Bambola gotica

di Pervinca_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Bambolina gotica ***
Capitolo 2: *** Bambola di stoffa ***
Capitolo 3: *** Il Burattinaio Crudele ***
Capitolo 4: *** Il teatrino ***



Capitolo 1
*** Bambolina gotica ***


Fan Fiction su Hp



Lacrime.
Rabbia.
Dolore.
Astrid sbattè i pugni sul pavimento gelido,mentre il suo corpo magro era scosso da singhiozzi violenti.
Era a terra,al centro della stanza sul pavimento polveroso. Le valigie sfatte , pile disordinate di vestiti e oggetti riempivano tutta la camera ,le lenzuola erano a terra.
Fuori dalla finestra la pioggia batteva insistente e i fulmini illuminavano minacciosamente il cielo nebuloso.
Il treno passò in quel momento facendo vibrare il pavimento.
Schegge di legno vecchio le si erano conficcate nella mano e il sangue le colava lento per il braccio. Ma non le importava,non sentiva dolore tanto era anestetizzata dalla rabbia. Avrebbe voluto urlare,urlare fino a farsi bruciare i polmoni, fregandose dei maghi bigotti ed ottusi,così insignificanti, che dormivano al piano di sotto del "Paiolo magico". Avrebbe voluto squarciare quel senso di "ovattato",rompere quella nube di opprimente silenzio che la circondava,sfogare la sua rabbia.
Ma non poteva,non poteva.
Poteva soltanto restare a terra,a ferirsi le mani sul pavimento piangendo lacrime amare,che le facevano colare sulle guance troppo pallide il pesante trucco scuro,appicicandole al viso i capelli corvini e mossi. Poteva solo piangere gettata a terra,con i suoi vestiti da bambola gotica in perfetta armonia in quel contesto lugubre.
E così, piangendo e reprimendo l'istinto di urlare Astrid, infine ,svuotata si addormentò sul pavimento,illuminata di tanto in tanto dalla luce abbagliantedei lampi.

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Astrid si svegliò sul pavimento,indolenzita e tremante di freddo. Non era ancora l'alba,e fuori pioveva ancora.
Cazzo,ma non erano a Settembre? Tempo del cavolo.
Si tirò a sedere,osservando le gocce che battevano sulla finestra.
Ma perchè deve sempre piovere nei momenti peggiori? Doveva essere perseguitata da una maledizione,o avere il malocchio.In effetti,conosceva un sacco di persone che potevano avercela con lei.
Sì,sicuramente era qualcosa del genere.
O forse no. Poteva essere soltanto la normalità climatica tristemente conosciuta della Gran Bretagna. Ecco perchè i loro maledetti prati erano così orribilmente verdi.
Oh Cristo,quanto odiava Londra.
Astrid si costrinse ad alzarsi e a diregersi verso il bagno per farsi una doccia e per liberarsi dei rimasugli di trucco e sangue che aveva addosso.
Ora le mani le facevano male. Cavolo.
La doccia calda la rinvigorì e la fece sentire decisamente meglio. O almeno,le fece dimenticare per qualche minuto quello a cui stava ostentatamente provando a non pensare.
Calore...
Finita quella manna divina,Astrid acchiappò i resti del suo breve soggiorno a Diagon Alley e li appallottolò disordinatamente in una sacca , che buttò senza tanti complimenti accanto al vecchio baule che aspettava accanto alla porta.
Gettò un'occhiata distratta all'orologio da polso buttato sul letto sfatto. Le sei e dieci. Con un sospiro cercò qualcosa da fare,qualunque cosa,che le impedisse di stare ferma a pensare.
Nulla in vista.
Non le restava altra scelta. Tutto sarebbe stato meglio di quei pensieri che minacciavano di fare nuovamente capolino. A quanto pareva,la crisi isterica della sera precedente non li aveva ancora soddisfatti.
Fece il letto e rassettò la camera come non aveva mai fatto per tutto il soggiorno,tirando le lenzuola fino a strappare loro un gemito di dolore,spazzando il pavimento e buttando le cartacce sparse ovunque.
Pulire...solo questo...non pensare...
Ok,e ora? Erano ancora le sette meno venti... avrebbe dovuto aspettare almeno le otto per prendere il taxi.
Nonpensarenonpensarenonpensarenonpensare...
Graaaa....
Sbunf.
Ecco finalmente una distrazione decente. Che in effetti sarebbe stato un dovere se non se ne fosse dimenticata...
Flex e Mizar.
La pipistrella doveva essere rientrata qualche ora prima,ma avendo trovato la gabbia coperta da un panno chiusa ora girava sotto il letto facendo una gran confusione. E Mizar,il corvo,si doveva essere appena svegliato.
-Oh cavolo!- esclamò Astrid alzandosi velocemente. Aprì la gabbietta scura,piuttosto piccola ,e la posò a terra vicino al letto.Immediatamente una Flex decisamente seccata vi si precipitò dentro .
Astrid poi si arrampicò in cima all'armadio,a recuperare la gabbia più grande,fatta con uno strano metallo argentato e dall'aria piuttosto costosa,che conteneva un Mizar esasperato dalla prigionia. Appena la porticina si aprì,il corvo volò in giro per la stanza gracchiando in segno di protesta e sgranchendosi le ali.
- Non fate i permalosi, antipatici volatili. Mi ero solo scordata...-
i due non sembrarono interessati alle sue parole. Flex probabilmente già dormiva,mentre Mizar stava facendo la sua migliore espressione da stella offesa.Solo a quel corvaccio poteva riuscire una cosa del genere!
- Piantala Mizar.. Anche se porti il nome di una stella non significa che tu lo sia davvero! Smettila di darti tante arie.- sbuffò Astrid. Il volatile la ignorò deliberatamente e si posò sul lampadario a pulirsi le piume.
- Odioso pennuto.-
Guardò di nuovo l'ora,come so i quel misero lasso di tempo potesse aver preso a correre. In parte ci sperava.
Non fu così fortunata. Le sette precise.
Perchè il tempo non si dava una mossa e non la smetteva di scivolare lentamente avanti come un grosso viscido lumacone bagnato?
Lentamente,lentamente...
E i ricordi ,soprattutto quelli sgradevoli,spingevano sempre di più per rompere la porta che momentaneamente le relegava nel subconscio della ragazza.
Non pensare,non pensare...
Allora decise. Se fosse arrivata un po' in anticipo non sarebbe cambiato molto,no?Al massimo avrebbe fatto colazione da qualche parte alla stazione,aveva ancora un po' di soldi babbani. Sì,avrebbe fatto così. Non poteva più aspettare.
- Mizar! Vieni qua,stupido uccello,lasciamo questa topaia. Però se vuoi restare fa pure...sarebbe una liberazione.-
Il corvo però scese volteggiando in cerchio per andare a posarlesi sulla spalla, dove per dispetto le tirò il pircing ad anellino nella parte superiore dell'orecchio.
- A quanto pare non sono così fortunata.- rispose Astrid in tono acido,cercando di scacciarlo.
Ma Mizar non se la prese.In fondo conosceva bene la sua padrona,abbastanza da poter capire veramente quelle parole falsamente dure usate per coprire una fragilità nascosta. In fondo,il corvo assomigliava parecchio alla ragazza.

