Non ti ho dimenticato Mai

di Vale27
(/viewuser.php?uid=201024)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1- Gennaio ***
Capitolo 3: *** Non vedo l'ora di dirlo a Massi ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

 

 

Nei miei primi 25 anni di vita, non avevo mai creduto al destino.

Come la maggior parte della gente, vivevo alla giornata.

Vivevo senza chissà quale pretesa, desiderio o sogno. 

Non credevo a una forza superiore, in grado di far incontrare due vite,anche dopo anni,e unirle in una sola.

Credevo che il destino,almeno il mio, si stava creando con scelte e le loro conseguenze.

Non credevo di rivederla,bella come me la ricordavo.  

Dove l'avevo lasciata anni fa, con il mare che le incorniciava il viso.

In quel luogo dove non era mai stata mia,  dove ho seppellito il mio amore, per Lei.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 1- Gennaio ***


Ciao a Tutti!! Grazie prima di tutto per aver solamente letto ma se vi va lasciatemi il vostro parere anche se critico sarà da me ben accetto. Sono curiosa di sapere cosa ne pensate. Aspetto vostre notizie!!!! Un bacio Vale...

 

Primo Capitolo

 

 

 

Gennaio è, da sempre, il mese delle novità.

Il mese in cui si mettono in atto i buoni propositi. Dove ci si sente pronti a cambiare la propria vita, che sia sotto forma di una scelta di lavoro o un taglio di capelli nuovo. Puntualmente, però, ripetiamo le stesse azioni, e rimandiamo al prossimo anno quel, ormai "vecchio", proposito.

Nonostante questo, è anche il mese in cui si comincia a pensare al mare e alle vacanze estive. 

Erano giorni che Gaia, la mia ragazza, mi tartassava con proposte di viaggio, giorni che riempiva la nostra casa di depliant, riviste e ritagli di giornali e offerte last minute.

Ho conosciuto Gaia all'inaugurazione del mio locale. Quel posto, lo avevo ereditato da mio zio. In un solo anno, io e il migliore amico nonché socio Massi, siamo riusciti a renderlo uno dei locali più alla moda della capitale. 

Ancora ricordo benissimo quella sera.

La sala era illuminata solo da delle luci al neon, i miei amici che ballavano e si divertivano, in pista. Clienti che assaporavano i nostri cocktail al bancone e belle cameriere che giravano fra i tavolini. C'era tutta la bella Roma,quella sera. 

Io mi stavo congratulando con Massi, per il nostro successo, quando la scorsi tra la massa di braccia, che si agitavano nella pista da ballo. Era lì, seduta su un divanetto , con le gambe accavallate. I miei occhi scivolavano sul suo bel corpo, nascosto da un tubino nero. Rimasi esterrefatto da tanta bellezza. Lei si girò e i nostri sguardi si incontrarono. Aveva i secondi occhi più belli che avevo mai visto, di un colore nocciola.

"Lorè ci sei?" mi chiese Massi agitandomi una mano davanti agli occhi.

Massi: capelli neri ricci e fisico atletico.

 Il tipico bello ma non dannato. Non è come me, lui sa amare una donna. 

Io, invece, non ci ero mai riuscito e lui era l'unico a sapere perché il mio cuore fosse così ostile. 

Ci conoscevamo da quando eravamo in fasce visto che le nostre famiglie abitavano sullo stesso pianerottolo. 

Perciò, con lui ho condiviso tutto:  vacanze, a volte donne e brutti voti a scuola. 

Lui c'è sempre stato per me ,come io per lui, ed è tutt'ora l'unico amico che mi conosce a pieno. 

Si voltò per guardare cosa aveva colto la mia attenzione.

"Urcaaa, ma quella è una donna da paura. E che sguardi che ti lancia."

Mi disse dandomi una pacca sulla spalla e con la stessa mano, mi spinse in avanti.

" Va' da lei, che aspetti? Se non è quella giusta sarà la tua solita vittima, no?". 

