Harry Potter e l'ultima profezia

di Julia of Elaja
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La nuova studentessa ***
Capitolo 2: *** Tutti pazzi per Amy ***
Capitolo 3: *** Tempi duri per Hogwarts ***
Capitolo 4: *** Halloween ***
Capitolo 5: *** E.S. : Il ritorno ***
Capitolo 6: *** La conquista di Harry ***
Capitolo 7: *** La fuga ***
Capitolo 8: *** Strani sogni ***
Capitolo 9: *** Little Hangleton ***
Capitolo 10: *** Notizie da Hogwarts ***
Capitolo 11: *** La foresta ***
Capitolo 12: *** La fine di un cuore di padre. ***
Capitolo 13: *** Rivelazioni ***
Capitolo 14: *** Capodanno ***
Capitolo 15: *** Bradford ***
Capitolo 16: *** La cattura ***
Capitolo 17: *** Visioni notturne ***
Capitolo 18: *** Ritorno a Grimmauld Place ***
Capitolo 19: *** Nuove scoperte ***
Capitolo 20: *** La tomba di Merlino ***
Capitolo 21: *** Vecchi amici, nuovi aiuti. ***
Capitolo 22: *** Ardemonio. ***
Capitolo 23: *** Complicanze e misteri ***
Capitolo 24: *** La sfera della profezia ***
Capitolo 25: *** Un incontro nel bosco ***
Capitolo 26: *** Casa Swanson ***
Capitolo 27: *** La verità su Brianne Swanson ***
Capitolo 28: *** Una lettera dal passato ***
Capitolo 29: *** Morgana Howarth ***
Capitolo 30: *** Il punto della situazione ***
Capitolo 31: *** Draco dormiens nunquam titillandus ***
Capitolo 32: *** Il diadema ***
Capitolo 33: *** Un horcrux da recuperare ***
Capitolo 34: *** Buon compleanno, Amy ***
Capitolo 35: *** Si vis pacem, para bellum ***
Capitolo 36: *** Che la guerra abbia inizio! ***
Capitolo 37: *** Nella Camera dei Segreti ***
Capitolo 38: *** L'ultimo Horcrux ***
Capitolo 39: *** L'odore della morte ***
Capitolo 40: *** Tutta la verità ***
Capitolo 41: *** Di nuovo insieme ***
Capitolo 42: *** Finchè morte non ci separi ***



Capitolo 1
*** La nuova studentessa ***


DISCLAIMER:
Harry Potter e tutti i personaggi della saga sono di proprietà di JK Rowling e di chiunque ne possieda i diritti.
Questa storia non ha alcun fine di lucro, né intende infrangere alcuna legge sui diritti di pubblicazione e copyright.





L'espresso per Hogwarts correva veloce sui binari, quel giorno.
Era il primo Settembre e Harry Potter, seduto in un vagone con lo sguardo perso che correva per il paesaggio circostante, rimuginava ancora su ciò che quell'anno avrebbe dovuto affrontare.
"Harry, cos'hai?".
Neville Paciock guardava con fare preoccupato il suo amico: Harry si voltò, stropicciandosi gli occhi e mormorò "Sono molto stanco, Neville. Stanotte non ho dormito bene".
"Non sei stato l'unico" intervenne Ron; lui e Hermione erano appena riusciti a sgattaiolare dal vagone dei Prefetti per unirsi a lui, oltre che a Neville e Luna.
Harry sospirò appena: quella notte, a casa Weasley, quasi nessuno era riuscito a chiudere occhio, visto ciò che era successo nel pomeriggio.
La notizia che Severus Piton fosse diventato il nuovo preside di Hogwarts, come già Malocchio Moody aveva lasciato intendere loro qualche giorno addietro, aveva lasciato tutti senza parole. Harry, poi, era carico di astio: come poteva un assassino come Piton poter prendere il posto di Silente?
E loro sarebbero stati capaci di resistere per un intero anno lì ad Hogwarts, in missione per Malocchio, e tenere sott'occhio Piton e tutto ciò che riguardava il male?

Il fischio del treno lo riscosse appena e si rese conto che Ron e Hermione stavano discutendo animatamente dei M.A.G.O. : faceva parte del piano, d'altronde; Moody aveva detto loro di fingere che quello lì sarebbe stato un normale anno scolastico per loro, che dovessero solo studiare per i M.A.G.O. e dare il massimo anche nel Quidditch. Tutto regolare, insomma. Solo loro tre e l'Ordine sapevano davvero cosa avrebbero dovuto fare lì ad Hogwarts, quell'anno.
Lo sguardo di Harry si posò su Luna: dormiva ormai da un'ora circa, la testa leggermente reclinata sulla spalla destra e le labbra dischiuse, il respiro leggero e lento. Sorrideva nel sonno: per un attimo, Harry la invidiò. Lui, ormai, non riusciva più a riposare tranquillamente.
I suoi sogni erano un susseguirsi di dolori atroci alla cicatrice e incubi su Voldemort che lo ammazzava aizzandogli Nagini contro.
O, ancora, aveva fugaci visioni di ciò che in quel momento il suo nemico stava facendo, proprio come la scorsa notte, in cui aveva assistito alla tortura di una coppia di ragazzi Babbani che alla fine erano stati ammazzati con pochi complimenti.
Al solo pensiero, Harry sentì la rabbia montargli: Voldemort ormai stava diventando padrone incontrastato del mondo magico e nessuno osava dire o fare qualcosa. 
E, cosa peggiore, aveva gli Horcrux dalla sua parte.
E loro non potevano, al momento, farci nulla. La loro missione era stare ad Hogwarts e tenere d'occhio ogni minima cosa per conto dell'Ordine e di Malocchio.
E Harry aveva dovuto rinunciare, almeno per quell'anno, alla ricerca degli Horcrux: anche se nemmeno lì era poi così pronto ed informato.

Non aveva una minima idea riguardo alla ricerca degli Horcrux; l'unico punto di partenza era il Medaglione di Serpeverde. Ma tutto ciò che lui e Ron ed Hermione sapevano era che il vero medaglione era stato rubato da un tale R.A.B. e ancora non erano riusciti a scoprire se lo sconosciuto avesse distrutto l'Horcrux o meno.
"Quanto manca ancora?".
La voce di Luna attirò l'attenzione di tutti: i suoi occhi a palla erano ben spalancati ora e, dopo aver sbadigliato, rivolse un sorriso a Ron ed Hermione.
"Non penso manchi molto" balbettò Neville, che aveva assunto un'improvvisa gradazione rossastra a chiazze sul volto.
Harry con la coda dell'occhio si rese conto che Hermione lo stava fissando insistentemente; quando incrociò i suoi occhi la ragazza gli disse, con tono leggero "Harry verresti un attimo con me? Voglio farti vedere la carrozza dei Prefetti".
Harry capì subito che Hermione doveva parlargli: ma di cosa, poi? Reggendole il gioco, si alzò sotto lo sguardo di Ron che senza che Luna e Neville se ne accorgessero gli fece un occhiolino.
"Harry" mormorò Hermione guardandosi attorno, appena fuori dal loro compartimento "Dobbiamo stare attenti".
"Questa non è una novità" Harry le sorrise.
"Intendo dire" continuò Hermione, guardandosi attorno e abbassando ancor di più il già flebile tono di voce "Che c'è qualcosa di strano, di diverso. Non hai sentito quel che ha detto Malfoy stamattina?".
"Quest'anno le cose andranno diversamente ad Hogwarts" recitò Harry "Certo che l'ho sentito. E già il fatto che lui non sia stato sbattuto ad Azkaban come complice dell'assassinio di Silente la dice lunga sul...".
"Harry ascoltami ora".
Hermione aveva assunto una strana espressione, a metà tra il determinato e il preoccupato: "Qualsiasi cosa dovesse accadere, io te e Ron dovremo sempre rimanere uniti. E intendo davvero qualsiasi cosa, chiaro?".
Harry annuì: "Hai saputo qualcosa in particolare, Hermione?".
Ma la ragazza scosse la testa: "No, Harry, nulla. Ma temo che possa sempre accadere qualcosa che ci possa far separare. Non perdiamoci mai, intesi? Noi ci saremo sempre, l'uno per l'altro".
Harry non ebbe il tempo di assentire che si ritrovò la chioma cespugliosa di Hermione avvinghiata al suo petto: ricambiò l'abbraccio, sussurrandole "Andrà tutto bene. E poi, finito quest'anno di sorveglianza, partiremo per tu sai cosa. Noi non ci perderemo mai, Hermione".
La ragazza gli sorrise, gli occhi lucidi e le labbra tremanti: "Sei un vero amico, Harry. Io e Ron non ti abbandoneremo mai".
All'arrivo ad Hogwarts, i tre amici si separarono temporaneamente; Ron ed Hermione, come Prefetti, dovevano presenziare all'arrivo dei nuovi iscritti e guidarli alla sala d'Ingresso, mentre Harry, assieme a Neville e Luna, si era diretto alle carrozze trainate dai Thestral e assieme ai due amici aveva preso posto in Sala Grande.
"Miseriaccia, quei mocciosi sono davvero insopportabili!" esordì Ron pochi minuti dopo, prendendo posto affianco ad Harry.
Hermione si sedette facendogli cenno di far silenzio, mentre i nuovi arrivati facevano il loro ingresso nella Sala Grande guidati dalla professoressa McGranitt.
La donna, come sempre altezzosa e scontrosa a prima vista, indossava la sua solita veste verde che Harry Ron ed Hermione spesso le avevano visto addosso; camminava a passo serrato tra i tavoli mentre i ragazzini impauriti e colpiti dalla maestosità della Sala la seguivano con passetti veloci e incerti.

"Oh, guardateli! Sono così piccoli!" mormorò Hermione.

"Fuggite, prima che sia troppo tardi! Questa scuola potrebbe farvi diventare come Hermione!" scherzò Ron e Harry non poté che ridere con lui mentre Hermione lo guardava in cagnesco.
Pochi istanti dopo, la loro attenzione fu catturata dalla voce del Cappello Parlante che aveva intonato una nuova filastrocca:





Io son certo che quest'anno ci saranno novità,
che sian brutte o sian belle ancor nessuno sa.
Io son qui come ogni anno, perciò badate a quel che dico
perché se mi ascolterete potrei esservi buon amico.
Il germe del male si annida tra noi, ma voi non temete, qui abbiam degli eroi.
Che sian Grifondoro, coraggiosi e spavaldi, 
o forse Corvonero, razionali e dai nervi saldi,
o ancora Tassorosso, buoni e leali
o Serpeverde, che non son tutti amorali.
Prestate ascolto, porgete orecchio,
io ormai, è vero, sono soltanto un vecchio,
ma restate uniti, vicini siamo alla fine
di felici giornate e di pelli rosate e albine.
La guerra è vicina, negli animi incalza,
e qualcuno dal buio già si rialza.
Ricordate sempre chi è il vero nemico, 
non è il verde o il celeste, ma un demone antico.
Il male da sempre ha abitato il pianeta,
ma il bene da sempre gli animi cheta.
Il bianco ed il nero uniti si sono
e hanno lasciato quel grigio in dono.
Sta a lui decidere come cangiare:
se tendere al bene o diventar male.




Quando il Cappello finì con la sua filastrocca, nessuno osò fiatare in Sala: la McGranitt, dopo qualche istante carico di imbarazzo e confusione, cominciò a chiamare i nuovi arrivati, a partire da Angelson Richard.
"Miseriaccia" mormorò Ron quando il brusio in Sala riprese "Il Cappello ci è andato pesante quest'anno, eh? La guerra è in arrivo, restate uniti... non credo che se ci fosse stato Piton si sarebbe permesso di dire ciò che ha detto".
"Piton non c'è?" Harry sorpreso alzò il capo e lo rivolse verso il tavolo dei professori; con una fitta allo stomaco, ricordò a sé stesso che ormai si sarebbe seduto al posto di Silente. Ma quella sedia era ancora vuota. Stranamente.
"E quella parte sul nero e il bianco che danno il grigio?" continuò Ron "Hermione, visto che tu sei un genio, spiegaci cosa voleva dire con quella frase".
Ma Hermione non lo stava ascoltando: sembrava immersa nella contemplazione assorta dei nuovi arrivati, e si mordeva un labbro incessantemente.
"Cosa stavi dicendo, Ron?" chiese dopo poco; sembrava turbata.
"Cos'hai?" chiese Harry.
"Stavo giocando a trova l'intruso".
Ron e Harry si scambiarono un'occhiata preoccupata: "Ti è dato di volta il cervello?" chiese Ron, con una smorfia.
Ma Hermione si limitò a sorridergli e tornò a guardare la fiumana dei ragazzini: e così fece anche Harry.
Dopo qualche minuto in cui osservò attentamente tutti coloro che lo circondavano e che riusciva a vedere in Sala, chiese ad Hermione: "Qualcosa che ha a che fare con Piton?".
Ma lei, ridendo, gli rispose: "No, no, assolutamente. Ma c'è un trasferimento".
Harry la fissò inebetito: "Cosa?".
"Harry, guarda di fronte a te, così" Hermione gli indicò la direzione; "Cosa vedi?" chiese, poi, con un ghigno soddisfatto.
E Harry vide.
Una divisa azzurra in seta, con tanto di cappello coordinato e guanti bianchi, che spiccava tra le casacche scure di Hogwarts: capelli lunghi e ricci, scompigliati e un po' arruffati, naso un po' a punta e lunghe ciglia. Qualche piccolo neo sulle gote e labbra carnose e rosse. Una ragazza che di certo non aveva nulla a che fare con dei ragazzini di undici anni da smistare.
"E quella chi è?" intervenne Ron, che era riuscito anche lui ad individuarla.
La risposta arrivò dopo poco: la professoressa Mc Granitt si schiarì la voce e chiamò: 
"Amelie Crible".

"Wow, una francesina!" commentò Seamus Finnigan, seduto affianco a Ron.
"Speriamo venga nei Grifondoro!" intervenne Dean Thomas.
Mentre gli altri commentavano l'arrivo della nuova arrivata, Harry fissava come inebetito la ragazza.
"Che ci fa una studentessa di Beauxbatons a Hogwarts?" chiese Ron.
"Questo è quello che vorrei sapere anche io" commentò Hermione, sempre mordendosi un labbro.

"Ehi Harry, niente male la nuova arrivata, eh?" fece Dean, dandogli un colpetto. 

Harry la osservò bene: aveva fascino, certo, ma forse era anche merito della attillata divisa di Beauxbatons; era alta, aveva un bel fisico curvilineo... ma non riusciva a vedere bene il suo volto, mentre prendeva posto sullo sgabello e la McGranitt le posava il Cappello sul capo.
Passò qualche secondo, in cui tutti pendevano dalle labbra del Cappello: tutti i tavoli fremevano per l'eccitazione. Avere una ragazza di Beauxbatons nella propria casa sarebbe stato di certo un vanto per chiunque.
Finalmente, il Cappello esclamò la sua scelta: "Serpeverde!".
Si levò un urlo di esultanza dal tavolo verde-argento e di dissenso dagli altri tre: Amelie Crible prendeva posto affianco a Astoria Greengrass e Pansy Parkinson mentre tutti la applaudivano, Malfoy compreso.
"Un vero peccato" commentò Neville.
"Per la gioia di Malfoy è una Serpeverde! Guardate quanto è patetico, sta cercando già di fare il conquistatore!" sprezzante Ron fece un cenno rivolto al tavolo dei Serpeverde e Harry con la coda dell'occhio vide Malfoy baciare la mano della nuova arrivata.
Circa mezz'ora dopo lo Smistamento ebbe fine, ma di Piton non ci fu l'ombra: quando la McGranitt prese posto, i tavoli si riempirono di cibo e tutti mangiarono di buon gusto.
Le portate furono come ogni anno abbondanti e ottime, e Ron fu particolarmente soddisfatto dai dolci.
L'unica che sembrava un po' titubante e che non mangiò molto fu Hermione; e quando Harry le chiese cosa le prendesse, quella scosse il capo adducendo come scusa la stanchezza.
Quando un'ora dopo furono tutti nei proprio dormitori, Harry e Ron parlarono con i loro compagni di stanza della misteriosa ragazza di Beauxbatons.
"A che anno verrà ammessa secondo voi?" chiese Neville.
"Il sesto, forse. O addirittura il nostro anno! Sembra grande, no?" fece Seamus.
"Lo scopriremo presto, comunque" fece Dean "Domani abbiamo già le prime lezioni. Piuttosto, avete notato l'assenza di Piton?".
"E chi non l'ha notata!" replicò Ron "Domattina secondo me ce lo ritroveremo a colazione".
Harry preferì tacere e infilarsi sotto le coperte: l'idea di dover fronteggiare Piton ogni giorno e vederlo seduto al posto di Silente era davvero insopportabile per lui.
Eppure, per quell'anno, avrebbe dovuto fare buon viso a cattivo gioco.


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ANGOLO AUTRICE
Ciao a tutti, lettori e lettrici! :)
Sono Julia, l'autrice di questa fanfiction!
Allora, che ne dite? Inizio intrigante?
Chi sarà mai questa Amy?Che ruolo avrà nella storia?
Continuate a leggere e lo scoprirete... ;)
Recensite e fatemi sapere cosa ne pensate della storia :)
Sarà un crescendo di misteri ed emozioni, per voi e per i nostri protagonisti!
Ne vedremo delle belle, fidatevi! I colpi di scena non mancheranno ;)
Al prossimo capitolo allora!
Julia :)
PS: I primi tre capitoli sono un po' cortini ma dal quarto in poi si inizia a fare sul serio...tenetevi forte! :D

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Capitolo 2
*** Tutti pazzi per Amy ***


Nei giorni seguenti la nuova arrivata diventò argomento di discussione per quasi tutti a Hogwarts.
Sempre in giro per la scuola e quasi sempre in compagnia di Malfoy, Pansy, Tiger e Goyle, Amelie Crible ancheggiava allegramente per la scuola, attirando e non poco l'attenzione dei ragazzi, pur indossando la semplice veste di Hogwarts.
Era stata ammessa al settimo anno di corso, avendone già frequentati sei a Beauxbatons: questo per la gioia di tutti i ragazzi dell'ultimo anno, di qualsiasi Casa.
Amelie Crible era davvero carina e sembrava anche molto simpatica... ma due cose frenavano l'entusiasmo altrui nel volerla conoscere.
Prima di tutto, era una Serpeverde; e poi, era amica di Malfoy. Molto amica.
Appena qualcuno le si avvicinava anche solo per presentarsi, che fosse a lezione o in corridoio, Malfoy le si avvicinava e cacciava il povero malcapitato che doveva battere in ritirata pur se armato delle migliori intenzioni.
Così, dopo ben due settimane, Harry e Ron non avevano ancora avuto modo di poterla conoscere.

Hermione, invece, sì.
“Frequenta Rune Antiche con me!” spiegò a Harry e Ron a pranzo, quel giorno, tra un boccone di arrosto e un sorso di succo di zucca.
“Miseriaccia, è bella ed è anche studiosa! Cos'’è, la perfezione fatta persona?”commentò Ron tra le risate di Harry.
“Sapete, ho dovuto ricredermi su di lei" continuava intanto Hermione "Abbiamo tradotto insieme qualche runa ed oltre ad essere molto preparata è anche molto umile. Non si dà aria alcuna per il fatto di saper tradurre così bene, anzi! Ha addirittura chiesto a me qualche consiglio sulla scrittura, nonostante sia molto brava anche in quella! Mi ha raccontato di Beauxbatons, di quello che ha studiato nei suoi sei anni lì e mi ha anche detto di avermi già conosciuta, al Torneo Tremaghi, quando Beauxbatons fu nostra ospite! Ma io non mi ricordo minimamente di lei!”.
“Strano, una ragazza del genere si sarebbe di certo notata al Tremaghi! Soprattutto al Ballo del ceppo!Chiunque avrebbe voluto invitarla”commentò Harry.
“Oh be’, mi ha detto che la sera del Ballo non ha partecipato perché stava poco bene. Cedric Diggory l’aveva invitata, ma viste le sue condizioni di salute decise poi di invitare Cho” rispose prontamente Hermione.
“E cosa ha detto riguardo i suoi nuovi amici? Malfoy e la sua gang?” chiese Ron addentando una coscia di pollo.
“Ha detto che Malfoy è un tipo a posto, abbastanza interessante" Hermione esibì un'espressione disgustata e Harry non seppe dire se fosse per l'opinione di Amelie su Malfoy o per lo spettacolo che Ron stava offrendo masticando a bocca aperta "Mi ha chiesto cosa ne penso e mi sono limitata ad un semplice 'Non lo conosco abbastanza bene per poterti dare un mio parere'. Insomma, se le avessi detto che è figlio di un Mangiamorte, in combutta con Voldemort ed è un farabutto credo che l’avrei leggermente spaventata!”concluse poi Hermione.
“Già, penso proprio di sì!” sospirò Harry "Ma andrebbe avvisata".
"Amico, non dimenticare che è una Serpeverde" lo rimbeccò Ron "Mai fidarsi delle serpi".

Circa mezz'ora dopo si alzarono e si avviarono verso l’aula di pozioni, dove il professor Lumacorno li aspettava per la sua lezione sulla pozione “Cura pronta”.
In aula trovarono già i Serpeverde, con cui avrebbero dovuto seguire la lezione.
Subito Harry cercò Malfoy e quando i loro sguardi si incrociarono lui serrò la mascella mentre l'altro stringeva i pugni; se solo avesse potuto, Harry si sarebbe scagliato volentieri per togliergli quel ghigno beffardo dal volto.
"Bentornati ragazzi!" esordì Lumacorno, massaggiandosi il voluminoso stomaco con una mano "Spero che quest'estate sia stata piacevole per tutti voi".
Harry sospirò mentre prendeva il suo libro dalla borsa: piacevole, come no! Morte di Silente a parte...
"Potter! Pss!".
Harry alzò lo sguardo e cercò di trovare la fonte di quel richiamo: quando la individuò per poco non sbottò.

Malfoy gli stava rivolgendo un ghigno dei suoi mentre con un braccio cingeva i fianchi della nuova arrivata; poi muovendo leggermente le labbra, in modo che Harry ne leggesse il labiale, commentò indicando la ragazza “Lei è mia!”, soffermandosi in particolare con gli occhi sul prominente fondoschiena della ragazza.
Harry sbuffò sonoramente e rivolse nuovamente la sua attenzione a Lumacorno: Malfoy credeva che a lui importasse qualcosa se stesse insieme alla francese? Buon per lui! A Harry non interessava di certo quella ragazza! Aveva ben altro per la testa...

Intanto il professore aveva iniziato a parlare della pozione che quel giorno avrebbero dovuto creare, una pozione che guariva da ogni male passeggero, dal comune raffreddore alla più terribile tosse.
Ron e Harry cominciarono a tagliuzzare gli ingredienti e a versarli nel calderone quando Lumacorno esclamò: “Ah ma abbiamo una nuova recluta! Come si chiama questa affascinante signorina?”.
“Amelie Crible, signore!” rispose lei con un sorriso "Ma potete chiamarmi Amy".
“Crible, eh? Francese! Benvenuta in Gran Bretagna!" Lumacorno ridacchiando le strinse la mano "Come te la cavi con le pozioni?”.
“Abbastanza bene, credo”commentò lei incerta, arrossendo per qualche istante, quasi fosse imbarazzata dagli sguardi insistenti del professore che si soffermavano in particolare sui suoi occhi.
“Bene! Allora potete pure continuare con il vostro lavoro, ragazzi!” concluse Lumacorno, mentre continuava a camminare tra i calderoni per controllare l’operato della classe.
Un'ora dopo erano tutti fuori e si stavano dirigendo verso la scalinata per risalire a piano terra; nella confusione e nel vociare di tutti si sentì una voce cristallina elevarsi e chiamare Hermione.
I tre amici si girarono: era proprio Amelie ad aver chiamato la loro amica.
“Ciao Hermione!” fece, avvicinandosi e sorridendole “Ti andrebbe di prendere un the insieme alle cinque visto che c’è un'ora buco?”.
“Oh volentieri Amy! Mi farebbe molto piacere” Hermione le sorrise in risposta.
Lo sguardo della ragazza si posò poi prima su Ron e poi su Harry: "E voi siete?...".
“Io sono Ronald Weasley, per gli amici Ron" intervenne quello porgendole impacciatamente la mano; Amy rise e ricambiò la stretta "Io sono Amy"
"E tu?" chiese poi rivolta ad Harry.
"Io sono Harry. Harry Potter!”.
“Oh! Harry Potter! E’ davvero un onore conoscerti!” commentò lei guardandolo con attenzione e stringendo la mano anche a lui.
Harry cercò di fare il possibile per non arrossire, nel momento in cui la ragazza lo scrutò da testa a piedi. Come già in molti avevano fatto prima di lei, Amy fissò intensamente la cicatrice semi nascosta sotto i capelli ribelli.
"Mi farebbe piacere se anche voi due ci foste alle cinque" fece poi distogliendo lo sguardo da Harry "Ma se avete altri impegni...".
"Miseriaccia, siamo più liberi che mai! Alle cinque ci si trova qui in Sala Grande, d'accordo?".
Amy rise: "Ah ah, oh Ron mi fai morire dalle risate!".
"Ronald non sa dire di no ad un bel the con i pasticcini" Hermione rivolse un'occhiataccia all'amico mentre rideva con Amy.

“Molto simpatico!” esclamò la ragazza "Ora però sarà meglio che vada! Ci si vede più tardi!".
E così dicendo si allontanò con passo veloce e leggero.

“Accidenti, doveva essere una Grfondoro, non una Serpeverde! I Serpeverde sono tutti acidi, scontrosi e legati alla magia oscura invece lei è decisamente il contrario! Forse il Cappello Parlante inizia a non funzionare più tanto bene” commentò Harry.
“Be’ Harry, anche Tom Riddle, quando lo conoscesti tramite il diario, ti sembrava un ragazzo tanto per bene! Poi però guarda un po’ cosa è diventato! Lord Voldemort! Miseriaccia, non ci si può fidare di nessuno” gli rispose Ron.
La successiva lezione di Erbologia con i Tassorosso fu abbastanza tranquilla; Hermione rispose prontamente, come al suo solito, a tutte le domande che la professoressa Sprite rivolgeva alla classe, il che fece guadagnare quaranta punti in totale a Grifondoro.
In men che non si dica arrivarono le cinque di pomeriggio e Harry, Ron ed Hermione si avviarono verso la Sala Grande, al cui ingresso incontrarono Amy.
Preso posto ad un tavolo vicino al camino, iniziarono a parlare di Lumacorno, della lezione di Pozioni e di cosa avevano combinato Tiger e Goyle al loro calderone, che a fine lezione era diventato un ammasso informe e liquefatto.
“Disturbiamo ragazzi?”.
Una voce familiare fece voltare Harry: Neville e Luna erano dietro di loro.
"Nient'affatto! Sedetevi pure!" cinguettò Hermione voltandosi di scatto per indicare loro i posti vuoti affianco a lei.

“Siete i benvenuti!”esclamò raggiante Amy, presentandosi ai due amici.
Nel giro di pochi minuti il tavolo era gremito di gente: erano tutti entusiasti della presenza di Amy, tutti le parlavano, ridevano e scherzavano con lei.
Colin Canon non faceva altro che scattare foto a tutti i presenti, Ron discuteva con Amy e Harry dei Cannoni di Chudley che avevano avuto risultati disastrosi nell'ultima stagione, Neville e Luna discutevano invece con Dean e Seamus dei M.A.G.O. e della loro difficoltà.
Ognuno raccontava qualcosa; le sue esperienze estive, cosa aveva mangiato a pranzo, o quanto poteva essere difficile trovare il Ricciocorno Schiattoso.
“Sono molto timidi”aveva spiegato Luna ad Amy "Ecco perché è così difficile trovarli".
"Non farci caso, non è molto a sé stante" le aveva sussurrato Seamus.
Ma la ragazza si era limitata a un sorriso e aveva continuato a parlare con Luna.

Seduti a quel tavolo c’erano all’incirca una trentina di persone, tra Tassorosso, Grifondoro e Corvonero, che di tornare a lezione proprio non ne volevano sapere.
Ma arrivati purtroppo gli orari delle ultime lezioni, ognuno prese le sue cose si era diretto alle rispettive aule.
“Ci si vede a cena!” esclamarono Dean e Seamus che per ultimi stavano lasciando il tavolo.
Harry, Ron ed Hermione salutarono Amy: "Ci si vede più tardi ragazzi!" esclamò lei, poi si avviò verso l’aula di Trasfigurazione e i tre amici verso l’aula di Incantesimi, per l’ultima lezione di quella lunga giornata.
La cena trascorse tranquilla, tra una chiacchiera e una battuta, per tutti i tavoli.
Persino il tavolo dei Serpeverde sembrava più chiassoso ed allegro quella sera.
“Dev'essere l’effetto Amy” commentò Ron sorridendo.
Harry ed Hermione risero in risposta: non sembrava poi tanto male, quella Amy.

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Capitolo 3
*** Tempi duri per Hogwarts ***


Settembre trascorse velocemente, cedendo il posto ad un Ottobre frizzante e con qualche sporadica pioggia; l’avvicinarsi di Halloween rendeva tutti più eccitati e il chiacchiericcio nei corridoi aumentava sempre più.
Ci sarebbe stata una festa la sera del trentuno e le ragazze erano letteralmente impazzite nella ricerca di abiti eleganti e accessori da utilizzare per quella grande serata.
In quel mese passato, Amy ed Hermione erano ormai divenute molto amiche e questo aveva infastidito, e non poco, Malfoy.

Ma la ragazza non voleva sentir parlare di storie sui “Mezzosangue” o “sudici Babbani”, e ogni qualvolta Malfoy iniziava a borbottare qualcosa, Amy senza tanti complimenti girava i tacchi e lo lasciava solo.
Quella ragazza aveva un certo ascendente su tutti; ragazzi, ragazze, persino sui professori. 
La Mc Granitt l’aveva accolta tranquillamente in classe nonostante si fosse presentata con mezz’ora di ritardo; Lumacorno non faceva che assegnare punti a Serpeverde per le straordinarie qualità di pozionista della nuova arrivata. Persino Madama Bumb l’aveva notata, e in poco tempo, Amy divenne il nuovo battitore dei Serpeverde, per la gioia di Malfoy che l’avrebbe avuta al suo fianco anche durante gli allenamenti. 
“Mio padre dice che è una ragazza degna del mio rango, anche se tuttora non mi dice chi siano i suoi genitori” udì Harry dire Malfoy alla sua amica Pansy Parkinson.
“Dev'essere figlia di qualche riccone francese. E Purosangue, di questo ne siamo certi tutti” aveva commentato quella "Se fosse stata una Mezzosangue non sarebbe mai finita tra i Serpeverde!". 
Harry riferì il discorso a Ron ed Hermione; “Quindi mi stai dicendo che Amy non andrebbe bene per loro nel caso sia una Mezzosangue! Cosa le farebbero allora, la ucciderebbero? Ooh una Serpeverde Mezzosangue! Disonore! Che discorsi inutili!” aveva commentato Hermione disgustata.
“Malfoy dice che è degna del suo rango” continuava a raccontare Harry “La tratta quasi come fosse la sua fidanzata; poi però dice che per accettarla nella sua famiglia dev’essere una Purosangue! E' davvero deprimente vedere fino a che punto può arrivare la stupidità di quel ragazzo!”.
"Oh, a tal proposito: Malfoy le ha chiesto di diventare la sua ragazza".
"Che cosa?!" esclamò Harry inviperito "E lei ha accettato?!".
Hermione lo osservò per qualche secondo, poi con uno strano sorrisetto gli rispose "No... o, meglio, deve ancora dargli una risposta".
Harry sbuffò: "Perché chi ha il pane non ha i denti, Hermione?".
La ragazza ridacchiò in risposta; alzandosi, diede un buffetto ad Harry: "Qui qualcuno è geloso, a quanto pare" commentò mentre andava verso il suo dormitorio.
E Harry, segretamente, nella sua mente, non poté che assentire.

Più tardi i tre amici si avviarono per la cena in Sala Grande, ormai quasi pronta per i festeggiamenti del giorno seguente. Appena entrati notarono Amy che dal tavolo dei Serpeverde si sbracciava per salutarli; dopo essersi ricomposta, la ragazza era tornata a parlare con Malfoy, che, come sempre, le sedeva vicino.
"Ancora niente Piton!" notò Ron quasi a fine banchetto "Incredibile, sono quasi due mesi che abbiamo iniziato l'anno!" commentò Ron sospettoso, mentre Harry osservava attentamente il tavolo dei professori.
"Forse sarà in missione per Tu Sai Chi" azzardò Hermione, sottovoce.
"La cosa è sospetta, questo è certo" commentò Harry, versandosi del succo di zucca.
 Ma mentre Hermione stava per prendere nuovamente parola, la voce della Mc Granitt si elevò sul brusio della Sala.
“Miei cari ragazzi, domani sera qui in Sala Grande ci sarà una festa per la notte di Halloween" stava annunciando la McGranitt; "Voglio che sappiate, a tal proposito, che l'inizio è previsto per le ore venti e alle ventiquattro si concluderà tutto. Ulteriori prolungamenti dei festeggiamenti nelle vostre Sale Comuni sono, naturalmente, vietati. Vi invito a presentarvi vestiti decentemente e non da gentaglia" Harry giurò che la donna avesse guardato accigliata verso il tavolo dei Serpeverde. "Detto questo, vi auguro la buonanotte".
Il brusio riprese più forte di prima: le ragazze, eccitate, tra un gridolino ed un altro avevano ricominciato a parlare di scarpe ed acconciature.
Lo sguardo di Harry si spostò lungo il tavolo: voleva, solo per un istante, guardare Ginny.
E la vide.
Ebbe un tuffo al cuore nel vederla ridere con Dean Thomas, tra l'altro suo ex fidanzato, eppure Harry non avvertì la familiare sensazione di morsa allo stomaco.
Si limitò a guardarla ridere e parlare con gli altri, senza poi provare alcunchè.
Era davvero finita?
"Harry, andiamo! Sono tre volte che ti chiamo!".
Harry si ricosse e si rese conto che Hermione e Ron erano in piedi affianco a lui: alzatosi, si diresse assieme a loro fuori dalla Sala.
"Hermione!".
I tre amici si voltarono: Amy era lì, con il suo solito sorriso sul volto, che si avvicinava loro.
"Amy! Dimmi" rispose Hermione.
"Hai cinque minuti a disposizione? Vorrei chiederti un consiglio per domani".

Hermione le sorrise in risposta: "Ci si vede tra poco in Sala Comune" salutò Harry e Ron, poi con l'amica si diresse verso la scalinata.
“Harry" esordì Ron, mentre i due amici fissavano inebetiti le due ragazze "Secondo te a Hermione piace qualcuno?”.
“Che cos... cosa? Come mai vuoi saperlo!?” chiese Harry confuso mentre anche loro si avviavano per la scalinata.
“Oh be’ così. Non che io voglia davvero saperlo, o meglio io…".
"Ron, parla chiaro".
"Oh insomma amico, parla se hai una risposta!” disse Ron, mentre le sue orecchie diventavano paonazze.

Harry ridacchiò, poi rispose “Io credo che lei abbia un debole per te. Non te ne sei accorto?”.
A Ron si illuminarono gli occhi: “Dici Harry? Si effettivamente ho notato che a volte mi fissa, e non ti nego che un paio di volte mi si è abbracciata o ha camminato tenendomi la mano! Ma ormai passa tutto quel tempo con Amy e io non so come comportarmi”. 
“Comportati come hai sempre fatto finora” rispose Harry “Poi si vedrà il da farsi!”.
Intanto i due ragazzi erano arrivati all’ingresso della Sala Comune. “Aria Fritta!” esclamò Harry rivolgendosi al quadro della Signora Grassa, custode del passaggio per la Sala. “Potete entrare cari!” commentò lei, facendo scattare in avanti il quadro e permettendo l’ingresso ai due ragazzi.
Appena dentro, cinque o sei persone accerchiarono Harry.
"Dobbiamo parlarti".
Si voltò a guardarsi: tutti, nella Sala, avevano gli occhi puntati su di lui.
"Cosa è successo?" chiese Harry, cercando di mantenere la calma; Ron, intanto, si guardava attorno stralunato.
"Piano, ragazzi! Lo spaventate così!" Neville si fece avanti tra la folla, ponendosi a pochi centimentri di distanza da Harry.
Calò il silenzio: "Harry" cominciò Dean, affianco a Neville "Noi volevamo chiederti se...".
"Se ti andasse di ricominciare con le lezioni dell'ES!".
Ginny era intervenuta spiazzando tutti; "L'E.S.?" chiese Harry "Dopo tutti questi anni?".

“Harry che ne diresti di riprendere le lezioni?” chiese Neville "Noi siamo tutti d'accordo. Vogliamo ricominciare".
utti fissarono silenziosamente Harry.

“Oh no. No, Neville, non ci provare”.
“Avanti Harry!” intervenne Ron. “Rifletti! Con Piton come preside quale Difesa contro le arti oscure potremo mai imparare? Saremo tutti alla mercé di Voldemort! Se ricominciassimo con l’E.S. invece avremmo qualche opportunità in più di saperci difendere! Sai bene cosa ci aspetta là fuori, e una volta finita Hogwarts ci ritroveremo ad affrontare un mondo governato da lui! E’ arrivato il momento di ribellarci! Dobbiamo essere pronti per quando la guerra inizierà! E chi meglio di te può aiutarci?”.
Tutti guardavano Harry speranzosi. Poi si sentì un rumore felpato: la Mc Granitt solcava la soglia ed entrava nella Sala proprio in quel momento.
“Ragazzi ho delle pessime notizie” disse, con un’espressione terrorizzata “Ve le dico, ma in teoria voi non dovreste saperlo. Comunque, ci saranno dei nuovi docenti di Difesa contro le arti oscure e Babbanologia: sono due Mangiamorte, anche abbastanza pericolosi. Mai sentito parlare di Amycus e Alecto Carrow?”

“Oh no, è terribile!” esclamò Neville, mentre tutti gli altri parlavano fitto fitto; a qualcuno scappò un gridolino.
“Si, Paciock, è terribile. Ma la cosa ancor più terribile è che noi siamo completamente impotenti. Il preside ora potrà fare ciò che vorrà, indisturbato... temo proprio che sarà un anno duro qui ad Hogwarts” commentò la Mc Granitt, gli occhi lucidi che si posavano su Harry.
“Professoressa, ma se noi riuscissimo a opporre resistenza? Si potrebbe avere uno spiraglio di speranza?” chiese timidamente Calì Patil.
“Be’ signorina Patil, io dico che bisogna fare ciò che si può; se voi ragazzi riusciste a organizzare qualcosa io stessa sarei la prima a darvi man forte! Tenetemi aggiornata, d’accordo? E un’ultima raccomandazione: restate uniti!”.
Detto questo, la professoressa si avviò fuori dalla Sala, lasciando da soli i Grifondoro nello sconforto più totale.
"La McGranitt che ci incita alla rivolta è davvero un segno del fatto che siamo in guerra" commentò ingenuamente Ron, scatenando le ilarità di alcuni.

“Allora Harry, possiamo contare su di te?” chiese Colin Canon, poco più dietro rispetto agli altri.
Harry lo guardò, poi guardò tutti gli altri, uno per uno; infine esclamò: “E va bene. Facciamolo!”.

Tutta la Sala esultò in un boato.C’era chi abbracciava Harry, chi urlava di gioia; Ginny iniziò persino a fare un balletto. In quella confusione, Hermione rientrò nella Sala e visto il gran baccano chiese a Ron cosa fosse successo. Quando lui le spiegò tutto, lei si avvicinò ad Harry e gli disse: “Hai fatto un’ottima scelta Harry” sorridendogli incoraggiante.
“Hai parlato con Amy?” chiese Harry.
“Sì” rispose “E non solo del Ballo di domani... ma ne parliamo domattina, Harry, è una storia troppo lunga da poter essere raccontata stasera. E comunque lei ve la vuole raccontare personalmente".
Harry la guardò interrogativo, ma lei sospirò: "Io sono distrutta, vado a letto. Buonanotte ragazzi!”.

Detto questo diede un bacio sulla guancia a Ron e si avviò verso il dormitorio delle ragazze.
“Miseriaccia Harry! Mi ha dato un bacio!!” Ron esultò.

E anche Harry non potè che essere felice per lui, e con lui esultò; anche se, intanto, la sua mente ronzava come un'antenna.
Di cosa avevano parlato Hermione e Amy?

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Capitolo 4
*** Halloween ***


La mattina del trentuno Ottobre si presentò grigia, piovosa e fredda.
Harry si svegliò con un gran mal di testa per la baldoria fatta la sera prima, fino a notte fonda; "Svegliati Ron" lanciò un cuscino il direzione del letto dell'amico "Ci siamo solo noi qui dentro" aggiunse, dopo essersi reso conto di essere l'unico nel dormitorio oltre al suo amico.
Ron si catapultò giù dal letto: "Miseriaccia Harry! Dovremmo essere a Pozioni!".
Per un attimo Harry sembrò non capire ciò che l'amico aveva appena finito di dire, mentre caracollava alla ricerca dei suoi abiti; "Maledizione!" ululò qualche secondo più tardi, e si svestì in gran fretta per prepararsi il prima possibile e scendere giù nei sotterranei.
"Di quanto saremo in ritardo?" chiese Ron affannato, cinque minuti dopo, scendendo di corsa le scale.
Harry fece spallucce; non aveva abbastanza fiato per rispondere al suo amico che non aveva nemmeno idea di che ore fossero, ma di certo dovevano quasi essere le nove, vista l'assenza di persone in giro per il Castello.
Quando furono davanti alla porta dell'aula, Harry bussò, cercando di recuperare quanto più fiato possibile dopo quella corsa contro il tempo: nessuna risposta. "Aspetta, ci provo io. Devi bussare più forte" Ron si fece avanti e con le nocche colpì la porta più rumorosamente; ancora nulla.
Allora Harry provò ad aprire la porta, ma scoprì che era chiusa.
“Dove saranno andati?” chiese confuso Ron.
“Non ne ho idea” Harry si guardò attorno nella speranza di trovare qualcuno per chiedere informazioni; alla fine del corridoio, vide passare una ragazza di Tassorosso del sesto anno e si precipitò verso di lei.
“Mi sai dire dov’è il professor Lumacorno? Oggi c’era in orario lezione di pozioni, ma l’aula è chiusa”.
“Ah ah ah” rise quella “Ma come ragazzi, non lo sapete? Oggi è Halloween e le lezioni non si terranno perché sono tutti indaffarati nei preparativi per la festa di stasera! Non c’eravate, ieri sera, in Sala Grande, quando la McGranitt lo ha detto?”.
Harry e Ron si guardarono attoniti; “E quando lo avrebbe detto?".
Ma quando si girarono, la ragazza era già andata via, con una sua amica.
“Miseriaccia, potevamo rimanere a dormire tranquilli e invece ci siamo beccati anche questo! Oltre al danno, la beffa!” ringhiò Ron.
“Avanti, andiamo a mangiare qualcosa. Non abbiamo nemmeno fatto colazione!”; i due, ancora con l'affanno, si avviarono verso la Sala Grande.
Dopo aver mangiato un piatto di uova e bacon e aver bevuto un succo di zucca decisero di tornare nella Sala Comune.
"Sarà meglio tornare a dormire, io non ho nulla da preparare per stasera" commentò Ron sospirando "Metterò quella camicia che mi hanno comprato Fred e George quest'estate e un paio di pantaloni scuri".
Harry annuì: "D'altronde, siamo uomini no? Non abbiamo di certo bisogno di imbellettarci come fanno le don..."
"Voi due!"
Si voltarono: dalla scala del dormitorio femminile videro scendere Hermione, che esibiva un'aria soddisfatta e altezzosa.
“Hermione!” esclamò Ron “Si può sapere che fine avevi fatto? Stavo giusto dicendo a Harry che da ieri sera non ti abbiamo più vis...”.
“Ero su in dormitorio" lo interruppe lei "Stavo sistemando le ultime cose per la festa di stasera. Come mai avete un'aria stravolta?”.
I due amici le raccontarono dell'allucinante corsa all'aula vuota di Lumacorno e della loro delusione nel sentirsi dire troppo tardi che non c'erano lezioni per quella giornata.
“Ma come, non sapevate che la Mc Granitt proprio ieri ha annunciato che oggi le lezioni sarebbero state sospese?” commentò la ragazza, in risposta al lamento di Ron per una mattinata di sonno sprecata.
"Sinceramente, no".
Hermione scosse il capo: "A quanto pare lo ha detto all'inizio della cena; a me lo ha riferito Ginny. Ma a voi non l'ha detto nessuno? Io non ho pensato di avvisarvi perché credevo che Seamus o Dean vi avessero già detto tutto".
Harry fece spallucce: "Pazienza, ormai è andata. Ora che si fa?".
"Io devo andare in biblioteca" Hermione riprese il solito tono da saccente "Devo completare una ricerca per la McGranitt. No, tranquilli, è solo per un mio puro desiderio di conoscenza di un incantesimo, non è nulla che sia stato assegnato dalla professoressa" spiegò poi appena Harry e Ron la guardarono interrogativi. 
Quando Hermione si allontanò carica di pergamene e piume, dieci minuti dopo, Harry e Ron presero posto ad un tavolino e iniziarono una partita a scacchi: nonostante il cielo plumbeo e il mal di testa , Harry si sentì stranamente felice mentre parlava con Ron delle tattiche di gioco e ricordavano assieme la partita di scacchi molto particolare giocata al loro primo anno ad Hogwarts, nel tentativo di raggiungere e salvare la Pietra Filosofale.
"Pronti per stasera?".
Dean Thomas si avvicinò loro alla fine di una partita: "Sinceramente, Dean, in questo momento sono pronto per mangiare. Non vedo l'ora che arrivi l'ora di pranzo".
Harry rise: "Wow, amico, certo che a te piace proprio mangiare eh?" scherzò Dean.
Ron fece spallucce sorridendo: "Non solo quello. Stasera, per esempio, mi darò anche da fare in pista".
"Ah ah ah e con chi? Con la Signora Grassa?" intervenne Seamus, lì vicino.
Scoppiarono tutti a ridere mentre le orecchie di Ron avevano iniziato ad assumere la loro solita sfumatura rossa tipica delle sue arrabbiature; Harry preferì quindi cambiare argomento e discutere dell'assenza di Piton.
"Già" replicò Dean "Quasi due mesi che abbiamo ricominciato e lui non c'è... che gli sarà successo?".
"Chi lo sa, forse è molto impegnato" azzardò Seamus; Harry e Ron si limitarono a scambiarsi occhiate cupe, consapevoli del tipo di impegni che Piton poteva al momento dover sbrigare.
Quando Hermione rientrò, più tardi, sembrava essere trascorsa appena mezz'ora dalla sua andata in biblioteca.
"Sono passate tre ore" replicò lei strabuzzando gli occhi al commento di Ron "Ma, dico, non riuscite neanche a rendervi conto di come passa il tempo? Coraggio, andiamo in Sala Grande, è ora di pranzo".
"Si mangia!" esultò Ron, mentre Dean e Seamus ridacchiavano assieme a lui.
Dopo aver mangiato pasticcio di rognone e roast beef, Harry decise che per il pranzo quelle abbondanti porzioni potevano bastare; dopo poco sia Ron che Hermione seguirono il suo esempio, e discutendo di ciò che la sera sarebbe stato servito alla festa uscirono dalla Sala Grande.
"Un momento, Hermione" intervenne Ron dopo poco, a metà scalinata verso la loro Sala Comune "Di cosa ti ha parlato Amy ieri? Hai detto che era roba grossa...".
La ragazza si bloccò per un istante, fissando Ron imbarazzata mentre si mordeva un labbro: Harry capì subito che doveva trattarsi di qualcosa di molto serio.
"Ne vuoi parlare in privato?" le chiese, intuendo il perché di quell'imbarazzo.
"No. Ve ne parlerò direttamente io".
I tre amici si voltarono: poco dietro di loro, c'era Amy, una gamba sullo scalino e un braccio posato sul corrimano di pietra.
Per qualche istante Harry la fissò come inebetito: stava forse impazzendo, o Amy era diversa quel giorno?
Non aveva mai notato le sue iridi colorate gradevolmente di quel verde smeraldo così intenso...
“Che ne dite di andare in un’aula vuota?" parlò ancora la ragazza "Così potremo parlare indisturbati”.
"D'accordo" balbettò Hermione.
"Hai raccontato loro di ciò che ci siamo dette?".
Le due ragazze si guardarono: Amy era davvero così diversa dal solito; fin troppo seria. Nemmeno l'ombra di un sorriso sul suo volto, che anzi sembrava indurito, gli zigomi contratti e lo sguardo leggermente imbronciato.
"No. Ho detto loro che gliene avresti parlato tu".
A quel punto, finalmente, la ragazza sorrise: "Bene. Purtroppo qui ad Hogwarts persino i muri hanno occhi e orecchie. Ora sarà meglio cercare un posto in cui parlare, andiamo".
In silenzio, i tre amici si avviarono assieme alla ragazza, che girava con passo sicuro e fermo, il mantello che oscillava leggermente e i lunghi capelli un po' scompigliati ad incorniciarle il volto leggermente paffuto: Harry si chiedeva di cosa avrebbero dovuto parlare, la curiosità era troppa...
"Bene! Trovata!" esclamò qualche minuto dopo Amy, dopo aver aperto la porta di un'aula nei sotterranei.
"Fa freddo qui dentro" commentò Ron.
"Hermione, ti dispiace?".
Hermione annuì a Harry: puntò la sua bacchetta contro il camino e pochi istanti dopo uno scoppiettante fuoco stava riscaldando la stanza gelida.
“Bene” iniziò Amy sedendosi su un banco e sistemandosi la gonna della divisa, che le si era scompigliata nel sedersi “Immagino che Hermione vi abbia detto che ieri sera abbiamo parlato a lungo... precisamente, abbiamo discusso dell’elezione di Piton come preside di Hogwarts".
Harry per poco non spalancò la bocca: cosa interessava, ad una nuova arrivata, che Piton fosse preside di Hogwarts?
"Vi starete chiedendo perché io ne voglia parlare e ora vi spiegherò tutto. Harry?” disse, rivolgendosi a lui “Silente non ti ha mai parlato di me, vero?”.
Harry rimase basito per qualche istante; di cosa stava parlando Amy?
“Certo che no!” le rispose dopo qualche istante “Insomma, tu cosa c’entri con Silente? Perché lui avrebbe dovuto parlarmi di te? Lo conoscevi?”.
Anche Ron esibiva un’espressione stupita e stordita al tempo stesso: Hermione, invece, si limitava a fissare Amy e sospirare.
“Se non fosse stato per Silente” cominciò Amy “Probabilmente io sarei morta insieme a mia madre”.
“Sei orfana di madre?” fece Ron, a bocca aperta; Hermione gli gettò un’occhiataccia, ma lui non se ne accorse minimamente.
Amy annuì: “Sono orfana di entrambi i genitori. Silente mi ha cresciuta, praticamente… beh, più o meno… In realtà è stato lui a mandarmi a Beauxbatons, dicendomi che era meglio per me stare lontana da qui, perché quell' uomo malvagio che aveva ucciso mia madre avrebbe potuto voler uccidere anche me”.
“E chi era quest’uomo?” chiese ancora Ron; ma Harry aveva già intuito la risposta…
“Tu Sai Chi” rispose, fissando intensamente Harry “Un po’ come te, vero Harry?”.
Si guardarono per qualche istante e Harry rimase colpito dall’espressione di Amy: era triste, ma combattiva; le brillavano gli occhi di una strana luce che mai lui le aveva visto. Sembrava diversa, quel giorno…
“Albus Silente, comunque, è stato una sorta di mentore, per me” riprese, distogliendo lo sguardo da Harry “Mi veniva spesso a trovare in Francia, è stato quasi il padre che non ho mai avuto; lui mi raccontava sempre di Hogwarts, di cosa succedeva lì. Quando poi ci fu il Torneo Tremaghi, io ero entusiasta di venire qui e di poter vivere ciò che lui viveva ogni giorno. Ma dopo qualche giorno dal mio arrivo qui, mi ammalai e rimasi in infermeria per la maggior parte del tempo quell’ anno. E lui veniva quasi ogni giorno a farmi visita, mi portava dolci, caramelle, proprio come se fossi sua figlia! Gli ero molto affezionata e giorno dopo giorno gli volevo sempre più bene. Ma, purtroppo, dovetti tornare in Francia perché le mie condizioni di salute peggioravano a vista d’occhio. Sono sempre stata abbastanza cagionevole, durante i miei quattordici anni… dovetti salutarlo, e ci rivedemmo solo due anni dopo, anni in cui ci scrivevamo molto, gli raccontavo di ciò che succedeva a Beauxbatons e lui mi diceva di Hogwarts; quando tornò a trovarmi aveva un viso così stanco, ricordo bene le sue occhiaie! Mi disse che era stato molto impegnato e non era riuscito a venirmi a trovare per questo motivo; poteva solo scrivermi e fu così che rimanemmo poi in contatto, lo tenevo costantemente aggiornato. Quando venne a trovarmi, l’anno scorso, disse che era sicuro di essere arrivato quasi alla fine dei suoi giorni e che la sua ultima volontà fosse quella che io venissi ad Hogwarts per il mio ultimo anno di istruzione”.
Fece una pausa e prese un respiro: Harry non riusciva a credere a ciò che quella ragazza gli stava raccontando; perché Silente non gliene aveva mai parlato?
Fu come ricevere un colpo in piena nuca, alle spalle, da una persona amica: non riusciva a capire perché Silente non avesse mai fatto alcun cenno di Amy; la considerava una cosa troppo privata? O c’era qualche altro motivo per cui non aveva voluto parlarne ad Harry?
Ma, soprattutto, Amy stava dicendo la verità? O stava inventando tutto? Come potersi fidare, d’altronde, di una nuova arrivata? E, soprattutto, una Serpeverde?
“Silente mi parlava molto di te, Harry” continuò Amy, tornando a guardarlo; Harry alzò il capo mentre lei raccontava e la scrutò quasi con diffidenza; “Mi diceva sempre che eri una persona di cui fidarsi ciecamente, e che quando, l’ultimo anno, mi sarei trasferita ad Hogwarts, avrei dovuto conquistare la tua fiducia; e aiutarti, soprattutto, perché anche tu, come me, hai perso tua madre per mano di Tu Sai Chi. Io e te siamo simili in fondo, no?”.
Harry annuì: fin troppo simili…
“Oh, e c’è dell’altro: Silente tempo fa mi parlò anche degli Horcrux. So tutto”.
Silenzio di tomba; Harry, Ron ed Hermione si guardarono attoniti negli occhi: “Amy, ieri sera non mi avevi detto nulla degli Horcrux!” fece Hermione sotto shock.
“Ho voluto parlarne direttamente in presenza di Harry” rispose con sincerità la ragazza.
“C’è solo una cosa che non capisco” intervenne finalmente Harry “Come mai Silente non mi ha mai parlato di te?”.
Harry era davvero curioso di sentire quale scusa avrebbe addotto la ragazza: ma rimase deluso nel sentirle dire “Non lo so”; si fissarono nuovamente poi lei riprese:“Pensavo che almeno una volta ti avesse accennato qualcosa, ma a quanto pare no. La cosa mi lascia alquanto perplessa, a dire il vero”.
Calò di nuovo il silenzio: Ron si limitava ad aprire e chiudere la bocca, cercando di articolare qualche parola ma senza successo. Hermione invece aveva le braccia incrociate e si era seduta su un banco anche lei.
“E comunque non è finita qui” riprese Amy “In quell’ ultima sua visita, Silente mi ha lasciato degli oggetti; uno per me e gli altri da consegnare a voi”.
Harry la guardò intensamente mentre apriva la sua borsa e ne estraeva alcuni strani oggetti bitorzoluti coperti da diversi strati di stoffa.
Con mani delicate, Amy sfilò la stoffa protettiva dal primo oggetto che si rivelò essere un libro.
“Hermione, questo è per te” le disse, porgendole quel piccolo volume con la copertina bordeaux “Questo è scritto in rune, narra una storia che Silente mi diceva essere piena di indizi sugli Horcrux, su dove trovarli. Io iniziai a tradurlo, ma lasciai perdere subito non trovando un nesso tra questa storia e la situazione attuale”.
“A Ron una chiave” fece poi, sfilando il secondo involucro “Non so cosa possa aprire, ma Silente mi spiegò che la porta che verrà aperta da questa chiave un tempo sigillava l’accesso all’ orrore profondo; ora, invece, non potrà far altro se non bene. Non ne ho idea di cosa potesse intendere”.
Porse la chiave arrugginita a Ron, poi prese a sfilare il terzo involucro bitorzoluto.
“Harry, a te va la scorta personale di Silente della miglior Felix Felicis mai prodotta” Amy cacciò una boccettina colma di un intenso liquido dorato “Mi disse che avresti dovuto usarla con criterio, perché ce ne è davvero poca; potrà essere usata solo una volta”.
Gli consegnò la fiala con dentro il liquido dorato e Harry studiò attentamente i bagliori della pozione: era davvero invitante, e cadeva a pennello in quella situazione; gli sarebbe stata di certo utile.
“E tu cosa hai ricevuto, Amy?”chiese Ron.
“Una sfera" rispose prontamente la ragazza, infilando nuovamente la mano in borsa e estraendone un quarto oggetto che si rivelò essere una sfera trasparente, di vetro, torbida al suo interno.
“Non so davvero a cosa possa servire” continuò, studiandone le iridescenze “Quando chiesi a Silente a cosa mi sarebbe servita, lui si limitò solo a guardarmi e a dire che questa sfera è il mio passato, il mio presente e il mio futuro e che quando non avrò più soluzioni ai problemi che mi si presenteranno, questa sarà la soluzione finale”.
Di nuovo calò il silenzio, mentre i quattro amici fissavano quell’enigmatica sfera trasparente; strano ma vero, Harry riconosceva qualcosa di familiare in essa, anche se non sapeva davvero dire cosa.
"Posso chiedervi una cosa?" esordì d'un tratto Amy, rompendo quel silenzio così grave.
Gli altri annuirono; Harry continuava a fissare quella strana sfera in mano alla ragazza...
"Non vi sembra strano che Piton organizzi una festa di Halloween con tanto di complesso musicale?” chiese “Insomma, lui non mi sembra affatto un tipo festaiolo, o sbaglio?".
"No, non ti sbagli" le rispose Hermione "Io ci ho pensato su e credo che l’unica motivazione sia che vuole accattivarsi il favore di noi studenti, non capite? Vuole che lo adoriamo! Si sa, è stato uno degli insegnanti più disprezzati da tutti, tranne che dai Serpeverde, ovvio, e ora vuole riscattarsi ai nostri occhi come preside mondano e festaiolo".
“Ma certo” continuò Harry per lei “Ci sta solo dando lo zucchero prima di rifilarci l'amaro! Voglio dire, vuole accattivarsi i favori degli studenti per poi trasformare questa scuola in un ricettacolo di Mangiamorte e magia oscura!".
"Vuole accaparrarsi la nostra fiducia e benevolenza" rise Ron "Beh se lo può scordare. Io non l'ho mai sopportato e mai lo sopporterò!".
“Quel maledetto" borbottò Harry.
"Incredibile" sussurrò Amy, scuotendo il capo.
"La cosa più incredibile sarà vedere che tutti ci cascheranno in pieno, in questa trappola!" Hermione sospirò "Purtroppo in molti non sanno quello che succede dietro le quinte!"
Amy fissava la finestra con sguardo assorto, osservando con attenzione il sole tramontare; “Guardate, è già il tramonto” sospirò, mentre riponeva la sfera in borsa e scendeva dal banco.
“Devo tornare nel mio dormitorio, sistemarmi per stasera… ah, ho così tante cose da fare”.
Harry sentì il suo stomaco fare una capriola mentre lei lo fissava nuovamente; ma perché?
“Harry, qualcosa non va?” chiese Hermione.
Harry cercò di tergiversare: “Stavo pensando… secondo voi quando vedremo Piton a Hogwarts?”.
“Stasera?” azzardò Amy “Se c’è una festa che lui stesso ha organizzato penso che debba essere presente, no? Sono due mesi che ancora non si fa vedere”.
“Toglimi una curiosità” le chiese Ron “Ma a te Piton non dovrebbe stare simpatico?”.
Amy gli lanciò uno sguardo carico di astio: “Non lo dire nemmeno per scherzo, Ron. Ha ucciso Silente. Per me può solo morire quel verme”.
Il gelo che Amy aveva lasciato trapelare con quelle poche parole penetrò Harry da parte a parte: anche lei odiava Piton! Anche lei sapeva che era stato l’assassino di Silente!
“Come fai a sapere che lui ha ucciso Silente?” chiese Harry, insospettendosi.
Ma la ragazza si limitò a fargli un occhiolino, e lo stomaco di Harry fece una capriola inaspettata: “Troppe domande per oggi, Harry. Tempo al tempo e saprai tutto”.
Detto questo scivolò giù dal banco su cui era seduta, avviandosi verso la porta dell’aula  stretta nel suo mantello.
“Dove vai?” le chiese Hermione.
“Scappo via! C’è una festa tra poco e io devo prepararmi!”; Harry e Ron non ebbero nemmeno il tempo di replicare che Amy era già scomparsa.
"Miseriaccia!" esordì poco dopo Ron, mentre i tre amici salivano le scale per raggiungere la loro Sala Comune "Silente le ha detto tutto degli Horcrux! Harry, non credi sarebbe un'ottima alleata nella ricerca?".
"Non lo so" lo interruppe Harry "Non la conosco abbastanza bene da poter dire se è o meno una presenza preziosa nella nostra missione. Fatto sta che Silente ha ordinato a me e a voi due di trovare gli Horcux, e non mi ha mai parlato di lei".
"Chi lo sa, magari se ne è dimenticato". 
"Non è questo il momento di parlarne" fece Harry, secco "Ma una cosa è certa: ora che sappiamo che Piton avrà il potere assoluto qui ad Hogwarts e che due Mangiamorte diventeranno parte del corpo docenti, direi che è arrivato decisamente il momento di partire. Voi che ne pensate?" 
Ron ed Hermione fecero spallucce: "E la missione di Malocchio, Harry?."
“Sono sicuro che se ne parlassimo con la McGranitt ci giustificherebbe e spiegherebbe tutto a Moody” ribatté Harry “Ora comunque chiudiamo qui il discorso; come ha già detto Amy, ad Hogwarts persino i muri hanno le orecchie…”.
“Non vi sembra strano, comunque?”.
Hermione si era fermata per le scale, costringendo Harry e Ron a voltarsi per guardarla.
“Cosa?”.
“Amy” continuò Hermione con fare corrucciato e pensieroso “Come mai salta fuori che è implicata nella ricerca degli Horcrux? Perché Silente non ha mai parlato di lei ad Harry? Insomma, possiamo realmente fidarci di lei… o dobbiamo stare attenti?”.
“Questa è precisamente la stessa domanda che mi sta assillando, Hermione” le fece eco Harry.
Ron si ammutolì: e in quel silenzio carico di mille pensieri tornarono a camminare diretti verso il settimo piano.
Alle otto e mezzo erano tutti pronti nella Sala Comune e pian piano la folla si avviava in piccoli gruppetti verso la Sala Grande.
“Ma dove sarà finita Hermione? Deve sempre essere l’ultima ad uscire da qualsiasi porta?” commentò Ron, impaziente.
“Finiscila, Ronald. Sono qui”.
I due amici si voltarono: Hermione scendeva elegantemente dalle scale del suo dormitorio, con un attillato abito blu notte, i capelli stirati con un fiocchetto di raso sul lato e un paio di scarpe alte.
“Miseriaccia” fu l’unico commento di Ron, mentre la guardava esterrefatto.
Hermione ridacchiò, poi gli porse la mano, che lui prese e appoggiò al suo braccio, in una pallida imitazione di un gesto da galantuomo.
“Come sei elegante, Harry” commentò Hermione, sorridendogli.
“Oh, grazie” Harry sistemò la giacca scura che portava “Anche tu sei molto bella”.
La ragazza sorrise in risposta: “Dobbiamo stare all’erta, questa sera” la sua voce d’un tratto si fece soffusa e il tono era allarmante “Temo possa accadere qualcosa… restiamo vicini, d’accordo?”.
Harry e Ron si guardarono incerti: “Va bene” concluse poi Harry, mentre iniziavano ad avviarsi fuori dalla Sala Comune.
“Aspettateci, veniamo con voi!” alle loro spalle.
Erano Neville e Ginny; Harry guardò attentamente la ragazza, che indossava un abito rosso che risaltava ancor di più la sua focosa capigliatura.
Anche lei portava scarpe alte e nel complesso era decisamente carina; ma chissà per quale motivo, Harry non sentì la familiare morsa allo stomaco quando la vide. Altro segnale che lo fece abbastanza preoccupare.
La relazione con Ginny era chiusa da mesi, ormai, eppure inizialmente pensava molto a lei. Aveva persino immaginato che se fosse uscito vivo dalla lotta contro Voldemort, un domani loro avrebbero potuto tornare insieme… eppure no, qualcosa gli diceva che Ginny era ormai solo un’ottima amica.
Nulla di più.
O, almeno, questo credeva, per il momento.
“Ciao Harry!Sei molto elegante!” Ginny gli porse la mano.
Harry gliela prese ma continuò a non sentir nulla dentro di sé; cosa gli stava succedendo? Davvero non provava più nulla per Ginny?
Si avviarono tutti e cinque verso la Sala Grande; “Dicono che questa sera ci saranno le Sorelle Stravagarie” commentò Neville al colmo della felicità.
“Sì, l’ho sentito anche io” rispose Harry.
“Comunque, l’importante è che ci sia cibo. Il mio stomaco non regge più” si lamentò Ron tra le ilarità degli altri.
Entrati nella Sala Grande, Harry credette per qualche istante di non trovarsi più ad Hogwarts.
I tavoli erano scomparsi, al centro della stanza c’era un piano rialzato dove avrebbe dovuto posizionarsi il complesso musicale della serata che, a conferma delle parole di Neville, erano le Sorelle Stravagarie.
Laddove prima c’era il tavolo degli insegnanti ora c’era invece un enorme buffet, ricco di ogni bontà, e dove praticamente tutta la scuola era già presente per rimpinguare i proprio piatti vuoti.
La musica era alta e qualcuno aveva già aperto le danze.
“Andiamo, Hermione, il tavolo del buffet è la prima tappa!” esclamò Ron tirando con sé la ragazza che esibiva un’espressione a metà tra l’esasperato e il divertito.
“Harry, hai visto il soffitto? Guarda in alto” Ginny indicò ad Harry la volta e con lui anche Neville alzò lo sguardo.
“Zucche galleggianti e cielo stellato” commentò “Carino”.
In quel momento, Harry sentì un dolore lancinante alla spalla destra e dopo pochi istanti si ritrovò steso a terra, la spalla che doleva.
“Ehi Potter, non guardare per aria!” Malfoy sovrastava la vista di Harry, mentre sghignazzava con Tiger e Goyle..
Harry spostò appena lo sguardo per cercare di capire chi fosse la ragazza a cui stringeva il braccio, ma la vista gli si era offuscata a causa della caduta e degli occhiali che gli erano caduti anche a terra.
“Sono qui, Harry”.
Una mano fredda, glaciale, ma dal tocco gentile gli porse gli occhiali: una sagoma scura che non riuscì a distinguere se non quando inforcò le sue lenti.
Amy.
Un abito lungo, affusolato, color blu notte le stringeva i fianchi e il seno e i capelli boccoluti raccolti le davano un'aria da regina. Era mozzafiato.
Harry si sentì avvampare per la vergogna; lei era lì davanti a lui, stupenda, altezzosa, e lui invece era a terra. Però almeno non stava ridendo di lui… cosa che invece stava facendo amenamente Malfoy.
“Malfoy, devi sempre farti riconoscere, vero?” esclamò Harry, alzandosi da terra, con una punta di ira nella voce.
“Oh no Potter, sei tu quello che si fa riconoscere come un imbranato!” sghignazzò quello, e assieme a lui altri amici di Serpeverde si unirono alle risate.
“Ora basta, Draco”
Malfoy si voltò a fronteggiare Amy: la ragazza sembrava lanciare fiamme dagli occhi.
“Cosa… come osi?” Malfoy gelido le rivolse uno sguardo sdegnato.
“Mi permetto eccome! Ti ho già detto che se vuoi stare con me devi toglierti questi vizietti da sbruffone!” esclamò Amy, infervorata “Quindi evita di gettare la gente a terra e cerca di darti un contegno, visto che vuoi tanto apparire come un signore!”.
Pansy Parkinson sghignazzava nell’ombra, dietro Amy: Malfoy invece sembrava aver ricevuto un colpo in pieno viso. Continuava a fissare Amy come se fosse stata un’aliena.
E anche Harry la guardava, sbalordito; equivocamente una spallina del vestito blu era scesa, scoprendole leggermente il petto, per cui lo sguardo gli fu attirato da quella visione mozzafiato.
“Andiamo ora. Sarà meglio non dare spettacolo!” Malfoy la strattonò tirandola per un braccio, mentre la ragazza gli rivolgeva un’occhiataccia. I due venivano seguiti a ruota da Tiger, Goyle e la Parkinson.
“Che razza di belva è!” esclamò Ginny più indignata che mai, aiutando Harry a rialzarsi “Ora vado lì e gli scaglio una fattura Orcovolante! Forse non si ricorda di quando nell’ufficio della Humbridge gli ho…”.
“Lascia stare, Ginny” Harry la interruppe “Sto bene”.
La ragazza annuì, sbuffando sonoramente: “Quella è solo feccia”.
Harry si guardò attorno: Neville era lì affianco a loro ma fissava con sguardo vacuo un punto imprecisato nella folla di persone; Ron ed Hermione, invece, sembravano scomparsi..
“Balliamo, Harry?”.
Ginny lo stava guardando incerta.
Lui le sorrise: “Andiamo” le porse la mano e si avviarono al centro della pista, unendosi alla moltitudine degli altri studenti già scatenati nelle danze.
Per due ore la festa proseguì così, tra un ballo, una chiacchierata con altri amici, la ricerca senza frutto di Ron e Hermione che sembravano davvero essersi volatilizzati, o Luna Lovegood che girava su se stessa a centro pista, fino a quando Neville non le aveva preso la mano e l’aveva accompagnata in una scatenata danza.
Harry scrutò attentamente i presenti ma di Piton non c’era alcuna traccia: continuava a chiedersi il perché di quell’assenza, ma non riusciva a trovare una giustificazione.
Mentre faceva queste considerazioni, in pista partì un ballo lento: Ginny gli strinse la mano, sorridendogli appena e lui, senza nemmeno rendersene conto, si ritrovò pochi istanti dopo a ballare con lei stretta al suo petto, girando sul posto lentamente al ritmo della musica.
Stava osservando i presenti, tutti coloro che li attorniavano in pista: le luci soffuse, l’atmosfera perfetta per il romanticismo… guardava in giro, persino vicino alle colonne: era certo che Ron avrebbe provato a baciare Hermione, in un momento come quello.
Per un istante il suo cuore ebbe un tuffo nel vedere due figure avvinghiate in un angolo: ma, guardando meglio, si rese conto che quella non poteva decisamente essere Hermione. Troppo formosa e troppo longilinea per poter essere lei.
Ma ad una seconda occhiata, che rapidamente seguì la prima, capì immediatamente chi fossero quei due.
Amy e Malfoy si stavano baciando appassionatamente, proprio lì, seminascosti da una ragnatela decorativa; lui le stringeva i fianchi e la teneva avvinghiata al suo petto, e lei ricambiava con fervore quel bacio, passandogli una mano nei capelli, mentre con l’altra gli accarezzava la schiena, scendendo sempre più giù.
Harry rimase immobilizzato per quella che a lui sembrò un’eternità, ma che effettivamente fu qualche minuto. Era inferocito; voleva andare lì, prendere a calci Malfoy e baciare Amy, spiegarle che Draco era indegno di lei! Ma… no! Cosa c’entrava lui con Amy? Lei era un’amica di Hermione, una sua conoscente… perché mai doveva infastidirlo quella visione? Perché mai avrebbe dovuto essere geloso di Amy Crible?
“Harry! Ma cosa stai guardando?”.
Harry trasalì; Ginny lo stava guardando con la sua solita espressione infastidita, con quel sopraciglio inarcato.
La fissò per qualche secondo, come stralunato: cercò di capire cosa provasse nel guardare Ginny a così pochi millimetri di distanza dalle sue labbra. Era bella, davvero bella, eppure Harry non sentiva più quella familiare sensazione che gli urlava di premere le sue labbra su quelle di lei. Forse davvero era tutto finito, tra lui e Ginny?
“Ginny, ascoltami” le prese le mani, fermandosi per poterle parlare guardandola negli occhi “Forse non avrei dovuto ballare con te questa sera, non lo so nemmeno io… mi dispiace Ginny, ma io credo che tra noi... intendo dire...".
“Harry, stai cercando di dirmi che è definitivamente chiusa tra me e te?”.
Per un istante Harry non riuscì a reggere lo sguardo di Ginny: lo fissava con occhi duri, quasi glaciali, ma che Harry sapeva bene nascondevano un grande dolore.
Era inutile fingere, ormai Harry aveva capito che Ginny non era più il centro dei suoi pensieri.
Non era per Ginny che il suo stomaco sobbalzava nell’incrociarne lo sguardo: non era per lei che si ingelosiva nel vederla con un altro ragazzo… no, Harry iniziava a capire che ormai un’altra aveva catturato la sua attenzione. Ed era inutile illudere ulteriormente se stesso e Ginny.
“Si Ginny. Questo è un addio”.
Si fermarono e contemporaneamente finì la musica.
Una lacrima solitaria scese sul volto di Ginny e Harry osservandola mentre scendeva provò un’enorme dispiacere.
Non era colpa sua, non voleva che finisse così… ma nei suoi pensieri ora c’era altro.
Gli Horcrux, Voldemort, Piton, e poi Amy che prepotentemente si era insinuata fra i suoi pensieri e nel suo cuore senza nemmeno che Harry se ne rendesse conto.
Ginny lasciò andare la mano di Harry, allontanandosi a sguardo basso mentre si dirigeva verso l’uscita insieme a molte altre persone.
“La festa è finita Harry!” commentò Neville, dandogli un colpetto sulle spalle; Harry trasalì appena e gli sorrise tristemente: “Si Neville. La festa è finita” .

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Capitolo 5
*** E.S. : Il ritorno ***


Le prime due settimane di Novembre trascorsero monotone e lente: giornate piovose, fredde e umide, in cui le ore si rincorrevano tra una lezione e un'altra.
Harry, Ron ed Hermione passavano la maggior parte del tempo sui libri, e con il passare dei giorni il rapporto con Amy si fece più confidenziale; a Harry piaceva parlarle, stare in sua compagnia, discutere con lei degli Horcrux quando erano lontani da occhi e orecchie indiscrete: a volte, quando si trovavano tutti e quattro nascosti dietro alla statua della strega orba, discutevano anche di Voldemort e di Piton: cosa stavano complottando?
Nonostante ormai tra i quattro si fosse stabilito quel rapporto molto intimo e confidenziale, Harry ancora non faceva parola con Amy del fatto che loro fossero in missione per Malocchio, né che avessero intenzione di partire prima dell'arrivo dei Carrow. Amy, purtroppo, era un'arma a doppio taglio: se infatti da un lato lavorava sinergicamente con loro per combattere Voldemort e cercare gli Horcrux, dall'altro era anche la ragazza di Draco Malfoy. Il che era decisamente un punto a suo sfavore, motivo per cui i tre amici avevano evitato di scendere nei particolari nel raccontarle della ricerca degli Horcrux; si attenevano solo alle informazioni che Silente le aveva fornito in quegli anni.
Eppure c'era stato un giorno, un pomeriggio, in cui Harry e Amy si erano incrociati nei corridoi: entrambi soli.
"Amy!" Harry le sorrise.
La ragazza gli si era avvicinata con il suo solito passo ancheggiante: "Ehi, Harry. Ti va di venire un attimo a parlare?".
Si erano diretti al solito posto, dietro la statua dove sempre si incontravano con Ron ed Hermione; per un attimo Harry si era imbarazzato. Era la prima volta che lui e Amy si trovavano da soli.
A pochi centimetri l'uno dall'altra, avevano parlato di Piton: Amy aveva sentito dire nella sua Sala Comune che il preside era fuori nazione e che sarebbe presto rientrato, probabilmente in concomitanza all'arrivo dei nuovi docenti.
Harry l'aveva ascoltata attentamente, cercando di concentrarsi sul da farsi con Ron ed Hermione: avrebbero dovuto fuggire alla svelta da lì, o non ne sarebbero più usciti.
"Sono contenta di essere tua amica, Harry".
All'udire quella frase lui aveva alzato gli occhi e incrociato quelli scuri di lei: erano a pochi millimetri l'uno dall'altra, i nasi si sfioravano appena. Amy stava sorridendo...
Harry avrebbe voluto baciarla, eccome; nella penombra di quel nascondiglio, chi mai li avrebbe scoperti? In fondo, quel bacio non significava nulla! Amy era una bella ragazza e lui non credeva di poter restistere ancora molto a quelle labbra così invitanti...
Ma poi qualcosa lo risvegliò da quei pensieri: "Devo andare, ora" aveva farfugliato Amy e un istante dopo era scomparsa, diretta veloce verso la scalinata principale.
Harry non aveva proferito parola alcuna sull'accaduto né con Ron né con Hermione: troppo imbarazzo. Non perché fosse successo qualcosa, ma perché lui stava per farla accadere. Avrebbe tanto voluto baciarla... e questo lo aveva allarmato: perché desiderava Amy? Perché già da qualche tempo quando incrociava i suoi occhi lo stomaco gli sobbalzava?
Un pomeriggio come gli altri, seduti nella Sala Comune, Harry e Ron erano chini sui libri di Trasfigurazione per una ricerca per la McGranitt; Hermione, invece, leggeva interessata un brano di rune, stesa su un divano a due posti.
“Hermione” Harry la chiamò, sedendosi affianco a lei mentre Ron chiacchierava con Seamus e Dean, che passavano di lì in quel momento.
"Dimmi Harry" gli occhi della ragazza rimanevano febbrilmente attaccati alle pagine del libro.
"Ti posso parlare? Ho bisogno di un tuo parere”.

Lei alzò lo sguardo, lo osservò con fare incuriosito poi chiuse il libro e gli sorrise amabilmente: “Dimmi tutto, Harry”.
“Ascolta, c’è una ragazza che... io... beh diciamo che c’è una ragazza che mi interessa sul serio, e purtoppo lei è già impegnata con un altro. Ci parliamo, ci salutiamo, ma per lei sono solo un amico e vorrei farle capire che lei per me non è una semplice amica. Cosa dovrei fare secondo te?” chiese Harry, avvampando.
Non aveva mai parlato con Hermione di queste cose, ma chi meglio di una ragazza poteva capire la mente femminile?

Hermione lo scrutò per un paio di secondi con lo sguardo attonito, poi scoppiò a ridere.
"Piantala, Hermione!" le intimò lui, sempre mantenendo il tono di voce basso per non farsi sentire dagli altri.

“Harry!” continuò lei ridacchiando sommessamente “Oh, credevo fosse qualcosa di più grave! Riguardo tu sai cosa... Vediamo un po’, non starai mica parlando di Ginny?”.
“No; lei non mi interessa più”.
La ragazza smise definitivamente di ridere e si fece più seria; rimase a riflettere per qualche altro secondo, poi mormorò, guardandosi attorno: “D’accordo, non so a chi tu ti riferisca, né chi sia questa ragazza misteriosa. Comunque, il mio consiglio è di non farti avanti per ora; siete amici e lei è impegnata con un altro. Nel caso con quest’altro non funzioni, potresti farti avanti tu e vedere lei cosa ne pensa. O, almeno, io farei così!”.
Harry ci pensò un po’ su: sì, forse quella era l'unica cosa da fare.
Avrebbe aspettato, nella speranza che prima o poi Malfoy ed Amy avrebbero rotto.
"Dobbiamo parlare, comunque" Hermione riprese e Harry le prestò nuovamente attenzione; abbassando la voce ad un sottile mormorio, e dopo essersi accertata che Ron si fosse allontanato abbastanza assieme a Dean e Seamus, la ragazza disse: "Ho fatto una lista di tutto ciò che ci potrebbe servire durante la nostra ricerca degli Horcrux". 
"Per esempio?" chiese Harry.
"Per esempio, una tenda da campeggio!" rispose Hermione, come se la cosa fosse ovvia "Se dovremo stare in giro per il mondo, almeno avremo un posto in cui stare che sia confortevole, o quantomeno ci protegga da pioggia, neve, freddo e dalle varie intemperie... no?". 
Harry annuì: "Geniale, Hermione. Come sempre".
Quando poco dopo i tre amici si diressero verso la Sala Grande per la cena, si imbatterono nella professoressa McGranitt che li richiamò con fare severo.
“Potter, Weasley, Granger" li chiamò "Seguitemi. Devo discutere di alcune cose con voi”.
Harry si sentì gelare le vene; avevano forse infranto qualche regola, o fatto qualcosa per cui la Mc Granitt li convocava così su due piedi? O forse aveva udito i loro discorsi sulla fuga da Hogwarts? A quanto pareva anche i suoi due amici si stavano ponendo queste domande, perchè si scambiavano occhiate terrorizzate e allibite.
Poco dopo entrarono nello studio della professoressa: “Sedetevi” fece loro, e i tre si accomodarono su alcune poltroncine.
“Dovevo parlarvi con una certa urgenza" cominciò la McGranitt "Di certo, vorrete sapere il perché di questa improvvisa convocazione, no? Ebbene, ricordate che non molto tempo fa vi dissi che due Mangiamorte, i fratelli Carrow, sarebbero venuti qui ad Hogwarts per insegnare Babbanologia e Difesa contro le arti oscure?”.
“Si” risposero all’unisono i tre amici.
“Saranno qui tra due settimane, e voi prima di quel giorno dovrete essere scomparsi da questa scuola!”.
I tre ragazzi si guardarono, basiti.
Poi Harry parlò: “E perché? Siamo stati incaricati da Malocchio Moody di rimanere qui ad Hogwarts quest'anno per poter sorvegliare la scuo...".
"Malocchio conviene con me che bastano ed avanzano i docenti facenti parte dell'Ordine per tenere d'occhio la situazione qui ad Hogwarts" rispose severa la McGranitt "La decisione di farvi venire qui, nella tana del lupo, quest'anno è sempre stata da me declinata. Voi non potete stare qui, è pericoloso!" Harry notò che le mani le tremavano e la voce si era fatta più bassa "Parlando con Moody, sono riuscita a farlo rinsavire: dovete andare via da qui, raggiungere la Tana".
Sembrava essersi infervorata durante il discorso: Harry notò anche delle chiazze rossastre sulle gote della professoressa; dopo aver contemplato assorta nei suoi pensieri le fiamme nel caminetto, riprese: 
“Questa scuola non è più un luogo sicuro per voi tre. Non appena arriveranno i Carrow, vi potrebbero portare da Voi Sapete Chi in persona! Dovete fuggire. Avete 14 giorni di tempo, ed esigo che fuggiate via, il più lontano possibile da qui! Ordini di Moody in persona. E miei”.
"Noi stavamo pensando la stessa cosa, in questi giorni, professoressa" intervenne Harry "E sono felice di sentirle dire ciò che abbiamo sempre sperato di ascoltare".
“Sono lieta di vedere che siete collaborativi, Potter" sospirò la McGranitt "Conoscendoti avrei giurato che ti saresti opposto a questa decisione".
Ma Harry scosse il capo.
"Molto bene. Penserò io a sostituirvi qui a scuola; potrei creare dei sosia, così perfetti, che sarà davvero impossibile capire che non siete per davvero voi”.

