Quando meno te lo aspetti..

di fiamma98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un arrivo ***
Capitolo 2: *** Un cambiamento ***
Capitolo 3: *** Un incontro ***
Capitolo 4: *** Un'inaspettata partenza ***
Capitolo 5: *** Due anni, tre mesi e dieci giorni ***
Capitolo 6: *** Una lettera ***
Capitolo 7: *** L'amore sopra ogni cosa. ***



Capitolo 1
*** Un arrivo ***


 
                                                                                 1
Viveva, nel verde sperduto dello Yorkshire, un vecchio pittore.
Un pittore del tutto particolare: si alzava sempre all'alba,preparava con cura i suoi colori e le sue tele e si adagiava sulla sponda di un lago per riprodurre quei paesaggi assurdi..
Era ormai da un po di mesi che si era esiliato in quel posto sconosciuto da Dio e dagli uomini dove si recava tutte le mattine per dipingere sempre gli stessi paesaggi..paesaggi senza un valore, un personaggio.. al primo sguardo anche senza un senso..
La vera ragione per cui Jhon Mitchell ,sempre stato un importantissimo pittore inglese, si fosse stabilito lì era delle più assurde. Infatti ci sono dei casi ove l'invidia sconfigge tutti quei rapporti umani come una serpe che silenziosamente innesca un incendio in una radura apparentemente immobile..
Era proprio a causa dell'invidia che , quello che egli aveva sempre considerato come il suo più grande amico, si era rivelato il più malvagio degli uomini a lui conosciuti.
Era proprio lui quello che aveva fatto spargere la voce della innata e incredibilmente insensata follia del povero Mitchell non facendo così valutare quelle opere d'arte che egli aveva prodotto..
Oppresso dai maldicenti e dalle offese , egli fu costretto a rifugiarsi in questo piccolo villaggio di contadini nel nord dell' Inghilterra.
Tutto il villaggio ricorda ancora l'arrivo di quel distinto signore..
Arrivò un giorno al tramonto, mentre i bambini giocavano per la strada e i mariti tornavano dai campi, dove per tutto il giorno avevano faticato solo per quegli innocenti sorrisi che gli riempivano di gioia. Questo era il villaggio di Saint George, un villaggio apparentemente chiuso in se stesso e avvolto in una scura nube , ma dove in realtà regnano i più bei sentimenti: quelli semplici.
Il primo giorno, dunque, i pochi abitanti del villaggio si accorsero di questo anziano signore dalla figura distinta, una faccia sconosciuta resa alquanto simpatica da quei baffetti che aveva e da quegli occhi sempre sorridenti..
Lui si sistemò quindi in questa casa, che era appartenuta ad un lontano parente.
Inutile dire che lui , già dall'inizio avesse suscitato la curiosità di chiunque.. Infatti il terzo o il quarto giorno dal suo arrivo , si presentò davanti alla sua porta una signora sulla cinquantina bassa e dall'aria molto simpatica..
Si presentò dicendo di essere la signora Murriel , la sua vicina di casa e che , data la sua immensa curiosità, non si era trattenuta dal conoscere quel simpatico signore di cui tutti parlavano da un pò di giorni.. In pochi giorni, così , il signor Mitchell conobbe gran parte del villaggio e scoprì , insieme alla signora Murriel , ogni lato anche più nascosto di quelle vie sempre affollate di persone che gli erano apparse così buie la prima volta che vi era entrato..
Un giorno , mentre si stava recando dal dottor Howen per il solito controllo medico, notò una nuova villetta che era in costruzione..
Incuriosito, si avvicinò al suddetto edificio chiedendo a dei lavoratori di cosa si trattasse..
Uno di questi gli rispose che erano dei lavori per il futuro hotel che si sarebbe costruito da lì a uno o due mesi.. Dopo la visita Mitchell chiese al dottore :
"Mi scusi , ma chi mai avrebbe avuto l'idea di costruire un hotel in un posto così sperduto , dove non ci sono nemmeno tanti stranieri?
Questi rispose :
"Mmm ..bella domanda... Si tratta di  una nota imprenditrice  londinese sulla  sessantina che ha in piano di far diventare questa zona sede di tutti i suoi nuovi hotel per "infestarla" di turisti.. "
disse con tono di rammarico.
Il signor Mitchell ci rimase molto male.. quel luogo che LUI aveva scoperto e dove si era rifugiato per stare in pace con se stesso, dopo tutto quello che avevano detto su di lui.. proprio quel luogo , sarebbe stato "infestato" da moltitudini di turisti..soprattutto LONDINESI.. non lo poteva permettere..
Non poteva permettere che la sua nuova vita che si era ristabilito per la prima volta venisse di nuovo distrutta da qualcun altro.. 

