Da Hermione...con amore

di CrystalPearl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo Marzo ***
Capitolo 2: *** Ricordati di Me ***
Capitolo 3: *** Alla Ricerca del Cofanetto ***
Capitolo 4: *** Interessanti Rivelazioni ***



Capitolo 1
*** Primo Marzo ***


Ecco un'altra fanfiction, sempre riguardante la mia coppia preferita: Ron e Hermione! Questa volta però è in capitoli. E' ambientata in un ipotetico settimo anno a Hogwarts, pur sapendo ciò che veramente accade nel settimo libro (che ho già avuto modo di leggere tra l'altro). Non dirò nulla di più, perché sinceramente detesto gli spoiler, e non voglio anticipare niente a chi non ha ancora avuto modo o ha preferito non sapere quello che succede. Quindi non abbiate paura, non ci sono spoiler qui, tranne ovviamente ciò che è accaduto nel sesto libro.

Auguro a tutti una buona lettura, e ricordo che i personaggi appartengono solo ed esclusivamente a J.K. Rowling.


Da Hermione...con amore


CAPITOLO 1: Primo Marzo


Finalmente...il momento che Hermione aveva sempre sognato e stava aspettando con una pazienza che nemmeno lei credeva di avere, era arrivato. In quel fresco pomeriggio del primo di marzo lei e Ron erano seduti in riva al lago, l'uno accanto all'altra. Harry era andato a fare una lunga passeggiata con Ginny, che aveva finto di dovergli parlare di qualcosa di molto importante, in modo da lasciare Ron e Hermione soli. Così Hermione avrebbe avuto la sua occasione per consegnare a Ron il suo regalo di compleanno. Quel giorno era il diciottesimo compleanno di Ron, e Hermione gli aveva comprato un elegante kit per pulire e lucidare la sua scopa, e aveva fatto addirittura incidere a lettere dorate sul coperchio della scatola di raffinato mogano la scritta: “Per Ron, da Hermione, con affetto”. Era davvero stata molto tentata di far scrivere“con amore”, ma al momento dell'acquisto le era parsa una scelta troppo azzardata, dunque aveva optato per un amichevole “con affetto”, anche se non esprimeva esattamente i sentimenti che ormai già da diverso tempo nutriva nei suoi confronti.

Quando Ron, dopo aver indugiato per qualche minuto sul nastro di raso scarlatto che ornava il pacchetto, riuscì a liberare il cofanetto anche da un lucido strato di carta dorata, spalancò gli occhi per lo stupore, e rimase a bocca aperta, con la stessa espressione di un bimbo che scopre di aver ricevuto in dono esattamente quello che desiderava. Il cofanetto si aprì, sfiorato dal tocco delle sue lunghe dita, rivelando il contenuto: delle piccole spazzole, un setoso straccetto bianco, e alcune boccette contenenti differenti tipi di lucido, che emanavano un delicato profumo, misto tra lavanda, pino e qualcosa di legnoso ed estremamente aromatico. Tutti gli accessori erano morbidamente adagiati su uno spesso strato di velluto rosso, quasi fossero dei gioielli preziosi.

Ron fissava estasiato quel piccolo tesoro che teneva amorevolmente appoggiato sulle ginocchia e, quasi con timore che il contenuto potesse danneggiarsi se esposto alla luce del sole, si apprestò a richiudere il cofanetto. Hermione non disse una parola. Aveva gli occhi fissi sulle mani di Ron, e sapeva che da un momento all'altro si sarebbe accorto della scritta sul coperchio. Infatti subito dopo aver nuovamente nascosto alla vista il contenuto del suo kit, Ron si accorse che c'era qualcosa di inciso sul coperchio. Hermione, sorridendo, si morse nervosamente il labbro inferiore, mentre osservava le sopracciglia di Ron che si corrugavano, e il suo sguardo, stavolta serio e concentrato, che si spostava lentamente da sinistra verso destra.

Con affetto...” mormorò Ron tra sé e sé. Hermione si sentì avvampare.

Le sopracciglia di Ron si distesero, e le sue labbra che dapprima gli davano un'espressione lievemente imbronciata, si rilassarono in un dolcissimo sorriso. Chiuse gli occhi, e continuando a sorridere scosse piano la testa. Hermione stava trattenendo il fiato mentre lo osservava, curiosa di vedere quello che sarebbe accaduto. Poi Ron alzò lo sguardo, e fissò Hermione dritta negli occhi. La dolcezza e la gratitudine che lesse negli occhi blu di Ron la disarmarono completamente, tanto che, come era già successo più di una volta, non riusciva a trovare nulla di sensato da dire. Ma fu lui a parlare per primo.

«Io...davvero, non so cosa dire...cioè, grazie...grazie Hermione, è davvero...davvero...»

La voce della ragione dentro Hermione la spingeva a credere che Ron stesse parlando solamente del regalo in sé, ma qualcosa nel suo cuore le diceva che forse stava parlando anche della frase, o forse, soprattutto della frase.

«Figurati...l'ho visto l'ultima volta che siamo andati a Hogsmeade in una vetrina di articoli per il Quidditch e...ho subito pensato che ti sarebbe potuto piacere...Poi, siccome avevo messo da parte qualche galeone...»

«Ma.. non avresti dovuto...»

Ora Hermione vide chiaramente negli occhi di Ron quella luce velata di tristezza, che spesso compariva quando gli veniva in qualche modo ricordato che la sua famiglia non si poteva proprio definire “benestante”. Hermione sapeva che Ron si era sempre dovuto accontentare, prima di conoscere lei e Harry, di regali molto semplici: a Natale un maglione realizzato da sua madre con amorevole premura, che spesso si rivelava troppo grande di una o due misure, e che non aveva sempre colori molto allegri o alla moda, oppure solamente scatole di dolci, ma mai nulla di particolarmente prezioso, eccezion fatta per l'orologio che Ron aveva ricevuto l'anno precedente in occasione del suo diciassettesimo compleanno, ovvero il passaggio all'età adulta. E anche se sapeva che ciò che davvero conta è il pensiero, i regali o le cose troppo eleganti lo mettevano sempre a disagio.

Hermione si fece coraggio, e posò delicatamente la piccola mano su quella di Ron e, quasi in un sussurro, gli disse:

«Non ti devi preoccupare, Ron. Questo cofanetto non è nulla, è solo un regalo. Io ci tenevo a dartelo, perché so quanto tu ami il Quidditch...» e ridendo aggiunse :«E poi nel mondo dei Babbani si diventa maggiorenni a diciotto anni, non a diciassette, quindi fai finta che te lo abbia dato l'anno scorso»

Ron abbassò lo sguardo, tornando a fissare il cofanetto, e le parole incise che brillavano di luce dorata. Poi sorrise con aria furba

«Ma...se devo fare finta che me lo hai dato l'anno scorso...allora quest'anno?»

Hermione lo guardò perplessa. Poi lui scoppiò a ridere, riuscendo a strappare un sorriso anche a lei, che in quel momento stava immaginando il regalo che le sarebbe piaciuto dare a Ron.

In fondo era così vicino...le sarebbe bastato solo prendergli la mano e chinarsi verso di lui...era così bello quando rideva...solo ora Hermione parve notare quanto i suoi denti fossero candidi e dritti, e come si formavano quelle piccole fossette ai lati della sua bocca. Gli occhi castani di lei si spostarono su, verso le guance e il naso, picchiettati qua e là da efelidi, e che ora si stavano tingendo anche di rosso. Da lì il suo sguardo nocciola incontrò quello di lui, azzurro come il cielo: anche i suoi occhi sorridevano. Hermione involontariamente posò ancora gli occhi sulla bocca di Ron, sulla quale era dipinto un meraviglioso sorriso. Lei si sentì come chiamare da quelle labbra. Chiuse gli occhi e trasse un profondo sospiro. Intorno a sé sentiva il profumo umido e fresco della terra, e dell'erba che cominciava timida a crescere in quei giorni. Sapeva che ben presto la primavera sarebbe sbocciata, portando con sé i primi tepori e l'aroma fragrante della natura che rinasceva dopo il lungo inverno.

Amava quel profumo, così fresco. Un profumo che si sentiva nell'aria proprio i primi giorni di marzo, giusto in occasione del compleanno di Ron. Da quando lo aveva conosciuto meglio e aveva cominciato ad apprezzarlo, aveva cominciato a credere che lui e l'inizio della primavera fossero una cosa sola, o meglio, suscitavano in lei la medesima sensazione.

