incontrarsi per una nuova possibilità

di _RadinA_
(/viewuser.php?uid=302566)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


 

                                                                                                  Capitolo 1
 
Sono passati cinquant’anni da quando Elena è diventata una vampira, ha scelto Stefan e ora se ne va in giro per il mondo con lui, in una perenne luna di miele. Che dolci, mi fanno impazzire quando manifestano così amorevolmente la loro dedizione l’uno per l’altra. L’ultima volta che li ho visti, Elena  mi ha attaccato e Stefan mi ha voltato le spalle e tutto solo perché ho esclamato a gran voce che Elena provava sicuramente qualcosa per me, ma lo soffocava. Lei ha detto che non era assolutamente vero e che qualsiasi cosa succeda, sceglierà sempre Stefan perché diventando vampira il suo amore per lui si è amplificato, mentre quell’attrazione che provava prima per me è scomparsa. E sono state queste precise parole che mi hanno convinto a non liberarla dall’asservimento. Da allora la mia esistenza è stata un continuo vagare e sgretolarsi, fino a raggiungere questo punto: l’insignificanza totale. Sono passati solo cinquanta anni da quel maledetto giorno in cui li ho lasciati e il mondo è sempre lo stesso schifoso posto di sempre, anzi direi che è addirittura peggiorato, tra nuove invenzioni e altrettante regressioni. Ormai sono 196 anni che vivo e davvero non reggo più niente di questa stessa e prevedibile umanità. Avevo appena superato l’Atlanta e mi dirigevo verso la costa occidentale, ero stato una settimana in vacanza sulla costa orientale e adesso volevo cambiare oceano. Sì, ormai la mia vita si era ridotta a tanto, non facevo che andare a ovest ed a est e poi a nord e a sud e poi di nuovo a ovest e ad est, senza mai uscire dall’America. Ero in macchina, poiché anche correre mi dava noia, ormai mi nutrivo molto più spesso di quanto avessi mai potuto immaginare, ma non uccidevo, li prosciugavo solo fino a renderli incoscienti ma a farli restare vivi. Non volevo uccidere, non so perché non lo facessi più, forse da quando avevo incontrato quella scrittrice che mia aveva fatto un po’ ricredere sulla vita e la sua importanza. Sì, ma su quella umana, nessuno mi avrebbe fatto ricredere invece sulla mia di esistenza. Guidavo quindi tranquillo assorto nei miei pensieri, quando una porta di acero pesante e scuro si materializzò al centro della strada, grazie ai mie riflessi riuscii  ad evitarla, ma per poco non finii contro un albero.
“Che succede? Maledizione, quella porta è apparsa al centro della strada…che cazz…ora le streghe si sono messe a fare le arredatrici?” pensavo, rimanendo ancora in macchina.
Decisi di andare a vedere di cosa si trattava, tanto, non avevo molto da fare. Mi avvicinai alla porta incuriosito, quando all’improvviso uscì Elena con gli occhi spalancati dalla paura. Chiuse la porta in una mossa un po’ goffa e questa scomparve dissolvendosi.
Elena per un attimo si guardò intorno, poi posando lo sguardo sul mio viso disse sollevata :
“grazie al cielo, amore mio sei qui!”  e mi corse incontro abbracciandomi.
Rimasi per una attimo senza parole, “amore mio?”, mi sono perso qualcosa?. Lei mi abbracciava sempre più forte, facendo salire il profumo inconfondibile dei suoi capelli sul mio viso. Non sapendo cosa fare le accarezzai forte la schiena per darle coraggio anche se non sapevo cosa fosse successo e ritrovando le parole dissi:
“ ehi cos’è successo?”e la scostai dolcemente da me.
Lei mi guardò spaventata e ansimante, era ferita proprio sulla fronte, un taglio profondo, ma com’era possibile? Lei era una vampira.
“Elena sei ferita … com’è possibile? Tu non … ma cosa è successo? Sei uscita da quella porta e SEI FERITA!” dissi quasi sconvolto, non ci capivo più niente e questo mi dava il nervoso. Ero confuso e non lo sopportavo.
“Damon può succedere che quando un mostro con i canini ti attacca all’improvviso nella tua casa tu possa rimanere ferito … ma poi è arrivata quella signora e mi ha detto di scappare e … e mi sono ritrovata qui in mezzo a questa maledetta strada” disse disperata, cacciando da quegli occhioni meravigliosi lacrime amare.
Il mio primo impulso fu quello di chiedere spiegazioni, un mostro con i canini? Un vampiro … ma Elena non chiamerebbe mai un vampiro in questo modo. Lei però era troppo sconvolta, quindi l’abbracciai cercando di rassicurarla:
“shhh, shhh, ora sei al sicuro, calmati … andrà tutto bene” dissi stringendola forte a me per farla calmare, stava tremando ed era sotto shock. Ci doveva essere una spiegazione a tutto questo. Perché se Elena era ferita e questa non si rimarginava significava che era umana, ma com’era possibile?.
-Ok, Damon adesso falla calmare, rassicurala e poi parlerete con calma – pensai cercando di ragionare.
“Damon è stato orribile, oddio … iiio … non sapevo … oddio ho quegli occhi venati di rosso davanti … ti prego amore fa qualcosa … portami via da qui!” disse affondando sempre di più la faccia nel mio petto.
Elena che mi abbracciava, che mi chiamava amore, e che voleva venire con me era un sogno di tanti anni fa che si avverava. Ma io ora non dovevo pensare a questo, perché dovevo prima di tutto capire cosa stava succedendo.
“ehi, facciamo una cosa … adesso andiamo in macchina, e per la strada mi racconterai tutto” le dissi guardandola negli occhi.
Lei era completamente irriconoscibile, e fuori di sé, nonostante questo però riuscì ad annuirmi.  

