Silver and Glace, an impossible regal love.

di daylighter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Silver and Glace ***
Capitolo 2: *** Homnies ***
Capitolo 3: *** Hot and Cold ***
Capitolo 4: *** Prince? ***
Capitolo 5: *** I'm sorry. Don't worry. ***
Capitolo 6: *** your kisses drive me crazy ***
Capitolo 7: *** Plane. ***
Capitolo 8: *** Forget. ***
Capitolo 9: *** Lies. ***
Capitolo 10: *** Like Athena. ***
Capitolo 11: *** Fire's ball. ***
Capitolo 12: *** Where were you? ***
Capitolo 13: *** I miss you. ***
Capitolo 14: *** Together? ***
Capitolo 15: *** Da un anno e qualche mese. ***
Capitolo 16: *** Last kiss for Silver and Glace. ***
Capitolo 17: *** The end. ***
Capitolo 18: *** Epilogo. ***



Capitolo 1
*** Silver and Glace ***


1. 
‘Cosa ci fai qui? Sai che se ci vedono è la fine.’ Surrurrò la ragazza vedendo il suo amato fuori dalla finestra.
‘Andiamo Silver, scendi’
Non ci mise molto a volare giù dal balcone.
‘Amo il tuo potere’ le disse lui baciandola.
‘Io amo te invece’ rispose.
 
Varcata la soglia della tribù dell’aria, Silver non si sentiva più tanto sicura.
‘Glace..’ tirò il lembo della sua camicia cercando di attirare la sua attenzione.


Il ragazzo si girò verso di lei, indicandole di fare silenzio. ‘Siamo quasi arrivati’
 
 
‘Fin dall’antichità le tribù del fuoco e dell’aria erano nemiche mortali, si odiavano così tanto da far scoppiare parecchie guerre tra di loro.’
 
“Hei Gil, chi erano Silver e Glace?” mi chiese la mia sorellina, entusiasta dalla storia che avevo cominciato a raccontarle, nonché la mia preferita.
“Erano due giovani innamorati tesoro” mi fece segno di continuare a raccontare e così feci.
 
 
‘Mi sei mancata’ disse il ragazzo abbracciando la sua amata. ‘Anche tu’
Silver, della tribù dell’aria e Glace, della tribù del fuoco.
Nemici di detto ma non di fatto.
‘Devi aspettare la notte per chiedermi di uscire?’ chiese Silver aspettando la risposta del giovane.
‘Vorrei poterti stare sempre vicino, ma quella stupida barriera me lo impedisce’
La barriera dei quattro  mondi. Era chiamata così dalla maggiorparte degli abitanti del regno di Homnies. Divideva in parti uguali le quattrò tribù ed era varcabile solo la notte.
‘Glace…’ lo chiamò la ragazza. ‘Si?’
‘Siamo destinati ad ucciderci lo sai?’ Silver sapeva che Glace conosceva il loro destino.
‘Non ti ucciderei nemmeno se fosse l’ultima cosa che dovessi fare.’ Le rispose lui, provocando una strana sensazione in lei. ‘Nemmeno io lo farò’ affermò lei, soffermandosi a guardare gli occhi di fuoco del ragazzo. ‘I tuoi occhi, sono così belli’ continuò, accarezzando il viso del suo ragazzo.
La continua lotta che c’era tra loro portava entrambi all’esasperazione, tanto che dovettero provvedere ad uscire di nascosto per vedersi.
La legge di Homnies vietava l’ingresso in una tribù che non era la propria, così i due amati, si recavano spesso ai confini. ‘tra di noi è tutto così sbagliato..’ quasi pianse la ragazza.
 
 
“Quindi Silver e Glace dovevano uccidersi?’ si intromise mia sorella, facendomi fermare il racconto.
“Avrebbero dovuto”  risposi, per poi ricominciare a raccontare.
 

Silver e Glace all’alba, tornarono alle loro rispettive tribù, lasciando che il sole rinvigorisse la barriera sul regno di Homnies.
‘Signorina Alexandra è pronta la colazione, sua madre mi ha avvertita di dirle che vuole parlare con lei al più presto’le  disse dolcemente Lexy, serva di fiducia di Siver.
Lei conosceva i rapporti che aveva con Glace e non aveva mai tradito la principessa parlandone con qualcuno.
Al di fuori di Homnies, nessuno la conosceva come Silver. Bensì come Alexandra. Principessa della tribù dell’aria.
Silver, dopo essersi vestita, scese dalla madre. Essa l’attendeva seduta al grande tavolo del palazzo.
‘Di cosa voleva parlarmi madre?’ chiese lei gentilmente, aspettandosi una risposta altrettando gentile.
‘Devi smetterla di andare a caccia la notte.’ La sgridò la regina.
Silver sorrise sotto i denti, la scusa della caccia aveva sempre funzionato con la madre.
‘Appartieni alla famiglia reale e non è concepibile una cosa del genere’ continuò la donna.
‘Ma madre, io ho bisogno di uscire’ si lamentò Silver.
‘Alexandra Haley Grobert, tu non uscirai più di notte. Il caso è chiuso’
Silver annuii alla madre e fece un inchino prima di uscire dalla porta della grande sala da pranzo.
 

“Ma adesso come faranno ad incontrarsi Glace e Silver?” mi chiese mia sorella con un tono triste.
“Il loro amore è talmente forte che niente li avrebbe fermati” le risposi.
 

‘Ragazzo mio, hai compiuto la maggiore età da poco, quando ti deciderai a trovarti una moglie?’ queste parole colpirono il cuore di Glace, tanto che iniziò a respirare affannosamente.
‘La sto cercando padre’ inventò sul momento, pur sapendo che l’unica che avrebbe voluto sposare starebbe stata Silver.
‘Benissimo, vorrò essere il primo ad esserle presentato.’ Glace annuii e fece per uscire, quando il padre lo richiamò. ‘Justin, schiena dritta. Il portamento è fondamentale per un giovane erede al trono.’ Il ragazzo, raddrizzò la schiena e uscì dalla stanza.
Al di fuori di Homnies, nessuno lo conosceva come Glace. Bensì come Justin, principe della tribù del fuoco. 


 

Nuova Fan Fic. 
Ciaooooooooooooooooo
Come state?
Ho iniziato questa nuova storia, questa è solo la trama.
Che ne pensate?
Amo soprattutto il fatto dei nomi. 
Silver e Glace. 
Non sono bellissimi? dsfjdlk
Comuuunque, spero vi piaccia questa nuova storia. 
Mi lasciate una recensione? 
DAAAAAAI *occhi dolci*

Ok mi dileguo. 
Becs.

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Capitolo 2
*** Homnies ***


2.

Tanto tempo fa, negli angoli più remoti della terra, erano situati quattro nuclei di regni destinati a diventare qualcosa di importante.
Nei tre regni dominanti, regnava la pace e l’armonia, ogni mese si organizzavano feste in onore degli Hudes, esseri umani dotati di poteri straordinari.
Non era lo stesso per l’ultimo regno, situato fra le sperdute colline canadesi. Homnies.  
Inizialmente il regno era governato da un unico re, ma con il passare degli anni, gli Hudes che non condividevano lo stesso dono iniziarono a creare complotti fra di loro, fino alla creazione di quattro tribù.
Acqua. Aria. Fuoco. Terra.
Fu un giorno di festa anche per la triste e grigia Homnies, quando la regina Claire e la regina Pattie diedero alla luce i due piccoli eredi delle tribù dell’aria e del fuoco.
I quattro re di Homnies si ritrovarono a brindare nel celebre palazzo del sovrano della tribù del fuoco, dando vita a danze e banchetti invitando anche il popolo a partecipare.
La figlia dell’aria o Silver, come l’avevano soprannominata gli abitanti portava il nome di Alexandra. I capelli ramati e gli occhi trasparenti, la rendevano l’icona della bellezza per eccellenza nella tribù di cui era principessa.
L’erede della tribù del fuoco o come il popolo amava chiamarlo Glace, era l’icona del coraggio e della forza, nonostante sprigionasse dolcezza e serenità.
Il suo nome di battesimo era Justin, dai capelli biondi e gli occhi del colore del miele, che con il passare del tempo sarebbero diventati color fiamma.
Passato il mese di festa, Homnies tornò indipendente e scura come prima, munita di una barriera.
La barriera dei quattro regni. Innalzata ai tempi della guerra fra tribù, questa barriera proteggeva e divideva le quattro aree in parti identiche.
La sua fonte di potere erano i raggi del sole, e fu per questo che le più celebri guerre ricordate nel regno furono combattute di notte, tempo in cui la barriera era varcabile.
 
13  anni dopo.
 
<< Principessa Alexandra, si alzi. E’ finalmente giunto il giorno del suo sedicesimo compleanno. I suoi poteri saranno rafforzati e la sua forza crescerà parecchio.>> la voce di Lexy mi risuonava nei timpani, era così euforica che saltellava da una parte all’altra della stanza, canticchiando l’inno della mia tribù.
Sedici anni. Avevo finalmente raggiunto l’età per poter andare a caccia da sola fuori dal regno, scoprire cosa c’era all’esterno della tribù dell’aria.
<< Calmati Lexy, dici che devo indossare il vestito da cerimonia o l’uniforme per la caccia? >> per me era come una sorella, nonostante fosse la mia serva di fiducia, le raccontavo le mie, ancora misere, imprese all’interno della tribù.
Prese entrambi e li adagiò dolcemente sul letto, dandomi la possibilità di scegliere.
L’abito da cerimonia era lungo, corpetto stretto che risaltava il seno non molto accentuato e una gonna larga che ricadeva lunga coprendo le gambe.
Era di un colore azzurro come il cielo, si abbinava ai miei occhi del colore dell’aria.
L’uniforme invece, era una tuta di cotone aderente, che mi adagiava nei movimenti e mi permetteva di volare meglio. La cintura sui fianchi conteneva oggetti da caccia, pronti per essere utilizzati.
Scelsi l’uniforme e dopo averla indossata e aver sistemato i capelli in una treccia di rami argentati scesi in sala da pranzo, nel quale mi aspettava la mia famiglia al completo.
<< Madre, padre >> dissi inchinandomi al loro cospetto, scompigliando i capelli di mio fratello minore.
<< Alexandra, come tu ben saprai da oggi hai maggiore libertà, questo però non vuol dire che potrai fare quello che vuoi, hai i tuoi impegni regali da mantenere >> disse mio padre con il suo solito tono altezzoso.
<< La mia bambina ha già sedici anni, vieni qui fatti abbracciare >> la dolcezza di una madre era imparagonabile. I suoi abbracci caldi, le sue carezze. << Stai un incanto con questa indosso tesoro >> continuò poi lei, abbracciandomi ancora.
La giornata passò tra festicciole e giri in paese, il momento che più aspettavo si stava avvicinando, sarebbe stata notte a breve. Finalmente sarei potuta uscire, andare a caccia fino all’ora che volevo senza un coprifuoco preciso.
Quando il sole scomparve definitivamente e la luna prese il suo posto, la barriera aveva ceduto. Volai fuori dalla finestra, pronta a imbattermi nelle bestie della foresta fuori Homnies.
Con il mio arco in spalla uscii dalla mia tribù per recarmi più velocemente possibile alla ricerca di qualche essere da donare alla cucina comune del mio popolo.
Il cibo scarseggiava per loro e nonostante la famiglia reale ne avesse più che a sufficienza, era comunque vietato dalle leggi donarne al popolo.
La strada più vicina per arrivare alla foresta implicava attraversare la tribù del fuoco.
Rabbrividii al pensiero e mi incamminai verso l’ingresso della città.
Volai sui tetti per non dare troppo nell’occhio e quando fui finalmente fuori tirai un grande sospiro di sollievo.
 
Pareva ormai una mezz’ora piena che mi inoltravo nella foresta, avevo già catturato qualche animale, ma non volevo tornare a casa subito.
Sentii un fruscio, e una palla di fuoco venire verso la mia direzione.
La mia capacità mi permise di schivarla librandomi in aria.
Dall’oscurità della foresta apparve un ragazzo, non molto alto e con dei capelli buffi.
Sempre volando mi avvicinai a lui, osservandolo da vicino.
<< Piacere sono Silver >> mi presentai a lui con il mio soprannome da cittadina, avrei preferito che non sapesse della mia identità reale.
Esitò prima di parlare. Mi strinse la mano e alzò le spalle. << Glace >> rimasi incantata dal suo modo di essere così spontaneo e freddo, nessun abitante della tribù dell’aria si era mai comportato così.
<< Cosa ci fai qui da sola nella foresta? >> mi chiese lui illuminando l’area attorno a noi con un semplice gesto della mano.
<< Sono venuta a caccia, ormai ho sedici anni >> lo dissi con fierezza, come se quello fosse un premio importante.
Lo vidi sedersi sotto un albero, con la fiammella perennemente accesa tra le mani e uno sguardo fisso nel vuoto. Mi sedetti vicino a lui,  facendo per sbaglio spegnere la fiammella.
<< Ma sei un disastro! >> mi disse lui riaccendendola con un semplice gesto della mano, per poi ridere di gusto, disturbando il silenzio della notte.
<< Così anche tu sei un Hudes >> mi resi conto della stupidità della mia domanda, ogni abitante del regno di Homnies, così come in tutti gli altri regni, era un Hudes o sarebbe nato tra gli abitanti comuni della terra.
<< Già.. >> la sua indifferenza non mi piaceva affatto, stavo cercando di avere una conversazione con un Hudes del fuoco, ma a lui sembrava non importare molto.
Notai da vicino i capelli che gli coprivano la fronte in uno strano taglio a scodella, i lineamenti dolci ma serrati e gli occhi color miele.
<< Comunque anche io ho sedici anni, ed è già da due giorni che vengo a caccia da solo >> mi disse, forse per evitare che continuassi a fissarlo << ho esperienza nella foresta, potrei.. beh ecco.. >> risi a quella sua reazione.
<< Compagni di caccia? >> gli chiesi, pur sapendo che sarebbe stato illegale.
Non potevamo essere amici, ne compagni di caccia, le dure leggi di Homnies proibivano rapporti  di qualsiasi genere tra gli abitanti di diverse tribù.
Ma ormai si sapeva, la principessa Alexandra amava trasgredire le regole.
E a quanto pare anche questo Glace.
<< Ci sto >> e dopo una stretta di mano, solidammo l’alleanza nella caccia. 



Angolo Autrice. 
Ciao a tutte djfsdkjfas
Questo è il primo vero capitolo della storia. 
Parla di come si sono conosciuti i due ragazzi, non sapendo niente l'uno dell'altra. 
Come ho già detto nel capitolo precente, ci tengo molto a questa fan fic. 
Mi piacerebbe sapere il vostro parere. 
Non siete obbligate a recensire, non mi importa. 
Ma se lo fate siete gentilissime, davvero c: 

Ora vado, latino mi reclama. 
Becs.

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Capitolo 3
*** Hot and Cold ***


3.
Erano ormai due mesi che io e Silver andavamo a caccia insieme nella foresta. Era l’unica amica vera che avevo, non perché non avessi altri amici, ma perché con lei ero solo Glace.
Non Justin, non un principe, solo Glace.
E lei era solo Silver.
Attendevo con ansia la notte, solo per poterla vedere. Vedere quei bellissimi occhi blu e quei capelli ramati che con la luce della luna si tingevano di un argento puro.
Negli ultimi giorni non pensavamo nemmeno più alla caccia vera e propria, ci soffermavamo ad ispezionare la foresta, metro per metro.
Tornavamo alle tribù la mattina presto, dopo un’intera notte passata a ridere e a conoscerci.
 
Quella mattina, come al solito, non riuscivo a prendere sonno.
Sarei dovuto andare in paese questo pomeriggio, era la giornata della raccolta.
Amavo andare in paese, era l’unico modo in cui potevo stare a contatto con il mio popolo, parlare con loro e comportarmi da cittadino comune.
Mi girai e rigirai nel letto, fino a quando non decisi di alzarmi e scendere a fare colazione.
Il palazzo a quell’ora della mattina era desolato, i miei genitori dormivano nella loro camera e i miei fratelli anche.
Sarebbe stato da egoisti, ma era l’unico amico che avevo all’interno del palazzo, così andai a svegliare Dan, colui che mi accompagnava durante le visite al popolo e che è stato così pazzo da scegliere di diventare il mio servo.
Per me lui era tutt’altro che un servo, un amico, un fratello, ma un servo mai. Odiavo mettere in mostra la mia classe sociale.
La camera di Dan si trovava dall’altra parte dell’enorme palazzo quale era la mia dimora.
Bussai prima, ma non ricevendo risposta entrai lo stesso, trovandolo appisolato sul suo letto.
<< Dan, Dan sveglia >> gli diedi qualche colpetto sulla spalla per facilitare il suo risveglio.
<< Mmh >> mugugnò lui.
Cominciava a svegliarsi, muovendosi tra le coperte. Fino a quando non aprì gli occhi, si alzò di scatto mettendosi seduto.
<< Signore >> mi guardò << Le serve qualcosa? >>
Lo guardai male. << Quante volte ti ho detto di non chiamarmi signore? >> lui rise sotto i baffi, emettendo un suono abbastanza forte considerando il silenzio del castello.
<< Scusa Jus, abitudine >> mi fece l’occhiolino e io sorrisi.
<< Non riesco a prendere sonno, l’immagine di quell’arco argentato mi è impressa nella mente e si rifiuta di uscire >> ammetto, guardandomi i piedi.
Con Dan non tenevo segreti, avevo raccontato lui di Silver, del nostro primo incontro e di come si erano sviluppate le cose tra di noi.
Lui aveva saputo ascoltarmi, consigliandomi di non abbandonare mai la mia idea di incontrarla segretamente. Sei mio padre l’avesse scoperto, mi avrebbe proibito di vederla per sempre.
O almeno fino a che i regni non si sarebbero riapacificati, il che valeva dire per sempre.
<< Questa Silver deve essere davvero tanto speciale per te.. >> non sapevo se l’aggettivo speciale fosse il più coerente il quel momento, ma se passare una notte di divertimento con lei equivaleva a renderla speciale ai miei occhi, allora si, era speciale.
<< Dovresti conoscerla >> gli dissi, credendo che presentargliela sarebbe stata la cosa migliore da fare. << Ti piacerebbe di sicuro, è così.. spontanea >>
Lui annuii e io risi. Lo vidi sbadigliare, era ancora stanco a quanto pareva.
<< Dormi ancora un po’, ci aspetta una giornata pesante >> tornai nella mia camera.
 