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Capitolo 2
*** Un cambiamento ***


 
 
                                                                                                                                                                       2
 
Quella mattina Jhon si svegliò di malumore , più tardi del previsto..
Prese la sua tela e i suoi colori e , come ogni mattina, si adagiò nel suo solito punto per svolgere una delle poche attività che gli erano rimaste gradite nella sua ormai penosa e insensata esistenza.. Quel giorno però, in tutto il villaggio , si respirava un'aria diversa ..Un'aria di cambiamento, di novità ..
Al signor Mitchell tutto ciò non piaceva per niente perché già sapeva cosa sarebbe successo: tutti avrebbero scoperto la sua identità e lui se ne sarebbe dovuto andare un'altra volta..
Sapeva che in un paese come la Gran Bretagna i pettegolezzi giravano in fretta ed in poco tempo lui si sarebbe visto offeso e umiliato da quelli che fino a quel momento, erano state le persone più care e vere che avesse mai incontrato..
Per distogliere questi brutti pensieri dalla sua mente , fece un salto dalla signora Murriel , giusto per un saluto , come era solito fare..
La signora lo salutò con la stessa aria di disapprovazione che avevano assunto gli abitanti del villaggio dopo la scoperta di questo "cambiamento"..
Anche lei , come Mitchell , temeva la  rovina di   quella meravigliosa armonia che aleggiava nell'aria..
Era come se quel paesino fosse immerso in una sfera di cristallo: al di fuori il mondo circolava, veloce e incontrollabile ..Ma lì tutto ciò che succedeva nel mondo esterno arrivava a piccoli sospiri e non gli si dava granché importanza ..
I due discussero a lungo , come erano soliti fare e , dopo, congedandosi con il suo solito fare da gentleman, uscì da quella casa piena di armonia e, allo stesso tempo ,  rammarico.. Cominciava già a immaginarsi l' immagine di quella signora di cui aveva sentito molto parlare..
Se la immaginò smorfiosa, sicura di se , convinta di avere il mondo ai suoi piedi.. Insomma, la tipica londinese di quel periodo..
Si chiese se avrebbe riconosciuto in lui quel pittore di cui tutta Londra parlava..
Ad un certo punto, proprio davanti al negozio dei fiori , si fermò e ci pensò su..
Si chiese come mai si stesse facendo così tanti problemi..In fondo era successo 6 mesi prima.. Non si sarebbe mai potuta ricordare di lui..
O forse era proprio lui , che in qualche modo , voleva che lei si ricordasse di lui? Troppe domande affolavano la mente del povero Mitchell..
Cominciò a ripensare al suo passato.. A quello che era stato..A quello che, probabilmente non sarà mai più..
Non si seppe spiegare come , ma gli vennero in mente episodi avvenuti molti anni fa, durante il suo viaggio a New York con il suo amico.  In particolare si ricordò di quando , nel museo di New York , andò a vedere "Notte stellata " di Vincent Van Gogh .. Si ricordò di quelle lacrime di commozione che gli scesero e che non seppe contenere.. Gli sembravano così lontani quei momenti..Ma il suo animo...no , quello era rimasto e lui sarebbe stato ancora capace di commuoversi davanti a un dipinto e di immaginarne le sensazioni del pittore e di stupirsi nuovamente ..come un bambino che , per la prima volta nella sua vita, scopre il mondo con occhi curiosi..
Così , quelli che lo avevano conosciuto lo potevano descrivere..."Un bambino" sempre alla ricerca dei segreti del mondo.. E così anche lui amava essere descritto..
Ma sarebbe stato sempre così? O qualcosa , in futuro lo avrebbe potuto cambiare?
La sua innocente e tenera ingenuità si sarebbero mai trasformati , un giorno , in un sentimento? In una vera e propria passione? Dopo tutti questi pensieri , si convinse a conoscere e incontrare questa signora ormai così nota anche lì..Già! Non la temeva più! Che dicesse quello che voleva perché lui, Jhon Mitchell, non si sarebbe abbattuto e non si sarebbe fermato  davanti alle più minime difficoltà! ..E così dicendo , si avvicinò all'albergo in costruzione, deciso ad affrontare le sue  "temibili paure" ...

