Agony is my name

di Alastor Bowen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo primo - ***
Capitolo 2: *** capitolo secondo: attendere ***



Capitolo 1
*** capitolo primo - ***


Mia prima long fiction dedicato a ISDA, fatica assurda che potevo evitare

Mia prima long fiction dedicato a ISDA, fatica assurda che potevo evitare? Assolutamente no, più che altro lo considero come un modo per onorare a modo mio Tolkien, e per ringraziarlo di avermi donato un così bel mondo, e dei così bei personaggi.

Non potendo inoltre fare un film delle avventure dei suoi personaggi (ma se nessuno li farà e quando finalmente avrò preso la maledettissima laurea in cinema ci penserò io), ho ben pensato di scrivere una storia, che potesse commuovere e divertire il pubblico, anche se non so se ci riuscirò... lo spero e basta, poichè la speranza non muore mai (a parte a Rohan, ma quello è un altro discorso...)

La dedico infine al mondo, che ha deciso di ospitarmi e nutrirmi insieme a tutti gli altri suoi figli, e la dedico a chi veramente stimo ed apprezzo, cioè Samvise Gamgee, che è solo un personaggio inventato ma che tanto io adoro, così come il suo interprete nel film (Sean Astin), bravissimo e molto convincente, voi si che vi meritate questa storia, non tanto come opera d'arte quanto segno di stima e apprezzo (si sa, basta il pensiero a volte...) in ogni caso personaggi e eventi sono tratti dai racconti di Tolkien

 

 

"Perchè andare contro morte certa?"

 

 

Samvise Gamgee sedeva mirando le colline della Contea.

Si trovava in un luogo sconosciuto a tutti, perfino ad Ham Gamgee, suo padre, comunemente chiamato Gaffiere.

Gli piaceva osservare tutto quel mondo, che pareva essere infinito, seduto in quel piccolo frammento di tranquillità.

Anche se era solo, era felice, e solo per qui piccoli momenti della giornata era ancora possibile la vita.

Il sole ora tramontava, e tutti quanti gli hobbit si preparavano a partecipare alla festa del vecchio Bilbo Baggings, che per l'occasione aveva veramente esagerato nel programmare le cose.

L'unica cosa che probabilmente mancava era la presenza di Elfi, che probabilmente avrebbe potuto attirare il piccolo Hobbit nella illuminata festa.

Purtroppo, tutto ciò non poteva accadere, e quindi Sam decise di rimanere ad osservare il mondo fino al tramonto, e continuare con la stesura del suo diario e delle sue poesie.

Si considerava fortunato del fatto di saper leggere e scrivere, e ringraziava Bilbo per essergli stato maestro per la quantità di lezioni necessarie per imparare il Quenya.

Ammirando il sole che tramontava, decise poco dopo di mettersi a scrivere prima che le tenebre l'avessero inghiottito e costretto a non scrivere.

 

 

§

 

"L'Anello dev'essere qui da qualche parte.... ma dove?" si chiedeva Saruman guardandosi intorno dall'alto della torre di Isengard.

Non riusciva ad immaginare dove avrebbe potuto trovare il gioiello tanto bramato dal suo padrone, o forse sarebbe meglio dire socio.

Infatti Saruman non era stato affatto sottomesso, ma si era schierato coscientemente dalla parte del nemico, senza alcun ripensamento.

Ed ora dubbioso si guardava intorno, da una parte Rohan, dall'altra Gondor, dall'altra ancora la Contea.

Ia Terra di Mezzo era troppo vasta, e lui non sapeva proprio da dove incominciare la propria ricerca.

L'unico indizio che avevano era la successione cronologica dell'Anello e alcune leggende.

Si diceva infatti che dopo essere stato tagliato dalla mano si Sauron, l'anello fosse finito in mano ad Isidur, che lo perse venendo ucciso in un fiume.

Lo prese un essere, ma non si sapeva bene chi fosse, si sapeva solo che popolava le montagne, ma di lui non ci fu alcuna traccia quando i suoi scagnozzi si misero alla sua ricerca.

"Dove cazzo è?" si chiedeva e si chiedeva ogni momento, divenuta oramai quella la sua ossessione.

