vengo ad assistere alla vostra prima partita di
Quidditch,
quindi preparatevi a vedermi tra gli spalti!
Raccomanda
ad Harry e a Gideon di non usufruire troppo della
Mappa del Malandrino, e dì loro che devono assolutamente
mostrarmi la foto di
Piton con i capelli Rosso e Oro.
Inoltre,
quando mi hai parlato delle pozioni che state
inventando tu ed Harry, mi è venuta in mente una cosa che
apparteneva ai vostri
genitori e che, se riuscirò a trovare, vi porterò
il giorno della partita. A
questo proposito, NON APRITE I PACCHI CON LE NIMBUS A TAVOLA, si
scatenerebbe
un putiferio tra gli altri primini!
Ci vediamo
alla partita e salutami Harry e Gideon.
Con
Affetto,
Remus
P.S. La
luna piena è stata terribile come al solito ma adesso
sto meglio, grazie per l’interessamento!
Metis
sorrise e, passando la prima lettera ad
Harry e Gideon affinchè la leggessero, prese
l’altra che, scoprì, essere della
professoressa McGranitt.
Ho saputo
che Remus Lupin vi ha regalato delle Nimbus 2000,
quindi ho pensato fosse il caso di iniziare ad esercitarsi in vista
della prima
partita.
Oliver
Baston vi aspetta questa sera alle sette al campo di
Quidditch, per il vostro primo allenamento.
M.
McGranitt
Mancava
poco alle sette e faceva già scuro quando
i tre lasciarono il castello per avviarsi al campo di Quidditch, Metis
e Gideon
con le loro mazze personali ben strette in mano.
Troppo
smaniosi di volare di nuovo per aspettare
l'arrivo di Baston, Harry, Metis e Gideon montarono sui loro manici e
si
dettero la spinta coi piedi per decollare.
Si
misero a zigzagare tra i pali delle porte e su
e giù per il campo… le Nimbus Duemila prendevano
qualsiasi direzione loro
desiderassero, al minimo tocco.
«Ehi,
Potter, Black, scendete giù!»
Oliver
Baston era arrivato portando sotto braccio
una grossa cassetta di legno. Il trio atterrò vicino a lui.
«Molto
bene!» commentò Baston con gli occhi che
gli scintillavano.
«Ora
capisco che cosa intendeva la professoressa
McGranitt… voi possedete veramente un talento naturale.
Questa sera vi
insegnerò soltanto le regole, poi parteciperete agli
allenamenti della squadra
tre volte alla settimana.»
«Scusa
Baston.» lo interruppe Gideon «Noi tre
già
le conosciamo le regole. Giochiamo a Quidditch fin da quando eravamo
piccoli,
quindi puoi risparmiarti la spiegazione.»
«D’accordo
allora, passiamo direttamente alla
pratica.»
Aprì
la cassetta che conteneva quattro palle di dimensioni
diverse.
«Per
quanto riguarda te, Harry, per stasera non ci
alleneremo con il Boccino perché è troppo buio e
potremmo perderlo. Proveremo
quindi con qualcuna di queste.»
Tirò
fuori da una tasca un sacchetto di comuni
palle da golf e, dopo averle incantate, disse ad Harry di recuperarne
il più
possibile.
Mentre
lui volteggiava in aria, Baston si rivolse
a Metis e Gideon.
«In
quanto a voi due, vi allenerete con i bolidi.
Lanciateli da una parte all’altra del campo, provate a fare
centro negli anelli
e, soprattutto, fate in modo che non colpiscano Harry.»
Metis
e Gideon si guardarono con un sorriso prima
di alzarsi in volo.
Si
comportarono esattamente come durate gli
allenamenti con Remus: si dirigevano spediti verso i bolidi e molte
volte
riuscivano a lanciarli negli anelli. Facevano attenzione
affinchè Harry non
venisse colpito, ed erano in perfetta sintonia tra loro occupandosi
ognuno di
un bolide.
Mezz'ora
dopo s'era fatto buio pesto e dovettero
smettere di giocare, ma Baston era... al settimo cielo.
«La
Coppa del Quidditch porterà il nostro nome,
quest'anno-.»disse Baston felice mentre arrancavano verso il
castello.
«Puoi
Giurarci!» dissero insieme Harry e Gideon,
meritandosi una gomitata da parte di Metis per la loro sfrontatezza.
Le
settimane successive furono faticose per i tre
ragazzi a causa degli allenamenti tre volte alla settimana, ma loro non
se ne
curavano più di tanto.
Harry
e Gideon continuavano a fare scherzi e Metis
continuava a dividersi il tempo da trascorrere con i suoi amici,
Hermione e le
nuove pozioni da inventare.
Con
grande soddisfazione dei tre, le lezioni
stavano cominciando a diventare più interessanti, ora che
gli insegnanti
avevano smesso di trattare argomenti sulle nozioni fondamentali, ma
ciò
nonostante continuavano a ritenerle al di sotto del loro livello e
avevano
quindi iniziato a trascorrere interi pomeriggi in biblioteca alla
ricerca di
nuovi incantesimi e pozioni da sperimentare.
La
mattina di Halloween si svegliarono al profumo
delizioso di zucca al forno che aleggiava per i corridoi e, durante la
lezione
di Incantesimi, il professor Vitious aveva annunciato tra
l’esaltazione
generale che li riteneva pronti a far volare gli oggetti.
Per
l'esercitazione, il professor Vitious divise
la scolaresca in coppie.
Il
compagno di Harry fu Seamus Finnigan (il che fu
un sollievo per lui, dato che Neville aveva già cercato di
cavargli un occhio),
e quello di Metis, Gideon.
Tutto
sommato a loro era andata bene, ma a Ron
toccò Hermione Granger, ed era difficile dire chi dei due
fosse più scontento
della cosa.
«Non
dimenticate quel grazioso movimento del polso
che ci siamo esercitati a ripetere!» strillò il
professor Vitious, arrampicato,
come al solito, sopra la sua pila di libri «Agitare e
colpire, ricordate,
agitare e colpire. Un'altra cosa molto importante è
pronunciare correttamente
le parole magiche... Non dimenticate mai il Mago Baruffio che disse
"s" invece di "z" e si ritrovò steso a terra con un orso
sopra il petto.»
Harry,
Gideon e Metis risero, ma furono i soli.
Dopo aver concluso con successo il compito di far volare la loro piuma
ed aver
conquistato trenta punti a Grifondoro, notarono che in molti erano in
difficoltà con le loro piume.
L'impazienza
di Seamus fu tale che il ragazzo la
stuzzicò con la bacchetta magica e le appiccò
fuoco... e Harry dovette
spegnerlo con il cappello.
Ron,
nel banco accanto, non aveva maggiore fortuna.
«Wingardium
Leviosa!» gridò agitando le lunghe
braccia come un mulino a vento, provocando le risa di Harry e Gideon.
«Lo
stai dicendo sbagliato.» udirono Hermione
sbottare «Wing-gar-dium Levi-o-sa: devi pronunciare il "gar"
bello
lungo.»
«E
fallo te, visto che sei tanto brava!» la
rimbeccò Ron.
Hermione
si rimboccò le maniche della tunica,
agitò la bacchetta magica e disse: «Wingardium
Leviosa!»
La
piuma si sollevò dal banco e rimase sospesa in
aria a circa un metro e mezzo sopra le loro teste.
«Molto
bene!» gridò il professor Vitious battendo
le mani «Avete visto tutti? Anche Miss Granger c'è
riuscita!»
Alla
fine della lezione Ron era di pessimo umore.
«Non
c'è da stupirsi che nessuno la sopporti.»
disse a Harry e Gideon mentre si facevano largo nel corridoio
sovraffollato,
con Metis ed Hermione dietro di loro.
«Quella
ragazza è un incubo, parola mia!»
Harry
sentì qualcuno sbattere contro la sua spalla
e superarlo. Era Hermione. Le intravide il volto... e si rese conto con
stupore
che era in lacrime.
«Credo
che ti abbia sentito.» commentò Gideon,
osservandola allontanarsi.
«E
allora?» disse Ron, ma aveva l'aria un po'
imbarazzata «Deve essersi resa conto che non ha
amici.»
«E
io chi sarei, la fata Morgana?» gli disse Metis
irata, dandogli una spallata mentre correva per raggiungere Hermione.
Hermione
e Metis non si presentarono alla lezione
successiva e non si fecero vedere per tutto il pomeriggio.
Harry
e Gideon, preoccupati per le due, le
individuarono con la Mappa del Malandrino e tirarono un sospiro di
sollievo nel
vedere che erano insieme e che si erano soltanto rinchiuse nel bagno
delle
ragazze.
Maledicendo
Ron e la sua sensibilità di un
cucchiaino, si avviarono verso la Sala Grande che era stata allestita
diversamente in onore della festa di Halloween.
Harry
si stava servendo una patata farcita, quando
il professor Raptor entrò nella sala di corsa, con il
turbante di traverso e il
terrore dipinto in volto. Tutti gli sguardi erano puntati su di lui
mentre si
avvicinava alla sedia del professor Silente, inciampava sul tavolo e
con un
filo di voce diceva:
«Un
troll... nei sotterranei... pensavo di
doverglielo dire.»
E
si accasciò a terra svenuto.
Nacque
un tumulto, e ci vollero diversi petardi
viola della bacchetta magica del professor Silente per ripristinare il
silenzio.
«Prefetti.»
tuonò «Riportate i ragazzi nei
rispettivi dormitori, immediatamente!»
Percy
era nel suo elemento.
«Seguitemi!
Voi del primo anno, rimanete uniti.
Non avete ragione di temere il troll se seguite i miei ordini. Fate
largo,
passano quelli del primo anno. Scusate, scusate, sono un
prefetto.»
«Ma
come ha fatto a entrare un troll?» chiese
Harry mentre salivano le scale.
«Non
chiederlo a me. Si dice che siano esseri
veramente stupidi.» disse Ron «Forse è
stato Pix, per fare uno scherzo di
Halloween.»
Incontrarono
vari gruppi di ragazzi che si affrettavano
in direzioni diverse, tuttavia all'improvviso Gideon afferrò
il braccio di
Harry e Ron.
«Mi
è venuto in mente soltanto ora... Metis ed
Hermione non sanno del troll!»
Piegandosi
velocemente, si confusero col gruppo
dei Tassorosso che andavano nella direzione opposta, sgattaiolarono
verso un
corridoio laterale deserto e spiccarono una corsa verso il bagno delle
femmine.
Avevano appena svoltato l'angolo, quando udirono dei passi rapidi
dietro di
loro.
«Percy.»
sibilò Ron spingendo Harry e Gideon dietro
a un grosso grifone di pietra.
Tuttavia,
guardando meglio, non videro Percy,
bensì Piton, il quale attraversò il corridoio e
sparì dalla vista.
«Che
cosa diavolo sta facendo?» sussurrò Harry
«Perché non è giù nei
sotterranei con gli altri insegnanti?»
«E
che ne so io.» sbottò Gideon, impaziente di
trovare Metis e di portarla al sicuro.
Percorsero
furtivi il corridoio successivo il più
silenziosamente possibile seguendo l'eco dei passi di Piton che si
andavano
affievolendo.
«Si
sta dirigendo al terzo piano.» disse Harry, ma
Gideon gli prese la mano.
«Non
sentite uno strano odore?»
Harry
e Ron annusarono l'aria e giunse alle loro
narici un orrendo fetore, un misto di calzini sporchi e di gabinetto
pubblico
non pulito da tempo.
E
poi lo udirono: un cupo grugnito e i passi
strascicati di piedi giganteschi. All'estremità di un
passaggio sulla sinistra,
qualcosa di enorme avanzava verso di loro. Il troll di montagna si
fermò vicino
a una porta e guardò dentro. Agitò le lunghe
orecchie cercando, con la sua mente
limitata, di prendere una decisione e poi, con andatura goffa e lenta,
entrò.
«La
chiave è nella toppa.» bisbigliò Gideon
«Potremmo chiuderlo dentro.»
«Buona
idea.» disse Ron nervoso.
Strisciando
lungo il muro raggiunsero la porta,
che era aperta, e con un grande balzo Harry riuscì ad
afferrare la chiave,
chiuse la porta e la sprangò.
«Ecco
fatto!»
Tutti
ringalluzziti dalla vittoria, risalirono di
corsa il passaggio ma, una volta giunti all'angolo, udirono qualcosa
che gli
raggelò il sangue nelle vene: un acuto grido di terrore, che
proveniva dalla
stanza che avevano appena chiuso a chiave.
«Oh,
no!» esclamò Ron pallido come il fantasma del
Barone Sanguinario.
«Il
bagno delle femmine!» ansimò Harry.
«Metis.»
sussurrò Gideon, e ripercorse
all'impazzata il corridoio fino alla porta. Girò la chiave,
annaspando per il
panico, e si precipitò dentro la stanza con Harry e Ron al
seguito.
Hermione
Granger stava rannicchiata contro la
parete opposta e aveva tutta l'aria di essere sul punto di svenire
guardando il
troll avanzare verso la sua amica e, nella sua marcia, strappare via
dal muro i
lavandini.
Metis
era riversa a terra con la bacchetta ancora
in mano e un rivolo di sangue sulla tempia e Gideon, vedendola in
quello stato,
non potè fare a meno di bloccarsi impietrito sulla porta,
con gli occhi
leggermente spalancati dal terrore e con le lacrime che premevano di
uscire.
Impallidì
così tanto da somigliare ad un fantasma.
Sentì
a malapena l’urlo di Harry che chiamava la
sorella, e poi lo scossone che gli diede per farlo riprendere dal suo
stato
catatonico.
«Maledizione!»
esclamò Harry disperato rivolto a
Ron.
Afferrò
d’istinto un rubinetto e lo scagliò con
tutta la forza che aveva contro la parete, facendo fermare il troll a
pochi
metri dal corpo di Metis. Lo videro girarsi goffamente, sbattendo gli
occhi con
espressione ottusa per vedere che cosa avesse provocato quel rumore, e
i suoi
occhietti malvagi videro Harry. Decise quindi di dirigersi verso di lui
brandendo la clava.
«Ehi,
tu, cervello di gallina!» gridò Ron dal lato
opposto della stanza, scagliandogli contro un tubo di metallo.
Sembrò
che il troll non si fosse neanche accorto
del corpo contundente che lo aveva colpito alla spalla, ma che avesse
udito il
grido. Si fermò di nuovo, volgendo ora il suo grugno orrendo
verso Ron, e dando
così il tempo a Harry di aggirarlo.
«Dai,
corri, corri!» gridò Harry a Hermione,
cercando di tirarla verso la porta.
Ma
la ragazza era paralizzata, incollata al muro,
con la bocca spalancata per il terrore.
Le
grida e il frastuono sembrarono rendere furioso
il mostro che emise un altro barrito poderoso e si avviò
veloce in direzione di
Ron, che era il più vicino e non aveva vie di scampo.
Vedendo
che Gideon si era affrettato a prendere in
braccio il corpo di Metis e che non poteva aiutare l’amico,
Harry fece una cosa
al tempo stesso molto coraggiosa e molto stupida: presa la rincorsa,
spiccò un
salto e cercò di aggrapparsi al collo del troll, cingendolo
con le braccia da
dietro.
Il
troll non si accorse che Harry gli si era
attaccato, ma non poté ignorare il pezzo di legno che gli
venne infilato su per
il naso.
Quando
Harry aveva spiccato il salto aveva la
bacchetta magica in mano, e quella si era introdotta in una delle
narici del
bestione.
Ululando
di dolore, il mostro cominciò a roteare
la sua clava e a menar colpi, con Harry sempre aggrappato alla schiena
che
cercava di vendere cara la pelle: da un momento all'altro, avrebbe
potuto
scrollarselo di dosso o assestargli una tremenda mazzata con la clava.
Hermione,
terrorizzata, si era accasciata al
suolo, mentre Ron tirò fuori la bacchetta magica e, senza
sapere neanche che
cosa avrebbe fatto, udì la propria voce gridare il primo
incantesimo che gli
veniva in mente: «Wingardium Leviosa!»
La
clava sfuggì improvvisamente dalle mani del
troll, si sollevò in aria, in alto, sempre più in
alto, poi lentamente invertì
direzione e ricadde pesantemente sulla testa del suo proprietario con
uno
schianto assordante.
Il
mostro vacillò e poi cadde a muso avanti con un
tonfo che fece tremare tutta la stanza.
Harry
si rimise in piedi. Tremava e gli mancava il
fiato. Ron era lì, immobile, con la bacchetta ancora alzata,
a contemplare il
proprio operato.
La
prima a parlare fu Hermione.
«È...
morto?»
«Non
credo.» disse Gideon, con Metis svenuta
ancora tra le braccia «Credo che lo abbiate semplicemente
messo K.O.»
Harry
si chinò sul troll e gli estrasse la
bacchetta dal naso: era coperta da una sostanza che sembrava una colla
grigia
tutta grumi.
«Puah!
Caccole di troll!»
E
ripulì la bacchetta sui calzoni del bestione.
Un
improvviso sbattere di porte e un gran rumore
di passi obbligarono tutti e quattro ad alzare lo sguardo. Non si erano
resi
conto di quale e quanto baccano avessero fatto, ma naturalmente, di
sotto,
qualcuno doveva aver sentito il frastuono e i barriti. Un attimo dopo,
la
professoressa McGranitt faceva irruzione nel locale, seguita da Piton e
da
Raptor che chiudeva il terzetto. Raptor lanciò un'occhiata
al troll, emise un flebile
gemito e si sedette rapidamente su una tazza del gabinetto tenendosi
una mano
premuta sul cuore.
Piton
si chinò sul mostro mentre la McGranitt
guardava i ragazzi. Harry non l'aveva mai vista tanto arrabbiata. Aveva
le
labbra livide. La speranza di guadagnare cinquanta punti per i
Grifondoro svanì
all'istante.
«Che
cosa diavolo credevate di fare?» chiese la
McGranitt con una furia glaciale nella voce. Harry guardò
Ron, che stava ancora
con la bacchetta sospesa in aria «Avete corso il rischio di
venire ammazzati.
Perché non eravate nel vostro dormitorio?»
Piton
lanciò ad Harry uno sguardo rapido e
penetrante, che lui sostenne con fierezza.
Poi,
dall'ombra, si sentì una vocina flebile.
«La
prego, professoressa McGranitt... erano venuti
a cercare me.»
«Signorina
Granger!»
Finalmente,
Hermione era riuscita a mettersi in
piedi.
«Ero
andata in cerca del troll perché... perché
pensavo di essere in grado di affrontarlo da sola...
perché... sa... ho letto
tutto sui mostri.»
A
Ron cadde la bacchetta di mano. Hermione Granger
che mentiva sfacciatamente a un insegnante!
«Metis
mi ha rincorsa per cercare di farmi
ragionare e riportarmi in dormitorio, ma io non l’ho voluta
ascoltare. Il troll
però era troppo forte per me e lei cercando di difendermi ha
sbattuto la testa
ed è svenuta. Se non mi avessero trovato, sarei morta.
Gideon è corso da Metis
per soccorrerla, mentre Harry ha infilato la bacchetta nel naso del
mostro e
Ron l'ha steso con un colpo della sua stessa clava. Non hanno avuto il
tempo di
andare a chiamare nessuno. Quando sono arrivati, il troll stava per
uccidermi.»
Harry,
Gideon e Ron cercarono di darsi l'aria di
sapere tutto da prima.
«Be'...
in questo caso...» disse la McGranitt,
guardando poi preoccupata Metis tra le braccia di Gideon.
«Signor
Black! Perché non ha detto subito che la
signorina Potter si era ferita! Può lasciarla al professor
Piton, ci penserà
lui a trasp…»
«No,
la porterò io in Infermeria. Non ho bisogno
dell’aiuto di nessuno.» disse Gideon con fermezza.
Non
l’ avrebbe lasciata per nulla al mondo.
Tantomeno a quell’odioso pipistrello di Piton.
La
McGranitt rimase un po’ interdetta, poi annuì.
«Va
bene, allora. Severus fagli strada.»
Dopo
aver visto allontanarsi Gideon e Piton, la
professoressa riportò la sua attenzione ai ragazzi rimasti.
«Tornando
a noi, signorina Granger, piccola
incosciente, come hai potuto pensare di affrontare da sola un troll di
montagna?»
Hermione
chinò la testa.
«Per
questo a Grifondoro verranno tolti cinque
punti.» disse la professoressa McGranitt «Mi hai
molto delusa. Se non sei
ferita, torna immediatamente alla torre di Grifondoro. Gli studenti
stanno
finendo di festeggiare Halloween nei rispettivi dormitori.»
Quando
Hermione uscì la professoressa McGranitt si
rivolse ad Harry e Ron.
«Bene,
torno a dire che siete stati fortunati… non
molti allievi del primo anno avrebbero saputo tenere testa a un troll
di
montagna così grosso. Vincete cinque punti ciascuno per
Grifondoro. Anche la
signorina Potter e il signor Black. Il professor Silente ne
sarà informato.
Potete andare in Infermeria a vedere come sta la signorina Potter, se
lo
desiderate.»
I
due ragazzi non aspettavano altro.
In
Infermeria si avvicinarono correndo verso il
lettino in cui c’era Metis che stava parlando con Gideon, il
quale sembrava aver
ripreso colore.
«Ciao
Harry!» lo salutò allegramente Metis, e lui
sembrò spiazzato da tutta la spensieratezza che dimostrava.
Non si rendeva
conto che stava per essere ammazzata da un mostro di montagna?
Sentì
Gideon sbuffare. Probabilmente anche lui aveva
avuto lo stesso pensiero.
«Mi
racconti cosa è successo? Gideon non ha voluto
dirmelo!»
Metis
mise su un broncio adorabile, cambiando i
capelli da rossi a neri diventando così molto simile ad
Harry.
Harry
spostò di scatto lo sguardo verso Gideon, e
notò con un sorrisetto che il suo amico era arrossito.
Probabilmente
non le aveva detto nulla
semplicemente perché non sapeva nulla, troppo impegnato a
badare a lei e a
disperarsi per le sue condizioni.
Vedendo
la sorella in attesa di una risposta, le
raccontò tutto quello che era successo dopo che era svenuta,
escludendo la
parte in cui Gideon era rimasto paralizzato dal terrore ed aveva
rifiutato di
consegnarla a Piton per trasportarla in braccio fino
all’Infermeria.
Quando
arrivò al punto in cui Hermione si era
addossata la colpa, Metis sorrise vittoriosa.
«Avete
visto che la mia Herm non è tanto male?»
disse soddisfatta di avere nuovamente ragione.
Rimasero
a parlare per altri dieci minuti, poi
Madama Chips intimò loro di uscire. Metis sarebbe rimasta in
Infermeria per la
notte e l’avrebbero rivista il giorno dopo a lezione.
Harry
e Ron uscirono, mentre Gideon si attardò,
rimanendo da solo con Metis.
«Cosa
c’è Gid?» chiese lei con un sorriso,
vedendo
l’amico con un’ espressione seria in volto. Molto
probabilmente si era
spaventato parecchio nel vederla svenuta… era sempre stato
protettivo nei suoi
confronti.
Senza
risponderle Gideon si avvicinò a lei e,
abbassandosi, le depositò un piccolo bacio
all’angolo della bocca.
Poi
si staccò ed iniziò a fissare ghignando
l’espressione stupefatta di Metis che, per
l’imbarazzo, aveva fatto tornare
rossi i suoi capelli.
«Mi
piacciono di più così.»
fornì come unica
spiegazione, prendendole una ciocca in manoper qualche secondo prima di
girarsi
di spalle e raggiungere Harry e Ron.
Metis
Potter lo seguì con lo sguardo fino a che
non fu uscito, poi scosse la testa con rassegnazione sentendo la risata
simile
ad un latrato del suo amico invadere il corridoio. Senza riuscire a
fare a meno
di sorridere, si toccò con la mano il punto in cui Gideon
l’aveva baciata:
nonostante sapesse che entrambi erano ancora troppo piccoli per quelle
cose,
non potè fare a meno di pensare a quello che avrebbe provato
se lui l’avesse
baciata davvero…
Nel
frattempo, Harry, Ron e Gideon erano arrivati al
ritratto della Signora Grassa.
«Grugno
di porco.» dissero, ed entrarono.
La
sala di ritrovo era gremita di gente e molto
rumorosa. Tutti stavano mangiando le pietanze spedite su dalle cucine,
ma
Hermione era sola soletta, vicino alla porta, e li aspettava. Ci fu un
silenzio
pieno d'imbarazzo. Poi, senza guardarsi negli occhi, tutti e quattro
dissero
‘Grazie’ e corsero via a procurarsi dei piatti.
Ma
da quel momento, Hermione Granger divenne anche
loro amica, non solo di Metis.
Era
impossibile condividere certe avventure senza
finire col fare amicizia, e mettere K.O. un troll di montagna alto
quattro
metri è fra quelle.
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Capitolo 11 *** Capitolo 10 - Quidditch ***
All'inizio
di novembre cominciò a fare molto
freddo.
Le
montagne intorno alla scuola si tinsero di un
grigio glaciale e il lago divenne una lastra di gelido metallo. Tutte
le
mattine il terreno era coperto di brina.
