Da Hermione...con amore di CrystalPearl (/viewuser.php?uid=28131)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo Marzo ***
Capitolo 2: *** Ricordati di Me ***
Capitolo 3: *** Alla Ricerca del Cofanetto ***
Capitolo 4: *** Interessanti Rivelazioni ***
Capitolo 1 *** Primo Marzo ***
Ecco
un'altra
fanfiction, sempre riguardante la mia coppia preferita: Ron e
Hermione! Questa volta però è in capitoli. E'
ambientata in un ipotetico settimo anno a Hogwarts, pur sapendo
ciò
che veramente accade nel settimo libro (che ho già avuto
modo
di leggere tra l'altro). Non dirò nulla di più,
perché
sinceramente detesto gli spoiler, e non voglio anticipare niente a
chi non ha ancora avuto modo o ha preferito non sapere quello che
succede. Quindi non abbiate paura, non ci sono spoiler qui, tranne
ovviamente ciò che è accaduto nel sesto libro.
Auguro
a
tutti una buona lettura, e ricordo che i personaggi appartengono solo
ed esclusivamente a J.K. Rowling.
Da
Hermione...con amore
CAPITOLO 1: Primo Marzo
Finalmente...il momento che Hermione
aveva sempre sognato e stava aspettando con una pazienza che nemmeno
lei credeva di avere, era arrivato. In quel fresco pomeriggio del
primo di marzo lei e Ron erano seduti in riva al lago, l'uno accanto
all'altra. Harry era andato a fare una lunga passeggiata con Ginny,
che aveva finto di dovergli parlare di qualcosa di molto importante,
in modo da lasciare Ron e Hermione soli. Così Hermione
avrebbe
avuto la sua occasione per consegnare a Ron il suo regalo di
compleanno. Quel giorno era il diciottesimo compleanno di Ron, e
Hermione gli aveva comprato un elegante kit per pulire e lucidare la
sua scopa, e aveva fatto addirittura incidere a lettere dorate sul
coperchio della scatola di raffinato mogano la scritta: “Per
Ron, da Hermione, con affetto”. Era
davvero stata molto tentata di far scrivere“con
amore”, ma al
momento dell'acquisto le era parsa una scelta troppo azzardata,
dunque aveva optato per un amichevole “con
affetto”, anche se non
esprimeva esattamente i sentimenti che ormai già da diverso
tempo nutriva nei suoi confronti.
Quando
Ron, dopo
aver indugiato per qualche minuto sul nastro di raso scarlatto che
ornava il pacchetto, riuscì a liberare il cofanetto anche da
un lucido strato di carta dorata, spalancò gli occhi per lo
stupore, e rimase a bocca aperta, con la stessa espressione di un
bimbo che scopre di aver ricevuto in dono esattamente quello che
desiderava. Il cofanetto si aprì, sfiorato dal tocco delle
sue
lunghe dita, rivelando il contenuto: delle piccole spazzole, un
setoso straccetto bianco, e alcune boccette contenenti differenti
tipi di lucido, che emanavano un delicato profumo, misto tra lavanda,
pino e qualcosa di legnoso ed estremamente aromatico. Tutti gli
accessori erano morbidamente adagiati su uno spesso strato di velluto
rosso, quasi fossero dei gioielli preziosi.
Ron
fissava
estasiato quel piccolo tesoro che teneva amorevolmente appoggiato
sulle ginocchia e, quasi con timore che il contenuto potesse
danneggiarsi se esposto alla luce del sole, si apprestò a
richiudere il cofanetto. Hermione non disse una parola. Aveva gli
occhi fissi sulle mani di Ron, e sapeva che da un momento all'altro
si sarebbe accorto della scritta sul coperchio. Infatti subito dopo
aver nuovamente nascosto alla vista il contenuto del suo kit, Ron si
accorse che c'era qualcosa di inciso sul coperchio. Hermione,
sorridendo, si morse nervosamente il labbro inferiore, mentre
osservava le sopracciglia di Ron che si corrugavano, e il suo
sguardo, stavolta serio e concentrato, che si spostava lentamente da
sinistra verso destra.
“Con
affetto...” mormorò Ron tra sé e
sé. Hermione
si sentì avvampare.
Le
sopracciglia di Ron si distesero, e le sue labbra che dapprima gli
davano un'espressione lievemente imbronciata, si rilassarono in un
dolcissimo sorriso. Chiuse gli occhi, e continuando a sorridere
scosse piano la testa. Hermione stava trattenendo il fiato mentre lo
osservava, curiosa di vedere quello che sarebbe accaduto. Poi Ron
alzò lo sguardo, e fissò Hermione dritta negli
occhi.
La dolcezza e la gratitudine che lesse negli occhi blu di Ron la
disarmarono completamente, tanto che, come era già successo
più di una volta, non riusciva a trovare nulla di sensato da
dire. Ma fu lui a parlare per primo.
«Io...davvero,
non so cosa dire...cioè, grazie...grazie Hermione,
è
davvero...davvero...»
La
voce della ragione dentro Hermione la spingeva a credere che Ron
stesse parlando solamente del regalo in sé, ma qualcosa nel
suo cuore le diceva che forse stava parlando anche della frase, o
forse, soprattutto della frase.
«Figurati...l'ho
visto l'ultima volta che siamo andati a Hogsmeade in una vetrina di
articoli per il Quidditch e...ho subito pensato che ti sarebbe potuto
piacere...Poi, siccome avevo messo da parte qualche
galeone...»
«Ma..
non avresti dovuto...»
Ora
Hermione vide chiaramente negli occhi di Ron quella luce velata di
tristezza, che spesso compariva quando gli veniva in qualche modo
ricordato che la sua famiglia non si poteva proprio definire
“benestante”. Hermione sapeva che Ron si era sempre
dovuto
accontentare, prima di conoscere lei e Harry, di regali molto
semplici: a Natale un maglione realizzato da sua madre con amorevole
premura, che spesso si rivelava troppo grande di una o due misure, e
che non aveva sempre colori molto allegri o alla moda, oppure
solamente scatole di dolci, ma mai nulla di particolarmente prezioso,
eccezion fatta per l'orologio che Ron aveva ricevuto l'anno
precedente in occasione del suo diciassettesimo compleanno, ovvero il
passaggio all'età adulta. E anche se sapeva che
ciò che
davvero conta è il pensiero, i regali o le cose troppo
eleganti lo mettevano sempre a disagio.
Hermione
si fece coraggio, e posò delicatamente la piccola mano su
quella di Ron e, quasi in un sussurro, gli disse:
«Non
ti devi preoccupare, Ron. Questo cofanetto non è nulla,
è
solo un regalo. Io ci tenevo a dartelo, perché so quanto tu
ami il Quidditch...» e ridendo aggiunse :«E poi nel
mondo
dei Babbani si diventa maggiorenni a diciotto anni, non a
diciassette, quindi fai finta che te lo abbia dato l'anno
scorso»
Ron
abbassò lo sguardo, tornando a fissare il cofanetto, e le
parole incise che brillavano di luce dorata. Poi sorrise con aria
furba
«Ma...se
devo fare finta che me lo hai dato l'anno scorso...allora
quest'anno?»
Hermione
lo guardò perplessa. Poi lui scoppiò a ridere,
riuscendo a strappare un sorriso anche a lei, che in quel momento
stava immaginando il regalo che le sarebbe piaciuto dare a Ron.
In
fondo era così vicino...le sarebbe bastato solo prendergli
la
mano e chinarsi verso di lui...era così bello quando
rideva...solo ora Hermione parve notare quanto i suoi denti fossero
candidi e dritti, e come si formavano quelle piccole fossette ai lati
della sua bocca. Gli occhi castani di lei si spostarono su, verso le
guance e il naso, picchiettati qua e là da efelidi, e che
ora
si stavano tingendo anche di rosso. Da lì il suo sguardo
nocciola incontrò quello di lui, azzurro come il cielo:
anche
i suoi occhi sorridevano. Hermione involontariamente posò
ancora gli occhi sulla bocca di Ron, sulla quale era dipinto un
meraviglioso sorriso. Lei si sentì come chiamare da quelle
labbra. Chiuse gli occhi e trasse un profondo sospiro. Intorno a
sé
sentiva il profumo umido e fresco della terra, e dell'erba che
cominciava timida a crescere in quei giorni. Sapeva che ben presto la
primavera sarebbe sbocciata, portando con sé i primi tepori
e
l'aroma fragrante della natura che rinasceva dopo il lungo inverno.
Amava
quel profumo, così fresco. Un profumo che si sentiva
nell'aria
proprio i primi giorni di marzo, giusto in occasione del compleanno
di Ron. Da quando lo aveva conosciuto meglio e aveva cominciato ad
apprezzarlo, aveva cominciato a credere che lui e l'inizio della
primavera fossero una cosa sola, o meglio, suscitavano in lei la
medesima sensazione.