Pioveva ancora. Astrid seduta al riparo nel taxi osservava distratta le auto che sfrecdciavano tutt'intorno a quella scatoletta di ferro che era la macchina. Di tanto in tanto l'autista le gettava occhiate sospettose.Probabilmente in quel momento si stava ripromettendo di bloccarla non appena avesse accennato mosse strane.Lo sguardo dell'uomo aveva indugiato sulle mani ferite.Lei lo preoccupava.
Beh,non era di certo il primo,pensò amaramente Astrid.
Decise di togliere almeno un peso sia a sè stessa che all'autista.
Non poteva negare di avere con sè due strane gabbie,fre cui una con un corvo arrabbiato,non poteva cancellare il suo essere diversa,almeno non in quel momento, non poteva spiegargli che non si era ferita le mani picchiando qualcuno. Però poteva sollevare l'uomo dall'incombenza di sorvegliarla in caso "tentasse cose strane", e poteva concedersi qualche ora di oblio.
Astrid appoggiò la testa al sedile e crollò in una specie di lungo dormiveglia.

- Sveglia ragazzina,siamo arrivati.-
Astrid aprì pigramente gli occhi grgi e guardò l'autista per qualche istante.
- Grazie.-mormorò.
Fece per cercare i soldi,ma l'uomo la bloccò.
- Lasci stare signorina.La compagnia mi ha avvertito una ventina di minuti fa che suo padre ha già pagato per il suo trasporto...-
- E i suoi soldi?-
- Quando tornerò indietro mi pagheranno.- l'uomo sorrise in maniera molto tirata,forse cercava di farsi perdonare lo sguardo di gelida diffidenza che aveva riservato alla strana ragazzina che lo aveva bloccato in quella mattina uggiosa .
Astrid alzò le spalle.A quanto pare tutto era stato previsto.
Ingiustizia...
Scese sotto la pioggia e provò a caricare i suoi bagagli sul carrello,mentre cercava nuovamente di zittire la rabbia. L'effetto trenquillizzante dell'oblio era esaurito.
Respira Astrid,respira.Non pensare a niente. Concentrati sul caricare il baule su questo cavolo di carrello senza rovesciare Flex o distruggere la gabbia di Mizar. Puoi farcela.
Il taxista intanto continuava a guardarla senza muovere un dito. Alla sua occhiata disperata rispose facendo uno strano gesto con la mano.
Oddio,anche questo...
La credeva una strega malefica,una sciamana,uno spirito. Astrid conosceva il gesto,Vijei lo faceva sempre per prenderla in giro...
No,no,no. Non pensare,non pensare,non pensare...
L'autista continuò a gesticolare,mentre la osservava strizzare gli occhi e combattere con l'ombrello mezzo rotto.
Oh,bene... si sarebbe dovuta arrangiare.
Come sempre.
Era appena riuscita a sistemare tutto,quando due ragazzini la urtarono violentemente,facendola cadere a terra.L'ombrello rotolò via,pioggia e fango le inzupparono i vestiti.
Dovette ricorrere al suo autocontrollo per non tirare fuori la bacchetta da sotto la maglietta e lanciargli una qualche fattura. Oppure,ancora meglio,prenderli a pugni,per sfogare tutta la sua frustrazione.
Sta calma,Astrid. Sta calma.
Infine si ritrovò all'interno della stazione principale di Londra all'ora di punta,con un due gabbie piuttosto vistose (come se non bastasse già lei ad attirare l'attenzione),fradicia di pioggia e con un'anticipo di due ore e mezza. Fantastico.
Sospirando infilò una mano nel borsellino che teneva legato in vita. O almeno ci provò.
Le avevano rubato il borsellino, con una decina di sterline babbane e cinque galeoni. Maledetti ragazzini!Avrebbe dovuto davvero prenderli a pugni.Anzi,meglio una maledizione,visto che non era decisamente ciò che si definiva una campionessa di kung fu.
Sospirando ringraziò per aver chiuso nella sacca violacea la "Vera" borsa dei soldi.Però quelli babbani li aveva finiti.
- Allora Mizar,che si fa?-
Astrid era nervosa in mezzo a tuuta quella gente. Si sentiva braccata,rinchiusa,in gabbia.
Troppe facce anonime,troppe voci indistinte,troppa confusione. La ragzzina si strinse convulsamente addosso i vestiti fradici,rabbrividendo per il freddo e per il crescente senso di claustrofobia.
Scappare... voleva volare via da quella folla soffocante....lontano...
Infine si diresse verso il bagno,ignorando le regole ed entrando dentro con tutto il carrello. Non poteva permettersi di farsi rubare qualcos'altro.
Premette il pulsante dell'asciugatore per le mani ad aria calda e cominciò ad utilizzarlo per rendere i vestiti meno freddi e bagnati. Mentre era a metà dell'opera,si ricordò di avere con sè le valigie e di potersi cambiare.
Stupida.
In fretta frugò nel baule disordinato prendendo le prime cose che trovava,senza nemmeno farci caso.Si infilò in uno dei cubicoli per cambiarsi,sperando vivamente che non le rubassero il carrello. Sarebbe stato pericoloso.
Per i ladri,ovviamente.