Dalle
finestre delle scale dei piani superiori
si vedeva Hagrid intento a scongelare i manici di scopa nel campo da
Quidditch,
infagottato in un lungo pastrano di fustagno, guanti dipelo di coniglio
ed
enormi stivali foderati di castoro.
La
stagione del Quidditch era iniziata.
Quel
sabato, Harry, Metis e Gideon avrebbero
giocato la loro prima partita dopo settimane di allenamento: Grifondoro
contro
Serpeverde.
Se
avesse vinto, il Grifondoro avrebbe rimontato
la classifica, passando al secondo posto nel campionato dei dormitori.
Quasi
nessuno aveva visto i tre ragazzi giocare,
perché Baston aveva deciso che, essendo le armi segrete
della squadra, non si
doveva sapere della loro presenza in campo. Ma, non si sa come, la
notizia che
avrebbero giocato come Cercatore e Battitori era trapelata, e Metis,
Harry e
Gideon venivano sommersi da ‘in bocca al lupo’ e da
sguardi ammirati da parte
degli altri primini.
In
vista della partita, Metis aveva ritirato
dalla biblioteca il libro ‘Il Quidditch attraverso i
secoli’ e lo aveva
prestato anche a Gideon e ad Harry, nonostante tutti e tre lo avessero
già
letto un centinaio di volte. Anche se non lo davano a vedere, erano
molto in
ansia e cercavano di sfogarsi in ogni modo possibile facendo scherzi
(Harry e
Gideon), ed avvantaggiandosi con le letture (Metis).
Inoltre
Ron, Hermione, Gideon, Harry e Metis
stavano diventando un gruppo sempre più unito e passavano
insieme gran parte
del tempo.
Tutto
ciò era stato possibile grazie soprattutto
allo scontro avvenuto ad Halloween.
Da
quando Harry, Gideon e Ron l'avevano salvata
dal mostro, infatti, Hermione era diventata un po' meno rigida per
quanto
riguardava l'osservanza delle regole, il che la rendeva molto
più simpatica.
Certo,
non sarebbe mai arrivata ad infrangerle
per una sciocchezza, ma per lo meno adesso rideva
nell’osservare gli scherzi
architettati dai ragazzi e non li sgridava più se dedicavano
più tempo a quelli
che allo studio.
Alla
vigilia della prima partita, si trovavano
tutti e cinque fuori nel cortile gelido, durante la ricreazione, e lei
aveva
fatto apparire per incanto un fuoco di un azzurro splendente, che si
poteva
trasportare tenendolo in un barattolo della marmellata. Ci si stavano
scaldando
tutti e cinque la
schiena, quando Piton
attraversò il cortile.
Harry
notò immediatamente che zoppicava.
I Malandrini si strinsero intorno al fuoco per
impedirne la vista, visto che erano sicuri fosse proibito.
Purtroppo,
l'espressione colpevole che portavano
dipinta in faccia attirò l'attenzione di Piton. Non aveva
notato il fuoco, ma
sembrava che stesse cercando un pretesto per rimproverarli.
«Che
cosa nascondi là dietro, signor Potter?»
Era
il volume Il Quidditch attraverso i secoli e
Harry glielo mostrò.
«É
proibito portare fuori dagli edifici
scolastici i libri della biblioteca.» disse Piton
«Dammelo. Cinque punti in
meno per Grifondoro.»
«Questa
regola se l'è inventata.» borbottò
Harry
risentito mentre Piton si allontanava zoppicando «Mi chiedo
che cosa si è fatto
alla gamba.»
«Non
lo so, ma spero che gli faccia molto male.»
commentò Gideon amareggiato.
Quella
sera, la sala di ritrovo di Grifondoro
era tutta un brusio di voci.
Harry
si sentiva irrequieto. Avrebbe voluto
riavere Il Quidditch attraverso i secoli per distrarsi dal pensiero
della
partita dell'indomani, che lo rendeva nervoso.
Ma perché mai doveva aver paura di Piton?
Alzandosi, comunicò agli altri Malandrini che intendeva
andargli a chiedere di
restituirglielo.
«Meglio
te che io.» disse Gideon, ricordando di
come il professore lo detestasse ancora più di Harry e Metis.
Ma
Harry aveva idea che Piton non glielo avrebbe
rifiutato, se alla richiesta fossero stati presenti altri insegnanti.
Ciò
nonostante, la sorella insisté per accompagnarlo,
così si recarono entrambi
davanti alla sala dei professori ed Harry bussò.
Non
ottenne risposta. Bussò ancora. Niente.
«Secondo
te c’è la probabilità che Piton abbia
lasciato il libro là dentro?» disse Harry,
guardando la sorella. Questa fece
spallucce.
«Vale
la pena tentare.»
Con
il fratello dietro di lei, Metis socchiuse
la porta e sbirciò. Una scena orribile gli si
parò davanti agli occhi. Piton e
Gazza erano nella stanza, soli.
Piton
si teneva il mantello sollevato al disopra
delle ginocchia. Aveva una gamba tutta maciullata e sanguinante. Gazza
gli
stava porgendo delle bende.
«Dannato
coso.» stava imprecando Piton «Come si
fa a tenere a bada tutte e tre le teste contemporaneamente?»
Metis
cercò di chiudere la porta senza far
rumore, ma...
«POTTER!»
Con
il volto contorto dall'ira, Piton si abbassò
rapidamente l'abito per nascondere la gamba. Harry inghiottì.
«Mi
chiedevo soltanto se potevo riavere indietro
il mio libro.»
«USCITE
FUORI! FUORI!»
Harry
e Metis se ne andarono prima che Piton
avesse il tempo di togliere altri punti a Grifondoro, e risalirono di
corsa le
scale guardandosi con espressione sbigottita.
«Ci
sei riuscito?» chiese Ron quando Harry li
ebbe raggiunti.
«Che
cosa è successo?» domandò invece
Gideon,
notando la faccia strana dei suoi amici.
Bisbigliando
a voce bassissima, Harry raccontò
quel che avevano visto.
«Sapete
che cosa significa questo?» chiese Metis
affannosamente alla fine del racconto.
«Il
giorno di Halloween, Piton ha cercato di
eludere la sorveglianza del cane a tre teste!»
«Ecco
dove stava andando quando lo abbiamo visto
noi ragazzi... sta cercando di impadronirsi della cosa a cui il cane fa
la
guardia! E sono pronto a scommettere il mio manico di scopa che
è stato lui a
far entrare il mostro, per creare un diversivo!»
Hermione
li ascoltava con gli occhi sbarrati.
«No...
non lo farebbe mai.» disse «Lo so, non è
molto simpatico, ma non cercherebbe mai di rubare qualcosa che Silente
tiene
sotto stretta sorveglianza.»
«Ma
senti un po', Hermione, credi davvero che
tutti gli insegnanti siano dei santi, o roba del genere?»
rimbeccò Ron.
«Io
sono d'accordo con Harry.» lo interruppe
Gideon «Penso che Piton sia capace di tutto. Ma che cosa sta
cercando? E a che
cosa fa la guardia quel cane?»
I
Malandrini andarono a dormire con quella
domanda che gli ronzava per la testa.
All'alba
dell'indomani, la giornata si
presentava luminosa e fredda.
Per
le undici, tutta la scolaresca era sugli
spalti, intorno al campo di Quidditch. Molti erano armati di binocoli.
Anche se
i sedili potevano sollevarsi in aria, a volte era comunque difficile
seguire
quel che succedeva in campo.
Negli
spogliatoi, Harry, Metis, Gideon e il
resto della squadra stavano indossando la loro divisa scarlatta.
Baston
si schiarì la voce per intimare il
silenzio.
«Allora,
ragazzi...» disse.
«...e
ragazze.» completò la Cacciatrice Angelina
Johnson.
«E
ragazze.» convenne Baston «Ci siamo.»
«Il
gran giorno è arrivato.» disse Fred Weasley.
«Il
gran giorno che tutti aspettavamo da tanto.»
gli fece eco George.
«A
proposito, Potter e Black, quando ci presenterete
Lunastorta?» aggiunse, rivolto ai due ragazzi.
Fu
Metis a rispondere, dal momento che i due
sembravano persi nei loro pessimistici pensieri pre-partita.
«É
venuto oggi a vederci giocare. Dopo la
partita ve lo presentiamo.»
Prima
che i due gemelli potessero lasciarsi
andare in versi di giubilo Baston li interruppe.
«Chiudete
il becco, voi due!» disse, ritornando
al suo discorso «Quella di oggi è la squadra
migliore che Grifondoro ha avuto
da anni. Vinceremo. Lo so.»
Li
guardò come a dire: ‘Altrimenti dovrete fare
i conti con me’.
«Bene.
E’ ora di entrare in campo. In bocca al
lupo a tutti.»
Harry,
Metis e Gideon seguirono Fred e George
fuori dagli spogliatoi ed entrarono in campo salutati da grandi
ovazioni.
Ad
arbitrare la partita sarebbe stata Madama
Bumb che, ritta in mezzo al campo, aspettava le due squadre brandendo
in mano
la sua scopa.
«Mi
raccomando a tutti, voglio una partita senza
scorrettezze.» disse una volta che le due squadre furono
riunite intorno a lei.
Harry
e Gideon notarono che sembrava rivolgersi
in modo speciale al capitano dei Serpeverde, Marcus Flitt, un alunno
del quinto
anno.
I
boati aumentarono.
«FORZA
METIS! FORZA RAGAZZI!» sentirono urlare
distintamente tra la folla, e a quel punto Harry e Gideon, decisamente
più
rilassati di quando erano entrati nel campo, si concessero di fare
qualche
inchino a beneficio del pubblico.
Dopo
un po' la voce di Madama Bumb pose fine al
loro breve attimo di gloria.
«In
sella alle scope, prego!»
I
tre ragazzi salirono in arcione sulle loro
Nimbus Duemila.
Madama
Bumb soffiò forte nel suo fischietto
d'argento e quindici scope si levarono in volo, in alto, sempre
più in alto. La
partita era iniziata.
«...e
la Pluffa è stata intercettata
immediatamente da Angelina Johnson del Grifondoro... che brava
Cacciatrice è
questa ragazza, e anche piuttosto carina...»
«JORDAN!»
«Chiedo
scusa, professoressa.»
A
commentare la partita era Lee Jordan, l'amico
dei due gemelli Weasley, sorvegliato a vista dalla professoressa
Mcgranitt.
«...La
ragazza si muove davvero veloce, lassù.
Effettua un passaggio puntuale a Fred Weasley... indietro
alla Johnson e... no, la Pluffa è stata intercettata dal
capitano del Serpeverde Marcus Flitt, che se la porta via: eccolo che
vola alto
come un'aquila... sta per... no, bloccato da un'ottima azione
del Portiere del Grifondoro Baston, e il
Grifondoro è di nuovo in possesso della Pluffa. Ed ecco il
Cacciatore del
Grifondoro George Weasley... bella picchiata intorno a Flitt, poi di
nuovo
su... AHI!... deve avergli fatto male quel colpo di Bolide dietro la
testa! La
Pluffa ritorna al Serpeverde. Ecco Adrian Pucey che parte a tutta birra
verso i
pali della porta, ma è bloccato da un secondo Bolide
lanciatogli
contro da Metis Potter, la nuova recluta
dei Grifondoro! È davvero un portento! Chi se lo aspettava
che una bambina come
lei avesse tanta forza in corpo...»
«JORDAN!»
«…
comunque, davanti a lei il campo è sgombero,
e si allontana e letteralmente vola via, schiva un micidiale Bolide...
è
davanti alla porta - vai, Angelina! - il Portiere Bletchley si tuffa...
manca
il bersaglio... IL GRIFONDORO HA SEGNATO!»
L'aria
gelida fu saturata dall'applauso dei
Grifondoro e dalle urla e dai fischi dei Serpeverde.
«Spostatevi
un po', voi, scorrete più giù.»
«Hagrid!»
Ron
e Hermione si strinsero per far posto a
Hagrid vicino a loro.
«Finora
ho guardato dalla mia capanna.» disse
Hagrid mostrando orgogliosamente un grosso binocolo che gli pendeva sul
petto «Ma
non è mica lo stesso che allo stadio! Il Boccino finora non
s'è visto, eh?»
«No.»
disse Ron «Finora Harry non ha avuto un
granché da fare, al contrario di Metis e Gideon.»
«FORZA
METIS! DAI GIDEON! BUTTATE GIU’ DA QUELLE
SCOPE QUELLE INFIDE SERPI!» urlò Hermione,
guadagnandosi un’occhiata stupefatta
da parte di Ron che non l’aveva mai vista tanto coinvolta da
qualcosa.
In
alto, sopra le loro teste, Harry correva qua
e là a cavallo della scopa, strizzando gli occhi per
avvistare il Boccino.
Questo faceva parte del piano di gioco che aveva messo a punto insieme a
Baston.
«Tieniti
fuori tiro finché non vedi il Boccino.»
gli aveva detto Baston «inutile esporsi ad attacchi prima del
necessario.»
Quando
Angelina aveva segnato, Harry aveva fatto
un paio di giri della morte per dare sfogo all'euforia, ma ora era
tornato a
scrutare il campo in cerca del Boccino. A un certo punto, aveva
intravisto uno
sprazzo dorato, ma era soltanto un riflesso dell'orologio da polso di
uno dei
gemelli Weasley, e un'altra volta un Bolide aveva deciso di schizzare
verso di
lui come una palla di cannone, ma lui l'aveva schivato e Gideon si era
messo a
inseguirlo.
«Tutto
bene da quelle parti, Harry?» aveva avuto
il tempo di gridargli, mentre colpiva furiosamente il Bolide
indirizzandolo
contro Marcus Flitt.
«Palla
ai Serpeverde.» stava dicendo Lee Jordan
«Il Cacciatore Pucey schiva due Bolidi, Potter, Black e la
cacciatrice Johnson,
e avanza veloce verso... aspettate un attimo... ma quello non era il
Boccino?»
Un
mormorio percorse gli spalti, mentre Adrian
Pucey lasciava cadere la Pluffa, troppo preso a seguire con lo sguardo
il lampo
dorato che gli aveva sfiorato l'orecchio sinistro ed era passato
oltre.
Harry
lo vide. In un impeto di eccitazione, si
tuffò in picchiata dietro quella scia d'oro. Anche il
Cercatore del Serpeverde,
Terence Higgs, lo aveva avvistato.
Testa
a testa, si lanciarono entrambi alla
rincorsa del Boccino, e intanto sembrava che i Cacciatori avessero
dimenticato
il loro ruolo, sospesi a mezz'aria, tutti intenti a guardare.
Harry
era più veloce di Higgs: vedeva la pallina
rotonda che ad ali spiegate risaliva davanti a lui. Diede un'accelerata
potente...
WHAM!
Un boato di rabbia venne dai Grifondoro,
sotto di loro.
Marcus
Flitt aveva bloccato Harry di proposito e
la scopa di Harry sbandò, mentre il ragazzo cercava
disperatamente di reggersi
in sella.
«Fallo!»
gridarono i Grifondoro, mentre Metis e
Gideon gridavano epiteti poco carini all’indirizzo del
Serpeverde.
Madama
Bumb si rivolse a Flitt con parole irate
e poi ordinò un rigore a favore del Grifondoro. Ma, come era
da aspettarsi, in
tutta quella confusione il Boccino era scomparso di nuovo.
Lee
Jordan trovava difficile mantenersi distaccato.
«Quindi...
dopo questa lampante e ignobile
scorrettezza...»
«Jordan!»
ringhiò la professoressa Mcgranitt.
«Voglio
dire, dopo questo fallo palese e
schifoso...»
«Jordan,
ti avverto...»
«E
va bene. Flitt per poco non ammazza il
Cercatore del Grifondoro, il che naturalmente può succedere
a chiunque, quindi
un rigore per i Grifondoro, battuto da George Weasley che mette in rete
senza
difficoltà e il gioco prosegue, con i Grifondoro ancora in
possesso di palla.»
Quando
Harry evitò un altro Bolide che gli passò
pericolosamente vicino alla testa, la sua scopa, d'un tratto, ebbe uno
scarto
pauroso. Per una frazione di secondo, il ragazzo credette di essere sul
punto
di cadere. Si afferrò stretto stretto al manico della scopa
serrando le
ginocchia. Non aveva mai provato niente di simile.
Poi
accadde di nuovo. Era come se la scopa
stesse cercando di disarcionarlo. Ma una Nimbus Duemila non decideva da
sola,
tutto d'un tratto, di disarcionare il suo cavaliere. Harry
cercò di tornare
indietro verso i pali della porta del Grifondoro - aveva una mezza idea
di
chiedere a Baston di far fischiare un intervallo - ma poi si rese conto
che la
scopa non rispondeva assolutamente più ai comandi.
Non
riusciva a sterzare. Non riusciva a
dirigerla dove voleva.
Zigzagava
nell'aria dando dei violenti scossoni
che stavano per disarcionarlo.
Lee
stava ancora commentando.
«Palla
al Serpeverde... Flitt ha la Pluffa...
oltrepassa il primo Weasley... supera il secondo... viene colpito in
faccia da
un Bolide, spero che gli abbia rotto il naso... ma no, professoressa,
sto solo
scherzando... il Serpeverde segna... oh, no...»
I
Serpeverde esultarono. Nessuno sembrava
essersi accorto che la scopa di Harry si stava comportando in modo
strano.
Lentamente, a sbalzi e a strattoni, lo stava trasportando sempre
più in alto,
lontano dal gioco.
D'un
tratto, gli occhi di tutti furono puntati
su Harry: la sua scopa aveva cominciato a fare le capriole, mentre lui
riusciva
a stento a reggersi in sella. Poi tutti gli spettatori trattennero il
fiato.
La scopa aveva dato uno strattone fortissimo e
Harry era stato disarcionato. Ora il ragazzo penzolava giù,
reggendosi al
manico con una sola mano.
«È
successo qualcosa alla scopa quando Flitt lo
ha bloccato?» sussurrò Seamus.
«Impossibile.»
disse Hagrid con voce tremante «Niente
può fare ammattire una scopa tranne una potente magia
nera... e nessuno dei
ragazzi sarebbe capace di fare una cosa simile a una Nimbus
Duemila.»
A
queste parole Hermione afferrò il binocolo di
Hagrid, ma anziché guardare in alto verso Harry,
cominciò febbrilmente a
scrutare le file del pubblico.
«Ma
che diavolo stai facendo?» chiese Ron con la
faccia livida.
«Lo
sapevo!» ansimò Hermione «Piton...
guarda!»
Ron
afferrò il binocolo. Piton stava sulla gradinata
dirimpetto alla loro, teneva gli occhi fissi su Harry e mormorava
qualcosa
sottovoce.
«Sta
facendo il malocchio alla scopa.» disse
Hermione.
«E
ora che facciamo?»
«Lascia
fare a me.»
Prima
che Ron potesse proferire un'altra sola
parola, Hermione era scomparsa. Ron puntò di nuovo il
binocolo su Harry: la
scopa stava vibrando così forte che sarebbe stato
praticamente impossibile
tenercisi
attaccato ancora a lungo. Gli
spettatori erano tutti in piedi, e guardavano inorriditi, mentre la
sorella e
Gideon volavano in suo soccorso, cercando di trarlo in salvo su una
delle loro
scope, ma invano: ogni volta che gli si accostavano, la scopa di Harry
faceva
un balzo più in alto. Allora scesero di quota e si disposero
in cerchio sotto
di lui, sperando di riuscire ad afferrarlo al
volo quando fosse caduto.
Marcus
Flitt, impossessatosi della Pluffa, segnò
cinque volte senza che nessuno se ne accorgesse.
«Dai,
Hermione, sbrigati!» mormorava Ron
disperato.
Hermione
si era fatta largo tra gli spettatori
per raggiungere il palco dove si trovava Piton e ora stava correndo
lungo la
fila di sedili alle spalle di lui; non si fermò neanche per
chiedere scusa al
professor Raptor, quando lo urtò facendolo cadere a faccia
avanti.
Una
volta raggiunto Piton, si accucciò, tirò fuori
la bacchetta magica e bisbigliò alcune parole scelte con
cura. Dalla sua bacchetta
sprizzarono delle fiamme blu che andarono a colpire l'orlo dell'abito
di
Piton.
Ci
vollero forse trenta secondi perché Piton si
rendesse conto di aver preso fuoco, e un improvviso grido di dolore
fece capire
alla ragazza che aveva ottenuto il suo scopo. Richiamò il
fuoco e lo rinchiuse
in un piccolo barattolo, se lo mise in
tasca, e rifece il percorso inverso. Piton non avrebbe mai saputo quel
che era
successo, ma era bastato. Su in aria, Harry riuscì d'un
tratto a rimettersi a
cavallo della sua scopa e stava scendendo in picchiata verso terra
quando gli
spettatori lo videro mettersi una mano a coppa sulla bocca come se
stesse per
dare di stomaco: cadde carponi sul terreno di gioco,
tossì... e qualcosa di
dorato gli cadde in mano.
«Ho
preso il Boccino!» gridò agitandolo sopra la
testa, e la partita terminò nel caos generale.
«Non
l'ha preso, l'ha quasi inghiottito»
strillava Flitt ancora venti minuti dopo, ma tanto non aveva
importanza. Harry
non aveva violato nessuna regola e Lee Jordan stava ancora annunciando a
squarciagola
il risultato: il Grifondoro aveva
vinto per centosettanta a sessanta.
«Siete
stati grandi ragazzi.» disse Remus,
quando accolse Harry, Metis e Gideon fuori dallo spogliatoio di
Grifondoro dopo
la partita.
«REMUS!»
urlarono i tre, e si fiondarono tra le
sue braccia.
L’uomo
li abbracciò con affetto prima di
staccarsi e guardarli per bene.
«Siete
proprio cresciuti… mi sembra ieri che vi regalai
la vostra prima
scopa e adesso avete già
vinto la vostra prima partita! A proposito, ma cosa è
successo alla tua scopa,
Harry?» domandò, preoccupato «Mi
sembrava che non ne avessi più il controllo
ma, prima che potessi fare qualcosa, eri già montato in
sella. Stai bene
adesso?»
Harry
alzò gli occhi al cielo.
«Sì,
mamma. Mi ero un po’ spaventato all’inizio,
ma adesso mi rode solo che questo ha permesso alle serpi di segnare
qualche
punto!»
«Non
prenderla sul ridere.» lo ammonì Metis
«Qualcuno
ha maledetto la tua scopa e nessuno ci assicura che non ci possa
riprovare.»
Prima
che Harry potesse replicare, Remus
interruppe i due cacciando fuori due pacchi.
A
Metis si illuminarono gli occhi.
«Sono
quelli gli oggetti che appartenevano ai
nostri genitori?!»
Improvvisamente
anche Harry e Gideon si fecero
attenti, e in un attimo stapparono i due pacchi dalle braccia di Remus.
«Si,
sono proprio quelli. Quello verde è per te
e per Harry, mentre quello azzurro per Gideon. Sapete,
alla vostra età Lily ed Emmeline tenevano dei diari nei
quali
scrivevano rispettivamente le pozioni e gli incantesimi che
inventavano. Li
avevano dati a me quando avevano capito che Voldemort dava loro la
caccia,
facendomi promettere che ve li avrei dati una volta entrati ad
Hogwarts. Mi era
completamente passato di mente fino a qualche tempo fa, ma ora credo
sia il
momento che li abbiate voi.
Oltre
agli incantesimi e alle pozioni, in quei
diari ci sono anche i pensieri che hanno accompagnato le vostre madri
negli
anni qui ad Hogwarts. Io non li ho letti, ma credo che grazie a questi
imparerete
a conoscerle meglio.»
Remus
guardò le espressioni dei tre ragazzi e si
commosse vedendoli tutti, in special modo Gideon, con gli occhi lucidi.
Sapeva
che lui era quello che, fra tutti, aveva sofferto di più per
la mancanza dei
genitori. Remus non aveva saputo dirgli quasi nulla su suo padre
perché non lo
aveva conosciuto, e quello che sapeva su sua madre era poco e niente.
Quel
diario era quindi quanto di più concreto potesse
dargli per permettergli di formarsi finalmente un’idea
precisa su come fosse
stata Emmeline Vance.
All’improvviso
due figure si avvicinarono al quartetto,
e Gideon e Metis nascosero subito i due diari stampandosi poi in faccia
un
sorriso che ritenevano allegro.
I
due gemelli Weasley fissarono Remus con uno
sguardo reverenziale.
«Sei
tu Lunastorta?» dissero all’unisono.
«S-si,
sono io.»
Gideon,
Metis ed Harry scoppiarono a ridere
vedendo la faccia un po’ spaventata di Remus, il quale
sembrava aver già
inquadrato il carattere dei due gemelli.
«Remus,
ti presentiamo Fred e George Weasley,
sono loro che ci hanno dato la mappa. Fred, George, questo è
Remus Lupin, per
gli amici Lunastorta, terzo malandrino per eccellenza!» disse
Harry, facendo le
presentazioni.
Vide
Fred e George accennarsi un sorrisetto
malefico d’intesa prima di trascinare di peso un povero ed
esterrefatto Remus
verso il castello.