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


                                                                    Capitolo 2                                                                                                                                                                 Lei era completamente irriconoscibile, e fuori di sé, nonostante questo però riuscì ad annuirmi. L’accompagnai alla macchina, le aprii la portiera e la feci sedere. Con una corsa umana, andai al mio posto e misi subito in moto. Andavo piano, non avevamo destinazione, quindi non c’era fretta.

“come ti senti? Stai meglio?” le dissi guardandola per accertarmi che da un momento all’altro non delirasse.

Elena tirò un forte sospiro riempiendo l’aria intorno a noi di menta fresca.
“non lo so. Non ci capisco niente e … non riesco a pensare, non voglio pensare…” disse guardando fisso la strada, ma con uno sguardo vuoto che esprimeva tutto il suo smarrimento interiore.
“non ti preoccupare … racconterai solo quando e se sarai pronta ..ok?” dissi guardandola dolcemente per rassicurarla e farla sentire un po’ a casa.
Lei annuì, si raccolse i capelli in uno chignon perfetto, appoggiò la testa al sedile e chiuse gli occhi.
Maledizione, così mi distraeva, non la vedevo da cinquant’anni e mi ero dimenticato dell’effetto che mi faceva.
Osservai i lineamenti del suo volto, la linea soffice del collo e le mani lunghe e affusolate raccolte a coppa in grembo. Era più di quanto mai potessi ricordare. Aprì di scatto gli occhi e disse.
“Ok, posso … raccontarti” e mi guardò convinta e determinata.
Di già? Che aveva fatto yoga? Ok, ora basta perdersi in pensieri e chiacchiere era arrivato il momento di capire e di chiarire.
Iniziò continuando a tenere gli occhi sulla strada:
“avevo appena fatto la spesa, ero contenta perché avevo avuto una promozione a lavoro, poi ti racconto… comunque stavo entrando a casa, quando appare a velocità supersonica davanti a me quest’uomo alto con  capelli corti e biondo scuro. Aveva  un accento un po’ inglese e mi sorrideva malizioso.”  
“Accento inglese? Non mi dire che era Klaus?” chiesi sconvolto, sarebbe dovuto essere morto o sbaglio?
“Damon!” mi rimproverò in tono serio. “Sto cercando di raccontarti, non mi interrompere!”, accidenti, che caratterino!
“ok, ok, scusa e… vai avanti” e le feci il segno di permesso con la mano.
Lei sbuffò, “allora… questo qui si para davanti a me e inizia a farmi tutto un discorso sul fatto che mi aveva cercata e che ora non dovevo sfuggirgli per via di una cosa di sangue. Quindi che fa? Mi prende e mi blocca su una sedia iniziando a togliermi tutto il sangue. All’inizio pensavo fosse un malsano scherzo, ma poi ho visto i suoi occhi e ho capito che non era…”
“umano?” conclusi al posto suo. Lei mi lanciò un occhiataccia, quasi mi fulminò con quel suo sguardo perentorio e allo stesso tempo incredibilmente affascinante.
“si, non era umano, era un vampiro credo… non sapevo nemmeno che esistessero certe creature. Capisci? Tu pensi di vivere in un mondo quando invece questo non è che una menzogna. Non ti sembra orribile? Perché non ti spaventi, o almeno ti sciocchi, che hai? Mi hai ascoltata?” continuava a fare domande, dovevo fermarla altrimenti non mi avrebbe dato il tempo di spiegare.
