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di DeiDeiDei
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Realizzazione ***
Capitolo 2: *** Reazione ***



Capitolo 1
*** Realizzazione ***
















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-Oh, eddai, Scott! Come diavolo sarebbe a dire che non dovrei uscire di casa? E NO! Non mi interrompere. Questa volta mi risponderai, perché, seriamente, sono tre mesi e mezza che ti ritrovo sempre ovunque. Ovunque! Non mi sembravi il tipo di persona che passa il tempo a pedinare la gente e tantomeno il tipo di licantropo. Non il proprio migliore amico, perlomeno. Sempre che lo sia ancora il tuo migliore amico, eh, visto che non fai altro che passare il tuo tempo con quella stella di simpatia e salute mentale della tua ragazza. Passi persino più tempo con Jackson che con me. Con JACKSON, ti rendi conto?-

-Ma io…-

-NO! Zitto! Silenzio! Non venirmi a dire che sei sempre accanto a me, capito? Pensi che io sia idiota? Pensi che non mi renda conto che mi controlli? E Dio solo sa per quale assurdo motivo lo fai. Perché, seriamente, Scott, da quando sono diventato io quello da controllare? Forse sono stato morso e sto per trasformarmi in lucertolone gigante senza essermene reso conto. O forse sei soltanto impazzito. E, credimi, per quanto ti possa volere bene, in questo momento la mia mente mi fa accettare molto più semplicemente la seconda ipotesi. E non ti basta starmi attaccato come una piattola senza considerarmi seriamente: per quale assurdo motivo non posso uscire di casa?-

-Sta sera è meglio…-

-Sta sera E’ MEGLIO? È meglio cosa, se mi permetti? È meglio che io rimanga chiuso in casa a non fare assolutamente nulla mentre tu passi tranquillamente la serata da Allison. SI’, so che passi la serata da Allison e, davvero, per quanto la consideri una psicopatica senza precedenti, se proprio vuoi stare con lei fai quello che ti pare, ma io cosa centro? Perché devo rimanere in casa? Non è nemmeno questione di una sera, di una settimana. Sono TRE FOTTUTI MESI, Scott. Tre mesi che non esco la sera o il pomeriggio se non quando ti presenti  misteriosamente dal nulla alla mia porta e dici a mio padre che avevamo un appuntamento. Come se lui fosse scemo tanto da crederci, visto che la metà delle volte gli ho già proposto di vederci un film assieme. Vuoi spiegarmi cosa diavolo sta succedendo?-

-…-

-No, seriamente, cosa ti è preso? Mi sembra di essere un prigioniero o un qualche tipo coinvolto in un programma di protezione testimoni, con orari d’uscita programmati da altri e guardie ovunque. E, bhè, sai che c’è? Non ne posso più! Non ne posso più, Scott. E penso di non volere nemmeno sentirla la tua ennesima balla. Perché lo so che stai per propinarmi un’altra balla. se non sai cosa vuole dire “propinare”, apri un fottuto dizionario, per una volta nella tua vita, e lasciami vivere la mia!-

Stiles chiuse la comunicazione pigiando il tasto rosso come se avesse voluto mandarlo al centro della terra assieme a Lucifero. Scagliò con rabbia il telefonino e ci si lasciò cadere di peso. Era ufficiale: Scott stava impazzando. A dire il vero, era da un po’ che andava avanti quella cosa assurda della sorveglianza pressante, ma il ragazzo aveva sperato che col passare del tempo l’amico avrebbe smesso. Inizialmente aveva pensato di capire il suo comportamento: un branco di Alpha era nascosto nei dintorni e Derek era piuttosto incazzato per quel suo giochetto “Beta, non Beta”, perciò sembrava ragionevole la sua agitazione, la sua preoccupazione per i tre umani del suo presunto branco (branco assurdo, se si considerava essere composto da due Beta e tre umani in tutto). Poi aveva perso la testa ed aveva incominciato a comportarsi come se fosse stato un’Alpha mestruato. Perché, no, un’Alpha ancora non lo era. E a Stiles sarebbe andato ancora bene, se non avesse sviluppato quella mania di controllo nei suoi confronti. Era impazzito ed aveva deciso chissà per quale assurdo motivo che lui doveva starsene chiuso in casa per il resto dei suoi giorni, senza poter incontrare fuori scuola altre persone oltre a lui, Allison e Lydia (nemmeno Jackson: non andavano d’accordo, avrebbero potuto litigare e lui avrebbe potuto sbranarlo. Testuali parole).

L’adolescente si ricosse dal torpore della propria irritazione quando sentì il legno della propria finestra venire colpito con forza due volte. Si alzò a sedere di colpo, girandosi verso le tende tirate (ordine di Scott). Chi diavolo bussava alla sua finestra alle undici di sera? Possibile che Scott avesse deciso di tornare alle sue care, vecchie abitudini? Bhè, di certo non gli avrebbe aperto. Non per dargli la possibilità di continuare la litigata di poco prima.

I colpi si ripeterono, più poderosi. Stiles alzò gli occhi al cielo esasperato. Meglio aprire ed affrontarlo in quel momento, riconsiderò, piuttosto che sentirlo sbraitare la mattina seguente a scuola. Si alzò ed andò alla finestra, tirando le tende sul cielo nero notturno. Due occhi rossi come tizzoni ardenti lo fissarono, facendogli temere per un attimo che il migliore amico avesse raggiunto il suo obbiettivo. Poi le iridi virarono verso un grigioverde più naturale e lui poté respirare di nuovo. Anzi, sorrise, perché erano tre mesi buoni che non vedeva l’Alpha di Beacon Hills (quello davvero tale) e, anche se gli doleva ammetterlo, un po’ gli mancava la loro collaborazione. Inoltre se Scott fosse davvero già diventato un’Alpha, sarebbe tutto diventato ancora più difficile. Quindi  spalancò le ante  e si fece indietro di un paio di passi.

-Derek!- Esclamò più allegro di quanto non fosse da troppo tempo. Il lupo entrò senza troppi complimenti e si prese una decina di secondi per osservarlo accigliato dalla testa ai piedi. Lui e Stiles non avevano avuto nessun confronto negativo, ma dopo la separazione dei branchi non si erano più parlati e, di certo, non si era aspettato così tanta disponibilità incondizionata.