Mi fece un occhiolino e ,senza darmi modo di rispondere, lo persi fra la folla. Mi voltai per vedere se lei era ancora lì. 

Incontrai i suoi occhi,di nuovo. Sicuramente, avevano assistito a tutta la scena, ed era divertita, lo capivo da quel suo sorrisetto. Mi avvicinai e, da vero Don Giovanni, elogiai il mio ruolo presentandomi come proprietario del locale, per poi offrirle da bere.

 Lei accettò e così passammo tutta la notte insieme.

 Gaia era bella, solare, divertente e furba. Ogni volta che passavo del tempo con lei, mi sentivo felice o almeno appagato. I mesi passavano e più la conoscevo, più mi piaceva. 

Sono passati due anni, ormai, da quella sera. 

Due anni in cui ci siamo fidanzati e tutto sembra andare per il meglio, niente scombussola il nostro amore,nemmeno la convivenza.

Tuttavia, il mio cuore non le appartiene.

Il rumore della porta che si apre, mi desta dai miei pensieri, riportandomi alla realtà. 

"Ciao Amore", urlo  prima ancora di vederla davanti a me, prima ancora di accettarmi che sia lei.

Non lo faccio, perché conosco troppo bene quei passi lenti e sensuali.

"Lorenzo, ho trovato un posto meraviglioso per le nostre vacanze", dice senza guardarmi in faccia.

L'aspetto sull'uscio della porta del salone, per darle un bacio, ma Gaia mi passa affianco ,con le buste della spesa in mano, lasciandomi come un fesso sulla porta e con le labbra pronte a un saluto. Incurante della mia presenza continua a parlarmi di questa nostra favolosa meta estiva,elencando tutte le attività,le spiagge,i ristoranti e le offerte possibili mentre si dirige in cucina. 

Io, intanto, la osservo in silenzio mentre sistema la spesa. Con cura le sue mani prendono ogni tipo di cibarie dalle buste e, con grazia, le sistema al loro posto.

Quei movimenti di Gaia, meccanici, danno la sensazione che il suo corpo danzi.

"Devi sapere Lory, che questa mattina sono passata in agenzia. Non so spiegartelo ma è stato come se quel depliant mi chiamasse. L'ho aperto e Voilà! Ho visto quelle meravigliose spiagge, della Sardegna, e mi sono vista su uno di quei lettini a prendere il sole". Mi dice riponendo le sue barrette dietetiche in dispensa.

Sistemata, finalmente, la spesa la mano destra scioglie i suoi capelli castani raccolti in una coda, mentre i suoi occhi si fermano su di me.

Mi guardano intensamente e quello sguardo non lascia dubbi: voglio andare in quel villaggio, a tutti i costi.

Senza perdere il mio sguardo, prende il depliant, l'unico oggetto rimasto nelle buste della spesa, per poi buttarsi sul divano. 

Mi limito a seguirla con gli occhi.

Mi chiedo quanto mi costerà questa vacanza ma mi distraggo dal modo sensuale con cui mi sta guardando e come sta accavallando le sue gambe.

Sa come farmi impazzire e come ottenere le cose.

Rimango a contemplarla. Mi sento fortunato ad avere una ragazza così bella al mio fianco e so che  ci amiamo, a modo nostro, ma lo facciamo.

"Amore,pensi di rimanere lì ,sull'uscio della porta, ancora a lungo?!", mi dice mentre cerca la pagina che contiene la nostra prossima meta. 

"Scusami cara ma è difficile toglierti gli occhi di dosso!", le dico scompigliandomi i capelli con lo sguardo verso il basso, mentre mi avvicino a lei.

"Lo so bene, farei lo stesso al posto tuo", mi dice seria, senza alzare mai lo sguardo su di me.

Mi butto sul divano sorridendo e pensando che la modestia non ha mai bussato alla sua porta.

"Eccolo". Mi dice porgendomi il depliant.