“certo che ti ho ascoltata Elena, finisci di raccontare, così parlo io” le dissi sorridendole; anche quando era sotto shock e faceva tutte quelle domande a raffica che ti stordivano era meravigliosa.
“bhe… è uscita dal mio bagno questa signora ricciolina e bassa, ha bloccato questo… come hai detto? Klaus, mi ha liberata e mi ha detto di scappare, ho corso verso la tua saletta ma quando ho aperto la porta mi sono ritrovata, sì con te, ma in un altro posto.”  Aveva di nuovo lo sguardo vitreo e si era persa nei suoi pensieri, per non farla smarrire e delirare di nuovo, parlai io.
“e come ti sei ferita?” le chiesi preoccupato che potesse farle male.
“ho combattuto mentre mi metteva sulla sedia, ho cercato di scappare e sono caduta con la testa sullo scalino” disse toccandosi la ferita. Aveva le dita sporche di sangue, quel sangue dolce e amaro che quando lo vidi non mi procurò sete, ma rabbia per quella scena raccontata e che mi era appena apparsa davanti agli occhi.
“hai bisogno di una medicazione” dissi pensando di fermarmi in qualche cittadina per prendere il necessario.
“non c’è bisogno, ma ora parla ti prego… perché sono confusa, stai reagendo in modo diverso da come mi aspettavo” disse un po’ preoccupata.
“vedi il fatto è che… io stavo viaggiando, andavo verso la costa occidentale, quando è apparsa la porta al centro della strada, io non credo di essere il Damon di cui tu parli, perché io non ho una saletta, non una casa e… noi non ci …” dissi quelle ultime parole così velocemente che forse solo io le sentii, ma dal suo sguardo ancora più perso e confuso capivo che mi aveva sentito. Ottimo udito ragazza!
“Damon ma che dici? Tu sei la mia unica ragione di vita, tu sei il mio Damon, ricordi quel giorno sulla casetta? il nostro matrimonio? Noi ci  amiamo” e arrossì leggermente. Ci eravamo sposati? Che invidia per quell’altro Damon. Almeno uno di noi era stato felice. E poi cosa avevamo fatto nella casetta? Che peccato non avere quei suoi stessi ricordi.
“No Elena, tu non sei quella che conosco io e io non sono quello che conosci tu. Da quello che ho potuto capire e da come penso, Klaus, il vampiro di cui tu parli, poiché l’Elena che conosco io è diventata vampira, ha cercato un’altra Elena e credo che abbia trovato te che appartieni a un’altra dimensione spazio - temporale, rispetto alla nostra che è questa.” Mi guardava stupefatta, ma io continuai
“la signora di cui tu parli credo che sia Bonnie, una strega. Ti ha aiutata a salvarti, avrà saputo che eri in pericolo. Dimmi una cosa tu in che anno sei?”. Non ebbi risposta, era sconvolta e a bocca aperta. Quando riuscì a parlare, balbettava:
“io…non…in che anno, dici? Credo nel…2013…perché qui è diverso?” disse guardando fuori dal finestrino, ma sarebbe stato inutile, perché quel mondo che lei conosceva era sempre lo stesso, se non per qualcosina in più e qualcosina in meno.
“si, siamo nel 2063…e non lo so perché abbia cercato un’ Elena addirittura nel passato di un’altra dimensione, io credo…” ma m’interruppe