Fu
riportata alla realtà quando sentì che le calde
braccia
di Ron la stringevano in un tenero abbraccio. Per lo stupore
spalancò
gli occhi, e si rese effettivamente conto di quanto le fosse vicino.
Sentiva i capelli fulvi e morbidi di lui premerle sulla guancia, e
nel frattempo avvertiva il suo respiro, che stava accelerando il
ritmo, mentre gli cingeva le forti spalle con le sue braccia esili.
Richiuse gli occhi, e si accorse che così riusciva a sentire
il battito del cuore di Ron, così vicino al suo. Per
l'emozione di quel momento, così a lungo atteso, non
riuscì
a trattenere le lacrime, che silenziose cominciarono a scendere lungo
le sue guance.
«Oh,
Hermione...»
Hermione
non riuscì a trattenere un singhiozzo. Ron se ne accorse, si
separò da lei e le disse, quasi spaventato:
«Ma...ma
tu stai piangendo!»
Hermione
soffocò una risata, e asciugandosi gli occhi umidi con una
manica della veste disse:
«Sì,
lo so...mi commuovo sempre troppo facilmente...accidenti»
Ma
Ron non sorrise. Né disse nulla. Hermione alzò lo
sguardo, e notò che aveva un'espressione seria in volto.
Anzi,
non lo aveva mai visto così.
Si
sentiva come paralizzata mentre lo guardava avvicinarsi. I suoi occhi
erano catturati da quelli di lui, e non riusciva ad allontanarli da
quella magica luce blu, che la chiamava irresistibilmente, quasi
fosse una calamita. Era sempre più vicino a lei, tanto che
poteva cogliere ogni sfumatura dell'iride, che pareva dapprima dello
stesso colore del mare, poi un istante dopo cambiava, e sembrava
azzurra come un limpido cielo estivo. Le venne da sorridere quando si
accorse che avrebbe potuto contare ogni piccola, singola lentiggine
sul volto di Ron. Poi lo vide chiudere gli occhi, e notò le
sue lunghe ciglia ramate, dello stesso colore dei capelli. Come se
stesse vivendo in un sogno, chiuse gli occhi, e si lasciò
trasportare dalle emozioni che stava vivendo. Sentì il
profumo
fresco di Ron, sentì il suo calore che si stava avvicinando,
sentì il suo respiro che le sfiorava dolcemente il viso...
«STUPEFICIUM!»
«Ma
che...»
Hermione
riaprì di colpo
gli occhi, e sentì un urlo. Vide un raggio di luce rossa
colpire Ron in pieno petto, che lo fece volare in aria e lo
scagliò
contro un albero. Poi lo vide cadere a terra svenuto. Non fece in
tempo ad estrarre la bacchetta che sentì urlare:
«Stai ferma,
piccola
Mezzosangue! PETRIFICUS TOTALUS!»
L'incantesimo la
colpì in
pieno. Era stata colta di sorpresa, e non aveva fatto in tempo a
reagire con prontezza. Ora era completamente immobilizzata, e dalla
sua posizione riusciva a vedere tutto quello che succedeva. Draco
Malfoy, in compagnia dei soliti Tiger e Goyle e di un paio di altri
Serpeverde, si dirigeva ridacchiando verso Ron. A Hermione pareva
strano il fatto che riuscisse comunque a sentire e a vedere tutto
quello che stava succedendo. Evidentemente Malfoy non era poi
così
bravo a pietrificare le persone.
«Bene bene,
Weasley. Vedo
che ci stavamo divertendo, eh?» Risate da parte degli altri
Serpeverde.
«Sai, a dire
la verità
non mi piace molto colpire alle spalle le coppiette, però in
questo caso devo dire che una Mezzosangue e un poveraccio come te
sono stati un ottimo bersaglio...»
Ron cominciava a
riprendersi.
Socchiuse gli occhi, mentre dolorante si portava una mano alla testa.
Malfoy
continuò: «Così
impara quello sfregiato di Potter a provocarmi. Lui e quella piccola
sgualdrina di tua sorella...» Sul volto affilato di Malfoy
era
dipinta un'espressione di puro disgusto.
«E voi
sareste
dei...Purosangue? Weasley...non fate altro che disonorare la
società
magica, con i vostri stracci di seconda mano e i vostri pulciosi
capelli rossi» Malfoy lanciò un altro sguardo
sprezzante
a Ron, e prima di andarsene disse: «Scommetto che quando
Weasley si riprenderà andrà a dire tutto a quella
spiona della Granger, e la Mc Granitt verrà a cercarci.
Forse
sarà meglio fargli un incantesimo di memoria.»
Tiger e
Goyle, con lo sguardo perso nel vuoto, annuirono, e così
fecero anche gli altri Serpeverde.
«Sarebbe
davvero divertente
se si scordasse del tutto chi è, ma è meglio
fargli
dimenticare solo quello che è successo adesso...»
E tra
le risate generali, Malfoy pronunciò ad alta voce:
«OBLIVIATE!»
e dalla
sua bacchetta sprizzarono scintille bianche, che si posarono sul capo
di Ron, che parve cadere in un sonno profondo.
«Ecco
fatto» disse
Malfoy, con un ghigno malefico e soddisfatto stampato in faccia. A
quel punto Tiger sussurrò preoccupato: «E...la
Granger?»
«Oh, Tiger,
quanto sei
idiota. Non vedi che è pietrificata? In sette anni mi sono
chiesto tante volte se hai un cervello in quella tua testa enorme.
Evidentemente no.»
Tiger
abbassò lo sguardo e
si ritirò timidamente. Malfoy diede un'altra occhiata a
quello
che aveva fatto, sorrise beffardo, si voltò e, seguito dal
gruppetto di Serpeverde, si diresse a testa alta verso il castello.
Hermione aveva
assistito a tutta
la scena in silenzio. Non era riuscita a fare nulla, e si sentiva
orribilmente in colpa. Malfoy era il solito vigliacco, e lei non
aveva avuto la possibilità di impedirgli di fare del male a
Ron. Improvvisamente sentì il sangue che ricominciava a
scorrerle nelle gambe e nelle braccia: l'incantesimo stava per
svanire. Qualche istante dopo riuscì a chiudere gli occhi.
Li
riaprì, poi si alzò in piedi. Ron giaceva ancora
sdraiato sotto l'albero. Hermione corse verso di lui più
rapidamente che potè, e giunta accanto a lui si
inginocchiò,
e lo chiamò:
«Ron!»
Lui non rispose. Lei
riprovò
a chiamarlo, ma lui non reagì ancora. Hermione cominciava ad
agitarsi.
«Ron! Ron!
Svegliati, ti
prego!» gli aveva afferrato le spalle e aveva cominciato a
scrollarlo.
Non si svegliava.
Hermione sentì
che gli occhi le si riempivano di lacrime.
Si mise a sedere, si
abbracciò
le ginocchia e vi nascose la testa, mentre singhiozzando continuava a
ripetere:« Oh, Ron...» e «E' stata tutta
colpa
mia...»
All'improvviso
sentì un
leggero grugnito, e un profondo sbadiglio.
«Ron! Oh
Ron, stai bene?
Come ti senti?» Ora era china su di lui, alquanto preoccupata
di vederlo crollare ancora a terra.
Lui sgranò
gli occhi, che
erano ancora annebbiati di sonno come se avesse dormito per una
settimana intera, poi si accorse di Hermione. Lei lo vide, e gli
sorrise con dolcezza mentre aspettava che le dicesse qualcosa. Lui la
fissò dritta negli occhi con sguardo vacuo e in parte
smarrito, e le disse: «Scusa ma...tu chi sei?»
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Capitolo 2 *** Ricordati di Me ***
CAPITOLO
2: Ricordati di Me
Per Hermione fu come
ricevere una
pugnalata dritta al cuore. No...non è possibile...Mentre Ron
la guardava in cerca di una risposta, lei pensò:
“No,
evidentemente è ancora sotto shock per quello che
è
successo...sì, deve essere così. Ora lo porto da
Madama
Chips.”
Ron si
guardò intorno,
spaesato, e disse:
«Dove...dove mi trovo?»
Hermione
sentì le lacrime
che le salivano agli occhi. Oh, Ron.
«Ascoltami, adesso tu vieni
con me, che ti porto...ti porto da Madama Chips, ok?» La voce
le tremava, e anche le mani mentre aiutava Ron ad alzarsi. No, non
era possibile...
Mentre percorrevano il
parco a
passo spedito, Ron si lasciava trascinare da Hermione.
«E...scusami, chi sarebbe
questa Madama Chips?»
«Una persona che ci può
aiutare»
Ron la guardò perplesso:
«Perché, cosa c'è
che non va? Io sto bene. Sei tu che hai bisogno di aiuto?»
Hermione stava per scoppiare a
piangere. Era disperata. Dov'era Harry quando aveva bisogno di lui?