Fu riportata alla realtà quando sentì che le calde braccia di Ron la stringevano in un tenero abbraccio. Per lo stupore spalancò gli occhi, e si rese effettivamente conto di quanto le fosse vicino. Sentiva i capelli fulvi e morbidi di lui premerle sulla guancia, e nel frattempo avvertiva il suo respiro, che stava accelerando il ritmo, mentre gli cingeva le forti spalle con le sue braccia esili. Richiuse gli occhi, e si accorse che così riusciva a sentire il battito del cuore di Ron, così vicino al suo. Per l'emozione di quel momento, così a lungo atteso, non riuscì a trattenere le lacrime, che silenziose cominciarono a scendere lungo le sue guance.

«Oh, Hermione...»

Hermione non riuscì a trattenere un singhiozzo. Ron se ne accorse, si separò da lei e le disse, quasi spaventato:

«Ma...ma tu stai piangendo!»

Hermione soffocò una risata, e asciugandosi gli occhi umidi con una manica della veste disse:

«Sì, lo so...mi commuovo sempre troppo facilmente...accidenti»

Ma Ron non sorrise. Né disse nulla. Hermione alzò lo sguardo, e notò che aveva un'espressione seria in volto. Anzi, non lo aveva mai visto così.

Si sentiva come paralizzata mentre lo guardava avvicinarsi. I suoi occhi erano catturati da quelli di lui, e non riusciva ad allontanarli da quella magica luce blu, che la chiamava irresistibilmente, quasi fosse una calamita. Era sempre più vicino a lei, tanto che poteva cogliere ogni sfumatura dell'iride, che pareva dapprima dello stesso colore del mare, poi un istante dopo cambiava, e sembrava azzurra come un limpido cielo estivo. Le venne da sorridere quando si accorse che avrebbe potuto contare ogni piccola, singola lentiggine sul volto di Ron. Poi lo vide chiudere gli occhi, e notò le sue lunghe ciglia ramate, dello stesso colore dei capelli. Come se stesse vivendo in un sogno, chiuse gli occhi, e si lasciò trasportare dalle emozioni che stava vivendo. Sentì il profumo fresco di Ron, sentì il suo calore che si stava avvicinando, sentì il suo respiro che le sfiorava dolcemente il viso...

«STUPEFICIUM!»

«Ma che...»

Hermione riaprì di colpo gli occhi, e sentì un urlo. Vide un raggio di luce rossa colpire Ron in pieno petto, che lo fece volare in aria e lo scagliò contro un albero. Poi lo vide cadere a terra svenuto. Non fece in tempo ad estrarre la bacchetta che sentì urlare:

«Stai ferma, piccola Mezzosangue! PETRIFICUS TOTALUS!»

L'incantesimo la colpì in pieno. Era stata colta di sorpresa, e non aveva fatto in tempo a reagire con prontezza. Ora era completamente immobilizzata, e dalla sua posizione riusciva a vedere tutto quello che succedeva. Draco Malfoy, in compagnia dei soliti Tiger e Goyle e di un paio di altri Serpeverde, si dirigeva ridacchiando verso Ron. A Hermione pareva strano il fatto che riuscisse comunque a sentire e a vedere tutto quello che stava succedendo. Evidentemente Malfoy non era poi così bravo a pietrificare le persone.

«Bene bene, Weasley. Vedo che ci stavamo divertendo, eh?» Risate da parte degli altri Serpeverde.

«Sai, a dire la verità non mi piace molto colpire alle spalle le coppiette, però in questo caso devo dire che una Mezzosangue e un poveraccio come te sono stati un ottimo bersaglio...»

Ron cominciava a riprendersi. Socchiuse gli occhi, mentre dolorante si portava una mano alla testa.

Malfoy continuò: «Così impara quello sfregiato di Potter a provocarmi. Lui e quella piccola sgualdrina di tua sorella...» Sul volto affilato di Malfoy era dipinta un'espressione di puro disgusto.

«E voi sareste dei...Purosangue? Weasley...non fate altro che disonorare la società magica, con i vostri stracci di seconda mano e i vostri pulciosi capelli rossi» Malfoy lanciò un altro sguardo sprezzante a Ron, e prima di andarsene disse: «Scommetto che quando Weasley si riprenderà andrà a dire tutto a quella spiona della Granger, e la Mc Granitt verrà a cercarci. Forse sarà meglio fargli un incantesimo di memoria.» Tiger e Goyle, con lo sguardo perso nel vuoto, annuirono, e così fecero anche gli altri Serpeverde.

«Sarebbe davvero divertente se si scordasse del tutto chi è, ma è meglio fargli dimenticare solo quello che è successo adesso...» E tra le risate generali, Malfoy pronunciò ad alta voce:

«OBLIVIATE!» e dalla sua bacchetta sprizzarono scintille bianche, che si posarono sul capo di Ron, che parve cadere in un sonno profondo.

«Ecco fatto» disse Malfoy, con un ghigno malefico e soddisfatto stampato in faccia. A quel punto Tiger sussurrò preoccupato: «E...la Granger?»

«Oh, Tiger, quanto sei idiota. Non vedi che è pietrificata? In sette anni mi sono chiesto tante volte se hai un cervello in quella tua testa enorme. Evidentemente no.»

Tiger abbassò lo sguardo e si ritirò timidamente. Malfoy diede un'altra occhiata a quello che aveva fatto, sorrise beffardo, si voltò e, seguito dal gruppetto di Serpeverde, si diresse a testa alta verso il castello.

Hermione aveva assistito a tutta la scena in silenzio. Non era riuscita a fare nulla, e si sentiva orribilmente in colpa. Malfoy era il solito vigliacco, e lei non aveva avuto la possibilità di impedirgli di fare del male a Ron. Improvvisamente sentì il sangue che ricominciava a scorrerle nelle gambe e nelle braccia: l'incantesimo stava per svanire. Qualche istante dopo riuscì a chiudere gli occhi. Li riaprì, poi si alzò in piedi. Ron giaceva ancora sdraiato sotto l'albero. Hermione corse verso di lui più rapidamente che potè, e giunta accanto a lui si inginocchiò, e lo chiamò:

«Ron!»

Lui non rispose. Lei riprovò a chiamarlo, ma lui non reagì ancora. Hermione cominciava ad agitarsi.

«Ron! Ron! Svegliati, ti prego!» gli aveva afferrato le spalle e aveva cominciato a scrollarlo.

Non si svegliava. Hermione sentì che gli occhi le si riempivano di lacrime.

Si mise a sedere, si abbracciò le ginocchia e vi nascose la testa, mentre singhiozzando continuava a ripetere:« Oh, Ron...» e «E' stata tutta colpa mia...»

All'improvviso sentì un leggero grugnito, e un profondo sbadiglio.

«Ron! Oh Ron, stai bene? Come ti senti?» Ora era china su di lui, alquanto preoccupata di vederlo crollare ancora a terra.

Lui sgranò gli occhi, che erano ancora annebbiati di sonno come se avesse dormito per una settimana intera, poi si accorse di Hermione. Lei lo vide, e gli sorrise con dolcezza mentre aspettava che le dicesse qualcosa. Lui la fissò dritta negli occhi con sguardo vacuo e in parte smarrito, e le disse: «Scusa ma...tu chi sei?»

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Capitolo 2
*** Ricordati di Me ***


CAPITOLO 2: Ricordati di Me

Per Hermione fu come ricevere una pugnalata dritta al cuore. No...non è possibile...Mentre Ron la guardava in cerca di una risposta, lei pensò: “No, evidentemente è ancora sotto shock per quello che è successo...sì, deve essere così. Ora lo porto da Madama Chips.”

Ron si guardò intorno, spaesato, e disse:
«Dove...dove mi trovo?»

Hermione sentì le lacrime che le salivano agli occhi. Oh, Ron.
«Ascoltami, adesso tu vieni con me, che ti porto...ti porto da Madama Chips, ok?» La voce le tremava, e anche le mani mentre aiutava Ron ad alzarsi. No, non era possibile...

Mentre percorrevano il parco a passo spedito, Ron si lasciava trascinare da Hermione.
«E...scusami, chi sarebbe questa Madama Chips?»
«Una persona che ci può aiutare»
Ron la guardò perplesso:
«Perché, cosa c'è che non va? Io sto bene. Sei tu che hai bisogno di aiuto?»
Hermione stava per scoppiare a piangere. Era disperata. Dov'era Harry quando aveva bisogno di lui?