 Mi chiedo per quale motivo sembra su di giri per quel luogo. Che avrà mai di così speciale un villaggio in Sardegna? Le donne non le capirò mai, quel loro modo di esaltarsi per una sciocchezza, sono strane!

Con questi pensieri le sorrido mentre il mio sguardo scende da lei al depliant.

Nel momento in cui i miei occhi mettono a fuoco le immagini sul depliant, il mondo si è fermato. La stanza diventa in bianco e nero, rimangono solo i colori,imponenti,di quelle foto. Allargo i mie occhi, la bocca si spalanca dallo stupore e il mio corpo rimane immobile. 

Non sono più padrone di me stesso. 

L'unico suono che sento è l'eco del mio cuore, che corre.

Di nuovo.

Quelle immagini mostrano i posti della mia infanzia e adolescenza.

La mia mente,ormai padrona, proietta immagini di me bambino mentre corro, di me in bici insieme ai miei amici per quelle strade; dove ai confini sorgevano roulotte e tende. Poi mi vedo con Massi a giocare a pallone o a fare la lotta in spiaggia.

In tutti questi ricordi c'è, sempre, un volto oscurato. 

Io so a chi appartiene, ma non voglio vederlo.

La mia mente, consigliata dal mio cuore, manda avanti il film della mia vita, mostrandomi l'adolescente inesperto che ero camminare in un sentiero di nuovi sentimenti. 

Urlo dentro di me mentre, fuori, il mio corpo rimane immobile. 

Non voglio vedere quel viso, non voglio sentire quel dolore, non voglio il passato.

Cerco di ribellarmi al mio cuore, bastardo,che sta influenzando la mia mente.

Ma perdo, dopo sei anni, con i miei sentimenti.

Così, quel volto non è più oscurato, ora lo vedo chiaramente. 

E accade, inevitabilmente, che si apra quello scrigno,quello che dolorosamente, anni prima, avevo chiuso con Lei dentro. 

Quello scrigno che ognuno di noi ha. Lo nascondiamo nel profondo del nostro cuore, dove imprigioniamo tutti i ricordi più belli ma maledettamente dolorosi. Quelli vissuti a pieno ma che si sono distrutti, rendendoci cinici. 

Quelli che, con il tempo, dimentichiamo. Perché è quello che vogliamo, dimenticare chi abbiamo amato ma ci ha ripagato facendoci del male. Tuttavia, la vita, prima o poi, ti pone davanti a un momento o un evento che è la chiave di quello scrigno.

Ecco, questo era il mio di momento. 

E tutto quello che per anni avevo dimenticato, sta per uscire fuori.

Ricordo Lei, la figlia di amici di famiglia conosciuti in vacanza e poi mai più persi. Avevo poco più di sette anni la prima volta che ci incontrammo, e lei sei. Eravamo piccoli e certamente non me ne innamorai a quell'età.

Avevamo una grande sintonia che con gli anni si mutò in una grande e stupenda amicizia. 

Un'amicizia che durò fino a quando lei non sbocciò in una stupenda ragazza e inevitabilmente me ne innamorai.

Da quel momento, non smisi di amarla. 

Sin da bambini era la più corteggiata e, purtroppo per me, più cresceva e più ragazzi aveva intorno. Erano pazzi di lei. 

Nessuno resisteva a quegli occhi grandi, come quelli di un cerbiatto, del colore delle nocciole. A quelle labbra rosse e carnose, a i suoi capelli mossi e castani. Come si poteva resistere a quella forza della natura?  

Inoltre, aveva un carattere stupendo. Era buona, simpatica e intelligente, ma orgogliosa, testarda e, all'occorrenza, vendicativa.

Nonostante tutto, una cosa non mi sono mai dimenticato di Lei: i suoi occhi. 

Quegli occhi li ho cercati ovunque, per anni, per poi accontentarmi di imitazioni.