Giunsero in
infermeria, dove
Madama Chips visitò Ron. Hermione rimase a guardare la scena
senza dire una parola. Alla fine Madama Chips, con espressione dura,
le disse:
«Mi dispiace molto, ma è
stato colpito da un incantesimo di memoria abbastanza potente.
Potrebbe darsi che abbia completamente rimosso alcuni dettagli della
sua vita.»
Hermione si
sentì
sprofondare. Ron l'aveva rimossa. Completamente rimossa. Gli
lanciò
un'occhiata fugace e vide che stava giocherellando con delle provette
sul tavolino accanto al letto, facendole volare come aeroplanini.
«Tuttavia...»L'attenzione
di Hermione si focalizzò nuovamente su Madama Chips
«...io non credo che sia
stato così potente da avere causato danni permanenti. E'
probabile che il signor Weasley recuperi gradualmente la memoria,
fino a tornare quello di prima.» Madama Chips si
lasciò
sfuggire un sorriso, e a Hermione brillarono gli occhi
«Oh, dice
sul serio! Ma è
un'ottima notizia!» E, abbassando il tono di voce, aggiunse:
«Ma quanto...quanto tempo
ci vorrà?»
Lo sguardo di Madama Chips sfuggì
da quello di Hermione e si posò su Ron
«Non posso dirlo con
certezza...settimane, forse mesi. Ma non credo anni. Tutto dipende da
lui.»
Hermione annuì. E Madama
Chips riprese:
«Credo che fino a quel
momento il signor Weasley avrà bisogno di qualcuno che lo
segua. Lei...lei signorina Granger crede di poterlo fare?»
Hermione
guardò ancora
Ron, che in quel momento si era nascosto sotto le coperte, e stava
gattonando come se fosse alla ricerca di qualcosa.
«Io...io penso di sì»
deglutì «E poi...poi ci sarà anche
Harry a darmi
una mano.»
Madama Chips annuì,
rassicurata.
«D'accordo. Sono sicura che
con voi due farà ottimi progressi. Beh, ora vi lascio andare
allora. E' quasi ora di cena. Signor Weasley?»
Ron uscì
dalle coperte,
alzò la testa dai capelli arruffati che in parte gli
coprivano
gli occhi, e disse:
«Dice a me?»
«Sì. Volevo
chiederle se vuole scendere a cena con la signorina Granger. Credo
che si senta affamato dopotutto...»
Madama Chips indicò
Hermione, che sorrise debolmente a Ron.
«Oh, arrivo, arrivo.»
Mentre Ron si affrettava verso le due donne, Madama Chips disse a
Hermione:
«Mi raccomando, sia
paziente con lui. Ha bisogno di vivere in un ambiente sereno
finché
non si sarà ripreso completamente. Altrimenti potrebbe avere
uno shock.»
Hermione chiuse gli occhi che si
stavano già bagnando di lacrime, e annuì
debolmente.
«Non si preoccupi»
I due uscirono
dall'infermeria.
«Ron, ti prego, stammi vicino, non vorrei che ti perdessi.
»
Ron alzò lo sguardo, e
rimase a bocca aperta.
«E' davvero molto grande
questo posto. Come hai detto che si chiama?»
Hermione sospirò.
«Hogwarts. Si chiama Hogwarts.»
«Hogwarts? Non so perché,
ma mi dice qualcosa...Non è che sono già stato
qui?»
Hermione avrebbe
voluto urlargli:
“Certo che sei già stato qui! Hogwarts
è la nostra
seconda casa da ormai sette anni, non ricordi? Non ricordi tutto
quello che è successo, tutto quello che abbiamo passato qui,
in questo castello? E...ed è sull'Espresso per Hogwarts che
ci
siamo conosciuti per la prima volta...” Ma si
limitò a dire:
«Può darsi, magari
non te ne ricordi.»
Ron si limitò ad annuire,
mentre continuava a guardarsi intorno. Ad un certo punto disse:
«So che è una
domanda stupida, ma...credo di essermi già dimenticato come
ti
chiami. Lo ha detto prima quella signora...Madama Chips se non
sbaglio.»
Hermione si fermò
di
colpo. Immagini dritte dal passato le tornavano in mente...
“Hermione” ...quante volte l'aveva chiamata,
“Hermione”...pronunciato come un saluto, detto in
tono allegro, o
per prenderla in giro. “Hermione”...urlato dalla
paura, come
richiesta di aiuto. Oppure a denti stretti in preda alla gelosia o
alla rabbia. E solo poche ore prima, in un dolce sussurro l'aveva
chiamata... “Oh, Hermione...” , proprio mentre
stava per
chiuderle la bocca con un bacio. Il loro primo bacio.
«Io sono Hermione.
Hermione
Granger. Piacere.»
Ron le strinse la mano. Lei sentì
il calore di quella stretta amichevole, e ancora i suoi pensieri si
soffermarono a quando aveva sentito le sue mani che le accarezzavano
la schiena, mentre lui la stringeva a sé in un tenero
abbraccio. Possibile che non se ne ricordi?
«Anche se lo
sai, Ronald
Weasley. Puoi chiamarmi Ron, però...mi sembra che tu lo
faccia
già» E le sorrise. Lei ricambiò il
sorriso, poi
abbassò lo sguardo e disse:
«Beh, faremo meglio a
sbrigarci. Harry sicuramente ci aspetta già in Sala
Grande.»
«Harry? Chi è? Un
tuo amico?»
«Oh...oh, sì certo.
E non vedo l'ora di presentartelo.»
Quando finalmente
giunsero in
Sala Grande videro che era già decisamente affollata. Si
diressero verso il tavolo dei Grifondoro, dove vennero salutati da un
nutrito numero di compagni di Casa. Videro Harry che li aspettava con
un gran sorriso, affiancato da Ginny.
«Ron, Hermione! Come è
andato il pomeriggio?»
«Ciao Harry!» lo
salutò Hermione. Ron, che fino a quel momento era rimasto
educatamente in disparte, si avvicinò a Harry, gli tese la
mano dicendo:
«Oh, piacere, davvero molto
piacere! Io sono Ronald Weasley»
Harry guardò prima la mano
tesa di Ron, poi guardò lui e disse:
«Ma che...Hai voglia di
scherzare stasera?»
Ron guardò Harry
perplesso. Ma tra i due indubbiamente il più stupito
rimaneva
Harry. Anche Ginny fissava il fratello con gli occhi sgranati
Hermione ruppe il silenzio
dicendo:
«Ehm...Harry, non è
che potrei parlarti per un momento? Oh, Ron mi dispiace davvero, ti
prego di scusarmi, ma devo dirgli una cosa molto urgente. Torno
subito.» E afferrò Harry per un braccio
trascinandolo in
fondo al tavolo, verso due posti liberi. Nel frattempo Ron rimase
fermo al suo posto, guardando i due allontanarsi, finché
Ginny, che aveva capito subito che qualcosa non andava, gli chiese:
«Vuoi sederti qui mentre
aspettiamo che tornino?»
Ron la guardò e disse:
«Oh, sì, certo» si accomodò
e, sempre
guardandola, aggiunse:
«Piacere, Ronald Weasley»
Ginny cercò di rimanere
seria. Gli strinse la mano e disse:
«Ehm...Ginny...Ginny
Weasley»
Ron la fissò sbalordito
«Miseriaccia! Anche tu ti
chiami Weasley? Non è che siamo parenti?»
«Potrebbe darsi...»
Ginny annuì saggiamente.
Nel frattempo Hermione
stava
parlando a Harry, aveva gli occhi castani spalancati puntati dritti
in quelli verdi di lui, e gesticolava animatamente da quanto era
nervosa.
«Ora capisci quello che è
successo? Quel maledetto schifoso di Malfoy...»
Harry non riusciva a credere a
quello che era successo a Ron. Da una parte gli veniva da ridere,
pensando a quello che era accaduto durante il loro secondo anno a
Hogwarts al Professor Allock, e dall'altra si sentiva incredibilmente
furioso nei confronti di Malfoy e dispiaciuto per Hermione, che aveva
assistito impotente alla scena.
E Hermione
continuò:
«Ma si può sapere
cosa è successo oggi? Da quello che ho capito, Malfoy si
è
sfogato su di noi, e tu e Ginny c'entrate qualcosa...o no?»
Harry chiuse gli occhi
stancamente, si passò una mano nei capelli corvini
arruffandoli e, sospirando disse: «Hermione, lo sai
com'è
Malfoy...io e Ginny stavamo camminando tranquillamente per i fatti
nostri, quando lui e i suoi amichetti sono spuntati fuori e hanno
cominciato a prenderci in giro. Finché si sfogavano su di
me,
non li ho ascoltati, ma quando hanno iniziato a prendere di mira
Ginny e la sua famiglia...Malfoy dovrebbe essere contento che gli
abbia scagliato contro solo un Levicorpus e l'abbia
lasciato
lì appeso a testa in giù in mutande.»