Giunsero in infermeria, dove Madama Chips visitò Ron. Hermione rimase a guardare la scena senza dire una parola. Alla fine Madama Chips, con espressione dura, le disse:
«Mi dispiace molto, ma è stato colpito da un incantesimo di memoria abbastanza potente. Potrebbe darsi che abbia completamente rimosso alcuni dettagli della sua vita.»

Hermione si sentì sprofondare. Ron l'aveva rimossa. Completamente rimossa. Gli lanciò un'occhiata fugace e vide che stava giocherellando con delle provette sul tavolino accanto al letto, facendole volare come aeroplanini.

«Tuttavia...»L'attenzione di Hermione si focalizzò nuovamente su Madama Chips «...io non credo che sia stato così potente da avere causato danni permanenti. E' probabile che il signor Weasley recuperi gradualmente la memoria, fino a tornare quello di prima.» Madama Chips si lasciò sfuggire un sorriso, e a Hermione brillarono gli occhi

«Oh, dice sul serio! Ma è un'ottima notizia!» E, abbassando il tono di voce, aggiunse:
«Ma quanto...quanto tempo ci vorrà?»
Lo sguardo di Madama Chips sfuggì da quello di Hermione e si posò su Ron
«Non posso dirlo con certezza...settimane, forse mesi. Ma non credo anni. Tutto dipende da lui.»
Hermione annuì. E Madama Chips riprese:
«Credo che fino a quel momento il signor Weasley avrà bisogno di qualcuno che lo segua. Lei...lei signorina Granger crede di poterlo fare?»

Hermione guardò ancora Ron, che in quel momento si era nascosto sotto le coperte, e stava gattonando come se fosse alla ricerca di qualcosa.
«Io...io penso di sì» deglutì «E poi...poi ci sarà anche Harry a darmi una mano.»
Madama Chips annuì, rassicurata.
«D'accordo. Sono sicura che con voi due farà ottimi progressi. Beh, ora vi lascio andare allora. E' quasi ora di cena. Signor Weasley?»

Ron uscì dalle coperte, alzò la testa dai capelli arruffati che in parte gli coprivano gli occhi, e disse:
«Dice a me?»
«Sì. Volevo chiederle se vuole scendere a cena con la signorina Granger. Credo che si senta affamato dopotutto...»
Madama Chips indicò Hermione, che sorrise debolmente a Ron.
«Oh, arrivo, arrivo.» Mentre Ron si affrettava verso le due donne, Madama Chips disse a Hermione:
«Mi raccomando, sia paziente con lui. Ha bisogno di vivere in un ambiente sereno finché non si sarà ripreso completamente. Altrimenti potrebbe avere uno shock.»
Hermione chiuse gli occhi che si stavano già bagnando di lacrime, e annuì debolmente.
«Non si preoccupi»

I due uscirono dall'infermeria.
«Ron, ti prego, stammi vicino, non vorrei che ti perdessi. »
Ron alzò lo sguardo, e rimase a bocca aperta.
«E' davvero molto grande questo posto. Come hai detto che si chiama?»
Hermione sospirò. «Hogwarts. Si chiama Hogwarts.»
«Hogwarts? Non so perché, ma mi dice qualcosa...Non è che sono già stato qui?»

Hermione avrebbe voluto urlargli: “Certo che sei già stato qui! Hogwarts è la nostra seconda casa da ormai sette anni, non ricordi? Non ricordi tutto quello che è successo, tutto quello che abbiamo passato qui, in questo castello? E...ed è sull'Espresso per Hogwarts che ci siamo conosciuti per la prima volta...” Ma si limitò a dire:
«Può darsi, magari non te ne ricordi.»
Ron si limitò ad annuire, mentre continuava a guardarsi intorno. Ad un certo punto disse:
«So che è una domanda stupida, ma...credo di essermi già dimenticato come ti chiami. Lo ha detto prima quella signora...Madama Chips se non sbaglio.»

Hermione si fermò di colpo. Immagini dritte dal passato le tornavano in mente... “Hermione” ...quante volte l'aveva chiamata, “Hermione”...pronunciato come un saluto, detto in tono allegro, o per prenderla in giro. “Hermione”...urlato dalla paura, come richiesta di aiuto. Oppure a denti stretti in preda alla gelosia o alla rabbia. E solo poche ore prima, in un dolce sussurro l'aveva chiamata... “Oh, Hermione...” , proprio mentre stava per chiuderle la bocca con un bacio. Il loro primo bacio.

«Io sono Hermione. Hermione Granger. Piacere.»
Ron le strinse la mano. Lei sentì il calore di quella stretta amichevole, e ancora i suoi pensieri si soffermarono a quando aveva sentito le sue mani che le accarezzavano la schiena, mentre lui la stringeva a sé in un tenero abbraccio. Possibile che non se ne ricordi?

«Anche se lo sai, Ronald Weasley. Puoi chiamarmi Ron, però...mi sembra che tu lo faccia già» E le sorrise. Lei ricambiò il sorriso, poi abbassò lo sguardo e disse:
«Beh, faremo meglio a sbrigarci. Harry sicuramente ci aspetta già in Sala Grande.»
«Harry? Chi è? Un tuo amico?»
«Oh...oh, sì certo. E non vedo l'ora di presentartelo.»

Quando finalmente giunsero in Sala Grande videro che era già decisamente affollata. Si diressero verso il tavolo dei Grifondoro, dove vennero salutati da un nutrito numero di compagni di Casa. Videro Harry che li aspettava con un gran sorriso, affiancato da Ginny.
«Ron, Hermione! Come è andato il pomeriggio?»
«Ciao Harry!» lo salutò Hermione. Ron, che fino a quel momento era rimasto educatamente in disparte, si avvicinò a Harry, gli tese la mano dicendo:
«Oh, piacere, davvero molto piacere! Io sono Ronald Weasley»
Harry guardò prima la mano tesa di Ron, poi guardò lui e disse:
«Ma che...Hai voglia di scherzare stasera?»
Ron guardò Harry perplesso. Ma tra i due indubbiamente il più stupito rimaneva Harry. Anche Ginny fissava il fratello con gli occhi sgranati
Hermione ruppe il silenzio dicendo:
«Ehm...Harry, non è che potrei parlarti per un momento? Oh, Ron mi dispiace davvero, ti prego di scusarmi, ma devo dirgli una cosa molto urgente. Torno subito.» E afferrò Harry per un braccio trascinandolo in fondo al tavolo, verso due posti liberi. Nel frattempo Ron rimase fermo al suo posto, guardando i due allontanarsi, finché Ginny, che aveva capito subito che qualcosa non andava, gli chiese:
«Vuoi sederti qui mentre aspettiamo che tornino?»
Ron la guardò e disse: «Oh, sì, certo» si accomodò e, sempre guardandola, aggiunse:
«Piacere, Ronald Weasley»
Ginny cercò di rimanere seria. Gli strinse la mano e disse:
«Ehm...Ginny...Ginny Weasley»
Ron la fissò sbalordito
«Miseriaccia! Anche tu ti chiami Weasley? Non è che siamo parenti?»
«Potrebbe darsi...» Ginny annuì saggiamente.

Nel frattempo Hermione stava parlando a Harry, aveva gli occhi castani spalancati puntati dritti in quelli verdi di lui, e gesticolava animatamente da quanto era nervosa.
«Ora capisci quello che è successo? Quel maledetto schifoso di Malfoy...»
Harry non riusciva a credere a quello che era successo a Ron. Da una parte gli veniva da ridere, pensando a quello che era accaduto durante il loro secondo anno a Hogwarts al Professor Allock, e dall'altra si sentiva incredibilmente furioso nei confronti di Malfoy e dispiaciuto per Hermione, che aveva assistito impotente alla scena.