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Capitolo 3
*** Un incontro ***


 
Si avvicinò con la sua determinazione di sempre ..
Voleva proprio conoscere l'artefice di quell'idea subdola e insensata..
Quando una voce lo sorprese da dietro..
<< Cosa spinge un noto pittore a soffermarsi davanti a un insensato albergo dello Yorkshire?>> 
"Eccoci, mi ha riconosciuto, ora sa chi sono .. sono rovinato" ..Pensò Mitchell sconsolato.. e perciò disse:
<< Mi conosce? >>
<< Oh di persona non ho ancora avuto questo piacere..ma comunque.. Elisabeth Bennet, molto piacere>> Disse con simpatia.
<< Jhon Mitchell , piacere mio .. Volevo chiederle: Come mai ha deciso di fare un albergo qui, in un posto sperduto come il villaggio di Saint George? >>
<< Beh, a dire il vero.. Mi sono stufata dello stress londinese e così ho deciso di staccare per un pò.. E qual modo migliore se non costruire un albergo proprio qui?>>
Cominciarono a conversare piacevolmente, Jhon la portò in un caffè molto carino e lì poterono parlare tranquillamente..
Elisabeth gli raccontò di ciò che stava succedendo a Londra, di come ormai si sentiva "oppressa" da quella città..
Conversarono per ore e  nemmeno se ne resero conto..
Fu piacevole e finalmente, dopo tanto tempo, Jhon si sentì di poter parlare come se non fosse mai passato del tempo e lui fosse ancora nella sua bella villa nel Chelsea..
 Fu, in pratica, come tornare indietro nel tempo..
Tornando a casa, quella sera, Mitchell ripensò a quel giorno.. a quella donna avvolta nel mistero.. e anche Elisabeth ripensò a ciò che che era successo..
Anche lei, infatti, si era sentita libera di parlare senza pensare alle conseguenze, libera dai pettegolezzi e dalle maldicenze... 
Il giorno dopo, mentre Jhon si dirigeva al lago, notò con lieve stupore l'atmosfera meravigliosa che circondava quella valle..
Ed era proprio lì, imbambolato dal piacere che la natura può infondere, quando venne sorpreso da quella voce..
Quella  calda voce ormai quasi familiare..
<< E' una meraviglia, non è vero?>> disse Elisabeth.
<< Già, viene spesso qui al lago? >>
<< Oh si, di cose come queste a Londra non se ne vedono tutti i giorni! Penso mi mancassero questi paesaggi, sa.. quando ero piccola andavo spesso nel cottage in campagna  dei miei nonni.. Amavo quel non so che di rustico che aleggiava nell'aria.. Purtroppo però quei momenti duravano troppo poco e subito mi ritrovavo nella mia bella ma quanto mai grigia città!.. Ma forse la disturbo con le mie chiacchere nostalgiche..>>
<< No invece, mi interessa! E' bello vedere come le prime impressioni che ci facciamo sulla gente possano essere così tanto sbagliate! Non l'avrei mai detto che le piacessero cose del genere..>>
<< Già , ci sono una serie di cose che la gente non sa e forse non saprà mai di me.. Probabilmente neanche le persone che più mi conoscono possono dirsi certe di conoscermi alla perfezione..Intendo, nei minimi dettagli.. >>
E con quella sua meravigliosa misteriosità si congedò da lui, scomparendo nello stesso modo con il quale era apparsa..lasciando Jhon con mille domande che gli affollavano la mente  e a cui probabilmente non avrebbe mai saputo rispondere. O almeno non per ora..