Stava decisamente meglio con gli abiti nuovi addosso. Eppure,il freddo non si decideva ad abbandonarla.
Il freddo di chi si sente perduto...il freddo che solo una persona che si è trovata sola,in un paese sconosciuto,senza una casa,senza la sua famiglia può capire....
Forse se si fosse asciugata i capelli ancora umidi,quel ghiaccio l'avrebbe lasciata.
Illusa...
Mentre i il soffio violento del phon le arruffava i capelli intricati,Astrid non potè fare a meno di pensare a casa sua. In quel periodo,di solito, girava ancora scalza per casa, vestita in modo leggero mentre osservava il mare dal moletto diroccato. I capelli fradici le venivano asciugati dal vento leggero,lo stesso che animava le onde troppo vicine.
Casa...
Cercò istintivamente qualcosa di familiare,appartenente soltanto a lei...qualcosa che sapesse di casa...
Involontariamente si ritrovò a fissare lo specchio.
Astrid era alta per i suoi sedici anni,troppo magra e scarsa di seno,immancabilmente vestita di scuro. Bambola gotica, bambola spaventosa,fantasma. L'avevano chiamata in tanti modi per il suo modo di vestire. La gonna asciutta che si era messa era una sovrapposizione di tessuti viola e neri,gonfiata dal tulle della sottogonna. La maglia c'entrava poco (figuriamoci se ne prendeva una in tinta...) ma non le importava granchè. Maniche larghe e troppo lunghe,nastri rossi la attraversavano come ferite aperte.
Diversa...
I capelli corvini,mossi e scuri, che le scendevano ancora umidi sulle spalle contrastavano con la carnagione chiara del viso,coperto per buona parte dalla frangia troppo lunga e stranamente liscia.Le orecchie sbucavano chiare in quella foresta scura,con troppi buchi che ne percorrevano il contorno. Gli occhi di un grigio venato a tratti da pagliuzze di un colore indefinibile , a malapena visibili sotto la coltre della frangia,erano truccati di scuro,cerchiati da aureole nere di matita e eye-liner che miracolosamente non si erano sciolti nonostante tutta l'acqua che aveva preso. Le labbra esangui e carnose erano screpolate, per un gelo che era arrivato troppo presto.
Bambola gotica...
Come al solito teneva le spalle incurvate,come a volersi nascondere dentro sè stessa, stringendosi con la mano libera dal phon la spalla opposta.
Paura...
La sua posizione di difesa abituale.La sua difesa contro il mondo.
Gurdò di nuovo il suo volto,sentendo per un'attimo di comprendere il taxista. Faceva paura.
Eppure,era soltanto lei.Astrid Craw. Cupa,scura, timida,strana. Appassionata,forte,indomabile.
Ecco tutto ciò che le era rimasto di casa. Se stessa.
Una bambolina rotta e insignificante,persa in un mondo troppo grande.

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Questa è la mia prima fan's fiction su Harry Potter,perchè non amo particolarmente usare personaggi creati da altri. Questa storia è nata per esperimento,leggendo sul forum una discussione sulle Mary Sue nel mondo delle fiction su Hp. Ho provato a creare un personaggio diverso dai soliti originali,una ragazza difficile e confusa che non riesce ancora a capire il mondo in cui si trova. Ho evitato il più possibile i tratti della Mary Sue,se ne trovate evidenziateli,cercherò di provvedere.

Nota Bene : La storia è ambientata dopo il quinto libro, non dovrebbe presentare spoiler (almeno per il momento) e non tiene conto dei fatti avvenuti nel sesto.
Momentaneamente non sono ancora del tutto certa degli sviluppi della trama,perciò andando aventi ci potrebbero essere cambiamenti di rating (non oltre l' arancione però) e personaggi.


Altra cosa: questa storia è dedicata a _darkLily_,fantastica scrittrice e fan writer su Harry potter,nonchè mia carissima amica.


Per favore recensite,possibilmente in modo costruttivo,senza farvi scrupoli di alcun genere.Nel senso che,se la storia non vi piace,ditemi senza problemi di darmi all'ippica, spiegandomi però gli errori e le cose che non vi sono piaciute.Grazie tantissime!

Grazie per aver letto!^^





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Capitolo 2
*** Bambola di stoffa ***


wedwed Astrid girovagava per King Cross,cercando il binario.
9 e ¾…9 e ¾…
Dove accidenti stava il 9 e ¾?
Binario 5,binario 6,binario 7,8…
Ed ecco la barriera tra il 9 e il 10.
Astrid chiuse gli occhi mentre si preparava ad attraversare,ricordando le spiegazioni del padre.
E sperando che il genitore non volesse solo avere un problema in meno da mantenere…però, anche correndo,probabilmente non si sarebbe uccisa contro il muro.
Peccato…
Astrid prese la rincorsa e si gettò contro la barriera, sballottatta e spinta dalla folla frettolosa.
Improvvisamente,la confusione svanì.
Niente più gente,niente più rumore,niente più Babbani.
Solo un treno,un’antica locomotiva,ferma sui binari aspettava tranquillamente l’ora della partenza.
Espresso di Hogwarts…
Non si poteva essere sbagliata.
Astrid si guardò in giro,osservando la banchina deserta. C’era solo lei.
A quanto pare la popolazione magica inglese non aveva la fissa per l’anticipo…meglio così.
Mancavano ancora due ore alle undici,e Astrid sarebbe potuta rimanere un po’ in pace da sola.
Sola…meglio farci l'abitudine...
La ragazzina spinse il carrello fino ad una panchina nascosta in ombra,dietro una colonna in mattoni come tante altre. Lo posizionò a pochi centimetri dal bordo,poi si accovacciò sulla panca.
Gli anfibi con la punta di ferro colpirono il bordo metallico ,producendo un inquietante eco.
Astrid si raggomitolò su se stessa,chiudendo gli occhi e premendo le guance chiare sul legno ruvido.
I capelli le ricaddero in avanti,coprendole il vio. Lei non li scostò.

Quanto avrebbe voluto essere a casa sua,a miglia da lì. In quel momento, se ne sarebbe stata tranquillamente seduta sul ponte della nave a guardare le onde.
Non sarebbe stata triste e sola,avrebbe solamente apprezzato la malinconia del tramonto e sentito il suo cuore pulsare con le onde.
Avrebbe sorriso con loro,con i suoi amici,con Alexandra e Vijei, …
Chissà se stavano pensando a lei in quel momento.Gli sarebbe mancata?
Cosa non avrebbe dato per tornare indietro…

Astrid si ritrovò a sorridere,un sorriso amaro e ferito,un sorriso per non piangere.