-Ma come, non mi dici che hai una porta e che, da persona civile, dovrei entrare da quella?-

-Oh, fanculo la porta. La finestra va benissimo. Un’entrata è pur sempre un’entrata, no? E poi non posso mica aspettarmi che un Licantropo si comporti da normale persona civile, eh.-

-Stiles… stai bene?-

-Sì. Cioè, no. Bhè, sì, in realtà adesso sì. Dio, non sai quanto mi faccia piacere vederti!- L’espressione accigliata di Derek si accentuò.  –Davvero, Sourwolf, non puoi capire quanto sia felice di vedere la tua faccia imbronciata. Non che ci avessi mai pensato prima, ma è un tale sollievo. Sarei sollevato anche se al tuo posto ci fosse Peter o, signore,  anche Gerard Argent sarebbe qualcosa, per quanto tutti e due mi terrorizzino a morte. Anche se devo ammettere che Gerard Argent mi inquieta ancora di più di quello psicopatico di tuo zio, che già di per sé potrebbe essere il boss finale di un videogioco horror…-

-Stiles.-

-Oh, sì, scusa, non divago. Mi mancava anche questa parte, coi rimproveri ed il resto. Ok, sto zitto.- L’alpha lo osservò incuriosito senza perdere per un attimo il suo solito cipiglio. Non proferì parola per quasi mezzo minuto, poi Stiles comprese la domanda silenziosa nei suoi occhi alla quale non osava dare voce per chissà quale motivo. L’adolescente sospirò e si sedette nuovamente sul letto: dopo aver fatto quelle dichiarazioni assurde, era dovuta una spiegazione.

-Ok. Cavolo, non saprei come iniziare, è così strano. E non mi guardare in quel modo, è davvero strano. Molto più strano del fatto che tu sia comparso alla mia finestra dopo tre mesi buoni che si è aperta la faida tra te e Scott. Che poi è un ottimo punto dal quale iniziare a spiegare, visto che è quello il punto di partenza dal quale si è dato il via alla Fiera della Psicosi. Ospite d’onore Scott McCall, il mio migliore amico (anche se non sono più tanto sicuro di poterlo chiamare così)! Voi avete litigato e lui ha deciso di volere un proprio branco, con un proprio ruolo da Alpha e se ne è andato dal tuo territorio centrale. Isaac ti avrà di certo detto come si è comportato per i successivi dieci giorni. Bhè, è facile capirlo dal fatto che persino Isaac, che lo adora, ha deciso di tornare da te. A quel punto Scott ha voluto lo scisma totale, tipo Xmen*, e ha detto a me ed agli altri di non avere nulla a che fare con voi, almeno fino a quando lui non avesse ottenuto la posizione di Alpha. E mi sarebbe anche andato bene, cioè, tu eri incazzato nero e non ci tenevo a chiacchierare con un Lupo Mannaro traboccante istinto omicida vendicativo. Poi, però, il momento non è passato. Lui non è diventato capobranco a tutti gli effetti ed ha iniziato ad essere sempre più stressato. Ha iniziato a dire che non potevo uscire la sera da solo, poi che non potevo uscire la sera in generale. Ora non mi lascia più parlare con persone che non siano le “sue”, mi costringe ad andare e tornare assieme da scuola e controlla qualsiasi cosa io faccia, come se fossi un oggetto da spostare a piacimento dal comò alla credenza. E le giustificazioni che mi dà sono sempre più assurde. Potrebbe semplicemente dire che vuole tenermi rinchiuso, sarebbe molto più semplice. Inquietante ma semplice. Non capisco che gli prenda. Cioè, va bene che non si fida del mondo ed è più agitato di una donna in menopausa per non avere fatto il levelUp alle iridi, ma così mi pare eccessivamente iperprotettivo.-

-Non è iperprotettivo.-

-Eh?-

-E’ possessivo.-  Spiegò Derek buio in volto. Aveva una smorfia sulle labbra ed a Stiles la cosa non piacque affatto. –Prova a pensarla dal suo punto di vista. So che è difficile, ma la cosa di sembrerà più ragionevole. Pensaci: è un’aspirante Alpha con un solo Beta; dopo mesi di tentativi non ha ancora raggiunto i suoi obbiettivi; c’è un altro branco in città ed è più forte e numeroso del suo; uno dei suoi amici lo ha lasciato per unircisi. Chi gli dice che non lo farà anche un secondo?-

-Se è così, ci sono anche altre tre persone, perché proprio io?-

-Allison è la sua compagna: per quante volte possa tradirlo, come hai potuto osservare, continuerà a fidarsi di lei e poi la ragazza mi odia, quindi non c’è rischio che si unisca a me. Jackson è confuso e, suo malgrado, trova più semplice affidare se stesso ad una persona che conosce. Lydia non lascerà Jackson, non per cambiare branco.-

-Perciò rimango solo io.-  Sbuffò sconsolato, digrignando i denti. Il suo migliore amico non si fidava di lui fino al punto di essere ossessionato dal bisogno di controllarlo? Fantastico. Grugnì irritato ed indicò il computer –Sei qui per usare quello, no?  Su, che devi fare sta volta?- Derek tirò fuori dalla tasca del giacchetto di pelle una lista di siti internet  e andò ad accomodarsi alla scrivania, annuendo una volta in direzione del più giovane. Il ragazzo aspettò qualche attimo, poi, curioso, si alzò dal letto, prese il panchetto accanto alla porta e posizionò alla sinistra del lupo. Vide distintamente Derek sorridere divertito mentre digitava sulla tastiera (apparentemente Peter stava usando il laptop di famiglia fuori sede). –Eppure non capisco. Scott lo sa che gli voglio un bene dell’anima, perché dovrei tradirlo e venire a far parte del tuo branco?-

-È vero, lo sa, ma sa anche che si è comportato in modo orribile e quindi che ti ha ferito o infastidito.-

-E quindi?-

-Ora pensa a questa domanda. Pensaci bene. Ora come ora preferiresti rimanere qui in questa situazione di controllo maniacale o riacquistare la tua libertà anche solo in minima parte, uscendo dal suo branco? Pensaci- Stiles non rispose, immobilizzato dall’orrore nell’istante nel quale realizzò quale, a quel punto, sarebbe stata la sua scelta. Avrebbe tagliato i ponti con Scott, non c’era dubbio. Si faceva schifo, ma non poteva resistere costretto in quel modo come un prigioniero. Rivoleva la sua vita. O, perlomeno una vita, perché quella non lo era. Rimase seduto ad osservare lo schermo con sguardo perso, torturandosi le mani. Scott aveva ragione: avrebbe potuto lasciare il suo branco da un momento all’altro. era disposto a fare qualsiasi cosa per poter vedere qualcuno, per poter parlare con altre persone.

L’Alpha ci mise un’ora, quasi. Quindi si alzò e lo ringraziò e, davvero, Stiles non avrebbe voluto provare tutto quel panico nel vedere l’unico individuo estraneo al festival della psicosi uscire di scena, ma evidentemente il suo cuore terrorizzato la pensava diversamente. Derek si fermò davanti alla finestra e si voltò verso di lui, prolungando per un poco il silenzio nella stanza. Sembrava stare ragionando il più velocemente possibile. E sembrava combattuto se dire o meno ciò che aveva in testa, contrito, quasi sofferente.

