Diario di due anime

di Sophos_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Routine. ***
Capitolo 2: *** Giorno 1 Beta ***
Capitolo 3: *** Giorno 2 Alpha ***
Capitolo 4: *** Giorno 2 Beta ***
Capitolo 5: *** Giorno 2 Alpha (Pacchetto di espansione) ***
Capitolo 6: *** Giorno 3 Alpha (Isabella) ***
Capitolo 7: *** Giorno 3 Beta ***
Capitolo 8: *** Giorno 3 Alpha/Beta (l'incontro) ***



Capitolo 1
*** Routine. ***



Giorno 1 Alpha
-Allora, che ne pensi?-
-Niente di che- rispondo.
Tutte le sere che esco succede sempre la stessa cosa. Sempre a cazzeggiare, io e Piscione. Un altro modo per passare la serata, senza pensare troppo ai problemi giornalieri, senza cadere nella depressione.
-Bah, ma da dietro sembra carina- ribatte.
-Vai a vedere, davanti è un cesso- lo punzecchio.
E’ un rituale, guardare e giudicare. Altro che giudizio universale, qui la cosa è seria!
-Cazzo, avevi ragione, che palle.- mi riferisce irritato
-Non ci pensare, to’ una sigaretta e passa tutto- dico sbeffeggiandolo.
Gli do la sigaretta senza guardarlo, e lui lo fa senza guardarmi a sua volta. Questo perché davanti a noi si trovano due ragazze, un 7 e mezzo penso.
Piscione dà fiato al mio giudizio, siamo sulla stessa lunghezza d’onda, quando si parla di certe stronzate.
-Allora, io sono Marco e tu Luca- mi spiega per l’ennesima volta.
-Cazzo, che originalità! Da quando usiamo questi nomi fittizi? Sei diventato un vero genio del male!- dico con una punta d’ironia.
Sì, ironia, perché alla fine ‘sta stronzata l’ho ideata io. Per levarmi dalle palle un sacco di rogne ,peccato che con questi fottuti social network non puoi neanche più avere una doppia vita. Ah! Si stava meglio quando si stava peggio, direbbe quel matusalemme di mio padre.
-Non cagarmi le palle ,tu ti prendi la mora, io la bionda- ordina.
-E’ buona e rotonda, finché la barca va finché la barca affonda!-canticchiando gli Articolo 31.
Ci avviciniamo alle due. Lui avanti, io leggermente dietro, come sempre.
-Scusa, hai da accen..- si interrompe.
Nel momento in cui stava per sparare sta stronzata, alle due si avvicinano due ragazzi, ognuno bacia l’altra.
“Che gran pesce in culo” penso.

Passeggiamo lungo la spiaggia, il freddo invernale è talmente intenso che non riusciamo più a capire dove finisce il fumo e incomincia il fiato.
-Ho conosciuto una tipa- mi dice.
-Gas- sillabo.
-E’ molto simpatica, credo di essermene innamorato-
-E per nascondere questo usi le donne dello specchio, tu a Dante fai un baffo-
-Non fare il coglione. Questa mi piace, è una ragazza seria. Ascolta la stessa musica che ascolto io!-
-Avete tanto in comune! Piscione, hai trovato anzitempo la ragazza della tua vita!- proclamo
-E anche se fosse?- dice perplesso
-E anche se fosse la tua vita finirebbe prima, con tutto il catrame che hai addosso-
-Ogni sigaretta ti leva una giornata di vita, ma in quella giornata pioverà-
Sempre la stessa citazione, era un luogo comune delle conversazioni con lui: aveva sempre le citazioni pronte, secondo lui era un ottimo modo per zittire qualcuno. Certo, fa il suo effetto dire “Hey, guarda, questa è una citazione di Oscar Wilde, vuoi forse tu contraddire un uomo di cultura qual era?!”
Il problema è che spesso non sapeva neanche chi cazzo l’aveva detta, e capitava spesso che azzeccava figure di merda, che per l’80% delle volte faceva con me.
-Vabbè, se a te piace, non vedo perché fermarti- dico io. Non mi andava di fare il moralista di turno.
-Beh, anche se tu avessi voluto… Sabato ci esco- mi dice
-Wa, bravo!- esclamo.
-E ha detto se poteva portare un’amica. Magari vieni con me e..-
-No, lo sai come la penso.- lo interrompo bruscamente
-Ma perché? Che ti costa? Magari ti piace!- ribatte
-Ho i miei dubbi.-
-Sei un coglione. Quanto tempo ancora vuoi fare la parte del cucciolo ferito che non ci prova con nessuno perché sta ancora aspettando la “persona giusta”- afferma.
Il modo in cui evidenzia le ultime due parole con quella cadenza da checca mi irrita fortemente.
-Chiudi quella cazzo di bocca!- tuono.
-Stai calmo, è la verità e lo sai-
-La verità è che ora come ora non voglio nessuna che mi stia intorno. E sai che siamo diversi. Un rapporto occasionale non è il mio genere-
-E neanche il mio. Ma in tempo di guerra..-
-Occhio a non morire tra il piscio dei tuoi amici-
                                              ***
Torno a casa, avevo dimenticato la finestra aperta ed ora fa un freddo boia.
“Sono un idiota” penso.
Mi siedo sulla poltrona, finisco quel libro “La solitudine dei numeri primi”.
“Bel libro, finale di merda, ma bel libro”
Ma quel finale mi piaceva, una storia d’amore che non si realizza, era quel genere di racconto che poteva soddisfare un masochista quale sono.
Mi alzo e mi accendo una Davidoff. Prendo il cellulare, quello vero, sperando che ci sia qualche messaggio non letto, o qualche chiamata persa.
Niente.
Rimango affacciato ancora per un po’. A differenza di prima non accuso il freddo. Ora ci vorrebbe una bella frase poetica, di quelle che danno alla situazione di merda un che di sublime. Ma non riesco a pensarne ad una decente. Penso di chiamare Piscione, ma a quest’ora mi manderebbe davvero a cagare.


Mentre torno dentro penso a LEI.
 Alla persona che ritenevo essere quella giusta.
Alla nostra storia insieme.
Puntualmente, l’unica cosa che riesco a ricordare sono i nostri momenti felici. E questo, mi deprime ancora di più.
“Ma alla fine è normale pensare a queste cose”; “Significa che ci tenevi davvero”; “Un giorno ci riderai su”;
“Un giorno di sana pianta, ne incontri un’altra e tutto si ribalta!”.
Queste sono le classiche frasi che mi sento dire.
Cioè, l’ultima proprio no. Me l’ha detta sempre quel deficiente del mio amico, pure lui fissato con Ax. Ma per quanto sia idiota, sa il fatto suo.
Mica ce li ho solo io i problemi?
L’unica differenza tra me e lui è che a me piace vittimizzare su ste cose.
Vittimizzare mi piace, a Piscione invece piace un’altra cosa, magari sinonimo di spazzare. Sapete com’è, non voglio essere volgare.