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Capitolo 4
*** Un'inaspettata partenza ***


                                                                  4
 
Era passato un mese da quel loro incontro al lago..
Un mese di sguardi, di piacevoli conversazioni sulle sponde del fiume, di semplici scampagnate e di risate più che sincere.
Un mese intenso, un mese..che forse era riuscito a far cambiare idea a Jhon: forse Elisabeth non era tanto male..
A dire il vero, era una gran bella persona: una di quelle belle persone con cui vorresti parlare dovunque e in qualunque momento, una di quelle che ti fanno tornare il sorriso anche quando la nostalgia e la malinconia prendono il sopravvento.
In poche parole: una gran bella persona..
Mitchell pensava proprio a questo mentre si affrettava ad andare a trovare la sua cara signora Murriel..
Ma quand'egli fu entrato in casa ed ebbe visto lo sguardo di quella, il suo umore cambiò.. 
<< Oh Jhon, che piacere vederti!  Hai saputo?. .>> Disse con notevole dispiacere..
<< Cara Sue, non son affatto al corrente di ciò ch'è successo..Orsù, dimmi! >>
<< Elisabeth è partita! Stamattina è riuscita a malapena a passare da casa mia per un saluto, dicendo che sarebbe tornata a Londra per un po' .. Mi rammarica il fatto che non mi abbia  detto ne' le ragioni per cui parte, ne' quanto si tratterrà! A te te ne aveva parlato? Qui al villaggio non si fa altro che parlare di questo.. Sembra che lei fosse molto simpatica a tutti, anche a quelli che prima la detestavano! >>
A quella notizia, Mitchell cambiò la sua espressione: quel suo così piacevole e tranquillo sorriso con cui si era presentato a casa della sua grande amica, si era ormai tramutato in uno sguardo disperato..
Non lo si poteva più  riconoscere: quei suoi occhi così ridenti erano, in poco tempo, diventati vuoti e tristissimi..
 Congedandosi dalla signora Murriel, decise di  passeggiare per quelle viuzze del villaggio, dove fino al giorno prima era sempre stato piacevolmente sorpreso di vedere lei e di scorgerne sempre i suoi dettagli così aggraziati..
E ora si rammaricava, non l'avrebbe più potuta incontrare dal fioraio, ne' le avrebbe più fatto vedere un suo dipinto..
Si chiedeva il perché di quell'inaspettata partenza, si chiedeva se, per caso, ci fosse stato un comportamento sbagliato da parte sua..
Ma anche solo al pensiero di quelle ore passate insieme, lui si intristiva di più..
Cosa fare?
Ricordava lo sconforto provato i primi tempi, quando ancora sospettava di lei, e provava una celata paura dall'incontrarla..dal conoscerla..
Ah se avesse potuto  tornare indietro!
Quanto gli sarebbe piaciuto poter tornare a quei momenti di spensieratezza passati con lei!
Si convinceva del fatto che la sua amicizia con Elisabeth era un qualcosa di più rispetto a quella che aveva  con la signora Murriel..
Con Elisabeth, lui ritornava bambino, si sentiva libero di parlare e di confrontarsi con qualcuno che si potesse immedesimare in lui! 
Subito dopo  pensò che, magari, si sarebbe trattenuta poco a Londra e così gli tornò un po' il sorriso..
Pensò, anzì sperò, che fosse solo per incontrare un parente o per svolgere qualcosa che non avrebbe potuto fare a Saint George.
Solo una domanda affollava ormai la mente di Jhon Mitchell-lo stesso Jhon che fino a pochi mesi prima  si sentiva isolato e incompreso, lo stesso che invece, grazie all'amicizia, si era stupito di se stesso- :
"Ma lei, tornerà mai?"..