-Lo sai che quando diventerà Alpha ti morderà, vero? Per evitare una volta per tutte che tu te ne vada e lo abbandoni. E, mi dispiace, ma spasso il primo morso di un Alpha trasformato non va a finire bene: non riescono quasi a trattenersi, a fermarsi.- Sembrava compassione, quella nel suo sguardo.

-Non lo farebbe mai: sa che voglio rimanere umano!-

-Se hai bisogno, vieni alla villa. Non necessariamente come uno del branco. Come ospite.- Come fuggitivo, si disse Stiles, mentre l’Alpha sgusciava oltre il davanzale e saltava a terra. E, sì, era proprio compassione.

 
***

 
Stiles tenne lo sguardo sul muro anche dopo che Scott ebbe tolto la mano, portandosi dietro una buona porzione di intonaco turchese ed un po’ di calcinacci. Quel buco a forma di pugno sarebbe stato dannatamente difficile da coprire (come diavolo lo spiegava a suo padre, altrimenti?), fu il primo pensiero del padrone di casa. Che razza di migliore amico del cavolo ti distrugge il muro della camera, fu il secondo.  Scott era furioso e lo era abbastanza da fare a pezzi le proprietà altrui senza provare nessun rimorso. Probabilmente, in quel momento, avrebbe potuto uccidere qualcuno e non avere sensi di colpa.

-Derek.- Ringhiò spostando gli occhi dorati da Beta sulla scrivania. –E’ stato qui.- Continuò annusando l’aria nella stanza come un vero e proprio animale.

-A…ah, davvero?-

-Tu lo sapevi.-

-Ecco, io…-

-Tu eri qui! Lo hai lasciato entrare. Anzi, lo hai fatto entrare!-

-Posso spiegare.-

-Lo hai lasciato entrare: lo hai lasciato sedersi in camera tua ed usare il tuo computer!-

-Lasciami parlare.-

-No, cazzo, Stiles. Ti lascio senza sorveglianza per una sera e tu la passi a simpatizzare con il nemico? Fai parte del mio branco, vi avevo detto che non dovevate avere niente a che fare con quelli e tu che fai? Appena hai un attimo organizzi una rimpatriata con Derek Hale. Il loro Alpha. Merda, pensavo di potermi fidare di te, invece complotti col nemico.-

-ALT! Ma sei malato? Nemico? Quale nemico? Il branco Alpha è il nostro problema, non Derek. E, no, taci, non lo sto difendendo. Sto solo dicendo la verità. Hai presente i grandi lupi cattivi dall’identità sconosciuta che ci attaccano ogni tanto? Bene, quelli sono i nemici, non un poveraccio che hai ripetutamente imbrogliato e NON OSARE RINGHIARMI, perché forse devo ricordarti che non sono un Licantropo e che, quindi, volendo potrei tirarmi via da tutta questa storia. Non ho bisogno di un branco e, francamente, il tuo comportamento nei miei confronti sta iniziando a diventare insopportabile. Devi capire che se sto con te è solo perché sei mio amico e ti voglio bene, quindi vedi di trattarmi un po’ meglio, caro il mio aspirante Alpha (perché, sinceramente, pare non ti interessi altro in questo periodo). Ed ora scusami, ma dovrei andare a scuola.- E detto ciò l’adolescente si voltò ed uscì dalla stanza, cercando disperatamente di non dare a vedere il suo terrore all’idea di dare le spalle ad un Licantropo ammattito ed infuriato. Quella cosa non andava bene, si ripeté scendendo le scale e dirigendosi alla macchina. Perché diavolo aveva fatto salire Scott nella sua stanza? Lo sapeva come funzionavano i Lupi Mannari ed sarebbe dovuto essere stato in grado di prevedere che l’altro avrebbe sentito l’odore di Derek e, con ciò, la sua reazione.

Dopo appena una ventina di secondi il Beta era in auto con lui, seduto al posto del passeggero. Non si parlarono, né si guardarono per tutto il tragitto e, una volta a scuola, scesero in fretta e si diressero all’interno dell’edificio, ognuno per la propria strada. Stiles fu subito affiancato da Lydia, la quale come lui frequentava il corso di Fisica.

Il ragazzo quasi si mise a ridere, isterico, quando si rese conto dell’assurdità della situazione. Fino a qualche tempo prima, infatti, avrebbe pagato oro (o qualsiasi altro prezioso in suo possesso, visto che di oro non ne aveva) per essere accompagnato da Lydia tra una lezione e l’altra o sedere accanto a lei in classe. In quel momento, invece, sapeva benissimo che buona parte delle azioni della giovane erano atte soltanto ad accontentare le richieste di Jackson e, di conseguenza, quelle di Scott, con quelle sue manie di controllo. Lo teneva d’occhio per lui. Certo, si vedeva che comunque le stava simpatico ed apprezzava la sua compagnia, ma non era tutta quella la sostanza. L’adolescente lo sapeva e lei sapeva a sua volta di non riuscire a nascondergli tutto. Perciò non ne parlavano, in un muto accordo, non accennavano nemmeno ai loro rispettivi disagi. Quando si sedettero ed iniziarono la lezione, Stiles aveva solo voglia che finisse tutto. Che finisse la giornata scolastica, l’allenamento di lacrosse, il viaggio di ritorno a casa. Pur sapendo che anche lì non sarebbe andata molto diversamente e si sarebbe comunque sentito prigioniero, in un certo senso.

Aspettò impaziente un suonare della campanella dopo l’altro, quindi si trascinò in palestra e poi nel campo sportivo nel quale erano soliti allenarsi. Giocò una partita nella quale segnò solo due volte. Al ritorno negli spogliatoi, come se non bastasse, capitò seduto nella panchina di fronte a quella di Jackson che, tra tutti i suoi scialbi vaneggiamenti più o meno offensivi, decise di inserirne anche qualcheduno nuovo.

-Tanto lo sai, Stilinski, che non riuscirai mai ad eguagliarmi.- Rise facendo spallucce. Stiles inarcò un sopracciglio.