“Grazie professoressa!” esclamò Hermione, sentitamente "Effettivamente sarebbe difficile giustificare la nostra improvvisa assenza qui a scuola".
Harry stava riflettendo: era come se la Mc Granitt avesse udito ogni singola parola del loro piano di fuga, e stesse approvando i loro pensieri, il loro progetto….
“D'accordo, ce ne andremo allora. Tra quattordici giorni noi non saremo più in questa scuola” concluse Harry, con decisione.
“Come fuggiremo?" intervenne Ron "Intendo dire, i passaggi segreti potrebbero essere controllati, come faremo ad uscire indisturbati? Non possiamo nemmeno materializzarci da un’altra parte!".
“Questo è un punto che devo ancora studiare, Weasley; ma appena avrò trovato il modo, e fidatevi che c’è, vi farò sapere” rispose la professoressa.
“Professoressa, una curiosità" Hermione si schiarì la voce "Non le sembra strano che per ora Piton non stia facendo nulla di eclatante? Insomma, mi sarei aspettata un clima più da regime del terrore, o cose simili”.
“Oh signorina Granger, ma il terrore è già iniziato! Certo ben celato, ma c’è! Tra noi docenti ormai si è insinuato e tra non molto toccherà anche agli studenti; ecco perché dovete andar via di qui. Voi dovete salvarci!” rispose la Mc Granitt, seriamente preoccupata.
“E lo faremo” rispose Harry.
"Andate ora. Vi terrò aggiornati" li congedò la professoressa, indicando loro la porta.
Quando i tre amici uscirono dall'ufficio, diretti verso la Sala Grande, non si aspettavano di certo di trovarla chiusa. Ma, a quanto pareva, si era fatto davvero tardi.
“Miseriaccia! Io ho ancora fame!” esclamò Ron, sbuffando davanti alla porta chiusa della sala.
“Oh Ron! Ma sei un pozzo senza fondo! Ma se prima di andare dalla professoressa avevi già mangiato roast beef, zuccotti, muffin salati! Sei il solito insaziabile!” lo punzecchiò Hermione.
"Intanto il mio stomaco brontola!” borbottò Ron in risposta.
Sconoscolati, si diressero nuovamente verso le scale per tornare al settimo piano, nella loro Sala Comune: ma un fruscio attirò la loro attenzione.
“Avete sentito anche voi?” chiese Harry.
I suoi due amici annuirono.
Si voltarono ma non c'era niente e nessuno lì dietro di loro.
"Andiamo, fa un po' paura qui quando nessuno è più in giro" borbottò Ron e ripresero a salire gli scalini.

Ma di nuovo sentirono un rumore, di passi affrettati.
Si rigirarono di scatto.
E, finalmente, lo videro.
“Dobby!” esclamarono i tre amici sorridendo.
“Harry Potter signore! Signorino Weasley, signorina Granger!!” esclamò l’elfo, correndo verso di loro.
I tre ragazzi lo abbracciarono, e Dobby ne fu entusiasta.
“Ho riconosciuto la voce del signorino Weasley, e ho pensato di portarvi qualcosa di tutto ciò che è avanzato dal banchetto di stasera" fece Dobby "Ecco”. Porse a Ron un piatto stracolmo di tortini di zucca e altre delizie.
“Grazie Dobby! Sei un mito!” esclamò Ron, trangugiando un muffin salato.
“Harry Potter!" il tono dell'elfo cambiò improvvisamente, facendosi cupo e basso"Lei è in pericolo qui”.
“Cosa intendi Dobby?” chiese Harry.
“La magia oscura circola qui ad Hogwarts! Il male si aggira nel castello! Dovete andare via, subito!Tra pochi giorni Hogwarts pullulerà di maghi oscuri, scappate prima che sia troppo tardi!” continuò Dobby, tremando da capo a piedi.
“Oh Dobby, tranquillo; riusciremo a sistemare tutta questa assurda situazione, vedrai! Ce la faremo!” Hermione cercò di tranquillizzarlo.
“Lo spero davvero, signorina!” le rispose quello "Ma temo sarà più difficile del previsto".
Un altro rumore si udì appena, e Dobby sobbalzò: "Devo andare, ora, o scopriranno che sono uscito dalle cucine! A presto, Harry Potter!".

E con uno schiocco di dita, Dobby sparì sotto gli occhi dei tre amici.
Il resto della notte trascorse tranquillo, ma il giorno dopo si prospettò invece denso di impegni; ancor di più perché, finalmente, nel pomeriggio sarebbero ricominciati gli incontri dell’E.S. .
Tutti erano entusiasti e per i corridoi i membri del gruppo ammiccavano al passaggio di Harry, indicando la moneta che Hermione aveva ideato anni prima come sistema per le comunicazioni degli incontri.
“A stasera Harry!” esclamò Colin Canon, nel corridoio di incantesimi.
“Miseriaccia, ma non lo hanno ancora capito che è un organizzazione segreta, e non bisogna gridarlo per i corridoi!?” sbuffò Ron.
“Andiamo, Ron, calmati! Non ha lasciato intendere nulla” commentò Hermione “Piuttosto, Harry,hai già in mente il programma della lezione di stasera?”.
“Sì, il programma, giusto! Io ho pensato di…”.
Harry aveva appena iniziato a parlare quando improvvisamente la bocca gli si seccò completamente.
Amy. Davanti a lui.
“Ciao ragazzi!” esclamò lei, radiosa.
“C-ciao Amy” rispose Harry; voleva solo eclissarsi, in quel momento; da quel pomeriggio dietro alla statua, lui e Amy non si erano più visti a così poca distanza l'uno dall'altra.
“Harry” Hermione lo prese in disparte mentre Ron iniziava a chiaccherare allegramente con la ragazza “Perché non le chiedi di unirsi a noi, stasera?”.
“Pensi sia una cosa saggia da fare?" chiese lui, incerto "E se dovesse dire qualcosa a Malfoy?".
"Finiscila, Harry" lo rimproverò Hermione "Ti sembra il tipo che va a riferire a Malfoy di un'organizzazione segreta per combattere Voldemort, sapendo che il suo ragazzo ci sguazza nella Magia Nera?".
Sospirando, Harry si rese conto che effettivamente le probabilità che una cosa del genere accadesse erano inesistenti: la verità era un'altra. Si vergognava.

Tornando da Ron e da Amy, che intanto stavano discutendo della Burrobirra e di quanto fosse buona quella di Madama Rosmerta, ai Tre Manici di Scopa, Harry si sentì un perfetto idiota, con le braccia che penzolavano giù per i fianchi e l'aria da stralunato.
“Amy” iniziò Harry “ Vorrei chiederti una cosa”.
“Dimmi tutto” lei lo guardò dritto negli occhi.
Per un attimo Harry si perse nel suo sguardo; così profondo, e intenso… quei penetranti occhi nocciola…
“Io… cioè, noi, abbiamo organizzato un gruppo segreto; studiamo Difesa contro le arti oscure. O meglio, la pratichiamo! Impariamo gli incantesimi fondamentali per potersi proteggere da sortilegi malvagi o dalla Magia Nera in generale. Mi chiedevo se ti andasse di unirti a noi”; quando concluse la frase, Harry capì dall'espressione esterrefatta di Amy di aver parlato tutto d’un fiato.
La ragazza rimase in silenzio per qualche secondo, in cui parve rifletterci su; poi sorrise e si rivolse a Harry: “Ma certo che parteciperò! Mi sembra un’idea magnifica! Ma perché è segreto?”.
“Beh non credo che Piton approverebbe” rispose Harry, abbassando ancor di più la voce; sorrise anche lui. sentendosi meno idiota di prima.
“Già, non lo penso nemmeno io” rispose la ragazza mordendosi un labbro “Benissimo; ditemi solo dove e quando”.
“Stasera, alle sette, passa quattro volte davanti all’arazzo nel corridoio del settimo piano e pensa intensamente alle lezioni del gruppo; vedrai tu stessa, poi!” rispose prontamente Ron.
“Un’ultima cosa Amy" Hermione prese parola "Di queste riunioni, dovrai saperne solo tu. Non devi dirlo a nessuno, né a Draco né a chiunque altro dei Serpeverde. Intesi?”.
“Sarò muta” rispose Amy, con serietà.
“D’accordo allora" Ron le sorrise gioviale "Ci si vede stasera!”.
La ragazza fece un occhiolino ad Harry (il cui stomaco, in risposta, fece un paio di capriole) e salutò con un cenno Ron ed Hermione, poi si avviò verso un’altra direzione opposta alla loro.
La giornata proseguì tra lezioni di Incantesimi, Trasfigurazione, Pozioni (con i Serpeverde, per la gioia di Harry) e infine arrivarono le sette di sera.
Appena entrati nella stanza delle necessità, Harry Ron ed Hermione furono travolti da una marea di persone, entusiasti del loro arrivo.
Spiccava tra loro Amy, il solito sorriso sulle labbra, unica divisa verde argento in quella massa colorata di giallo, azzurro e rosso.

“Allora, iniziamo?!” li spronò Harry; si levò un ruggito di massa.
Si allenarono sugli incantesimi principali di difesa, dal Levicorpus, all’Expelliarmus; poi decisero di ripetere insieme i Patronus e quasi tutti ci riuscirono al primo tentativo.
Il patronus di Amy colpì particolarmente Harry e anche tutti gli altri: a differenza di un normale Patronus, infatti, non era un animale. Ma due.
Una fenice che combatteva un serpente.
Tutti quanti nella stanza si fermarono ad ammirarlo quando la ragazza riuscì finalmente ad evocarlo.
“Un Patronus composto! Una rarità!” esclamò Dean Thomas a bocca aperta.
“E io che ho sempre creduto che fosse un comunissimo Patronus” commentò Amy stupita.
Anche Hermione era sinceramente colpita, altri ancora erano intimoriti.
“Si dice che il Patronus composto sia solo di maghi o streghe che hanno subito esperienze particolari" mormorò Hermione all'orecchio di Harry "Chissà cosa le sarà mai successo”.
Harry fece spallucce: già, chissà cosa, a parte magari la morte di sua madre e la scomparsa di suo padre.
Eppure anche lui aveva perso i suoi genitori in una maniera atroce, ma il suo Patronus era un cervo.
Amy era un po’ in imbarazzo per tutta l’attenzione che aveva suscitato, così Harry cambiò argomento e iniziarono ad esercitarsi con gli Schiantesimi, usando dei cuscini.
Durante l’allenamento, Harry continuava a girare tra i ragazzi, osservando i progressi di tutti, in particolar modo quelli di Amy.
Riusciva a intercettare immediatamente gli incantesimi, a volte anche ad occhi chiusi, e ogni volta riusciva a deviarli. Era incredibile. Una forza della natura.
Finito l’allenamento, Harry voleva avvicinarsi a lei per parlarle, ma purtroppo fu una delle prime ad andarsene.
“Scusate ragazzi, ma se Draco dovesse andare in biblioteca e non trovarmi lì potrebbe insospettirsi! Devo proprio andare”.
Harry fissò il suo svolazzante mantello allontanarsi veloce: poi si fermò di botto.
"Harry?".
Si guardarono.
Lui le sorrise: "Sì?".
"Sei un bravo maestro" la ragazza gli fece un occhiolino, poi uscì di gran corsa dalla stanza.

Harry si sentì avvampare il viso, poi incrociò lo sguardo di Hermione, che lo stava osservando con un’espressione molto seria.
"Oh, no" commentò dopo poco esibendo un ghigno quasi malvagio "No, non mi dire che...".
Non fece in tempo a concludere la frase che prese a ridacchiare sommessamente.

“Hermione, cos’hai da ridere?!” le chiese Harry, leggermente infastidito.
“Oh Harry, ora ho capito! E’ lei!” rispose quella "Amy!".
“Non so di cosa tu stia parlando” Harry iniziò a raccogliere i cuscini usati per le esercitazioni.
“Harry, sono la tua migliore amica, e ti conosco come le mie tasche!”;  gli si avvicinò e lo prese da parte "Sei cotto di Amy, eh?”.
Harry nuovamente avvampò: "No".
Hermione rise di nuovo: "Lo prendo come un sì, Harry. Ti conosco troppo bene".

“Già" Harry esibì un sorrisetto tirato "Certo che devo sempre cacciarmi nei guai. Lei è la ragazza del mio più acerrimo nemico, dopo Tu Sai Chi".
“Oh, io al posto tuo non mi preoccuperei così tanto Harry”.
“Perché?”; un barlume di speranza si era acceso nella sua mente.
“Non vanno molto d’accordo, da quanto mi ha raccontato Amy" fece Hermione, aiutando Harry a raccogliere gli ultimi cuscini "Lui stravede per lei, ma lei non si trova per niente bene!".
"Cioè?" fece Harry, il cuore a mille.
"
Odia i suoi discorsi sui Purosangue, Mezzosangue e tutte quelle stupidaggini; e poi lei ha bisogno di una persona che sia più divertente, ma soprattutto più umile. Lui si dà solo arie da gran signore, e a lei questo non va proprio giù. All’inizio l’affascinavano i suoi modi di fare, ma ora l’hanno scocciata”.
Harry sentì il cuore battere all’impazzata.
"E c'è dell'altro, Harry" continuò Hermione, sghignazzando ancora "Non meno di due giorni fa Amy mi ha chiesto se attualmente sei impegnato in qualche relazione o no!”.
"E tu le hai risposto che...?".
"Sei libero come una piuma di zucchero" la ragazza gli sorrise complice, allontanandosi carica di cuscini per riporli in un armadio.

Quella serata, per Harry, non poteva concludersi in maniera migliore.

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Capitolo 6
*** La conquista di Harry ***


Nei giorni seguenti al colloquio con la McGranitt Harry Ron ed Hermione iniziarono a discutere della loro imminente partenza.
“Abbiamo tredici giorni di tempo per fuggire" Hermione cercava di fare il punto della situazione “Prima di tutto, Harry, hai pensato a chi potrebbe sostituirti nelle riunioni dell’E.S.?”.
Harry annuì. “Si, ci ho pensato bene; credo che Neville, Ginny e Luna siano perfetti come insegnanti".
"Cosa?" Ron strabuzzò gli occhi, incredulo "Neville? Miseriaccia, Harry, ti sei bevuto il cervello?".
"In fondo Harry non ha tutti i torti" intervenne Hermione "Luna e Ginny, assieme a Neville, sono al nostro stesso livello di preparazione e sanno destreggiarsi bene nei duelli; dopo quello che è successo al Ministero della Magia quando ci accompagnarono, hanno dato prova di sapersi destreggiare bene con gli incantesimi di difesa".
"Comunque, gliene parlerò già nel pomeriggio!" fece Harry "Lascerò loro una lista di cose da fare, con tutti gli incantesimi e le esercitazioni che avevo messo in programma”.
“Secondo voi dovremmo spiegare ai membri dell’ E.S. che se vedranno in giro noi tre, quelli saranno solo delle nostre rappresentazioni, e non noi realmente?” chiese Hermione "Perché credo che quando la McGranitt creerà i nostri sosia gli altri non...".
“Forse è meglio di no" la interruppe dubbioso Harry "Dovremmo dirlo solo a Neville, Ginny e Luna; aagli altri giustificheremo il fatto che noi tre non possiamo partecipare all’E.S. perché siamo troppo sotto controllo, specie quando ci saranno i Carrow equindi, per la loro sicurezza, noi non andremo alle riunioni". Guardò i suoi amici con fare indeciso: "Che ne dite, è una buona giustificazione?”.
“Direi di sì, amico!” esclamò Ron. Hermione annuì a sua volta.
“Bene, allora la questione E.S. è risolta. Ora, però, pensiamo a noi tre".
"Harry, hai una minima idea di dove andare quando partiremo da qui? Silente ti ha lasciato delle istruzioni specifiche?”chiese Hermione.
“A dire il vero, no" Harry sospirò "Ma ci ho pensato un po’ e credo che la cosa migliore sia andare al quartier generale dell’Ordine. Casa di Sirius, insomma!” rispose Harry.
“Ma Piton potrebbe avervi libero accesso!" Ron alzò il tono di voce "Insomma, lui è pur sempre un membro dell’Ordine! Cosa succederebbe se ci trovasse lì?”.
“Moody ha piazzato delle trappole fatte appositamente per Piton, casomai gli venisse in mente di tornare lì" gli rispose Harry "Me lo ha detto questa estate, alla Tana. E poi, conoscendo il vecchio Malocchio, scommetto che saranno delle vere insidie!”.
“Va bene" Hermione si schiarì la voce "Allora andremo a casa di Sirius… e poi?”.
“E poi, per prima cosa, dovrò parlare a quattr’occhi con Kreacher" Harry si fece più serio "Sono certo che sarà un'utile fonte di informazioni, visto che ha trattato con Bellatrix e Narcissa Malfoy".
“Buona idea, Harry!” gli fece eco Ron.
“D’accordo allora" concluse Hermione, appuntando alcune cose su un taccuino "Un’altra cosa: iniziate a mettere da parte tutto ciò che vorrete portarvi insieme! Naturalmente non l’intero baule, altrimenti i compagni di dormitorio si insospettirebbero alquanto, portate giusto due o tre capi, e tutto quel che potrebbe esserci utile là fuori. Oh, Harry, porta anche la Felix Felicis di Silente, mi raccomando!”.
“Senz’altro, ci sarà sicuramente utile, ora come ora” Harry strinse nella sua mano la bottiglietta che portava sempre in tasca. Da quando Amy gliel'aveva consegnata, la portava sempre con sé.
“Al resto ci penserò io: vettovaglie, altri vestiti... oh, avete sentito della gita ad Hogsmeade?".
I due amici guardarono sorpresi Hermione: "Gita a Hogsmeade? Quando?".
"Sarà tra tre giorn" rispose lei, continuando a scrivere "Io direi che in quell’occasione potremo comprare tutto ciò che potrà esserci utile, nel nostro viaggio”.
“Ma certo! Miseriaccia Harry, dovremo fare anche un bel po’ di provviste! Magari anche qualche dolcetto di Mielandia: non sarebbe male, che ne dici?” scherzò Ron.
Dopo aver discusso ancora per un po' sul da farsi e ciò che era meglio portare con sé nella ricerca per gli Horxrux, i tre amici si diressero verso l’aula di Pozioni, per la lezione della mattinata con Lumacorno.
“Buongiorno ragazzi!” esclamò il professore entrando in aula, dieci minuti dopo, il solito sorriso gioviale e l'aria soddisfatta; “Bene, ci siamo tutti? Ah, credo di no! Ci sono due postazioni vuote! Chi manca all’appello ancora?” fece Lumacorno.
“Crible, signore, si sentiva poco bene. Ora è in infermeria" intervenne Pansy Parkinson, sghignazzando.
L’altro assente era Seamus Finnigan, che quella mattina si era svegliato con un atroce mal di testa e aveva preferito rimanere a letto.
Harry, per tutto il tempo, non fece altro che rimuginare sull’assenza di Amy; non si era mai assentata da lezione, ma la cosa che più lo insospettiva era il fatto che Pansy Parkinson avesse riso mentre lo comunicava al professore: cosa era successo? E perché Malfoy sembrava più taciturno del solito e non aveva proferito parola su Amy, pur essendo la sua ragazza?
A fine lezione, la prima cosa che Harry fece fu il proporre a Ron e Hermione di fare una scappata in infermeria.
“Oh, Harry, noi dobbiamo assolutamente fare una cosa!" Hermione sembrava dispiaciuta "Sarà meglio che vada tu da Amy, noi ti raggiungeremo tra non molto".
Harry non sapeva se arrabbiarsi con Hermione o ringraziarla: qualcosa gli diceva che l'amica aveva fatto sì che alla fine solo Harry si presentasse da Amy. Giusto per rendergli le cose più complicate, data l'evidente attrazione che nutriva per lei.
Salì con passo cadenzato le scale sino al quinto piano,diretto all'infermeria. “Buongiorno!" salutò Madama Chips appena entrato"Vorrei vedere Amy Crible” chiese educatamente.
“Oh Potter!" la donna lo salutò con un cenno sbrigativo "Certo, vai pure, sta leggendo un libro, è alla postazione tre” rispose "Ma vedi di non stare troppo tempo, ha avuto una brutta febbre e ha bisogno di riposo".
Harry si avviò verso il letto alla postazione tre, e con un balzo al cuore trovò Amy che era intenta nella lettura di un libro: “Arte oscura: come difendersi”.
“Ehm, disturbo?” fece Harry, avvicinandosi al letto.
La ragazza, che non si era accorta di lui sino a quel momento tanto era presa dalla lettura, sobbalzò leggermente; "Harry!" esclamò, mentre chiudeva il libro e gli rivolgeva un grande sorriso "Che sorpresa! Accomodati pure!” fece, indicando una sedia affianco al letto.
“Cosa ti è successo?” chiese Harry mentre prendeva posto: Amy sembrava diversa dal solito, con quel pallore strano e le occhiaie evidenti.
“Nulla di particolare; stanotte sono stata poco bene, così sono venuta qui e Madama Chips ha detto che avevo la febbre. Mi ha dato una pozione da nausea" e cacciò fuori la lingua "E mi ha detto di stare qui a letto per tutta la mattinata di oggi. A pomeriggio, nel caso la febbre non si ripresenti, potrò tranquillamente tornare a lezione!” concluse la ragazza.
Harry continuò a fissarla insistentemente per qualche istante ancora: oltre al pallore e alle occhiaie, dovute alla febbre e alla nottataccia, in Amy c'era qualcosa di diverso davvero...
I suoi occhi, per esempio: avevano un colore diverso, o Harry stava avendo delle allucinazioni?
“Amy” fece lui, incuriosito “Mi sembra che in te ci sia qualcosa di diverso rispetto a ieri”.
“Dici Harry? Sarà l’effetto della febbre alta; di sicuro in questo momento non sarò uno splendore!” scherzò lei.
“Non intendo questo" continuò Harry avvicinandosi di più a lei "I tuoi occhi! Hanno un colore diverso… sono verdi!” esclamò infine, quasi incredulo.
Ne era certo, assolutamente certo: Amy aveva gli occhi nocciola, li aveva studiati bene quella sera dietro la statua della strega orba!
La ragazza rimase un po’ interdetta, e tacque per qualche istante; sembrava essere stata colpita sul vivo. Poi finalmente gli rispose: “Sì, Harry, mi hai scoperta: i miei occhi cambiano colore in base a determinati periodi. Oggi ce li ho verdi, domani potrebbero tornare nocciola; è da quando sono nata che sono così!”.
"Bello no? Una particolarità!".
Amy fece spallucce: ormai ci sono abituata. Hai un buon occhio sai? Finora nessuno ci aveva fatto caso!".
Rimasero a parlare dei M.A.G.O. e ancora della lezione di quel giorno di Pozioni; Harry spiegò ad Amy che Lumacorno aveva notato la sua assenza e se ne era un po' rattristato.
"Il professor Lumacorno è una strana persona" stava commentando la ragazza "Simpatico, buffo direi... ma molto selettivo, vero?".
Harry stava per risponderle e raccontarle del Lumaclub, quando Madama Chips si fece avanti: "Potter, ora basta: sei qui da mezz'ora!".
Harry e Amy si guardarono: "Allora rimettiti presto, Amy".
La ragazza gli sorrise: "Farò del mio meglio per essere fuori di qui a pomeriggio!".
Harry avrebbe voluto darle un innocente bacio sulla guancia, ma evitò: era pur sempre la ragazza di Malfoy, anche se la cosa era davvero strana a dirsi.
"Potter, ti prego".
Harry si allarmò in quel preciso istante: mai aveva sentito Madama Chips rivolgersi a lui con quel tono supplichevole, quasi intimidito.
Si voltò a guardarla e la vide farsi piccola piccola: "Sarà meglio che tu esca da qui, Potter. Ci sono altre visite per la signorina Crible e io non vorrei che...".
"Vado via, non si preoccupi Madama Chips" le fece eco Harry, facendo un cenno a Amy e uscendo a passo svelto dall'infermeria.
Una volta girato l'angolo nel corridoio, si voltò a guardare le porte dell'infermeria, ben nascosto, così da non essere notato.
"L'infermeria è vuota?".
"Sì, signore".
"Molto bene".
Harry per poco non ebbe un infarto: era certo. Quella voce strascicata che aveva sentito conversare con Madama Chips di altri non poteva essere se non di Severus Piton.
Rimase a lungo in attesa di qualcosa, non sapeva dire nemmeno lui di cosa: ma quando ormai erano già passati venti minuti e Piton ancora non usciva dall'infermeria, insoddisfatto e preoccupato Harry si diresse verso la Sala Comune, certo che vi avrebbe trovato Ron ed Hermione.
“Cosa diamine vuole Piton da lei?” fece Ron preoccupato, pochi minuti più tardi, quando solo loro tre erano nella Sala Comune.
“Non ne ho minimamente idea, ma non mi piace questa cosa” commentò nervosamente Hermione.
“Neanche a me” intervenne Harry.
Calò il silenzio: la prima cosa da fare, naturalmente, era parlare con Amy. Perché Piton non si era fatto vedere ad Hogwarts per due mesi e anche più e una volta tornato si dirige in infermeria per trovare la nuova arrivata?
"Forse voleva conoscere Amy perché è raro che qualche studente di altre scuole di magia si trasferisca da noi. Quindi ha voluto conoscerla, forse" aveva proposto Hermione. Era una buona giustificazione, eppure Harry non ne era affatto convinto.

“Si può sapere dove eravate andati voi due prima che io vi raggiungessi qui?” chiese Harry colto da un'improvviso dubbio.
“Oh, noi abbiamo fatto un salto da Dobby!” rispose prontamente Hermione.
“Dobby? Nelle cucine? E cosa gli avete detto?” chiese Harry, prendendo posto su una poltroncina affianco al camino, seguito dagli altri due amici.
“Gli abbiamo chiesto di metterci da parte qualcosa per quando partiremo" spiegò Hermione "Visto che nelle cucine c’è così tanto cibo che avanza sempre! Ha detto che tra tredici giorni ci farà trovare tutto pronto!”.
“Gli avete detto della partenza, allora?”.
“Si Harry, era necessario" sospirò la ragazza "E comunque sai che Dobby non ci tradirebbe mai”.
“Sì, amico, è praticamente innamorato di te!” concluse Ron.
Nel pomeriggio i tre amici continuarono regolarmente con le loro lezioni, alla fine delle quali si recarono a cena.
“Tutto bene Harry?” fece Ron, vedendo che l’amico non aveva ancora toccato cibo, nonostante fossero già passati venti minuti da quando il tavolo si era riempito di pietanze.
“Sì" Harry fece spallucce "Ma stasera non ho molta fame. Comunque, avete notato? Di Piton ancora nessuna traccia al tavolo dei docenti".
"Harry, guarda piuttosto al tavolo dei Serpeverde” Hermione richiamò la sua attenzione con un sorrisetto che generalmente esibiva quando era particolarmente felice..
Ron aguzzò la vista assieme a Harry: “Cosa c’è da notare? C’è solo la solita massa di idioti!”.
“Amy e Malfoy. Non sono seduti vicini!” esclamò Hermione raggiante.
Per Harry fu come un tuffo da dieci metri nelle gelide acque del Lago Nero: era vero! Malfoy e Amy erano seduti molto lontani!
“E allora?" esclamò Ron "A noi cosa intere... no, aspetta amico" si rivolse a Harry "Non mi dirai che... Ti interessa Amy, vero?”.
“Geniale intuizione Ron!” gli rispose Harry, sorridendogli, un po' imbarazzato.
“Miseriaccia!" Ron era a bocca aperta mentre Hermione ridacchiava alla scena "Be' ottima scelta amico! Comunque secondo me quei due si sono lasciati…! Guarda Pansy Parkinson come si abbraccia a Draco; e guarda Amy invece: è del tutto noncurante! Avanti Harry, questo è il tuo momento!”.
“Ron, sarebbe inutile" rispose Harry giocando con la forchetta, lo sguardo basso per l'imbarazzo "Noi dobbiamo andare via, a cosa servirebbe dirle tutto se poi forse non ci rivedremo mai più? Lascia perdere, è meglio che le cose stiano così”.
Ron gli fece una smorfia triste, poi Hermione intervenne per spezzare quel silenzio: “Che ne dite, dopo cena ce la facciamo una chiacchierata con Amy per sentire cosa le ha detto Piton?”.
"Puoi starne certa, Hermione" le rispose Harry.
Ma a fine cena Amy si alzò in gran fretta dal tavolo, lo sguardo basso e l'aria pensierosa: fu per pura fortuna se Hermione riuscì ad attirare la sua attenzione, mentre usciva dalla Sala Grande.
"Amy!".
La ragazza si era fermata per poi voltarsi in un secondo momento: i suoi occhi, notò Harry, erano tornati marroncini come in precedenza.
"Come ti senti?" azzardò Ron, avvicinandosi a lei.
La ragazza sospirò, passandosi una mano nei lunghi capelli: "Meglio. Non ho avuto più febbre, perlomeno, per cui sono riuscita a scappare dalle grinfie di Madama Chips".
"Amy, cosa voleva Piton da te?".

La ragazza strabuzzò gli occhi alla domanda di Harry: "Piton?" balbettò "Ma di che stai parlando, Harry?".
Per lui fu una pugnalata dritta al cuore: ne era certo, quella mattina aveva sentito la voce di Piton! Allora perché Amy ora negava tutto?
"L'ho sentito con le mie orecchie parlare con Madama Chips e chiederle se in infermeria ci fosse nessuno..." continuò Harry.
Ma la ragazza scosse il capo: "Sono certa che tu abbia avuto un'allucinazione, Harry".
Eppure Harry lo aveva sentito, ne era sicuro; e anche se Ron e Hermione lo guardavano ora poco convinti, lui avrebbe continuato a dire che sì, quella voce era di Piton. Ma non capiva perché Amy non dicesse la verità...
"Ora sarà meglio che vada" fece la ragazza, distogliendo il suo insistente sguardo da Harry "Ci si vede domani. Buonanotte".
Si allontanò con fare ancora perplesso: "Harry, ma che diamine ti è preso oggi?" fece Hermione, le mani sui fianchi "Stamattina ci dici di essere sicuro che Piton fosse in Infermeria e ora Amy smentisce tutto!".
"Amy sta mentendo, allora" rispose Harry, iniziando a salire le scale seguito dai due amici "Solo che non capisco perché".
"Amico, forse è come dice lei!" intervenne Ron "Forse davvero hai avuto un'allucinazione!".
"Ti dico di no, Ron!" sbottò Harry, infiammandosi "E ora chiudiamo il discorso!".
Nel dormitorio, al caldo e sotto le coperte, Harry si rilassò: chiuse gli occhi e il respiro si regolarizzò.
Forse sì, forse era così suggestionato in quel momento che aveva solo immaginato di aver udito Piton; eppure ne era stato così certo, in quel momento...
Si ritrovò a fissare la luna, su un colle, nel freddo della notte. Una notte senza stelle, in cui solo la luna splendeva radiosa. 
Davanti ai suoi occhi si stendeva una bianca distesa innevata: due strade si dirmavano, una che era diretta verso un bosco e una che portava ad una cittadina piccola e accogliente, con camini fumanti e decorazioni ad adornarla.
Harry sapeva quale strada avrebbe dovuto prendere: quella che portava alla selva, naturalmente. Eppure qualcosa gli diceva che anche in quella città avrebbe potuto trovare qualcosa che l'avrebbe aiutato nella ricerca degli Horcrux...
La mattina dopo non parlò né a Ron né a Hermione del sogno: non lo considerava poi così importante. Piuttosto discussero degli Horcrux e delle loro preoccupazioni al riguardo.
“Harry, pensi che riusciremo a trovare tutti gli Horcrux? Sii sincero” chiese Ron.
“Ora come ora, no Ron" Harry fu schietto, ma gli sembrava inutile mentire ai suoi amici "Ma non dimentichiamoci che dobbiamo ancora iniziare”.
“Ricapitolando" intervenne Hermione "Silente ha distrutto l’anello, tu hai distrutto il diario al secondo anno, e ci sono altri quattro Horcrux in circolazione".
"E dobbiamo distruggerli il prima possibile" le fece eco Harry.
"Grandioso, avremo un bel po’ da fare quest’anno!”.
Quella sera, dopo cena, Harry decise di non tornare subito nella Sala Comune; voleva parlare ad Amy, chiederle di più riguardo il suo rapporto con Silente. Ancora non si spiegava il perchè il Preside non gliavesse mai fatto alcun cenno di lei, ed era una domanda che molto spesso gli ronzava per la testa.
"Harry, sii prudente" gli disse Hermione "Come farai a tornare più tardi in Sala Comune, con Gazza in giro?".
Ma Harry le sorrise di sbieco, dando alcune pacche ad una zona alquanto voluminosa sotto il suo mantello, nell'incavo sotto al braccio.
"D'accordo, hai il mantello" sospirò Hermione "Ma mi raccomando, evita di fare nottata!".
Harry le sorrise e le fece un occhiolino mentre si allontanava con Ron e lui rimaneva davanti alla Sala Grande: cosa avrebbe fatto mai tutti quegli anni senza i suoi due migliori amici? 
Diede un'occhiata veloce dentro la Sala: Amy era ancora a tavola e anche se aveva finito di mangiare stava discutendo animatamente con Pansy Parkinson. A dire il vero, fin troppo animatamente...
Ma il chiasso era così forte che Harry, lontano com'era, non riuscì a percepire parola alcuna del discorso fra le due: quando però vide Amy alzarsi rabbiosa e dirigersi fuori dalla Sala, si preparò a fermarla, il cuore stranamente in fibrillazione e la gola asciutta.
"Amy!".
Allungò un braccio e la prese mentre lei correva via: la ragazza trasalì al contatto e si voltò a guardarlo stupita.
"Harry" fece, mentre lui abbassava il braccio "Scusami, non ti avevo visto e...".
"Che ti è successo?".
Harry notò che la ragazza sembrava alquanto scossa: forse la conversazione con la Parkinson l'aveva fatta così agitare? Gli sembrava anche che avesse gli occhi lucidi...
"Oh, nulla" Amy finse un sorriso poco convinto "Solo una discussione con una compagna di Casa".
"Ne vuoi parlare?".
I due si guardarono per qualche istante: poi lei annuì.
"D'accordo" fece, mettendosi sottobraccio a lui "Ma non qui".
"E dove?" chiese Harry, già intuendo le intenzioni di lei mentre si dirigeva verso il portone d'ingresso.
"In cortile, no?" la ragazza aprì il pesante portone con l'aiuto di Harry "Giusto dieci minuti, poi andiamo a dormire. Non ci vedrà nessuno".
"Aspetta"; Harry si guardò attorno e dopo che furono passate due ragazzine di Tassorosso del secondo anno, cacciò fuori il Mantello e lo gettò addosso a sé e a Amy.
"Cerca di stare sotto questo mantello, ci renderà invisibili agli altri" le spiegò, mentre lei lo guardava interrogativa.
"Un Mantello dell'Invisibilità!" boccheggiò la ragazza quando ebbero chiuso il portone alle loro spalle "Ma è una rarità!".
"Era di mio padre" Harry abbassò lo sguardo "L'unica cosa che mi sia rimasta di lui, oltre a qualche foto".
Amy sospirò: cominciarono a camminare, senza alcuna meta in particolare. L'aria era fredda, ma sopportabile, e il cielo nuvoloso. Presto la pioggia sarebbe scesa, su Hogwarts.
"Almeno tu hai qualche ricordo di loro" fece poi la ragazza, rompendo il silenzio con voce roca "Io non ho neanche una loro foto".
"Mi spiace"; Harry era alquanto in imbarazzo.
"Io e te siamo così simili, Harry" continuò la ragazza, guardando il cielo "Due destini molto, molto simili. Entrambi senza genitori, entrambi vogliamo combattere il loro assassino. Tutti e due con gli stessi sogni e le stesse paure, immagino. E poi lo stesso obiettivo: distruggere gli Horcrux. Harry, come potremo farcela?".
Harry non sapeva cosa fare: se dirle che di lì a poco lui, Ron e Hermione sarebbero partiti alla ricerca degli Horcrux oppure tacerle tutto: quali prove aveva che la ragazza fosse davvero degna di fiducia? Silente era morto! Nessun altro poteva dirgli le reali intenzioni di Amy. Avrebbe dovuto conoscerle lui, e lui soltanto.
"Ti spiace se ci sediamo qui, Harry? Mi tremano le gambe".
La ragazza aveva fatto cenno al prato; erano non molto distanti dalla capanna di Hagrid, naturalmente spenta e senza il suo solito camino fumante, data l'assenza di Hagrid che Harry sapeva bene essere dovuta a una missione per conto dell'Ordine.
Stesi a terra, i due fissarono intensamente il cielo: Harry sentiva una strana sensazione farsi avanti nella sua testa e nel suo corpo. Il solo trovarsi affianco a Amy creava in lui una strana instabilità. aveva paura di non essere più padrone del suo corpo e dei suoi pensieri. Cosa gli succedeva in presenza di lei?
Qualcosa lo riscosse dai suoi pensieri turbinanti: un singhiozzo.
Si voltò e guardò Amy: piangeva in silenzio e tremava appena.
"Scusami" balbettò la ragazza, mettendosi a sedere mentre il Mantello le scivolava da dosso "Non volevo piangere, ma quella Parkinson è un demonio e io...".
"Cosa ti ha detto?" Harry si mise anche lui a sedere e la sfiorò timoroso: al contatto con le spalle di lei il cuore prese a battere più veloce.
"Che sono solo una Mezzosangue, indegna di essere una Serpeverde" Amy prese a singhiozzare più forte "E che Malfoy ha detto a tutti in giro che sono Mezzosangue". Sospirò profondamente, cercando di calmarsi: "Tutto questo perché gli ho rivelato che mia madre era una Nata Babbana".
"E allora?" Harry era arrabbiato: anche sua madre era una Babbana, ma nessuno gliene aveva mai fatto una vergogna. Come si permetteva Malfoy, o Pansy Parkinson, di farne una colpa ad Amy?
"Sono delle vere serpi" la ragazza si asciugò le lacrime con rabbia "Sputano solo veleno da quella boccaccia! Mi chiedo perché il Cappello mi abbia smistato lì, se io non sono come loro...".
Harry la abbracciò stretta a sé e la ragazza ricambiò l'abbraccio: cosa poteva dirle per tranquillizzarla? 
"Amy, non piangere" Harry le posò una mano sul volto e le asciugò una lacrima che le stava scendendo "Guardami".
La ragazza alzò lo sguardo e i suoi grandi occhi, quella sera verdi, lo fissarono nel buio.
Si avvicinarono di più stringendosi in quell'abbraccio: i loro nasi si sfioravano appena, e lei lo fissava intensamente; Harry avvertì un brivido percorrerlo da parte a parte, sentiva il suo respiro farsi più rapido, il sangue ribollirgli dentro per l’eccitazione; riusciva ad avvertire il delicato profumo di lei, che si insinuava nelle sue narici e non faceva altro che fargli battere più forte il cuore.
"Cosa stiamo facendo, Harry?" la ragazza gli sorrideva appena, illuminata dalla luce della luna.
Harry si ritrovò come paralizzato: avrebbe voluto parlare, ma a malapena riusciva a respirare, in quel momento.
Lo aveva capito, finalmente: gli piaceva Amy. Chissà perché, poi? Non se lo sapeva spiegare neanche lui... eppure avrebbe tanto voluto baciarla...
"Non lo so" mormorò dopo poco, in risposta alla ragazza.
Lei gli sorrise, avvicinandosi pericolosamente alle sue labbra: "Ti ricordi quel pomeriggio, nascosti dietro alla statua della strega orba?".
Harry annuì: come poter dimenticare quei momenti...
"Harry Potter" sussurrò Amy, sorridendogli, mentre ormai la distanza si azzerava tra loro "Colui che è sopravvissuto".
A quel punto, Harry perse ogni raziocinio: senza neanche rendersi conto di ciò che stava facendo, si avventò con passione sulla ragazza e la baciò come forse mai aveva fatto.
Sentiva le mani di lei stringersi alle sue spalle, carezzargli i capelli, abbracciarlo, sentiva i suoi morbidi capelli premergli sul viso, il suo profumo... a Harry sembrava di vivere un sogno: stava baciando Amy! E non sapeva neanche lui come era successo, il perché...
Sentire poi Amy ricambiare il bacio aveva reso Harry ancora più euforico: sentiva di poter fare qualsiasi cosa, in quel momento, persino affrontare Voldemort stesso!
Quanto tempo fossero rimasti, o come mai poi si fossero trovati sulle sponde del Lago Nero a ridere assieme parlando del più e del meno, mentre lei raccontava della Francia e di Beauxbatons.
"La vedi questa, Harry?"; Amy mostrò a Harry una catenina d'oro bianco che portava al collo con un piccolo ciondolo che, nell'oscurità, lui non riuscì a distinguere bene.
"Carina, chi te l'ha data?".
"Era di mia madre" sussurrò Amy, sorridendo mesta mentre guardava la collana "L'unica cosa che mi sia rimasta di lei".
Harry sospirò, facendosi più vicino a lei: "Mi dispiace, Amy".
"Promettimi solo una cosa, Harry".
I due si guardarono, mentre lei allungava le sue braccia dietro al collo di lui.
"Dimmi" fece Harry, posandole un bacio sulle labbra.
"Promettimi che noi vendicheremo questa ingiustizia. Io avrei voluto avere una famiglia, ma per colpa di quel dannato essere sono orfana!" Amy alzò la voce leggermente, gli occhi che lanciavano fiamme; "Harry, io voglio aiutarti a trovare ogni singolo Horcrux, qualsiasi cosa, pur di arrivare a lui e ucciderlo!".
"Non è facile, Amy" la interruppe lui sospirando "Non so quanto ci metteremo".
"Potremo anche metterci anni, non m'importa!" continuò agguerrita la ragazza "Ma alla fine Lord Voldemort dovrà morire. E per mano mia!".
Harry boccheggiò nel sentire Amy nominare Voldemort per nome: allora anche lei non ne aveva paura! Proprio come lui, come Silente...
Forse davvero Amy era una persona di cui fidarsi; forse.
Eppure Harry ancora non voleva dirle della ricerca degli Horcrux, della imminente fuga sua e dei suoi amici da Hogwarts: anche se, forse, sarebbe stato meglio dirle tutto...
"Harry, dovremmo tornare nei nostri dormitori".
Il tono di voce di Amy si era fatto d'un tratto freddo e imperativo e la ragazza aveva gettato addosso a sé e a Harry il Mantello dell'Invisibilità: quando lui si voltò a guardare nella stessa direzione che lei fissava, capì immediatamente il perché di quel cambiamento di tono.
Tre ombre, distanti da loro, attraversavano i giardini diretti verso l'ingresso della scuola. Un uomo, una donna, e una figura centrale con un mantello nero svolazzante, simile ad un pipistrello...
Piton era tornato.
E questa volta, Harry lo aveva visto con i suoi stessi occhi.
 

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Capitolo 7
*** La fuga ***


Nei giorni successivi, Harry e Amy continuarono a incontrarsi e con plausibili conseguenze: evitando i luoghi più affollati, durante le ore libere o ai cambi di aule, bastava anche un solo bacio su una guancia a far brillare loro gli occhi. Quando poi erano veramente soli, lontani da tutto e tutti, i baci si facevano più intensi e la voglia di stare assieme in quella temporanea pace, isolati dal resto del mondo, era così tanta che alle volte davvero faticavano a tornare in aula o nella Sala Comune.
Aveva detto solo a Ron ed Hermione di ciò che c'era tra lui e Amy: i due erano più che felici, persino Ron dovette ammettere che avrebbero fatto una gran bella coppia, assieme.
Ma alla domanda di Hermione "Ma allora state assieme?" Harry non aveva saputo dare risposta: no, non stavano insieme, o almeno non ufficialmente; ma per Harry era come se lei fosse la sua fidanzata, e guai a chi le si avvicinava.
Si era scoperto geloso, cosa che con Ginny era capitata solo quando non stavano ancora assieme; invece con Amy era diverso.
Era bella e attirava l'attenzione di tutti, fantasmi compresi, anche solo camminando per un corridoio: era lecito, quindi, che Harry ne fosse geloso; lei era solo sua, e di nessun altro.
Ma nonostante ciò che provasse per Amy e la forte attrazione per lei, qualcos'altro occupava i pensieri di Harry, come anche quelli di Ron e Hermione.
Piton.
Era tornato, lui l'aveva visto con Amy, quella notte. Eppure ancora non si vedeva in giro per la scuola, né si era poi capito chi fossero le due figure che lo avevano accompagnato.
E poi mancavano ormai pochi giorni alla partenza: e Harry non sapeva davvero se dire o meno a Amy di questa cosa.
Lasciare che lei si illudesse che il sosia di Harry, che la McGranitt avrebbe creato, fosse davvero lui gli sembrava molto scorretto; ma al tempo stesso raccontare tutto a Amy forse non era poi neanche molto saggio! In fondo si conoscevano da così poco...

“Secondo voi, dovrei dirle della nostra partenza?" chiese quindi a Ron e Hermione, quella sera "Altrimenti starebbe con un falso me; non sarebbe un po’ scorretto?".
“Questo è un bel problema" esordì Ron con uno sbadiglio "Ma io credo che se Silente si fidava di Amy e le ha anche raccontato degli Horcrux, allora possiamo fidarci anche noi di lei”.
“Silente si fidava anche di Piton, e guarda cosa ha fatto!” rispose Harry veemente.
“Harry, questo spetta a te deciderlo" intervenne Hermione," Se tu senti di poterti fidare di Amy, allora dille tutto! Siegale la situazione e sono certa che lei ti capirà e reggerà il gioco. Non scordare che a quanto pare Silente si fidava così tanto di lei da raccontarle degli Horcrux!".
Harry sospirò: era intenzionato a raccontare tutto a Amy, ma qualcosa lo frenava. Forse il fatto che si conoscessero da troppo poco tempo, forse il fatto che fosse una Serpeverde... o forse era solo confuso per ciò che provava per lei, e voleva tenerla fuori dalla questione Horcrux per la sua incolumità.
La mattina dopo, durante la colazione, la McGranitt si avvicinò a loro, con sguardo severo e le labbra contratte in una strana smorfia:
“Dovrei conferire con voi" disse loro "Raggiungetemi nel mio studio per le ore dodici”; poi, senza dire altro, si allontanò di gran fretta.
“Probabilmente avrà trovato il modo di uscire dalla scuola!” suggerì Ron in risposta agli sguardi interrogativi di Harry e Hermione "O almeno credo!".
"Harry?"; un tocco leggero sulla sua spalla sinistra e una voce gradevolmente familiare attirarono l'attenzione di Harry.
“Amy!” si voltò e sorrise alla sua ragazza, che ricambiò il sorriso con tanto di occhiolino.
"Avete saputo? Gita a Hogsmeade domani!" fece, con tanto di battimani "Non vedo l'ora! Non ci sono mai stata lì!".
"Non ti perdi poi granchè!" intervenne Ron masticando di gusto le sue uova "A parte il negozio di scherzi di Fred e George, si intende".

“Io adoro i negozi di scherzi!" Amy sembrava essere al colmo della felicità.
“Allora è decisamente il negozio per te!” intervenne Hermione "Lo gestiscono i fratelli gemelli di Ron".
"Tu hai dei fratelli gemelli?" la ragazza si rivolse a Ron "Che bello!".
"Ah, credimi, Fred e George sono tremendi!" le rispose Ron ridacchiando, mentre si avventava sul bacon "La mia infanzia è stata un...".

Alzandosi dalla tavola, Harry e Amy camminarono fianco a fianco, diretti verso l'uscita della Sala.
"Guarda guarda come ci stanno osservando" commentò Amy, ridacchiando.
Harry voltò automaticamente il capo verso il tavolo dei Serpeverde: come prevedibile, Malfoy, Tiger, Goyle e Pansy Parkinson li stavano guardando con espressioni miste fra ferocia, scandalizzate alcune e inviperite altre.
"Lasciali stare, Amy" le rispose Harry, ormai fuori dalla Sala, mentre camminavano diretti ai giardini esterni "Non ti hanno mica infastidita ancora, in Sala Comune?".
"No, grazie al cielo" la ragazza si aggrappò al braccio di lui "Ma Pansy Parkinson rischia di trovarsi senza incisivi se si permette di nuovo di fare battute stupide quando entro nel dormitorio".
"Tipo?".
"Mezzosangue, feccia, e cose del genere... sai, il solito, Harry. Nulla di nuovo".
Gli sorrise fiduciosa, ma vedendo Harry pensieroso e per niente tranquillo Amy si fermò.
"Harry, cos'hai?" gli chiese, con fare un po' preoccupato.
Harry sospirò: doveva dirglielo? In quel momento? Forse sì, era meglio togliere subito il dente...
"Vieni, devo parlarti".
La guidò verso la capanna di Hagrid, sempre vuota come in precedenza; seduti su una grande zucca, nell'ortro retrostante, Harry prese coraggio e guardò Amy dritto negli occhi.
"A breve partiremo per andare alla ricerca degli Horcrux" fece, sospirando "Ma saremo solo in tre a partire: io, Ron ed Hermione".
A Harry parve che la ragazza avesse avuto per un attimo un cupo brillio negli occhi, ma fu solo un'impressione, perché quando lei parlò lo fece con tono tranquillo: "Avevo immaginato che non mi avreste voluto con voi".
"No!" esclamò Harry, stringendole di più le mani "Non si tratta di questo, Amy! Ma la missione è già complicata e pericolosa di per sé, e io non voglio che anche tu possa rischiare la tua vita!".
La ragazza sospirò: non sembrava triste, né abbattuta, ma Harry capì subito che era delusa.
"Mi sento inutile, Harry!" sbottò Amy d'un tratto, distogliendo lo sguardo da lui e fissando l'orizzonte, verso la Foresta Proibita "Silente mi aveva detto di aiutarti nella ricerca degli Horcrux, di fidarmi di te e starti vicino! E poi tu cosa fai? Mi lasci qui, a Hogwarts!".
Calò un imbarazzato silenzio: Harry sentiva un groppo in gola che gli impediva di parlare. Avrebbe voluto dire qualcosa a Amy per tranquillizzarla, ma in fondo lui stesso era il primo da tranquillizzare.
"Se sono venuta qui, a Hogwarts, l'ultimo anno" riprese Amy con lo sguardo sempre perso all'orizzonte "E' stato solo perché me lo aveva detto Silente. E, soprattutto, perché tu eri qui! Io dovevo conoscerti, parlarti. E poi, guarda un po', alla fine mi sto anche innamorando di te".
Il cuore di Harry martellava violentemente contro il petto: lei si stava davvero innamorando di lui?! Ed era venuta ad Hogwarts solo per conoscere lui e aiutarlo?
"Amy" Harry si schiarì la voce rauca "Ascolta, io preferirei che tu stessi qui. Noi partiremo, ma tu potresti rimanere qui e monitorare la situazione, soprattutto ora che Piton è tornato".
La ragazza si voltò nuovamente a guardarlo: la sua espressione sembrava diversa ora. Forse più battagliera, più sicura di sé.
"Cosa dovrei fare, qui a Hogwarts?" chiese, passandosi una mano nei lunghi capelli che il vento freddo carezzava leggermente.
"Aiuta l'E.S." continuò Harry guardandola negli occhi come sempre faceva "Tieni d'occhio Malfoy e gli altri, che potebbero prendersela con i più deboli. E, soprattutto, sta' attenta ai nuovi docenti che arriveranno, i fratelli Carrow. Sono due Mangiamorte e temo possano combinare di tutto in questa scuola".
Amy annuì: "D'accordo, se la vedranno con me. E tu, Harry?".
Lo stava scrutando quasi in maniera diffidente: "Io cosa?" chiese lui, confuso.
"Tu dove andrai?".
"In giro" rispose Harry facendo spallucce "In cerca di indizi".
"Come potrò sapere che stai bene?".
Entrambi sospirarono contemporaneamente: "Non penso riusciremo a comunicare, Amy".
La ragazza fece una smorfia insoddisfatta, poi si gettò tra le braccia di Harry che la tenne stretta a sé: era ingusto doversi separare già da quel momento, così presto... ma c'era una guerra da combattere, e Harry non poteva perdere ulteriore tempo prezioso.
Dopo essere stato a lezione di Pozioni e di Incantesimi, Harry si diresse alle dodici in punto dalla McGranitt, accompagnato da Ron ed Hermione.
La professoressa era nel suo studio, la porta aperta, intenta a scrivere su una grande pegamena: Harry bussò appena allo stipite e lei alzò lo sguardo.
"Oh, eccovi qui" fece loro cenno alle poltroncine lì affianco "Weasley, chiudi la porta".
Ron chiuse la porta, poi tutti e tre presero posto proprio di fronte alla professoressa.
“Statemi a sentire, voi tre" abbassò il tono di voce ad un soffio" Ho trovato un modo per farvi uscire indisturbati da qui!”.
“Ci dica, siamo tutt’orecchie!” intervenne Ron.
“Conoscete la Stanza delle Necessità, al settimo piano?” chiese la Mc Granitt "Ne avete mai sentito parlare?".
I tre amici annuirono.
“Perfetto!" continuò la McGranitt "Basterà chiedere alla stanza di far comparire un passaggio per Hogsmeade che possiate usare solo voi, e il gioco sarà fatto!”.
“Siamo sicuri che funzionerà?” intervenne Hermione "Insomma, professoressa, non credo che possa comparire così facilmente un passaggio per...".
“L’ho testato io personalmente stanotte” la interruppe la McGranitt "Fidati, Granger. Questo naturalmente deve restare segreto, anche perché è una misura temporanea dettata da un incantesimo particolare. Appena voi sarete usciti dal passaggio, non sarà più possibile tornare indietro".
“Benissimo" Harry si schiarì la voce "Quindi il problema è risolto!”.
“Sì Potter" la professoressa gli fece cenno di abbassare ulteriormente la voce "Ma c’è un’altra questione che vorrei sottoporre alla vostra attenzione: i Carrow sono già arrivati ad Hogwarts!”.
Calò il silenzio più totale, ma per pochi istanti, perché Harry gridò: “Che cosa?! Quindi noi dovremmo andar via già da oggi?”.
“Potter, abbassa la voce!" la McGranitt lanciava fiamme dagli occhi "Siediti! O sarò costretta a lanciarti un incantesimo e paralizzarti le corde vocali!".
Harry sbuffò e cercò di calmarsi: ecco allora chi erano quei due che avevano accompagnato Piton quella notte!

“Dovrete fuggire stanotte!" continuò la McGranitt a tono ancor più basso "Domani mattina sarà già troppo tardi; è inutile raccomandarvi, una volta là fuori, di stare attenti, perché in questo periodo non siete ben visti". Sospirò, poi riprese: "Il Ministro della Magia, Scrimgeour, è sotto la maledizione Imperius, controllato da Voi Sapete Chi. Dunque, vi prego di essere sempre ben attenti! E, soprattutto, restate uniti! Sempre!”.
“Allora è deciso" sussurrò Hermione a capo chino "Andremo via stanotte".
"Buona fortuna, Potter" la McGranitt lo fissò intensamente "Mi raccomando, siate prudenti".
Era un chiaro congedo: i tre amici uscirono dallo studio, chiudendosi la porta dietro.
Harry sospirò a pieni polmoni e si guardò attorno: s
tavano per lasciare Hogwarts, e questa volta non vi avrebbero più fatto ritorno.
“Triste, non è vero?” fece Hermione.
“Sì" le fece eco Ron "Deprimente".
Harry pensava a tutto ciò che stava per lasciare: l’E.S., il Quidditch, le lezioni durante le quali parlava con gli altri, le risate e gli scherzi con gli amici, e poi Amy; pensando a lei, gli venne una fitta al cuore. 
Incamminandosi per il pranzo verso la Sala Grande, si ricordò che aveva appuntamento proprio con lei a fine pasto: entrando la vide seduta al suo tavolo, lo sguardo assorto, fisso sul tavolo dei professori. Harry la guardò per qualche istante, finché la vide voltarsi e incrociare il suo sguardo. Si sorrisero: aveva un'aria pensierosa e cupa.
Mangiarono senza alcun appetito, senza gusto: l'idea dell'imminente partenza aveva spiazzato tutti e tre. Nonostante Hermione tenesse sempre pronti i bagagli in caso di emergenza, anche lei era rimasta turbata da quell'imprevisto anticipo. Non faceva altro che fissare il suo piatto, che era rimasto vuoto e lindo come era quando si erano seduti.
"Torno nella Sala Comune" fece dopo qualche minuto di silenzio assoluto "Non sono per niente affamata, oggi".
"Ti seguo" le fece eco Ron, alzandosi assieme a lei.
Harry rivolse il suo sguardo verso il tavolo dei Serpeverde: Amy lo stava guardando, il capo leggermente reclinato, e gli stava facendo cenno con una mano verso l'uscita; lui annuì e contemporaneamente si alzarono dalla panca.
"Ron e Hermione sono già andati via?" fece la ragazza, un po' perplessa.
"Sì" le rispose Harry mestamente "Loro... noi..."; si guardò attorno, poi prese per mano Amy e la condusse nel Cortile d'Ingresso.
"Cosa devi dirmi, Harry?".
Quando furono abbstanza lontani da tutti, Harry ebbe il coraggio di guardarla dritto negli occhi e dirle, d'un fiato: "Io e gli altri partiremo stanotte. I Carrow sono già arrivati".
Amy strabuzzò gli occhi, colta alla sprovvista: "Stanotte?" fu solo in grado di mormorare, senza fiato.
"Sì" Harry sentì di nuovo un nodo in gola "Io non so cosa dire, Amy. Sapevamo entrambi che sarei partito ma...".
"Non così presto" completò lei per lui.
Il silenzio in cui rimasero per i minuti successivi sembrava voler dire mille cose: Harry avrebbe voluto rassicurare Amy, ma lui stesso era il primo ad essere insicuro e intimorito. Eppure voleva che lei sapesse che sarebbe stata nei suoi pensieri, che non sarebbe mai stata dimenticata...
"Quanto tempo dovrà passare prima di rivederci, Harry?".
Amy lo fissò e Harry pensò che davvero quello sguardo non l'avrebbe mai dimenticato: due occhi verdi, smeraldini, che lo trapassavano da parte a parte, scrutando nel profondo...
"Farò il prima possibile, lo prometto" sospirò lui "E poi, se a Luglio, quando sarà finito l'anno qui ad Hogwarts, noi saremo ancora in giro a cercare gli Horcrux, tu potresti raggiungerci... che ne pensi?".
Amy trattenne il respiro: "Dici sul serio, Harry? Potrei raggiungervi e aiutarvi?".
Harry annuì: "Certo, se lo desidererai potrai unirti a noi. Ma non posso portarti con me già da adesso. Come si potrebbe giustificare la tua assenza a Hogwarts?".
"Come verrà giustificata la tua?" controbatté lei.
"La McGranitt creerà delle copie perfette di me, di Ron e di Hermione" le spiegò Harry, abbassando ancor di più il tono di voce "Ma non posso chiederle di crearne una anche per te, Amy. Lei non sa del tuo rapporto con Silente".
"No, infatti" lo interruppe lei "Non sa nulla, non ha idea del fatto che io sia a conoscenza degli Horcrux. D'altronde, immagino che lei stessa sia all'oscuro di questo argomento, giusto? O, almeno, così mi disse Silente".
Harry annuì: "Esatto. Ecco perché per ora sarà meglio che tu rimanga qui".
Senza preavviso alcuno e cogliendo Harry alla sprovvista, Amy si alzò di scatto; continuando a guardarsi, i due sembravano non sapere più cosa dirsi, fino a quando Amy ruppe il silenzio, semplicemente dicendogli: "Penso che mi mancherai, Harry".
"Lo penso anche io, Amy".
Nessuno dei due seppe spiegare quel che successe dopo: Harry si alzò in piedi e tenne stretta a sé Amy, mentre sentiva il respiro di lei farsi irregolare, come se non riuscisse a prendere aria, proprio come stava accadendo a lui in quel preciso istante. Sembrava che un pugnale gli avesse perforato i polmoni, impedendogli di respirare a pieno, sentendo quasi la vita abbandonarlo, la testa pulsargli sgradevolmente...
Ma ciò che lo spaventò più di tutto fu un improvviso, violento, dolore alla cicatrice.
Soffocando un urlo, perché non aveva voglia di raccontare a Amy di questa sua stranezza, Harry represse a stento le lacrime, mentre il dolore si trasformava in un forte bruciore e una sensazione sgradevole si impossessava di lui.
Cercò di tranquillizzarsi, respirando il profumo di Amy, dei suoi lunghi capelli che venivano leggermente sollevati dal vento; gli sarebbe mancata, eccome, ma c'erano cose più importanti a cui pensare.
L'idea però che non fosse ancora la sua ragazza lo fece spaventare: voleva che lei fosse sua, solo sua...
"Amy" mormorò, sciogliendosi da quell'abbraccio.
Lei lo fissò sorridendogli tristemente.
"Io vorrei che tu" cominciò Harry, stringendole una mano e tenendo lo sguardo basso, leggermente imbarazzato "Vorrei che tu fossi la mia fidanzata. Sempre che la cosa ti possa star bene, ecco".
Il silenzio che ne seguì mandò nel panico Harry: non aveva il coraggio di alzare lo sguardo per incrociare i verdi occhi di lei e leggervi la risposta; il cuore gli batteva così forte che fu certo, per un attimo, che sarebbe esploso.
Ma una leggera pressione della mano di lei nella sua gli diede la forza di guardarla: Amy gli sorrideva, gli occhi che le brillavano e un'espressione radiosa sul viso.
"Ne sarei felice, Harry" fu la sua risposta.
Harry rimase per un attimo senza respiro: Amy aveva davvero acconsentito a diventare la sua ragazza? Aveva scelto lui?
Tutti i dubbi svanirono quando avvertì le labbra di lei posate sulle sue, che piano piano si schiudevano per baciarlo con dolcezza, passione...
Non si sarebbero visti per mesi, o chissà per anni... ma Harry sentiva di potersi fidare di lei, di averla sua. E lei, d'altronde, cominciava davvero a contare qualcosa per Harry e l'idea di separarsene lo metteva veramente a disagio.
"Ti raggiungerò, Harry" sospirò lei, i nasi che si sfioravano e i loro sguardi incatenati.
"E io ti aspetterò" le rispose lui.
Quella sera, a cena, Harry Ron ed Hermione cercarono di essere, come sempre, gioviali e di compagnia anche con i compagni di casata; non dovevano assolutamente far capire a nessuno delle loro preoccupazioni e soprattutto della loro imminente partenza, e fingere di essere spensierati come sempre avrebbe aiutato molto.
Dal tavolo dei Serpeverde, ogni tanto, le fugaci occhiate di Amy venivano notate da Harry; era come al suo solito pensierosa e taciturna, il che era facilmente collegabile alla partenza improvvisa di Harry.
Si erano dati appuntamento per le ventidue, Harry avrebbe portato con sé il Mantello dell'Invisibilità: l'ultimo saluto, prima di partire con gli altri.
Ma c'erano ancora molte cose da fare: Hermione, nel pomeriggio, aveva miniaturizzato un grande baule, in cui aveva posto tutti i vestiti di cui avrebbero avuto bisogno, oltre che libri e altri oggetti che forse erano di minore importanza, ma lei aveva deciso di portare comunque nell'eventualità in cui fossero tornati utili.
Prima di accompagnare Amy al suo dormitorio, poi, più tardi, Harry sarebbe passato da Dobby per ritirare il cibo che l'elfo aveva promesso loro.
Poco prima di scendere a cena, Harry aveva fatto una cernita delle cose da portare con sé: la Mappa del Malandrino, il Mantello dell’Invisibilità, il Medaglione di R.A.B. che per lui rimaneva un  caro ricordo di Silente, anche se comunque era un oggetto legato alla sua morte; e poi, anche se ci aveva un po' pensato su,  il frammento dello specchio che Sirius gli aveva regalato, oltre che, naturalmente, l’album di foto dei suoi genitori.
Prima sulla lista, invece, era la scorta di Felix Felicis di Silente.

Due ore dopo, finite le ultime sistemazioni per la partenza, sempre coordinate da Hermione e dalla sua conoscenza approfondita degli incantesimi, Harry si coprì con il Mantello dell'Invisibilità e si recò davanti all'ingresso per la Sala Comune di Serpeverde.
Amy gli aveva spiegato come poterla raggiungere, anche se lui già ne era a conoscenza, dopo la sua esperienza di anni addietro con la Pozione Polisucco: ma aveva taciuto questo particolare e finto di non sapere nulla di dove poter trovare la Sala Comune della ragazza.
Come previsto, Amy era nel freddo corridoio di pietra, appena fuori dall'ingresso alla sua Sala.
Harry si scoprì appena sotto il Mantello, chiamandola con un sussurro e facendole cenno di coprirsi anche lei lì sotto.
"Harry" la ragazza, dopo essersi assicurata di essere completamente camuffata, sospirò sonoramente e abbracciò Harry.
"Amy, non qui!" le sillabò lui "Qualcuno potrebbe sentirci!".
"Non c'è nessuno qui" rispose lei sempre in un sussurro "Ma se vuoi possiamo spostarci".
Camminarono per qualche minuto, ritrovandosi abbastanza vicini all'aula di Pozioni; fu lì che Harry si fermò e la baciò con trasporto.
Era il loro ultimo bacio, quello? Harry sarebbe mai sopravvissuto per poterla baciare ancora? L'avrebbe mai riabbracciata nuovamente? La sua testa era un turbinio frenetico di mille domande e paure, da cui solo lei poteva salvarlo, in quel momento.
“Mi raccomando" le disse, staccandosi leggermente dalle sue labbra "Non dovrai dire nulla a nessuno di tutto ciò". Stai con il mio sosia come se fossi realmente io, non dobbiamo dare a vedere nulla”.
Amy annuì: "Tranquillo, Harry. Me la caverò, vedrai".
Si guardarono e nuovamente si riabbracciarono; Harry non voleva andarsene, voleva restare lì con lei e dirle quanto si stesse innamorando di quei suoi occhi, di quel suo modo di fare, del suo profumo, della sua voce...

La guardò poi negli occhi, tenendola stretta a sé: "Tornerò il prima possibile. Altrimenti, ti aspetterò e cercheremo assieme quegli Horcrux".
"Lo batteremo, Harry" la ragazza gli carezzò una guancia "Vendicheremo le nostre famiglie e tutti quegli innocenti. Finirà tutto, vedrai. Insieme ce la faremo".

Passarono altri minuti, che per Harry però volarono via come se fossero istanti: il tempo era così crudele, e lui doveva andare anche a incontrare Dobby davanti al quadro che conduceva alle cucine. 
"Sarà meglio che ti riaccompagni, ora" disse quindi a malincuore alla ragazza; Amy annuì, anche se con aria mesta e infelice, e avvinghiati l'uno all'altra per rimanere sotto al Mantello ben coperti, i due si avviarono verso la Sala Comune dei Serpeverde.

“Allora addio, Harry" Amy gli diede un ultimo bacio "Sarò presto da te”.
Harry sentì un groppo in gola salirgli e bloccargli improvvisamente la voce: avrebbe voluto dirle qualcosa, ma cosa poi?
Bastavano i loro sguardi pieni di tristezza a salutarsi, le loro mani che scivolavano via l'una dall'altra e le labbra di Amy piegate in una smorfia triste.
"A presto, Amy" mormorò Harry quando lei richiuse il passaggio alle sue spalle, senza mai smettere di guardarlo.
Per qualche istante, Harry rimase fermo lì davanti, a contemplare le pareti che lo circondavano, di fredda pietra: sarebbe mai tornato a Hogwarts? Molto probabilmente no... e avrebbe mai rivisto Amy? 
Sarebbe stato difficile, molto più del previsto... ma assieme a Ron ed Hermione, forse, ce l'avrebbe fatta davvero.

Si avviò verso il luogo dell'appuntamento con Dobby, previsto per le ore ventidue e quaranta: puntuale come un orologio svizzero, l'elfo si materializzò lì davanti mentre Harry era ad appena pochi metri di distanza.
"Dobby" sussurrò "Sono qui"; si scostò appena il Mantello per mostrare il volto all'elfo.
"Harry Potter!" mormorò quello eccitato, mentenendo a malapena un grande vassoio stracolmo di cibo, ben coperto da un canovaccio, mentre trottava verso Harry.
"Dobby, non so come ringraziarti" fece Harry, prendendo in braccio il cesto, con non poca difficoltà viste le dimensioni.
"Ma questo è il minimo che Dobby potesse fare per Harry Potter!" sussurrò l'elfo, con gli occhi lucidi, sbattendo le enormi orecchie a pipistrello "Quando farete ritorno, Harry Potter Signore?".
"Non lo so, Dobby" rispose Harry "Ma sta' pur certo che se dovessi avere bisogno del tuo aiuto ti chiamerò".
Dobby sembrò gonfiarsi come un palloncino mentre si impettiva orgoglioso: "Sarebbe un onore per me, Harry Potter".
"Ora devo andare, Dobby" Harry si gettò nuovamente sul capo il Mantello "Speriamo di rivederci presto!".
"Arrivederci, Harry Potter!" lo salutò l'elfo singhiozzando nel silenzio, mentre agitava forsennatamente il braccino destro per salutare Harry "E chiamate Dobby per qualsiasi cosa!".
Harry camminò veloce, diretto verso il settimo piano, luogo in cui aveva appuntamento alle ventidue e cinquanta con Ron ed Hermione: dopo aver salito le scale a perdifiato, sempre cercando di tenere stretto a sé il cesto colmo di cibo e il Mantello addosso a coprirlo.
"Finalmente!" mormorò trafelata Hermione, quando vide Harry arrivare nel corridoio del Settimo Piano, diretto assieme a loro alla Stanza delle Necessità.
"Miseriaccia, stiamo per farlo" Ron deglutì sonoramente "Voi siete pronti?".
"No" Harry fu in grado di sillabare solo quella parola e non altro, mentre il battito del suo cuore sembrava impazzito, un po' per la corsa fatta un po' per la paura di ciò che stava per succedere.

Arrivati davanti alla porta invisibile presero a camminare avanti e indietro: “Ci serve un passaggio sicuro per arrivare indisturbati direttamente ad Hogsmeade” pensò Harry, guardando insistentemente la porta "Ci serve con urgenza".
E dopo pochi istanti, davanti a loro si materializzò una porticina ad oblò, larga circa un metro.
I tre amici si fermarono un po perplessi: "Me la ricordavo diversa" commentò Ron.
"Avanti, apriamola" Harry si fece avanti e con poco fatica aprì la porticina: si resero conto che da lì partiva un lungo scivolo, completamente immerso nel buio, che sembrava scendere per parecchi metri, abbastanza largo da contenerli tutti e tre.
“Bene" Harry si rivolse a Ron e Hermione "Allora ci andiamo insieme?”.
“Sempre insieme!" gli fece eco Hermione con voce tremante.
Mano nella mano, i tre si posizionarono all'imbocco dello scivolo: un istante dopo persero l'equilibrio e iniziarono a scivolare velocemente giù, sempre più in profondità; Harry era convinto che sarebbero sbucati nelle viscere della terra, molto probabilmente.
"Va troppo veloce!" ululò disperato Ron, mentre Hermione si limitava ad urlare così insistentemente che Harry fu certo che a fine discesa avrebbe perso l'udito all'orecchio destro.

Quando sembrava davvero che quel lungo tunnel non finisse più, Harry avvistò una luce in fondo al tunnel, color paglierino; possibile che fosse un lampione?
"Ci siamo!" gridò a Ron ed Hermione "Vedo la fine laggiù!".
I tre amici si prepararono all'arrivo e, difatti, pochi istanti dopo si ritrovarono in una stradina sterrata, con un solitario lampioncino ad illuminarla e un muro sulla sinistra.
"Siamo a Hogsmeade, vero?" mormorò Ron incerto.
"Non c'è tempo da perdere!" esclamò Hermione "Dovunque ci troviamo, siamo comunque fuori dai confini di Hogwarts! Ora veloci! Smaterializziamoci!".
La ragazza tese un braccio al quale si avvinghiarono Harry e Ron: avevano preferito la Materializzazione Congiunta, per velocizzare il tutto.
Senza neanche avere il tempo di rendersene conto, Harry sentì improvvisamente mancare il terreno sotto i suoi piedi e vide vorticare ogni cosa attorno a sé: la familiare sensazione di esser chiuso in uno stretto tubo di gomma si impossessò di lui, opprimendogli il respiro. Chiuse gli occhi e dopo un istante sentì il contatto dei suoi piedi su una superficie dura.
"Alohomora!" esclamò velocemente Hermione: erano sul primo scalino di Grimmauld Place numero dodici. Tutto era andato secondo i piani!

I tre amici entrarono in gran fretta e richiusero la porta alle loro spalle.
Hermione fece loro cenno di fare silenzio: 
“Hominum revelio!” sussurrò, puntando la bacchetta verso il vuoto: pochi istanti dopo fece un gran sospiro e il suo volto, finalmente, si distese in un sorriso.
“Non c’è nessuno a quanto pare" disse, avviandosi verso la cucina "Tranne noi, si intende!”.
“Miseriaccia" mormorò Ron, entrando in cucina e guardandosi attorno come spaesato "Eccoci qua! Si inizia una nuova vita!”.
“Qui urgono un bel po’ di pulizie” Hermione stava esaminando il divano polveroso su cui si stava accasciando Ron.
Ron ed Harry volevano solo gettarsi su un divano, anche se polveroso e pieno di termiti, e riposare, ma Hermione li costrinse ad aiutarla a dare una pulita grossolana e veloce ai letti al piano superiore, così da poter riposare meglio.
Distrutti, si gettarono sul letto quando finalmente Hermione finì di sistemarvi delle lenzuola e coperte pulite e nel giro di pochi minuti crollarono, addormentati.
Harry si addormentò immediatamente, ma come già era successo con Amy in precedenza, avvertiva durante il sonno un forte bruciore alla cicatrice.
I suoi sogni si fecero più nitidi e realistici che mai.
E si ritrovò a fissare Peter Minus negli occhi.

“Codaliscia” la sua voce era fredda, quasi afona "I Carrow sono arrivati?".
“Sì, mio Signore!" squittì quello, impaurito e ranicchiato su sé stesso.
Nagini era a terra, vicino a lui e lentamente strisciava sul tappeto rosso rubino che adornava la stanza in cui Harry si trovava.
Un caminetto acceso, sulla sua sinistra, riscaldava il freddo ambiente di pietra.

"E Piton, mio Signore?" mormorò d'un tratto Codaliscia, mantenendo lo sguardo fisso sul serpente che gli girava pigramente attorno.
"Lui sa quel che deve fare. Se dovessi avere ragione, a quel punto rivedremo molto presto Severus... e in compagnia, peraltro".

Poi fu solo buio; Harry riaprì gli occhi, in un bagno di sudore, con la cicatrice che gli bruciava come un tizzone ardente.
Qualcosa non andava, Voldemort era inquieto, lo aveva avvertito chiaramente.
Ma perché, poi?

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Capitolo 8
*** Strani sogni ***


All'arrivo dell'alba, Harry si ritrovò ad occhi spalancati, il respiro irregolare, steso sul letto a fissare il soffito con aria pensierosa.
La visione di quella notte, l'incursione nella mente di Voldemort, l'aveva profondamente scosso: non gli era più successo da mesi, ormai; la domanda che continuava a porsi era perché Voldemort avesse parlato di Piton e di un suo ritorno da lui in compagnia di qualcun altro. Di chi stava parlando?
Forse di Harry?
Probabilmente Piton era tornato a Hogwarts solo per portare Harry alla mercé di Voldemort: ma allora che fine avrebbe fatto la sua copia, creata dalla McGranitt, lì ad Hogwarts? E qualora Voldemort si fosse accorto del fatto che non fosse il vero Harry, avrebbe forse intuito dove avrebbe potuto trovarlo?
Sospirando si alzò dal letto e uscì dalla stanza con passo leggero: c'era un'altra cosa che non lo aveva fatto riposare tranquillamente. Grimmauld Place era troppo silenziosa; dov'era Kreacher, l'elfo di casa?
Piano dopo piano e stanza dopo stanza, Harry cercò una minima traccia del passaggio o della presenza di Kreacher, ma lo strato di polvere sul pavimento sembrava non essere stato intaccato da mesi. Uniforme, quasi un tappeto che correva per tutta la casa.
Mentre stava chiudendo dietro di sé la porta di un salottino al primo piano, Harry ebbe un'illuminazione: se Kreacher in quel momento fosse stato in casa, allora avrebbe potuto trovarlo in un solo posto...
Scese velocemente le rampe di scale dirigendosi al seminterrato: una volta entrato in cucina, Harry puntò la bacchetta verso il camino spento; "Incendio!" esclamò, e i ceppi di legno presero fuoco, così da riscaldare il gelido ambiente.
Lo sguardo di Harry si posò immediatamente sull'armadio dove era solito accucciarsi Kreacher; senza indugio, con un gesto secco, Harry aprì le due ante.
Vide una figura bassa e accartocciata su sé stessa muoversi velocemente e correre via: "Fermo lì!" gridò Harry e con un cupo borbottio la folle corsa dell'essere venne interrotta, proprio sullo stipite della porta.
Kreacher si voltò a guardare Harry in cagnesco: aveva il suo solito aspetto, bitorzoluto e scontroso, borbottava torcendosi nervosamente le mani.
"Sudicio piccolo Mezzosangue, la feccia in casa della mia padrona".
"Ciao, Kreacher" lo interruppe Harry.
L'elfo, sempre continuando a fissarlo, finse un eloquente inchino: "Il signorino Harry è venuto a far visita a Kreacher; Kreacher non sapeva, credeva che lui fosse a Hogwarts".
"A te non deve interessare perché io sia qui" intervenne Harry "E ti proibisco di riferire a qualcuno della mia presenza in questa casa e non a Hogwarts. Intesi?".
L'elfo digrignò i denti: "Come il padrone desidera".
"Bene. E adesso dovrai spiegarmi qualcosa, Kreacher" continuò Harry, avvicinandosi all'elfo "Voglio sapere da te tutto ciò che sai dei rapporti tra i Malfoy e Voldemort!”.
Kreacher sgranò gli occhi all'udire quel nome: tacque per qualche istante, guardandosi nervosamente attorno, quasi cercasse qualcosa che gli desse l'occasione di sfuggire a quello scomodo interrogatorio.
"Sarò più diretto" Harry insistette "Voglio sapere se Voldemort ha stretti contatti con la famiglia Malfoy, e se così fosse tu dovrai raccontarmi tutto ciò che sai”.
Questa volta Kreacher non potè trovare scappatoie: rassegnato, iniziò a parlare.
“Il Signore Oscuro vive a casa Malfoy” cominciò con voce bassa e roca “Il maniero è il suo quartier generale, tutti i Mangiamorte si riuniscono lì con lui; ma i Malfoy non sono più ben visti dall’Oscuro Signore. Lo hanno deluso in più di un’occasione e le padrone Cissy e Bella sono state punite severamente molte volte!”.
“Quindi Voldemort si è trasferito a casa Malfoy. Lo avevo immaginato... continua!”.
“Il signorino Draco era stato incaricato di uccidere Albus Silente” riprese l'elfo “Ma non ce l’ha fatta, così è stato Severus Piton a farlo. E ora è lui che gode del privilegio di sedere alla destra del Signore Oscuro, mentre i Malfoy siedono in fondo al tavolo". Kreacher fece una breve pausa, poi quando Harry gli puntò la bacchetta contro riprese a parlare con voce più ferma e forte di prima "Due Mangiamorte sono stati mandati ad Hogwarts come insegnanti, per riferire tutto al loro padrone; in particolare dovranno studiare i vostri spostamenti, padron Harry, e anche quelli dei vostri amici”.
Harry per poco non fece cadere la bacchetta a terra; ecco allora perché i Carrow erano arrivati a Hogwarts: avevano il compito di tenere sotto controllo lui e Ron e Hermione!
“Kreacher" Harry sentì rivoli di sudore freddo scorrergli lungo le tempie "Tu non dovrai mai dire a nessuno che io, Ron ed Hermione siamo fuori da Hogwarts, ti è chiaro?” disse Harry con tono autoritario "Voglio ribadirti questa cosa".
“Sarò muto, padrone” ripose l’elfo, digrignando i denti.
“Cos’altro sai?" Harry si asciugò le gocce di sudore che gli stavano colando e cercò di ignorare il bruciore alla cicatrice che era tornato a farsi sentire "Quali sono i piani di Voldemort?".
“Conquistare il mondo magico, naturalmente" l'elfo fece spallucce "L'Oscuro Signore è riuscito ad avere il controllo di tutto il Ministero della Magia; ha infiltrati ovunque, e si muove inosservato”.
Harry tacque e fissò l'elfo per un istante: cos'altro avrebbe potuto chiedergli? 
“Per ora è tutto” gli disse, respirando a fatica, mentre la cicatrice ardeva più che mai “Ma ho solo un'altra cosa da chiederti: potresti, per cortesia, dare una pulita a questo posto? Dovremo rimanere qui per un po' di tempo e sarà meglio renderlo abitabile”.

Kreacher lo guardò come sorpreso e Harry rispose a quello sguardo inclinando leggermente la testa.
“Come desidera”  rispose infine l'elfo e si avviò fuori dalla cucina.