E Hermione continuò:
«Ma si può sapere cosa è successo oggi? Da quello che ho capito, Malfoy si è sfogato su di noi, e tu e Ginny c'entrate qualcosa...o no?»
Harry chiuse gli occhi stancamente, si passò una mano nei capelli corvini arruffandoli e, sospirando disse: «Hermione, lo sai com'è Malfoy...io e Ginny stavamo camminando tranquillamente per i fatti nostri, quando lui e i suoi amichetti sono spuntati fuori e hanno cominciato a prenderci in giro. Finché si sfogavano su di me, non li ho ascoltati, ma quando hanno iniziato a prendere di mira Ginny e la sua famiglia...Malfoy dovrebbe essere contento che gli abbia scagliato contro solo un Levicorpus e l'abbia lasciato lì appeso a testa in giù in mutande.»
«Oh Harry, sai che a me non piacciono molto quegli incantesimi, soprattutto vista la loro provenienza...»
«Beh, dato che una volta anche mio padre l'aveva usato su Piton, non vedo perché io non posso usarlo sul suo pupillo.»
«Finché non usi il Sectumsempra come hai fatto l'anno scorso...Quello sì che è pericoloso, anche su uno come Malfoy, che in fondo se lo merita.»
«Ma lo sai che non avevo fatto apposta! Neanche li conoscevo gli effetti di quell'incantesimo...»
«Sì, vabbé, ora torniamo a Ron. Madama Chips mi ha raccomandato che non sia sottoposto a nessuno shock. Comunque ci sono ottime probabilità che si riprenda completamente, anche se ci vorrà del tempo...»

Harry, notando l'espressione preoccupata di Hermione, le prese le mani tra le sue, e le strinse con affetto fraterno, per rassicurarla.
«Non ti devi preoccupare, Hermione. Si riprenderà presto, ne sono sicuro. Ron è un ragazzo molto forte. E poi con te vicina...» le sorrise, e lei fece altrettanto. Entrambi si alzarono e Harry esordì:
«Ora è meglio che torniamo indietro. Devo presentarmi al mio migliore amico.»

Harry e Hermione tornarono ai loro posti e trovarono Ron che discuteva allegramente con Ginny e Neville. «Rieccoci qui. Scusate se vi abbiamo fatti aspettare. Ron, posso presentarti Harry?»
Ron si alzò bruscamente dal tavolo rovesciando un bicchiere di succo di zucca.
«Io sono Harry, Harry Potter. Piacere di conoscerti.»

Mentre Ron stringeva la mano a Harry e si presentava di nuovo, aggrottò la fronte e disse:
«Harry Potter...mi sembra di aver già sentito questo nome...»
Ginny si intromise:
«Oh, sì, Harry è molto famoso. Non mi sorprende che tu ne abbia già sentito parlare.»
Ron si illuminò in volto:
«Davvero? E...sei per caso un attore? No, aspetta...un cantante!»

Hermione e Ginny non riuscirono a trattenere una risata. Anche Harry rise, e involontariamente si scostò i capelli, rivelando così la cicatrice che gli saettava sulla fronte.
Ron fissò la cicatrice con espressione sconvolta:
«Aspetta...io...Harry!» E si prese la testa tra le mani, come colto da un improvviso dolore. Hermione si avvicinò subito, preoccupata. Ron parve riprendersi.
«Oh, scusate. Ho avuto un mal di testa improvviso...Comunque, ho fame. Che ne dite di mettere qualcosa sotto i denti?»

Mangiarono allegramente finché non furono sazi, poi decisero di dirigersi in Sala Comune. Mentre salivano le scale, Harry tenne occupato Ron raccontandogli di Gazza, Mrs Purr, Hagrid, Piton, e tutto quello che gli veniva in mente, e Hermione spiegava a Ginny quello che era successo.
Ginny era inorridita.

«Quindi...quindi non sa nemmeno che sono sua sorella?»
«Purtroppo non credo che se lo ricordi...Ma ricorderà.»
«Io penso che abbia già dei sospetti...quando gli ho detto il cognome è sembrato che si risvegliasse da un sonno profondo.»
«E' probabile. Comunque...non so se hai notato, ma quando ha visto la cicatrice di Harry è stato come se si fosse ricordato qualcosa di importante.»
«Sì, l'ho visto anch'io. Beh, in fondo è il suo migliore amico, non può essersi dimenticato di lui così in fretta.»

Hermione sospirò. Già, Harry era il suo migliore amico. E lei?
«Hermione?»
Ginny la fissava con sguardo penetrante, quasi le leggesse nella mente
«Guarda che lo so a cosa stai pensando. E ho anche la risposta: E' impossibile.»
«Cosa? Ma...di che stai parlando, Ginny?»
Ginny alzò gli occhi al cielo
«Non fare la stupida con me, lo sai benissimo. E sai anche che è impossibile che lui ti dimentichi.»

Hermione non disse più nulla finché non furono nella Sala Comune. Ma nel frattempo sorrideva in silenzio.

Ron si era molto stupito nel vedere la Signora Grassa, e aveva insistito nel dirle la parola d'ordine che, come pensò Hermione, era a dir poco azzeccatissima.
«Obliviate»...che stupidaggine mettere il nome di un incantesimo come parola d'ordine. Ma perché proprio quell'incantesimo?

Hermione si sedette davanti al fuoco con un paio di libri aperti sulle ginocchia e il lungo rotolo di pergamena della sua traduzione di Antiche Rune. Ad un tavolino Ron e Harry erano seduti a giocare a scacchi. Hermione si voltò mentre li sentiva ridere: Ron rimaneva ancora l'imbattibile giocatore di scacchi di sempre. Sollevata, riprese a scrivere la traduzione, facendo scivolare fluida la penna d'oca sulla pergamena. Ancora un paio di righe e avrebbe terminato. Non vedeva l'ora di andare a dormire dopo quella giornata estenuante, e forse otto ore filate di sonno erano proprio quello che le ci voleva. Ron urlò:

«Scacco matto! Mi dispiace amico, ma hai perso.»
«Oh...come sempre. Cioè, volevo dire...bella mossa.»

Ron si alzò, si avvicinò al divano dove era seduta Hermione, e si sedette accanto a lei, fissando il fuoco che ardeva nel camino. Proprio in quel momento Hermione terminò il suo compito di Antiche Rune, riavvolse il rotolo di pergamena e chiuse i libri, dopodiché si lasciò sprofondare stancamente nei morbidi cuscini del divano. Anche lei si mise a fissare il fuoco. Entrambi, sia lei che Ron avevano lo sguardo perso nel vuoto, davanti a loro. Hermione pensava a come fosse bello, il fuoco, e quel dolce tepore quando fuori faceva ancora freddo...

Di colpo Hermione si ricordò di una cosa: quando Malfoy li aveva aggrediti quel pomeriggio, lei stava consegnando il regalo di compleanno a Ron. Ed ora il regalo era...

«Oh, no!» Hermione si alzò di scatto.
«Che cosa c'è, Hermione?» chiese Harry.
Hermione non disse nulla, poi gli si avvicinò e gli sussurrò in un orecchio:
«Harry, non è che mi faresti un favore? Mi potresti prestare il Mantello dell'Invisibilità?Ti prego, è importante!»
Harry balbettò qualcosa, poi si limitò ad annuire, e si diresse di corsa verso le scale del dormitorio maschile.

Ron, che aveva assistito alla scena, ora guardava Hermione che camminava nervosamente avanti e indietro per la Sala, e le chiese:
«E' successo qualcosa di grave?»
Hermione si fermò, lo guardò in quei suoi occhi blu, sempre così ingenui e sinceri, e gli rispose:
«No, non ti preoccupare, nulla che non possa risolvere.»
Ron abbozzò un mezzo sorriso, poi abbassando lo sguardo verso i libri che giacevano ancora sul divano continuò:
«Vedo che ti piace molto studiare.»
Hermione sorrise:
«Beh, sì, in effetti è vero...»
Ron guardò per un momento fuori dalla finestra, come se stesse cercando qualcosa nella sua mente:
«Sai, ora che ci penso, mi pare di conoscere una persona che ama molto i libri...Anche se non ricordo chi sia.» c'era un lieve tono d'ironia nella sua voce.

Hermione si fermò. No...Ron! Ron si ricordava di lei! Un calore le stava crescendo ora nel petto, un calore rassicurante, il calore della consapevolezza che lui non l'aveva dimenticata.

«Beh, comunque prima o poi mi verrà in mente.»
«Sì, certo. Ne sono sicura.»
Ron si voltò verso di lei.
«Sai, Hermione, tu sei la prima persona con cui mi sembra di aver parlato dopo molto tempo...prima non ricordo cos'è successo. Beh, ecco...»

Ron si alzò in piedi e raggiunse Hermione al centro della stanza. Ora era di fronte a lei, e la fissava dritta negli occhi:
«Sono contento di avere incontrato proprio te. Non so come dirtelo, ma...mi ispiri fiducia.»
Hermione non sapeva cosa dire.
«Ah...beh...sì, suppongo che...anche per me sia la stessa cosa.»
«Davvero?»
«Sì, davvero.»