 
Aspettavo l’arrivo di Silver seduto su un ramo, quando sentii due mani fredde coprirmi gli occhi. Mi voltai e la vidi sorridere divertita.
<< Ti attendevo >> le dissi, aspettando che si sedesse sul ramo affianco a me, piuttosto che stare appesa al nulla sopra la mia testa.
Quando finalmente si decise a sedersi, il ramo sembrava fin troppo piccolo per entrambi. Si appese con le gambe a quello sopra, lasciandosi ciondolare giù da esso.
<< Così va meglio >> rise lei mostrandomi tutta la bellezza di quel sorriso.
I suoi capelli lunghissimi arrivavano a toccare con le punte il ramo in cui ero seduto io, permettendomi di toccarli.
Lei diceva sempre che avevo i capelli più morbidi che avesse mai toccato, ma i suoi lo erano di più, così dolci e soffici, ti trasmettevano calore, nonostante fossero ghiacciati.
<< Perché sei sempre così fredda? >> le chiesi.
<< Tu perché sei sempre così caldo? >> mi rispose.
Non avevo mai pensato che potessi risultare troppo caldo, ogni Hudes del fuoco aveva una temperatura corporea elevata rispetto agli altri.
<< Ho capito, quindi.. se noi ci sposassimo e avessimo dei figli, costoro sarebbero caldi e freddi nello stesso momento e soffierebbero aria calda >> lei annuii e la vidi arrossire.
L’argomento doveva averla imbarazzata, si vede che non era abituata a questo genere di argomenti.
Mi scusai e lei rise.
Mi chiedevo spesso del perché ridesse sempre, del perché non rispondesse mai a tono a nessuno, del perché fosse così estremamente solare. Quando qui l’unico solare dovrei essere io.
Le nostre personalità parevano opposte, lei fredda come il ghiaccio era calda all’interno, mentre io caldo come il fuoco ero freddo all’interno.
<< E’ una qualità della tribù dell’aria >> disse, lasciandomi spiazzato sul quello che volesse intendere con quelle parole.
<< Cosa? >>  chiesi non capendo a cosa si riferisse.
<< Il perché rido sempre >> spalancai la bocca e lei rise ancora.
Ora leggeva anche nel pensiero? Forse avevo semplicemente pensato a voce alta.
Scesi dall’albero e lei mi seguì, ancora in aria.
<< Com’è volare? >> mi sentii sollevare dalle braccia fino a non toccare con in piedi per terra, cacciai un urlo e lei rise, come sempre.
<< Così >> disse alludendo al fatto che mi stesse sollevando, ma dove la trovava tutta quella forza?
<< Mettimi giù che peso >> lei scosse la testa e mi fece girare in aria.
La sensazione di libertà che provai in quel momento fu davvero inspiegabile, mi sentivo leggero, e forse lo ero.
Quando stremata mi posò, la vidi accasciarsi accanto a me.
<< Te l’avevo detto di mettermi giù >> la vidi sorridere.
<< Non c’era gusto >> mi rispose scrollando le spalle.
 
Era ufficiale ci eravamo persi.
<< Ma non eri tu quello che conosceva la foresta? >> notai la paura nel suo sguardo.
<< Non la conosco mica tutta a memoria >> risposi usando il mio solito tono freddo.
Non stava sorridendo, segno che la situazione doveva davvero metterla parecchio a disagio.
<< Devo tornare a casa presto o mia mamma mi.. >> si fermò come se stesse per rivelare il suo più grande segreto.
<< Ti? >> cercai di incitarla a continuare, ma sembrava non volerne sapere.
Scosse la testa. << Niente >>
Ci conoscevamo da poco, ma capivo quando c’era qualcosa che non andava, e questa era una di quelle volte. Ma forse non era davvero niente.
<< Eddai non fare la principessina e parla >> lei spalancò gli occhi come se avessi appena detto il peggior insulto immaginabile.
<< C-come fai a..? >> sembrava sul serio spiazzata. Non finiva le frasi lasciandomi con l’amaro in bocca.
<< a? >> lei sospirò, evidetentemente aveva preso coraggio.
<< Come fai a sapere che sono una principessa? >> scoppiai in una risata nervosa, per poi soffermare a guardarla.
<< Aspetta, dici sul serio? >> lei mi guardò e annuì.
<< Piacere, sono Alexandra. Principessa della tribù dell’aria. >> non sapevo cosa fare in quel momento. Lei si inchinò leggermente.
Stavo uscendo con la principessa Alexandra, la ragazza nata tre giorni dopo di me, l’Hudes dell’aria più forte che esistesse, l’icona della bellezza per eccellenza, la ragazza che avrei dovuto uccidere.
La legge diceva che se mai un reale e una reale che non facessero parte della stessa tribù si frequentassero e qualcuno sarebbe venuto a scoprirlo, ci sarebbe stato tra i due un immediato duello all’ultimo sangue.
Uccidere Silver era l’ultima cosa che volevo. Lei.. era mia.
 

Angolo Autrice. 
Ciao ragazze, come state?
Io volete sapere la verità? Malissimo. 
Il mio ex è un coglione.. si diverte a giocare con me.
Non credo che questo vi interessi. 
Passando al capitolo, come vi sembra? 
Sinceramente? A me piaceva di più l'altro, ma vabbè non sono in vena. 
Ripeto, ci tengo molto a questa storia e vorrei qualche vostro parere. 
Baci. Becs. <3

 Ps. Verifica di latino andata benissimo :)

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Capitolo 4
*** Prince? ***


4.
<< Che succede principessa? >> mi chiese Lexy. Vedendomi giù di morale.
Non sapevo se potevo raccontarle delle avventure con Glace nella foresta, l’avrebbe sicuramente detto ai miei genitori e quest’ultimi mi avrebbero proibito di incotrarlo ancora. Ma dovevo togliermi questo peso.
<< Lexy, se io ti racconto una cosa tu prometti sulla testa del re che non ne parlerai con nessuno? >> giurare sulla testa del re era sacro per noi di Homnies, se mai qualcuno l’avesse fatto per poi non mantenere la promessa sarebbe stato subito giustiziato in piazza, disonorato dal popolo.
La vidi pensare un attimo e poi giurò, sapevo che non mi avrebbe tradita dopo quell’azione.
<< Ho fatto amicizia con un Hudes del fuoco e lui sa che.. beh sono la principessa Alexandra >> non so come la rese esattamente, i suoi si erano dilatati già alle parole “Hudes del fuoco” quindi presupposi che non l’avesse presa molto bene.  << Ti prego Lexy, non dirlo a nessuno >> lei annuii e io tirai un sospiro di sollievo.
<< Da quanto è che vi conoscete? >> erano passati circa due mesi e mezzo dal nostro primo incontro, esattamente il giorno del mio compleanno.
<< Dal mio sedicesimo compleanno, lo conobbi nella foresta >>
Molto spesso ripenso a quella notte, alla palla di fuoco che quasi mi ha travolta, al suo modo freddo di presentarsi, alla sua proposta di farmi conoscere la foresta, alla sua buffa uscita di avere figli, quando ci perdemmo nella foresta, quando scoprì che sono una principessa e tutte le volte che ci eravamo incontrati da quel giorno fino a questo.
Senza rispondere, vedevo Lexy che si mangiava le unghie agitata. Era una bellissima ragazza, i capelli biondi e gli occhi azzurri tipici degli Hudes dell’aria.
Era quattro anni più grande di me ma sembrava ancora ua bambina.
 

<< Alexandra, preparati. Questa sera c’è il galà delle tribù, a palazzo del re del fuoco. Miraccomando, vestiti elegante e comportati bene, ci saranno anche i principi e le principesse delle altre tribù >> capii solo fuoco e tutto quello mi portò a Glace.
Saremmo stati a cospetto del re del fuoco, perfetto.
Andai a lavarmi, l’acqua calda della vasca faceva contrasto con il mio corpo freddo facendomi sussultare. Per un momento mi passò in mente che fossero le mani di Glace a toccarmi invece che l’acqua calda.
La sua temperatura corporea mi metteva i brividi, ma adoravo essere toccata da lui.
Dopo essere uscita dalla vasca mi avvolsi in una morbida asciugamano e raggiunsi Lexy in camera mia che già teneva in mano l’abito che avrei indossato quella sera.
Era molto principesco, una grande gonna verde era messa in risalto da un corpetto sempre verde in velluto. Dopo averlo indossato, mi sentivo come se avessi altri cinque chili da portare con me.
Lexy legò i miei capelli in uno chignon elegante, rendendomi perfetta agli occhi di tutti.
Scesi giù accompagnata da lei nella sala da pranzo, dove la mia famiglia mi attendeva.
La carrozza fuori dal palazzo, ci scortò fino al regno del fuoco, la barriera si era disattivata considerando che erano passate le otto. Attraversammo tranquillamente la porta d'ingresso e ci recammo subito al palazzo, perfettamente messo a tiro per l'evento organizzato.                                               
Tre dei quattro sovrani erano seduti attorno un tavolo, vidi mio padre raggiungerli e accomodarsi sulla sedia con scrito il suo nome. Io rimasi con mia madre, fino a quando una donna con dei bellissimi capelli neri si avvicinò dolcemente a noi sorridendoci.                                                                                                              
 << Tu devi essere la principessa Alexandra, è un piacere conoscerti cara, mio figlio dovrebbe scendere a momenti, gli ho parlato molto di te, immagino non veda l'ora anche lui di incontrarti >> mi disse sorridendo, non potei fare altro che ricambiare.                                                                                                                                                            La mia attenzione venne rapita dal suono della tromba che annunciò l'arrivo del principe. Rimasi a bocca aperta quando dalle alte scale vidi scendere Glace, con un abito da signore davvero imbarazzante. Mi precipitai verso di lui quando mi guardò negli occhi e sorrise.  
<< Salve principessa, mi è stato detto tanto sul suo conto, ma non credevo che fosse così bella >> disse Glace, baciandomi la mano da perfetto gentiluomo. Sorrisi.  Stavo ballando con Glace, o meglio con Justin che ancora non si era deciso a spiegarmi quello che stava succedendo, perché non mi aveva detto niente in questi giorni?                                                                                                              
<< Fai finta di essermi sconosciuto, se scoprissero qualcosa sulla nostra presunta amicizia ci farebbero combattere in un duello. >> annuii, conoscevo la legge, sapevo bene quale era il nostro destino se qualcuno avesse scoperto che cacciavamo insieme.                                                                        
<< Potevi dirmelo che eri il principe >> dissi nel suo orecchio, lasciando che sussultasse al tocco delle mie labbra sulla sua pelle. << Io te l’ho detto quasi subito >> lui rise. Non lo vedevo mai ridere, se non per farmi piacere ridendo alle mie battute pessime.
<< Vieni con me.. >> disse tirandomi per un braccio, portandomi in cima alle scale della grande sala da ballo. I suoi capelli perennemente tagliati a scodella svolazzavano sulla sua testa, ricordandomi che potevo volare. Mi librai in aria, lasciando che Justin si spaventasse.
<< Ricordami di ricordarti di dirmi quando voli >> rise di nuovo, ma cos’era quella sera? La serata della risata? Arrivammo in cima alla torre del palazzo, mi fece sedere sui gradini e si sedette accanto a me. L’atmosfera era meravigliosa, il cielo stellato, le campane sopra di noi. Io, lui.
Il quel momento, tutto intorno a me sembrava non esistere, mi sentivo come se stessi volando su una nuvola e l’aria in essa mi rinvigorisse. Non mi accorsi che la mano di Justin si era appoggiata al mio viso fino a quando non sentii qualche brivido sul collo. Abbassai lo sguardo, lo vidi appoggiato con le labbra sul mio collo. Cosa stava facendo?                                                                                                    
<< Glace, che fai? >> dissi ingenuamente in quel momento, non riuscivo a capire niente. Ero completamente immobile ma desideravo con tutto il cuore che le sue labbra si staccassero. << Ti prego Glace staccati >> la sua pelle calda continuava a scaldare la mia.                                                              
<< Sono passati quasi tre mesi da quando ti conosco Silver, sei la mia migliore amica, l’unica con cui sono stato me stesso, ti desidero più di quanto tu possa immaginare. >> rabbrividii a quelle parole, a quel “ti desidero” lui non poteva, io non potevo. Con la poca forza che mi rimaneva lo spinsi via e volai il più lontano possibile, inoltrandomi nella foresta.



Angolo Autrice.
Ciao ragazze, ho aggiornato subito perchè poi non potrò più farlo per un po'
Devo andare a Liverpool da mia nonna paterna che non sta bene e non mi porto il computer. 
Comunque passando al capitolo, Silver ha scoperto che Glace è il principe del fuoco. 
E' una sfiggy che non ha mai baciato nessuno quindi ha paura. 
Questo capitolo è venuto uno schifo, perchè rispecchia moltissimo il mio umore. 
Tra il mio ex e mia nonna sembro davvero uno straccio per pulire i cessi. 
Ora vado, alla prossima bellezze :)
Becs

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Capitolo 5
*** I'm sorry. Don't worry. ***


<< Silver, Silver dove sei? Ti prego Silver scusami >>
Mi ero inoltrato nella foresta, urlavo il suo nome, ma non ricevevo nessuna risposta.
<< Silver rispondimi per favore, lo so che mi senti >>
Continuavo a saltare da un ramo all’altro, continuando a chiamarla, lei però continuava ad ignorarmi, non riuscivo a capire come avessi potuto farle qualcosa di così volgare.
Mi sarei punito da solo se avessi potuto.
<< Non c’è bisogno di ingrandire così tanto le cose >> la sua voce.
Mi girai in direzione da cui proveniva quel suono, ma non vidi nessuno.
Mi sentivo picchiettare sulla spalla, mi girai e una piccola massa d’aria si trasformò in una Silver bella come sempre.
<< Scusami >> dissi pentito di quello che avevo fatto poco prima alla festa.
Lei scosse la testa abbracciandomi. << Non importa, in fondo mi è.. piaciuto >> sorrisi, vedendola arrossire.
Una voglia di baciarla di nuovo si appropriò di me, mi trattenni.
<< Puoi baciarmi se vuoi >> disse tranquillamente.
In quel momento, con quelle sue parole, qualcosa in me scattò.
<< Non posso farlo scusa >> l’espressione di stupore sul suo viso mi incupì.
Non desideravo altro che avere un contatto con lei, di nuovo.
Ma per la sua sicurezza, più le stavo lontano meglio era.
<< Perché? >> chiese innocentemente.
Perché, bella domanda.
Perché non voglio che ti succeda niente di grave, perché non voglio che mio padre dichiari guerra al tuo, perché vorrei tanto continuare a vederti, perché mi ucciderei piuttosto che finire in un’arena di battaglia con te.
<< Justin >> mi chiamò riportandomi alla realtà.
<< Alex >> scosse la testa come per rimproverarmi.
Mi resi conto di averla chiamata con il suo nome di battesimo e non con quello con cui l’avevo conosciuta.
<< Silver >> lei sorrise, contenta che avessi capito. << Se lo facessi, e qualcuno lo scoprisse, non andrebbe a finire bene >> mi allontanai un po’ da lei che sembrò non apprezzare questo gesto.
<< Glace, ascoltami. Sono quasi tre mesi che ci vediamo di nascosto, credi che uno stupido bacio cambi qualcosa? >> sospirò prima di continuare. << Anzi no, hai ragione tu. Forse è meglio che smettiamo di vederci, se ci scoprissero sarebbero gua.. >> non la feci di parlare che le mie labbra erano impresse sulle sue.
Chiuse gli occhi abbandonandosi a quel bacio, la vicinanza mi permise di sentire battere il suo cuore, era fredda come al solito.
Sorrise staccandosi.
<< Soddisfatta? >> continuava a sorridere, toccandosi le labbra. << Torniamo al castello, si saranno chiesti dove siamo finiti >>
 
 
<< Alexandra! Dove sei stata tutto questo tempo? >> vidi Alex abbassare lo sguardo e sorridere felice.
Mi chiesi il perché della reazione esagerata che aveva avuto la prima volta, considerando che la seconda era stata lei a chiedermi di baciarla.
<< E’ stata colpa mia, l’ho portata a fare un giro per il palazzo >> dissi suscitando l’attenzione di mio padre che guardava la scena.
La regina Claire annuii e mi allontanai da Silver per non dare troppo nell’occhio.
Mi avvicinai al principe della tribù della terra, mi pare si chiamasse Ryan.
<< Ciao >> mi presentai, cercando di essere gentile, ma dalla sua espressione presupposi che non volesse avere niente a che fare con me.
Non ricambiò il saluto, così me ne andai.
Tornai nella mia camera, e ci rimasi fino alla fine della festa.
 
<< Tesoro >> mia madre entrò in camera, fino a quando tutti gli ospiti se ne andarono.
<< Salve madre >> salutai.
<< La principessa ha chiesto di te alla fine della festa >> sbiancai, non doveva farlo.
<< Justin, c’è qualcosa tra di voi? >> abbassai lo sguardo, cosa c’era tra di noi?
Non lo sapevo nemmeno io, quel bacio, non sapevo bene cosa significasse per lei. Nemmeno per lei sinceramente.
<< Madre, la conosco da così poco >> finsi indifferenza.
Lei scosse la testa. << Tesoro, non mentirmi >> non resistetti agli occhi di mia madre.
<< Ci vediamo ogni notte >> la vidi sbarrare gli occhi. << Per cacciare, nella foresta >> tirò un sospiro di sollievo. Chissà cosa aveva pensato, accennai un sorriso.
<< Da quanto questo Justin? >> aveva un tono preoccupato, ma dolce.
Probabilmente sapeva di cosa avevo paura, se l’avesse scoperto mio padre, avrei dovuto combattere.
Abbassai nuovamente lo sguardo. << Quasi da tre mesi >>
<< Fa che non lo scopra tuo padre Justin, non riuscirei a vederti morto. >> aveva capito anche che mi sarei fatto uccidere pur di salvarla, non si smentiva mai.
<< Ehi, cosa ti fa credere che mi faccia battere da una ragazza? >> dissi scherzando, facendola sorridere.
<< Tu la lasceresti vincere figliolo, lo so che lo faresti. Ti si legge negli occhi l’attrazione che provi per Alexandra. >> istintivamente e ingenuamente mi toccai gli occhi.
Continuare a mentire a me stesso non avrebbe di certo aiutato, ma avevo paura. Paura che qualcuno potesse capire i miei sentimenti e che tra di noi finisse male.
<< Cosa vedi tu nei miei occhi madre? >> le chiesi, per avere conferma del mio timore.
<< Nei tuoi occhi c’è una luce, ed è il fuoco che scorre dentro di te, ma questo fuoco cresce notevolmente quando si parla di lei. Le tue pupille si dilatano e sorridi >> mi scompigliò i capelli, con fare materno. << E ti ricordo che tu non sorridi mai >
                                                                                       



Now Romeo and Juliet,

Ora Romeo e Giulietta,

bet they never felt the way we felt,

Scommetto che non si sono mai sentiti come noi
 

Bonnie & Clyde

Bonnie & Clyde

Never had to hide like

Non si sono mai dovuti nascondere

We do

Come noi


You and i both know it can’t work,

Io e te sappiamo entrambi che non può funzionare

It’s all fun and games,

E' tutto giochi e divertimento

’til someone gets hurt,

Finchè qualcuno non rimane  ferito

And i don’t,

E io non

I won’t let that be you…                                             

 Non permetterò che sia tu.