«Ron
ed Hemione vi aspettano da Hagrid, a
proposito…»
«…e
salutate Lunastorta perché adesso ce lo
prendiamo un attimo noi…»
«…Raccontaci
tutti i tuoi più oscuri segreti o
Grande Portatore di Misfatti!»
Dopo
aver salutato da lontano Remus ed avergli
promesso di scrivergli presto, Harry, Gideon e Metis si avviarono verso
la
capanna di Hagrid dove, davanti ad una tazza di tè, insieme
a Ron e a Hermione
iniziarono a discutere circa l’incidente avvenuto durante la
partita.
«É
stato Piton.» spiegava Ron «Hermione e io lo
abbiamo visto: stava lanciando una maledizione sulla tua scopa,
borbottava e
non ti levava gli occhi di dosso.»
«Stupidate!»
disse Hagrid che non aveva sentito
una sola parola di quel che era accaduto a un passo da lui, sugli
spalti.
«E
perché mai Piton doveva fare una cosa del
genere?»
I
cinque Malandrini si guardarono l'un l'altro,
chiedendosi che cosa dovessero dirgli. Harry decise per la
verità.
«Ho
scoperto qualcosa sul suo conto.» disse a Hagrid
«Il giorno di Halloween, ha cercato di eludere la guardia del
cane a tre teste.
E quello lo ha morso. Crediamo che volesse rubare quello che il cane
sorveglia,
qualunque cosa sia.»
Hagrid
si lasciò cadere di mano la teiera.
«E
voi che ne sapete di Fuffi?»
«Fuffi?»
«Sì...
è mio... l'ho comperato da un tizio, un
greco che ho incontrato al pub l'anno scorso... L'ho prestato a Silente
per
fare la guardia a...»
«Sì?»
disse Metis, desiderosa di saperne di più.
«No,
non chiedetemi niente altro.» disse Hagrid
scontroso «Éuna cosa segretissima!»
«Ma
Piton sta cercando di rubarlo!»
«Stupidate!»
tornò a ripetere Hagrid «Piton è un
insegnante di Hogwarts, vuoi che faccia una cosa del genere?»
«E
allora perché poco fa ha cercato di ammazzare
Harry!» gridò Hermione.
A
quanto pareva, gli avvenimenti di quel
pomeriggio le avevano fatto cambiare idea sul conto di Piton.
«Senti
un po' Hagrid, io lo capisco quando qualcuno
sta facendo il malocchio, ho letto tutto sull'argomento! Bisogna
mantenere il
contatto visivo, e Piton non batteva neanche le palpebre. L'ho visto
benissimo!»
«E
io vi dico che prendete un granchio.» disse
Hagrid accalorandosi.
«Non
so perché la scopa di Harry si è comportata
in quella maniera, ma Piton non cercherebbe mai di ammazzare uno
studente! E
ora statemi bene a sentire tutti e cinque: vi state immischiando in
cose che
non vi riguardano. E’ pericoloso. Scordatevi del cane,
dimenticate a cosa fa la
guardia. Questa è tutta una faccenda fra Silente e Nicolas
Flamel...»
«Aha!»
disse Gideon, con aria soddisfatta «Allora
c'è di mezzo qualcuno che si chiama Nicolas
Flamel!»
Sul
volto di Hagrid si dipinse un'espressione
furente e indispettita, e cinque ritenerono fosse meglio andarsene
prima di
farlo arrabbiare ulteriormente.
Giunti
al castello, continuarono a discutere su
ciò che avevano appena appreso dal guardiacaccia
finchè Gideon non si fermò di
botto ed assunse un ghignetto malandrino.
«Ragazzi,
che ne dite di fare uno scherzo a
qualche Serpeverde? Sapete, ho proprio bisogno di ritornare alla
vecchia
routine. Nell’ultimo periodo i Malandrini non si sono fatti
sentire e ho paura
che le nostre carissime serpi ci abbiano dimenticati.» disse
con tono
fintamente sconsolato mentre gli altri lo guardavano un po’
interdetti a causa
del brusco cambio di argomento, poi Metis gli restituì il
ghigno e prese dalla
tasca della divisa la Mappa del Malandrino che ormai portava sempre con
sé.
«Giuro
solennemente di non avere buone
intenzioni.» disse, e diede uno sguardo veloce sulla mappa
prima di richiuderla
con un ‘Fatto il misfatto’.
Si
rivolse ai suoi amici e i suo capelli iniziarono
a cambiare colore, come al solito quando aveva qualcosa in mente.
«Sbrighiamoci,
al terzo piano c’è Marcus Flitt
che sta parlando con la professoressa Mcgranitt. È una buona
occasione per
fargliela pagare per essersi approfittato del malocchio alla scopa di
Harry per
fare punti.»
Tra
gli sguardi un po’ sorpresi degli altri che
non l’avevano mai vista esternare così palesemente
la sua vena malandrina,
Metis raggiunse il terzo piano e si nascose dietro una colonna dalla
quale
poteva vedere benissimo il capitano dei Serpeverde discutere
animatamente con
una Mcgranitt piuttosto scocciata per la vittoria secondo lui non
valida da
parte dei Grifondoro.
«Che
cosa vuoi fare?» sussurrò Gideon, appena
arrivato dietro di lei con gli altri.
Metis
gli rivolse un sorrisetto malizioso
alzando la sua bacchetta e puntandola verso la sua vittima.
«Sai,
tua madre non era la sola alla quale
piaceva inventare nuovi incantesimi. Scorae Vulgaris.»
Dopo
aver pronunciato la formula in tutto il
corridoio si sentì un rumore di un peto.
La
Mcgranitt guardò stupefatta il Serpeverde.
«Signor
Flitt! Si contenga per l’amor del cielo!»
«Professoressa,
non sono stato io!» provò a
difendersi il Serpeverde, prima che un’altra scorreggia lo
contraddicesse.
La
Mcgranitt lo guardò schifata per un secondo
prima di riprendere la sua tipica aria severa.
«10
punti in meno a Serpeverde! La aspetto
domani sera nel mio ufficio per scontare la sua punizione, e se
continua così le
toglierò il doppio dei punti!» disse, prima di
avviarsi verso la sala
professori.
All’improvviso
un altro peto la costrinse a
voltarsi.
«20
punti in meno a Serpeverde.» disse, prima di
allontanarsi definitivamente e lasciare che il Serpeverde facesse lo
stesso.
Per
tutto il tragitto fino alla sua sala comune,
Marcus Flitt continuò ad emettere scorregge nauseabonde che
non smisero fino
alla mattina dopo, con grande scorno dei suoi compagni di casa.
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
Eccomi
di nuovo! Che ne pensate come primo
scherzo di Metis? Finalmente si sta comportando come una vera
Malandrina! Poi
quando lei e Gideon inizieranno a leggere i diari delle loro madri si
vedranno
delle belle! Alla prossima!
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Capitolo 12 *** Capitolo 11 - Caro diario, sono Lily Evans ***
Metis
ed
Harry Potter erano seduti sul divanetto della loro sala comune
godendosi il
calore che emanava il caminetto. Erano le dieci passate e,
approfittando del
fatto che erano rimasti soli, avevano deciso di iniziare a leggere il
diario di
quando la loro mamma andava ad Hogwarts.
Metis
aprì la prima pagina e lesse ad alta voce.
1
settembre 1971
Caro
diario,
mi chiamo
Lily Evans, ho undici anni e sono una strega! Hai
capito bene, non ti sto prendendo in giro! Adesso io e il mio migliore
amico
Severus Piton ci troviamo esattamente sul treno per andare ad Hogwarts
la
scuola di magia e stregoneria più famosa al mondo.
Poco fa
nello scompartimento che abbiamo occupato io e il mio
amico sono entrati due ragazzi pestiferi! Hanno detto di chiamarsi
James Potter
e Sirius Black ed hanno iniziato subito a prendere in giro Severus solo
perché
ha detto che vuole andare nella casa Serpeverde. Come se ci fosse
qualcosa di
male poi! Caro diario, ho deciso, farò del mio meglio per
evitare quei due
sbruffoni per tutto il tempo in cui starò ad Hogwarts.
Speriamo solo di non
capitare nella stessa casa…
Scusa ma
adesso ti devo lasciare, ci stanno avvisando che
siamo quasi arrivati a destinazione e che dobbiamo indossare le divise.
Ti
scriverò appena sarò in dormitorio! Baci, Lily
Caro
diario,
sono una
Grifondoro! Adesso mi trovo nel mio dormitorio rosso
e oro in compagnia delle mie compagne di stanza: Alice Johnson, Mary
McDonald,
Marlene McKinnon ed Emmeline Vance. Sembrano tutte molto simpatiche e
credo che
diventeremo tutte ottime amiche! C’è solo una cosa
che mi dispiace molto,
Severus è stato smistato a Serpeverde e in questo modo non
ci potremo vedere
più come prima, anche se sono sicura che la nostra amicizia
non ne risentirà.
Un’altra cosa, Potter e Black, per mia grande sfortuna, sono
stati smistati
anche loro a Grifondoro. Li detesto tutti e due! Soprattutto Potter!
Non fa
altro che scompigliarsi i capelli e darsi arie credendosi chi sa chi.
Non vedo
l’ora che inizino le lezioni di domani così
potrò imparare a fare incantesimi!
Spero davvero di essere all’altezza, dopotutto sono una
mezzosangue e forse gli
altri bambini sapranno più cose di me riguardo la magia. Ora
vado a dormire,
sennò domani non riuscirò ad alzarmi. Buona notte.
4
settembre 1971
Caro
diario,
è
stupendo essere una strega! Le lezioni sono così
interessanti! Il professor Lumacorno, l’insegnante di
pozioni, ci ha fatto
preparare una pozione contro i foruncoli e sono orgogliosa di dirti che
io e
Severus siamo stati i migliori, abbiamo guadagnato cinque punti a testa
perché
le nostre pozioni erano perfette. Potter e Black invece, con mia grande
soddisfazione, si sono dimostrati totalmente incapaci in questa materia
e sono
riusciti a fondere il loro calderone. Ah che goduria.
Purtroppo per me
durante la lezione di trasfigurazione quei due si sono dimostrati molto
abili e
sono riusciti, come me d’altronde, a trasfigurare al primo
colpo il fiammifero
in un ago e dal momento che le mie amiche erano in
difficoltà ho passato il
resto dell’ora ad aiutarle.
Anche la
lezione di incantesimi è stata molto interessante,
per non parlare poi di quella di volo! Semplicemente adoro volare! Ho
sentito
che a quelli del primo anno non è concesso di entrare in una
squadra, peccato…
comunque ho deciso che mi comprerò assolutamente una scopa
così da potermi
allenare in estate. Il prossimo anno il ruolo di battitrice nella
squadra di
Grifondoro sarà mio, parola di Lily Evans!
Lo sai?
Come avevo creduto all’inizio io e le mie compagne di
dormitorio siamo diventate già amiche!
Abbiamo
molto in comune e ci divertiamo da matti insieme!
Alice è un po’ la mammina del gruppo, Marlene
è un maschiaccio sempre pieno di
idee, Mary era un po’ timida all’inizio ma a mano a
mano si è rivelata una
ragazza con la battuta sempre pronta, mentre Emmeline…
è semplicemente Emmeline.
Vado molto
d’accordo soprattutto con lei. È una ragazza molto
intelligente, abile in incantesimi e le piace disegnare. In questi
giorni anche
se siamo sommersi dai compiti io e le altre ragazze, quando non siamo
importunate dagli scherzi di Potter e della sua combriccola, abbiamo
imparato a
conoscerci e la sera scorsa abbiamo fatto un patto: saremo migliori
amiche per
sempre, qualunque cosa accada.
Lo so,
è strano fare una promessa del genere a delle ragazze
che conosco da poco, ma so di potermi fidare.
Adesso
devo fare un tema per la professoressa McGranitt, Ciao!
1 ottobre
1971
Caro
diario,
ti prego
scusami se non ti aggiornato sugli ultimi
avvenimenti! Nell’ultimo mese tra i compiti, le mie amiche e
l’utilizzo di
scorciatoie per evitare Potter sono tornata in dormitorio sempre stanca
morta.
Si, hai
letto bene, sto proprio evitando Potter.
Quel
ragazzino…bah… guarda non so nemmeno come
definirlo. Per
chi sa quale astruso motivo si è fissato con me e sta
facendo di tutto per
darmi fastidio! L’altro giorno mi ha alzato la gonna davanti
tutta la sala
grande… non sai che imbarazzo! Ma non mi solo messa a
piangere non
preoccuparti, anzi, dovevi vedere la faccia che ha fatto quando gli ho
dato un
pugno! Impagabile! Mi ha fissata con un’espressione
sbalordita mentre il suo
amico Black rideva con la sua risata simile ad un latrato.
Finalmente
adesso sono servite a qualcosa le lezioni di
karate che mio padre ha insistito che io e Petunia, mia sorella
maggiore,
frequentassimo.
A
proposito di Petunia, si rifiuta di rispondere alle mie
lettere. Severus dice che è solo gelosa perché io
sono una strega e lei no. Ma
che differenza fa? Siamo sempre sorelle no? Comunque sono sicura che
quando
tornerò a casa in estate le sarà passata
l’arrabbiatura e torneremo a
divertirci insieme come al solito.
Lo sai? Io
ed Emmeline stiamo studiando insieme il modo per
inventare io nuove pozioni e lei nuovi incantesimi. Si, sono a
conoscenza del
fatto che siamo entrambe al primo anno, ma le lezioni per me stanno
diventando
troppo facili dopo aver appreso le basi. Al momento io e la mia amica
ci stiamo
recando ogni giorno in biblioteca per trovare qualche informazione che
possa
aiutarci, ma purtroppo l’unica cosa che siamo riuscite a
inventare per ora è
uno stupido incantesimo che fa scivolare le persone e una pozione
inutile
capace di allungare i capelli e le unghie.
Per
l’incantesimo basta pronunciare
‘Lubricus’ nel punto in
cui si vuole rendere scivoloso il pavimento e ogni persona che ci
passerà non
potrà fare a meno di scivolare! Per far smetter l'effetto
bisogna semplicemente
pronunciare ‘Finite Incantatem’. È la
classica formula per i contro incantesimi.
Per la
pozione invece mi sono limitata ad unire tre aculei di
porcospino, un pelo di unicorno e tre gocce di succo rigenerante e 10
ml di
bava di lumaca prima di girare due volte in senso orario. Bisogna
aggiungere
sulle unghie e sui capelli tante gocce quanti sono i centimetri in
più che
vogliamo ottenere. Io credo che sia una pozione inutile, ma Mary dice
che sono
stata geniale perché in questo modo chi, come lei, si mangia
le unghie ed ha i
capelli corti alle spalle può sperare di diventare una
principessa con lunghi
capelli fluenti e mani perfette.
Comunque,
in biblioteca ho fatto amicizia anche con altri due
ragazzi, Remus Lupin e Frank Paciock.
Erano
molto affabili e simpatici, quindi non ti dico la mia sorpresa
quando ho scoperto che erano nella stessa stanza di Black e Potter, e
che Remus
addirittura faceva parte del gruppo che qui due avevano formato insieme
ad un
altro ragazzino di nome Peter Minus. A quanto pare si facevano chiamare
i
malandrini. Bah, un nome più stupido secondo me non lo
potevano trovare.
Remus e
Frank ad ogni modo sono simpatici, ed io ed Emmeline
abbiamo deciso di continuare la nostra amicizia con loro anche se le
loro
compagnie sono alquanto discutibili.
Ora vado,
cercherò di aggiornarti al più presto anche se la
vedo dura tra le nuove pozioni da inventare, gli incantesimi, le
lezioni, James
Potter e le punizioni che dovrò scontare per colpa sua.
Un
abbraccio, Lily
2 novembre
1971
Caro
diario,
oggi
è il compleanno di Severus, oltre che il giorno dei
morti.
Lo so.
È alquanto macabro essere nati in questo giorno ma,
dopotutto, non si sceglie quando nascere.
Questa
mattina mi sono avvicinata a l tavolo dei Serpeverde
per fargli gli auguri ma, con mia sorpresa, non c’era. Ho
provato a cercarlo in
tutto il castello ma di lui non c’era traccia
così, temendo il peggio, mi sono
recata in infermeria dove l’ho trovato con un braccio
fasciato in un lettino.
Dopo
avergli chiesto spiegazioni mi sono infuriata nel sapere
che erano stati i suoi compagni di dormitorio a ridurlo così.
«Hanno
detto che se volevo entrare nel loro gruppo dovevo
buttarmi in picchiata sulla scopa da un’altezza di 10 metri.
Ci sono riuscito.
Adesso sono uno di loro.»
Sono
rimasta esterrefatta nel vedere che sorrideva soddisfatto
nel dirlo. Quale persona sana di mente farebbe una cosa del genere?
Da quando
il mio Sev faceva cose del genere per avere
l’approvazione degli altri?
Senza
commentare gli diedi il mio regalo di compleanno, un
libro di pozioni avanzate, e gli feci gli auguri.
Dopo aver
ascoltato le sue raccomandazioni di non fare alcuno
scherzo ai suoi nuovi amici, sono uscita dall’infermeria con
un’espressione
interdetta.
Che senso
ha ottenere l'amicizia di persone così?
25
dicembre 1971
Caro
diario,
sono molto
triste. Ero venuta a sapere che agli studenti era
permesso di tornare a casa per le vacanze natalizie e questa era la mia
intenzione soprattutto per vedere mamma, papà e Tunia,
quando mi è arrivata una
lettere di quest’ultima che mi ‘invitava
gentilmente’ a non tornare a casa
perché la mia stranezza non era la benvenuta. A malincuore
ho scritto una
lettera ai miei genitori dicendogli che sarei rimasta ad Hogwarts per
Natale e
poi sono corsa in dormitorio a piangere. Quando ho raccontato alle mie
amiche
della lettera di mia sorella loro si sono infuriate molto e in meno di
un
secondo avevano avvertito i loro genitori che sarebbero rimaste anche
loro ad
Hogwarts per le vacanza Natalizie.
«Figuriamoci
se ti lasciamo qui tutta sola a Natale» ha detto
Marlene.
Purtroppo
Severus tornerà a casa da sua madre Eileen, e
questo un po’ mi dispiace perché speravo almeno in
queste vacanze di poter
trascorrere un po’ di tempo con lui.
Da quando
è iniziata la scuola e siamo stati smistati in case
diverse il nostro rapporto è un po’ cambiato ma,
nonostante non ci frequentiamo
più come prima, lui è sempre disponibile quando
ho bisogno di qualcosa e lo
stesso io con lui.
Oggi
è la sera di Natale e posso dirti in tutta franchezza
che è stato tra i migliori della mia vita. Ho ricevuto molti
regali dai miei
genitori, le mie amiche, Severus, Remus, Frank e, non ci crederai mai,
anche da
quel rompiscatole di James Potter.
Anche se
del suo regalo ne avrei fatto volentieri a meno.
Andiamo, solo una persona con un ego smisurato regalerebbe un album
pieno di
foto sue ad una sua compagna di scuola! Però devo ammettere
che mi ha fatto
ridere come non mai e ho conservato l’album
nell’armadio solo per ripescarlo
nei momenti in cui sarò particolarmente triste.
Adesso
vado, le mie amiche mi stanno chiamando per finire di
mangiare i dolci rimanenti del banchetto in sala grande.
Buon
Natale, Lily
31
dicembre 1971
Caro
diario,
oggi
è l’ultimo dell’anno e mancano pochi
minuti a
mezzanotte. Io e le mie amiche abbiamo già preparato i
fuochi da sparare per
festeggiare.
Due minuti
fa mi è arrivato un bigliettino da parte di Potter.
«Cara
Evans, quali sono i tuoi buoni propositi per l’anno
nuovo?
Io il mio
già lo so. Rubare un bacio ad una stupenda bambina
dai capelli rossi.»
Secondo te
devo preoccuparmi?
30 gennaio
1972
Caro
diario,
TANTI
AUGURI A ME, TANTI AUGURI A ME, TANTI AUGURI A LILY
EVANS TANTI AUGURI A MEEEE!!
Oggi
è il mio compleanno, Oggi è il mio compleanno,
Oggi è il
mio compleanno.
Assurdo!
Sono euforicissima! Finalmente compio 12 anni, mi
sto facendo grande vedi?
Le mie
amiche mi hanno organizzato una festa a sorpresa nella
nostra sala comune con tanto di striscioni e cose da mangiare!
I
malandrini per l’occasione si sono anche risparmiati dal
fare scherzi a qualcuno.
James
Potter, come a Natale, mi ha fatto un regalo e,
stranamente, questo mi è piaciuto. Si tratta semplicemente
di un giglio bianco
che non appassirà mai grazie ad un incantesimo che lui ci ha
fatto.
Devo dire
che quando non si mette d’impegno per fare l’idiota
Potter è davvero dolce, carino e simpatico, peccato che io
abbia cambiato idea
poco dopo!
Infatti
quel farabutto si è permesso di darmi un bacio sulla
guancia senza il mio permesso! Ti rendi conto! È stato il
bacio rubato che mi
aveva preannunciato a capodanno!
Neanche a
dirlo sono arrossita come un peperone e gli ho
rifilato un ceffone davanti a tutti mettendomi a strepitare come un
ossessa tra
le risate dei nostri compagni Grifondoro. Ok, devo ammetterlo, forse
avevo un
tantino esagerato, ma la mia furia non ha fatto altro che aumentare
quando
Potter ha iniziato a ghignare soddisfatto e Black ha iniziato a ridere
con la
sua ormai tipica risata canina.
Per
fortuna se ne sono saliti subito nella loro stanza così
ho potuto continuare a divertirmi con le mie amiche fino a mezzanotte
quando ci
siamo addormentate sul mio letto.
Sono
fortunata ad avere delle amiche come loro, voglio molto
bene a tutte quattro, ma avrei voluto che fosse stato presente anche
Severus.
31 gennaio
1972
Caro
diario,
Severus
oggi mi ha chiesto scusa per non avermi fatto gli
auguri il giorno del mio compleanno. Lo ammetto, un po’ ci
sono rimasta male,
ma poi l’ho perdonato.
Mi ha
regalato un manuale per la creazione di pozioni ed
incantesimi. Ci sarà molto utile a me e ad Emmeline.
14
febbraio 1972
Caro
diario,
mi sono
rinchiusa in uno sgabuzzino del settimo piano
cercando di sfuggire a quell’idiota di James Potter.
È assurdo come un bambino
di undici anni riesca ad essere tanto irritante. Oggi, dal momento che
è San
Valentino, ha avuto la bella pensata di farmi comparire ogni dieci
minuti un
rosa davanti (che io provvedo a spedire in dormitorio attraverso
l’incantesimo
‘Velox transporto’ che abbiamo inventato io ed
Emmeline in cui devo solo
concentrarmi sulla destinazione dell’oggetto prima di
pronunciare l’incanto ).
Mi sta
facendo impazzire!
Le mie
amiche, che ridono di tutta questa faccenda, dicono
che forse il caro Potter si è innamorato di me.
Sciocchezze.
È
impossibile innamorarsi ad 11 anni e ad ogni modo io non lo
ricambio.
Troppo
superficiale per i miei gusti.
D’altra
parte forse dovrei anche ringraziarlo, è tutto merito
del fatto che devo imparare nuove tecniche per evitarlo che io ed
Emmeline
siamo riuscite ad inventare nuove pozioni ed incantesimi. È
stato facile farlo
una volta appresa la base descritta nel manuale regalatomi da Severus.
Al momento
nel nostro elenco di invenzioni c’è la pozione
della memoria, la pozione del riscaldamento (molto utile in inverno),
l’incanto
della lettura veloce (basta pronunciare sui libri che bisogna studiare
‘Lectura
libros’ e in un attimo tutte le nozioni le impari a memoria,
incanto molto
utile in vista dei compiti in classe e quando non si ha voglia di
studiare), e
l’incanto dell’immagine riflessa che permette di
riprodurre su carta un immagine
riflessa nella mente pronunciando l’incanto 'Reflectere imago
mentis'.
Grazie
agli studi che io e la mia amica abbiamo intrapreso
siamo arrivate ad un livello ben al di sopra di quelli del primo anno.
Mi
complimento con noi stesse.
Adesso
scappo. Avevo promesso ad Alice che l’avrei
accompagnata al campo da Quidditch per vedere i suoi amici d'infanzia
Fabian e
Gideon Prewett allenarsi, e poi che l’avrei aiutata a cercare
la loro sorella
minore Molly Prewett perché deve restituirle un libro che le
aveva prestato.
Do
un’occhiata in giro per non incrociare Potter e poi
vado.
Ciao ciao!
27 marzo
1972
Caro
diario,
oggi
è il compleanno di Potter e, dal momento che lui mi ha
fatto un regalo al mio compleanno, ho deciso di ricambiare.
Dato che a
lui piace giocare a Quidditch, come cercatore, e
che ha intenzione di presentarsi per i provini della squadra il
prossimo anno,
gli ho regalato un boccino d’oro per esercitarsi. Speriamo
non si monti troppo
la testa.
22 maggio
1972
Caro
diario,
gli esami
di fine anno sono quasi conclusi. Ormai tutta la
scuola è in fibrillazione per l’inizio
dell’estate. Io, Lène, Mary, Ali ed Emmy
passiamo le giornate sotto la grande quercia nel parco di Hogwarts per
ripetere
gli ultimi argomenti e allo stesso tempo goderci quelle giornate di
sole che ci
impediscono di rintanarci in biblioteca.