Com’è strano,quando perdi qualcosa improvvisamente questa aumenta di valore…
Anche i ricordi della Scuola cominciavano a sembrare belli.
Sembrava quasi che le sofferenze,i pianti,i dolori fossero scomparsi.
Astrid si raggomitolò ancora di più ,mentre richiamava alla mente le realtà peggiori.

“Vampiro,vampiro… guardati Astry. Non sei una strega…non sei neppure umana.Secondo me ti nutri di sangue,e ti trasformi in pipistrello. E in quella gabbia coperta da quel cencio in verità c’è il tuo amante!”

“Ma Flex è una femmina…”

“Appunto…Vampy, non mentirci….”

“Io non mi chiamo così!Sono Astrid! E poi non è vero…”

“Astrid? Che nome brutto bambina…dovresti ringraziarci che te ne abbiamo trovato uno migliore..Vampy”


La bambina di undici anni,magra,uno scricciolo,vestita di nero da capo a piedi,al suo secondo giorno di scuola, scoppiò a piangere.

Astrid scosse la testa,cacciando il ricordo e il dolore.
Quello era stato solo uno dei tanti episodi in cui l’avevano presa di mira.
Diversa…
Sì,è vero,in fondo era diversa. Una bambola gotica in un mondo di Barbie. Troppo antica,troppo immortale,troppo vera per coesistere con loro.

A Vijei e Beatrice però piaceva. Erano suoi amici.
E in fondo,anche a Scuola tutti avevano finito per accettare la sua presenza. Di solito la ignoravano,per paura o antipatia,ma a volte un sorriso gentile e spontaneo veniva anche dai compagni.
Erano le “Barbie”,come le chiamava,la sua piaga.
La puntavano,la prendevano di mira, la schernivano,seguite a ruota da quel branco di idioti che le assecondava.
Le risse,gli inseguimenti,gli incantesime e le fatture...aveva imparato più maledizioni nei litigi in corridoio che durante le lezioni.
Però,forse,tutti quei guai e quei tormenti avevano avuto una loro utilità.
Adesso Astrid era più forte,più sicura...
O forse solo più spaventata...
La ragazzina strinse i pugni,ferendosi i palmi con le unghie mangiucchiate.
L'aveva odiata,la Scuola...

Allora cosa c’è che non va? Non può andare peggio,no? Perché hai così paura?

Perché lì,alla Scuola italiana dell'arte magica "Seluilion"(*),ormai l’avevano accettata.
Come uno sbaglio,un’errore,unacatastrofe ineluttabile,va bene,ma faceva sempre parte di un contesto. Era qualcuno.
Alla fine,anche le “Barbie” si erano abituate.
Qualche fattura in volo nei corridoi,parolacce e insulti a tutto spiano,però ormai anche loro ammettevano la sua presenza.
E poi aveva i suoi amici.
Ora avrebbe dovuto cominciare tutto da capo…
Ascoltare gente che cercava di convincerla a cambiare,sopportare le occhiate curiose,i dispetti…

Astrid ricacciò indietro le lacrime.
Qualsiasi cosa sarà meglio che là,qualsiasi luogo sarà migliore,qualsiasi cosa…

Mizar gracchiò in segno di conforto.
Oddio,ora era compatita anche da un corvo?

Un rumore interruppe i suoi pensieri.
Astrid si tirò a sedere di scatto.
Un gruppo di ragazzi stava attraversando la barriera,ridendo.
Astrid,spinta da chissà quale impulso illogico si nascose dietro la colonna,premendo la schiena contro i mattoni umidi,il cuore in tumulto.
Di cosa aveva paura?
Erano solo ragazzini,per l’amor del cielo!
Eppure rimase lì,immobile,gettando di tanto in tanto occhiate ai nuovi arrivati..
Erano più piccoli di lei,dimostravano massimo tredici anni.
Oddio,perché era così stupida?
Aveva paura di sei tredicenni.
Scosse la testa,come per scacciare l’ansia.
Sì,era proprio scema.
I ragazzini scherzando e chiacchierando passarono oltre,mentre le loro voci risuonavano troppo forti nel silenzio.Non fecero caso al carrello abbandonato,e troppo presi da un discorso già cominciato si sistemarono distanti dalla ragazzina nascosta.
Grazie al cielo…
Il pensiero le attraversò la mente prima che potesse rendersene conto.
Stupida…
Astrid si sedette sul pavimento freddo ,posando la testa sulle ginocchia.
Stupida,stupida,stupida…
Sentiva il rumore e il vocio della gente che cominciava ad arrivare,i saluti dei compagni che si rivedevano dopo l’estate,l’emozione classica di ogni inizio anno palpabile nell’aria.
Perché si sentiva così estranea,così sbagliata?
Perché continuava a restare nascosta dietro quella maledetta colonna?