Mi sorprendo nel dare ragione a Piscione, ma quando ci vuole ci vuole.
Sbadiglio, guardo la sveglia. Sono le 4 del mattino.
“Massì, ste due ore di sonno me le faccio” medito.

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Capitolo 2
*** Giorno 1 Beta ***


Giorno 1 Beta
-Basta, lo lascio- dico a Claudia, ormai consapevole della mia situazione.
-Fai bene- mi dice lei, assecondandomi un po’, magari anche lei ha tratto le mie stesse conclusioni e ha capito che ormai era giunto il momento di lasciarlo. Non eravamo affatto compatibili, io e lui.
Okay, era abbastanza slanciato, un fisico asciutto, degli occhi penetranti, delle labbra soffici ma  quello che davvero doveva essere il cardine della nostra relazione, era assente: gli interessi.
Beh, tante volte ho sentito che la bellezza sfiorisce, che quello che restano sono gli interessi in comune, non volevo crederci. Ma forse, per la mia storia eterna, valeva la pena seguire questo consiglio.
-Saranno qui a momenti, mi raccomando, decisa!- Claudia mi dà la giusta autostima che mi serve, mi sento al sicuro con lei, ma spesso è troppo crudele  nei confronti della vita.. Anche lei ha sofferto, e lei ha ritenuto opportuno reagire usando tutta la cattiveria che era latente dentro di lei.
Ma i suoi lineamenti, non lasciavano trasparire nulla di tutto questo. E’ davvero bella, spesso mi accorgo di provare gelosia per la sua bellezza, ma poi, la smetto per non sentirmi ancora più stupida.
-Eccoli!- Claudia mi dà una gomitata sul fianco, per dire “Tocca a te,adesso”
-Scusa hai da accend…-
Ma perché questo idiota non se ne va? Dio, che seccatura..
E fu lì che la mia mente si arrestò del tutto.
Dietro quel ragazzo c’era un altro, ghignante. Non ricordo cosa indossasse, nè cosa volesse.. Ricordo solo quegli occhi verdi, bellissimi, ma che celavano un vuoto incolmabile.
Erano gli stessi occhi che osservo ogni giorno allo specchio
Il mio pensiero su quegli occhi viene arrestato da Giorgio, il mio ragazzo. Siamo stati insieme per tre anni, ma in cui sono stata felice solo per due.
Beh, alla fine è così. Ti innamori e a volte capita che una relazione si prolunga più del dovuto. Ed è capitato così a me. Avevo paura di perdere il ragazzo giusto, ho portato avanti la cosa con la speranza che si risolvesse tutto ma non è andata come mi aspettavo.
-Dobbiamo parlare..- gli dico titubante. Ho paura. E se dovessi pentirmene?
Mentre gli dico queste parole continuo a seguire quella sagoma, che si sta allontanando..
Giorgio capisce tutto, non è stupido, altrimenti non ci sarei stata assieme. Mi guarda e senza aggiungere altro mi gira le spalle, quelle spalle molto grandi, gli anni di nuoto si notano tutti, non c’è dubbio.
Mi congedo da Claudia e dalla sua nuova fiamma e mi incammino per strada.
Il freddo è pungente, neanche il mare riesce a mitigare leggermente una temperatura che, drasticamente, inizia a sfiorare gli 0 °C.
Non sapendo che fare, decido di tornare a casa. Un piccolo appartamento di pochi metri quadri in periferia. Niente di eccezionale, ma è più che sufficiente per le mie aspettative, un soggiorno con una televisione Sony vecchia di anni e delle poltrone che mia madre mi ha regalato, le ho sempre odiate, ma odiavo di più l’idea che potessi fare un torto a mia madre. Povera anima, neanche ora che è venuta meno riesce ad avere la dovuta pace dai miei complessi mentali.
Metto su il caffè, e accendo il mio Toshiba, un computer di seconda mano, ma è lo stesso concetto dell’appartamento: è più che sufficiente.
Più che sufficiente… Forse questo è stato il giudizio a cui ho sempre puntato, non mi sono mai ritenuta capace di arrivare in alto. Anche con Giorgio fu così, per me era più che sufficiente il fatto che la nostra fosse solo attrazione fisica; ritenevo più che sufficiente il fatto che non parlavamo mai se non in camera da letto; ritenevo più che sufficiente una vita ostentata.
Non ho mai desiderato questo, una vita senza l’amore. Da bambina ero convinta che ciò non sarebbe mai accaduta, ma più cresci, più impari che la vita non si programma.
Ma arrivata al punto in cui sono ora capisco che, nonostante i colpi che ricevi, non ci si può circondare di cose più che sufficienti.
E quegli occhi. Dio, quegli occhi!
Quegli occhi erano decisamente fantastici..

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Capitolo 3
*** Giorno 2 Alpha ***


Giorno 2 Alpha
-Alla fine sei venuto!-
-Non scocciarmi, Piscione-
Mi abbraccia. Ci teneva che io venissi. Su queste cose è molto sensibile, voleva che il suo migliore amico fosse il primo a conoscere questa nuova fiamma.
Altro che migliori amici, io e quello stronzo siamo fratelli. Ci siamo sostenuti a vicenda un casino di quelle volte che ho perso il conto.

-Sì,sì, ma adesso staccati!- gli dico.
-Certo..scusa..- mi dice imbarazzato.
-Relax-
-Take it easy!- canticchiando Mika.
Lo fa per prendermi per il culo. Lo sa che ascolto Mika, ma sa che lo tengo segreto, come molte altre cose.

-Non fare il cazzone!- gli urlo ridendo. Alla fine ‘ste cose mi divertono.
-Ja, prenditi una sigaretta e stiamo pace-
Mi dà una Marlboro rossa, l’ultima dal pacchetto, e mi fa sentire davvero un pezzo di merda.
-No, dai è l’ultima. Lo sai come funziona tra noi due-
-Lo so, ma tanto ho un pacchetto da 20 in tasca-
-Che probabilmente ti finiranno prima del secondo giro. Quindi la sigaretta che mi hai dato sta a significare un “mi chiudi un paio di drummini quando sto a secco”. Vero?- gli dico retorico. Sì, perché alla fine quello ha sempre fatto così. Ma voi credete che io non conosca il caro Piscione?
Lui non risponde, sorride soltanto.
-Appena la vedi, comunque, fammi capire cosa ne pensi.- mi dice, cambiando argomento.
-Ouh, guardalo, ci tiene ad un giudizio. Te lo succhia bene, eh? – lo canzono.
-Non dire stronzate, lei non fa queste cose!– ribatte. E’ irritato come un bambino piccolo quando agli altri non piace il suo zainetto.
-Allora sei tu che lo fai? Dimmi di no, ho sempre pensato che tu eri diverso, ma non così. Ma tranquillo, io e te saremo amici, ma quando ti devo accompagnare da qualche parte voglio sapere dove e con chi!- gli dico, toccandogli l’orecchio.
-Ma che cazzo stai dicendo?!- dice
-Okay, sei nella fase della negazione!- la tiro ancora un po’.
-Oh, eccola!- mi strattona.

