They don't know about us

di jakerosatiswife
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** reckless ***
Capitolo 2: *** faith ***
Capitolo 3: *** breath ***



Capitolo 1
*** reckless ***


'Lesbica', ecco a voi l'etichetta che mi è stata assegnata fin da piccola. E' come se fossi diventata un pacco regalo dal giorno in cui si è sparsa la voce dei miei orientamenti sessuali, anche se al posto del solito bigliettino d'auguri ti ritrovi un pezzo di carta stracciato con su scritto una sola parola nera in maiuscolo: lesbica. A prima vista questa parola può sembrare insignificante, è pur solo una parola, che sarà mai? Un'etichetta non può rivelare realmente come sei, significa solamente che preferisci le donne agli uomini, che male c'è? Eppure ogni giorno che cerco di socializzare con qualcuno sento il terrore nella gente che mi guarda, sento il disprezzo, sento l'amarezza con cui pronunciano il mio nome. E non solo, mi tocca anche subire le ragazze acide che, con tono altezzoso, mi fanno notare che sono io ad essere diversa e a dovermi adattare. Non posso farci nulla, non posso andare contro la mia 'natura', perchè quando vedo lei impazzisco. Non posso nascondere tutto ciò che provo per delle miserabili teste di cazzo che non sanno cosa significa l'amore, non sanno cosa provo guardandola negli occhi, e non lo capiranno mai.


[…]

 

Ed eccola che arriva, con il suo passo veloce senza curarsi di ciò che le sta intorno, con lo sguardo un po' da svitata e perso nel vuoto. La prima cosa che noto in lei sono i suoi occhi: grandi e di color grigio con toni sull'azzurro, da cui non trapela nessuna emozione, da cui non fa notare se è in ansia, se ha paura, se è contenta, ma fa notare che è sicura di se e sa quel che vuole. Oltre ad amare i suoi occhi, amo particolarmente le labbra e le gote del viso di Francesca, gote rosee che non hanno bisogno di essere valorizzate dal trucco per far capire quanto siano belle, senza neppure una imperfezione. E le sue labbra carnose, di un color rosa pallido, che si muovono velocemente mentre lei parla, fa un sorriso nervoso e si scosta i capelli. Ormai la conosco a memoria, so ogni movimento che fa, so dove va, so quel che pensa. Il suo viso è incorniciato dai capelli color biondo platino, ricci, che le ricadono sulle spalle. Continua a camminare rapidamente, senza accorgersi che il mio sguardo è posato su di lei, guardando dritto negli occhi chiunque passi senza timore. È una ragazza molto alta, slanciata con le gambe lunghe, persino troppo, e penso che questo sia l'unico difetto che io, o chiunque altro, possa trovare in lei. Oggi indossa una maglietta di Abercrombie and Fitch e dei jeans lunghi, con le sue solite scarpe: converse che ormai si sono rovinate a furia di essere utilizzate. In mano tiene la cartella e la felpa di colore azzurro. Sul retro dei pantaloni, nella tasca, si intravede il cellulare che sbuca, non sembra di chissà quale marca.

Ed eccola che raggiunge la sua classe: l'aula 13, corre precipitosamente verso il suo banco e posiziona i propri libri, senza salutare nessuno. Dopo averla osservata per un altro minuto mi avvio anche io in classe dopo aver sentito il suono della campana. Quanto mi rattrista non potermi avvicinare,ma se lo facessi penserebbe che sono strana e scomparirebbe dalla mia vita. Questo non deve accadere.
Imbocco il primo corridoio a sinistra, salgo le scale e mi ritrovo davanti alla mia aula: la numero trentadue. Mi dirigo verso il mio banco, ovviamente non ricordo quale sia, ma a occhio e croce credo che sia quello in fondo alla classe a sinistra, quello con su inciso una frase, una nuova dato che me ne hanno incise a migliaia. Mi volto per fissare i miei così detti amici, o meglio compagni, mentre sghignazzano tra di loro, incuranti della mia reazione.

Già, sono proprio stata impacchettata e spedita con un biglietto d'auguri scritto male, perchè invece di esserci scritta una frase carina o almeno i soliti auguri stampati a caratteri cubitali c'è solamente scritto, o meglio inciso: camryn ryan è lesbica.