Improvvisamente il bozzolo di chiacchiere e risate si spezzò,per diventare uno strano silenzio carico di attesa. Astrid si sporse dal suo nascondiglio,curiosa di trovare la fonte del cambiamento.
Un ragazzo magro,alto,con dei capelli indomabili e spessi occhiali ,si faceva strada tra la piccola folla arrivata fino a quel momento che ,dal canto suo, si apriva come il mar rosso al suo passaggio.
Accanto a lui camminavano una ragazza riccia,dall'aria severa,e una folla di ragazzini dai capelli rossi.
Harry Potter…il-bambino-che-è-sopravvissuto…
Giusto… le sembrava di aver sentito qualcosa in proposito da sua madre,ma in quel momento era troppo occupata a urlare e a sbattere le porte per prestarle attenzione.
Le scenate non portano a nulla...
Astrid lo guardò per qualche istante,poi distolse la attenzione. Sentiva i bisbiglii frusciare come le foglie in autunno.
Il che,come sapeva,poteva essere estremamente sgradevole…
O forse no. Sembrava che Potter stesse ricevendo commenti ammirati,più che di disprezzo o di scherno.
Buon per lui.
Astrid si ritirò di nuovo dietro la colonna.
Esci da qua dietro…ce la puoi fare…ce la puoi fare…
- Va tutto bene?-
Una voce la fece sobbalzare. Una ragazza le si era fermata accanto e la guardava con aria di distratta attenzione.
Astrid era spiazzata. Non aveva mai visto uno sguardo così strano... e quegli occhi erano così grandi...
Distratta attenzione?... sono opposti…opposti uniti?
- S-sì,va tutto bene…grazie..-
Rispose,osservando la sua interlocutrice. Il suo aspetto bizzarro la colpì: i capelli biondo sporco disordinati e lunghi,gli occhi enormi,l'aria svagata.... e cos'erano quelli? Spettrocoli?
- Ah bene,pensavo ti avesse colpito un Gorgosprizzo…sono invisibili,ti entrano nelle orecchie e ti confondono il cervello.-(**)
- Un che cosa?-
Ma che strane bestie girano a Londra?
- Gorgosprizzo - ripeté la ragazza,gentile.
- Lunatica!!Luna!- una voce interruppe la strana conversazione.
- Oh,mi stanno chiamando…ci si vede…-
- C-ciao…- rispose incerta Astrid mentre "Lunatica" (era il suo nome?)si allontanava tra la folla.
Più sicurezza Astrid! Piantala di sembrare esitante…comunque non puoi passare qui dietro tutto il tempo…
Prendendo fiato come se si fosse dovuta immergere in un lago ghiacciato si spostò dall'ombra rassicurante dei mattoni.. Il suo carrello stava ancora al suo posto per fortuna…

- E’ proprio suonata Lunatica LoveGood…un Gorgosprizzo, ma per favore…-
Un gruppo di ragazzine stava ridacchiando esplicitamente, indicando di tanto in tanto la chioma bionda e disordinata che si muoveva in lontananza.
Barbie…
Astrid si affrettò ad allontanarsi da loro,sentendo un moto di simpatia per Luna farsi strada nel mare d’ansia che la tormentava.
Forse,persino il cuore di porcellana già scheggiato di una bambolina gotica si sarebbe potuto aprire all'amicizia di quella colorata bambola di stoffa, ed entrare persino a far parte in modo quasi omogeneo del nuovo teatrino delle bambole che stava per aprire il sipario...

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(*) Sono consapevole che il nome "Seiluilion" è piuttosto brutto e ridondante,ma in effetti ho avuto difficoltà a trovare il nome per una scuola di magia italiana.
Avevo preso in considerazione l'idea di farla in un altro paese,ma onde evitare strafalcioni ed errori ho preferito optare per il luogo che conosco meglio. Il nome è un anagramma della parola "Illusione",però accetto consigli per migliorarlo. Grazie mille!

(**) Dialogo preso da "Harry Potter e il principe mezzosangue" pagine 133-134.

Un ringraziamento particolare a lockheart, Michy90,Mosa,_darklily_ e Hotaru_Tomoe per le recensioni.

Grazie mille per aver letto.





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Capitolo 3
*** Il Burattinaio Crudele ***


uuuuuuuuuuuu
Mancava poco alla partenza,e Astrid era sempre più nervosa.
Calma...stai calma...
Si portò automaticamente la mano alla bocca e cominciò a mangiucchiarsi le unghie già praticamente inesistenti.
Sentiva la galvanizzazione che la circondava,che solo l'inizio di un'anno scolastico fuori dal comune poteva dare,mista a una strana sensazione di angoscia collettiva.
L'inizio della scuola era stato una liberazione per tutti i ragazzi lì riuniti.
Non avere più paura, un posto sicuro dove stare, una pace apparente.
Finchè ci fosse stato il professor Silente tutti gli studenti sarebbero stati al sicuro.
Però...
Il nuovo senso di colpa appena nato e la paura per i propri familiari non facevano altro che serpeggiare fra la folla di ragazzi.
E se fosse successo qualcosa,mentre loro erano via?
Che diritto avevano di essere gli unici a salvarsi?
Maledetta guerra...


La ragazzina si guardò intorno,vide i familiari abbracciare figli e nipoti mentre si avvicinava il momento del distacco. In pochi erano saliti sul treno,la maggior parte dei maghi cercava di prolungare quella manciata di minuti che era loro rimasta.

- Non voglio andare,mamma,non voglio andare....-
- Piantala Elizabeth,anche la mamma e il papà sono andati in questa scuola quando avevano la tua età...fino all'anno scorso eri entusiasta,no?-
- Mamma,non voglio! Ti prego non lasciarmi da sola...ti voglio bene mamma....-
- Anche io Liz,ma devi andare lo stesso...-
La donna abbracciò stretta la figlia dalle lunghe trecce scure, come se fosse l'ultima volta.
Un'anno poteva essere lungo...

Astrid chiuse gli occhi,respingendo nuovamente le lacrime.
Lei non aveva nessuno da abbracciare. Lei era sola.
Non sarebbe mai voluta venire.
Piantala stupida. Piangere non serve a nulla. A nulla.

Astrid distolse lo sguardo,sentendosi di troppo in mezzo a tutti quegli scambi di dolorosi saluti.

Arrivederci,mamma...ciao papà...a Natale,si spera! Sempre che siate ancora vivi...

Maledetta guerra...
La ragazzina decise di salire sul treno.
Non avrebbe più disturbato gli addii, in quel modo.
Non si sarebbe più sentita esclusa...
Astrid ricominciò a spingere il carrello,cercando di non urtare troppa gente.
Maledetta guerra...

Fu allora che lo vide.
Lontano dalla folla,in disparte,appoggiato al muro,le braccia incrociate sul petto.
Un ragazzo,doveva essere di poco più grande di lei.
Anche lui solo,senza nessuno. Non sembrava neanche fare caso alla gente attorno a lui.
Anzi,non esattamente...
Stava fissando lei.
Astrid arrossì sotto quello sguardo verde intenso,le sue guance bianche si tinsero di rosso.
Era abituata a ad attrarre l'attenzione,e solitamente era immune agli sguardi della gente.
Ma lui...la guardava in un modo strano,quasi canzonatorio,troppo intenso.
Ok,mi sto rendendo ridicola. Un tizio mi guarda...e allora?
Astrid scosse la testa e riprese il percorso verso il treno.