La ragazza che si presenta davanti non è una di quelle stilizzate, di quelle che ti aspetti di vedere limonare con Piscione. Chiamiamola alternativa, per non dire altro. Non ha una bellezza in particolare, e in tutta franchezza, non mi ricordo neanche che sembianze avesse. Probabilmente tutta la merda che ho bevuto ha fatto il suo compito.

-Fabiana- si presenta.
-Piacere- rispondo perplesso.
“Ma che cazzo ha fatto Piscione? Era fumato?!”
-Ciao amore!- esclama Fabiana.
Sgrano gli occhi. Guardo Piscione. Trattengo a stento le risate.
-Hey!- le dice, baciandola.
“Merda secca.Pura merda secca.”

Tralasciando tutti i rituali che si fanno quando due persone si presentano, iniziamo a camminare. L’aria è molto fredda, ma non così tanto come io la percepisco. Chiudo una sigaretta. L’ accendo.
-Non dovresti fumare, sai?- mi dice Fabiana
Guardo Piscione allibito. “Questa, quindi, non sa che fumi?”
-Oh, sto scherzando!- mi dice lei, sorridendo.
“Che cazzo c’avrà da ridere questa” penso ancora più frustrato.

Piscione, ovviamente, si accorge di tutto. Opta per un bar, la scelta migliore a mio parere. Arriviamo lì, ci sediamo all’aperto, così possiamo fumare.
“Ah, quanti accorgimenti deve fare un fumatore al giorno d’oggi” penso ironicamente. Sarei disposto a fare di tutto per non pensare a quella serata di merda.
-Cosa prendi, cucciolo?- dice Fabiana a Piscione.
Trattengo a stento le risate. Piscione, senza farsi sgamare, mi fulmina con lo sguardo.
-Già, cosa prendi cucciolotto?- gli domando imitando il tono di lei.
-Il solito!- esclama giocondo.
-Ma non sei mai venuto qui!- dice Fabiana.
“Questa il senso dell’umorismo l’ha scambiato con un vibratore” penso.
-Era una battuta, infatti- dice Piscione, anche lui un po’ sconcertato.
-Godfather- dico secco.
-Vabbè, allora prendo un Tequila Sunrise- dice Piscione, sfogliando il menù senza neanche leggere.
Sì, alla fine era fissato di quel drink, poteva anche esserci del piscio dentro, ma l’avrebbe bevuto.
-Io una Corona-
“Cazzo, si vuole schiattare la testa questa qui”

Il cameriere viene, prende le ordinazioni e se ne va senza indugiare troppo. Anche lui era scazzato, probabilmente.
-Dunque, ho saputo che leggi molto- afferma Fabiana, nel tentativo di aprire la discussione.
“Spero solo che per te leggere non significhi leggere le curiosità sugli assorbenti”
-Beh, non tanto quanto dovrei- rispondo io, tentando di essere il più gentile possibile.
-Vabbè, non puoi dare un limite al piacere- controbatte lei, tentando di portarla un po’ sul filosofico.
-In che senso?- domanda Piscione, volendo alimentare la conversazione, per non tornare in quel silenzio agghiacciante. Sa che amo il silenzio, mi sento a mio agio.
-Prendi le sigarette, ad esempio- gli spiega.
“Oh cazzo, ecco che ora parte..”
-La sigaretta è il piacere perfetto, è squisita e lascia insoddisfatti- recita, facendo trapelare un po’ di soddisfazione.
Lei rimane piacevolmente stupita, io piacevolmente divertito. Sì, perché alla fine con gli aforismi lui ci azzecca sempre.

Il cameriere ci porta le ordinazioni, paghiamo e continuiamo la nostra conversazione.
-Qual è il tuo libro preferito?- mi chiede.
-Soffocare- rispondo, facendo un lungo sorso del mio Godfather.
-L’ho letto, è fantastico- continua a tirarla per le lunghe.
-Già!- la stoppo.
Ho voglia di bere stasera. Altrimenti non credi sarei andata al club del libro?”

La serata continua piacevolmente, anche grazie al terzo drink che ho ordinato. La voce di Fabiana si fa più fioca, fortunatamente. Magari lei ha perso la voce a furia di parlare oppure io semplicemente l’ho ignorata.

-Senti, io la dovrei accompagnare a casa- mi dice
-Stammi bene- lo congedo.
                                                                    
                                                            ***

Mi accendo l’ennesima sigaretta. Mentre torno a casa un sacco di pensieri mi passano per la testa. Uno fra tutti mi fa capire della mia gelosia verso Piscione.
Semplicemente quella ragazza non la sopporto perché Piscione ora è felice, tutto qui.
Sono un cazzo di bambino geloso dei suoi giocattoli.
La classica persona stupida che ragiona “Perché a lui sì e a me no?”.
Mi arriva un SMS.
*che ne pensi?*
Non faccio in tempo a rispondere che sento una voce
-Ma tu sei il ragazzo di ieri!-
Chi cazzo è adesso?!”

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Capitolo 4
*** Giorno 2 Beta ***


Giorno 2 Beta.
Oggi, è il primo giorno senza la presenza di Giorgio. Il primo di una lunga serie, sì perché ormai ho deciso: la mia vita deve cambiare radicalmente.
Ed io devo essere la prima a mobilitarmi affinché ciò avvenga.
Getto nel cassonetto gli ultimi cimeli di una storia durata tre anni… Tre lunghissimi anni.
Il sole invernale concede al mio viso un piacevole tepore. Mi ricorda molto il bacio di mia madre l’ultimo giorno che la vidi, quando lei se ne andò.

I miei pensieri cupi vengono interrotti da una chiamata di Claudia, che non so se definire un bene o un male.
-Stronza, tra un po’ sono da te! Fatti trovare pronta che andiamo a farci un giro!-
Riattacca immediatamente senza neanche attendere la mia risposta.
Effettivamente sarebbe stato inutile, qualsiasi cosa io avessi detto avrebbe trovato il modo di convincermi a seguirla: una vera e propria sofista, direbbe quello stronzone del mio vecchio professore di Filosofia.

Neanche il tempo di mettere la matita che Claudia è giù da me suonando il clacson come una dannata, suscitando le bestemmie dei miei vicini di casa.
Per evitare che lei faccia una brutta fine, o che la polizia giunga sotto da me per prendere una cogliona che disturba la quiete pubblica, mi precipito giù per le scale e salgo in macchina.
-Che cazzo ti suoni come una matta?- le dico col fiatone.
-Oggi ho voglia di divertirmi e di non pensare a un cazzo di nessuno! Specialmente a quei vecchiacci di merda del tuo palazzo!- urla.
-Sei una matta!- esclamo ridendo; mi ci voleva una botta di vitalità.