Da lontano
scorgo sempre Severus e, timidamente, lo saluto.
Lui
ricambia ogni volta senza avvicinarsi.
Il nostro
rapporto non è più come quello di un tempo, e
anche
se è passato solo un anno sembra che le diverse case di
appartenenza abbiano
condizionato i nostri comportamenti.
Spero
vivamente che una volta tornati a Spinner End tutto
ritornerà come prima e che saremo di nuovo amici come al
solito.
Scaccio
via questi pensieri malinconici per informarti di una
cosa: James Potter è uno sbruffone!
Si
è così montato la testa per il regalo che gli ho
fatto che
adesso non molla più quello stramaledetto boccino
d’oro lanciandoselo in aria e
riafferrandolo tra le risatine di quasi tutte le femmine del nostro
anno.
Inoltre non la smette più di scompigliarsi i capelli
rendendoli ancora più
impossibili di come non siano già.
L’ho
già detto che è insopportabile?
Il bello
è che devo anche sentirmi dire da Lène e dalle
altre
che, forse, sotto sotto, a me piace Potter. Certo, come se fosse
possibile!
Adesso
vado, sennò se Potter mi individua mi prenderò
un’
altra punizione per avergli fatto un incantesimo. Che poi non capisco
il motivo
per cui ogni volta che lo stendo con un incanto vedo lui sorridere come
un’idiota, Sirius Black fare un sorrisetto divertito, i cari
Remus e Frank
scuotere la testa sconsolati e Peter Minus guardare il quadretto
indeciso su
cosa fare.
Bah,
maschi! Chi li capisce è bravo.
1 giugno
1972
Caro
diario,
il mio
primo anno ad Hogwarts si è finalmente concluso. I
risultati degli esami devono arrivarci a breve e tutti siamo
nell’ansia più
totale.
A momenti
dobbiamo salire sul treno che ci porterà al binario
9 ¾ a Londra dove dopo un anno potrò rivedere
finalmente i miei genitori e
Petunia. Sono certa che le è passata
l’arrabbiatura di non essere una strega.
L’unico mio rimpianto è che non potrò
vedere le mie amiche per 2 interi mesi,
anche se naturalmente ci scriveremo ogni settimana se non ogni giorno.
Mi
mancheranno quelle quattro scapestrate ed è un peccato che
non possiamo passare qualche giorno l’una nella casa
dell’altra solo per il
fatto che siamo ancora troppo piccole. Che strazio!
Io ed
Emmeline ci siamo ripromesse di inventare nuove pozioni
ed incantesimi e di tenerci in contatto mediante le nostre nuove
scoperte: gli
specchietti comunicanti.
Caro
diario, non hai nemmeno idea di come ne sono venuta in
possesso e, a dirtela tutta, neanche io ho ben chiaro cosa è
successo qualche
giorno fa.
Io e le
mie amiche ci stavamo disperando per il fatto di
poterci sentire solo mediate missiva quando all’improvviso la
mia bacchetta si
è illuminata di botto. Ti giuro, io non avevo detto nessun
incantesimo!
Comunque
la luce ha colpito il vetro di una finestra presente
nella nostra camera e in un attimo da essa si sono staccati cinque
pezzi di
vetro perfettamente identici.
Ci abbiamo
messo un po’ per capire come funzionavano ma
adesso siamo strafelici di poterci sentire e vedere in qualsiasi
momento senza
dipendere dai gufi!
Anche se
il comportamento della mia bacchetta mi ha lasciata
basita. Certo, Olivander mi aveva detto che la mia è molto
rara e speciale ma
non aveva accennato al fatto che fosse capace di interpretare il mio
volere e
di produrre incantesimi senza che io ne conoscessi la formula.
Credo che
svolgerò una ricerca sull’argomento…
Ti
aggiornerò al più presto raccontandoti di come si
stanno
svolgendo le mie vacanze. Baci, la tua quasi alunna del secondo anno!
Metis
chiuse il diario della madre reprimendo a
stento uno sbadiglio. Voltandosi, vide che suo fratello Harry si era
già
addormentato sul divano.
Stringendosi
il diario al petto si stese di fianco
al gemello.
Quella
notte, per la prima volta dopo tanto tempo,
sognò di nuovo i suoi genitori.
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Capitolo 13 *** Capitolo 12 - Il diario di Emmeline Vance ***
«Hei
amico, perchè quella faccia?» disse George Weasley
all’indirizzo di
Gideon Black, il quale stava stravaccato su una poltrona della Sala
Comune di
Grifondoro senza saper bene cosa fare.
«Cerco un posto dove stare tranquillo, devo… fare
una cosa.» disse Gideon al
rosso «Puoi aiutarmi?»
George rimase pensieroso per un po’ prima di avere
un’illuminazione.
«Ma certo! Ci sarebbe la Stanza delle
Necessità!»
«La cosa?» chiese Gideon stranito.
«La Stanza delle Necessità, o Stanza Và
e Vieni, compare solo quando una
persona ne ha veramente bisogno. Devi camminare per tre volte davanti
alla
parete del settimo piano, quella di fronte all’arazzo di
Barnaba il Babbeo
bastonato dai troll, pensando esattamente quello di cui ha bisogno e ti
apparirà una porta.» disse George, sorridendo e
avviandosi in dormitorio.
Gideon rimase fermo per un po’, rigirandosi il diario di sua
madre tra le mani,
prima di alzarsi di scatto e avviarsi verso il settimo piano.
Era da qualche giorno che voleva leggerlo senza però
trovarne mai
l’opportunità.
Metis gli aveva confidato che lei ed Harry avevano già
iniziato a leggere il
loro, e che si stavano appassionando molto nello scoprire come la loro
mamma
aveva trascorso i suoi anni ad Hogwarts e di come si era innamorata di
James
Potter.
Giunto davanti la parete descritta da George, Gideon ci
camminò per tre volte davanti
ripetendo mentalmente ‘Voglio stare solo a leggere.
Voglio stare solo a
leggere. Voglio stare solo a leggere.’
Sul muro spoglio comparve una porta e il giovane Black, entrando, si
vide
materializzare davanti una sala enorme ricolma di libri di ogni genere.
C’era
anche un caminetto con davanti una poltrona dall’aspetto
molto comodo e per
terra erano presenti alcuni cuscini.
«Adoro la magia!» disse Gideon con un sorriso,
andandosi ad accomodare davanti
al fuoco ed iniziando finalmente a leggere il diario di Emmeline Vance,
sua
madre.
20 settembre 1977
Caro diario,
è la prima volta che tengo un diario segreto per cui non so
bene da dove
iniziare.
È stata Lily a consigliarmi di sfogarmi attraverso la
scrittura dopo che ho
rifiutato di confidarmi con lei.
È rimasta male per questo, me ne sono resa conto, ma lo
faccio per il suo bene.
È così pura e fragile che non riuscirebbe a
reggere una menzogna, e se la cosa
giungesse alle orecchie di Sirius sarebbe la fine.
Nessuno riuscirebbe a capire il motivo per cui, da un anno a questa
parte, sono
segretamente fidanzata con Regulus Black.
I miei amici mi prenderebbero per pazza se dicessi loro di essermi
innamorata
di lui.
Quando mi avvicinò dopo una partita di Quidditch per
invitarmi ad Hogsmeade
inizialmente credetti che volesse solo prendermi in giro ma, dopo che
lui mi
ebbe assicurato il contrario, decisi di dargli
un’opportunità.
Avevo sempre avuto un debole per lui, anche se era più
piccolo di un anno.
A quel primo appuntamento ne erano seguiti altri e, anche se
quest’estate non
ci siamo visti spesso poiché siamo entrambi minorenni e
schiavi dei mezzi di
trasporto, ormai se pur segretamente facciamo coppia fissa.
Per fortuna il 9 ottobre sarà il mio compleanno e
potrò smaterializzarmi!
Non vedo l’ora che arrivi quel giorno.
Reg ha detto che mi ha preparato una sorpresa per cui credo che dopo
aver
trascorso qualche oretta alla festa che le mie amiche avranno
organizzato per
me sgattaiolerò dal mio bellissimo Serpeverde.
10 ottobre 1977
Caro diario,
Io e Regulus abbiamo fatto l’amore per la prima volta.
È stato bellissimo.
Per fortuna avevo indossato il completino intimo di pizzo verde che mi
avevano
regalato le mie amiche.
Avevano detto che mi donava particolarmente in contrasto con i miei
capelli
biondi e la carnagione chiara, ma non potevano sapere che anche qualcun
altro
lo avrebbe apprezzato molto…
17 marzo 1978
Caro diario,
Regulus è diventato un mangiamorte per volere della sua
famiglia.
So benissimo che lui non lo avrebbe mai fatto e che è solo
troppo debole per
opporsi, ma sono stata costretta a lasciarlo perché io
sarò un Auror in futuro.
Ho deciso di accettare la proposta di Silente di entrare
nell’Ordine della
Fenice, una società segreta fondata da lui stesso per
combattere Voldemort, e
non posso stare con suo seguace.
21 aprile 1978
Caro diario,
oggi nell’ultima partita Grifondoro contro Serpeverde James
ha incantato il
boccino in modo che dopo averlo acchiappato volasse da Lily. Lei quando
lo ha
preso in mano ha visto che sulla pallina dorata c’erano
scritte le parole ‘Vuoi
Sposarmi Lily Evans?’.
Poi le ha fatto una dichiarazione davanti a tutto lo stadio e quando
lei ha
accettato persino i professori si sono congratulati con lui per essere
finalmente riuscito a conquistarla.
Io e le altre stiamo già organizzando la cerimonia anche se,
devo ammetterlo,
sono un po’invidiosa.
In questo clima di guerra c’è ancora qualcuno che
riesce a coronare il suo
sogno d’amore.
21 maggio 1978
Caro diario,
ho appena ricevuto il diploma.
Dovrei essere felice e godermi la festa di addio organizzata dai
Malandrini ma,
a dirtela tutta, l’unica cosa che riesco a pensare
è che una volta lasciata Hogwarts
non rivedrò più Regulus.
21 agosto1978
Caro diario,
oggi Lily Evans si è sposata diventando Lily Potter.
Se me l’avessero detto qualche annetto fa probabilmente gli
avrei riso in
faccia.
Finalmente la conquista del grande James Potter si è
compiuta facendo
capitolare persino la grande Lily Evans!
Si amano come due ragazzini e auguro loro ogni felicità
perché se la meritano.
Io, Alice, Mary e Marlene abbiamo fatto le damigelle e io sono stata
persino la
testimone!
Lily era bellissima nel suo abito bianco con il bouquet di gigli in
mano, e ho
creduto davvero che James potesse svenire da un momento
all’altro
dall’emozione.
D’altra parte anche io non sono stata da meno e al momento
del si ho dovuto
persino asciugarmi qualche lacrima.
Si sa, i matrimoni riescono a commuovere chiunque!
31 settembre 1978
Caro diario,
oggi è stato il compleanno di Regulus.
Ci crederesti? Si è smaterializzato da Hogsmeade nel mio
appartamento e
io, invece di sentirmi arrabbiata, ne sono stata felice.
Si è messo ad urlare dicendo che non era ancora pronto a
lasciarmi andare, che
aveva rinunciato a troppe cose importanti senza lottare, e che non
avrebbe
compiuto di nuovo lo stesso sbaglio.
Per la prima volta ha detto che mi ama.
Abbiamo fatto l’amore finchè non è
dovuto tornare a scuola.
Ne abbiamo parlato e abbiamo concluso che non possiamo stare
l’uno senza
l’altra.
Continueremo a vederci in segreto.
13 luglio 1979
Caro diario,
Regulus ha finalmente finito la scuola ma, purtroppo, la situazione non
è delle
migliori.
La guerra imperversa nel mondo magico.
Le mie missioni come Auror e come membro dell’Ordine della
Fenice sono sempre
più frequenti, così come quelle di Regulus come
mangiamorte.
Ogni volta che schianto un seguace del Lord Oscuro spero che non sia
lui.
20 luglio 1979
Caro diario,
le mie amiche hanno iniziato a programmarmi appuntamenti al buio senza
sapere
che io sono già fidanzata.
Tra l’altro quando Regulus lo ha saputo ha affatturato tutti
i miei pretendenti
e mi ha mostrato per la prima volta il suo lato geloso.
Mi ha anche chiesto di sposarlo e io ho accettato.
Sono al settimo cielo e l’unica cosa che in questo momento
intacca la mia
felicità è che le mie amiche non potranno essere
presenti al mio matrimonio.
29 luglio 1979
Caro diario,
è terribile, Mary è stata uccisa dai mangiamorte!
Remus è a pezzi: si era
appena deciso a chiederla in moglie.
Con tutto quello che sta succedendo non ho potuto biasimare Sirius
quando ha
chiesto in sposa Marlene.
So che è da quando ha avuto il timore di perderla qualche
mese fa nello
sterminio della famiglia McKinnon che ci stava pensando.
Povera Alice.
Tra qualche giorno ci sarà il suo matrimonio con Frank
Paciock e non credo che
le piacerà svolgere la cerimonia dopo aver perso
un’amica.
Probabilmente vorrà annullare la cerimonia ma io e le altre
la faremo
ragionare.
Mary non vorrebbe che Ali facesse una cosa del genere.
9 dicembre 1979
Caro diario,
oggi io e Lily ci siamo incontrate per fare un test di gravidanza.
Abbiamo scoperto di essere entrambe incinte e Lily ha preteso
giustamente dei
chiarimenti sul mio stato dal momento che credeva non ce lo avessi
nemmeno un
fidanzato.
Mi sono sentita sollevata nel poter finalmente condividere con qualcuno
la mia
storia con Regulus.
Ho chiesto a Lily se poteva farmi da testimone al mio matrimonio, che
si terrà
domani notte in una chiesa babbana e lei ha accettato.
Dopo aver parlato dei possibili nomi da dare ai nostri figli ci siamo
salutate ed
io, con un groppo in gola, sono tornata a casa.
Come sarei riuscita a dire a Regulus della gravidanza?
11 dicembre 1979
Caro diario,
finalmente sono la signora Emmeline Charlotte Vance in Black
20 gennaio 1980
Caro diario,
sono disperata! Regulus è venuto da me tutto agitato
dicendomi che doveva
compiere una missione per sconfiggere una volta per tutte Voldemort.
Sembrava pazzo.
Mi ha baciata e abbracciata forte e per qualche minuto sono rimasta
così, con
la sua mano appoggiata sul mio ventre leggermente rigonfio.
Ha detto che se fosse stato un maschio avrei dovuto dargli Sirius come
secondo
nome, in onore di quel fratello che aveva tanto ammirato ma che non era
mai
riuscito ad emulare nella sua decisione di staccarsi dalla famiglia
Black.
Ha detto di amare me e il bambino più della sua stessa vita,
poi mi ha
pietrificata e si è smaterializzato.
Qualche ora dopo l’incanto si è dissolto e ho
passato ore a piangere sulle cose
appartenute a lui.
Regulus Arcturus Black era morto.
30 marzo 1980
Caro diario,
Sto riuscendo a riprendermi dalla morte di Regulus solo grazie a mio
figlio.
Io, Lily e Alice ( anche lei incinta) abbiamo fatto le ecografie.
Alice aspetta un maschio che ha detto chiamerà Neville come
il padre di Frank.
Lily due gemelli, un maschio e una femmina, ai quali darà i
nomi Metis e Harry.
Anche io avrò un maschietto e ho deciso di chiamarlo Gideon .
Marlene, scherzando, dice che è un peccato che anche lei non
sia uscita incinta
perché altrimenti tutti i nostri figli sarebbero andati a
scuola insieme.
So che lei e Sirius hanno deciso di aspettare dopo il matrimonio che
avverrà il
12 aprile per avere figli.
30 luglio 1980
Caro diario,
oggi Alice ha partorito .
Benvenuto al mondo Neville Frank Paciock!
31 luglio 1980
Caro diario,
oggi Lily ha partorito e, tra lo stupore generale, la piccola Metis si
è
rivelata essere una Metamorfomagus.
James ha detto che anche sua madre Dorea lo era, e ci siamo divertiti
un mondo
a vedere la bambina cambiare colore a quei pochi peli rossi che aveva
in testa
o agli occhi verdi.
James è stato contentissimo che i meravigliosi occhi
smeraldini della mia amica
fossero stati ereditati da entrambi i figli e ha detto che, a suo
parere, Harry
sarà la sua fotocopia mentre Metis quella della mamma.
Hanno chiesto a Sirius di essere il padrino di Harry e a Remus di
essere il
padrino di Metis.
Dopo poco io sono entrata in travaglio.
Che cosa curiosa: io, Alice e Lily stiamo partorendo ad un giorno
esatto di
distanza l’uno dall’altra.
1 agosto 1980
Caro diario,
finalmente ho dato alla luce mio figlio.
Gideon Sirius Black.
Sono rimasti tutti sorpresi quando finalmente mi sono decisa a rivelare
l’identità del padre del nascituro.
Marlene ha accettato di fare da madrina al piccolo Gideon.
Quel bambino ha conquistato chiunque. Ha gli occhi grig, e i capelli
sembrano
quelli neri dei Black al momento.
È la fotocopia di suo padre.
7 settembre 1980
Caro diario,
indovina? Marlene è incinta!
È di tre mesi e ha scoperto che sarà una bambina.
Povero Sirius, a quanto pare appena ricevuta la notizia è
svenuto!
I malandrini hanno immortalato la scena e continuano a prenderlo i giro
per
questo.
Se ci penso a me sembra quasi assurdo: Sirius Black
diventerà padre.
Gideon si accigliò rileggendo quella frase. Non credeva
assolutamente che suo
zio avesse avuto una figlia, nè tanto meno che avesse solo
un anno in meno a
lui! Era incredibile: aveva una cugina! Felice di quella scoperta ma
allo
stesso tempo preoccupato su come doveva agire, Gideon si mise a
riflettere:
Come poteva mettersi in contatto con lei? Chi era quella tale, Marlene
McKinnon? E perchè non si era mai fatta viva in quegli anni
considerato che era
la sua madrina?
C’era solo un uomo che poteva aiutarlo a trovare delle
risposte: Albus Silente.
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Capitolo 14 *** Capitolo 13 - Nicolas Flamel ***
«Avanti.»
disse Albus Silente da dentro il
suo studio, e Gideon vi entrò mormorando un saluto al
preside.
«Buon pomeriggio, signor Black. Si accomodi pure. Cosa la
porta qui? Non una
punizione spero…» disse Silente, con il suo tipico
scintillio negli occhi.
«Niente di tutto questo, signore.» rispose Gideon
«Mi chiedevo solo se potesse
parlarmi di Marlene Mckinnon e di sua figlia.»
Albus Silente si fece improvvisamente serio.
«Dove hai sentito questo nome, Gideon?»
«Remus mi ha dato un diario che era appartenuto a mia madre
e, leggendolo, ho
scoperto che Marlene Mckinnon è la mia madrina. Volevo
sapere se fosse
possibile mettersi in contatto con
lei.»
Silente sospirò pesantemente.
«Non credo che questo sia possibile. Ho perso i contatti con
Marlene da molto tempo
ormai. Dopo aver partorito sua figlia ha tagliato ogni contatto con il
mondo
magico.»
«Sa qualcosa su sua figlia?»
«Tua cugina, Evelyn Alyssa Black, figlia di tuo zio Sirius
Black attualmente ad
Azkaban, da quanto sono riuscito a scoprire attraverso le mie fonti,
inizierà
Hogwarts l’anno prossimo. Mi dispiace, ma non so
altro.»
Gideon sprofondò nella sedia e cercò di
assimilare tutte le informazioni delle
ultime ventiquattro ore: aveva una madrina, una cugina, un padre che
era stato
un mangiamorte che poi si era pentito, uno zio che si trovava ad
Azkaban e
doveva ancora scoprire chi era Nicolas Flamel.
Cavoli, tutto quello che stava succedendo era decisamente troppo per un
semplice undicenne!
«Signor Black, vuole una cioccorana? La vedo un po’
pallido…» domandò Silente a
Gideon e, ad un suo cenno affermativo, gli porse una cioccorana che lui
afferrò.
«Grazie, signore. E mi scusi per averla disturbata.
Arrivederci.»
Gideon uscì dallo studio di Silente e scartò la
sua cioccorana. Dopo averle
dato un morso, si rigirò la figurina tra le mani: Albus
Silente.
Lesse l’iscrizione dietro:
"Il Professor Silente è noto soprattutto per avere sconfitto
nel 1945 il
mago del male Grindelwald, per avere scoperto i dodici modi per
utilizzare
sangue di drago e per i suoi esperimenti di alchimia, insieme al
collega
Nicolas Flamel"
Gideon si bloccò in mezzo al corridoio, poi con un sorriso
corse verso la sua
Sala Comune dove trovò Metis ed Hermione intente ad
osservare una partita a
scacchi tra Harry e Ron. La Sala Comune era quasi deserta per cui
Gideon non si
fece scrupolo ad alzare la voce.
«Ragazzi! Ho scoperto chi è Nicolas
Flamel!»
Immediatamente loro abbandonarono le loro occupazioni e si radunarono
intorno a
lui.
Purtroppo dopo le spiegazioni fornite da Gideon si abbandonarono
esasperati
sulle poltrone.
«Ok, adesso sappiamo che Nicolas Flamel è un
alchimista, ma non sappiamo
nient’altro! Quindi siamo punto e a capo!» disse
Ron.
«Beh, ci toccherà passare altro tempo in
biblioteca.» disse Metis, mentre
Hermione accanto a lei annuiva
«Io domani dovrò partire per trascorrere le
vacanze di Natale con i miei
genitori, ma voi se trovate qualcosa mandatemi un gufo, ok?»
Infatti gli altri quattro avevano firmato il foglio per trascorrere il
Natale
ad Hogwarts.
I genitori di Ron avevano deciso di andare a trovare suo fratello
maggiore in
Romania, mentre Harry e Metis non avevano proprio intenzione di
trascorrere un
altro Natale con i Dursley! Gideon li aveva seguiti a ruota: anche se
la
adorava, Arabella Figg non era certo il massimo della
compagnia…
La vigilia di Natale, Gideon e i fratelli Potter andarono a letto
pregustando
le leccornie e i divertimenti dell'indomani, ma senza aspettarsi molti
regali.
Tuttavia al loro risveglio, il mattino seguente di buon'ora, la prima
cosa che
videro ai piedi dei loro letto furono un mucchio di pacchetti.
«Buon Natale!» gli fece Ron ancora assonnato,
mentre Harry si buttava giù dal
letto e si infilava la vestaglia.
«Anche a te» gli rispose «Che ne dici,
buttiamo Gideon giù dal letto e andiamo
di sotto ad aprire i regali con Metis?»
Ron fu d’accordo, così, dopo aver svegliato
Gideon, scesero con tutti i
pacchetti notando che Metis li aveva già anticipati e che
teneva in grembo i
suoi micetti, Nefer e Lilith.
«Buon Natale ragazzi!» disse lei con un sorriso e,
fatti scendere i gatti, si
avvicinò a loro abbracciandoli con trasporto.
Poi si staccò e osservò il bottino accumulato dai
tre.
«Anche voi avete fatto il pieno quest’anno, eh? Da
parte mia non mi aspettavo
niente oltre al regalo di Remus, e invece mi sono ritrovata ad ammirare
un bel
mucchietto ai piedi del letto stamattina! Coraggio, sbrighiamoci ad
aprirli che
sto morendo dalla curiosità!»
I quattro si riunirono in cerchio sul tappeto della Sala Comune ed
iniziarono a
scartare i rispettivi regali.
Harry e Gideon avevano ricevuto numerosi regali dalle loro ammiratrici:
Dolciumi, libri e anche qualche accessorio per il Quidditch.
Anche Metis aveva ricevuto dei biglietti di auguri e qualche regalo da
parte di
alcuni ragazzi. Sia Gideon che Harry si arrabbiarono talmente che
diedero sfogo
a tutta la loro gelosia e irritazione, cosa che causò in
Metis e Ron uno sfogo
di risa incontrollate.
«Non ridere!» la ammonì Harry
«Sei ancora troppo piccola per pensare ai
ragazzi!»
E mentre Gideon annuiva convinto al suo fianco Metis pescò
uno tra i tanti
biglietti di auguri che aveva ricevuto.
«Comunque anche voi avete ricevuto dei regali da alcune
ragazze e non mi sembra
di aver fatto chi sa che sceneggiata. E poi ti pare che io presti
attenzione a
questi ragazzini? Sentite un po’ cosa ha scritto questo:
‘Femmina che sei entrata nel mio cuore immaturo, con la tua
grazia e bellezza
inumane, salva questo tuo umile servo che spera di potere, un giorno,
diventare
abbastanza per poter camminare al tuo fianco senza sfigurare. Accetta
questo
dono insieme alla mia fedeltà. Sempre tuo, piccolo bruco
innamorato.’
Tre secondi di silenzio accolsero questa lettura prima che scoppiassero
tutti a
ridere.