 




Angolo Autrice. 

E dopo questa smielata, eccomi qui :)
Sono tornata bitches :)
Non me ne sono mai andata veramente, vi osservavo lol
Ho deciso di aggiornare anche da Liverpool, tanto non sto facendo una cippa. lol
Anywaaay, vi piace il capitolo?
Spero di si very much. 
Vi avverto che Stuck in the moment, sarà la canzone ufficiale di questa storia. 
La amo troppo, dicono che l'abbia scritta per una fan che ha visto nel pubblico una volta :')
La dolcezza fjsdfjas
Ora vado a RIFARE la valigia, quella cretina mi è caduta çç
Baci. 
Becs.

 

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Capitolo 6
*** your kisses drive me crazy ***




 

7.


<< Ehi amico tutto bene? >> mi chiese Dan, entrando nella mia stanza e sedendosi sulla poltrona affianco al letto. 
Sospirai, non era convinto che questa storia della rivoltà fosse un’idea così geniale, se avevo accettato era solo per stare accanto a Silver, per sempre. 
<< Penso a lei ogni secondo Dan >> ammisi, arrossendo leggermente. 
<< Ti sei innamorato di un Hudes dell’aria? Della principessa soprattutto, sei nei guai amico >> gli lanciai un’occhiata snervante,non era affatto di aiuto così. 
<< Non ne sono innamorato, non ancora almeno. Sono quattro mesi che la conosco e ogni giorno sento che il nostro rapporto si intensifica, non sono sicuro che quello che provi lei per me sia lo stesso di quello che provo io. Mi guarda spesso con aria gelida. >> Dan rise. 
<< Sei proprio cotto amico >> 
Il primo giorno, anzi la prima notte, che la incontrai legammo quasi immediatamente e nonostante i nostri vari litigi, alla fine riuscivamo a venirne a galla, perché la nostra amicizia era sempre più forte. Ricordo la sera della festa, qualche mese fa. 
Dopo aver scoperto il suo sangue reale, cercai in tutti i modi possibili di convincere i miei genitori a fare un galà a palazzo, invitando tutte le famiglie reali delle altre tribù, solo per poterla rivedere.
<< Non so cosa fare >> dissi ad un tratto, accasciandomi sul letto nel quale ero seduto. 
<< Dovresti parlarle, mettere in chiaro le cose. Sbaglio o l’ultima volta lei ti ha chiesto di baciarla? Devi cogliere ogni occasione per poterle stare vicino amico >> 
Annuii, il bacio me lo aveva chiesto lei, solo che questo risaliva a due mesi fa, mentre l’ultima volta che ci siamo visti, l’avevo baciata io. 
Non sapevo cosa mi fosse preso quella sera, sentivo la fiamma nei miei occhi crescere sempre di più, vederla parlare con quel Ryan mi fece andare di matto. La gelosia mi pervase e non ebbi più il pieno controllo delle mie azioni. 
<< Questa notte sarà l’ora del verdetto finale, devo andare nella foresta ad incontrare gli altri >> dissi a Dan, che si era incantato guardando qualcosa. << Se distruggeremo la sfera, anche la barriera sparirà per sempre, e io potrò entrare nella tribù dell’aria anche di giorno. >> 
<< Dalla tua Alexandra >> continuò lui prendendomi in giro. 
<< Chiamala Silver, odia il suo nome >> non sapevo se realmente lo odiasse, ma lei per me non sarà mai la principessa Alexandra, solo la bellissima e gioiosa Silver. 
Dan annuì, lasciandomi poi solo. 
Quel pomeriggio non avevo nulla da fare, così dormii per arrivare la notte ad essere ben riposato. 
 
 
<< Ehilà Justin >> mi salutarono in unisono le gemelle. 
Le osservai per bene, notai che erano circondate da una patina d’acqua, gli occhi azzurri risplendevano a quel contatto e i capelli prendevano luminosità, sembrava che l’acqua le rinvigorisse.
<< Ciao ragazze, gli altri? >> chiesi, dopo essermi seduto con loro sotto l’albero di incontro. 
Notai che all’appello mancavano Ryan e Silver, nonostante sapessi che non fossero insieme, un senso di gelosia mi pervase. 
Sentii una brezza leggera passarmi davanti, materializzandosi poco dopo in una splendida ragazza.
Mi avvicinai a lei, lasciandole un bacio a fior di labbra, come era già successo la notte precedente. 
<< Ciao >> sussurrai. La vidi sorridere, il suo sorriso era contagioso, potevi perdertici dentro. 
<< Ehi >> alzò di poco il braccio, in segno di saluto. Imbarazzata raggiunse le gemelle, sedendosi in quello che prima era il mio posto. 
Le tesi una mano, invitandola ad alzarsi e a sedersi sulle mie gambe. 
Scomparve qualche secondo dopo, per poi ricomparire alla mie spalle, spaventandomi. 
<< Cosa ridete voi due eh? >> dissi fingenddo uno sguardo offeso alle gemelle che se la stavano ridendo per lo spavento preso. 
<< Allora, Ryan si decide ad arrivare oppure dobbiamo stare qui fino all’alba? >> dissi io, lasciando che le ragazze annuissero. 
Silver aveva uno sguardo preoccupato. << Se gli fosse successo qualcosa? Lui non è tipo da ritardi! Vado a cercarlo >> 
Ne parlava come se lo conoscesse da una vita, quando si saranno parlati si e no due volte. 
<< Vengo con te >> le dissi, ma mi bloccò, mettendomi una mano sul petto. 
<< Tu non sai volare, vado io >> detto questo si smateriallizzò di nuovo davanti ai miei occhi. 
Tornai al mio solito posto, lasciandomi distrarre dai giochetti di Lyza e Gram. 
Qualche volta lasciavo le piccole bolle d’acqua venissero a contatto con le mie dita, così da trasformarsi in vapore. 
Era tutto così bello, fino quando un vento agitato spazzò via il tutto. 
<< Silver >> sapevo che era lei, riuscivo a riconoscerla nel vento. 
Un corpo minuto si ricompose di fronte a noi, accasciandosi al terreno evidentemente stanca. 
<< Ryan è malato, ai confini della tribù della terra c’era un enorme cartello >> che originalità, come se importasse a qualcuno. 
<< Questo vuol dire che dovremmo rimandare ancora il nostro piano, fantastico >> le gemelle annuirono per poi alzarsi e, dopo aver salutato tutti, si smateriallizzaro, lasciando me e Silver da soli. 
Il suo sguardo era vuoto, come se fosse successo qualcosa. 
<< Ehi piccola che ti prende? >> la vidi scuotere la testa, per poi volare su un ramo di un albero.
Appena la raggiunsi, circondai le sue spalle con il mio braccio, lasciandole un bacio sulla fronte. 
<< Ti prego, dimmi cosa ti turba >> ripetei, non togliendo il mio braccio dalle sue spalle. 
<< Non ho nulla Justin, sono solo confusa. >> disse per poi voltarsi, le sue guance si erano colorate di un rossastro, capii subito la causa del suo imbarazzo. << I tuoi baci, le tue carezze, i tuoi abbracci. Mi mandano in tilt accidenti >> 
Sorrisi. << Solo questo? >> lei annuì. << Si può rimediare allora >> 
Non so cosa mi prese in quel momento, una scarica di adrenalina mi invase. 
Presi il suo volto tra le mani e assaporai le sue labbra, come già tante volte era successo. 
<< Io..cosa? >> riuscì solo a dire, dopo che mi staccai da lei. 
<< Guarda >> indicai verso l’alto, così da poter osservare le stelle. << Quella stella è la fonte di vita degli Hudes, quando si spegnerà, anche noi ci spegneremo. Tutto l’amore svanirà, e i sentimenti spariranno. Godiamoci questo momento. >> 

I don’t need a whole lot
But for you I need I
I’d rather give you the world
Or we can share mine!
non ho bisogno di avere tutto 
ma per te ne ho bisogno 
io piuttosto ti darei il mondo 
oppure potremmo dividerci il mio! 
I know that I won’t be the first one
given you all this attention
But Baby listen
so che non sarò il primo 
che ti dà tutta questa attenzione 

ma tesoro, ascolta.
I just need somebody to love
ho solo bisogno di qualcuno da amare

 
<< Sarei  felice di essere quel qualcuno >>







Angolo Autrice. 
Hola giiirls, sono qui di stra nascosto. 
Veramente no, ma sto usando il computer fisso e non mi piace che qualcuno, della mia famiglia, legga quello che scrivo. uu
Come vi sembra il capitolo? 
A me piace abbastanza :)
Volevo ringraziare tutti quanti per le recensioni, non sapete quanto mi renda felice leggere che vi piace quello che scrivo :)
Ora vado, alla prossima ragazze c:
Becs. 

Ps. ringraziate federica e le sue gif spappola ovaie, stavo per mettere una scen adi sesso violentissimo in sto capitolo AHAHAHA 
no dai scherzo :')
Baciiii

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Capitolo 7
*** Plane. ***


Questo l'ho trovato su internet e mi ha colpita subito,se è di qualcuno di voi me lo dica che metto i crediti. 
 

6. 
Come ogni notte, sgattaiolai fuori dalla finestra, recandomi alla foresta dove ci sarebbe stato Glace ad attendermi.
Scavalcai il balcone della mia stanza e senza pensarci due volte mi unii al vento, lasciandomi trasportare fino al punto in cui il mio principe mi aspettava.
Quando arrivai non trovai nessuno, mi sedetti su un ramo del nostro albero e attesi con ansia il suo arrivo, ma questo sembrava non arrivare.
Era passato un altro mese, e noi continuavamo a vederci per cacciare, nessuno aveva proferito parola su quel bacio, nessuno ne aveva più parlato.
<< Principessa Alexandra >> mi girai verso la voce e mi trovai davanti un buffo biondino. << Sono lieto di fare finalmente la vostra conoscenza >> mi baciò la mano, elegantemente.
<< Posso avere l’onore di sapere il suo nome? >> sussurrai.
<< Oh ma certo, che maleducato, sono Ryan, principe della tribù della terra >> e così anche lui era un principe. Poco dopo altre due ragazze sbucarono dal nulla, rieccheggiando nel silenzio della foresta con le loro risa.
Quando comparvero davanti a me, notai delle bolle d’acqua che volteggiavano intorno a loro e non potei fare a meno di guardare la scena meravigliata.
<< Ciao, siamo Lyza e Gram, principesse gemelle della tribù dell’acqua. >> si presentarono a me inchinandosi, feci lo stesso.
Volai al loro fianco e mi presentai. << Alexandra, ma chiamatemi Silver >> sorrisi e loro mi imitarono.
Dovevano essere tutti più grandi, perché i loro poteri erano già sviluppati per bene.
<< Manca solo il principino fuocherellino e siamo al completo >> ignara di quello che stava accadendo, chiesi spiegazioni al biondo, che non mi rispose.
<< Gl..Justin non verrà.. >> tirai alla lunga io, sapendo che non si sarebbe di certo presentato mezz’ora dopo al loro solito orario.
<< Chi te lo dice piccola? >> mi voltai di scatto, le sue iridi ormai rosse erano dinnanzi alle mie trasparenti. Si avvicinò lasciandomi un piccolo bacio a bordo delle labbra, raggiungendo gli altri per sedersi accanto a loro.
<< Allora principessina, volevi sapere cosa ci facevamo tutti qui, bene. >> Ryan, il più grande del gruppo iniziò il suo discorso. << Vogliamo fare una rivolta, contro le leggi di Homnies >> strabuzzai gli occhi, guardando Glace, che annuì.
<< Non servono a nulla, solo a metterci uno contro l’altro, contro il nostro popolo, siamo i cinque Hudes più forti di Homnies, perché non ci decidiamo ad attaccare? >> continuò Ryan, facendomi incuriosire.
<< Non vorrai schierarti contro il consiglio? >> chiesi, pensando alle conseguenze che avrebbe potuto avere quel gesto.
Ryan annuì, voleva commettere una pazzia, ma non sarei stata di certo io a tirarmi indietro.
L’avrai fatto per la mia amicizia con Glace.
<< Hai un piano? >> chiese Gram a Ryan che annuì nuovamente.
<< Dobbiamo distruggere la loro fonte di potere, senza quello, non sono nessuno se non semplici esseri umani. >> Ryan iniziò a spiegare il piano. << Sappiamo tutti cos’è e dove si trova, distruggiamo quello e loro moriranno, prenderemo il loro posto e faremo le nostre leggi >>
Trovavo questo piano estremamente meschino, ma era progettato bene, il consiglio era formato da quattro Hudes, avranno avuto un millennio di anni, ma la leggenda dice che finchè la sfera della vita è attiva, loro rimarrano ad Homnies.
Si trova all’interno del vulcano spento di Homnies, non è difficile arrivarci in volo, ma a piedi ho qualche dubbio.
<< Come ci arriviamo al vulcano? >> chiesi e Ryan sorrise.
<< Qui entrerai in gioco tu principessina >> feci una faccia interrogativa e la sua risposta non tardò ad arrivare. << Con il tuo potere e quello del principino qui presente, sarete in grado di far volare una mongolfiera, io creerò il cesto con dei rami, tu penserai al pallone e Justin al fuoco per alimentare il pallone e farlo volare. E’ un piano perfetto >> rispose vantandosi.
In effetti dovevo ammetterlo, era un’idea davvero geniale.
<< E noi cosa facciamo? >> disse Lyza, indicando lei e la sorella.
<< Voi.. voi impedirete alla pioggia di spegnere il fuoco nel pallone >> la buttò lì Ryan, accennai una risata, se l’era inventato sul momento, il potere delle gemelle non era fondamentale per il viaggio, ma estremamente importante per quelle che avremmo dovuto fare dopo.
Le due annuirono contente.
<< Bene, inizieremo domani notte >> disse Ryan per poi svanire nella foresta.
 
 
<< Glace? >> lo chiamai.
Stava appoggiato alle mie gambe con gli occhi chiusi, cullato dalle mie mani nei suoi capelli.
<< Mh? >> mugugnò.
<< Non credi che sia sbagliato? >> aprì gli occhi, erano rossi e mi mettevano quasi paura.
<< Cosa? >>
<< Questo, sai che non dovrem.. >> mi zittì baciandomi leggermente sulle labbra.
<< Smettila di farlo >> dissi, continuando a toccare il punto in cui mi aveva baciata, di nuovo.
<< Non mi interessa se è sbagliato o meno, tu sei la mia principessa, e non sarà certo una stupida regola a portarti via da me >> continuai a massaggiargli i capelli, pensando se fosse la cosa corretta da fare.
<< Ho paura Justin, ho paura che ci dividano, se qualcuno ci scopre finiremmo in un’arena, a combattere e non è quello che voglio. >>
 
See like Adam & Eve,
Tragedy was a destiny,
Like Sunny & Cher,
I don’t care,
I got you baby

 

Vedi, come Adamo e Eva
La tragedia era un destino
Come Sunny e Cher,
Non mi importa
Io ho te, piccola.

 

<< Glace.. >>
<< Shh, fammi finire >> 

 
Now you don’t wanna let go,
And i don’t wanna let you know,
There might be something real
between us two, who knew?

 

Adesso non vuoi lasciare perdere,
E non voglio farti sapere,
Che potrebbe esserci qualcosa di reale
Tra noi due, chi lo sapeva?

 
And we don’t wanna fall but,
We’re tripping in our hearts
and it’s reckless and clumsy,
And i know you can’t love me.
 

E non vogliamo innamorarci ma,
Stiamo viaggiando nei nostri cuori
Ed è spericolato e goffo,
E so che non puoi amarmi.

 
<< Chi te l’ha detto che non posso amarti? >> chiesi a Glace.
<< Resta con me per sempre. >> 




Angolo Autrice. 
Ciao ragazzeee dkflsadkf 
Come state? 
Io abbastanza bene dai :)
Scusate se non ho aggiornato prima, ma i miei mi hanno levato il computer. 
Manco avessi 12 anni oh cwc 
Vabbè dai, spero vi piaccia il capitolo :)
Fatemi sapere cosa ne pensate e aloha a tutti :)
Baci. xx
Becs.

Qui ci sono i personaggi. 

Justin/Glace - Alex/Silver - Lyza e Gram - Ryan

P.s Silver non so come immaginarla, trovatele voi una faccia, come vi piace di più :)

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Capitolo 8
*** Forget. ***


Angolo Autrice. 
ATTENZIONE
In questo capitolo è presente una scena di sesso adatta al rating arancione. 
Non ho resistito a non scriverla lol
Avrei fatto anche peggio ma non avevo voglia di approfondire ahah
Spero vi piaccia, grazie a tutte per le recensioni le apprezzo sempre moltissimo fdj
Becs.