-Ma daaaai? Non me lo sarei mai immaginato. Non vorrei dire, ma tu sei un fottutissimo licantropo superforza, supervelocità, supertutto.-

-Bhè, non penso che anche dopo cambierà qualcosa.-

-Dopo?-

-Sì, quando McCall ti avrà trasformato.- mentre l’altro tornava a vestirsi, Stiles fu percosso da un brivido viscido. Lo aveva detto. Jackson lo aveva detto davvero, senza pause, insicurezze o mezzi termini. Senza pietà. Come se gli avesse riferito qualcosa di già deciso. No, si disse lui, non “come”: era già stata presa la decisione.  Anche se a sua insaputa, Scott aveva stabilito di morderlo una volta divenuto Alpha, pur sapendo quanto lui desiderasse semplicemente rimanere umano. Non riusciva a crederci. Il suo amico, il suo migliore amico, aveva intenzione di ignorare la sua scelta di vita, il suo sudato “no” al morso, la sua volontà di restare un individuo normale tra i tanti.

Con il brivido ancora lungo la schiena, si alzò dalla panchina, prendendo lo zaino, la borsa e la giacca. Non seppe nemmeno in che modo, ma riuscì ad oltrepassare Jackson (Scott era a parlare col Coach in previsione di una partita) ed ad uscire dallo spogliatoio. Camminò il più in fretta possibile, percorrendo i corridoi deserti e sbucando infine sul parcheggio della scuola. Aprì la Jeep e si sedette alla guida, tirando fuori il telefono dalla tasca della felpa e scorrendo i numeri in rubrica.
 
 
DA: StilesImage
A: Sourwolf
Spero tu sia a casa.
 
 
DA: Sourwolf
A: StilesImage
Che succede?
 
 
DA: StilesImage
A: Sourwolf
Avevi ragione, riguardo a Scott.
Vengo da te ora, parto direttamente dalla scuola.
 
 
DA: Sourwolf
A: StilesImage
Siamo in tre alla villa. Vieni quando vuoi.
 
 
Stiles chiuse il telefonino, lo mise in tasca ed avviò il motore.







[*] Mi sono resa conto solo nel ricopiarla in bella del fatto che proprio uno dei protagonisti principali della saga "Scisma" degli X-Men si chiama Scott (Scott Summers, Ciclope). Credetemi, non era fatta apposta questa Gaffe xD













Angolo dell'autrice:
Salve a tutti!
Questa cosa mi ronzava in testa da un po' di tempo, ma ho avuto il coraggio di scriverla soltanto ieri. Purtroppo non avevo con me nessun blocco, perciò è stata scritta su dei tovaglioli (credo che pubblicherò la foto, visto quanto è poco credibile la cosa), perciò la ricopiatura è stata lenta e complicata. 
Quindi se ci sono errori ditemelo pure!

In quanto alla storia, bhè, volevo scrivere di uno Scott possessivo e volevo scrivere di una faida Derek-Scott. In questo modo mi sono accontentata.

Col prossimo capitolo dovrebbe chiudersi, se non ci saranno cambiamenti. Lo so, è una storia breve, ma dopo ALPHAS non oso tuffarmi in Long per il rischio di farmi assorbire. Ovviamente questa è mille volte più schifida di ALPHAS e, probabilmente, anche  di THERE IS A BOY WHO RUN WITH THE WOLVES, ma penso che, forse per via dei personaggi più famigliari, stia venendo meglio di HOLD ON.

Se vi va commentate e criticate. 
Grazie mille,
Eva.













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Capitolo 2
*** Reazione ***






















Capitolo secondo: Reazione












Quando parcheggiò davanti alla villa degli Hale, il sedicenne praticamente volò fuori dall’auto e corse fino al portico. Lì lo stava aspettando Derek, a braccia incrociate davanti al petto e mascella contratta. Lo fece subito entrare e lo portò in salotto, dove Peter ed Erica li stavano già educatamente aspettando accomodati attorno al tavolino basso. L’Hale maggiore sorrise a Stiles con quella sua solita espressione indecifrabile e misteriosa da Licantropo psicopatico assassino praticamente resuscitato due volte. La bionda, molto più semplicemente, si alzò dal divano sul quale era seduta e lo stritolò in un abbraccio sovrannaturale, saltandogli letteralmente al collo e trascinandolo con sé sulla pelle scura del sofà, in un chiarissimo tentativo di assassinarlo lentamente soffocandolo (Stiles ne era piuttosto sicuro, vista la stretta mostruosa). Derek squadrò i due scuotendo la testa ed andò a sedersi accanto a suo zio.

-Abbiamo poco tempo prima che capisca dove sei andato o che si metta a seguire la scia della tua macchina.-

-Già, si è già accorto che sono andato via prima di loro e mi sono arrivati ben sei suoi messaggi sul cellulare.-  Spiegò il ragazzo quando vide Erica cadere dalle nuvole, staccandoglisi di dosso. Prese il telefono e le mostrò uno degli sms nei quali Scott gli chiedeva in modo quasi preoccupantemente ossessivo dove fosse e cosa stesse facendo. Lei fece una smorfia pienamente condivisa da tutti i presenti. –Verrà a cercarmi tra poco e, sì, prima che me lo chiedi, intuirà che sono qui anche senza costringere a ragionare il suo cervellino lento: sta mattina quando è venuto da me per andare a scuola, l’ho erroneamente lasciato salire in camera mia ed ha riconosciuto l’odore di Derek. Poi ha iniziato ad accusarmi di complottare col nemico e volerlo tradire, o qualcosa del genere.-  Ed era vero. Scott avrebbe iniziato entro poco a cercarlo ovunque e si sarebbe precipitato come una furia lì dagli Hale. Peter sospirò sconsolato.

-E cosa ti ha convinto ad unirti a noi?-

-Intanto, cara la mia lupa, chiariamo che non faccio parte del vostro branco ora. Sono solo qui, diciamo, come rifugiato (lo ha proposto il tuo adorato Alpha scorbutico), in attesa che il mio migliore amico rinsavisca e torni a ragionare. Ma vedo che a te, a voi, questo non cambia niente e so che dovrei tenere la lingua a freno ma non potete nemmeno lontanamente immaginarvi quanto sia piacevole stare per una volta tra persone con un minimo di raziocinio (ovviamente non smetto di considerarvi psicopatici o sourwolf, ma semplicemente penso che Scott lo sia di più in questo momento). Comunque… tornando alla domanda, semplicemente mi sono reso conto che Derek aveva ragione quando ieri sera mi ha detto che Scott aveva intenzione di mordermi.-

Peter grugnì indignato  tra se, puntando lo sguardo alla finestra e tutti si voltarono ad osservarlo. Dopo qualche secondo se ne rese conto ed imbastì un falsissimo sorriso di scuse nei loro confronti, tornando a dar loro la sua attenzione.