 

 

Salve a tutti, sono la 'scrittrice' si fa per modo di dire lol Oggi a filosofia mi annoiavo e ho iniziato a scrivere questa fiction, e mi piacerebbe sapere come vi sembra e se volete che la continui c: accetto molto volentieri recensioni e ogni tipo di critica! Ah, comunque mi chiamo Isabella, ma voi chiamatemi pure Isa, a me piace di più c: Ciao, un bacio :)

-isa.

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Capitolo 2
*** faith ***


Sono già le quattro, tra pochi minuti la vedrò passare davanti a me come ogni giorno, ma mi devo muovere se voglio arrivare in tempo davanti alla sua aula, oggi sono stranamente in ritardo! Corro velocemente percorrendo le aule fino ad arrivare al primo piano, mi butto a capofitto giù per le scale in preda al panico osservando l'enorme orologio sulla parete: segna le quattro e due minuti. Mi affretto a percorrere i cento metro che distano dalla sua aula notando che la maggior parte degli studenti è già uscita e sta percorrendo il piano terra in attesa di uscire da quell'inferno. Sono confusa e molto delusa di me stessa, pensavo di potercela fare, ero totalmente sicura di riuscire ad incontrarla. Mi avvio verso l'atrio e dopo aver fatto all'incirca due o tre passi sento la sua voce, così mi volto di scatto come in preda al panico: finalmente la intravedo passare! Saltella allegra per il corridoio, proprio come una bambina, incurante di chi le sta accanto, ed è proprio questo che amo di lei. In mano tiene saldamente una relazione mentre manda un messaggio e saluta alcune sue amiche. Noto inoltre che ha cambiato pettinatura: adesso i capelli sono raccolti in una coda di cavallo alta, mentre questa mattina li aveva lasciati liberi. Ora sorride allegramente mentre canta qualche frase di alcune delle sue canzoni preferite, amo il fatto che sia sempre così solare e che non si lasci abbattere dalle avversità. Mentre sono immersa nei miei mille pensieri imbambolata a fissarla lei si allontana sempre più velocemente e riesco ormai solo ad intravedere la sua sagoma sfocata dall'altra parte del corridioio, così decido di avviarmi anche io vero l'uscita, magari per poterla osservare un'ultima volta prima di poterla rivedere il giorno seguente. 
 
[...]
Mi dirigo verso il parco situato dietro l'università intenta a cercare il mio ipod per godermi un po' di sano relax, quando sento un tonfo e mi ritrovo una ragazza di fianco a me a raccogliere dei libri scolastici e ne intravedo uno in particolare: l'innocente. Io quel libro lo conosco, evidentemente l'ho già visto da qualche parte e, ripensandoci un po', come un flash rivedo quella copertina sgualcita piena di graffi, orecchie e scritte realizzando subito chi fosse la proprietaria di quel testo. Sbalordita faccio qualche respiro e alzo il capo, ma la ragazza si trova già oltre e continua a camminare. Con le mani tremanti e il fiato corto cerco di respirare e di concentrarmi meglio sulla figura che si trova a pochi passi da me girata di schiena, cercando di avvicinarmi a lei. Percorro mezzo metro di strada quando mi imbatto in qualcosa di massiccio situato sul ciglio della strada: l'innocente. Raccolgo il libro e intravedo un nome sulla prima pagina: Francesca Chieri. Si è dimenticata di raccoglierlo, evidentemente, e il mio sesto senso non si sbagliava perchè il libro è proprio suo. Colgo questa occasione al volo e decido di riportarglielo, niente di più, solamente un piccolo favore. Nessuna conversazione, nessuna ricompensa, niente. cerco di capire in che direzione sia andata, anche se è abbastanza probabile che abbia attraversato questa via e abbia imboccato quella parallela, come ogni giorno. Ad occhio e croce individuo un possibile percorso che mi conduca alla sua abitazione e inizio a percorrerlo. Dopo pochi minuti mi sembra che la questione sia più complicata del previsto, perchè mi sembra di girare in tondo alle solite tre case, ma non demordo. Finalmente imbocco la via giusta, credo, e dopo circa cinquecento metri riesco a trovare la casa che sto cercando disperatamente da ormai due ore. Faccio un lungo respiro e mi avvicino meglio per leggere i campanelli. Leggo tra essi il nome 'Chieri', ma non sono sicura al cento per cento di poter suonare. Ho paura di quel che potrebbe accadere. Ho il timore che possa capire che io mi sono innamorata di lei, che possa comportarsi nello stesso modo in cui si comportano tutti quanti. Non posso rivelarle la verità, non capirebbe. Non ho scelta, devo vivere in questo modo: non posso avvicinarmi a lei, non posso rivelarle i miei sentimenti perchè la mia natura me lo impedisce. Ripercorro i tre scalini che portano alla sua abitazione e decido di andarmene e immersa nei miei pensieri; sussulto al suono del mio cellulare: un messaggio. Apro la cartella dei nuovi messaggi e ne trovo uno da un numero sconosciuto: attenta a ciò che fai, lesbica. Ormai ci ho fatto l'abitudine a questi messaggi miratori, ne ricevo almeno uno al giorno, come minimo. Ciò che mi fa incazzare è che devo vivere con il tormento di doverla osservare da lontano, posso solamente sognare di ritrovarmi tra le sue braccia, non posso lontanamente sperare che ci sia un futuro tra di noi. Questa situazione fa un male atroce che nessuno riesce ad immaginare, perchè in una società evoluta come la nostra chi si apetta che una ragazza venga etichettata come lesbica e che ne debba subire le conseguenze?
Mi asciugo le lacrime e ripercorro (per la terza o quarta volta) quei maledetti scalini, questa volta con la rabbia in corpo e l'adrenalina e, con la mano tremante, poggio il mio indice sul nome: CHIERI. Prendo un forte respiro e premo con forza il campanello. Aspetto con ansia per quanti minuti, uno, due o tre? Nervosa cammino in tondo, fino a che non incomincio a perdere le speranze. Non so cosa aspettarmi, sinceramente, e non so nemmeno perchè continuo a sperarci, ma decido di rimanere pazientemente ad aspettare. Pochi secondi dopo sento una voce chiedere: chi è?, così in preda al panico con un rospo in gola le rispondo: mi chiamo camryn ryan, posso salire?
 