8.
<<  Perché mi fai questo? >> chiesi a Justin che era comodamente sdraiato su di me mentre mi baciava avidamente il collo.
Era notte, si era infiltrato nel mio palazzo di nascosto e sfuggendo ad occhi indiscreti, era entrato nella mia camera beatamente, svegliandomi con un dolce bacio sulle labbra.
Quando notai che voleva spingersi oltre lo fermai.
<< Qual è il problema? >> chiese lui, sorridendomi.
Non volevo fare niente con lui, o anche se fosse, mi sarei vergognata parecchio vista la mia verginità.
<< Io non.. cioè io.. sono.. io >> mi zittì con un bacio, annuendo come se avesse capito.
<< Non importa, anche io sono vergine >> spalancai la bocca, non ero sorpresa che fosse ancora vergine, ma dal modo in cui l’aveva detto. Senza farsi troppi problemi.
<< Perché vuoi farlo proprio con me? >> chiesi, aspettandomi una risposta che non tardò ad arrivare.
<< Perché non c’è altra persona al mondo con cui vorrei condividere questo passo, è troppo importante per me >> disse, appoggiando la testa sulla mia pancia, sentendone i brontolii causati dalla fame. << Dovresti mangiare di più >> continuò poi.
<< Non cambiare discorso >>
Le sue mani si erano infiltrate nella mia vestaglia, facendomi rabbrividire per il contatto troppo caldo, con la mia pelle troppo fredda.
<< Sai, dicono che una principessa debba arrivare vergine fino al suo matrimonio >> dissi poi, facendolo ridere.
<< Sei si sposa con il suo principe, che bisogno c’è di aspettare tanto? >> disse proseguendo con le mani, fino a sfilare completamente la vestaglia, lasciandomi solo con la sottoveste addosso.
Mi sentivo in imbarazzo, non mi piaceva che qualcuno avesse possesso del mio corpo in quel modo, anche se era Glace.
<< Sei così bella, se non fossi inesperto in questo campo, staresti già urlando >> fece l’occhiolino e io annuii ironicamente.
Mi sciolsi poco dopo, non potevo rimanere rigida ancora a lungo, tanto sarebbe successo comunque.
Invertii le posizioni, lasciando il suo corpo fremere sotto il mio.
<< E chi ti dice che non saresti stato tu ad urlare? >> dissi poi, provocandolo.
Gli sfilai la maglietta, lasciandolo con il dorso scoperto.
Deglutii alla vista di quel corpo tanto perfetto.
<< Hai paura vero? >> scossi la testa, non era quello ciò che mi spaventava, il problema era che se qualcuno ci avesse sentiti sarebbero stati guai seri.
<< Tranquilla, andrà tutto bene piccola >> mi addolcii a quelle sue parole.
<< Ti adoro quando mi chiami così >> dissi per poi lasciargli un bacio a fior di labbra.
Dopo avergli sfilato i pantaloni, lui tolse la mia sottoveste, lasciandomi con nulla addosso.
Sentii la sua presenza in me qualche secondo dopo, le lacrime che scendevano lungo la mia pelle si materializzavano in ghiaccio man mano che ricadevano sul viso.
Glace le raccolse tutte.
Il bruciore mi invase, la sua temperatura era eccessiva e non sapevo per quanto avrei potuto ancora resistere.
<< Glace, non ce la faccio >> dissi lamentandomi.
Lui alzò lo sguardo, si fermò per poi guardarmi negli occhi. << Che succede? >> chiese.
<< Sei troppo caldo >> sospirai, sentendo la sua presenza ancora in me.
<< Non ci pensare, passa tutto sta tranquilla >> sorrisi e mi lasciai guidare dal suo fare inesperto.
 
 
<< Ryan, questo dove lo metto? >> dissi passandogli un ramo abbastanza solido per il cesto che stava modellando. 
<< Vieni qui che ti faccio vedere come devi fare >> disse attraendomi verso di lui.
Guardarlo piegare quel legno come fosse carta era esilarante, non ci metteva una minima forza e quando provavo io, l’unica cosa che mi riusciva era riempirmi di schegge.
<< Come fai si può sapere? >> dissi ridendo.
Alzò spalle, per poi tornare a lavorare sul cesto. << Non ci vuole molto se sei un Hudes della terra, tu voli io modello rami >> rispose poi, non riuscendo a trattenere una risata.
<< Ottima osservazione. >> annuii.
<< Senti Alex – disse alzandosi e fissandomi negli occhi – ma.. tu e Justin cosa..? >> lo bloccai prima che finisse la frase.
<< Amici. >> conclusi sorridendo, per poi voltarmi e raggiungere le gemelle che come loro solito si esercitavano con qualche bolla d’acqua.
Pensavo a Glace, al fatto di aver detto di essere solo amici, alla scorsa notte, a quello che era successo tra di noi. Non credevo fosse solo un amico per me, ma ancora non avevo il coraggio di ammettere che per me significasse di più che una semplice amicizia.
Dopo qualche ora finimmo di costruire il cesto e l’appuntamento rimase per la sera successiva sempre allo stesso punto.
 
 
<< Così per te sono solo un amico >> Glace salì sul ramo dell’albero su cui mi ero seduta. << E pensare che credevo fossi solo confusa, ora non lo sei più vedo >>
<< Io.. ho solo paura Justin >> gli dissi, sperando che mi capisse. Ma l’unica cosa che fece fu scendere dall’albero. << Hai sempre paura di tutto, credi che a me non importi? Credi che io non abbia paura? Però se qualcuno mi chiedesse ‘tu e Alexandra cosa siete?’ risponderei tutt’altro che amici >> scesi dall’albero per raggiungerlo, ma mi fermò.
<< Facciamo così, dopo la rivolta, tornerà tutto come prima. Io non ti conosco e tu non conosci me. Evitiamo di sprecare tempo e parole, ci vediamo domani >>
Lo vidi andare via. Non ebbi il coraggio di inseguirlo, mi persi nel vento e tornai al palazzo.
Mi intufolai dalla finestra di camera mia, la stessa dalla quale era entrato Glace la notte precedente.
Sentii dei passi venire verso di qua e mi nascosi sotto le coperte, mia madre entrò nella stanza, venendosi a sedere accanto a me.
Chiusi gli occhi fingendo di dormire, mi diede un bacio sulla fronte e poi iniziò a parlare.
Pronunciava cose insensate, che non riuscivo a capire.
Probabilmente sarà stato l’antico linguaggio di Homnies, quello che solo i reali conoscevano bene.
<< Cosa ti succede bambina mia >>
<< Sei spesso distante e non ti riconosco più >>
Sentii gli occhi appannarsi, ma non osai piangere davanti a lei.
Glace mi aveva cambiata, e ora non c’era più rimedio per tornare indietro.
 

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Capitolo 9
*** Lies. ***


8.
La mongolfiera era finalmente pronta, e noi sopra di essa ci eravamo imbarcati verso il vulcano.
Di tanto in tanto Ryan mi chiedeva di alimentare la fiamma, succedeva raramente e così avevo potuto concentrarmi sul volo.
Mi venne in mente la sera in cui Silver mi prese in braccio facendomi volare, la sensazione provata però non era la stessa. Con lei tutto era più leggero.
Lyza e Gram continuavano a fare i loro soliti giochetti con l’acqua, pareva che senza di quelli non vivessero.
Avevo parlato molto con loro, avevano vent’anni e la loro unica passione fin da bambine era il dominio dell’acqua, che padroneggiavano alla perfezione.
Da quando avevo compiuto sedici anni, sentivo la mia forza crescere e il mio dominio sul fuoco aumentare molto.
Troppa aria però alimenta il fuoco.
Cosa mi era capitato in questi giorni, in questi mesi di incontri segreti nella foresta?
Io Glace, principe della tribù del fuoco, si era preso una stupida cottarella per la principessa dell’aria.
Che banalità, non era per niente originale, se Lyza o Gram avessero avuto la mia stessa età avrei preferito alla gran lunga loro come compagne di caccia.
Erano più simpatiche e si preoccupavano sempre di chiedermi come stavo, cosa che pensandoci bene Silver non aveva mai fatto.
Ogni pensiero però si ridusse al minimo quando l’immagine di Alexandra e Ryan che ridevano insieme mi comparve nel cervello.
Erano lì seduti a lato del cesto, lei si teneva la pancia dalle troppe risate e lui sorrideva sghembo, osservandola dettagliatamente.
In fondo, cosa mi importava, ero stato io ad allontanarla da me.
Sono stato un idiota solo al pensiero di essere importante per lei tanto quanto lei lo fosse per me.
Mi appoggiai con i gomiti al bordo del cesto, osservando il paesaggio che il cielo mi offriva. Riuscivo a toccare le nuvole, e a sentire il calore di essere penetrarmi nelle vene.
<< Justin, o meglio Glace, a cosa pensi? >> Lyza mi raggiunse nella mia postazione, accompagnata dall’immancabile bolla d’acqua che la circondava.
<< A quanto sia bello quello che ho, ma anche a quanto io sia stato stupido a soffermarmi su una cosa sola >> lanciai un’occhiata a Silver per poi posare di nuovo il mio sguardo su Lyza.
<< Pensi ancora a lei, vero? >> annuii.
Avevo raccontato loro tutta la storia due notti fa, quando finimmo di costruire il pallone.
Mi avevano capito e consolato, ma infondo non era stato poi così tragico per me, ne avevo superate di peggiori.
<< Secondo me, voleva solo proteggerti da Ryan, guarda come le sta accollato >> mi indicò Ryan e notai che quello che diceva era più che vero.
Non che non mi fossi mai accorto del modo in cui Ryan trattava Alex, ma non pensavo fosse qualcosa di più di un’attrazione, fisica magari.
Ricordai la sera del galà a palazzo, del mio tentativo invano di avere anche un minimo contatto fisico con Silver, fino a che qualche notte fa i miei desideri erano stati esauditi.
Avevo perso la verginità con Silver, e in quel momento non avrei potuto esserne più felice.
<< Non credo, lei non è indifferente alle sue mosse >> risposi, mentre lei osservava la scena cercando qualcosa che potesse tornare ad unire me e Silver.
Quello che provavo per lei però, non era del tutto scomparso, anzi ancora peggio, non era scomparso affatto. La gelosia nel vederla con Ryan mi invadeva, ma mi toccava fare l’indifferente perfino con me stesso, fingendo spudoratamente che non mi importasse.
Lyza alzò le spalle, mi diede una pacca su una delle mie e tornò da Gram che si era appisolata.
L’idea non era così malvagia, fatto sta che mi appisolai anchio.
 
‘Perché mi fai questo eh Justin, io pensavo che tra di noi ci fosse qualcosa’ le urla di Silver mi invasero il cervello, tanto da farmi cadere.
Trovai il coraggio di rispondere solo dopo essermi rintanato dentro l’incavo di un albero.
‘Io ero pronta a darti la mia vita, non ero pronta ad urlarlo ai quattro venti, perdonami’
Sentii una lacrima scendere lungo il mio volto, non avevo pensato che magari lei non si sentisse pronta a parlarne con tutti, le voci correvano e se Ryan l’avesse detto a qualcuno sarebbe potuta finire molto male.
Uscii dall’albero, ripulendomi i vestiti dai pezzi di corteccia rimasti impigliati.
‘No, sei tu che devi perdonarmi’ dissi con il poco fiato che mi rimaneva in gola.
Qualche istante dopo l’immagine di Silver comparve dinnanzi a me, lasciandomi un caldo bacio sulle labbra, un bacio che significava il mondo per me, per poi scomparire di nuovo poco dopo.
 
Mi svegliai con il fiatone, notando che la mongolfiera era accostata e che al suo interno non c’era nessuno. Probabilmente gli altri erano scesi ad illustrare la zona, lasciandomi dormire.
<< Oh ti sei svegliato >> la voce candida di Silver arrivò a toccare la parte più sensibile del mio orecchio, lei non era andata con gli altri?
<< Si, tu perché sei qui? >> non mi curai del fatto che forse sarei potuto apparire freddo, lei era abituata al mio carattere, lei era abituata a me.
<< Non avevo voglia di camminare >> alzò le spalle e si sedette dall’altra parte del cesto standomi di fronte.
<< Strano, solitamente sei istancabile >> ammiccai alla sua voglia continua di esplorare nuovi luogni.
<< Beh, ora non lo sono. Se vuoi scusarmi ho altro da fare. >> rispose.
Il suo tono freddo mi colpì al cuore, ferendolo profondamente.
La richiamai ancora un’ultima volta.
<< Si può sapere cosa vuoi? >> abbassai lo sguardo.
<< Mi dispiace di averti trattata male. >> i miei occhi iniziarono a lacrimare << Ma, tutta quell’indifferenza mi ha confuso, tu eri speciale per me, e con una semplice parola mi hai ferito nel profondo. Ma forse è stata colpa mia, non avrei dovuto illudermi >>
Alzò nuovamente le spalle. << Già, hai sbagliato ad illuderti >>
 
 
Ormai la notte era calata, ci accampammo attorno ad un fuoco acceso da me qualche momento prima.
Ripensavo ancora alla frase che mi aveva detto Silver qualche ora prima, restando deluso nuovamente dalle sue parole.
Era fin troppo bello sognare una vita felice, con dei piccoli pargoletti che gironzolavano intorno al castello, smateriallizzandosi e spuntando fuoco.
Era fin troppo bello sognare un lieto fine, io avevo sedici anni e mezzo, la legge diceva che entro i diciotto sarei dovuto già appartenere ad una donna.
Ma io non volevo nessuna che non fosse lei.
Nonostante il mio corpo caldo, sentivo le ossa tremare.
Chiusi gli occhi e cercai di addormentarmi, ma non riuscivo a prendere sonno.
Mi girai su più lati, fino ad accorgermi che Silver non c’era più. Mi alzai e mi diressi nella foresta, con l’intento di cercarla e trovarla.
Non poco lontano da dove ero io, sentivo il rumore di lacrime, e sapevo benissimo a chi appartenessero.
Camminai fino ad arrivare al punto da cui proveniva il suono.
La mia principessa era seduta alla base di un tronco di un albero, con la testa tra le ginocchia, mentre piccole gioccioline le scendevano lungo il viso.
Il mio istinto mi diceva di andare là e stringerla tra le mie braccia, come un vero amico avrebbe fatto, ma mi ritrassi quasi subito.
Lei non mi voleva, era stata abbastanza chiara nella mongolfiera.
Alzò gli occhi, come se avesse sentito la mia presenza e venne verso di me.
<< Sapevo che eri qui >> disse, asciugandosi le ultime lacrime.
<< Come? >> chiesi, allontanandomi un po’ da lei.
<< Sento la tua presenza a chilometri da me, non chiedermene il modo ne tantomeno il motivo perché non lo so nemmeno io >> rispose, facendo spallucce.
<< Silver? >> le presi il viso, incronciando i miei occhi con i suoi.
<< C- Cosa c’è? >>
<< Lo pensavi sul serio quello che mi hai detto oggi? Non sono mai significato niente per te? >>
Lei abbassò lo sguardo, per poi distaccarsi da me, pronunciare un ‘no’ e dissolversi nell’aria.

lost in confusion, like an illusion

perso in confusione, come un'illusione





Angolo Autrice. 
:'( le cose più belle vanno sempre a finire male. 
Mi dispiace un sacco per sti due, nonostante siano una mia invenzione. 
Un po' come Ettore e Andromaca, l'ultima volta che lui la vede, prima di essere fatto a pezzettini da Achille, lei gli chiede di stare attento e di non sporgersi troppo in battaglia. 
No scherzavo non centra niente con la storia AHAHAHAHAH
Comunque oggi sono un po' happy perchè ho preso 7+ in storia e 7 in filosofia. 
Una cosa mai accaduta nel corso dei miei cinque anni di scuola superiore ahaha
Ahimè, la fine dell'anno si sta avvicinando. D: 
Anyway, spero vi piaccia il capitolo :)
Ps. Un grazie speciale a Fede (che come una povera crista mi recensisce ogni capitolo) e a Swagg (scusa se lo scrivo sbagliato, perchè lei sue recensioni mi mettono allegria)
KISSSSS a toooodos :)
Becs
 

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Capitolo 10
*** Like Athena. ***


9.

Il silenzio e la pace presenti nell’aria, mi donavano una sensazione di ebrezza. Quasi come se avessi assunto qualche sostanza stupefacente troppo forte.
Non sapevo se avevo fatto la scelta giusta con Glace, ma quello di cui invece ero sicura, era il fatto che ormai non mi importava più di niente. Avrei vissuto la mia vita, semplicemente come faceva il mio popolo. Loro non avevano pesi o preoccupazioni, potevano sposare e amare chi volevano, senza dover vivere con la coscienza sporca, o con la preoccupazione di dover combattere sino alla morte per aver commesso il reato di amare.
Perché si, ad Homnies, se facevi parte della famiglia reale amare era diventato un vero e proprio crimine.
Avrei preso spunto dall’eroina che sempre avevo stimato, la dea della saggezza, Atena, con la sua scelta di rimanere nubile, senza doversi preoccupare di sposarsi o avere figli.
O anche Artemide, dea della caccia, ha preferito donare la sua vita ad un arco e a delle frecce, piuttosto che ad un uomo.
Sta di fatto che tornai alla mongolfiera, trovando i miei compagni addormentati, cullati dal calore del focolare accesso al centro dell’accampamento che avevamo improvvisato per quella notte.
Pensai alla dea del focolare, troppo impegnata a fare la donna di casa, per accorgersi che non tutti i fuochi rimarranno accesi per sempre.
La mia passione per la cultura Greca, era nata per caso, un giorno come tanti.
La mamma mi raccontava le avventure degli eroi e mi lasciava colpita dalle caratteristiche che i greci avevano affibbiato agli dei. Erano figure immaginarie, colte a loro sprovvista dall’antropoformismo, dotate di sentimenti e di emozioni. Ognuna segnata da un mito o da una profezia. Pensai alla nascita del più importante tra gli dei. Zeus.
La madre, Rea, addolorata per la perdita degli altri suoi figli – divorati da Crono, titano del tempo, che a causa di una profezia narrante la sua fine tramite uno dei suoi figli, aveva ben che deciso di inghiottirli tutti – nascose il piccolo Zeus in una grotta sull’isola di Creta.
Ad un età ormai matura quest’ultimo liberò i fratelli, facendo a pezzi il padre con la sua stessa ascia, lasciandolo marcire da solo negli abissi del tartaro.
Gli dei sapevano amare, come Ares e Afrodite, che commesso un tradimento nei confronti di Efesto, marito legittimo di quest’ultima, avevano dovuto amarsi di nascosto.
Pensando a questo amore impossibile mi venne in mente Glace.
Il nostro amore era medesimo a quello di Ares e Afrodite, non potevano amarsi eppure lo facevano lo stesso, insieme superavano le difficoltà. Come io e lui.
 