"Amore?", la voce di Gaia mi riscuote. Lentamente mi giro verso di lei e, ritorno a guardare i suoi occhi.

Senza sapere perché, istintivamente, la bacio appassionatamente, avido di emozioni. Voglio ritrovare quel equilibrio che avevo costruito con Gaia,di sentirmi pienamente innamorato di lei. Voglio chiudere questo scrigno. Per farlo, ho bisogno di un diversivo e chi meglio di Gaia può aiutarmi? 

Faccio scivolare le mie mani sul suo corpo.

Tuttavia, lo scrigno non si chiude. 

Sto baciando quella che potrebbe essere la donna della mia vita e intanto penso a quella che ho sempre considerato una stupida cotta adolescenziale.

Quella,però, che mi rapì il cuore,che me lo spezzò,mettendosi con un altro.

Lei che non ho mai baciato, lei che non ha mai saputo del mio amore. 

Accadde tutto velocemente, Il volto di Gaia scompare lasciando il posto al suo. 

Rivedo quei capelli morbidi caderle sulle spalle e il suo sorriso. Quel sorriso che sapeva cambiarmi la giornata.

Io,uomo di carne e ossa, un ragazzo di 24 anni, sta immaginando di baciare la cotta della sua adolescenza.

L'ultima immagine della mia lei,quella che conservo nel cuore,  è di una ragazza di 18 anni. 

Infatti, non l'ho mai più vista da quella vacanza in cui portò il suo ragazzo.

Fu la vacanza più orribile, che passai. Ogni giorno era una spina di dolore che si conficcava nel mio cuore. Ogni parola che si scambiavano, ogni gesto affettuoso era un' agonia per me. Ricordo che lei cercava di essere la stessa di sempre ma io ero pazzo di gelosia. Cercava di parlarmi, di passare del tempo con me ma ogni volta le rispondevo a male parole. Da sempre, ci vedevamo solo d'estate, anche se abitavamo nella stessa città, ma quei 23 giorni valevano più di un intero anno. Perciò, per me, era inaccettabile che avesse portato un estraneo, privandomi di quegli unici giorni per stare insieme. Così, decisi di mostrare indifferenza e di evitarla, credevo che sarebbe stato più facile. I giorni passavano e tra di noi nemmeno una parola. Ricordo che alla fine lei si arrese, non provava più a parlarmi o a inserirmi nelle uscite tra loro due, mi lasciò semplicemente cuocere nel mio brodo. 

Giunse, infine, il momento di salutarsi. Le vacanze erano finite e bisognava  tornare alla vita quotidiana, di sempre. Eravamo sulla nave,avevo approfittato del fatto che lei era con il suo innamorato al bar, per salutare il resto della sua famiglia. Non vedevo l'ora di scendere velocemente da quella nave .

Volevo dimenticare quella vacanza e sperare che, nella prossima, sarebbe tornato tutto come prima. Alla fine in un anno potevano accadere tante cose e magari, Lei, si sarebbe lasciata con quel tizio. In quel momento dovevo solo evitarla per farle capire ancora di più quanto fossi lontano. Decisi, perciò, di uscire sul ponte giustificandomi che volevo vedere la nave attraccare. Si trovavano, tutti, al interno della nave, aspettando l'annuncio per raggiungere le proprie macchine. Ero perso nei miei pensieri con lo sguardo fisso sul mare torbido di Civitavecchia, quando sentii la porta aprirsi. Me ne accorsi dall'improvviso vocio di gente che finì quando la porta si chiuse, dietro qualcuno.

Quella porta chiudendosi aggiunse al silenzio la tensione.

Una folata di vento mi portò il suo profumo di acqua marina e sole. Non mi girai consapevole,ormai, che quella porta si era chiusa dietro due spalle che conoscevo bene. 

Stando lontani quella vacanza avevo covato lo stupido piano in cui, la prossima estate, sarebbe dovuta venire lei da me e chiedermi scusa, per avermi . Per farlo,pensai, doveva sentire la mia mancanza, solo così avrebbe capito che voleva me. 