Ciao a tutti :3 eccomi quà con il nuovo capitolo appena sfornato, anche se devo ammettere che ha un po' deluso le mie aspettative cwc volevo ringraziarvi per le vostre recensioni e i vostri messaggi su twitter, grazie mille per il supporto :) Spero di non deludervi e aspettatevi un seguito ghgjghj ma vi lascio con l'ansia c:
Spero che le mie idee possano piacervi e, come sempre, se desiderate recensire o darmi dei consigli nuovi ne sarei onorata! Detto questo a presto c:
-isa. @Liamscupcake__ (su twitter) 

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Capitolo 3
*** breath ***


Mi ritrovo impanicata davanti al portone di marmo con il fiato corto e gli occhi sbarrati ponendomi la tipica domanda: e ora che faccio? Cerco di respirare profondamente, chiudo gli occhi, e mi decido finalmente ad entrare. Faccio circa cinque passi e appoggio la pianta del piede sul primo gradino quando il coraggio inizia mancarmi e torno indietro, ripercorrendo la stessa strada per cinque o sei volte in modo frenetico e nervoso. Ho paura di mandare tutto all'aria, poi come mi presento? E cosa le dico? E il libro? Troppe domande a cui non so darmi una risposta. Magari ho fatto male a raccogliere il libro e a riportarglielo, forse dovevo continuare per la mia strada... Assorta nei miei pensieri scorgo una figura in piedi davanti alle scale, mi giro di scatto e, con mia sorpresa, mi rirovo davanti proprio lei: Francesca. Mi fissa con aria sbalordita, come per capire quali pensieri contorti animano il mio cervello in questo preciso istante. Immersa nelle mie fantasie, solamente ora mi accorgo che Francesca si trova in piedi davanti a me: è ferma, in posizione eretta, ma batte la pianta del piede  in modo nervoso sul pavimento duro e macchiato di una bibita (che poteva essere aranciata?), tiene le braccia incrociate come per chiedermi una spiegazione di questa situazione del tutto strana e continua a chiamarmi per nome: Camryn? Dopo aver sentito nominare il mio nome la mia vista inizia ad annebbiarsi e vengo colta da una strana sensazione (paura?) e riesco finalmente a spiccicare due parole: Come fai a s-sapere il m-mio nome?  Francesca annoiata o decisamente scocciata risponde in modo molto brusco al mio quesito: 
Frequenti il corso di lettere, ti ho vista parecchie volte. Ora puoi spiegarmi il motivo di questa tua visita a sorpresa? Le rivolgo un sorriso di scuse e arrossisco, mi schiarisco la voce per cercare di calmarmi un po', deglutisco a fatica e cerco di formulare qualche frase di senso compito, o almeno ci provo: Ti ho incontrata per strada e ho notato che ti era caduto questo libro e pensavo che ci tenessi a riaverlo, ho provato a chiamarti più volte ma eri concentrata ad ascoltare la musica, così ho cercato l'indirizzo e sono venuta a trovarti direttamente quì. Francesca sembra un po' perplessa, ma si avvicina amichevoltemnte con un gran sorriso riconoscente, così le passo il libro. Francesca lo accoglie caldamente tra le sue braccia, contenta di riaverlo. Grazie mille davvero, allora. Sai, questo libro ha un grande valore affettivo per me, mi sarebbe dispiaciuto perderlo. Le rivolgo un sorriso e mi volto tentando di andarmente, ma appena afferro la grande maniglia di marmo della porta sento Francesca avvicinarsi a me e toccarmi una spalla: 
Vuoi salire? Magari ti offro una cioccolata o una bibita. Alla sua proposta ci penso e ripenso più volte e cerco di rifiutare ma il mio istinto prevale sulla ragione e accetto la proposta.
 