 
<< Perché sei così fredda con lui? >>  mi chiese una delle due gemelle.
Qualche volta, precisamente quando la mia mente pensava a tutt’altro, non riuscivo a riconoscerle.
La voglia di fuggire a tutte quelle domande, consapevole del fatto che non avrei mai trovato una risposta, mi stava invadendo.
Il risultato però, non era la stessa sensazione di estasi che provavo toccando le pareti delle nuvole, era una sensazione di terrore, e anche un po’ di ira, confidenza a parte, gli affari che riguardavano me e Glace, sarebbero dovuti rimanere tra me e lui.
Mi venne in mente Achille, la quale fama tra la popolazione mondiale è immensa, chi non conosce Achille pelide dal piede veloce? La sua forza era l’ira, la motivazione che l’aveva spinto a rientrare in guerra era stato il dolore che aveva provato dopo la morte del suo migliore amico, la voglia di vendetta nei confronti dell’uomo che gliel’aveva portato via, la stessa ira che qualche libro prima gli aveva permesso di rinfacciare ad Agamennone che il suo guerriero più forte se ne stava andando.
<< Non credo questi siano affari tuoi. >> non avevo mai avuto questo tono di acidità nei confronti degli altri, il mio carattere lo impediva.
Ma l’ira mi stava invadendo e non ci sarebbe stato scampo per me di sfuggirle.
Vidi l’animo della ragazza rabbuiarsi di colpo, pentendosi per aver commesso il grande errore di venire a parlarmi. Non volevo niente se non portare a termine quella che doveva essere la liberazione di Homnies dalle stupide regole e tornare a casa mia.
Per casa mia, non intendevo il mio palazzo, ma il mio popolo. Tra cui mi sentivo me stessa, una comune cittadina con il sangue rosso invece che blu.
Avrei preferito non vedere più Glace, lasciargli vivere la sua vita in pace, non privandolo di un matrimonio come lui desiderava. Io oramai avevo preso la mia decisione, avrei seguito l’esempio che le due dee mi avevano dato, ma nonostante il mio animo testardo, non riuscivo ancora a smettere di pensare a quegli occhi color fuoco.
Mi rifugiai in me stessa, lasciandomi disprezzare dagli altri, non accorgendomi di chi avevo di fianco.
<< Silver.. >> la sua voce, così calda, per un momento mi fece venire voglia di stringerlo tra le mie braccia. Mi fece venire voglia di risalire al motivo iniziale per cui avevo preso la decisione di allontanarlo così bruscamente dalla mia vita.
Non ricordando minimamente che era stato lui ad allontanarmi per primo, lasciandomi così influenzare troppo dalle sue parole.
<< Perché ti ostini a non guardare in faccia la realtà, sappiamo entrambi che l’uno senza l’altra non valiamo nulla. Che siamo come fuoco e aria. Ma come tu saprai, l’ossigeno presente nell’aria alimenta il fuoco, aumentando il suo volume. Silver, io credo di amarti. So per certo che il mio sentimento è minimamente ricambiato, lo percepisco dai tuoi movimenti dai tuoi sguardi. >> chiusi gli occhi, per poi voltarmi verso di lui. Che ansioso attendeva una risposta.
<< L’amore è vita Glace, amare significa sentirsi vivi, completi. Il tuo sentimento è ricambiato, se questo è quello che vuoi sapere, i tuoi occhi mi appaiono la notte in sogno, la luce che emani mi indica la strada, non permettendomi di sbagliare. Ma sono dell’idea che tu viva meglio senza di me.
Senza il peso di una zavorra da portarti sempre dietro. >> risposi, aprendo gli occhi ed immergendomi in quell’incendio che avevo davanti.
<< Se tu per me fossi solo una zavorra, non perderei minimamente tempo a cercare di convincerti che con me potresti avere una vita speciale, fatta di esperienze nuove. >>
<< Abbiamo solo sedici anni, una vita davanti e tante decisioni da prendere. >>
<< Io la mia l’ho già presa, e non mi arrenderò, finchè non avrò ottenuto quello che voglio >>
Come Odisseo che per dieci anni vaga nei mari, per poter far ritorno ad Itaca la sua terra, supera gli ostacoli non arrendedosi, portando a termine il suo obbiettivo e tornando a casa dalla moglie Penelope e dal figlio Telemaco, che ansiosi non  aspettavano altro che quel momento arrivasse.
Odisseo però sapeva che la sua vera casa non era ad Itaca, ma in mare, cosa che lo spinse ad imbarcarsi ancora, portandolo alla sua definitiva morte.
Sospirai, pensando alle parole che Glace mi aveva detto qualche momento prima, se lui avesse davvero combattuto per me, chi ero io per impedirgli di compiere il suo piccolo viaggio verso il mio cuore? Nonostante ci fosse arrivato già da un pezzo.
<< Ci penserò su te lo prometto. >> dissi, lasciandolo con un velo di speranza.
Aggrapparsi alla fantasia non portava niente di buono, sapevo che sarei rimasta scottata.
Meglio affidarsi alla realtà e ad attendere di scoprire cosa la vita aveva in riservo per me. 




Angolo Autrice. 
Hola girls, scusate se è corto, ma l'ho scritto ieri sera alle 22 e poi non potevo scrivere solo testo senza nessun dialogo, poi diventa noioso cc
Comunque, spero che vi piaccia, vi ringrazio tanto per le recensioni che mi lasciate, perchè, pur essendo poche mi fate sorridere :)
ci tengo molto a questa storia e se piace a qualcuno sono anche contenta :)
Alla prossima ragazze. Vi voglio bene <3
Becs. 

Ps. Ora vado a mangiare, non che prima non l'avessi fatto, ma nonostante io sia a dieta, una mela a pranzo non mi sazia lol

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Capitolo 11
*** Fire's ball. ***


11.
<< Ehi, quello non è il vulcano? >> urlò Gram attirando l’attenzione di tutti.
Eravamo arrivati finalmente, la sfera non doveva essere lontana, io come tutti gli altri sentivamo la sua presenza.
<< Si, preparatevi all’atterraggio ora >> disse Ryan, cambiando la rotta della mongolfiera e facendoci atterrare proprio ai piedi del vulcano.
Dopo essere scesi dalla mongolfiera, notai Silver prendere dei fiammiferi e una corda per poi avvolgersela attorno. 
Cosa gli sarebbero serviti dei fiammiferi quando aveva accanto una macchina crea fuoco?
Scrollai le spalle non pensandoci e raggiunsi tutti gli altri che erano andati dritto verso la parete, troppo alta e ripida per essere scalata.
<< Come facciamo a salire? >> chiese Lyza notando l’altezza del vulcano.
<< Vado io. Voi aspettatemi qui >> le rispose Silver, con un sorriso dolce dipinto sul volto.
<< Vengo con te >> le disse Ryan che a quanto pare era deciso a non farsi da parte.
<< Scordatelo, è fuori discussione. Vado io. Posso volare, voi no. >> nonostante non avrei voluto lasciarla andare da sola, alla fine annuii insieme agli altri.
La vidi legarsi la corda alla vita, per poi agganciarla ad un albero, sparendo nell’aria.
Nel frattempo che gli altri erano impegnati a vigilare la zona, decisi di trovare un’altra entrata. Non mi importava che me l’avesse proibito, non potevo sapere cosa le stava succedendo là dentro e l’unico modo per essere più tranquillo era raggiungerla.
Presi un’altra corda dalla mongolfiera e la legai all’albero vicino. Per poi mettermi a scalare l’enorme montagna. Vista dall’alto non era poi così ripida, il che mi agevolò molto.
Una volta dentro, illuminai la zona, cercando Silver e chiamandola.
<< Glace? Cosa ci fai qui! Vi avevo detto di stare fuori >> mi sgridò Silver, ma fregandomene la raggiunsi.
<< Non far finta che non ti faccia piacere la mia presenza, non è stato difficile scalare la montagna. Ora cerchiamo la fonte del consiglio e torniamo indietro. >> ammiccai e lei sorrise.
Scrollò le spalle e tornò a camminare in direzione della sfera.
La sentivo vicino, ci eravamo quasi.
<< Glace, la senti? >> disse Silver rabbrividendo.
Il potere sprigionato da quell’oggetto era immenso, sentivo il fuoco crescere dentro di me e diventare pura energia. Doveva fare lo stesso effetto a Silver, perché vicino a lei in quel momento, tirava un vento gelante.
<< Che strana sensazione >> continuò poi lei, aprendo le braccia.
<< Siamo vicini alla sfera, sarà quella >> dissi mantenendomi ad una certa distanza da lei.
Anche solo avvicinarmi a lei mi faceva rabbrividire dal freeddo.
Qualche metro più avanti una luce fortissima mi accecò quasi, eravamo fronte a fronte con la fonte di potere del consiglio degli anziani.
Osservandola bene da vicino, erano quattro piccole sferette, di quattro colori diversi. Giravano intorno ad un’unica grande palla. Su ognuna di quelle piccole c’era un simbolo, vidi una piccola fiammella su di una e provai a toccarla, ma Silver mi fermò.
<< Che fai sei pazzo? >> non capii il perché del suo gesto, dovevamo portarla via di lì e quale mezzo migliore per farlo se non assorbire il suo potere? Il consiglio non avrebbe più potuto usare i suoi poteri e sarebbe morto nel giro di pochi giorni.
<< Ma non hai mai letto un libro sulla storia di Homnies? Non puoi assorbire il potere della sfera da solo, servono gli altri Hudes per bilanciare, altrimenti potresti esplodere. >>
Ammetto di non aver mai letto del genere, ma mi sorgeva una domanda.
Come avremmo fatto a portarla via di lì?
<< Dobbiamo chiamare gli altri >> continuò ancora Silver.  << Vado a prenderli. ASPETTAMI QUI. >> annuii.
Volò semplicemente verso l’alto, per poi tornare con Gram qualche minuto dopo.
Portò tutti gli altri, finchè non fummo al completo davanti alla sfera.
<< Volete assorbire il suo potere? >> chiese Ryan mentre io e Silver annuimmo.
Spiegai lui il mio piano e acconsentì. Poggiai la mia mano sulla sferetta con il simbolo della fiammella, gli altri mi imitarono.
Chiusi gli occhi, sentendomi invadere da una sensazione di forza mai avuta.
Non mi sentivo più le ossa, ne il corpo. Ero una fiamma, completa.
Potevo muovermi, e osservare gli altri.
Eravamo la forza pura dei quattro elementi in quel momento.
Una volta assorbita tutta la potenza della sfera, tornammo in sembianze umane.
La sfera grande si dissolse, catapultandoci fuori dal vulcano.

Tornammo alla mongolfiera, pronti ad affrontare quello che ci aspettava una volta tornati a casa.



Angolo Autrice. 
Scusate per la cortezza del capitolo D:
Mi rifarò nel prossimo poi promesso :)
Questo è un capitolo di passaggio, giusto per far capire come riescono a portare a termine la missione! 
Nel prossimo capirete taaante cose! 
Prima devo scriverlo però ahahah 
Alla prossima :)
Grazie mille per le recensioni! Le apprezzo davvero tanto!
Baci. 
Becs.

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Capitolo 12
*** Where were you? ***


12.
Quando giunsi ai confini della tribù dell’aria, salutai gli altri ed entrai volando nel mio palazzo. Fortunatamente la finestra della mia camera era aperta e cercai di fare meno rumore possibile, sperando di non svegliare qualcuno vivente a palazzo.
Mi accasciai sul letto esausta, dopo cinque giorni di viaggio e altrettanti per la missione, l’unica cosa che volevo era dormire sul mio comodo letto di piume.
Indossai la mia vestaglia da notte, spogliandomi delle vesti che avevo indossato per molti giorni, entrai nel letto e cercai di prendere sonno.
Le immagini di quello che era successo in questi giorni però, non se ne andavano dalla mia mente, facendomi provare forti sensi di colpa. Nonostante il consiglio non fosse dei migliori, aver tolto la vita a persone innocenti era comunque un reato grave per gli abitanti di Homnies.
Guardai il lato positivo della situazione, io e gli altri avremmo potuto scrivere un nuovo codice di leggi, e tra le mie idee c’era l’abolizione dei tornei e della barriera che teneva occupate le quattro tribù.
Avrei sperato in una riconciliazione tra tribù, lasciando che Hudes di ogni elemento vagassero liberi sotto uno stesso territorio comune, governato da un unico re. La lotta al potere però, avrebbe causato nuovamente una guerra e sarebbe tornato tutto al punto di partenza.
Mi rigirai nel letto fino all’esasperazione, l’essere andata via di casa così bruscamente e senza avvertire non avrebbe giovato per la mia situazione e i miei genitori si sarebbe infuriati.
Pensai a Jonathan, il mio fratellino di quattro anni, e sospirai sollevata quando mi resi conto che escluderlo dalla missione era stata la scelta giusta. Così anche il principe e la principessa del fuoco.
Rassegnata ormai dal prendere sonno, decisi di scendere per un bicchiere di latte.
Non avevo mai sentito il castello più silenzioso, tutto era così calmo e sembrava di stare in un altro posto. Solitamente c’è sempre molta confusione, tra tutti quelli che lavorano qui non si capisce più nulla.
Entrai piano in cucina, cercando di non assumere le sembianze di un bisonte e far cadere tutte le stoviglie a terra evitando di svegliare i miei genitori.
Ancora dovevo trovare una scusa.
<< Chi c’è? >> mi immobilizzai di colpo, sparando che non fosse uno dei miei genitori.
Sospirai quando vidi Lexy apparire sulla porta della cucina. << Oh Lexy, sei solo tu menomale >>
Lei corse verso di me, abbracciandomi. << Principessa! Oh meno male che non ti è successo niente di grave, avevamo tutti una gran paura in paese >> le sorrisi, tamponandomi le parti del corpo, facendole capire che stavo più che bene. << Dove sei stata? Sai quanto sono quanti sono stati in pensiero i tuoi genitori? >> continuò poi lei, con un tono quasi rimproverante ma che accettai.
<< Shh Lexy, non urlare! Ero con i principi e le principesse delle altre tribù.. >> risposi vaga.
Il suo sguardo interrogativo, mi fece capire che dovevo trovare una scusa non presto, di più.
<< E cosa avresti fatto con loro per quasi due settimane? >> chiese poi lei. Incominciai a mangiarmi le unghie, agitata e in soggezione per la situazione.
Quando si rese conto della mia situazione in quel momento, si rilassò e mi sorrise.
Amavo Lexy e il suo modo di capirmi sempre, questo mi lasciava in tentazione di raccontarle sempre tutto e così feci.
Iniziai dalla costruzione della mongolfiera, continuai con il piano contro il consiglio e terminai con l’assorbimento dei poteri dalla sfera. Lei osservava i miei movimenti attenta e sorpresa la maggior parte delle volte.
Le raccontai di Glace e di come le cose tra di noi erano crollate, più per causa mia che sua, nonostante fosse stato lui ad iniziare ad esagerare su tutto.
<< Woah, Alex ti rendi conto di cosa avete fatto? >> mi disse poi lei a racconto finito.
Cercava di apparire arrabbiata, ma percepivo esaltazione e felicità nelle sue parole.
<< Si ed è stata una cosa sublime. Ti rendi conto, mi sento così forte che potrei sconfiggere un intero esercito da sola. >> sorrisi e anche lei.
<< Non tentarmi a chiamarlo! Dai ora vai a dormire principessa, domani ti attende una giornata dura, il re e la regina non saranno molto contenti di sentire quello che hai fatto >>
Constatai che aveva una ragione tremenda, la lasciai in cucina, e andai in camera mia, cercando come al solito di fare meno rumore possibile.
Quando entrai, sul mio letto, comodamente seduta c’era l’ultima persona che in questo momento avrei voluto vedere. Justin.
<< Che cosa ci fai qui? >> urlai tenendo bassa la voce.
<< Sono venuto perché dobbiamo parlare Silver. >> alzai gli occhi al cielo, e notai che stava giocherellando con la mia sottoveste.
<< L’ultima volta che sei venuto qui, sappiamo come è andata a finire. Potevamo incontrarci nella foresta come al solito. >> dissi.
<< Tralasciando quel fatto, sono venuto qui perché voglio chiarire la situazione in cui siamo >>
Mi sedetti sul letto accanto a lui, togliendogli bruscamente la mia sottoveste della mani, il suo sguardo si tramutò in un sorrisetto sghembo. Quando lo odiavo.
<< Non mi pare fossimo in una strana situazione, siamo amici o più, non mi interessa. Tu mi piaci Glace, lo sai bene anche tu questo. >>
<< Cosa ti blocca allora? >>
Lo indicai, senza parlare. Sentendomi una grandissima stupida.
L’unica cosa che mi bloccava era lui.
 
 
<< Dove sei stata signorina? >> mi urlò contro mia madre la mattina seguente.
Mi guardai le scarpe, imbarazzata, mentre nel frattempo cercavo una scusa.
<< Io.. >>
<< Tu? >> prese poi parola mio padre. << Non ti rendi nemmeno conto di quanto siamo stati in pensiero per te, temevamo il peggio! >> finì guardardomi deluso.
<< Ma ero con gli altri Hudes! >> mi tappai la bocca, consapevole di quello che avevo appena fatto.
Lui mi guardò interrogativo, mentre mia madre spalancò la bocca sorpresa.
<< Tu eri con chi?! >> sbraitò mio padre.
Lui era rigidissimo quando si trattava di regole, ed io avevo appena infranto la più importante, ammettendolo dinnanzi a lui.
<< Te ne prego padre, non è come pensi. Ero con Gram e Lyza, le principesse della tribù dell’acqua. >>
So che non era tutta la verità, ma non potevo certo dire tutto.
Lyza e Gram erano due ragazze e finchè stavo con loro non c’era nessun problema. Mio padre sembrò rilassarsi.
<< E dove sareste andate? >> mi chiese poi.
Odiavo quando mi facevano la predica in quel modo, anche io avevo una vita e dopo i miei sedici anni avevo tutta la libertà di fare ciò che volevo. Così diceva la legge.
 
Al compimento dei sedici anni, ogni Hudes appartenente alla famiglia reale, è autorizzato a lasciare le sue cariche regali per qualsiasi attività esso voglia. Senza però trascurare i propri doveri.
 
<< Noi eravamo al vulcano.. >> presi un respiro prima di continuare a raccontare. << Siamo andate lì perché la forza era maggiore e l’abbiamo raggiunto tramite un pallone volante, alimentato dai miei poteri..>>
Luì sembrò crederci, ma era ancora dubbioso.
Sapevamo entrambi che prima o poi mi avrebbero scoperto, che la morte del consiglio sarebbe stata annunciata e che non eravamo certo da sole.
<< Mi stai dicendo tutta la verità? >> mi chiese cercando nei miei occhi la verità.
Annuii, cercando di essere più convincente possibile. << Certo padre, non potrei mai mentirti. Conosco le regole e quanto tu ci tenga. >>
Mi accorsi di aver un po’ esagerato dicendo quello, ma non avevo altre scelte.
Speravo solo in una botta di fortuna improvvisa.
Il messaggero del paese entrò nella sala, chiedendo cortesemente a mio padre di seguirlo da qualche parte che non ho capito.
<< Bene tesoro, se la metti così. Allora ti credo. >> mi sorrise e seguì il giovane, lasciandomi nella grande sala solo con mia madre.
Mi guardava con gli occhi in lacrime, scuotendo il capo.
<< Perché ci menti tesoro? Se stai facendo qualcosa di sbagliato puoi parlarne con me sono tua madre >> spalancai gli occhi, sentendo dentro di me le ossa irrigidirsi.
<< Io non vi ho mentito.. >> azzardai. Ma sapevo benissimo che lei poteva capire quando lo facevo.
Sospirai e sentendomi in dovere di non mentire a mia madre le raccontai di tutto, compreso Glace.
Tralasciai la notte in cui era a palazzo, non era il caso.
<< Quindi se ho capito bene, hai come ragazzo il principe Justin >> sorrise dandomi una gomitata. Arrossii imbarazzata.
<< Non è il mio ragazzo.. >>
<< Però ti piace, beh non ti biasimo, è davvero carino >> quasi non riconoscetti mia madre, questo gergo non era nel suo stile e la cosa mi preoccupava. Però sorrisi.
<< Mamma! >> lei alzò le braccia in segno di arresa e dopo avermi lasciato un bacio su una guancia uscì anche lei, lasciandomi da sola con i miei pensieri.