L'amore, soprattutto a quell'età, ti fa ragionare come uno stupido, ora lo so.

Lei, dopo una pausa, in cui percepii un sospiro, si avvicinò. 

Sentii i suoi passi farsi sempre più vicini. 

Aspettavo che proferisse parola, immaginando già la sua bocca aprirsi e gettarmi i peggiori insulti. 

Tuttavia, anche in quell'occasione mi sorprese. In silenzio mi abbracciò da dietro e potevo sentire il suo respiro sulla mia schiena, per quanto le sue mi stringevano la vita. 

Mi irrigidì ma lei non mollò la presa. 

Rimase li, ancorata a me, fino a quando mi disse:" Mi mancherai".

Pronunciò quelle parole, silenziosamente, affinché quel momento potesse rimanere per sempre nostro.

Sembrava piangesse.

Tuttavia, quelle parole mi suonarono come un addio ma non volli crederci. Lei non poteva dirmi addio, perché doveva accorgersi prima di amarmi. Era ridicolo pensare che non ci saremmo mai più visti.

Invece, lei sapeva che non ci sarebbero stati altri momenti, per noi. 

Lei mi stava dicendo addio.

Si staccò da me e, com'era venuta, se ne andò. Per sempre.

Bacio Gaia come se fosse la mia lei, come se tornassi a quel momento e ,invece di lasciarla andare,le corressi dietro. Per anni ho immaginato le parole, i gesti che  avrei potuto dire o fare, invece di rimanere immobile. Non mi girai, nemmeno, per vederla andare via tra le braccia di un altro. 

Ormai sono sei anni che non la vedo. Non ho mai voluto cercarla.

La odiavo e la odio perché l'ho amata troppo.

Non voglio più pensare al passato,ora conta il presente e il futuro che hanno un solo nome: Gaia.

Apro gli occhi. Gaia mi guarda, spaesata. Deve esser rimasta sorpresa da una tale reazione. Di solito, alle sue proposte rispondo con un semplice "Si, va bene" oppure "Pensaci tu cara, tanto so che sceglierai il meglio". 

Praticamente non me n'è mai importato niente della nostre vacanze, dandole sempre  carta bianca, su tutto. 

Felice lei, felice Io.

" Se sapevo che avresti reagito così Lori, andavamo prima in questo campeggio". mi dice mentre ride. 

Forse non riderebbe se sapesse cosa mi lega a quel campeggio, credo, irrealtà, che sarebbe adirata. Visto, però, che ha travisato le mie azioni,mi toccherà fare il grande sforzo di non dire niente e di salvarmi per oggi. Non sopporterei di discutere su quel argomento perché: uno non ne vedo il bisogno e due non ne voglio parlare.

" Hai visto si? So ancora come sorprenderti",le dico sorridente.

Gaia, però, mi guarda come se non le importasse nulla di quello che le sto dicendo.  Ha lo sguardo di una che non ha nemmeno ascoltato le mie parole. Mentre si controlla la sua fresca manicure mi dice "Allora ci andremo?". 

No, non mi stava ascoltando, ora ne sono convinto.

Non si pone nessuna domanda sulla mia passione, improvvisa. Le importa solo sapere se anche quest'anno le pagherò la vacanza in questo campeggio di lusso.

Anche se sa che le dico sempre di si.

Stavolta, però, sono io il vero felice, ho voglia di affrontare questo scoglio. Ho voglia di vedere come è diventato quel campeggio, di ritrovare facce conosciute,di perdermi in quei luoghi che parlano di lei.

Ho voglia di immaginarmela su quello scoglio, che era il nostro posto, ad aspettarmi.

" Si, andremo cara.", e le sorrido.

" Dici sul serio? oh amore sei il migliore", e mi da un altro bacio che ha, però, un sapore diverso.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Non vedo l'ora di dirlo a Massi ***


 

Secondo Capitolo

 

Ho dato appuntamento a Massi per un aperitivo.