Mette la prima e si allontana da casa mia.
- Prendi il CD che sta nel cruscotto, è proprio adatto!-  afferma soddisfatta.
Io ubbidisco, prendo il CD e lo metto nello stereo.
Parte “Londra Brucia”.
-Da quando inizi ad ascoltare della musica buona, Claudia?-
-Che cazzo vorresti insinuare? Io ne ho sempre capito di buona musica, ma spesso in macchina a molti ragazzi non piace quello che ascolto, quindi mi portano i loro CD, solo che dopo si scordano di prenderseli-
-Eh, oneri ed onori di una scopata in auto!-
-Ne è sempre valsa la pena- mi dice.

Decidiamo di fermarci per guardare il tramonto sul mare. Sono tipo le quattro e mi secca tanto che le ore di luce durino così poco. Ho sempre avuto paura del buio, quando non riesci a vedere il mondo reale la tua mente ti fa vedere i mostri più orrendi che si celano nella tua mente.
Ed è proprio guardando il tramonto che mi sembra di sentire il tocco di mia madre.
Mi giro di scatto, non trovando nulla.
-Che hai?- mi chiede Claudia
-Penso a Giorgio- mento spudoratamente.
-Non dirmi stronzate, non riesci a fregarmi dalla prima elementare-
-Tento di fregare me stessa.- sussurro.
-Ti va una sigaretta? Non è il caso di sprecarsi questo tramonto-
-Massì, fammi accendere-

La testa mi gira leggermente. Non ho mai fumato in modo costante, ma quel tanto che bastava per non morire ad ogni tiro di sigaretta.

-Ci pensi che in questo preciso momento, in una parte del globo ora qualcuno come noi due si sta godendo l’alba?- mi dice Claudia.
-Sembra tanto la frase di un film- le dico ironica.
-Lo è,infatti!-
Iniziamo a ridere, siamo due cazzone, non c’è dubbio.
-Comunque- apro il discorso.
-Comunque?- ripete lei.
-La sera che lasciai Giorgio vidi un ragazzo…- dico timidamente.
-E allora? Io ne vedo  continuamente, che c’è di strano?-
-Non è questo il punto. Quando l’ho vista ho avuto una strana sensazione. I suoi occhi erano particolari, c’era qualcosa di fantastico, ma erano vuoti, come se avessero perso ogni volontà di vedere.-
-Wow, la cosa è molto poetica. Non per smontarti, ma ci sono miliardi di ragazzi in tutto il mondo, è improbabile che tu lo riveda.-
-Può essere, ma anche se lo vedessi non vedo come sarebbe possibile parlare con lui- dico sconfortata.
-Cazzo, Alessia, mi stai facendo crescere le palle e me le stai facendo scendere a terra!-
-Scusami, non era mia intenzione.. Dai, accompagnami a casa.-
-Ma come? Abbiamo appena iniziato!-
-Non sono in vena..-
-Va bene, dai sali, ma io stasera esco.-
-Non fare stronzate-
-Oh, come sei protettiva!- dice ironicamente.


Risaliamo in macchina, ormai il cielo si sta facendo buio, iniziano a comparire le prime stelle, ancora fioche a causa dei raggi del sole che ancora devono scomparire del tutto.
Appena arrivata Claudia mi blocca, io mi giro guardandola.
Le nostre labbra si uniscono in un tenero bacio.
-Ricordati, che io per te ci sono sempre, in qualsiasi circostanza- mi dice.
-Ce..certo-

Esco sconvolta. Le gambe mi tremano. Claudia parte e si allontana, svoltando l’angolo con la sua Audi.

Cosa diamine è successo? Perché mi ha baciata?
Ci conosciamo da anni, non credevo sarebbe mai successa una cosa simile.

Non riuscivo ancora a capire il senso di quel bacio, o forse non volevo capirlo.
Voglio bene a Claudia, ma non ho mai visto la nostra amicizia sotto questo punto di vista.
Fingo che non sia successo nulla, ma mi ritrovo a sfiorarmi le labbra con le dita mentre salgo le scale.
Non avrei mai pensato che sarebbe successo… Forse è meglio non pensarci, e non parlarne in futuro..
Apro la porta dell’appartamento, dopo essere entrata faccio un profondo respiro.
Chiudo la serratura a chiave e dopo averla estratta mi dirigo verso il divano.
Sono leggermente sconvolta, decido di stendermici sopra.Giusto per rilassarmi un pochetto.
Gli occhi si fanno sempre più pesanti, mi addormento.

Mamma, questa te l’avrei voluta raccontare.

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Capitolo 5
*** Giorno 2 Alpha (Pacchetto di espansione) ***


Giorno 2 Alpha (pacchetto di espansione)
Non riesco ad inquadrare la ragazza che mi si presentava davanti, mi girava troppo la testa per ricordare cosa avessi fatto e chi avessi visto la sera precedente.
-Hey!- dico con una voce da coglione. Non ricordo chi sia, ma fingo di conoscerla.
-Ti sei ricordato, allora!- esclama.
-Come potrei non farlo?- le chiedo facendo il cascamorto.
“Massì, stasera mi sa che mi diverto”
-Dove vai di bello?- mi chiede.
-In giro, vago un po’ per le strade-
Effettivamente, non è la verità. Ma che cazzo potevo dirle: sto tornando a casa perché il mio migliore amico doveva accompagnare a casa la ragazza? Non si fa!
-Eh, anche io. Questa sera è cupa, altre invece sono belle da morire- afferma, sospirando.
-Dove puoi giocare invece di dormire- canticchio.
-Anche a te piace Ax?- mi chiede.
-Ovvio!- dico.
“Wa, che figata. A pensarci è anche carina. A questo punto la stronzata si deve anche azzardare.”
-Senti, che ne diresti di andarci a fare un giro?- la butto lì, con molta tranquillità.
-Per me va bene, ma avrei voglia di bere- aggiunge.
“Okay, io ti ci porterei anche, ma sto già brillo di mio. Qua rischio che a casa con la mia Ducati non ci torno!”
-
Perché no, conosco un posto carino, a due passi da qui.- pensando al locale di prima.
-Bene, così evito di prendere la macchina-
Durante il tragitto iniziamo a parlare dei nostri gusti musicali, non molto diversi. Un interesse in comune, definiamolo così.
Arriviamo al locale e ci sediamo allo stesso posto in cui io Piscione e Fabiana ci siamo seduti neanche una mezz’oretta fa. Riconosco ancora le mie sigarette che ho fumato nella ceneriera.
-Ti dispiace se fumo?- le chiedo.
-Affatto, fai accendere anche me.-
Appena dalla tasca del giubbotto caccia un pacchetto di Davidoff Gold sgrano gli occhi.
“Cazzo, questa si tratta bene, le dovevo portare anche io stasera, con sto drum mi sento uno straccione”
Ma non sono uno straccione, anzi.
Il fatto è che non mi piace farmi riconoscere. Istinto di sopravvivenza. Ti amalgami apparentemente alla massa, conservando la tua identità. Non sapete quante seccature mi sono risparmiato con questa tattica. La Ducati, infatti, l’ho lasciata in periferia, nel parcheggio di Lello, un mio caro amico, pippa coca sì, ma è pur sempre un amico.