Con le lacrime agli occhi, Ron chiese a Metis di vedere cosa le aveva
regalato,
e scoppiò nuovamente a ridere quando la vide cacciare da un
pacco un completino
intimo nero e rosso.
Metis arrossì di vergogna mentre Harry di
rabbia.
Prima che qualcuno dei due potesse fare qualcosa, Gideon con un incanto
appiccò
fuoco prima alla biancheria e poi, sotto lo sguardo sorpreso dei suoi
amici, a
tutti i biglietti mandati dagli ammiratori di Metis. Poi li
fissò con un
sorriso soddisfatto.
«Allora? Continuiamo ad aprire i regali?» chiese
angelicamente, mentre gli
altri scoppiarono nuovamente a ridere prima di fare come suggerito.
Da Remus, Harry e Gideon avevano ricevuto una confezione di scherzi
firmati
Zonko, mentre Metis un abito zaffiro lungo fino a metà
coscia e delle scarpe
nere con un po’ di tacco.
Da Hagrid avevano ricevuto tutti e quattro dei flauti di legno
rozzamente
intagliati che producevano suoni simili ai versi delle civette.
Harry poi prese dal suo mucchio un pacchetto piccolissimo e dentro
c'era un
biglietto:
‘Abbiamo ricevuto il tuo messaggio e accludiamo il regalo di
Natale per voi.
Zio Vernon e zia Petunia’
Attaccate al biglietto col nastro adesivo c'erano due monete da mezza
sterlina.
«Molto carino da parte loro.» disse Gideon
ironicamente, mentre Ron era
realmente affascinato dalle monete.
«Questa poi!» disse «Che forma strana! Ma
davvero sono soldi?»
«Puoi prenderli se vuoi.» lo incoraggiò
Metis, ridendo della contentezza di
Ron.
«Ah, anche la vecchia Arabella ci ha mandato dei
regali!» esclamò Gideon,
lanciando ad Harry e Metis i loro pacchetti.
Quello di Metis conteneva un libro su come accudire dei gatti, mentre
Harry e
Gideon osservarono con sgomento i libri indirizzati a loro che uscirono
fuori
dalla carta regalo.
Quello di Harry era una guida su come proteggere qualcuno da ammiratori
fastidiosi attraverso incanti semipermanenti, mentre Gideon aveva
ricevuto una
guida su come conquistare una strega in poche mosse.
Allegati agli ultimi due libri c’era anche un biglietto:
‘Tenete d’occhio Metis, mi raccomando! I due libri
potete scambiarveli
tranquillamente poiché credo che da qui a qualche anno ne
avrete tanto bisogno!
Buon Natale’
Gideon ed Harry si fissarono a bocca aperta per un attimo poi, dopo
aver
lanciato un’occhiata a Metis, misero via i loro libri
continuando a scartare
gli altri regali ricevuti.
«Allora,
ho aperto quello di Hagrid,
quello dei miei zii, delle mie ammiratrici, di Arabella... e questi
altri, chi
me li manda?» chiese Harry, affrettandosi insieme a Metis e
Gideon ad afferrare
gli ultimi doni rimasti.
«Credo di sapere da chi vengono quelli.» disse Ron
arrossendo leggermente e
indicando tre grossi pacchi informi «Da mia mamma. Le ho
detto che non vi
aspettavate nessun regalo, e allora... Oh, no!» gemette poi
«Vi ha fatto dei
maglioni alla Weasley!»
I tre avevano aperto i pacchetti e ci avevano trovato dei pesanti
maglioni di
lana lavorati ai ferri e una grossa scatola di caramelle mou fatte in
casa.
Il maglione di Gideon era grigio, quello di Metis blu mentre quello di
Harry
verde.
«Ci fa un maglione per uno tutti gli anni.» disse
Ron scartando il suo «E i
miei sono sempre color melanzana.»
«Ma che gentile!» disse Metis assaggiando una
caramella, che era molto gustosa.
Anche il pacco successivo conteneva dolci: una grossa scatola di
Cioccorane da
parte di Hermione.
Rimaneva un ultimo pacchetto. Harry lo prese in mano e
tastò. Era molto
leggero. Lo scartò.
Ne scivolò qualcosa di fluente e grigio argento che cadde a
terra formando un
mucchietto di pieghe lucenti, e Ron rimase senza fiato.
«Ne ho sentito parlare, di quelli.» disse in un
sussurro, lasciando cadere la
scatola di Tuttigusti+1 che aveva ricevuto da Hermione «Se
è quel che penso...
sono molto rari e veramente preziosi.»
«Che cos'è?» Harry raccolse da terra lo
scintillante tessuto argenteo. Era
stranissimo al tatto, come fosse tessuto con l'acqua.
«Il mantello che rende invisibili.» disse Ron, e
sul volto gli si era dipinto
un timore reverenziale «Ne sono sicuro... provalo!»
Harry
se lo gettò sulle spalle e Ron,
Gideon e Metis diedero un grido.
«Ha ragione Ron! Guarda giù!»
urlò Gideon.
Harry si guardò i piedi, ma quelli erano spariti. Corse allo
specchio.
Non
c'erano dubbi: l'immagine che gli
rimandò lo specchio era fatta soltanto di una testa sospesa
a mezz'aria sopra
un corpo completamente invisibile.
Si
tirò il mantello sulla testa e l'immagine
scomparve del tutto.
«C'è un biglietto!» disse Gideon d'un
tratto «È caduto un biglietto.»
Harry si tolse il mantello e lo prese. Scritte con una grafia stretta e
sinuosa
che non aveva mai visto prima, si leggevano le seguenti parole:
‘Questo me l'ha affidato tuo padre prima di morire.
È giunto il momento che
torni a te. Fanne buon uso. Buon Natale.’
Non c'era firma. Harry rimase a fissare la lettera, mentre Ron guardava
estasiato il mantello e Metis dava dei topi giocattolo a Nefer e Lilith
che iniziarono
a rincorrerli per tutta la Sala Comune.
«Vi rendete conto di cosa significa?» disse Gideon
all’improvviso, catalizzando
tutta l’attenzione su di sé.
«Con questo mantello e con la mappa del malandrino,
conquisteremo Hogwarts.»
Per
Harry e Metis era stato in assoluto il
miglior Natale della loro vita. Eppure, per tutta la giornata, Harry
aveva
cercato di soffocare un pensiero che lo tormentava. Solo dopo che si fu
infilato sotto le coperte si sentì libero di rifletterci su:
riguardava il
mantello che rendeva invisibili, e colui o colei che glielo aveva
mandato.
Dopo aver salutato Metis ed essere tornati in dormitorio, Ron e Gideon
si erano
addormentati quasi subito, dopo aver chiuso le cortine del letto a
baldacchino.
Harry
si sporse di lato e tirò fuori il
mantello da sotto il letto.
Suo padre... quel mantello era appartenuto a suo padre. Si
lasciò scorrere il
tessuto tra le mani, più soffice della seta, leggero come
l'aria. Fanne buon
uso, diceva il biglietto.
Doveva provarlo, e subito.
Tutto
d'un tratto, Harry si sentì
completamente sveglio. Con indosso il mantello, tutta Hogwarts gli si
spalancava davanti. Si sentì invadere dall'eccitazione,
mentre se ne stava lì,
avvolto dal buio e dal silenzio.
Scivolò fuori dal dormitorio, scese per le scale,
attraversò la sala di ritrovo
e si arrampicò su per il buco coperto dal ritratto,
percorrendo in fretta il
corridoio.
D’improvviso,
girovagando su e giù, si
imbattè per caso in una porta che non aveva mai visto prima.
Ci si infilò, cercando di non farla cigolare. Aveva
l'aspetto di un'aula in
disuso. Le oscure sagome dei banchi e delle sedie erano accostate lungo
le
pareti e c'era anche un cestino per la carta straccia capovolto. Ma
appoggiato
al muro, di fronte a lui, c'era un oggetto che appariva fuori luogo in
quell'aula,
come se qualcuno ce l'avesse messo per toglierlo dalla circolazione.
Era uno specchio meraviglioso, alto fino al soffitto, con una cornice
d'oro
riccamente decorata che si reggeva su due zampe di leone. In cima,
portava
incisa un'iscrizione: ‘Erouc li amotlov li
ottelfirnon’.
Ci si piazzò di fronte.
Dovette tapparsi la bocca con le mani per impedirsi di gridare. Si
voltò di
scatto, perché nello specchio aveva visto non solo se
stesso, ma tutta una
folla di gente, proprio accanto a lui. Eppure la stanza era
vuota. Col
respiro mozzo, tornò a volgersi lentamente verso lo specchio.
Una
donna, ritta in piedi proprio dietro
alla sua immagine, gli sorrideva e lo salutava con un gesto della mano.
Allungò
un braccio dietro di sé, ma non sentì altro che
aria. Se ci fosse stata
veramente, avrebbe potuto toccarla, tanto le loro immagini erano
vicine, e
invece tastò soltanto aria: quella donna, e tutte quelle
altre persone,
esistevano soltanto nello specchio.
Era una donna molto carina. Aveva capelli rosso scuro e gli occhi...
sì, i suoi
occhi sono proprio come i miei, pensò Harry facendosi un po'
più accosto allo
specchio. Occhi verde chiaro... esattamente la stessa forma. Poi
però vide che
stava piangendo: sorrideva e piangeva al tempo stesso. L'uomo alto,
magro e coi
capelli scuri che le era accanto la cinse con un braccio. Aveva una
chioma
ribelle, di quelle che non stanno mai a posto. Proprio come quella di
Harry.
Ora Harry era così vicino allo specchio che con la punta del
naso sfiorava la
sua stessa immagine.
«Mamma.» mormorò
«Papà.»
I due si limitarono a fissarlo sorridendo. Dentro di sé
provava un dolore
acuto, fatto per metà di gioia e per metà di una
terribile tristezza.
Quanto tempo rimase lì davanti, non lo sapeva. Le immagini
riflesse non
accennavano a svanire e lui continuò a guardarle ancora a
lungo, finché un
rumore in lontananza lo fece tornare alla realtà.
Non poteva
restare lì, doveva trovare
la strada per tornare a letto.
All'inizio del trimestre, insieme ad Hermione, si rimisero tutti e
quattro a
sfogliare libri ogni volta che avevano ricreazione. Harry, Gideon e
Metis
avevano ancor meno tempo a disposizione degli altri due,
perché erano
ricominciati gli allenamenti di Quidditch.
Baston faceva lavorare la squadra sempre più duramente.
Neanche la pioggia
incessante che aveva preso il posto della neve riusciva a smorzare la
sua foga.
I gemelli Weasley si lamentavano che Baston stava diventando un
fanatico, ma
Harry e Gideon stavano dalla sua parte. Se avessero vinto il prossimo
incontro,
stavolta contro il Tassorosso, per la prima volta da sette anni
avrebbero
superato il Serpeverde nel campionato dei dormitori.
Poi, durante una sessione di allenamento particolarmente funestata
dalla
pioggia e dal fango, Baston dette una cattiva notizia alla squadra: si
era
appena arrabbiato moltissimo con i gemelli Weasley, che continuavano a
piombarsi addosso in picchiata a vicenda, facendo finta di cadere dalle
scope.
«Ma volete piantarla di fare confusione!»
strillò «Questo è precisamente il
genere di sciocchezze che ci farà perdere la partita!
Stavolta, l'arbitro è
Piton, che certo non mancherà di trovare tutte le scuse per
togliere punti al
Grifondoro!»
A quelle parole, George Weasley cadde per davvero dalla scopa.
«L'arbitro è Piton?» esclamò
con la bocca ancora impastata di fango «E da
quando in qua fa l'arbitro per le partite di Quidditch? Se per caso
superiamo
il Serpeverde, sarà tutt'altro che imparziale.»
Anche il resto della squadra atterrò accanto a George per
lamentarsi.
«Non è colpa mia.» disse Baston
«Dobbiamo semplicemente fare in modo di giocare
senza scorrettezze, per non offrire a Piton nessun pretesto per
stuzzicarci.»
Il resto della squadra rimase indietro per chiacchierare come sempre
accadeva
al termine dell'allenamento, invece Harry, Metis e Gideon si diressero
dritto
filato verso la sala di ritrovo di Grifondoro, dove trovarono
Ron e
Hermione che giocavano a scacchi.
Gli
scacchi erano l'unico gioco in cui a
Hermione capitasse mai di perdere, il che, secondo Harry, Gideon e Ron,
ogni
tanto le faceva bene.
«Aspettate un attimo prima di parlare.» disse Ron
quando si sedettero accanto a
lui «Ho bisogno di concen...»
Poi
vide l'espressione che si era dipinta
sul volto di Harry e degli altri due.
«Ma che vi prende? Avete delle facce spaventose!»
Parlando a bassa voce, in modo che nessun altro sentisse, Metis
rivelò ai due
amici dell'improvviso, infausto desiderio di Piton di fare l'arbitro di
Quidditch.
«Non giocate.» disse subito Hermione.
«Datevi malati.» aggiunse Ron.
«Fate finta che vi siete rotti una gamba.»
suggerì Hermione.
«Rompetevele davvero.» rincarò Ron.
«Non possiamo.» rispose Harry «Non ci
sono un Cercatore e due battitori di
riserva. Se ci ritiriamo, il Grifondoro non può proprio
giocare.»
«Vi rendete conto di una cosa?» disse Hermione
agitata «L’ultima
volta Piton ha provato a disarcionare Harry mediante
un incantesimo
alla scopa. Chi ci assicura che non potrebbe fare lo stesso con Gideon
e Metis?
Avete pensato al fatto che potrebbe riuscire nel suo intento questa
volta?»
Scese il silenzio tra i ragazzi, finchè Hermione non si
alzò in piedi di scatto
con espressione euforica.
«Restate lì!» disse, e corse difilato su
per le scale diretta ai dormitori
delle ragazze. Harry e Ron ebbero appena il tempo di scambiarsi
un'occhiata
perplessa che lei era già di ritorno a tutta
velocità, portando fra le braccia
un enorme e vecchio librone.
«Mi è passato di mente che avrei dovuto guardare
qui dentro!» sussurrò tutta
eccitata «Questo l'ho preso dalla biblioteca qualche giorno
fa, quando cercavo
una lettura un po' leggera...»
«Leggero, quello?» esclamò Ron, ma
Hermione gli disse di star zitto finché non
avesse trovato qualcosa, e cominciò a girare febbrilmente le
pagine borbottando
fra sé e sé.
Alla fine trovò quel che cercava.
«Lo sapevo! Lo sapevo!»
«Adesso possiamo parlare?» fece Ron imbronciato, ma
Hermione lo ignorò.
«Nicolas Flamel.» mormorò in tono
d'importanza «É l'unico di cui si sappia che
ha fabbricato la Pietra Filosofale!»
«La che?» chiesero Harry, Gideon e Ron a una voce,
mentre Metis si lasciava
andare ad un’esclamazione di consapevolezza.
«Uffa, ma voi due non sapete leggere? Guardate: leggete che
cosa dice qua.»
Spinse il librone verso di loro, e i tre ragazzi lessero:
‘La disciplina dell'alchimia si occupa di fabbricare la
Pietra Filosofale, una
sostanza leggendaria dai poteri sbalorditivi. La pietra è in
grado di
trasformare qualsiasi metallo in oro puro e per giunta produce l'Elisir
di
Lunga Vita, che rende immortale chi lo beve.
Nel corso dei secoli si è parlato molto della Pietra
Filosofale, ma l'unica che
esista attualmente appartiene a Nicolas Flamel, noto alchimista e
appassionato
di opera lirica. Flamel, che l'anno scorso ha festeggiato il suo
seicentosessantacinquesimo compleanno, conduce una vita tranquilla nel
Devon
insieme alla moglie, Peronella, che ha seicentocinquantotto
anni.’
«Capito?» disse Hermione quando ebbero terminato, e
Metis intervenne.
«Di certo, il cane fa la guardia alla Pietra Filosofale di
Flamel! Scommetto
che ha chiesto a Silente di custodirla, perché sono amici e
lui sapeva che
qualcuno ne era in caccia. Ecco perché ha voluto far portare
via la Pietra
dalla Gringott!» disse, e lei ed Hermione si lanciarono uno
sguardo
soddisfatto.
«Una pietra che fabbrica l'oro e rende immortali!»
esclamò Harry.
«E ci credo che non trovavamo Flamel in quella Rassegna dei
recenti sviluppi
della magia.» aggiunse Ron «Se ha
seicentosessantacinque anni, non è poi tanto
recente! Voi che ne dite?»
Via via che si avvicinava il giorno della partita di Quidditch, il
nervosismo di
dei tre ragazzi non faceva che aumentare, e neanche gli altri giocatori
della
squadra erano tanto tranquilli. L'idea di superare il Serpeverde nel
campionato
dei dormitori faceva sognare: erano sette anni che non succedeva, ma ci
sarebbero riusciti, con un arbitro così poco imparziale?
Mentre si infilavano le tenuta da Quidditch e inforcavano le loro
Nimbus
Duemila, i tre non sentirono quasi una parola del discorsetto
d'incitamento
pronunciato da Oliver Baston.
«Non per metterti sotto pressione, Potter, ma mai come oggi
abbiamo bisogno di
acchiapparlo subito, quel Boccino. Vedi di concludere il gioco prima
che Piton
riesca a regalare troppo vantaggio al Tassorosso.»
«Ehi, là fuori c'è tutta la
scuola!» esclamò Fred Weasley dopo aver fatto
capolino fuori della porta «C'è persino... mi
venga un colpo! Anche Silente è
venuto a vederci!»
«Silente?» dissero Harry, Gideon e Metis in coro,
precipitandosi fuori a
controllare. Fred aveva proprio ragione: quella barba argentea era
inconfondibile.
A Harry venne quasi da ridere per il sollievo. Erano salvi. Era
semplicemente
impossibile che Piton si azzardasse a cercare di far loro del male, se
fra il
pubblico c'era Silente, e forse era per quello che aveva l'aria
così inviperita
quando le due squadre entrarono in campo.
Il gioco iniziò, ma Ron sembrò essere troppo
preso dal discutere con Draco
Malfoy, appena arrivato in tribuna, per accorgersene.
«Ron!» esclamò Hermione all'improvviso
«Harry...!»
«Eh? Che cosa, dove?»
Harry aveva appena effettuato una picchiata spettacolare, salutata con
applausi
dal pubblico rimasto col fiato sospeso.
«Forza, Harry!» gridò Hermione, salita
in piedi sul suo sedile per seguire con
lo sguardo il ragazzo mentre si avventava contro Piton.
Piton
sterzò il suo manico di scopa appena
in tempo per scorgere qualcosa di rosso che gli sfrecciava accanto
mancandolo
di pochi centimetri. Un istante dopo, Harry emerse dalla sua picchiata,
le
braccia levate in alto in segno di trionfo, tenendo saldamente in mano
il
Boccino.
Le gradinate esplosero in un urlo di gioia: era un record, nessuno
ricordava
che il Boccino d'Oro fosse mai stato conquistato tanto rapidamente.
Harry saltò giù dalla sua scopa, a trenta
centimetri da terra. Non riusciva a
crederci. Ce l'aveva fatta: la partita era finita dopo essere durata
appena
cinque minuti. Mentre i giocatori del Grifondoro sfilavano sul campo,
scorsero
Piton che cercava di scappare da un bolide lanciato da Metis.
«Scusi prof, non l’avevo vista!» disse
lei sorridendo impertinente, mentre
Gideon scoppiava nella sua risata simile ad un latrato e tutta la
squadra lo
imitava, costringendo così Piton ad una veloce ritirata per
sfuggire al Bolide
che sembrava continuare a rincorrerlo, tra le risate
dell’intero stadio.
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Capitolo 15 *** Capitolo 14 - Un Drago e Tanti Guai ***
Ogni
volta che passavano per il corridoio del terzo
piano, Harry, Metis, Gideon, Ron e Hermione accostavano l'orecchio alla
porta
per controllare che dentro Fuffi ringhiasse ancora. Piton si faceva
vedere in
giro di malumore come al solito, il che certamente significava che la
Pietra
era ancora in salvo.
Harry e Gideon ormai passavano quasi tutte le giornate
a progettare scherzi, e non potevi passare per un corridoio senza
inciampare
poco dopo a causa di una fattura che legava i lacci delle scarpe.
I due si erano scambiati le informazioni circa i diari
delle loro madri ed erano molto curiosi di sapere qualcosa di
più su Marlene
Mckinnon e sua figlia. Sfortunatamente, le ricerche che avevano svolto
in
biblioteca non avevano dato i loro frutti, per cui avevano deciso di
sperimentare tutti gli incantesimi e le pozioni inventati dalle loro
madri.
Ogni tanto anche Metis si univa a loro, mentre Ron ci
riusciva solo quando sfuggiva alla sorveglianza di Hermione che voleva
a tutti
i costi farlo studiare.
«Questo non riuscirò mai a
ricordarmelo.» esplose Ron un pomeriggio, poggiando
la penna d'oca e guardando nostalgico fuori della finestra della
biblioteca.
Era la prima vera, bella giornata di sole che avevano avuto da mesi. Il
cielo
era di un tenue color non ti scordar di me e nell'aria c'era il profumo
dell'estate imminente.
Hermione, che stava cercando la voce ‘Dittamo’ nel
volume Cento erbe e funghi
magici, non alzò gli occhi dai libri se non quando
udì Ron esclamare: «Hagrid,
che cosa ci fai tu in biblioteca?»
Hagrid era apparso, nascondendo qualcosa dietro la schiena. Sembrava
assolutamente fuori posto nel suo pastrano di fustagno.
«Sto solo a dare un'occhiata.» disse con una voce
ambigua che attrasse subito
la loro attenzione «Voi, piuttosto, che cosa ci fate qui? Non
starete mica
ancora dietro a Nicolas Flamel, vero?»
«Oh, quello lo abbiamo scoperto secoli fa.» disse
Ron dandosi arie d'importanza
«E sappiamo anche a che cosa fa la guardia il cane, a una
Pietra Filos...»
«Shhhh.» Hagrid si guardò intorno
furtivo per vedere se qualcuno fosse in
ascolto «Non dovete parlare ad alta voce di questa cosa, si
può sapere che cosa
vi prende?»
«In realtà volevamo chiederti alcune cose su come
è sorvegliata la Pietra, a
parte Fuffi...» disse Hermione.
«SHHHHHH!» fece di nuovo Hagrid
«Sentite... venite a trovarmi più tardi e
portate anche quegli altri tre. Badate bene, non vi prometto di dirvi
niente,
ma voi piantatela di frugare qua dentro: gli studenti non devono
sapere. Si
penserà che sono stato io a dirvelo...»
Quindi se ne andò caracollando col suo passo goffo.
«Ma che cosa nascondeva dietro la schiena?» disse
Hermione pensierosa.
«Pensi che avesse a che fare con la Pietra?» chiese
Ron aggrottando le
sopracciglia.
«Io vado a vedere in che reparto è
stato.» concluse Hermione risoluta, facendo
emettere un sospiro di sollievo a Ron che ne aveva abbastanza di
studiare.
Un attimo dopo era di ritorno con una pila di libri
che lasciò cadere sul tavolo.
«Draghi!» sussurrò «Hagrid
stava consultando la letteratura sui draghi!
Guardate qui: Specie di draghi della Gran Bretagna e dell'Irlanda...
Dall'uovo
agli inferi: guida pratica per l'allevatore di draghi.»
Ron ed Hermione si fissarono per un attimo.
«Andiamo a cercare gli altri.» esclamarono insieme,
e subito si recarono in
Sala Comune.
«Hagrid ha sempre desiderato un drago, ce lo ha detto fin
dalla prima volta che
ci siamo conosciuti.» disse Harry, seduto comodamente su una
poltrona.
«Ma è contro le nostre leggi.» disse Ron
«L'allevamento dei draghi è stato
dichiarato fuori legge dalla Convenzione degli Stregoni del 1709,
questo lo
sanno tutti. É difficile non farsi notare dai Babbani se
alleviamo un drago in
giardino, e comunque non si possono addomesticare: troppo pericoloso.
Dovreste
vedere le bruciature che si è beccato Charlie in Romania coi
draghi selvatici.»
«Perchè, in Gran Bretagna esistono draghi
selvatici?» chiese Gideon
incuriosito.
«Ma naturalmente.» disse Ron «Il Verde
Comune del Galles e il Nero delle
Ebridi. Il Ministero della Magia ha il suo bel da fare a tenere la cosa
segreta. E noialtri dobbiamo continuare a fare incantesimi sui Babbani
che li
hanno intravisti, affinché ne perdano il ricordo.»
«Ma allora, che cosa diavolo ha in mente Hagrid?»
esclamò Metis, senza però
ottenere risposta.
Un'ora dopo, quando bussarono alla porta del guardiacaccia, furono
sorpresi nel
vedere che tutte le tende erano tirate.
Dentro si soffocava dal caldo. Benché la giornata fosse
tutt'altro che fredda,
nel camino ardeva un fuoco scoppiettante.
Hagrid preparò del tè per i ragazzi e
offrì loro
panini alla donnola, che rifiutarono.
«Allora, volevate chiedermi qualcosa?»
«Sì.» disse Harry «Ci
chiedevamo se potevi dirci da che cosa è protetta la
Pietra Filosofale, oltre che da Fuffi.»