«Oh Harry, sai che a me non
piacciono molto quegli incantesimi, soprattutto vista la loro
provenienza...»
«Beh, dato che una volta
anche mio padre l'aveva usato su Piton, non vedo perché io
non
posso usarlo sul suo pupillo.»
«Finché non usi il
Sectumsempra come hai fatto l'anno scorso...Quello
sì
che è pericoloso, anche su uno come Malfoy, che in fondo se
lo
merita.»
«Ma lo sai che non avevo
fatto apposta! Neanche li conoscevo gli effetti di
quell'incantesimo...»
«Sì, vabbé,
ora torniamo a Ron. Madama Chips mi ha raccomandato che non sia
sottoposto a nessuno shock. Comunque ci sono ottime
probabilità che si
riprenda completamente, anche se ci vorrà del
tempo...»
Harry, notando
l'espressione
preoccupata di Hermione, le prese le mani tra le sue, e le strinse
con affetto fraterno, per rassicurarla.
«Non ti devi preoccupare,
Hermione. Si riprenderà presto, ne sono sicuro. Ron
è
un ragazzo molto forte. E poi con te vicina...» le sorrise, e
lei fece altrettanto. Entrambi si alzarono e Harry esordì:
«Ora è meglio che
torniamo indietro. Devo presentarmi al mio migliore amico.»
Harry e Hermione
tornarono ai
loro posti e trovarono Ron che discuteva allegramente con Ginny e
Neville. «Rieccoci qui. Scusate se vi abbiamo fatti
aspettare.
Ron, posso presentarti Harry?»
Ron si alzò bruscamente
dal tavolo rovesciando un bicchiere di succo di zucca.
«Io sono Harry, Harry
Potter. Piacere di conoscerti.»
Mentre Ron stringeva
la mano a
Harry e si presentava di nuovo, aggrottò la fronte e disse:
«Harry Potter...mi sembra
di aver già sentito questo nome...»
Ginny si intromise:
«Oh, sì, Harry è
molto famoso. Non mi sorprende che tu ne abbia già sentito
parlare.»
Ron si illuminò in volto:
«Davvero? E...sei per caso
un attore? No, aspetta...un cantante!»
Hermione e Ginny non
riuscirono a
trattenere una risata. Anche Harry rise, e involontariamente si
scostò i capelli, rivelando così la cicatrice che
gli
saettava sulla fronte.
Ron fissò la cicatrice con
espressione sconvolta:
«Aspetta...io...Harry!»
E si prese la testa tra le mani, come colto da un improvviso dolore.
Hermione si avvicinò subito, preoccupata. Ron parve
riprendersi.
«Oh, scusate. Ho avuto un
mal di testa improvviso...Comunque, ho fame. Che ne dite di mettere
qualcosa sotto i denti?»
Mangiarono
allegramente finché
non furono sazi, poi decisero di dirigersi in Sala Comune. Mentre
salivano le scale, Harry tenne occupato Ron raccontandogli di Gazza,
Mrs Purr, Hagrid, Piton, e tutto quello che gli veniva in mente, e
Hermione spiegava a Ginny quello che era successo.
Ginny era inorridita.
«Quindi...quindi
non sa
nemmeno che sono sua sorella?»
«Purtroppo non credo che se
lo ricordi...Ma ricorderà.»
«Io penso che abbia già
dei sospetti...quando gli ho detto il cognome è sembrato che
si risvegliasse da un sonno profondo.»
«E' probabile.
Comunque...non so se hai notato, ma quando ha visto la cicatrice di
Harry è stato come se si fosse ricordato qualcosa di
importante.»
«Sì, l'ho visto
anch'io. Beh, in fondo è il suo migliore amico, non
può
essersi dimenticato di lui così in fretta.»
Hermione
sospirò. Già,
Harry era il suo migliore amico. E lei?
«Hermione?»
Ginny la fissava con sguardo
penetrante, quasi le leggesse nella mente
«Guarda che lo so a cosa
stai pensando. E ho anche la risposta: E' impossibile.»
«Cosa? Ma...di che stai
parlando, Ginny?»
Ginny alzò gli occhi al
cielo
«Non fare la stupida con
me, lo sai benissimo. E sai anche che è impossibile che lui
ti
dimentichi.»
Hermione non disse
più
nulla finché non furono nella Sala Comune. Ma nel frattempo
sorrideva in silenzio.
Ron si era molto
stupito nel
vedere la Signora Grassa, e aveva insistito nel dirle la parola
d'ordine che, come pensò Hermione, era a dir poco
azzeccatissima.
«Obliviate»...che
stupidaggine mettere il nome di un incantesimo come parola d'ordine.
Ma perché proprio quell'incantesimo?
Hermione si sedette
davanti al
fuoco con un paio di libri aperti sulle ginocchia e il lungo rotolo
di pergamena della sua traduzione di Antiche Rune. Ad un tavolino Ron
e Harry erano seduti a giocare a scacchi. Hermione si voltò
mentre li sentiva ridere: Ron rimaneva ancora l'imbattibile giocatore
di scacchi di sempre. Sollevata, riprese a scrivere la traduzione,
facendo scivolare fluida la penna d'oca sulla pergamena. Ancora un
paio di righe e avrebbe terminato. Non vedeva l'ora di andare a
dormire dopo quella giornata estenuante, e forse otto ore filate di
sonno erano proprio quello che le ci voleva. Ron urlò:
«Scacco
matto! Mi dispiace
amico, ma hai perso.»
«Oh...come sempre. Cioè,
volevo dire...bella mossa.»
Ron si
alzò, si avvicinò
al divano dove era seduta Hermione, e si sedette accanto a lei,
fissando il fuoco che ardeva nel camino. Proprio in quel momento
Hermione terminò il suo compito di Antiche Rune, riavvolse
il
rotolo di pergamena e chiuse i libri, dopodiché si
lasciò
sprofondare stancamente nei morbidi cuscini del divano. Anche lei si
mise a fissare il fuoco. Entrambi, sia lei che Ron avevano lo sguardo
perso nel vuoto, davanti a loro. Hermione pensava a come fosse bello,
il fuoco, e quel dolce tepore quando fuori faceva ancora freddo...
Di colpo Hermione si
ricordò
di una cosa: quando Malfoy li aveva aggrediti quel pomeriggio, lei
stava consegnando il regalo di compleanno a Ron. Ed ora il regalo
era...
«Oh, no!»
Hermione si
alzò di scatto.
«Che cosa c'è,
Hermione?» chiese Harry.
Hermione non disse nulla, poi gli
si avvicinò e gli sussurrò in un orecchio:
«Harry, non è che mi
faresti un favore? Mi potresti prestare il Mantello
dell'Invisibilità?Ti prego, è
importante!»
Harry balbettò qualcosa,
poi si limitò ad annuire, e si diresse di corsa verso le
scale
del dormitorio maschile.
Ron, che aveva
assistito alla
scena, ora guardava Hermione che camminava nervosamente avanti e
indietro per la Sala, e le chiese:
«E' successo qualcosa di
grave?»
Hermione si fermò, lo
guardò in quei suoi occhi blu, sempre così
ingenui e
sinceri, e gli rispose:
«No, non ti preoccupare,
nulla che non possa risolvere.»
Ron abbozzò un mezzo
sorriso, poi abbassando lo sguardo verso i libri che giacevano ancora
sul divano continuò:
«Vedo che ti piace molto
studiare.»
Hermione sorrise:
«Beh, sì, in effetti
è vero...»
Ron guardò per un momento
fuori dalla finestra, come se stesse cercando qualcosa nella sua
mente:
«Sai, ora che ci penso, mi
pare di conoscere una persona che ama molto i libri...Anche se non
ricordo chi sia.» c'era un lieve tono d'ironia nella sua voce.
Hermione si
fermò.
No...Ron! Ron si ricordava di lei! Un calore le stava crescendo ora
nel petto, un calore rassicurante, il calore della consapevolezza che
lui non l'aveva dimenticata.
«Beh,
comunque prima o poi
mi verrà in mente.»
«Sì, certo. Ne sono
sicura.»
Ron si voltò verso di lei.
«Sai, Hermione, tu sei la
prima persona con cui mi sembra di aver parlato dopo molto
tempo...prima non ricordo cos'è successo. Beh,
ecco...»
Ron si alzò
in piedi e
raggiunse Hermione al centro della stanza. Ora era di fronte a lei, e
la fissava dritta negli occhi:
«Sono contento di avere
incontrato proprio te. Non so come dirtelo, ma...mi ispiri
fiducia.»
Hermione non sapeva cosa dire.
«Ah...beh...sì,
suppongo che...anche per me sia la stessa cosa.»
«Davvero?»
«Sì, davvero.»