“no, Damon non mi interessa ciò che credi, che pensi o che supponi…io….io voglio solo tornare a casa da mio marito, visto che non lo sei tu.” Si prese il viso tra le mani e iniziò a tremare. Forse le avevo detto tutto un po’ troppo presto, ma non potevo lasciarla ancora nella confusione. Sapevo che lei non era l’Elena che non conoscevo e di cui mi ero innamorato, ma era come se fosse qualcosa addirittura di più. Avrei voluto rassicurarla, abbracciarla, stringerla, era un impulso troppo forte, più forte di quello che in passato provavo per Katherine  e che poi avevo provato più forte per Elena. Ma questo istinto era più forte di tutto, era perfino quasi incontrollabile. Non riuscivo a non guardarla e a non preoccuparmi. Stringevo forte il volante con le mani per non tenderle verso di lei. Sicuramente l’altro Damon era più bravo di me, perché anche se si chiamava Elena ed era identica “all’originale” era una persona totalmente diversa che non meritava paragoni. E io non sapevo come comportarmi, non sapevo cosa fare. Non sapeva nemmeno che io ero come l’essere che l’aveva attaccata. Come avrei potuto dirglielo? Stavo pensando a come dirglielo per non spaventarla, ma lei alzo di scatto la testa e mi chiese:
“vampiri? Streghe? Ora mi dirai che esistono anche i lupi mannari?” e fece un sorriso finto.
“di solito li chiamiamo licantropi” mi lasciai sfuggire.
“ah… è incredibile! Quindi qui, in questa dimensione siete tutti così? Anche tu sei un qualcosa? Sapevi tutte quelle cose quindi…chi sei?” chiese inorridendo al pensiero che era in macchina con un “qualcosa” come lo diceva lei. Ma come facevo a mentirle, a dirle che io ero quasi come l’altro Damon, che io l’avrei protetta. Come potevo lasciare che poi prima o poi lo scoprisse e farla soffrire ancora di più. Dovevo dirglielo.
“no, è un mondo normale, solo pochi sono o vampiri, o streghe o lupi. Ed io sono un vampiro…ma sono bu…”
“fammi scendere, lasciami andare, dove mi stai portando?” mi interruppe e inizio ad alzare la voce. Come se io potessi farle del male, come se qualcuno potesse sentirla.
“no Elena, sono buono, io non ti potrei mai fare del male, nemmeno se mi puntassero un paletto al cuore” dissi con un tono calmo e convincente. Non volevo asservirla per calmarle o convincerla e poi non sapevo nemmeno se avrebbe funzionato.
 “ok e come faccio a saperlo?” disse un po’ diffidente.
“se avessi voluto, l’avrei già fatto, credimi, fidati di me. Secondo te perché la porta ti ha portata qui da me? Posso proteggerti.”
“ok, su questo hai ragione. E comunque anche se siete diversi, tu mi rassicuri e mi da calore proprio come fa mio marito” disse sorridendo, questa volta sinceramente. Mi stupii di quella sua considerazione, per una volta tanto non venivo rifiutato da una donna che mi piaceva molto, anzi venivo forse quasi incoraggiato.
E l’altro Damon? C’è sempre qualcun altro e questa volta sono io.
“va bene sto metabolizzando le informazioni, credo di potercela fare” disse convinta e quasi sorridente.
“e l’altra Elena? Dov’è?” mi chiese curiosa.
“non lo so e non mi interessa. L’ultima volta che l’ho vista mi ha dichiarato il suo amore per mio fratello” disse aprendo quasi impercettibilmente i miei sentimenti. Sentivo che con lei tutto era possibile, sentivo che potevo dirle tutto e che non avrei mai potuto mentirle.
“ah… mi dispiace! La ami?” chiese abbassando gli occhi.
“credo, che da oggi non più.” Dissi sorridendole con la bocca e fissando i miei occhi nei suoi color del cioccolato, color di casa e di amore.