Hagrid lo guardò aggrottando le sopracciglia.
«Certo che non te lo posso dire.» rispose
«Primo, non lo so neanch'io. Secondo,
ne sapete già troppo e quindi non ve lo direi in nessun
caso. Quella Pietra è
qui per una buona ragione. Poco ci è mancato che dalla
Gringott non la
rubassero... penso che a questo ci siete arrivati, no? Però,
mi venisse un
colpo se capisco come avete fatto a sapere di Fuffi.»
«Dai, Hagrid, magari non ce lo vuoi dire, ma lo sai. Tu sai
tutto quel che
avviene in questo luogo.» lo adulò Hermione con
voce calda e suadente.
La barba di Hagrid ebbe un fremito: i ragazzi
avrebbero giurato che il gigante stesse sorridendo.
«Ci chiedevamo soltanto chi si sia occupato della
protezione.» proseguì Metis
«Cioè, volevamo sapere, a parte te, di chi
può
essersi fidato Silente al punto da lasciarsi aiutare.»
Il petto di Hagrid si gonfiò d'orgoglio a queste ultime
parole. I ragazzi
lanciarono a Hermione e Metis un'occhiata raggiante.
«Be'... immagino che non c'è niente di male se vi
dico questo... Vediamo un
po'... Silente ha preso Fuffi in prestito da me... poi alcuni degli
insegnanti
hanno fatto degli incantesimi: il professor Sprite... il professor
Vitious...
la professoressa McGranitt...» e mentre li elencava faceva il
gesto di contarli
sulle dita «…il professor Raptor... e naturalmente
anche Silente ha fatto
qualcosa. Aspettate un attimo. Ho dimenticato qualcuno. Ah,
sì, il professor
Piton.»
«Piton?»
«Già. Sentite un po', non è che state
ancora rimuginando cose strane sul suo
conto, no? Guardate che Piton ha dato una mano a proteggere la Pietra:
non ha
nessuna intenzione di rubarla!»
Hagrid sembrava convinto, ma i cinque ragazzi la pensavano altrimenti:
se Piton
era al corrente della necessità di proteggere la Pietra, non
doveva avere avuto
difficoltà a scoprire quali sistemi di sorveglianza avessero
escogitato gli
altri insegnanti. Probabilmente, sapeva tutto... a eccezione, a quanto
pareva,
dell'incantesimo di Raptor e del modo per evitare le ire di Fuffi.
«Tu sei l'unico che sa come si fa a tenerlo buono, vero,
Hagrid?» chiese Gideon
in tono ansioso «E non lo diresti a nessuno, no? Neanche a
uno degli
insegnanti?»
«Non lo sa anima viva, solo io e Silente.» disse
Hagrid tutto fiero.
«Be', è già qualcosa.»
sussurrò Harry agli altri per non farsi sentire
«Hagrid,
non è che si potrebbe aprire una finestra? Sto scoppiando di
caldo.»
«Impossibile, Harry, mi dispiace» disse Hagrid.
Harry notò che lanciava un'occhiata di sbieco al
focolare quindi lo guardò anche lui.
«Ehi, Hagrid, e quello che cos'è?»
Ma sapeva già di che cosa si trattasse. Proprio al centro
del caminetto, sotto
il bollitore, c'era un enorme uovo nero.
«Oh.» disse Hagrid giocherellando nervosamente con
la
sua barba «Quello... ehm...»
«Dove l'hai preso, Hagrid?» chiese Ron chinandosi
sul focolare per vedere
l'uovo da vicino «Dev'esserti costato una fortuna.»
«L'ho vinto.» disse Hagrid «Ieri sera.
Sono sceso al villaggio per farmi
qualche bicchierozzo e mi sono messo a giocare a carte con uno
straniero. Anzi,
a dir la verità mi pareva che era molto contento di
disfarsene.»
«Ma che cosa farai, quando si schiude?» chiese
Hermione.
«Be', mi sono dato un po' alla lettura.» disse
Hagrid estraendo un librone da
sotto il materasso «In biblioteca ho preso questo: Allevare
draghi per lavoro e
per hobby... Naturalmente è un pochino superato, ma dentro
c'è proprio tutto.
Bisogna tenere l'uovo nel caminetto acceso, perché a quanto
pare le mamme drago
scaldano i loro piccoli col fiato... Poi, quando si schiude, ogni
mezz'ora
bisogna dare al piccolo un secchio di brandy mescolato a sangue di
pollo. E qui
spiega come riconoscere le diverse specie dall'uovo... Il mio, sembra,
è un
Dorsorugoso di Norvegia. Una specie molto rara.»
Aveva un'aria tutta compiaciuta, ma Hermione non lo
era altrettanto.
«Hagrid, tu abiti in una capanna di legno.»
osservò, meritandosi
un’occhiataccia da parte di Metis.
Ma Hagrid non l'ascoltava. Canticchiava allegramente mentre attizzava
il fuoco.
E così, adesso avevano un'altra cosa di cui preoccuparsi, e
cioè quel che
sarebbe potuto accadere a Hagrid se qualcuno avesse scoperto che
nascondeva
nella sua capanna un drago di contrabbando.
Un giorno a pranzo, Edvige portò a Harry un altro messaggio
di Hagrid. Dentro
c'erano soltanto tre parole: Si sta schiudendo.
Nonostante sapessero dell’illegalità della cosa,
Harry, Gideon e Ron morivano
dalla voglia di andare a vedere l’uovo, e anche Metis ed
Hermione si rivelarono
molto curiose. Quando si udì la campana del castello che
annunciava la fine
della lezione, tutti e cinque lasciarono cadere contemporaneamente gli
attrezzi
da giardinaggio e si affrettarono ad attraversare il parco fino al
margine
della foresta. Hagrid li accolse col volto arrossato per l'eccitazione.
«Il draghetto è uscito quasi del tutto.»
Li accompagnò all'interno. L'uovo era posato sul tavolo,
inciso da crepe
profonde: dentro c'era qualcosa che si muoveva e dall'interno proveniva
un
curioso ticchettio. Tutti trascinarono le seggiole vicino al tavolo e
stettero
a guardare col fiato sospeso.
D'un colpo si udì raschiare, l'uovo si spaccò in
due e il draghetto cadde sul
tavolo con un piccolo tonfo: non era esattamente quel che si dice
grazioso, e
le ragazze ci rimasero un po’ male.
Quando il draghetto starnutì dal naso gli uscirono un paio
di scintille.
«Non è adorabile?» mormorò
Hagrid tendendo una mano per accarezzare la testa
dell'animale. Questo fece per mordergli le dita scoprendo zanne
acuminate.
«Che Dio lo benedica... guardate, riconosce la
mamma!» disse Hagrid.
«Hagrid.» disse Hermione, mentre osservava con
disappunto i ragazzi che
giocavano con il drago facendo incendiare gli strofinacci con quelle
poche
fiammelle che emetteva «Quanto ci mette esattamente un
Dorsorugoso della
Norvegia a crescere?»
Hagrid stava per rispondere, quando il volto gli si fece
improvvisamente
pallido: balzò in piedi e corse alla finestra.
«Che cosa c'è?»
«C'era qualcuno che spiava attraverso le tendine... un
ragazzino... è partito
di corsa verso la scuola.»
Harry corse alla porta e guardò fuori. Anche a distanza, era
impossibile non
riconoscerlo: Malfoy aveva visto il drago.
C'era qualcosa nel sorrisetto beffardo che Malfoy portò
dipinto in faccia per
tutta la settimana seguente che innervosiva molto Metis ed Hermione, le
quali
passarono gran parte del tempo libero nella capanna semibuia di Hagrid,
cercando di farlo ragionare.
«Senti, lascialo andare.» lo esortava Metis
«Liberalo.»
«Ma non posso.» rispondeva Hagrid
«È troppo piccolo. Morirebbe.»
Guardarono il drago. Nel giro di una settimana la sua lunghezza si era
già
triplicata.
«Ho deciso di chiamarlo Norberto.» disse guardando
il drago con gli occhi
lucidi «Mi riconosce davvero: guardate. Norberto! Norberto!
Dov'è la mamma?»
Hermione e Metis si guardarono con un’espressione esasperata.
Era davvero un
peccato che i ragazzi non fossero lì con loro. Anche se la
faccenda di Malfoy
li preoccupava, avevano preferito limitarsi a sorvegliare Malfoy a
turno con il
mantello dell’invisibilità e lasciare il compito
di convincere Hagrid a loro
due.
«Hagrid.» disse Hermione ad alta voce «Da
qui a quindici giorni, Norberto sarà
lungo quanto la tua casa. Malfoy potrebbe andare in qualsiasi momento a
spifferare tutto a Silente.»
Hagrid si morse le labbra.
«Lo so... lo so che non potrò tenerlo per sempre,
ma non posso mica buttarlo
via, no?»
Poi finalmente Metis ebbe un lampo di genio.
«Ma certo! Charlie!» esclamò, e di
fronte la faccia interdetta di Hagrid si
spiegò meglio.
«Charlie è il fratello di Ron! Studia i draghi in
Romania. Potremmo mandare
Norberto da lui. Charlie potrebbe allevarlo e poi liberarlo nella
foresta!»
«Geniale! Questo risolverebbe tutto!»
commentò Hermione «Che ne dici, Hagrid?»
Alla fine, Hagrid acconsentì a mandare un gufo a Charlie per
chiedergli se
andava bene.
La settimana seguente trascorse lenta. Giunse mercoledì
sera: Metis ed Hermione
erano sedute insieme nella sala di ritrovo, molto tempo dopo che tutti
gli
altri se ne erano andati a letto. L'orologio a muro aveva appena
suonato la
mezzanotte, quando si aprì di colpo il buco dietro il
ritratto. Harry, Gideon e
Ron comparvero da chissà dove, togliendosi di dosso il
mantello che rende
invisibili. Erano stato giù alla capanna di Hagrid per
aiutarlo a dar da
mangiare a Norberto, che adesso divorava topi morti a carrettate.
Alla fine si erano stancati di seguire Malfoy da ogni
parte e avevano deciso che fosse più divertente avere a che
fare con il drago.
«Mi ha morso!» disse Ron, mostrando loro la mano
fasciata in un fazzoletto
insanguinato.
«Non riuscirò a tenere in mano una penna d'oca per
una settimana. Ve lo dico
io: il drago è l'animale più orribile che ho mai
visto, ma da come lo tratta
Hagrid, si direbbe un tenero coniglietto bianco.»
Gideon ed Harry scoppiarono a ridere.
«Quando Norberto lo ha morso.» disse Harry,
sorridendo ancora divertito «Hagrid
lo ha rimproverato dicendo che l'aveva spaventato. E quando siamo
usciti gli
stava cantando addirittura la ninnananna.»
«Secondo me con questo fatto del drago sta uscendo fuori di
testa.» commentò
Gideon.
Poi si udì bussare alla finestra, ormai non più
illuminata.
«Edvige!» esclamò Harry, affrettandosi
ad aprirle «Deve avere la risposta di
Charlie!»
I cinque si accostarono le teste per leggere il messaggio, che diceva:
Ron,
come stai? Grazie della lettera. Sarei lieto di prendere con
me il
Dorsorugoso norvegese, ma non sarà facile farlo arrivare fin
qui. Credo che la
cosa migliore sia affidarlo a certi amici miei che verranno a trovarmi
la
settimana prossima. Il problema è che non debbono farsi
vedere a trasportare un
drago di nascosto.
Potresti far salire il Dorsorugoso sulla torre più
alta, a mezzanotte di
sabato? Loro possono venirti incontro lì e portarselo via
finché fa buio.
Mandami una risposta al più presto. Tanti baci,
Charlie
Si guardarono.
«Abbiamo il mantello che rende invisibili.» disse
poi Harry «Non dovrebbe
essere troppo difficile... mi pare che il mantello sia grande
abbastanza da
coprire almeno due di noi e Norberto.»
Quella settimana era stata talmente dura che gli altri furono subito
d'accordo
con lui: avrebbero fatto qualsiasi cosa pur di disfarsi di Norberto...
e di
Malfoy.
Ma vi fu un intoppo. La mattina dopo, la mano di Ron si era gonfiata
fino a
diventare il doppio dell'altra. Il ragazzo non era certo di far bene ad
andare
da Madama Chips: e se si fosse accorta che si trattava di un morso di
drago?
Comunque, al pomeriggio non aveva più scelta: la ferita era
diventata di un
brutto color verde. A quanto sembrava, le zanne di Norberto erano
avvelenate.
A fine giornata, i suoi amici si precipitarono in infermeria dove
trovarono Ron
a letto, in condizioni pietose.
«Entro la mezzanotte di sabato sarà finito
tutto.» disse Hermione, ma la cosa
non parve tranquillizzarlo minimamente. Anzi, Ron si tirò su
a sedere e gli
venne una gran sudarella.
«A mezzanotte di sabato!» esclamò con
voce arrochita «Oh no... oh no... mi è
appena tornato in mente che... prima Malfoy è venuto a
trovarmi per prendermi
in giro, dicendo a Madama Chips che si era presentato per chiedermi in
presto
un libro… ma dentro il libro che Malfoy mi ha chiesto in
prestito c'era la
lettera di Charlie! Adesso sa che stiamo per disfarci di
Norberto.»
Prima che gli altri avessero il tempo di rispondergli, in quel preciso
istante,
entrò Madama Chips e li mise alla porta, dicendo che Ron
aveva bisogno di
dormire.
«Ormai è troppo tardi per cambiare il nostro
piano.» disse Harry «Non abbiamo
tempo di mandare un altro gufo a Charlie, e questa potrebbe essere la
nostra
unica possibilità di far sparire Norberto. Dobbiamo
rischiare. E comunque,
abbiamo il mantello che rende invisibili, e Malfoy non ne sa un bel
niente.»
Quando andarono giù da Hagrid e gli dissero della lettera di
Charlie, gli occhi
gli si riempirono di lacrime, ma forse poteva essere perché
Norberto gli aveva
appena morso una gamba.
«Ahi! Tutto a posto, mi ha preso sullo stivale...
è soltanto un gioco... in fin
dei conti, è ancora piccolino.»
In quell’ istante, il piccolino picchiò con forza
la coda sul muro, facendo
sbattere le finestre.
Quando i quattro ripresero la strada del castello, non
vedevano l'ora che arrivasse sabato.
Quando giunse il momento di dire addio a Norberto avrebbero anche
potuto
provare pena per Hagrid, se non fossero stati tanto preoccupati al
pensiero di
quel che avrebbero dovuto fare.
Era una notte molto buia e nuvolosa, ed Harry e Gideon
arrivarono alla capanna con un po' di ritardo perché avevano
dovuto aspettare
nel salone d'ingresso che Pix la smettesse di giocare a tennis contro
il muro e
si togliesse di torno. Avevano deciso che sarebbero stati loro due a
portare il
drago.
Hagrid aveva già sistemato Norberto dentro una grossa cassa.
Gli ho messo un bel po' di topi e di brandy per il viaggio.»
disse con voce
soffocata «E dentro ho messo anche il suo orsacchiotto, se
mai si sente solo.»
«Addio, Norberto!» singhiozzò Hagrid
mentre i due amici ricoprivano la cassa
con il mantello che rende invisibili e ci s'infilavano sotto anche loro
«La mamma non ti dimenticherà mai!»
Era
quasi mezzanotte quando sollevarono la cassa con
dentro Norberto per farle salire la scalinata di marmo e la
trascinarono
attraverso l'ingresso e lungo i corridoi bui. Poi un'altra scala, e
un'altra
ancora: neppure la scorciatoia che conoscevano grazie alla Mappa del
Malandrino
servì a facilitare il compito.
«Ci siamo quasi!» esclamò Gideon
ansimando, quando raggiunsero il corridoio
situato al disotto della torre più alta.
Davanti a loro qualcosa si mosse così all'improvviso che gli
fece quasi cadere
di mano la cassa. Dimenticando di essere quasi invisibili, si
ritrassero
nell'ombra e rimasero a guardare le sagome scure di due persone
impegnate in
una colluttazione a tre metri da loro. A un tratto si accese un lume.
Era la professoressa McGranitt, in vestaglia scozzese e retina per i
capelli,
che teneva saldamente Malfoy per un orecchio.
«In castigo!» stava gridando «E venti
punti in meno a Serpeverde! Come ti
permetti di andare in giro di notte a questo modo!»
«Professoressa, lei non capisce... stanno arrivando Potter e
Black... hanno un
drago!»
«Ma che sciocchezze! Come osi raccontare balle del genere!
Avanti, Malfoy...
riferirò tutto al professor Piton!»
Dopo quel che avevano udito, salire la ripida scala a chiocciola che
conduceva
in cima alla torre sembrò loro la cosa più facile
del mondo, e soltanto quando
furono usciti fuori nell'aria fredda della notte si tolsero di dosso il
mantello, lieti di poter finalmente tornare a respirare come si deve.
Ridendosela per la sorte di Malfoy rimasero in attesa, mentre Norberto
si
agitava nella sua cassa. Dopo circa dieci minuti, videro sbucare di
colpo
dall'oscurità quattro manici di scopa.
Gli amici di Charlie erano dei tipi simpatici. Mostrarono a Harry e a
Gideon i
finimenti che avevano fabbricato in modo da poter volare con Norberto
sospeso
fra di loro. Tutti dettero una mano per assicurare la cassa a quei
sostegni, e
alla fine Harry e Gideon strinsero la mano agli altri ringraziandoli
sentitamente.
Finalmente, Norberto se ne andava: seguendolo con lo sguardo, lo videro
allontanarsi e scomparire.
Allora scesero di nuovo la scala a chiocciola, col cuore leggero,
adesso che si
erano liberati del drago. Norberto se n'era andato, Malfoy era in
castigo...
ormai, che cosa avrebbe potuto guastare la loro felicità?
La risposta li attendeva in fondo alla scala. Appena misero piede nel
corridoio, dalle tenebre sbucò all'improvviso la faccia di
Gazza.
«Bene, bene, bene.» mormorò
«Vedo che ci siamo cacciati di nuovo nei pasticci!»
Avevano lasciato sulla torre il mantello che rende invisibili.
Le cose non avrebbero potuto andare peggio di così.
Gazza li portò giù al primo piano, nello studio
della professoressa McGranitt,
dove si sedettero in attesa senza scambiarsi una parola. Nel cervello
di Harry
e Gideon si accavallavano scuse, alibi e racconti di una fantasia
sfrenata, ma
uno più debole dell'altro. Stavolta, non vedevano proprio
come avrebbero potuto
fare per tirarsi fuori dei pasticci. Erano in trappola. Come avevano
potuto
essere così stupidi da dimenticarsi il mantello? La
professoressa McGranitt non
avrebbe mai accettato nessuna delle scuse che potevano addurre per
essere scesi
dal letto ed essersi messi a girare per la scuola a notte fonda, per
non
parlare poi di quando erano saliti sulla torretta più alta,
che serviva da
osservatorio astronomico, l'accesso alla quale era proibito salvo che
in orario
di lezione. Se a ciò si aggiungeva Norberto e il mantello
che rende invisibili,
si capiva che potevano anche cominciare a fare i bagagli.
Harry aveva creduto che le cose non potessero andar peggio? Ebbene, si
era
sbagliato. Quando la McGranitt apparve, Neville era con lei.
«Harry! Gideon!» esclamò questi
nell'istante in cui vide gli altri due «Vi
stavo cercando per avvertirvi! Ho sentito Malfoy dire che vi avrebbe
beccato, e
ha detto che avete un dra...»
Harry scosse violentemente il capo per far segno a Neville di tacere,
ma la
professoressa McGranitt l'aveva visto. A vederla lì,
torreggiante sopra le
teste di tutti e tre, non ci si sarebbe stupiti se le fossero uscite
fiamme dal
naso, come a Norberto.
«Non me lo sarei mai aspettato da nessuno di voi. Gazza dice
che eravate su
all'osservatorio. All'una del mattino! Esigo una spiegazione.»
A Gideon venne un lampo di genio.
«Be’ professoressa, lei deve sapere che io ed Harry
spesso facciamo delle
scommesse tra di noi. A volte anche molto stupide devo ammetterlo. In
questo
caso si trattava di riuscire ad individuare nel minor tempo possibile
la
costellazione del Drago. Per questo ci siamo recati sulla torre di
Astronomia.
Il perdente avrebbe dovuto farsi interrogare in tutte le materie nello
stesso
giorno e, in previsione di questo, sono settimane che studiamo senza
sosta. Ci
siamo avviati alla torre molto prima che scattasse il coprifuoco ma poi
ci
siamo addormentati. Quando Mastro Gazza ci ha trovati ci eravamo appena
svegliati e volevamo ritornare in Dormitorio. Non volevamo realmente
infrangere
le regole.»
Gideon assunse la tipica aria da cucciolo bastonato che faceva
addolcire
chiunque, ed Harry mise su una finta aria dispiaciuta, come se
già sapesse
tutto, mentre dentro di sé ghignava per la prontezza del suo
amico.
La McGranitt però era ancora indecisa se credergli o meno.
«Malfoy ci ha probabilmente sentiti parlare mentre
discutevamo sul prendere o
meno la mappa astronomica dove avremmo trovato la costellazione del
Drago, e
avrà pensato che si trattasse di un Drago vero.»
aggiunse Harry «Quanto a
Neville, ha semplicemente sentito ciò che diceva Malfoy e,
non vedendoci in dormitorio,
si è preoccupato per noi ed ha deciso di venirci a cercare.
Si è solo impaurito
per la sorte dei suoi amici e mi chiedo cosa ci sia di male in
questo.»
«È vero, signor Paciock?» disse la
McGranitt rivolta a
Neville, il quale annuì freneticamente.
Poi fissò intensamente Harry e Gideon, che mantennero
però un’espressione
talmente innocente che alla fine la convinse.
«Voglio credervi.» disse infine, facendo sospirare
di sollievo i tre ragazzini «Ma
non credete che vi sarà tolta una punizione. Venticinque
punti saranno tolti ad
ognuno di voi per essere stati sorpresi in giro di notte, anche se nel
caso dei
signori Potter e Black ciò non è stato
intenzionale. La prossima volta vi
consiglio di evitare di fare scommesse così stupide,
perché non sarò così magnanima
nel togliervi punti. E avrete una punizione, naturalmente. Vi
manderò io un
messaggio non appena l’avrò decisa. Adesso
recatevi al vostro dormitorio, vi
scorterà Mastro Gazza. Buona Notte.»
Voltandosi per uscire, Gideon mise ad Harry un braccio intorno alle
spalle, e
lui ricambiò la stretta, felice che la disavventura con il
drago non avesse
creato danni molto gravi.
In questo modo non poterono vedere il dolore che attraversò
gli occhi della
professoressa di Trasfigurazione, alla quale sembrava di essere tornata
ai
tempi di James Potter e Sirius Black.
Fortunatamente i Grifondoro non presero troppo male i punti persi,
soprattutto
perché nelle lezioni seguenti Harry, Metis, Gideon ed
Hermione riuscirono a
recuperarli ampiamente. Neville aveva perdonato Harry e Gideon per il
fraintendimento, ed era felice che le cose si fossero risolte per il
meglio.
Tuttavia il gesto di Malfoy non fu dimenticato, e i cinque amici
meditavano
vendetta.
In seguito al suo ennesimo scherzo ai danni di Neville, Hermione prese
in
disparte Metis.
«Voglio organizzare uno scherzo ai danni di
Malfoy.» disse irata «Quel
ragazzino odioso ha oltrepassato il limite.»
Metis sorrise. Finalmente Hermione stava smettendo di essere
così ligia alle
regole e stava mostrando la sua vera indole.
«Hai già qualcosa in mente?»
«In realtà no. Però volevo parlarne
anche con gli altri, magari hanno qualche
idea.»
Ron, Harry e Gideon furono molto sorpresi della decisione di Hermione,
ma
acconsentirono ad aiutarla a trovare un’idea per uno scherzo
che avrebbe tolto
a Malfoy la voglia di maltrattare il povero Neville.
«Forse ho trovato!» esclamò Metis
«La pozione dell’illusione!»
«La cosa?!» esclamarono tutti.
«La pozione dell’illusione è una mia
nuova creazione. È relativamente semplice
da fare e, a pozione finita, basta pronunciare la parola
‘Illusions’ pensando
intensamente all’illusione che si vuole creare per far
sì che essa abbia
effetto. La prossima volta che Malfoy prenderà in giro
Neville, noi butteremo
addosso a quest’ultimo la pozione che lo
trasformerà in una specie di Hulk.
Naturalmente solo Malfoy, Tiger e Goyle vedranno
quest’illusione, e per tutti
gli altri loro staranno semplicemente scappando via dal nostro timido
Neville.
Allora? Che ve ne pare?»
Tutti furono subito molto entusiasti, e si programmò che
Metis ed Hermione si
sarebbero occupate della pozione.
Prima che loro due uscissero dal ritratto per mettersi a lavoro,
udirono
chiaramente Ron dire: «Scusate ragazzi, ma chi è
Hulk?»
Era tutto pronto.
Avevano deciso che lo scherzo avrebbe avuto luogo in Sala Grande.
Harry aveva avuto la brillante idea di rendere invisibile la boccetta
della
pozione e adesso aspettavano trepidanti il momento buono per agire.