Il cameriere, si avvicina dandoci i menù. Ironia della sorte è lo stesso di prima.
“Ma in questo cazzo di locale hanno solo un cameriere?”
Mi guarda incuriosito, io le indico con lo sguardo la ragazza che è intenta a decidere cosa prendere, sfogliando le pagine. Probabilmente ha soltanto finto di non vedere.
-Dunque, avete deciso cosa ordinare?- ci chiede divertito.
-Per me un BlowJob- dice al cameriere.
“Porca puttana, perché sono così malato di mente. Ha preso soltanto un fottuto shottino, ma ‘sti cazzi, è segno del destino”
-Per te invece un Godfather, esatto?- chiede divertito quel fottuto cameriere.
-Già.- stronco la conversazione.
Quel coglione col grembiule e la camicia bianca si allontana con i menù, andando dietro al bancone per preparare i nostri drink.
-Dunque, come conosci questo locale?- mi chiede.
-Beh, una volta io e un mio amico decidemmo di andarci perché non sapevamo cosa fare, e alla fine ci siamo trovati bene-
-Della serie “Le cose inaspettate sono le migliori”- sorridendo.
-Infatti tu sei stata inaspettata.- dico.
O forse l’ha detto l’alcool, sì perché con tutta la roba che avevo mandato giù era un miracolo se riuscivo ancora a pensare.

Il cameriere fortunatamente arriva dopo che io abbia finito la frase, evitando qualche replica imbarazzante.
Appena posa il mio bicchiere di fronte a me, prendendolo dal vassoio, mi sale un conato di vomito, che reprimo immediatamente.
“Ma perché cazzo ne ho preso un altro?”

Appena mando giù l’ultimo sorso la conversazione continua, ma l’unica cosa che ricordo è un vociare confuso, un via vai di clienti che coprono un’ora della loro serata a bere qualcosa, a passare un po’ di tempo con gli amici.
Trovo una scusa per andare in bagno, e respirando profondamente tento di non cadere come un coglione davanti a lei, nel tentativo di fare un passo dopo l’altro.
Vado in bagno, mi avvicino al lavabo e mi sciacquo la faccia.
Appena alzo la testa, lei è dietro di me,che mi guarda sorridendo.
-Anche tu in bagno?- chiedo come un coglione.
“Se è davanti a me, evidentemente è in bagno. Non credi? Ubriacone del cazzo!”

Lei non parla, si avvicina a me.
Le sue mani iniziano a sfiorarmi, ma la percezione di quel tocco trasforma le carezze in dolorosi schiaffi.
“Allontanati, mi manca l’aria”
Riesco solo a pensarlo, la mia lingua non riesce a muoversi per generare alcun vocabolo. Ma lei riesce subito a farmela riutilizzare, infilandomi la lingua in gola.
Le sue mani scendono lungo i miei fianchi, arrivano ai jeans.
Sono eccitato, una scopata in bagno me la sarei fatta volentieri.
Come dicono i Ministri “Per scoparti in bagno bevo bevo bevo”.
Appena la zip si abbassa nella mia mente iniziano a susseguirsi una serie di immagini.
Tutte le persone che ho conosciuto, partendo da Piscione, fino ad arrivare a Lello.
Ma è stata l’ultima immagine, che mi ha colpito.
Il volto di Valeria, l’istante in cui mi ha confessato di essersi innamorata di un altro.
Solo quello mi ha fatto tornare lucido.
-Che cazzo fai?- dico.
-Mi diverto- dice lei, continuandomi a baciare.
-Magari un’altra volta, conoscendoci meglio.-
-Questo è il mio numero-
Mi scrive col rossetto il suo numero sul mio braccio, poi continua a fissarmi
-Di solito non faccio queste stronzate, ma mi piaci abbastanza-
“Ninfomane”
-Sarebbe meglio che io vada, magari possiamo vederci domani, in condizioni diverse-
-Direi. In ogni caso, Giulio.- dico.
Mentre lei esce dal bagno si gira.
-Io sono Claudia. Complimenti per gli occhi!- per poi andarsene via.

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Capitolo 6
*** Giorno 3 Alpha (Isabella) ***


Giorno 3 Alpha.
-Oh, svegliati!-
-Chi cazzo è?-
-Così tratti le amiche che ti offrono un luogo dove domire?-
Quella voce mi è familiare, ma la testa.. Oh! La testa fa un cazzo di male!
Mi sforzo ad aprire gli occhi, ma l’immagine è sfocata.
-Andiamo, fai funzionare quel cervello di merda!- mi dice.
La riconosco.
-Isabella! Brutta stronza!- urlo, prima di abbracciarla. Nonostante il mal di testa mi stia trapanando il cranio trovo le energie giuste per cingerla con le braccia.
-Levati di dosso, puzzi a morte- per poi spingermi.
Mi annuso. Non riesco a reprimere un conato di vomito ricordando tutto quello che ho bevuto.
-Scusami.- le dico.
-Vatti a fare una doccia, pezzente. Dovrei avere qualcosa da farti mettere.-
Si alza per prendermi dall’armadio un paio di boxer, un jeans e una felpa. Li appallottola e me li lancia contro il viso.
-Dovrei fare colazione..- dico.
-Sono le due del pomeriggio. Casomai sarebbe il caso di pranzare.- ribatte.
-Oh cazzo! Vabbè corro a casa-
-Dove cazzo vai, rimani a pranzo qui. Più tardi ti accompagno a prendere la moto.-
Mi dirigo verso il bagno, chiudo a chiave.
-ANCORA PROBLEMI DI PRIVACY,EH?- urla Isabella, sentendo la serratura.
-NON ROMPERMI I COGLIONI-
-TI RICORDO CHE SEI MIO OSPITE-
Apro l’acqua calda. La doccia è molto spaziosa, e finalmente mi concedo un po’ di relax.
-ISABELLA, MA COME CI SONO FINITO QUA DA TE?-
-IERI NOTTE ERI TALMENTE UBRIACO CHE HAI CHIAMATO IL MIO NUMERO INIZIANDO A CHIAMARMI PISCIONE E A SMERDARE UNA CERTA FABIANA. MI SONO FATTA DIRE DOVE FOSSI E TI SONO VENUTA A PRENDERE.-
Non rispondo. Mi godo l’acqua calda che  scorre addosso.
“Cazzo. Ieri ho proprio esagerato”
Appena esco dalla doccia, prendo l’accappatoio. L’aria è ancora più fredda a contatto con la mia pelle e i miei denti iniziano a urtarsi uno contro l’altro.
Esco dal bagno già vestito, per quanto potessi avere confidenza con Isabella sia io che lei eravamo abbastanza restii su determinati atteggiamenti.
-Giulio, è pronto.-
-Arrivo subito,Isabella.-