-Oh, scusate. Stavo solo pensando a quanto sarebbe stato terribilmente irritante se il mio unico ex Beta (esperimento disastroso, tra l’altro) mordesse Stiles.-

-E perché sarebbe così irritante per te?-

-Scherzi, nipote? Dopo che il genietto qui presente ha rifiutato il morso che gli avevo OFFERTO e che io l’ho accontentato?-

Nella stanza calò un silenzio quasi innaturale. Peter non smetteva un attimo di sorridere, ora un po’ più sinceramente (anche se la parte sincera somigliava molto più ad un ghigno, ma ci si poteva accontentare) ed Erica e Derek spostavano lo sguardo interrogativo tra l’Ex Alpha e il figlio dello sceriffo, con insistenza. Non credevano a quello che l’Hale aveva detto. E non ci credettero fino a quando Stiles, esasperato, non si schiaffò il viso con entrambe le mani, trovando la rivelazione inaspettata inspiegabilmente imbarazzante e fuori luogo.

-Woooo! Davvero Stiles? Pensavo che  ti avessero chiesto qualcosa come “non ti piacerebbe essere un Lupo Mannaro come noi?”. Uno dei ragazzi intendo. Peter ti ha offerto il morso? Quando è successo?-

-Erica non è questa la cosa..-

-Prima che morissi la prima volta. Quella notte, se non erro, ma ho i ricordi confusi. Lo avevo obbligato ad accompagnarmi in auto e, prima di andarmene, gli ho chiesto se volesse essere morso.-

-E come ha reagito?- Chiese semplicemente Derek, il quale non aveva staccato un attimo lo sguardo dal ragazzino. Stiles si sentì di colpo terribilmente scoperto, con tutta quella curiosità indesiderata da parte dei Licantropi presenti e con Peter che narrava l’accaduto come se fossero bei ricordi di gioventù. Cosa che, poco ma sicuro, non erano. Men che meno qualcosa di interessante da condividere con gli altri. E poi che voleva Derek, fissandolo a quel modo? Non era mica uno di quei giochini “fissa l’immagine per trenta secondi ed essa cambierà”.

-Bhè, ha ritirato il polso appena prima che affondassi i denti. Sono rimasto un po’ deluso: come umano è uno spreco, mi stavo già immaginando avere un Beta decente dalla mia parte.-

La bionda lo guardò stranita. Anzi, li guardò stranita. Poi  scosse la testa, sorridendo. Evidentemente tutti i lupi (o quasi) la pensavano allo stesso modo: era strano che un ragazzino adolescente amico di più e più Licantropi forti e veloci non volesse essere uno di loro.  Ed effettivamente anche a lui sembrava un po’ assurdo, a volte, ma poi si ripeteva quali erano i rischi e le conseguenze in generale e ricordava per quale ragione primaria avesse detto di no: suo padre. Quel povero uomo sarebbe rimasto solo come un cane se lui fosse morto col morso o avesse migrato altrove col branco o si fosse fatto ammazzare in una faida tra branchi (non poi così impensabile, come cosa, vista quella che era in corso).

Liquidò quindi l’argomento sventolando in aria il cellulare, sul quale lampeggia il segnale luminoso e vibrante di una chiamata in arrivo. Il nome sul display non stupì nessuno. Era ovvio che Scott avrebbe provato anche a contattarlo telefonicamente.

La cosa che li colse alla sprovvista, invece, furono i ringhi nel bosco attorno alla casa. Anche senza essere un lupo, Stiles potè riconoscerne almeno tre. Non mancavano tre membri del branco di Derek (ce ne erano solo altri due) e non ce ne erano tre nel branco di Scott (due pure lì), perciò doveva per forza essere in atto una qualche riunione tra i diversi gruppi. Derek imprecò e si alzò di scatto, seguito a ruota da Erica e Peter, che si voltarono poi in contemporanea verso l’umano.

-E’ arrivato il tuo Alpha.- Sentenziò il più anziano dei presenti, dando poi una pacca sul braccio del nipote ed indicando il ragazzino –Prendilo e portalo di sotto. Tienilo al sicuro e lontano dalle uscite. A Scott ci pensiamo noi: lui e quel suo beta non possono fare nulla contro di me ed i tuoi tre. Non di certo in quelle condizioni emotive.-

Derek annuì e prese Stiles per una spalla, trascinandolo con se verso il retro della casa. Si fermò davanti ad una botola sul pavimento, lasciandolo andare per poterla aprire a forza. Davanti al ragazzo si palesarono delle scale larghe abbastanza da farci passare abbondantemente due persone una accanto all’altra. Portavano verso il basso, ovviamente, e il giovane perse lo sguardo nel buio che le avvolgeva fino a quando l’Alpha non si sporse oltre il livello del pavimento ed accese la luce con un interruttore nuovo di zecca, iniziando a scendere qualche scalino. Stiles lo raggiunse senza fare domande e lasciò che lui gli chiudesse alle spalle la botola. Quindi percorsero la piccola rampa a si ritrovarono nella cantina di villa Hale. La stessa cantina, realizzò con orrore, nella quale erano state bruciate buona parte delle vite di quella famiglia. Ma, grazie al cielo, riuscì a tenere la bocca chiusa e si lasciò scortare fino ad un tavolino con due poltrone sfatte.

Il ragazzo ed il lupo si guardarono in volto per un attimo, prima di mettersi seduti tutti e due con la stessa pesantezza.

-Da una prigionia ad una prigionia, eh?-

-Mi dispiace Stiles, non sapre…-

-No! No, va benissimo così, davvero. Questa almeno l’ho scelta io con coscienza del poi. Qui sono al sicuro e si tratta di una prigionia che mi permette di salvarmi la vita o, perlomeno, la natura della vita. Perciò, tranquillo, mi sta bene. E prima che ancora che ti passi in mente qualche scusa assurda da propinare a mio padre, tranquillo, gli dirò che voglio campeggiare. Ne stavamo parlando giusto una settimana fa, dell’indipendenza e quelle cavolate lì, e lui ha proposto di farmi fare un campeggio od un trekking da solo. Ed eccolo qui, il mio campeggio! Certo, non c’è bisogno che sappia che al posto della tenda sto usando la cantina di un ex sospettato di strage.-

Derek sospirò e si abbandonò sulla poltrona. Stiles ci mise un poco, ma poi fece la stessa cosa, lasciando che le eco dei ringhi nel cortile gli arrivassero alle orecchie e cercando di non immaginarsi la rabbia della quale erano sicuramente intrisi gli occhi di Scott.
 