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Capitolo 5
*** Due anni, tre mesi e dieci giorni ***


Passarono giorni, settimane, mesi, stagioni.
Passò il natale, il capodanno, passò l' estate.
Il villaggio di Saint George si copriva di luci, di colori, si circondava di bambini felici, che scorrazzavani di qua e di là. Sembrava che tutti fossero felici, che nessuno avesse timori, ma solo l'affetto di chi ci circonda.
Sembrava che nessuno avesse paura dell'avvenire, sembrava.
E probabilmente era anche così, probabilmente erano davvero tutti speranzosi, tutti, tranne Jhon. Un' ingente tristezza incombeva su di lui..
Gli mancava quella luce, quella splendida luce che gli faceva brillare gli occhi, Elisabeth. Cos'era accaduto tra di loro? Un sentimento, una forte amicizia? Non lo poteva sapere, sapeva solo che da due anni, tre mesi e dieci giorni lei era partita. E da due anni tre mesi e dieci giorni lui non era piu lo stesso. In questo lungo periodo le aveva scritto lettere su lettere, pensieri, brevi frasi, ed aveva strappato tutto. Di cosa si illudeva? Magari lei non si ricordava nemmeno di lui .. Magari il suo ricordo nella mente di Elisabeth era svanito.. Anche la signora Murriel si era accorta di ciò. 
Lui non era più lo stesso. Non lo era più. Sarebbe tornato come prima un giorno? Forse si, però sarebbe passato del tempo, troppo tempo. [...] 
Ritornò quel giorno, quel tre novembre quando loro si erano incontrati al lago, quando lui aveva scoperto qualcosa di nuovo su di lei. Era una mattina strana, un forte vento soffiava, tale da raffreddare gli animi di tutti. Si sedette nello stesso punto, con il sui quadro e i suoi colori, e cominciò la sua arte, l' unica che lo mettesse di buon umore. 
Ma, improvvisamente, scrutando il paesaggio, notò qualcosa di bianco, immerso nel verde di un cespuglio. Si avvicinò piano, non sapeva cosa potesse essere... Spostò qualche foglia e... Una lettera!! Pensò che forse non la avrebbe dovuta leggere.. Magari non erano affari suoi, magari c'erano scritti i silenziosi amori d'una qualche coppia.. Chi mai poteva averla scritta, e per chi? Preso dalla curiosità, la girò e... Quello che lesse, lo stupì moltissimo: "Per Jhon Mitchell" ...

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Capitolo 6
*** Una lettera ***


 Capitolo 6



"Caro John, amico mio... 
Ti ricordi quando mi parlasti di come per principio ti imponevi di affrontare le tue paure di persona e, al tempo stesso, di come tutto ciò fosse difficoltoso e penoso? Ti risposi che non ti potevo capire, ti risposi che non avevo mai provato cose simili.. Ti risposi che vedevi il mondo sotto aspetti troppo negativi. Ma ancora una volta devo ammettere, seppur con difficoltà che avevi ragione tu, mio buono amico.. Per tutta la mia vita ho condannato lacrime, infantilismi e folle illusioni.. Ed ecco come mi ritrovo.. Con una certa età, il volto ormai sfigurato dagli anni, e mi comporto come una ragazzina.. Prima mi godo le follie della vita e poi, quando le cose si complicano e i nodi vengono al pettine, io fuggo.. Fuggo dal mondo..fuggo perché penso che apparentemente sia quello il modo di risolvere tutto.. Sono partita, non ho salutato nessuno e sono partita.. Non ho pensato ad altro, ed ecco che mi convinco del mio insulso egoismo ed egocentrismo.. Sono partita col primo treno e son fuggita da te, da tutto.. Ma forse dovrei parlarti di quella Elisabeth che tu non conosci,di quella tanto odiata parte di me che ho preferito nascondere agli altri.. Non son sempre stata così .. Nella mia vita ho conosciuto solo persone  che mi hanno imposto tutto, scuola, lavoro, passioni  e sogni.. Tutti gli uomini che ho conosciuto..di tutti loro, non ce n'è uno che potrei dir d'aver amato. Li idolatravo, erano i miei dei, erano il mio punto di riferimento..non il mio amore.. E poi sono arrivata a Saint George, sono stata accolta con quel sorriso semplice, in quell'armonia di pace.. Per la prima volta in vita mia mi sono sentita..amata, benvoluta, felice e spensierata allo stesso tempo.. Ma questo era un sentimento nuovo, un qualcosa di mai provato, un qualcosa di nemico, di sconosciuto.. È la paura ha prevalso, paura di cosa? Paura che tutto ciò fosse irreale, che ci fosse dietro qualcosa che.. Che voi fingeste.. E così di nuovo a fuggire.. Perdonami se ti scrivo solo ora, quando magari non ti ricorderai neanche più di me.. Vorrei tanto sapere se te le ricordi..quelle nostre passeggiate al lago, quei nostri continui discorsi di filosofia dove alla fine vincevi sempre tu.. Se davvero te li ricordi, ti prego di riscrivermi, ti prego di farti sentire.. 
Cari saluti,
Tua Elisabeth"