 

 

§

 

Legolas, Re degli elfi a nord del Bosco Atro, era uscito per la sua solita passeggiata pomeridiana insieme a Smeagle, o Gollum, la creatura leggendaria che altro non era che un Hobbit.

L'elfo era alto, vestiva di verde e di nero, e aveva gli occhi azzurri con i capelli biondi, tipico degli elfi di quella zona.

Smeagle era invece un essere viscido, basso e con una grande gobba sulla schiena, la pelle quasi imputridita, il volto colto dalla vecchiaia e magrissimo.

Non aveva più capelli quell'Hobbit, e quelli che aveva parevano quasi invisibili ad occhio nudo.

Passeggiavano fra gli alberi, Smeagle legato alla corda elfica che teneva in mano Legolas, mentre quest'ultimo fischiettava motivetti allegri.

L'espressione di Smeagle al sentire quei motivetti era un miscuglio fra una quella di chi sta per avere una crisi epilettica e chi ha già avuto una nevrosi multipla, in poche parole era straziato e non vedeva l'ora di trovare due picchi per rompersi i timpani delle orecchie.

Avevano entrambi un passo spedito, uno perchè era il normale passo, l'altro perchè aveva fretta di tornarsene a casa.

"Allora Gollum ti vuoi muovere o no? Si sta facendo sera, sarà meglio tornare fra un po'..."

L'essere viscido era felice nel sentire quelle parole, e si voltò verso casa immediatamente, voglioso solamente di dormire e di non pensare più a nulla.

Il tessoro però è nostro... ricordatelo, lurido bastardo!!!

 

 

§

 

Sam aveva smesso di scrivere, le stelle apparivano ora nel cielo, dando spazio ai sogni.

Si trovava ancora solo, e solo voleva ancora rimanere; pensava, pensava a Rosy Cotton, quella ragazza di cui era infatuato e che tanto desiderava poter abbracciare, amare apertamente...

Sognava a volte ad occhi aperti, sognava di avere coraggio, e di riuscire nel suo intento più grande, cioè quello di riuscire a dichiarare il suo amore.

L'erba era fresca, la terra era morbida e tutto sembrava voler portare il giovane Hobbit al sonno.

Fra dieci minuti Sam... guarda ancora un po' le stelle...

Pensava fra sè e sè.

E quelle stelle sembravano volessero ancor più mostrare sotto il suo naso l'infinito, e il suo essere piccolo in tutta quella magnifica grandezza e sconfinatezza.

Da seduto che era, si mise sdraiato, e tenendo le mani unite sotto il volto a mo' di cuscino si addormentò cullato dalla leggera brezza.

E fu proprio in quel momento, in quel momento dove la realtà per un piccolissimo secondo o forse anche meno si mischia con i sogni, quel momento dove non si sa perfettamente cosa accade, quel momento che nessuno riesce a ricordare al risveglio, che Sam vide Gandalf apparire davanti a lui.

 

 

 

§

 

Saruman stava pensando da troppo tempo.

Aveva finalmente deciso di chiudersi nella sua camera e di riposare finalmente nel suo letto.

Quella pelle umana non riusciva proprio più a sopportarla, quel fetore, quello scatenarsi di sentimenti...  avrebbe volentieri cambiato le cose quel giorno, durante la Seconda Era.... Eppure non poteva, con tutta la potenza che aveva, non poteva cambiare tutto ciò che era diventato.

Odiava sentire i sentimenti espandersi dappertuttto e prendere posto alla coscienza, odiava sentirsi a volte troppo stanco da continuare i suoi lavori, odiava essere inferiore a Sauron...

Si rivoltava nel letto, cercando sonno, l'unica cosa forse affascinante e buona dell'essere umano.

I suoi occhi non riuscivano però a chiudersi, anzi, sembrava volessero rimanere aperti, si trovava in una fase di esagitazione dell'animo, e doveva assolutamente trovare la quiete, e così il riposo.

Decise quindi di chiudere gli occhi e non pensare, per quanto poteva riuscirgli.

Infatti funzionò solo per pochi secondi, anzi, anche meno.

Il vecchio riaprì gli occhi, maledicendosi.

Poi, rimettendosi seduto, non potè fare a meno che sorridere, e trasformare quel suo sorriso in una risata, una terribile e potentissima risata...