Angolo Autrice. 
Scusate il ritardo :c
Non l'ho fatto apposta ma non avevo voglia di scrivere, okay l'ho fatto apposta. AHAHAHAHA
comunque sono tornata e aggiornerò di nuovo regolarmente (spero.lol)
Volevo metterlo sabato, un giorno particolarmente a caso *diciannovesimo compleanno*, ma i miei parenti hanno invaso casa. 
Vabbè lasciamo perdere che è meglio. 
Grazie mille a tutti per le recensioni che mi lasciate, sono davvero contenta :)
Baci a tutti. 
Becs.

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Capitolo 13
*** I miss you. ***


Scu-sa-te-mi.

Sono un disastro. Ne sono consapevole. Ma vi giuro, non avevo proprio voglia di scrivere. Iniziavo a scrivere il capitolo ma poi staccavo annoiata. Non vi prometto che sarò regolare nell'aggiornare, ma spero che continuiate a seguire la storia. cc
- Rebecca.
13.

<< Glace mi nascondi qualcosa? >> disse mia mamma entrando nella mia camera.
Erano passati due mesi dalla morte del consiglio e io e gli altri ci vedevamo spesso per parlare sulla situazione che si era venuta a creare.
I quattro re di Homnies erano stati avvertiti e ora erano in viaggio alla ricerca di quattro persone abbastanza sagge a cui assegnare il ruolo.
Sorrisi allo sguardo che mia madre in quel momento mi stava lanciando. << Assolutamente no, io vado nella foresta >>
Sarei voluto uscire prima che potesse fermarmi, ma nonostante io sia abile e veloce nei movimenti lei lo era decisamente più di me.
<< E con chi andresti nella foresta? E non mentirmi perché lo capisco >> mi aveva incastrato.
<< Con gli altri Hudes, da quando siamo andati al vulcano abbiamo mantenuto i rapporti e ora usciamo spesso >>
Stavo tanto tempo con loro, Lyza e Gram erano diventate due sorelle maggiori e anche se mi costava ammetterlo perfino Ryan era simpatico se si sapeva come prenderlo.
La presenza di Silver era sempre più rara, avevo saputo che aveva raccontato di noi alla madre e che questa, fingendo compassione l’avesse tradita raccontando tutto al re, che pur di non farla duellare la rinchiuse nelle sue stanze.
Silver avrebbe avuto tutte le capacità di sconfiggermi, era abile, leggera, forte, sapeva volare.
Tutte cose che con un po’ di fuoco non si potevano battere.
Aveva  un vantaggio sull’altezza e anche sulla velocità, perché sollevandosi il corpo ne assume di più.
Scossi la testa a quei pensieri, esattamente erano due settimane e quattro giorni che non vedevo i suoi occhi trasparenti e quella sensazione non era poi così spiacevole.
<< E la principessa Alexandra? >> sapevo che l’avrebbe tirata in ballo, potevo giurarci, inizialmente mi costava ammettere che lei non c’era, ma adesso quasi non si sente nemmeno più la sua presenza.
<< Silver non c’è, l’hanno segregata nelle sue camere e non può più uscire >> alzai le spalle e mettendomi la sacchetta in spalla uscii dalla porta e non più dalla finestra.
 
Uscito dai confini della tribù del fuoco, aspettai gli altri all’ingresso come al solito e quando fummo tutti insieme, ci recammo alla foresta.
<< Justin non hai una granchè bella cera >> disse Lyza con il suo solito fare da sorella maggiore protettiva.
<< Sto benissimo, sarà che faceva freddo al palazzo >>
<< Un Hudes del fuoco che ha freddo? >>
Non doveva suonare decisamente un granchè come cosa, ma non c’era una vera e propria ragione per cui fossi pallido o cos’altro.
<< Sto bene Lyza, non preoccuparti >>
<< Ma Silver? Hai avuto notizie? >>
Scossi la testa e guardai verso il basso.
<< Ti manca ecco cos’hai. >>
Risi appena, come per mascherare qualcosa.
La realtà era che non mi mancava esternamente, ma forse dentro il mio cuore sentivo esageratamente la sua mancanza.
<< No affatto >>
<< Non mentire amico, si vede che sei a pezzi da quando non viene più. >> Ryan si intromise alla conversazione. Questa era una di quelle volte in cui la regola “quasi simpatico” non valeva più.
<< Ragazzi, per favore, sto bene >> sbuffai e Ryan alzò le spalle tornandosene da Gram che non aveva altro da fare se non giocare con l’acqua, come già di solito faceva.
<< E’ ridicolo che tu non voglia ammetterlo >> sbottò poi quest’ultima come se si fosse svegliata da un trance. << E’ un corpontamento infantile. Hai fatto tante di quelle storie perché avesse detto che eravate solo amici, dopo che avete litigato te la sei presa moltissimo e ora hai anche il coraggio di dire che non ti manca? >> mi stava facendo realmente la predica?
<< Ti stai sbagliando. >> dissi. << Tutto quello che io e Silver avevamo non c’è più. >>
Ryan si intromise di nuovo nella conversazione. << Quindi se teoricamente io ci provassi con lei la cosa non ti darebbe alcun fastidio >>
Avanzai minaccioso verso di lui. << Non azzardare ad avvicinarti o ti incenerisco >>
Mi resi conto di essermi fregato da solo quando sentii Ryan ridere di gusto.
<< Bel modo di non sentire la mancanza di qualcuno >> riprese poi quest’ultimo.
Sbuffai pesantemente e mi lasciai scivolare sul tronco di un albero lì vicino.
<< E va bene, mi manca. Cosa posso farci io? E’ più forte di me pensare a lei ogni secondo, cosa starà facendo adesso? Chi sarà con lei a tenerle compagnia in quella camera vuota? Ma soprattutto, come faccio a sapere che io le manchi tanto quanto lei manca a me? Sono andato là quasi due mesi fa, dovevamo parlare, ha ammesso che le piaccio e ora? Tutto finito. Non ci vedremo più e quando sarò costretto a sposarmi, allora sarà tardi per noi. >> tirai fuori tutto d’un fiato, non accorgendomi nemmeno di quello che stavo dicendo.
Lyza venne a sedersi al mio fianco, cercando di consolarmi, nonostante solo la presenza di Silver avrebbe potuto in questo momento.
Con loro si sentiva bene, poteva confidarsi sempre, ma lei, lei era la persona che voleva al suo fianco nella vita. La persona con cui avrebbe voluto condividere tutto. La persona con cui avrebbe voluto una famiglia. La famiglia che nonostante tutti gli amici, sarebbe stata l’unica capace di distrarlo.
<< Sono sicura che le manchi anche tu >> mi disse Gram, venutasi a sedere al mio fianco nella parte del tronco ancora libera. << Ho visto come ti guarda, ho parlato con lei varie volte su di te, e quello che dice non sono solo parole. >>
Gram in quel momento voleva solo aiutare il suo amico, che quasi diciassettenne soffriva di pene d’amore più di tutti gli altri, che nonostante fossero già tutti maritati, non avevano mai provato cose del genere. Non era sicura che quello che aveva detto fosse vero. Ma tentare non nuoce.
<< Qualsiasi cosa sia, non siamo certo venuti qua per piangerci in mano. >> dissi poi alzandomi.
<< Veramente – prese a parlare Ryan – noi siamo sempre qua, ma non facciamo mai niente. >>
Effettivamente era vero. Sentii la risata generale e nonostante mi mancasse Silver, non riuscii a trattenerne alcuna nemmeno io.

 
Where are you now?
When nothing’s going right
Where are you now?
I can’t see the light. 
                                     
Where are you now - Justin Bieber.




Ps. Scusa fede, ma in That Should Be Me non sono riuscita a trovare qualcosa che collegasse. 
Grazie comunque per l'aiuto. 

Passate a leggere "Brawlers" di "Lelo_xo"  se avete tempo, è una traduzione (impeccabile) di una storia bellissima!
Baci. Alla prossima (che non so quando sia cc)
-Rebecca.

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Capitolo 14
*** Together? ***


14. 
Scusate, sto facendo una confusione assurda con i capitoli cc
Comunque spero che il capitolo vi piaccia, 
Buona lettura :)

Silver era chiusa nella sua camera da giorni, non vedeva il sole e non riusciva a sentire la forza del vento nelle sue vene.
Si stava indebolendo e non sapeva per quanto sarebbe riuscita a resistere.
I genitori sembravano non accorgersene e quando lei chiedeva di andare in paese loro glielo proibivano pensando che se la svignasse per andare nella foresta.
“Lo facciamo per il tuo bene” dicevano sempre, quando in realtà l’unica cosa che stavano facendo era metterla in difficoltà.
Aveva deciso di non parlare più alla madre, dopo che lei l’aveva tradita, non sentiva più il bisogno necessario per andare oltre il saluto la mattina a colazione.
In quel momento, era appoggiata al soffitto, guardando dall’alto la sua camera. Non era più bella e luminosa come una volta, alle finestre il Re aveva fatto mettere degli appositi sbarramenti così che capisse che non doveva uscire per nessuna ragione.
Silver era stufa di quella situazione, tanto che provava a scappare spesso, ma ogni volta qualcuno che lavorara a castello la vedeva e sotto preciso ordine del Re, veniva rispedita immediatamente nelle sue camere.
Quel modo di imporle qualcosa non le andava giù affatto, e l’unica cosa che ottenevano era spingerla a riprovarci, lei sapeva che un giorno sarebbe riuscita ad uscire di lì e quel giorno sarebbe arrivato a breve.
Aveva progettato tutto insieme agli altri, quando una notte erano riusciti ad intrufolarsi nel castello.
Sarebbe scappata la notte di luna piena a metà del mese, quella notte, tutti gli Hudes meno potenti cadevano in un sonno più profondo e fino a quando la luna non sarebbe sparita il loro stato non sarebbe cambiato.
Dopo essere fuggita, avrebbe raggiunto gli altri quattro all’entrata secondaria del castello e sarebbe scappata con loro nella foresta.
I giorni successivi si sarebbe intrufolata nella tribù dell’acqua insieme a Lyza e Gram, vivendo con loro a palazzo.
I suoi tratti somatici e gli occhi azzurri, sebbene più trasparenti rispetto agli Hudes dell’acqua, si potevano confondere di più che tra gli occhi e verdi della tribù della terra e gli occhi rossi della tribù del fuoco, così da darle un ingresso più facilitato tra la tribù dell’acqua.
 
Era notte appena inoltrata, quando con estrema cautela e silenzio, Silver raccolse le sue vesti in una sacca e scese nella sala principale del castello.
Come aveva pensato, non c’era anima viva che girava e questo le facilitò le cose. Sperava che anche i genitori dormissero e ne ebbe la conferma non appena varcò la soglia del palazzo, raggiungendo l’uscita sul retro che passava dalla cucina.
<< Silver >> le corse incontro Gram, che nonostante i battibecchi tra loro era quella con cui aveva legato di più.
<< Chi si rivede >> sorrise a tutti e abbracciò uno per uno, fino ad arrivare a Glace, si soffermò qualche istante a guardarlo per poi abbandonarsi ad un sorriso ed abbracciarlo.
<< Mi sei mancata >> le sussurrò lui all’orecchio e lei arrossì leggermente.
<< Anche tu. >> rispose dividendo l’abbraccio.
Il castello distava pochi metri dall’ingresso alla tribù e così i cinque ragazzi non ci misero molto ad uscire.
Silver si sentì libera, aveva riacquistato le forze ed era pronta ad opporsi ad un esercito di addirittura mille Hudes.
Erano passate quattro settimane dall’avventura al vulcano, ma nonostante tutto, la forza e il potere donatogli dalla sfera contenente la vita dell’anziano Hudes dell’aria non sarebbe svanita mai.
Raggiunsero la foresta passando come al solito nel confine della tribù del fuoco.
Silver provava ansia nel passare tra quelle strade, ma questa volta, attraversandole non potè sentirsi più felice,
Si sentiva libera e nessuno l’avrebbe più fermata.
<< Allora sfigatella, come ci si sente a stare fuori? >> chiese poi Ryan a Silver, che sorrise apertamente.
<< Sfigatella? Da quale umano hai sentito questa parola? – rise ancora – non sono mai stata meglio di così, credetemi. >> rispose lei, guardando negli occhi il ragazzo.
<< Sono contento, ma ora? Dovremmo stare a sopportarti di nuovo tutte le notti? Sarà arduo come compito >> le mise un braccio intorno alle spalle e la spinse leggermente.
Glace guardava la scena inorridito, era geloso fino a questo punto?
Non riusciva davvero a vedere Silver, la sua Silver abbracciata a qualcun altro che non fosse lui? La risposta era si, ma non fece niente per dividerli.
In fondo, aveva imparato a conoscere Ryan, lui era a conoscenza dei sentimenti provati per Silver e non avrebbe fatto niente per ostacolarli o almeno così pensava Glace.
<< Sei diventato più alto o sbaglio? >> disse ancora Silver, cercando di non sbilanciarsi con la presa solida di Ryan intorno alle sue spalle.
<< Non sbagli, sono ufficialmente cresciuto di qualche centimetro. >> si vantò quest’ultimo.
<< Ragazzi al posto di giocare ai migliori amici sperduti, perché non venite a dare un’occhiata qua? >> disse Lyza, irritata dal comportamento dei due.
I ragazzi si avvicinarono all’amica, che indicava il tronco di un albero falciato con qualche arma.
Ryan che in fatto di alberi era il più esperto, constatò che doveva essere stata una falce. Il taglio era troppo profondo per essere stato fatto con una spada o un pugnale.
<< E questo che significa? >> chiese poi Glace, avvicinandosi all’albero.
<< Qualcuno è stato qui, e ci sono due motivazione che devono averlo spinto a fare qualcosa di questo tipo: o voleva tracciare un percorso, oppure qualcuno si è perso nella foresta >> disse Ryan, continuando a toccare la corteccia dell’albero.
<< Qualcuno di… umano? >> si intromise Gram, che stava osservando la situazione dall’esterno.
<< C’è una possibilità. >> annuì Ryan. << I tagli non sono stati fatti da un Hudes, il nostro modo di muovere le mani è decisamente più aggrazziato e quando ci mettiamo forza nel fare qualcosa, anche lì risulterebbe in modo diverso, inoltre la forma delle mani è diversa. Noi Hudes abbiamo le mani più piccole rispetto agli umani e sarebbe impossibile tenere una falce di quelle dimensioni. >>
I ragazzi annuirono alle parole di Ryan, sapeva tante cose e tutto questo incuriosiva Silver in una maniera incredibile.
<< Che ne direste di pensarci domani? Sono troppo stanca per pensare >> disse Lyza, seguita dal cenno della testa di Gram.
Quelle due ragazze erano d’accordo sempre in tutto.
<< Oppure potremmo lasciar perdere, ci siamo messi nei casini una volta, perché farlo di nuovo? >> disse Ryan annoiato da quella situazione.
<< Perché le nostre giornate sono così noiose che sarebbe più divertente stare a guardare una tartaruga correre la maratona piuttosto che fare quello che facciamo, ovvero niente. >> lo ripresero le gemelle.
Ryan annuì e alzò le braccia in segno di resa.
<< Ragazze, prima di tornare a palazzo, posso parlare con Glace qualche minuto? Dice di aver qualcosa di importante di cui parlare. >> disse poi Silver alle gemelle, quando si stavano dirigendo versò la tribù dell’acqua.
<< Certo che si, lasciate spazio ai piccioncini. >> dissero loro, facendo arrossire Silver.
 
 
<< Siamo soli. >> disse Glace, sedendosi sul ramo di un albero come al solito.
Silver che stava appesa a testa in giù in quello sopra lo guardò e sorrise.  << Da quanto è che non passiamo un po’ di tempo insieme io e te? >>
<< Da tanto Glace, da troppo forse. >> ammise lei, arrossendo nuovamente.
Era imbarazzata, non sapeva come comportarsi con lui e non sarebbe stato facile affrontare il discorso che stavano per fare.
<< Silver, dobbiamo parlare. >> disse lui.
Il suo tono appariva freddo, ma era solo molto agitato.
<< Tra qualche mese compirò diciassette anni e anche tu. >> iniziò Glace. << Sai benissimo cosa ci tocca al compimento dei diciotto, e io non voglio che accada se quella ragazza non sei tu. E’ così strano da dire, è passato quasi un anno da quando ci siamo conosciuti, tutto così in fretta. Non sono ancora in grado di riordinare la confusione che c’è nella mia testa ora, ma se sono sicuro di una cosa è che sei diventata la ragione per cui la notte non dormo. >>
Silver affiancò il ragazzo sul ramo in cui era seduto e gli lasciò un bacio sulla guancia.
<< Da piccola ero considerata la principessa di ghiaccio nella scuola che frequentavo, tutti mi odiavano perché ero la principessa e loro no. Ho sempre continuato ad andare a scuola lì perché desideravo che la gente mi trattasse come una persona comune, del popolo. Ma tutto quell’odio non veniva perso, tutt’altro, spesso mi chiudevo in me stessa e la causa era proprio quella.
Non ho mai pensato di potermi innamorare davvero, e nemmeno lo penso tutt’ora, ma cosa ci posso fare? Sono pur sempre Alexandra. Con te è diverso però, non si può chiamare amore il sentimento che mi lega a te, ma è qualcosa di forte che non vorrei si consumasse o sparisse. Non riesco a vedermi tra qualche anno, sposata con un uomo che non amo o che peggio non conosco, ma il nostro è un rapporto complicato, non possiamo fare finta di niente e lasciarci alle spalle il fatto che siamo un opposto. >>
Silver si stava trattenendo dal piangere, dire quelle cose al suo, non sapeva bene come definirlo, si stava dimostrando più difficile del previsto e lei non conosceva un gran numero di parole da usare in quelle occasioni.
<< Non lo dimentico, ma almeno ci provo. Tu dovresti fare lo stesso e provarci insieme a me, sarebbe tutto come nei sogni, non credi? >>
La ragazza annuì, immaginandosi come sarebbe la sua vita se al suo fianco da adulta ci fosse Glace e qualche bambino saltellante.
<< Sarebbe bellissimo, ma impossibile da realizzare. >> concluse.
<< Niente è impossibile se ci metti la forza. >>
<< Quale forza? >>
<< Dell’amore. >>
Detto questo Glace la baciò, e si sentì pieno dopo mesi.
Quel bacio stava a significare tante cose per entrambi, ma una delle più belle era che avevano finalmente segnato il loro rapporto una volta per tutte.
Loro non erano Justin e Alexandra, loro erano Silver e Glace.