Avevano anche avvertito Neville che avrebbe dovuto alzarsi dalla panca
non
appena fosse comparso Malfoy.
Come da copione, appena comparve Mafoy all’ingresso della
Sala Grande, Neville
fece per uscire.
«Cosa c’è Paciock? Hai mangiato
così tanto da star male anche sta’ volta? Se
continuerai in questo modo inizierai a rotolare!»
Mentre lui e i suoi scagnozzi iniziavano a ridere sguaiatamente,
Hermione con
un incantesimo rovesciò il contenuto della boccetta su
Neville.
Le risate si interruppero immediatamente.
Davanti agli occhi dei tre Serpeverde Neville iniziò a
crescere, a diventare
muscoloso. In breve la sua altezza si triplicò.
«Dicevi, Malfoy?!» disse lui, con una voce
baritonale che non gli apparteneva.
I sorrisi lasciarono il posto ad espressioni terrorizzate e, tra lo
sconcerto
ed il divertimento generale, i tre Serpeverde scapparono urlando fino
al loro
Dormitorio.
Metis,
Harry, Gideon, Ron ed Hermione ritornarono
ancora ridendo nella Sala Comune di Grifondoro.
«Adesso Malfoy ci penserà due volte prima di
rivolgere un’offesa a Neville!» disse
Hermione «Mi sono proprio divertita, devo
ammetterlo.»
I ragazzi si scambiarono un’occhiata, poi Gideon assunse
un’aria solenne.
«Dal momento che anche la nostra ‘Mione
è entrata a tutti gli effetti nel club
dei giovani malfattori, credo che sia venuto il momento di trovarci un
nome non
credete?»
«E cosa suggerisci?» chiese Metis, pur
già sapendo la risposta.
«Io pensavo di chiamarci ‘I
Malandrini’.»
«Guarda che quel nome è già stato usato
da mio padre e dai suoi amici.» gli
ricordò Harry.
Gideon parve un po’ in difficoltà.
«Questo lo so. Ma, vedi, è un nome
perfetto!» insistette, ma prima che Harry
potesse ribattere intervenne Metis.
«Allora noi saremmo i Nuovi Malandrini.» disse
sorridendo «Saremo i Malandrini
della Nuova Generazione.»
Si fissarono tutti e cinque per qualche secondo prima di sorridersi a
vicenda.
«Sì, mi piace!» sclamò Ron
euforico, e anche Hermione annuì.
«Bene allora. Mettete la vostra mano sulla mia e ripetete
dopo di me.» disse
Harry, stendendo davanti a sé il braccio con il palmo
rivolto verso il basso.
«Giuro Solennemente di Non Avere Buone Intenzioni.»
La personale leggenda dei Malandrini.
Tutti ripeterono in coro la frase e un brivido li
attraversò: in una serata come le altre, inconsapevolmente,
cinque ragazzi
avevano stretto un vincolo più profondo di qualsiasi
promessa.
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Capitolo 16 *** Capitolo 15 - Punizione nella Foresta ***
Ormai
l’avventura con il drago era passata in
prescrizione, e i Malandrini non avevano potuto mettersi di nuovo nei
guai a
causa degli esami.
Sotto la supervisione di Metis ed Hermione, anche Gideon e Harry
avevano
iniziato a ripassare con loro grande disappunto, quindi avevano poco
tempo da
dedicare alle loro malandrinate.
Con grande irritazione di Hermione, comunque, appena due giorni dopo
l’inizio
delle lezioni di ripasso per gli esami i due ragazzi e Metis erano
capaci di
citare quasi a memoria ogni nozione presente nei libri. Ron se la
cavava meno
bene e, visto che Hermione sapeva già tutto, anche se non in
una maniera così
metodica come gli altri amici, decise insieme a Metis di aiutarlo.
Così, mentre
loro due e Ron sgobbavano sui libri in biblioteca, Harry e Gideon
facevano di
tutto per mettersi nei guai.
Un pomeriggio, mentre tornavano dalla biblioteca, udirono una voce
lamentosa
provenire da una delle aule. Quando si avvicinarono, capirono che si
trattava
di Raptor.
«No, no, un'altra volta no, ti prego...»
A sentire quelle parole, sembrava che qualcuno lo stesse minacciando.
Dopo
essersi scambiati uno sguardo Harry e Gideon si avvicinarono ancora.
«E va bene... va bene.» sentirono Raptor
singhiozzare.
Passò appena un secondo, e dall'aula uscì in gran
fretta Raptor, tutto intento
a rimettersi il turbante per il verso giusto. Era pallido e sembrava
sul punto
di scoppiare in lacrime. Si allontanò fino a sparire alla
vista, e i due amici
ebbero l'impressione che non li avesse neanche notati. Attesero che
l'eco dei
suoi passi si spegnesse, poi fece capolino nell'aula per dare
un'occhiata: era
vuota, ma all'estremità opposta c'era una porta spalancata.
Probabilmente da
quell'aula era appena uscito Piton e, da quanto avevano appena sentito,
doveva
essere anche tutto ringalluzzito: sembrava che finalmente Raptor avesse
ceduto.
Decisero di informare subito gli altri e tornarono in biblioteca, dove
Hermione
stava interrogando Ron in astronomia, e Metis leggeva un libro.
«Dunque, Piton ce l'ha fatta!» esclamò
Ron. «Se Raptor gli ha insegnato a
spezzare il suo incantesimo anti-magia nera...»
«Però, c'è sempre Fuffi.»
obiettò Hermione.
«Forse Piton ha scoperto come eludere la sua sorveglianza
senza chiedere niente
a Hagrid.» disse Ron alzando gli occhi sulle migliaia di
volumi che li
circondavano «Scommetto che qua dentro, da qualche parte,
c'è un libro che
spiega come fare per mettere fuori combattimento un gigantesco cane a
tre
teste. E allora, che cosa facciamo ragazzi?»
Negli occhi di Ron era tornata a brillare la luce dell'avventura.
«Dobbiamo andare da Silente.» disse Hermione
«È quello che dovremmo aver fatto
già da un sacco di tempo. Se tentiamo qualcosa noi, ci
sbattono fuori di
sicuro.»
«Andiamo ‘Mione che fine ha fatto il tuo spirito
malandrino!?» esclamò Gideon.
«E poi non abbiamo prove!» le ricordò
Harry «Raptor ha troppa paura per darci
corda. Basta solo che Piton dica di non sapere come ha fatto a entrare
quel
mostro a Halloween, e che lui al terzo piano non ci è
neanche andato vicino...
Secondo voi, a chi crederanno, a lui o a noi? Che noi non possiamo
soffrire
Piton, non è precisamente un segreto. Silente
penserà che ci siamo inventati
tutto per farlo licenziare. Gazza non ci aiuterebbe per tutto l'oro del
mondo:
è troppo amico di Piton, e dal suo punto di vista,
più studenti vengono
rispediti a casa, meglio è. E poi, non dimenticate che noi
non ne dovremmo
proprio sapere nulla, né della pietra né di
Fuffi. Sarà dura spiegare come
l'abbiamo saputo.»
«L’unica cosa che ci resta da fare è
aspettare e tenere gli occhi aperti.»
disse Metis, prima di ributtarsi a capofitto nella lettura, e gli altri
conclusero che era la cosa migliore da fare per il momento.
Il mattino seguente, Harry, Gideon e Neville, sedendosi al tavolo della
colazione, trovarono dei messaggi a loro indirizzati. Erano tutti
identici, e
dicevano:
Per punizione, andrete in cella
d'isolamento a partire dalle undici di stasera. Presentatevi al signor
Gazza
nel salone d'ingresso.
Prof.ssa McGranitt
Con le lezioni di ripasso, il Quidditch e il resto, Gideon ed Harry si
erano
completamente dimenticato della punizione che li attendeva. Tutto
sommato però,
avrebbe potuto andargli peggio. Almeno non avevano perso
così tanti punti da
renderli impopolari a scuola!
Quella sera alle undici, salutarono gli altri nella sala di ritrovo e
scesero
nell'ingresso insieme a Neville. Gazza era già lì
ad attenderli, e con lui
c'era anche Malfoy.
«Seguitemi.» disse Gazza, accendendo un lume e
conducendoli fuori.
«Adesso credo proprio che ci penserete due volte, prima di
violare di nuovo il
regolamento della scuola, eh?» fece in tono di scherno
«Se volete sapere come
la penso io, i migliori insegnanti sono il lavoro duro e le
punizioni...
proprio un peccato che non ne diano più spesso come una
volta... Allora ti
appendevano al soffitto per i polsi e ti ci lasciavano per qualche
giorno! Ho
ancora le catene in ufficio: le tengo ben oliate, nel caso che
servano...
Allora, andiamo, e non sognatevi di filarvela proprio adesso: se ci
provate,
sarà peggio per voi.»
Si avviarono attraverso il parco immerso nell'oscurità.
Neville non la smetteva
di tirare su col naso, mentre Harry e Gideon si domandavano quale
sarebbe stato
il loro castigo. Doveva essere qualcosa di veramente orribile,
altrimenti Gazza
non avrebbe avuto quel tono gongolante, tuttavia, non volendo dare al
custode
una soddisfazione, mantennero la loro aria arrogante per tutto il
tragitto.
La luna splendeva in cielo, ma ogni tanto una nube le
passava davanti oscurandola, e sprofondava anche loro nel buio.
Poi udirono un grido in lontananza.
«Sei tu, Gazza? Sbrigati, che voglio incominciare.»
Harry e Gideon si scambiarono uno sguardo sollevato: non sarebbe stato
poi
tanto male, se toccava loro stare con Hagrid. Tuttavia Gazza lo
notò e disse: «Non
penserete mica che siete venuti a divertirvi insieme con quello
zoticone? Be',
levatevelo dalla testa, ragazzini: è nella foresta che vi
sto portando, e non
so neanche se tornerete tutti interi.»
A quelle parole, Neville diede un flebile lamento, e Malfoy si
fermò, incapace
di proseguire.
«Nella foresta?»
ripeté, con un insolito tono insicuro «Ma non si
può mica
andarci di notte... ci sono in giro un sacco di bestie strane... lupi
mannari,
dicono.»
Neville strinse la manica del mantello di Harry ed emise un suono
strozzato.
«È quello che ti fa paura, eh?» fece
Gazza, con la
voce che tradiva la sua gioia maligna «Ai lupi mannari dovevi
pensarci prima di
combinare tutti quei pasticci, non credi?»
Hagrid emerse dalle tenebre e si avvicinò a loro, seguito a
ruota da Thor.
Portava in mano la sua grossa balestra, e una faretra piena di frecce a
tracolla.
«Era ora.» disse «È
già mezz'ora che vi aspetto. Tutto bene? Harry,
Gideon?»
«Io non li tratterei con tanta confidenza, Hagrid.»
disse Gazza freddamente «In
fin dei conti sono qui per essere puniti.»
«Forse è per questo che siete in ritardo,
signore?» chiese Hagrid a Gazza aggrottando
le sopracciglia «Perché ha perso tempo a fargli la
lezione? Ma non è compito
suo, questo. Lei ha fatto la sua parte, da qui in avanti me ne occupo
io.»
«Allora io torno all'alba…» disse Gazza
«...a riprendere quello che ne resta.»
aggiunse poi malignamente. Dopodiché si voltò e
riprese la strada del castello,
con il lume che ballonzolava nel buio.
A quel punto, Malfoy si voltò verso Hagrid.
«Io in quella foresta non ci metto piede.» disse, e
Harry fu contento di sentire
che nella sua voce c'era una nota di panico.
«Ci andrai, eccome, se vuoi restare a Hogwarts!»
ribatté Hagrid in tono feroce «Avete
combinato un guaio, e adesso dovete pagare.»
«Ma questa è roba da servi, mica da studenti. Io
pensavo che ci avrebbero dato
degli esercizi o roba del genere... Se lo sapesse mio padre, quel che
mi state
facendo, lui...»
«...ti direbbe che a Hogwarts si è sempre fatto
così.» lo rimbeccò Hagrid
«Figuriamoci:
esercizi! E a che cosa servirebbero? No: farete qualcosa di utile,
oppure vi
sbatteranno fuori. Se credi che tuo padre preferisce vederti espulso,
tornatene
al castello e fà le valigie. Avanti, adesso!»
Ma Malfoy non si muoveva. Guardò Hagrid con aria infuriata,
ma poi abbassò gli
occhi.
«Allora.» disse Hagrid «Adesso statemi a
sentire bene, perché quel che faremo
stanotte è molto pericoloso e non voglio che correte rischi.
Venite un momento
con me.»
Li condusse fino al margine della foresta. Tenendo alto il lume,
additò uno
stretto sentiero serpeggiante, che scompariva fra il fitto degli
alberi,
immerso nell'oscurità.
«Guardate lì.» fece Hagrid
«Vedete quella roba che luccica per terra? Quella
roba argentata? È sangue di unicorno. Là dentro
c'è un unicorno ferito. È la
seconda volta che succede, questa settimana. Mercoledì
scorso ne ho trovato uno
morto. Noi cercheremo di andare a salvarlo, povera bestia. Ma forse
dovremo
abbatterlo, per non farlo più soffrire.»
«E se chi ha ferito l'unicorno ci trova prima lui?»
fece Malfoy, incapace di
non lasciar trasparire la paura dalla sua voce.
«Niente che vive nella foresta può farvi del male,
se siete con me o con Thor.»
rispose Hagrid.
Iniziarono ad avanzare lentamente, tendendo l'orecchio al minimo
rumore.
All'improvviso, in una radura poco più avanti, qualcosa
senza dubbio si mosse.
«Chi è là?» gridò
Hagrid «Fatti vedere... sono armato!»
Ciò che avanzò verso di loro, fino alla cintola
era un uomo, con barba e
capelli rossi, ma dalla vita in giù aveva un corpo di
cavallo di un bel marrone
castagna, con una lunga coda rossastra.
Harry e Gideon restarono a bocca aperta.
«Ah, sei tu, Conan.» disse Hagrid in tono sollevato
«Come va?» Fece un passo
avanti e strinse la mano al centauro.
«Buona sera a te, Hagrid.» disse Conan. Aveva una
voce profonda e malinconica «Non
è che volevi colpirmi?»
«Non si è mai troppo cauti, Conan.»
rispose Hagrid dando un colpetto alla sua
balestra «In giro per questa foresta c'è qualcosa
che non mi torna. Oh, a
proposito, ti presento Harry Potter e Gideon Black. Studiano su alla
scuola. E quegli
altri due sono Draco Malfoy e Neville Paciock. Questo è
Conan, ragazzi, un
centauro.»
«Fico!» esclamarono Harry e Gideon.
«Buona sera.» fece Conan «Allora, dite un
po': in quella scuola si studia
molto?»
«Un po’.» dissero i ragazzi facendo
spallucce, memori delle lezioni
assolutamente inutili del professor Raptor.
«Un po'. Be', è già
qualcosa.» sospirò Conan. Poi rovesciò
il capo all'indietro
e guardò il cielo «Marte è molto
luminoso, stasera.»
«Già» fece Hagrid guardando anche lui in
alto «Senti un po', Conan, sono
proprio contento che ti abbiamo incontrato, perché
c'è in giro un unicorno
ferito. Tu hai visto niente?»
Conan non rispose subito. Continuò a fissare il cielo, e poi
tornò a sospirare.
«Le prime vittime sono sempre gli innocenti.» disse
«Così fu nei secoli dei
secoli, così è adesso.»
«Già.» fece Hagrid «Ma tu hai
visto niente, Conan? Niente di strano?»
«Marte è molto luminoso stanotte.»
ripeté Conan mentre Hagrid gli lanciava
un'occhiata impaziente «Non capita spesso.»
«Va bene, ma io intendevo niente di strano un po'
più terra terra.» riprese
Hagrid «Insomma, non hai notato niente?»
Ancora una volta, Conan ci mise un po' prima di rispondere. Alla fine
disse: «La
foresta nasconde molti segreti.» poi se ne andò.
«È davvero impossibile.» disse Hagrid in
tono
irritato, non appena Conan si fu allontanato abbastanza
«Avere una risposta
chiara da un centauro. Sono sempre lì che guardano le
stelle. Di quel che
succede quaggiù, non gliene importa un fico secco.»
«Ma qui nella foresta, ce ne sono molti di quelli?»
chiese Gideon.
«Oh, be', parecchi... Per lo più se ne stanno per
i fatti loro, ma per fortuna
si fanno vivi, quando ho voglia di scambiare una parola con qualcuno.
Badate
bene, i centauri sono dei gran cervelloni... sanno un sacco di cose.
Solo che
non sono tanto chiacchieroni.»
Camminarono per quasi mezz'ora, addentrandosi sempre di più,
fino a quando
seguire il sentiero divenne quasi impossibile, tanto erano fitti gli
alberi. Ad
un certo punto si divisero, ed Harry si ritrovò a camminare
nella foresta con
Thor e Malfoy. Gli sembrò di intravedere macchie di sangue
sempre più
frequenti: c'erano schizzi sulle radici di un albero, come se una
povera
creatura ferita si aggirasse là attorno. Davanti a lui,
attraverso i rami
intricati di un'antica quercia, Harry scorse di nuovo una radura.
«Guarda...» mormorò, tendendo il braccio
per fermare Malfoy.
Per terra c'era qualcosa di bianco che scintillava: era un unicorno, ed
era
morto.
Harry non aveva mai visto nulla di così bello e
così
triste, e aveva già fatto un passo verso l'unicorno quando
un fruscio lo fece
fermare di colpo. Ai margini della radura, un cespuglio fremette...
Poi,
dall'ombra, uscì una figura incappucciata che
avanzò strisciando come un
animale da preda. Harry, Malfoy e Thor rimasero impietriti. La figura
incappucciata si avvicinò all'unicorno, chinò il
capo sulla ferita che si
apriva nel fianco dell'animale e si mise a berne il sangue.
«AAAAAARGH!»
Malfoy si lasciò sfuggire un grido agghiacciante e
schizzò via, e con lui Thor.
L'incappucciato alzò il capo e puntò lo sguardo
su Harry, con il sangue
dell'unicorno che gli colava sul petto. Poi si alzò in piedi
e gli si avvicinò
a rapidi passi. Harry non riusciva a muoversi per il terrore.
Improvvisamente gli trapassò la testa una fitta di dolore
come non ne aveva mai
provate: era come se la sua cicatrice avesse preso fuoco. Mezzo
accecato,
arretrò barcollando. Dietro di sé udì
un rumore di zoccoli al galoppo e qualche
cosa lo superò d'un balzo, piombando addosso
all'incappucciato.
Il dolore alla testa era talmente forte che Harry cadde in ginocchio, e
ci
vollero un paio di minuti prima che passasse. Quando il ragazzo
levò lo
sguardo, la figura era scomparsa. Davanti a lui c'era un centauro, ma
non era
Conan: dall'aspetto era più giovane, e aveva chiome biondo
chiarissimo e un
corpo da sauro.
«Tutto bene?» disse il centauro aiutando Harry a
rimettersi in piedi.
«S-sì, grazie... ma che cos'era quello?»
Il centauro non rispose. Aveva occhi di un blu stupefacente, come
pallidi
zaffiri. Guardò Harry con attenzione, soffermandosi a
osservare la cicatrice
che gli spiccava livida sulla fronte.
«Ma tu sei il giovane Potter!» esclamò
«Faresti bene a tornare da Hagrid. A
quest'ora la foresta è un posto pericoloso, specie per te.
Sai andare a
cavallo? In questo modo farai più in fretta. Mi chiamo
Fiorenzo.» aggiunse poi,
mentre piegava le zampe anteriori perché Harry potesse
salirgli in groppa.
Avanzarono in silenzio attraverso gli alberi, e Harry pensò
che il centauro non
volesse più parlargli, ma mentre attraversavano un punto
dove il bosco era
particolarmente fitto il centauro si fermò di colpo.
«Harry Potter, ma tu lo sai che cosa ci si fa con il sangue
di unicorno?»
«No.» rispose Harry, stupito da quella strana
domanda «Noi abbiamo usato soltanto
il corno e i peli della coda, a lezione di Pozioni.»
«Questo perché uccidere un unicorno è
una cosa mostruosa.» ribatté Fiorenzo
«Soltanto
uno che non ha niente da perdere e tutto da guadagnare commetterebbe un
delitto
del genere. Il sangue dell'unicorno ti mantiene in vita anche se sei a
un passo
dalla morte; ma il costo da pagare è tremendo.
Poiché hai ucciso una cosa pura
e indifesa per salvarti, dall'istante che il sangue tocca le tue labbra
non
vivrai che una mezza vita, una vita dannata.»
«Ma chi potrebbe essere così disperato?»
si domandò ad alta voce «Se uno
finisce dannato per sempre, meglio morire, no?»
«Vero.» concordò Fiorenzo «A
meno che non ti basti restare vivo per il tempo
necessario a bere qualcos'altro... qualcosa che ti restituisca tutta la
tua
forza e il tuo potere, qualcosa che fa sì che tu non possa
morire mai. Signor
Potter, tu lo sai che cosa è nascosto dentro la scuola, in
questo preciso
momento?»
«La Pietra Filosofale! Ma certo... L'Elisir di Lunga Vita!
Però non capisco
chi...»
«Non ti viene in mente nessuno che abbia atteso molti anni
per tornare al
potere, che si sia aggrappato alla vita aspettando la sua grande
occasione?»
Era come se un pugno di ferro si fosse improvvisamente serrato attorno
al cuore
di Harry.
«Vuoi dire.» fece Harry con voce strozzata
«Che era Vol...»
«Harry! Harry, tutto a posto?»
Gideon correva verso di loro lungo il sentiero, seguito da un Hagrid
tutto
ansimante.
«Ma io sto benissimo.» rispose Harry quasi senza
sapere quel che diceva «L'unicorno
è morto, Hagrid, sta nella radura lì
dietro.»
«A questo punto, io ti lascio, signor Potter.»
mormorò Fiorenzo, mentre Hagrid
si affrettava nella direzione indicata per vedere l'unicorno
«Adesso sei al
sicuro.»
Harry scivolò giù dalla sua groppa.
«Buona fortuna, Harry Potter.» disse Fiorenzo
«È già successo che i pianeti
venissero letti in modo errato, anche dai centauri. Spero che questa
sia una di
quelle volte.»
Così dicendo, si voltò e si addentrò
nel folto della foresta, lasciandosi alle
spalle Harry scosso dai brividi.
Mentre
aspettava il loro ritorno, Ron si era addormentato nella sala di
ritrovo
immersa nell'oscurità, mentre Hermione e Metis leggevano un
libro, anche se
chiaramente a fatica reprimevano il sonno. Tuttavia, quando Harry e
Gideon
entrarono dal ritratto, nel giro di pochi secondi erano tutti e tre
perfettamente svegli, e ascoltavano Harry spiegare che cosa era
successo nella
foresta.
Harry non riusciva a sedersi. Andava su e giù a gran passi
davanti al fuoco.
Tremava ancora.
«Piton vuol rubare la Pietra per conto di Voldemort...
Voldemort aspetta nella
foresta... e pensare che per tutto questo tempo abbiamo creduto che
Piton volesse
soltanto arricchirsi...»
«Piantala di pronunciare quel nome!»
sussurrò Ron terrorizzato, come se
credesse che Voldemort potesse udirli.
Ma Harry non lo ascoltava.
«Fiorenzo mi ha salvato, ma non avrebbe dovuto farlo... ha
iniziato a parlare
quello che predicono i pianeti... Probabilmente, secondo i pianeti,
Voldemort
sta per tornare...»
«Ma la pianti di pronunciare quel nome?»
sibilò Ron, beccandosi uno scappellotto
da Metis seguito da un «Piantala tu di
interromperlo!»
Ascoltare di come il fratello era stato a un passo
dall’essere ucciso l’aveva
terrorizzata a morte. Gideon parve capirlo e si sedette accanto a lei
stringendola forte. Anche lui si era spaventato molto.
«Quindi, adesso non mi resta che aspettare che Piton rubi la
Pietra.» proseguì
Harry febbrilmente. «E a quel punto Voldemort
potrà venire a farmi fuori...»
Hermione aveva un'aria molto spaventata, ma gli offrì una
parola di conforto.
«Harry, tutti dicono che Silente è l'unica persona
di cui Tu-Sai-Chi abbia mai
avuto paura. Se c'è in giro Silente, Tu-Sai-Chi non ti
torcerà un capello. Ma
comunque, chi ha detto che i centauri hanno ragione? A me sembra roba
da
chiromanti, e anche la professoressa McGranitt ha detto che quella
è una branca
della magia molto imprecisa.»
«E poi, Harry, non hai tenuto conto di una cosa.»
disse Metis, alzandosi a
fronteggiare il fratello «Anch’io ho una cicatrice
inferta da Voldemort, è
anche me che vuole. E non gli sarà così facile
farci fuori entrambi.»
«Voldemort dovrà passare sul mio cadavere prima di
farvi del male. Combatteremo
se necessario.» disse Gideon con ferocia, affiancando i due
gemelli.
A quel punto Hermione e Ron si guardarono per un istante.
«E noi saremo con voi.» disse Hermione risoluta
mentre Ron annuiva «Ma ci
piacerebbe che non ci teneste all’oscuro di alcune cose. Ad
esempio, cos’è
questa storia della cicatrice di Metis? Dai libri che ho letto non
risulta
niente.»