Harry fissò come inebetito lo stipite della porta: se fosse rimasto ad Hogwarts, cosa gli sarebbe capitato? I Carrow avrebbero anche potuto aggredirlo... lo avrebbero poi portato da Voldemort? O forse lui stesso sarebbe andato a Hogwarts a prelevarlo di persona?
“Harry!”.

La voce di Hermione raggiunse le sue orecchie, risvegliandolo bruscamente dai suoi pensieri: era un tono allarmato, seguito dalla voce di Ron affannata e altrettanto spaventata.

“Harry dove sei!? Harry!!”.

Salendo di corsa le scale, rispose ai suoi amici “Sono qui! Ero in cucina!”.

Arrivato nell'ingresso, si ritrovò a fissare l'immagine di una chioma scompigliata che scendeva come una furia dalle scale dei piani superiori, seguita a ruota da una macchia rossa indistinta.

“Non azzardarti mai più a fare una cosa del genere!” Hermione sembrava fuori di sé “Pensavamo che qualcuno ti avesse portato via!”.

Harry boccheggiò per qualche istante: il dolore alla cicatrice era diventato così intenso che gli occhi iniiavano a lacrimargli; era vero, non aveva immaginato che Ron ed Hermione avrebbero potuto preoccuparsi svegliandosi e non trovandolo lì con loro.

“Io... non ci ho pensato. Scusate” Harry fece spallucce, dispiaciuto.

I capelli di Hermione, più cespugliosi che mai, riflettevano in pieno il suo stato d'animo; Ron, al suo fianco, cercava di riprendere fiato mentre sussurrava affannato: “Tranquillo, amico”.

“Ho bisogno di parlarvi” Harry si fece più avanti “Ho appena finito di conversare piacevolmente con Krecher. E ho qualche informazione in merito al perché i Carrow siano arrivati ad Hogwarts”.

Dopo le dovute spiegazioni, appartati in camera da letto, i tre amici discussero anche della ricerca degli Horcrux: dove sarebbero dovuti andare? Da dove iniziare?
“Io credo” intervenne Hermione “che i doni di Silente abbiano a che fare con la ricerca degli Horcrux”.

“Intendi dire che ci vogliano suggerire qualcosa?”.

“Sì, Ron” continuò “Nell libro di Antiche Rune che Silente mi ha lasciato in eredità, si nomina spesso una città: Little Hangleton. La conoscete?”.

Harry ebbe una sgradevole sensazione al sentir pronunciare quel nome: Little Hangleton... gli ricordava qualcosa di spiacevole.
“Se non ricordo male” cominciò “Silente me ne parlò, una volta”.

Hermione sbarrò gli occhi: “Dici sul serio, Harry?” sembrava quasi avere l'affanno “A che proposito?”.

“Non so, non ricordo bene... ma non era una cosa bella, di questo ne sono certo” continuò Harry, mentre il dolore alla cicatrice andava scemando e pian piano un'immagine si faceva sempre più nitida nella sua testa.

Hermione sospirò: “Cerca di ricordarlo, Harry. Perché io credo che quella città abbia a che fare con Tu Sai Chi”.

Voldemort? Sì, Little Hangleton aveva a che fare con Voldemort... con una visione, forse? Harry cercava di sforzarsi, di ricordare quella scena... un serpente che scivolava silenzioso per entrare in una stanza con un camino acceso, un anziano nascosto dietro ad una porta...

Ma, soprattutto, una tomba... una tomba con un nome sgradevolmente familiare.

“Ci sono!” esclamò trionfante “Quello è il luogo dove Voldemort ha ucciso suo padre, Tom Riddle, e i suoi nonni paterni!”.

“Miseriaccia” Ron boccheggiò “Quindi è la città nel cui cimitero ti sei ritrovato quando tu e Cedric siete stati...”.

“Sì, Ron” lo interruppe “Il cimitero di Little Hangleton. Ne sono certo!”.
“Quindi ci sarà sicuramente qualcosa che potrebbe essere un Horcrux lì”.
“Qui si parla del cimitero di Little Hangleton!!” intervenne Hermione, indicando ad Harry un appunto sul fianco di una pagina del libro, che qualcuno con una familiare grafia longilinea aveva scritto “Magari dovremmo dare un’occhiata lì”.
“Davanti alla tomba del padre. Proprio lì Voldemort è rinato. Dev’esserci per forza un collegamento, ne sono sicuro!” Harry continuò a fissare l'appunto di Silente.
“D’accordo, allora la nostra prossima tappa sarà quella” Ron attirò l'attenzione dell'amico schioccandogli le dita davanti agli occhi “Quando dovremmo andarci, secondo voi?”.
“Domani” rispose prontamente Harry.
“Così presto?” esclamò Hermione contrariata.
“Prima ci andremo, meglio sarà. Ricorda, Hermione, che oggi le nostre copie sono a Hogwarts, domani chissà... i Carrow potrebbero scoprire da un momento all'altro che non siamo realmente noi e...”
“E va bene, va bene!” lo interruppe Hermione, sospirando “Non perdiamo tempo prezioso. Per me va bene domani”
“E sia!” esclamò Ron fregandosi le mani “Domani sarà!”.
Quando uscirono dalla stanza, dopo aver discusso di come raggiungere la città, i tre amici si resero conto del fatto che il piano superiore della casa sembrava essere rinato: i mobili erano lustri, nell'aria si sentiva odore di pulito e il pavimento era lindo.
“Miseriaccia, mia madre è da queste parti!?”.

Hermione si morse nervosamente un labbro: “C'è qualcun altro, a quanto pare, qui in casa con noi”.

“Rilassati, Hermione” intervenne Harry, abbassandole il braccio che prontamente già impugnava la bacchetta “E' solo Krecher”.
Inspiegabilmente, l'elfo aveva eseguito sena fiatare la richiesta di Harry del pulire l'intera casa, e di buona lera si appropinquava ora a pulire il salotto del piano inferiore.
“Harry, lo hai costretto?” Hermione assunse uno strano cipiglio.
“Assolutamente no!”.
“Ma è davvero strano che stia pulendo tutta la casa!” ribattè Ron.
“Gliel'ho chiesto per cortesia, ecco” rifletté Harry “Forse nessuno gli aveva mai chiesto di fare una cosa con garbo e lui sentendosi chiedere una cosa per favore potrebbe essersi... ecco... sciolto”.
“Oh, Harry, ma certo!” Hermione gli rivolse un sorriso innocente “Lo capisci ora? Loro sono né più né meno di noi esseri umani, hanno bisogno di maniere gentili e non di ordini e disprezzo! Sono così orgogliosa di te!”.
“Viva il C.R.E.P.A. !” esclamò Ron facendo un occhiolino ad Harry, mentre entrambi ridacchiavano sotto lo sguardo infastidito di Hermione.
La mattina intera volò via mentre i tre amici si esercitavano negli incantesimi che sarebbero stati loro utili in caso di incontro di nemici.
A turno, Harry, Ron o Hermione lanciavano gli incantesimi e gli altri due rispondevano, difendendosi o contrattaccando.
Dopo aver pranzato con Roast Beef caldo e patate, cucinate in maniera impeccabile da Kreacher in una cucina ormai splendente, tornarono nuovamente ad allenarsi, preferendo la camera dove Fierobecco aveva albergato in precedenza al salottino che invece avevano usato quella mattina.
“Bene, Hermione, vedo che il Levicorpus ti riesce sempre bene!” commentò Harry quando vide il suo amico Ron galleggiare per aria a testa in giù mentre una sghignazzante Hermione gongolava.
“Merito tuo, Harry! Se non ci fosse stato l'E.S. , a tempo debito, oggi non saprei molte cose del combattimento!”.
Quando uscirono dalla stanza, Harry pensò di aver perso la cognizione del tempo: la casa era completamente buia, ma i lumi sulle pareti erano tutti accesi, regalando un'aria meno spettrale ma più viva alla casa.
“Miseriaccia! Già sera? Direi che è ora di mangiare!” fu il commento di Ron mentre si precipitava giù per le scale, seguito da Hermione che fissava a bocca aperta le pareti attorno a lei.
“Cosa c'è?” chiese Harry.
“Harry, io pensavo che...” cominciò, incerta; sembrò osservare con vivo interesse Ron che scendeva poco davanti a loro le scale, poi sospirò e, abbassando la voce, si rivolse a Harry: “Ho un po' paura per Little Hangleton, Harry”.
“Come mai?”.
Sospirò ancora, mentre anche loro due scendevano le scale, con passo più lento rispetto a quello saltellante di Ron “La cosa che mi spaventa è che non abbiamo idea delle eventuali trappole che Tu Sai Chi avrebbe potuto porre a protezione dell'Horcrux, sempre se ce ne sia uno lì. E poi cosa dovremmo cercare? Voglio dire, quale oggetto potrebbe essere un Horcrux, in un cimitero?”.
Harry fece spallucce: “Ossa?” propose, non molto convinto.
“Non mi sembra che un osso possa fare da Horcrux. Una cosa così semplice? No, non è da Tu Sai Chi. Eppure ci sarà qualcosa...”.
Dopo aver cenato con pasticcio di rognone, Harry lasciò soli Ron e Hermione, seduti davanti alle fiamme del camino in cucina, per dirigersi solitario nel salotto che anni prima aveva spolverato e pulito assieme ai suoi amici e alla signora Weasley.
L'ambiente era pulito, anche se l'aria era stantia, il che era dovuto alle antiche finestre serrate. Gettandosi su un divanetto imbottito, Harry si stropicciò gli occhi: la stanchezza della giornata si faceva alquanto sentire.
“Incendio” borbottò puntando la bacchetta contro il caminetto spento, davanti a lui; le fiamme presero improvvisamente a danzare, bruciando i ceppi di legno.
Harry fissò a lungo la fiamma ardente: gli occhi gli iniziavano a bruciare, le palpebre davano i primi segni di cedimento...
Sognò di trovarsi steso, a terra, tra foglie umide e marce, la nebbia tutto attorno e un freddo pungente che gli penetrava le ossa.
Guardando sopra di lui, vedeva il fitto fogliame di un bosco, e alcuni alberi invece completamente spogli: un silenzio inquietante gli premeva contro le orecchie.
Cercando di mettersi in piedi, Harry si rese conto di non avere il controllo del suo corpo: avrebbe voluto muovere una mano, ma quella rimaneva inerma lungo il suo fianco. Steso a terra, Harry era terrorizzato, si sentiva impotente, alla mercé di chiunque avesse voluto fargli del male... se Voldemort fosse stato lì in quel momento...
Ma un rumore di passi strascicati attirò la sua attenzione: roteando gli occhi, si ritrovò a fissare la figura di Amy.
“Amy!” esclamò, con l'affanno “Devi aiutarmi, non riesco ad alzarmi!”.
Ma lei non faceva altro che guardarlo, terrorizzata: “Mi dispiace Harry” sussurrava con sguardo quasi addolorato “Ma io non posso toccarti. Il mio compito è finito”.
E un uomo incappucciato occupava in quel momento la visuale di Harry; abbassato il cappuccio, lo riconobbe subito.
“Piton” ringhiò con rabbia Harry “Lurido...”.
Non fece in tempo a completare la frase, a gridare a Piton tutto il suo astio, perché di quel che era Severus Piton non era rimasto più nulla. Davanti agli occhi di Harry, ora, si stagliava Lord Voldemort.
Harry urlò con quanto fiato aveva in corpo, prima di risvegliarsi e trovarsi madido di sudore; si rese conto di trovarsi nel salotto in Grimmauld Place e tirò un sospiro di sollievo.
Muovendo le braccia forsennatamente, per rendersi conto di poter ancora controllare il suo corpo, ripensò allo sguardo di Amy nel sogno e al volto serpentino di Voldemort che lo fissava compiaciuto.
Represse un brivido, si alzò dal divanetto e camminò a passo svelto, diretto alla camera da letto; sotto le coperte, ancora da solo, Harry non faceva altro che girarsi e rigirarsi, ripensando a quello strano e inquietante incubo.
Ma chiusi gli occhi, un altro volto si materializzò e con suo grande sollievo Harry si vide ricambiare un sorriso da Albus Silente.
“Professore!” esclamò “Siete davvero voi?”.
“Mio caro ragazzo, ma certo che sono io! Sono forse così tanto diverso da come ero in vita?”.
No: Harry scosse la testa mentre lo osservava da capo a piedi: “No, Signore. Sempre uguale”.
“Sono contento di poterti parlare” riprese l'anziano preside.
“Ma, professore” lo interruppe Harry “Questo è un sogno? Giusto?”.
“Un sogno, dici?” Silente si guardò attorno e Harry lo imitò, scrutando a fondo la nebbia grigia che li attorniava “Io direi che è decisamente qualcosa di più di un semplice sogno questo, ma se ti va possiamo anche chiamarlo sogno, per me non cambia nulla!” sorrise gioviale Silente; “Ma non è questo il momento di scherzare: ascoltami bene, Harry” disse poi, facendosi più serio “Sta bene attento a Little Hangelton. Sono certo che riuscirai a trovare l’Horcrux, ma come sai, per distruggerlo, ti servirà un’arma!”.
“Un'arma?” sussurrò Harry “Ma io non ho alcuna arma”.
“Rifletti, Harry” Silente gli si fece più vicino, fissandolo intensamente “Un'arma che in passato ti è comparsa davanti anche se non l'avevi con te”.
“La spada di Grifondoro!” esclamò Harry, colto da un’improvvisa rivelazione.
“Esatto!” Silente gli sorrise “La spada, impregnata di veleno di basilisco, può distruggere l'Horcrux!
Quindi, a meno che tu non riesca a trovare una zanna di Basilisco in giro per il mondo, ti converrebbe recuperare la spada”.
“Ma come fare? Si trova nella teca nell’ufficio del preside, e ormai quello è il regno di Piton!” Harry sentì il panico invaderlo.
“Harry, Harry! Non agitarti, ragazzo mio!” Silente gli posò una mano sulla spalla “A questo ci ho pensato io; tu ora pensa a riposare, domani ti aspetta una giornata decisamente impegnativa!”.
“Lei dice di dormirci su, Signore?”.
Silente rise, allontanandosi dal campo visivo di Harry: “Nel dubbio, conviene sempre farsi una dormita! Arrivederci, ragazzo mio! A presto!”.
Harry aprì gli occhi, che spalancati nel buio della notte cercarono Ron e Hermione: li trovarono lì affianco, nel letto, che riposavano tranquilli.
“Domani sarà una giornata impegnativa” sussurrò Harry riecheggiando le parole del Preside “Quindi, dormiamoci su!”.


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Capitolo 9
*** Little Hangleton ***


La mattina dopo i tre amici si svegliarono di buon’ora; il primo pensiero di Harry fu quello di raccontare a Ron ed Hermione del sogno di quella notte, di cosa gli aveva detto Silente.
“Interessante” rispose Hermione, addentando un muffin “E tu credi che non sia stato un semplice sogno?”.
“Era decisamente qualcosa di più!” rispose accalorato Harry “Quasi una visione”.
“Miseriaccia Harry!” Ron aveva gli occhi sgranati “Se quello che dici è vero allora Silente ci manderà la spada di Grifondoro!”.
“Così dovrebbe essere” Harry sembrò pensarci su “Ma non ho la minima idea di come una cosa del genere possa accadere. Insomma, voi riuscireste a credere al fantasma di Silente che mi porta la Spada qui nel bosco?”.
Hermione scosse il capo dubbiosa: “Aspettiamo e vedremo; intanto parliamo della giornata di oggi. Ho in mente una piccola variazione del piano”.
“Cioè?”.
La ragazza esibì un ghigno furbo sul volto: “Ricordate quando catturai Rita Skeeter, l'anno scorso? Quando scoprii che era un Animagus non iscritta alla lista?”.
I due amici annuirono in silenzio.
“Ecco” riprese la ragazza, sospirando “Non l'ho mai detto a nessuno ma... anche io sono un Animagus. E non iscritta all'albo, per giunta”.
Ron spalancò la bocca, fortunatamente vuota; Harry invece si limitò a ridere: “Questo è ridicolo, Hermione! Tu, così ligia al dovere... saresti una fuorilegge?”.
“Fuorilegge è un termine grosso, Harry.” Hermione ridacchiò e arrossì vistosamente, stringendosi nelle sue spalle “Diciamo pure che continuo sempre a dimenticarmi di iscrivermi e di comunicare in quale animale posso tramutarmi”.
“Sei geniale” Ron le sorrise “Sei davvero geniale, Hermione”.
“Quindi, tornando a noi e al nostro piano per andare al cimitero” riprese lei con aria più sbrigativa “Ci organizzeremo così; io mi trasfigurerò in una cornacchia, voi due invece andrete sotto al mantello dell’invisibilità. Ci materializzeremo direttamente all’entrata del cimitero”.
“Bene”
“Perfetto”.
“Tra mezz'ora ci si ritrova pronti qui in cucina. Intesi?”.
I due amici annuirono; Harry si precipitò in bagno per lavarsi in fretta e infilare i suoi vestiti; la mente viaggiava veloce, passando dal sogno di Silente a quello che avrebbero potuto trovare al cimitero di Little Hangleton. Era davvero lì che avrebbero trovato un Horcrux? E se sì, come avrebbero potuto trovarlo? Harry aveva paura ed era confuso; temeva di perdere solo tempo, ma qualcosa gli diceva, dentro di sé, che quella era la pista giusta, che qualcosa si sarebbe scoperta...
Trenta minuti dopo i tre amici si ritrovarono nell'ampia cucina in pietra, e Kreacher li salutò; “Fate buon viaggio e siate prudenti! Quando sarete di ritorno?”
“Io penso e spero nel pomeriggio” gli rispose Harry.
“Kreacher, ti scongiuro, cucinaci il pasticcio di rognone!” esclamò Ron, in tono supplichevole.
“Ron!” intervenne Hermionio “Ma ti sembra il momento?”.
Harry si avvicinò all'elfo, inginocchiandosi: “Kreacher, mi raccomando: nessuno deve sapere nulla di noi. Intesi?”.
“Sì padrone!” esclamò l’elfo, sbatacchiando le orecchie mentre muoveva la testa su e giù.
“Bene. Siamo pronti Hermione? Possiamo andare?”.
La ragazza annuì allungando una mano, e così fecero anche Harry e Ron.
I tre amici presero a vorticare su sé stessi sempre più velocemente; Harry chiuse gli occhi e si ritrovò a combattere con la solita sensazione di soffocamento, violenta e intensa. Pochi istanti dopo tornò a respirare regolarmente e, riaprendo gli occhi, si scoprì a terra, davanti ad un cancello in ferro battuto con la scritta “RESURRECTURIS”.
“Ci siamo” sussurrò Hermione “Mi trasformo” continuò poi, balzando in piedi. Al suo posto, un istante dopo, Harry stava fissando una cornacchia nera come la pece.
“Hermione?” balbettò Ron avvicinandosi “Sei davvero tu?”.
“Cra!”.
“Miseriaccia, è davvero perfetta!” Ron rideva “Ecco perché aveva il massimo dei voti in trasfigurazione!”.
“Ok Ron” convenne Harry alzandosi in piedi “Ma ora mettiamo subito il Mantello dell’invisibilità e andiamo!”.
In pochi secondi i due amici si gettarono addosso il Mantello, diventando così invisibili, mentre Hermione svolazzava sopra di loro.
“Hermione” la chiamò Harry sussurrando “Tu inizia a cercare la tomba dei Riddle. E se la trovi, gracchia, così ti raggiungeremo!”.
Quella fece un cenno con la testolina poi iniziò a volare allontanandosi da loro.
Harry e Ron studiarono accuratamente ogni tomba, dalla più piccola lapide sino ai mausolei di intere casate. Ma nulla, non riuscivano a trovare nulla.
"Un angelo con la falce, ricordo bene la tomba dei Riddle!”mormorò Harry “Dobbiamo cercare quell'angelo incappucciato, è a grandezza naturale".
Era passata più di un’ora e della tomba dei Riddle nessuna traccia; il cielo intanto si era coperto ed enormi goccioloni iniziavano a scendere su di loro.
Qualche tuono preavvisava l’inizio di un temporale di lì a poco.
“Dobbiamo muoverci Harry o saremo fradici tra non molto!” mormorò Ron, preoccupato.
“Cra cra cra!” udirono poco lontano da loro.
“Dev'essere Hermione!” esclamarono contemporaneamente, alzando il passo e dirigendosi verso la direzione di provenienza del suono.
Circa un minuto dopo, si ritrovarono davanti ad un grande angelo scolpito, in pietra scura, che recava una falce in mano; inscritto alla base vi era un nome: Tom Riddle.
 “Trovata!” esclamò Harry, con l’eccitazione al massimo.
Lui e Ron si tolsero il mantello, ed Hermione tornò intanto alla sua forma umana.
“Il padre di Voldemort” commentò Ron sottovoce, avvicinandosi “E ora cosa facciamo? Scaviamo?”.
“Oh, Ron!” Hermione scosse il capo con fare comprensivo “Sei così ingenuo... siamo maghi e dovremmo scavare? Removo cum vi!” recitò Hermione, facendo un ampio movimento con la bacchetta, rivolto verso la tomba di Tom Riddle; pochi istanti dopo, ai piedi della statua la terra si spezzò in due e ne emerse una bara.
“Meglio non respirare quest’aria” suggerì Hermione, creando delle bolle d’aria attorno alla testa di ciascuno mentre, con un lieve movimento della bacchetta, la parte superiore della bara scivolava via dolcemente; ora era finalmente aperta.
Harry vi si avvicinò per guardare all'interno: vide solo un cadavere, alcune parti decomposte e altre ancora in buone condizioni. I suoi capelli erano scomparsi, così come lembi di pelle e alcune unghie.
Hermione trattenne un conato di vomito, Ron invece assunse un colorito verdastro.
Harry si concentrò sullo sterno, ancora in buone condizioni: la pelle era ormai completamente decomposta ma la gabbia toracica era ancora intatta.
“Va tutto bene Hermione?” chiese Ron, dandole dei colpetti sulla spalla.
“Sì” sussurrò lei distogliendo lo sguardo dal cadavere “Solo che è una visione abbastanza macabra, e poi io non penso che...”.
“Hermione?”.
Ma la ragazza tacque improvvisamente, sbarrando gli occhi; con fare incerto, indicò il cadavere.
“Cosa c’è? Che ti prende?” intervenne Harry, seguendo la direzione del suo dito.
Fu solo allora che capì: il cuore.
Dentro alla cassa toracica di quel cadavere putrefatto, in quel mucchio di ossa, c’era il suo cuore, intatto e, soprattutto, pulsante.
“Si muove!” urlò Ron, sorpreso e impaurito.
Harry si inginocchiò davanti alla bara e delicatamente si azzardò a sfiorare il cadavere ma, come già aveva pensato, quello non si mosse.
Con un ulteriore atto di coraggio, Harry prese il cuore e lo tirò fuori dalla gabbia toracica; pulsava davvero e si contraeva ritmicamente nella sua mano destra.
Ma il suo colore era strano; rosso viso con delle venature bianche e nere.
Harry non fece in tempo a fare questa constatazioni, quando sentì un dolore intenso alla sua mano destra, quasi si stesse bruciando; “Accidenti!” urlò, e il cuore cadde a terra. Harry fissò il palmo della sua mano e vide che era vistosamente arrossato, come se si fosse appena scottato
“Io ho l’impressione che questo sia un Horcrux” constatò Ron, guardando quasi atterrita il cuore “Ha appena cercato di aggredirti, Harry!”.
“Fammi vedere la mano, Harry!” esclamò Hermione; quando Harry gliela porse, lei puntò la bacchetta sul palmo e recitò una breve formula: il dolore improvvisamente si attenuò.
“E’ un incantesimo lenitivo, ti farà passare un po’ il dolore” commentò lei incerta.
“Grazie Hermione!” rispose Harry, riconoscente.
I tre amici tornarono a porre la loro attenzione sul cuore, che ora era a terra e pulsava.
“Come faremo a portarlo via?” disse Ron.
“Vediamo se funziona così” Hermione si rimboccò le maniche e esclamò “Theca cristallina efficio!”; dalla punta della sua bacchetta uscì un flusso di luce argentata che si trasformò in una custodia di cristallo, grande abbastanza da contenere il supposto Horcrux.
Con un abile movimento della bacchetta, la ragazza inserì il cuore nella piccola teca e la richiuse, infilandosela in tasca.
“Io direi di andare via, non voglio restare un secondo di più in questo posto!” esclamò Ron, guardandosi attorno con sguardo preoccupato.
“Sono d’accordo” gli fece eco Harry “Avanti, rimettiamo la bara a posto e andiamo via!”.
Hermione fece levitare la parte superiore sino a ricoprire la bara; ma, prima che questa si potesse sigillare nuovamente, Harry notò un movimento strano, rapido e quasi impercettibile; qualcosa era scivolato via dalla bara.
“Harry!” urlò Ron con voce terrorizzata; lui avvertì un forte presa sulla sua gola. Qualcuno stava cercando di strangolarlo.
“Stupeficium!” sentì gridare Hermione, nella speranza che l’incantesimo potesse ostacolare il nemico; vi fu un momento di esitazione in cui Harry riuscì a divincolarsi da quella presa mortale e si voltò a fronteggiare il suo aggressore. Si ritrovò a fronteggiare il cadavere di Rom Riddle Senior che, intano, aveva nuovamente ripreso ad allungare le mani verso di lui, puntando alla gola.
“Deleo!!” urlava intanto Hermione, con voce tremante, quasi spezzata; le braccia del cadavere si decomposero all'istante.
“Funziona! Hermione funziona!” le urlò Harry, mentre intanto Ron scagliava incantesimi alla rinfusa puntando a Riddle ma mancandolo sempre di poco.
“Ossa avello!” urlò ancora Hermione e questa volta il suo tono era più convinto; una ad una, le ossa delle gambe di Riddle cominciarono a staccarsi e cadere a terra.
Ma nonostante questo, il cadavere continuò a strisciare a terra; Harry puntò la bacchetta contro di lui gridando il primo incantesimo che gli fosse sovvenuto in mente: “Evanesco!” esclamò, ma quello rimase lì dov'era, avvicinandosi sempre più ad Harry.
“Ora basta!!”.
Harry ed Hermione si voltarono spaventati a guardare Ron; aveva un enorme e informe pietra con sé, dalla forma molto allungata e si dirigeva correndo verso lo strisciante Riddle.
Con violenza, gli si gettò addosso, fracassandogli le ossa del cranio e del torace con forza inaudita; Hermione urlava e Harry cercò di ricordare un incantesimo che potesse aiutare l'amico a finire definitivamente quella storia macabra.
E poi una scena tornò nitida nella mente di Harry; mesi prima, in riva ad un lago che pullulava di Inferius... perché quel cadavere altro non poteva essere che un Infero...
“INCENDIO!!” urlò allora Harry, puntando la bacchetta verso l'alto per dare tempo a Ron di spostarsi per poi dirigerla su Riddle.
Il cadavere, o ciò che ne rimaneva, bruciò violentemente in quelle fiamme per alcuni istanti di tempo. Poi non ne rimase più nulla se non polvere che volò via.
 Harry ansimava, Ron tremava violentemente e Hermione era a terra, sotto shock, che fissava ancora il punto in cui c'era stato l'Inferio fino a poco prima.
“Siamo stati in gamba” commentò Ron con voce atona, qualche minuto dopo.
Harry annuì, camminando per raggiungere Hermione, ancora a terra e che fissava un punto imprecisato dietro Harry.
“Coraggio, Hermione, andiamo a casa” Harry allungò una mano verso di lei, ma quella scosse la testa: “Ci sta guardando da prima; ci ho fatto caso solo adesso” sussurrò, inclinando il capo.
Harry e Ron si guardarono spaventati: “Di che diamine stai parlando, Hermione?”.
“Del gatto” commentò lei, indicando qualcosa dietro i due ragazzi.
Harry si voltò; poco distante da lui, dietro ad un cespuglio basso davanti alla tomba dei Riddle, c'era effettivamente un gatto dal pelo nero che li fissava, immobile.
Harry e il felino si scrutarono, diffidenti, per circa un minuto; e se fosse stato qualcuno trasfigurato? Magari un Mangiamorte? Probabilmente li avrebbe già attaccati, però...
“Andiamo via” suggerì Ron “Coraggio, Harry”.
Con difficoltà Harry interruppe il contatto visivo con il gatto che miagolò quasi offeso; dopo aver fatto una mezza piroetta, si ritrovarono nuovamente sul gradino davanti alla porta d'ingresso di Grimmauld Place.
“Casa, finalmente!” mormorò come intontita Hermione, cacciando fuori dalla sua tasca l’Horcrux, ben chiuso nella teca.
“Hermione, forse sarà meglio poggiarlo da qualche parte; non so se ti faccia bene tenerlo addosso a lungo” suggerì Harry, riferendosi all’Horcrux.
Lei annuì; “Sai, Harry, da quando ce l’ho in tasca ho iniziato a sentirmi male. Sempre peggio. Come se ci fosse una strana malinconia che mi sta attanagliando l’anima”.
Dopo averlo posato su un tavolo lì affianco, tirò un sospiro di sollievo. “Va molto meglio!” commentò, sorridendo appena.
“Ora non ci resta che distruggerlo!” intervenne Ron “Come potremmo farlo?”.
“Stando al sogno di Harry, serve la spada di Grifondoro o la zanna di un Basilisco” Hermione sembrava essere tornata quella di sempre.
“Entrambi reperibili ad Hogwarts” intervenne Harry “Alla quale però non ci possiamo minimamente avvicinare!”
“Harry” lo interruppe Hermione “E se chiedessimo aiuto a Dobby?”.
Harry scosse la testa; “Io non so se questo sia possibile”.
“Proviamoci!” incalzò Ron “Sai bene che Dobby ci ha sempre detto che qualora avessimo avuto bisogno di aiuto lui sarebbe stato lì pronto per noi!”.
Harry fissò i suoi amici per qualche istante; d'altronde, c'era poi un'altra soluzione?
“E va bene. Chiamiamo Dobby, allora” concluse, risoluto; “Kreacher, mi serve un favore!!” chiamò l'elfo che arrivò di gran carriera in cucina.
“Ditemi padrone!” fece quello, sorpreso.
“Potresti andare a prendere Dobby, l’elfo domestico che ora si trova ad Hogwarts, e portarlo qui da me?” chiese Harry, speranzoso.
Kreacher tacque per qualche istante e Harry temette che i suoi dubbi non fossero infondati; forse c'era davvero qualche problema a far uscire Dobby da Hogwarts?
“Certamente, padrone” rispose invece Kreacher dopo poco “Volete che lo faccia ora?”.
Harry era fuori di sé: “Si! Ora, il prima possibile!!” esclamò “Sempre se non ti dispiace” aggiunse poi, ritornando più calmo.
“Non c'è problema, padron Harry! Sarò di ritorno con l’elfo il prima possibile!”; Kreacher rivolse un piccolo inchino ai tre amici e, con un sonoro crac, si smaterializzò, davanti ai loro occhi.
“E ora, non ci resta che aspettare.” disse infine Hermione, gettandosi su un divano.
Harry sentiva dentro di sé l'euforia invaderlo: avevano un Horcrux! E, finalmente, qualcosa iniziava davvero a muoversi a loro vantaggio  nella scacchiera di quella silenziosa caccia agli Horcux.

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Capitolo 10
*** Notizie da Hogwarts ***


“Nevica!” esclamò Ron, avvicinandosi alla finestra per guardare meglio fuori.
Harry ed Hermione, entusiasti, si alzarono in fretta dal divano per godersi lo spettacolo.
“Che bello…” sospirò lei, mentre Ron le si avvicinava, cingendole i fianchi con un braccio.
“Quanto vorrei andare lì fuori..” commentò Harry.
“Già…ma penso sia più prudente restare qui dentro…” rispose Ron.
“Decisamente si.” fece Harry.
Tornarono a sedersi, mentre Hermione andò in cucina per preparare una cioccolata calda per tutti.
Erano passate quasi tre settimane dal loro ritrovamento dell’Horcrux, e da quando Kreacher era partito per andare a prendere Dobby.
“Harry…e se non dovesse tornare? Se non è andato a prendere Dobby?” chiese Ron, preoccupato.
“Non può farlo Ron…..è un elfo domestico: deve obbedire ai miei ordini…è la sua natura!” rispose Harry tranquillizzandolo.
“Giusto..” fece Ron, alzandosi e raggiungendo Hermione in cucina.
Harry, rimasto solo sul divano, prese dalla tasca posteriore del suo jeans la mappa del malandrino e l’aprì: cercò a lungo, poi finalmente trovò il puntino che indicava la persona che stava cercando: Amy Crible.
Era nel corridoio del settimo piano, in compagnia di Neville Paciock e Luna Lovegood; “Forse avranno appena finito una lezione dell’E.S” pensò, con una fitta al cuore.
Richiuse la mappa e se la rimise in tasca. Chiuse gli occhi e pensò a lei: gli mancava davvero tanto, e ogni volta che fissava quel puntino sulla mappa non poteva far altro se non ripensare all'ultima sera passata con lei. Una lacrima gli scese sulla guancia destra: se la asciugò, si alzò e si diresse in cucina.
Ron ed Hermione erano in silenzio, l’uno affianco all’altra davanti alla finestra e fissavano la neve mentre si posava delicatamente per terra, vorticando sino all’ultimo istante.
“Oh Harry sei qui…” disse Hermione, quando lo vide entrare “La cioccolata è quasi pronta… ti senti bene?”.
Lui annuì lentamente: stava bene, sì, ma dentro di se sentiva la mancanza della sua ragazza, e soprattutto il desiderio di una vita normale… voleva vivere un’esistenza tranquilla, invece dal primo giorno della sua vita c’era sempre stato qualcosa che non andava. Era stanco.
Hermione, con un semplice sguardo, intercettò i suoi pensieri, gli si avvicinò e lo abbracciò.
Ron si unì a loro; erano lì, tutti e tre, stretti.
Loro, i suoi due migliori amici, che non lo avevano mai abbandonato, erano ancora lì con lui.
“Grazie ragazzi…” disse Harry, stringendo forte a se i suoi amici.
Rimasero così, al centro della cucina per qualche secondo, poi Hermione tornò ai fornelli e dopo pochi minuti servì la cioccolata in tazza a Ron ed Harry.
Mentre stavano bevendo, sentirono un rumore provenire dall’ingresso, poi una vocetta stridula ed eccitata che sussurrava "Dobby non vedeva l'ora di rivedere Harry Potter!".
Lo riconobbero immediatamente.
“Dobby! Kreacher! Siete voi?!” esclamò Harry, precipitandosi nell’ingresso.
Ma non si ricordò del quadro della madre di Sirius, che, sentito il baccano, subito iniziò ad urlare: “SUDICI MEZZOSANGUE CHE INSOZZANO LA MIA DIMORA!!!!ANDATE VIA DA QUESA CASA, LERCIUME!!!!SIETE SOLO FECCIA!!!”.
Harry richiuse immediatamente le tendine del quadro, così da impedirgli di urlare ancora.
Poi guardò alla sua destra e si ritrovò davanti Kreacher e Dobby.
“Harry Potter! Che piacere rivederla!” esclamò Dobby, abbracciando una sua gamba.
“Si Dobby, però andiamo di là prima che la signora Black riprenda a gridare!” disse Harry, dirigendosi verso la cucina.
“Siete arrivati! Oh, grazie al cielo!” esclamò Hermione, abbracciando Dobby e Kreacher.
“Si signorina! Ma ad Hogwarts sono successe molte cose, quindi ho detto io a Kreacher di aspettare a tornare, così avrei potuto raccontarvi più cose!” spiegò Dobby.
“Sedetevi!” fece Ron. Dobby stava per scoppiare in lacrime e iniziò a balbettare: “Mai, un elfo domestico era stato invitato a sedersi ad un tavolo con altri maghi!”.
“Si, va bene, ma sai di essere un nostro amico Dobby, e sai che con noi funziona così! Ora mettiti a sedere e raccontaci tutto!!” disse Ron, porgendogli una sedia.
Harry offrì anche a Kreacher una sedia, e l’elfo si sedette, mettendosi affianco a Dobby.
Quest’ultimo prese la parola e iniziò a raccontare: “Il giorno dopo la vostra partenza, sono arrivati ad Hogwarts due maghi oscuri. Sono due insegnanti!I fratelli Carrow… acidi, scorbutici, usano le maledizioni senza perdono su molti studenti, tranne che sui Serpeverde! Anche se una Serpeverde è stata cruciata qualche giorno fa…”. Harry sentì il cuore scoppiargli in petto: “Chi?!” urlò, temendo di sapere già la risposta.
“Amy Crible, Harry Potter signore!” disse Dobby.
Harry si sentì male; la testa gli girava e sentiva la rabbia crescergli in corpo. “Perché l’hanno fatto?!” chiese, cercando di non spaventare Dobby.
“La ragazza ha difeso il falso Harry Potter, perché Amycus Carrow gli stava facendo del male.”
“Capisco…” Harry pensò alla scena, a lei che urlava per il dolore, che pur di reggere il gioco a loro tre aveva difeso un fantoccio che si spacciava per lui… la sua rabbia aumentò. I Carrow, tutti i Mangiamorte, Piton, e Voldemort… l’avrebbero pagata cara.
“Inoltre, la signorina Crible, dopo l’episodio del professor Carrow, ha deciso di tornare a studiare in Francia. Dopo le vacanze di Natale non tornerà più ad Hogwarts.” continuò Dobby.
“No! No!” gridò Harry, al colmo dell’esasperazione.
“Harry calmati!” gli disse Hermione.
“Come faccio a stare calmo, Hermione? Ora non la vedrò mai più!.” disse, mentre calde lacrime lambivano gli angoli dei suoi occhi. Le ricacciò indietro e sospirò.
“Harry sta tranquillo… sono certo che Amy troverà il modo di farsi sentire e vi rivedrete… fidati! E’ o non è la tua ragazza?!” esclamò Ron, dandogli dei colpi sulle spalle, per farlo riprendere.
Harry fece un respiro profondo, cercando di calmarsi: voleva a tutti i costi sapere cos’altro era successo ad Hogwarts durante quel periodo.
“Continua Dobby! Cos’altro è accaduto?” disse Ron, anticipandolo.
“La scorsa settimana è accaduta una cosa incredibile: tutta la scuola è in subbuglio, ogni singola stanza è stata perquisita da cima a fondo: è scomparsa la spada di Godric Grifondoro dalla teca di vetro nell’ufficio del preside!” esclamò Dobby.
Harry guardò Ron ed Hermione: erano tutti e tre a bocca aperta.
Possibile che il sogno di Harry in cui era comparso Silente fosse stato davvero una premonizione?
“Chi è l’artefice del furto?” chiese Hermione a Dobby.
“Non si sa, signorina...” rispose l’elfo “Il preside è furioso, ha perquisito personalmente i dormitori e alcune aule… sembra impazzito! Ma non si è trovato un minimo indizio…”. “Forse Piton sa degli Horcrux e sa che quella spada è in grado di distruggerli… ma non penso che Voldemort gli racconti un segreto così profondo… è impossibile…” pensava Harry.
“La notizia è su tutti i giornali… tutti in giro ne parlano! Una cosa del genere non era mai successa prima ad Hogwarts… ma adesso, lì ci vive il male!Il Quidditch è stato sospeso: così come il coro e molte altre attività. Ormai, nella scuola, regna il terrore!” concluse Dobby.
Harry sbuffò: la situazione era davvero degenerata. L’unica nota positiva era quella della Spada: ma chi l’aveva presa?!
“Harry Potter, signore, Dobby deve tornare presto a scuola o qualcuno potrebbe notare la sua assenza! C’è qualcos’altro che volete sapere?!” chiese Dobby.
“Per ora è tutto credo… oh, Dobby… dì soltanto ad Amy Crible che io… ecco, dalle questo da parte mia.” disse Harry, porgendo all’elfo un pacchettino.
“Sarà fatto, Harry Potter!” disse l’elfo, e con uno schiocco sonoro di dita si smaterializzò davanti ai loro occhi.
“Grazie per avercelo portato, Kreacher!” disse Harry, rivolgendosi all’altro elfo.
“Dovere, padrone…” rispose quello, scendendo dalla sedia e iniziando a infilare un grembiule per poter rassettare la cucina.
“Bene!” disse Ron, alzandosi dal divano e avviandosi verso il salone.
“Ricapitolando, qualcuno ha preso la spada di Grifondoro, ma non si sa chi, né se è dalla nostra parte o da quella di Voldemort... e non sappiamo dove trovarlo. Noi abbiamo un Horcrux e per distruggerlo abbiamo bisogno della Spada. Direi che è arrivato il momento di lasciare questa casa e iniziare a girare un po’… voi che ne dite?” disse Harry.
“Io dico che sono d’accordo con te!” rispose Hermione, con le mani sui fianchi.
“Voto a favore anche io amico!” intervenne Ron.
“Allora dobbiamo andarcene il prima possibile… diciamo massimo un paio di giorni e ce ne andremo. Intesi?”
I due amici annuirono.
Preannunciarono a Kreacher la loro partenza, raccomandandogli di non raccontare mai nulla a nessuno.
Harry, steso sul letto, quella notte, aveva in mano la teca con dentro il cuore pulsante del padre di Voldemort: avevano trovato un Horcrux.
“Una volta distrutto questo, ne rimarranno solo altri quattro… e poi dovrò uccidere lui.”
Gli riecheggiò in testa la profezia “Nessuno dei due può vivere se l’altro sopravvive”.
“Devo ucciderlo. E lo farò.” si disse risoluto Harry, prima di chiudere gli occhi ed abbandonarsi al mondo dei sogni.

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Capitolo 11
*** La foresta ***


Due giorni dopo l’incontro con Dobby, i tre amici erano in partenza.
“Kreacher, ascoltami bene…” aveva detto Harry all’elfo, prendendolo da parte “Vorrei prima di tutto ringraziarti per l’ospitalità e per il favore di Dobby…e vorrei anche ricordarti di non dire assolutamente a nessuno ciò che è successo qui in questo periodo….nessuno deve sapere che noi tre siamo stati qui, e che ora stiamo andando via…tu non ci hai mai visti, intesi?”
“Si padrone…” annuì l’efo.
“Bene…allora noi andiamo….a presto Kreacher!” gli disse Harry.
“A presto padrone…” rispose l’elfo.
“Be’ amico mi mancheranno i tuoi manicaretti….speriamo di rivederci presto eh!” fece Ron.
“Me lo auguro anche io, signorino Weasley!” rispose l’elfo, sorridendo.
“Ciao Kreacher…sii prudente, mi raccomando!” gli disse Hermione.
“Senz’altro signorina Granger….ma siate più prudenti voi! In fondo io devo rimanere qui, mentre voi sarete là fuori a combattere!” concluse l’elfo.
La ragazza recuperò la sua borsetta, dentro la quale c’era tutto l’occorrente per il loro viaggio, compresi i bauli e la tenda da campeggio, poi assieme ai due ragazzi uscì dalla casa, chiudendo la porta dietro di sé.
Si smaterializzarono sul primo gradino della porta d’entrata, affinchè nessuno li potesse vedere, nonostante indossassero già il mantello dell’invisibilità: Harry guardò per l’ultima volta il numero dodici di Grimmauld Place, poi fu preso dal vortice della smaterializzazione e in pochi secondi si ritrovò per terra, su un manto di foglie secche e neve.
“Dove siamo?” chiese, rialzandosi e togliendosi qualche foglia dal maglione.
“Siamo vicini ad Hogwarts…nella foresta che circonda Hogsmeade…” rispose Hermione.
“Miseriaccia, qui si gela! Hermione montiamo la tenda e facciamoci un bel the caldo!!” esclamò Ron, rabbrividendo.
La ragazza, prontamente, puntò la bacchetta nella sua borsa, recitando “Accio tenda!”.
Subito ne venne fuori un pacchettino beige, che lei, con un altro colpo di bacchetta, fece aprire.
In pochi secondi la tenda era stata costruita alla perfezione.
“Entrate pure! Io lancio alcuni incantesimi protettivi qui attorno a noi, così da non poter essere né visti, né sentiti e percepiti in alcun modo…vi raggiungo fra poco!” disse lei.
Appena entrati, la prima cosa che percepirono fu il calore.
“Ha il sistema di riscaldamento autonomizzato….appena la temperatura cala al di sotto dei 25°, inizia a riscaldare fino a che non raggiunge i 26°….geniale, vero?” disse Hermione, sorridendo agli amici.
“Decisamente…..è l’ideale, ora come ora!” esclamò Ron, gettandosi a peso morto su un divano lì affianco a lui.
Harry ed Hermione studiarono in lungo e in largo la tenda, e notarono che ogni singola stanza era arredata veramente con buon gusto.
“Quanto è costata?” chiese Harry, curioso.
“900 galeoni!Si lo so è una sommaccia, ma in fondo ci serviva davvero il meglio Harry..” spiegò lei.
Harry annuì; Hermione aveva decisamente ragione.
“Mi dici una cosa?” chiese lei.
“Cosa?” fece Harry.
“Cosa c’era in quel pacchetto che hai detto a Dobby di consegnare ad Amy?” disse Hermione, con sguardo indagatore e curioso.
Harry avvampò: “Niente di particolare….una lettera che le avevo scritto….e poi un anello.”
“Un anello?!” fece incredula lei “Ma allora intendi…”.
“No, è giusto un mio pensiero per lei…così potrà avere un mio ricordo, quando tornerà in Francia…” disse, tristemente, sospirando.
“Andiamo Harry….non essere triste!La rivedrai, ne sono certa…e lei non ti dimenticherà! Voi due state insieme e lei ti sarà fedele, te lo ha detto…sta’ tranquillo, dai!” gli disse Hermione, abbracciandolo.
“E’ difficile sai? Tutto il mondo si aspetta che io uccida Voldemort e salvi tutti….ma sono solo un ragazzo di 17 anni, niente di più! E mi chiamano il Prescelto…non posso avere una vita normale, una famiglia, una ragazza al mio fianco….nulla…” disse Harry, avvicinandosi ad una finestra e guardando il cielo grigio lì fuori.
“Harry….io capisco la tua frustrazione…ma prima riusciremo a trovare tutti gli Horcrux e a distruggerli, prima riusciremo a rivedere i nostri cari…immagina che i miei genitori sono dai Weasley…hanno dovuto sostituirli con dei sosia nel mondo babbano, proprio come hanno fatto con noi tre, perché per loro era troppo pericoloso vivere la loro vita da Babbani...i mangiamorte potevano facilmente raggiungerli e far loro del male. E ora vivono ventiquattro ore su ventiquattro a casa di Ron…per loro è stato difficile, così come lo è per noi….non siamo gli unici a soffrire e a stare male, Harry.Ma è l’intera comunità magica che è in questa situazione! Persino la tua Amy, sai bene come sta male al pensiero di Piton preside, della morte di Silente a cui lei teneva così tanto, e del dominio di Voldemort…dobbiamo farcela Harry! Dobbiamo conquistarci una vita serena…” gli disse con serietà Hermione, guardandolo dritto negli occhi.
Harry la guardò, poi le disse: “Grazie Hermione….” e la strinse a sé.
“Ehi, gli amici servono a questo, no?” disse lei, sorridendogli.
Tornarono nell’ingresso e videro Ron che dormiva beato.
Entrambi risero, perché il loro amico stava russando  e dormiva con la bocca aperta: uno spettacolo alquanto esilarante.
Le risate riscossero Ron, che esclamò, ancora intontito dal sonno: “Si professore! Albert l’arcigno vinse la battaglia nel 1456!”; questo non fece altro che scatenare l’ilarità di Harry ed Hermione, mentre lui continuava a non capire e a ripetere “Ehi..che c’è da ridere?Che ho detto?”.
Fuori iniziò a nevicare fittamente ed Hermione decise di preparare un the.
“Perché hai scelto di venire qui, Hermione?” chiese Harry.
“Oh, be’…ho pensato che se la spada è stata trafugata da Hogwarts, allora conveniva avvicinarci per vedere se in giro si notava qualcosa di insolito…tutto qua! Secondo me l’ideale sarebbe andare ad Hogsmeade a giorni alterni, e controllare la situazione…magari potrei andarci io trasfigurandomi ogni volta in un animale diverso!Che ne dite?”fece lei.
“Dico che sei un dannato genio!” scherzò Ron, avvicinandosi e dandole un buffetto sulla guancia.
Lei arrossì mentre Ron continuava a fissarla dolcemente.
“Ehm ehm” tossì Harry, cercando di riportarli alla situazione attuale “Mi sembra una buona idea Hermione…potremmo sentire cosa si dice in giro dell’episodio e anche eventuali notizie di ritrovamento..o forse la potremmo ritrovare addirittura noi, se saremo così fortunati!”.
“Oh bene, sono felice che l’idea ti piaccia!” esclamò Hermione, imbarazzata, girandosi per controllare il bollitore dell’acqua e poter miscelare il the.
Harry camminò un po’ e si fermò sull’uscio dell’entrata della tenda, guardandosi attorno e studiando ogni dettaglio della foresta.
Poi il suo sguardo ricadde su una macchia nera, proprio poco davanti a lui: un gatto.
Un gatto nero.
“Hermione, sei sicura che i tuoi incantesimi funzionino?” si accertò Harry.
“Certo!Perchè!?” chiese lei, raggiungendolo assieme a Ron.
Harry fece loro un cenno, indicando il gatto.
Il felino li fissava, con i suoi occhi scuri, color marroncino..
“Oh Harry, avanti! E’ solo un gattino!” disse la ragazza.
“Ma non ti sembra strano vedere un gattino nel cuore della foresta?” disse Ron, sospettoso.
I tre amici si guardarono; il gatto, intanto, continuava a fissarli, come se riuscisse realmente a vederli, ed era immobile, seduto.
Ron ed Hermione dopo poco rientrarono, dato che il gatto continuava a non far nulla, mentre Harry rimase a fissare il felino davanti a lui.
Gli unici movimenti di quel gatto furono lo sbattere delle sue palpebre; più Harry lo guardava, più gli sembrava familiare.
Poi un pensiero gli venne in mente: nello sguardo del gatto aveva riconosciuto lo sguardo di un altro gatto che avevano incontrato in un’altra occasione…
“E’ il gatto del cimitero!” esclamò, richiamando l’attenzione di Ron ed Hermione che lo raggiunsero di nuovo.
“Ne sei sicuro Harry?” chiese Hermione, mordendosi un labbro.
“Si, ne sono certo!” rispose Harry.
Ma mentre stavano parlando, il gatto si alzò e se andò via, dirigendosi verso un grande albero.
“Prendo il mantello dell’invisibilità!” disse Harry, alzandosi da terra. “Voglio seguirlo.”.
“Harry no!E se fosse una trappola?! Cerca di ragionare!” lo supplicò Hermione, mentre lui, imperterrito, rientrava nella tenda e indossava il mantello di suo padre.
“Hermione, stai tranquilla: andrò apposta con il mantello, così nessuno mi vedrà!” rispose Harry.
Immediatamente, si avviò alla ricerca del gatto nero, che era ancora fermo davanti al gigantesco faggio.
Il gatto miagolò non appena lui gli fu vicino; Harry ne fu sorpreso.
“Chi sei?” sussurrò al felino, che aveva ricominciato a fissarlo, nonostante fosse ben coperto dal mantello dell’invisibilità.
Il gatto si girò ed iniziò a camminare, allontanandosi sempre di più dall’accampamento.
Lui continuò a seguirlo, e camminarono per circa dieci minuti.
Finalmente il gatto si fermò, e questa volta vicino ad un laghetto ghiacciato.
Miagolò sonoramente; a quel punto Harry si tolse il mantello e, di nuovo, ripetè la sua domanda:
“Chi sei, davvero?”.
Il gatto si limitò a guardarlo, poi con un lento movimento fluente pian piano iniziò a trasformarsi in una persona, fino a che Harry non si ritrovò davanti una persona della sua stessa altezza, coperta da un lungo mantello nero, incappucciata.
A prima vista, Harry pensò fosse un mangiamorte, poi si rese conto del fatto che il mantello ed il cappuccio non erano quelli dei seguaci di Voldemort.
Lo sconosciuto si tolse il cappuccio.
“Ci hai messo un po’ a capire che dovevi seguirmi, eh?” esclamò sorridendo.

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Capitolo 12
*** La fine di un cuore di padre. ***


Harry per pocò non urlò per la sorpresa: o meglio, lo fece, ma subito il nuovo arrivato gli posò una mano sulla bocca, per non farlo urlare.
“Harry non fare il cretino!Ora tolgo la mano, ok?Ma tu non urlare!” disse.
Harry annuì, mentre finalmente poteva tornare a parlare.
Poi esclamò: “Cosa ci fai tu qui?!”
Amy gli sorrise, e lo abbracciò. “Ora ti racconterò tutto Harry….ma dove sono Ron ed Hermione?”.
“Nella tenda..vieni, andiamo!” rispose lui, prendendola per mano.
Continuava a guardarla, incredulo, e lei continuava a sorridergli.
Pochi minuti dopo, arrivarono davanti alla tenda, che per lei continuava ad essere invisibile, ma una volta che Harry le fece superare la barriera magica di protezione, la ragazza potè finalmente vedere tutto.
“Harry, va tutto be..?Oh santo cielo!!!” gridò Hermione, facendo cadere la tazza di the bollente che aveva in mano, e che si frantumò a terra.
“Miseriaccia!Amy!” esclamò Ron incredulo. “Sei davvero tu?!”.
Amy annuì, ma improvvisamente Hermione le puntò una bacchetta contro.
“Hermione cosa stai..?!”
“Chi è stato il tuo primo ragazzo a Beauxbatons!?” chiese Hermione, tenendo ferma la bacchetta puntata contro la tempia di Amy.
Lei la guardò, poi le disse: “Io non ho avuto ragazzi a Beauxbatons!”.
Hermione abbassò immediatamente la bacchetta, poi spiegò: “Dovevo accertarmi che fossi davvero tu Ame…vieni qua, fatti abbracciare!” e le due ragazze si abbracciarono, felici di rivedersi.
“Come diamine hai fatto a trovarci, eh?” chiese Ron, ancora sbigottito.
“Adesso vi spiegherò tutto..Herm, se non ti dispiace, verseresti del the anche per me? Sono leggermente congelata!” disse Amy.
“Oh ma certo tesoro…dammi un attimo!” rispose Hermione, facendo comparire una tazza e versandoci dentro il the bollente.
Gliela porse e la ragazza la ringraziò, poi si sedettero ai divanetti del salottino.
“Allora…spara!” incalzò Ron.
“Ronald finiscila! E’ appena arrivata, dalle il tempo di riprendersi!” lo bacchettò Hermione.
“No no tranquillo Ron….vi dirò tutto. E’ meglio però che inizi dal giorno della vostra partenza.”.
Sorseggiò il the, poi si schiarì la voce ed iniziò.
“Quella notte, appena mi ritirai nella Sala comune, trovai Malfoy ancora sveglio, che mi stava aspettando. Voleva fare discussione, ma io volevo solo andare a letto, e lui imperterrito continuava a frapporsi tra me e le scale per il dormitorio. Secondo me era ubriaco, comunque riuscii facilmente a disfarmi di lui e salii nel dormitorio. Il giorno dopo, nella Sala Grande, durante la colazione, arrivarono i fratelli Carrow: Alecto è un arpia, Amycus è uno squilibrato. Si vedeva lontano un miglio che erano due mangiamorte! Draco era entusiasta del loro arrivo, e così tutta la casata dei Serpeverde! Io invece li guardavo con occhio critico e preoccupato…e infatti si fecero subito riconoscere, perché appena sedettero al tavolo dei professori iniziarono a urlare, lanciare fatture contro i ragazzi più vicini a loro…era qualcosa di orribile! Vedevo la Mc Granitt, la Sprite, Vitious e tanti altri che soffrivano in silenzio, non potendo reagire…e dentro di me sentivo crescere una rabbia assurda, mai provata prima! I giorni seguenti andarono avanti tutti nella stessa maniera, con i Carrow che spadroneggiavano bene e meglio nel castello, e Malfoy e gli altri Serpeverde che li adulavano.
Una sera poi, ero di passaggio dalle parti dello studio di Piton…lui non c’era, era fuori da qualche giorno…sentii dei passi e mi nascosi dietro ad un pilastro e vidi Alecto Carrow pronunciare “Marchio Nero” e salire le scale per entrare nello studio del preside…subito intuii che quella era la parola d’ordine! Sentivo dentro di me che entrare lì dentro era fondamentale: quindi, appena Alecto ucì e andò via, io mi avvicinai al Grifone in pietra che è a guardia della scalinata, pronunciai la parola d’ordine e salii.
Appena entrata non riuscivo a vedere nulla, lo studio era immerso nel buio più totale.
Poi ho sentito una voce familiare, che diceva: “Vieni avanti Amy, qui nessuno ti farà del male….”.
La riconobbi immediatamente! Era quella di Silente! E infatti era proprio lì!”.
“Che cosa!? Silente è vivo!?” irruppe Ron.
“No Ron….a parlare era stato il suo quadro! A quanto pare in quello studio ci sono tutti i quadri dei presidi di Hogarts! Quindi mi disse che dovevo fare una cosa importante: rompere la teca sopra al suo quadro e prendere la Spada che vi era contenuta!”.
I tre amici si guardarono, attoniti e al colmo della sorpresa.
Harry esclamò: “La spada di Grifondoro!?”
“Si!” rispose Amy “Proprio quella! Lanciai un incantesimo e la presi, la miniaturizzai e me la misi in tasca. Poi scappai via dallo studio, ma non prima di parlare un po’ con Silente, che mi spiegò che quella spada doveva essere portata con urgenza a voi tre. Io gli risposi che voi non eravate più nel castello, ma chissà dove e Albus mi disse: “Amy, devi recarti nel cimitero di Little Hangleton, alla tomba di Tom Riddle, e aspettare…potranno passare pochi giorni, o forse molti mesi, ma ti assicuro che un giorno Harry si presenterà lì: da quel giorno dovrai essere la sua ombra e seguirlo ovunque vada! Accertati che prelevi una cosa da quella tomba, poi seguilo! Non perderlo mai di vista! E quando sarai certa del fatto che hanno davvero bisogno della spada, allora rivelati e dagliela!”.
Quindi, tornai nel mio dormitorio che era vuoto a quell’ora e creai immediatamente un mio sosia che mi avrebbe sostituito. Mentre stavo uscendo dal dormitorio però, mi imbattei nei fratelli Carrow che stavano torturando il sosia di Harry. Mi balenò in mente un’idea. Così presi le difese di Harry e loro mi cruciarono. Ma il dolore non era nulla per me, se pensavo a ciò che stavo per fare: li avrei messi tutti nel sacco. C’erano cascati, mi avevano lanciato una maledizione! Corsi dal professor Lumacorno, direttore dei Serpeverde, e gli spiegai l’accaduto, dicendogli che visto lo spiacevole episodio avevo deciso di ritornare a Beaubatons. Lui mi capì e disse che avrebbe parlato con Piton, appen questi fosse tornato a scuola, per informarlo della cosa. Dopo Natale quindi non mi avrebbero più visto in quella scuola. Quella notte, feci entrare in azione il mio sosia, cercando di spiegargli per sommi capi la situazione, poi scappai dalla scuola grazie ad un passaggio segreto e ad un incantesimo di disillusione che durò un’ora esatta.
Mi smaterializzai e dalla mattina dopo mi appostai a Little Hangleton, davanti alle tombe dei Riddle. E poi, dopo pochi giorni di attesa, arrivaste voi! Io ero fuori di me dalla gioia! Mi ero trasfigurata in un gatto nero, l’animale che mi esce meglio, e vi osservavo di nascosto.
Poi mi notaste, ma io non volevo rivelarmi subito, visto ciò che mi aveva detto Silente.
Vi seguii e ascoltai i vostri discorsi: ma sapevo che vi sareste smaterializzati e che vi avrei perso così decisi di adottare un metodo poco ortodosso e anche alquanto babbano.
Mai sentito parlare delle microspie?”
Harry ed Hermione annuirono, mentre Ron assunse una strana espressione interrogativa.
“Ehm…be Ron, sappi solo che sono dei localizzatori! Dovunque voi foste, io sarei riuscita a rintracciarvi! Ne avevo attaccato uno alla caviglia di Hermione mentre stavate combattendo lo scheletro che si era rianimato. Quindi riuscivo a monitorare i vostri spostamenti!
Purtroppo però la mia idea non aveva funzionato…almeno fino ad oggi! Perché da quel giorno a Little Hangleton il localizzatore non riusciva ad individuarvi! E così sono rimasta senza un briciolo di speranza: stamattina, invece, si è illuminato e per qualche minuto mi ha indicato che vi trovavate nella foresta di Hogsmeade! Subito dopo è impazzito di nuovo e non vi ha più localizzati…così mi sono precipitata qui e ho aspettato…avevo udito delle voci, e mi sono diretta proprio in quel punto dove poco prima si erano uditi quei brusii. Ma non c’era nulla. Sono rimasta ad aspettare fino a che Harry non è uscito allo scoperto. Volevo vedere se aveva capito chi io fossi e soprattutto che non fossi un nemico, così mi sono allontanata per vedere se mi seguiva. Quando poi mi sono resa conto del fatto che Harry aveva capito che fossi una persona amica, mi sono trasfigurata e tornata ad essere me. Ecco……….questo è tutto!” finì la ragazza.
“Wow…” fece Harry “è semplicemente incredibile….”
“Harry, ma allora quel sogno…Silente……allora era davvero una visione! Non un sogno!” esclamò Ron euforico.
“Quale sogno?” chiese Amy, sorseggiando ancora il the.
“Oh è una storia lunga Ame…Harry una notte aveva sognato che Silente gli diceva che gli avrebbe mandato la spada…e poi sei arrivata tu oggi e ci hai detto che è realmente andata così! E’ davvero qualcosa di assurdo!” commentò Hermione a bocca aperta.
“Dov’è la spada?” chiese Harry.
Lei aprì la borsetta che aveva in mano, ne prese la bacchetta e recitò: “Accio Spada di Grifondoro” e una spada delle dimensioni di uno stuzzicadenti ne uscì fuori, posandosi con leggerezza sulla mano sinistra della ragazza. Poi la posò a terra e puntando la bacchetta recitò: “Engorgio!” e la spada tornò alle dimensioni originali.
“Miseriaccia! E’ davvero lei!!!” disse Ron, al colmo della felicità.
Harry la prese in mano, osservandola nei minimi particolari. Era davvero la spada con cui aveva trafitto il basilisco, 4 anni prima. C’era ancora il sangue essiccato sulla sua punta.
“Allora direi che è arrivato il momento di distruggere quel maledetto Horcrux!” disse con serietà Hermione.
“Si….” rispose Harry “E vorrei che fossi tu, Ame, a distruggerlo.”
“Io?” fece incredula la ragazza, posando la tazza sul tavolino.
Tutti si alzarono in piedi, lei compresa, mentre Hermione posava la piccola teca di cristallo con dentro il cuore pulsante sul tavolo.
Harry porse la spada ad Amy e la ragazza la prese subito.
Hermione aprì la teca e rovesciò sul piano del tavolino il cuore, stando ben attenta a non sfiorarlo minimamente.
Amy fece un respiro profondo: poi alzò la spada per darsi più slancio, ma nel momento in cui l’abbassò e la sua lama toccò il cuore una fiamma rossa scaturì dal tocco, che la investì in pieno e la spinse via.
“Amy!!!!!!!!” esclamarono i tre amici, mentre la ragazza giaceva a terra.
“Va tutto bene, ragazzi….” rispose lei, ricomponendosi. Dal suo volto si capiva immediatamente che era stupefatta e shockata.
“Non ti avvicinare più a quell’aggeggio infernale Ame….” Le disse Harry, aiutandola a rialzarsi.
“E’ stata la spada, non l’Horcrux.” disse Hermione con voce ferma.
“Come?” chiese Ron.
“La scintilla l’ha provocata la spada, non l’Horcrux. E’ come se la spada non volesse essere toccata da lei!” disse, scandendo ogni parola.
Amy era a bocca aperta, e Ron ed Harry anche.
“E perché scusa? Cos’ha Amy per cui la spada dovrebbe cercare di ucciderla?” chiese Harry.
“Non ne ho idea Harry! Cosa vuoi che ne sappia io! Ti posso solo dire che secondo me se dovessi far fuori tu quell’Horcrux non ci sarebbero problemi!” rispose Hermione.
“E va bene…facciamolo!” disse Harry, prendendo la spada da terra, dove era caduta dopo l’esplosione.
Si avvicinò all’Horcrux e teneva ben salda in mano la spada.
L’alzò, come poco prima aveva fatto Amy, e respirò a fondo; poi, di colpo, l’abbassò.
Teneva chiusi gli occhi, nel timore che ci potesse essere nuovamente un’esplosione come poco prima, ma non accadde nulla del genere.
La spada trapassò il cuore come un coltello nel burro, e dal cuore uscì una scarica di strani lampi e fulmini, e fumo nero.
La stanza venne invasa da quella polvere che turbinava ininterrottamente, poi, come era venuta, così andò via, dissolvendosi improvvisamente.
“Mi sento male!” esclamò Amy in quel momento.
Harry le si avvicinò e lei si accasciò tra le sue braccia.
“Amy..Amy cos’hai?!” disse, mentre cercava di risvegliarla.
Hermione le sentì il polso, poi disse “Tranquilo Harry, penso sia svenuta! Più che normale, visto quello che è successo…”.
Harry la posò su un letto nella camera affianco e la coprì per bene.
“Va tutto bene…” sussurrò alla sua ragazza, anche se lei non poteva udirlo “Riposati….più tardi ci rivedremo!”. Le diede un bacio sulle labbra, e in quel momento il mondò sembrò quasi essersi fermato per lui.
Non sfiorava quelle labbra da mesi…e finalmente ora poteva baciarla di nuovo. Sentì il suo cuore battere più forte e un’improvvisa euforia impossessarsi di lui.
Lasciò a malincuore la stanza, socchiudendo la porta, e raggiunse Ron ed Hermione che erano in cucina.
“Miseriaccia, questa giornata si prospetta interessante!” commentò Ron.
“Già..Harry, stavo pensando….secondo te, perché il localizzatore di Amy non le funzionava?” chiese Hermione.
Harry ci riflettè su per qualche minuto, infine si decise e le rispose: “Perché lei non sa dov’è casa di Sirius! Eravamo coperti dall’incanto Fidelius…quindi lei, non sapendo dell’esistenza di quella casa, non poteva trovarci…..e poi stamattina, quando è riuscita a trovarci e poi siamo scomparsi di nuovo…beh, penso sia a causa dei tuoi incantesimi di protezione, Hermione.”.
“Giusto! Non ci avevo pensato!” rispose lei.
“Sai Herm, credo che sia ora di pranzo…perché non inizi a riscaldare qualche leccornia di quelle che ci diede Dobby?” intervenne Ron.
“Oh….si Ron, ho una certa fame anche io…cucino anche per Amy, spero solo che si riprenda presto..poverina, che giornata anche per lei!” disse la ragazza.
Ma Harry non li stava a sentire: pensava ancora a quell’episodio di poco prima, fissando con sguardo perso quella cenere nera sul tavolino che era ciò che rimaneva del cuore del padre di Voldemort.
“Un Horcrux in meno…..fuori tre!” pensò.

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Capitolo 13
*** Rivelazioni ***


Amy rinvenne nel primo pomeriggio e tutti insieme i quattro amici mangiarono di gusto.
Ron ed Hermione si stesero su un divano e iniziarono a parlare delle delizie che Dobby aveva dato loro; Harry invece non aveva occhi che per Amy.
“Vi siete nascosti molto bene…” stava dicendo lei.
“Tutta opera di Hermione!” rispose lui.
“Ha fatto un ottimo lavoro….oh a proposito: sapete, vero, che qui in giro nella foresta ho visto dei mangiamorte?”.
Ron ed Hermione smisero di parlare, rivolgendo la loro attenzione a quelle parole: “Ci sono dei mangiamorte qui?”.
“Oh si! Con lunghi mantelli neri e il marchio nero ben in evidenza! C’era una donna con lunghi capelli ricci e palpebre pesanti…..e poi un signore distinto, con lunghi capelli oro, lisci…”.
“Amy, ti presento Bellatrix Lestrange, zia di Draco Malfoy e suo padre Lucius!” le disse Ron.
La ragazza rimase a bocca aperta: “Quindi Draco ha dei mangiamorte in famiglia?”.
“Oh si…e c’è anche di peggio! Ospita Voldemort a casa sua…magnifico, vero? Se foste stati ancora insieme, magari a Natale saresti stata ospite a casa sua e avresti conosciuto Tu sai Chi in persona! Affascinante!” continuava Ron, schernendola.
“Quindi io stavo con …un traditore…oddio, che vergogna! E’ una carogna, d’accordo, ma non pensavo fosse in combutta con Voldemort!” commentò la ragazza, ancora incredula.
“E invece è così…” le disse Harry, accarezzandole il viso.
Amy lo guardò con dolcezza, poi gli sussurrò nell’orecchio, con un pizzico di audacia: “Non c’è una stanza in cui poter stare un po’ più appartati?”.
Harry sentì il sangue scorrergli furiosamente nelle vene e il cuore accelerare i battiti.
Ron ed Hermione avevano ricominciato a parlare, e c’era lì affianco alla cucina una camera da letto….
“Vieni!” le disse lui, prendendola per mano ed entrando nella stanza accanto.
Chiuse delicatamente la porta, poi si girò.
Amy si era seduta sul letto, ed era intenta a fissare un punto davanti a se.
“Qualcosa non va?” chiese Harry, sedendosi affianco a lei.
La ragazza rimase zitta, continuando a fissare il vuoto.
Poi si girò, e guardò Harry dritto negli occhi; un brivido lo percorse da capo a piedi nel vedersi trafitto da quello sguardo.
“Harry…io voglio stare con te. Con voi. Voglio aiutarvi nella ricerca degli Horcrux.” Disse, decisa.
“Amy, non te lo permetterò, è troppo pericoloso!”.
“Non m’importa del pericolo! Io voglio vendetta! E voglio giustizia! Ed è quello che anche tu stai cercando…e allora perché non dovrei esserci anche io? So tutto degli Horcrux, Albus mi raccontò tutto per filo e per segno!E poi…….” Deglutì sonoramente.
“Si?” incalzò Harry.
“E poi io………..ho fatto fuori un Horcrux!!!” Disse in fretta lei, guardando improvvisamente a terra.
Harry rimase sbigottito. Non fiatò.
La ragazza intanto aveva riaperto la sua borsetta, e aveva recitato, puntando la bacchetta “Accio portagioie!” e una scatolina in oro, incastonata con pietre preziose, completamente annerita ed ammaccata ne era uscita fuori.
“Harry, sai a chi apparteneva questa?” chiese Amy.
Harry scosse la testa.
“Alla madre di Voldemort, Merope Gaunt. E questo era un Horcrux.” Gli disse, porgendogli la scatolina.
Harry la studiò nei minimi dettagli; “Quando l’hai distrutto?”
“Quest’estate…appena dopo la fine dei corsi a Beauxbatons! Albus me ne aveva parlato, così io sono partita alla ricerca del cimelio e l’ho trovato…e con il veleno di basilisco, che Silente stesso mi aveva lasciato, l’ho distrutto. Scusa se te ne parlo solo ora, ma ecco….penso che per te sia una buona notizia, no?” chiese lei, tornando a guardarlo negli occhi.
Harry la fissò, poi l’abbracciò e le disse, entusiasta: “Questa è una notizia maginifca! Vuol dire che ci rimangono solo due Horcrux da distruggere! Uno è il medaglione di Salazar Serpeverde e l’altro ancora non sappiamo qual è!Grandioso!!”.
Amy sorrise, sollevata di sentirlo così euforico.
“Andiamo a dirlo a Ron ed Hermione, dai!” disse lei, alzandosi dal letto e incitando Harry a seguirla. Aprì piano la porta e stava uscendo insieme a lui per raggiungere i due amici quando….
“Torna dentro Harry!” disse lei, in un bisbiglio.
“Perché!?” sussurrò Harry, temendo che qualche mangiamorte si fosse intrufolato nella tenda.
Amy fece un cenno con la testa verso il divano: e Harry vide.
Ron ed Hermione erano avvinghiati l’uno all’altra, mentre le mani di lui abbracciavano lei, e si baciavano con trasporto e passione.
Hermione era completamente affondata nel divano e Ron era sopra di lei; in quel momento Harry sentì il suo cuore urlare di gioia per la vittoria del suo migliore amico, poi guardò Amy e con un sorrisetto d’intesa tornarono dentro alla stanza da letto dove si trovavano prima.
“Oddio! Che bello! Stanno insieme! Hermione era così combattuta! Mi parlava sempre di Ron e di quanto le piacesse….e ora, guardali! Non sono stupendi!?” disse Amy ad Harry, entusiasta.
Harry rise per la gioia, poi l’abbracciò e si tuffarono sul letto.
“Ehi ehi signor Potter, cosa ha intenzione di fare?!” lo schernì lei.
Lui non rispose, ma si limitò a togliersi gli occhiali e a baciarla con passione.
Amy ricambiò il bacio con entusiasmo; le loro gambe si intrecciarono, e i loro cuori accelerarono.
“Amy devo dirti una cosa!” esclamò improvvisamente Harry.
“Dimmi Harry…” sospirò lei, guardandolo intensamente negli occhi.
Lui sentiva una lotta incessante nella sua mente: voleva dirglielo, si sentiva pronto a dirle quel che provava, ma qualcosa lo bloccava. “E se dovessi spaventarla? Forse è ancora troppo presto…è solo qualche mese che stiamo insieme…” pensava.
“Uh….non hai ricevuto la mia lettera da Dobby, vero?”.
La ragazza sorrise, e gli disse: “ E invece si! Dobby sapeva che la vera me non si trovava ad Hogwarts, così mi ha raggiunto e mi ha consegnato un pacchettino misterioso….”scherzava lei.
“Ah si? E cosa ci hai trovato dentro?” chiese lui, facendo l’ignaro.
“Una lettera meravigliosa di una persona speciale…e un anello.”
“Mmm…per caso nella lettera si parlava di un anello di…..fidanzamento?” disse lui, sorridendole.
La ragazza arrossì, poi gli mostrò la mano sinistra: all’anulare risplendeva in  tutta la sua lucentezza un magnifico anello con un brillante incastonato.
“Harry, è meraviglioso…” disse lei, guardando l’anello incantata.
“Quello è l’anello con cui mio padre ha chiesto a mia madre di sposarlo, sai?” spiegò lui.
Amy arrossì: “ E io sono così importante per te, da donarmi quest’anello?” chiese.
“Decisamente si…..” rispose lui, dandole un bacio sulla fronte.
Amy gli sorrise, e lo abbracciò stretto.
“Glielo dico o non glielo dico?” pensava dentro di sé Harry.
“Amy….io ti…”
Un boato. Un rumore assordante.
Le orecchie fischiarono.
Lo sguardo di terrore di lei.
Si alzarono da quel letto e si precipitarono nel salottino.
Ron ed Hermione erano in piedi, sconvolti anche loro.
“Cos’è stato?” chiese Hermione, atterrita.
“Non lo so!” rispose Amy, tremando a causa dello shock.
Di nuovo un assordante boato. E questa volta la terra si mosse sotto i loro piedi.
“Miseriaccia, andiamo via di qui!!” gridò Ron.
“Alla svelta! Forza!”.
Amy recuperò ciò che rimaneva degli Horcrux distrutti, mise in borsa tutto ciò che le capitò a tiro, compreso il mantello dell’invisibilità di Harry.
Poi i tre amici uscirono dalla tenda, mentre Hermione con un colpo di bacchetta la richiudeva e la infilava in borsa.
“Sono loro!!!” gridò Harry allarmato.
E infatti, a pochi metri da loro, c’erano Lucius Malfoy e Bellatrix Lestrange, seguiti da altre due figure incappucciate.
Naturalmente non potevano né vedere né sentire i quattro ragazzi, ma in qualche maniera avevano individuato la barriera magica e stavano cercando di abbatterla.
“Andiamo via, adesso! Datemi le mani e tenetevi forte!” gridò Hermione.
I quattro unirono le loro mani e nel giro di pochi secondi stavano vorticando paurosamente su se stessi.
D’un tratto Harry sentì il contatto con il suolo gelato e sentì i tonfi dell’atteraggio dei corpi degli altri tre.
Si alzò e cercò di capire dove si trovassero: ma non riuscì a comprendere.
“Hermione dove siamo!?” chiese, mentre l’amica e Amy stavano lanciando i soliti incantesimi di protezione tutt’attorno a loro.
Erano in un altro bosco, molto simile al precedente: ma questo era completamente innevato.
“Siamo nel bosco della brughiera di Dartmoor.” Spiegò Hermione, mentre faceva ricomparire la tenda e con un cenno di bacchetta la montava nuovamente.
“Ci siamo andati vicino….troppo vicino! La prossima volta potremmo non essere così fortunati!” esclamò Amy.
Harry annuì, mentre tutti e quattro rientravano nella tenda.
“Miseriaccia…ho avuto un infarto!” disse Ron, tornando a sedersi sul divano dove prima si era comodamente steso con Hermione.
“Amy, credo sia arrivato il momento di dire loro quella cosa….” Disse Harry.
“Cosa? Il fatto che tu mi abbia regalato un anello per il nostro fidanzamento?” chiese Amy, facendogli un occhiolino.
“Harry!!! Ma allora era un anello di fidanzamento! Mi hai mentito!! Mi hai detto che era un pensierino!” disse Hermione tirandogli un pizzicotto e sorridendogli.
“Ehm si ma dai non prendertela così tanto!” ribadì Harry, scherzando ed evitando una raffica di pizzicotti.
“Auguri!!” fece Ron con espressione beota.
“Oh be’ se è per questo…auguri anche a voi due!” rispose Amy strizzando l’occhio a Ron ed Hermione.
I due si guardarono, poi arrossirono e sorrisero imbarazzati.
Harry ed Amy scoppiarono a ridere per la gioia, e si ritrovarono tutti e quattro abbracciati.
“Propongo di festeggiare! The e pasticcini, che ne dite? Insomma, siamo scappati ai mangiamorte e ci siamo fidanzati! Mica poco eh!” scherzò Amy, mettendo a bollire l’acqua per il the, mentre Hermione prelevava dalle scorte di Dobby alcuni dolcetti.
Mangiarono e bevvero a sazietà. Poi Harry ribadì: “Amy….racconta loro di quello che mi hai detto.”.
“Oh si, giusto..” disse Amy, facendosi più seria.
Di nuovo, quindi, cacciò il portagioie di Merope Gaunt e spiegò anche a Ron ed Hermione la storia del ritrovamento e della distruzione.
“Magnifico! Quindi ce ne rimangono soltanto altri due!” disse Hermione, al colmo della felicità.
“Già…e uno di questi due è il medaglione di Serpeverde. Il problema è: dove si trova?” fece Ron.
I quattro amici rimasero in silenzio: nessuno aveva un’idea al riguardo.
“E’ inutile scervellarsi adesso…non serve a nulla. Abbiamo avuto una giornata impegnativa….direi di rilassarci un po’, poi cenare ed andare a riposare…” disse Hermione.
“Concordo con te!” si unì a lei Ron.
“Molto bene…” commentò Harry.
I quattro passarono il resto del tempo a commentare la situazione e ad elaborare piani e strategie per la sconfitta di Voldemort.
Infine Hermione ed Amy prepararono la cena e finalmente ognuno andò a riposarsi.
Naturalmente, Amy ed Harry dormirono assieme.
Nell’oscurità della camera, tra un bacio e una carezza, Amy sussurrò ad Harry:
“Ho paura..”.
“Di cosa Ame?”
“Di perderti Harry…non voglio perderti.”
“Non mi perderai.”
“Promettimi che non morirai. Che sarà lui a morire!”
“Te lo giuro Amy”.
“Harry…..”
“Si?”
La ragazza trattenne il respiro, quasi volesse dire qualcosa di realmente importante.
“Buonanotte, Harry.” Si decise infine.
“Buonanotte Ame..” le disse Harry, tenendola stretta a sé e dandole un ultimo bacio.