Il baule, a quanto pareva, però non aveva alcuna intenzione di salire con lei.
Anzi ,si mostrava alquanto reticente.
Mizar gracchiava preoccupato dalla sua gabbia legata al bagaglio.
- Non mi distrarre corvaccio...sei anche tu che fai peso,renditene conto!- sibilò Astrid.
Improvvisamente il baule si spostò,e la ragazza cadde all'indietro,presa alla sprovvista.
- Scusa,ma sembrava ti servisse una mano...-
Alcuni ragazzi le si erano avvicinati sorridendo.
- Grazie...-
Dovevano avere più o meno la sua età a vista d'occhio.
Una di loro,dalle lunghe trecce bionde le tese la mano per aiutarla a rialzarsi.
- Io sono Hannah Abott,di Tassorosso,piacere-
- Astrid Craw...-
accettò l'aiuto e si tirò in piedi.
- Io sono Ernie MacMillan,Tasorosso anche io,molto piacere-
- Justin Finch-Fletchley,stessa casa-
- Terry Steeval,Corvonero,piacere-
- Susan Bones,Tassorosso-
- Andrew Lowett,Corvonero-
Astrid si ritrovò all'improvviso a stringere mani e a rispondere ai sorrisi cordiali con una brutta copia tirata.
Non era abituata a fare amicizia.
Infine,senza sapere con certezza neanche come,si ritrovò seduta in uno scompartimento accanto al finestrino,circondata da volti cordiali e chiacchiere tranquille.
Mentre i nuovi compagni continuavano a parlare,la giovane strega lasciò vagare lo sguardo fuori dal finestrino.
Il ragazzo che la guardava era scomparso, gli ultimi saluti si erano quasi conclusi.
Chi in lacrime,chi con un sorriso forzato,chi chiacchierando con falsa gaiezza,tutti si stavano avviando verso il treno,che sbuffava solerte.

Astrid osservò i suoi compagni di scompartimento.
Sotto la conversazione in apparenza spensierata era comunque impossibile non notare le occhiaie scure e le gote tirate,l'ansia era tradita dai piccoli gesti di ognuno di loro.
Susan,continuava a guardare tra la folla,forse in cerca di qualcuno,Hannah giocherellava con la punta della treccia. Anche i ragazzi,che si fingevano spavaldi,si tradivano con i muscoli troppo tesi e le posture rigide.
Maledetta guerra...
Avevano tutti paura.
In quel momento il treno prese a muoversi,dapprima lento,poi sempre più veloce,finchè la stazione non sparì dietro una curva.
Astrid provò una stretta allo stomaco,che nulla aveva a che fare con la fame. Il groppo in gola continuava a farsi sentire,ma lei lo respinse con rabbia.
Ormai è trppo tardi per tornare indietro...
Ben presto la pioggia cominciò ad imperlare i vetri posandovi sopra le sue gocce,che scivolavano lente verso il basso.
Ogni tanto un fulmine illuminava il cielo plumbeo.
Nello scompaartimento era calato il silenzio,rotto solo dai singhiozzi di Susan che aveva cominciato a piangere.
Terry,che le era seduto accanto,la abbracciò con fare protettivo. Di nuovo Astrid si sentì di troppo e distolse lo sguardo.
Il viaggio era davvero iniziato.
- Maledetta guerra...-
Astrid alzò gli occhi,prima puntati sulla ragnatela di gocce sul vetro,alla ricerca di chi aveva parlato.
A un paio di posti di distanza,un ragazzo riccio dai capelli biondo-rossicci scosse la testa.
Chi era....Andrew Lowett?
Lui ricambiò il suo sguardo e accennò una smorfia tirata che doveva essere un'amaro sorriso.
Intanto Susan aveva smesso di piangere, e fissava le scarpe con aria assente: - Sei con i ragazzi "del programma",vero?- sussurrò con un filo di voce.
Astrid ci mise un'attimo per capire che era rivolta a lei.
- Sì...come lo sai?-
- A parte il fatto che è veramente raro che arrivino nuovi studenti che non devono frequentare il primo anno, mia zia è Amelia Bones...ha una carica importante al ministero...-
Stupida...è una cosa logica...
Astrid assentì con un lieve e diffidente cenno del capo.
Ora l' attenzione era puntata su di lei.
Un silenzio imbarazzante cadde nello scompartimento.
- Emmh....anch'io ho trovato strano il fatto di non averla mai vista a scuola,però non ho la più pallida idea di cosa stiate dicendo...- si intromise Hannah.
- In una guerra servono alleati...e quella contro Voi-sapete-chi non riguarda solo l'Inghilterra. E' vero,ha cominciato da qui,ma è un problema mondiale...
ci saranno diversi ragazzi nuovi quest'anno,sono i figli degli ambasciatori,degli auror di rinforzo,dei nuovi medici del San Mungo...giusto,Astrid?-
rispose Susan Bones.
Anche stavolta Astrid si limitò ad assentire.Il groppo in gola le impediva di parlare.

- Perchè proprio tu? Non ci può andare qualcun'altro?Non potete sradicarmi così dal luogo in cui sono cresciuta!-
-Astrid...-
- Non potete farmi questo!! C'è tanta altra gente,perchè proprio voi? Perchè proprio noi?-
- Astrid,smettila!-
- E' un problema loro,perchè dovete andare anche voi? Se lo gestisca l'Inghilterra-

Lo schiaffo,suao padre le aveva dato uno schiaffo...il suo primo schiaffo...non l'aveva mai colpita prima.

- Smettila Astrid,smettila di essere così egoista! Non è con questi valori che ti abbiamo cresciuta...-
- E' pericoloso,perchè non lo capite? Perchè volete distruggere la famiglia?Ce ne saranno altre centinaia di medici di supporto ,papà... e il Loro Ministero non ha bisogno di qualcun'altro....perchè devi andare tu mamma? Non me ne frega niente se hai una carica alta nel governo...non ho mai capito neanche quale...PERCHE' VOLETE DISTRUGGERE LA NOSTRA FAMIGLIA?-

Era scappata via,lontano da quei due,lontano da tutti.
Aveva pianto,pianto di rabbia e frustrazione.
Era stata egoista,lo sapeva,ma solo per nascondere la paura.
E in fondo l'essere umano è caratterizzato proprio da questo. L'egosimo dell'anima...

"Perchè proprio noi?"