Il loro lungo, languido sguardo fu interrotto da Harry, che si chiuse alle spalle la porta del dormitorio, con il mantello tra le mani. Hermione lo ringraziò, prese il mantello assicurando che sarebbe tornata presto, e uscì.

Non appena si fu lasciata alle spalle il ritratto della Signora Grassa, indossò il Mantello dell'Invisibilità preoccupandosi di esserne completamente coperta e, bacchetta alla mano, si mosse spedita lungo i corridoi del castello. Per sua fortuna non incontrò praticamente nessuno: in fondo erano solo le nove di sera. Corse più veloce e silenziosamente che poté e riuscì ad uscire nel parco. «Lumos!» disse e, guidata dalla punta della sua bacchetta, raggiunse in pochi minuti il luogo dove lei e Ron erano stati attaccati da Malfoy. Qui cercò, cercò affannosamente, ma non trovò nulla.

Oh, accidenti!” pensò. “Ma che fine ha fatto?”
Poi, le apparve la risposta, chiara e nitida nella mente: “MALFOY!”

Quando tornò nella Sala Comune era più abbattuta che mai. Harry e Ron andarono da lei, e Harry le chiese cos'era successo. Lei raccontò tutto, e alla fine decise che era troppo stravolta per fare qualsiasi cosa, così si diresse lentamente verso il dormitorio femminile.

Ron e Harry la guardarono mentre scompariva dietro la porta che conduceva ai dormitori. Harry era convinto che in tutta quella storia c'entrasse Malfoy, e stava già pensando a un modo per riavere indietro il prezioso cofanetto, mentre Ron purtroppo non capiva nulla.

«Aspetta, fammi vedere se ho capito bene...Hermione ha perso...un cofanetto, che le è stato rubato da questo Malfoy. Ma...chi è Malfoy?»
«Uno da cui è meglio stare alla larga, perché sa essere fastidiosamente irritante. Odia tutti quelli che non sono come lui.»
«E...com'è lui?»
«Malfoy? Lui si definisce: Purosangue, ricco e Serpeverde. Per questo odia i Grifondoro, i figli di Babbani e quelli che non sono, diciamo, benestanti come lui. Ma più di tutti detesta me.»
«Ah, ho capito.»
La conversazione cadde lì. Sia Harry che Ron decisero che erano troppo stanchi e andarono entrambi a dormire.




Ecco qui il secondo capitolo! Volevo ringraziare tutti coloro che hanno letto e recensito questa fic, e lo stesso vale per chi ha lasciato un commento alla mia altra fic, sempre su Ron e Hermione. Grazie, grazie a tutti! Spero che continuiate a leggere anche il seguito!

A prestissimo, con il prossimo capitolo

Julia

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Capitolo 3
*** Alla Ricerca del Cofanetto ***


CAPITOLO 3: Alla Ricerca del Cofanetto

«Ron! Harry! Muovetevi!»

«Come mai strilla tanto?» Disse Ron, ancora assonnato, con lo sguardo perso nel vuoto.
«Non vede l'ora di andare in Sala Grande per incontrare Malfoy»
«Miseriaccia...davvero è così impaziente di incontrarlo?»

Tra Harry e Ron cadde il silenzio, finché Ron chiese:
«Ehi, Harry, dimmi un po'...Per caso Hermione, sì, cioè, insomma...»

Harry stava cercando di capire dove volesse arrivare.
«Ecco, sì, a Hermione questo Malfoy...piace?»

Harry scoppiò a ridere.
«Oh Ron, ma come fanno a venirti in mente certe idee? Hermione odia Malfoy!»

Ron parve sollevato, ma non riuscì a trattenersi dal domandare:
«Ma...ne sei proprio sicuro?»

Harry, con straordinaria calma e sicurezza ripeté lentamente:
«Sì Ron, ne sono sicuro, Hermione ODIA Malfoy.»

E vi fu un momento, in cui entrambi alzarono lo sguardo verso un punto indefinito. Harry scosse la testa, Ron sospirò.

Poi Hermione li raggiunse. Nonostante fossero solamente le sette e mezzo del mattino, appariva particolarmente sveglia, e continuava a girare per la stanza, convinta di aver dimenticato qualcosa che non riusciva a trovare.
«Hermione, va tutto bene?»
«Sì Harry, mai stata meglio nella mia vita. Ora possiamo andare?»

Non appena il trio giunse in Sala Grande, Hermione aguzzò la vista verso il tavolo dei Serpeverde. E lo vide. Vide Malfoy beatamente seduto tra Tiger, Goyle e Pansy Parkinson.
«Voi due aspettatemi qui» intimò Hermione, dopodiché diede loro le spalle e con passo deciso e le dita strette intorno alla bacchetta, si diresse verso Malfoy.

«Mi fa paura quella ragazza quando fa così» disse Ron.
Harry non poté fare a meno di sorridere a quest'ultimo commento, che era tipico di Ron quando parlava di Hermione.

Quando Malfoy si accorse che Hermione avanzava minacciosa verso di lui, il suo sorriso da allegro si trasformò in beffardo.
«Bene bene, chi abbiamo qui? La Mezzosangue Granger. Cosa posso fare per te?»
Hermione lo guardò gelidamente, e rispose:
«Nulla. Credo solo che tu abbia preso qualcosa che mi appartiene senza chiedere il permesso. E vorrei che me la restituissi.»
Malfoy scoppiò in una risata
«E io avrei preso qualcosa di tuo?» Malfoy si alzò in piedi, e si avvicinò a Hermione. Lei si sentì gelare da quello sguardo d'acciaio che la penetrò in profondità, rendendola incapace di ribattere.
«Mia cara Granger, devi sapere che...» e Malfoy le si avvicinò, tanto che la punta del suo naso appuntito era a pochi millimetri da quello di lei

Ron e Harry assistevano alla scena in silenzio. Ron deglutì rumorosamente, preso da una strana angoscia, mentre Harry fissava Malfoy, con una mano pronta ad afferrare la bacchetta in caso di bisogno.

«...io non mi sognerei mai di prendere qualcosa che è stato insudiciato dalle sporche mani di una Mezzosangue.»

Detto questo, la fissò con profondo disgusto, e si voltò per tornare a sedere tra gli altri Serpeverde.

Hermione era rimasta immobile in mezzo alla Sala Grande. Si sentiva profondamente ferita nell'orgoglio, e in quel momento l'unica cosa a cui poteva pensare era la vendetta. Harry aveva sentito le parole di Malfoy, e aveva decisamente fatto fatica a trattenersi dal fulminarlo all'istante. Ron invece, anche se non sapeva bene perché, si sentiva ribollire di rabbia. Senza sapere cosa stesse facendo, si avvicinò piano a Hermione, fino a raggiungerla, e le disse:
«Andiamo, Hermione...non ascoltare quello che dice. E' un povero idiota.»

E mentre camminava al fianco di Hermione, fu preso da un impulso irresistibile.
Si voltò di scatto ed estrasse la bacchetta, dopodichè la puntò verso Malfoy, e urlò con quanto fiato aveva in gola: «STUPEFICIUM!»

Fu un attimo. L'intero tavolo dei Serpeverde si ribaltò, mentre Malfoy finiva a terra, schiacciato dal peso di Goyle, che gli era precipitato addosso. Non appena riuscì a rialzarsi, iniziò a imprecare violentemente contro Hermione e Ron che, ignorandolo, si erano seduti insieme agli altri Grifondoro al loro tavolo. Malfoy era furibondo. I capelli biondi spettinati gli ricadevano davanti agli occhi, che emanavano scintille da quanto erano accesi di rabbia. Le sue guance, solitamente pallide, erano tinte di un rosso vivo. Quando però si accorse che la sua furia era completamente inutile, si alzò e, con Pansy Parkinson al seguito, uscì velocemente dalla Sala Grande.

Hermione era sbalordita. Infatti la prima cosa che disse a Ron fu:
«Ron...è incredibile, ma come hai fatto? Non ho mai visto uno stupeficium così potente.»
Harry annuì. Le orecchie di Ron diventarono di un bel rosso brillante.

«Ecco, io...veramente non ne ho idea. So solo che mi dava fastidio che ti trattasse in quel modo...»
Hermione arrossì compiaciuta. Nonostante tutto, Ron teneva ancora a lei, e questo le faceva immensamente piacere.

Harry invece cominciava ad apparire nervoso e irritato. Hermione sapeva bene perché. Da lì a poco avrebbero avuto due lunghe ore di Difesa Contro le Arti Oscure con Piton, e quel che era peggio, in compagnia dei Serpeverde.