Volevo dargli la grande notizie di persona,  soprattutto per vedere la sua faccia.

Così, gli ho mandato un messaggio con scritto solo " Ti aspetto al Bar Nove. Grandi notizie, Bro'".

Noto la sua chioma riccia tra la massa di gente che sta attraversando la strada, quanto mi nota, anche lui, lo saluto con la mano.

" Ehy Bro', Spara!",mi dice subito, a brucia pelo.

Non abbiamo bisogno di chiederci come stiamo o cose simili, perché passiamo 24 ore su 24 insieme.

"Fatti offrire prima un Campari e, poi, ti dirò tutto". Gli dico aprendo la porta del bar, per dirigerci al suo interno.

"Già il fatto che offri è un brutto segno. Se riguarda il nostro locale dimmelo e subito.", poi fa un pausa e con la sua forza mi prende per le spalle e mi gira verso di lui in modo tale che lo guardassi negli occhi. "Lorenzo, siamo in banca rotta?".

"No, non centra niente con il lavoro. Riguarda qualcosa che non ti aspetterai mai", dico facendogli l'occhiolino.

Lui sospira, e ormai sollevato lascia la presa dalle mie spalle.

" Ok, ma sbrigati a ordinare perché muoio dalla curiosità." Ci avviciniamo alla cassa e pago lo scontrino per i nostri due aperitivi.

Ci stavamo avvicinando al bancone per ordinare quando Massi mi si para davanti,  di nuovo, con gli occhi spalancati.

Quasi urlando mi dice : "Gaia è incinta e diventerò zio? Ah lo sapevo che quella ti avrebbe incastrato. E' una furba, ora ti tocca anche sposarla!".

Tutto il bar ci guarda, Massi è il solito drammatico, trascinandolo per un braccio verso i tavoli gli dico a bassa voce.

"Oddio, no!! Gaia non è incinta! Vai a occupare un tavolo e aspettami lì, invece di sparare stronzate! ", gli dico cercando di rassicurarlo con lo sguardo..

"Oh Dio sia lodato!! ", esordisce alzando gli occhi al cielo e mettendo le mani giunte, come se stesse pregando.

Prima di lasciarlo andare alla ricerca di un tavolo gli dico: "E comunque Gaia non mi incastrerebbe mai, lei mi ama."

Lui mi guarda e con un sorrisetto mi dice " Si se lei ti ama io sono la fata turchina".

Non mi da nemmeno il tempo di rispondergli che è già sparito dal mio campo visivo.

Mi chiedo se abbia ragione su Gaia, ma non è questo il momento di pensarci.

Dovevo dire al mio migliore amico qual era la mia meta estiva per quest'anno e non vedevo l'ora di vedere la sua reazione.

Così, presi i due Campari, raggiungo Massi al tavolo.

"Ok, i Campari l'hai presi, puoi tranquillamente parlare. Io ti ascolto". Così dicendo prende il suo bicchiere e inizia a sorseggiarlo.

Tutto di un fiato, gli racconto la scena di Gaia e del depliant del giorno prima e come reazione per poco non si strozza.

"Cosa? Non ci credo, è fantastico!! Posso venire anch'io? Rivedremo i posti della nostra infanzia! E'..." di colpo si blocca e il suo viso cambia espressione. 

Si scurisce ed è come se i suoi ricci si afflosciassero, .

"Massi che hai?", gli chiedo cercando di guardare i suoi occhi nascosti sotto la sua chioma.

"Lore, dimmi la verità, ci vai per Lei ?". Colpito e affondato.

"Si, ci vado per Gaia.", cerco di fare il finto tonto, ma è Massi e a lui non so nascondergli niente.

Perciò, quando mi guarda con un' espressione da " dimmi la verità, non sono scemo", cedo.