Il loro lungo, languido
sguardo
fu interrotto da Harry, che si chiuse alle spalle la porta del
dormitorio, con il mantello tra le mani. Hermione lo
ringraziò,
prese il mantello assicurando che sarebbe tornata presto, e
uscì.
Non appena si fu
lasciata alle
spalle il ritratto della Signora Grassa, indossò il Mantello
dell'Invisibilità preoccupandosi di esserne completamente
coperta e, bacchetta alla mano, si mosse spedita lungo i corridoi del
castello. Per sua fortuna non incontrò praticamente nessuno:
in fondo erano solo le nove di sera. Corse più veloce
e silenziosamente che poté e riuscì ad uscire nel
parco. «Lumos!» disse e, guidata dalla punta della
sua
bacchetta, raggiunse in pochi minuti il luogo dove lei e Ron erano
stati attaccati da Malfoy. Qui cercò, cercò
affannosamente, ma non trovò nulla.
“Oh,
accidenti!” pensò.
“Ma che fine ha fatto?”
Poi, le apparve la risposta,
chiara e nitida nella mente: “MALFOY!”
Quando
tornò nella Sala
Comune era più abbattuta che mai. Harry e Ron andarono da
lei,
e Harry le chiese cos'era successo. Lei raccontò tutto, e
alla
fine decise che era troppo stravolta per fare qualsiasi cosa,
così
si diresse lentamente verso il dormitorio femminile.
Ron e Harry la
guardarono mentre
scompariva dietro la porta che conduceva ai dormitori. Harry era
convinto che in tutta quella storia c'entrasse Malfoy, e stava
già
pensando a un modo per riavere indietro il prezioso cofanetto, mentre
Ron purtroppo non capiva nulla.
«Aspetta, fammi
vedere se
ho capito bene...Hermione ha perso...un cofanetto, che le è
stato rubato da questo Malfoy. Ma...chi è Malfoy?»
«Uno da cui è meglio
stare alla larga, perché sa essere fastidiosamente
irritante.
Odia tutti quelli che non sono come lui.»
«E...com'è lui?»
«Malfoy? Lui si definisce:
Purosangue, ricco e Serpeverde. Per questo odia i Grifondoro, i figli
di Babbani e quelli che non sono, diciamo, benestanti come lui. Ma
più di tutti detesta me.»
«Ah, ho capito.»
La conversazione cadde lì.
Sia Harry che Ron decisero che erano troppo stanchi e andarono
entrambi a dormire.
Ecco qui il secondo capitolo! Volevo ringraziare tutti coloro che hanno
letto e recensito questa fic, e lo stesso vale per chi ha lasciato un
commento alla mia altra fic, sempre su Ron e Hermione. Grazie, grazie a
tutti! Spero che continuiate a leggere anche il seguito!
A prestissimo, con il prossimo capitolo
Julia
|
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Capitolo 3 *** Alla Ricerca del Cofanetto ***
CAPITOLO
3: Alla Ricerca del Cofanetto
«Ron! Harry!
Muovetevi!»
«Come mai
strilla tanto?»
Disse Ron, ancora assonnato, con lo sguardo perso nel vuoto.
«Non vede l'ora di andare
in Sala Grande per incontrare Malfoy»
«Miseriaccia...davvero è
così impaziente di incontrarlo?»
Tra Harry e Ron cadde
il
silenzio, finché Ron chiese:
«Ehi, Harry, dimmi un
po'...Per caso Hermione, sì, cioè,
insomma...»
Harry stava cercando di capire
dove volesse arrivare.
«Ecco, sì, a
Hermione questo Malfoy...piace?»
Harry
scoppiò a ridere.
«Oh Ron, ma come fanno a
venirti in mente certe idee? Hermione odia Malfoy!»
Ron parve sollevato,
ma non
riuscì a trattenersi dal domandare:
«Ma...ne sei proprio
sicuro?»
Harry, con
straordinaria calma e
sicurezza ripeté lentamente:
«Sì Ron, ne sono
sicuro, Hermione ODIA Malfoy.»
E vi fu un momento, in cui
entrambi alzarono lo sguardo verso un punto indefinito. Harry scosse
la testa, Ron sospirò.
Poi Hermione li
raggiunse.
Nonostante fossero solamente le sette e mezzo del mattino, appariva
particolarmente sveglia, e continuava a girare per la stanza,
convinta di aver dimenticato qualcosa che non riusciva a trovare.
«Hermione, va tutto bene?»
«Sì Harry, mai stata
meglio nella mia vita. Ora possiamo andare?»
Non appena il trio
giunse in Sala
Grande, Hermione aguzzò la vista verso il tavolo dei
Serpeverde. E lo vide. Vide Malfoy beatamente seduto tra Tiger, Goyle
e Pansy Parkinson.
«Voi due aspettatemi qui»
intimò Hermione, dopodiché diede loro le spalle e
con
passo deciso e le dita strette intorno alla bacchetta, si diresse
verso Malfoy.
«Mi fa paura
quella ragazza
quando fa così» disse Ron.
Harry non poté fare a meno
di sorridere a quest'ultimo commento, che era tipico di Ron quando
parlava di Hermione.
Quando Malfoy si
accorse che
Hermione avanzava minacciosa verso di lui, il suo sorriso da allegro
si trasformò in beffardo.
«Bene bene, chi abbiamo
qui? La Mezzosangue Granger. Cosa posso fare per te?»
Hermione lo guardò
gelidamente, e rispose:
«Nulla. Credo solo che tu
abbia preso qualcosa che mi appartiene senza chiedere il permesso. E
vorrei che me la restituissi.»
Malfoy scoppiò in una
risata
«E io avrei preso qualcosa
di tuo?» Malfoy si alzò in
piedi, e si avvicinò
a Hermione. Lei si sentì gelare da quello sguardo d'acciaio
che la penetrò in profondità, rendendola incapace
di
ribattere.
«Mia cara Granger, devi
sapere che...» e Malfoy le si avvicinò, tanto che
la
punta del suo naso appuntito era a pochi millimetri da quello di lei
Ron e Harry
assistevano alla
scena in silenzio. Ron deglutì rumorosamente, preso da una
strana angoscia, mentre Harry fissava Malfoy, con una mano pronta ad
afferrare la bacchetta in caso di bisogno.
«...io non
mi sognerei mai
di prendere qualcosa che è stato insudiciato dalle sporche
mani di una Mezzosangue.»
Detto questo, la
fissò con
profondo disgusto, e si voltò per tornare a sedere tra gli
altri Serpeverde.
Hermione era rimasta
immobile in
mezzo alla Sala Grande. Si sentiva profondamente ferita
nell'orgoglio, e in quel momento l'unica cosa a cui poteva pensare
era la vendetta. Harry aveva sentito le parole di Malfoy, e aveva
decisamente fatto fatica a trattenersi dal fulminarlo all'istante.
Ron invece, anche se non sapeva bene perché, si sentiva
ribollire di rabbia. Senza sapere cosa stesse facendo, si
avvicinò
piano a Hermione, fino a raggiungerla, e le disse:
«Andiamo, Hermione...non
ascoltare quello che dice. E' un povero idiota.»
E mentre camminava al
fianco di
Hermione, fu preso da un impulso irresistibile.
Si voltò di scatto ed
estrasse la bacchetta, dopodichè la puntò verso
Malfoy,
e urlò con quanto fiato aveva in gola:
«STUPEFICIUM!»
Fu un attimo. L'intero
tavolo dei
Serpeverde si ribaltò, mentre Malfoy finiva a terra,
schiacciato dal peso di Goyle, che gli era precipitato addosso. Non
appena riuscì a rialzarsi, iniziò a imprecare
violentemente contro Hermione e Ron che, ignorandolo, si erano seduti
insieme agli altri Grifondoro al loro tavolo. Malfoy era furibondo. I
capelli biondi spettinati gli ricadevano davanti agli occhi, che
emanavano scintille da quanto erano accesi di rabbia. Le sue guance,
solitamente pallide, erano tinte di un rosso vivo. Quando
però
si accorse che la sua furia era completamente inutile, si
alzò
e, con Pansy Parkinson al seguito, uscì velocemente dalla
Sala
Grande.
Hermione era
sbalordita. Infatti
la prima cosa che disse a Ron fu:
«Ron...è
incredibile, ma come hai fatto? Non ho mai visto uno stupeficium
così
potente.»
Harry annuì. Le orecchie
di Ron diventarono di un bel rosso brillante.
«Ecco,
io...veramente non
ne ho idea. So solo che mi dava fastidio che ti trattasse in quel
modo...»
Hermione arrossì
compiaciuta. Nonostante tutto, Ron teneva ancora a lei, e questo le
faceva immensamente piacere.
Harry invece
cominciava ad
apparire nervoso e irritato. Hermione sapeva bene perché. Da
lì a poco avrebbero avuto due lunghe ore di Difesa Contro le
Arti Oscure con Piton, e quel che era peggio, in compagnia dei
Serpeverde.