Appena seduti a tavola iniziamo a parlare. Era da tanto che non lo facevamo. Cominciamo a rivangare il passato, a sorridere ricordando le persone con cui uscivamo, i posti che frequentavamo, le cose che facevamo.
Sì, io ed Isabella eravamo fidanzati. Una relazione che è durata poco, a mio parere, ma che si è prolungata anche dopo la nostra rottura.
Alla fine ci trovavamo bene insieme, ad ognuno di noi piaceva la compagnia dell’altro, ma a volte ci si rende conto che una relazione è troppo difficile da sostenere, di conseguenza si prendono delle contromisure.
Dopo aver terminato e dopo aver sparecchiato lei si accinge a prendere il posacenere.
-Non sento puzza di fumo in questa casa.- dico io.
-Ti sorprende?- ribatte.
-Mi sorprende di più che tu abbia una ceneriera, e che l’abbia presa proprio dopo questa conversazione- comincio a sorridere.
-Andiamo, ho sempre scroccato da te-
-Peccato che ho il drum- dico.
-Niente Davidoff? Che palle, vabbè chiudimene una-
Dopo avergliela chiusa gliela porgo. Lei mi guarda male, come se avessi mancato una cosa.
-Ah, giusto! Devo accendertela!-
Eh già! Lei non sapeva accendersele, una coordinazione occhio mano che faceva acqua da tutte le parti. Ma io sono sempre stato convinto che lei sapesse accendersi le sigarette, solo che era diventato un nostro rituale, ed essendo una delle cose che ci convinceva che il legame tra noi non si era ancora sciolto,  doveva essere rispettato.
-Parlami un po’ di questa tua notte di fuoco- mi dice, dopo aver fatto un lungo tiro.
-Se c’è una cosa che ho capito, è di non uscire mai più insieme a Piscione e la ragazza-  emettendo il fumo.
-Immagino il divertimento. A proposito come se la passa Piscione?-
- Meglio di me.-
-Almeno lui non si ubriaca così.- dice.
-Eh..- emettendo questo suono assieme al fumo.
-Impossibile che hai bevuto solo con lui. Che mi nascondi, Giulio?-
-Ho conosciuto una.- dico sorridendo.
-Conosciuto o..?-
-Conosciuto e baciato.-
-Subito al sodo,eh?-
-In verità è stata lei.-
-Al primo appuntamento! E dove?-
-Nel bagno di un locale-
-Che squallore!
-Ero ubriaco!-
-E non te la sei neanche scopata?!
- Eravamo sul punto di farlo, ma ho pensato a Valeria.-
-Giulio, smettila. Ormai è acqua passata, non puoi continuare così-
-Infatti mi sono scocciato. Ho il numero di Claudia- mostrandole il braccio
-Che numero?-
-Ma porco cazzo!-
Il numero si era sbiadito a causa dell’acqua calda.
-Sei un coglione, lo sai?- dice Isabella ridendo.
-Che cazzo ti ridi?-
-Il numero me lo sono scritto sul tuo cellulare. Sospettavo che fosse qualcosa di importante. Ero indecisa se si trattasse di uno spacciatore o di una zoccola-
-Spiritosa. Ma come hai fatto a sbloccare il cellulare nonostante la password?- le chiedo.
-Senti, ti conosco da anni. Secondo te non conosco le tue date importanti che useresti come codice?-
-Giusto…-
-Comunque aspetta che mi vesto, stasera ce ne andiamo a ballare-
-Da quando vai in discoteca?-
-Boh. Stasera c’è lo schiuma party, quindi ci voglio andare.-
- Va bene, ma niente alcool per me-
-Contaci.- dice ironica.


“Da quanto tempo io e Isabella non usciamo insieme? Massì, stasera mi divertirò.”

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Capitolo 7
*** Giorno 3 Beta ***


Giorno 3 Beta.
L’atmosfera cupa dell’autobus non è quello che mi ci voleva in questo periodo.
Sono seduta accanto ad un vecchietto, ma preferisco non farci caso e con le cuffie nelle orecchie guardo fuori dal vetro. O almeno ci provo.
Il freddo è talmente intenso che ha appannato il vetro, e vedere fuori è praticamente impossibile. Riesco solo a vedere un’alternanza di colori senza una definizione precisa, che sparisce immediatamente dopo pochi secondi per lasciare spazio a nuove accozzaglie cromatiche.
Chiederei volentieri all’autista di rallentare per osservare meglio tutti i colori, ma sarebbe assurdo.
Con l’unghia dell’indice destro comincio ad accarezzare il vetro. Un giochino divertente che facevo da bambina.
“Mamma, ti incazzavi sempre”
Poggio la testa contro la superfice trasparente e chiudo gli occhi. Il cellulare fa partire “Il sole dentro di me”, una canzone forse troppo azzeccata per essere stato un caso.
“Il caso. La giustificazione di coloro che hanno smesso di credere in qualcosa. Che io mi stia abituando ad essere come loro?”
Chiudendo gli occhi riesco a percepire meglio alcune cose. Il respiro del vecchio accanto a me è molto affaticato, e la sua puzza di tabacco mi fa capire la causa dei suoi polmoni disastrati.
“Diventerò anche io così se continuerò a fumare?”
L’aria condizionata del pullman odora di polvere, e i sedili anche peggio.

La canzone termina. Ora parte “Time is running out” dei Muse.
I think I'm drowning  asphyxiated I wanna break this spell  that you've created
“Claudia dopo ieri non si è fatta sentire.. Il suo cellulare non era raggiungibile, non so neanche dove cazzo sia ora.”
E di nuovo per caso, in quel preciso istante, lo schermo si illumina e compare un trafiletto con un suo sms.
*Stasera ti va di andare a ballare? *
“Non la capisco.. Se dovessi rifiutare lei penserebbe al bacio di ieri. Ma se accettassi? Quali sarebbero le conseguenze?”
*
Va bene, passa da me per le 21*
 
L’autobus si ferma dopo aver prenotato la fermata, scendo lentamente e l’impatto con l’esterno è ancora più traumatico di quello che mi aspettavo.
Un vento gelido mi picchia sulla faccia , delle lacrime scavano il mio viso per poi perdere consistenza a causa dello stesso vento.
“Create e distrutte dalla medesima cosa. Che ironia!”
Mi accendo una Camel Gialla. La prima sigaretta del giorno. La prima sigaretta del mio primo, vero pacchetto.    
“Si comincia così, da un piccolo assaggio diventi schiava di qualcosa. Ma ormai sono già schiava di me stessa”
                                                       ******
Apro il portone del mio appartamento, accendo il Toshiba per controllare la mail.
Vado in camera mia per prendere una busta e caccio fuori il posacenere comprato giorni fa. Ormai era arrivato il momento di inaugurarlo.
“Quale modo migliore di inaugurare un posacenere se non quello di fumare una sigaretta in solitudine?”
Comincio a scorrere tra la posta in arrivo tutti i messaggi, per dare un’occhiata veloce e capire se c’è qualcosa che mi interessa.
Durante questo rituale mi arriva un sms, sempre di Claudia.
* Ti dispiace se passo ora? *
*No.. figurati*
“Mi sento terribilmente in imbarazzo, ancora non riesco a dare un senso a quel bacio. Per lei non significherà niente, ma perché continuo a pensare così insistentemente a quel gesto?”