Angolo autrice. 
Non è poi così tardi dai!
Ho quasi fatto in fretta ahaha
Cosa succederà al nostro gruppetto di Hudes preferito?
E alla coppia di piccioncici diabetica? 
Personalmente ho fatto una gran fatica a scrivere l'ultima scena, non sono adatta alle scene romantiche o alle cose dolci e si vede cc
Comunque, questo è il capitolo,grazie a tutti, siete fantastici <3
- Rebecca

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Capitolo 15
*** Da un anno e qualche mese. ***


15.

1 anno e qualche mese dopo.
 
Era un anno che Silver e Glace erano diventati ufficialmente una coppia.
Entrambi felici, nascosti, ma felici.
Lei aveva imparato ad amarlo come lui faceva con lei e ora non c’era più niente che avrebbe potuto dividerli. Ne un duello, ne dei Re troppo esigenti.
L’unica a sapere della loro relazione era la regina Pattie, la sola che aveva preferito proteggere il figlio piuttosto che tradirlo come aveva fatto la regina Claire.
Avevano entrambi diciotto anni appena compiuti, e non sapevano che il peggio stava per arrivare.
 
 
Mi alzai dal letto tutt’altro che contento, un’altra giornata era cominciata e sinceramente iniziavo a stufarmi di quelle paranoie di mio padre e la sua voglia matta di trovarmi una compagna da sposare.
Io una ragazza ce l’avevo e mai mi sarebbe venuto in mente di lasciarla per qualcun altro.
Mia mamma cercava di farlo ragionare, dicendogli che ero ancora troppo piccolo per sposarmi, ma il Re non ne aveva voluto sapere e quel pomeriggio avrei avuto una sottospecie di colloquio con tutte le mie future mogli.
Silver mi aveva raccontato che i suoi avevano smesso di cercarla parecchio tempo fa, quando era scappata i suoi genitori hanno smosso il mondo per trovarla, ma ora siamo ad un anno da quell’avvenimento e ancora non la trovano, loro, io ovviamente la vedevo tutte le notti.
Non sapevo bene cosa fare con mio padre, se gli avessi detto la verità, mio padre aveva dichiarato guerra alla tribù dell’aria, e nonostante il re e la regina non mi andavano per niente a genio, quella era la casa della mia ragazza.
Mi diressi verso la cucina, quando la voce dei miei genitori attrasse la mia attenzione, mi nascosi dietro la porta e ascoltaii.
<< Non credi di dover aspettare ancora un po’ prima di imporgli il matrimonio? In fondo è solo un ragazzo >>
<< No Pattie mi dispiace, Justin ha compiuto diciotto anni, è tempo che si sposi. >>
<< E se lui avesse una  ragazza? >>
Mi sentii gelare il sangue, non aveva nessuna intenzione di dirglielo vero?
<< Ancora meglio, sarebbe accolta calorosamente nella tribù del fuoco! >>
<< E se fosse di un’altra tribù? Jeremy ti prego, è ancora troppo giovane per promettersi ad una donna! >>
<< Lo dice la legge e noi non possiamo fare altro che sottometterci. >>
<< Mio figlio sposerà chi vuole lui Jeremy, non ci immischieremo. Lo farà quando vorrà e soprattutto quando sarà pronto a prendere le redini del regno >>
Entrai nella sala prima che cominciassero a litigare e non appena mi videro, cambiarono espressione e tornarono i soliti genitori regali di sempre.
<< Buongiorno madre, buongiorno padre. Vi trovo in forma quest’oggi. Peccato che io non sia nella stessa situazione, non posso proprio incontrare le ragazze oggi >> dissi cercando di essere più convincente possibile.
<< Forse ti serve un po’ d’aria tesoro. >> disse mia mamma, ridendo appena si accorse che avevo capito il doppiosenso di quella frase.
Decisi di stare al suo gioco. << E’ l’unica cosa di cui ho bisogno adesso >>
<< E tutte le tue prossime pretendenti? >> disse lei.
<< L’aria è l’unica pretendente che vorrei adesso e per sempre. >> ritornai serio, sperando che mio padre capisse qualcosa e che magari ci ripensasse al fatto degli incontri.
<< Vado nelle mie stanze a prepararmi per gli incontri di oggi, buona giornata. >>
Con fare regale mi alzai dalla sedia e mi diressi verso le mie camere.
Dan mi aspettava seduto sul letto. Stava giocando con un aggeggio strano.
<< Allora? Convinti a lasciar perdere? >>
<< No, zero assoluto. Mio padre poi è convintissimo che io debba sposarmi a tutti i costi. Ah se sapesse di Alexandra >> dissi sedendomi sullo spazioso letto accanto a lui.
<< La fortuna non è dalla tua parte. >> rispose lui, tirandomi una pacca consolatoria sulla spalla.
<< Proprio per niente da questo punto di vista, ma non mi importa, sta sera vedrò Silver e non vedo l’ora. >>
Ripensai a tutto, dall’inizio della nostra relazione, all’inizio della nostra amicizia, al nostro primo incontro quel giorno nella foresta.
Era tutto così bello quando non avevo preoccupazioni o doveri regali che mi attendevano al mio ritorno a casa, volevo vivere la vita spensierato con l’unica donna che avevo amato e stimato a punto tale da pensare che potesse addirittura battermi in un possibile duello.
<< Ormai non fare altro che vedervi e unirvi in una cosa cosa >> disse Dan e io scoppiai a ridere. << L’ho sentita l’altro giorno entrare, sai che soffro d’insonnia. Sei fortuanato che il Re non passi spesso di qui. >>
Ripensai a quella notte e a tutte le precedenti, in effetti negli ultimi tempi era diventata un’abitudine a cui nessuno dei due riusciva a fare a meno, lei si era abituata al troppo caldo dentro di lei e io mi ero abituato alla sua pelle fredda.
<< Sei solo invidioso ammettilo >> sembravo una ragazzina in quel momento. Ma non me ne curai.
Dan alzò le braccia in segno di resa. << Mi hai beccato >> e rise ancora.
Adoravo Dan, sapeva farmi ridere come nessun’altro. E oltre ai ragazzi era uno dei miei migliori amici.
<< Salvami da questa terribile sorte che mi spetta >> disse sprofondando la testa nei cuscini.
<< Ti tocca mi dispiace. >> e ritornò a battere sulla mia spalla.
 
 
Ero seduto sul trono di mio padre, mi sentivo uno potente, ma quello che stava accadendo era tutt’altro che divertente.
Un centinaio di ragazze, se non di più, erano in fila davanti al trono aspettando di parlare con me per qualche minuto.
Ammetto che alcune erano proprio bellissime, ma il mio cuore, ahimè era già occupato.
<< Sono Helene, mio signore. >> disse una ragazza con una voce che conoscevo fin troppo bene.
Alzai la testa e rimasi sbalordito quando i due occhi che mi stavano fissando erano quelli che catturavo ogni notte, o quasi.
<< Ragazze, mi dispiace ho scelto la mia donna. Siete tutte bellissime, ma lei mi ha rapito il cuore a prima vista >> sorrisi dicendo quelle parole.
Le ragazze amareggiate uscirono dal castello e mi concetrai sulla bellissima donna che avevo di fronte, la mia.
<< Allora signore, cosa posso fare per lei? >> disse cercando di trattenere una risata.
<< Bene Helene non so chi tu sia, non ho mai visto il tuo candido viso all’interno della tribù del fuoco >> dissi marcando il suo falso nome, cercando di trattenermi dall’istinto di baciarla.
Mi avvicinai a lei e chiesi a Dan, che assisteva sbalordito alla scena, di far partire la musica da ballo.
<< Si può sapere come hai fatto ad entrare? >> le dissi all’orecchio mentre danzavamo in mezzo alla sala.
<< Sono entrata questa notte e mi sono fermata in paese. Di giorno questa tribù è decisamente meglio. Ho fatto anche amicizia con qualche ragazza. >> rispose sorridendo.
<< Ah mon cherie, quanto vorrei che tu potessi restare qui con me per sempre, ma sappiamo che mio padre non ti lascerà rimanere dopo averti riconosciuta, anzi avvertirà il tuo e scoppierà una guerra. >>
Silver mi guardò con sguardo triste. << Lo so, ma non potevo certo permettere che qualcuna prendesse il mio posto >>
<< Lo sai che non succederebbe mai. Ti amo e lo sai. >>
Rimase un po’ stupita da quelle parole, non gliele dicevo spesso, ma quando succedeva erano dette con il cuore.
<< Ti amo anche io, Principe Justin, ora scusate ma devo andare, è stato un piacere conoscerla. >> disse per poi scappare.
Chissà dove sarebbe andata, cosa avrebbe fatto.
Questa notte appena la barriera avrebbe ceduto ci saremmo sicuramente rincontrati nella foresta e Lyza e Gram l’avrebbero portata con loro al castello come ormai da un anno e qualche mese.


Angolo autrice. 
Dovreste amarmi per quanto sto aggiornando velocemente! AHAHAHAHA
Sono ancora un attimo in subbuglio per lo staccone che ho fatto, ma ora sono pronta ad aggiornare regolarmente una volta alla settimana.
Mi duole ammettere che non mancano molti capitoli alla fine, ma non li ho scritti ancora, quindi non si sa mai. 
Mi sono davvero affezionata a questa storia, come a tutte quelle che scrivo del resto, solo che questa è stata la prima vera che ho quasi portato a termine e mi mancherà scrivere su questa tematica e su questo fandom soprattutto. 
Voi che la leggete siete fantastiche, tutte, anche a chi non è piaciuta. 
Avete avuto la forza di aprire e leggere, e questo vi fa onore AHAHAHAHAHAHA 
Grazie davvero per tutto! 
E anche se manca ancora un po' alla fine, spero che mi seguirete ancora in caso ne scrivessi un'altra. 

Inoltre ho una richiesta, se qualcuna di voi è una potterhead (oltre a fede ahah) sarei grata se passaste di qui  sareste gentilissime <3
La scrivo sempre io e ci tengo tanto! 
Bene ho finito, un bacio a tutte e:

Ci vediamo domenica!

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Capitolo 16
*** Last kiss for Silver and Glace. ***


16.
Ero scappata dalla tribù del fuoco e come al solito mi trovavo nella foresta con gli altri.
Ci incontravamo sempre da quando ero scappata e la cosa mi rendeva felice. Nel frattempo che passavano i giorni imparai a conoscerli sempre di più fino a che non diventammo un team praticamente inseparabile.
Ryan in quel periodo aveva quasi vent’anni, i capelli biondi si erano schiariti con l’arrivo dell’estate e i suoi occhi apparivano ancora più verdi.
Il suo dominio della terra era qualcosa di incredibile, sapeva padroneggiarlo alla perfezione.
Si era sposato anche lui, con una ragazza bellissima della sua tribù, un mese fa circa ce l’ha presentata e io sono rimasta estasiata dalla leggiadra e dalla bellezza che possedeva.
Lyza e Gram, le vedevo ogni giorno e anche loro, ormai sulla soglia dei ventidue erano cambiate molto rispetto alla prima volta che le incontrai.
Cambiavano insieme, come se fossero una cosa sola, all’unisono.
I capelli si erano allungati ad entrambe di esattamente dieci centimetri e i loro occhi di quell’azzurro in cui perdersi, erano più luminosi da quando avevano finalmente raggiunto il loro massimo potere.
Si raggiunge al compimento dei ventun’anni, tappa che loro avevano ormai superato da quasi un anno. Inutile dire che furono sempre incantevoli.
Glace invece era quello cambiato maggiormente, i morbidi capelli che aveva sulla fronte, avevano lasciato posto a venti chili di cera per tenerli su. Gli occhi ormai rossi, sprigionavano calore e timore allo stesso tempo.
Stentavo ancora a credere che quel ragazzo tanto perfetto fosse impegnato con la sottoscritta, eppure il destino aveva voluto unirci ed io non potevo essere più contenta.
« Silver, come te la passi sorella? » guardai Ryan in modo strano, il contatto con gli umani non gli faceva bene.
Suo padre lo aveva mandato sulla terra per quasi sei mesi, dove avrebbe imparato l’arte della falegnameria da un uomo.
« Alla grande fratello » gli schiacciai il cinque, mi aveva insegnato qualche parola del gergo giovanile degli umani.
Lyza ci guardava e scuoteva la testa disperata, pronunciando parole come “cosa farò io con voi”.
« Glace, sei arrivato finalmente. Ti davamo per disperso amico. »
« Sempre al tuo servizio pel di foglia. »
Non riuscii a trattenere una risata e scoppiai lì davanti a loro.
« Da dove ti è uscito pel di foglia? Sembra il nome di un coniglio » disse poi Ryan, cercando di ricomporsi.
« Mi è uscito naturale, non me lo chiedere » disse poi Glace, alzando le braccia.
« Concludendo che siete strani, direi che è ora di andare per noi. » disse Gram, sorridendomi.
Si portò via Ryan e io rimasi da sola con Justin.
Ci sedemmo sul solito albero, sui soliti rami.
« Justin perché devi sposarti per forza, se non dovessero accettarmi? »
Lo sentii sospirare.
« Silver, sono obbligato, non posso fare altrimenti. Ma voglio che sia tu mia moglie. »
« Lo sai che non posso, finiranno per riconoscermi e finiremo male entrambi. »
Lo guardaii con occhi tristi, cercando di non apparire troppo amareggiata per la situazione in cui entrambi ci trovavamo.
« Preferirei morire pur di sposare un’altra. » sorrisi.
« Vale la stessa cosa per me. »
« Ma tu ormai sei dispersa, non devi sposare nessuno. »
« Ma infatti io intendevo che preferire morire piuttosto che vederti con un’altra. »
Non riuscii a non ridere, nonostante stessimo parlando di un argomento delicato, non riuscivo a non guardarlo e sorridere.
« Cosa farai? » chiese lui.
« Cosa farò? Credo che scapperò lontano, magari tra i mortali. Che ne pensi? »
Lui esitò prima di rispondere, non capendo che lo stavo prendendo in giro. « Penso che se anche scappassi, non lo so, in Italia riuscirei a trovarti. »
« E se scappassi in Cina? »
« Ti troverei lo stesso. »
Scesi al suo livello e gli lasciai un bacio sulla guancia, per poi avvicinarmi ancora di più e lasciargliene uno sulla bocca.
« Quindi mi troveresti anche se facessi questo? » capendo cosa volessi fare scosse la testa.
« Non azzardarti a- »
Troppo tardi, ero sparita nell’aria e solo un altro Hudes dell’aria poteva vedermi.
« Silver? Tanto lo so che sei qui intorno »
Vederlo agitarsi in quel modo mi fece ridere, così tornai normale e scesi dall’albero, sedendomi lungo il tronco.
« Ti odio quando fai così » disse lui, rosso per la rabbia o per la vergogna.
« Ah si? Mi odi? »
Mi avvicinai talmente tanto che tra di noi c’era un millimetro di distanza.
« Odiarti io? Chi ha mai detto niente. »
Mi spostai e risi ancora.
« Tu sei completamente fuori. »
 
 
Era notte fonda ormai, io e Justin eravamo insieme da quasi cinque ore, il suo calore mi scaldava il cuore.
Mi affrettai a lasciargli un bacio che lui ricambiò passionevolmente.
Una luce ci abbagliò, mi staccai velocemente per vedere chi fosse.
« Principe Justin, cosa ci fa lei qui? »
Iniziai a tremare, ci avevano visti.
« Io.. » non riusciva a trovare una scusa.
« Lei non è? » mi indicò e per la paura non riuscii nemmeno a nascondermi.
Justin si mise davanti a me come per coprirmi.
Dovevo ancora identificare chi fossero quegli uomini, ma a giudicare dalla divisa, dovevano essere dei controllori mandati dal consiglio.
« Barney, lei è la principessa Alexandra, quella scomparsa. » disse uno all’altro indicandomi.
Ero stata riconosciuta, cosa avrei fatto ora? Mi avrebbero costretta a combattere contro Justin.
« Sentite, lei non ha colpe, punite me. » disse Justin, ma non sarei mai stata così egoista da lasciarlo là così.
« Non scherzare nemmeno, se dovete prendere qualcuno prendete me, lui deve sposarsi e mandare avanti il regno. Io sono scappata e se morirò nessuno se ne accorgerà, ma vi prego lasciatelo andare.» risposi pregando quegli uomini.
Uno sembrò pensarci su, ma quando Glace intervenne di nuovo non volevano saperne di lasciarci andare.
« Vi porteremo a cospetto del Re e della Regina di entrambe le tribù e domani stesso duellerete. Le regole di Homnies sono chiare. Niente relazioni tra principi e principesse di diverse tribù. » disse arrabbiato. « Il resto lo sapete, vi siete cacciati in un bel guaio ragazzi. »
Justin scosse la testa, e mi abbracciò notando il mio stato pre valanga di lacrime.
« Vi prego, uccidete me, ma non fatemi combattere contro la ragazza che amo. » disse lui, stringendomi a se e provocando l’ira dei due controllori.
Ci staccarono e senza voler sentire scuse ci portarono dritti verso la tribù del fuoco, facendo rabbrividire Justin.
Quando fummo all’entrata, i due ci spinsero all’interno,facendoci entrare come due ladri.
« Non fate troppe storie. Gary va ad avvertire i controllori che avvertano il Re, immediatamente. »
Uno dei due sparì all’istante e tornò qualche minuto dopo con la sentinella del palazzo che non appena vide Justin si inchinò al suo cospetto.
« Signor Justin, come mai mi hanno fatto chiamare? » disse la sentinella. « E voi, togliete le vostre mani luride dal nostro signore.»
« Il principe è stato beccato a scambiarsi effusioni amorevoli con questa ragazza nella foresta. » mi spinse in avanti facendomi cadere.
Justin si strattonò per aiutarmi a rialzarmi. « Fallo ancora e ti uccido con le mie stesse mani. » minacciò la guardia che faceva di tutto pur di non ridere e sembrare stupido.
La sentinella, mi guardò confuso, fino a che il suo sguardo non si incupì. Doveva aver capito chi fossi.
« Principessa Alexandra. » mi disse infatti, venendomi ad accarezzare il viso. « La davamo per dispersa, i suoi genitori sono preoccupatissimi per lei. »
« Non mi importa dei miei genitori, voglio solo che non ci facciano combattere. La prego, l’amore non è un reato. » cercai di supplicarlo, ma i suoi occhi velati di lacrime si girarono, indicando alle sentinelle la strada per il castello.
« Vi prego lasciatelo. » continuai a singhiozzare.
« Basta lamentele signorina. »
Ci rinchiusero in due celle, nei sotterranei nel castello e se ne andarono.
Mi sentivo sola, volevo Glace vicino a me, ma questo non era possibile, un enorme muro in cemento ci divideva e l’unica cosa che riusciva a rilassarmi era il suono della sua voce.
« Andrà tutto bene Silver te lo prometto ». 