Dopo aver consumato
un'abbondante
colazione, i tre si apprestarono a raggiungere l'aula di Difesa
Contro le Arti Oscure, seguiti dagli altri Grifondoro. Un buon numero
di Serpeverde erano già seduti ai primi banchi e, in attesa
di
Piton, avevano già aperto i libri e preparato penne e
pergamena.
Harry cercò subito di
trovare posto in fondo all'aula, in modo da rimanere il più
lontano possibile dalla cattedra, e Hermione non riuscì a
fare
a meno di lanciargli un'occhiata di disappunto.
«Oh, andiamo Harry! Non
possiamo sederci un po' più avanti, per una volta?»
Harry non aveva alcuna
intenzione
di ascoltare la richiesta di Hermione: era stufo delle prese di mira
da parte di Piton, che duravano ormai da anni, e ribatté::
«Hermione, ti prego, sai
che detesto Piton, e lo odio ancora di più da quando insegna
questa materia. Non voglio venire bocciato in Difesa Contro le Arti
Oscure!»
Hermione alzò gli occhi al
cielo, e disse: «E va bene, fai come vuoi. Ma io ti ho
avvertito.»
E si diresse verso uno dei banchi
vuoti al centro dell'aula. Ron la seguì, e si sedette
accanto
a lei.
L'umore di Harry
peggiorò
ulteriormente quando vide entrare Piton, svolazzante nella sua ampia
veste nera, con i soliti capelli scuri unti, il naso adunco e gli
occhi severi puntati dritti sui suoi studenti. “E' entrato
l'uccello del malaugurio” pensò subito Harry,
mentre di
malavoglia estraeva dalla sua borsa i libri. Davanti, Ron fissava in
silenzio Piton, e appariva decisamente spaventato.
Sussurrò a Hermione:
«E' questo il famoso Piton,
che Harry non sopporta?
Hermione gli rispose in un
bisbiglio veloce:
«Sì, è lui.
Mi raccomando Ron, non dire una parola. Di solito è molto
irascibile, e oggi sembra davvero che si sia svegliato male.»
Ron fissò
in volto Piton e
notò che aveva due profonde occhiaie. Decise che Hermione
aveva ragione, e non disse più una parola. Gli occhi di
Piton
erano alla ricerca di qualcuno tra i Grifondoro. Harry
deglutì,
e sapeva che il suo sguardo torvo si sarebbe presto posato su di lui.
«Bene bene.
Potter?»
Gli altri studenti si
voltarono.
Malfoy sghignazzava. Harry non rispose.
«Non vedo
perché tu
ti debba sedere in fondo. Se non sbaglio...» le sue labbra si
curvarono in un sorriso malefico «...Difesa Contro le Arti
Oscure è la tua materia preferita.» fece un'altra
breve
pausa e continuò: «E nonostante io sia
profondamente
convinto che tu sia negato, così come per Pozioni, vorrei
chiederti lo stesso di sederti qui, al primo banco.» E
indicò
con un lungo dito sottile il banco centrale in prima fila, che era
vuoto. Di malavoglia, Harry raccolse i suoi libri, li
ricacciò
nella borsa e si diresse verso il suo posto, accompagnato dalle
continue risate dei Serpeverde e i sospiri rassegnati dei Grifondoro.
Harry si buttò sulla sedia, e ignorò
completamente
Piton che si ergeva di fronte a lui. «Bene, così
va
meglio. Però mi sembri un po' solo. Cosa ne dici se chiamo
Weasley a farti compagnia?» Harry ora fissò Piton
dritto
negli occhi. Avrebbe tanto voluto cancellargli quel sorriso
impertinente dalla faccia. Nel banco a sinistra di quello di Harry
era seduto Malfoy, che non aveva smesso nemmeno per un momento di
ridere. Hermione disse a Ron:
«E' meglio che vai a
sederti vicino a Harry» Ron aveva un'espressione di assoluto
terrore, più spaventata anche di quella che avrebbe avuto
Neville nella medesima situazione.
Ron guardò
Hermione negli
occhi, e le disse:
«Hermione, ti prego...ho
paura!» Hermione posò la mano su quella di Ron, e
gli
disse:
«Non ti preoccupare, non ti
farà nulla. Poi c'è Harry.»
Ron annuì
nervosamente,
rassicurato dalle parole di Hermione e dal tocco gentile della sua
mano. Esitante, si alzò in piedi, trasse un lungo sospiro,
prese la borsa e raggiunse Harry.
Piton appariva
visibilmente
contento di avere Potter e Weasley a sua completa disposizione, e
cominciò subito a tormentarli con una lunga serie di domande.
«Molto bene, vediamo se
avete ripassato l'ultima lezione. Weasley? Cosa mi sai dire su...»
Per Ron era come se
Piton stesse
parlando un'altra lingua. Non riuscì a rispondere neppure ad
una delle domande, e capì solo l'ultima frase pronunciata
dal
professore:
«Le
mie congratulazioni, Weasley. Vedo che come al solito ti sei
preparato per...fare scena muta. E lo stesso vale per Potter.
Cinquanta punti in meno a Grifondoro, e giovedì sera alle
otto
vi aspetto tutti e due nel mio ufficio.» Poi alzò
lo
sguardo e disse:
«Visti i risultati
deludenti, per oggi basta domande. Anche se devo dire che mi farebbe
davvero piacere interrogare ancora un paio di voi, giusto per
confermare la mia ipotesi...» I suoi occhi si spostarono
velocemente «...ovvero che qui dentro nessuno ha ripassato la
scorsa lezione.» Tutti i presenti abbassarono lo sguardo,
colpiti nel segno, tutti tranne Hermione, che emise un grugnito di
disappunto. «Ora però basta perdere tempo. Andiamo
avanti. Aprite il libro a pagina 672...»
«Quell'uomo
è
perfido» esordì Ron, non appena uscirono dall'aula.
Harry sorrise rassegnato, e lo
stesso fece Hermione.
«Beh, dovremo sopportarlo
ancora per pochi mesi, e poi basta. Quindi, pensiamo
positivo.»
disse Hermione. Ron sospirò e aggiunse: «Certo che
è
stato davvero ingiusto. E' la prima volta che mi vede, e mi affibbia
già una punizione.»
«Non è una novità.
Diciamo che è il suo modo di...presentarsi.» disse
Harry.
Hermione rise, ma
tornò
subito seria. Tornò a disturbarla il pensiero del cofanetto
smarrito, e di quello che era accaduto prima in Sala Grande. A questo
punto le pareva improbabile che lo avesse preso Malfoy. Ma allora
dov'era finito?
«E' tutto a posto,
Hermione?» la voce di Ron la allontanò dai suoi
pensieri.
«Oh, sì. No, stavo
solo pensando a...»
Harry sopraggiunse: «Non ti
devi preoccupare, Hermione. Lo ritroveremo. Perché magari
non
provi a chiedere a qualcuno se lo ha visto? Magari Gazza ne sa
qualcosa.»
Hermione si
batté una mano
sulla fronte
«E' vero, Gazza! Come mai
non ci ho pensato subito? Di solito gli oggetti smarriti vengono
portati nel suo ufficio!»
«Andiamoci subito, visto
che manca ancora mezz'ora prima di Trasfigurazione!» propose
Harry.
Hermione e Ron
annuirono, e tutti
e tre si diressero velocemente verso l'ufficio del custode.
Volevo ringraziare
tutti coloro
che stanno leggendo questa fanfic, e in particolar modo chi ha
recensito, ovvero:
Daniel14:
anche io odio Malfoy per quello che gli ho fatto fare! XD
Così
almeno ho reso la storia un po' movimentata, hehe. Però
adesso
si è preso una bella batosta!
Summers84: mah?
Ron si ricorderà di lei o no? E' tutto da vedere nei
prossimi
capitoli.
Nikodemo:
oh, wow, sono felice che quello che scrivo piaccia a qualcuno!Come
idea mi è balenata così, in testa per caso.
Però
ammetto che sto pensando di darle interessanti sviluppi...
EDVIGE86:
ti ringrazio. Accontentata! Ecco il terzo capitolo! Ora però
devo ritirarmi in meditazione per scrivere il quarto.
Highlander:
et voilà, il terzo capitolo! Spero anche che ti sia piaciuto!
Emma94:
grazie! Sono contenta che ti piaccia! Ecco qui, ho aggiornato appena
ho potuto!
Bellatrixx: grazie,
devo dire che ho cercato di alleggerire un po' l'atmosfera,
perché
di solito mi piace scrivere cose molto romantiche, ma so che spesso
sono pesanti e noiose da leggere!
Spero di non aver dimenticato
nessuno. In caso contrario, ditemelo. Ciao a tutti, e...al prossimo
capitolo!
|
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Capitolo 4 *** Interessanti Rivelazioni ***
CAPITOLO
4: Interessanti Rivelazioni
«Aspettate
qui dietro l'angolo. Vado a vedere se Gazza è nel suo
ufficio.» disse Harry, lasciandosi alle spalle Ron e
Hermione.