angolo autrice: che ne dite? si continua a far interessante? o mi sto prolissando, facendo noiosa? datemi consigli, e fatemi sapere che ne pensate. A presto, Radina. :)

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


                          Capitolo 3

Lei mi sorrise, giocava con le dita, abbassò gli occhi e le guardò, come se quelle fossero ciò che la occupava di più.
“perché?” chiese alzando impercettibilmente l’angolo della bocca, quel suo angolino riusciva a tradire il suo sguardo serio che le era più facile controllare.
Voleva davvero che mi aprissi così tanto con lei, che mi esponessi e mi rendessi vulnerabile. E se mi avesse ferito? come d’altronde tutte quelle a cui tenevo avevano fatto. Ma come facevo a ignorarla, quegli occhi mi tiravano come una calamita e mi distraevano dalla strada. Forse dopo un minuto li riportai davanti a me. E se non mi avesse capito? E se peggio se ne fosse andata?
Non avrei potuto sopportare un altro “lasciami stare”, un altro “no” o peggio ancora “non sono innamorata di te, amo di più…” e se fosse stato quest’ultimo caso, la persona in questione sarei stata io e allo stesso tempo non lo sarei stata. C’è una cosa più orribile? Credo che a quel punto mi sarei dato fuoco o mi sarei fatto infilzare in un palo di legno da qualche umano soggiogato, visto che non mi rimaneva altro. Non mi rimaneva altro a meno che, almeno lei non mi avesse voltato le spalle. Era in attesa, però senza fare pressione. Aspettava, paziente, forse riuscendo a percepire qualcosa di quello che  girava per la mia testolina.
Finalmente trovai le parole:
“davvero lo vuoi sapere?” chiesi socchiudendo gli occhi.
“perché? E’ un segreto di stato?” chiese divertita.
“ti ho incontrata!” dissi senza guardarla negli occhi, non volevo vedere il suo sconcerto o il suo disagio, ma poi sentii:
“anche io ti ho incontrato” disse allungando la mano e girandomi il viso delicatamente, quasi come se la testa non fosse attaccata al collo; la guardai, lei puntò i suoi occhi circospetti nei miei per un bel po’, poi lanciò fuori un sorriso stupefacente, quasi rimasi accecato. Non doveva fare così, mi destabilizzava, mi scuoteva e quasi riusciva a farmi ripompare il cuore. Lo sentivo dentro che avrebbe voluto scoppiare di adorazione per lei, ma era chimicamente, fisicamente e soprannaturalmente impossibile.
Non ce la facevo più a guidare, accostai, troppe emozioni mi frullavano dentro, ma non volevo farglielo notare, cosi abbassai la testa nell’atto di pensare. Lei continuava ad aspettare senza distogliere lo sguardo però, all’improvviso, quasi spaventandola, alzai la testa di scatto, la presi per le spalle forte e le dissi inevitabilmente con gli occhi supplichevoli:
“ti prego, non illudermi, non farmi soffrire, non fare così, MALEDIZIONE ELENA” dissi quasi urlando, lei era un po’ spaventata da quell’improvvisa forza, superiore a lei, che quasi la bloccava. Sbarrò gli occhi ma non si scompose più di così.
Io continuai, volevo spiegarle quel mio comportamento, non potevo lasciare che si spaventasse e se ne andasse, dovevo proteggerla.
“scusa” abbassai gli occhi e la lasciai andare “mi hai detto che sei sposata, perciò non illudermi con tanti modi carini, ok?” dissi un po’ disgustato alla parola “sposato”, anche se ero felice, che lo era almeno con un’altra versione di me.
“Damon, tu sei mio marito, identico nella bellezza e nel comportamento, non mi sono spaventata a quel tuo gesto, perché ho capito come ragioni: come lui. Anzi sei più complesso, più attraente, più tutto, sei lui e di più. E se io mi sono innamorata pazzamente di lui, come faccio a resistere a te?” disse e si sporse dal suo sediolino sempre di più verso me. Dal finestrino leggermente aperto arrivò un vento leggerò che porto il suo dolce profumo dentro di me, fino ad arrivare al cuore e poi per tutto il corpo. Si doveva ritirare altrimenti non sarei stato capace di trattenermi. Lei però fece l’opposto, come per farmi un dispetto e si avvicinò guardando prima i miei occhi e poi le mie labbra. Oddio, ti prego…, allontanati, se varco questa soglia non posso tornare più indietro e sarà davvero la fine.