[...]


 
Mi trovo di fronte all'uscio di casa sua e mi sento un po' a disagio ad entrare ma Francesca mi fa cenno di non preoccuparmi. A prima vista la casa sembra ben curata, pulita e ampia. Faccio un breve giro delle stanze e mi accorgo che in ogni angolo trovo qualcosa che può darmi maggiori informazioni riguardo la sua vita: un vaso con i suoi fiori preferiti, una vecchia medaglietta a forma di stella appartenente a sua madre, una bandiera del canada, giochi da tavolo, insomma è come compiere un piccolo viaggio alla scoperta di ciò che fa parte della sua vita. La sua camera è davvero molto particolare: più che una camera assomiglia ad un nascondiglio segreto, tapezzato di immagini, foto, autografi di cantanti emergenti e poster. Sono presenti anche diversi bigliettini e regali di compleanno, foto di feste e addirittura vecchie rose appassite sopra la sua scrivania. Infine trovo un grande libro con una copertina nera, rifinito in pelle, ma non ho nemmeno il tempo di capire cosa sia che ci troviamo già in cucina.
 
Ci spostiamo in salotto, dove rimango per qualche minuto sola. Osservo tutto ciò che mi sta intorno pensando che non so se mi ricapiterà mai un'occasione del genere. Francesca ritorna con un vassoio in mano. Lo posa con leggerezza sul tavolino, sistema due cuscini e mi offre un bicchiere di vodka. Mentre sgranocchiamo qualche arachide e qualche patatina, tra un sorso e l'altro della bibita, ci raccontiamo qualcosa della nostra vita. Una tipa davvero simpatica, la ragazza, con tanti aneddoti divertenti e curiosità riguardo la propria famiglia. Mi coglie di sorpresa quando mi chiede con un sorrisetto beffardo stampato in faccia: Lo so che non siamo in confidenza, ma è ciò che trovo più accattivante di questi genere di giochi, raccontami qualcosa che non hai mai detto a nessuno.  E non sto intendendo le solite balle che si raccontano alle amiche, intendo qualcosa di davvero interessante, qualcosa che possa davvero farmi interessare a te.
La fisso intensamente e noto una certa vivacità nei suoi occhi: come se si stesse divertendo, faccio un respiro e cerco di trovare qualcosa di davvero eccezionale, un aneddoto, un fatto, qualcosa ci deve pur essere. Dopo alcuni minuti mi torna in mente qualcosa, così sorrido, prendo un respiro e inizio a raccontare, sperando di riuscire a colpirla davvero.
 
Salve e tutti :) Eccolo quì, il terzo capitolo appena sfornato! Spero vi possa piacere e che non sia una delusione. Grazie mille a tutti per i commenti e le recensioni, siete dolcissimi :) Nel caso vogliate correggermi delle parti o darmi dei consigli ne sarei felicissima :) Alla prossima!
-isa. 

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