«Questo perché sono in pochi a saperlo.»
disse Metis con un sospiro «Io ho la
stessa cicatrice di Harry, ma sulla spalla sinistra.» e la
mostrò.
Nel frattempo, il cielo si era rischiarato e decisero di ritirarsi nei
rispettivi
dormitori. Andarono a letto esausti, con la gola che doleva, ma le
sorprese di
quella nottata non erano finite.
Quando Harry scostò le lenzuola, vi trovò sotto,
piegato con cura, il mantello
che rende invisibili. A esso era attaccato un biglietto che diceva:
«In caso ti
serva.»
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Capitolo 17 *** Capitolo 16 - Verso la fine ***
I
tanto attesi e temuti giorni d’esame erano arrivati,
e avevano ricevuto penne d'oca speciali, nuove di zecca, che erano
state
stregate con un incantesimo particolare per impedire loro di copiare.
Il professor Vitious li aveva chiamati a uno a uno nella sua aula per
vedere se
erano capaci di eseguire lo speciale Tip-tap dell'Ananasso sulla
scrivania,
mentre la professoressa Mcgranitt li stette a guardare mentre
trasformavano un
topolino in una tabacchiera. Piton li rese tutti nervosi fiatandogli
nel collo mentre
cercavano di ricordare come si fabbricava la pozione che faceva
dimenticare le
cose.
Conclusi tutti gli esami, i Malandrini si diressero verso il laghetto e
si
stesero comodamente sotto un albero.
«Niente più ripassi!» disse Ron con un
sospiro di sollievo,
stiracchiandosi sull'erba «Cos’hai,
Harry?»
Harry, infatti, si stava stropicciando la fronte, mentre Metis la
spalla
sinistra.
«Come vorrei sapere che cosa significa!» disse con
uno scatto di rabbia «Questa
cicatrice non la pianta di farci male... è già
capitato, ma mai tanto spesso.»
«Andate da Madama Chips.» suggerì
Hermione.
«Non siamo mica malati.» rispose Metis
«Credo sia un avvertimento... significa
pericolo incombente.»
Gideon aveva troppo caldo per iniziare un discorso già
affrontato mille volte.
«Rilassati, Metis: Hermione ha ragione, la Pietra
è al sicuro fino a che c'è in
giro Silente. In ogni caso, non abbiamo mai avuto alcuna prova che
Piton abbia
scoperto come eludere la sorveglianza di Fuffi. Una volta si
è quasi fatto
strappare una gamba: vedrai che aspetterà prima di
riprovarci. E prima che
Hagrid abbandoni Silente, Neville avrà fatto in tempo a
entrare nella nazionale
di Quidditch.»
Metis annuì, ma non riusciva a liberarsi dalla fastidiosa
sensazione che c'era
qualcosa che aveva dimenticato di fare: qualcosa di importante. Quando
tentò di
spiegarsi, Hermione commentò: «È l'effetto
degli esami. Io la notte scorsa mi
sono svegliata, e prima di ricordarmi quello che avevamo fatto, ero
già
arrivata a sfogliare metà dei miei appunti sulle
Trasfigurazioni.»
Eppure, Metis era convinta che quella fastidiosa sensazione non avesse
nulla a
che fare con lo studio.
Hagrid non avrebbe mai tradito Silente… Hagrid non avrebbe
mai detto a nessuno
come fare per evitare Fuffi, mai... Eppure...
Di colpo, Metis balzò in piedi.
«Ma dove vai?» chiese Gideon in tono sonnacchioso.
«Mi è venuta in mente una cosa.» rispose
Metis. Era impallidita. «Dobbiamo
immediatamente andare a trovare Hagrid!»
«E perché?» disse Harry.
«A voi non sembra un po' strano.»
proseguì Metis mentre risalivano il declivio
erboso «Che la cosa che Hagrid più desidera al
mondo sia un drago, e che si
presenti uno sconosciuto che per caso si ritrova un uovo di drago in
tasca?
Quanta gente c'è che va in giro con in tasca uova di drago,
visto che è vietato
dalla legge dei maghi? È stato fortunato a incontrare
Hagrid, non vi pare? Oh,
ma perché non ci ho pensato prima?»
Hagrid era seduto in poltrona davanti alla porta di casa: aveva le
maniche e le
gambe dei pantaloni arrotolate e stava sgusciando piselli in una grossa
ciotola.
«Salve!» disse sorridendo «Finiti gli
esami? Avete tempo di fermarvi a bere
qualcosa?»
«Sì, grazie.» disse Ron, ma Metis lo
bloccò.
«No, abbiamo fretta. Hagrid, devo chiederti una cosa. Sai
quella notte che hai
vinto Norberto? Che aspetto aveva lo straniero con cui hai giocato a
carte?»
«Boh.» rispose Hagrid, vago «Non si
è mai tolto il mantello.»
Quando si accorse che tutti e cinque lo fissavano
allibiti, alzò un sopracciglio.
«Non è mica una cosa tanto strana, di gente
bizzarra ce n'è tanta al pub della
"Testa di Porco", giù al villaggio. Poteva essere un
trafficante di
draghi, no? Comunque, in faccia non l'ho mai visto, si è
sempre tenuto il
cappuccio.»
Harry si lasciò cadere a terra, vicino alla ciotola di
piselli.
«E di che cosa avete parlato, Hagrid? Gli hai mai accennato a
Hogwarts?»
«Può darsi.» rispose Hagrid aggrottando
le sopracciglia nello sforzo di
ricordare «Sì... Mi ha chiesto che mestiere facevo
e io gli ho detto che facevo
il guardiacaccia qui... Allora ha chiesto di che genere di creature mi
occupavo. Io gliel'ho detto... e ho anche detto che avevo sempre
desiderato
avere un drago... Poi... non ricordo tanto bene, perché
quello non faceva che
offrirmi da bere. Vediamo... sì, allora ha detto che lui
aveva un uovo di drago
e se lo volevo potevamo giocarcelo a carte... Però dovevo
promettergli che lo
tenevo bene: non voleva che finiva al chiuso in qualche casa... Allora
io gli
ho detto che, dopo Fuffi, tenere un drago era la cosa più
facile del mondo...»
«E lui... ha mostrato qualche interesse per Fuffi?»
chiese Metis cercando di
mantenere calmo il tono della voce.
«Be', sì... Insomma, anche dalle parti di
Hogwarts, non è che capiti spesso di
incontrare cani a tre teste, no? Allora gli ho detto che Fuffi era
buono come
il pane, se uno sapeva calmarlo. Bastava un po' di musica, e lui si
addormentava come un angioletto...»
Di colpo, un'espressione di orrore si dipinse sul volto di Hagrid.
«Accidenti, non ve lo dovevo dire!»
farfugliò «Dimenticate tutto! Ehi... ma
dove andate?»
I Malandrini non scambiarono neanche una parola finché non
si fermarono nel
salone d'ingresso, che dopo il prato assolato parve loro molto freddo e
cupo.
«Dobbiamo andare da Silente.» disse Harry che,
finalmente, aveva compreso il
filo logico del ragionamento della sorella «Hagrid ha
raccontato a quello
straniero come si fa a eludere la sorveglianza di Fuffi, e sotto quel
mantello
c'era o Piton o Voldemort... Dev'essere stato facile, dopo aver fatto
sbronzare
Hagrid. Spero solo che Silente creda a quello che gli diciamo.
Dov'è il suo
studio?»
«Basterà che...» cominciò
Gideon, ma all'improvviso una voce risuonò nel
salone.
«Che cosa ci fate qui dentro, voi cinque?»
Era la professoressa Mcgranitt, che portava una grossa pila di libri.
«Vogliamo vedere il professor Silente.» disse
Hermione con un coraggio che gli
altri quattro giudicarono notevole.
«Il professor Silente è uscito dieci minuti fa. Ha
ricevuto un gufo urgente dal
Ministero della Magia ed è subito partito in volo per
Londra.»
«Se n'è andato?» fece Harry in tono
affranto «Proprio adesso?»
«Potter, il professor Silente è un grandissimo
mago, la sua presenza è
richiesta da molte parti...»
«Ma questo è importante!»
«Quel che voi avete da dirgli sarebbe più
importante del Ministero della Magia,
Potter?»
«Senta, professoressa.» fece Metis gettando
all'aria ogni prudenza «È a proposito
della Pietra Filosofale...»
La Mcgranitt poteva aspettarsi di tutto, tranne quello. I libri che
reggeva le
caddero di mano e lei non si dette neanche la pena di raccoglierli.
«E voi, come lo sapete?» farfugliò.
«Professoressa: io penso, anzi lo so di certo, che Pit... che
qualcuno si
prepari a tentare di rubare la Pietra. Dobbiamo parlare con il
professor
Silente.»
La professoressa gli scoccò un'occhiata carica di un misto
di orrore e di
sospetto.
«Il professor Silente sarà di ritorno
domani.» disse infine «Non so proprio
come abbiate fatto a scoprire la storia della Pietra, ma state pur
certi che
nessuno può rubarla, è troppo ben
protetta.»
«Ma prof...»
«So quel che dico, Potter.» tagliò corto
la McGranitt. Poi si chinò a
raccogliere i libri che le erano caduti «E adesso, vi
consiglio di tornarvene
tutti fuori a godervi questo bel sole.»
Ma loro non seguirono il suo consiglio.
«È per stanotte.» disse Harry quando si
fu accertato
che la professoressa McGranitt non fosse più a tiro di voce
«Stanotte Piton ha
intenzione di passare attraverso la botola. Ha trovato tutto quello che
gli
occorre, e per di più adesso Silente è fuori
circolazione. È stato lui a
mandare quel gufo: ci scommetto che al Ministero della Magia resteranno
a bocca
aperta quando vedranno arrivare Silente… Ragazzi io ho
deciso: stasera vado al
terzio piano e cerco di arrivare alla Pietra prima di lui.»
«Scordatelo fratellino, non senza di me.»
esclamò immediatamente Metis
ponendosi davanti a lui con le braccia incrociate.
«E me.» aggiunse Gideon spalleggiandola con un
sorriso.
«Voi siete matti!» esclamò Ron guardando
i tre a bocca aperta.
«Non potete farlo!» disse Hermione
«Sarete espulsi!»
«E chi se ne importa!» gridò Harry
«Ma non capite? Se Piton si porta via la
Pietra, Voldemort torna! Non avete sentito che cosa è
successo quando qualcuno
ha tentato di fargli le scarpe? Non ci sarà più
una Hogwarts da cui essere
espulsi! La raderà al suolo, o la trasformerà in
una scuola di Magia Nera!
Ormai, perdere punti non ha più importanza, non lo capite? O
credete forse che,
se il Grifondoro vince il campionato dei dormitori, lui
lascerà in pace noi e le
nostre famiglie?»
«Hai ragione, Harry.» disse Hermione con un filo di
voce.
«Useremo il mantello che rende invisibili.»
concluse Harry «Una bella fortuna
averlo recuperato.»
«Ma basterà a coprirci tutti e cinque?»
chiese Ron, e
lui lo guardò stranito. Gideon e Metis si sorrisero.
«Come, tutti e cinque?»
«Oh, falla finita, mica penserai che vi lasciamo andare da
soli a tutti e tre?»
esclamò Hermione in tono spiccio «Levatevelo dalla
testa. Siamo o non siamo i
Malandrini? Siamo un gruppo, dove va uno vanno tutti.»
«Ma se ci pescano, sarete espulsi anche voi.»
Hermione sospirò.
«Non se possiamo evitarlo.» ribatté la
ragazza in tono cupo «Il professor Vitious
mi ha detto in gran segreto che al suo esame ho preso centododici su
cento. Con
un voto del genere, non mi butteranno fuori. Lo stesso discorso vale
per voi,
Harry, Gideon e Metis.» qui fece una smorfia «Avete
preso centocinquanta su
cento, anche se non ho idea di come questo sia stato
possibile.»
I tre fecero un ghigno soddisfatto mentre Ron assunse un’aria
abbattuta.
«Chissà io quanto avrò
preso…»
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Capitolo 18 *** Capitolo 17 - Fine Primo Anno ***
Un
oggetto dorato
luccicava proprio sopra di lui. Era il Boccino! Cercò di
afferrarlo, ma si
sentiva le braccia troppo pesanti.Sbatté
gli occhi. Non era
affatto il Boccino. Era un paio di occhiali. Ma che strano.
Sbatté di nuovo le
palpebre. Lentamente, come attraverso una bruma, mise a fuoco il volto
sorridente di Albus Silente.
«Buon pomeriggio, Harry»
disse questi.
Harry lo guardò con tanto
d'occhi. Poi recuperò la memoria: «Signor
direttore! La Pietra! È stato Raptor!
Adesso ce l'ha lui! Bisogna far presto, signore... E Metis e Gideon!
Sono in
pericolo!»
«Calmati, caro figliolo,
sei rimasto un po' indietro con gli avvenimenti.» disse
Silente «La Pietra non
ce l'ha affatto Raptor, e tua sorella e il giovane Black sono al
sicuro. Se ti
giri lo puoi vedere da te.»
Harry fece come dettogli
dal preside e fu con un sollievo che vide i due sani e salvi. Si rese
conto di
essere nell'infermeria del castello e sospirò forte prima di
rivolgersi
nuovamente al preside.
«E allora chi? Signore,
io...»
«Harry ti prego di
calmarti, altrimenti Madama Chips mi farà buttare
fuori.»
Harry deglutì e vide che
sul comodino accanto al suo letto sembrava fosse stato trasferito un
intero
negozio di dolciumi. Lanciò uno sguardo a Metis e Gideon e
vide che anche i
loro comodini erano stracolmi di cibarie.
«Quelli sono pegni di
affetto dei vostri amici e ammiratori.» disse Silente
illuminandosi in volto «Quel
che è accaduto giù nei sotterranei tra voi e il
professor Raptor è
segretissimo, quindi naturalmente tutta la scuola ne è al
corrente. Credo che i
tuoi amici Fred e George Weasley abbiano cercato di mandarti la
tavoletta di
una tazza del gabinetto: devono aver creduto che ti saresti divertito.
Ma
Madama Chips non l'ha giudicata una cosa molto igienica, e quindi l'ha
confiscata.»
«Da quanto tempo siamo
qui?»
«Tre giorni. Mr Ronald
Weasley e Miss Granger saranno molto sollevati di sapere che hai
ripreso i
sensi. Erano preoccupatissimi. E scommetto che lo saranno ancora di
più quando
sapranno che anche Metis e Gideon si sono ripresi.»
Harry lo guardò stranito
prima di sentire con un sorriso le voci dei due.
«Salve, signore.» dissero
Metis e Gideon in coro sorridendo e smettendola di fingersi
addormentati.
«Quindi, la Pietra: Il
professor Raptor non è riuscito a portarvela via. Sono
arrivato in tempo per
impedirlo, anche se devo ammettere che ve la stavate cavando molto bene
anche
da soli. Sono arrivato giusto in tempo per togliere te e tua sorella di
mano a
Raptor... Ho temuto di essere arrivato troppo tardi.»
«C'è mancato poco. Non ce
l'avremmo fatta a lungo a tenerlo lontano dalla Pietra...»
commentò Metis.
«Non dalla Pietra, ragazza,
da voi! Lo sforzo che avete fatto per poco non vi è costata
la vita. Per un
orribile momento, ho temuto che fosse così. Quanto alla
Pietra, è andata
distrutta.»
«Distrutta?» ripeté
Gideon come inebetito «Ma il suo amico, Nicolas
Flamel...»
«Ah, sai di Nicolas?»
disse Silente con un tono di voce che sembrava deliziato
«Avete fatto proprio
le cose per bene, eh? Be', Nicolas e io abbiamo fatto due chiacchiere,
e
abbiamo deciso che era la cosa migliore.»
«Ma questo significa che
lui e sua moglie moriranno, non è così?»
«Dispongono di una
quantità sufficiente di Elisir per sistemare i loro affari,
dopodiché... ebbene
sì, moriranno.»
Harry, steso a letto,
sembrava aver perso la parola così come gli altri due.
Silente canticchiò un
motivetto e sorrise guardando il soffitto.
«Signore?» disse Metis «Stavo
pensando... Ehm, anche se la Pietra non c'è più,
Vol... voglio dire,
Lei-Sa-Chi...»
«Chiamalo pure Voldemort,
Metis. Bisogna sempre chiamare le cose con il loro nome. La paura del
nome non
fa che aumentare la paura della cosa stessa.»
«D'accordo, signore.
Dicevo, Voldemort cercherà qualche altro modo per tornare,
non è vero? Voglio
dire, non se n'è mica andato per sempre, no?»
«No, Metis, non se n'è
andato per sempre. È ancora là fuori, da qualche
parte, forse in cerca di un
altro corpo da abitare... Visto che non è veramente vivo,
è impossibile
ucciderlo. Ha lasciato morire Raptor: ha tanta poca compassione per i
seguaci
quanto per i nemici. Comunque, Metis, se tu e tuo fratello avete
ritardato il
suo ritorno al potere, la prossima volta ci vorrà
semplicemente qualcun altro
che sia in grado di sostenere quella che sembra una battaglia persa...
Ma se il
suo desiderio di potere continuerà a venire ostacolato,
forse non lo
riconquisterà mai più.»
Metis annuì, ma smise
subito, perché quel movimento gli faceva dolere la testa.
Intervenne Harry, per
chiedere al preside cose che stavano ormai assillando entrambi da un
po’.
«Signore, ci sono alcune
altre cose che mi piacerebbe sapere, se lei può
rispondermi... cose sulle quali
vorrei – vorremmo - sapere la verità.»
«La verità…- sospirò
Silente. «È una cosa meravigliosa e terribile, e
per questo va trattata con
grande cautela. In ogni caso, risponderò alle tue domande, a
meno che non abbia
ottime ragioni per non farlo, nel qual caso ti prego di perdonarmi. Ma
non mentirò.»
«Bene... Voldemort ha
detto di avere ucciso mia madre soltanto perché lei cercava
di impedirgli di
uccidere me e Metis. Ma lui perché voleva farci
fuori?»
Questa volta, Silente
fece un sospiro ancora più profondo.
«Purtroppo, alla prima
domanda non posso rispondere. Non oggi. Non ora. Un giorno lo
saprete... ma per
adesso, ragazzi miei, non ci pensate. Quando sarete più
grandi... Lo so che non
sopportate di sentirvelo dire, ma... quando sarete pronti, lo
saprete.»
«Ma allora, perché Raptor
non poteva toccarci?»
«Vedi, vostra madre è
morta per salvarvi. Ora, se c'è una cosa che Voldemort non
riesce a concepire,
è l'amore. Non poteva capire che un amore potente come
quello di vostra madre,
lascia il segno: non una cicatrice, non un segno visibile... Essere
stati amati
tanto profondamente ci protegge per sempre, anche quando la persona che
ci ha
amato non c'è più. È una cosa che ti
resta dentro, nella pelle. Raptor, che
avendo ceduto l'anima a Voldemort era pieno di odio, di brama e di
ambizione,
non poteva toccarvi per questa ragione. Per lui era un tormento toccare
persone
segnata da un marchio di tanta bontà.»
«E il mantello che rende
invisibili... lei sa chi me l'ha mandato?»
«Ah... si dà il caso che
tuo padre lo abbia lasciato a me, e io ho pensato che avrebbe potuto
farti
piacere averlo. Sono cose utili... Quando era qui, vostro padre lo
usava
soprattutto per sgattaiolare in cucina e far fuori qualche buon
bocconcino. Be',
adesso basta con le domande. Propongo che tu cominci ad assaggiare
qualcuno di
questi dolci. Ah! Gelatine Tuttigusti+1! Da giovane ho avuto la
sfortuna di
trovarne una al gusto di vomito, e da allora devo dire che per me hanno
perso
ogni attrattiva... Ma se prendo una bella caramella mou, non dovrei
correre
rischi... Voi che dite?»
Sorrise e si cacciò in
bocca un cubetto dal bel colore ambrato. Appena l'ebbe masticata
esclamò, tra
le risate dei ragazzini: «Povero me! Cerume!»
Quando
i Malandrini si
avviarono alla festa di fine anno, la Sala Grande era già
piena: era parata a
festa con i colori di Serpeverde, verde e argento, per festeggiare il
fatto che
aveva vinto la coppa per il settimo anno di fila. Il
conteggio dei punti
era stato ultimato e, poiché Harry, Metis e Gideon erano
rimasti in Infermeria
durante l’ultima partita di Quidditch i Corvonero avevano
vinto a tavolino. Un
immenso stendardo con il serpente di Serpeverde copriva la parete
dietro alla
Tavola delle Autorità.
Si affrettarono a sedersi,
cercando di ignorare il brusio che aveva attraversato la Sala Grande al
loro passaggio.
Per loro fortuna, il preside prese presto parola.
«Un altro anno è
passato!» iniziò Silente con tono allegro
«E io devo tediarvi con una
chiacchierata da vecchio bacucco, prima che possiamo affondare i denti
nelle
nostre deliziose leccornie. Che anno è stato questo! Si
spera che adesso
abbiate la testa un po' meno vuota di quando siete arrivati... E ora,
avete
tutta l'estate davanti a voi per tornare a vuotarvela, prima che
cominci il
nuovo anno... Ora, se ho ben capito, deve essere assegnata la coppa del
dormitorio, e la classifica è questa: al quarto posto
Grifondoro, con duecento
punti; terzo Tassorosso con trecentocinquantadue punti; secondo
Corvonero, con
quattrocentoventisei punti e primo Serpeverde, con
quattrocentosettantadue.»
Un boato di ovazioni e
battimani esplose dal tavolo di Serpeverde.
«Sì, sì, molto bene,
Serpeverde.» continuò Silente «Ma ci
sono alcuni recenti avvenimenti che vanno
presi in considerazione.»
La Sala Grande piombò nel
silenzio più assoluto e a quelli di Serpeverde si
gelò il sorriso sulle labbra.
«Ehm... ho alcune
comunicazioni dell'ultimo minuto da fare, a proposito del punteggio.
Vediamo un
po'. Ecco... Primo, a Mr Ronald Weasley….»
Ron si fece tutto rosso
in faccia: sembrava un ravanello gravemente ustionato dal sole.
«...per la migliore
partita a scacchi che si sia vista a Hogwarts da molti anni a questa
parte,
attribuisco al Grifondoro cinquanta punti.»
Gli applausi dei
Grifondoro raggiunsero quasi il soffitto incantato; le stelle, da
lassù,
sembravano fremere. Si sentiva Percy dire agli altri prefetti:
«È mio fratello,
sapete? Il mio fratello più piccolo! Ha passato la prova
alla scacchiera
gigante della McGranitt!» Finalmente si fece di nuovo
silenzio.
«Secondo, a Miss Hermione
Granger... per il lucido uso dell’intelletto quando altri
erano in grave
pericolo, attribuisco al dormitorio di Grifondoro cinquanta
punti.»
Hermione si nascose il
viso tra le braccia. Alla tavola di Grifondoro, i ragazzi non stavano
più nella
pelle... avevano guadagnato cento punti!
«Terzo, a Mr Harry
Potter, Mr Gideon Black e Miss Metis Potter...»
proseguì Silente. Nella
sala non si udì più volare una mosca.
«...per il loro sangue freddo e
l'eccezionale coraggio, attribuisco al Grifondoro altri centottanta
punti!»
Il frastuono divenne
assordante. Quelli che erano riusciti a fare il conto mentre gridavano
a
squarciagola, sapevano che il Grifondoro aveva raggiunto
quattrocentottanta
punti!
Chi si fosse trovato
fuori della sala avrebbe potuto credere che ci fosse stata
un'esplosione, tanto
fu il baccano che scoppiò alla tavola del Grifondoro. Harry,
Ron, Gideon, Metis
e Hermione si erano alzati in piedi gridando e battendo le mani.
«Ciò significa.» riprese
Silente sovrastando l'uragano di applausi dei Corvonero e dei
Tassorosso, anche
loro al settimo cielo per la sconfitta di Serpeverde «Che
dovremo ritoccare un
po' quelle decorazioni!»
Batté le mani, e
istantaneamente i parati verdi si fecero scarlatti
e quelli d'argento
divennero d'oro: l'enorme serpente di Serpeverde scomparve, lasciando
il posto
al leone rampante di Grifondoro.
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Capitolo 19 *** Note dell'autrice ***
Alloooora. Concludo la revisione di questa storia con questo messaggio: salvo alcuni cambiamenti, alcuni capitoli come l’ultimo sono interamente presi dal libro, come avrete avuto modo di notare, non sono quindi frutto della mia fantasia. Ne sono compiaciuta? Assolutamente no, ma ho scritto questa storia quando ero giovane e non sapevo ancora bene come iniziare. Ho cercato con questa revisione di snellire anche alcuni capitoli lunghissimi presi interamente dal libro… francamente non ho proprio idea di cosa mi passasse per la testa all’epoca.
Adesso, comunque, il mio stile di scrittura è migliorato, quindi spero che sarete clementi e andrete a vedere il seguito di questa storia “Metis Potter e il Ritorno degli Animaghi”.
http://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2445180
Un abbraccio forte,
Mary Evans
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