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Capitolo 7
*** L'amore sopra ogni cosa. ***


Capitolo 7
Ci sono dei casi ove l'amore,l'amore vero,si intende, è così forte, sentito, esplicito nel cuore di chi ama, che riesce, inspiegabilmente, a superare tutto il resto. 
Riesce a far soccombere pudore, imbarazzo, orgoglio, timidezza, ingenuità.
Ogni cosa che il lettore possa immaginare può e deve essere vinto dall'amore,perché esso esista e sia reale. L'amore sopra ogni cosa. 
E come un atleta coraggioso, ma allo stesso tempo timoroso di ciò che lo aspetterà nella gara, aspetta il "via" per partire, così era un John Mitchell più impaziente del solito alla stazione il 5 maggio del 1866. 
Erano le 9:55 e lui, seduto su una panchina di quella squallida stazione, aspettava ormai da più di mezz'ora quel treno che lo avrebbe dovuto portare a Londra. 
Ma forse, caro lettore, convien narrare, in questo momento di impaziente attesa, le vicende accadute in precedenza. 
Dopo aver ricevuto, letto e riletto molte volte la famosa lettera di Elisabeth, e dopo aver meditato a lungo sul da farsi, John aveva deciso che, se da una parte era inconcepibile cercarla dopo quasi 3 anni di separazione, dall'altra era l'unica cosa che lo avrebbe fatto sentire meglio e che gli avrebbe ridato speranza. 
Aveva quindi messo da parte un po' di soldi, ricercato diverse mappe della città, segnando in particolare i posti da cui avrebbe cominciato a cercare la sua Elisabeth. E mentre si impegnava in queste piccole azioni, provava una sensazione strana, che assomigliava alla felicità, ma che ancora non la si poteva definire tale.. 
Aveva ritrovato la forza in quella lettera, e non doveva fare come se nulla fosse accaduto: quella lettera rappresentava pur qualcosa, una simpatia o forse ancora un sentimento ricambiato da parte sua, e lui doveva scoprirlo [...]
Dopo quasi 45 minuti di ritardo, era finalmente arrivato il treno,e John, un pò rassicurato, vi stava salendo; per tutto il viaggio non fece altro che ripensare a lei, cercando di ricordarsi il suo bel volto, con quei lineamenti da fata, ma si rendeva conto, con rammarico, che il suo ricordo era molto vago, e non riusciva a ricordarsi nemmeno il colore dei suoi occhi.. 
"In questi tre anni sarà cambiata? Avrà trovato un altro uomo? Sarà partita per un altro paese? Ferita? Ammalata?" 
D'un tratto una serie innumerevole di domande gli affollarono la mente,tanto che per scacciarle via decise di leggere un libro fino all'arrivo, e di non pensarci più .
Erano le 13:40 e John era appena arrivato a Londra, la città che lo aveva fatto tanto soffrire e dove vi era tornato solo spinto dall'amore.. 
Ma ad un tratto, fuori dalla stazione una signora particolarmente affascinante risvegliò John dai suoi pensieri, era molto misteriosa nel vestire, con un certo fare da fata..

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