"Non lo so, forse. So solo che ora non riesco a non pensarla. ", gli confesso.

Lui finisce l'ultimo goccio di Campari e mentre poggia il bicchiere, sul tavolo, mi dice: "Allora il fatto è che le nostre famiglie, da vent'anni, si ritrovano in Sardegna. C'è anche la sua di famiglia. Tu vuoi andare proprio lì, dove magari dopo sei anni, anche a lei è venuto in mente, l'assurda idea, di andare a trovare i suoi?"

Penso che sarebbe una gran fortuna, rivederla. Le farei vedere quanto ha sbagliato in passato e che da quel giorno mi ha perso per sempre.

"Lore", continua Massi, ed è serio mentre parla, "Sei come un fratello, e in tutti questi anni ti ho visto veramente innamorato solo una volta, della nostra cara amica, che ti ha distrutto il cuore, cambiandoti. Tu, caro idiota, in quel ormai lontano anno, mi hai fatto promettere che non avremmo mai più nominato il suo nome. Sono passati sei anni, e ancora non lo pronunciamo."

"Bhè ero ferito, l'hai detto anche tu, ma il problema non si pone, perché io amo Gaia, ed è lei la mia donna". Gli rispondo convinto.

" E secondo te è normale che tu non ti sia mai fidanzato prima di Gaia? E fatalità Gaia è l'unica donna che le assomiglia."

Effettivamente, le assomigliava ma tutto questo non significa niente, è solo una fatalità, penso.

" Coincidenze", gli dico guardandolo bene negli occhi.

"Si, si va bene, fai come vuoi. Comunque l'hai detto a tua madre che vai in vacanza con loro, per giunta con Gaia?".

Mia madre. Non ci avevo pensato.

Lei non sopporta Gaia.

La prima volta che l'ho presentata ai mie, mi ha accusato di averle portato una poco di buono,e il fatto più grave fu che lo disse urlando in modo tale che Gaia sentisse. Mia madre è una romana verace, e non si perde in piccoli dettagli. 

"Pane al pane, vino al vino", è il suo motto.

"Bhè sai che ti dico, che a tua madre glielo dico io, però tu dovrai dire a Gaia che verrò anch'io, con voi."

Credo che Massi abbiamo notato la mia espressione impaurita. Avendo lui un ascendente su mia Madre, magari lei l'avrebbe presa meglio e io non avrei dovuto sopportare le sue urla.

Inoltre, il compromesso a me andava benissimo. 

A Gaia bastava dire che se Massi non veniva, non ci saremmo andati nemmeno noi.

Massi mi porge la mano e mi dice: " Affare Fatto?".

Stringendogli la mano gli rispondo: "Affare fatto!"

Sapere che Massi sarà al mio fianco, mi rende ancora più felice, elettrizzato, direi.

Stavo per alzarmi quando Massi mi blocca, mi risiedo con uno sguardo interrogativo.

"Che c'è Massi?", lui mi guarda dritto negli occhi e rimane in silenzio.

Di rimando lo guardo. Passano diversi secondi prima che lui aprisse bocca.

"Pronuncia il suo nome".

Sento un colpo secco allo stomaco, come se mi avesse appena sferrato un gancio.

"Perché? Che senso ha?", gli dico sorridendo, cercando di allentare la tensione.

"Pronuncia quel nome", Massi mi afferra il polso e mi guarda serio.

Allora capisco dove vuole arrivare, sta testando le mie motivazioni.

So che ha ragione, per questo mi convinco e mi preparo a pronunciarlo, dimostrandogli che è tutto passato.

Le mie labbra si muovono ma non esce nessun suono.

Sono bloccato me ne rendo conto, rimango in silenzio abbassando lo sguardo sul posacenere.

"Non importa Bro', io sarò con te e affronteremo tutto insieme.", mi dice spostando la mano dal mio braccio alla spalla.

Lo guardo e l'unica cosa che riesco a pronunciare è : " Grazie".

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1537368