Era allora che aveva iniziato ad odiarlo.
Colui che non deve essere nominato,voi sapete chi,Voldemort...
Sentire le notizie sulle morti,i problemi,i disastri accaduti a chilometri da casa sua tranquillamente seduta sul divano,scoprire che tutto accadeva per causa di un essere di cui non aveva mai conosciuto il potere , non l'aveva mai toccata granchè.
Cioè,le dispiaceva,ma viveva la sua vita senza rimuginarci sopra, scordandosi tutto dopo poche ore.Aveva altri problemi.
Problemi così stupidi...
Invece,ora...
Ora era lei ad essere in pericolo. Era lei a dover soffrire. Era anche lei a risentire della situazione.
E lo odiava,lo odiava e lo temeva, mentre le notizie sentite di sfuggita cominciavano a prendere una consistenza reale.
Odio... Lui lo merita...
Perchè era tutta colpa sua,colpa di quel burattinaio crudele che credeva di poter giocare con il mondo, se la sua famiglia rischiava la vita e lei era su quel treno verso una destinazione sconosciuta.

Ma se li tiri troppo prima o poi i fili si spezzano,
e le bambole sono libere.
Anche la vendetta,così come l'egoismo fanno parte della natura umana...ma tu,Burattinaio Crudele,ti credevi superiore e lo hai diementicato.
Hai fatto male a pensare che ,se tu hai perso il tuo cuore, anche le tue bambole lo abbiano gettato via...

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Grazie per le recensioni a Michy90,Hotaru_Tomoe,MistralRapsody ( grazie mille anche per le rassicurazioni! Meno male,perchè non li sopporto proprio più gli spartani...^^)e __darklily__!!


Grazie per aver letto e continuate a recensire!



















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Capitolo 4
*** Il teatrino ***


HHHHPPPP Astrid si svegliò di colpo,trattenendo appena un'urlo.
Le capitava spesso ultimamente.Neanche si ricordava cosa mai l'avesse spaventata tanto.
Bah,sogni...
Scosse la testa e si guardò intorno. Alcuni dei ragazzi dormivano ancora pesantemente cullati dal chiacchericcio monotono degli altri e dal costante brontolio del treno.
Attorno a loro,sparsi per tutto lo scompartimento,i resti di un pranzo frettoloso si facevano ancora vedere.
Astrid guardò fuori dal vetro appannato. La pioggia non sembrava voler diminuire,quasi li stesse seguendo.
- Dove siamo?- chiese atona.
- Manca poco ormai. Dovresti andare a indossare la divisa,credo.- rispose Andrew Lowett.
Astrid annuì,distante. Prese la divisa e uscì in corridoio alla ricerca del bagno dove cambiarsi.
Una volta trovato Astrid cominciò lentamente a svestirsi,ancora stranita.
Aveva ancora un'irrazionale voglia di piangere,superata da uno strano senso di rassegnazione e frustrazione repressa.
Torpore...
Per qualche secondo rimase a guardare la veste scura.
Metterla avrebbe significato davvero non poter più tornare indietro.
Non fare la stupida...
Si svestì con rabbia,posando poi i vestiti appallottolati sul ripiano del lavandino.
Quando fu pronta non potè evitare di darsi un'occhiata.
La divisa di seconda le stava larga e lunga,il mantello scuro la rendeva più simile che mai a Mizar .
Anche così la situazione non variava molto. Restava sempre la solita bambolina gotica,truccata troppo di scuro,spettinata e sola.
Questo stranamente la fece sentire un po' meglio. Lei era sempre lei.
Abbozzò un mezzo sorriso che suonò estraneo al suo volto,poi si affrettò ad uscire stringendo al petto i suoi vestiti.
Era quasi arrivata al suo scompartimento ,passando attraverso il mare di studenti totalmente inosservata,quando sentì qualcuno tirarle i capelli.
Chi è il deficente che fa scherzi così infantili?
Si voltò di scatto.
Il ragazzo della stazione le teneva la punta della coda,giocherellandovi con aria distratta.
- Salve,Astrid Craw-
Astrid rimase per un'attimo imbambolata sentendosi una totale deficente,senza sapere bene cosa rispondere.
Cosa voleva questo?
- Come sai il mio nome?- il tono le uscì meno tagliente di quanto avrebbe voluto,ma non poteva lamentarsi.
-Io so tutto.-
Ok,capito. Era il classico sbruffone rompiscatole.
Quando riusciva a inquadrare la gente,Astrid si sentiva in territorio meno scivoloso.
Si girò del tutto,fino a trovarsi di fronte a lui,le braccia incrociate sul petto e l'espressione strafottente che dava tanto i nervi a sua madre.
- Ah,davvero?- si limitò a replicare.
- Sì.- rispose quello semplicemente.
Astrid lo osservò per qualche secondo. Era dieci centimetri buoni sopra il suo metro e settanta,il viso palliso e serafico era contornato da capelli neri e lisci,disordinati,la cui frangia irregolare copriva atratti gli occhi di un verde-giallino innaturale. Non le aveva ancora lasciato i capelli,che stavano cominciando a tirare,e non sembrava intenzionato ad andarsene.
- E tu chi saresti,di grazia?-
- Segreto.-
Astrid si stava agitando,anche se cercava di non darlo a vedere. Odiava non avere la situazione sotto controllo.
- E cosa vorresti da me,esattamente?-
Quello si limitò a sorrridere,mentre Astrid reprimeva la tentazione di tirargli un pugno in faccia.
Non era proprio dell'umore per dar retta a quegli stupidi scherzi. Voleva stare ancora un po' a crogiolarsi nel suo dolore,sola e in santa pace.
Ma non era il caso di finire nei guai prima dell'arrivo.
In quel momento notò che la sua divisa non aveva lo stemma della casa,nè colori contraddistinguenti. Doveva essere un'altro dei ragazzi del programma.
Non che questo glielo rendesse più simpatico.
- Se non vuoi dirmi cosa vuoi,non ho voglia di passare l'ultima parte del viaggio impalata qui,quindi ti pregherei di lasciarmi i capelli.-
Lui sorrise ancora,poi la lasciò andare.- Ci si vede,Astrid Craw- infine sparì nella folla.
Astrid si voltò e fece per tornare nello scompartimento alle sue spalle,trovandosi Lowett a pochi centimetri dal naso..
Sobbalzò.
- Scusa non volevo spaventarti.- disse senza guardarla,fissando il corridoio con aria contrariata.- Chi era quello?-
- Non lo so.Non l'avevo mai visto prima e non mi ha detto il nome.-
- Cosa voleva da te?-
Astrid trattenè una risata fuori luogo,sentendosi ridicola.
- Non so nemmeno questo!-
***********************************************************
Astrid si guardava attorno,nervosa. Il treno si era fermato da qualche minuto e gli studenti si trovavano in balia della pioggia.
Non aveva la più pallida idea di che fare.
Una donna stava chiamando i bambini del primo anno,ma Astrid non sapeva bene come definirsi. Era il suo primo anno lì,ma doveva frequentare il sesto...
Gli studenti che le passavano accanto non la degnavano di uno sguardo,e i ragzzi con cui aveva condiviso lo scompartimento sembravano essersi dileguati.
-Che strano,Hagrid non c'è...-
- Magari ha dato le dimissioni...-
- Hagrid...non accompagna lui i primini di solito?-
Sentiva i discorsi attorno a sè,ma non vi trovava nulla che potesse tornarle utile.
- Credo che tu debba andare alle barche,sai?-
Astrid si voltò grata in direzione della voce.
Luna Lovegood le sorrise.
- Grazie mille!-
- Di che,figurati... reggiti durante la traversata...-
Poi corse verso una delle carrozze senza cavallo,che cominciavano a spostarsi lentamente.
Astrid raggiunse la riva,ringraziando di aver messo gli stivali mentre affondava con i piedi nel fango.
In breve si ritrovò seduta su una barca di legno,con altri tre ragazzini troppo grandi per il primo anno ed in balia delle onde.
Astrid si trovava stranamente a suo agio,nonostante il freddo per i vestiti bagnati e gli scossoni.Il castello compariva piano piano dietro le nuvole,sempre più grande, in tutto il suo splendore.
Per un momento Astrid scordò la sua avversità e si lasciò rapire dallo spettacolo dei fulmini che illuminavano la sagoma scura del maniero battutto dalla pioggia.
Hogwarts...
Dopo averli fatti asciugare un po',un'austera professoressa che si presentò come McGranitt condusse la folla di ragazzini tremanti, seguita più lentamente dai "fuori posto", nella sala grande.
Davanti a tutta la scuola.
Agli occhi della ragazzina la folla di studenti sembrava un esercito di squali affamati.
Fame di dolore...
Astrid si strinse nelle spalle,cercando di diventare invisibile mentre i primini si mettevano in fila davanti al cappello.
Loro rimasero da parte,in piedi,vicino al portone di ingresso.
La ragazzina si appoggiò al muro lasciando scorrere lo sguardo per la sala.
I quattro tavoli,le candele,il soffitto...tutto così bello....eppure così distante.
Gettò un'occhiata agli altri ragazzi che si erano trovati in mezzo al progetto.
Una ragazzina dalle trecce castane e le lentiggini,doveva avere più o meno tredici anni si guardava attorno spestata. Una coppia di gemelli,un maschio e una femmina, con i capelli castano-rossicci sui quindici si tenevano per mano,dandosi conforto.
Fortunati....
Una biondina slavata di circa quattordici anni si stava osservando le unghie con falso interesse, un paio di dodicenni si squadravano a distanza,diffidenti.
Astrid era tra i più grandi insieme a un paio di ragazzi che sembravano dell'ultimo anno e ovviamente il tipo del treno, che naturalmente fissava lei con una calma esagerata.
Stupido...
Astrid chinò il capo,sforzandosi di ignorare gli sguardi curiosi che li circondvano.
Mano mano che i nomi scorrevano e il suo turno ad essere smistata si avvicinava,sentiva le sue sicurezze crollare come un castello di carte,mentre il suo cuore aumentava i battiti.
Ecco,toccava a loro,ai ragazzi del progetto.
I minuti passavano con una lentezza esasperante,mentre Astrid avvertiva la consapevolezza che mettere quel cappello avrebbe significato stringere del tutto il nodo che l'avrebbe legata a quella scuola,a quel mondo.
Strinse i pugni,facendosi cadere sullo sgabello,rigida come un manico di scopa.
Sentiva i bisbiglii della sala, ma fortunatamente non poteva vederli,gli occhi coperti dalla frangia.