Dopo aver consumato un'abbondante colazione, i tre si apprestarono a raggiungere l'aula di Difesa Contro le Arti Oscure, seguiti dagli altri Grifondoro. Un buon numero di Serpeverde erano già seduti ai primi banchi e, in attesa di Piton, avevano già aperto i libri e preparato penne e pergamena.
Harry cercò subito di trovare posto in fondo all'aula, in modo da rimanere il più lontano possibile dalla cattedra, e Hermione non riuscì a fare a meno di lanciargli un'occhiata di disappunto.
«Oh, andiamo Harry! Non possiamo sederci un po' più avanti, per una volta?»

Harry non aveva alcuna intenzione di ascoltare la richiesta di Hermione: era stufo delle prese di mira da parte di Piton, che duravano ormai da anni, e ribatté::
«Hermione, ti prego, sai che detesto Piton, e lo odio ancora di più da quando insegna questa materia. Non voglio venire bocciato in Difesa Contro le Arti Oscure!»
Hermione alzò gli occhi al cielo, e disse: «E va bene, fai come vuoi. Ma io ti ho avvertito.»
E si diresse verso uno dei banchi vuoti al centro dell'aula. Ron la seguì, e si sedette accanto a lei.

L'umore di Harry peggiorò ulteriormente quando vide entrare Piton, svolazzante nella sua ampia veste nera, con i soliti capelli scuri unti, il naso adunco e gli occhi severi puntati dritti sui suoi studenti. “E' entrato l'uccello del malaugurio” pensò subito Harry, mentre di malavoglia estraeva dalla sua borsa i libri. Davanti, Ron fissava in silenzio Piton, e appariva decisamente spaventato.
Sussurrò a Hermione:
«E' questo il famoso Piton, che Harry non sopporta?
Hermione gli rispose in un bisbiglio veloce:
«Sì, è lui. Mi raccomando Ron, non dire una parola. Di solito è molto irascibile, e oggi sembra davvero che si sia svegliato male.»

Ron fissò in volto Piton e notò che aveva due profonde occhiaie. Decise che Hermione aveva ragione, e non disse più una parola. Gli occhi di Piton erano alla ricerca di qualcuno tra i Grifondoro. Harry deglutì, e sapeva che il suo sguardo torvo si sarebbe presto posato su di lui.

«Bene bene. Potter?»

Gli altri studenti si voltarono. Malfoy sghignazzava. Harry non rispose.

«Non vedo perché tu ti debba sedere in fondo. Se non sbaglio...» le sue labbra si curvarono in un sorriso malefico «...Difesa Contro le Arti Oscure è la tua materia preferita.» fece un'altra breve pausa e continuò: «E nonostante io sia profondamente convinto che tu sia negato, così come per Pozioni, vorrei chiederti lo stesso di sederti qui, al primo banco.» E indicò con un lungo dito sottile il banco centrale in prima fila, che era vuoto. Di malavoglia, Harry raccolse i suoi libri, li ricacciò nella borsa e si diresse verso il suo posto, accompagnato dalle continue risate dei Serpeverde e i sospiri rassegnati dei Grifondoro. Harry si buttò sulla sedia, e ignorò completamente Piton che si ergeva di fronte a lui. «Bene, così va meglio. Però mi sembri un po' solo. Cosa ne dici se chiamo Weasley a farti compagnia?» Harry ora fissò Piton dritto negli occhi. Avrebbe tanto voluto cancellargli quel sorriso impertinente dalla faccia. Nel banco a sinistra di quello di Harry era seduto Malfoy, che non aveva smesso nemmeno per un momento di ridere. Hermione disse a Ron:
«E' meglio che vai a sederti vicino a Harry» Ron aveva un'espressione di assoluto terrore, più spaventata anche di quella che avrebbe avuto Neville nella medesima situazione.

Ron guardò Hermione negli occhi, e le disse:
«Hermione, ti prego...ho paura!» Hermione posò la mano su quella di Ron, e gli disse:
«Non ti preoccupare, non ti farà nulla. Poi c'è Harry.»

Ron annuì nervosamente, rassicurato dalle parole di Hermione e dal tocco gentile della sua mano. Esitante, si alzò in piedi, trasse un lungo sospiro, prese la borsa e raggiunse Harry.

Piton appariva visibilmente contento di avere Potter e Weasley a sua completa disposizione, e cominciò subito a tormentarli con una lunga serie di domande.
«Molto bene, vediamo se avete ripassato l'ultima lezione. Weasley? Cosa mi sai dire su...»

Per Ron era come se Piton stesse parlando un'altra lingua. Non riuscì a rispondere neppure ad una delle domande, e capì solo l'ultima frase pronunciata dal professore:
«Le mie congratulazioni, Weasley. Vedo che come al solito ti sei preparato per...fare scena muta. E lo stesso vale per Potter. Cinquanta punti in meno a Grifondoro, e giovedì sera alle otto vi aspetto tutti e due nel mio ufficio.» Poi alzò lo sguardo e disse:
«Visti i risultati deludenti, per oggi basta domande. Anche se devo dire che mi farebbe davvero piacere interrogare ancora un paio di voi, giusto per confermare la mia ipotesi...» I suoi occhi si spostarono velocemente «...ovvero che qui dentro nessuno ha ripassato la scorsa lezione.» Tutti i presenti abbassarono lo sguardo, colpiti nel segno, tutti tranne Hermione, che emise un grugnito di disappunto. «Ora però basta perdere tempo. Andiamo avanti. Aprite il libro a pagina 672...»

«Quell'uomo è perfido» esordì Ron, non appena uscirono dall'aula.
Harry sorrise rassegnato, e lo stesso fece Hermione.
«Beh, dovremo sopportarlo ancora per pochi mesi, e poi basta. Quindi, pensiamo positivo.» disse Hermione. Ron sospirò e aggiunse: «Certo che è stato davvero ingiusto. E' la prima volta che mi vede, e mi affibbia già una punizione.»
«Non è una novità. Diciamo che è il suo modo di...presentarsi.» disse Harry.

Hermione rise, ma tornò subito seria. Tornò a disturbarla il pensiero del cofanetto smarrito, e di quello che era accaduto prima in Sala Grande. A questo punto le pareva improbabile che lo avesse preso Malfoy. Ma allora dov'era finito?
«E' tutto a posto, Hermione?» la voce di Ron la allontanò dai suoi pensieri.
«Oh, sì. No, stavo solo pensando a...»
Harry sopraggiunse: «Non ti devi preoccupare, Hermione. Lo ritroveremo. Perché magari non provi a chiedere a qualcuno se lo ha visto? Magari Gazza ne sa qualcosa.»

Hermione si batté una mano sulla fronte
«E' vero, Gazza! Come mai non ci ho pensato subito? Di solito gli oggetti smarriti vengono portati nel suo ufficio!»
«Andiamoci subito, visto che manca ancora mezz'ora prima di Trasfigurazione!» propose Harry.

Hermione e Ron annuirono, e tutti e tre si diressero velocemente verso l'ufficio del custode.


Volevo ringraziare tutti coloro che stanno leggendo questa fanfic, e in particolar modo chi ha recensito, ovvero:

Daniel14: anche io odio Malfoy per quello che gli ho fatto fare! XD Così almeno ho reso la storia un po' movimentata, hehe. Però adesso si è preso una bella batosta!

Summers84: mah? Ron si ricorderà di lei o no? E' tutto da vedere nei prossimi capitoli.

Nikodemo: oh, wow, sono felice che quello che scrivo piaccia a qualcuno!Come idea mi è balenata così, in testa per caso. Però ammetto che sto pensando di darle interessanti sviluppi...

EDVIGE86: ti ringrazio. Accontentata! Ecco il terzo capitolo! Ora però devo ritirarmi in meditazione per scrivere il quarto.

Highlander: et voilà, il terzo capitolo! Spero anche che ti sia piaciuto!

Emma94: grazie! Sono contenta che ti piaccia! Ecco qui, ho aggiornato appena ho potuto!

Bellatrixx: grazie, devo dire che ho cercato di alleggerire un po' l'atmosfera, perché di solito mi piace scrivere cose molto romantiche, ma so che spesso sono pesanti e noiose da leggere!


Spero di non aver dimenticato nessuno. In caso contrario, ditemelo. Ciao a tutti, e...al prossimo capitolo!