***
 

Una mano riscosse Stiles dal suo sonno, spintonandolo un paio di volte fino a farlo quasi cadere dal materasso. Il giovane mugugnò tra se e se, quindi si strinse al petto la manciata di coperte che stringeva nelle mani e si voltò su di un lato. Uno sbuffo si aprì poco sopra la sua testa e gli scossoni diventarono più violenti. Perché diavolo suo padre era così insistente? Glielo aveva detto che si era preso una settimana sabbatica, no? Grugnì tra se, infastidito. Poi, di colpo, una qualche parte del suo cervello ancora in dormiveglia gli fece ricordare  che la pausa dalla scuola se l’era presa per un motivo ben preciso (ovviare al problema di incontrare uno Scott vendicativo in classe e rimanersene comodamente nascosto) e che, di conseguenza, non era di certo a casa sua. Perciò la mano che lo scuoteva non poteva essere dello sceriffo.  Aprì subito gli occhi, allarmato.

Derek lo stava osservando dall’alto, con un cipiglio niente affatto invitante in viso. Guai in vista. O in corso, o in generale.

-Devi aiutarmi di sopra.-

-Uh, cosa? Cosa è successo?-

-Scott ha attaccato  Isaac e Boyd a tradimento mentre uscivano a prendere l’auto per andare a scuola.-

-Quanto sono gravi?-

-Isaac guarirà in un paio d’ore, ma Boyd potrebbe avere qualche problema: il tuo amico si è portato dietro la sua cacciatrice e, penso, anche Lydia. Armate. Hanno fatto fuoco con l’arsenico e quelle loro brodaglie velenose.-

-Oh, ma porc…-

Non finì di imprecare che l’Alpha gli tolse la coperta di dosso e lo tirò in piedi a forza costringendolo a sollevarsi prendendolo per le spalle. Stiles non si lamentò, dopotutto in quattro giorni ci aveva fatto l’abitudine e per quanto potesse essere rozzo o invasivo il lupo, era sempre e comunque ugualmente ospitale e disponibile nei suoi confronti. Una cosa che inizialmente non era riuscito a spiegarsi, ma che, dopo le prime quarantotto ore, gli era stata spiegata da Peter. Apparentemente Derek sentiva di avere un qualche debito con lui, per quanto li aveva aiutati, sostenuti, salvati o che altro. il Licantropo anziano aveva anche detto che doveva sentirsi fiero di avere assoggettato a quel modo suo nipote perché, a sua memoria, erano davvero poche quelle persone che erano riuscite a farlo sentire debitore. Lui non se lo era fatto ripetere: era stato molto più che orgoglioso di se stesso, dopotutto un aveva assoggettato un’Alpha e reso ossessivamente possessivo un’aspirante tale, per non parlare dell’ex capobranco che bramava segretamente (nemmeno poi tanto) di morderlo e renderlo proprio Beta.

Seguì il padrone di casa senza fiatare, teso all’idea di trovare un Boyd avvelenato e moribondo al piano di sopra. Avrebbe fatto tutto il possibile per rimetterlo in sesto, visto che era a causa sua se quei ragazzi continuavano ad essere attaccati e feriti. Bastava solo che non gli chiedessero di tranciargli un braccio. Grazie a dio non si trattava di braccia. Certo, non che il vedere il petto del compagno grondante frecce e sangue come un macabro puntaspilli fosse una delle sue aspirazioni per la giornata, ma poteva accontentarsi del vederlo soltanto tremare e non anche vomitare robaccia nera sul pavimento.

Stiles si accucciò vicino al divano sul quale era disteso Boyd ed iniziò pian piano ad estrarre una freccia alla volta, rassicurandolo a parole ogni volta che dalle labbra gli uscivano rantoli di dolore. Ci mise meno di mezz’ora, compresa la medicazione. Per questo Derek aveva chiamato lui: avevano scoperto fin dal primo giorno di asilo politico quanto fosse bravo e veloce con le medicazioni alle ferite. (dopotutto si era preso cura di se stesso, suo padre e Scott per anni in assenza di Melissa).  Non avevano proiettili dai quali estrarre i componenti per l’antidoto veloce, perciò si arrangiavano con cure alternative e più lente, ma non per questo meno efficaci. Boyd lo ringraziò mettendosi a sedere dritto e spiegandogli cosa era successo precisamente quella mattina: Scott era saltato addosso a lui ed ad Isaac con l’aiuto di Jackson e le due ragazze erano uscite da dietro la loro stessa auto ed avevano iniziato a bersagliarli con frecce all’aconito; Isaac aveva avuto la fortuna di essere preso di mira da Lydia, inesperta con il tiro con l’arco, ma a lui non era andata così bene.

Derek ringhiò quando Stiles si voltò a fissarlo in volto.

-Ne abbiamo già parlato, Stiles. La risposta è “No”.-

-Ma non dovrei essere io quello che decide cosa fare della propria vita? Cosa sei diventato, anche tu possessivo come Scott? Devo ricordarti che non sei il mio Alpha?- Gli sguardi dei due beta si voltavano ritmicamente da una faccia all’altra dei due interlocutori. Erano tesi, anche se quella non era certo la prima volta che assistevano alla discussione. La stessa identica discussione si era infatti tenuta almeno due volte al giorno dall’arrivo dell’umano a casa Hale. Stiles chiedeva se non fosse meglio che se ne andasse, per il bene del branco di BH (quello vero). Derek ribatteva che era suo dovere tenerlo al sicuro e che non l’avrebbe lasciato andare a scontrarsi con Scott. Stiles elencava una serie di valide motivazioni. Derek ribatteva con motivazioni non altrettanto valide ma seguite da ringhi che toglievano ogni dubbio. E, infine, si arrivava alla solita domanda da parte del ragazzino e cioè quella che aveva appena finito di porre.

-Oh, non riniziare. Non lo dico in quanto Alpha. Lo dico in quanto persona che si preoccupa per la povera vittima di uno stalker coi superpoteri.-

-ma sei i tuoi beta continuano…-

-I miei beta continueranno così perché vogliono fare la cosa giusta, vero ragazzi?-  Loro annuirono senza alcuna esitazione, seri in volto. –E se non volessero farlo potrebbero semplicemente chiudersi in camera loro e lavarsene le mani.-

-Come se potessimo mai farlo. Saremmo delle merde.- Rise Isaac facendo spallucce ed andandosi a sedere accanto a Boyd. Stiles non poté fare a meno di sbuffare sonoramente. Quei lupi erano tutti uguali: lo consideravano forse un soprammobile di vetro? Ok, poteva anche essere più lento, debole, non rigenerare la pelle attorno alle ferite e non percepire un sacco di cose che a loro sembravano ovvie, ma non era così indifeso. Ovviamente, però, non gli dispiaceva affatto vedere quanti Licantropi fossero disposti a prendere a pugni un loro teoricamente amico pur di non farlo sbranare. Era rincuorante sapere di avere degli angeli custodi, per quanto i suoi fossero zannuti e potenzialmente letali.