"Non ci stavo pensando... non ci stavo pensando!!!" diceva fra se e se con un tono leggermente isterico...

Ma per lui quello non significava pazzia, anzi, quello per lui era il segno del vero riposo.

Uscì, ed andò di nuovo verso la balconata della torre.

Il cielo azzurro ora si tingeva leggermente di rosso.

 

 

"Mio caro amico, ogni morte è certa..."

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** capitolo secondo: attendere ***


Eccomi dunque con il secondi capitolo, che entra quasi subito nell'azione, ma non da ancora alcuna spiegazione, e non ne avret

Eccomi dunque con il secondi capitolo, che entra quasi subito nell'azione, ma non da ancora alcuna spiegazione, e non ne avrete fino al decimo capitolo!! Spero non vogliate mollare qui, perchè di fatti inquietanti ne accadranno, così come misteri da risolvere.

Tutto ciò che ho scritto comunque, i nomi di persone o luoghi sono realmente inventati da Tolkien.

 

 

 

                                                                       

 

"Intrappolati nel limbo eterno. Gli spiriti amareggiati ci circondano. Aspettando e rimuginando."

 

 

"Buon compleanno Bilbo!!!" gridavano tutti gli Hobbit in coro.

E il piccolo Hobbit rispondeva con inchini e sorrisi, pacche sulle spalle e saluti amichevoli.

Frodo si trovava in giro, e cercava Gandalf, poichè doveva dirgli qualcosa di molto importante.

Non trovandolo, pensò si fosse rintanato nel giardino di Bilbo, il suo adorato luogo di 'quiete'.

Si allontanò dunque dalla festa, e si diresse verso la casa dello zio.

Mentre camminava, si poneva alcune stupide domande per passare il tempo.

Fra le tante anche quella sulla misteriosa assenza di Sam.

Ma era normale, non era la prima volta che succedeva una cosa del genere, e non doveva preoccuparsene troppo.

Giunse proprio alla collinetta che precedeva la caverna - appartamento, quando vide la figura alta dello stregone abbassata su qualcosa a terra nascosta tra i cespugli del giardino di Bilbo.

Finalmente lo aveva trovato.

Si avvicinò con passo più spedito all'uomo, che non aveva notato il piccolo amico che si avvicinava.

Lo notò solamente quando oramai era proprio sotto il suo naso.

"Ciao Gandalf!!" disse Frodo cercando il volto dell'amico tra la folta barba.

"...Ciao Frodo.." disse l'uomo.

Si era ora alzato, bloccando a metà la sua opera non conclusa.

"Cosa stavi facendo?" chiese curioso Frodo.

"Nulla nulla... nascondevo i fuochi per Bilbo..." rispose prontamente lo stregone.

"Perfetto, senti, devo chiederti una cosa, è molto importante... riguarda Bilbo..."

"Dimmi pure..." lo esortò Gandalf.

"Ecco vedi.... ho notato qualcosa di strano in lui... ultimamente ha paura di qualcosa che non conosce, e io non so veramente come aiutarlo... non è che puoi parlare tu con lui?"

"Certo..." rispose il vecchio.

Frodo fu allietato da quella notizia, e al sapere che avrebbe ricevuto l'aiuto richiesto corse felice verso la festa.

 

 

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Sam si svegliò di soprassalto.

Aprì gli occhi molto lentamente, appesantito da una strana energia.

L'aria che respirava era veramente fetida e pesante.

Riuscì a mettere tutto a fuoco solo dopo parecchi minuti, e con orrore constatò di non trovarsi più nel suo nascondiglio.

Probabilmente non si trovava più neppure nella Contea.

Si guardò attorno.

Era circondato da strane fiamme, tutte rosse come il sangue, a terra delle pietre creavano un piccolo canale di quella che sembrava essere lava.

Non vi era anima viva, ne animali, ne hobbit, ne elfi... sembrava essere solo in quel luogo.

Non sapeva proprio cosa fare, dove andare, chi o cosa cercare...

Fu preso da attimi di disperazione, si accasciò dunque al suolo e si mise a piangere disperato.

Toccando con le mani sporche di lacrime quel caldo terreno, l'hobbit trovò qualcosa accanto a se.