Scuoto la testa e sgrano gli occhi, preferendo evitare determinate riflessioni. Chiudo il portatile e vado a prendermi una birra in frigo. Rimango appoggiata al tavolo, la birra nella mano sinistra e la sigaretta nella destra. Guardando un attimo il piccolo televisore a tubo catodico in alto, vedo un servizio del TG1, senza neanche capirci molto, semplicemente non volevo dargli attenzione, mi serviva soltanto qualcosa da osservare per non guardare quello che avevo in mano.
Ti fai questi problemi per una birra e una sigaretta? Sei molto triste, Alessia”
 
Bussano al campanello.
-Hey! Apri, sono io-
-Un attimo!-
Apro la porta e Claudia entra agilmente, senza neanche aspettare che l’apertura sia abbastanza ampia.
-Chiudi- e si dirige in cucina.
Sono un attimo spaesata, sembra più frenetica del solito.
-Guarda, ti ho fatto un regalo- rovistando tra le tasche.
-Ma non è il mio compleanno-
-Ora non posso farti un regalo se non ho un motivo?-
-Dipende dal regalo!-
Dalla tasca caccia una bustina di plastica appallottolata.
-Non dirmi che è quello che penso-
-Dai, sembri mia madre!-
La fulmino con lo sguardo. Sa che non deve permettersi certe cose.
-Scusa, non volevo.-
-Non ci pensare. Sia al paragone sia a fumare in casa mia-
-E dai, ma che cazzo ti costa. -
“Andiamo, Alessia, che ti costa farti una canna? Non sai cosa si prova, magari  ti piacerà e sicuramente non penserai a tutti i tuoi problemi”
-Va bene, Claudia. Che devo fare?-
-Accendi solo lo stereo e metti questo CD, ce ne stiamo stese in camera tua..Ah e lasciami pure un paio di quelle Camel, mi servono- -Per?- chiedo.
-Per costruire la copia in scala del Colosseo, stronzona! A che merda mi può servire?-
Vado in camera e mi vergogno un po’ di quella domanda stupida che le ho fatto. Ma è come se stessi cercando di nascondere l’imbarazzo che ho nei suoi confronti.
Vado in camera, accendo lo stereo e metto il CD. Parte una canzone strumentale, e la cosa curiosa è che io ho aspettato come una rincoglionita davanti lo stereo aspettando che qualcuno cantasse e quando Claudia è arrivata è scoppiata a ridere.
-Davvero stai facendo quello che penso? Mettiti l’anima in pace, in questo CD non sentirai nessun cantante-
-E a cosa serve una canzone senza un cantante?-
-A farti trippare. A farti trippare maledettamente.-

Si stende sul  letto e mi invita a sdraiarmi. Io timidamente mi metto vicino a lei e la guardo accendersi ‘quella sigaretta un po’ più lunga del normale’.
-Facciamo tre tiri e passa.- mi dice.
-Okay- Non so cosa significhi, ma fingo di essere a conoscenza del significato.

La prima finisce. Lei la spegne. Ho le labbra secche. Gli occhi sono affaticati.
-Hai dei cazzo di occhi rossi- mi dice,ridendo.
-Ah- sillabo. L’unica cosa che riesco a dire, in quel preciso momento.
-Sei pronta per l’altra?-
-Io, beh,ecco.. -
-Okay, lo prendo come un sì-

Si accende anche la seconda.
-Questa facciamo come prima, tre e passa- ribadisce Claudia.
-Basta che la passi- dico con una voce da ebete.
-Non ti accanire!-
-Scusa-

Tiro. Trattengo. Espiro.
Tiro. Trattengo. Espiro.
Tiro. Trattengo. Espiro.
Tiro il più possibile da quella canna.
Trattengo quanto più posso il malessere.
Espiro tutto il veleno della mia esistenza.


Dopo un po’ siamo sdraiate sul mio letto, in silenzio. Io non capisco un cazzo, ho gli occhi rossi e un formicolio alla testa.
-Sai, ieri dopo averti riaccompagnata a casa mi sono andata a fare un giro-
-E hai beccato qualcuno, vero?-
-In un certo senso..- dice flebilmente.
-Che significa? No, non dirmi che sei andata in bianco- inizio a ridere.
-Sì, cioè no. Cioè boh. Che cazzo ne so che gli è preso a quel Giulio.-
-Bel nome. Mi ricorda Giulio Cesare.-
-Ma almeno Giulio Cesare se le scopava le donne-
-Non gli si alzava?-
-Ma che cazzo dici. Stavo per farmelo nel bagno, ma a un certo punto lui mi ferma. Ho rosicato come una dannata-
-E’ la prima volta che un ragazzo non vuole scoparti, eh?-
-Non fare la puttana. Costi quel che costi io mi farò quel ragazzo-
-Non credi di essere ridicola?-
-Senti, io mi sono sentita offesa. In ogni caso, l’ho spiazzato. Gli ho scritto il numero sul braccio e me ne sono andata.-
-Grande stronza! Ahahahahah-
-Ora aspetto una sua chiamata, ma questo non mi vieta di andare in discoteca a trovarmene qualcun altro. A proposito, vestiti che è quasi ora.-
-Ma come, l’erba è già finita?-
-Ce ne escono altre due, ma preferisco fumarle dopo in discoteca.-
-Capito, ma dove andiamo?-
-Ad uno schiuma party.- conclude.


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Capitolo 8
*** Giorno 3 Alpha/Beta (l'incontro) ***