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Capitolo 14
*** Capodanno ***


Era arrivato il Capodanno.
Harry, dopo i festeggiamenti notturni con la sua ragazza e i suoi due amici, si gettò sul letto, sfinito.
Erano le quattro del mattino.
Amy si tuffò anche lei sul letto, con un sospiro.
“Sono distrutta…” disse, chiudendo gli occhi.
“Anche io…direi che è ora di dormire un po’!” commentò Harry.
Spensero la luce con un colpo di bacchetta, poi si abbracciarono e chiusero gli occhi.
Harry iniziò a sognare, ma la scena era fin troppo reale per essere un semplice sogno.
Si ritrovò nel corpo di Voldemort, in una stanza con un caminetto acceso, e guardava dritto negli occhi Draco Malfoy.
“Parlami di lei!” gli ordinò, gettandogli una maledizione e lasciando il ragazzo a terra, sofferente.
Non poteva essere vero…non dopo tutti quegli anni…
“Mi-Mi ha d-detto di essere una mezzosangue….figlia di un mezzosangue e di una babbana.
Ha detto che sua madre morì tanti anni fa per mano vostra, Padrone, e suo padre non l’ha mai visto né conosciuto.”.
Harry-Voldemort sentiva l’ansia crescere dentro di lui e farlo suo prigioniero.
Doveva a tutti i costi chiedere a…
“Chiamatemi Severus! Ora!!”.
Bellatrix si precipitò via dalla stanza e dopo pochi secondi vi entrò Severus Piton;                        
questi notò immediatamente Draco a terra, e poi l’espressione furente di Voldemort.
“Desiderava parlarmi, Signore?” chiese, con cipiglio perplesso.
“Si Severus. 17 anni fa ti diedi un incarico e tu mi dicesti che era stato portato a termine.
Lo hai fatto davvero, Severus? Sei sicuro di aver fatto fuori la persona giusta?!” sibilò Voldemort.
Piton deglutì e immediatamente rispose, non facendo trasparire alcun segno di tensione:
“Sicuro…ne ero certo allora e lo sono tuttora. Ho ucciso la persona giusta.”.
Se Piton ne era certo, allora non aveva motivo di preoccuparsi.
Entrò nella sua mente, per vedere se gli stesse mentendo, ma si rese conto che l’uomo diceva la pura verità.
“Molto bene…puoi andare Severus…e anche tu, Draco.”. disse asciutto Voldemort.
Piton prese per un braccio Draco e lo aiutò ad uscire dalla stanza.
“I miei piani devono essere rispettati. Potter deve essere eliminato. Da me.”.
Harry si svegliò improvvisamente, urlando a pieni polmoni, con la cicatrice che gli doleva e il cuore che batteva veloce.
“Harry! Harry cos’hai!?Per l’amor del cielo!!!”gridava Amy affianco a lui, cercando di farlo calmare.
“Bevi….” Disse lei, facendo comparire dal nulla un bicchiere con dell’acqua dentro e porgendoglielo.
Il ragazzo bevve avidamente, poi fece alcuni respiri profondi e finalmente si rasserenò.
“Si può sapere cosa diamine è successo?!” esclamò Hermione, spalancando la porta.
Si stava allacciando in fretta e furia una vestaglia sopra ad una attillatissima camiciola da notte  in seta nera.
Ron, dietro di lei, aveva i capelli disordinati ed era senza maglia.
Harry capì al volo che doveva aver interrotto qualcosa.
“Ho avuto di nuovo un’altra visione….lui, sta cercando qualcuno.” Disse Harry.
“Harry basta! Usa l'occlumanzia! Devi finirla di entrare nella sua testa!” disse esasperata Hermione.
“Si può sapere di cosa state parlando!?” esclamò Amy.
“Harry può leggere nella mente di Voldemort e questa cosa capita spesso, soprattutto quando dorme….ora ha avuto un’altra visione.” Spiegò Ron.
“Hai detto che cercava qualcuno? Chi, Harry?!” esclamò la ragazza, in preda all’ansia.
Harry pensò che quella fosse una reazione alquanto esagerata, ma non ci fece caso più di tanto e le rispose:
“Non ha detto il nome di questa persona…mi è parso di capire che fosse una donna, perché Malfoy parlava di “una” mezzosangue. Poi Voldemort ha chiamato Piton e gli ha chiesto se 17 anni fa aveva ucciso la persona giusta e lui gli ha risposto di si. Voldemort ha indagato nella sua mente, per controllare se stesse mentendo, e si è reso conto che quella era la verità. Poi ha detto che mi ucciderà.”.
Tutti tacquero. Amy sembrava impietrita dalla paura.
“Dobbiamo distruggere i due Horcrux rimasti. Il prima possibile.” Interruppe il silenzio Hermione.
“Ma dove lo troviamo il medaglione di Serpeverde?!” esclamò Ron.
“Dobbiamo leggere bene il libro che ci ha lasciato Silente…secondo me lì ci sono altri indizi.” Disse Amy, intervenendo finalmente nella conversazione.
“Va bene….ora dormiamo, domani mattina ci metteremo a lavoro!” concluse Harry.
Ron ed Hermione tornarono nella loro stanza da letto, mentre Amy ed Harry rimboccarono le coperte e finalmente si abbandonarono a sogni tranquilli.
Si svegliarono intorno alle dieci: la giornata si presentò nevosa e fredda, ma nella tenda il caldo era confortevole e piacevole.
Dopo aver fatto colazione, le due ragazze si dedicarono alla traduzione del libro scritto in rune donato da Silente e Harry e Ron si allenarono con gli incantesimi di difesa e di attacco.
Per ora di pranzo, mangiarono dell’arrosto e altre delizie, poi si rimisero a lavoro.
Intorno alle sei, però, Hermione esclamò: “Harry, Ron,venite qui!!”.
I due amici si precipitarono da loro.
“Forse c’è qualcosa….credo.” disse Hermione, indicando loro un rigo del libro.
“Traduzione, prego?” chiese Ron.
“Non riguarda gli Horcrux, ma qualcosa di ancora più interessante. A quanto pare c’è un’altra profezia!” disse Hermione.
Amy era taciturna, e continuava a tradurre e a consultare  un piccolo dizionario.
“Profezia!? Ancora?!” chiese Harry.
“Si…e sembra che Voldemort ne sia a conoscenza….guardate, c’è un appunto di Silente proprio qui!” disse la ragazza, indicando una piccola scritta d’inchiostro al bordo pagina: Lui sa.
“Miseriaccia, questo è a nostro svantaggio! Di che parla la profezia?” chiese Ron.
“Non si sa…il libro dice soltanto che è la chiave della sconfitta di Voldemort. Non aggiunge altro.” Rispose Amy, sempre intenta a tradurre.
“A quanto pare sono perseguitato dalle profezie….bene, grandioso!” disse Harry, iniziando a scaldarsi.
Amy posò la piuma con cui stava scrivendo e lo guardò con apprensione.
“Calmati Harry, è inutile agitarsi…ci daremo da fare e la troveremo.” Disse, posandogli una mano sul braccio.
“Avanti Amy! Dimmi come! Dobbiamo trovare anche altri due Horcrux, e ora si mette di mezzo questa profezia! Benissimo!” scoppiò Harry.
“Harry James Potter, datti una calmata! Non sei l’unico qui che si pone questi problemi!
Li stiamo affrontando tutti e quattro insieme…” disse Amy, alzandosi e iniziando ad alzare la voce.
Harry sbuffò; cercò di calmarsi, perché non voleva assolutamente fare discussione con Amy.
“Scusate….” Disse, andandosi a sedere su un divanetto.
Amy continuò a fissarlo, poi si sedette di nuovo e riprese a tradurre.
“E comunque, per vostra informazione, ho trovato alcune informazioni in merito ad un Horcrux.”.
I tre amici si precipitarono sul libro.
“Dove Ame?!” chiese Hermione
“Proprio qui. State a sentire.”. Si schiarì la voce, poi iniziò a leggere:
“ Bradford. Dei mille misteri di questa città non si è mai avuta una spiagazione plausibile. I terribili eventi accaduti nei precedenti secoli venivano e vengono ricondotti alla presenza del luogo di riposo di Salzar Serpeverde, uno dei fondatori della scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Il luogo è segreto e nascosto e molti maghi che si erano avviati alla sua ricerca non hanno più fatto ritorno.”.
“E allora?” chiese Ron, confuso.
“Se Silente ha sottolineato questa parte, immagino voglia dirci di recarci lì!” disse Hermione.
“Sicuro!” disse Harry, con ritrovato entusiasmo.
“Miseriaccia, ma stiamo parlando di un luogo di morte!” esclamò Ron.
“Oh Ron, non andare appresso alle chiacchiere! Piuttosto cercate di fare silenzio, vorrei continuare a tradurre..che ne dite di partire domani per Bradford?.” chiese Amy.
“Per me va bene…partiremo domani all’alba!” fece Hermione.
“D'accordo allora! Domani saremo in partenza!” disse euforico Harry.
Si avvicinò alla sua ragazza e le diede un bacio sulla fronte.
“Senza di te cosa farei?” le disse, sorridendole.
Lei ricambiò il sorriso, e gli diede un bacio sulla guancia destra “Sei fortunato ad avermi, Harry.”
“Oh siamo modesti, noto!” rispose ironicamente lui.
Amy rise, poi riprese a tradurre, e a lei si unì Hermione.
“Miseriaccia Harry….le nostre ragazze sono dei portenti!” gli disse Ron.
“Già…ma non diciamoglielo: potrebbero darsi troppe arie poi!” gli rispose Harry, mentre osservava estasiato Amy, che gli stava facendo un occhiolino.
La serata fu piacevole, e i quattro amici bevvero una squisita cioccolata calda preparata dalle due ragazze.
Intorno alla mezzanotte andarono a letto, e quella notte Harry si ritrovò a sognare la tomba di Serpeverde,  Amy che scappava via da lui in lacrime e la sfera che Silente le aveva donato lì a terra davanti a lui.

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Capitolo 15
*** Bradford ***


Harry si alzò alle sei in punto.
Il sonno lo abbandonò e si sentì fresco e riposato.
Allungò un braccio, nel letto, per poter abbracciare la sua ragazza, ma non la trovò.
Guardò meglio: effettivamente, il posto affianco a lui era vuoto.
Si alzò e si diresse nel salotto: neanche lì la trovò.
Bussò alla porta del bagno, ma la stanza era vuota.
“Ma dov’è andata a finire?” si chiedeva.
Poi sentì un fruscio; si girò e vide Amy entrare furtivamente nella tenda.
Era già vestita di tutto punto e aveva in mano la bacchetta.
“Amy! Ma dov’eri andata?” le chiese Harry, insospettendosi.
La ragazza sobbalzò nel sentire la sua voce: “Harry, mi hai spaventata! E’ che ho sentito dei rumori e sono uscita fuori a controllare che non ci fosse nessuno….come mai sveglio così presto?” chiese lei, sedendosi su una sedia in cucina.
“Non avevo più sonno….” Rispose lui.
“Capisco…sei pronto per Bradford?”
“Si…penso di si!” le disse, sorridendole.
Amy annuì; era pensierosa.
“Qualcosa non va?” chiese Harry.
Lei scosse la testa, ma dentro di se il ragazzo era certo che qualcosa la turbasse.
“Buongiorno!” esclamò Hermione, entrando nella cucina seguita da Ron, che si stava stiracchiando.
“Buongiorno a voi!” esclamò Amy, mostrandosi d’un tratto sorridente e spensierata.
Prepararono in fretta la colazione, poi, sistematisi tutti, richiusero la tenda e si smaterializzarono a Bradford.
Appena misero piede a terra, Harry avvertì un freddo pungente, che gli entrava nelle ossa e gli gelava l’aria fin dentro ai polmoni.
“Che freddo!” esclamò Hermione, tremando come una foglia.
Ron la abbracciò, cercando di trasmetterle un po’ di calore.
“Ehm…direi di iniziare a camminare un po’, così forse riusciremo a riscaldarci….e poi, perché no, potremmo andare in un bar e bere qualcosa di caldo più tardi!” propose Amy.
Il gruppetto sembrò ravvivarsi all’idea della bevanda calda, così tutti e quattro iniziarono a camminare per le strade della città.
“Dobbiamo dirigerci verso nord….c’è scritto nel libro che il nord è il luogo dei misteri, quindi immagino che a nord dovemmo trovare la tomba di Serpeverde!” disse Hermione.
Con un abile incantesimo, Harry fece si che la sua bacchetta puntasse verso il nord, a mo’ di bussola, e la seguirono.
C’erano babbani ovunque; la città era molto grande ed affollata.
Harry teneva stretta la mano di Amy nella sua, e Ron ed Hermione camminavano al loro fianco.
Si erano diretti verso una zona più isolata della città, in periferia.
La zona era collinare, e su una collina in particolare una nuvola era scesa, plumbea e carica di neve.
“La bacchetta indica proprio quella collina come nord. Cosa facciamo, continuiamo?” chiese Harry.
“Be’ visto che ci siamo…..andiamo, no?” intervenne Ron.
Si incamminarono verso il pendio per risalire la collina; una stradicciola si inerpicava su per il colle, sterrata e scivolosa a causa di neve e ghiaccio.
“Dite che dovremo camminare ancora molto?” chiese Ron, dopo circa un quarto d’ora.
“Secondo me dovremmo arrivare in cima!” suggerì Harry.
“Miseriaccia..quanto manca ancora?!” fece Ron esasperato e con il fiatone per la salita.
“Credo circa dieci minuti, forse anche meno!” gli rispose Amy.
Ed infatti dopo poco meno di dieci minuti furono in cima.
A prima vista sembrava non esserci nulla.
“Tutta questa fatica per niente! Io qui non vedo nulla…” sospirò scoraggiata Hermione.
“No…dev’esserci per forza qualcosa….” Disse tra se e se Amy, guardandosi attorno e avvicinandosi al limitare dello spiazzo erboso.
Harry la seguì, e insieme a lei guardò verso il panorama che si stendeva sotto i loro occhi.
“Bella, vero?” disse Amy, indicando la città innevata e le colline che la circondavano.
“Molto..” commentò Harry.
“Harry! E se tu usassi il serpentese?!” esclamò improvvisamente Ron.
Il ragazzo si voltò e sorridendo all’amico gli disse: “Ma certo! Perché non ci ho pensato prima?! Ottima idea, Ron!”.
Ron arrossì, e intanto Harry si diresse al centro del manto di erba e ghiaccio e si concentrò.
Amy lo guardava, incuriosita; si era avvicinata ad Hermione, e le aveva chiesto: “Harry sa parlare il serpentese?”.
“Oh si!” rispose Hermione.
“Accidenti…cosa non sa fare questo ragazzo?!” scherzò lei.
Harry chiuse gli occhi e cercò di concentrarsi al massimo, pensando intensamente alla tomba di Serpeverde e concentrandosi sull’immagine del serpente, simbolo della casata del famoso fondatore di Hogwarts.
Le parole gli uscirono spontanee, se di parole si poteva parlare.
Riaprì gli occhi e si rese conto che nulla era cambiato.
“Riprovaci, Harry!” lo aveva incitato Hermione.
Di nuovo si era concentrato, ma proprio quando stava per ripetere la stessa frase di poco prima si sentì un lieve brontolio, seguito da una leggera scossa.
La terra tremò sotto i loro piedi per pochi secondi, poi si fermò.
“Guardate là!” esclamò Amy, puntando un dito verso un punto imprecisato dietro Harry.
Lui guardò meglio e vide che, proprio lì, per terra, a un metro da lui, c’era una botola, con incastonato nel metallo un grosso smeraldo a forma di serpente.
Aprì con facilità la botola; sotto era buio pesto, così esclamò “Lumos!” e l’estremità della sua bacchetta emanò un raggio di luce abbastanza potente da permettergli di vedere incontro a cosa stesse andando.
Scese piano gli scalini che conducevano sottoterra, seguito da Amy, Hermione e Ron.
Finalmente toccò terra. Si girò ed illuminò con la bacchetta lo spazio intorno a lui.
Un lungo, scuro corridoio si apriva dinanzi a loro.
“Sembra di essere nelle catacombe…” sussurrò Hermione, spaventata.
“Catache?!” esclamò Ron.
“Oh Ron….a Roma…le gallerie sottoterra in cui si riunivano i Cristiani all’epoca della persecuzione…oh, lascia perdere, non è il momento ora di parlarne!”.
“Shh. Fate silenzio!” li riprese Amy.
Iniziarono ad incamminarsi, tutti vicini, andando incontro all’oscurità rischiarata solo dal filo di luce che proveniva dalla bacchetta di Harry.
L’eco dei loro passi si diffondeva per tutto il buio condotto; camminavano l’uno dietro all’altro, e dopo pochi minuti tutti avevano acceso le loro bacchette, cercando di fare più luce possibile.
“Miseriaccia, io sto congelando!In confronto, sulla collina era piena estate!” aveva commentato Ron, battendo i denti.
“Dai Ron, cerca di non pensarci….tieni, prendi questo mantello!” gli aveva detto Hermione, cacciando dalla borsa un mantello e gettandoglielo sulle spalle.
“Grazie Hermione…ah, così va molto meglio!” le aveva risposto lui.
“La piantate voi due? Cercate di fare silenzio! Non vorrei che ci fosse qualche mangiamorte qui e sentisse le nostre voci!” aveva sussurrato loro Harry, fulminandoli con lo sguardo.
“Harry, calmati…chi vuoi che ci sia in una tomba centenaria sottoterra?” gli aveva detto Ron.
“Shh! Ho sentito un rumore!” aveva detto Amy, bloccandosi.
Si fermarono dietro di lei, stando in silenzio e cercando di cogliere anche il minimo rumore.
Effettivamente si udiva un cupo scricchiolio.
“Temo che questo posto sia a rischio di frana….dobbiamo muoverci, o rimarremo sepolti dalle macerie!” disse poi Amy, ricominciando a camminare e questa volta con passo sostenuto.
“Se parleremo a voce alta non faremo altro se non aumentare il rischio di un crollo…quindi parlate sussurrando, intesi?” aveva detto ancora la ragazza.
I tre amici annuirono, seguendola e imitandone il passo,
Dopo qualche minuto, si ritrovarono davanti ad un passaggio, bloccato da un grande masso.
“Harry, prova a parlare di nuovo il serpentese!” suggerì Amy.
“E cosa c’entra ora il serpentese?” chiese Ron.
Amy indicò un punto scuro sul masso.
Effettivamente, quello che a prima vista poteva sembrare un gioco di ombre, era un minuscolo serpente di smeraldi, incastonato nel masso.
Harry vi si avvicinò, e concentrandosi su quell’immagine sussurrò, in serpentese, “Spostati e mostrami l’entrata”.
Immediatamente il pesante macigno iniziò a scivolare, dapprima lentamente e poi sempre più veloce, sino a che non rivelò un altro cunicolo lungo e buio.
“Andiamo!” disse Harry, illuminando il tragitto con la bacchetta.

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Capitolo 16
*** La cattura ***


Harry era in testa al gruppo; continuava a camminare, illuminando il percorso davanti a sé e ad ogni passo che faceva sentiva crescere dentro di lui un brutto presentimento.
Forse colpa del buio, forse colpa dell'ansia, avvertiva il pericolo e stava all'erta: quel posto non prometteva nulla di buono.
Lo stretto cunicolo si faceva sempre più cupo e d’un tratto virò bruscamente a sinistra; i quattro amici continuarono a seguirlo, in silenzio.
Infine, dopo aver camminato per altri dieci minuti, si ritrovarono davanti ad un’apertura illuminata da una strana luce verdognola.
E proprio lì, al centro del cono di luce, c’era una bara di smeraldo.
E nella bara, si intravedeva tra le varie sfaccettature della pietra preziosa, un cadavere con un lungo manto nero.
“Ci siamo. Lui è Salazar Serpeverde!” disse Amy, avvicinandosi con cautela alla bara.
"E tu come fai a saperlo?" Ron strabuzzò gli occhi.
Amy gli indicò con un pigro gesto della mano una targa che giaceva sulla bara.
“Qui giace Salazar Serpeverde, uomo di nobile stirpe e sangue puro, cofondatore della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, Capo della casata di Serpeverde. Fu padre e marito amato e onorato. Possa qui riposare in pace per l’eternità.” recitò Hermione, lo sguardo fisso sul volto di Serpeverde.
“Miseriaccia! Fa proprio venire i brividi!” disse Ron, guardando meglio il cadavere.
L’uomo aveva una lunga barba grigia, unghie lunghe simili ad artigli, era pallido, magro, alto, con naso e mento accentuati, folte sopracciglia e una fronte ampia.
I capelli erano radi, concentrati più sulle tempie, di colore argento.
“Avranno lanciato un incantesimo per far sì che il tempo non deteriorasse il suo aspetto… sembra morto appena ora!” commentò Amy.
Harry stava giusto osservando il volto di quell’uomo, quando il suo sguardo fu attirato da qualcos’altro; un lieve bagliore verde, più intenso della stagnante luce che li illuminava, catturò la sua attenzione.
In una piccola teca di smeraldo, sopra alla bara, era sospesa in aria una bacchetta.
Tuttavia, strane scie nere la circondavano; e a quel punto Harry capì.
“Ragazzi… non vorrei allarmarvi troppo ma… credo di aver trovato l’Horcrux!” sussurrò Harry.
Gli altri tre si girarono immediatamente; “Dove, Harry?!” esclamò Amy.
Harry fece segno con un dito verso l’alto, e i suoi amici alzarono la testa.
“Ooh… dev’essere la bacchetta di Serpeverde!” disse Hermione.
“Benissimo! Prendiamola e andiamocene da qui! Non vorrei fare il bis del cimitero di Little Hangleton e vedere Serpeverde in persona che esce dalla sua bara!” Ron deglutì rumorosamente gettando uno sguardo alla bara di smeraldo.
“Accio bacchetta!” disse Hermione. Ma la bacchetta rimase a mezz’aria, e non si mosse.
“Be’ allora prendiamola con le nostre mani!Cosa stiamo aspettando!?” intervenne Harry.
“Harry fermo! Mi meraviglio di te! Prendere un Horcrux a mani nude… vuoi morire, per caso!?” lo fermò Hermione.
“Ci vorrebbero un paio di guanti, o qualcosa del genere… anche un mantello andrà bene!” disse Amy.
Hermione aprì la sua borsa e evocò un incantesimo di appello: subito, un mantello si fece fuori dalla borsetta e lo porse ad Amy.
La ragazza lo prese e con cautela si allungò verso l’alto, raggiungendo così l’Horcrux e, con mani coperte dal manto, lo prese.
“Preso!” esclamò.
Ma nel momento stesso in cui lo fece scendere a livello del suo viso, la terra tremò bruscamente.
Iniziò a franare tutto.
“Via! Via di qui, ora!!” urlò Harry, prendendo Amy per mano e trascinandola via.
I quattro amici si precipitarono via da quel luogo, cercando di trovare la prima uscita possibile.
Ma nella fuga, improvvisamente, Harry sentì la mano di Amy staccarsi dalla sua; si era appena girato per capire cosa fosse successo quando la vide correre indietro, in direzione della tomba.
“Amy! Dove vai!?”
“Ho perso l’Horcrux, Harry! Dev’essermi caduto nella fretta! Devo ritrovarlo assolutamente! Voi andate avanti!” urlò di rimando la ragazza.
Ma Harry non pensò minimamente di lasciarla lì da sola; così la seguì, mentre Ron ed Hermione erano ormai prossimi all’uscita.
Iniziò a correre dietro alla sua ragazza, che accelerava sempre di più il passo; massi continuavano a cadere, sempre più pericolosamente vicini alle loro teste, ma loro correvano a perdifiato.
Finalmente, Amy vide un fagotto nero a terra: si chinò e lo raccolse.
“Harry, sei qui!? Perché non sei andato via?!” gli disse lei, quando si rese conto della presenza di lui.
“Non avrei mai potuto lasciarti da sola! Ora andiamo!” le disse, prendendola nuovamente per mano.
Di nuovo ripercorsero la strettoia nella roccia, mentre la frana aumentava di intensità; correvano velocissimi e il sudore scendeva a rivoli dalla fronte di Harry.
D’un tratto, un masso gigantesco scese su di loro.
“Depulso!!” urlò Amy, puntando la bacchetta contro Harry.
Lui venne scagliato via con una potenza incredibile mentre il masso cadeva, separando i due.
“Amy!” urlò Harry.
La frana, così come era iniziata, improvvisamente finì; il masso bloccava completamente il cunicolo.
“Amy… mi senti?! Ci sei? Stai bene?!” urlava Harry a pieni polmoni.
“Harry!Ci sono!” rispose quella dall’altra parte.
“Grazie al cielo! Togliamo davanti questo masso!”
“Va bene… che incantesimo dovremmo lancia" ma la sua voce improvvisamente mutò, e Amy si ritrovò ad urlare "Cosa?! NO! Scappa Harry! Scappa via!” 
Harry sentì più voci, maschili, unirsi a quelle della sua ragazza.
“Amy!! Cosa succede?! Chi c’è lì?!”
“Harry va’ via! Sono loro, Harry! Vai via!” urlava a pieni polmoni Amy.
Harry, con sgomento, si rese conto che quelli dall’altra parte non potevano essere altri se non Mangiamorte.
Iniziò a scappare via, volendo raggiungere il prima possibile Ron ed Hermione.
Forse, insieme, loro tre sarebbero riusciti a liberare Amy…
Arrivò finalmente all’uscita dal cunicolo.
“Harry! Dove eravate finiti!? Dov’è Amy?!”
“Non c’è tempo Hermione! I Mangiamorte sono qui! Hanno preso Amy! Dobbiamo andare a salvar…….Argh!”. Harry si gettò a terra, le mani strette in testa, sulla cicatrice.
Stava avendo una visione: Voldemort, in volo, li stava raggiungendo.
“Lui sta arrivando qui! Sta venendo!” disse, reggendosi ancora la testa, spaccata in due dal dolore.
“Presto, datemi le mani!” esclamò Hermione, con una punta di terrore nella voce.
“Ma Hermione! Amy!E’ loro prigioniera!”
“Harry, troveremo una soluzione! Ma non qui, non ora!” intervenne Ron, prendendo la mano di Hermione.
La ragazza gli tese la mano, con impazienza.
“Harry, non fare lo scemo! Dammi la mano!” urlò.
Harry allungò a malincuore la mano e la prese.
In un secondo si smaterializzarono; Harry continuava ad avere visioni man mano più sfocate di Voldemort, sempre più vicino e sempre più furente…
“Cosa ci facevano qui?! Non avranno scoperto… no… è impossibile!” pensava intanto Voldemort, il paesaggio di Bradford sotto di lui.
Ma dopo pochi secondi, Harry non ricevette più immagini di Voldemort: aprì gli occhi e si ritrovò in una radura sconosciuta.
Hermione era già intenta a lanciare tutti gli incantesimi difensivi mentre Ron si stava scrollando da dosso un po’ di neve. Tremava, e di certo non solo per il freddo.
“Miseriaccia Harry… come stai?!” chiese, avvicinandosi all’amico.
Harry era ancora a terra, con gli occhi sbarrati.
“Amy….” continuava a ripetere, sgomento.
“Harry, la libereremo, non temere!” intervenne Hermione, avvicinandosi.
“Amy… l’ho lasciata con loro… no…” continuava a ripetere Harry, sotto shock.
Non poteva, non voleva crederci… la sua Amy… e l’Horcrux… andati.
“Voldemort scoprirà tutto, ora” commentò amareggiato.
Hermione sospirò, e Ron gli rivolse un’occhiata mesta.
“Harry, vedrai che troveremo una soluzione anche a questo! Ora sta’ tranquillo amico, fidati… troveremo Amy. Parola d’onore” gli disse Ron, posandosi una mano sul cuore.
Quel gesto sembrò rincuorare Harry, che si mise a sedere e si stropicciò gli occhi.
Ma in quel preciso istante, l’ira di Voldemort lo investì in pieno.
"Mio Signore... Potter è andato via!"
"Crucio!"
Il Mangiamorte di fronte a lui si contorse a terra, urlando e gemendo.
Voldemort guardò il viso della ragazza che avevano catturato: quel volto... era davvero fin troppo identico a quello di...
"Io e te dobbiamo parlare, mia cara" le disse, scrutandola attentamente mentre si dimenava per liberarsi dei due Mangiamorte che la tenevano stretta.
Ma cupi pensieri occupavano ora la mente dell'Oscuro Signore: l' Horcrux. La bacchetta di Serpeverde. Potter non poteva trovarsi lì per caso, no...
"Legilimens!" puntò la bacchetta contro la ragazza sconosciuta, leggendole nel pensiero ciò che era accaduto.
Avvertì una resistenza inaspettata da parte di lei: "Finiscila, stupida ragazzina, o rimarrai uccisa" le sibilò malevolo.
Quella parve combattere ma alla fine cedette: Voldemort si insidiò nella sua mente, leggendo ogni pensiero, ogni paura...
Ed ecco: Potter e quella ragazza avevano preso la bacchetta.
E lei... lei l'aveva data a Potter.
E ora il ragazzo era fuggito.
"Lui sa"... realizzò Voldemort, mentre con un pigro colpo di bacchetta faceva perdere i sensi alla ragazza.
"Portatela a Villa Malfoy" disse, rivolto ai suoi Mangiamorte.
L'ira cresceva in lui... lo accecava...

“Ha scoperto tutto!” disse Harry, cercando di mantenere la calma.
Ron ed Hermione si guardarono, sgomenti.
"C-cosa?" balbettò lei, passandosi una mano nei capelli cespugliosi.
"Lo sa. Sa che stiamo cercando i suoi Horcrux... ha letto la mente di Amy"
"Miseriaccia" Ron imprecò, tirando un pugno a terra.
"E' terribile... Amy è nelle sue mani ora?" chiese ancora Hermione.
Harry annuì: "Sì... ma Voldemort non sa che lei ha la bacchetta. Amy gli ha fatto credere che ce l'avessi io"
"Geniale" sussurrò Hermione "Altrimenti avrebbe avuto il suo Horcrux a portata di mano. Invece così facendo, lui ora crede che tu abbia la bacchetta di Serpeverde e che potresti distruggerla da un momento all'altro!"
"Già... peccato che non ce l'abbiamo" la interruppe Ron, con aria sconfitta.
Hermione si alzò, sospirando; poi aprì la sua borsetta, ne estrasse la tenda e, una volta montata con un colpo di bacchetta, vi entrò. Stava singhiozzando.
Ron si alzò e la raggiunse, per tranquillizzarla.
Harry invece rimase lì, seduto per terra; non gli importava del gelo, in quel momento la sua mente era occupata dal pensiero di Amy, nelle mani di Voldemort.
Rimase circa un’ora lì fuori, finchè non si decise ad entrare nella tenda e dirigersi nella sua camera.
Si gettò sul letto; e pianse.
Piangeva come un bambino, ma non gli importava.
Avrebbe tanto voluto urlare ma non voleva richiamare l’attenzione di Ron né di Hermione; voleva solo essere lasciato in pace.
Il pomeriggio passò così e cedette il posto al buio della notte.
Harry aveva perso la cognizione del tempo: fatto sta che, ad un certo punto, si mise il pigiama e si infilò sotto le coperte. E il sonno non tardò a sopraggiungere, tra un singhiozzo ed una lacrima.
I sogni cominciarono ad intrecciarsi… ma purtroppo per lui, quella notte, di nuovo Harry si sarebbe intrufolato involontariamente nella mente di Voldemort.
Era di nuovo a Villa Malfoy; un senso di angoscia lo opprimeva.
A quanto pareva, Voldemort era spaventato. Quello che però lo spaventava, non era il fatto che Harry avesse trovato l’Horcrux… no…
A quanto pareva il terrore di Voldemort era dovuto ad un’altra scoperta.
Camminava nervosamente avanti e indietro nel salotto.
Lì, davanti a lui, c’erano Piton, Draco e… Amy.
Fortunatamente, la ragazza sembrava stare bene; aveva solo qualche graffio sanguinante sul volto e su una spalla, ma sembrava integra.
“Dopo tutti questi anni…” stava commentando Piton, gli occhi che dardeggiavano da Amy a Voldemort.
“Taci, Severus! Non hai portato a termine il tuo compito!” urlava Voldemort.
“Sono stato raggirato, Signore! Credevo di aver ucciso la persona giusta!”
“Ah si? E allora come giustifichi questo?!” chiese Voldemort, squadrando Piton con sguardo letale.
Questi deglutì, scrutando prima Draco e poi Amy.
La ragazza, dal canto suo, aveva l’affanno; il suo sguardo si spostava allertato da Piton a Voldemort e per finire su Draco.
“Lasciateci soli. Voglio parlare a quattr’occhi con lei.” disse bruscamente Voldemort.
Piton fece un cenno con il capo a Draco, poi entrambi si allontanarono dalla stanza, lasciando soli il mago e la ragazza.
Voldemort si avvicinò ad Amy; questa guardò la porta chiudersi e poi, inaspettatamente, sorrise con un ghigno malevolo a Voldemort.
“Guarda un po' chi si rivede... ebbene, dopo tutti questi anni ti ripresenti così a tuo padre?" commentò Voldemort, guardandola con attenzione dalla testa ai piedi.
"Padre mio... non vorrai mica che io venga lì a baciarti la mano?" fece la ragazza, sardonica.
"Non dico questo... ma vieni qui, figlia mia... fatti abbracciare!” disse con ironia Voldemort, allargando le braccia.
Amy rise, e la sua risata faceva accapponare la pelle.
“Sei identica a tua madre" osservò Voldemort.
"No padre: io sono identica a te" precisò lei con un ghigno malvagio
"Credevo che Severus ti avesse uccisa quando eri appena una neonata. Illuminami" fece lui, continuando a squadrarla da capo a piedi.
"Sono stata per anni in Francia: a quanto pare, quella lurida Babbana che mi ha generata mi ha lasciata lì a crescere. E poi sono tornata qui in Inghilterra appena raggiunta la maggiore età. Speravo davvero di incontrarti, padre. Ti ho cercato per anni... volevo conoscerti. Volevo unirmi alla tua schiera."
Voldemort ghignò: "Questo era precisamente quello che avevo sperato di sentirti dire" disse, sfregandosi le mani.
Harry si svegliò di colpo: era solo un incubo o davvero ciò che aveva visto stava avendo luogo in quel momento?
E rimase sveglio, tutta la notte, a pensarci su. Perché ormai il sonno era solo un ricordo lontano.
Quella notte sarebbe stata una lunga, lunghissima notte.

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Capitolo 17
*** Visioni notturne ***


Quando la mattina seguente Harry raccontò a Ron e Hermione della visione che aveva avuto quella notte, i due non volettero credergli.
“Non è possibile.” continuava a ripetere Hermione, tra sè e sè, con espressione confusa.

“Ti dico che è vero, Hermione.”
“No  Harry, è assolutamente impossibile... lei ha distrutto un Horcrux! Lei voleva distruggere gli altri… perché avrebbe voluto mentirci?!”
“Forse per spifferare tutto a suo padre?!”
“Ma non lo ha fatto!”
“Potrebbe farlo da un momento all’altro!”
“Harry, amico, non c’è bisogno di urlare…”
“Si invece! Urlo quanto mi pare e piace, d’accordo?!”.
Ron posò una mano sulla spalla dell’amico: Harry lo guardò.
“Harry… sei sicuro che non fosse un semplice sogno?” chiese.
Il ragazzo annuì, accalorato. Sbuffò sonoramente; ma perché Ron ed Hermione si ostinavano a non credergli?
“Avevamo la serpe in seno…..e non lo sapevamo!” disse, amareggiato.
“Harry…” intervenne Hermione “…io……oh, tutto questo è assurdo! La madre di Amy è morta per mano di Voldemort! E lei non ha mai conosciuto suo padre... è…”
“Potrebbe anche averci mentito” commentò Ron. “Ormai questo è certo: Amy sapeva benissimo chi fosse suo padre: Voldemort in persona. Ci ha mentito spudoratamente… ma perché poi?”.
Harry stava riflettendo proprio su questo: gli era sempre sembrato che Amy stesse dalla loro parte, e difatti glielo aveva dimostrato con la distruzione del portagioie di Merope Gaunt… tuttavia era scomparsa con il penultimo Horcrux, che ormai per loro tre era irreperibile… e del medaglione di Serpeverde non avevano notizie…
“Harry… sei sicuro che il portagioie fosse un Horcrux distrutto, e non un semplice portagioie rovinato da un incantesimo!?” esclamò d’un tratto Ron.
Harry venne assalito dal dubbio: si precipitò in camera e prese il portagioie che era stato lasciato da Amy sulla scrivania.
Lo portò ad Hermione, che, recitando una complicatissima formula, lanciò un incantesimo sull’oggetto in grado di rivelare se, in passato, era stato toccato da magia oscura.
Un alone argenteo circondò il portagioie: poi scomparve.
“Era un oggetto che è stato toccato da magia nera. Ma non vi so dire se fosse un  reale Horcrux... e temo che non  lo fosse.” concluse Hermione, porgendolo ad Harry.
“Miseriaccia...” sospirò Ron.
Harry rimase a fissare quel piccolo portagioie: forse quello, allora, non era stato un vero Horcrux... sentì il mondo crollargli addosso.
“Se questo portagioie non è stato un Horcrux… questo vuol dire che dovremo cercare un Horcurx in più! Credevamo di essercene liberati, e invece…” disse Hermione.
 Ron si passò una mano nei capelli: poi esordì, dicendo:”D’accordo, lasciamo in sospeso la questione Horcrux… parliamo di Amy: secondo voi da che parte sta? Dalla nostra… o dalla loro?”
“Dalla loro.” disse Harry, gelido.
“Oh, Harry, e se Amy stesse facendo solo finta di essere dalla parte di Voldemort?” disse Hermione “E se in realtà fosse dalla nostra parte e volesse ingannare Voldemort?”.
“E’ quello che ho pensato anche io….” rispose Ron.
"Ma insomma! Vi rendete conto, voi due!? Stiamo parlando della figlia di Voldemort! SUA FIGLIA!" urlò Harry a pieni polmoni.
Sentiva il petto bruciargli e il suo cuore battere violentemente; si era completamente fidato della persona più sbagliata...

 “Sai Harry..." fece Hermione, con voce timida. "Ricordo benissimo le parole di Amy; era un pomeriggio di Ottobre, ci conoscevamo da veramente poco, e mi disse 'A volte è difficile conciliare due mondi, due entità… soprattutto quando sono agli antipodi! No, non è facile… ma non è nemmeno impossibile!'. Ricordo bene questa frase, perché mi chiesi a cosa potesse alludere…” disse Hermione, con cautela, guardando Harry che la fissava di rimando.
 “Miseriaccia, questa Amy è un mistero!” intervenne Ron.
“Si Ron… hai detto bene… Harry, ascoltami: non voglio vederti così abbattuto!”
“Era la mia fidanzata… sua figlia!”
“Lo so Harry! Lo so… è assurdo, ma comunque Amy ci ha dimostrato di essere dalla nostra parte…io credo che dovremmo fidarci di lei. Silente si fidava di lei!” concluse Hermione.
Harry sbuffò, innervosito.
“Silente si è sempre fidato di persone sbagliate: a partire da Piton e a finire con Amy. Come me, d’altronde… bene, io ora me ne vado in camera..”
“Harry, non puoi isolarti e chiuderti in camera per un’intera giornata!” lo rimbeccò Hermione.
“Non m’importa, va bene? Lasciatemi stare!” urlò di rimando Harry, chiudendosi la porta della camera alle spalle.
Si sedette sul letto, con la testa fra le mani; la cicatrice gli bruciava, dandogli fastidiose fitte.
Il portagioie di Merope Gaunt era lì affianco a lui; lo prese in mano e lo osservò nei minimi dettagli.
Rifletteva su Amy.
“La figlia di Voldemort... una figlia che vuole il padre morto, ma poi gli sorride e lo abbraccia, dicendogli di essere come lui… non ci capisco più nulla... perchè non me l’ha detto? Perché!?”.
Prese a pugni il cuscino, cercando di sfogare un po’ della sua rabbia.
“Perché!?” urlò, mentre si gettava sul letto.
Prese a fissare il soffitto, concentrandosi solo sul proprio respiro: pian piano tutto si fece sfocato davanti a lui, mentre la cicatrice ardeva, più di prima.
Chiuse gli occhi.
E si ritrovò nuovamente a villa Malfoy,in una stanza illuminata solo dalla luce della luna piena; e su un letto a baldacchino, con leggiadre tende, seduta sul letto, c’era una ragazza che lo guardava attentamente. Era lei.
“Harry… Harry riesci a sentirmi!?” gli stava dicendo Amy.
Il ragazzo non riusciva davvero a capire cosa stesse succedendo.
“Amy… sei davvero tu?!”
“Si Harry!Sono io…”
“E’ un sogno, vero?”
La ragazza ci riflettè per un attimo: “Tecnicamente no, ma non importa, Harry! Ho cercato di contattarti telepaticamente! Immagino che tu ora ti sia addormentato, il che spiega perché finalmente sono riuscita a parlarti!”
“Tu sei sua figlia. E lo sapevi! E non me l’hai mai detto! SEI LA FIGLIA DI VOLDEMORT!!” urlò Harry.
Amy diventò improvvisamente fredda; la sua espressione si indurì.
“Che cosa stai dicendo?”
“Non far finta di niente! Sei la figlia di Voldemort! Lo so! Ieri sera ti ho vista, sono entrato nella mente di tuo padre… so tutto, Amy Riddle!”.
La ragazza rimase in silenzio, mentre lo fissava con sguardo di ghiaccio.
“Mi dispiace non avertelo detto Harry… ma probabilmente non l’avresti presa bene…”
“E pensi che ora l’abbia presa bene?! Avanti! Ci hai traditi!”
“No Harry! Non dire sciocchezze!”
“Sei in combutta con Tu sai Chi!”
“Ti ordino di smetterla, Harry! Ripetilo di nuovo e verrò lì ad ucciderti con le mie mani!” si infuriò Amy.
“Ah si? Chi me lo dice che tu non sia d’accordo con tuo padre?! Magari ora gli dirai degli Horcrux, e di dove ci troviamo!” rispose Harry.
“Tu stai farneticando! Io vi ho aiutati!”
“Aiutati? E a far cosa? Il portagioie di Merope Gaunt non era un Horcrux!”
“Che cosa stai dicendo!?” esplose Amy.
“Abbiamo appena controllato con un incantesimo! E’ semplicemente un oggetto che è stato toccato dalla magia oscura, ma non un Horcrux!Ci hai presi in giro, Amy! Io non te lo perdonerò mai!”.
Amy rimase in silenzio. Lo guardava, a bocca aperta.
“Harry... io… io credevo che fosse… pensavo… ho usato il veleno di Basilisco e si è accartocciato fra le mie mani… ero convinta che fosse un Horcrux!” disse, stupefatta.
“Non mentirmi! Era solo una scusa per accattivarti i nostri favori e la nostra fiducia!Silente si è fidato della persona sbagliata…di nuovo!”.
Amy a quel punto esplose.
“Harry! Ma perché non capisci?! Io e te vogliamo la stessa cosa! Vogliamo entrambi uccidere Voldemort!” gli disse disperata.
“Ah si? E allora perché ieri sera hai detto a tuo padre 'Io sono come te: fredda, cinica, spietata.Voglio vedere Potter morto e un mondo di purosangue!' ti ho sentita, sai?!” gridò Harry.
“Potter, sei davvero uno stupido.” gli disse Amy, guardandolo disgustata.
“E tu una traditrice! Bada bene, Amy Riddle, che le nostre strade non si incrocino mai più! Altrimenti sarà peggio per te!” disse Harry, minaccioso.
Amy continuava a guardarlo disgustata; “Molto bene. Hai tratto le tue conclusioni. Fai pure. Ma un domani ti pentirai di tutto questo, Harry. Addio.” .
Detto questo la scena si dissolse sotto gli occhi di Harry, lasciandogli addosso soltanto ansia, dolore, amarezza e il bruciore alla cicatrice sempre più intenso e soffocante.

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Capitolo 18
*** Ritorno a Grimmauld Place ***


I giorni che seguirono, per Harry, Ron ed Hermione furono pieni di frustrazione e risentimento.
Harry raccontò loro di quando Amy lo aveva contattato e di cosa si fossero detti; i due amici rimasero in silenzio, ed Hermione gli disse che era stato ingiusto nei confronti di Amy.
“Cosa?! Lei non ci ha detto di essere sua figlia! Come possiamo fidarci ancora di lei?!” continuava a ripetere Harry.
“Harry, ti ha anche spiegato il perché: temeva la nostra reazione! Anche se, secondo me, c’è qualcos’altro sotto….” Gli rispondeva Hermione.
La ragazza, intanto, aveva ripreso a tradurre il libro di Silente, scoprendo ulteriori indizi sugli Horcrux, celati nei racconti.
“Ascoltate, ho scoperto qualcosa di interessante….” Disse la ragazza, in un pomeriggio piovoso.
“Riguardo gli Horcrux?” fece Ron, prendeno una sedia e sedendosi affianco a lei, mentre Harry rimaneva in piedi.
“Non proprio….ricordate di quando abbiamo letto della profezia,su questo libro?” iniziò a spiegare, tornando indietro di qualche pagina, nel libro, e indicando un rigo in particolare.
“Quella di cui Voldemort è a conoscenza?” chiese Ron.
“Precisamente. Continuando a tradurre ho scoperto altre cose interessanti…e altri appunti di Silente.
Guardate!”. La ragazza continuò a sfogliare il libro sino alla pagina 400.
E lì, indicò un paragrafo, con diverse sottolineature e appunti di Silente scritti al lato.
“Rocce impervie, tempo avverso: solo colui che ne sarà capace, potrà superarli incolume e raggiungere il luogo. Alte torri all’orizzonte, lì si compirà il fato.
Sangue del suo sangue, carne della sua carne, ma cuore puro e incontaminato. Così vuole il destino.” E poi Silente ha appuntato qui affianco “Torri di guardia?” e “Brughiera”.” Concluse Hermione.
“Miseriaccia…..cosa significa tutto questo?” fece Ron, allibito, grattandosi il capo.
“Non ne ho idea, Ron….non capisco davvero gli appunti di Silente…che fosse alla ricerca della profezia?” rispose lei.
“Io credo sia così….” Intervenne Harry “Probabilmente voleva trovare la profezia..e penso che questa sia l’ipotesi più probabile…”.
“Il problema è: l’ha trovata o no!?” chiese Ron, esprimendo i dubbi di tutti.
Hermione rimase in silenzio, continuando a fissare la pagina del libro.
Harry, dal canto suo, non sapeva davvero cosa rispondere.
“Forse Silente ci ha lasciato altri indizi…..continuerò a tradurre, nella speranza di trovare qualcosa….” Disse alla fine Hermione, riaprendo il dizionario per la traduzione.
Ron le diede un bacio sulla fronte: “Sei un mito, Herm!”.
La ragazza gli sorrise ed arrossì leggermente, poi prese la piuma in mano e, dopo averla intinta nel calamaio, ricominciò a tradurre.
Harry e Ron uscirono fuori dalla tenda, rimanendo sull’uscio a contemplare la natura attorno a loro.
Aveva appena smesso di piovere, e si sentiva ancora intensamente l’odore della terra bagnata.
“Harry, mi dispiace…cerca di superare questa situazione…miseriaccia, devi battere Tu sai Chi, e non puoi lasciarti distrarre da sua figlia! Giusto, amico?” gli disse Ron, cercando di incoraggiarlo.
Harry sospirò, ripensando ad Amy. Non si sarebbe mai aspettato una cosa del genere…mai.
“Ron, come faremo per gli Horcrux? Come potremo recuperare la bacchetta di Serpeverde? E il medaglione? E l’altro Horcrux sconosciuto?E’ tutto così confuso e abbiamo troppo poco tempo….”.
Ron gli poggiò una mano sulla spalla, in segno di consolazione.
“Ce la faremo, Harry. Dobbiamo farcela! E fidati, Harry….secondo me, Amy è dalla nostra parte…sta solo fingendo per non farsi uccidere….ma è con noi! E con te….” Gli disse Ron, e Harry gli fece un sorrisetto.
“Lo spero, Ron….ma ho l’impressione che non sia così…purtroppo….” Commentò amaro Harry.
La notte passò tranquilla, e la mattina dopo i tre amici stavano decidendo il da farsi per la ricerca degli Horcrux.
“Io suggerirei di tornare a casa di Sirius…” disse Hermione.
“Perché?” chiese Ron.
“Semplice: potremmo chiedere a Kreacher di aiutarci! Potrebbe tranquillamente infiltrarsi a Villa Malfoy, e carpire informazioni da lì…per poi riferirle a noi! Tutto nella massima segretezza…” spiegò Hermione.
“E’ una buona idea…ma questo ci potrebbe aiutare nel ritrovamento degli Horcrux?” chiese Harry, scettico.
“E chi lo sa….intanto, però, potremo avere informazioni dirette su Voldemort e i suoi piani…cosa ne dite?” fece la ragazza.
“Per me va bene! In fondo, a cosa serve stare qui in una foresta senza sapere cosa fare? Abbiamo un punto d’appoggio a Londra e una spia disponibile…direi che dovremmo proprio andare a Grimmauld Place…allora, Harry, che ne pensi?” chiese Ron.
Harry stava riflettendo, ma effettivamente il ragionamento di Ron non sembrava fare alcuna piega.
“Molto bene, si torna a Grimmauld Place!” disse infine.
“Bene! Allora sarà meglio mettere a posto un po’ di cose qui….partiamo subito, d’accordo?” chiese Hermione, mentre iniziava già a rassettare la cucina.
“Per me va bene!” rispose Harry.
Ron, dal canto suo, aveva già iniziato a raccogliere tutte le sue cose, sparse per il salotto, e le infilava nella borsa di Hermione, di gran corsa.
“C’è qualcuno che non vede l’ora di tornare a Londra, vedo!” commentò Harry, scherzando.
“Io non vedo l’ora di tornare da Kreacher e dai suoi fantastici piatti! Voglio come minimo un bel tacchino, per pranzo!” rispose Ron.
Harry ed Hermione risero alla risposta del loro amico; poi entrambi ripresero a sistemare la tenda che, nel giro di un’ora, fu completamente rassettata.
“Bene….si ritorna a casa allora! Tenetevi forte!” disse Hermione, mentre i tre iniziavano a vorticare su se stessi, sempre coperti dal fedele mantello dell’invisibilità. Dopo un paio di secondi, si ritrovarono sullo scalino d’ingresso della casa.
Hermione aprì la porta, ed esclamò allegra: “Kreacher, siamo torna………..oh santo cielo!!”.
Harry e Ron entrarono di corsa in casa: la prima cosa che notarono fu il disordine; in seguito, fecero caso alla tappezzeria rovinata, i mobili spaccati, e oggetti rotti dovunque, a terra.
“Aspettate…” sussurrò Harry. “Hominum revelio!” .
La bacchetta indicò loro che non vi era nessuno in casa; I tre amici tirarono un respiro di sollievo.
“Dove sarà Kreacher? Che cosa sarà mai successo!?” continuava a ripetere Hermione, sotto shock.
Dopo essersi tolti il mantello dell’invisibilità, Harry si diresse in cucina.
Anche lì, sembrava essere passato un tornado. E nemmeno lì c’era la minima presenza di Kreacher.
“Kreacher….dove sei?!” chiamavano Hermione e Ron.
“Io vado al piano di sopra a controllare se si trova lì…” disse quest’ultimo.
“Stai attento Ron!” esclamò Hermione, mentre il suo ragazzo saliva le scale che portavano al piano superiore.
Harry si diresse nel salotto, mentre Hermione continuò ad ispezionare la cucina.
“L’ho trovato!!!” esclamò d’un tratto Ron.
Harry ed Hermione si precipitarono di corsa al piano superiore, e trovarono Ron a terra, in camera di Sirius, affianco al corpo esile dell’elfo domestico.
“Kreacher! O mio Dio!” esclamò Hermione, portando le mani alla bocca.
“Sta bene…è solo molto debole…” spiegò Ron.
Harry si avvicinò, sedendosi anche lui a terra.
Kreacher lo guardò: “P-padron Harry….s-s-siete t-tornato…” balbettò.
“Si Kreacher, siamo qui adesso!” gli disse Harry, dandogli un colpetto sul braccio.
Ron si alzò, tenendo in braccio l’elfo.
“Portiamolo in camera da letto, magari se si stende un po’ sul letto potrà sentirsi meglio!” suggerì Hermione.
Ron si diresse dunque verso la camera da letto matrimoniale, poggiando con delicatezza l’elfo sul grande letto.
“Riposati, Kreacher….dopo ci spiegherai tutto!” disse Harry all’elfo.
Questo lentamente annuì, mentre i suoi occhi si chiudevano.
I tre amici uscirono fuori dalla stanza in silenzio, dirigendosi al piano inferiore.
“La casa è completamente devastata…..chi sarà stato?!” chiedeva Ron.
“Non ne ho idea….ora lasciamo che Kreacher riposi, probabilmente hanno aggredito anche lui!” rispose Harry.
“Direi di si…non aveva una bella cera…” commentò Hermione, visibilmente preoccupata.
La ragazza, tuttavia, si diede subito da fare per risistemare la casa; iniziò dalla cucina, e grazie ad alcuni incantesimi riuscì a riparare ogni singolo mobile e oggetto rotto.
I due ragazzi diedero anche una mano, sistemando intanto le stanze al piano superiore.
Mentre stavano aggiustando un comodino in camera di Sirius, proprio dove poco prima giaceva l’elfo domestico, Harry notò qualcosa a terra.
“Ron…cos’è quello?” fece all’amico, indicandogli quella strana ombra che si spandeva sotto al letto.
Ron si chinò e con la bacchetta illuminò l’oggetto.
“Si direbbe una bacchetta….” Fece l’amico, prendendola in mano.
Nel momento stesso in cui Ron prese in mano la bacchetta, però, accadde una cosa inaspettata: la bacchetta prese fuoco, e Ron urlò dal dolore, perché il fuoco lambì anche la sua mano.
Gettò la bacchetta a terra, urlando dal dolore.
Harry prese a pestare la bacchetta con il piede, per spegnere il fuoco.
“Co-co-cosa diamine è successo!??!” urlò Ron, mentre continuava a soffiare sulla sua mano.
“I-io non lo so…” fece Harry, ancora sotto shock.
“Che è successo!? State bene? Perché avete urlato!?” esclamò Hermione trafelata,sulla soglia della porta, con il fiatone.
“Quest’accidenti ha preso fuoco e mi ha bruciato la mano..” piagnucolò Ron, massaggiandosi il palmo.
Hermione si avvicinò a lui e lanciò un incantesimo refrigerante sulla sua mano; poi si avvicinò ad Harry, ancora intento ad osservare la bacchetta.
“E’ questa? Questa bacchetta si è incendiata?” chiese Hermione, chinandosi per guardarla meglio.
“Si…” fece Harry “ha preso fuoco da sola!”.
Hermione prese la sua bacchetta e, dopo averla puntata contro quella a terra, recitò una lunga e complicata formula alla fine della quale, la bacchetta a terra prese nuovamente fuoco.
“Miseriaccia! Di nuovo!” esclamò Ron, spaventato.
Ma Hermione non sembrava minimamente turbata dalla cosa; anzi, sfoggiava uno strano sorriso.
“Indovinate cosa abbiamo davanti ai nostri occhi?” fece.
“Cosa?!” chiesero all’unisono Harry e Ron, ancora interdetti.
“La bacchetta di Salazar Serpeverde. Questa bacchetta è un Horcrux, l’ho appena scoperto con un incantesimo che le ho lanciato. Ergo, non può essere altri se non quella che Amy aveva con sé alla cattura. Abbiamo ritrovato quell’Horcrux!” concluse, entusiasta.
“Cosa ci fa qui quella bacchetta?! Ce l’aveva Amy!” esclamò Ron, perplesso.
“Questo non lo so davvero, Ron…non ne ho minimamente idea….ma visto che la bacchetta si trovava dove fino a poco fa c’era Kreacher, forse lui potrebbe saperne qualcosa…”.
“Bene!” fece Harry “Allora aspetteremo che Kreacher si riprenda! Anche se non so quanto tempo voglia ancora per..”
“Sto bene, padron Harry. E vi spiegherò tutto.”.
L’elfo era lì, dietro di loro, sull’uscio della porta, e si reggeva allo stipite.
E anche se ancora visibilmente debole, fremeva dalla voglia di raccontare loro tutto ciò che era successo.

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Capitolo 19
*** Nuove scoperte ***


“Kreacher,” iniziò Harry “Come fa questa bacchetta a trovarsi in questa casa? L’ultima volta che l’abbiamo vista ce l’aveva una persona che non sa dell’esistenza di Grimmauld Place e…”
“Forse non sapeva dell’esistenza di Grimmauld Place, padrone….ma ora sa.”
“Che cosa?” fece Hermione, sorpresa.
Harry fece cenno all’elfo di sedersi sul letto di Sirius, visto quanto ancora fosse debole, dopodiché Kreacher riprese a raccontare.
“Ieri notte era tutto tranquillo, come al solito, qui. Ero nella camera da letto della padrona, quando d’un tratto ho udito delle voci. Ho riconosciuto immediatamente quelle delle signore Bella e Cissy che mi stavano chiamando, ma il loro tono non era per niente amichevole, soprattutto quello della signora Bella….le raggiunsi, e insieme a loro c’era anche Severus Piton e una ragazza, con un lungo mantello nero e il cappuccio, al suo fianco, che tacevano e guardavano in silenzio la scena.
La signorina Bella a quanto pare sapeva che voi tre eravate stati qui, così mi ha ordinato di raccontare tutto….ma io ho tenuto fede al giuramento prestato a voi, padron Harry, e non le ho detto nulla. Così, mi ha torturato. E’ stato terribile…”. L’elfo si prese una piccola pausa, in cui strinse le sue esili braccia al corpo, poi riprese: “Dopo aver capito che non le avrei detto nulla, stava per uccidermi, ma la ragazza affianco a Piton è intervenuta, dicendole che non le sembrava il caso.
La signorina Bella si è inchinata alla ragazza, e le ha chiesto umilmente perdono.
La giovane si è poi avvicinata a me, e mi ha chiesto se ero sicuro di non avervi mai visti in questa casa…io le ho risposto che ne ero sicuro, poi ha fatto segno agli altri tre di andare via….ma la signorina Bella, non soddisfatta, ha iniziato a lanciare incantesimi dovunque, distruggendo quasi completamente la casa. Ha persino appiccato il fuoco ad una tenda qui in camera del padroncino Sirius, e infine se ne sono andati tutti.
Io non sapevo davvero come spegnere quel fuoco, che a quanto pareva era maledetto….e mentre mi indaffaravo nel cercare una soluzione, affianco a me è ricomparsa la ragazza.
Si è abbassata il cappuccio, e mi ha sorriso. Era davvero molto bella.
“Lascia fare a me….” Mi ha detto e, con un colpo di bacchetta, ha spento il fuoco.
Infine mi ha dato questa bacchetta che voi ora avete davanti ai vostri occhi, dicendomi di non toccarla e di far si che solo Harry Potter potesse trovarla….si è poi smaterializzata e mi ha lasciato qui con la bacchetta. E questo è quanto.” Concluse l’elfo.
Harry era alquanto interdetto: era certo che la ragazza di cui stesse parlando Kreacher fosse Amy: ma davvero non riusciva a capire come Bellatrix avesse saputo della loro presenza lì in Grimmauld Place, e soprattutto…
“Questo posto, quindi, non è più sicuro! Piton ha rotto l’incanto Fidelius, e Bellatrix ci potrebbe raggiungere da un momento all’altro!!” urlò Ron, atterrito.
L’elfo annuì, silenziosamente.
Hermione esclamò, rompendo il silenzio: “Dobbiamo andare via…immediatamente! Siamo in estremo pericolo…Prendiamo la bacchetta e andiamo via, Harry!”.
Ma Harry sembrava assorto nei suoi pensieri.
“Kreacher…” chiese “La ragazza non ti ha detto quando e se tornerà?”.
“No padrone…” rispose l’elfo.
Harry continuò a rimuginare, camminando avanti e indietro nella stanza.
“Non vi sembra…strano?” chiese ai suoi amici “Amy si presenta qui con Bellatrix, Narcissa e Piton e torna apposta indietro per lasciare l’Horcrux a Kreacher…”.
“Te l’avevo detto, Harry! Amy è dalla nostra parte!” esclamò esasperata Hermione.
“Già…ma se è dalla nostra, perché ha riferito a Voldemort e agli altri che siamo stati a Grimmauld Place?”fece Harry.
Hermione e Ron rimasero in silenzio; poi lui intervenne dicendo “Harry, non abbiamo prove del fatto che sia stata Amy a dirglielo…”.
“Ah no? E sentiamo, chi altri sapeva della nostra permanenza a Grimmauld Place? Solo Kreacher e Dobby! E loro ci hanno giurato di non dire nulla!Ergo, l’unica possibilità è proprio quella che sia stata Amy!” disse adirato Harry.
Hermione e Ron si guardarono, sospirando.
“Effettivamente….non fa una piega….” Commentò Ron, con una smorfia.
Hermione era visibilmente delusa e combattuta: sembrava non voler credere al fatto che Amy li avesse traditi, ma la realtà dei fatti era quella.
“Io non ci sto capendo più niente…” disse, scuotendo la testa.
“Andiamo via da qui, per favore….l’idea che da un momento all’altro potrebbe apparire Bellatrix mi fa venire i brividi…” disse Ron.
“Si, ce ne andiamo subito…ma prima, dobbiamo distruggere l’Horcrux!” esclamò Harry, indicando la bacchetta di Serpeverde.
Hermione annuì, aprendo la sua borsetta: ne cacciò fuori la spada di Grifondoro, e la porse ad Harry.
Ma quest’ultimo scosse la testa, e le disse: “No, Hermione….voglio che sia tu a farlo fuori!”.
“I-Io?” fece la ragazza, sorpresa.
“Si…tu. Fai fuori quell’Horcrux. Adesso!” le ripetè Harry, incoraggiandola.
La ragazza scambiò una fugace occhiata con Ron, che la incitò, poi impugnò la spada, guardando attentamente la bacchetta a terra.
Abbassò di colpo la spada e con un colpo netto ruppe in due pezzi la bacchetta a terra.
In quel preciso istante la stanza si riempì di una densa coltre di fumo nero, che fuoriusciva dalle estremità della bacchetta spezzata.
“Non si respira!!” disse Ron, tossendo.
Hermione cadde a terra, scossa dai conati e dai colpi di tosse.
Harry, con gli occhi che gli lacrimavano e il respiro che gli mancava, si avvicinò alla finestra e la spalancò. Tutto il fumo si diresse in quella direzione, uscendo impetuoso dalla finestra.
Lui respirò a fondo, riprendendo fiato.
Ron era affianco ad Hermione, che a stento iniziava a riprendere a respirare.
Harry si avvicinò loro, dando alcune pacche sulla schiena di Hermione. Lo sguardo, intanto, gli si era posato sulla bacchetta rotta a terra o, meglio, su ciò che ne era rimasto.
Polvere nera. Semplice polvere, nient’altro. Ecco ciò che rimaneva della bacchetta di uno dei maghi più potenti di tutti i tempi. Quel che rimaneva di un Horcrux.
“Ce l’hai fatta Hermione….un Horcrux in meno!” le disse Harry, sorridendole.
La ragazza, ancora visibilmente scossa, gli fece un debole sorriso di rimando, mentre Ron la aiutava a rialzarsi.
Kreacher, in tutto questo, era vicino allo stipite della porta, anche lui alquanto sotto shock per lo strano avvenimento; l’elfo guardò Harry, poi gli chiese “Ora andrete via, padrone?”.
“Si, Kreacher…dobbiamo andare, non siamo più al sicuro, qui…”.
“Capisco” fece l’elfo.
“Kreacher, di nuovo ti chiedo di non dire nulla a nessuno….e vorrei ringraziarti per la tua lealtà e fedeltà….grazie, davvero.” Gli disse Harry.
L’elfo sembrò quasi commuoversi; si inchinò ai piedi di Harry, poi si avviò verso il corridoio.
Nel giro di dieci minuti furono fuori dalla casa, e si smaterializzarono in un boschetto umido.
“Dove ci siamo materializzati?” chiese Harry.
“Siamo nella foresta di Sherwood, Harry!” disse allegramente Hermione.
“Wow…la famosa Sherwood! Mi sento come Robin Hood!” rispose Harry, scherzando.
“Chi è Robin Tood?” chiese Ron, scettico.
“Hood, Ron! Robin Hood….è un racconto che è molto conosciuto nel mondo dei babbani….” Gli spiegò Hermione.
“Miseriaccia, ma quanti racconti circolano tra i babbani?” disse Ron, grattandosi il capo.
Rimontarono la tenda in poco tempo e vi si infilarono dentro.
Era ormai pomeriggio inoltrato: tutti e tre avvertivano un certo languorino, così Hermione si mise ai fornelli e dopo circa un paio d’ore si alzarono da tavoli soddisfatti e con le pance piene.
Sedettero a tavolino e iniziarono a discutere sul da farsi.
“Allora, abbiamo distrutto un Horcrux….ora dobbiamo trovare il medaglione e l’altro Horcurx mancante che, abbiamo assodato, non è il portagioie di Merope Gaunt…” fece Harry.
Hermione intanto aveva riaperto il libro che le era stato donato da Silente, e sfogliava noncurante le pagine; mentre però continuava ad andare avanti, un foglietto cadde da una pagina del libro e Ron, prontamente, lo raccolse.
“Questa è la tua scrittura, Hermione?” chiese Ron, esaminando il foglietto.
Hermione lo osservò, poi gli rispose “No, non è assolutamente scritto da me…..sembrerebbe la scrittura di Silente…..mm….fammi dare un’occhiata più da vicino!”, e prese il bigliettino ingiallito.
Lo lesse con attenzione, poi guardò Harry e Ron e disse loro: “Abbiamo un indizio sull’Horcux mancante!”.
“Cosa?! Fa vedere!!” esclamò Harry, eccitato.
“Calma, Harry! Ve lo leggo…”. La ragazza si schiarì la voce, poi iniziò a recitare: “In Bretagna, nella foresta di Paimpont, zona ricca di leggende, c'è la Tomba di Merlino, un albero cresciuto all'interno di una roccia. Si narra che il mago sia stato sepolto con addosso il suo medaglione, un magico amuleto, poco conosciuto nelle tradizioni e nelle leggende, che portava sempre con sé. Il medaglione, a quanto pareva, possedeva capacità magiche e aiutava Merlino negli incanti più prodigiosi.”Ecco, tutto qui!”.
“Il medaglione di Merlino?” fece Harry.
“Si…Silente lo ha sottolineato e marcato…immagino possa voler dire che…”
“Che è un Horcrux? Altamente probabile! Fino ad ora gli indizi di Silente si sono rivelati efficaci!” concluse Ron.
Harry era al settimo cielo per la felicità; possibile che in poche ore la sorte gli stesse finalmente sorridendo?
“Allora direi di andare subito lì!” esclamò.
“Calma, Harry….ora che Voldemort sa che stiamo distruggendo gli Horcrux, sicuramente avrà messo qualcuno o qualcosa a guardia dell’albero…” lo rimbeccò Hermione.
“Accidenti….non ci avevo pensato!” fece Ron.
“E allora?” chiese Harry.
“E allora in questi giorni ci alleneremo negli incantesimi….nella difesa e nell’attacco…così non arriveremo impreparati!” concluse Hermione, chiudendo il libro sulle sue gambe.
“Bene! Allora iniziamo da subito gli allenamenti!” disse Harry, con grinta, alzandosi dal divano.
I tre amici si misero subito all’opera, esercitandosi sino allo stremo delle forze; quando calò il buio, rientrarono in tenda, cenarono e finalmente, stanchi e sfiniti, si tuffarono nei loro letti.
Harry dormiva da solo, in camera sua; e la notte il suo pensiero correva sempre ad Amy, ai suoi occhi…a quanto gli mancava….a come lo avesse tradito e raggirato….
Durante il sonno, Harry si intrufolò nella mente di Voldemort.
Il mago era seduto su un divanetto e il suo grosso serpente si era acciambellato ai suoi piedi.
Amy era davanti a lui: splendida, con una camiciola di seta rossa lunga e stretta, stesa su un divano, e con un calice di vino in mano; era assorta nei suoi pensieri, con lo sguardo perso nel fuoco che ballava nel caminetto.
“A cosa pensi, figlia?” chiese, con voce fredda e strascicata.
La ragazza, senza distogliere lo sguardo dal fuoco, sorseggiò il vino, schioccando la lingua: poi, disse: “Penso che riusciremo presto a mettere le mani su Potter, padre.”.
“L’hai saputo sedurre?”
La ragazza lo guardò, con sguardo provocatore. “Certo, padre. Sono o non sono la strega più affascinante del mondo magico?”.
Voldemort sorrise, compiaciuto. Sua figlia aveva preso davvero tutto della bellezza di sua madre; ma anche lui, da giovane, era stato un ragazzo bellissimo. E da lui aveva preso la sua malvagità, il suo cuore duro e freddo.
“Mi compiaccio, Amy. Hai spiato Potter alla perfezione, e lui è all’oscuro di tutto questo…sei molto abile, negli inganni. Ma bada bene…” disse Voldemort, assumendo un tono più minaccioso “Non provare ad ingannare me, o morirai assieme al tuo amichetto……”.
La ragazza scoppiò a ridere: era una risata amara, ma seducente.
“Padre….potrei mai ingannare te, che sei il più abile e potente legilimante e mago oscuro che il mondo magico abbia mai visto? Suvvia, non diciamo sciocchezze….piuttosto, vorrei parlarti di qualcos’altro…” fece Amy, alzandosi dal divano.
“Di cosa?” chiese Voldemort.
“Di Draco Malfoy…più volte mi è capitato di scoprirlo mentre mi osservava con sguardo languido….credo che il bel Draco si sia invaghito…cosa ne dite, padre? Sarebbe un unione appropriata per me?”.
Voldemort scoppiò a ridere: “Figlia mia, non c’è nessuno che sia degno di te! Nessuno…..tuttavia, il giovane Draco ha dimostrato più volte di essere un meritevole Serpeverde, inoltre è un purosangue…penso che l’affare si potrebbe concludere…”.
“Molto bene…domani andrò da lui personalmente per proporre la cosa…” fece Amy, ammiccando “Ma adesso, padre, temo di dovervi abbandonare….vorrei riposare.”
“Senz’altro, Amy. Va’ pure….fa venire qui Severus.”
La ragazza posò il calice di vino su un tavolino lì affianco, poi fece una piccola riverenza e si avviò verso la porta.
“Sai, Amy….mi sono dovuto ricredere sul tuo conto…” fece improvvisamente Voldemort.
La ragazza si bloccò, e si girò a guardarlo, interrogativa.
“Pensavo che tu fossi uscita come tua madre, se non peggio di lei…tutto quel buonismo, la pietà….l’amore….bah….meritava di morire, e la stessa cosa pensavo che meritassi tu…ma a quanto pare, non è andata così…è andata decisamente meglio, contro ogni mia aspettativa. Sono fiero di te.”.
La ragazza arrossì, compiaciuta, e di nuovo fece un piccolo inchino;"Mio signore, mi lusingate!" commentò con le gote rosse, sorridendo, dopodiché, aprì la porta ed uscì dal caldo salotto.
Dopo pochi istanti vi entrò Piton, con la massima calma.
Richiuse la porta dietro di sé, poi si posizionò davanti a Voldemort.
“Severus, domani tu e mia figlia andrete di guardia lì dove vi ho spiegato” annunciò, secco.
“Ma, signore…e se Potter dovesse…”
“Catturateli. Uccidete gli altri due, se volete, ma Potter è mio….portatelo da me.” Concluse Voldemort, mentre accarezzava con un’unghia lunga il suo serpente.
“Sarà fatto, signore!” rispose Piton, inchinandosi ed uscendo dalla stanza.
Voldemort bevve dal suo calice di vino; finalmente, tutto stava andando secondo i suoi piani….presto Potter si sarebbe pentito di aver fatto fuori i suoi preziosi Horcrux….presto, sarebbe morto. Aveva ormai il mondo magico in pugno. 




ANGOLO AUTRICE: 
Bene amici miei...la storia si fa sempre più intricata.....e Amy è sempre più misteriosa....è dalla parte del bene o del male? E la proposta di matrimonio con Draco, cosa c'entra? E soprattutto.....Harry, se ne sarà mica scordata di lui e del loro fidanzamento?! E perchè ha lasciato ai tre amici la bacchetta di Serpeverde, ma ha raccontato a Voldemort di Grimmauld Place? Il mistero si infittisce....

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Capitolo 20
*** La tomba di Merlino ***


Quando Harry si svegliò, la mattina seguente, sperò con tutto il suo cuore che quello che aveva visto quella notte fosse stato solo un sogno; ma sapeva bene che non lo era stato.
Amy si era definitivamente dichiarata dalla parte di Voldemort; e, addirittura, avrebbe organizzato un matrimonio con Draco Malfoy.
Si stropicciò la fronte; la cicatrice gli doleva, il che non era un buon segno.
Non sapeva se raccontare o meno a Ron ed Hermione della visione a villa Malfoy, ma alla fine decise di raccontare tutto.
Si alzò dal letto e si diresse in bagno, dove si risciacquò il viso con acqua gelata.
Si sentì decisamente meglio quando l’acqua gli rinfrescò il viso.
“Buongiorno Harry!” disse Ron, che si era appena svegliato, seguito da Hermione, ancora assonnata.
“Buongiorno a voi..” fece Harry in risposta “Devo raccontarvi di ciò che mi è successo stanotte..”.
Hermione parve risvegliarsi di colpo. “Harry, hai avuto un’altra visione?”.
Il ragazzo annuì.
“Harry, basta! Devi chiudere la mente! Non puoi entrare ed uscire liberamente dalla testa di Voldemort! Se se ne dovesse accorgere, saremmo in guai seri!!”
“Non se ne accorgerà!”
“Non ne abbiamo la certezza! Devi smetterla, Harry!”
“Io non voglio smetterla! Solo così potremo avere informazioni su di lui e su..Amy.”.
“Sei sadico Harry. Continui ad intrufolarti nella testa di Voldemort solo per vedere cosa fa Amy e soffri nel vederla….non è forse così? Ti conosco fin troppo bene!!” concluse Hermione.
Harry si sentì colto sul fatto; abbassò lo sguardo, poi aggiunse: “Non sono sadico. Io voglio solo capire da che parte sta…ma dopo la visione di stanotte ho avuto la conferma ai miei dubbi.”.
“Cioè? Spiegati meglio…” chiese Ron.
Harry li guardò dritto negli occhi, poi iniziò a raccontare per filo e per segno cosa aveva visto.
Hermione era semplicemente sconvolta: “Come può aver finto per tutto questo tempo? Adesso addirittura vuole sposare Malfoy….oh Harry, mi dispiace….”.
La ragazza abbracciò stretto il suo amico; Harry sentiva il suo cuore battere debolmente e colmo di dolore, non riusciva a capacitarsi ancora del tradimento di Amy…
“Sto bene.” Mentì.
Hermione lo guardò negli occhi, quasi a volergli dire “So che stai mentendo.”. Poi lo sciolse da quel forte abbraccio e si ricompose.
“Allora, immagino che ora dovremo allenarci, in vista del nostro imminente viaggio alla tomba di Merlino….” Fece Ron.
“Oh, a proposito…Amy e Piton sono di guardia a qualcosa, incaricati da Voldemort…..e io penso proprio che si trovino alla tomba di Merlino” intervenne Harry.
“E’ sicuro…” fece Hermione “Sarà più difficile del previsto….Amy è un’ottima combattente e Piton altrettanto….dobbiamo essere pronti quando andremo lì!”.
I tre amici, nei giorni seguenti, si dedicarono assiduamente al combattimento, allenandosi al meglio nei duelli. Sia Ron che Hermione avevano sviluppato prontezza di riflessi, ma Harry era fulmineo.
Finalmente, dopo quattro giorni, decisero di recarsi alla tomba.
Erano appena le sette del mattino quando si smaterializzarono nella foresta di Paimpont.
Sempre coperti dal mantello dell’invisibilità, si diressero verso l’albero nella roccia: la tomba di Merlino.
Davanti al suddetto albero, stavano di guardia dieci mangiamorte, con i loro cappucci abbassati, a nascondere il volto, e ancora Piton che passeggiava avanti e indietro, con la bacchetta in mano.
“Dov’è Amy?” sussurrò Harry, non vedendola.
Hermione fece spallucce: “Allora, vogliamo andare all’attacco? O rischiamo troppo? In fondo loro sono dieci e noi solo tre…”.
“Miseriaccia, Hermione! Ormai ci siamo!” fece Ron.
“Si Ron ma se ci dovessero catturare…”
“Li stordiremo da qui!” suggerì Harry.
I tre amici erano dietro ad una grande roccia, a circa 6 metri dalla cerchia dei mangiamorte.
Harry, Ron ed Hermione, contemporaneamente presero la mira, con le proprie bacchette, poi sussurrarono “Stupeficium!”.
Tre mangiamorte caddero a terra, privi di sensi.
Piton e gli altri si avvicinarono loro, per capire cosa fosse successo, così i tre amici approfittarono del momento di confusione per schiantarne altri tre.
“Cosa sta succedendo!?” fece Piton, che iniziava a scladarsi mentre vedeva altri tre mangiamorte cadere al suolo.
Ancora, altri tre caddero e rimasero soltanto Piton e un altro mangiamorte.
“Adesso! Andiamo!!” esclamò Harry, togliendosi il mantello dell’invisibilità e caricando, assieme a Ron ed Hermione, i due superstiti.
Piton immediatamente creò una barriera magica a dividere i tre ragazzi da lui e dal mangiamorte.
“No, Potter. Non avresti dovuto farlo….” Fece Piton, minaccioso.
“Cosa sta succedendo qui!?”.
Una voce familiare irruppe, e Harry sentì il suo cuore spezzarsi in due.
Amy era lì: meravigliosa, con un lungo mantello nero, i capelli sciolti al vento, e la bacchetta pronta in mano.
“Li abbiamo presi, signora!”.
“Piton smettila con questa barriera! Piuttosto, va a chiamare soccorso….” Fece Amy, guardando la lunga serie di mangiamorte svenuti a terra.
“Ma li abbiamo in pugno!”
“Fa’ come ti dico….a loro ci penso io!” rispose la ragazza acida, con un ghigno malevolo.
Piton interruppe l’incantesimo della barriera e chiamò l’altro mangiamorte.
“Andiamo McNair….sbrighiamoci!”.
Si smaterializzarono istantaneamente, e intanto Amy si avvicinò ai tre amici.
“Bene bene bene…mio padre sapeva che vi sareste presentati qui…ne era certo…..e lui ha sempre ragione…”.
“Amy, si può sapere cosa ti è preso?! Sei sempre stata dalla nostra parte, ci hai persino lasciato la bacchetta di Serp…”.
Uno schiantesimo colpì in pieno Hermione, impedendole di completare la frase.
Un mangiamorte si era rialzato, e il cappuccio si era abbassato mostrandone il volto: Lucius Malfoy.
Ma l’incantesimo non l’aveva lanciato lui, ancora intento a cercare la bacchetta: era stata Amy.
“Traditrice!” urlava Harry a pieni polmoni.
Amy rise, gelida. “Harry, tu non hai ancora capito che non sono mai stata dalla vostra parte?!Possibile? Non puoi chiamarmi traditrice…io ho solo recitato la mia parte…..così come ho fatto con Silente per tutti questi anni….voi tre eravate uno scrigno di informazioni vitali per mio padre, così ho finto di esservi amica solo per carpire quelle informazioni….ma oggi voi non vi avvicinerete all’Horcrux…non lo farete!!”.
La ragazza lanciò un incantesimo in direzione di Ron ed Harry, che si scansarono all’ultimo secondo.
Iniziarono un arduo duello,Ron contro Malfoy e Harry contro Amy.
La ragazza, già molto abile nei combattimenti, era ulteriormente migliorata e i suoi incantesimi erano decisamente potenti.
“Davvero notevole la tua bravura!” commentò Harry acido.
“Ho imparato dal migliore, cioè mio padre!” rispose la ragazza, il volto una maschera di cattiveria.
“Hai schiantato Hermione, la tua migliore amica! Dovresti vergognarti!”
“Ahahahah…..migliore amica di una babbana?! Non ci tengo, davvero!” esplose Amy, lanciando un altro letale incantesimo in direzione di Harry.
Ma nonostante la sua bravura, Harry dovette ammettere che la ragazza aveva davvero una mira scarsa: puntava sempre dietro ad Harry, oppure ai suoi piedi, e ogni volta lo schivava.
Che lo stesse facendo apposta?
“Hai una pessima mira…..colpa del tuo pessimo maestro, immagino!” le disse Harry.
“Come osi!!!” urlò lei fuori di sé, continuando con una velocissima raffica di incantesimi.
In quel preciso istante, però, si udì un urlo e Lucius Malfoy si riversò a terra.
Era svenuto; Ron lo aveva battuto.
Harry approfittò di quell’attimo di distrazione di Amy, che stava fissando Malfoy a bocca aperta, e le lanciò un incantesimo di disarmo.
“La mia bacchetta!” urlò lei, mentre la cercava.
“Stupeficium!” urlò Ron, e la ragazza cadde a terra.
“Ron! Perché l’hai schiantata?!” chiese Harry, in preda alla collera.
“Perché noi dobbiamo trovare l’Horcurx, Harry! Non possiamo perdere tempo appresso a lei…dobbiamo muoverci, prima che Piton torni con i rinforzi!”.
Harry si convinse della cosa, e seguì l’amico davanti all’albero.
“Harry…lo senti questo ticchettio?” fece ad un tratto Ron.
Harry tese l’orecchio: ed effettivamente anche lui notò che un cupo ticchettio si udiva, regolare.
“Sembra provenire da sotto terra….” Disse Harry, mettendosi in ginocchio ai piedi dall’albero.
“Sai, più che un ticchettio….mi sembra il battito di un cuore!” precisò Ron.
Harry si rese conto che l’amico aveva ragione: sembrava decisamente il battito del cuore.
“Credo che dovremo scavare….” Fece Harry, iniziando a scavare con le mani.
“Hey, amico….possiamo usare una pala! Ce l’ho in borsa di Hermione!” esclamò Ron, dirigendosi verso la ragazza, aprendo la sua borsetta e cacciandone fuori la pala.
Ma nel momento stesso in cui la pala sfiorò il suolo, si dissolse in polvere.
“Che cosa?!” esclamò Ron, sorpreso e spaventato.
“E’ chiaro…dobbiamo scavare a mani nude…” spiegò Harry.
Anche l’amico si mise carponi e i due iniziarono a scavare in fretta, con il timore che Piton sarebbe potuto arrivare da un momento all’altro.
Ma più scavavano, più si stavano rendendo conto del fatto che le loro mani si stavano quasi consumando.
“Harry….miseriaccia….la mia pelle sta venendo via!” urlò Ron, mentre si levava via un lembo di pelle con non poco dolore.
“Dev’essere una maledizione di Voldemort a protezione dell’Horcrux….maledetto….ma io non mi arrenderò, dovessero rimanermi solo le ossa!” fece Harry, stringendo i denti per gli acuti dolori.
Le mani gli dolevano e bruciavano, gli sembrava di averle immerse in qualche acido.
Ron gemeva per gli acuti dolori, ma nonostante tutto i due amici continuavano a scavare.
Fino a che, finalmente, la mano di Ron si posò su un ciondolo con un grosso amuleto.
“L’ho trovato Harry!!!!” urlò Ron al colmo del dolore e della felicità.
“Bene!Prendilo, prendiamo anche Hermione e andiamo via!!!”.
Ron avvolse l’amuleto in un lembo di stoffa e se lo mise in tasca, mentre Harry prendeva in braccio Hermione.
E nel momento in cui si stavano smaterializzando, Harry si rese conto che Amy si era risvegliata, ed era lì, in piedi, che li guardava.
Quello sguardo lo fece rabbrividire: non perché mettesse realmente i brividi, ma perché Amy gli stava sorridendo, quasi fosse felice di vederli andare via.
Qualcosa non quadrava con quella ragazza….e ormai lui non riusciva più a capirci nulla.
 