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Capitolo 4
*** Interessanti Rivelazioni ***


CAPITOLO 4: Interessanti Rivelazioni


«Aspettate qui dietro l'angolo. Vado a vedere se Gazza è nel suo ufficio.» disse Harry, lasciandosi alle spalle Ron e Hermione. Harry si avvicinò di soppiatto alla porta chiusa, cercando di avvertire un qualsiasi rumore che giungesse dall'interno. Non udì nulla.

Giunto davanti alla porta, bussò. Niente. Provò ancora. Niente. Si voltò verso Ron e Hermione, e fece spallucce. Purtroppo aveva lasciato la Mappa del Malandrino in dormitorio, e non poteva controllare se Gazza fosse effettivamente lì nel suo ufficio. Ma, dato che non aveva udito alcuna risposta, tanto valeva provare a controllare.

«Alohomora!» sussurrò, puntando la bacchetta verso la serratura. Un lieve “click” gli confermò la riuscita dell'incantesimo. Abbassò la maniglia, facendo estrema attenzione a non fare rumore, e spinse leggermente la porta, in modo da aprire un sottile spiraglio che gli consentisse di sbirciare all'interno. Non vide nulla di particolare, ma all'improvviso udì un bisbiglio:

«Oh, Argus...» era una voce di donna.

Harry non riusciva a credere a quello che aveva sentito. Cosa ci faceva una donna nell'ufficio di Gazza? Fece immediatamente segno a Ron e Hermione di raggiungerlo.

«Ron , hai qui le Orecchie Oblunghe per caso?»
«Eh?»
«Lascia perdere, ci ho pensato io.» disse Hermione sbrigativa, porgendo ai due dei lunghi fili carnosi. Harry chiuse la porta silenziosamente e poi, dopo essersi accertato che non ci fosse nessuno nelle vicinanze, diede loro il segnale, e tutti e tre si infilarono le Orecchie Oblunghe, che si insinuarono subito sotto la porta.

«Argus, ti prego, dimmi che mi ami...»
Seguì una pausa di silenzio imbarazzato.
«Ma sì, certo...certo che ti amo.»

Era proprio l'inconfondibile voce del custode, che pareva aver perso il suo solito tono severo e inquisitorio. Ora era più dolce, quasi sensuale, cosa che per poco non fece scoppiare a ridere Hermione.

«Ma è così frustrante per me doverti sempre incontrare di nascosto...Quando pensi che potremmo rendere la cosa ufficiale?»
«Per ora è meglio aspettare. E' meglio aspettare, Sibilla.»

Fuori dalla porta, Harry e Hermione si fissarono, inorriditi, e Ron rimase immobile, senza capire perché per i due la cosa fosse tanto scandalosa.

«Credo che abbiamo sentito abbastanza.» disse Hermione, riavvolgendo l'Orecchio Oblungo.

Anche Harry e Ron fecero lo stesso, seppur di malavoglia.

Non appena si furono allontanati a sufficienza dalla porta, Harry iniziò:
«Avete sentito? Gazza con la Cooman! Sta tradendo Madama Pince!»
«Beh, a dire la verità c'era chi aveva già avuto dei sospetti al riguardo...»
«Ah sì, e chi?»
«Solo voci che giravano per i corridoi...»

Ron, che fino a quel momento aveva assistito in silenzio, si intromise:
«Non è che potreste spiegarmi chi è questo Gazza? Io non ho ancora capito.»
Hermione, con pazienza, gli rispose:
«E' il custode di Hogwarts. Ha la responsabilità di controllare che sia sempre tutto a posto e che gli studenti non facciano qualcosa contro il regolamento, per esempio scherzi stupidi, o andare in giro per il castello in piena notte.»
«
In poche parole, un maledetto rompiscatole.» concluse Harry.

Hermione lo guardò male, ma Harry continuò:
«E bisogna anche stare attenti a Mrs Purr, la sua gatta spelacchiata, che si aggira sempre per i corridoi...»
Ron annuì, poi chiese:
«E questa Cooman? Chi è?»
«L'insegnante di Divinazione, ovvero la materia più stupida che esista.»
«Ecco, Ron, devi sapere che Divinazione è l'unica materia che Hermione detesta. Pensa che durante il terzo anno se n'è andata durante la lezione, lasciando tutti a bocca aperta...»
«Credimi, Ron, non ne valeva affatto la pena...Non mi sono mai pentita della scelta che ho fatto...almeno ho guadagnato un paio d'ore in più per dedicarmi a qualcosa di intelligente...»

Un cigolio di vecchi cardini arrugginiti fece cadere improvvisamente il silenzio tra loro. Dopo essersi nuovamente nascosti dietro l'angolo, tutti e tre tornarono a fissare la porta dell'ufficio di Gazza.

Videro il volto arcigno del vecchio custode sbucare cautamente da dietro la porta, e guardare attorno con circospezione. Dopo aver notato che non c'era nessuno, tornò dentro, e un attimo dopo uscì Sibilla Cooman, avvolta nei lunghi scialli, che con aria innocente si diresse verso le scale.

La porta si richiuse, e a quel punto Harry e Hermione scoppiarono a ridere senza ritegno. Ron invece fissava curioso la figura della donna che si allontanava.

«Via libera.» disse Harry, quando si fu ripreso dalle risate.
Hermione fece per ribattere, ma poi decise di seguire l'amico. Ron andò con loro.

Toc Toc”

Harry bussò alla porta. Da dentro si udì un incomprensibile brontolio, poi il rumore di qualcuno che si alzava in piedi, e lo scrosciare di centinaia di fogli che cadevano a terra, seguito da numerose imprecazioni silenziose.

«Chi...chi è?» chiese la voce del custode, alquanto irritata.
Parlò Hermione: «Ci scusi tanto, signor Gazza, ma avremmo bisogno di chiederle una cosa...»
«Passate più tardi.»
Hermione non si arrese. Con voce supplice, continuò:
«La prego, signor Gazza, è molto importante...Tra poco dobbiamo andare a lezione. Davvero...è urgente!»

Vi fu una piccola pausa silenziosa.

«Umpf, e va bene. Ma aspettate un attimo.»
«Grazie.» disse Hermione, facendo con le dita un segno di vittoria a Harry e Ron.

Sentirono ancora un fruscio di fogli, come se questi venissero raccolti da terra, ordinati e poggiati su di un tavolo.

«Entrate.»

Harry aprì la porta, e i tre varcarono la soglia. Non appena Gazza vide di chi si trattava, alzò gli occhi al cielo, e disse:
«Ancora voi! Non riuscite proprio a tenervi fuori dai guai, eh?»
Harry si schiarì la voce, Ron teneva lo sguardo basso.
Ancora una volta fu Hermione a parlare.
«Ci scusi davvero tanto se la disturbiamo, ma...ecco, vede, noi...»
«Vieni al sodo, ragazzina. Non ho tempo di stare qui tutta la mattinata ad ascoltare i tuoi problemi.»
«Ecco...io avrei smarrito un oggetto, e vorrei sapere se magari lei lo ha ritrovato.»
«Ah. Sì. Vieni, che ti faccio vedere l'armadio degli oggetti smarriti. Vedi di sbrigarti però.»
«Grazie, signore!» disse Hermione, soddisfatta.

Mentre Gazza scortava Hermione verso un grosso armadio antico dalla parte opposta della stanza, Ron notò una pila di fogli sulla scrivania. In silenzio, li indicò a Harry. Erano di pergamena rosa, ed emanavano un lieve profumo.

Ron e Harry pensarono la stessa cosa nello stesso momento: “Lettere d'amore!”

Chiedendosi perché mai i due avessero iniziato a ridere, Hermione continuò a frugare nel grande armadio, voltando loro le spalle. Gazza stava tenendo d'occhio gli oggetti con grande attenzione, dunque non si era accorto di nulla.

Anche stavolta Hermione dovette rassegnarsi all'evidenza. Purtroppo Gazza non aveva ritrovato il suo cofanetto.

«Mi scusi se le ho fatto perdere tempo...ma quello che cercavo non c'è.»
«Ah, lo sapevo. Come al solito vi siete presi gioco di me. Se potessi, vi punirei, ma ho qualcos'altro per te, signorina Granger. Dopotutto sei un prefetto, dunque è tuo preciso dovere...»e sottolineò la parola “dovere”«rispettare gli ordini degli insegnanti, e pure quelli di un custode come me.»

Hermione lo guardava, perplessa.