Giorno 3 Alpha/Beta.
-Isabella, non sono convinto di volerci andare-
-Non mi interessa, tu entri-
Lo scenario che mi si presenta avanti non è dei miei preferiti. Attraversiamo un lungo corridoio e ci mettiamo in fila per il timbro. L’odore di alcool di coloro che stanno uscendo per prendere una boccata d’aria mi dà la nausea. Trattengo a stento un conato e proseguo.
-Senti Giulio, non mi va di tenerti a carico. Quindi datti una svegliata-
-Sì, scusami-
Mi faccio timbrare la mano da un omaccione, lo guardo dal basso verso l’alto e la cosa mi incute un po’ timore, mentre mi timbra la mano mi fa un occhiolino e la cosa mi terrorizza alquanto. Agli antipodi è sicuramente Isabella che accorgendosi di tutto comincia a ridere.
-La serata si prospetta interessante, hai già fatto conquiste- sbeffeggia.
-Non cagarmi il cazzo-
Continuiamo a camminare finchè non entriamo nella sala, e le mie orecchie iniziano ad essere martellate da una musica troppo forte per il mio post-sbornia.
Isabella mi guarda e muove le labbra, ma non capisco nulla di quello che dice, quindi annuisco come un ebete e sorrido. Lei si allontana e mi lascia da solo.
“Credo che non avrei dovuto annuire”
In quelle situazioni mi hanno insegnato che o ti butti nella mischia ed inizi ad essere a tuo agio o fuggi a gambe levate. Nella speranza di essere ritrovato da Isabella mi butto tra la folla e comincio a ballare, pur non sapendolo fare.
“Tanto, qui nessuno si accorge di un cazzo”
Ballando con un mal di testa che continua a trapanarmi il cranio punto gli occhi su una ragazza di spalle.
“Piscione, spero di non sbagliare come te”
Mi avvicino e continuo a ballare, lei non si gira ed io continuo imperterrito a muovermi come una gallina zoppa.
Lei lentamente comincia a girarsi, mi guarda e spalanca gli occhi.
“Che cazzo c’ho che mi guarda così?”
Appena riacquista un’espressione facciale abbastanza nella norma se ne va, lasciandomi da solo come un coglione.
“Quando si dice culo..”
Dopo un po’ comincio a rompermi di quei movimenti compulsivi a ritmo di musica e decido di fare il più grande errore che una persona con i postumi di una sbornia possa fare: andare nuovamente a bere.
Mi accosto a fatica al bancone, dando spallate alle persone intorno a me e chiedo una vodka liscia. Comincio a bere lentamente. Il sapore della vodka è ancora più pungente del normale. Mentre alzo il gomito per fare un altro sorso una mano ferma il bicchiere, lo prende e lo poggia sulle labbra.
Mi scappa un sorriso. Claudia mi ha trovato.
Mi mostra l’indice e il medio della mano sinistra ed indica la vodka, per poi puntare l’indice verso un tavolino libero. Mentre vado ad ordinare nuovamente mi stupisco di come io sia riuscito a capire cosa qualcuno mi stesse dicendo in tutto quel casino.
“Isabella, perché sei l’unica stronza che non capisce che qui non si sente un cazzo?”
Torno con i due bicchieri di vodka e noto che Claudia ha già finito il suo. Un po’ scazzato le porgo l’altro bicchiere e mi siedo dirimpetto a lei. Senza alzarsi completamente sfila verso di me e mi si mette vicina. Ad ogni sorsata che fa mi rivolge degli sguardi troppo intensi a cui tener testa. Per  rendere meno difficoltosa la battaglia scolo tutto il bicchiere senza prendere fiato.
“Ho la bocca in fiamme, cazzo”
Lei sorride e comincia a baciarmi, come se volesse dire che lei ora mi spegnerà il fuoco. Ma l’unica cosa che è riuscita a spegnermi con quel bacio è il cervello, la cui capacità di ragionamento è andata a mignotte e non tornerà prima di domattina.
Claudia mi parla all’orecchio “Usciamo fuori, ci divertiremo”.
E per la seconda volta in poco tempo sfoggio di nuovo la risata ebete accompagnata da un movimento dall’alto verso il basso della testa. Lei si alza e mi fa cenno di seguirla.
Quando siamo nel corridoio vedo di nuovo il buttafuori di prima, che nuovamente mi guarda.
“Sto seriamente cominciando ad odiare questi giochi di sguardi”
Andiamo nella sua macchina, e lei mi dice che ha un’amica con lei.
-Va bene, nessun problema-
“Forse sto fraintendendo tutto”
-Io inizio a chiudermi la canna, ma aspettiamo lei per fumarcela!-
“Si, okay, ho frainteso”
-Hai la sigaretta?-
-Se me la dai tu è meglio-
Lei comincia a chiuderla e dopo aver terminato, aspettiamo l’altra ragazza con la radio accesa, mandano “Sono fuori dal tunnel” di Caparezza.
“Che ironia”
Il discrso verte sul rapper Pugliese, cominciando a cantare tutte le sue canzoni,fuorchè quella in radio.
-Povero Salvemini, io mi sarei suicidata se la gente mi avesse visto per la prima volta col nome di Mikimix-
-Claudiamix suona bene- comincio a ridere.
-Abiura di me!-
-Come Galileo-
Il discorso,privo di senso o meno, continua ancora per un po’, ma entrambi cominciamo a constatare che la sua amica tarda ad arrivare.
-Senti, lasciamola stare, ti va se l’accendiamo..? ricordami il tuo nome-
-Giulio- dico seccato.
-Sì, Giulio. Con questa non ti ricorderai neanche il tuo nome-
“Quindi o te ne sei fumate un paio prima di incontrarmi o sei semplicemente una grande stronza,magari entrambe.”
Lei abbassa leggermente i finestrini per far uscire il fumo, e cominciamo a tirare. Con mio dispiacere devo dare ragione a Claudia, quell’erba è proprio buona.
Dopo averla finita, riaccendiamo lo stereo, questa volta dalle casse parte One Day di Asaaf Avidan.
“Sto proprio viaggiando”
Sia io che Claudia incliniamo la testa verso il finestrino, e guardiamo il parabrezza.
-Te l’ho detto che era buona- mi dice.
La nostra “tranquillità” viene interrotta da una serie di pugni sul cofano, a prima vista non riconosco la figura. Poi la sagoma si avvicina dalla parte di Claudia ed apre lo sportello.
-Stronza, ti sto cercando da mezz’ora- le dice.
-Ah,sì?-
-Già, che cazzo, non è che te ne vai a fare i cazzi tuoi senza dirmi niente.-
-Dai, Alessia, rilassati. Sali dietro che ce ne andiamo a fare un giro-
Metto a fuoco la ragazza.
“Ma è quella che ho incontrato prima mentre ballavamo!”
- Chi è questo, un altro dei tuoi…- si interrompe guardandomi. La sua espressione è simile a quella di poche ore prima, ma credo di vedere i suoi occhi più lucidi.
-Accompagnami a casa,Claudia.- dice flebilmente.
-Oh, dai!-
-Ho detto di accompagnarmi a casa.- ripete, questa volta alzando la voce.
-Che palle, Giulio tu che vuoi fare?-
-Se non ti scazza, vengo con voi, poi ce ne andiamo a fare un giro.-
-Va bene, ma io sono fatta e non vorrei guidare- dice Claudia.
-Guido io, mettiti dietro- le dice Alessia.
Io guardo la scena senza intromettermi, non avrei voluto immischiarmi in un problema tra due amiche. Ho già i miei di problemi, io!
Claudia sale dietro, e si mette nel sediolino dietro di me. Ma invece di rimanere seduta si avvicina a me con la testa e comincia a leccarmi l’orecchio. Alessia sembrava scazzata e continuava a battere le dita sul volante, per poi accendersi una sigaretta.
Claudia mi sussurra – stasera voglio divertirmi-
“Credo che mi divertirò anche io”
Mando un SMS ad Isabella
*Vai via senza di me, io sono con Claudia. Poi ti spiego*

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