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Capitolo 21
*** Vecchi amici, nuovi aiuti. ***


Erano passati appena due giorni dal ritrovamento dell’amuleto di Merlino, ma né Harry, né Ron né Hermione erano riusciti a distruggerlo.
“Non capisco….forse qualcosa non va nella spada?” fece Ron, dopo aver provato per l’ennesima volta a scalfire il medaglione.
Harry prese in mano la spada e la soppesò: non sapeva davvero cosa pensare.
“Ma perché non fa il suo dovere?” chiese ad alta voce.
Hermione sbuffò: era lì in piedi, affianco a loro, con le mani sui fianchi e i capelli scombussolati.
Erano stanchi e tutti e tre abbastanza nervosi: quell’inconveniente non ci voleva.
Harry posò la spada su un tavolo e si guardò le mani; Hermione le aveva fasciate sia a lui che a Ron e le aveva cosparse di essenza di dittamo per far si che la carne e la pelle ricrescessero,nei punti in cui, la terra “avvelenata” che avevano scavato,le aveva consumate.
“Ti fa ancora male, Harry?” chiese la ragazza, mordendosi un labbro.
Harry scosse la testa; in realtà la pelle gli pizzicava ma non volle dare ulteriori preoccupazioni alla sua amica.
“Sentite, dobbiamo trovare un modo per distruggere l’Horcrux..un qualcosa di alternativo alla spada di Grifondoro, visto che ormai non vuole più aiutarci….” Intervenne Ron, alzandosi dal divano e camminando avanti e indietro davanti al tavolo.
“E cosa!?” chiese Harry.
“Magari c’è scritto qualcosa nel libro di Hermione!” rispose Ron.
“Già controllato…..non dice nulla….” Sospirò Hermione.
“Ne sei sicura?Non vorrei che tu abbia letto con leggerezza….” insistette Ron.
“Sono sicurissima, ti dico!Cos’è, credi che sia stupida?! Se l’avessi notato forse te l’avrei già detto, o no?!” rispose la ragazza, accalorata.
“Calmatevi ora…” intervenne Harry, vedendo che entrambi i suoi amici stavano iniziando a scaldarsi. Una lite era l’ultima delle cose che serviva in quel momento.
Hermione e Ron si scrutavano torvi, con le braccia conserte.
“Sentite….” Fece Harry, guardando prima l’uno e poi l’altra “Diamoci tutti una calmata e cerchiamo di risolvere il problema. Dobbiamo capire come distruggere quell’Horcrux e una soluzione la si troverà!Quindi è inutile azzannarci, piuttosto cerchiamo di collaborare….”.
Si sedette, e affianco a lui prese posto Ron, che però continuava a fissare la propria fidanzata con sguardo battagliero, fieramente contraccambiato.
“Nessuno di voi ha mai sentito in giro di qualcosa che possa far fuori un Horcrux, vero?” chiese Harry.
I due amici scossero la testa.
“Bene…anzi no, è un male effettivamente…”.
“Harry…io però ricordo qualcosa….una cosa che mi disse Amy!” fece improvvisamente Hermione.
“Miseriaccia, dopo giorni passati ad impazzire appresso alla spada, ora ci dice che sa di un’altra maniera per…”
“Ron, sta zitto!!” esclamò Harry, che iniziava a spazientirsi anche lui.
Ron sbuffò; Hermione, dopo aver guardato con sguardo carico di astio il proprio ragazzo, riprese:
“Mi disse che lei aveva saputo da Silente che anche una potente maledizione può uccidere un Horcrux…mi aveva parlato del fuoco magico maledetto…”.
“E come lo si evoca?” chiese Harry.
“Purtroppo nemmeno lei seppe dirmelo. Silente non aveva voluto spiegarglielo; magia troppo complicata per dei maghi della nostra età…” rispose Hermione, rassegnata.
Harry ci riflettè su; era una situazione di stallo, ma se avessero trovato qualcuno, o qualcosa, che desse loro delucidazioni in merito alla magia oscura, sarebbero sicuramente riusciti a far fuori l’Horcrux!
“Chi conosciamo che abbia avuto a che fare con le arti oscure ma è dalla nostra parte?” si chiedeva Harry.
A quanto pareva anche Ron ed Hermione avevano fatto lo stesso ragionamento, ed entrambi stavano cercando di ricordare chi potesse aiutarli.
Fu Ron a rompere il silenzio.
“Ehi…..e se ne parlassimo con Lupin?” esclamò.
Hermione e Harry lo guardarono.
Sapevano che Lupin abitava in una casupola ai margini di un boschetto nel sud, e forse l’idea di raggiungerlo per parlare non sarebbe stata poi tanto cattiva.
“Effettivamente, credo sia l’unico che possa aiutarci…” fece Hermione.
Harry annuì: anche lui stava pensando a Lupin.
“Si, direi che dovremmo andare da lui…” concluse Harry.
“Qualcuno di voi sa dove abita?” chiese Hermione.
Harry e Ron annuirono.
“Molto bene….allora direi di smaterializzarci e andare da lui…” rispose la ragazza.
“Aspetta, Hermione…è buio….non è raccomandabile uscire e smaterializzarci a quest’ora, dopo il calare del sole…io credo sia meglio farlo di mattina!” le disse Harry.
“Io invece dico che il buio sarà nostro complice…ci nasconderà meglio!” battibeccò Hermione.
Harry ci pensò, poi però si rese conto che il buio poteva essere sfruttato a loro vantaggio e si ricredette.
“Si…hai ragione…” le disse. “Bene, allora direi di andarci ora!”.
Hermione e Ron annuirono.
Si prepararono in pochi minuti alla partenza, poi finalmente si presero per mano e si smaterializzarono, guidati da Ron questa volta, proprio davanti ad una piccola casetta rustica in piena collina.
Grossi nuvoloni si stagliavano su di loro in cielo; il sole era ormai tramontato e strani colori si alternavano all’orizzonte.
“Andiamo!” fece Hermione, mentre i tre, coperti dal mantello, si incamminavano verso la porta d’ingresso della casetta.
“Come faremo a sapere che è il vero Lupin e non un impostore?” chiese d’un tratto Hermione.
“Dovremmo chiedergli qualcosa di strettamente personale…” fece Ron.
“Gli chiederò chi era il suo migliore amico!” fece Harry. “So già cosa risponderebbe il vero Lupin!”.
Si fermarono davanti all’uscio della casa e bussarono.
Dopo pochi secondi la porta si aprì di pochi millimetri e videro spuntare una punta di bacchetta e un profilo.
“Chi è là!?” fece un Lupin spaventato.
“Chi era il tuo migliore amico?” chiese Harry.
Lupin sembrò riconoscere immediatamente la voce di Harry, perché abbassò la bacchetta; poi rispose: “Non avevo un migliore amico…ma due: James Potter e Sirius Black!”.
Fu un lampo; i tre amici si levarono il mantello e si gettarono tra le braccia di Lupin che aveva spalancato la porta.
“Ragazzi miei! Che ci fate qui?! Non dovreste essere ad Hogwarts?!” chiese l’uomo, stralunato.
“Entrate, entrate….ne parleremo dentro! Presto, prima che qualcuno ci veda!”.
I tre entrarono e Lupin si chiuse la porta alle spalle.
“Che sta succedendo Remus? Chi è…”.
Si udì il fragore di una tazza che si schiantava al suolo: Tonks, era a bocca aperta lì davanti a loro.
“Harry! Ron! Hermione!!”urlò, abbracciandoli goffamente.
“Tonks…miseriaccia, così ci soffochi!!!” disse Ron, scherzando.
“Oh si scusate…Remus ma ti rendi conto?!Sono loro! Sono qui!!” esclamò felice lei.
“Si tesoro, ma non urlare…non vorrei che qualcuno possa sentirci!” le fece lui, abbassando il tono di voce.
“Oh si, giusto!” rispose lei, ammutolendosi.
“A cosa dobbiamo la piacevole visita?!” chiese Lupin, indicando loro un comodo divano in pelle su cui i tre si adagiarono comodi.
“Avevamo bisogno di parlare con qualcuno che avesse trattato le arti oscure….e abbiamo pensato a te!” fece Hermione, che iniziò a cacciare dalla sua immancabile borsetta il medaglione di Merlino.
Tonks, intanto, aveva raccolto i cocci della tazza che aveva lasciato cadere e stava preparando del the per i nuovi arrivati.
“Cos’è?” chiese Lupin, indicando il medaglione in mano ad Hermione.
“E’ una storia lunga….” Rispose Harry, e iniziò a spiegare per filo e per segno tutto ciò che era successo durante quel periodo, a partire dalla fuga per Hogwarts, senza tralasciare la figura di Amy, perno centrale di quella storia.
“Voldemort ha una figlia?!” esclamò Lupin appena Harry gli spiegò chi fosse Amy.
“Si…”
“E chi è sua madre?!” chiese Tonks, mentre posava il vassoio con le tazze colme di the fumante sul tavolo.
“Non lo sappiamo…non ne ho idea…” rispose Harry, mesto.
Mentre sorseggiavano il gustoso e corroborante the, continuarono a raccontare gli avvenimenti successivi alla scoperta della vera identità di Amy, sino ad arrivare al ritrovamento dell’amuleto di Merlino e alla battaglia contro Amy davanti alla tomba nella foresta di Paimpont.
“Accidenti…che situazione alquanto complicata…” commentò Lupin “E quindi qui entrerei in gioco io…ma per quale motivo?” chiese Lupin.
Harry gli spiegò di come la spada avesse smesso improvvisamente di distruggere Horcrux e di come non sapessero evocare maledizioni per distruggere Horcrux.
“Mmm…dite che la spada non funziona più, eh?” chiese Lupin, grattandosi il mento.
“Si….improvvisamente ha smesso…non sappiamo il perché…” commentò Ron.
“Fatemela vedere..” disse Lupin.
Hermione la cacciò dalla sua borsa e la porse con cautela al loro ex docente, che la prese e la esaminò in ogni suo singolo dettaglio.
Dopo qualche minuto di silenzio più assoluto, interrotto solo da Tonks che si schiarì la voce, finalmente Lupin esclamò: “Ragazzi…..qui qualcuno ha pulito la spada. Il sangue di basilisco non c’è più sulla sua lama, ecco perché non distrugge quell’Horcrux!”.
Harry sentì il suo cuore fermarsi: ma chi aveva potuto togliere il prezioso sangue dalla spada?
“Amy….non può essere stato nessun’altro all’infuori di lei!” esclamò con rabbia e risentimento.
“Temo di si…” fece Lupin, ridando la spada ad Hermione.
“Miseriaccia………ce l’ha fatta di nuovo!” esclamò Ron.
Harry si passò le mani sul viso e tra i capelli, disperato; questa era l’ulteriore conferma di come Amy li avesse raggirati tutto il tempo e traditi.
“Professore….lei sa di un metodo alternativo per distruggere un Horcrux?” chiese Ron, speranzoso.
Lupin sospirò e guardò Tonks, che annuì impercettibilmente.
“Molto bene, ragazzi……è arrivato il momento di mostrarvi un anatema malvagio….badate, si tratta della magia più nera che esista….state ben attenti, perché non sarà facile!”.

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Capitolo 22
*** Ardemonio. ***


Lupin si alzò dalla comoda sedia sulla quale era seduto, ed iniziò a parlare, mentre si sfregava le mani.
“Silente me l’aveva detto, tanto tempo fa….sarebbe arrivato un giorno in cui avrei dovuto evocarlo, anche se secondo me è una follia..è pericolosissimo…”.
L’uomo guardò i tre ragazzi dritto negli occhi, con serietà.
“Quello che sto per fare è qualcosa di incredibilmente potente e pericoloso…è fondamentale che voi seguiate alla lettera ciò che vi dirò, se sarà necessario dovrete anche scappare e lasciarmi qui.
“Ma Remus..”
“Non interrompermi Tonks; sai meglio di me cosa può combinare l’Ardemonio.”.
Tonks sussultò, e con lei anche Hermione: la donna chiese: “Remus…Hai davvero intenzione di evocarlo?”
“Conosci altri metodi per distruggere un Horcrux?” ribattè lui.
“Potremmo chiedere a qualcuno di procurarci del sangue di basilisco…” propose Hermione.
“Impossibile: ne avevo già parlato con Silente….poco tempo fa mi raccontò della distruzione degli Horcrux, dicendomi che sarebbe stato fondamentale per voi tre…e mi disse che il sangue di basilisco è efficace, ma introvabile….non mi resta che tentare la sorte ed evocare l’Ardemonio.”.
“Ma è pericolosissimo!” esclamò Hermione, terrorizzata.
“Scusate ma…cos’è l’ardemonio?” chiese Harry che, assieme a Ron, aveva assunto un’espressione interrogativa, non capendo di cosa si parlasse.
Lupin sospirò, poi disse: “L’Ardemonio è un pericolosissimo fuoco maledetto. Essendo un particolare fuoco che si scinde in una serie di creature demoniache che divorano tutto ciò che incontrano, è molto difficile da controllare e solo un mago potente o Oscuro può utilizzare questa maledizione senza rischiare che gli si ritorca contro….ma è complicato….non si evoca con una formula, ma con il pensiero…per me sarà la prima volta, e potrebbe anche essere l’ultima…Ora, datemi l’Horcrux.”.
Hermione prese l’amuleto di Merlino, avvolto in più strati di stoffa, e lo posò per terra, ai piedi di Lupin.
Lui fece un cenno con il capo rivolto ai tre amici e Tonks, facendo intendere di allontanarsi.
“Se necessario, dovrete scappare dalla casa…intesi?”.
I quattro annuirono.
“E ricordate: se dovessi morire…ne sarei felice, perché morirei distruggendo un Horcux con me…e questo è importante.”
Tonks scoppiò in lacrime, ed Hermione la abbracciò.
“Dora, per favore…non rendermi tutto più complicato…” disse Lupin, mentre Tonks cercava di ricomporsi.
Chiuse gli occhi: sembrava immerso in una sorta di stato di trance.
Harry poteva quasi sentire il battito del suo cuore in quel silenzio innaturale: poi, dopo pochi istanti, una scintilla rossa comparì davanti a Lupin, ed Hermione e Tonks sussultarono.
Harry stava fissando ancora quella scintilla, che si era poi divisa in due, in quattro, in otto e si continuava a dividere ad una velocità incredibile.
Le fiammelle ardenti avevano circondato l’Horcrux.
“Protego Horribilis!” . La voce di Tonks evocò l’incantesimo che Harry sapeva essere una protezione contro anatemi di magia oscura.
L’amuleto era ormai sommerso dalle fiamme, che però rimanevo circoscritte ad esso, e non si diffusero per la stanza.
Lupin aveva un’espressione sempre più concentrata, goccioline di sudore iniziarono a scendergli lungo le tempie e fece una smorfia, non dissimile da una di dolore.
Stava cercando con tutto se stesso di non lasciarsi sopraffare dalla maledizione.
Si udì poi un fragore simile ad un tuono ed un urlo: era l’Horcrux.
L’amuleto di Merlino era in parte danneggiato ma ancora intero: da esso si sollevò una polverina fine che si compose a formare l’immagine di un Tom Riddle giovane e bello, identico a quello che Harry aveva conosciuto dal diario, il secondo anno.
Il “fantasma”  di Riddle si avvicinò a Lupin e con voce suadente, ma da far accapponare la pelle, gli disse: “Sai che l’incantesimo ti sopraffarà…. Sai della tua imminente morte….e moriranno anche loro se non la finisci adesso. Lascia perdere, è un’impresa troppo ardua per te Remus…lascia che se la vedano gli altri e avrai salva la vita…vuoi che i tuoi figli crescano senza il loro padre?Desideri che la tua amata Ninfadora rimanga sola? Pensa a te, Remus….non pensare a Silente…”.
Lupin urlò con rabbia, poi il fuoco invase completamente l’amuleto, che si sciolse all' istante tra le urla del fantasma di Riddle.
Le fiammelle, tuttavia, non scomparvero, e per un attimo Harry temette il peggio.
“Dora….andate via!” esclamò Lupin, che ora aveva aperto gli occhi, ma il cui sguardo era di puro terrore.
Tonks iniziò a piangere, tuttavia prese per mano Hermione e tirò a sé Harry e Ron e si diressero verso l’esterno della casa.
Erano finalmente fuori in giardino e la donna si gettò a terra, tra urla e pianti disperati.
Hermione stava anche piangendo, ma in silenzio; era affianco a Tonks e la abbracciava, cercando di tranquillizzarla.
Harry e Ron si guardarono, scoraggiati; sapevano bene che stavano assistendo ad una scena orribile: Lupin, là dentro, aveva appena distrutto un Horcrux, e stava morendo….
Harry si sentì male: avrebbe voluto correre lì dentro e prendere Lupin, ma sapeva che così facendo avrebbe messo a repentaglio la sua stessa vita e quella era l’ultima cosa che Lupin avrebbe voluto.
Il bagliore rossastro delle fiamme si vedeva anche dal giardino; era intenso, acceso.
Ma improvvisamente scomparve; così come si era intensificato, di colpo sparì.
“Harry…..dici che forse Lupin ce l’ha fatta?” chiese Ron, timoroso.
“Non lo so…” rispose Harry, confuso.
Temeva di sentire da un momento all’altro il boato di un’esplosione, di avvertire il calore del fuoco sulla propria pelle…ma non ci fu nulla.
Sentirono il rumore della porta d’ingresso che, cigolando, si apriva e alzarono lo sguardo.
Lupin era lì davanti a loro, pallido, tremante, ma vivo. Miracolosamente vivo.
“Oh mio Dio!!!!” urlò Tonks, correndo da lui e abbracciandolo.
Lupin sorrise; poi rivolse un occhiolino ad Harry, e sussurrò: “Fatto il misfatto!”, riferendosi all’impresa appena compiuta.
“Grandioso! Questo si che è il miglior docente di Difesa contro le Arti Oscure che esista!!!” urlò Ron a pieni polmoni.
Dopo essersi tutti abbracciati, felici come non mai, tornarono in cucina, dove Lupin mostrò loro la massa gelatinosa a terra che un tempo era stata un Horcrux.
“Miseriaccia….” Fece Ron, ammirato.
“Professore…..cioè, Remus….è stata un’impresa ammirevole….da ordine di Merlino!” disse Hermione, al settimo cielo.
Harry, dal canto suo, era la gioia fatta persona. Era entusiasta di Lupin, e grazie a lui ora c’era un Horcrux in meno da distruggere. Non faceva altro se non ripetere “Grazie!” a Lupin, che ogni volta gli sorrideva, dandogli un buffetto sulla guancia.
“Bene….direi che siamo a buon punto!” disse Hermione, soddisfatta, a Ron ed Harry.
“Già….ce ne mancano solo altri due!” fece Ron, entusiasta.
“Giusto….il medaglione però è irreperibile, chissà dove si trova!....” fece Harry pensieroso.
“Lo scopriremo…come abbiamo fatto con gli altri!” disse Hermione, felice.
Passarono la notte a casa di Lupin, e crollarono sfiniti su un letto nella camera degli ospiti.
Harry fece strani sogni, riguardanti la sfera che Silente aveva lasciato ad Amy in eredità: sognava di guardare nel suo mantello da viaggio, e di trovare la sferetta trasparente nella sua tasca.
E improvvisamente, un pensiero lo attraversava come un lampo: doveva romperla per capire cosa realmente fosse…stava appunto per farlo, quando il sogno cambiò e si trasformò nell’ennesima visione, dalla mente di Voldemort.
“Madama McClan mi ha intessuto l’abito padre, era una meraviglia….naturalmente è bastato il mio cognome e la presenza della mia futura suocera a intimare alla sarta di fare un lavoro perfetto ad un prezzo infimo…”.
Voldemort stava fissando le fiamme nel camino, mentre sua figlia le parlava.
“Padre….state ancora pensando a Potter?”.
Si girò: Amy lo stava fissando incuriosita.
Si alzò dalla poltrona: era furioso, ma non ce l’aveva con lei: sua figlia aveva combattuto valorosamente, da quanto le aveva detto Malfoy, ma gli altri l’avevano lasciata sola…sola contro tre…codardi…li avrebbe puniti per questo, anche se già in quel momento stavano patendo alcune torture.
“Amy….devo recarmi fuori, stanotte….devo controllare alcuni affari fuori di qui….devo chiederti la cortesia di stare attenta a Nagini, d’ora in poi. Sarà il tuo animale da compagnia, ma dovrai tenerla d’occhio tutto il giorno, ogni ora. E’ fondamentale…intesi?”.
“Si, padre…se ci tenete così tanto, lo farò!” gli rispose lei.
“Quando ti guardo, vedo tua madre….sei davvero identica a lei…” fece d’un tratto Voldemort, guardando sua figlia.
Lei sorrise sardonicamente; “Si padre, sarò anche uguale a lei, ma l’animo…il cuore….quello l’ho preso da voi!”.
“E ne sono contento. Sono fiero di sapere che sei una serpeverde. Sei una sua degna erede, d'altronde!”.
“Erede di Salazar Serpeverde…giusto..” puntualizzò lei, gustandosi l’idea.
“Dov’è sepolta tua madre?”.
Amy si zittì: il suo sguardo si fece curioso, ma ripose al padre: “Nel suo paese natìo, nel cimitero dietro alla cattedrale….posso sapere perché vi interressa, padre? Non credo che voi abbiate voglia di andare a trovare una sporca babbana….”.
“E invece si, Amy. Ho voglia di andare a trovare quella sporca babbana che ti ha generato.”.
Uscì dalla stanza, lasciando a bocca aperta la figlia.
Non poteva dirle quali erano le sue reali intenzioni.
Ma prima di recarsi al cimitero, avrebbe dato una controllata agli altri Horcrux…in fondo, se Potter si era impossessato dell’amuleto di Merlino, chi poteva sapere se anche gli altri non fossero in pericolo? Avrebbe intensificato le misure di sicurezza…era fondamentale che i suoi Horcrux restassero integri.
Superò un’adorante Bellatrix in ginocchio, uscì dalla villa e iniziò a volare via, nella notte.
“Aspettami, Brianne….sto arrivando!” disse, nella notte, con la sua voce strisciante.
Harry spalancò gli occhi: quell’ultima visione lo aveva spaventato, raggelandogli il sangue nelle vene. Dopo quelli che gli parvero anni, una voce agitata proruppe nella stanza da letto. “Ragazzi…..dovete andare via, subito! Abbiamo visto Lucius Malfoy da queste parti!!” esclamò Tonks, con il volto che sembrava una maschera di terrore.
“Oh santo cielo!” esclamò Hermione, schizzando fuori dal letto.
“Smaterializzatevi da qui, così non vi vedrà nessuno….e mi raccomando: siate prudenti!” disse loro Tonks, abbracciandoli.
Contemporaneamente, sopraggiunse Lupin, che si avvicinò loro e disse: “In bocca al lupo ragazzi….e per il prossimo Horcrux cercate del veleno di Basilisco: vi renderà le cose più facili!”.
Dopo nemmeno un minuto, si ritrovarono sulla riva di un fiume impetuoso.
“Venni qui in campeggio qualche anno fa!” spiegò Hermione.
Dopo aver evocato ogni incantesimo di protezione, i tre aprirono la tenda ed entrarono in salotto.
“Devo parlarvi..” disse Harry, deciso a raccontare loro la visione di quella notte.
Ma in quel preciso istante, un dolore improvviso, feroce, sembrò spaccargli in due la testa: la cicatrice ardeva, era sicuro di morire per il dolore.
Voldemort si era recato nella caverna dove Harry e Silente avevano trovato il falso medaglione: era furioso. Aveva scoperto che Harry aveva preso anche quell’Horcrux.
E a pieni polmoni, stava urlando in quella fredda grotta:
“Non riuscirai a prendermi anche l’ultimo….maledetto Harry Potter!!!!!!!!!!!”

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Capitolo 23
*** Complicanze e misteri ***


Gennaio era ormai andato via, facendo posto ad un Febbraio umido e con qualche episodio nevoso.
Harry si era fatto sempre più taciturno: dopo l’ultima, forte, visione di Voldemort, che aveva ormai scoperto tutto sulla loro ricerca degli Horcrux, si era chiuso in un silenzio che preoccupava i suoi due amici. Hermione cercava in tutti i modi di spronarlo, di farlo parlare, coinvolgendolo anche nella traduzione del libro di rune di Silente, ma nulla riusciva a scucire una singola parola dalla sua bocca. Sia lei che Ron erano abbastanza in pensiero: non lo avevano mai visto così.
Harry, dal canto suo, era spaventato; preoccupato, perché ormai Voldemort sapeva tutto della loro missione…sapeva degli altri Horcrux distrutti…e poi c’era Amy: Amy che stava per sposare Malfoy, Amy che li aveva traditi…che lo aveva tradito…quella ragazza continuava a tornargli in mente, come un chiodo fisso….Harry, ogni notte, la sognava: la vedeva tra le sue braccia, ferita, debole, ma sorridente, mentre gli sussurrava: “Ce l’abbiamo fatta, Harry….”. Era un sogno ricorrente, la costante di ogni notte..in più c’erano le sporadiche visioni della mente di Voldemort, che mostravano una Amy sempre più presa nei preparativi del matrimonio, e un Voldemort stranamente tranquillo, nonostante la scoperta degli Horcrux distrutti.
La notte tra il 20 e il 21 Febbraio, in particolare, Harry ebbe una visione nitida, particolareggiata.
Voldemort era sempre a Villa Malfoy, e camminava avanti e indietro nel salotto.
Nella stanza c’era anche Amy, con Nagini che le strisciava su un braccio.
“La profezia la raccontava giusta, a quanto pare….ha scelto la sua via….molto bene…” sussurrava tra se e se Voldemort.
“Padre, cosa stai dicendo?” chiese la ragazza, lo sguardo fisso su Nagini.
“Nulla, Amy….sei pronta per le tue nozze?” chiese Voldemort, guardando sua figlia.
La ragazza indossava una vestaglia smeraldo in pura seta, e sorseggiava del vino rosso.
Aveva sciolto i capelli, ormai lunghissimi, che le scendevano sin sotto il bacino.
“Si, credo di essere pronta…Draco finora si è dimostrato un degno compagno.”
“Ne sono compiaciuto. Anche se non nutro particolare simpatia nei confronti dei Malfoy….”.
“Oh, padre, se è per questo, nemmeno io! Ma, parliamoci chiaro….avresti preferito che andassi in sposa a Fernir Greyback? O a Codaliscia?O a Piton?”. La ragazza rise di gusto, e suo padre la guardò attentamente.
“Amy….tu stai schermando la tua mente. Perché lo fai?”.
Silenzio.
La ragazza per qualche istante ammutolì, sgranando gli occhi. Poi si ricompose e schiarendosi la voce, rispose, glaciale: “Diciamo che la mente di una ragazza, alle volte, può anche non avere pensieri casti e puri… specialmente in vista del suo matrimonio… e credo che rendertene partecipe, padre, sarebbe piuttosto imbarazzante, oltre che inutile.”.
“Ah, sarebbe questo il motivo, Amy? Allora bene... mi sta bene.”
“Ne sono felice.”
Qualcuno bussò.
“Chi disturba?!” chiese aspramente Voldemort.
Codaliscia aprì la porta; “M-m-mio signore….B-B-Bellatrix vorrebbe interloquire con voi..”.
“Lasciaci da soli, Amy.” disse Voldemort, con la sua voce strascicata.
La ragazza, senza fiatare, uscì dalla stanza, tenendo Nagini sulle sue spalle.
In quello stesso momento vi entrò Bellatrix, quasi fuori di sé.
“Mio signore!!” disse, inginocchiandosi al cospetto di Voldemort “Buone notizie! Hanno catturato Minerva McGranitt!!”. La donna, follemente, iniziò a ridere, e Voldemort si unì a lei.
“Portatela da me!” disse, prendendo posto sulla poltrona di velluto davanti al fuoco.
Dopo qualche secondo, entrò nel salotto Fernir Greyback, che trascinava di peso una donna, dal pesante vestito di velluto verde. Dietro di loro stavano Piton, Lucius Malfoy, Narcissa sua moglie e altri due mangiamorte.
La donna, che Harry riconobbe come la sua professoressa, non fiatava: teneva gli occhi fieramente puntati davanti a sé, e fissava Voldemort con una punta di disprezzo.
“Minerva… qual buon vento! Gradisci qualcosa da bere?” chiese Voldemort, con tono agghiacciante.
La McGranitt gli sputò in faccia. Bellatrix si erse in tutta la sua statura, urlando: “Come osi?!?!?” e puntando la bacchetta.
Ma Voldemort la zittì con un cenno della mano, asciugandosi il volto con una manica. Guardò dritto negli occhi la McGranitt, e le disse: “Te ne pentirai, e lo sai…portatela via. Bellatrix... divertiti a torturarla come meglio credi.”.
Quella urlò dalla gioia, quasi come quando ad un bambino viene regalato un giocattolo che tanto desiderava. Il lugubre corteo uscì dalla stanza, mentre Voldemort sorrideva a quella vista.
Harry la mattina dopo si alzò con il batticuore ed il fiatone: quella era decisamente una visione preoccupante.
Si precipitò in cucina e urlò a squarciagola: “Hanno rapito la McGranitt! L’hanno presa! Voldemort l’ha rapita!”.
Hermione trasalì, facendo cadere a terra il suo bicchiere colmo di succo di zucca.
Ron si spaventò così tanto da scivolare giù dalla sedia.
“Harry..che co..”
“Vi dico che ho avuto una visione! E l’hanno presa!”.
“Ma allora…i nostri sosia….spariranno…” realizzò Hermione, portandosi una mano alla bocca.
“Che cosa!?” urlò Harry.
“Ma si Harry! I nostri sosia erano delle creazioni della McGranitt….sicuramente se ora lei è così lontana da loro, l’incantesimo sarà svanito….oh che guaio…”.
Hermione si sedette a peso morto su una sedia, poggiando il capo su un braccio. Aveva una brutta cera. Ron altrettanto, era ancora a terra ed era diventato di un pallore cadaverico.
“Questa non ci voleva…” commentò, rialzandosi lentamente.
Hermione improvvisamente si alzò in piedi; “Faccio un salto in una città vicina…qui ci sono comunità di maghi, vedrò di rubare un giornale…state tranquilli, userò la trasfigurazione!” fece, vedendo le facce spaventate di Harry e Ron.
Hermione tornò circa un paio d’ore dopo, con la Gazzetta del Profeta in mano.
“Guardate..” disse ai due ragazzi, gettando con aria distrutta il giornale sul tavolo.
“Minerva McGranitt abbandona Hogwarts: scomparsa ventiquattro ore fa.” Recitava il titolo di un articolo in copertina, con la foto della Mc Granitt che camminava con cipiglio severo in un corridoio.
“Miseriaccia…” commentò Ron, passandosi le mani sul volto.
“Ieri, intorno alle ore 6 del mattino, Minerva McGranitt, Vicepreside della scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, e insegnante di trasfigurazione, è scomparsa. Nessuno ha avuto alcuna notizia di lei, in compenso nelle sue stanze c’era un gran confusione, del sangue versato a terra, e un paio di occhiali. Dalle prime indagini si ipotizza una colluttazione e in seguito un allontanamento, non si sa se volontario o forzato. Il ministero si è naturalmente messo all’opera per la ricerca della donna, ma finora non c'è stato alcun risultato apprezzabile. A capo delle indagini…
L’articolo continua a pagina 2.”
Hermione voltò la pagina e riprese a leggere: “... Il Signor Woolrich, esperto di indagini, omicidi e rapimenti. Il signor Woolrich è annoverato per il caso della signora Kofflemen, quello dei coniugi Brianson e il rapimento di Stefani Plissemann. Woolrich ha dichiarato di non avere al momento indizi sufficienti a formulare un'ipotesi, ma tutto punta in una direzione: un allontanamento volontario di Minerva McGranitt e probabilmente una colluttazione inscenata dalla stessa, ma mai avvenuta realmente. “Conto di darvi notizie certe entro poche ore!” ci garantisce il signor Woolrich. Intanto, a Hogwarts, si respira aria di tensione: gli studenti reclamano una sostituzione per il posto vacante di insegnante, incombendo ormai gli esami G.U.F.O. e M.A.G.O. e il preside, Severus Piton, è alle prese con altre misteriose sparizioni: il più che famoso Harry Potter è scomparso presumibilmente allo stesso orario di Minerva McGranitt, assieme ai suoi due compagni di casa Ronald Weasley ed Hermione Granger. Questo non farebbe altro che avvalorare la tesi di un allontanamento volontario della vicepreside assieme ai tre ragazzi, anche se il motivo è ancora oscuro. Per i dettagli su Harry Potter, prosegue a pagina 8.”.
“E’ incredibile! Credono che la McGranitt abbia inscenato tutto e se ne sia andata con noi! Dove dovremmo andarcene assieme a lei? A pescare trote?! Miseriaccia!” urlò Ron, sbattendo via la sedia.
“Ron datti una calmata…sappiamo bene che il profeta dice un sacco di cose inutili e insensate…non è la prima volta…”.
Intanto Harry stava controllando cosa si dicesse su di lui a pagina 8, ma erano le solite sciocchezze che da sempre raccontavano.
“Grandioso…penso che peggio di così non possa davvero andare….” Commentò, chiudendo il giornale.
“Oh Harry…cosa le faranno?” chiese Hermione, disperata.
“Non lo so Hermione, ma temo il peggio……oh no, non la uccideranno, non ora almeno…è una fonte preziosa di informazioni su di noi e sull’Ordine, quindi per ora si limiteranno a torturarla…ma come vi ho già detto è Bellatrix che si occupa della cosa…”.
I tre rabbrividirono al solo pensiero di cosa, quella squilibrata, stesse infliggendo alla povera professoressa.
“Dobbiamo darci una mossa…..dobbiamo trovare quei maledetti Horcrux e farlo fuori. Deve morire….deve pagare per tutto il male che ha commesso. Hermione, apri quel libro e traduci come una dannata: dobbiamo scoprire altro sugli Horcrux.”.
La ragazza si alzò e andò a prendere il libro; “Harry” disse, guarando l’amico “Dobbiamo farcela. E ce la faremo. Promesso!”.

*

Intanto, nell’oscura e tetra Villa Malfoy, le urla di Minerva McGranitt risuonavano in tutta la casa.
Amy era al piano di sopra; ascoltava ogni singolo grido, lamento, urlo, di quella donna.
La ammirava: era sotto tortura da più di due ore ma non parlava, non demordeva.
Scese in silenzio i gradini: voleva vedere la scena dal vivo, ma qualcuno la trattenne dalla spalla.
“Dove vai?” chiese Draco, avvicinandosi a lei.
“Voglio vederla…” rispose la ragazza.
“Amy….devo parlarti.”
“Proprio ora?”
“Si.”
La ragazza sbuffò, poi seguì Draco in camera sua.
Il ragazzo chiuse a chiave la porta, poi indicò il letto ad Amy che vi si sedette con grazia.
“Allora, cosa c’è Draco?” chiese, guardandolo un po’ seccata.
“Amy, parliamoci chiaro: perché vuoi sposarmi?”.
La ragazza rimase in silenzio, ma continuò a guardare dritto negli occhi l’altro.
“Perché mi piaci, è ovvio!” rispose, come se la cosa fosse scontata.
Draco le si avvicinò, poi senza alcun preavviso la baciò con passione, abbracciandola e affondando le mani tra i suoi capelli lunghi e morbidi.
Dopo qualche secondo si staccò da lei: la ragazza era imbarazzata, aveva le guancie chiazzate di rosso, le gote infiammate, e il viso imbronciato.
“E così ti piaccio…allora spiegami: perché sono stato io a baciarti ora, e tu hai tenuto le labbra serrate?” chiese Malfoy, beffardo.
Amy abbassò lo sguardo: rimase in silenzio e sbuffò.
“Beccata!” riprese Draco “Io non ti piaccio, e non piaccio a tuo padre. Allora perché vuoi sposarmi?”.
“Non sono affari tuoi, Malfoy!” rispose Amy, arrabbiata.
“E soprattutto: perché continui ad indossare quell’anello che ti ha regalato Potter?! Vuoi che non lo sappia che quello è il segno del vostro fidanzamento? Vuoi che non abbia capito qual è il tuo gioco?!” chiese Draco, punzecchiando la ragazza ancor di più.
Amy si alzò in piedi: era fuori di sé dalla rabbia.
“Ciò che indosso e a chi penso non sono affaracci tuoi, Malfoy. Tu pensa a fare la tua parte da promesso sposo, e al resto ci penso io. Sappiamo bene entrambi qual è il nostro desiderio, e ti assicuro che io sono disposta a qualsiasi cosa pur di realizzarlo.”.
Malfoy improvvisamente impallidì: “Ma allora, tu... tu stai…”
“Giocando con il fuoco, lo so.” completò Amy la frase per lui “A me piace giocare con il fuoco, sono amante dei rischi e del pericolo. E tu, mio caro, mi terrai il gioco, altrimenti non ti aiuterò a realizzare il tuo desiderio. Rivuoi indietro tuo padre sano e salvo? Vuoi riavere la tua famiglia?”.
Draco annuì.
“E allora fidati, Draco. Fa’ tutto ciò che è stato detto, e vedrai che andrà a meraviglia.”
Amy diede un bacio a stampo sulle labbra di Malfoy, poi aprì la porta con un incantesimo e uscì dalla stanza, lasciando Draco in piedi, imbambolato.
Scese le scale e si mise ad osservare la scena che si stava svolgendo nel salone dei banchetti dei Malfoy,appoggiandosi all’uscio della porta: Minerva McGranitt era a terra, quasi esanime, scossa da conati e rantoli.
Bellatrix rideva, follemente; “Ne vuoi ancora, Minerva?” chiedeva.
Quella non rispose: e Bellatrix nuovamente riprese a torturarla con incantesimi e maledizioni, e Amy sentì il suo stomaco fare una capriola quando il sangue si sparse per il pavimento.
“Non finirà, Minerva…..non finirà, non ora!” rideva Bellatrix.
Amy, con un sorrisetto, si allontanò, ritirandosi in camera sua.
Strani pensieri le attraversavano la testa; il serpente Nagini le strisciò dietro, quasi volesse seguirla.
Lei si girò e se lo caricò sul braccio destro.
“Vieni Nagini...”. Si bloccò sull’uscio della porta di camera sua, poi guardò a destra e sinistra, assicurandosi che non ci fosse nessuno.
“Ti andrebbe di fare un giretto? Ti porto a prendere un po’ d’aria fresca…” continuò, rivolta la serpente.
Lì, seduta stante, la ragazza si smaterializzò, con Nagini avvinghiato ai suoi fianchi.
Draco l’aveva vista: ma aveva deciso di tacere. Sarebbe stato meglio così. 

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Capitolo 24
*** La sfera della profezia ***


I giorni passarono e Febbraio inesorabilmente andò via.
Harry, Ron ed Hermione erano fermi in una situazione di stallo: non riuscivano più a carpire informazioni dal libro di Silente, riguardo alla ricerca degli Horcrux.
In compenso, si facevano sempre più insistenti i riferimenti ad una profezia perduta, una profezia sul bene e sul male.
“Non si riferirà mica alla tua profezia, Harry?” chiese una mattina Ron, mentre facevano colazione ed Hermione, come al suo solito, era china sul libro.
“Ci ho pensato anche io….ma no. Non si riferisce a quella profezia…” rispose la ragazza.
Harry sbuffò: il momento era critico. Tutti sapevano che loro tre non si trovavano ad Hogwarts, ed erano ricercati dovunque nel mondo; inoltre la Mc Granitt era ancora prigioniera di Voldemort e la situazione sembrava peggiorare soltanto, viste le ultime visioni di Harry.
La cicatrice ormai gli doleva costantemente: quando gli bruciava particolarmente, poi, Harry si preparava ad avere un’altra visione che, puntualmente, arrivava.
Stava addentando il suo toast, quando gli sovvenne in mente il sogno che lo perseguitava da più di un mese: lui che prendeva il suo mantello di viaggio, e che trovava, nella tasca, la sfera che Silente aveva donato ad Amy….e sapeva di doverla rompere per poter capire cosa fosse realmente.
Si alzò dal tavolo, come un automa.
“Harry…qualcosa non va?” chiese Hermione, sollevando lo sguardo, preoccupata.
“Mantello da viaggio.” Fece Harry, dirigendosi verso la sua camera da letto.
Il mantello era piegato in un cassetto della scrivania; si chinò e lo prese.
Tornando in salone lo aprì e disse agli amici: “Sapete, sono quasi due mesi che ogni notte sogno di infilare una mano in tasca a questo mantello e di trovarci…”.
Si interruppe: aveva infilato la mano nella tasca destra ed effettivamente qualcosa di freddo era a contatto con la sua mano.
“Harry….cosa?” fece Ron.
Harry prese l’oggetto in tasca e lo tirò fuori: era la sfera.
“Non è possibile! Ma allora non era un sogno!!” urlò Harry, terrorizzato ma eccitato al tempo stesso.
“Ma è la sfera di Amy! L’ha lasciata qui…non ha avuto modo di prenderla…cosa ne facciamo?” chiese Hermione, alzandosi dalla sedia e avvicinandosi ad Harry.
Il ragazzo guardò lei, poi Ron. “Nel sogno io sapevo di dover frantumare questa sfera per sapere cosa fosse…”.
“No Harry! Ti proibisco di romperla!” fece Hermione, prendendo la sfera di cristallo e tenendola in mano, quasi a volerla proteggere da Harry.
“Si amico…ti è dato di volta il cervello?? Quella sfera è importante…ricordi cosa ha detto Silente ad Amy, quando gliel’ha data? “Questa sfera, Amy, è il tuo passato, il tuo presente e il tuo futuro. Quando non avrai più soluzioni ai problemi che ti si presenteranno, lei sarà la soluzione finale.”.
Miseriaccia, sembra davvero qualcosa di grosso! E tu vorresti romperla?!” fece Ron, accalorandosi.
“Sentite, voi due non avete capito nulla! Io ho sognato questa scena! Io!! Non voi!E so che devo rompere quella sfera per sapere cosa è realmente…”.
“Non se ne parla, Harry James Potter!” ribattè Hermione, le gote arrossate.
“Senti un po’ saputella, perché non pensi a tradurre qualche altro rigo? Magari c’è scritto che quella sfera dev’essere rotta e finalmente capirai che ho ragione!”
“Non parlarle con questo tono, Harry!” intervenne Ron.
“Oh ma certo, è arrivato il cavaliere! Prego!! Io vorrei capire perché siete così ottusi!”
“Smettila Harry o va a finire male...”
“Sta già andando male!” esplose Harry “E voi non siete d’aiuto! Dammi quella sfera Hermione!”.
“No!”
Harry si avventò su di lei, ma solo per cercare di toglierle la sfera; Ron intervenne aiutando Hermione a spingere Harry lontano.
“Harry tu sei fuori di te!!” disse Hermione, scoppiando in lacrime.
Harry e Ron caddero a terra.
Harry rimase lì, steso, sul pavimento. Hermione aveva ragione: si era lasciato prendere dalla rabbia e dalla frustrazione accumulatesi dentro di lui in quel periodo.
“Scusatemi...” fece, alzandosi in piedi “È che sono convinto che sia la cosa giusta da fare.”.
Hermione e Ron si guardarono negli occhi; lei aveva gli occhi lucidi, lui il respiro affannoso.
“Ehi ma cosa…” fece Harry, guardando meglio la sfera.
Una nebbiolina grigiastra vorticava veloce al suo interno.
Hermione urlò, e per lo spavento fece cadere la sfera a terra.
Quella si frantumò in mille pezzi e la nebbiolina si espanse rapidamente, fino a formare un corpo umano: una donna, avvolta in scialli, capelli lunghi e lisci e sguardo enigmatico, li stava guardando con occhi vacui.
Si schiarì la voce, poi assunse una espressione persa nel vuoto, gli occhi rivolti al cielo e le labbra leggermente socchiuse. Ed iniziò a recitare, con voce eterea:
“Due voci dentro di lei, due anime agli antipodi. La scelta non deriverà dal fato, ma da lei.
Figlia del bene e del male, combattuta tra puro e misto sangue. Sangue verde e sangue rosso, occhi che sanno mentire. Nel giorno della morte la figlia ucciderà. In quel giorno la natura si rivelerà.”.
Detto questo la donna polverosa scomparve, così come era apparsa.
Harry, Ron ed Hermione si guardarono intensamente; tutti e tre avevano un’espressione sorpresa, Hermione aveva ancora le mani sulla bocca per lo stupore.
“Era… era…”
“Era una profezia!” disse Harry, eccitato.
“Miseriaccia…” fece Ron, buttandosi a peso morto su una sedia.
“Potrebbe trattarsi della profezia che veniva raccontata nel libro! Figlia del bene e del male… ci siamo!” Hermione rilesse un rigo del libriccino, e disse “Qui si parla di una profezia sull’unione del bene e del male… dev’essere lei! Era questa la profezia! Silente ha lasciato ad Amy una profezia!”.
“Già… ma perché?” si chiese Harry.
I tre amici passarono il resto del pomeriggio nel cercare di interpretare la profezia: fortunatamente sia Harry che Hermione erano riusciti a ricordarla, così da poterla scrivere su un foglio e analizzarla parola per parola.
“Chi era la veggente?” chiese Harry, incuriosito.
“Non ne ho idea…” rispose Ron, perplesso.
“Neanche io…oh ma che importa Harry? Dobbiamo capire questa profezia, non la sua veggente!
Iniziamo dalla prima frase…”.
“Due voci dentro lei, due anime agli antipodi…” recitò Ron, leggendo sul foglio “Primo punto: di chi diavolo si sta parlando!?” .
“Questa sì che è una bella domanda…” rispose Hermione “E’ quello che mi chiedo anche io… ecco perché dobbiamo analizzare tutta la profezia…”
“Due voci dentro lei, due anime agli antipodi… a cosa si potrebbe riferire?!” si chiedeva Harry “Forse a due persone diverse? O forse...”
“Forse a due lati del carattere che le suggeriscono cose diverse…” Propose Ron.
“E’ difficile dirlo…” disse Hermione “Stiamo facendo ipotesi... tanto vale azzardare! “La scelta non deriverà dal fato ma da lei”… ma quale scelta? Cosa dovrà scegliere?!”.
La notte arrivò, ma i tre ragazzi erano troppo presi dallo studio della profezia per poter chiudere occhio. L’alba li salutò, trovandoli distrutti, con le teste chine sul tavolo, mentre dormivano tranquilli.
Harry fu il primo ad aprire gli occhi: si alzò dalla sedia, senza fare rumore, e si diresse fuori dalla tenda.
La giornata si presentava stranamente serena: il sole appena sorto faceva capolino fra i rami della foresta. Inspirò a fondo l’aria pulita e gelida, che lo risvegliò ulteriormente.
Il suo pensiero vagò senza sosta: pensava ad Hogwarts, ai suoi amici, alla sua famiglia… e anche ad Amy. Ogni volta che riusciva ad entrare nella mente di Voldemort sperava di riuscire ad incontrarla, nonostante ormai lei si stesse per sposare con Draco Malfoy.
Quella ragazza lo aveva fatto soffrire, tuttavia Harry ne era sempre e comunque innamorato.
Nonostante fosse la loro acerrima nemica, nonostante fosse figlia di Voldemort, Harry continuava a sperare che in lei si nascondesse anche una minima parte di quella Amy che aveva conosciuto.
Perché sin dalla sera dello smistamento, aveva capito che lei era fatta per lui e lui per lei.
Gli era bastato uno sguardo per capire che quella, sarebbe stata la donna che lui avrebbe amato per il resto dei suoi giorni. “Dannazione Amy….ti dovrei uccidere….ma so che non ci riuscirei.” Si disse, tornando in tenda e gettandosi su un divano, mentre gli occhi gli si chiudevano di nuovo e il sonno tornava a lambirlo.




ANGOLO AUTRICE:

Ciao ragazzi e ragazze! Faccio un saluto a tutti i miei recensori! :)
La storia si sta intricando sempre di più, vero? E ora salta fuori questa profezia!

Siamo nel cuore della storia, quindi state ben attenti a questi capitoli...sono il nucleo di questa avventura!
Continuate a leggere, mi raccomando ;)
Stay tuned! ;)
Julia :)

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Capitolo 25
*** Un incontro nel bosco ***


I primi giorni di Marzo videro i tre amici impegnati nell’interpretazione della profezia.
Quasi dimentichi degli Horcrux, si impegnarono a fondo nel cercare di capire di chi la profezia parlasse, tentando di dedurlo da ciò che essa stessa diceva.
Ma purtroppo per loro, ogni tentativo era vano.
Harry sentiva dentro di sé di avere la soluzione sulla punta della lingua, ma di non riuscire a focalizzare realmente la sua attenzione per esternare la risposta.
La prima metà del mese stava quasi per finire: e Harry iniziò a sentire l’acqua alla gola, specialmente perché le visioni che riusciva ad avere di Voldemort si erano fatte sempre più rare e meno definite ogni volta.
L’ultima visione che aveva avuto risaliva al tre Marzo: Voldemort era stranamente tranquillo, Amy sedeva davanti a lui e accarezzava con espressione soddisfatta Nagini. Portava una fede all’anulare sinistro: il matrimonio con Malfoy doveva essere stato già celebrato. Tuttavia, alla mano destra aveva infilato un anello che per Harry era fin troppo familiare: il suo anello di fidanzamento.
Quella cosa lo scosse: non riusciva a capire perché Amy lo indossasse, visto che quello era il simbolo del loro amore e lei ormai era sposata con un altro.
Parlò di questo strano particolare con Hermione, ma nemmeno la sua amica gli seppe spiegare la situazione.
“Non riesco a capire, davvero Harry….è decisamente strano….o forse, ha usato quell’anello come incanalatore di energia, quindi è per questo che ce l’ha sempre addosso….oh, ma sono solo supposizioni!”.
Il ragazzo continuava sempre a ripensare a quella visione, a quell’anello e alla maledetta fede che le cingeva l’anulare sinistro.
Anche Ron gli fu vicino, per quanto potette; Harry si sfogò con lui, raccontandogli tutto ciò che in quel momento provava.
“Harry…so che non è facile, ma queste cose le risolveremo più avanti…ora dobbiamo pensare a distruggere gli Horcrux, e a scoprire di chi parla quella profezia! Concentrati Harry…non lasciare che lei ti faccia impazzire! Non è da te..”.
Effettivamente, Harry a stento si riconosceva; non avrebbe mai pensato di ridursi in quello stato, di pensare ad una ragazza giorno e notte, di immaginarla affianco a lui, e non sua nemica…
Una fredda e umida sera di metà Marzo, però, qualcosa accadde.
Mentre i tre erano chini sulla profezia, tentando di studiarla, sentirono delle voci vicine.
“Una cosa assurda! Tu l’avresti mai fatto, Severus?”
“No Narcissa…non ci sarei riuscito.”.
Harry, Ron ed Hermione si guardarono atterriti.
“Tranquilli, ho lanciato ogni incantesimo possibile ed immaginabile a protezione della tenda…persino il Muffliato….non ci possono né vedere né sentire.”
Si alzarono dalle loro sedie e si affacciarono sull’uscio dell’entrata.
Severus Piton era lì, a pochi metri da loro, affiancato da Narcissa Malfoy e da un’altra figura, più bassa, immersa nel buio.
“Sarà meglio far presto….non vorrei che si accorga della nostra assenza…” fece Piton.
“Si…giusto…Severus, io non sopporto più questa situazione!” esplose Narcissa.
“Cos’è, Narcissa?Ti dà fastidio che Minerva venga torturata nel tuo bel salotto? Be’ mi spiace ma..”
“Finiscila, Severus!Io parlo di lei!!”.
Piton la guardò, con un sorrisetto. “Ah…e da quando una ragazza ti fa così paura?”.
“Quella non è una ragazza come le altre…..è la figlia del Signore Oscuro!” esordì una voce molto familiare per Harry, Ron ed Hermione.
“Draco, taci!Tu non devi..”
“No, madre!” ribattè il ragazzo, spostandosi alla luce della luna. Guardò Piton, poi sua madre, e riprese a parlare: “Lei continua sempre a minacciarci, dicendoci di non riferire a nessuno delle sue uscite, e io non so dove vada la notte….scompare per delle ore!E poi dovrei chiamarla moglie? E inoltre….” Si interruppe per prendere fiato “…inoltre il Signore Oscuro vuole un erede maschio: vuole che sua figlia concepisca un erede maschio! E se lei dovesse concepire una femmina? Mi ucciderà!”
“Questo non accadrà mai, Draco, finchè Amy ti vorrà accanto a sé…quindi, pensa a compiacere la tua dama e così facendo compiacerai anche il tuo Signore..” fece Piton.
Malfoy sbuffò, e sua madre lo guardò, impotente.
“E c’è dell’altro….l’altro giorno ho trovato un bigliettino nella tasca del suo mantello da viaggio, che aveva usato la notte precedente. C’era scritto “Londra, Oxford Street numero trecento”. Non so cosa voglia significare, ma….secondo me è legato alle sue scappatelle.”.
Narcissa sospirò, mentre Piton contuinuò a tacere, grattandosi il mento.
“Cosa dobbiamo fare, Severus?” chiese Narcissa.
Piton  prese a camminare in circolo avanti e indietro, con passi leggeri.
Improvvisamente parlò: “Comportatevi come se nulla fosse, io cercherò di parlare con la ragazza e capire cosa sta facendo e dove va quando si smaterializza..se il Signore Oscuro dovesse scoprirla la punirebbe amaramente….quindi la minaccerò io stesso. Se non mi dirà tutto,io racconterò a suo padre delle sue scappatelle.”
“E quell’indirizzo?” chiese Malfoy.
“Le chiederò anche di quello…ma prima che lei mi dica di cosa si tratta, andrò io stesso di persona a verificare chi abita in quella casa…o qualsiasi cosa essa sia.”.
“Bene…” fece Narcissa.
“Ora andiamo. Si è fatto tardi…” fece Piton, e si smaterializzò immediatamente. Narcissa lo seguì.
Draco, invece, dapprima si guardò intorno, poi con un guizzo scomparve, raggiungendo la madre e Piton.
Hermione ruppe quel silenzio: “Avete sentito, vero?”.
“Si….e sono certo che stessero parlando di Amy.” Fece Harry, rientrando nella tenda e sedendosi.
“Miseriaccia….cosa ci facevano quei tre qui?” chiese Ron, pallido e tremante.
“Colpa mia, Ron….siamo non molto distanti da Villa Malfoy…speravo che stando qui saremmo riusciti ad avere più informazioni, ed effettivamente così è stato!” si scusò Hermione.
“Amy ha delle scappatelle notturne, interessante..” fece Harry.
“E perché minaccia Draco e sua madre, affinchè non dicano a Voldemort che lei va via la notte?Chissà dove si reca..” commentò Hermione, pensosa.
“Io suggerisco di andare a Londra.” Intervenne Ron.
“Si, ci ho pensato anche io…” fece Hermione “Harry….tu che ne pensi?”.
“Sono d’accordo. Dovremmo andare a quell’indirizzo e dare un’occhiata!” assentì Harry.
“Molto bene…allora domattina ci andremo, stando bene attenti ad eventuali incontri ravvicinati con Piton!” precisò Hermione.
I tre amici, stanchi, andarono a letto.
Harry non riuscì facilmente a prendere sonno: continuava a girarsi e rigirarsi nel suo letto, sentiva il suo stomaco fare strani versi e la testa scoppiargli. L’ansia e la paura per ciò che dovevano affrontare lo stava logorando dentro. E la curiosità per i misteriosi viaggi clandestini di Amy lo stava uccidendo.
“Devo capire cosa sta succedendo…” si disse “E devo capire di chi parla quella profezia. La chiave di tutto sta lì. Se solo sapessi chi ne è protagonista……..”.
E quello fu il suo ultimo pensiero, prima che il sonno lo cullasse dolcemente.

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Capitolo 26
*** Casa Swanson ***


“Dovremmo andarci trasfigurati...”
“Miseriaccia, Hermione, qui l’unica in grado di trasfigurarsi in qualcosa di decente sei tu! Io e Harry a malapena potremmo diventare due polpi! E non credo che due bei polipi vadano in giro per Londra in pieno giorno!”.
Harry sbuffò; avevano deciso, quella mattina, di recarsi a Londra al famoso indirizzo che tanto interessava Amy, ma purtroppo c’erano dei problemi logistici.
Nessuno doveva riconoscerli, naturalmente, e purtroppo solo Hermione sapeva trasfigurarsi.
“E se ti recassi in città, e prendessi dei peli di animali? Abbiamo una scorta di polisucco dietro... volendo si potrebbe fare così!” propose Ron.
“Eh no! Vogliamo ricordare cosa mi è successo al secondo anno, quando mi sono trasformata nel gatto di Millicent Bulstrode?Sono rimasta con la coda per un mese! No, grazie, ci tengo al mio bel corpo!” ribattè la ragazza.
“E allora trova tu una soluzione, geniaccio!” sbottò l'altro.
Harry stava riflettendo su un’eventuale soluzione; uno di loro sarebbe stato sotto il mantello dell’invisibilità, mentre l’atro?
“Un momento!” esclamò Hermione “Ma certo! Oh, sono così stupida…perché non ci ho pensato prima? Ascoltatemi…”.
“Sentiamo!”
“Io conosco un incantesimo che permette di tramutare le persone in oggetti! Dato che io mi trasformerò in un passerotto, potrei tramutarvi in due rametti, così vi potrò trasportare facilmente con le mie zampe… che ne pensate?!”
“E’ un’idea geniale!” rispose Harry, entusiasta.
“Io, ridotto ad un ramoscello?” piagnucolò Ron.
“Beh, se tu in questi anni ti fossi applicato, oggi sapresti come trasformarti in un…”
“Si,d’accordo! Il ramoscello andrà benissimo!” intervenne Harry, per evitare un battibecco tra i due.
Nel giro di qualche secondo, furono fuori dalla tenda; si erano trasfigurati appena fuori Londra, i due ragazzi in versione “legno” e Hermione pronta a spiccare il volo come passero.
La ragazza conosceva bene Oxford Street; quella strada le era molto familiare, poiché proprio lì anni addietro vi abitava una sua compagna di scuola elementare.
Ci vollero dieci minuti di volo per risalire la lunga strada, finchè i tre amici non arrivarono al numero trecento, una graziosa villetta, con tanti fiori e piante e una signora, avanti con gli anni, che stava potando un cespuglio.
Hermione si posò sul davanzale di una finestra, posandovi anche Ron ed Harry in versione ramoscello.
La signora continuava noncurante a potare il cespuglio di rose rosse e un signore altrettanto anziano le si avvicinò, uscendo dalla casa.
“Amelie, vieni dentro…” fece alla donna.
Quella rispose con un sorriso “Arrivo subito Albert. Ho quasi finito... oggi è una bella giornata, soleggiata e tiepida, è l’ideale per il giardinaggio... perchè non ti siedi sull’altalena, così mi fai compagnia?”.
L’uomo di nome Albert si diresse verso un’altalena in legno di poco distante rispetto alla donna e vi si sedette.
“In giornate come queste, mi manca più che mai…” fece l’uomo, guardando il cielo.
La donna di nome Amelie si fermò per qualche secondo, contemplando anche lei il cielo sereno.
“Manca anche a me…non c’è un giorno in cui non pensi a lei, Albert….nonostante siano passati quasi diciotto anni…”.
Albert e Amelie si guardarono, poi la donna si alzò e si diresse verso suo marito, abbracciandolo.
Hermione cinguettò: aveva appena notato nientepocodimenoche Severus Piton, in abiti prettamente babbani; jeans, camicia con pullover, occhiali da sole e mocassini.
Stava passando proprio davanti alla villetta, e osservava interessato i due signori che si stavano abbracciando, tenendo però un’andatura svelta.
Piton passò, senza distogliere lo sguardo dai due ignari anziani.
Dopo poco, la signora si alzò dall’altalena dove si era seduta affianco al marito e tornò a dedicarsi al cespuglio di rose.
L’uomo ebbe un attacco di tosse improvviso; Amelie, preoccupatasi, gli disse di tornare dentro, mentre l’uomo malediceva il polline.
La donna si alzò dopo qualche altro minuto e rimase in piedi a fissare il cielo, pensosa.
Harry e Ron, pur essendosi tramutati in due ramoscelli, avevano conservato la vista, ed entrambi, assieme ad Hermione, stavano osservando la donna.
Harry la studiò con attenzione: aveva un che di familiare, tuttavia era più che convinto di non averla mai vista prima in vita sua.
La donna, dopo qualche altro minuto, finalmente rientrò in casa.
Hermione si diresse verso un’altra finestra, sempre aperta fortunatamente, portando con sé Harry e Ron. Amelie e suo marito erano in salotto e lui aveva acceso la televisione, e seguiva interessato il telegiornale.
“Trovati morti 5 componenti di una famiglia; si indaga per omicidio, anche se gli inquirenti non hanno trovato alcun segno di colluttazione, sangue, porte forzate o serrature distrutte. E’ un vero mistero, ma non è il primo di questo genere:altri sette casi del genere si sono verificati negli ultimi due mesi…”
“E’ terribile… sarà opera di qualche serial killer?” chiese la donna all’uomo.
Quello scosse la testa: “Non so Amelie… tutto questo mi puzza di magia… ti ricordi cosa ci disse Brianne?Che esisteva un incantesimo capace di uccidere le persone, senza spargimento di sangue? Ebbene, secondo me c’è qualche matto che va in giro e lancia questo incantesimo agli innocenti…”.
“Ma è tremendo!” commentò la moglie, portandosi le mani sulla bocca “Credi davvero che sia quell’incantesimo?”.
“Potrebbe esserlo... ma di certo non ne possiamo parlare con le autorità... dobbiamo mantenere il segreto, ricordi?Anche se ora Brianne non c’è più, noi comunque dobbiamo tener fede al giuramento…” le disse l’uomo.
“Giusto.” fece Amelie, annuendo.
“Tesoro, credo sia arrivata l’ora di andare... i Peterson ci stanno aspettando per il pranzo…”.
“Si, hai ragione... vado a sistemarmi, poi possiamo andare!” fece Amelie alzandosi dal divano e dirigendosi in camera da letto.
A questo punto, Hermione prese i due ramoscelli nelle sue zampette e si alzò in volo.
Passò davanti alla cassetta delle lettere, e vide il cognome della famiglia: Swanson.
Poi volò via, dirigendosi verso la tenda, nel boschetto fuori Londra.
Arrivati al loro nascondiglio, i tre ritornarono nella loro forma normale.
“Allora… avete visto Piton??” disse Hermione, eccitata.
 “Si, ma è solo passato una volta, non ha fatto nulla... Swanson….questo cognome non mi dice niente... a voi?” chiese Harry, pensoso.
“Nulla…” fecero i due amici.
“Chissà cosa importa ad Amy di questi due signori Swanson... parlavano di una certa “Brianne” e di una persona morta… e soprattutto parlavano di magia! Da quanto ho capito è stata questa Brianne a raccontare loro della magia!” esclamò Hermione.
“Si ma Brianne è morta… avete sentito cosa ha detto Albert?” intervenne Ron.
“Si,è morta... chissà chi era questa Brianne...” riflettè Harry ad alta voce.
“Che ne dite, mettiamo su un po’ di tè?” suggerì Hermione, rientrando nella tenda.
“Ci sto!” rispose Ron, raggiungendola e abbracciandola dai fianchi, mentre le dava un bacio.
Harry li raggiunse, con un sorriso.
“Un applauso a Hermione e alla sua idea geniale di trasformarci! Senza di lei oggi non saremmo andati da nessuna parte!” proruppe Harry battendo animatamente le mani.
Ron seguì il suo esempio, e la ragazza arrossì, ridendo.
Diede loro un bacio sulla guancia, poi andò in cucina e iniziò a preparare il tè caldo.
“Brianne...” ripeteva Harry tra sé e sé.
“Herm, tu sei sempre stata in biblioteca… sei sicura di non aver mai sentito parlare di una certa Brianne che sia abbastanza famosa?” chiese Ron.
Quella scosse la testa: “No, mi spiace… ma potrei dare un’occhiata a qualche libro che ho dietro con me...”Personaggi ed esponenti del mondo magico nel XX secolo” “Tutti gli ordini di Merlino, prima classe”…”.
“Miseriaccia, ti sei portata tutti quei libri dietro??” esclamò Ron allibito.
Lei rise: “Come vedi, potrebbero tornarci utili!”.
Bevvero il tè, mentre Hermione iniziava a sfogliare i libri da lei nominati e cercava un qualsiasi accenno al nome "Brianne".
Ma dopo due ore di ricerca,  trovò solo due Brianne; una, di cognome Thompson, era una strega che nel 1850 aveva trovato un incantesimo per far crescere le azalee rigogliosamente e un’altra era una donna di 50 anni che dirigeva un’importante ufficio al ministero della magia.
“Di sicuro la nostra Brianne non era una di queste due streghe…” fece Hermione “Dobbiamo concentrarci su Amelie e Albert…”.
“I due coniugi Swanson non mi sembravano affatto maghi... non sapevano nemmeno il nome dell’Avada Kedavra…” specificò Ron.
“Si… devono essere babbani …ma chissà chi era quella Brianne che ha raccontato loro della magia, in barba allo statuto di segretezza... forse un’amica di famiglia?”.
“O forse...forse...” disse Hermione, con tono improvvisamente convinto e lo sguardo fisso nel vuoto.
Ron e Harry la guardarono, quasi preoccupati.
“Forse cosa?”chiese Harry.
“Forse era loro figlia! In fondo anche i miei sono babbani, ma loro sanno della magia perché io frequento Hogwarts… e anche io ho spiegato loro le maledizioni senza perdono… forse Brianne era una Swanson!”.
I tre amici si guardarono, mentre realizzavano che quella era forse l’ipotesi più accreditabile.
“Ho un’idea…” fece Harry.
Si alzò in piedi, poi chiamò ad alta voce: “Dobby!”.
Un sonoro CRAC risuonò nella stanza: Dobby si era appena materializzato davanti ad Harry.
“Harry Potter signore! Dobby ha sentito il suo richiamo ed è venuto qui per servirla!”
“Dobby, ci serve il tuo aiuto!” intervenne Hermione, avvicinandosi all’elfo insieme a Ron “Devi recarti in biblioteca, ad Hogwarts, e controllare se tra i registri della scuola c’è registrata una tale “Brianne Swanson”…puoi farlo, Dobby? E’ molto importante..”.
Dobby annuì, sventolando le orecchie lunghe “Senz’altro, signorina!Devo fare solo questo?”.
“Sì,Dobby... ci basta questo, per ora. Trova tutte le informazioni possibili su Brianne Swanson, ma non attirare troppo l’attenzione… intesi?”.
“Sissignore, Harry Potter! Appena saprò qualcosa verrò da voi e vi riferirò tutto!” fece l’elfo; così dicendo fece un piccolo inchino e sparì di nuovo.
“E ora… non ci resta che aspettare!” commentò Ron, tornando a sedersi sul divano assieme a Harry ed Hermione.

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Capitolo 27
*** La verità su Brianne Swanson ***


Erano passate già due settimane da quando Dobby l’elfo domestico si era materializzato nella tenda e Harry fremeva di impazienza, stando attento ad ogni singolo rumore, per capire se fosse l’elfo foriero di notizie.
“Harry sei teso come la corda di un violino! Rilassati, per l’amor del cielo!Dobby potrebbe anche metterci un mese per trovare qualcosa di concreto, e tu non puoi stare così tanto tempo in agitazione!”.
Hermione stava rimbeccando l’amico che da più di un’ora girava in circolo nella cucina.
“Miseriaccia, Harry! Ha ragione! Dovresti bere una tisana amico!” fece Ron, con un sorrisetto.
“Non so come voi possiate stare tranquilli! Se dovessero scoprire Dobby potrebbero interrogarlo, anche con il Veritaserum se necessario, e noi saremmo spacciati!”.
“Harry, Dobby non è uno sciocco, vedrai che andrà tutto bene…ma ora siediti, per cortesia, mi stai facendo venire mal di testa a furia di guardarti fare avanti e indietro!”disse Hermione, mentre riprendeva a leggere il libriccino di Silente.
Harry si sedette su una sedia affianco a lei e si allungò leggermente per vedere ciò che lei stava traducendo.
“Di che si parla qui?”
“Di niente in particolare…..in realtà questo libro è un romanzo, e Silente ha sottolineato determinate frasi o indicazioni per darci degli indizi sugli Horcrux e sulla profezia….ma non c’è nient’altro di interessante…”.
Harry allungò una mano e prese il foglio sul quale avevano scritto la profezia.
“”Figlia del bene e del male, combattuta tra puro e misto sangue. Sangue verde e sangue rosso, occhi che sanno mentire.”….ma cosa vorrà significare?” chiese Harry ad alta voce, rileggendo un estratto della profezia.
“Miseriaccia, è un mistero! E’ quasi un mese che ci siamo sopra, ma ancora non riusciamo a capire questa profezia….non c’è uno sportello lamentele?L’hanno fatta troppo complicata e misteriosa da riuscire a capire!” sbottò Ron, provocando una risatina sia in Hermione che in Harry.
“Figlia del bene e del male….si direbbe che sia nata dall’unione di due persone completamente diverse, una cattiva e l’altra buona…” riflettè Hermione ad alta voce “Combattuta tra puro e misto sangue…be’, questo non so davvero cosa voglia significare!Sangue verde e sangue rosso, occhi che sanno mentire…be’ il sangue che scorre  nelle nostre vene è rosso ma noi dall’esterno lo vediamo verde…si riferirà a questo? Occhi che sanno mentire…questa frase mi da’ da pensare…forse è un’occlumante!”.
“Un’occlumante?”
“Si, Harry! Pensaci…ricordi quando facevi lezione con Piton di occlumanzia? Gli occhi erano un mezzo per raggiungere più facilmente i pensieri dell’altro, il contatto visivo è fondamentale nell’occlumanzia…quindi questi “occhi che sanno mentire” sono forse riferiti a una particolare abilità nell’occlumanzia!” spiegò Hermione con semplicità.
“Miseriaccia Herm, sei il solito genio!” le disse Ron dandole un bacio sulle labbra con grande piacere di lei.
“E’ solo una supposizione, naturalmente…” si affrettò a dire Hermione, prima che Ron tornasse alla carica con un altro bacio.
“Direi che la tua interpretazione sia la migliore, fino ad oggi, quindi teniamola per buona!” disse Harry, soddisfatto.
“In quanto al resto della profezia?” chiese Ron.
Harry continuò a leggere: “. Nel giorno della morte la figlia ucciderà. In quel giorno la natura si rivelerà.”.
Hermione si incupì, cercando di concentrarsi al massimo.
“Nel giorno della morte….sarà forse riferito al giorno della commemorazione dei defunti?”
“Mi sembra un po’ improbabile Herm…” fece Ron “Forse si riferisce ad una giornata in cui ci saranno molti morti…”
“La guerra. La battaglia finale contro Voldemort!” intervenne improvvisamente Harry.
“La battaglia finale, Harry?” chiese Hermione, mentre rifletteva su quell’interpretazione.
“Si! Di sicuro ci saranno molti morti quel giorno…è molto probabile che si riferisca a…”
“Si, ma certo!” esclamò Ron “Amico, anche tu sei un geniaccio! Ma a te non lo do il bacio sulle labbra!”.
Tutti e tre scoppiarono a ridere.
“E l’ultima frase dice..?” chiese Hermione.
“In quel giorno la natura si rivelerà.”. recitò Harry, tornando serio.
“Be’ questa qui non so davvero come interpretarla..se voi due avete qualche idea in merito, dite pure…” fece Hermione, scoraggiata.
“Idem…” fece Harry.
“Non guardate me!” scherzò Ron.
I tre amici si guardarono, poi di nuovo Hermione ruppe il silenzio: “Mentre la primissima frase cosa dice?”.
Questa volta fu Ron a leggere: “Due voci dentro lei, due anime agli antipodi. La scelta non deriverà dal fato, ma da lei.”.
“Due voci dentro lei….forse, essendo figlia del bene e del male sente due diverse tendenze dentro di sé…quella del bene e quella del male…ma poi, quando parla de “la scelta non deriverà dal fato ma da lei”, be’ anche qui non so cosa dire…”.
“Io credo che si troverà a dover scegliere e la decisione sarà molto importante e dovrà venire dal suo cuore, non sarà il destino a decidere..” propose Ron.
“Si, mi sembra questa l’interpretazione corretta” fece Harry alzandosi nuovamente in piedi.
Improvvisamente si udì un sonoro CRAC.
Harry si girò di scatto, così veloce da farsi venire un dolore atroce al collo.
“Dobby!” esclamò Hermione felice.
“Signorina Granger! Signor Weasley! Harry Potter! Dobby ha scoperto moltissime cose su Brianne Swanson!” disse entusiasta Dobby, sventolando un mucchietto di fogli e fotografie.
“Ma è grandioso Dobby!” rispose Harry “Avanti sediamoci sul divano e facci vedere cosa hai trovato!”.
L’elfo, commosso come sempre per la gentilezza di Harry che lo aveva invitato a sedersi sul bel divano di pelle, dopo aver preso posto posò sul tavolino davanti a sé il mucchietto di materiale che aveva portato.
“Brianne Swanson è stata una delle allieve più brillanti di tutta la storia di Hogwarts!” esclamò Dobby, prendendo un foglietto ingiallito e dandolo ad Harry.
Era un trafiletto de “La gazzetta del profeta” dove si nominava la ragazza più e più volte, dicendo che aveva salvato la vita ad un professore, precisamente a…
“Lumacorno!” esclamò Harry appena lesse quel nome “Ha salvato la vita a Lumacorno che aveva ingerito per sbaglio un veleno! “Ha preparato l’antidoto in pochissimi minuti poiché nelle scorte non vi erano più bezoar!”.”
“Giù nella Sala dei trofei, Dobby ha scoperto che c’è una coppa intitolata alla ragazza Swanson, per i servigi resi alla scuola!Tuttavia dopo aver conseguito i suoi M.A.G.O. con votazioni eccellenti, la ragazza non si è più vista né sentita, addirittura neanche la sua famiglia la rivide più, fino a quando, dopo ventiquattro anni, venne rinvenuto il suo cadavere vicino Londra.” Spiegò Dobby.
“E questa foto?” chiese Ron, che aveva in mano una foto dove un gruppo di ragazze e ragazzi salutavano allegramente, tutti con le divise di Hogwarts.
“E’ una foto dell’anno in cui la ragazza ha conseguito i suoi M.A.G.O.! Questa era la sua classe di Pozioni, da quanto ho potuto leggere sul retro della fotografia…” fece l’elfo, mostrando il retro della foto e una piccola scritta: “M.A.G.O. 1956”.
“Lei è Brianne Swanson!”. Dobby indicò una ragazza sorridente, in prima fila, alta, slanciata, con lunghi capelli a boccoli, occhi scuri e sorriso ammaliante…
“Ma…ma è identica a…”
“AMY!” esclamò Harry.
“Miseriaccia, cos’è? La sorella gemella di Amy?” fece Ron, allibito.
“Ma no!E’ sua madre!” rispose Hermione, illuminata da quell’intuizione.
Harry e Ron la guardarono con occhi sbarrati:
“Stai scherzando spero! Capisco la somiglianza assurda, ma se fosse sua madre allora..”
“Allora i conti tornerebbero! Ecco perché Amy si era segnata quell’indirizzo: era la casa dei suoi nonni! Ed ecco perché questa donna le somiglia così tanto: è sua madre! Poi il fatto che sia scomparsa per così tanti anni e poi trovata morta avvalora questa tesi…ricordate cosa ci disse Amy?Che Voldemort aveva ucciso sua madre!Può darsi, quindi, che lui l’abbia uccisa….nel 1980! Che è l’anno di nascita di Amy!!!” concluse Harry tutto d’un fiato.
Fissava la ragazza nella fotografia, e notò che era una grifondoro.
“Dobby, cos’altro sai su di lei?” chiese Ron.
“Non molto, signorino Weasley, oltre a questo..so che era figlia di babbani, che Silente la teneva molto in considerazione e che si vociferava che fosse scomparsa per seguire un uomo di cui si era perdutamente innamorata, un tale conosciuto ad Hogwarts ma più grande di lei…”.
“Ci siamo! Deve aver incontrato Voldemort, forse in una di quelle volte in cui lui si recava da Silente per chiedergli di avere un posto come insegnante, così, appena diplomata, andò via per seguirlo!” realizzò Harry.
“Harry,io credo che tu stia correndo un po’ troppo….” Fece Hermione.
“Ma no invece! Fila tutto liscio come l’olio! Gli eventi si incastrano alla perfezione!” esclamò Harry entusiasta.
“Ma allora cosa vuole Amy dai suoi nonni? Perchè si era segnata il loro indirizzo?” chiese Ron.
“Questo non lo so, Ron…forse vuole parlare con loro, o forse ucciderli….non so davvero cosa abbia in mente, ma a questo ci penserà Piton; ha detto che l’avrebbe tenuta d’occhio, no?” fece Harry.
“Credo proprio che tu abbia ragione Harry…anche cronologicamente parlando ci troviamo in regola! Brianne deve aver concepito Amy da quarantunenne, e poi una volta partorita la bambina, Voldemort deve averla uccisa…ma allora perché Amy ha vissuto in Francia, lontano da suo padre, e sotto la protezione di Silente?”.
Calò il silenzio; i tre amici si guardarono, ma nessuno sapeva dir nulla.
“Ci penseremo con calma..” disse ad un tratto Harry.
“C’è una foto che vorrei mostrarvi, Harry Potter…” esclamò Dobby, prelevando dal mucchio di fogli e fotografie una in particolare “Questa foto è stata scattata a Brianne Swanson da una sua amica…la signora Howarth…Dobby conosce la signora e sapeva che aveva frequentato Hogwarts negli stessi anni di Brianne Swanson….così la signora Howarth ha detto a Dobby di essere stata un’amica stretta di Brianne, e ha dato a Dobby questa foto…”.
Harry guardò la fotografia: Brianne era vestita con un mantello, una gonna e un pullover, i lunghi capelli sciolti che le arrivavano al bacino, ed era avvinghiata ad un ragazzo alto, sulla trentina, dal volto incavato, qualcuno che in passato doveva essere stato di una bellezza assoluta, ma che con il tempo si era andata via via perdendo,nel cui volto non si leggeva traccia di sorriso, ma solo un’espressione seria, tirata, quasi cattiva.
“Voldemort.” Disse Harry, riconoscendo l’uomo.
Hermione e Ron si avvicinarono e guardarono meglio la foto.
“Questa è la prova delle nostre supposizioni.” Fece Hermione.
“Dobby…sarebbe possibile parlare con la signora Howarth?” chiese Harry.
“Certo, Harry Potter! Potrei portarvi da lei anche adesso!Ci si può fidare di lei, era molto amica del professor Silente, ed è una persona buona e di fiducia….conosceva anche i vostri genitori, Harry Potter!” concluse l’elfo.
I tre amici si guardarono; poi Hermione esclamò: “Ci andiamo subito…vero?”
Harry e Ron annuirono; in pochi minuti di tempo la tenda fu smontata e riposta nella borsa di Hermione e i tre amici erano affianco a Dobby.
“Tenetevi stretti a Dobby e saremo lì in un attimo!”esclamò l’elfo, mentre i quattro, con un sonoro CRAC si smaterializzavano in un istante di tempo.

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Capitolo 28
*** Una lettera dal passato ***


Prime luci della sera; le stelle stavano iniziando a comparire timidamente, mentre Amy camminava a passo spedito per la strada affollata; vestita da babbana, con un paio di jeans, felpa e scarpe da ginnastica, la ragazza camminava noncurante all’apparenza, ma con un preciso obiettivo nella sua mente.
Si fermò davanti ad una graziosa villetta bianca, con un bellissimo e rigoglioso giardino esterno.
Si avvicinò alla porta d’ingresso, percorrendo ad ampi passi il vialetto nel giardino della casa; suonò al campanello.
Sentiva il suo cuore battere velocemente, i battiti forsennati e potenti, tanto da farle credere che anche dall’esterno si sarebbero potuti udire.
La porta si aprì, e si ritrovò davanti un uomo oltre i settanta anni, con un volto pacifico, segnato dal tempo e dalle rughe.
“Si?” chiese l’uomo, appoggiandosi al bastone.
Amy lo fissò e lui fissò lei, poi l’uomo scosse violentemente la testa.
“No…non puoi essere tu…dopo tutti questi anni……” fece Albert, scuotendo ancora la testa.
“Ti prego, lascia che ti spieghi tutto con calma, nonno!” fece la ragazza.
L’uomo si portò una mano sul petto, e Amy temette che si potesse sentir male.
“Albert, chi è a quest’ora della sera?” sopraggiunse una voce, che dopo poco Amy scoprì appartenere ad una donna altrettanto avanti con gli anni.
“Oh santo cielo! S-sei davvero tu……sei chi io penso tu sia?” chiese la signora, portandosi una mano alla bocca.
“Può darsi…!” esclamò Amy “ Ma ora ho un urgente bisogno di parlarvi….per favore, non ho molto tempo e devo dirvi e chiedervi tantissime cose…”.
“Devi darmi prova della tua identità!” esclamò imperiosa la donna.
Amy sbuffò: se l’era aspettato, dopotutto, ma era comunque seccante.
Mise una mano nella tasca dei suoi jeans e ne tirò fuori un ciondolo di ametista, che brillava alla tenue luce serale.
Lo porse alla donna di nome Amelie che lo prese, studiandolo nei minimi dettagli.
Guardò Amy, e per qualche secondo parve che ancora non si fidasse di lei; fino a quando non guardò il marito e, facendogli un cenno, si avviarono verso l’interno della casa, facendo segno ad Amy di seguirli.
Amy percorse uno stretto corridoio, quasi in ombra a parte qualche faretto acceso impiantato nel soffitto, con carta da parati amaranto.
Arrivarono in un salotto, con dei bei divani in pelle bordeaux e una televisione non troppo grande davanti a questi, e la ragazza prese posto su un divano, affianco ad un tavolino pieno di foto incorniciate.
“Allora sei davvero tu…” disse Albert, reggendosi al bastone e avvicinandosi ad Amy “Le somigli così tanto….”.
Amelie si avvicinò anche lei alla ragazza, studiandola in ogni dettaglio.
“Eppure hai anche qualcosa di tuo padre….i tuoi occhi sono freddi, glaciali…quelli di Brianne invece erano un fiume di emozioni…..” commentò la donna.
Amy sbuffò: “Ascoltate, non è il momento di parlare dei miei natali e di ciò che ho preso da loro!
Voglio sapere ogni cosa su mia madre, dalla sua nascita al momento in cui vi raccontò di me…..devo sapere assolutamente. E’ di fondamentale importanza che mi diciate tutto…”
“Ciò che è importante per noi, adesso, è assolvere al nostro compito….e consegnarti ciò che tua madre aveva messo da parte per te…Per le spiegazioni e per le storie avremo tempo un altro giorno….”.
Amy rimase sbigottita, sentendo quella frase. “Mi ha lasciato qualcosa?”, chiese.
Amelie si allontanò dalla stanza e vi tornò qualche secondo dopo reggendo in mano un pacchettino consunto e una lettera.
Amy prese entrambi e iniziò a leggere la lettera.
Mia splendida Amy, so per certo che avrò trovato la morte quando tu leggerai queste mie parole…sei stata il dono più bello che la vita mi abbia mai dato e sono certa che anche dal cielo veglierò su di te e ti sarò vicina. Sai bene, figlia mia, che il destino del mondo dipende anche da te….conoscerai presto una profezia che parla di te e della tua vita…qualora tu non dovessi sentirla, però, allora segui questo mio consiglio: Ascolta il tuo cuore. Ascolta sempre il tuo cuore, Amy, perché la mente alle volte può essere fuorviante e troppa razionalità fa male…
Io ho fatto i miei errori e solo ora me ne sto rendendo conto…
Tu devi ancora nascere, siamo all’ottavo mese di gravidanza…più cresci, più cresce dentro me il sentore che, purtroppo, non ci vedremo più, figlia mia….ed è per questo che ti scrivo questa lettera.
Sono certa che diventerai una strega brillante, oltre che bellissima, e che sceglierai la via giusta per te…tu sei nata dall’amore, Amy, e una cosa nata dall' amore non può che essere cosa buona…ricordalo sempre, figlia mia adorata.
Tuo padre, purtroppo, ha scelto un'altra strada: quella del male. Ho cercato più volte di fargli cambiare idea, ma la situazione non ha fatto altro che peggiorare…sta attenta a lui, non ti fidare di Tom Riddle…io continuo ad amarlo come il primo giorno, ma so che in lui qualcosa è cambiato, o forse la malvagità c’è sempre stata ma prima era silente…..cercherò di portarti via da lui il prima possibile, tesoro….
Ho chiesto ad Albus Silente di vegliare su di te, qualora io non sia più viva….lui ti racconterà di cose oscure ma importanti, e sono più che sicura che tu vorrai dargli una mano…è per questo che ti lascio un Horcrux, capirai poi cosa è davvero…apri il pacchettino che ho allegato a questa lettera e lo vedrai; io l’ho distrutto ma mi sembrava giusto lasciarlo a te, quasi fosse un mio ricordo. E desidero che tu distrugga tutti gli altri ….ti spiegherà tutto Albus…o io, se sarò ancora viva.
E ora ti saluto, con tutto l’amore che una madre può dare a sua figlia.
Sarai sempre nei miei pensieri: tu non scordarti mai di me.
Con amore, tua madre.
R.A.B.”.