«Quindi devi fare una cosa per me. Devi consegnare questa» le porse una busta di pergamena ingiallita «alla professoressa Cooman. E devi farlo appena puoi, chiaro?»
«Ma...ma signore...adesso ho lezione!»
«E allora...dopo la lezione fili su nell'aula di Divinazione e gliela consegni. Qualcosa non ti è chiaro, Granger?»
Hermione fissò la busta per un attimo.
«No signore. E' assolutamente tutto...cristallino.»

Non appena Hermione fece per voltarsi, Gazza la fermò:
«E...mi raccomando. Gradirei che non mostrassi la busta a quei due.»
E indicò Harry e Ron, ancora persi nelle loro risate.
Hermione annuì.
«Harry? Ron? Sarà meglio che andiamo, sennò faremo tardi a Trasfigurazione. Arrivederci, signor Gazza, e ancora grazie!»


«Allora, Hermione, cos'è che ti ha passato Gazza? Dai, sono curioso»
«Harry...saranno pure affari suoi, no?»
«Scommetto che ti ha dato una lettera da consegnare alla Cooman.»
«Cooosa? E tu che ne...»
«Io e Ron abbiamo visto una pila di lettere rosa sulla scrivania di Gazza. Evidentemente, per non farsi vedere in giro insieme, lui e la Cooman si tengono in contatto così.»
«Anche se fosse? Harry, nessuno ha il diritto di leggere la posta altrui!»
«E dai, Hermione!»
«Ron! Adesso ti ci metti pure tu?»

Ron alzò entrambe le mani in segno di resa. Harry intanto aveva cambiato espressione. Guardava Hermione con occhi tristi, supplichevoli, e simulò un tremolio del labbro inferiore, che riuscì alla perfezione.

«Oh...no, Harry. Niente da fare.»
«Ti prego...»
Hermione alzò gli occhi al cielo per l'ennesima volta.
«Oh...e va bene! Ma dopo Trasfigurazione. Però fate voi, io non voglio leggere cose che non mi riguardano.»
«Dì la verità...anche tu sei curiosa...» insinuò Ron.
«Ronald, per piacere...»

Le due ore di Trasfigurazione parvero non passare mai, in attesa del momento in cui le parole dolci di Gazza per la sua Sibilla sarebbero venute allo scoperto. Per tutto il tempo Hermione prestò totale attenzione alla spiegazione della Mc Granitt, ignorando le richieste di aiuto da parte di Ron e le risate di Harry.

Quando la lezione finì, Harry e Ron si fiondarono immediatamente fuori dalla porta, mentre Hermione sistemava le sue cose nella borsa con assoluta calma.

«Allora, fuori la lettera!»
«Calmati, Harry, sennò si rovina.»

Erano seduti sulle scale che portavano all'aula di Divinazione. Quando Hermione liberò la lettera dal sigillo, ne tirò fuori un foglio di vecchia pergamena stropicciata e, ignorando Harry e Ron che si spintonavano per riuscire a vedere qualcosa, iniziò a leggere.

«Mia cara -ehm- Focaccina?»

Harry e Ron esplosero. Anche lei fece decisamente fatica a rimanere seria. Dopo aver ritrovato l'autocontrollo necessario a proseguire, continuò:
«cosa ne dici se ci incontriamo oggi pomeriggio alle 13 lì da te? L'altro giorno a Hogsmeade ho comprato qualcosa di molto audace, e gradirei mostrartelo. Posso solo dirti che si intona perfettamente al completino che indossavi sabato sera.
Ti prego, fammi sapere al più presto, tuo Arrrrgus.»

Cadde un silenzio di tomba. Prima che potessero ricominciare a ridere, Hermione dovette riporre la lettera nella busta e risigillarla con un incantesimo, perché avevano avvistato Mrs Purr che si dirigeva verso di loro.

Iniziarono a salire le scale, e Hermione continuava a ripetere:
«Autocontrollo, vi prego, autocontrollo. Dopo potrete fare quello che volete.»

Dopo diverse centinaia di gradini giunsero alla porta dell'aula di Divinazione. Bussarono, e da dentro sentirono la voce della professoressa Cooman giungere, come dall'Oltretomba:
«Sì, chi è?»

Hermione aprì la porta. Subito il penetrante odore di incenso e polvere si insinuò nelle loro narici.

La professoressa Cooman sedeva su una grande poltrona al centro dell'aula, e i suoi numerosi scialli decorati di perline scintillavano sotto la luce che filtrava dalle pesanti tende.

«Professoressa, dovrei consegnarle questa...da parte del signor Gazza.»

Ron dovette pestare un piede a Harry, che stava per scoppiare a ridere.

La Cooman fissò la lettera con quei suoi occhietti, che apparivano minuscoli dietro le spesse lenti, e disse:
«Oh, grazie. Grazie mille mia cara.»
Poi fissò Hermione.
«Ma...noi ci conosciamo, vero?»
«Oh...sì, professoressa.»
La Cooman parve riflettere per un momento, poi continuò:
«Ah, sì. Mi ricordo di te...»
Hermione arrossì.
«Porgimi la mano, cara.»
«Come, prego?»
«La mano. Voglio vedere cosa ti riserva il futuro.»

Harry alzò gli occhi al cielo. Ron invece guardava interessato la scena. Hermione non riuscì a trovare in tempo una scusa per sottrarsi alla tortura.

«Hmmm...Oh! Cosa vedono i miei occhi! Tu sei molto triste, mia cara. E...hai smarrito qualcosa a cui tenevi molto, non è forse vero?»

Hermione spalancò gli occhi, mentre la Cooman la fissava con sguardo eloquente.

«Beh...il mio consiglio è di...cercare l'ovvio. E poi...vedo anche l'amore. Una bellissima linea dell'amore, dico davvero. Troverai l'uomo della tua vita! Molto presto. Tra qualche anno. Forse.»

Hermione ritrasse la mano, arrossendo.

«Oh, grazie, la ringrazio davvero molto. Ora però...sa, dovremmo proprio andare...»
La Cooman parve sorpresa.
«Beh, sì, capisco. Questi giovani, sono sempre così impegnati...»

Poi il suo sguardo occhialuto si spostò su Harry.

«Oh! Mio caro! Mio caro, cosa vedono questi occhi! Pericolo, pericolo di morte! E' lì, che ti aspetta dietro l'angolo...»
«Grazie...grazie professoressa Cooman...» disse Harry, mentre tutti e tre scappavano dall'aula di Divinazione, lasciando la presunta indovina a vaneggiare in solitudine.

«Quanto non sopporto quella donna!» iniziò Hermione, sbuffando rumorosamente.
«Però...» si intromise Ron, timidamente. «Quando ti ha, ehm, letto la mano...ha parlato di qualcosa che in teoria avresti perso. Magari...»
«Sì, ma...che diamine significa “cercare l'ovvio”? Sono parole senza senso, andiamo!»
Ron non disse nulla. Anche Harry stava pensando.
«Sentite, cosa ne pensate se andiamo a pranzo? Io ho un certo appetito, e ho voglia di dimenticare questo incubo.»
«Quale incubo?» chiese Ron.
«Il pensiero di quello che accadrà oggi alle 13 nell'aula di Divinazione.»

E tutti e tre risero, mentre si dirigevano verso la Sala Grande.



Ecco qui! Questo capitolo non è particolarmente incentrato sui nostri Ron/Hermione, ma costituisce secondo me un piacevole intermezzo. Non vedo l'ora di sapere cosa ne pensate! E ora un po' di ringraziamenti!


Daniel14: Sì, Ron sta dimostrando di essere un vero uomo, hehe. Certo, Piton rimane sempre Piton: ha sempre il suo “fascino” da stronzo, sennò non sarebbe più lui!Ehhh il regalo scomparso è proprio un bel mistero...

Nikodemo: ecco qui gli sviluppi, sperando che tu li abbia trovati interessanti! ^^ Concordo, anche a me piace vedere Malfoy schiantato ogni tanto (ma non troppo, perché in fondo trovo caruccio pure lui XD), soprattutto da Ron. Finalmente gliel'ha fatta pagare dopo l'episodio delle lumache! (e sottolineo: anche quella volta era sempre per difendere Hermione!).

Emma94: sì, Ron è stato davvero eccezionale...magari qualcuno difendesse anche me con lo stesso ardore...Non preoccuparti, alla fine lo ritroveranno (si spera!).

EDVIGE86: davvero? A me non è mai capitato, però capisco che non deve essere carino essere trattati così! Comunque ne ho anche io di prof odiosi...

Gluck88: aggiornata! Comunque non credo che Hermione lascerà che Ron si dimentichi di lei tanto facilmente, hehe...




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