Angolo autrice. 
Ebbene si ragazze, siamo giunti al momento più critico della storia. 
Il prossimo capitolo sarà l'ultimo e in più ci sarà un epilogo.
Chiedo scusa per l'infinità di errori presenti nel capitolo precedente, giuro che non l'ho fatto apposta, semplicemente quando scrivevo non pensavo. 
Aggiusterò tutto al più presto. 
Spero che questo capitolo vi piaccia, preparate i fazzoletti per il prossimo, perchè sarà triste. 
O almeno cercherò di farlo triste. 
Vi ringrazio tanto per tutte le belle recensioni che mi avete lasciato, sono contenta che la storia vi sia piaciuta e non so se sarei andata avanti a scrivere questa storia senza che voi mi aveste incoraggiata. 
Bene ho finito, un bacio a tutti. ^^
Rebecca. 

Ps. Ci vediamo domenica prossima con il prossimo. 


-2 alla fine. :'(

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Capitolo 17
*** The end. ***


17.
« Cosa significa questa storia Glace. » disse mio padre, vedendomi nel castello in compagnia di Silver e due guardie.
Il suo volto era velato da una severità particolare, come se gli dispiacesse.
« Abbiamo trovato questi due nella foresta signore. » disse la prima guardia, avanzando e inchinandosi al Re.
« Principessa Alexandra, che ci faceva nella foresta con mio figlio? » la vidi abbassare lo sguardo, arrossì e non sapeva se rispondere così lo feci io al suo posto.
« Siamo fidanzati papà, da un anno e mezzo. » lui spalancò la bocca, spiazzato da quelle parole.
Sospirò, indicando alle guardie di andare via. Quando lasciarono la sala, ci indicò delle sedie su cui sederci. « Justin, lo sapevi, sapevi che se vi avessero scoperti sarebbe successo questo. » mi disse.
Annuii, prendendo Silver per la mano, che strinse preoccupata.
« Lo so, padre. Ma l’amore non si sceglie, succede per caso. » gli risposi, aspettando un suo richiamo che però non arrivò.
Anzi, si sedette affianco a noi sulla sedia e prese le nostre mani intrecciate tra le sue, non avevo mai visto questo lato di mio padre e mi piaceva molto.
« Tua madre mi aveva parlato di una ragazza, probabilmente da un’altra tribù, ma ero troppo impegnato a cercarti una moglie per darle ascolto. Ma tu figliolo, avresti potuto dirmelo. » mi rispose, con comprensione.
« Avevo paura padre, mi hai sempre detto che le leggi di Homnies vanno rispettate severamente, e che in caso contrario bisognava tenersi pronti per la pena. » gli dissi.
Il suo volto era ancora velato da quello strato di tristezza. Vedere mio padre in quello stato mi provocò un colpo al cuore, poche ore e non lo avrei più rivisto. Lui lo aveva capito.
« Signore, sono arrivati i sovrani dell’aria. » nella sala entrò una sentinella, che aprì i portoni a Claire e George, che non appena videro la figlia si trattennero dal correre ad abbracciarla.
Silver invece era lì, impassibile, la vedevo, avrebbe preferito non doversi più preoccupare di loro, ma ora eravano nei guai. E dove c’è odore di guai, ci sono i genitori.
« Si può sapere perché sei scappata? Sono due anni che non ti vedo. Due anni. » disse la Regina, affiancando mio padre e raggiungendo Silver, spiazzata e innervosita.
Strinsi la stretta della sua mano e si tranquillizzò. « Se sono scappata ci sarà un motivo, non parlo con chi mi tradisce. » rispose lei, fredda e dura come una roccia.
« Non ti permetto di parlare così a tua madre. »
Il Re raggiunse la moglie, e si sedette affianco a mio padre.
Notai che anche lui aveva un velo di tristezza negli occhi, guardava male le nostre mani intrecciate e scuoteva la testa di tanto in tanto.
« Non mi interessa, non sono più figlia vostra. » rispose ancora Silver, ormai all’apice della rabbia. « Mi fidavo di te mamma, ti ho raccontato una parte della mia vita che non conosceva nessuno e tu non hai mantenuto la promessa e sei corsa subito ad avvertire l’intero mondo. Sono sicura che se avessi lasciato perdere non saremmo qui a piangere adesso. »
Mia madre entrò nella sala, con la sua solita eleganza. « Non essere troppo dura con lei tesoro, tua madre ti vuole bene. Lo ha fatto per progetterti. »
Raggiunse mio padre. Ora eravamo al completo, gli occhi di tutti erano puntati di noi e io mi sentivo parecchio in imbarazzo.
« Madre, Padre.» Silver si rivolse a loro, non guardandoli negli occhi. « Entro questa sera sarò morta, fatemi un favore, rassicurate Jonathan e ditegli che sarò sempre con lui. » la vidi contrarre i muscoli del viso, facendo attenzione a non piangere.
« Salutatemi Lexy, e tutto il popolo. Rassicuratelo e ditegli che la loro principessa è morta per amore e non è mai stata più contenta di farlo. » una lacrima le scese e la Regina si dovette girare dall’altro lato per non piangere anche lei.
Era convinta che sarebbe morta lei, ma io non avrei mai permesso che qualcosa del genere capitasse, nemmeno per sogno l’avrei lasciata morire.
Poi, notando il modo in cui Silver abbassava lo sguardo, capii che non voleva sentire contraddizioni e che quel pomeriggio sarebbe morta lei in quell’arena.
« Mamma » dissi poi io, rivolto verso di lei, che guardava Alexandra con le lacrime agli occhi. « Non piangere, quello che sta per succedere non sarà inutile. Vedranno come con le loro leggi danneggiano le persone e soprattutto come impediscono l’amore. Preferisco andare in contro alla morte, piuttosto che lasciare Silver, e se dovrò morire per aver amato, bene allora morirò. » presi un respiro e mi alzai dalla sedia, dirigendomi verso la finesta, per prendere aria.
« Voglio che il popolo sappia che ho sempre voluto essere uno di loro, andare a scuola come un normale ragazzo, avere amici al di fuori del castello. Vorrei che il principe Ryan della tribù della Terra e le principesse della tribù dell’Acqua assistano al duello e siano fieri degli amici che hanno avuto. Fieri del fatto che sono morti per inseguire un amore impossibile. »
 
« Ragazzi, non avete scelta. Questo pomeriggio sarete in quell’arena. » disse mio padre, esitante, dopo il mio discorso e quello di Silver. « Avviseremo sicuramente le altre tribù. Ora andate, passate insieme questi ultimi momenti e godeteveli, perché saranno gli ultimi. »
 
 
Ero lì, al lato di quell’arena circolare, circondato da persone che mi guardavano, da persone che piangevano, dai miei genitori e dai miei fratelli. Notai che tra gli spettatori, c’erano anche Ryan, Lyza e Gram e con un gesto della mano li salutai.
Ryan ricambiò il saluto, uno sguardo spento si era impossessato di lui e sembrava non avesse nient’altro attorno, le gemelle piangevano una sulla spalla dell’altra, consolandosi a vicenda.
Ryan ad un certo punto di alzò e si avvicinò al punto dove stava la sentinella, prese l’oggetto che amplicava la voce e parlò, quasi come se non aspettasse altrò da ore.
« Ora, dentro questa arena, l’intera Homnies è riunita per assistere al duello dei due ragazzi più innamorati in questo regno, destinati a morire, perché appartengono ad una casata reale. Alcuni di voi piangono, altri si trattengono e altri ancora sono indifferenti. Ma guardatevi, siamo uniti sotto lo stesso “tetto” e tra noi non c’è una guerra, siamo uniti dallo stesso dolore, e questo dolore è dovuto alle leggi che tutti noi abbiamo imposto di mettere, perché senza una guerra tra le tribù questa legge sarebbe stata inutile e loro due » disse indicandoci. « non sarebbero morti, non per essersi amati. »
Quando Ryan scese dallo spalto, un silenzio era caduto nell’arena e uno sparo aveva confermato che lo scontro era iniziato.
Non sapevo come muovermi, avevo una spada in mano e un pugnale agganciato alla cintura, camminavo lentamente verso Silver con gli occhi chiusi, la voglia di piangere e correre ad abbracciarla.
Sapevamo come sarebbe andata a finire questa storia, avevamo progettato tutto bene.
Prima della gara, entrambi ingerimmo un potente veleno che faceva effetto solo dopo due ore, la nostra morte sarebbe stata istantanea e non ci saremmo uccisi a vicenda.
La guardai negli occhi e lei capì, mancava davvero poco alla scadenza del tempo a noi dato, le corsi incontro, gettando la spada al mio fianco e l’avvicinai a me. La baciai, sarebbe stato l’ultimo e volevo godermelo a pieno, sentii le forze abbandonarmi, e lei con me, aprii gli occhi per quanto mi era possibile e vidi le sue labbra schiarirsi, entrambi cademmo a terra e l’ultima cosa che sentii prima di chiudere definitavamente gli occhi fu un urlo da parte di mio padre, poi mi spensi, come un fuoco senza ossigeno.
 
 
 
Quando i due ragazzi crollarono a terra, l’arena tacque e alcuni urli di disperazione l’attraversarono, il Re Jeremy non aveva fatto in tempo a fermarli e anche se avesse provato a fermare tutto prima, ormai il veleno circolava nelle loro vene e sarebbero morti lo stesso.
Una guardia si avvicinò ai loro corpi privi di vita, e con una mano, rivolta verso i sovrani segnò per sempre la loro morte.
La regina Pattie e la regina Claire, si unirono in un unico pianto isterico, gettarono le lacrime che avevano tenuto dentro per troppo tempo e si lasciarono andare prive di forza per parlare.
I due Re, scesero nell’arena e con coraggio, sollevarono i corpi dei loro figli, riempendoli di onore per la loro scelta. Li portarono sulla superficie che avevano precedentemente preparato per il corpo di uno dei due che sarebbe morto, lasciarono i loro corpi vicini, e ritornarono ai loro posti senza voltarsi.
Silver e Glace si erano amati per davvero e la loro morte fu ricordata per sempre nel territorio di Homnies, come quella dei: “Due giovani innamorati”.
 


Angolo autrice. 
Non riuscivo a resistere fino a domenica. 
Quindi ecco il CAPITOLO FINALE della storia.
Non ci credo che siamo già alla fine, sembrava ieri quando ho caricato il primo e quasi mi viene da piangere. 
Per quanto riguarda voi, non piangete troppo, anche perchè non sono riuscita a farlo triste come volevo, però mi dispiace, dovevo farli morire. 
Non li ho fatti combattere o altro, ma ho pensato di usare un modo classico e che rispecchia il mio genere. 
Spero che vi piaccia anche se finisce male e che sarete pronte per l'epilogo. 
Sono sicura al 100% che quello vi piacerà. 
Un bacio grandissimo a tutti e ci vediamo presto per l'epilogo. 
- Rebecca.

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Capitolo 18
*** Epilogo. ***


Epilogo.
Silver e Glace erano lì, seduti su quel loro solito ramo a contemplare la bellezza della foresta vista di giorno. Non avevano mai condiviso tale gioia e in quel momento, tutte le preoccupazioni avute in passato sembravano svanite, così come i loro corpi.
Non possedevano più alcun potere, entrambi avevano solo la forza dell’amore a tenerli uniti e benchè fossero solo più due spiriti ormai adulti, nel regno di Homnies, non c’era un Hudes che non ricordava il loro nome.
« Abbiamo fatto un bel lavoro. » disse la ragazza, guardandolo negli occhi, ancora color rosso fiamma.
« Sembra di si. » le diede ragione lui, distogliendo lo sguardo da quello di lei e soffermandosi ad osservare quello che la loro terra era diventata.
La barriera era scomparsa e le quattro tribù vivevano unite come non mai, Homnies era tornato il regno che era una volta, allegro e felice. Senza guerre ne battaglie.
In mezzo al popolo, ragazzi e ragazze con un dono diverso, si tenevano per mano, passeggiando come persone normali.
A capo del regno, dopo suddivisioni corrette, erano saliti i tre principi che avevano saputo dedicare tempo al regno. Ryan, principe della ex tribù della terra, e le due gemelle Lyza e Gram, principesse della ex tribù dell’acqua.
Diventati sovrani di un regno grande come Homnies, avevano richiesto la costruzione di un possente e nuovo palazzo reale, nel quale al centro della sala principale, venne eretta una statua che rappresentava i due giovani morti quindici anni prima.
« Sarebbe stato bello poterlo vivere di persona. » disse Silver, tornando a guardare quello che prima era il suo regno.
« Lo stiamo vivendo di persona, solo non fisicamente. Andiamo, ci aspettano. » Silver sorrise e prese la mano del suo amato.
In poco tempo arrivarono al palazzo dove i tre sovrani, ormai adulti anche loro, aspettavano con ansia il loro arrivo.
Appena dopo la loro morte, quando Silver aveva sorpreso le gemelle piangere nella loro camera, si era appoggiata a loro e quest’ultime si erano accorte della sua presenza, spaventate.
Dopo svariate ricerche nella bibblioteca del castello della tribù dell’acqua, avevano scoperto che chi assorbiva il potere dalla sfera degli anziani sarebbe stato in grado di vedere gli spiriti e così, da quel giorno, i ragazzi si riunirono, come se non fossero mai stati divisi.
« Vi vedo in forma. » scherzò Ryan, accompagnato da Clarisse, sua moglie, che non si sapeva come riusciva a vedere entrambi. « Come va la vita? »
Risero alla battuta e si sedettero sul divano di quella saletta, parlando di tutto.
« Qua alla grande direi, ve la spassate in questa reggia. » disse poi Glace, usando quel tono gergale tipico di Ryan.
« Oh si, chissà quante cerimonie avrete festeggiato qui dentro. » si aggiunse Silver che non potè non ridere dall’espressione stranita di Ryan. « Suvvia scherzavo! »
« Voi piuttosto, non vi stufate di girare nei soliti luoghi, senza poter salutare o parlare con le persone? » chiese poi Clarisse, intromettendosi nella conversazione.
Silver non potè pensare ad altro se non a quanto fosse realmente bella la nuova Regina, gli occhi verdi tipici e i capelli color grano le calzavano a pennello sul viso candido e luminoso.
« Non possiamo fermarci più di una notte nello stesso posto, a meno che non diventi un luogo fisso in cui vivere, ma non possiamo certo prendere una casa. Sarebbe imbarazzante. » concluse Silver, pensando a quanto fosse complicata la vita dopo essere morti.
« Credo che sia strano più che imbarazzante, insomma, siete due fantasmi che vivono come sposini in una casetta di legno in mezzo alla foresta, potrebbero prenderla per abbandonata e distruggerla non sapendo cosa farsene. » disse Lyza entrando nella stanza a fianco della sorella.
Vedere i due ragazzi in quel modo la riempivano di tristezza e gioia nello stesso tempo, si sentiva completa ma vuota.
Non riusciva a credere che quei due non fossero più con loro sulla terra, se non sottoforma di spirito, non riusciva a credere che dopo essere morti avevano ancora la forza di sorridere.
Eppure eccoli lì, come da più di dieci anni ormai, fermi sul quel divano, mentre chiacchieravano a perdifiato con Ryan e Clarisse, aspettando l’arrivo delle gemelle.
« Twins » disse Silver, per poi abbracciarle entrambe. « Diventate più belle ogni giorno che passa. »
Ed era vero, quelle due ragazze, ormai donne, erano bramate e desiderate dalla maggior parte di Homnies e per loro decisione, non avevano intenzione di sposarsi.
Tutto era cambiato, tutto era felice, tutto aveva riacquistato colore.
E tutto grazie a loro.
Avrebbero voluto sposarsi, ma questo non importava più ormai, erano felici.
 




I’m still stuck in the moment with you

 

The end.

 

Angolo Autrice.. 
DDDDDDDDDDDDDDDDDDDD: 
Non ci credo, non posso credere che sia finita sul serio. 
Una volta pensavo che non sarei mai riuscita a portarla a termine, ok sono diciassette capitoli in tutto, ma ci ho messo l'anima per scriverli. 
Il fatto che vi sia piaciuta mi ha reso davvero felice, non so come ringraziarvi per tutte le bellissime recensioni che mi avete lasciato, tutti i complimenti che mi avete fatto. 
Sono realmente commossa, mi duole tantissimo cliccare sul quel pulsantino, su quel "completa?". 
Perchè ormai mi ero affezionata a tutto questo e pure il gatto di mia nonna sa che sono una ragazza emotiva. 
Grazie a tutti, 
Grazie a chi ha letto senza recensire, 
Grazie a chi ha messo tra le preferite, chi tra le seguite e chi tra le ricordate. 
Un grazie enorme soprattutto a chi ha recensito: 

Grazie a Fede (SmilinGirl), perchè come una povera Crista, non solo ha recensito ogni capitolo, ma subiva anche le mie lamentele su come dovessi scriverlo, o su quanto facesse schifo. 
Grazie mille per aver perso tempo per leggere questa storia e grazie per avermi incitata a continuarla. 

Grazie a Giulia (Swaggg), perchè davvero, ti ho adorata sul serio e ho riso come una matta a tutte le tue recensioni, sei una grande sappilo, hai la mia stima sorella (?) yo. 
Okay apparte questo, grazie davvero di tutto. 

Grazie a "Everything is possible" perchè con le tue recensioni mi hanno scaldato il cuore e mi facevano commuovere. Ho sempre pensato che a nessuno sarebbero mai piaciute le cose che scrivevo io, ma tu e tutte le altre mi avete fatto cambiare idea. Grazie mille.

E un grazie va a tutti quelli che mi hanno seguita fino ad adesso e spero mi seguiranno ancora in caso scrivessi altro. 
Un bacio a tutti. 
Spero non sia l'ultimo. 
Rebecca 

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