Amy stava piangendo; inavvertitamente, le lacrime le erano scese durante la lettura.
Si maledisse: era una Serpeverde, e degna erede del fondatore; una Serpeverde non doveva assolutamente versare lacrime.
Ma il pensiero di sua madre che era consapevole della morte e che le aveva scritto era per lei qualcosa di così bello da farle scendere le lacrime.
Aprì con foga il pacchettino, avendo già capito di cosa si trattasse.
Un medaglione dorato le scivolò sulle mani; aveva una S di smeraldo incisa sul lato esterno, era pesante ed antico. Era l’Horcrux mancante: il medaglione di Serpeverde.
Completamente graffiato, annerito, con lo sportellino semi aperto, scardinato.
“Grazie, mamma…..” sussurrò Amy, stringendo al petto la lettera, mentre le lacrime continuavano ad uscire copiose.
“Non piangere, Amy…”sussurrò Amelie, avvicinandosi titubante alla ragazza.
Quella si voltò, guardandola negli occhi; dopo qualche secondo le due donne erano abbracciate, mentre Amy piangeva disperatamente.
Anche l’anziano Albert si avvicinò loro e le abbracciò.
“Tua madre era una gran donna…è morta per una giusta causa….” Disse Albert ad Amy “E’ ora che tu faccia vedere al mondo quanto vali davvero, Amy. Sarai figlia di Tom Riddle, ma non scordare che sei anche figlia di Amy Brianne Swanson….anche se lei preferiva farsi chiamare “Amy Brianne Riddle”..”
“O più semplicemente R.A.B. …” commentò Amy, riferendosi all’acronimo usato nella lettera.
La ragazza chiese quando sua madre avesse lasciato loro il medaglione e la lettera.
“Tua madre ti aveva partorita da poco più di un mese, e noi non la vedevamo da ventiquattro anni, la credevamo morta…immagina che gioia vederla tornare a casa! Ma ci raccontò che era in pericolo di vita, e questo ci addolorò tantissimo…purtroppo, però, doveva andar via, ma prima di lasciarci ci diede la lettera e quel pacchettino, dicendo che se un giorno sua figlia Amy si fosse presentata da noi, avremmo dovuto consegnare immediatamente ciò che ci aveva lasciato…dopo qualche giorno il suo cadavere venne rinvenuto fuori Londra…abbiamo pianto per mesi e mesi, era così ingiusto….ma ci siamo fatti coraggio, aspettando che arrivassi tu….quel ciondolo che mi hai mostrato quando sei arrivata qui era un dono di tua madre, ecco perché ti ho chiesto di farmelo vedere…dovevo avere la conferma di chi tu realmente fossi…” concluse Amelie.
“Lo capisco.” Disse Amy.
Si alzò dal divano, cercando di ricomporsi e asciugandosi le lacrime.
“Ora sarà meglio che vada….ho un marito e un padre che mi aspettano.”
“Sei sposata? Così giovane?” chiese Albert.
“Si, purtroppo…” commentò Amy con una smorfia.
“Ci rivedremo presto,Amy…quando tutto questo sarà finito potrai venire da noi quando vorrai…la nostra casa sarà sempre aperta alla nostra nipotina!” fece Albert.
La ragazza annuì, poi con un piccolo POP si smaterializzò, lasciando soli i due coniugi Swanson.
Nell’oscurità di Villa Malfoy, quasi non si rese conto all’inizio di dove si trovasse.
Era nella sua camera da letto matrimoniale, e nel letto c’era Draco…ancora sveglio.
“Bentornata.” Disse, asciutto.
Lei fece un cenno con il capo,poi aprì un cassetto per trovare la sua sottana per la notte.
Mentre si levava il jeans e la felpa, sentì qualcuno cingerle i fianchi con forza.
Si girò e si ritrovò Draco a un palmo dal naso.
“Sai, mia cara, tuo padre desidera che tu gli dia un erede maschio…” fece lui, stringendola con più forza.
“Oh,ma davvero?” chiese lei, con finta malizia.
“Eh già…”fece Draco, fissandola da testa a piedi spudoratamente.
“Decido io quando concepire, e non sarà stasera!” esclamò acida lei.
Ma Draco non si arrese e con un colpo meschino le fece perdere l’equilibrio, facendola cadere così sul letto matrimoniale.
“Decido io qui. Io sono tuo marito e ho deciso che stanotte proveremo ad avere un figlio. Intesi?” fece Draco, minaccioso.
Amy si sentì morire dentro di sé: lei, che aveva sempre immaginato di concedersi per la prima volta ad Harry….
“E sia. Proviamoci!” disse, con un ghigno malizioso, avvinghiandosi a Draco e baciandolo con trasporto.
Mentre lui, tra un bacio e una carezza spinta, iniziava a togliere il pantalone, Amy allungò una mano dietro di sé e approfittando di un attimo di distrazione di lui lo schiantò con un incantesimo non verbale.
“Povero bamboccio. Non sarai tu ad avermi per la prima volta!” fece altezzosa, vestendolo con abiti per la notte e infilandolo sotto le coperte.
Si rivestì anche lei, pronta per andare a letto per riposare, e si infilò nel letto.
Spense la luce nella stanza e chiuse gli occhi
La lettera di sua madre era nella tasca dei suoi jeans, ma l’aveva resa invisibile ad altri occhi.
E la stessa cosa l’aveva fatta con il medaglione.
“Harry, dove sei?” pensava lei, gli occhi sbarrati nell’oscurità della stanza “Ho un altro Horcrux, Harry…ce l’ho! Ho il medaglione!Un Horcrux in meno!”.
E con quest’ultimo pensiero, chiuse definitivamente gli occhi ed entrò nel mondo dei sogni.



ANGOLO AUTRICE:
Ciao ragazzi! Allora, vi piace la storia?
Siamo molto, ma mooolto vicini alla fine ;)
Quanti misteri questa Amy! Ma da che parte sta???
Vi carico qui sotto una sua immagine....così potrete averla presente visivamente ;)
Continuate a recensire, mi raccomando!
Al prossimo capitolo!
Julia ;)



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Capitolo 29
*** Morgana Howarth ***


Pioggia battente, tuoni che squarciavano il silenzio della sera.
Harry, Ron ed Hermione, sotto il mantello dell’invisibilità, trattenevano il respiro, in attesa che la porta davanti alla quale si trovavano venisse aperta.
Dobby era lì davanti a loro, e si torceva le mani nell’attesa.
Finalmente, la porta si aprì e una signora sulla sessantina, con lunghi capelli corvini, lisci,  ed occhi verdi, guardò Dobby sorpresa.
“Oh caro sei già di ritorno? E’ successo forse qualcosa?” fece, guardando a destra e sinistra nel viale.
“No, signora Howarth….Dobby ha portato degli amici che vorrebbero parlarle….” Sussurrò l’elfo, facendo un cenno alla sua destra, dove i tre amici erano fermi ed invisibili.
“Ma io non vedo nessuno!” replicò la signora, inarcando un sopracciglio.
“Si fidi di Dobby, signora!” fece l’elfo, sgranando i suoi grandi occhi a palla.
“Oh, d’accordo Dobby….entra, non stare lì sotto il portico!” disse la donna, indicandogli il caldo ed accogliente ingresso.
Harry, Ron ed Hermione, ancora ben celati sotto il mantello dell’invisibilità, lo seguirono e si fermarono nell’ingresso, mentre la signora richiudeva la porta dietro di sé.
Harry sentiva dentro di sé di aver già visto quella donna da qualche parte o se non lei, qualcuno che le assomigliava molto…
“Signora Howarth, deve giurarmi che non urlerà, né chiamerà alcun funzionario del ministero quando vedrà coloro che le vogliono parlare…me lo promette?” chiese Dobby.
La signora parve rifletterci su per qualche secondo, ma poi annuì fermamente e disse: “Va bene, Dobby. Mi fido di te.”.
A quella frase, Dobby schioccò le dita; era il segnale.
Harry tolse il mantello dell’invisibilità da dosso a sé e i suoi amici e la donna si fece scappare un gridolino.
“Per Merlino! Harry Potter!!!” disse incredula, mantenendosi ad un comò, barcollante.
“Signora Howarth….piacere di conoscerla!” fece Harry, imbarazzato, tendendo una mano.
La signora strinse la sua mano energicamente: era il volto della felicità.
“Oh, è un onore conoscerti, caro ragazzo! Sei un simbolo di speranza, un vessillo!Prego, accomodati pure nella mia umile dimora! E loro chi sono?”.
“Loro sono i miei due amici, Ron ed Hermione…” fece Harry, lasciando che la signora Howarth stringesse le mani anche a loro.
“Cari, dovrete essere molto stanchi! Vi prego, seguitemi in salotto…”.
La donna fece loro strada fino ad un salottino con dei comodi divanetti ocra e un tavolino con vassoi pieni di cioccolatini, biscotti caldi, e una foto magica di due ragazze che, sedute su un muretto, ridevano allegramente.
Harry si avvicinò al tavolino e osservò la foto: per poco non urlò per la sorpresa.
Nella foto c’era Brianne, con i suoi lunghi capelli a boccoli che ondeggiavano avanti e indietro mentre lei rideva, e al suo fianco una ragazza con penetranti occhi verdi e capelli neri come la notte, lisci, lunghissimi. La stessa ragazza che Harry aveva visto nella profezia come una figura polverosa.
“Oh, ti piace quella foto, Harry? Ero una gran bella ragazza, non trovi?” fece la signora Howarth, prendendo la foto e mostrandola meglio ad Harry.
Il ragazzo era a bocca aperta: il suo sguardo faceva avanti e indietro tra la donna e la fotografia.
“Ma allora era lei la veggente!” le urlò quasi in faccia.
La donna si bloccò, per pochi secondi.
“Come fai a sapere della profezia?” chiese la donna, con la mascella contratta.
“L’abbiamo ascoltata…Silente ci ha lasciato la sfera che la conteneva e poco tempo fa la sfera si è rotta e abbiamo ascoltato la profezia….è lei la veggente, vero? L’ho riconosciuta immediatamente..” fece Harry.
La donna guardò prima Harry, poi a terra; annuendo, rispose: “Ebbene si, sono io la veggente.
Il mio nome è Morgana Howarth. E quella che avete ascoltato è la mia profezia su Amy Riddle.”.
Harry credette di svenire: la profezia parlava di Amy?
Ron ed Hermione scuotevano la testa. “E’ impossibile…” sussurravano, increduli.
“Sedetevi ora” fece la donna, prendendo posto su uno dei comodi divanetti “Vi spiegherò tutto…”
I tre amici si sedettero, Harry affianco alla signora, e questa prese la parola.
“Sono una veggente, così come lo è stata mia madre e sua madre prima ancora di lei!
E’ una cosa che si trasmette di generazione in generazione tra di noi…quella della profezia era una notte fredda; nevicava e il vento vorticava fuori dalla mia finestra. Silente era venuto a trovarmi e c’era anche mio marito Mark ed alcuni amici… stavo giusto dicendo ad Albus quanto mi mancasse Hogwarts e i bei vecchi tempi, quando all’improvviso sentii una forza estranea farsi avanti nella mia mente, impadronirsi dei miei pensieri. E’ stato in quel momento che ho recitato la profezia, quasi inconsciamente… Quando finii di recitare, Albus mi stava guardando con occhi sgranati, sembrava quasi terrorizzato, il che è decisamente improbabile se si parla di Albus Silente. Gli chiesi se andasse tutto bene e lui mi spiegò che gli avevo appena recitato una profezia. Davvero non riuscivo a capire, però, di chi parlasse, a chi si riferisse… fu Albus a intuirlo; ma non me lo disse. Non in quel momento.”
Prese un respiro profondo, poi ricominciò a parlare.
“Da quando avevamo ottenuto i nostri M.A.G.O. , io ed alcune mie amiche eravamo rimaste in contatto: ma l’unica a cui tenessi davvero era scomparsa…proprio il giorno dopo la fine degli esami. Amy Brianne Swanson.” fece la signora, indicando la fotografia sul tavolino.
“E’ bene che vi parli di lei…” continuò “…anche se avevo già detto a Dobby di riferirvi alcune cose…”
“Lo ha fatto…” intervenne Hermione
“Bene, quindi sapete già dell’incontro con Tom Riddle?”
“No, di questo non dettagliatamente….ci racconti tutto daccapo, come se noi non sapessimo nulla di Brianne.” Fece Ron, mettendosi seduto più comodamente, quasi avesse intuito che il discorso si sarebbe protratto per le lunghe.
Morgana  li osservò con interesse, uno ad uno; quello sguardo incuteva un certo timore reverenziale in Harry, e capì che quella donna doveva essere una persona che giocava un ruolo importante in quella storia.
“Io e Brianne ci siamo conosciute la sera dello smistamento, al nostro primo anno.
Lei tremava di paura: era figlia di babbani e non aveva idea di come funzionasse Hogwarts.
Io invece sapevo già qualcosa a riguardo poiché i miei genitori l’avevano frequentata e mi avevano da sempre raccontato di quella scuola così speciale. Quindi la rassicurai, anche se, quando il cappello parlante chiamò il suo nome, tremò tutta da capo a piedi. Fu smistata nei Grifondoro e io anche. Fu l’inizio di una splendida amicizia; Brianne era solare, allegra, studiosa, sempre attenta…
Oltre ad essere anche bellissima; all’epoca anche io non ero niente male, con il risultato che, quando eravamo in giro per la scuola, attiravamo sempre nugoli di ragazzi. Era divertente!
Brianne amava ridere, scherzava sempre; era impossibile vederla con il broncio.
Ma un giorno capitò una cosa alquanto strana.
Era il nostro penultimo anno ad Hogwarts ed eravamo diventate due giovani donne.
Quella mattina stavamo andando a lezione di Erbologia; stavamo scendendo a velocità folle le scale, perché eravamo in ritardo per la lezione.
Brianne era dietro di me; superai di gran corsa un ragazzo alto e pallido che stava salendo la scalinata, tra il piano terra e il primo piano, ma dopo un secondo sentii distintamente Brianne urtarlo. Mi girai: lei era a terra, con un gran sorriso sulle labbra, e rideva per la caduta, ma il ragazzo sembrava inviperito, e per qualche istante temetti che l’avrebbe aggredita.
Invece lo sconosciuto si alzò e le disse: “Sta più attenta a dove vai, ragazzina.”.
A Brianne scomparve per qualche secondo il sorriso; conoscevo la mia amica e vidi una luce nei suoi occhi, mentre guardava quel ragazzo, che non avevo mai visto prima. Un colpo di fulmine.
Studiai il giovane: era di bell’aspetto, certo; alto, magro, un po’ palliduccio ma dai tratti fini, così fini che sembravano quasi eterei…occhi spettrali, di un colore indefinibile, ma fascino da vendere. Persino nella sua voce.”.
La donna si alzò, dirigendosi verso una credenza con delle bottiglie di wisky al suo interno.
“Brianne si alzò da terra e chiese scusa al ragazzo. “Il mio nome è Brianne…” gli disse, porgendogli la mano.” Aprì la credenza e ne tirò fuori una bottiglia di Wisky incendiario, mentre allungando una mano verso un’altra anta ne prendeva un calice. “Lui la guardò con serietà, spostando il suo sguardo dal volto di lei alla sua mano tesa. Alla fine le diede un bacio sulla mano, dicendole: “Io sono Tom. Tom Riddle.”. Detto questo, il ragazzo andò via, dirigendosi verso i piani superiori. E’ inutile dirvi che da quel giorno la mia amica non fu più la stessa…”.
Morgana si versò del wisky nel bicchiere e iniziò a sorseggiare. “Diventò più cupa, era sempre meno sé stessa... Riusciva ad incontrare Tom di nascosto, durante le gite ad Hogsmeade e tramite alcuni passaggi segreti. Me ne parlava spesso, si vedevano una volta alla settimana. Lei era sempre più presa, innamorata, ma io di lui non mi fidavo.
Tom parlava a Brianne del potere, dell’immortalità, della magia nera…e questa cosa mi fece aprire gli occhi. Poi iniziò a farsi chiamare Voldemort e di lì a poco la sua fama sarebbe dilagata nel mondo magico….ma prima che ciò accadesse, arrivarono i M.A.G.O.”.
Buttò giù tutto in un sorso ciò che rimaneva nel calice, poi sospirò: “Avevamo finito l’ultimo esame: Incantesimi. Eravamo nel giardino della scuola, nei pressi del lago nero. Tom era lì che l’aspettava. Brianne era entusiasta; mi chiese di scattare loro una foto… che è quella che ho dato a Dobby, dicendogli di mostrarvela… scattai loro quella foto, poi lei mi chiese “Puoi darmela più tardi? ora devo parlare con Tom...”
Fece un respiro profondo; sembrava sull’orlo delle lacrime.
Alzò il capo, sospirò e riprese: “Quello fu l’ultimo giorno in cui vidi la mia amica. Il giorno dopo, ero sul treno di ritorno per Londra; non l’avevo vista salire, così girai per tutto il treno, cercandola…ma di lei nessuna traccia. Non la si trovava più. Da quel momento persi ogni traccia di lei, anche se intuii dove si trovasse e con chi. Ma mantenni il segreto, da buona amica. Qualche giorno prima mi aveva accennato ad una eventuale vita con Tom. Ne era innamorata persa. Passarono ventiquattro lunghi anni, e Voldemort era sempre più pericoloso e potente; inutile dirvi che ogni giorno pensavo a Brianne, certa che quel mostro l’avesse uccisa da chissà quanti anni…..e invece, in una fredda notte invernale, me la ritrovai sulla soglia di casa mia.
Era proprio lei; Brianne. Certo invecchiata, poteva avere all’incirca una quarantina d’anni…ma splendida come al suo solito. Solo che le mancava il suo sorriso.”.
“Ventiquattro anni? Che anno era, precisamente?” intervenne Harry.
Morgana ci pensò su, poi rispose: “1980. Era Dicembre del 1980!!”.
“La ringrazio….prego, continui pure!” fece Harry.
“Molto bene….dunque, dov’ero rimasta?..ah sì!Quella fredda notte di Dicembre mi trovai Brianne sulla soglia di casa mia, infreddolita, tremante, e con una brutta cera.
“Non c’è tempo di spiegarti, amica mia….” Mi disse “Voglio solo che tu sappia questo: ho avuto una bambina e l’ho chiamata Amy. E’ figlia mia e di Tom. So della tua profezia e ne è a conoscenza anche Tom; è stato Severus Piton a riferirgliela. Vuole uccidere me e la bambina, così l’ho nascosta, dandola a Silente….ti chiedo solo di starle vicino, e di aiutare Albus se ce ne sarà bisogno. So che Madame Maxime, preside di Beauxbatons, è una tua parente….contattala, chiedile di accogliere Amy e di farla crescere in quella scuola…la Francia è così lontana, spero davvero che Tom non trovi la bambina!Anche se…il suo obiettivo sono io, ora.”
“E’ assurdo! Perché ha intenzione di ucciderti??” le chiesi.
“E’ troppo lungo da spiegare…..ha scoperto che io ho distrutto un…..oh, lascia perdere, ci vorrebbe troppo tempo per spiegarti. Io devo andare, ora, non vorrei che mi trovi qui e uccida anche te e la tua famiglia. Ti chiedo solo di vegliare su Amy…veglia su mia figlia, Morgana.”. Detto questo mi abbracciò tra le lacrime e si smaterializzò. Il giorno dopo il suo cadavere venne rinvenuto nel Tamigi; Voi Sapete Chi l’aveva uccisa.”.
Morgana si sedette sul divanetto, affianco ad Harry; sembrava improvvisamente stanca.
“Quindi, la profezia risale a prima della nascita di Amy?”chiese Ron.
“Si….risale ad un anno prima della nascita di Amy….Dicembre del 1979..” rispose Morgana, massaggiandosi le tempie.
“E come ne venne a conoscenza Piton?” chiese Harry.
“Severus era presente, quella sera, mentre io recitai la profezia. All’epoca frequentava la mia casa…io ero ignara del fatto che fosse un servo devoto di Voi Sapete Chi, fu Silente a rivelarmelo in seguito!”
“Tutto torna…..due voci dentro lei, due anime agli antipodi….figlia del bene e del male….è di Amy che si parla, ma è chiaro!” esordì Hermione.
“Ma cosa significa la frase finale della profezia? “Nel giorno della morte la figlia ucciderà. In quel giorno la natura si rivelerà”. ?” chiese Harry, che ormai sapeva a memoria le parole della profezia.
Morgana lo guardò con occhi tristi; “Significa che nel giorno della battaglia finale Amy ucciderà qualcuno. Ma non si sa se questo qualcuno sarai tu, Harry, o Voldemort. Sta tutto alla sua volontà… E si rivelerà la sua natura: quella buona o quella malvagia.”
“Quindi le due voci dentro lei si riferiscono a…”
“Alle due volontà dentro di lei: se uccidere l’uno o l’altro.” Spiegò Morgana.
“Miseriaccia, ma Amy è dalla parte di Voldemort…quindi ucciderà Harry!” urlò Ron.
“Non è detto…siete sicuri della sua lealtà a suo padre?” chiese la donna.
“Si….” Rispose Harry, amareggiato.
“Non ne siate poi così certi…ricordate la profezia? “Occhi che sanno mentire…”” fece enigmaticamente Morgana.
“Si, capisco ma…da che parte sta, allora? Dalla nostra o da quella di Voldemort?” fece esasperato Harry.
“Purtroppo questo lo scoprirete solo nel giorno della battaglia. Ancora una volta, Harry Potter, la tua vita è legata ad una profezia…ancora una volta il destino dell’umanità è legato a te…che sei indissolubilmente legato alla volontà di Amy.” concluse la strega, mentre mandava giù un altro sorso di wisky e mentre un tuono, là fuori, rimbombava con forza nella notte.

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Capitolo 30
*** Il punto della situazione ***


Dopo la chiacchierata con Morgana, Harry, Ron ed Hermione riuscirono ad affrontare con più chiarezza la situazione.
Il fatto che la profezia parlasse di Amy aveva shockato Harry: un’altra cosa li accomunava, visto che la vita di entrambi era stata segnata da una profezia.
In un caldo pomeriggio di inizi Aprile, Harry si trovò a tavolino, assieme ai suoi due amici, per fare il punto della situazione.
“Sono accadute così tante cose ultimamente…” fece Hermione, passandosi una mano tra i capelli.
“Miseriaccia…la profezia, la rivelazione di Morgana….poi abbiamo scoperto chi fosse la madre di Amy…è stato un mese pieno di eventi!” commentò Ron.
“Già….ma ora bisogna riprendere in mano le redini della situazione. Noi siamo qui per cercare e distruggere gli Horcrux!” ribadì Hermione “Quindi, cerchiamo di ricapitolare a che punto siamo!”.
“Allora, finora sono stati distrutti l’anello di Orvoloson Gaunt, la bacchetta di Serpeverde, l’amuleto magico di Merlino e il cuore di Tom Riddle Senior…..” elencò Ron.
“Ci mancano ancora il medaglione di Serpeverde, un oggetto di Corvonero o di Grifondoro, e la coppa di Tassorosso!” fece Harry.
“Harry, non dimenticarti che abbiamo distrutto anche il diario di Tom Riddle al secondo anno!” esclamò Hermione.
“Giusto! Quindi finora abbiamo distrutto…cinque Horcrux!” esclamò Harry, contando sulle dita.
“E ce ne mancano altri…..tre??” fece Hermione, interdetta, contando quelli che Harry aveva elencato come quelli da trovare ancora.
I tre amici si guardarono, stupefatti.
“Ma allora gli Horcrux non sono solo sette…ma otto!” realizzò Harry, scandendo parola per parola la frase, con lo sguardo perso nel nulla.
Ron deglutì, Hermione si morse un labbro: “Quindi, Harry, Tu Sai Chi non si è limitato a crearne sette….ma addirittura otto?” chiese la ragazza, spaventata.
“A quanto pare sì..” fece Harry, ancora sovrappensiero.
“Ma come è possibile? Nel ricordo di Lumacorno aveva parlato di sette Horcrux!” esclamò Ron.
“Già…è vero…ma d’altronde, sono passati molti anni da allora…può darsi che ci abbia ripensato e ne abbia creato anche un ottavo! Insomma, Silente supponeva che ce ne fossero sette, ma non ha mai detto di esserne certo!” rispose Harry.
“Quindi dobbiamo distruggerne altri tre..miseriaccia..” sospirò Ron “Non la finiremo più!”.
“Oh, avanti Ron, non essere stupido!” fece Hermione.
“Silente mi aveva confidato che sospettava che anche Nagini potesse essere un Horcrux…” fece Harry, mentre cercava di ricordare tutto ciò che lui e Silente si erano detti l’anno precedente.
“C-c-cosa??? Potrebbero addirittura essere nove???” urlò Ron.
“Oh be’, a questo punto perché non dieci??!” esclamò Hermione, esasperata.
“Ragazzi, calmatevi…quella su Nagini era un’altra supposizione!Può anche darsi che non sia un Horcrux…” intervenne Harry.
“Harry, tu non riusciresti ad entrare nella mente di Voldemort per sentire i suoi pensieri?” chiese Hermione.
“Cosa? Tu mi chiedi di..”
“Si, Harry, so che non è da me chiederti di fare una cosa del genere, ma credo sia l’unica maniera per capirci qualcosa di più! Allora…potresti farlo?” chiese di nuovo la ragazza.
“No , Hermione…le visioni che ho sono totalmente inconsce, non dipendono da me o dal mio volere..” rispose Harry.
“Oh..capisco….questo complica la situazione…se tu fossi riuscito a leggergli la mente la cosa si sarebbe fatta più semplice!” esclamò Hermione, seccata.
“Quindi, ricapitolando, dobbiamo trovare gli altri tre Horcrux!” riprese Ron, sfregandosi le mani.
“Esatto…” fece Harry.
“Bene…che ne dite di fare un salto ad Hogwarts?”.
Harry ed Hermione fissarono Ron; per un attimo, temettero che fosse completamente impazzito.
“Ron…” fece Hermione, con tono dolce, quasi stesse parlando con un folle “Noi non possiamo più tornare a Hogwarts…capisci?Siamo ricercati in tutto il mondo magico…”.
“Miseriaccia, Herm, e allora dove vogliamo andare? Non credo che gli Horcrux ci salteranno addosso da un momento all’altro, o ci indicheranno la strada per raggiungerli! Secondo me, dovremmo andare ad Hogwarts…forse, facendoci aiutare anche dagli altri membri dell’ E.S. riusciremo a trovare qualcosa….rifletteteci per un istante!” esclamò Ron, mentre Harry sbuffava sonoramente ed Hermione scuoteva la testa con aria rassegnata “Silente ha sempre detto ad Harry che per Voldemort Hogwarts era come una casa…..e allora perché non avrebbe dovuto nascondere un Horcrux anche lì dentro?Avanti…Ecco perché Piton è diventato preside: per tenere d’occhio l’Horcrux!”.
“Non credo che Piton sappia degli Horcrux…” puntualizzò Harry.
“Questo non lo sappiamo, Harry…” intervenne Hermione “Potresti avere ragione tu, ma anche Ron….e a dirla tutta, non prenderla a male Harry ma….io appoggio l’idea di Ron!”.
Per Harry quella frase fu l’equivalente di un pugno dritto nello stomaco.
“Tesoro, sapevo che mi avresti capito!” fece Ron, sorridendole dolcemente.
“Ma no! Hermione, sei impazzita? Vi rendete conto, voi due, del pericolo che correremmo? Senza contare, poi, che non sappiamo nemmeno come entrare nella scuola, visto che è protetta da incantesimi e mangiamorte!E poi una volta dentro….saremmo a rischio! E se ci prendessero? ADDIO HORCRUX! Perché dovremmo correre questo rischio assurdo se non abbiamo la certezza che poi ci darà dei risultati?”.
“Harry…per favore….devi fidarti di noi….” Fece Ron, con voce quasi supplichevole “Riusciremo a trovare un modo per entrare…non ho detto che dobbiamo andare già stasera ad Hogwarts, ma magari tra un po’ di tempo…e intanto potremmo appostarci e studiare la situazione ad Hogsmeade, cercando una maniera per entrare a scuola! Poi, una volta dentro, chiederemo ospitalità a qualcuno…”
“Ci servirebbe una stanza completamente insonorizzata, dove ci possano raggiungere solo gli amici, e dove poter alloggiare per tutto il tempo necessario: mi spiegate dove la troveremmo a scuola una stanza del genere?”
“LA STANZA DELLE NECESSITA’!” urlò Hermione.
Harry e Ron rimasero in silenzio: la ragazza sfoggiava invece un sorrisetto soddisfatto. Tipico di lei.
“Potremo alloggiare nella stanza delle necessità! Non è un’idea grandiosa?” chiese Hermione.
“Miseriaccia, tu sei davvero un genio! Non mi stancherò mai di ripeterlo!” fece Ron, abbracciandola.
Harry dovette ammettere che quella era un’ottima idea: magari, per gli spostamenti, si sarebbero serviti della mappa del malandrino e del mantello dell’invisibilità….si, forse l’idea non era proprio malvagia….
“E va bene, facciamolo!” disse, mentre Hermione e Ron urlavano per la felicità “Ma se succede qualcosa…”
“Oh, Harry, avanti! Non ci succederà nulla! Abbiamo anche la scorta di Felix Felicis di Silente! Se proprio non ti sentirai sicuro, ne berremo un po’!” fece Hermione, con un occhiolino.
“D’accordo…vada per Hogwarts allora! Ma tu, Hermione, dovrai insegnarci la trasfigurazione; così non sarai solo tu a volare in città per sentire eventuali notizie e trovare una maniera di entrare ad Hogwarts…” puntualizzò Harry.
La ragazza annuì: “Sarà un vero piacere farvi da insegnante!”.

*

Amy era nella sua camera da letto matrimoniale: il sole morente, del tramonto, illuminava la stanza.
La finestra, aperta, lasciava entrare una piacevole aria tiepida. La ragazza inspirò a fondo, chiudendo gli occhi. Un sorriso le increspò le labbra: adorava la primavera.
Un rumore brusco, alle sue spalle, la spaventò.
“Avremmo bisogno di parlarti, Amy.” Disse una voce asciutta, che lei riconobbe come quella di Severus Piton.
Con un’espressione più carica d’odio che mai, si girò e lo fissò.
Oltre a lui, in quella stanza, c’erano Narcissa Malfoy e suo figlio, Draco.
Piton chiuse la porta con un colpo di bacchetta.
“Cosa volete?” chiese gelida la ragazza, mentre la sua mano sinistra scendeva lenta verso la tasca posteriore dei suoi pantaloni, dove c’era la sua bacchetta.
“Vogliamo solo sapere dove vai in giro di notte….sai, una ragazza come te non dovrebbe smaterializzarsi la sera per poi tornare nel cuore della notte…” fece Piton.
“Dove vado e cosa faccio non sono affaracci tuoi, Piton.” Rispose seccamente lei.
“Si, ma sono affari miei. Tu mi appartieni, Amy….sei mia moglie, non lo scordare.” Intervenne Draco, con un ghigno malevolo sul volto.
“Taci, Malfoy!”
“Come osi rivolgerti in questa maniera a mio figlio?” esclamò Narcissa, con gli occhi che ardevano per l’oltraggio subìto.
Amy si erse in tutta la sua statura; ora stava iniziando ad agitarsi.
“Sentite, voi tre…dovreste portarmi un po’ più di rispetto…vi ricordo che sono la figlia del Signore Oscuro e che se solo volessi le vostre teste si troverebbero ai miei piedi e i vostri corpi sarebbero bruciati nella notte.” Fece acida.
“Oh, io non credo proprio…” rispose Piton, beffardo.
Amy inarcò un sopracciglio: odiava con tutta sé stessa quell’uomo, così viscido e malvagio…
“Vedi, mia cara Amy….se tu non mi dirai dove ti rechi ogni notte, allora io sarò costretto a raccontare a tuo padre di queste “scappatelle” notturne…e credo che, a quel punto, non sarebbero le nostre teste a rotolare per terra….”.
Amy deglutì; “Farabutto…” pensò “Mi sta ricattando!”
“Quindi…” continuò Piton “Ti consiglierei vivamente di dirmi tutto, altrimenti io…”
“SEVERUS ATTEN..”
“PETRIFICUS TOTALUS!”.
I tre corpi di Piton, Narcissa e suo figlio caddero a terra.
Amy, con la bacchetta in mano, li guardava con sguardo carico d’odio.
“E così volevate ricattarmi, eh? Ingrati…io vi sto proteggendo..” disse, rivolta a Narcissa e Draco “…e voi mi ripagate in questa maniera….molto bene….un’altra persona, al posto mio, vi avrebbe lasciati sguazzare nella vostra situazione pietosa….ma io sono fin troppo buona, e farò finta di nulla. Tuttavia…” disse, puntando la bacchetta contro Narcissa “Devo fare in modo che voi dimentichiate questo spiacevole episodio…e ciò che ha portato a questo…OBLIVION!”.
La ragazza ripetè l’incantesimo di memoria anche su Draco e su Piton.
Poi li portò nel salotto, facendone levitare i corpi, e li sistemò su alcuni divanetti.
“Meno male che la casa è vuota..” pensò, con un brivido.
Nagini, il serpente, le strisciò dietro, e lei lo prese in braccio.
Un’ispirazione la illuminò all’improvviso, mentre guardava gli occhi del serpente.
“Qual è il tuo scopo?” chiese al serpente, parlando il serpentese.
“Io sono la chiave. Ma la porta non è qui.” Le rispose il serpente.
“Cosa si nasconde dietro alla serratura che tu apri?” chiese ancora Amy.
“Io non lo so, non mi è dato saperlo. So solo di essere la chiave, ma la mia serratura è lontana da qui.”.
“Mi ci sapresti guidare?” chiese la ragazza, speranzosa.
Il serpente annuì lievemente.
Ma proprio in quel momento, una figura scura si materializzò davanti a lei.
“Amy.” Disse Voldemort, con voce fredda.
“Padre.” Fece lei, accennando un inchino.
“Dov’è Severus?” chiese Voldemort.
“In salotto.”
“Va’ a chiamarmelo. Devo parlargli.”.
“Subito, padre.”
La ragazza uscì dalla sala, tremante; se suo padre si fosse materializzato qualche secondo prima, avrebbe sicuramente udito ogni singola parola del discorso con Nagini….
Entrò nel salotto, dove trovò Piton sveglio ma intontito.
“Severus, mio padre vuole conferire con te!” annunciò Amy, accarezzando il capo di Nagini.
Piton restò interdetto, quasi non capisse cosa Amy gli avesse detto. Poi, si avviò ad ampi passi verso la sala dove si trovava Voldemort.
“Chiudi la porta, Severus.” Ordinò Voldemort, e quello chiuse le porte dietro di sé.
Amy si precipitò dietro alla porta, posandovi un orecchio.
“Mio Signore, cosa posso fare per voi?”.
Amy sentì dei passi; poi Voldemort esclamò: “Mi serve il diadema, Severus. Rivoglio il mio diadema.”.
“Si, mio signore. Per quando lo desiderate?”.
“Tra tre settimane, Piton.”
“Per il compleanno di..”
“Si. Per il suo compleanno.”
Amy si spostò immediatamente, dirigendosi su per le scale verso la sua camera a passi veloci ma silenziosi. Udì la porta aprirsi e Piton uscire dalla stanza del caminetto.
“Un diadema…che sia quel diadema?” si chiedeva Amy, mentre i suoi ricordi vagavano, soffermandosi su Silente e su quando le spiegò che un oggetto appartenuto a Corvonero avrebbe potuto essere un Horcrux.
“Il diadema perduto….se fosse davvero quello, allora ce l’avrei in pugno!” pensò con una punta di eccitazione, mentre chiudeva la porta della sua camera e si gettava sul suo letto, con la sua mente che viaggiava e fantasticava sulla distruzione di un altro Horcrux.

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Capitolo 31
*** Draco dormiens nunquam titillandus ***


Maggio era finalmente arrivato, portando con sé il caldo e le belle giornate.
Harry, Ron ed Hermione, però, non avevano avuto nemmeno un attimo per godersi il bel tempo tanto agognato; ogni giorno, per loro, era denso di allenamento, esercitazioni, duelli. Tutto questo in previsione del loro rientro clandestino ad Hogwarts.
Harry, in quel mese, non aveva avuto più visioni di Voldemort; la cosa lo aveva sollevato in parte, ma dentro di sé in realtà voleva averne ancora, per sapere i progetti del mago e soprattutto, scoprire qualcosa di Amy.
Le mancava; nonostante tutto il male che lei gli avesse fatto, lui continuava a sentire dentro di sé quel sentimento prepotente che la reclamava: l’amore.
“Harry….va tutto bene?”.
Harry si riscosse: Ron ed Hermione si stavano esercitando nelle trasfigurazioni e lui era seduto ai piedi di un pino, e li fissava con sguardo vacuo, perso intanto nei suoi pensieri e nei ricordi di Amy.
“Sto bene..” le disse, abbozzando un sorrisetto poco convinto.
“Facciamo una pausa, Ron!” esclamò imperiosa la ragazza, avvicinandosi ad Harry e sedendosi accanto a lui. Ron fece lo stesso.
“Miseriaccia amico….hai una brutta cera…qualcosa non va?” chiese lui.
Harry si limitò a scrollare le spalle.
“Harry…” intervenne Hermione “Ti conosciamo da anni….hai lo sguardo spento…c’è qualcosa che ti preoccupa particolarmente?”.
Harry annuì: certo che c’era qualcosa che lo preoccupava! Di lì a poco sarebbero tornati ad Hogwarts, il che significava entrare nella tana del lupo!
“Sarà difficile tornare a scuola…” mormorò, con gli occhi fissi all’orizzonte “Come potremo trovare un modo di entrarvi?Sono tre settimane che giriamo ad Hogsmeade e finora non abbiamo scoperto nulla…”. Sbuffò; era scoraggiato.
“Sono sicura che riusciremo a trovare qualcosa, Harry!” gli disse Hermione, stringendogli un braccio.
“Si, amico! Non abbatterti!” fece Ron, con un gran sorriso.
Harry li guardò attentamente: erano lì con lui, non l’avevano abbandonato nemmeno per un secondo…lo avevano confortato nei momenti difficili, gli avevano sempre dato un consiglio quando lui ne aveva bisogno..Da sette anni ormai Ron ed Hermione erano i suoi due più grandi amici, e sentì un moto d’orgoglio espandersi nel suo cuore.
Un sorriso gli uscì spontaneo sul volto; i suoi due amici lo ricambiarono, poi Hermione gli chiese:
“Avanti, Harry…hai affrontato Tu Sai Chi faccia a faccia tantissime volte..cosa vuoi che sia entrare in un covo di mangiamorte?”.
Tutti e tre scoppiarono a ridere; fu una risata che si protrasse per tanto tempo, liberatoria, piacevole.
Di quelle che Harry non faceva da tanto tempo.
“Grazie ragazzi!” disse, dando un buffetto sulla guancia ad Hermione e un colpetto affettuoso alla spalla di Ron.
“Dovere!” ribadì Hermione, mentre si rialzava e riprendeva in mano la bacchetta.
Harry e Ron si alzarono.
“Allora…chi va ad Hogsmeade a dare una controllatina?” chiese Ron, mentre si toglieva un po’ di terra dai suoi pantaloni.
“Ci vado io!” fece Harry, risoluto.
Negli ultimi tempi, grazie alle lezioni di Hermione, aveva imparato a trasfigurarsi in un corvo, in un cane, in un ragno e in una rondine.
Scelse quest’ultima trasformazione e, una volta trasformato, prese il volo, dirigendosi verso la cittadina lì vicina.
Volò per circa dieci minuti a velocità sostenuta: gli piaceva volare, sentire il vento che ti sosteneva ed accarezzava, la brezza cullarti….
Mentre era intento a godersi quelle sensazioni, però, era giunto sopra Hogsmeade; per poco non cadde dalla sorpresa.
Sotto i suoi increduli occhi, quattro figure alquanto conosciute si aggiravano per la città, dirigendosi verso il pub “Testa di Porco”.
Harry scese di quota; si avvicinò sempre di più a loro, voleva essere sicuro che fossero realmente chi davano a vedere di essere.
“Tonks, sta dietro di me….” Fece Moody, con aria seccata.
“Oh sì, scusa Malocchio!E’ che io ho il passo cadenzato e una volta preso un ritmo veloce non la finisco più di correre!”.
“Dora, non potresti cambiare colore di capelli? Forse quello è un po’ troppo appariscente, e noi non dovremmo attirare l’attenzione…quella è davvero l’ultima delle cose che ci servono!” disse pacato Lupin, affianco a Tonks.
“E va bene, Remus!” risposa la donna, mentre i suoi capelli cambiavano tonalità passando da un arancione fluorescente ad una tonalità di blu notte.
“Così va meglio…” borbottò Kingsley Shacklebolt, che camminava a passo sostenuto, precedendo Moody.
Harry si avvicinò loro il più possibile, volando da un’insegna di un negozio ad un’altra.
Finalmente arrivò davanti a loro e senza che questi se ne rendessero conto, si posò su un davanzale di una finestra, dietro Tonks.
“Bene…” fece Kingsley, fermandosi d’un tratto davanti all’entrata del pub “Siamo pronti?”.
Gli altri tre annuirono; poi Moody aprì la porta del locale, e i quattro entrarono.
Harry, velocemente, si trasfigurò in un ragno e si infilò sotto la fessura della porta del pub, proprio mentre veniva richiusa.
“Buonasera Abe…” ringhiò Malocchio.
Il barista fece un cenno ai nuovi arrivati; Harry si attaccò al mantello di Moody e silenziosamente lo risalì, fino ad arrivare alla sua spalla.
“Bene, Abe….sai bene perché siamo qui…abbiamo bisogno del passaggio….dopo l’ultimo attacco dobbiamo stare all’erta e vegliare sui ragazzi che si trovano ad Hogwarts!” esordì Lupin, sfregandosi le mani.
“Già….questa volta hanno esagerato, i Carrow…se dovessi incontrarli, io li..”
“Malocchio, ti ricordo che saremo in incognito. Dobbiamo intervenire solo in situazioni di potenziale pericolo per gli studenti.” Disse Kingsley, con la sua voce profonda.
Moody sbraitò qualcosa come “Non è giusto…”, poi Tonks prese la parola.
“Vuoi unirti a noi, Aberforth? Saresti il benvenuto, lo sai!”.
Il barista li squadrò, uno alla volta, dalla testa ai piedi, poi rispose, con voce distaccata: “Sono passati i tempi in cui combattevo….ormai, sono un semplice barista, attaccato alla sua attività come se fosse una scialuppa..”
“Ma Abe! Proprio ora che Albus non c’è più, noi dobbiamo intervenire! Hai sentito cosa è successo a quella ragazza di Tassorosso, la scorsa settimana? L’hanno cruciata! E ora è al San Mungo, con tanto di memoria modificata…..questo è davvero troppo, come puoi rimanere in disparte?” chiese Lupin, che iniziava a scaldarsi.
“Non sono affari miei. Se voi vorrete intervenire, allora siete liberi di farlo….io preferisco star qui, per fatti miei….e ora andate! Il passaggio sapete bene dove trovarlo….”.
Lupin e Moody sbuffarono; Tonks, invece, con aria rassegnata, seguì Kingsley e gli altri, dirigendosi verso una stanzetta interna e, da lì, in un’altra stanza ancora più piccola.
Era una sorta di camera da letto, con un letto a singola piazza, alcuni mobili in legno, una caraffa d’acqua sul comodino. E un quadro che raffigurava il corridoio del settimo piano, ad Hogwarts.
Harry lo riconobbe immediatamente, poiché nel quadro era evidente l’arazzo che si trovava su quel pianerottolo, nella sua scuola.
Moody puntò la sua bacchetta verso il quadro e recitò: “Draco dormiens nunquam titillandus”.
Il quadro, delicatamente, si alzò in volo e si posò a terra, sulla destra, rivelando così un lungo tunnel in salita, rischiarato da alcune torce.
Harry scese dalla spalla di Moody, ,mentre questi e gli altri tre accompagnatori entravano nel corridoio.
Tonks, appena prima di entrarvi, si girò: Aberforth era lì, e la guardava.
“Aberforth….” Disse lei “Io sono certa del fatto che anche tu ci tenessi molto a tuo fratello.
E se davvero gli hai voluto bene, non lasciare che la sua scuola venga distrutta.
Non lasciare che tutto il suo lavoro di una vita vada in fumo….”.
Detto questo, la donna seguì gli altri tre compagni e il quadro si richiuse dietro di lei.
“Io volevo bene ad Albus..” sussurrò il barista, mentre si allontanava dalla stanza.
Harry, attaccandosi alla scarpa dell’uomo, venne portato via dalla stanzetta finchè non tornò nell’ingresso del pub; lì, si staccò dalla scarpa, sgattaiolò fuori dal pub e si trasformò in una rondine.
Volò via, di gran corsa; doveva raggiungere Ron ed Hermione e dire loro tutto.
“Finalmente, riusciremo ad entrare ad Hogwarts! Per di più, ci saranno anche gli altri dell’ordine! Saremo protetti….almeno in parte..”
Dieci minuti dopo, dopo aver spiegato tutto ad un incredula Hermione e uno sbalordito Ron, i tre decisero di raggiungere Hogwarts quella stessa notte.
 “Perché non potremmo volare sin dentro Hogwarts, Hermione? Non credo che la barriera magica impedirebbe a tre volatili di entrare nei confini della scuola….” Chiese Harry, poco prima di avviarsi ad Hogsmeade.
“Oh, Harry…” disse Hermione, con tono esasperato, mentre smontava con un colpo di bacchetta la tenda “Gli incantesimi di barriera riconoscono qualsiasi incantesimo,specialmente quelli di trasfigurazione! Pensi che sarebbe stato davvero facile entrare?”.
Harry scosse la testa; non si era davvero reso conto di quanto fossero potenti quegli incantesimi.
Intorno alle dieci della sera i tre si alzarono in volo, trasfigurati in tre cornacchie, e raggiunsero “La Testa di Porco”.
Trasfigurandosi nuovamente, ma questa volta in tre piccoli insetti, i tre amici si diressero verso la stanzetta da notte, ancora vuota. Aberforth era ancora al bancone, e stava servendo un boccale lurido di birra ad un cliente. I tre amici, quindi, una volta davanti al quadro, tornarono alle loro fattezze normali.
“Draco dormiens nunquam titillandus!” esclamò Harry, puntando la sua bacchetta contro il quadro.
Quello, come aveva fatto per Moody, si alzò in volo e librò sino a posarsi delicatamente a terra.
“Per di qua!” disse Harry a Ron ed Hermione, che sin da quando erano in volo lo stavano seguendo.
Imboccarono la galleria debolmente illuminata, mentre sentivano dietro di loro il rumore del quadro che tornava al suo posto.
“Dove sbuca questa galleria?” chiese Ron, dubbioso.
“Non ne ho idea..” rispose Harry “Ma di sicuro dentro Hogwarts! Vi ho già detto di cosa parlavano Tonks, Lupin, Moody e Kingsley!Hanno usato questo passaggio per entrare indisturbati ad Hogwarts!”
“E tu dici che loro potrebbero aiutarci con gli Horcrux? Pur non spiegando loro tutto nei minimi dettagli?” chiese Hermione, incerta.
“Spero di sì, Hermione..” rispose lui, incerto quanto lei.
Il passaggio continuava, tra svolte e piccoli tratti di salita più ardua, per circa venti minuti.
Finalmente, Harry Ron ed Hermione si trovarono davanti alla fine del passaggio; lo intuirono dal fatto che si ritrovarono davanti ad un altro quadro, identico a quello della camera da letto di Aberforth.
“Forse dovrei recitare di nuovo la frase?” chiese Harry, rivolgendosi ai suoi amici.
Hermione si strinse nelle spalle, Ron si grattò il capo.
Harry di nuovo puntò la bacchetta ma in quello stesso istante, si rese conto di non trovarsi più nel cunicolo, ma nel corridoio del settimo piano di Hogwarts.
Si girò; sia Ron che Hermione erano lì con lui, e stavano ancora realizzando di trovarsi dentro alla scuola.
“Miseriaccia! Ci siamo!” esclamò Ron, sorridendo.
“Si, ma dobbiamo precipitarci nella Stanza delle Necessità!” fece Harry, allarmato. Se qualcuno fosse passato in quel momento, sarebbe stato alquanto spiacevole…
I tre amici si diressero quindi verso la famosa parete che nascondeva l’ingresso alla stanza segreta.
Passarono avanti e indietro per tre volte, pensando intensamente ad un posto dove rimanere al sicuro, e dove poter ricevere solo persone amiche.
Finalmente, la porta si materializzò davanti ai loro occhi.
Entrarono di gran corsa, ed Hermione chiuse velocemente la porta alle loro spalle.
Harry era a bocca aperta.
“M-M-Miseriac-c-c-cia…” balbettò Ron.
Si trovavano in una stanza meravigliosa; immensa, con caldi colori sull’amaranto, il dorato, e il rossiccio.
Sulla sinistra tre letti sontuosi, con le coperte dagli stessi colori delle pareti della stanza.
Lì affianco, una stanzetta più piccola, che era un bagno con tanto di vasca.
Davanti a loro una cucina con verdure, frutta, ortaggi vari e altri alimenti pronti per essere cucinati.
Dolciumi disposti su un tavolino, a centro stanza, con tre sedie.
Sulla destra della stanza, si trovavano tre poltroncine e due divani in pelle bordeaux, scaffali pieni di libri e volumi imponenti.
“Scommetto che i libri li ha richiesti Hermione!” esclamò scherzando Ron.
I tre scoppiarono a ridere; erano felici, entusiasti di quella stanza.
“Bentornati ad Hogwarts!” esclamò Hermione, mentre si dirigeva verso la cucina, con l’intento di mettere qualcosa sotto i denti.
“Già….bentornati!” sussurrò Harry, mentre il suo cuore batteva veloce per l’emozione.

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Capitolo 32
*** Il diadema ***


La mattina seguente, Harry si svegliò di buon’ora.
Mentre Ron ed Hermione continuavano a dormire tranquilli, lui si alzò dal suo letto e si diresse verso l’angolo lettura, sedendosi su una poltroncina; osservò con interesse tutti i libri sulle scaffalature, leggendone i titoli uno ad uno.
Poi prese la mappa del malandrino, nella sua borsa.
“Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.” Disse, mentre quella iniziava a colorarsi e a raffigurare l’intera Hogwarts.
Guardò attentamente ogni singolo puntino muoversi su quella mappa.
C’erano davvero tutti; a partire da Luna Lovegood alla guferia, per finire con Ginny nel dormitorio.
Harry fissò a lungo il suo nome: chiuse gli occhi  e si sforzò di pensare a lei, a Ginny…ma, prepotentemente, il viso di Amy si sostituiva a quello della ragazza, e Harry capì che era davvero inutile cercare di dimenticarla. Non ce l’avrebbe fatta.
Riprese a guardare la mappa: lo sorprese trovare il nome di Malfoy, che sembrava essere nel suo dormitorio. “Ma non dovrebbe trovarsi a Villa Malfoy?” si chiese.
Cercò invano il nome di Amy: “Ecco perché lei ha raccontato a tutti che dopo Natale sarebbe tornata a Beauxbatons…in realtà doveva solo raggiungere suo padre. E’ con lui che si trova ora, di certo non a Beauxbatons!” realizzò Harry, mentre spostava pigramente il suo sguardo in giro per la mappa.
Poi il suo cuore fece un balzo, assieme al suo stomaco; la sua attenzione fu catturata da un puntino che si muoveva velocemente verso di loro.
Severus Piton.
“E’ al settimo piano….sta venendo qui!” urlò quasi, con la voce alterata dalla paura.
Si precipitò da Hermione, scuotendola con forza.
“Hermione!Hermione svegliati!!”
“Harry!” gridò quella, spaventata, svegliandosi di colpo “Cosa c’è??”
“Piton sta venendo qui!Ci troverà Hermione!!!” le urlò lui.
“Che cosa???Come fa a sapere che noi siamo qui????”
“Miseriaccia voi due! Piantatela di urlare!Mi avete fatto prendere uno spavento!Stavo facendo un sogno stupendo…” fece Ron, seccato, rigirandosi su un fianco.
“Ron! Piton sta venendo qui a prenderci!” gli urlò Hermione.
“Cosa?????” esclamò quello, balzando in piedi in una frazione di secondo.
Poi una voce sgradevolmente familiare riempì la stanza.
“Mi serve la stanza dove vengono conservati tutti gli oggetti… Mi serve la stanza dove vengono conservati tutti gli oggetti… Mi serve la stanza dove vengono conservati tutti gli oggetti…”.
Harry si portò un dito sulle labbra, intimando così di tacere a Ron ed Hermione.
Quelli annuirono; poi si udì un rimbombo e la camera ruotò su se stessa.
I tre caddero a terra a causa della spinta dovuta all’improvvisa rotazione.
Si ritrovarono infine in una posizione speculare alla precedente.
Harry era a bocca aperta; a quanto pareva, la stanza delle necessità funzionava anche per più persone contemporaneamente.
Ma cosa stava cercando Piton?
Si udirono i suoi passi dirigersi non molto lontano; questo Harry lo capì dalla durata della sua camminata. Ad un certo punto si fermò, si senti un rumore cristallino e poi riprese con la sua camminata, finchè i tre non udirono di nuovo il precedente rimbombo e la camera riprese a ruotare per tornare nella posizione originaria.
Fu un attimo; Harry sfilò la bacchetta dalla tasca dei pantaloni, gridò: “Accio mantello dell’invisibilità!” e quello sfrecciò verso di lui, uscendo fuori dalla borsetta di Hermione.
“Harry cosa hai intenzione di…”
“Aspettatemi qui. Torno subito!” fece lui, uscendo fuori dalla stanza mentre lasciava che il mantello lo coprisse totalmente.
Corse, con la mappa in mano, seguendo Piton a passi veloci.
Finalmente lo raggiunse, al quarto piano; continuò a stargli alle calcagna, evitando qualsiasi rumore.
Purtroppo le scale erano ancora vuote, doveva essere ancora primo mattino, perché non si vedeva nemmeno uno studente in giro.
Dopo qualche altro minuto di cammino, Piton virò verso lo studio del preside.
Arrivato lì, pronunciò la parola d’ordine, “Dominium”, poi salì nel suo studio.
Harry entrò con lui; si mantenne affianco alla porta.
Studiò con attenzione l’ambiente; lo studio di Silente era ormai un lontano ricordo.
Tende nere e pesanti giacevano ovunque; la stanza era immersa nella penombra, nelle vetrinette c’erano diverse fialette e strani oggetti che Harry, ne era certo, suppose fossero di provenienza oscura. Piton non aveva cambiato però la disposizione dei mobili.
Harry gli si avvicinò; Piton era fermo davanti alla sua scrivania, e stava contemplando qualcosa che si trovava nelle sue mani. Tuttavia dava le spalle ad Harry, impedendogli di capire cosa realmente avesse tra le mani. Il ragazzo lo aggirò e finalmente si trovò davanti a lui.
Piton guardava con occhi spalancati e stupiti un diadema annerito dal tempo; Harry pensò che quel diadema fosse davvero familiare per lui, ma non riusciva a capire il perché.
“Ma certo…” sussurrò Piton, continuando a fissare la tiara “Corvonero…..”.
Poi, la posò sulla scrivania, con un lieve rumore cristallino, e prese in mano la sua bacchetta.
“Tergeo!” esclamò, puntandola verso la tiara.
Quella tornò a splendere; era davvero un lavoro incantevole, di certo opera dei folletti.
Piton, però, non mise via la bacchetta; scostandosi la manica sinistra del suo mantello, scoprì il braccio sul quale aveva il Marchio Nero. E vi posò la punta della bacchetta.
Harry non capì l’intenzione di quel gesto: voleva forse richiamare a sé Voldemort, e quindi si sarebbe ritrovato il suo nemico lì davanti tra pochi secondi?
Piton mise via la bacchetta, riponendola in una tasca del mantello.
Poi prese la tiara con delicatezza e la ripose in una custodia di feltro nero, che ripose nella tasca interna del suo mantello.
Fatto questo, si diresse verso la porta ed uscì dalla stanza.
Harry gli si precipitò dietro; era intenzionato a seguirlo dovunque lui andasse.
Piton si stava dirigendo verso la foresta; Harry era incuriosito dalla direzione scelta, e seguitò a stargli dietro.
Tuttavia, quello virò improvvisamente verso i cancelli della scuola.
“Sta andando via…” capì Harry.
Piton accelerò il passo, sino a che non si trovò fuori dai cancelli di Hogwarts e, con uno schiocco, sparì sotto gli occhi stupiti di Harry.
“Si è smaterializzato….ma dove sarà andato?” si chiese, rimanendo a fissare il punto in cui fino a qualche secondo prima si trovava l’uomo.
Pensieroso, Harry si diresse verso il castello, per tornare nella stanza delle necessità e raccontare a Ron ed Hermione l’accaduto.
Stava ancora riflettendo sull’accaduto, quando ebbe un’illuminazione: la tiara.
“La stanza delle necessità….nel luogo dove si nascondono gli oggetti…..ma si! Quella tiara annerita io l’ho vista l’anno scorso! Era sul mezzobusto con la parrucca….era vicino al libro di pozioni del Principe!”.
Quell’improvviso pensiero lo fulminò: l’aveva sempre avuta sotto gli occhi e non lo sapeva….
Già, ma cos’era?
Cosa rappresentava per Piton?
“Ha sussurrato qualcosa su Corvonero….forse dovrei parlarne con Luna.” Pensò Harry, riprendendo a camminare velocemente verso il castello.
Una volta arrivato nella stanza delle necessità, Harry raccontò l’accaduto a Ron ed Hermione.
“Cosa? Un diadema?E a cosa gli serve? E perché ha schiacciato il marchio prima di trasfigurarsi?” chiese Ron, tutto d’un fiato.
“Secondo me…” intervenne Hermione “E’ andato da Voldemort.”
“Da cosa lo evinci?” chiese Harry.
“Dal fatto che abbia premuto il marchio prima di smaterializzarsi. Forse lo stava avvisando, per dirgli che stava arrivando da lui….naturalmente è solo una mia idea, ora non so se…”
“E invece secondo me hai ragione, Hermione.La tua è un’ipotesi accreditabile!” esclamò Harry, entusiasta.
“Bene…e allora perché ha portato quella tiara a Voldemort?” chiese Ron.
“Di questo non ne ho davvero idea….” Fece Hermione, torturandosi nervosamente un boccolo tra le dita.
Ron sbuffò; Harry si tolse gli occhiali e si stropicciò gli occhi.
“E poi Piton ha nominato Corvonero, guardando il diadema…ma perché?” si chiese a voce alta, rinforcando gli occhiali.
“Be’ Harry, forse a questo potrei rispondere io!” esclamò una voce femminile alle loro spalle; i tre amici la riconobbero all’istante.

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Capitolo 33
*** Un horcrux da recuperare ***


“Luna!”
Harry, Ron ed Hermione erano rimasti a bocca aperta per la comparsa improvvisa della loro amica.
“Sapevo che sareste tornati, ragazzi!!” disse lei, sorridendo e avvicinandosi a loro.
Luna era, come al suo solito, immersa in uno stato di contemplazione, quasi di trance…con i suoi grandi occhi scrutava ogni angolo della stanza, e infine il suo sguardo si posò sui tre amici.
“Si può sapere come ci hai fatto a trovare??” chiese incredulo Ron.
Quella si riscosse dai suoi pensieri, e gli rispose: “Oh, ma è semplice. Sono passata qui nel corridoio del settimo piano e improvvisamente ho sentito le vostre voci!Quindi mi sono avvicinata alla parete che nasconde l’ingresso alla stanza e, posando semplicemente una mano, la porta si è materializzata davanti ai miei occhi; così sono entrata!”.
Harry era atterrito:“Quindi la Stanza delle Necessità non funziona più? Le avevamo chiesto di tenerci nascosti!” esclamò.
“Ma no,Harry! Noi abbiamo chiesto alla stanza un posto dove i nostri amici avrebbero potuto raggiungerci! Forse ha riconosciuto Luna come una presenza amica e ha lasciato che entrasse e sentisse le nostre voci!” gli rispose con semplicità Hermione.
Harry annuì, concorde con lei; si tranquillizzò e chiese a Luna di sedersi con loro.
“Oh si grazie, Harry!Allora…stavate parlando di un diadema….” Fece lei, sedendosi affianco ad Hermione, e scuotendo la sua lunga chioma bionda.
“Si……poco fa hai detto che ci puoi spiegare qualcosa al riguardo…allora, avanti! Dicci tutto!” fece Ron, con le orecchie tese.
Luna ridacchiò: “Oh, ma possibile che voi non sappiate che correlazione c’è tra un antico diadema e la fondatrice di Hogwarts, Priscilla Corvonero?”.
“Oh, ma certo!!!!!Ho capito tutto!” esclamò improvvisamente Hermione, portandosi una mano sulla fronte, con evidente compiacimento.
“Cosa hai capito, Herm?” chiese Harry.
“Il diadema perduto di Corvonero!” rispose quella, come se la cosa fosse scontata.
Harry e Ron si guardarono, perplessi.
“Dunque..:” esordì Luna “Voi non sapete nulla della leggenda della tiara di Corvonero?”.
Harry scosse la testa; Ron invece annuì.
“Harry non ne sa nulla…penso sia meglio spiegargli tutto dal principio..” fece Hermione.
Luna annuì, poi iniziò a raccontare, rivolta ad Harry: “Ai tempi della nascita di Hogwarts, Priscilla Corvonero, una dei quattro fondatori, possedeva il diadema più bello che fosse stato mai forgiato da mani di folletti. La sua tiara aveva un valore inestimabile, e si vociferava fosse stato un dono di Salazar Serpeverde; secondo alcune leggende, infatti, i due erano segretamente innamorati.
Ebbene, dopo la morte di Priscilla Corvonero, il diadema non si rinvenne più.
Sporadicamente veniva nominato nei secoli a venire; si parlava di un diadema ritrovato che però spariva sistematicamente. L’ultima volta in cui è stato avvistato risale a circa cento anni fa, in Albania.”.
“Aspetta….quindi, il diadema che aveva in mano Piton era quello di Priscilla Corvonero? Questo giustificherebbe il perché lui abbia sussurrato quel nome guardando la tiara!” esclamò Harry.
Luna lo guardò un po’ confusa: “Ma come può trovarsi qui quel diadema? E’ impossibile che sia l’originale…dev’essere una copia!”.
“Non lo so….la cosa non quadra, Harry!” intervenne Hermione, scuotendo la testa.
“E invece si, Hermione! Credi che Voldemort non sia capace di trovare quell’amuleto? E poi c’è dell’altro….per anni ha vissuto in Albania, dopo aver lavorato da Magie Sinister….magari proprio in quel periodo ha ritrovato il diadema e…”.
Si bloccò: un pensiero gli attraversò la testa; la voce di Silente gli ritornò chiara in mente, mentre gli diceva “Uno degli Horcrux potrebbe essere un oggetto legato ai fondatori di Hogwarts: qualcosa di Tassorosso….di Corvonero…..”.
Deglutì sonoramente.
“Harry…amico, ti senti bene?” chiese Ron, dandogli una pacca sulla spalla.
Harry annuì, lentamente; avevano il diadema nella stessa loro stanza e se lo erano lasciato scappare…..
“E’ un horcrux. Il diadema è un Horcrux!” disse, con lo sguardo fisso sul pavimento.
Hermione gemette, Ron si passò le mani nei capelli.
“Ne sono certo. Ecco perché Piton l’ha preso e si è schiacciato il marchio. Glielo sta portando.
Forse, ora che Voldemort sa che noi siamo alla ricerca degli Horcrux, lo vuole vicino a sé….”.
“Ma certo..” convenne Hermione.
“Miseriaccia, questa non ci voleva! Potevamo distruggerlo!” fece Ron, alzandosi in piedi e tirando un calcio alla sua sedia.
Luna, in tutto questo, era in piedi davanti agli scaffali pieni di libri, e osservava interessata la copertina di un volume: Creature magiche d’altri tempi.
“Insomma, ora cosa facciamo? Come possiamo recuperare il diadema?” chiese Ron, esasperato.
Harry scrollò le spalle; non sapeva davvero cosa fare.
“Allora sarà meglio concentrarci sugli altri due Horcrux: il medaglione di Serpeverde e la coppa di Tassorosso.” Concluse Hermione.
“Si, infatti….chi lo sa, magari anche quelli si trovano qui ad Hogwarts!” disse Ron, speranzoso.
“Luna…” fece Harry, rivolto all’amica “Che ne dici di riunire qui tutto l’E.S.?”.
La ragazza si voltò, raggiante.
“Certo, Harry. Mi sembra un’ottima idea! Ma cosa faremo? Ci alleneremo nei patronus? O nei duelli?”.
“Oh no, Luna, questa sarà una lezione fuori dagli schemi…avvisa tutti i membri. Questo pomeriggio vi voglio tutti qui!”.
“Sarà fatto, Harry!” fece Luna, uscendo dalla stanza saltellando, felice.
Nel primo pomeriggio, difatti, la ragazza si ripresentò, accompagnata da Neville.
“Ragazzi, siete tornati! Ma è magnifico!!” esclamò lui, correndo incontro agli amici.
“Neville!”; Hermione gli gettò le braccia al collo e Harry notò le orecchie di Ron farsi rosse.
Brutto affare l’amore: la gelosia gli faceva dubitare persino del buon Neville.
“Allora, cosa ci racconti di bello?” chiese Hermione.
“Cosa mi raccontate voi, piuttosto!Dove siete stati? Cosa è successo alla Mc Granitt? Si dice che lei sia stata..”
“Avanti, Neville. In fondo dovremmo raccontare loro di noi…..” intervenne Luna, avvinghiandosi al braccio sinistro del ragazzo.
Quello arrossì, poi le sorrise. La ragazza lo guardò, raggiante.
Harry credette per un attimo che si fossero dati un bacio sulle labbra; doveva aver mangiato un po’ troppa zuppa di cipolle a pranzo, perché ora iniziava ad avere le allucinazioni.
“Noi due stiamo insieme!” disse Neville, sorridendo ai suoi amici e abbracciando Luna.
Harry scoppiò a ridere, seguito da Ron: la sua fu una reazione spontanea, forse infantile, perché Neville assunse una strana espressione amara.
Harry si ricompose, visto lo strano sguardo di Neville e l’espressione arcigna di Hermione.
“Ma è…incredibile!Voi due insieme? E chi l’avrebbe mai detto! Congratulazioni!!” esclamò la ragazza, abbracciando Luna e Neville.
Le orecchie di Ron tornarono ad assumere un colorito rosato, neutro. Harry capì che il momento “gelosia per Neville” era passato, vista la scottante rivelazione.
“Grazie Hermione..” fece Luna, ammiccando.
Mentre anche Harry e Ron stavano facendo loro gli auguri, si udì un rumore.
I cinque amici si girarono; dietro di loro, la porta si era aperta e una marea di persone si stava riversando nella stanza.
Harry riconobbe immediatamente Seamus Finnigan, Dean Thomas, Ginny (e qui notò che lei, non appena incrociò il suo sguardo, si girò dalla parte opposta),  oltre ai due fratelli Canon, amici di Tassorosso e Corvonero, e una marea di Grifondoro.
Un forte brusio pervase la stanza; erano tutti eccitati e curiosi di quella convocazione.
Ma ciò che faceva discutere era la presenza del trio che era ricercato in tutta la comunità magica.
Tutti i presenti si disposero a semicerchio, attorno ad Harry, Ron ed Hermione.
I tre amici si guardarono, raggianti: i loro amici erano accorsi lì per aiutarli.
Harry si schiarì la voce, e il silenzio calò improvviso.
“Benvenuti, tutti quanti!” esclamò, aprendo le braccia, quasi a voler accogliere tutti i presenti “Finalmente ci rivediamo!”.
“Che fine avevi fatto, Harry?” chiese Hannah Abbot, sorridendogli.
Harry le rivolse un sorrisetto, poi le rispose: “Sono stato in giro a preparare la sconfitta di Voldemort.”.
Ci fu uno scroscio improvviso di applausi, in seguito a quella frase.
Il silenziò tornò dopo qualche minuto di brusio ininterrotto, gridolini eccitati, e urla di baldanza.
“Ora, ragazzi, ci serve il vostro aiuto, nell’ultimare il piano di sconfitta di Voi Sapete Chi. Stiamo cercando una coppa che è appartenuta a Tosca Tassorosso, ha il suo simbolo intarsiato nell’esterno del calice.. oppure, anche se improbabile che riusciate a trovarlo, cercate un medaglione dorato, con inciso all’esterno una S di smeraldi…chiunque riesca a trovare uno di questi due oggetti deve portarcelo immediatamente!Sono fondamentali per noi….intesi?”.
Tutti annuirono; qualcuno addirittura urlò “Viva Potter!” dalle retrovie.
“Bene….chiedo a voi, Tassorosso, di impegnarvi in particolar modo. Cercate qualsiasi informazione che possa aiutarvi a risalire alla coppa…lo stesso discorso vale anche per le altre case, e per il medaglione…E con questo chiudo. Per ora direi che è tutto!” concluse Harry, passandosi una mano tra i capelli.
Lamentele e piagnistei si levarono in quell’istante: a quanto pareva, nessuno voleva andar via così presto.
“Harry..” fece Neville, avvicinandosi a lui “Perché non facciamo una lezione di difesa contro le arti oscure?Giusto per rispolverare un po’ la memoria…in fondo un po’ tutti ci speravano, oggi…”.
Harry guardò i presenti, e le loro espressioni speranzose; poi, disse loro: “Allora…fatemi vedere cosa avete fatto in mia assenza!”
Fu un tripudio: c’era chi addirittura applaudiva, e chi si abbracciava.
Per due ore, Harry si ritrovò tra i suoi amici dell’E.S. , mentre duellavano insieme o ripassavano qualche incantesimo difensivo.
Quando tutti furono andati via, era ormai diventato buio.
Hermione cucinò dello stufato, che tutti e tre mangiarono volentieri.
Infine, si coricarono.
Harry aveva un pensiero fisso nella sua mente: gli Horcrux.
Pensava al diadema, e a quanto gli fosse stato vicino nelle ultime ore…e cercò di immaginare dove potesse trovarsi la coppa di Tassorosso.
“Ce la faremo…..troveremo anche gli ultimi Horcrux. Ce la dobbiamo fare!” si disse, prima di chiudere gli occhi e abbandonarsi al sonno.
 

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Capitolo 34
*** Buon compleanno, Amy ***


CAPITOLO FONDAMENTALE:
State bene attenti a questo capitolo....ci chiarirà parecchie cose!
Ci si vede a fine capitolo per le note d'autrice ;)




Amy aprì gli occhi, lentamente.
Il respiro regolare di Draco, al suo fianco, le fece capire che il ragazzo era ancora addormentato.
Dalle fessure della finestra, si intravedeva una luce abbagliante:doveva essere già mattino inoltrato.
Si alzò silenziosamente dal letto, infilò le pantofole e si avviò fuori dalla stanza da letto, dirigendosi in bagno.
Nagini, il serpente che giaceva ai piedi del letto, strisciò lentamente e la seguì.
Amy sobbalzò quando quello le si avvinghiò alla gamba destra, come era solito fare.
Chiusa la porta del bagno, Amy si avvicinò al lavandino e si gettò dell’acqua fresca sul viso.
“Così va meglio!” pensò, spalancando gli occhi.
Nagini, intanto, stava risalendo la sua gamba e si stava dolcemente avvinghiando alla vita della ragazza, che lo accarezzò pigramente con le sue unghie lunghe e curate.
Si sfilò la sua camiciola da notte e infilò un vestito lungo, turchese, che la fasciava dolcemente.
Raccolse i capelli in un alta crocchia, lasciando che qualche lungo ciuffo boccoluto e ribelle le scappasse, scendendo sul suo petto.
“Pronta.” si disse, guardandosi allo specchio, studiando ogni minimo particolare del suo aspetto.
Si soffermò sul suo stesso sguardo: quegli occhi che sua nonna aveva definito uguali a quelli del padre.
“I tuoi occhi sono freddi, glaciali” le aveva detto.
Quel giorno i suoi occhi erano verdi: spesso cambiavano colore, in base al suo umore o in base a chissà cosa; era una caratteristica innata, e lei non aveva mai avuto una spiegazione di quello strano fenomeno.
Occhi verdi, come quelli di suo padre prima che diventassero scarlatti e con le pupille ridotte a due fessure.
Sospirò: il suo destino era ingiusto, crudele. Non meritava quella vita.
Prendendo Nagini in braccio e portandosela sulla sua spalla destra, Amy uscì dal bagno.
Si ritrovò davanti una figura scura, dal naso adunco.
“Felice compleanno.” le disse Piton, accennando un inchino e rivolgendole un sorriso tirato, tutt’altro che sincero.
“Grazie Severus.” fece lei, squadrandolo da capo a piedi.
La ragazza fece per andarsene, ma Piton si schiarì la voce, facendole capire di volerle parlare.
“Si, Severus?” chiese lei, con un sopracciglio inarcato.
“L’Oscuro Signore è fuori da questa casa, impegnato in affari personali. Mi ha chiesto di riferirti di aspettarlo nel salotto. Non tarderà a tornare, è via da venti minuti, ma dovrebbe tornare tra meno di mezz’ora.”
“Capisco… molto bene, allora lo aspetterò in salotto.” rispose asciutta la ragazza, dandogli di nuovo le spalle e avviandosi verso la scalinata per scendere in salotto.
“Io non so perché il Signore Oscuro si fidi tanto di te, Amy. Sei solo una ragazzina; certo, di una potenza ammirevole per la tua tenera età, ma non sei altro che una ragazzina. Io non affiderei di certo alla mia giovane figlia né Nagini né qualsiasi altro cimelio importante. Ma, d’altronde, il Signore Oscuro valuta bene le sue scelte, e mi auguro che abbia fatto la scelta giusta con te.”.
Amy si fermò, sempre rivolgendogli le spalle.
“Non sei tu che devi decidere se affidarti o meno a me, Severus. Ora ti consiglio di andare via, o riferirò questo discorso a mio padre. E sai cosa accade quando qualcuno contraddice le sue scelte.”
Piton abbassò il capo, in segno di rispetto, e si allontanò veloce.
Amy scese le scale, con aria altezzosa.
“Come osa, quel viscido uomo?” pensava furiosa dentro di sé.
Entrata nel salotto, vi incontrò Narcissa Malfoy, che stava sistemando alcuni delicati oggetti su un tavolino di cristallo.
La donna la vide entrare e si inchinò: “Auguri.” le disse.
“Ti ringrazio.” fece Amy, con un cenno del capo.
Narcissa si guardò attorno, poi si avvicinò ad Amy e le sussurrò: “Il nostro giuramento, Amy. Lo ricordi, vero? Qualunque cosa accada….”
“Sta’ tranquilla, Cissy. Ci penso io a Draco. E’ sotto la mia tutela, è mio marito e mio padre vuole che sia il padre dei miei figli. Non gli farà del male. Non fin quando glielo dirò io. E non ho intenzione di farlo!”.
La donna la scrutò silenziosamente.
“Oggi ad Hogwarts c'è la copia di Draco, vero?….Peter Minus? Ha bevuto la polisucco…” chiese ancora Amy.
Narcissa annuì, restando in silenzio.
“Speriamo che nessuno si accorga dello scambio…” continuò Amy.
“Sono mesi ormai che va avanti questa cosa… All'occasione, Minus beve la pozione e va ad Hogwarts. Nessuno ha mai notato nulla.”
“Certo, ma qualcuno potrebbe sempre accorgersene. Non possiamo rimanere tranquilli!”.
“No di certo…” concordò Narcissa, scuotendo il capo.
Le due donne si guardarono.
“Ti sono grata per ciò che stai facendo.” fece Narcissa, abbassando lo sguardo.
La ragazza fece un sorrisetto: “Non devi ringraziarmi. Draco è un bravo ragazzo, ha solo fatto le scelte sbagliate….come voi, d’altronde.”.
Narcissa annuì lievemente.
“Coraggio….” le disse Amy, posandole una mano sulla spalla e stringendola.
“E’ difficile!Troppo difficile! Ora sono anche in attesa di un altro bambino, ma con questo clima davvero non riesco ad esserne felice. Tra sei mesi dovrebbe nascere il mio secondo figlio, e si ritroverà impantanato in questa situazione, volente o nolente. E’ tutta colpa nostra, noi non avevamo idea di quello che sarebbe diventato…”
“Narcissa, ora basta lamentarsi.” fece Amy, seria. “Quel che è fatto è fatto. Io non ho scelto questo padre e questa vita, eppure devo accettarlo. Mi è stato imposto. Devi reagire, non devi lasciarti abbattere, intese?”.
Narcissa la guardò negli occhi, tremante.
“Fidati di me, Cissy. Tutto cambierà. Il bambino nascerà e in questa casa ci sarà la pace. Ci sarete solo tu, Lucius e Draco. Te lo prometto.”.
Narcissa fece un respiro profondo.
“E’ meglio che vada, ora…” disse, allontanandosi dalla stanza.
Amy la guardò andare via, sentendo il suo cuore stringersi per la tristezza di quella situazione.
Dopo pochi istanti, fece il suo ingresso nel salotto Draco.
Con il suo solito ghigno beffardo, si avvicinò ad Amy e le diede un bacio sul collo.
“Auguri, Amy.” le disse, accarezzandole il volto delicatamente.
La ragazza lo guardò a lungo negli occhi, studiandone il colore e l’espressione.
“Draco, devo parlarti. Andiamo fuori nel giardino.”
“Ma il Signore Oscuro…”
“Non verrà; non ora. Andiamo!”
Draco annuì e velocemente uscì dalla stanza, seguito a ruota da Amy.
I due ragazzi si diressero nello splendido giardino di Villa Malfoy, dove alcuni candidi pavoni passeggiavano sotto il sole di Maggio.
Amy inspirò a lungo quell’aria che sapeva di rose fiorite: un sorriso dolce le increspò le labbra.
“Ho sempre amato il mese di Maggio!” esclamò “E non solo perché è il mese in cui sono nata….è un mese speciale, la natura inizia a prepararsi all’estate, il sole si fa più caldo, la temperatura sale e diventa sempre più piacevole….”.
“Arriva al dunque, Amy. Non mi piacciono i giri di parole.” Fece Malfoy, interrompendo il fantasticare della ragazza.
Amy si fermò davanti ad una panchina, immersa in un cespuglio di rose.
Si sedette e fece cenno a Draco di prendere posto affianco a lei.
“Draco, come ben sai ho scelto di sposarti qualche mese fa. Sei un marito presente, adorabile….anche molto affascinante, e penso che questo te lo abbiano detto già tante altre ragazze…ma….”.
Fece un profondo respiro, poi gli prese le mani e lo guardò negli occhi, pronta a rivelargli ogni cosa.
“Il nostro matrimonio è interamente basato su un giuramento. Io ho giurato a tua madre che ti avrei protetto da mio padre. Lui voleva ucciderti, ecco.”
“Cosa?” intervenne Draco, tremante.
“Si….aveva intenzione di ucciderti, diceva che ti sei rivelato perfettamente inutile, dopo il tuo fallimento con Silente….ma io gli ho detto di essere innamorata di te e di volerti sposare; così, sapendo che tu eri l’unico che davvero mi interessasse, e che inoltre sei un purosangue, ha acconsentito a lasciarti in vita e a farti divenire mio marito. Ecco perché ci siamo sposati, Draco. Perché io ho giurato a tua madre che ti avrei protetto a qualsiasi costo. E l’ho fatto…..per farlo ho dovuto sposarti. Io non ti amo, Draco. Ti voglio bene, questo sì, ma sappi che il mio cuore appartiene ad un altro.”
Amy allungò la mano sinistra, mettendo in bella mostra uno splendido anello con un diamante incastonato.
“Potter?” fece Draco, con una smorfia di disgusto.
“Si…Harry Potter.” Fece Amy.
“Capisco.” Rispose Draco, guardando a terra. Aveva un’espressione amara, delusa.
“Sai…” fece il ragazzo “Credevo che tu fossi realmente innamorata di me. Anche se, effettivamente, ti sei sempre dimostrata molto schiva e fredda nei miei confronti, pur essendo mia moglie. Ma ora capisco tutto…..è un finto matrimonio, alla fin dei conti.”
“Esatto.”
Draco la guardò dritto negli occhi.
“Perché hai voluto proteggermi? Io sono un Mangiamorte. Sono uno di loro.”.
“No che non lo sei…..” fece Amy, scuotendo il capo e rivolgendogli un dolce sorriso, mentre gli stringeva le mani, portandogliele sulle sue gambe “Tu non hai scelto volontariamente di diventare uno di loro. Te lo hanno imposto. Non è forse vero?”.
Draco annuì, lentamente.
“Hai fatto le scelte sbagliate, Draco. Ma sei ancora in tempo per riparare….ho bisogno del tuo aiuto. Posso contare su di te?”.
I due si guardarono; Draco la abbracciò in silenzio, tenendola stretta al suo petto.
“Io ti amo davvero, Amy. Ma se è Potter che ti rende felice, allora voglio che sia lui a sposarti. E farò tutto ciò di cui hai bisogno. Puoi contare su di me.”.
“Sapevo che avresti capito, Draco!” rispose la ragazza, stringendosi a lui.
“Sono stato uno stupido. Mi sono comportato da codardo con tutti, anche con te. Devo impormi di cambiare. Dimmi solo cosa posso fare per te e lo farò!”.
“Quando sarà il momento…” disse Amy, tornando a guardarlo negli occhi “Dovrai aiutarmi a stordire uno ad uno i mangiamorte. Non manca molto a quel giorno, e mi riferisco alla Battaglia Finale. Sentivo mio padre parlarne qualche giorno fa con gli altri suoi seguaci, e alla fine di questo mese attaccheranno in massa Hogwarts. Quel giorno dovremo recitare bene la nostra parte, Draco. Sei pronto a farlo? Lo farai per me?”.
Il ragazzo aveva una strana espressione dipinta sul viso: sembrava stesse per piangere, o urlare; tuttavia la sua voce era ferma, quando le rispose “Lo farò, Amy.”.
Si alzarono dalla panchina, e si diressero verso l’ingresso della casa.
Amy si diresse in salotto, mentre Draco raggiunse sua madre, al piano di sopra.
La ragazza fece appena in tempo a sedersi su una poltrona in pelle e a posare Nagini sul bracciolo, che si ritrovò davanti agli occhi Voldemort in persona, materializzatosi in quel momento.
“Amy.” Fece il padre, gelido come sempre.
“Padre!” rispose la ragazza, con un sorriso compiaciuto.
“Chiudi le porte di questa stanza, mia cara.”
La ragazza si alzò e chiuse la porta d’ingresso del salotto; si girò a guardare suo padre, mostrandosi il più tranquilla possibile, anche se dentro di sé sentiva il terrore montare.
“Avrà forse scoperto tutto?” si chiese.
“Oggi è il tuo compleanno, Amy. E io, che sono un padre generoso, ho deciso di farti un regalo unico, nel suo genere. Avvicinati, ora.”.
Amy gli si avvicinò, e suo padre infilò una mano nella tasca del suo scuro mantello.
Ne tirò fuori, con sommo stupore di Amy, una tiara splendente, argentata.
“Sai cos’è questo, Amy?” chiese.
“No, padre…”
“E’ il diadema perduto di Priscilla Corvonero. E io te ne faccio dono. Sei una strega fortunata, Amy.”.
Voldemort le posò delicatamente la tiara sul capo, e Amy sentì improvvisamente su di sé un peso innaturale per quel diadema così delicato.
“E’ pesante…” fece, con voce sofferente.
Voldemort rise: “E’ più di un semplice diadema. E voglio che tu lo custodisca a costo della tua vita, Amy. Così come fai con Nagini.”.
La voce di suo padre era pericolosamente seria: Amy capì immediatamente che quel diadema non era una semplice tiara perduta da secoli….no, suo padre doveva averla resa un….
“Ne farò tesoro padre. Lo giuro.”.
“Siediti, mia cara. Voglio parlarti.”
Amy prese posto sulla poltrona già occupata in precedenza, mentre Voldemort iniziava a camminare avanti e indietro davanti a lei.
“Quando tu nascesti, sai quale fu il mio primo pensiero?”.
Amy scosse la testa.
“Ucciderti.”
La ragazza spalancò gli occhi: se lo era aspettata, ma doveva fingersi stupita.
“Come mai?” chiese, interessata. Il perché di quel volere era sempre stato un’incognita per lei.
“Per la profezia, naturalmente!” fece Voldemort, con una smorfia di disgusto.
Per Amy fu come ricevere uno schiaffo in pieno viso.
“Pro-profezia?” chiese, balbettando.
“Tu non sai nulla della profezia su di te?” chiese Voldemort, sospettoso.
Amy scosse lentamente la testa. Una profezia? Su di lei?
“Come puoi non sapere nulla? Credevo che tu ne fossi al corrente….”
“Nessuno me ne ha mai parlato….in tutti questi anni sono cresciuta all’oscuro di questa profezia.” Fece la ragazza.
Voldemort si fermò a guardarla negli occhi.
E come ogni volta, Amy sentì suo padre infiltrarsi nella sua mente.
Amy nascose ogni singolo pensiero su Harry, Silente, e la verità insita in sé, senza che lui se ne accorgesse e mostrò a suo padre la sua perfetta ignoranza della profezia.
“E così non ne sai davvero nulla…”
“Spiegami tutto, allora.”
“Qualche giorno prima della tua nascita, una veggente, Morgana, amica di tua madre, enunciò una profezia in presenza di Severus. Lui venne a riferirmela immediatamente.
La ricordo perfettamente a memoria: “Due voci dentro di lei, due anime agli antipodi. La scelta non deriverà dal fato, ma da lei.
Figlia del bene e del male, combattuta tra puro e misto sangue. Sangue verde e sangue rosso, occhi che sanno mentire. Nel giorno della morte la figlia ucciderà. In quel giorno la natura si rivelerà”.
Perciò volevo eliminarti: la profezia parlava di te, questo era chiaro. Ma la possibilità che tu scegliessi di stare dalla parte di Silente e non dalla mia era un’onta insopportabile, per questo ti avrei voluta uccidere. Ma tua madre ti portò via da me, e io la uccisi per questo affronto….e anche per un altro grave atto nei miei confronti:distrusse un medaglione che era fondamentale per me.”
Amy sentì il suo cuore battere violentemente: ecco perché sua madre era morta!
Voldemort doveva aver scoperto che lei aveva distrutto uno dei suoi preziosi Horcrux e che aveva messo in salvo Amy, e per questo lui l’aveva uccisa.
La ragazza sentì le lacrime salirle veloci agli occhi, ma non permise loro di uscire.
Deglutì, e si riscosse.
“Ma ora sai, padre, che io sono dalla tua parte. E lo sono sempre stata. Ho sempre fatto finta di essere dalla parte di Silente, solo perché sapevo che un giorno ci saremmo ricongiunti e le mie informazioni ti sarebbero state molto utili!”
“Certo, Amy. Ma non ti nego che, appena Severus mi riferì della tua presenza ad Hogwarts, sentii dentro di me il desiderio di raggiungerti all’istante. Dovevo eliminarti, saresti stata un’avversaria troppo pericolosa! In fondo sei nata dall’unione di due menti geniali. Tua madre, seppure babbana, aveva una mente formidabile; e mi è stata molto utile negli scorsi anni. Quando poi mi diventò d’impiccio, la uccisi. Stupida mezzosangue.”.
Voldemort si fermò davanti alla finestra della stanza, ammirando il paesaggio circostante.
“Tuttavia, Severus mi riferì del vostro colloquio…di quando tu lo avevi raggiunto, la prima sera della sua elezione, nel suo studio, e gli avevi rivelato il desiderio di incontrarmi. Di unirti ai mangiamorte. Ne fui orgoglioso. E infatti ti sono venuto a prendere dopo qualche mese.”.
“Non vedevo l’ora di raggiungerti, padre!” fece Amy, in tono adorante.
“Ti sei rivelata una preziosa alleata, figlia mia. Senza di te, ora, non avrei mai avuto le tante informazioni sull’Ordine che mi hai passato….e quelle su Potter, naturalmente.”.
Voldemort si girò a guardarla negli occhi.
“Così simile a tua madre….eppure così uguale a me.”
Amy si alzò, prendendo in braccio Nagini.
“Sono fiera di essere la figlia dell’Oscuro Signore.”
“Me ne compiaccio, Amy.”
Lui scrutò sua figlia da capo a piedi, poi con un cenno della mano la congedò.
“E ora si inizia a fare sul serio….” Sussurrò Amy rivolta a sé stessa, mentre usciva dal salotto e chiudeva la porta dietro di sé.