Pensai questo, ma dissi:
“io non sono lui, sarebbe come tradirlo… se noi…” non conclusi lasciando le altre parole alla sua immaginazione.
“io non lo so e poi non riesco a… non ce la faccio, è più di quanto mai avessi pensato di poter provare..” e si morse un labbro. Mhmmm, mi stava facendo impazzire. Riusci però a dire:
“ tu ed Elena non siete uguali… se tu poi vai via..io non potrei..” dissi sostenendo il suo sguardo.
“Damon anche tu e lui siete diversi, perché tu sei di più… e poi credo che sarei disposta a rimanere anche nelle caverne dei primitivi, purché sia con te. Certo lui è dall’altra parte… ma è come se fosse qui davanti a me e io non riesco a resistere a lui, figuriamoci a te…che traspiri tutta questa sensualità in più” le ultime parole le disse sussurrando al mio orecchio, quando si allontanò ci toccammo delicatamente i nasi, io mia avvicinai piano e lei non si sottrasse. Appoggiai piano le labbra sulle sue, fu come toccare le nuvole, morbide e soffici, piano piano cercavo di più quella morbidezza catturando quelle labbra tra i miei denti, sempre dolcemente, per poi farmi spazio all’interno della sua bocca con la lingua. Lei non esitò nemmeno un attimo, anzi mi rese le cose più facili avvicinandosi a me e allungando le mani tra i mie capelli. Le presi il viso tra le mani e rendemmo il bacio più movimentato e appassionato. Le nostre lingue danzavano insieme coordinandosi e unendosi l’una con l’altra perfettamente. Il bacio si stava trasformando in qualcosa di più e lei iniziava ad emettere sospiri, quando all’improvviso si staccò da me e mi guardo negli occhi, ponendo la sua fronte contro la mia. Mi sorrise felice, e poi iniziò a ridere armonicamente quando mi staccai dalla sua fronte e iniziai a darle piccoli baci sul collo liscio. Rideva spensierata e indifferente del fatto che io ero un vampiro e che ero vicino alla sua gola, rideva di solletico e di felicità pura. Iniziai a sorridere anche io mentre la baciavo e le procuravo più solletico, lei quindi cercò di vendicarsi attaccandomi ai fianchi, ma io non  soffrivo il solletico, quindi  rimase spiazzata sul da farsi. Si staccò da me, continuando sempre a guardarmi, poi sposto lo sguardo sul mio corpo, cercava un punto debole, ma a quanto pare non riuscì a trovarlo. Ancora doveva capire che i miei unici punti deboli erano interni. Iniziai a sentire il bisogno di baciarla di nuovo, non riuscivo a stare lontano da quelle labbra, era l’unico modo di sentirmi davvero a casa. Mentre lei continuava a guardarmi quindi, io le schiccai un altro bacio e poi un altro, e poi ancora uno. I baci diventarono da semplici schiocchi a complessi armonici silenziosi, ma vivi nella mia mente. Sentivo che in quella posizione era scomoda, quindi mi staccai e la trascinai sui sedili posteriori, lei sorrise e mi venne a cavalcioni. La passione cresceva, al ritmo del suo battito incontrollato e dei nostri respiri affannosi.
“Damon, l’avevo detto che eri fantastico” e rise, prendendomi il ciuffo sulla fronte e tirandomelo dolcemente. Le nostre fronti si incontrarono di nuovo.
“mai quanto te…” stavo per ricominciarla a baciare, ma lei scese da la posizione precedente e passò sul sedile anteriore.
“bene, possiamo rimetterci in viaggio ora, dove andiamo?” disse non riuscendo a trattenersi dal sorridere per quel cambiamento repentino che aveva fatto. Come poteva? Prima mi faceva impazzire e poi mi lasciava nel più bello. DIABOLICA, DIREI!
Risi di gusto e anche se avrei voluta coprirla di baci per sempre, passai al posto del guidatore comunque felice, poiché dopo tanto tempo stavo finalmente bene con me stesso e in pace con il mondo. L’avevo trovata: il mio complemento, la mia conclusione…anche se non apparteneva a questa dimensione ed era sposata con un’altra versione di me, non l’avrei mai lasciata andare. Adesso sapevo con certezze che senza di lei non sarei potuto sopravvivere.