Era il suo diario.

Lo prese in mano, e lo lesse, cercandone conforto e magari anche una risposta a tutto quello che gli stava accadendo.

Leggeva e leggeva le pagine, ma non riusciva a trovare nulla di sensato...

Poi sentì un rumore, un rumore metallico, un suono di catene, un qualcosa che entrava nei timpani e lasciava un segno per parecchi secondi, qualcosa che pungeva nella testa come un ago in un dito....

Alzò dunque lo sguardo, e nel fumo di tutte quelle fiamme vide una figura avvicinarsi, un'ombra avvolta dalle fiamme che lentamente ma inesorabilmente avanzava verso di lui.

Non riusciva a capire cosa fosse, se umano o elfo, se vivo o morto, e ciò lo inquietò molto.

Tenendo stretto sul suo petto il diario, gridò all'oscura figura: "Chi è?"

Al sentire quelle parole la figura si fermò, guardandosi intorno.

Inclinava quella che doveva essere la testa verso l'alto, e faceva un rumore che faceva presagire che stesse annusando qualcosa.

O qualcuno.

Poi, riprese lentamente il cammino, senza dare alcuna risposta.

 

 

 

 

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Smeagle si svegliò di colpo.

La notte brillava sul suo capo, e l'aria tiepida di quella notte soffiava leggermente sulla sua schiena.

Sentiva che qualcosa non andava, che Arda stava piano piano cambiando, ma non riusciva a capire come o in che cosa.

L'unica cosa che capiva ora era che l'Anello era il minore dei problemi, così come Sauron.

Ma non ne disse nulla a nessuno per quel momento, preferiva aspettare risposte più dettagliate.

Si rimise dunque a dormire.

Nel frattempo, due Ali nere scrutavano l'orizzonte, alla ricerca di qualcosa di più grande del loro padrone, qualcosa che finalmente avrebbe cambiato le loro sorti in meglio....

 

 

 

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L'albero della Festa dormiva ora, e con lui tutti gli hobbit della contea, tranne uno, Bilbo Baggings.

Stava ora nella sua dimora, e parlava con Gandalf.

"Bilbo mio caro, è stata una magnifica festa..."

"Grazie mio amico, lo so perfettamente... e la prossima sarà anche migliore!!!" disse Bilbo apparentemente ubriaco.

Al sentire quelle parole, Gandalf divenne un pochino più serio.

"centoundici anni sono molti mio caro Bilbo, e non penso che a centododici sia salutare per te fare feste del genere..." disse leggermente cupo.

Bilbo non aveva però notato quella nota cupa nella voce dello stregone.

"Sciocchezze..." rispose ".. sono ancora sano come un pesce!!!" e mentre diceva tutto ciò saliva sulla sedia per sistemare un lucernario sulle loro teste.

"Bilbo... tu hai l'Anello... non è così?" chiese Gandalf dopo una pausa di parecchi minuti.

Al sentire quelle parole Bilbo si fermò, lasciando il suo lavoro incompleto.

Si voltò verso l'amico, aveva ora uno sguardo molto più serio di quello di prima.

"Tu come..." fece per chiedere.

"... questo non è rilevante... rispondimi, tu hai l'Anello?" richiese Gandalf.

"Io... io.... l'ho trovato in una caverna, quella volta in cui siamo partiti con i nani.... io non sapeva cos'era all'inizio, ma ne ero attratto Gandalf, devi credermi... comunque dopo averlo rubato... ho sentito qualcosa che cambiava in me, una forza che mi faceva vivere la vita diversamente... credimi amico mio quando ti dico che con questo anello io sono cambiato, e in meglio..."

"No... Bilbo... non ti credo... ma sono comunque felice di averlo finalmente trovato... ora potrò finalmente proseguire con la mia ricerca... da chi l'hai rubato Bilbo?"

"Non so... una creatura di una caverna delle montagne... non so come si chiamasse..."

"Smeagle?" chiese l'uomo.

Ma Bilbo non rispose... ora era intento a concludere il suo lavoro, e quelle domande erano divenute troppo grandi per ricevere una risposta...

Gandalf comunque non aveva bisogno di una risposta, per lui la cosa giusta da fare ora era solo attendere...

 

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