ANGOLO AUTRICE

Ebbene, cosa ne pensate?
Amy ha sempre finto, è davvero la degna figlia di sua madre.
Per fortuna è anche un abile occlumante, il che le dà un certo vantaggio nei confronti del padre.
E ora come evolverà la situazione?
Lo scoprirete nel prossimo capitolo...
Recensite numerosi! ;)
Julia

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Capitolo 35
*** Si vis pacem, para bellum ***


I giorni passavano veloci, ma della coppa di Tassorosso, del diadema di Corvonero, o del medaglione di Serpeverde non c’era alcuna traccia.
Harry si sentiva insofferente: la voglia di uscire dalla stanza delle necessità, per prendere parte lui stesso alla ricerca degli oggetti, assieme ai compagni dell’E.S. , si faceva sempre più prepotente dentro di lui. Ma sapeva bene che uscire da quella stanza sarebbe significato la cattura sicura da parte dei due mangiamorte che facevano parte del corpo insegnanti, o da Piton.
“Harry…..sta’ tranquillo.” Gli disse Hermione, un pomeriggio, mentre lui continuava a studiare la mappa del malandrino, controllando se ci fosse qualche membro dell’E.S. che stesse venendo a trovarli, magari portando uno dei tre Horcrux o semplicemente dando loro buone notizie in merito.
“Non riesco a stare tranquillo, Hermione. Tu sei tranquilla?” sbottò lui.
La ragazza lo guardò, rassegnata, sospirando e scuotendo il capo. “Certo che non sono tranquilla, Harry. Pensi che né io né Ron siamo in tensione? Purtroppo non possiamo uscire di qui senza scatenare una guerra…dobbiamo aspettare che qualcuno venga a darci notizie.”.
La ragazza si sedette sul divano, affianco a lui, e gli posò una mano sulla spalla, quasi a volerlo confortare.
Harry le rivolse un debole sorriso, poi tornò a studiare la mappa del malandrino.
Ron si avvicinò loro, sedendosi alla sinistra di Harry, dal lato opposto ad Hermione, e osservando anche lui la mappa.
“Miseriaccia! Cosa ci fa Malfoy nello studio di Piton??” chiese il ragazzo, sospettoso.
“Non lo so….si staranno accordando circa qualcosa riguardante Voldemort?” propose Harry, grattandosi il capo.
“Chi lo sa…” fece Hermione, rannicchiando le gambe attorno al petto e stringendole con le braccia.
“Ehi….Neville e Luna stanno percorrendo le scale in direzione del settimo piano….che stiano venendo da noi?” chiese Ron, notando i due puntini sulla mappa.
“Può darsi….vanno a passo abbastanza spedito, direi…” osservò Harry.
“Oh ma non trovate siano una splendida coppia?” cinguettò Hermione.
“Miseriaccia, quei due sono fatti l’una per l’altro! Chissà se un domani, in viaggio di nozze, andranno in cerca di Radigorde….o di..”
“Nargilli….può darsi!” completò la frase Harry, ridendo.
Dopo qualche secondo si udì la voce chiara di Luna, appena fuori dalla porta della Stanza delle Necessità, che esordiva, ad alta voce: “Siamo noi, ragazzi. Stiamo entrando!”.
La porta si aprì e Luna, seguita da un trafelato Neville, entrò nella Stanza.
“Harry, abbiamo cercato dappertutto, nel castello, ma nessuno ha trovato niente.” Disse la ragazza, dispiaciuta.
Harry sbuffò: si alzò in piedi e iniziò a percorrere la stanza avanti e indietro.
“Harry, calmati…” intervenne prontamente Hermione, intuendo il pericolo.
“Sono calmo.” Disse Harry, con la voce stranamente piatta.
“Ascolta, Harry…” fece Neville, prendendo posto su una poltroncina, mentre Luna si sedeva sulle sue gambe “Noi non abbiamo trovato nulla, ma in compenso ho sentito Piton parlare di un diadema…la cosa mi ha insospettito, perché ne stava parlando con Draco Malfoy. Ora, da quando Piton parla con Malfoy di diademi? Allora, ho fatto finta di parlare con Susan Bones nel corridoio e intanto tenevo d’occhio i due….è accaduto poco fa’. Sono andati nell’ufficio di Piton. Non ho potuto seguirli, naturalmente, ma ciò che ho sentito dire da Piton è stato: “Affidarle un oggetto del genere è secondo me una follia: quel diadema ha un valore inestimabile…e donarlo a quella ragazzina per il suo compleanno è decisamente esagerato. Non capisco perché il Signore Oscuro lo abbia fatto. Quella ragazza non mi piace, nasconde qualcosa…..”. Poi però si sono allontanati e non ho capito più nulla. Mi spiace.”.
“Non fa niente, Neville. A dire il vero quello che mi hai detto è stato molto utile.”
“Dici, Harry? Ne sono felice…almeno questo!Sai, quando ho raccontato di questa conversazione sospetta a Luna, lei mi ha detto che a voi interessa in maniera particolare un diadema, che avevate visto in mano a Piton. Così, ho pensato di riferirti tutto il prima possibile, e mi sono precipitato qui!Ho fatto il prima possibile… ”.
Harry guardò Hermione, poi Ron. I due amici lo guardarono incerti, poi Harry esclamò: “A chi può aver donato, Voldemort, il diadema?” chiese, come se la cosa fosse scontata “Avanti…..parlavano di una ragazza!”.
“Amy??” esclamò incredula Hermione.
“Precisamente.” Fece Harry, convinto.
“Amy? Di chi stiamo parlando?”. Chiese Luna, incuriosita.
“E’ un discorso troppo lungo, Luna….te lo spiegherò un’altra vo..”
“Amy Riddle. E’ la figlia di Voldemort.” Lo interruppe Hermione.
Luna si portò una mano alla bocca; Neville esclamò: “Cosa?? Amy? Quella Amy?? Ma è…”
“Terribile, lo so. Ma non è questo il momento di parlarne, Neville. Ora dobbiamo capire che fine ha fatto quel diadema. E’ fondamentale per noi.”
“Ma è impossibile che quel diadema sia quello perduto di Corvonero, quello di cui parlavamo la scorsa volta!”esclamò Luna, confusa.
“E invece io credo che sia proprio quello!Ricordati che stiamo parlando del mago oscuro più potente di tutti i tempi, Luna, non di un novellino!” esclamò Harry, concentrato al massimo nel cercare di capire come si potesse recuperare il diadema.
“Bene…e se è in mano ad Amy, allora possiamo anche dirgli addio! Le è stato donato per il suo compleanno….miseriaccia, la tratta davvero bene!Ma ora il problema sarà recuperarlo…”
“Dobbiamo attirare Amy ad Hogwarts. Noi non possiamo andare a Villa Malfoy,non ne usciremmo vivi.” Disse Harry, pensoso.
“Ma come fare?” chiese Ron.
“Bella domanda, Ronald.” Commentò Hermione.
“Una ribellione, no?”.
La voce di Luna si era levata chiara e cristallina, proponendo con semplicità quell’idea.
“U-una ribellione, dici?” chiese Harry.
“Si. Questo sicuramente attirerebbe l’attenzione di Tu Sai Chi, specie se dovessimo aggredire i Carrow….di certo, loro chiamerebbero altri mangiamorte e a quel punto è probabile che Tu Sai Chi in persona venga qui…..e sua figlia assieme a lui, no?”.
Harry, Ron ed Hermione si guardarono. Neville deglutì sonoramente.
“Luna…” le disse “E’ una cosa molto pericolosa. Più che una ribellione, potrebbe scatenarsi una…”
“Guerra.” Concluse Harry per lui.
“Ma se questo potrà servire a voi tre per la sconfitta di Voi Sapete Chi, allora ben venga, no? L’importante è che tutto finisca…..è giunto il momento di entrare in azione.” Fece Luna, seria più che mai.
“La battaglia finale….” Mormorò Hermione, con lo sguardo perso nel vuoto e la testa fra le mani.
“Allora….che si fa?” chiese Luna.
I tre amici si guardarono; Harry sentiva dentro di sé che quella sarebbe stata una follia, ma qualcosa gli diceva che era giusto così, che i tempi erano maturi e loro dovevano affrontare Voldemort.
“Il medaglione, però, manca all’appello….” Disse, sconsolato.
Hermione, tristemente, gli posò una mano sulla spalla e gli disse: “Non abbiamo altro modo….almeno lasceremo solo due Horcrux e non tre. Sempre meglio di nulla….”.
“Si, amico. E poi chi lo sa? Magari R.A.B. ha davvero distrutto il medaglione…..e anche la coppa, perché no??”.
“R.A.B.” sussurrò pensieroso Harry “Non abbiamo mai scoperto chi fosse davvero….”.
“Ci sono cose che non si possono realizzare, purtroppo…” gli disse Hermione, dolcemente.
Harry alzò la testa, guardò Neville e Luna ed esclamò: “Allora….voglio a rapporto tutti i membri dell’E.S. Stiamo per dare il via alle danze. E vi voglio tutti pronti.”
“Così si fa, Harry!!” esclamò Neville, balzando in piedi assieme a Luna, che improvvisò un applauso.
“Io e Neville avvisiamo gli altri…ci si incontra tutti qui, allora?” chiese la ragazza.
“Si.” Disse Harry, secco “Sbrigatevi, dobbiamo organizzarci in fretta!”.
I due amici si precipitarono fuori dalla Stanza delle Necessità, mentre Ron ed Hermione, assieme ad Harry, iniziavano a spingere contro le pareti i mobili della stanza, per renderla più spaziosa per accogliere i membri dell’E.S.
“Ragazzi…” disse improvvisamente Harry.
Ron ed Hermione lo guardarono.
“Grazie, di tutto. Grazie per avermi aiutato con gli Horcrux, e grazie anche per…”
Ma Harry non fece in tempo a finire la frase, perché Hermione lo abbracciò di colpo, stringendogli le braccia attorno alle spalle.
“Oh, Harry.” Sospirò la ragazza. Sembrava sul punto di iniziare a piangere.
“Niente lacrime, eh!” scherzò Harry, ricambiando l’abbraccio.
“Miseriaccia Herm, abbracci lui e non me! Devo iniziare ad essere geloso?” borbottò scherzosamente Ron.
La ragazza si sciolse dall’abbraccio, ma solo per qualche secondo, tenendo stretto a sé anche Ron.
“Quanto mi piacciono questi abbracci di gruppo!” esclamò Hermione, singhiozzando.
I due amici la strinsero forte. Poi i tre si guardarono e, con un cenno d’intesa, tornarono a spostare i mobili.
“Avanti Harry. Non dobbiamo pensarla negativamente, questa situazione. Può darsi davvero che R.A.B. , o qualcun altro, abbia distrutto gli altri Horcrux. Noi dobbiamo solo distruggere il diadema di Corvonero, e il gioco sarà fatto.”
“Si……ma dimentichi un particolare: dobbiamo uccidere anche Voldemort.” Puntualizzò Harry.
“Oh, ecco….miseriaccia, quella sarà la parte più difficile!” disse Ron, grattandosi il capo.
Nel giro di un’ora, la Stanza era piena di persone, anche non facenti parte dell’E.S.
La notizia della “Ribellione ai Carrow e a Piton” aveva fatto il giro della scuola (ma chissà perché all’appello mancava l’intera casa di Serpeverde), e tutti i presenti fremevano dalla voglia di sentire il piano che Harry aveva studiato.
“Molto bene…allora, tutti quanti! Volete sentire cosa ho da dirvi?” esclamò Harry, rivolgendosi alla folla.
Ci fu un boato di urla entusiaste, e anche qualche applauso.
“Avanti, Harry! Dicci cosa dobbiamo fare!” esclamò Susan Bones, euforica.
“Allora….” Fece Harry “Il piano è questo….”.
Ci volle circa un’ora affinché tutti avessero capito il piano.
“Agiremo stanotte!” concluse Harry, mentre le persone iniziavano a scemare via dalla Stanza.
“Ti senti pronto, Harry?” chiese Ron, avvicinandosi a lui.
“Si Ron. Sono pronto.”disse Harry, sentendo aumentare dentro di sé l’impazienza e la voglia di passare all’azione.
 

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Capitolo 36
*** Che la guerra abbia inizio! ***


Mezzanotte. I dodici rintocchi della torre dell’orologio giunsero all’orecchio di Harry, seduto su una poltrona mentre guardava la Mappa del Malandrino.
“Ci siamo….” Sussurrò, rivolto a Ron ed Hermione, seduti su un divanetto affianco a lui.
“Arrivano?” chiese la ragazza.
“Si. Si stanno avvicinando….” Rispose Harry, mentre continuava a tenere d’occhio i puntini in avvicinamento, sulla Mappa.
Dopo qualche istante, si udì bussare alla porta della Stanza.
“Andiamo!” esclamò Harry euforico, balzando in piedi assieme a Ron ed Hermione.
Uscirono fuori dalla stanza: davanti a loro trovarono, come previsto dal piano, Ginny, Neville e Luna.
“E ora…diamoci da fare!” fece Neville, strizzando l’occhio agli amici.
Si divisero in coppie, puntando tutti verso una direzione diversa.
Ron ed Hermione girarono a destra, Luna e Neville a sinistra.
Harry e Ginny, invece, rimasero lì, in attesa del segnale che sarebbe dovuto arrivare di lì a poco.
“Allora, Ginny….” Harry ruppe il silenzio imbarazzante “Come ti senti?”.
“Bene, direi.” Fece la ragazza. Era nervosa, questo lo si capiva dal suo schioccarsi le dita e aprire e chiudere sistematicamente le mani.
“Sicura?” chiese Harry, con un sorrisetto.
Ginny lo guardò, con sguardo altezzoso. Harry capì che non era quello il momento di scherzare, così si voltò, guardando verso le finestre del corridoio.
“Harry…se oggi dovessimo morire….” Disse d’un tratto Ginny “Voglio che tu sappia che…”.
Harry si girò; Ginny era ad un soffio da lui, gli occhi socchiusi, le labbra protese.
Un bacio. Ecco cosa gli stava chiedendo.
“Ginny, io non po…”
“Ti prego, Harry. L’ultimo bacio. Ti chiedo solo questo. Se dovessimo sopravvivere, giuro che ti dimenticherò. Ma ora, Harry, dammi un ultimo bacio prima della fine. Perché ti amo, Harry, e se dovessi morire stanotte, morirei felice.”
Harry si sentì male: la guardava dritto negli occhi, quegli occhi così simili a quelli di sua madre, ma che lo imploravano.
Le si avvicinò, posandole una mano sulla guancia e accarezzandola.
Lei chiuse di nuovo gli occhi, sorridendo dolcemente.
Poi le loro labbra si sfiorarono, per incontrarsi in un bacio dolce, triste. Un ultimo bacio.
Harry non provò assolutamente nulla, se non compassione.
Gli dispiaceva per quella situazione, Ginny non meritava di soffrire così tanto, non per lui.
Ma il viso di Amy continuava a baluginargli in testa, costringendolo ad amare una ragazza che gli era nemica e ad allontanare una che invece avrebbe dato la vita per lui.
Si abbracciarono.
“Va tutto bene, Ginny…” fece Harry, stringendola forte a sé.
“Mi dispiace, Harry….avrei tanto voluto dimenticarti, ma è più forte di me…”.
“Ti capisco” le disse Harry, empatizzando ogni singola emozione di Ginny mentre ripensava a lui ed Amy “E’ difficile dimenticare una persona che tanto si ama. Ma bisogna andare avanti, Ginny. E sono certo che tu stanotte sopravviverai, e dopo andrà tutto bene, vedrai….”.
“Lo spero tanto, Harry.” Fece la ragazza, ancora stretta al petto di lui.
Mentre erano ancora abbracciati, un improvviso bagliore argenteo li accecò: proveniva dall’esterno.
Si avvicinarono ad una finestra e guardarono fuori: “E’ una barriera protettiva…” sussurrò Harry.
“Questo vuol dire che i professori sono svegli e stanno lanciando gli incantesimi di protezione sulla scuola!” esclamò Ginny.
“Precisamente.” Rispose Harry.
Poi una luce, proveniente dal lato sinistro del corridoio, riscosse la loro attenzione:era il segnale.
“Arrivano i Carrow.” Disse Harry, sentendo la bocca farsi asciutta improvvisamente.
Ginny deglutì sonoramente:“In bocca al lupo, Harry!” gli disse, stringendogli un braccio.
“Anche a te, Ginny!” rispose lui, tenendosi sull’attenti.
E li vide: i due fratelli, Amycus e Alecto, camminavano veloci verso di loro.
“E’ lui!!!” urlò l’uomo “E’ Potter!!!!!!!!”
“Il Signore Oscuro sarà fiero di noi!!” esclamò la donna.
“Fiero di voi?”.
Harry sentì il suo stomaco fare una grande capriola; temeva di dover vomitare da un momento all’altro.
Severus Piton aveva parlato, proprio dietro di lui. Tutto stava andando secondo i piani.
“Guarda guarda, Potter qui ad Hogwarts! Cosa ci fai tu qui?” chiese, puntandogli contro la bacchetta, con un ghigno sul volto.
“Smamma, Piton! L’abbiamo trovato noi!” ringhiò Amycus.
“Finiscila, Carrow, o ti schianto all’istante!” esclamò acido Piton.
Ginny approfittò di quell’attimo di distrazione per puntare la bacchetta contro Piton; “Stupeficium!” esclamò e quello non ebbe neanche il tempo di difendersi, che cadde a terra, svenuto.
“CRUCIO!!” urlò Alecto Carrow, puntando a Ginny.
La ragazza schivò il colpo per un soffio, mentre schiantava entrambi i mangiamorte con un colpo solo.
“Eccezionale, Ginny!” esclamò Harry, colpito.
La ragazza scosse la chioma rossa, poi gli sorrise, beffarda : “Ecco cosa significa crescere con Fred e George!I riflessi pronti!!”.
In quel mentre, udirono dei passi affrettati avvicinarsi: Ron ed Hermione erano lì, lei con il naso e i capelli sporchi di fuliggine nera.
“Abbiamo avvisato l’Ordine!” esclamò, ansimante.
“Perfetto. Gli altri dove sono?”.
“Alcuni sono andati a svegliare Lumacorno, Vitious, la Sprite e Madama Bump. Altri invece sono corsi ai loro dormitori, per svegliare i compagni di Casa.” Rispose prontamente Ron.
“Serpeverde?”
“Nemmeno uno in giro, fino ad ora!”.
“Bene. Sta andando tutto secondo i piani…..hanno…?”
“Piton ha premuto il marchio nero!” Disse, in tono trionfante, Hermione.
“Quindi lui dovrebbe arriva…”
Ma Harry non riuscì a concludere la frase, perché un dolore lancinante gli trafisse la testa da parte a parte. Sentiva l’ira di Voldemort invaderlo, il sangue diventargli bollente per la rabbia.
E di nuovo ebbe una visione, vivida, come non ne aveva più da mesi.
“Andiamo!” stava dicendo ai suoi mangiamorte, a Villa Malfoy.
“Padre, io vengo con…”
“No, Amy! Tu rimarrai qui….non è questo il tuo momento. Tu verrai solo se chiamata. Dovrai raggiungermi quando ucciderò Potter.”
La ragazza annuì, livida, guardando torva il padre. Intanto i mangiamorte stavano iniziando a smaterializzarsi….
Poi un risucchio, e Harry si vide sorvolare le campagne, volando veloce, diretto verso Hogwarts.
“Sta arrivando!” urlò agli amici, ritornando in sé.
“Harry tu hai..”
“Si, Hermione. Gli sono entrato nella mente. Ma Amy non verrà!”.
La delusione si fece sentire: avevano ordito quel piano proprio per poter incontrare Amy e sottrarle, con l’inganno o con la forza, il diadema. Ma una volta saputo che Amy non li avrebbe raggiunti ad Hogwarts, il piano perdeva di significato.
“Voldemort le ha detto che dovrà venire solo quando sarà sul punto di uccidermi.”.
“E perché mai?” chiese Hermione, confusa.
“Non ne ho idea…forse ci tiene a farle vedere quanto è potente, e come mi ucciderà!”.
“Ma Harry, lui non ti ucc..”
“Si che lo farà, Hermione. Non c’è altra scelta, allora….devo far si che io e Voldemort ci troviamo da soli, affinché Amy ci raggiunga.” Disse Harry, guardando gli amici.
Infilò una mano in tasca e ne cacciò una bottiglietta di cristallo, contenente la Felix Felicis che Silente gli aveva lasciato in dono.
“Avanti, bevetene tutti un sorso…” disse, porgendola agli amici.
Mentre Hermione si accingeva a bere, li raggiunsero, trafelati, Luna e Neville.
“Dovete bere anche voi un sorso di Felix, intesi?” fece Harry.
I due annuirono, e intanto Hermione passò la boccetta a Ron.
“Harry, la berrai anche tu, vero?” chiese Ginny, prendendo la bottiglietta da Ron dopo che questi ebbe finito di bere.
“Si, ne prenderò un sorso anche io….anche se non so effettivamente quanto mi possa aiutare…”
Mentre Ginny ingoiava il suo sorso di pozione e la passava a Luna, si sentì un forte boato, seguito da una scossa, similmente ad un terremoto.
Harry si avvicinò alle finestre e diede un’occhiata all’esterno: Lampi di luce gialla, rossa e azzurra si alternavano.
“Stanno cercando di abbattere la barriera difensiva della scuola….” Realizzò Harry.
“Dici che Tu Sai Chi è là fuori?” chiese Ron, tremando.
“Credo proprio di si…” fece Harry.
“Miseriaccia…è davvero iniziata la guerra…” disse Ron, mentre Neville beveva il suo sorso di Felix e riconsegnava la boccetta di cristallo ad Harry, che bevve il suo sorso di pozione.
“Bene, ragazzi. E’ ora di andare. Raggiungiamo gli altri nella Sala Grande.”.
I sei amici si avviarono verso le scale, scendendo di corsa tutte le rampe.
Harry sentiva il suo cuore battere violentemente in petto: quindi era questo il suo destino, morire da martire….farsi uccidere affinché un altro Horcrux potesse essere eliminato.
Arrivarono nella Sala Grande: era affollata più che mai.
I tavoli erano stati spostati lungo le pareti, così come le panche; tutti i Corvonero, Grifondoro e Tassorosso erano lì, chi impegnato a parlare con alcuni amici, e chi seduto a terra, tremante di paura.
“Sonorum” disse Harry, puntandosi la bacchetta alla gola.
“Allora, tutti quanti!” esclamò, e la sua voce fu amplificata di dieci volte.
L’intera Sala si zittì; era sotto gli occhi di tutti.
Un altro boato, più potente del precedente, scosse il castello. Si udirono alcuni gridolini.
“Voldemort e i suoi mangiamorte sono qui fuori. Stanotte dovremo combattere, perché solo stanotte avremo la possibilità di rovesciare questo regime del terrore. Volete rivedere le vostre famiglie, i vostri cari? Volete far tornare la pace nei vostri giorni? Allora vi chiedo di prendere le vostre bacchette e combattere. Chi non vuole, può ritirarsi, andare via.”
“E dove dovremmo andare?” chiese un ragazzo, che Harry riconobbe immediatamente come Zacharias Smith.
Harry si trovò spiazzato: avrebbe potuto mandarli ad Hogsmeade, tramite la Stanza delle Necessità, ma anche lì ad Hogsmeade i Mangiamorte erano in libera circolazione…
“Harry….” Sussurrò Ron, mentre infilava una mano in tasca, mostrandogli una chiave “Te la ricordi questa?”
Harry prese la chiave in mano, studiandola nei minimi dettagli.
“E’ la chiave che Silente ti ha lasciato…” fece Harry, ammirandone la fattura e studiando l’incisione a forma di S che la percorreva.
“Esatto. E ricordi le parole di Amy? “La porta che verrà aperta da questa chiave un tempo sigillava l’accesso all’ orrore profondo….ora invece non potrà far altro se non bene.” Secondo te quale porta potrebbe aprire?”.
“La camera dei segreti!” esclamò Harry, colto da un’illuminazione improvvisa.
“Cosa?” chiese Hermione, interdetta “Ma no, Harry, la camera si apre solo parlando il Serpentese…”
“E se questa fosse una chiave per aprirla senza parlare il Serpentese?” propose Harry.
Hermione sembrava titubante, Ron invece esclamò: “D’accordo…vado nel bagno di Mirtilla e vedo cosa si può fare con questa chiave….altrimenti, temo non ci sarà molto utile…”
“Vengo con te.” Gli disse Hermione, trattenendolo per un braccio.
“Sbrigatevi, non abbiamo molto tempo!” fece Harry.
“Faremo presto, non temere!”.
Harry vide i suoi amici correre via, poi si rivolse nuovamente ai presenti e disse loro: “Forse c’è un posto dove poter rimanere al sicuro, e senza che nessuno vi trovi…tra poco ve ne darò la conferma. Chi di voi ha intenzione di combattere?”.
Un gran numero di mani si levò: pochi non le alzarono, al massimo una decina.
“Oh….siamo tantissimi!” esclamò Luna, colpita, ma con il suo solito tono sognante.
Uno scalpiccio di molte persone arrivò alle orecchie di Harry: si girò e si trovò davanti l’intera casata dei Serpeverde.
“Che cosa sta succedendo??” chiese una ragazza alta e magra, con una vestaglia argentata addosso.
“Ci stanno attaccando. Voldemort e i mangiamorte stanno per entrare ad Hogwarts.”.
La ragazza trattenne il respiro rumorosamente, seguita da tutti gli altri Serpeverde.
“Volete combattere o volete rimanere al sicuro, lontani dalla battaglia?” chiese Neville, facendosi avanti.
La ragazza che aveva parlato li fissò, con fare bellicoso: poi esclamò: “Io combatterò, non sono una vigliacca!”.
Quasi tutti i Serpeverde risposero entusiasticamente, facendo capire ad Harry quanto volessero partecipare alla battaglia.
I caposcuola e i prefetti raggiunsero Harry, per organizzarsi meglio per la battaglia e, soprattutto, decidere chi non poteva assolutamente prendervi parte.
“Tutti i ragazzi del primo, secondo e terzo anno devono allontanarsi dal campo di battaglia!” annunciò Harry.
Si levò un coro di lamentele da parte dei più piccoli.
Mentre Harry cercava di farli ragionare, qualcuno gli posò una mano sulla spalla.
Si girò: Ron era lì, sorridente. “Ci siamo, Harry. Questa chiave apre la Camera dei Segreti.”.
Nel giro di dieci minuti, i più piccoli e coloro che non volevano prendere parte alla battaglia, erano disposti in più file e aspettavano il proprio turno per entrare nella Camera; dieci persone alla volta seguivano Ron e altre dieci Hermione, ed entravano nella Camera, luogo che li avrebbe tenuti nascosti alla battaglia fino alla sua conclusione.
Anche gli elfi domestici del castello vennero portati nella Camera, dietro suggerimento di Hermione. In mezz’ora di tempo, tutti coloro che non dovevano combattere erano nella Camera, al sicuro.
“Allora, abbiamo sistemato anche l’ultima persona…” disse Hermione, portandosi un ciuffo di capelli dietro le orecchie “Ora, direi che è arrivato il momento di combattere….”.
Ci fu un enorme boato, e la terra tremò sotto i loro piedi.
Due persone fecero il loro ingresso, correndo, nella Sala:Harry, Ron ed Hermione riconobbero immediatamente la stazza monumentaria di uno dei due ….
“Hagrid!!!!!!” urlò Hermione.
“Ragazzi miei, finalmente ci rivediamo!!” esclamò l’omone, abbracciandoli stretti.
Harry sentì le sue costole incrinarsi pericolosamente.
“Dove sei stato??”
Urla di panico e di eccitazione invasero la Sala.
“Non è questo il momento per spiegarvi, sappiate solo che ero in missione per l’Ordine, e ho racimolato alcuni alleati preziosi….”
“Chi?” chiese Ron.
“Non posso dirvelo, sarà una piacevole sorpresa!!” esclamò Hagrid.
“La barriera è stata distrutta! Arrivano!!” urlò improvvisamente la professoressa Sprite, entrando di corsa nella Sala.
Harry guardò i suoi amici, che gli sorrisero, con fare incoraggiante.
“Buona fortuna, ragazzi!” sussurrò loro, mentre si avviava verso il cortile della scuola.

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Capitolo 37
*** Nella Camera dei Segreti ***


Silenzio.
Villa Malfoy non conosceva più quello strano silenzio da molto tempo, ormai.
Amy era rimasta sola: persino Narcissa era andata via.
“Sono tutti ad Hogwarts…e io qui!!” esclamò, furente, scalciando per terra.
Doveva raggiungere Hogwarts,  ma non poteva far altro che aspettare…
“Non ho intenzione di stare qui ad aspettare!” gridò, furente e frustrata.
Si diresse nella Sala da pranzo, dove una sempre più debole Minerva Mc Granitt giaceva, sofferente, a terra.
“Avanti, Minerva….deve riprendersi…dobbiamo andare via di qui!” le disse Amy, inginocchiandosi affianco a lei e cercando di rialzarle il busto.
Ma la donna respirava a fatica, e aveva gli occhi chiusi: ; non dava segni di essere cosciente.
Graffi sanguinolenti le ricoprivano il volto e le braccia: Bellatrix Lestrange aveva dato tutta sé stessa nel torturarla, e i risultati erano evidenti sulla povera donna.
Amy, velocemente, corse su nella sua camera matrimoniale, aprì un vecchio armadio e ne cacciò fuori una fiala colma di una pozione ambrata.
Ridiscese nella Sala e raggiunse la Mc Granitt, ancora a terra, rantolante.
“Beva questa pozione, è una Pozione Rigenerante, servirà a farla rimettere in piedi!” le disse, accostando la fialetta alle labbra della donna, mentre quella le schiudeva leggermente, ingoiando la pozione sorso dopo sorso.
Appena finì di bere, la Mc Granitt spalancò gli occhi; aveva di nuovo la luce nel suo sguardo.
“Cosa è succ…”
“Non c’è tempo, professoressa!” le disse Amy, rialzandosi in piedi, assieme alla donna “Dovete recarvi ad Hogwarts! Mio padre e tutti i mangiamorte sono lì, stanno attaccando la scuola e sono intenzionati ad uccidere Harry Potter. Raggiungete Hogwarts e combatteteli!” le disse Amy.
“Ma…ma io non capisco! Santo cielo, Crible! Cosa ci fai tu qui??E chi è  tuo padre?” chiese la Mc Granitt, confusa.
“Crible non è il mio vero cognome! In realtà io sono una Ri... oh, lasci perdere! Piuttosto si smaterializzi all'istante, prima che qualcuno torni! Hogwarts ha bisogno di lei!”.
La donna annuì, ancora titubante; "Accio bacchetta!" esclamò Amy, e una bacchetta le volò in mano; la porse alla Mc Granitt che, senza dire una parola, le rivolse un sorrisetto tirato e si smaterializzò all'istante.
“Nagini” chiamò la ragazza in serpentese.
Il serpente arrivò, strisciando, e lambì la gamba della ragazza, salendo sino ad arrivare alle spalle.
“Mostrami ciò che tu apri” ordinò Amy.
La mano della ragazza scivolò sul capo del serpente; chiuse gli occhi.
Nagini le stava trasmettendo delle immagini:dapprima confuse, poi sempre più nitide.
Era ad Hogwarts: si dirigeva in un bagno deserto, e parlando il serpentese le si apriva dinanzi un lungo tunnel che scendeva nelle profondità: e lei lo imboccava, scivolando veloce.
Continuava a camminare, una volta arrivata, sino a che una porta, aperta, le mostrava una Sala gigantesca, sotterranea, con un enorme volto scolpito nel marmo in fondo. Acqua, teste di serpenti bronzei a destra e sinistra che formavano una sorta di corridoio…uno scheletro di un serpente gigante disteso a terra….
E nella bocca del volto gigante, chiusa ermeticamente, c’era qualcosa…quel qualcosa che lei cercava disperatamente.
“Ecco la mia serratura…” le disse Nagini, interrompendo la sequenza di immagini.
Amy si riscosse.
“La camera dei segreti…” sussurrò, rivolta a Nagini.
Si precipitò nella sua camera, e aperto nuovamente il vecchio armadio, con un colpo di bacchetta tirò fuori il medaglione di Serpeverde che sua madre aveva distrutto illo tempore.
“Ci siamo..” pensò, mentre posava la tiara donatale dal padre sul suo capo “E’ arrivato il momento distruggere gli Horcrux rimasti..”.
Con un altro colpo di bacchetta, dall’armadio uscì fuori una spada, con rubini incastonati nell’elsa, sporca di sangue. Amy prese in mano la spada, la vera spada di Godric Grifondoro, e si smaterializzò, tenendo ben stretta Nagini al suo petto.
Aprì gli occhi: a quanto pareva, la barriera magica che impediva di materializzarsi dentro Hogwarts era stata abbattuta, perché Amy si ritrovò esattamente nella Camera dei Segreti.
Ciò che però non si aspettava, fu la folla di persone che vi era al suo interno.
“Ehi…chi è quella?” chiese un ragazzino, indicandola.
Amy rimase spiazzata: “Chi siete?Cosa ci fate qui dentro?” chiese.
“Siamo troppo piccoli per partecipare alla battaglia, così ci hanno detto di stare qui….dicono che saremo al sicuro…” spiegò una ragazzina affianco a lei, con aria seccata.
“A me questo posto fa paura, c’è anche uno scheletro gigante di un serpente lì in fondo!”.
Amy si voltò, scrutando il fondo della Sala oscura.
Effettivamente, come nella sua visione, c’era un lunghissimo scheletro, proprio davanti all’immenso volto di marmo alto quanto la volta della stanza.
“Era un basilisco, non un semplice serpente…..lo fece fuori Harry Potter al suo secondo anno!” esclamò una vocetta stridula di un bambino biondo, sui tredici anni.
Amy si diresse verso la bocca del volto gigante , sempre tenendo stretta a sé Nagini e impugnando nella mano destra la spada di Grifondoro.
“Dev’essere il ritratto di Salazar Serpeverde..” pensò, riconoscendone i tratti mentre ricordava l’uomo che aveva visto sepolto a Bradford.
Tutti i ragazzini presenti nella Camera la stavano osservando, curiosi.
Alcuni, i più coraggiosi, la seguivano, tenendosi a distanza di sicurezza, per paura di Nagini.
“La volete finire di seguirmi?” sbottò acida Amy, girandosi e guardandoli in cagnesco “Dovete starmi lontana, o rischiate di farvi male….chiaro?”.
Quei pochi che avevano osato seguirla, si bloccarono di colpo, disperdendosi poi tra gli altri compagni. Tutti la osservavano, in religioso silenzio, mentre si avvicinava alla bocca serrata dello scultoreo Salazar Serpeverde. "Sembra una principessa, con quel diadema stupendo!" sussurrò una bambinetta nelle retrovie.
“Fa’ ciò che devi!” ordinò la ragazza a Nagini, parlandole in serpentese.
Il serpente scese lentamente dalla sua spalla, strisciando a terra, e incastonandosi, con estrema lentezza, attorno alle labbra serrate della scultura gigantesca.
Quando Nagini si fermò, si udì uno scatto: le labbra di Salazar Serpeverde si dischiusero, lentamente…
Ecco perché suo padre teneva così tanto a Nagini: il serpente era la chiave per l’accesso ad un Horcrux.
Amy si avvicinò per guardare all’interno: e, finalmente, lo vide.
Allungò una mano, avvolta da un guanto di pelle che aveva indossato, e prese in mano l’oggetto tanto agognato. Lo fissò, stupita: aveva davvero in mano la coppa di Tosca Tassorosso.
“Ecco l’altro horcrux…” sussurrò, rivolta a sé stessa, mentre osservava in ogni dettaglio la coppa.
Come per il diadema, anche questa sembrava stranamente più pesante di ciò che dava a vedere.
Intanto Nagini era tornata a lambire i fianchi di Amy, avvolgendosi attorno alla stretta vita della ragazza; la bocca di Serpeverde era nuovamente serrata.
Amy si tolse delicatamente dal capo il diadema di Corvonero, e lo posò a terra; affianco ad esso, posò anche la coppa di Tassorosso.
“Tenetevi il più lontani possibile!” esclamò Amy, rivolgendosi ai ragazzi lì presenti.
Tutti si tennero a distanza, appiattendosi contro le pareti della Camera.
Amy alzò la spada di Grifondoro: questa volta la spada non l’avrebbe rifiutata, no, ne era certa. Perché questa volta Amy le avrebbe fatto capire che il sangue di sua madre, Brianne Swanson, degna Grifondoro, scorreva dentro di lei. E soprattutto, Amy questa volta era convinta di ciò che stava per fare: distruggere due Horcrux. E farla finita.
Calò la spada, euforica, trapassando con un solo colpo entrambi gli Horcrux.
Ma non appena levò nuovamente la spada, si rese conto che qualcosa non andava…
La figura di suo padre, appena ventenne, così etereo e quasi simile ad un fantasma, si stava levando dai due Horcrux fumanti. Fumo nero come la notte circondava Amy.
Tom Riddle le si avvicinò, con un ghigno.
“Tu……tu non puoi uccidermi…” le disse, languido “Anzi, tu non lo vuoi.”.
“Io ti devo uccidere, tu sei un mostro!” urlò Amy, con rabbia.
Riddle rise, e la sua risata fece accapponare la pelle alla ragazza, che deglutì, impaurita.
"Io sono tuo padre.."
"Tu hai ucciso mia madre! Non sei degno di essere chiamato padre! Ne tantodimeno uomo! Sei un mostro!"
D’un tratto, il giovane Voldemort mutò la sua espressione, mostrando una ferocia nello sguardo non indifferente.
Amy impugnò la spada, con presa ferma.
“E’ giunta la tua ora, Tom Orvoloson Riddle!” disse, trionfante.
E mentre il ricordo di lui cercava di fermarla, lei, con un colpo deciso, distrusse i due Horcrux. Qualcosa le schizzò addosso: capì subito che era sangue.
Un urlo atroce, sofferente e adirato, si levò dai due oggetti, che si accartocciavano a terra, colando quello che sembrava sangue scuro. Il Riddle etereo svanì nel fumo.
Amy e tutti i presenti si tapparono le orecchie, perché l'urlo che usciva dagli Horcrux sembrava voler spaccare loro i timpani.
Quando quel terribile suono si spense, Amy si sentì improvvisamente debole: cadde a terra, in preda a un tremore incontrollabile e un’improvvisa debolezza.
Una ragazzina le si fece vicino, chinandosi a terra e tenendola con il busto sollevato.
“Va tutto bene…..sta’ tranquilla….fai dei respiri profondi….”.
Amy la guardò: poteva avere undici anni, forse dodici, ma era una ragazza dal volto così delicato e dalla voce così dolce che lei non potè far altro che tranquillizzarsi, riprendendo a respirare regolarmente. Nel giro di qualche minuto, riuscì nuovamente a rimettersi in piedi.
Doveva avere un aspetto orribile, perché tutti la guardavano con espressioni spaventate e stravolte, compresa la bambina che l’aveva aiutata. O forse era solo il sangue scuro di cui era ricoperta dalla testa ai piedi, che incuteva quel tale timore nei presenti.
“Qualcosa non va?” chiese Amy.
La ragazzina le rispose, piena di timore “Q-quello c-c-chi e-era?”
“Voldemort.”
“E t-tu l’hai uc-ucciso?”
Amy le sorrise e con dolcezza le rispose “No….ma ho ucciso una parte di lui. Così sarà più facile ucciderlo nella realtà!”.
La bambina sembrò sollevata e, assieme a lei, molti altri nella Camera.
Si levò uno scroscio di applausi: Amy sentì l’infantile impulso di nascondersi, e avvertì la vergogna lambirle le guance che già le si stavano arrossando….ma non aveva tempo da perdere. Ogni minuto era prezioso.
Brandendo la spada di Grifondoro, macchiata dal sangue degli Horcrux, uscì dalla Camera dei Segreti, mentre ancora gli applausi le facevano da sottofondo.
Un ghigno di soddisfazione le attraversò il volto:“E ora….a noi due, padre!” gridò, raggiante.

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Capitolo 38
*** L'ultimo Horcrux ***


“Portami su!” ordinò Amy in serpentese al lungo tunnel dal quale si scendeva per raggiungere la Camera dei Segreti; quello si trasformò in una serie di scale, che la ragazza salì con passo svelto.
Si ritrovò, a fine della scalinata, in un bagno umido e vuoto; sentiva echeggiare, da fuori, urla e boati. La terra improvvisamente tremò sotto i suoi piedi: ampie crepe percorsero il pavimento di pietra del bagno e le mura.
Il fantasma di una ragazza baluginava davanti a lei; Amy sussultò appena la vide.
“Oooh, sei tutta sporca di sangue!” esclamò il fantasma, indicando Amy.
“Sei un genio Mirtilla, davvero!” disse, poi uscì velocemente da lì, dirigendosi verso il fulcro del chiasso; ma non ci volle molto ad arrivarci.
Appena girato l’angolo del corridoio, Amy si ritrovò davanti una scena apocalittica.
Tutti, mangiamorte, studenti di Hogwarts, professori, uomini e donne sconosciuti, si davano da fare e combattevano spietatamente. I muri erano pieni di crepe, in alcuni punti il pavimento aveva ceduto, lasciando intravedere il piano inferiore del castello.Alcuni corpi erano stesi a terra: tra questi, quello di un elfo domestico…Con una stretta al cuore, Amy lo scavalcò, dirigendosi velocemente verso un mangiamorte.
“Dolohov!” esclamò, facendo sussultare l’uomo che era intento a combattere con un ragazzo “Dov’è mio padre?”.
“Il Signore Oscuro è nella Foresta Proibita!” le disse quello, continuando a combattere e senza perdere d’occhio il suo bersaglio.
Amy si allontanò in fretta, tenendo ben stretta a sé Nagini, avvinghiatasi alla sua vita, e facendosi largo tra la folla con la spada di Grifondoro.
Mentre si dirigeva verso i piani inferiori, incontrò numerosi volti conosciuti. Dean Thomas, Neville Paciock, Ginny Weasley, Luna Lovegood, Susan Bones, Hannah Habbott, e ancora, strano ma vero, Daphne Greengrass, Blaise Zabini, Pansy Parkinson, Tiger e Goyle….
Ma nessuno parve notarla, in quel caos della battaglia.Amy continuò, imperterrita, a scavalcare corpi e farsi largo tra la folla; avrebbe voluto fermarsi e soccorrere i feriti, aiutare gli altri, ma non poteva…non davanti ai mangiamorte e, soprattutto, non prima di aver fatto ciò che doveva.
Era finalmente arrivata nell’ingresso della scuola; si stava facendo strada tra le molte persone lì presenti quando, mentre usciva fuori nel cortile, sentì un rumore assordante e vide un enorme piede calarle accanto, a un soffio da lei. Giganti.
Suo padre gliene aveva parlato, le aveva detto che li avrebbe implicati nella battaglia: ed eccoli, immensi e pericolosi. Due giganti erano sopra di lei.
I combattenti che la circondavano scapparono via, alcuni corsero dentro la scuola, altri si rifugiarono sotto al porticato. Lei, invece, era paralizzata dal terrore; uno dei due giganti l’aveva notata e roteava pericolosamente la clava che aveva in mano, urlandole contro; il suo alito pestilenziale la investì in pieno.
La ragazza non riusciva a muoversi: ogni singolo muscolo era contratto, dolorante, e il suo cervello sembrava non voler dare ascolto alla paura che la attanagliava e dare l’impulso di scappare via.
Il panico l’aveva paralizzata; l’ultima cosa che vide, quando alzò la testa, fu quella clava gigantesca pararsi completamente davanti a lei e ai suoi occhi.
“Wingardium leviosa!” esclamò qualcuno affianco a lei, e la clava del gigante volò via, dirigendosi lontano da lei.
Draco Malfoy le si era parato affianco, il volto pallido e smunto, contratto in una espressione concentrata, mentre faceva volar via la clava.
“Stai bene?” le chiese, quando abbassò la bacchetta.
Amy ebbe solo la forza di fare un cenno d’assenso con il capo. Qualcuno dal porticato iniziò a lanciare schiantesimi contro i due giganti.
“Draco…” gli disse Amy, trattenendolo per un braccio “E’ arrivato il momento.”
“Ma tuo padre ti ha negato di raggiungerlo, prima che metta le mani su Potter. E ti assicuro che non l’ha ancora preso, perché quando accadrà ci richiamerà tutti nella Foresta….e fino ad ora non ci ha ancora chiamati.”
“Non m’importa, Draco. Ci andrò da sola, visto che non ci sono ancora i Mangiamorte con lui.. devo raggiungerlo ora che è solo, devo ucciderlo.” Disse Amy, sentendo le lacrime lambirle gli occhi e le mani tremarle per la paura.
“Amy…..se ti dovesse vedere ti..”
“Ucciderà? Perché, pensi che se anche non mi facessi vedere ora, quando spunterò fuori per ucciderlo non tenterà di fermarmi?” sbottò Amy, asciugandosi le lacrime che le stavano scendendo.
Il trambusto, le urla dei giganti e delle persone che li circondavano, non facevano altro se non peggiorare la situazione. Amy si sentiva male e avrebbe voluto urlare, piangere….avrebbe tanto voluto che qualcun altro facesse quel lavoro per lei.
“E’ meglio che vada….speriamo di rivederci, Draco!” disse lei, scappando via e lasciando Malfoy interdetto, silenzioso, che la osservava andar via con espressione preoccupata.
Amy corse, evitando ancora cadaveri a terra e incantesimi che volavano da un lato all’altro.
Corse verso la Foresta, sentiva il vento scombussolarle i lunghi capelli sporchi di sangue, le lacrime scendere sulle sue guancie e rigargliele. Quando giunse ai margini della foresta, prese un respiro e vi entrò con cautela.
“Dove sarà?” si chiese, guardando verso la foresta che le stava davanti.
“Homenum revelio!” esclamò, cacciando la sua bacchetta.
Una foresta in miniatura apparve e alcuni puntini luminosi le indicarono la presenza di qualcuno al centro esatto della Foresta.
Amy si addentrò quindi tra le oscure ramaglie, saltando ogni tanto per evitare radici troppo cresciute.
Più andava avanti, più il silenzio tetro della Foresta scendeva su di lei, non facendo altro se non aumentare la sua angoscia.
Si girò, prima di addentrarsi troppo nella Foresta, a guardare un’ultima volta Hogwarts.
Fumo grigio e denso si levava da alcune torri; si intravedevano diversi giganti intenti nel combattimento, e Amy potè giurare di aver visto Hagrid sulla spalla di uno di loro, armato anche lui con una grande clava. Le urla del combattimento le arrivavano soffocate, così come le esplosioni e i crolli, ma vedere quella splendida scuola così ridotta era ancora più straziante. Così riprese a camminare, addentrandosi nella Foresta con passo deciso e fermo.
Sentiva il suo cuore battere forte nel petto, a ritmo con i suoi passi delicati.
“Ci siamo…” si diceva “Ci siamo quasi….sta’ calma, Amy, e andrà tutto bene. Non devi dare a vedere nulla…tranquilla e disinvolta.”.
“Chi sei?”.
Una voce maschile interruppe i suoi pensieri ad alta voce: sentiva qualcuno puntarle qualcosa di gelato dietro alla nuca.
“S-sono una studentessa!” disse, la voce esageratamente alta.
“Getta la tua bacchetta e la spada che hai in mano a terra e voltati, con le mani bene in vista!”.
Amy eseguì gli ordini: “Questa non ci voleva…ma chi sarà mai?”.
Si girò e si ritrovò dinanzi ad un centauro, con lunghi capelli neri e zigomi alti e pronunciati, che le puntava contro una freccia, ben tesa nell’arco.
“Qual è il tuo nome, ragazza?”
“Amy.”
“E cosa ci fai qui?”
“Devo concludere un compito importante.”
“Questo non è un luogo per una ragazzina come te.”
“Ne sono convinta, ma qui dentro si nasconde qualcuno e io devo ucciderlo.”
“Di chi parli?”
“Di lord Voldemort.”
Il centauro si irrigidì.
“Magorian, cosa succede?”.
Un altro centauro si fece avanti, affiancandosi al primo.
“Nulla che ti riguardi, Conan.”
Ma il secondo centauro sembrava più bendisposto del primo; pur avendo con sé arco e frecce, non puntò la ragazza, ma le si avvicinò.
“Dicevi di dover uccidere qualcuno…chi?”
“Voldemort”
Il centauro Conan deglutì, poi guardò l’amico.
“Le sue intenzioni sono nobili, e dal suo sguardo ti posso dire che è una predestinata: è questo il suo compito.”
Ma Magorian non sembrava voler dare ascolto all’amico; continuava a puntare Amy con la sua freccia, tenendola a un palmo dal naso di lei.
“Non doveva entrare nella Foresta.”
Amy era esasperata: non aveva messo in bilancio un eventuale incontro con i centauri e questo ritardava di molto la sua missione.
“Ti prego…” riprese Conan “Lasciala andare. Colui che non deve essere nominato si trova davvero qui nella Foresta, e lei è qui per ucciderlo. Non vuoi forse anche tu la fine del regime del terrore?”.
Magorian abbassò di poco l’arma; continuava a fissare Amy e lei fissava lui, cercando di fargli capire di potersi fidare di lei.
Infine, dopo qualche esitazione, il centauro abbassò la freccia e l’arco, mantenendo però un’espressione tesa e sospettosa.
“Il Signore Oscuro si trova qui, è vero. E se tu lo vuoi, noi ti condurremo da lui.”
“Si, desidero che mi conduciate da lui.” Rispose la ragazza, riprendendo la sua bacchetta da terra e la Spada di Grifondoro e iniziando a camminare tra i due centauri.
“Voi lo avete visto?” chiese la ragazza.
“Si….è assieme ad una donna e le sta parlando…”
“Di cosa parlavano?”
“Non abbiamo udito i suoi discorsi, eravamo troppo lontani per percepire le parole.”
Continuarono a camminare, in religioso silenzio, per quella che ad Amy sembrò un’eternità, ma che in realtà fu mezz’ora.
Poi si intravide un bagliore bianco e rosso, poco distante e una voce strascicata e fredda, da mettere i brividi.
“Noi non ci avvicineremo più di così.” Disse Magorian, fermandosi all’improvviso assieme a Casandro.
“Capisco…” disse Amy “Io invece devo proseguire.”
I due centauri annuirono: “Che le stelle ti assistano, figlia del destino” la salutò Conan.
Detto questo, i due si allontanarono, lasciando Amy sola.
Quel po’ di compagnia le aveva riscaldato il cuore, anche se uno dei due centauri era stato abbastanza ostile nei suoi confronti. La ragazza, con rinnovato coraggio, si avvicinò alla cerchia di alberi dalla quale proveniva la voce di suo padre; ma, prima di uscire allo scoperto, volle studiare la situazione.
C’era un fuoco magico che ardeva, al centro della radura, sospeso nell’aria, a illuminare l’oscura foresta. Voldemort camminava avanti ed indietro nella radura, e Bellatrix Lestrange era lì, in piedi, appoggiata al tronco di un albero, che lo fissava con sguardo adorante.
“Dunque, mio Signore, voi dite che la babbana vi è servita a qualcosa, alla fine…”
"Si, mi è stata più utile del previsto. Oltre ad avermi dato una figlia che mi è stata utilissima nello spiare Potter, si è resa disponibile come un ottimo……” esitò “…be’, diciamo che mi è stata utile anche da morta.”
“L’avete resa un inferius?” chiese Bellatrix, gli occhi quasi fuori dalle orbite e un sorriso stampato sulle labbra. Sembrava fuori di sé dalla gioia.
“No….non proprio un inferius…..ma è stata utile proprio come il cadavere di mio padre.”
Bellatrix non capì quella risposta, ma per Amy fu un lampo a ciel sereno.
Si sentì svenire, le girava la testa e sentì il suo stomaco rivoltarsi.
Si allontanò di gran corsa e vomitò: no….non poteva essere ciò che pensava….
Si riprese, evocando dell’acqua per gettarsela sul viso e risciacquarsi la bocca.
Quando il suo respiro si regolarizzò nuovamente, si rimise in piedi; lo stomaco ancora imprecava per l’atrocità di ciò che stava per fare, ma non poteva fare altro…
“L’ha resa un Horcrux…” pensò, dentro di sé “Ecco perché tempo fa mi chiese dove si trovasse la sua tomba….l’ha resa un Horcrux…un altro Horcrux…..e io devo distruggerlo. Devo distruggere il cadavere di mia madre.”
Un altro conato di vomito la assalì; il pensiero la nauseava ma non poteva fare altro….era il destino che glielo imponeva.
Si concentrò su Londra, sul cimitero della cattedrale dove sua madre era sepolta.
Una lacrima le spuntò sul viso, scendendo a lambirle le labbra.
“Sto arrivando, madre.”
E con un sonoro CRAC, ma abbastanza lontana per non farsi udire da suo padre, si smaterializzò per ricomparire davanti alla tomba di sua madre.
Il caldo sole di Maggio la riscaldò e illuminò: dopo il buio della foresta, Amy si sentì sollevata nel rivedere la luce e sentire i raggi riscaldarla.
Guardò la tomba che le si poneva davanti: Amy Brianne Riddle, aveva scelto quel nome per farsi seppellire. Perché sua madre amava davvero l’uomo che poi l’aveva uccisa, sua madre era un angelo e lui il demonio….e si era sempre considerata la sua compagna, scegliendo di prendere anche il suo cognome e di farlo scrivere come suo sulla tomba.
“Mi dispiace…” Amy iniziò a piangere, le lacrime e il dolore la straziavano, ma si rese conto di doverlo fare assolutamente.
Prese un respiro profondo, cercando di tranquillizzarsi.
Il suo cuore imprecava ad ogni battito e giurò di sentire lo stomaco brontolare di nuovo, e l’acidità risalirle sino in gola.
Deglutì l’acido e si concentrò sul suo compito.
“Mi dispiace…” sussurrò rivolta alla tomba “Ma devo.”
Mentre era ancora in ginocchio a contemplare la tomba di marmo, sentì la voce di suo padre perforarle il cranio e risuonarle vivida in testa: “Ho il ragazzo. Raggiungimi”.
Era finalmente arrivato il momento della resa dei conti: incoraggiata da questo pensiero, Amy alzò la bacchetta e la puntò contro la tomba.
“Ardemonius destrueris hoc sepulcrum, ut destruet hoc Horcrux.”.
Fiamme verdi e gialle, venefiche, attorniarono la tomba, e Amy giurò di aver sentito un’urlo di una donna levarsi in quel pandemonio di fuoco.
Usare la spada per martoriare il corpo di sua madre sarebbe stato troppo: scelse di evocare l’Ardemonio, così almeno il cadavere avrebbe bruciato sottoterra, non regalandole quel tetro spettacolo. Mentre pensava questo, le fiamme maledette parvero espandersi e voler raggiungere chi le aveva evocate, ma Amy, con un gesto deciso della bacchetta, le rimandò indietro, a lambire la tomba della madre.
Un altro urlo si levò, e questa volta era di una voce maschile: quello di suo padre.
L’horcrux veniva lentamente distrutto, tra le strazianti fiamme maledette dell’Ardemonio.
Quando finalmente la tomba si fu ridotta ad una pozza nera, lucente, e sanguinolenta, Amy revocò l’incantesimo e le fiamme si estinsero all’istante.
Respirava a fatica: era un incantesimo molto complicato e pericoloso, ed era stato difficile tenerlo a bada. Si sentì svuotata, debole, e improvvisamente iniziò a tremare incontrollatamente.
“Perdonami, madre.”
La ragazza fece un respiro profondo, poi chiuse gli occhi e, mentre Nagini le si avvinghiava più stretta in vita, si smaterializzò per tornare nella Foresta Proibita.
Si ritrovò nello stesso punto in cui si era trovata prima; si diresse a passo spedito verso la radura dove suo padre si trovava.
“Ora non ci sono più Horcrux, padre…” disse tra sé e sé “Ora è davvero giunta la tua ora.”

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Capitolo 39
*** L'odore della morte ***


Harry si ritrovò nel cuore della battaglia in pochi minuti di tempo.
Dopo aver salutato Ron ed Hermione, si era diretto nel Cortile d’ingresso e lì aveva preso inizio la battaglia.
Due Mangiamorte, incappucciati, erano sbucati dal porticato, lanciandogli contro alcune maledizioni.
Ma Harry, sotto l’effetto della Felix Felicis di Silente, li schivò in un batter d’occhio, e con un unico, fluente, movimento della sua bacchetta, li schiantò.
Continuò a camminare ma si ritrovò il cammino sbarrato da altri Mangiamorte e, con enorme sorpresa di Harry, un gigante.
“E’ Potter! Prendetelo, il Signore Oscuro lo sta cercando!” urlò un incappucciato mentre gli altri si lanciavano all’attacco. Ma altre persone erano accorse tra cui il professor Vitious e Madama Bumb.
“Potter, va’ via di qui! Questi li sistemiamo noi!” esclamò la donna.
Vitious intanto scagliava schiantesimi a ripetizione contro il gigante, anche se quello rimaneva perfettamente in piedi e, anzi, iniziava a dare segni di impazienza e con un solo colpo della mano fece crollare metà porticato.
In pochi istanti di tempo, Harry si ritrovò in una folla di persone, tra cui molti studenti e alcuni membri dell’Ordine della Fenice.
“Tonks!” esclamò, riconoscendo la donna che gli era vicina “Quando sei arrivata?”
“Poco fa’, Harry. Appena Hermione ci ha mandato il suo Patronus, ci siamo smaterializzati... è stato meno di cinque minuti fa’!” rispose quella mentre scagliava uno schiantesimo contro un Mangiamorte.
“Ah, meno male che c’è Hermione! non avrei mai saputo come avvisarvi, per fortuna ci ha pensato lei... chi altro c’è?” chiese Harry mentre lanciava un paio di maledizioni e ne schivava altrettante.
“Ci sono tutti, persino Kingsley e Malocchio! Ma penso che gli altri siano ai piani superiori della scuola, sai alcuni Mangiamorte sono arrivati già lì!”
Ma mentre stavano ancora parlando, un enorme piede grigiastro grande quanto una casa si frappose fra loro due. Harry alzò lo sguardo e si ritrovò a fissare un gigante; ma, a differenza dell’altro, questo era decisamente familiare...
“Grop!” esclamò Harry.
Il gigante mugolò qualcosa in risposta, poi gridò a pieni polmoni: “HAGGER!”.
Dopo pochi istanti, Hagrid fece la sua rocambolesca comparsa, battendo le mani, felice come un bambino: “Groppino, ce l’hai fatta! Avanti, lasciami salire così schiacciamo un po’ di Mangiamorte!”.
Grop gli porse la sua enorme mano e Hagrid vi salì sopra, mentre lui lo portava su; una volta posizionatosi sulla spalla, gridò: “Avanti Grop, facciamogli vedere quanto siamo forti!”.
In tutta risposta, Grop agitò i pugni e iniziò a camminare, diretto verso il gigante che era lì presente.
Quando i due si incontrarono, fu subito guerra; pugni, calci, morsi, schiaffi e quanto altro; enormi gocce di sangue iniziarono a piovere sui presenti, sempre intenti a combattere anche loro.
Mentre Harry era assorto nella visione del combattimento, sentì qualcuno strattonarlo con forza.
“Harry!” esclamò Hermione “Prendi questa!”
Gli porse quella che sembrava un enorme zanna.
“Che cos’è?” chiese Harry
“Una zanna del basilisco! Ti ho cercato dovunque, ma non riuscivo a trovarti per dartela... Harry, ricordi quando hai distrutto il diario di Tom Riddle al secondo anno? Quello era un Horcrux, giusto? E tu l’hai distrutto con la zanna del Basilisco! Quindi, quando sarai dinanzi a Amy, cerca di strapparle di mano il diadema e colpiscilo con questa zanna!”.
“Hermione, sei un genio!” ruggì lui
“Dobbiamo solo sperare che Amy si presenti con il diadema, altrimenti non servirà a nulla...”
Un’espressione di paura e delusione le si dipinse sul volto
“Io non penso che Voldemort doni quel diadema a sua figlia e quella lo lasci incustodito da qualche altra parte... immagino che lo avrà sempre con sé!” rispose Harry, con tono incoraggiante.
Hermione gli sorrise, lo abbracciò, dicendogli “Buona fortuna Harry!" e si allontanò di gran corsa, con la bacchetta in mano, diretta verso l’interno della scuola.
Harry si ritrovò nuovamente solo, attorniato da una gran moltitudine di studenti e Mangiamorte, i due giganti che combattevano accanitamente e incantesimi e maledizioni che volavano da ogni parte.
Ma in quella gran confusione, qualcosa, o meglio qualcuno, attirò la sua attenzione: una figura alta, con lunghi capelli scuri e una spada familiare in mano, si allontanava veloce dal campo di battaglia, diretta verso la Foresta Proibita. Amy.
Harry sentì il suo cuore battere più veloce e il suo stomaco contorcersi: cosa ci faceva Amy lì? Non avrebbe dovuto raggiungere suo padre solo quando Harry fosse stato catturato?
Schivando un paio di persone che stavano per rovinargli addosso, Harry la inseguì, tenendo un passo veloce e spedito; ma la ragazza correva, veloce come il vento, e per Harry fu difficile starle dietro.
Mentre la inseguiva, notò che era sporca di sangue dalla testa ai piedi, e infine riconobbe, con un balzo al cuore, la spada che aveva in mano. La Spada di Grifondoro.
“Come può averla lei?” si chiese, interdetto.
La spada colava sangue nero, e, goccia dopo goccia, segnava il cammino della ragazza.
Quando Harry la perse di vista, iniziò a seguire la traccia di sangue lasciata dalla Spada, e rallentò appena il passo. Era inutile correre, tanto di lì a poco si sarebbe ritrovato sia lei che Voldemort di fronte.
Sentiva la paura premergli addosso: nell’inseguimento di Amy, non aveva fatto caso alla presenza del diadema sul capo della ragazza, quindi non sapeva ancora se la sua sarebbe stata una missione fallace o possibile.
Mentre pensava a quel che sarebbe successo di lì a poco, si udì un CRAC sonoro affianco a lui: Harry si girò e si ritrovò a fissare i grandi occhi a palla di Dobby.
“Harry Potter!” esclamò l’elfo.
“Dobby! Cosa ci fai qui? Vai nella Camera dei Segreti, lì sarai al sicuro!”
“No, Harry Potter! Dobby non può lasciare Harry Potter da solo, Dobby deve stare con lui!”
“No, Dobby, non puoi venire con me. E’ troppo pericoloso! Sto andando da Tu Sai Chi in persona, capisci? Io non...”
“Non m’importa, Harry Potter. Io non ho paura di V-V-Voldemort!”rispose l’elfo, tremando mentre nominava quel nome.
Harry ammirò la tenacia dell’elfo e il suo coraggio: gli sorrise, poi allungò un braccio per dargli una pacca amichevole sulla spalla e gli rispose “Non posso costringerti ad andare via, Dobby. Se questa è la tua decisione, allora va bene così. Andremo insieme da Voldemort.”
L’elfo annuì con decisione: poi prese a camminare a passo spedito affianco ad Harry, guardandosi intorno ogni tanto.
Il silenzio scese su di loro come una pesante coltre: Harry continuava a tener d’occhio le gocce di sangue sparse per terra. Dopo qualche minuto, arrivarono al limitare della Foresta.
“Ci siamo, Dobby. Lui dovrebbe essere qui.”
“Allora entriamo, Harry Potter!”
“Si... entriamo” rispose Harry.
Appena entrarono nella Foresta, il buio li avvolse; “Lumos” sussurrò Harry e la sua bacchetta si accese, rilucendo di luce propria, e illuminando il loro cammino.
“Harry Potter ha un piano?” chiese Dobby, mentre guardava attorno a sé in stato d’allerta.
“No... improvviseremo” rispose Harry, non troppo convinto.
“E quella cos’è?” chiese Dobby, indicando la zanna che Harry portava in braccio.
“Oh... questa è una zanna del Basilisco! Servirà quando saremo lì...” fece Harry, fissando la zanna.
Dobby annuì, sbatacchiando le grandi orecchie: sembrava impressionato.
D’un tratto, Harry udì delle voci: facendo cenno a Dobby di fermarsi, si nascose dietro ad un grande albero e sentì la voce di Amy e altre due voci maschili.
“Centauri!” sillabò Dobby.
“Di cosa parlano?”
Dobby si protese, senza farsi vedere, per ascoltare meglio i loro discorsi; “Non riesco a capire... parlano di Colui Che non Deve Essere Nominato, ma non capisco cosa stiano dicendo per la precisione... sono troppo distanti!”
Poi, così come le voci erano arrivate alle loro orecchie, scomparvero. Harry e Dobby uscirono fuori dal loro nascondiglio e ripresero a seguire le tracce di sangue scuro, che però si confondevano nel fogliame della foresta.
“Accidenti, la traccia si fa sempre meno chiara!” imprecò Harry “Speriamo che ci porti fino a lui...”
Continuarono a camminare, in perfetto silenzio, poiché sentivano dei passi di persone poco davanti a loro. Harry era sicuro che fosse Amy, ma sentiva altre persone camminare assieme a lei. Che fossero i centauri?
Nonostante fossero a poca distanza, Harry non riusciva a captare altri suoni se non quello dei passi degli sconosciuti e della ragazza; dovevano essere vicini, perché poco distante intravedeva un bagliore di una bacchetta accesa, come la sua.
Quando furono abbastanza vicini ai loro predecessori, Harry li vide distintamente: c’erano due centauri, che lui riconobbe come Magorian e Cassandro e Amy assieme a loro. I due centauri salutarono la ragazza, che riprese a camminare da sola, dirigendosi verso una radura illuminata da luci bianche e rosate. Harry e Dobby si posizionarono dietro ad una grande quercia e osservarono in silenzio la scena. Harry credette di avere le allucinazioni: Amy si era avvicinata alla radura ma, dopo pochi istanti, si era allontanata di gran corsa e aveva preso a vomitare. Sembrava in preda a un grande malore, la sua pelle era diventata cerea e cadaverica, si reggeva il capo e sembrava stesse per svenire. Tuttavia, dopo pochi istanti, si smaterializzò.
“Ma dove sarà andata?” chiese Harry rivolto a Dobby.
“Non ne ho idea, Harry Potter!” rispose l’elfo, tremando di paura.
“D’accordo... ora tocca a noi. Dobbiamo andare da lui. Te la senti, Dobby? Altrimenti, sei libero di andare via.”
L’elfo lo guardò con occhi risoluti, poi si portò una piccola mano a livello del suo cuore ed esclamò: “Io non abbandonerò mai Harry Potter!”
Harry gli sorrise: avere una compagnia in quel terribile momento era quanto di migliore gli potesse capitare. Uscirono dal loro nascondiglio e camminarono, diretti verso la radura.
Harry vide Voldemort ridere sguaiatamente, una risata che faceva accapponare la pelle.
Vide Bellatrix guardarlo in esplicita adorazione, ridere con lui. Ma perché stavano ridendo?
“Vedi, la funzione di quella Babbana mi baluginava davanti agli occhi, eppure non riuscivo a coglierla. Poi tutto mi si è chiarito poco tempo fa’!” stava dicendo lui.
Harry capì che era arrivato il suo momento: si trovava proprio di fronte a Voldemort e, dopo aver fatto un cenno con il capo rivolto a Dobby, entrò nella radura, impugnando la Zanna di Basilisco.
Voldemort smise immediatamente di ridere: il suo volto si trasformò in una maschera di cera, poi improvvisamente un ghigno si espanse sul suo viso.
“Harry Potter” disse, scandendo ogni parola “Ci rivediamo!”
Bellatrix trattenne rumorosamente il respiro, e si girò a guardare Harry. Rise come un’isterica, esclamando “E’ lui, padrone! Ora potrete ucciderlo!”
Voldemort si avvicinò ad Harry; sembrava compiaciuto, soddisfatto.
“Guarda guarda, hai portato un amichetto con te!” disse con la sua voce strisciante, riferendosi alla presenza di Dobby “Un elfo domestico. E’ questo tutto il sostegno che Silente ti ha lasciato?”
“Ci sono persone là fuori che stanno combattendo nel mio nome e nel nome della Giustizia!” rispose Harry, impugnando più forte la zanna.
“E quella cos’è?” chiese Voldemort, indicando il dente del serpente “Un curioso oggetto... non vorrai forse aggredirmi con quello?” rise.
“Forse. Ucciderò te o una parte di te con questa zanna.”
Voldemort sembrò diventare ancora più bianco di quanto già non fosse: “Cosa intendi dire, Potter?” chiese, in tono sprezzante.
“Oh, non so... magari mi riferisco al diadema di Corvonero?”
Voldemort sembrava fuori di sé; Bellatrix, confusa, spostava il suo sguardo da lui a Harry. Dobby faceva altrettanto.
“Tu... non avrai mai il diadema. Ce l’ha mia figlia!” esclamò trionfante Voldemort.
“Oh, lo so... ma non importa: gli altri Horcrux sono stati distrutti.
“Tu potrai anche aver distrutto gli altri Horcrux, Potter...” sputò fuori quello con rabbia “Ma io ne ho creato un ultimo, poco tempo fa’, e questo né tu né Silente avreste potuto mai immaginarlo!”.
Harry sentì improvvisamente il mondo crollargli addosso:un altro Horcrux? Ma come era possibile? Sentì gli ultimi tenui bagliori di speranza abbandonarlo definitivamente.
“Quanti ne hai creati?” chiese, atterrito.
“Dieci. Dieci splendidi Horcrux.”
Harry boccheggiò: se sette Horcrux erano un atrocità, dieci erano davvero fuori da ogni limite di razionalità.
“Dieci Horcrux” pensò. Questo non l’avevano previsto né lui, né Silente.
Voldemort rise, consapevole dello smarrimento in cui aveva lasciato Harry.
“Maledetto” borbottò Dobby, stringendo i pugnetti.
“Dove sono i tuoi seguaci? Ti hanno forse abbandonato?” chiese Harry, notando l’assenza dei Mangiamorte.
“Ma no, Potter. Loro sono qui...” rispose Voldemort, e con un ampio gesto della mano mostrò i vari seguaci, che erano appena arrivati e si accingevano a disporsi a semicerchio dietro Voldemort.
Harry riconobbe Draco Malfoy, che però sembrava davvero a disagio, i suoi genitori, il boia McNair, il lupo mannaro Fernir Greyback, Peter Minus, e, con un tuffo allo stomaco e un improvviso istinto omicida, Severus Piton. Gli altri, invece, avevano il volto coperto dalle maschere.
“E ora, il pezzo forte.” concluse Voldemort, allungando un braccio alla sua sinistra.
Harry rivolse lo sguardo verso la parte sinistra della radura. E da lì, emerse Amy, sporca di sangue, con la spada in mano, un sorriso folle sul volto e la sua bellezza più mozzafiato che mai.
“Credo che tu abbia già avuto il piacere di conoscere mia figlia, Amy” disse Voldemort allungando il braccio verso la figlia e portandosela al suo fianco “Sai, Potter, è stata un’alleata preziosa... mi ha passato ogni singola informazione sui tuoi piani e i tuoi spostamenti. Oltre ad avermi raccontato tutto su Albus Silente e i suoi progetti...”
Amy sghignazzò: Harry la guardò, la odiava per quello che aveva fatto ma non poteva non ammettere che il cuore aveva preso a battergli più forte da quando lei era arrivata.
“Come hai fatto a prendere quella spada?” le chiese Harry.
La ragazza guardò la Spada di Grifondoro, poi Harry ed esclamò: “Semplice. Ve l’ho sottratta la notte prima di separarmi da voi, sostituendola con una copia identica e precisa. Incantesimo Geminio. Facile ed efficace. Scommetto che eravate convinti tutt’ora di avere la spada originale con voi, vero?” fece quella, sbeffeggiandolo.
Harry sentì un moto di rabbia partirgli dalle viscere: “Maledetta... Ci hai raggirati!” urlò.
Amy rise, e proprio come suo padre, la sua era una risata folle, quasi finta. Glaciale e malvagia.
"Si, Harry, vi ho raggirati. Ho preso la Spada, così voi non avreste potuto più far fuori altri Horcrux.”
“Tu hai sempre finto di essere dalla nostra parte! Dovresti vergognarti! Sei una serpe!”
Amy sospirò, soddisfatta “Sai, Harry, ho sempre amato recitare... questa parte, poi, mi è riuscita particolarmente bene..."
"Sei una vigliacca!". Harry sputò fuori quella parole con rabbia.
"Vigliacca io, Harry?" rise, con una risata malvagia "Oh no... ti stai sbagliando di grosso..."
Amy ed Harry incrociarono i loro sguardi: lei sembrava davvero perfida, lui un folle che si era gettato nelle braccia della morte. Con un colpo al cuore, Harry notò che la ragazza non indossava il diadema di Corvonero. Ormai le speranze erano perse.
Amy indietreggiò, tornando affianco a suo padre, il quale riprese a parlare: “Cosa c’è, Potter? Pensavi davvero che mia figlia vi avrebbe aiutato, che vi sarebbe stata amica in questa battaglia?” rise “Povero illuso. Sì, sei un illuso, come tua madre. Lei credeva che con “l’amore” si sarebbe risolto tutto. Ma si sbagliava. L’amore è una semplice illusione dell’uomo. E dire che Silente era convinto che quella sarebbe stata la mia fine: l’amore. Sciocco.”
Qualcosa di strano, però, stava accadendo in quel momento.
Amy e Draco si erano guardati e, con un impercettibile cenno del capo, Draco si era spostato dalla sua posizione, camminando lentamente dietro a tutti gli altri Mangiamorte. Uno dopo l’altro, Mc Nair, Codaliscia, Piton, Bellatrix, i Malfoy, Greyback e tutti gli altri presenti si stavano afflosciando a terra, nel giro di pochi secondi. Rimasero in piedi solo Draco, Amy, Harry, Dobby e Voldemort.
Quest’ultimo, tuttavia, sembrava non essersi accorto di ciò che stava succedendo attorno a lui; Harry stava per dire qualcosa quando Draco intercettò il suo sguardo e gli fece cenno di tacere.
Harry, anche se confuso, eseguì quel silenzioso ordine, sforzandosi di guardare solo Voldemort e non gli altri.
“Come ci si sente, Harry, prima di morire?” chiese Voldemort, con un ghigno malevolo.
“Io non morirò. Non oggi.”
“Ah no, Potter?Sai, non sarò io ad ucciderti... no. Questa volta, qualcun altro farà questo lavoro per me” Voldemort allungò nuovamente il suo pallido braccio e lo avvinghiò ai fianchi della figlia. “Sarà Amy a godere di questo privilegio.”
Amy rimase esterrefatta: era evidente che non si aspettava quel compito “Io, p-padre?” boccheggiò, incredula.
“Si. Tu, Amy. Dimostrami la tua lealtà, uccidi il ragazzo.”
La ragazza sorrise, si inchinò a suo padre “Tu mi onori, padre. Lo farò con estremo piacere.”
Prese la spada con forza, fra le sue mani, e si rivolse ad Harry.
I loro sguardi di nuovo si incrociarono: Harry non voleva crederci, Amy invece sembrava felice come non mai.
Fu un attimo: la ragazza alzò la spada e Harry era convinto di averla vista venire verso di lui; ma accadde l’incredibile.
La ragazza si girò di scatto, affondando la Spada nel petto di suo padre.
Voldemort urlò: era un urlo di paura, rabbia, un urlo spaventoso, anche più di quello che usciva dai suoi Horcux quando venivano distrutti.
“Tu! Maledetta!” urlò rivolto alla figlia, chiudendole gola in una morsa e cercando di strangolarla con le sue pallide mani.
“Harry! Aiutami! Uccidilo!” urlò Amy, il viso stravolto dal terrore, tra colpi di tosse e conati che le mozzavano il respiro.
Harry prese la sua bacchetta, ancora scosso da quell’imprevista situazione. Si avvicinò a Voldemort, il quale allungò una mano per cercare di afferrare anche a lui la gola. Amy tossiva e rantolava, tuttavia continuò a lacerare il petto del padre. Cadde in ginocchio a terra, sempre aggrappata alla Spada.
“AVADA KEDAVRA!” urlò Harry, puntando la sua bacchetta contro Voldemort.
E in quell’ultimo attimo, il volto del mago oscuro si trasformò in una maschera di terrore. Poi un bagliore verde e non fu più nulla; il cadavere cadde a terra, senza vita. Ma non fu l’unico a cadere.
Amy era stesa a terra. I lunghi capelli incrostati di sangue le incorniciavano il bel volto, le labbra erano diventate violette. La pelle era stranamente bianca, così simile a quella di suo padre...
“No...”
Dobby si avvicinò, tremante e si accucciò affianco alla ragazza.
“Harry Potter... ” sussurrò, mentre anche Malfoy si avvicinava loro “Lei è...”
“No!” urlò Draco disperato “Non può essere morta!”.
 