Detto ciò si prepararono semplicemente alla giornata, sapendo che fino all’orario dell’uscita da scuola non avrebbero dovuto avere a che fare con  il micro branco i Scott, siccome lui doveva frequentare tutte le lezioni. Quindi avevano perlomeno qualche oretta libera nella quale riprendere le forze e preparasi ad un’altra giornata identica a quella precedente. Per Stiles, per esempio, la routine era sempre la stessa, ma perlomeno si sentiva dannatamente al sicuro. Perciò era così combattuto: non voleva che i Beta di Derek si facessero del male per lui, ma tantomeno voleva tornarsene a casa propria, a subire le ire del suo migliore amico.

Prima di tutto andarono in cucina, dove Isaac cucinò loro una colazione abbondante grazie alla spesa galattica fatta da Peter il giorno prima (sosteneva che non si potesse tenere un’ospite in casa e servirgli avanzi macilenti). Precisamente mentre stavano per iniziare a mangiarsela, anche i due lupi fino a quel momento assenti tornarono nella casa, probabilmente facendo le stesse considerazioni sull’orario scolastico. Erica si prese il tempo per fare un giro attorno al tavolo e dare un bacio sulla nuca a tutti coloro ai quali non aveva augurato ancora una buona giornata. Stiles fu fiero di non imbarazzarsi nemmeno un poco, quella volta, visto che ormai aveva capito le dinamiche di quel branco, di quella famiglia. Perché era proprio quello che sembravano una volta che li si osservava da vicino. Ormai si erano uniti e convivevano con i difetti e le manie l’uno dell’altro senza alcuna difficoltà, mangiavano allo stesso tavolo e chiacchieravano come se nulla fosse. Persino Derek si limitava a rugliare alle battute sui cani o sul suo carattere. Era quella l’atmosfera che si doveva percepire all’interno di un branco, Stiles ne era sicuro. Non di certo la tensione continua che aveva sperimentato con Scott. Certo, anche con gli Hale si era vissuta una buona dose di tensione, ma le lotte erano finite (o perlomeno si erano prese un periodo di ferie) e tutto si era calmato visibilmente.

-A chi tocca la sorveglianza, sta notte?-

-Dobbiamo proprio pensarci ora, Boyd?-

-Bhè, sarebbe meglio. Perlomeno saprei se posso aspettarmi una bella dormita nel mio letto o un sui materassi in cantina.-

-Bhè, in questo caso… Penso tocchi a me, comunque.-

-Quei materassi non sono così scomodi.-

-Solo perché tu sei abituato ad addormentarti sui divani e sulle poltrone, Isaac, se no li troveresti inutilizzabili.-

-Oh, non iniziate a bisticciare, ragazzi. Ho detto che sta sera ci dormo io di sotto.-

-E questo cosa centra con la scomodità dei materassi in cantina?-

Stiles, Erica e Derek alzarono gli occhi al cielo praticamente in contemporanea, chi con un ringhio (indovinate un po’…), chi con uno sbuffo e chi con una risata divertita. Possibile che quei tre cuccioli dovessero bisticciare su qualsiasi cosa? Anche su chi avrebbe dovuto dormire al piano interrato assieme al loro protetto? Il ragazzo desiderò per un attimo che anche Scott fosse lì con loro, non come Licantropo pazzoide, ma come adolescente coi superpoteri voglioso di una vita di branco. Nulla di più. Ma ovviamente era chiedere troppo, non c’era bisogno che qualcuno glielo dicesse per capirlo.

-Ehi, Stiles, io dovrei riordinare la libreria. Hai voglia di aiutarmi?-

-Avrei voglia di fare qualsiasi cosa- Ironizzò sorridendo a Peter ed alzandosi dalla sedia. Si spostarono nella stanza sul retro della casa, abbastanza decisi a passarci tutta la loro giornata ed a stare lontani dal giardino e dai guai.
 

***
 

-Boyd GIU’!-

Due giorni dopo la calma era definitivamente giunta al termine. Stiles era stato svegliato di soprassalto nel cuore della notte ed era stato trascinato a peso fuori dalla cantina di casa Hale. Lo spazio intorno a lui era stato così buio che non aveva riconosciuto chi lo stesse strattonando fino a quando non erano sbucati nel salotto. Chris Argent. Chris Argent in persona lo teneva accanto a se stringendogli la vecchia maglietta di Isaac che usava come pigiama. Che diavolo ci faceva lui nella villa dei Licantropi? Il ragazzo aveva dato di matto, si era divincolato e aveva aggredito il cacciatore a parole, ma l’uomo non aveva fatto altro che rassicurarlo con faccia testa e dirgli che l’avrebbe portato in salvo e che non doveva preoccuparsi, perché erano lì apposta per riportarlo a casa.

E in un attimo il figlio dello sceriffo aveva realizzato in che razza di situazione si trovava. Aveva fatto appena in tempo a rendersi conto delle urla che provenivano dall’esterno, dalle grida, i ringhi e quelli che con orrore riconobbe come schiocchi di una balestra (più balestre, si era corretto). Poi l’Argent lo aveva fatto uscire sul portico, con urgenza, guardandosi attorno agitato. Stava cercando qualcosa. O qualcuno. L’Adolescente era stato investito dai suoni e dagli odori della colluttazione violenta che stava avendo luogo davanti a lui. Stiles aveva provato a liberarsi dalla sua stretta, ma ne aveva ottenuto solo uno sguardo categorico da parte dell’uomo che, in contemporanea, aveva iniziato ad indicargli insistentemente un furgone a lato della radura, ordinando gli di raggiungerlo e di chiudercisi dentro, poi era scomparso nel buio del cortile, fiondandosi contro chissà quale dei Licantropi.

Scott ci era riuscito. Stiles lo aveva capito dai vaneggiamenti di Chris mentre lo trascinava fuori dalla casa: il suo migliore amico era riuscito a coinvolgere i cacciatori che, a giudicare da come si erano comportati nei suoi confronti, erano seriamente convinti di essere lì per salvare un povero ragazzino umano rapito da quei demoni di Lupi Mannari. Di certo non avrebbero mai potuto immaginare che, al contrario, lo stavano facendo rotolare in contro ad un bel paio di fauci lupesche aperte, pronte a morderlo e renderlo superumano a vita. Scott era seriamente riuscito ad imbrogliare gli Argent, forse con l’aiuto di Allison e Lydia, ed in quel momento, ovviamente, il branco di Derek era quindi in svantaggio. Ma era stato solo quando Erica aveva squarciato l’aria della notte con un urlo lancinante che aveva preso coraggio ed era saltato giù dal portico, stando ancora al di fuori della mischia, ma iniziando a cercare con gli occhi i propri protettori (quelli veri, non quelli imbrogliati), spostando le iridi chiare da una parte all’altra della radura buia. Quanto aveva desiderato la visione notturna, in quell’istante.