- Sei confusa ragazza...-
Una voce gentile le rimbombò in testa,mentre le unghie dallo smalto rovinato affondavano nel legno dello sgabello.
- Confusa,rabbiosa,spaventata...irrequieta.-
Astrid sentì il sapore del sangue mentre stringendo i denti si tagliava le labbra esangui. Odiava che la leggessero come un libro aperto.
In fondo,forse non voleva essere capita.
Almeno non da un ammasso di feltro.
- Sta calma ragazza irrequieta....hai una mente davvero contorta sai? E agitandoti in questo modo assurdo complichi la situazione...mmm....sei strana .... ma credo ci sia una sola casa per te.... CORVONERO!-
Astrid si tolse il cappello e si alzò, e fissadosi le scarpe slacciate si diresse al tavolo indicato. Si sedette mesta,il viso coperto dai capelli,fissando il suo riflesso nel vuoto piatto dorato.
A qualche sedia di distanza due ragazzette la stavno già fissando divertite.
Ecco a voi la nuova attrazione,una strana ragazza banale,troppo alta,troppo piatta,troppo poco carina per essere niente di più che un incompreso,irrequieto,animale in gabbia.
Benvenuta nel tuo nuovo teatrino Astrid. Ormai sei già legata ai tuoi fili,bambolina gotica.
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Grazie per aver letto!

Per sara: Scusa, credo di non essermi spiegata bene. Semplicemente in ogni capitolo paragono qualche personaggio ad una bambola,un giocattolo,qualsiasi cosa legato ad esso. Voldemort non deve comandare nè Luna nè Astrid,per ora è soltanto una figura di padrone minaccioso che cerca di comandare il mondo magico in generale,rappresentato dai burattini. I paragoni sono solo metafore (per ora). Spero di essere riuscita a chiarire ^^ Grazie per i commenti!

Ringrazio per le recensioni MistralRapsody,lockheart ( grazie tantissime di tutto!!),Mosa e __darklily__( grazie ancora per i giorni passati insieme!)


Continuate a recensire

Grazie mille











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