 
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Capitolo 40
*** Tutta la verità ***


Harry fu certo di aver sentito il suo cuore fermarsi nel momento in cui il suo sguardo si posò su Amy.
Morta. Come era possibile? Lei non poteva morire, non doveva…. non era previsto…
Si accovacciò affianco a lei, prendendole una gelida mano; osservò le sue labbra violacee e… le vide tremare.
“Amy?”
Il petto della ragazza, quasi impercettibilmente, si muoveva ancora su e giù.
Harry posò il suo orecchio sul seno sinistro di lei e avvertì il suo cuore battere, seppur debolmente.
“E’ ancora viva!” esclamò.
“Cosa? Fammi vedere!” urlò Malfoy, posando anche lui un orecchio sul petto di lei.
“Dobby!” disse Harry, rivolto all’elfo “Smaterializzati con lei e portala in infermeria! Presto!”
“Sì, Harry Potter!”. L’elfo prese per un braccio la ragazza e, con un sonoro CRAC, entrambi sparirono all’istante.
“Speriamo riescano a fare qualcosa…” sussurrò Harry, continuando a fissare il punto in cui, fino a qualche secondo prima, giaceva Amy.
“Tu pensi che ce la farà, Potter?” chiese Malfoy, rialzandosi da terra.
Harry scrollò le spalle: “Lo spero con tutto me stesso.”
“Idem.” Fece Draco, scuotendosi le foglie via dal suo pantalone scuro.
Sospirò rumorosamente: “Sai, Potter….ti è stata fedele, in tutto e per tutto. Nonostante sia diventata mia moglie, non mi si è mai concessa.”
Harry si girò a guardarlo, incredulo: “Cosa?”
“Si….pensava a te. Lei mi ha sposato solo per tenermi al sicuro dalla furia del padre; altrimenti mi avrebbe ucciso seduto stante. Amy voleva proteggermi, l’aveva promesso a mia madre; ma nei suoi pensieri ci abitavi tu, Potter.”
Harry era incredulo: tutto quello che Draco stava dicendo era inspiegabile, impossibile…
Un gemito lontano richiamò la loro attenzione: i Mangiamorte si stavano risvegliando.
“Che ne facciamo di loro?” chiese Malfoy, con un cenno del capo rivolto verso gli uomini mascherati.
“Leghiamoli…e prendiamo le loro bacchette.” Rispose Harry , mentre si avvicinava a Bellatrix e le prendeva la bacchetta.
Nel giro di pochi minuti, ogni Mangiamorte era legato con strette corde e le loro bacchette erano nelle mani di Harry.
I genitori di Draco si erano svegliati, e lui si era avvicinato loro, spiegando la situazione.
“Il Signore Oscuro è morto…”
“Cosa? Draco… ne sei certo? Ma chi… ?”
Il ragazzo fece un cenno verso il cadavere di Voldemort, ancora a terra, ai piedi di Harry; “E’ stata Amy… e Potter.”
Lucius Malfoy si alzò in piedi, appoggiandosi ad un albero; con passi incerti, si avvicinò ad Harry mentre Narcissa si rialzava da terra aiutata dal figlio.
Harry strinse forte la sua bacchetta: se Lucius Malfoy aveva intenzione di aggredirlo, allora lui gli avrebbe risposto per le rime…
Tuttavia, l’uomo gli tese una mano, guardandolo negli occhi.
Harry capì al volo e gliela strinse: “Potter…” cominciò Lucius “Io…”
“No!!!!”. Un urlo agghiacciante attraversò la foresta “No! Padrone…. mio Signore…”.
Bellatrix Lestrange, folle più che mai, si dimenava come un’ossessa, cercando di liberarsi dalle corde magiche che la tenevano legata; il suo sguardo era fisso sul cadavere di Voldemort.
“Taci, Bella. Lui è morto, e nulla potrà riportarlo indietro!” esclamò trionfante Narcissa.
L’altra si dimenò più di prima, iniziando a singhiozzare istericamente; “No! Mio Signore, alzatevi! Voi non potete essere morto!”
“Ti ho detto di tacere, Bellatrix!” esclamò la madre di Draco, posizionandosi davanti alla sorella.
“Tu…sporca traditrice! Perché non piangi la sua morte? Quando lui ritornerà, sarai la prima ad essere uccisa! Traditrice!!!”.
Harry sentì il suo cuore sprofondare: Voldemort sarebbe tornato, era un dato di fatto….c’era quell’ultimo Horcrux che aveva creato a tenerlo legato alla vita, oltre agli altri che Harry non era riuscito a distruggere…
“Lui non tornerà più! E’ morto, ormai!” replicò Draco, rivolto a Bellatrix.
“Che succede qui?”.
Una voce fin troppo familiare raggiunse le loro orecchie: Lupin era arrivato, affiancato da Tonks, Malocchio, Hagrid, la Mc Granitt, Kingsley e molti altri membri dell’Ordine, compresi i coniugi Weasley.
Lo sguardo dei nuovi arrivati cadde prima sui Mangiamorte legati, poi su Harry e infine sul cadavere ai suoi piedi.
“E’ morto!” esultò Lupin assieme agli altri. Si levarono gridolini di gioia, Tonks scoppiò a piangere e abbracciò Molly, Hagrid ululò di contentezza. Mentre guardava la felicità farsi strada su quei volti, Harry si sentì male: era davvero insopportabile sapere che in realtà presto Voldemort sarebbe tornato, forse di lì a qualche secondo si sarebbe rialzato in piedi, più vivo e pericoloso che mai…
“Harry… va tutto bene?” Lupin gli si era avvicinato.
Lui annuì: “Sì… è che sono preoccupato per Amy… era in fin di vita e…”
“Allora va’ da lei; qui ci pensiamo noi, ora!” intervenne Tonks, che lo aveva ascoltato.
Harry gliene fu grato: consegnò loro le bacchette di tutti i Mangiamorte  e si allontanò di gran corsa, diretto verso Hogwarts.
“Potter!”.
Si girò: Draco lo stava rincorrendo, il viso pallido contratto in un’espressione densa di paura e preoccupazione.
“Vengo con te. Voglio sapere come sta.” Spiegò, affiancando Harry  che riprese a camminare veloce.
I due non si parlarono durante il tragitto: si diressero verso il castello, e una volta arrivati salirono sino al terzo piano, dove si trovava l’infermeria.
“Ci siamo…” pensò Harry, quando vide le porte dell’infermeria; Draco, con un silenzioso cenno, bussò, poi aprì la porta e i due si ritrovarono all’interno della stanza.
Madama Chips era china su un letto e non permetteva ai due di vedere chi o cosa ci fosse su quel lettino.
“Andrà tutto bene….arriveranno a momenti….respira…” stava sussurrando.
“Ehm….Madama Chips? Vorremmo sapere di…”
“Riddle? Eccola qui…” rispose la signora, discostandosi dal letto e mostrando loro Amy, che vi era distesa, ma che non sembrava star meglio rispetto a prima.
Harry si precipitò da lei: tremava, le sue labbra erano ancora violacee…
“Non ha potuto fare nulla?” chiese a Madama Chips.
Quella scosse la testa: “No…l’ho aiutata a respirare, ma è rimasta senz’aria per parecchi secondi…il che potrebbe portare a delle gravi complicazioni…. Tra poco arriveranno dal San Mungo a prenderla, per portarla da loro… purtroppo, la situazione è troppo grave affinché io riesca a gestirla…” spiegò la donna.
Harry tornò a guardare Amy: la ragazza aveva gli occhi socchiusi, le labbra schiuse e rantolava.
Lui le carezzò una guancia: “Ci sono io qui, Amy…”
La ragazza aprì gli occhi: lo guardò, continuando a respirare faticosamente e sussurrò: “Ce l’abbiamo fatta, Harry.” Con un sorriso che le increspava le labbra.
Quella stessa frase, quella stessa espressione sul suo viso… Harry tornò indietro di qualche mese e improvvisamente si fece avanti tra i suoi pensieri una visione che aveva avuto, dove Amy gli sussurrava quella frase, tra le sue braccia. Era successo davvero: allora quella era stata davvero una visione!
“No, Amy…” fece il ragazzo, stringendole una mano “Non ce l’abbiamo fatta, purtroppo…c’erano altri Horcrux da distruggere… e lui ne aveva creato anche un decimo, di cui eravamo all’oscuro… Purtroppo tornerà, e più forte di prima…”
“No, Harry. Non tornerà…”. La ragazza gli posò nella mano una fialetta minuscola di vetro, colma di un denso liquido argenteo che Harry riconobbe immediatamente: Ricordi.
Proprio in quell’istante, due uomini irruppero nella stanza: indossavano lunghi mantelli neri  con una bacchetta e un osso incrociati ricamati.
“Dobbiamo portar via la ragazza, con permesso…” fece uno dei due uomini rivolto ad Harry.
Lui si discostò subito, mentre i due uomini prendevano delicatamente Amy e la posavano su una barella che levitava lì affianco a loro.
La ragazza rivolse un ultimo sguardo ad Harry, seguito da un dolce sorriso: poi i due guaritori spinsero via la barella con un colpo di bacchetta e uscirono dalla stanza, lasciando nel silenzio e nello sconforto i presenti.
Harry guardò la fialetta che Amy gli aveva donato: il suo contenuto brillava cristallino, e lui era impaziente di tuffarsi nel Pensatoio e studiare ogni singolo ricordo di lei.
Uscì fuori dall’infermeria:doveva trovare a tutti i costi Ron ed Hermione, perché voleva condividere quell’esperienza con loro.
Una morsa allo stomaco, però, lo riportò con i piedi per terra: e se i due fossero rimasti feriti durante la battaglia? O peggio, uccisi?
Aumentò il passo, mentre l’angoscia lo attanagliava sempre più: più cercava di scacciare quei pensieri, più quelli continuavano a prendere forma nella sua mente, e immaginava Hermione riversa a terra, assieme a Ron…
“Harry!”.
Si girò: erano loro due; Hermione aveva alcuni tagli sul viso, Ron sanguinava da un braccio, ma stavano bene… erano lì e gli stavano correndo incontro.
Hermione si gettò tra le sue braccia, singhiozzando. Ron gli diede una calorosa pacca sulle spalle e lo abbracciò.
“Miseriaccia Harry, eravamo preoccupati…sei andato nella Foresta e non ti abbiamo più visto tornare!” esclamò l’amico.
“Oh, Harry… ho avuto paura che…”
“Va tutto bene, sono qui.” Rispose Harry, rassicurando i suoi amici.
“Miseriaccia… hai un espressione da funerale… cosa è successo?”.
Harry spiegò loro di Amy, della morte di Voldemort e di come lei stesse sul filo del rasoio, tra vita e morte.
“Ma… è terribile…” boccheggiò Hermione.
“Quindi Amy è sempre stata dalla nostra parte?” realizzò Ron.
“Si… sembra strano, ma è così… mi ha lasciato questa fialetta” e mostrò loro il contenitore colmo di liquido argenteo “Quindi ora andrò al Pensatoio per capire quali ricordi contiene… verrete con me?”.
“Sicuro!” esclamò Hermione, stringendogli un braccio.
“E’ ovvio! Andiamo, forza!” fece Ron, avviandosi con passo veloce.
Nel giro di pochi minuti, furono davanti allo Studio del Preside; il Gargoyle che vi vegliava era scomparso, forse distrutto nella Battaglia o forse fuori per un giro… i tre amici si avvicinarono alla rampa di scale che conduceva all’ingresso della stanza e quella prese a salire, portandoli davanti alla porta.
Entrarono: Harry notò che tutto era rimasto identico all’ultima volta in cui vi era entrato, ovvero quella notte in cui poi Silente morì…
Una fitta allo stomaco causata da quel ricordo lo riscosse: il suo sguardo cadde sulla vetrinetta che conteneva il Pensatoio, e l’aprì per posarlo poi sulla scrivania.
“Questo ci permetterà di vedere i ricordi di Amy?” chiese Ron, osservando lo strumento.
“Si…ora avvicinatevi, perché saremo risucchiati al suo interno.” Fece Harry, mentre versava il contenuto della fialetta nel Pensatoio.
Un vortice argenteo si formò e in un batter d’occhio i tre vennero trascinati all’interno, ritrovandosi a fissare una candida stanzetta, con un lettino bianco, un comodino rosa antico, e un bellissimo balcone la cui vista dava su un fiume e un bosco lussureggiante.
Una bambina entrò nella stanza: aveva lunghi capelli boccoluti raccolti con un fiocco;la bimba giocava con una bambola e le stava acconciando la chioma.
“Una vera principessina!” disse, rimirando i lineamenti della bimba in porcellana che aveva in braccio.
I suoi occhi erano verdi e penetranti, le labbra rosse e carnose, le guancie lievemente rosate e il faccino pieno e paffuto. Era veramente una bellissima bambina, e Harry la riconobbe immediatamente: Amy.
Una donna massiccia e alta entrò nella stanza; Harry la riconobbe subito come Madame Maxime, Preside di Beauxbatons.
“Emì, mon tresor, è ora di andare. Sei pronta per la tua gita a Parìs?” fece, infilando un cappottino alla bambina.
“Ouì, Madame. Sono molto emozionata all’idea di visitarla!”
“E’ un bel regalo di compleanno, non trovi cheriè?” chiese Madame Maxime, posandole un cappellino sul capo.
La bimba si posizionò davanti ad uno specchio, appena fuori dalla cameretta e ammirò la sua immagine riflessa: “Madame…” fece, mentre il suo sguardo vagava nel suo riflesso “Ma dov’è la mia mamma?”.
La donna improvvisamente impietrì: prese la mano della bambina e la fece accomodare su un divano, le gambe penzoloni.
Prese un respiro, poi iniziò: “La tua maman non c’è più, cheriè. E’ andata via molto tempo fa’…”
“Ma quando verrà a prendermi?” chiese la bambina, torturandosi un boccolo.
Madame Maxime sospirò: “Vedi, Emì…” guardò la bambina negli occhi e il coraggio sembrò abbandonarla “La tua maman è… molto impegnata! Quindi verrà  tra qualche tempo… per adesso dovrai rimanere con me, entendez vous?”.
Amy annuì: “Io sarò sempre qui ad aspettarla, non vedo l’ora di conoscerla!” disse, con gli occhi che le brillavano.
La donna sospirò nuovamente: sembrava in conflitto con sé stessa, poi rivolse un gran sorriso alla bambina e esclamò: “Alors, voliamo andar a Parìs?”.
“Si!” la bimba batté le mani e scese dal divano, correndo verso un lungo corridoio, con i capelli che le svolazzavano attorno al viso.
La scena mutò attorno ad Harry, Ron ed Hermione: si trovavano ora in un dormitorio, con più letti a baldacchino dalle tende rosa antico. Una ragazza di circa undici anni era stesa su un letto, e leggeva alcuni fogli stracolmi di appunti. Era Amy, più grandicella, con le guancie meno paffute e le gambe lunghe e affusolate, semiscoperte da una minigonna plissettata azzurrina. Una camicetta bianca a mezza manica le copriva il petto e una mantellina dello stesso colore della gonna era appesa ad un angolo del letto.
Si sentì bussare alla porta: “Vouz est bienvenue!” rispose la ragazzina annoiata, continuando a leggere i suoi appunti.
Per poco ad Harry non venne un colpo: si trovò di fronte nientedimenochè Silente, con la sua barba argentea e un grosso cappello in testa.
“E’ permesso?” chiese l’uomo, gioviale.
“Albus!” esclamò la ragazza, correndogli incontro ed abbracciandolo “Sei venuto!”
“Ma certo mia cara! Potevo forse mancare al nostro appuntamento?”.
La ragazza gli sorrise, con gratitudine: “Accomodati!” gli indicò il suo letto ed entrambi vi si sedettero. Silente posò il suo cappello affianco a lui.
“Allora, come vanno i tuoi studi, Amy? Madame Maxime mi ha detto che sei la migliore del tuo anno!” fece Silente, scrocchiando le dita.
La ragazzina arrossì: “Be’ io studio… e a me piace tanto studiare!Ecco perché tutti dicono che sono la più preparata… leggo molto e imparo subito!”.
“Ah sì, sei davvero come tua madre…” sospirò Silente, guardandola con dolcezza.
Amy si bloccò: spalancò gli occhi e la bocca e in un sussurro gli disse: “Tu conosci mia madre?”.
Silente annuì con aria solenne: prese un respiro, poi le rivolse la parola nuovamente “Io conoscevo bene tua madre, Amy. Quando guardo te, vedo lei… sei davvero identica a Brianne.”
“Brianne? E’ questo il suo nome?” esclamò la ragazza, mettendo via i fogli pieni di appunti.
Silente sospirò: “Quello era il suo nome. Tua madre non c’è più, Amy. Da molto tempo ormai…”.
Amy balzò in piedi: sembrava fuori di sé e in quel momento era decisamente la figlia di suo padre.
I suoi occhi erano ridotti a fessure: Harry notò che quel giorno erano color nocciola.
“Cosa hai detto?”
“Che tua madre è morta, Amy. Ma non è tutto. E’ giunto il momento che tu sappia tutta la verità… ti prego, siediti, sarà un discorso lungo e non vorrei che tu ti stancassi stando in piedi tutto il tempo!”.
Amy tornò a sedersi sul suo letto, sempre fissando Silente con occhi fiammeggianti.
“Vedi, Amy, oggi ho deciso di raccontarti la tua vera storia. Una storia che ha inizio qualche giorno prima della tua nascita e che non si concluderà per ora… la soluzione finale di questa storia sei proprio tu, Amy.”
“Cosa significa tutto questo?” chiese la ragazzina, sospettosa.
“Significa che tu sei una persona di fondamentale importanza. Hai mai sentito parlare di Lord Voldemort, Amy?”
“Sì. Era un grande mago oscuro, scomparso improvvisamente nel nulla, giusto?”
“Esatto. E sai che grado di parentela vi collega?”
Amy scosse la testa.
“Lui è tuo padre, Amy. Tom Riddle è tuo padre.”
Questo fu troppo per Amy: la ragazza scosse la testa e iniziò a ridere istericamente.
“Albus, stai delirando!” esclamò “Forse il viaggio è stato lungo e ti ha dato alla testa!”
“No, Amy. Io conosco la tua storia, so tutto di te e dei tuoi genitori. Tu sei figlia del mago oscuro più potente di tutti i tempi. Tu sei figlia di Lord Voldemort e di  Amy Brianne Swanson, anche se, a dire il vero, lei preferì prendere il cognome di tuo padre, Riddle.”
Amy boccheggiò.
“So che è una grande verità per te, e ti sconvolgerà; ma è meglio che tu sappia ora. Forse avremmo dovuto metterti al corrente di tutto sin dagli inizi, ma eri solo una bambina e non avresti capito il tuo ruolo….”.
“Madame Maxime mi ha sempre detto che mia madre era in giro per il mondo, era un Auror… che un giorno sarebbe venuta a prendermi…”
“Ha mentito per il tuo bene, Amy.” le spiegò Silente “E ora, ti chiedo: vuoi che io ti racconti tutta la verità sulla tua vita e su quella dei tuoi genitori?”
Amy lo scrutò a lungo, con aria diffidente: infine annuì, e si mise a sedere più comodamente sul letto.
“Tutto è cominciato quando tua madre era ancora a scuola: Tom un giorno venne per parlare con me di alcuni affari e i due si incontrarono per caso. Fu un colpo di fulmine, o almeno, così mi hanno riferito. Tua madre e tuo padre si frequentarono di nascosto, mentre lei era ancora a Hogwarts.
Una volta terminati gli studi, Brianne andò via con lui e nessuno la vide più.
Solo in seguito ho saputo cosa realmente successe in quegli anni in cui sparì dalla circolazione: era la spia di  Lord Voldemort, la chiamavano l’angelo della morte. Perché lei era la sua spia prediletta, gli passava tutte le informazioni necessarie. Ma tua madre soffriva: lei non era malvagia, ma per amore di tuo padre obbediva ad ogni suo ordine. Infine nascesti tu: quello che doveva essere un evento gioioso si tramutò in un orribile condanna per te e tua madre.
Perché una profezia ha segnato la tua vita, Amy, prima ancora che tu nascessi. E questa profezia ha spaventato così tanto tuo padre da portarlo al desiderio di ucciderti.”
“Cosa diceva la profezia?” chiese la ragazza, con voce roca.
“La profezia parlava di te: tu saresti potuta essere l’arma perfetta per Voldemort ma anche il suo peggior nemico. E la scelta sarebbe dipesa solo da te: tu, Amy, avresti dovuto scegliere se stare dalla parte di tuo padre o combatterlo. Lui, temendo che tu avresti scelto di opporti a lui e al male, decise di ucciderti. Ma tua madre, che ti amava più della sua stessa vita, ti portò via e ti nascose. In Francia, precisamente. Tuo padre la punì per questo: Brianne venne uccisa dall’uomo che tanto aveva amato, pur di mettere in salvo la sua unica figlia.”.
Silente si interruppe: Amy aveva gli occhi chiusi e singhiozzava silenziosamente.
Lui le si avvicinò, cercando di cingerla in un abbraccio, ma quella lo scacciò via con un gesto della mano.
“Ti prego, continua. Fa male sapere, ma voglio chiarire una volta per tutte la mia storia. Ci sono troppi interrogativi a cui voglio dare una risposta.”
Silente si ricompose, poi si schiarì la voce e riprese: “Vedi, Amy, verrà un tempo in cui tuo padre tornerà, più forte di prima. E allora interverrai tu. Tu, dovrai fingerti dalla sua parte, recitare il tuo ruolo alla perfezione. Dovrai allenarti nella Occlumanzia, perché lui spesso e volentieri visiterà la tua mente per scoprire se lo stai raggirando. Ma io ti chiedo, Amy: tu da quale parte vuoi stare?”
La ragazza lo guardò, gli occhi arrossati: “Io combatterò mio padre. Ha fatto troppo male a gente innocente, deve pagare per i crimini che ha commesso. Non gli perdonerò mai l’omicidio di mia madre…” si asciugò le lacrime “Io sto dalla parte del bene. Questa è una promessa: lo ucciderò io stessa!”.
Harry ammirò il coraggio di Amy: aveva solo undici anni, eppure era così risoluta e decisa, nonostante le rivelazioni scioccanti appena recepite.
“Ne sono felice!” le disse Silente, rivolgendole un ampio sorriso.
“Quindi, dovrò riferire a te tutto quello che farà?”
A questo punto, Silente mutò espressione, facendosi più serio che mai.
“No, Amy. Tu dovrai occuparti di lui, e distruggerlo pezzo dopo pezzo. Tuo padre ha creato degli Horcrux, o almeno credo… non ne ho ancora la certezza. Tuttavia, quando arriverà il tuo momento, tu dovrai distruggerli uno ad uno.”
“Cosa sono gli Horcrux?”
“Parti di sé, pezzi della propria anima. Ecco perché tuo padre tornerà: perché, nonostante sia morto, ci sono ancora brandelli della sua anima qui sulla terra, che lo faranno tornare in vita.”
“Distruggere gli Horcrux. Come? E soprattutto, come li riconosco?”
“Di questo ne parleremo altre volte, perché purtroppo non so fornirti queste indicazioni. Quando saprò tutto, allora ti spiegherò ogni cosa!”
“Quindi io dovrò fingermi dalla sua parte e aiutarlo, ma in realtà dovrò combatterlo e ucciderlo.”
“Esatto. E’ un ruolo molto rischioso… un doppio gioco davvero pericoloso. Mi sento un incosciente a proportelo, ma non vedo altre persone più adatte di te per questo ruolo… vuoi accettarlo, Amy?”
“Si. Lo accetto. Mi piacciono le sfide difficili!” replicò la ragazza, con gli occhi che le brillavano.
“Allora, Amy, quando sarà il momento dovrai agire. E io temo che non ci sarò più, quando questo accadrà.”
Amy si allarmò: “Cosa? No, Albus, tu non mi puoi lasciare sola…”
“Calma, Amy. Non accadrà né oggi né domani, ma tra qualche anno… sapremo entrambi quando sarà arrivato il momento. Passeranno ancora altri anni, ma arriverà. E lo sapremo entrambi. D’accordo?”.
Gli occhi azzurri di lui si incontrarono con quelli nocciola di lei.
“Perfetto. Allora non ci resta che aspettare…. E, Amy?”
“Si?”
“Non dovrai mai raccontarlo a nessuno. In molti potrebbero non fidarsi di te, se tu dovessi raccontare loro di tuo padre.”
“E allora cosa dovrò dire? Che sono orfana?”
“Dì semplicemente che non lo hai mai conosciuto. Non è forse la verità?”
Un sorrisetto increspò le labbra di lei.
La scena mutò nuovamente: erano nell’infermeria di Hogwarts, e Amy era stesa in un lettino.
Era bella, così delicata nei lineamenti… Un sorrisetto le increspava le labbra, mentre Cedric Diggory, seduto sul suo letto, le parlava.
“Si, sono un Campione di Hogwarts! Incredibile, vero? Ma la cosa ancora più incredibile è che ce ne è un altro! Mai sentito parlare di Harry Potter?”
“Il famoso Ragazzo che è Sopravvissuto?” chiese lei.
“Quello! Deve aver fatto qualche incantesimo al Calice di Fuoco, ne sono certo! Silente era furibondo, e anche gli altri docenti, è chiaro! Non durerà nulla, vedrai!Vincerò io questo torneo!”
“Ehm ehm! Vorrei ricordarti che io tifo per Fleur Delacour, visto che rappresenta la mia scuola!” puntualizzò Amy.
“Oh, davvero? Non tifi per me ma per lei? D’accordo, riuscirò a farti cambiare idea!”.
“Buongiorno, Signor Diggory!”.
Silente era appena entrato, e Cedric si era alzato immediatamente dal letto di Amy.
“B-Buongiorno, Signore!”.
“Mi può lasciare per qualche minuto da solo con questa affascinante signorina?”
“Si, senz’altro!” esclamò Cedric, correndo via dall’Infermeria.
Amy scoppiò a ridere: “Poverino, l’hai messo in imbarazzo!”.
Silente ridacchiò: “Non voglio vedere nessuno fare il cascamorto con la mia nipotina preferita!”
“Ma io non sono tua nipote!” esclamò Amy, puntellandosi sui gomiti per mettersi seduta.
“Lo so, ma ti sono così affezionato che è quasi come se fossi tuo nonno!” rispose Silente con semplicità, prendendo posto affianco a lei, su una sedia.
“Allora, novità? Harry Potter è il secondo Campione di Hogwart? Quando mai due Campioni?” chiese Amy.
“Qualcuno ha manomesso il Calice, Amy. Ci sono oscuri segnali, il tempo del ritorno di tuo padre è vicino…” fece l’uomo, accarezzandosi la sua lunga barba argentea “Ma non è ancora il momento… piuttosto, come stai?”
“Male. Non faccio altro che essere debole, non riesco a muovermi e a camminare.”
“Temo che, se la situazione dovesse mantenersi così, dovrai fare ritorno in Francia.”
“No!” esclamò Amy, delusa “Io voglio stare qui!”
“Lo so, mia cara. Ma la tua salute viene prima di tutto!” esclamò Silente, dandole una carezza sulla guancia.
Amy sbuffò, incrociando le braccia.
“Harry Potter è in pericolo.” Fece Silente, rivolgendo il suo sguardo fuori dalla finestra alla sua destra, dietro ad Amy.
“Quel ragazzo si caccia sempre nei guai, da quanto mi dici!Non lo invidio per niente!” rispose Amy.
“Sai, Amy, tu e lui siete legati dallo stesso destino.”
“Ovvero?”
“Anche lui è un predestinato. Anche per lui c’è una profezia che lo collega a Voldemort. Anche lui dovrà ucciderlo.”
“Vorrei tanto conoscerlo!” rispose la ragazza “E raccontargli tutto…”
“Amy, sai bene che devi…”
“…Mantenere il segreto, lo so. E’ così difficile…” sospirò lei.
“Tu sei davvero una donna forte come lo era tua madre. Più passa il tempo, più mi rendo conto di quanto le somigli.”
Amy sorrise, beandosi di quel complimento.
Tutto ruotò attorno a loro, e dopo qualche secondo Harry Ron ed Hermione si ritrovarono di nuovo nel dormitorio che già prima avevano visitato, e Silente era davanti a loro, la mano destra annerita e raggrinzita, che camminava avanti e indietro davanti a Amy, ormai grandicella.
“…e dovrai distruggere gli Horcrux assieme ad Harry. Ti è chiaro tutto, Amy?”
 “Si. Chiarissimo. Solo… una domanda?”
“Ti ascolto.”
“Quanto tempo ti rimane?” chiese la ragazza, con un cenno della testa rivolto verso la mano.
“Oh, io credo che quest’estate me ne andrò, mia cara.”
Amy annuì; scese il silenzio, rotto solo da un sospiro della ragazza.
“Mi sento come un agnello da mandare all’altare. E se decidessi di non farlo più?”.
Silente le posò le mani sulle spalle e incatenò i suoi occhi in quelli di lei.
“Me lo hai promesso, Amy. E hai detto che lo avresti fatto per vendicare tua madre.”
La ragazza annuì di nuovo: “Sarà difficile.”
“Senz’altro.”
“Quindi a Settembre andrò ad Hogwarts, eh? Finalmente potrò conoscere Potter…”
“Oh, sì. E mi auguro che tra te e lui nasca una salda amicizia!”
“Mia madre a quale Casa è appartenuta?”
“Grifondoro.”
“E mio padre?”
“Serpeverde.”
“Capisco… qualcosa mi dice che finirò nella seconda.” commentò Amy, tranquillamente.
“In qualsiasi Casa finirai, sono certo che diventerai un membro apprezzato di Hogwarts. Mi raccomando, Amy; il tuo rapporto con Harry Potter dev’essere di totale fiducia. Lui deve fidarsi di te e tu di lui. Ecco, ti lascio anche questi oggetti: sono da dare a Harry e ai suoi due amici, il signor Weasley e la signorina Granger.”
Le diede in mano la chiave con il serpente incastonato, la boccetta piena di Felix Felicis e il libriccino.
“Questa, invece, è per te.”
Le posò una sferetta in mano.
“Questa sfera, Amy, è il tuo passato, presente e futuro. Quando non avrai più soluzioni ai problemi che ti si presenteranno, lei sarà la soluzione finale.”.
“Cosa significa, Albus?”
“Solo il tempo te lo saprà spiegare, Amy.”
“Sei sempre così enigmatico…”
“E tu sei sempre così simile a tua madre!”.
Amy ridacchiò, poi lo abbracciò: “Grazie, nonno Albus!”.
“Ma io non sono tuo nonno!” rispose Silente, ridendo.
“Be’ è come se lo fossi!” replicò Amy abbracciandolo più stretto.
Tutto sbiadì attorno a loro: le scene si susseguirono veloci.
Amy piangeva disperata, gettata sul suo letto nel dormitorio; teneva stretta in mano una foto sua e di Silente, e le lacrime le rigavano il volto.
Poi si ritrovarono ad Hogwarts, lei era in fila per essere smistata: le sudavano le mani, si scrocchiava le dita in continuazione e stava mordendo ripetutamente il labbro inferiore.
Tremava da capo a piedi, ma quando la Mc Granitt chiamò il suo nome, indossò una maschera di totale indifferenza e si diresse verso il Cappello Parlante.
E poi, ancora, Harry che la osservava estasiato al ballo di Halloween, la notte passata con lui per i corridoi di Hogwarts, i giorni senza di lui, quando l’aveva lasciata sola per andare in cerca degli Horcrux.
Per poi arrivare a…
“Piton!”.
Amy era ad Hogwarts e bussava con insistenza alla porta dello Studio del Preside.
Severus Piton in persona aprì la porta.
“Cosa vuoi, ragazzina?” chiese, seccato.
“Desidero parlarti.”
“Sono il tuo preside, Crible. Portami rispetto e chiamami Signore.”
Amy entrò prepotentemente nello Studio, lasciando Piton sbigottito.
“Ha mai studiato la lingua francese, signore? Sa cosa significa la parola "Crible"?”.
Quello si bloccò per qualche istante: “Inganno”
Amy gli si parò davanti: “E sa anche qual è il suo corrispettivo in lingua inglese?”
Piton deglutì sonoramente.
“Sa, signore, quanti anni ho io? Precisamente diciassette. Curioso, vero? Una strana coincidenza il fatto che una ragazza di nome Amy Crible si presenti ad Hogwarts ora che il Signore Oscuro è risorto... o, forse, sarebbe più corretto dire Amy Riddle”.
“Non è possibile!" urlò Piton allarmato "Lei è morta, quella bambina è stata uccisa da me in persona. Quella stupida babbana di Brianne pensava di tenerla nascosta a me, tenendola nell’incavo del seno, ma io l’ho presa e l’ho uccisa, davanti ai suoi occhi. Il Signore Oscuro, poi, si è liberato di quella sporca Babbana, ma la bambina...”
Amy rise sguaiatamente “Sei stato davvero così sciocco da non accorgerti che non era una bambina reale? Io ero sana e salva, in Francia! Quella che tu hai ucciso era una lucertola trasfigurata in una bambina. Hai ucciso una comune lucertola. Complimenti”
Piton sbiancò: si mantenne ad una sedia per non cadere, e sudava freddo.
“Bando alle ciance, Severus Piton. Io esigo di poter conoscere mio padre. è giunto il tempo che io mi ricongiunga a lui e che insieme si ricostituisca il nuovo ordine! Tra pochi giorni ti manderò il mio Patronus per informrti sulla mia posizione, e tu verrai a prendermi lì. Sono stata con Potter, e posso dare informazioni fondamentali a mio padre. Voglio andare da lui. Voglio che lui sappia che ho scelto da che parte stare.”.
Detto questo, Amy uscì dalla stanza, con un ghigno soddisfatto sul viso. Il piano che aveva concepito con Silente aveva appena preso atto.
E di nuovo la scena mutò, Harry assistette al loro incontro nel cimitero di Little Hangleton, poi nel bosco in cui lei gli si era rivelata.
E Bradford: lei che veniva “catturata” dai Mangiamorte, che finalmente conosceva suo padre.
Lei che, una volta a Villa Malfoy, progettava con Narcissa come proteggere Draco.
Lei che, a Grimmauld Place, tornava indietro per salvare Kreacher e gli donava la bacchetta di Serpeverde.
Lei che veniva a sapere da Harry che, il portagioie di Merope Gaunt non era un Horcrux.
Lei che, in quel giorno, aveva distrutto il Diadema di Corvonero e la Coppa di Tassorosso nella Camera dei Segreti, sotto gli occhi increduli dei rifugiati lì dentro.
E infine, la scoperta dell’ultimo, orribile, Horcrux.
L’Ardemonio che bruciava la tomba di sua madre, il dolore e le lacrime che la martoriavano.
La Foresta Proibita, l’atto finale.
La Spada di Grifondoro, salda nel suo pugno, affondata nel petto di suo padre.
Poi il buio.
E Harry, Ron ed Hermione si ritrovarono di nuovo nello studio del Preside.
“Amy…”.
Aveva sempre recitato, era tutto un piano per eliminare Voldemort.
“Miseriaccia!” urlò Ron.
“Harry è stata…”
“Lo so. E’ stata la degna figlia di sua madre.” Concluse Harry per lei, con il sorriso che gli illuminava il volto. 

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Capitolo 41
*** Di nuovo insieme ***


I tre amici trascorsero ad Hogwarts i giorni seguenti.
Le vittime della breve ma cruenta battaglia erano state molteplici: Alcuni centauri erano intervenuti, ma la maggior parte di loro era morta, schiacciata dai giganti.
E ancora, il professor Lumacorno venne dato per disperso, assieme ad alcuni allievi di Serpeverde.
Anche Pansy Parkinson aveva perso la vita, e assieme a lei alcuni bambini del primo anno che erano scappati dalla Camera dei segreti.
L’euforia per la vittoria fece subito posto al dolore per i lutti: anche Grop era stato brutalmente ucciso da un gigante, e Hagrid era distrutto.
Non faceva altro se non piangere e ululare disperato, soffiandosi il naso nel suo fazzolettone a pois.
“Non è giusto…” si lamentava.
Ma la giustizia aveva il suo prezzo: fortunatamente, però, non furono solo gli innocenti a morire.
Bellatrix Lestrange, che aveva cercato di aggredire Remus Lupin quando questi la portò via dalla Foresta Proibita, venne uccisa da Tonks. Assieme a lei, altri Mangiamorte che non accettavano la sconfitta del loro Signore e lo volevano vendicare; tra questi, Fernir Greyback, Macnair, i fratelli Carrow, Mulciber, Avery, Nott e Peter Minus.
La morte di Voldemort e la distruzione di tutti gli Horcrux era quanto di più bello potesse accadere ad Harry.
Il futuro era luminoso, adesso, libero da qualsiasi terrore, da qualsiasi spauracchio di morte imminente… ma un pensiero fisso lo angosciava:
“Amy. Chissà cosa le staranno facendo al San Mungo.”
Ron ed Hermione, che stavano parlando fitto fitto, si interruppero nel sentire Harry proferire quelle parole.
La ragazza gli si avvicinò e gli prese una mano: “Coraggio, Harry… sono certa che tra qualche giorno la dimetteranno! Hai sentito cosa ha detto la Mc Granitt? Ieri respirava molto meglio…”
“Non capisco perché io non possa andare a trovarla.”
Ron intervenne: “Miseriaccia, perché non ce ne è bisogno, no? Se Amy fosse stata grave, di certo ti avrebbero mandato a chiamare… ma sta meglio, quindi non c’è bisogno che tu vada lì!”.
Harry alzò il capo e guardò i suoi due amici: sembravano così tranquilli, quasi felici…
“Ragazzi, io ho un dubbio.”
Hermione aveva parlato, richiamando su di sé l’attenzione di Harry e Ron.
“Cioè?”
“Il medaglione di Serpeverde. Non lo abbiamo visto nei ricordi di Amy, o sbaglio?”
Harry sentì un macigno immenso prendere posto sul suo cuore: Hermione aveva ragione.
“Vuoi dire che Amy ha dimenticato di distruggerlo?” chiese.
“Forse non lo ha mai trovato…” sussurrò Hermione, preoccupata.
“Miseriaccia…”
“Ma può anche darsi che lo abbia distrutto R.A.B.! Giusto?” fece Harry, con un barlume di speranza che si accendeva dentro di sé.
“Può darsi… ma non abbiamo mai scoperto chi fosse, né che fine abbia fatto il medaglione.”
“Harry?”
Una voce irruppe nella Sala Comune di Grifondoro: era Neville.
“Harry ti porto alcune notizie…”
“Riguardanti chi e da parte di chi?”
“Da parte della Mc Granitt. E sono su Amy.”
Il ragazzo deglutì e Harry si accorse del fatto che non aveva un’espressione felice.
“Cosa è successo?”
“La Mc Granitt deve andare al San Mungo tra un’ora… e vuole che tu vada lì con lei. Sempre se anche tu ci vuoi andare, ovvio.”
Ron ed Hermione lo guardarono nervosamente: lei si morse un labbro, lui si torceva le mani.
“Secondo voi se mi manda a chiamare vuol dire che Amy sta peggiorando?”
Ron sospirò: “Non so cosa risponderti, Harry.”
Si alzò in piedi: “Dove si trova ora la Mc Granitt, Neville?”
“Nello studio del preside. Si è trasferita lì.” Rispose quello.
Harry uscì dalla Sala Comune a passo spedito: il cuore gli batteva all’impazzata, la bocca parve farsi asciutta mentre camminava veloce diretto all’ufficio del Preside.
Ora, anche il problema del medaglione di Serpeverde sembrava insignificante, rispetto al pensiero di Amy.
Urtò involontariamente alcune persone che stavano salendo la grande scalinata, ma non vi fece caso perché la paura dell’aggravarsi delle condizioni della ragazza lo stava tormentando.
Era quasi giunto all’Ufficio, quando la figura alta della McGranitt gli si stagliò davanti, mentre correva verso un’altra direzione
“Professoressa!”
La donna si girò di scatto, interrompendo la sua corsa: “Potter. Ti aspettavo tra un’ora…”
“Lo so, ma io voglio sapere adesso: cosa è successo ad Amy?”.
Il cuore gli batteva violentemente in petto: doveva sapere, a tutti i costi…
La donna gli sorrise: “Niente che non sia assolutamente positivo, Potter. La dimetteranno in mattinata, quindi ho pensato che ti avrebbe potuto fare piacere accompagnarmi!”.
Per Harry quella risposta fu l’equivalente di un secchio di acqua gelata addosso.
“Allora è… è…”
“Fuori pericolo.” Concluse la donna per lui “Ora, però, devo proprio andare, Potter! Ci si vede tra un’ora qui davanti al mio ufficio!”. La professoressa si allontanò di gran corsa, lasciando Harry fermo al centro del corridoio, con un sorriso ad illuminargli il volto.
Quella notizia era quanto di migliore gli potesse capitare in quella giornata.
Si diresse a passo sostenuto verso la Sala Comune dei Grifondoro, ma prima ancora di arrivarci si ritrovò Ron ed Hermione, affannati, che lo stavano cercando.
“Harry, ma dove ti eri cacciato? Sei corso via e noi ci siamo…”
“Amy verrà dimessa! Oggi!” urlò loro.
Hermione boccheggiò; “Miseriaccia! Allora sta bene!” ruggì Ron.
“Oh, Harry, ma è magnifico! Sono felicissima!” esclamò Hermione, abbracciando l’amico.
Harry sospirò, poi guardò i suoi due amici che come lui avevano un grande sorriso sul volto.
“Possibile che tutto sia andato per il meglio? Intendo dire… abbiamo davvero battuto Voldemort? E Amy è viva, e sta bene? E’ possibile tutto questo?”
I due amici annuirono, sempre continuando a sorridergli entusiasti.
“E’ incredibile, lo sappiamo…” proruppe Hermione “Ma è davvero andata bene, Harry. Ce l’abbiamo fatta!”
I tre si abbracciarono; “Grazie ragazzi.” Sussurrò Harry.
“Ehi, e a cosa servono gli amici se non a darti una mano nel combattere il Male?” scherzò Ron.
“Ooh, io adoro gli abbracci! Posso unirmi a voi?”
I tre si girarono, ritrovandosi davanti Luna Lovegood che li fissava come inebetita.
“Sei la benvenuta, Luna!” esclamò Hermione, prendendola per un braccio e stringendola a sé con affetto.
“Sono davvero felice di essere vostra amica, ragazzi!” esclamò la ragazza, con tono sognante e felice.
“Ehi… momento degli abbracci? Posso unirmi a voi, visto che vi state spupazzando la mia fidanzata?” fece Neville, che era appena arrivato nel corridoio.
Scoppiarono tutti a ridere: Harry si sentiva al settimo cielo, circondato dai suoi amici e con la bella notizia di Amy che gli girava per la testa.
Tutto andava a meraviglia.
Non c’era nulla che potesse intaccare quel magico momento.
Un’ora dopo, lui e la McGranitt erano all’interno dell’ospedale San Mungo, davanti alla porta di una stanza.
“Numero settecento. Ci siamo, qui c’è la signorina Riddle.” Fece loro un Guaritore, che li aveva accompagnati fin lì.
Il mago bussò: “Sono pronta! Potete entrare!” irruppe una voce acuta dall’interno.
La porta venne aperta: Amy era lì, intenta a chiudere una borsa, con i lunghi capelli che le incorniciavano il volto e l’aria serena.
Si voltò, e il suo sguardo incontrò subito quello di Harry.
I due rimasero a guardarsi, lei socchiuse leggermente le labbra, colta dallo stupore per la presenza di lui.
Harry dentro di sé sentiva il suo cuore pulsare violento, sembrava stesse quasi per esplodere.
Lei era bellissima, come sempre. Perfetta, nei minimi dettagli. Persino il suo sguardo stupito era perfetto.
Harry avrebbe tanto voluto correrle incontro e baciarla, e dovette resistere a quel forte impulso: venne riscosso dai suoi pensieri dalla voce della McGranitt che, rivolgendosi ad Amy, le disse:“Allora, vogliamo andare, signorina Riddle?”.
La ragazza annuì, e un dolce sorriso le si dipinse sul volto: “Si. Andiamo via.”
Dopo aver salutato il Guaritore e altri collaboratori che l’avevano seguita nel periodo della sua convalescenza, Amy finalmente si rivolse ad Harry, sussurrandogli: “Non mi aspettavo di trovarti qui.”
“Invece ci sono.”
“L’ho notato.”
Si guardarono di nuovo: lei gli sorrideva, raggiante, e lui era al settimo cielo.
Harry avrebbe potuto rimanere lì per ore, incantato nei suoi occhi…proprio in quel momento allungò una mano per abbracciare i fianchi di lei, ma la professoressa McGranitt lo fece trasalire.
“Riddle?”
La donna aveva richiamato la ragazza, e gli occhi dei due si persero per qualche istante.
“Si?”
“Voglio ringraziarti. Per il tuo aiuto a Villa Malfoy. Grazie di avermi aiutata a fuggire.”
“Dovere, professoressa!” fece la ragazza, arrossendo.
Per il resto del tempo insieme, nessuno parlò.
Harry ed Amy continuavano a scambiarsi occhiate silenziose.
Harry sentiva dentro di sé di dovere delle scuse alla ragazza: per come l’aveva trattata, per la poca fiducia che aveva riposto in lei, per averla creduta dalla parte del male…
Una volta smaterializzati ad Hogsmeade, la Mc Granitt continuò a camminare, diretta ai cancelli di Hogwarts; ma Amy…
“Professoressa… io e Potter torneremo più tardi ad Hogwarts.”
La donna si girò a guardarli, con un sopracciglio inarcato, lo sguardo incuriosito.
“Molto bene. Allora ci si vede più tardi. Ma vi voglio entro un paio di ore dentro al castello.”
“Senz’altro.” Fece Amy, con un cenno del capo a mo’ di congedo.
La professoressa riprese a camminare per la sua strada, e i due si guardarono.
Amy gli sorrise, Harry ricambiò.
“E così, siamo solo noi due.” Fece lui, con voce roca.
“Già… vieni, Harry, andiamo a prenderci una Burrobirra.” Gli disse lei, con un sorrisetto.
Camminarono diretti ai Tre Manici di Scopa, e per qualche secondo calò un silenzio imbarazzante.
“Allora, la fialetta che ti ho dato ti è stata di qualche utilità?” irruppe d’un tratto Amy, mentre si torturava un lungo boccolo tra le dita.
“Oh!Ehm… sì, decisamente. E’ stata davvero utile, mi ha chiarito le idee.”
La ragazza abbassò lo sguardo: “Sai Harry, io te l’ho consegnata perché temevo che non ce l’avrei fatta, che sarei morta. E la verità sarebbe morta con me. Volevo che tu sapessi ogni cosa.”
Harry le prese una mano e la strinse: averla affianco a sé era tutto ciò che fino ad allora aveva desiderato.
“Perché non me lo hai mai detto?”.
Amy sospirò, guardandolo negli occhi; i due si fermarono vicino al locale dove erano diretti.
“Albus mi aveva detto di non raccontare nulla a nessuno, e io inizialmente non capivo il perché. Ma solo dopo mi sono resa conto… vedi, Harry, se io avessi raccontato tutto a te, Ron ed Hermione, sarebbe stato un vero problema… se mio padre fosse riuscito a catturarvi, avrebbe potuto leggere nei vostri pensieri tutta la verità sul mio conto. Era un rischio troppo grande da correre! Inoltre, so per certo che tu non sei affatto abile nell’Occlumanzia… o sbaglio?”.
“Chi te l’ha detto?”
“Silente.”
“Aveva dannatamente ragione.”
Risero, e Harry sentì un po’ della tensione scivolargli via.
Le strinse più forte la mano, e lei ricambiò la stretta.
Lo sguardo di Harry cadde sulla mano sinistra di Amy, inerte lungo il suo fianco. All’anulare risplendeva scintillante il suo anello, quello che mesi addietro le aveva donato…
“Lo indossi ancora?”
Amy guardò l’anello, poi Harry; “Perché non dovrei?”
I due si sorrisero; la paura di Harry si sciolse come neve al sole.
“Allora, io e te stiamo ancora insieme?”
“Assolutamente sì, Harry.”
Amy si avvicinò pericolosamente alle sue labbra; erano entrambi ad un soffio dall’altro, Harry poteva sentire il fresco respiro di lei sul suo viso…
“Mi sei mancato, Harry.”
Le loro labbra, finalmente, si incontrarono.
Harry provò una serie di emozioni indescrivibili; si susseguirono dentro di lui gioia, felicità, entusiasmo, eccitazione, serenità, passione, dolcezza…
Lei era finalmente lì, con lui; lei, che non aveva mai smesso di amarlo.
La abbracciò, tenendola stretta al suo petto, mentre lei gli passava una mano nei capelli e con l’altra si avvinghiava alle sue spalle.
Harry non riuscì a capire per quanto tempo rimasero così, immersi l’uno nelle labbra dell’altra; ma gli parve essere passata un’eternità quando Amy si discostò leggermente da lui e gli sussurrò: “Allora, questa Burrobirra?”.
Mano nella mano, entrarono nel locale, che come sempre era abbastanza affollato.
Maghi e streghe si voltavano, al loro passaggio. I loro nomi, ormai, erano diventati leggenda.
Una bambinetta additò Amy e sussurrò a sua madre: “Quella è la figlia di Tu Sai Chi? E’ lei che lo ha ucciso?”.
I due ragazzi presero posto in un angolo appartato della Saletta interna, lontani da sguardi indiscreti e bambini che li additavano.
“Dovrò farci l’abitudine.” fece Amy, prendendo posto sulla comoda panca, mentre Harry si sedeva di fronte a lei.
“A cosa?”
“Alla fama!” scherzò la ragazza.
Madama Rosmerta si fece loro incontro; “E’ un onore avervi qui!” squittì “Harry Potter e Amy Riddle nella mia locanda! Merlino, che emozione!”
Amy ridacchiò: “Ci porti due Burrobirre, per cortesia!”
“Arrivano subito!”
La donna si allontanò, continuando a scoccare occhiate adoranti nella loro direzione.
“Allora, Harry, credo di doverti le mie scuse.”
Harry la guardò, con fare sbigottito.
“Su, non fare quella faccia. Ti chiedo scusa per non averti messo al corrente di tutto. Anche se ti ho spiegato il perché, so che il mio comportamento non è stato dei migliori…quindi… ti chiedo scusa.”
“Scuse accettate, anche se sono inutili. Eri giustificata!”
“Mica tanto…”
Improvvisamente, un pensiero angosciante prese posto prepotentemente dentro Harry.
“Amy… nel Pensatoio, dando uno sguardo ai tuoi ricordi, c’è un Horcrux mancante all’appello…”
Amy inarcò un sopracciglio: “Eh?”
“Il medaglione di Salazar Serpeverde.”
“Ah!” Amy sospirò di sollievo “Oh, che sciocca, devo aver dimenticato di inserire quel ricordo!”
Si sbottonò la camicetta che indossava, e Harry per un folle attimo pensò che volesse spogliarsi lì davanti a lui; invece, dopo essersi fermata appena sopra il seno, tirò fuori una catenina dorata e la levò dal suo collo, posandola sul tavolo.
Il medaglione era lì, davanti a loro.
Era tutto raggrinzito, nero, bitorzoluto; distrutto.
“Sei stata tu?” chiese Harry, prendendolo in mano.
“No, Harry… non io. E’ stata R.A.B.”
Harry alzò lo sguardo: “E’ stata? R.A.B. era una donna?”
“R.A.B. … era mia madre, Harry.”
Il ragazzo boccheggiò: Amy tirò fuori dalla sua borsa un biglietto ingiallito, e lo porse ad Harry.
Era una lettera, scritta dalla madre di Amy.
“Mia madre ha distrutto quell’Horcrux, e lo ha lasciato a casa dei miei nonni assieme a questa lettera. Mia madre era R.A.B.”
“Acronimo di…”
“Riddle Amy Brianne.”
I due si guardarono, e Harry porse nuovamente ad Amy il medaglione, che la ragazza rimise al collo.
“Tua madre è stata….”
“Lo so. Magnifica.” Fece la ragazza, con un sorrisetto soddisfatto, mentre riponeva la lettera nella sua borsa.
Madama Rosmerta arrivò con le due Burrobirre, e dopo aver chiesto loro una foto con tanto di autografo, li lasciò finalmente soli.
“Ancora una cosa…” fece Harry, mentre sorseggiava la bevanda.
“Dimmi.”
“Il portagioie di Merope Gaunt.”
“Ah, quello. Io credevo fosse davvero un Horcrux, Harry. Ti giuro. Avevo acquistato il veleno di Basilisco, e avevo visto quell’oggetto accartocciarsi fra le mie mani. L’unica giustificazione possibile è che mio padre in un primo momento aveva voluto trasformarlo in un Horcrux, ma poi ci ha ripensato. Ecco perché Hermione ha riconosciuto la Magia Nera in esso.”
“Si, potrebbe essere andata così.” Fece Harry, allungando una mano verso di lei e cingendole il braccio.
La ragazza gli porse la mano e lui gliela strinse.
“Sai, vorrei che questo momento possa durare per sempre.” Le disse, accarezzandole il viso con l’altra mano.
“Io sono certa che ne avremo molti altri, Harry.”
Il sole illuminava il volto di entrambi, dando loro l’impressione di un silenzioso augurio di felicità.
“Harry?”
“Si?”
“Ricordi il giorno in cui vi raggiunsi, nella foresta?”
“Certo.”
“Ricordi che la notte, prima di addormentarci, stavo per dirti qualcosa, ma poi esitai?”
Lui annuì; certo che ricordava quel momento, si era chiesto tante volte cosa lei aveva intenzione di dirgli…
“Volevo dirti che ti amo, Harry.”
Il ragazzo rimase sbigottito: mai, prima di allora, lei glielo aveva detto.
“Amy, io…”
“Ti amavo e ti amo tuttora, Harry Potter.”
Harry si avvicinò al viso di lei e la baciò, con trasporto e dolcezza.
Quando le loro lingue finirono di lottare, le sussurrò a fior di labbra: “Anche io ti amo, Ame.”




NDA:
Non vi preoccupate... questo non è l'ultimo capitolo!
Ce ne è ancora un altro, per la vostra (spero) gioia!
Vi chiedo solo una cosa:
C'è ancora qualcosa della storia che non vi è chiaro? Qualche passaggio che non riuscite a comprendere?
Qualche mia dimenticanza nel chiarirvi una situazione?
Se sì, scrivetemelo pure con una recensione, così vedrò di apportare le modifiche necessarie alla storia e al capitolo.
Se invece così non fosse...allora una recensione sarebbe sempre gradita :D Ahahah :D
Quindi, non mi resta che dirvi: "Ci si vede al prossimo (e ultimo) capitolo!"
Baci!
Julia of Elaja ;)

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Capitolo 42
*** Finchè morte non ci separi ***


EPILOGO

 
Harry aprì gli occhi, e si ritrovò a fissare il buio.
Si mise lentamente a sedere sul suo letto, puntellandosi sui cuscini con i gomiti.
Allungò una mano verso il comodino e cercò, a tentoni, la sua bacchetta.
“Lumos” sussurrò, e quella si accese.
Al suo fianco, nel letto, c’era un posto vuoto. C’era da aspettarselo..
“Chissà a che ora è andata via…” si chiese.
Il ricordo della piacevole notte trascorsa con la sua fidanzata, era ancora ben impresso nella sua mente; gli sembrava che fosse ancora lì, nelle lenzuola, mentre lo baciava e lo accarezzava…
“Harry! Miseriaccia amico! E’ tardissimo! Hai solo un’ora!”
La voce di Ron, che proveniva dall’esterno della camera, gli bombardò le orecchie.
Harry si precipitò fuori dalla camera come una furia, e ritrovò l’amico che indossava già l’abito per la cerimonia.
“Ron, ma perché diamine non mi hai svegliato?”
“Lo avevo fatto, ma ti sei riaddormentato a quanto pare! Sbrigati, Harry, abbiamo pochissimo tempo e gli invitati stanno già arrivando!”.
Il grande giorno era arrivato; dopo sette lunghi anni di fidanzamento, Harry stava per coronare il suo sogno.
La cerimonia sarebbe stata celebrata ad Hogwarts; un evento più unico che raro, perché fino ad allora l’unico rito celebrato in quella scuola era stato il funerale di uno dei più grandi presidi che essa avesse mai visto.
Harry si precipitò in bagno, mentre rifletteva su queste cose, e intanto Ron gli gridò che aveva poco più di mezz’ora di tempo per prepararsi.
Era stato ospite dei Weasley per quei giorni antecedenti al grande evento; e con lui, la sua fidanzata, ospite ben gradita della famiglia.
Una volta finitosi di lavare, Harry si precipitò nella vecchia camera dei due gemelli Weasley, dove aveva dormito, e si rese conto del fatto che su un tavolino erano stati stesi i suoi vestiti, perfetti e profumati; pronti per la cerimonia.
Un groppo in gola lo fece deglutire sonoramente: possibile che quella fatidica data fosse già arrivata? Il tempo era davvero volato…
“Harry! E’ arrivata Atena Hunkwirck… sai che a lei non piace aspettare, quindi datti una mossa!”
“Atena? E’ già qui?”
“Harry, ti rendi conto del fatto che manca appena mezz’ora all’inizio della cerimonia? Oh, e vorrei ricordarti che è la sposa che deve arrivare in ritardo, non tu! Miseriaccia, sbrigati!”
“Ron, così non mi aiuti! Piuttosto, fa’ qualcosa per questi capelli! Prova con una fattura o qualcosa del genere…”
“Hem Hem”.
Harry e Ron si girarono di scatto; quella tossetta era sempre male accolta dalle loro orecchie, perché ricordava loro una certa presenza sgradita…
Ma era Hermione, con sua figlia in braccio e la bacchetta in mano, i capelli raccolti in un’alta acconciatura e un lungo abito rosa antico che la cingeva morbidamente.
“Ronald, tesoro, lascia che pensi io ai capelli di Harry.” fece, posando la bimba di pochi mesi in braccio a Ron che la prese con delicatezza, come se fosse di porcellana.
Hermione, con un colpo di bacchetta, sistemò i capelli ribelli di Harry; il ragazzo la ringraziò, poi infilò la giacca e Hermione gli sistemò un fiore all’occhiello.
“Perfetto. Andiamo, Harry. Sono quasi tutti giù.”
“Che intendi con quasi tutti?”
“Che mancano solo altre due o tre persone all’appello... ma parliamo di Neville, Luna e il loro piccolo Trevor, quindi è tutto normale…”
“Gli altri colleghi dell’Ufficio Auror sono arrivati?”
“Si. Atena è stata l’ultima ad arrivare, pochi minuti fa’.”
“Grandioso. Allora direi di andare.”
Uscirono dalla stanza, e Harry sentiva le sue gambe farsi pesanti, come se non volessero più sorreggere il suo peso.
“Andrà tutto bene, Harry. Abbiamo affrontato cose peggiori.” fece Ron, cullando sua figlia mentre Hermione apriva loro la strada.
Una volta arrivati in cucina, incontrarono George e Fred che stavano conversando amabilmente con le loro mogli e i signori Weasley, mentre i loro figli giocavano a rincorrersi nel giardino appena fuori.
“Oh, Harry!Alla buon’ora!” fece Fred “Sono arrivati anche Neville e Luna, mi ha appena avvisato Percy con un Patronus. Direi che è arrivata l’ora di…”
“Andare. Lo so. Io sono pronto.”
“Io raggiungo la sposa. Ci si vede tra poco!” fece Hermione, prendendo nuovamente in braccio sua figlia e allontanandosi come una furia verso il corridoio.
“Allora, ci si smaterializza adesso?” fece George, mentre Angelina riportava dentro il loro figlioletto, Nick.
“Si, adesso. Forza Alicia, prendi Will e smaterializziamoci!” disse Fred alla moglie, intenta a recuperare il loro bambino dal giardino.
“Vuole giocare con gli gnomi! Vieni a prenderlo tu!” sbottò la donna.
“Con permesso…”. Fred si allontanò, diretto in giardino.
“Andiamo!” Ron uscì a grandi passi nel giardino, e una volta fuori si smaterializzò all’istante.
Seguirono il suo esempio anche Fred e George con relativi figli e coniugi.
“Harry caro…”
Si girò; la signora Weasley gli stava venendo incontro, gli occhi lucidi per la commozione.
“Signora Weasley, grazie per tutto…”
“Oh figurati, caro, è stato un piacere aiutarvi ad organizzare la cerimonia! Voglio farti i miei migliori auguri… spero che la vostra vita assieme sia splendida!”. La donna tirò su con il naso, sembrava quasi sul punto di scoppiare a piangere.
“In bocca al lupo per tutto, Harry!” intervenne il Signor Weasley, stringendo vigorosamente la mano ad Harry, che ricambiò la stretta.
“Grazie, signor Weasley. Siete stati davvero dei genitori per me, non potrò mai scordare tutto ciò che avete fatto!”
“Era il minimo, Harry caro. Lily e James sarebbero così orgogliosi di te, in questo momento…”.
Improvvisamente, la donna iniziò a singhiozzare platealmente, e alcune lacrime scesero sulle sue guancie.
 “Molly, cara, non piangere, o si scioglierà quel bellissimo trucco sugli occhi!” le fece il marito.
“Mamma? Che è successo?” Ginny si era avvicinata, preoccupata dai singhiozzi della madre.
“Nulla, tesoro, è che mi sono commossa… Harry che si sposa, come vola il tempo!”
Ginny scoppiò a ridere: “Avanti, mamma, non c’è bisogno di piangere così! Non ti ha mica detto che morirà! Asciugati le lacrime, coraggio!” Poi si rivolse ad Harry “Io e Dean ci avviamo… ci si vede ad Hogwarts, Harry!”.
Schioccò un sonoro bacio sulla guancia del ragazzo, e si allontanò, dirigendosi verso il suo fidanzato e i suoi fratelli, che la stavano aspettando.
“Le avevo detto che quel vestito non era adatto all’occasione! E’ troppo corto…” sbottò il signor Weasley, con un’occhiata di disappunto rivolta al corto abito porpora della figlia.
“Oh, smettila Arthur! Sta così bene!” lo rimbeccò la moglie, che aveva finalmente finito di singhiozzare.
“Allora, noi andiamo… ci si vede ad Hogwarts!” fece Harry, rivolto alla donna che si stava allontanando di gran corsa, diretta verso la Tana.
“Certo, Harry! A tra poco!”.
“Ci siamo tutti? Allora si va!” fece Ron, e con un sonoro CRAC sparì nel nulla.
Harry lo imitò: dopo pochi istanti, si ritrovò davanti agli immensi cancelli di Hogwarts, con il suo amico affianco.
“Sei pronto, Harry?”
“Non direi…”
“Miseriaccia, amico. Ormai ci sei! Devi essere pronto!” lo incoraggiò Ron, aprendo i cancelli ed entrando con Harry, seguito da fratelli e cognate e suo padre.
Pochi minuti dopo, Harry si ritrovò sulle sponde del Lago Nero, dove erano state disposte circa un centinaio di sedie e un piccolo altare candido, con mazzi di rose bianche e calle che erano sparsi ovunque.
Fece un respiro profondo, e andò a posizionarsi affianco all’altare.
Mentre passava sul tappeto bianco, diverse persone lo salutarono.
Hannah Abbott e suo marito Justin Flynch-Flintchey, entrambi colleghi di lavoro della sposa, erano lì presenti con le loro due bambine e gli fecero un cenno di incoraggiamento, Neville e Luna, invece, gli si fecero incontro.
“Harry! Auguri, amico mio!”
“Grazie, Neville. Bel vestito, Luna.”
“Oh, ti piace Harry?” fece la ragazza, facendo un giro su sé stessa e mostrando il suo variopinto abito, lungo fin sotto ai piedi, con tonalità che andavano dal violetto all’arancio.
“Mamma bella.” fece una vocina che proveniva da dietro Neville.
“Trevor, fatti vedere da zio Harry!” esclamò Luna, prendendo per mano suo figlio e portandolo davanti a sé.
“Ciao Trev.”
“Tao zio Henny.”
“Harry, tesoro, si chiama Harry!”
Il bimbo, di appena due anni, sorrise alla mamma e al papà, poi abbracciò Harry.
“Ti voio bene.”
“Anche io, Trevor!” rispose lui, abbracciando il bambino.
“Harry! Avanti, amico, vai vicino all’altare!” fece Ron, che lo aveva raggiunto trafelato.
Quasi tutti erano ormai ai loro posti; rimanevano vuote alcune sedie, tra cui quelle di Hermione, della signora Weasley e di altre donne.
“Tutte a fare compagnia alla sposa… e allo sposo chi ci pensa?” sbottò Harry, mentre Ron gli sistemava meglio il fiore all’occhiello.
“Ehi! Ci sono io!”
“Appunto! Credimi Ron, sono felice che tu mi sia vicino, ma non capisco perché lei debba avere un drappello al suo seguito e io un solo amico.”
Ron rise, poi gli assestò una pacca sulla spalla e esclamò: “Se tu fossi nato donna, a quest’ora avresti la compagnia!”.
Harry si guardò ancora attorno: il suo sguardo vagò sui volti degli invitati, per soffermarsi su quello bianco e affilato di...
"Malfoy."
"Si, è arrrivato dieci minuti fa' con Asteria." rispose Ron.
"Avrei preferito che non venisse"
"Avanti, Harry, è un invitato! Certo, è un po' strano vedere Malfoy al tuo matrimonio, ma lui è un amico della tua fidanzata, e tu non puoi"
"Sì, lo so. Lei ci tiene molto ad averlo qui oggi. Io invece lo avrei preferito fuori dai piedi."
"Ehi, Harry, che ne dici se dopo chiediamo a Malocchio di trasformarlo in un furetto?"
I due amici ridacchiarono senza farsi vedere da Malfoy, che li stava squadrando torvo: "Sono certo che il buon Moody acconsentirà!" sussurrò Harry.
Improvvisamente, tutti gli invitati presero posto, freneticamente, e alcuni ritardatari corsero alle loro postazioni.
“Io vado a sedermi. Buona fortuna, amico!” disse Ron, ammiccando e andandosi a sedere alla destra di Harry, al posto riservato ai due testimoni dello sposo.
Il sacerdote prese posto dietro all’altare e improvvisamente calò il silenzio.
Si udivano solo il fruscio delle foglie scosse dal leggero vento estivo e la vocina di un bambino, probabilmente Trevor, che esclamava: “Pecchè stiamo zitti?”.
Harry deglutì: si girò lentamente e prese a guardare la folla dietro di lui, riconoscendo ogni singolo invitato, sorridendo e facendo cenni di saluto.
La signora Weasley fece il suo ingresso assieme a Fleur e Hermione.
Le tre donne erano felici, lo si leggeva chiaramente dai loro occhi e dalle loro espressioni.
Hermione prese posto affianco a Ron, lasciando la loro piccola figlia alle cure della suocera.
Al posto dei testimoni della sposa, vi erano Atena Hunkwirck e suo marito, Seamus Finnigan, che sorrisero ad Harry e gli sussurrarono un “Buona fortuna”.
E poi, finalmente, una figura solitaria si stagliò all’inizio del tappeto.
Una bimba con un vestitino rosa antico, di appena tre anni, con lunghi capelli lisci e biondi e occhi azzurri, si fece avanti sul tappeto, gettando a terra petali di rose blu, rosa e rosse.
Fleur sorrise alla bimba, che camminava un po’impacciata sul tappeto.
“Non è un amor mia filia?” sussurrò rivolta alla signora Weasley, che continuava a coccolare la sua ultima nipotina, di appena due mesi di vita.
“Oh, è perfetta!” fece la donna, sorridendo benevola a Fleur e a suo figlio Bill, che era lì affianco a lei.
E infine, un gran candore si fece avanti. Il cuore di Harry iniziò a battere all’impazzata.
Eccola.
Amy.
Harry sentì il suo stomaco fare un balzo: l’emozione era tale che temeva di svenire.
Dal canto suo, la sposa tremava impercettibilmente.
Le si era seccata la gola, temeva di non riuscire più a parlare una volta arrivata all’altare.
Alzò lo sguardo e lo puntò sul suo futuro marito che la attendeva davanti all’altare.
Harry.
Elegante, perfetto.
Si era persino sistemato i capelli ribelli.
Sorrise sotto al velo: finalmente quel giorno era arrivato, erano sette anni che lo aveva atteso…
La piccola Giselle che camminava poco davanti a lei si girò a guardarla: lei le fece un cenno di assenso, così la piccola riprese a camminare, diretta all’altare, sempre gettando i petali di rose a terra.
Amy camminò con passo timido ma sicuro sulle scarpe così alte che indossava.
Il suo abito scendeva morbido sui suoi fianchi, le stringeva il busto e il petto per valorizzarne le forme e il velo sul suo viso aveva un lungo strascico dietro che sfiorava appena il tappeto.
I suoi lunghi capelli erano stati raccolti superiormente in una stretta crocchia, con dei piccoli diamanti a tenerla salda; gli altri invece cascavano giù in morbidi boccoli, sino alla stretta vita.
Il trucco sui suoi occhi era leggero e quasi impercettibile.
Le sue rosee labbra erano state rese lucenti da un rossetto.
Gli occhi, quel giorno, erano castani.
Castani come quelli di sua madre.
La ricordò con un sorriso: “Mamma… quanto vorrei che tu fossi qui ora!”.
Finalmente giunta all’altare, si avvicinò a Harry che, con l’espressione un po’ inebetita un po’ emozionata, le tolse il velo dal viso e lo gettò dietro le sue spalle.
Amy gli sorrise: era bello poter guardarlo negli occhi in un momento come quello.
Il sacerdote iniziò con la cerimonia, e tutto proseguì regolarmente.
Arrivato il momento di scambiarsi le fedi, gli occhi dei due sposi si incontrarono di nuovo.
“Amy” iniziò Harry “Ricevi questo anello, segno del mio amore e della mia fedeltà.”
Infilò l’anello all’anulare sinistro di lei, e la ragazza fu scossa da un fremito quando i penetranti occhi di Harry le sorrisero dolcemente.
“Harry” ripetè lei “Ricevi questo anello, segno del mio amore e della mia fedeltà.” e, così dicendo, infilò al dito di Harry l’anello nuziale.
Si guardarono, felici di essere lì; Amy gli sorrise e in quel momento uno scroscio di applausi li circondò.
Erano tutti lì a festeggiare loro, la loro unione… il loro amore.
Harry sorrise grato a Ron e  a Hermione, che avevano organizzato assieme alla signora Weasley tutta la cerimonia e il ricevimento.
Pian piano, gli invitati si trasferirono all’interno del castello dove, nella Sala Grande, li attendeva il ricevimento.
Gli elfi domestici, spronati da Dobby, avevano dato il meglio di sé ai fornelli.
La Salaera piena di eleganti tavolinetti rotondi da sei posti ciascuno, il cibo appariva sui tavoli e ognuno poteva servirsi da sé.
I due nonni materni di Amy, seduti al tavolo affianco a quello degli sposi, osservavano emozionati la felice coppia.
“Avrei tanto voluto che Brianne si fosse sposata…” sospirò l’anziano Albert Swanson “Lei si meritava un matrimonio bello… meritava di essere festeggiata, amata…”
Sua moglie Amelie lo guardò con occhi lucidi, poi lo abbracciò: “Hai ragione Albert… ma guarda Amy: lei è stata il regalo migliore che nostra figlia potesse farci! E ora lei è felicemente sposata, e sono sicura che era questo che Brianne desiderava per sua figlia!”.
Albert sorrise debolmente, mentre guardava sua nipote dare un bacio a Harry: “Hai ragione Amelie…”.
“Avete una nipote splendida!” commentò la signora Weasley, seduta a tavolo con loro assieme al marito e ai coniugi Granger.
Albert guardò nuovamente la nipote: “E’ davvero identica a mia figlia… mi si riempie il cuore di gioia nel vederla così felice!”
“Quindi, Amy ha vissuto con voi per questi sette anni?” chiese il signor Weasley.
“Sì. E’ stata una ventata di vita nella nostra casa! Ci ha raccontato di tutto ciò che le è capitato, ci ha fatto conoscere Harry sin dal primo giorno… ed è stata una presenza graditissima, mi aiutava nelle faccende domestiche… è davvero la copia di sua madre. Io…” Amelie prese un respiro “Io sono felice che lei abbia scelto di stare dalla parte del bene. Temevo che avrebbe seguito le orme del padre e invece…” guardò verso la ragazza “… e invece eccola lì, felice.” Un gran sorriso le illuminò il volto.
“Sarà difficile riabituarsi a stare in casa senza di lei!” esclamò Albert, ridacchiando.
“Ne sono certa! Per questi tre giorni in cui è stata nostra ospite, Amy non è passata affatto inosservata!” intervenne il signor Weasley “Era sempre in giro, quella ragazza è una vera pila elettrica! Non si ferma un secondo!”
“Oh, sì! Non mi permetteva nemmeno di cucinare, voleva fare tutto lei! Lo faceva per sdebitarsi…” disse la signora Weasley.
“Brianne era così: voleva sempre cucinare lei per non farmi affaticare…” rispose Amelie “Ma alla fine combinava certe schifezze… lasciamo perdere… Mi toccava fare il doppio del lavoro!”.
Scoppiarono tutti a ridere, persino il malinconico Albert.
“Si stanno divertendo, eh?” fece Amy rivolta a Harry, mentre osservava i suoi nonni che discutevano allegramente con i signori Weasley e Granger.
“Direi di sì!” rispose Harry “Non vedo l’ora che finisca la festa…”
Amy lo guardò, incuriosita: “Perché?”
“Perché sono stremato! Ho dormito poco e male…”
Lo sguardo di Amy si posò sulla sua cicatrice a forma di saetta; un sorrisetto le increspò le labbra.
“Non ti brucia più, vero?”
“Da sette anni, ormai.”
Si diedero un timido bacio sulle labbra.
“Ti va di fare un giro nel giardino?”
Amy annuì: si alzarono dal tavolo e riuscirono, con non poche difficoltà, a raggiungere il giardino esterno.
Per arrivarci, si imbatterono in diversi invitati che li fermavano per congratularsi, per sapere se l’abito di Amy era stato cucito a mano, per chiedere a Harry cosa avesse intenzione di fare quella notte…
“Dormire. Assolutamente dormire! Sono stremato!” rispondeva a tutti.
Giunti nell’immenso giardino, i due si avvicinarono ad un porticato e si ritrovarono l’una nelle braccia dell’altro a rimirare lo splendido paesaggio.
Un vento tepido si alzò, timidamente, e accarezzò i loro volti.
“Quindici Luglio. Una data perfetta per un matrimonio!” esclamò Amy.
“Perfetta per il nostro matrimonio!” puntualizzò Harry, dandole un bacio sulla guancia destra.
Amy lo fissò negli occhi e passò le sue braccia dietro alla nuca di lui.
“Marito e moglie. Come direbbe Ron? Miseriaccia!”
Risero entrambi; Harry la fissava quasi incantato, ancora non riusciva a capacitarsi del fatto che ormai lei gli appartenesse per la vita, così come lui era diventato di lei…
Amy guardò la fede che indossava al dito: “Che strano pensare che ora siamo sposati…”
“Puoi dirlo forte!”
“Harry?”
“Si, Ame?”
La ragazza lo baciò: Harry ricambiò con trasporto, e intanto le accarezzava i lunghi capelli ondulati.
“Sono felice di essere tua moglie.”
“E io sono contento di essere tuo marito.”
“Ti sarò sempre fedele.”
“Finchè morte non ci separi… è così che si dice, giusto?”.
Le loro labbra si incontrarono nuovamente in un morbido bacio…
“Ehi, piccioncini! Vi abbiamo cercato dovunque!”.
La voce di Hermione li raggiunse come da un altro mondo: quando i due si girarono, se la ritrovarono davanti, con la piccola Myrna in braccio.
“Tocca a voi, dovreste aprire le danze!” continuò, prendendo Amy per un braccio e trascinandola via con Harry che le seguiva.
Tornati nella Sala Grande, Harry e Amy si posizionarono al centro della stanza.
Harry posò una mano sul fianco destro di Amy e con l’altra prese la mano destra di lei, stringendola.
La ragazza posò la sua mano sinistra sulla spalla di lui.
Si guardarono, felici e imbarazzati; tutti gli sguardi erano puntati su di loro.
La musica partì, e i due presero a girare, lentamente, sempre guardandosi negli occhi.
Si sorrisero, e Harry sentì le sue guancie diventare rosso fuoco… più o meno come i capelli di Ron.
Ma nonostante l’imbarazzo, era entusiasta: al settimo cielo, lì, con la sua amata Amy e tutti i suoi amici.
Mentre danzava con la sua sposa, intravide la Mc Granitt che gli sorrideva, Luna che si univa alle danze con il piccolo Trevor lasciando un contrariato Neville tra la folla degli invitati, Ron e Hermione che facevano altrettanto lasciando la piccola Myrna tra le braccia della signora Granger.
Poco a poco, tutti gli invitati si erano uniti alle danze e gli sposi non erano più al centro dell’attenzione.
Harry si avvicinò di più a Amy e le sussurrò, avvicinandosi al suo orecchio: “Ti amerò per sempre.”
La ragazza sentì un brivido percorrerla da capo a piedi: guardò il suo Harry, il ragazzo che tanto amava, e gli rispose: “Anche io, Harry. Questa è una promessa.”
E lì, mentre tutti danzavano attorno a loro, i due si scambiarono quella eterna promessa.
Un giuramento che sempre avrebbero rispettato, fino alla fine dei loro giorni.
 
 

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FINE

 
NDA:
E questa è veramente la fine di questa storia!
Allora, pareri?
Vi è piaciuta? Oppure l’avete trovata banale, scontata, ecc ecc… ?
Fatemelo sapere con una recensione!
PS: C’è una piccola sorpresa per tutti voi:
Domenica prossima (20 Gennaio) pubblicherò una One-Shot a Rating Rosso sulla coppia Harry-Amy… di cosa parlerà? … Vi lascio con il beneficio del dubbio!
Vi anticipo solo che il suo titolo è: Una calda notte d’estate.
Se la cosa vi incuriosisce, connettetevi sulla mia pagina Domenica 20 alle ore 15:00 e scoprirete di cosa parla… ;)
Questo è il link del mio profilo EFP: http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=237942
E ora… i ringraziamenti:
Ringrazio prima di tutto tutti i recensori che mi hanno seguito: in particolar modo Mrs Phelps, bibi_cavallinelcuore, Draco The Best, AmeliaRose e tanti altri…
Ancora, ringrazio i silenziosi lettori che hanno seguito la mia storia: mi ha fatto molto piacere vedere quei numerini delle visualizzazioni crescere sempre di più… :)
Infine, ringrazio tutti coloro che hanno inserito la mia storia tra le seguite, le preferite e quelle da ricordare: questo mi fa capire che, in qualche modo, Amy ha lasciato un segno ;)
Voglio dirvi che sto scrivendo una nuova storia, che riguarda la relazione tra Voldemort e Brianne Swanson, la madre di Amy: si intitola “Condannata ad amarlo”… ecco il link: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1457969&i=1
Per chiunque fosse interessato a sapere come i due si sono conosciuti, come si è evoluto il loro amore fino ad arrivare alla nascita di Amy… be’, allora questa storia è fatta per voi! ;)
Se invece siete per gli “spaccati di vita” della coppia… vi lascio il link di una one-shot sul pairing Tom Orvoloson Riddle/ Brianne Swanson: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1514178&i=1
 
Questo è tutto, amici e amiche!
Spero di sentirvi ancora tramite altre recensioni alle mie storie!
Un abbraccio a tutti!
Julia of Elaja

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