angolo autrice:
allora, vedo che in molti visitate questa ff  e che molti ce l'ha tra le seguite o le preferite, mi fa molto piacere, GRAZIE! Mi raccomando, scrivetemi in tanti così potrò sapere che ne pensate di ciò che scrivo e se vi piace l'idea che si sta sviluppando.
baci baci forti forti,
Radina. :D

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


                                                                                                                              Capitolo 4

Ormai erano ore che eravamo in viaggio, mi stavo dirigendo nella direzione opposta alla precedente, andavo verso Mystic Falls, da Bonnie, sperando che ci fosse e che mi avrebbe potuto spiegare meglio la situazione.
“quindi io saltai giù dalle scale e lo vidi con questo pacchetto in mano…” Elena continuava a parlare e parlare di molti episodi della sua normalissima vita ed io mi sorprendevo dalle sue dolci parole e da come ogni tanto le sfuggiva un sorrisino, come se quelle scene fossero davanti ai suoi occhi. Ogni tanto mi guardava per controllare se la stessi ascoltando, ma non sarebbe stato necessario ero attratto da lei così fortemente che a stento mi accorgevo del volante sotto le mie mani.
“capisci?…io non me l’ho aspettavo! Allora arriva lui con questo anello e il suo smagliante sorriso e..” stava parlando di quando l’altro me gli aveva chiesto di sposarla, era stato proprio romantico, con rose, champagne, vestito e cena. Io l’avrei fatto in maniera più semplice, glielo avrei chiesto e basta senza tante complicazioni.
“sei davvero molto bella, lo sai?” le dissi prendendole una mano, lei per un attimo guardò le mani, non mi resi conto di ciò che avevo detto finché cinque secondi dopo non lo realizzai.
“ferma la macchina!” disse severa. L’avevo spaventata, che stupido, nonostante i baci, non avrei dovuto fare il cascamorto come sempre, lei era diversa; ma proprio per questo non sapevo come comportarmi, avevo paura di sbagliare, ferirla e spaventarla e adesso l’avevo fatto perché ero stato spontaneo senza pensare alle conseguenze. Con lei però mi riusciva essere solo così  semplicemente sincero. Era una spinta che nemmeno io avrei potuto fermare, quella di parlargli e dirgli tutto di me.
Adesso però lei se ne voleva andare…fermai la macchina, aspettavo quella sua occhiata fulminante e il suono del dolore che mi raggiungeva.
“come faccio a stare ferma dietro questa cintura, quando non riesco nemmeno a resistere dal guardarti? Mi dici queste cose e io dovrei stare ferma ad ascoltare e a sorridere? Come faccio a non muovermi? Ci ho provato tutto questo tempo, ma non ce la faccio. Sei come cocaina per un drogato, come whisky per un alcolizzato, come sole per i girasoli…” mi guardò con quel suo sorriso incantevole. Quanto era bella… qualche ciocca era uscita da quel suo chignon e gli era caduta sul viso rendendola ancora più meravigliosa. Non mi aspettavo quella sua dichiarazione improvvisa, anche se me l’aveva già fatta. Rimasi per un attimo senza fiato, non potevo crederci che lei mi voleva davvero.
Cercò di slacciarsi la cintura, ma si era incastrata. Il discorso era rimasto a metà, ma non mi importava, mi bastava ciò che già aveva detto. Gli sganciai le cintura poi presi tra le mie mani le sue e la guardai negli occhi per un lungo istante. Entrambi ci avvicinammo nello stesso momento e ci sfiorammo reciprocamente le labbra cosi leggermente che sole le nuvole o le piume avrebbero potuto imitarci.
“quindi tu saresti un girasole, una drogata e un alcolizzata?” le chiesi sorridendole. Lei scoppiò a ridere e mi investì con il favoloso profumo della sua bocca.
“si, sono messa molto male…povera me come farò a riprendere in mano la mia vita?” disse con una voce drammatica e con una mano sulla fronte per imitare una spregevole commiserazione.
“vieni qui…ti do qualche consiglio” dissi accarezzandola per un braccio e cercando di tirarla a me.
“no, io devo stare lontana da te… dopotutto sei tu le mie tentazioni…” disse maliziosamente. Mi diede un piccolo bacio sull’angolo della bocca, si risistemò sul sedile e si rimise la cintura.
“ok cerchiamo di ripartire prima che faccia buio” disse guardando avanti.