Harry si avvicinò di soppiatto alla porta chiusa, cercando
di
avvertire un qualsiasi rumore che giungesse dall'interno. Non
udì
nulla.
Giunto
davanti alla porta, bussò. Niente. Provò ancora.
Niente. Si voltò verso Ron e Hermione, e fece spallucce.
Purtroppo aveva lasciato la Mappa del Malandrino in dormitorio, e non
poteva controllare se Gazza fosse effettivamente lì nel suo
ufficio. Ma, dato che non aveva udito alcuna risposta, tanto valeva
provare a controllare.
«Alohomora!»
sussurrò, puntando la bacchetta verso la
serratura. Un
lieve “click” gli confermò la riuscita
dell'incantesimo.
Abbassò la maniglia, facendo estrema attenzione a non fare
rumore, e spinse leggermente la porta, in modo da aprire un sottile
spiraglio che gli consentisse di sbirciare all'interno. Non vide
nulla di particolare, ma all'improvviso udì un bisbiglio:
«Oh,
Argus...» era una voce di donna.
Harry
non riusciva a credere a quello che aveva sentito. Cosa ci faceva una
donna nell'ufficio di Gazza? Fece immediatamente segno a Ron e
Hermione di raggiungerlo.
«Ron
, hai qui le Orecchie Oblunghe per caso?»
«Eh?»
«Lascia
perdere, ci ho pensato io.» disse Hermione sbrigativa,
porgendo
ai due dei lunghi fili carnosi. Harry chiuse la porta silenziosamente
e poi, dopo essersi accertato che non ci fosse nessuno nelle
vicinanze, diede loro il segnale, e tutti e tre si infilarono le
Orecchie Oblunghe, che si insinuarono subito sotto la porta.
«Argus,
ti prego, dimmi che mi ami...»
Seguì
una pausa di silenzio imbarazzato.
«Ma
sì, certo...certo che ti amo.»
Era
proprio l'inconfondibile voce del custode, che pareva aver perso il
suo solito tono severo e inquisitorio. Ora era più dolce,
quasi sensuale, cosa che per poco non fece scoppiare a ridere
Hermione.
«Ma
è così frustrante per me doverti sempre
incontrare di
nascosto...Quando pensi che potremmo rendere la cosa
ufficiale?»
«Per
ora è meglio aspettare. E' meglio aspettare,
Sibilla.»
Fuori
dalla porta, Harry e Hermione si fissarono, inorriditi, e Ron rimase
immobile, senza capire perché per i due la cosa fosse tanto
scandalosa.
«Credo
che abbiamo sentito abbastanza.» disse Hermione, riavvolgendo
l'Orecchio Oblungo.
Anche
Harry e Ron fecero lo stesso, seppur di malavoglia.
Non
appena si furono allontanati a sufficienza dalla porta, Harry
iniziò:
«Avete
sentito? Gazza con la Cooman! Sta tradendo Madama Pince!»
«Beh,
a dire la verità c'era chi aveva già avuto dei
sospetti
al riguardo...»
«Ah
sì, e chi?»
«Solo
voci che giravano per i corridoi...»
Ron,
che fino a quel momento aveva assistito in silenzio, si intromise:
«Non
è che potreste spiegarmi chi è questo Gazza? Io
non ho
ancora capito.»
Hermione,
con pazienza, gli rispose:
«E'
il custode di Hogwarts. Ha la responsabilità di controllare
che sia sempre tutto a posto e che gli studenti non facciano qualcosa
contro il regolamento, per esempio scherzi stupidi, o andare in giro
per il castello in piena notte.»
«In
poche parole, un maledetto rompiscatole.»
concluse Harry.
Hermione
lo guardò male, ma Harry continuò:
«E
bisogna anche stare attenti a Mrs Purr, la sua gatta spelacchiata,
che si aggira sempre per i corridoi...»
Ron
annuì, poi chiese:
«E
questa Cooman? Chi è?»
«L'insegnante
di Divinazione, ovvero la materia più stupida che
esista.»
«Ecco,
Ron, devi sapere che Divinazione è l'unica materia che
Hermione detesta. Pensa che durante il terzo anno se n'è
andata durante la lezione, lasciando tutti a bocca aperta...»
«Credimi,
Ron, non ne valeva affatto la pena...Non mi sono mai pentita della
scelta che ho fatto...almeno ho guadagnato un paio d'ore in
più
per dedicarmi a qualcosa di intelligente...»
Un
cigolio di vecchi cardini arrugginiti fece cadere improvvisamente il
silenzio tra loro. Dopo essersi nuovamente nascosti dietro l'angolo,
tutti e tre
tornarono a fissare la porta dell'ufficio di Gazza.
Videro
il volto arcigno del vecchio custode sbucare cautamente da dietro la
porta, e guardare attorno con circospezione. Dopo aver notato che non
c'era nessuno, tornò dentro, e un attimo dopo
uscì
Sibilla Cooman, avvolta nei lunghi scialli, che con aria innocente si
diresse verso le scale.
La
porta si richiuse, e a quel punto Harry e Hermione scoppiarono a
ridere senza ritegno. Ron invece fissava curioso la figura della
donna che si allontanava.
«Via
libera.» disse Harry, quando si fu ripreso dalle risate.
Hermione
fece per ribattere, ma poi decise di seguire l'amico. Ron
andò
con loro.
“Toc
Toc”
Harry
bussò alla porta. Da dentro si udì un
incomprensibile
brontolio, poi il rumore di qualcuno che si alzava in piedi, e lo
scrosciare di centinaia di fogli che cadevano a terra, seguito da
numerose
imprecazioni silenziose.
«Chi...chi
è?» chiese la voce del custode, alquanto irritata.
Parlò
Hermione: «Ci scusi tanto, signor Gazza, ma avremmo bisogno
di
chiederle una cosa...»
«Passate
più tardi.»
Hermione
non si arrese. Con voce supplice, continuò:
«La
prego, signor Gazza, è molto importante...Tra poco dobbiamo
andare a lezione. Davvero...è urgente!»
Vi
fu una piccola pausa silenziosa.
«Umpf,
e va bene. Ma aspettate un attimo.»
«Grazie.»
disse Hermione, facendo con le dita un segno di vittoria a Harry e
Ron.
Sentirono
ancora un fruscio di fogli, come se questi venissero raccolti da
terra, ordinati e poggiati su di un tavolo.
«Entrate.»
Harry
aprì la porta, e i tre varcarono la soglia. Non appena Gazza
vide di chi si trattava, alzò gli occhi al cielo, e disse:
«Ancora
voi! Non riuscite proprio a tenervi fuori dai guai, eh?»
Harry
si schiarì la voce, Ron teneva lo sguardo basso.
Ancora
una volta fu Hermione a parlare.
«Ci
scusi davvero tanto se la disturbiamo, ma...ecco, vede,
noi...»
«Vieni
al sodo, ragazzina. Non ho tempo di stare qui tutta la mattinata ad
ascoltare i tuoi problemi.»
«Ecco...io
avrei smarrito un oggetto, e vorrei sapere se magari lei lo ha
ritrovato.»
«Ah.
Sì. Vieni, che ti faccio vedere l'armadio degli oggetti
smarriti. Vedi di sbrigarti però.»
«Grazie,
signore!» disse Hermione, soddisfatta.
Mentre
Gazza scortava Hermione verso un grosso armadio antico dalla parte
opposta della stanza, Ron notò una pila di fogli sulla
scrivania. In silenzio, li indicò a Harry. Erano di
pergamena
rosa, ed emanavano un lieve profumo.
Ron
e Harry pensarono la stessa cosa nello stesso momento:
“Lettere
d'amore!”
Chiedendosi
perché mai i due avessero iniziato a ridere, Hermione
continuò
a frugare nel grande armadio, voltando loro le spalle. Gazza stava
tenendo d'occhio gli oggetti con grande attenzione, dunque non si era
accorto di nulla.
Anche
stavolta Hermione dovette rassegnarsi all'evidenza. Purtroppo Gazza
non aveva ritrovato il suo cofanetto.
«Mi
scusi se le ho fatto perdere tempo...ma quello che cercavo non
c'è.»
«Ah,
lo sapevo. Come al solito vi siete presi gioco di me. Se potessi, vi
punirei, ma ho qualcos'altro per te, signorina Granger. Dopotutto sei
un prefetto, dunque è tuo preciso dovere...»e
sottolineò la parola
“dovere”«rispettare gli ordini
degli insegnanti, e pure quelli di un custode come me.»
Hermione
lo guardava, perplessa.
«Quindi
devi fare una cosa per me. Devi consegnare questa» le porse
una
busta di pergamena ingiallita «alla professoressa Cooman. E
devi farlo appena puoi, chiaro?»