Vista la sua condizione di umano disarmato non aveva potuto fare molto più di girare lentamente attorno alla zona occupata dalla lotta. Erica. Doveva assolutamente trovare Erica e sapere quanto grave fosse… bhè, quanto grave fosse qualsiasi cosa le fosse stata fatta. Non voleva che le facessero del male, non dopo giorni nei quali si era presa cura di lui. La stessa cosa, ovviamente, valeva anche per gli altri, perciò quando Peter era atterrato accanto  lui, sbattendo la schiena in modo niente affatto rassicurante a terra, Stiles si era chinato e gli aveva chiesto se stesse morendo. L’altro lo aveva guardato con tanto d’occhi (probabilmente perché non si capacitava di come il ragazzino fosse finito lì), poi gli aveva risposto in fretta e furia e gli aveva fatto cenno di allontanarsi e di mettersi al sicuro, appena prima di alzarsi con un ringhio e buttarsi di peso su un giovane cacciatore che gli aveva dato le spalle per puntare la balestra contro Isaac.

Stiles non se lo fece ripetere due volte e si alzò a sua volta. Ma invece di nascondersi, continuò a passare da un albero all’altro ai bordi della radura, controllando in che situazione fossero i suoi compagni di scuola.

Erica sanguinava copiosamente da un braccio, ma era riuscita a piantare contro una pianta Lydia ed un cacciatore era a terra, poco distante, incosciente. Boyd aveva due dardi conficcati uno nel fianco e uno nella gamba sinistra e stava lottando corpo a corpo con un uomo dalla pelle olivastra. Isaac e Jackson si stavano letteralmente rotolando a terra, fra ringhi ed imprecazioni. Peter schivava magistralmente i colpi di tre diversi balestrieri ed ai suoi piedi giaceva il ragazzo al quale era saltato addosso poco prima. Allison e suo padre erano uno con le spalle contro quelle dell’altro e scoccavano frecce contro chiunque fosse a tiro con precisione quasi terrificante.  Scott…

Scott, si accorse il figlio dello sceriffo con orrore, era semiaccucciato in posizione d’attacco praticamente al centro della radura erbosa e, davanti a lui, Derek era in una posizione praticamente identica. Il più giovane si lanciò contro l’altro, allungando il braccio per colpirlo al petto con gli artigli, ma l’Alpha si limitò a girare il busto e a colpire il moro al ventre con un calcio orizzontale. Scott ci mise giusto un secondo a riprendersi e raddrizzarsi, quindi si spostò in avanti, veloce, compiendo una serie di affondi. Derek schivò, scivolando di lato ed allungandogli un manrovescio sull’orecchio sinistro. Stiles imprecò sottovoce. L’adolescente ululò dal dolore e si voltò per attaccare ancora, questa volta con le zanne. Derek semplicemente lo scartò, ringhiando, quindi  alzò le mani per colpire il Beta al fianco.

Purtroppo non riuscì mai ad abbassarle come avrebbe voluto, perché quattro diversi dardi metallici sibilarono nell’aria ed andarono a conficcarsi nella sua schiena e nelle sue spalle. Stiles soffocò un urlo e si affrettò ad avvicinarsi alla scena sulla quale Derek, ringhiante, stava cercando di estrarsi le frecce dalla carne.

Strisciò fino a trovarsi dietro un albero ad appena tre metri dai due combattenti e, lì, comprese che quella quadrupla scoccata era stata programmata, perché Scott non se ne stupì affatto e, anzi, tirò in dietro la destra, preparando un colpo dritto verso il ventre dell’Hale, totalmente impossibilitato a pararsi, visto che la sua attenzione era presa dai dardi sulle sue spalle. Non avrebbe fatto in tempo a difendersi. E per Stiles fu quasi istintivo. Semplicemente, quando vide il suo presunto migliore amico tentare apertamente di uccidere il Licantropo, non riuscì a rimanere con le mani in mano. Scott McCall non uccideva. Scott McCall non aggrediva a quel modo le persone. Scott McCall non era un mostro, un assassino.  Non gli avrebbe permesso di diventarlo.

Successe in fretta. Troppo in fretta. Corse più veloce possibile e si parò davanti all’Alpha, allargando le braccia di fronte al più giovane.

-FERMO SCOTT!-

Ma lui non si fermò. Non fece materialmente il tempo: quando vide Stiles frapporsi tra lui e il suo avversario, sgranò gli occhi e tentò di ritrarsi, ma oramai lo slancio era stato preso, perciò non poté in alcun modo bloccarsi ed arrivò comunque addosso al suo migliore amico. Riuscì soltanto a girare la mano in modo da colpirlo di palmo e a guardarlo venire sbalzato indietro, schiantando a terra anche l’altro Licantropo. Prima di vederci nero, il figlio dello sceriffo aprì le palpebre un’ultima volta e vide il viso di Scott trasfigurato dallo shock e dalla sofferenza. Era ovvio che non avesse voluto fargli del male e lui ne fu infinitamente sollevato.

Forse il compagno non era proprio diventato un completo psicopatico.
 

***
 

Della faccia di Scott McCall non si vide traccia per i successivi quattro giorni. Né a scuola, né altrove. E neppure nessuno di loro ricevette una sola chiamata dal ragazzo.

Parlandone col branco (quello di Derek), erano arrivati ad una conclusione: il giovane era stato assalito dai sensi di colpa; non capiva più perché avesse fatto tutte quelle cose orribili, si fosse comportato a quel modo col proprio migliore amico; avesse messo a repentaglio la vita dei propri compagni e della propria ragazza, imbrogliando i cacciatori. Ma, soprattutto, sembrava si accusasse principalmente di aver tradito la fiducia di Stiles, decidendo di morderlo.

Perciò, quando Peter si avvicinò all’adolescente umano, intento a smangiucchiare patatine sul divano di casa Hale, per chiedergli cosa pensava sarebbe successo nei giorni a venire, lui non ebbe bisogno di tempo per trovare una risposta e, semplicemente, gli sorrise. Era convinto delle sue idee e non avrebbe ritrattato per nulla al mondo.

-Oh, non so: non penso che Scott avrà voglia ancora per molto di fare il Grande Lupo Cattivo.-













Angolo dell'autrice: 
MI SPIECE DI ESSERE IN RITARDO, MA MI ERO SCORDATA DI AVERE UNA VERIFICA DI FILOSOFIA.
Scriverò quì qualcosa di sensato quando avrò fatto sto maledetto test...













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