“spregevole, crudele donna, l’hai già fatto un volta questo sporco scherzetto” e questa volte non avrei accettato repliche, non riuscivo a fermarmi.  Con velocità supersonica l’attirai velocemente ma gentilmente a me. Lei con una risatina armoniosa lasciò fare.
“mi chiedevo quando l’avresti fatto…” e mi baciò con passione, accarezzandomi gentilmente il petto con una mano e con l’atra giocando con i miei capelli neri.
“ma purtroppo con rammarico devo riappropriarmi del mio controllo, scusa ma sto oltrepassando il mio limite… lo so sono contraddittoria, ma ti prego lasciami rientrare in me.”  Disse allontanandosi, io la fermai prendendole forte la mano, lei mi guardò sorpresa.
“Damon! Lasciami!” non si aspettava quella mia reazione, lo capivo, ma non riuscivo a lasciare la presa e senza accorgermene la stavo stringendo con più forza. Si stava spaventando davvero questa volta, ma io non riuscivo a lasciare la presa. La mia mente ripeteva di continuo il comando, ma c’era qualcosa che mi bloccava.
“Damon, santo cielo lasciami…che ti prende?” ora era angosciata.
“ti prego… non fare ciò che..” non riuscivo nemmeno a parlare…
“No, aspetta, è solo che stavamo andando un po’ oltre ed io non sono così” mi fece un sorriso rassicurante e mi strinse l’altra mano, quella che non stava fermando il sangue nel suo polso.
“continua a fidarti di me ok? Io provo qualcosa per te, ma non voglio oltrepassare il limite ok?” disse sorridendomi, la stava quasi uccidendo per la stretta, come faceva a mantenere quell’autocontrollo?
“ok scusami, ma è da un po’ che non mi rapporto bene con una persona a cui tengo.” Le lasciai la presa e lei sospirò, poi mi sorrise e mi abbracciò forte.
“tranquillo… non cambierà mai ciò che provo per te, sento che è molto forte” mi strinse talmente forte che pensai che il suo cuore fosse passato nel mio corpo.
“dai rimettiamoci in viaggio” dissi e feci ripartire l’auto, stravolto da tanti pensieri.
 Ci fu un po’ di silenzio, lei  guardò per tutto il tempo fuori dal finestrino ed io guardavo tutto il tempo sulla strada sommersa dai miei pensieri. Avevo capito che prima quel bacio stava degenerando in qualcosa di più grande e che lei pensava a quello come limite. Io non volevo che lei pensasse che io volevo solo il sesso, io non ci avevo assolutamente pensato, mi lasciavo solo avvolgere dalle sensazioni che lei mi faceva provare. Non volevo perderla e mi sarei comportato come i pesci purché lei non mia avesse lasciato. Non riuscivo nemmeno a pensare ad una vita che era senza di lei, avevo visto il giardino perfetto e adesso non potevo andaremene e non potevo soprattutto dimenticarlo.
“dove stiamo andando?” Elena interruppe i miei pensieri.
“dalla signora bassa e riccia, la strega Bonnie. Lei saprà cosa dovremo fare.” Dissi sicuro di ciò che dicevo.
Arrivammo finalmente a Mystic Falls,  era strano ma quella cittadina non cambiava di un centimetro, mai. Sarebbe potuto venire anche un terremoto mondiale ma quella maledetta città sarebbe rimasta nella sua bolla di indifferenza e soprannaturalità. Parcheggiai davanti casa di Bonnie, sempre la stessa per fortuna. Lei stava uscendo di casa, quando mi vide rimase per un attimo interdetta, ma si riprese subito.
“non sei cambiato per niente!”
Tutt’altro lei, era invecchiata parecchio, ormai doveva avere 70 anni. Ma aveva sempre quel suo fascino, di…strega.
Guardò per un attimo Elena e cambiò subito espressione
“lei che ci fa qui? Non te l’ho lasciata per portarla proprio in trappola! Damon … Klaus è in città!” sussurrò quelle parole, ma le sentii bene nel mio cuore e nella mia mente. Il mio stomaco iniziò a contorcersi. No, che cavolo mi era passato per la mente di fare?


Angolo autrice: chiedo scusa per il ritardo, ma avevo bisogno di un po' di tempo. spero che vi piaccia, la storia non sarà molto corta, ma spero che la seguirete in molti. Aspetto anche che recensiate. Ho bisogno di consigli, critiche e incoraggiamenti se ce ne sono. Grazie a chi l'ha messa tra le seguite o preferite e grazie per chirecensisce. vi prego ditemi cosa ne pensate, alla prossima,
un grande bacio , 
Radina.

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1532614