«Ma...ma
signore...adesso ho lezione!»
«E
allora...dopo la lezione fili su nell'aula di Divinazione e gliela
consegni. Qualcosa non ti è chiaro, Granger?»
Hermione
fissò la busta per un attimo.
«No
signore. E' assolutamente tutto...cristallino.»
Non
appena Hermione fece per voltarsi, Gazza la fermò:
«E...mi
raccomando. Gradirei che non mostrassi la busta a quei due.»
E indicò Harry e Ron, ancora persi nelle loro risate.
Hermione
annuì.
«Harry?
Ron? Sarà meglio che andiamo, sennò faremo tardi
a
Trasfigurazione. Arrivederci, signor Gazza, e ancora grazie!»
«Allora,
Hermione, cos'è che ti ha passato Gazza? Dai, sono
curioso»
«Harry...saranno
pure affari suoi, no?»
«Scommetto
che ti ha dato una lettera da consegnare alla Cooman.»
«Cooosa?
E tu che ne...»
«Io
e Ron abbiamo visto una pila di lettere rosa sulla scrivania di
Gazza. Evidentemente, per non farsi vedere in giro insieme, lui e la
Cooman
si tengono in contatto così.»
«Anche
se fosse? Harry, nessuno ha il diritto di leggere la posta
altrui!»
«E
dai, Hermione!»
«Ron!
Adesso ti ci metti pure tu?»
Ron
alzò entrambe le mani in segno di resa. Harry intanto aveva
cambiato espressione. Guardava Hermione con occhi tristi,
supplichevoli, e simulò un tremolio del labbro inferiore,
che
riuscì alla perfezione.
«Oh...no,
Harry. Niente da fare.»
«Ti
prego...»
Hermione
alzò gli occhi al cielo per l'ennesima volta.
«Oh...e
va bene! Ma dopo Trasfigurazione. Però fate voi, io non
voglio
leggere cose che non mi riguardano.»
«Dì
la verità...anche tu sei curiosa...»
insinuò Ron.
«Ronald,
per piacere...»
Le
due ore di Trasfigurazione parvero non passare mai, in attesa del
momento in cui le parole dolci di Gazza per la sua Sibilla sarebbero
venute allo scoperto. Per tutto il tempo Hermione prestò
totale attenzione alla spiegazione della Mc Granitt, ignorando le
richieste di aiuto da parte di Ron e le risate di Harry.
Quando
la lezione finì, Harry e Ron si fiondarono immediatamente
fuori dalla porta, mentre Hermione sistemava le sue cose nella borsa
con assoluta calma.
«Allora,
fuori la lettera!»
«Calmati,
Harry, sennò si rovina.»
Erano
seduti sulle scale che portavano all'aula di Divinazione. Quando
Hermione liberò la lettera dal sigillo, ne tirò
fuori
un foglio di vecchia pergamena stropicciata e, ignorando Harry e Ron
che si spintonavano per riuscire a vedere qualcosa, iniziò a
leggere.
«Mia
cara -ehm- Focaccina?»
Harry
e Ron esplosero. Anche lei fece decisamente fatica a rimanere seria.
Dopo aver ritrovato l'autocontrollo necessario a proseguire,
continuò:
«cosa
ne dici se ci incontriamo oggi pomeriggio alle 13 lì da te?
L'altro giorno a Hogsmeade ho comprato qualcosa di molto audace, e
gradirei mostrartelo. Posso solo dirti che si intona perfettamente al
completino che indossavi sabato sera.
Ti
prego, fammi sapere al più presto, tuo Arrrrgus.»
Cadde
un silenzio di tomba. Prima che potessero ricominciare a ridere,
Hermione dovette riporre la lettera nella busta e risigillarla con un
incantesimo, perché avevano avvistato Mrs Purr che si
dirigeva
verso di loro.
Iniziarono
a salire le scale, e Hermione continuava a ripetere:
«Autocontrollo,
vi prego, autocontrollo. Dopo potrete fare quello che volete.»
Dopo
diverse centinaia di gradini giunsero alla porta dell'aula di
Divinazione. Bussarono, e da dentro sentirono la voce della
professoressa Cooman giungere, come dall'Oltretomba:
«Sì,
chi è?»
Hermione
aprì la porta. Subito il penetrante odore di incenso e
polvere
si insinuò nelle loro narici.
La
professoressa Cooman sedeva su una grande poltrona al centro
dell'aula, e i suoi numerosi scialli decorati di perline
scintillavano sotto la luce che filtrava dalle pesanti tende.
«Professoressa,
dovrei consegnarle questa...da parte del signor Gazza.»
Ron
dovette pestare un piede a Harry, che stava per scoppiare a ridere.
La
Cooman fissò la lettera con quei suoi occhietti, che
apparivano minuscoli dietro le spesse lenti, e disse:
«Oh,
grazie. Grazie mille mia cara.»
Poi
fissò Hermione.
«Ma...noi
ci conosciamo, vero?»
«Oh...sì,
professoressa.»
La
Cooman parve riflettere per un momento, poi continuò:
«Ah,
sì. Mi ricordo di te...»
Hermione
arrossì.
«Porgimi
la mano, cara.»
«Come,
prego?»
«La
mano. Voglio vedere cosa ti riserva il futuro.»
Harry
alzò gli occhi al cielo. Ron invece guardava interessato la
scena.
Hermione non riuscì a trovare in tempo una scusa per
sottrarsi
alla tortura.
«Hmmm...Oh!
Cosa vedono i miei occhi! Tu sei molto triste, mia cara. E...hai
smarrito qualcosa a cui tenevi molto, non è forse
vero?»
Hermione
spalancò gli occhi, mentre la Cooman la fissava con sguardo
eloquente.
«Beh...il
mio consiglio è di...cercare l'ovvio. E poi...vedo anche
l'amore. Una bellissima linea dell'amore, dico davvero. Troverai l'uomo
della tua vita! Molto presto.
Tra qualche anno. Forse.»
Hermione
ritrasse la mano, arrossendo.
«Oh,
grazie, la ringrazio davvero molto. Ora però...sa, dovremmo
proprio andare...»
La
Cooman parve sorpresa.
«Beh,
sì, capisco. Questi giovani, sono sempre così
impegnati...»
Poi
il suo sguardo occhialuto si spostò su Harry.
«Oh!
Mio caro! Mio caro, cosa vedono questi occhi! Pericolo, pericolo di
morte! E' lì, che ti aspetta dietro l'angolo...»
«Grazie...grazie
professoressa Cooman...» disse Harry, mentre tutti e tre
scappavano dall'aula di Divinazione, lasciando la presunta indovina a
vaneggiare in solitudine.
«Quanto
non sopporto quella donna!» iniziò Hermione,
sbuffando
rumorosamente.
«Però...»
si intromise Ron, timidamente. «Quando ti ha, ehm, letto la
mano...ha parlato di qualcosa che in teoria avresti perso.
Magari...»
«Sì,
ma...che diamine significa “cercare l'ovvio”? Sono
parole senza
senso, andiamo!»
Ron
non disse nulla. Anche Harry stava pensando.
«Sentite,
cosa ne pensate se andiamo a pranzo? Io ho un certo appetito, e ho
voglia di dimenticare questo incubo.»
«Quale
incubo?» chiese Ron.
«Il
pensiero di quello che accadrà oggi alle 13 nell'aula di
Divinazione.»
E
tutti e tre risero, mentre si dirigevano verso la Sala Grande.
Ecco
qui! Questo capitolo non è particolarmente incentrato sui
nostri Ron/Hermione, ma costituisce secondo me un piacevole
intermezzo. Non vedo l'ora di sapere cosa ne pensate! E ora un po' di
ringraziamenti!
Daniel14:
Sì, Ron sta
dimostrando
di essere un vero uomo, hehe. Certo, Piton rimane sempre Piton: ha
sempre il suo “fascino” da stronzo,
sennò non sarebbe più
lui!Ehhh il regalo scomparso è proprio un bel mistero...
Nikodemo:
ecco qui gli sviluppi, sperando che tu li abbia trovati interessanti!
^^ Concordo, anche a me piace vedere Malfoy schiantato ogni tanto (ma
non troppo, perché in fondo trovo caruccio pure lui XD),
soprattutto da Ron. Finalmente gliel'ha fatta pagare dopo l'episodio
delle lumache! (e sottolineo: anche quella volta era sempre per
difendere Hermione!).
Emma94:
sì, Ron è stato davvero eccezionale...magari
qualcuno
difendesse anche me con lo stesso ardore...Non preoccuparti, alla
fine lo ritroveranno (si spera!).
EDVIGE86:
davvero? A me non è mai capitato, però capisco
che non
deve essere carino essere trattati così! Comunque ne ho
anche
io di prof odiosi...
Gluck88:
aggiornata! Comunque non credo che Hermione lascerà che Ron
si
dimentichi di lei tanto facilmente, hehe...
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