90210 Mean Slytherin Girl

di Fiamma Erin Gaunt
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap 1 ***
Capitolo 2: *** Cap 2 ***
Capitolo 3: *** Cap 3 ***
Capitolo 4: *** Cap 4 ***



Capitolo 1
*** Cap 1 ***


Cap 1

 














 
 
Alexandra aveva appena finito di sistemare le sue cose nel baule che aveva acquistato per il nuovo anno scolastico, quando suo fratello Andrew fece irruzione nella sua camera, lasciandosi cadere pesantemente sul suo letto a baldacchino. Guardandoli tutto si sarebbe potuto dire tranne che fossero fratelli; Alexandra, Alex come la chiamavano i suoi amici, aveva lunghi capelli castano dorati e occhi nocciola, la carnagione pallida e perfetta, invece Andrew era il classico ragazzo afro americano dalla carnagione color cioccolato e i ricci nero pece. Erano in molti a restare sorpresi quando i due annunciavano di essere fratelli; in effetti non lo erano nel senso proprio del termine. Andrew era il figlio di una coppia di vecchi amici di famiglia e, una volta rimasto orfano, era stato adottato dai genitori di Alexandra. I due erano cresciuti insieme dall’età di tre anni e, in breve, avevano finito con lo stringere un legame fraterno.
Nella loro vecchia scuola tutti ci avevano ormai fatto l’abitudine, ma davanti a loro si presentava un nuovo anno in un posto in cui non conoscevano praticamente nessuno. Già, perché Alex e Andrew erano stati costretti a trasferirsi dall’assolata Miami alla piovosa Londra, tutto per seguire gli spostamenti del padre, che sarebbe andato ad insegnare ad Hogwarts come docente di Difesa contro le Arti Oscure.
Marcus Minner era un ex Auror, che aveva lasciato la professione dopo un incidente in cui aveva rischiato di perdere la vita, ed era un mago incredibilmente dotato; era stata questa la ragione per cui la McGranitt, malgrado il caos che si sarebbe creato nel sapere che un docente aveva i figli come alunni, aveva deciso di affidargli quel posto. Inutile dire che Marcus era stato assolutamente entusiasta all’idea di tornare nella sua vecchia scuola, ma i suoi due figli erano di tutt’altra idea, come testimoniava l’espressione di Alex in quel momento.
- Come mai quel broncio? – le chiese Andrew, scrutandola con aria assorta.
- E me lo chiedi? Stiamo per iniziare il nostro sesto anno in un posto dove non conosciamo nessuno e, come se non bastasse, siamo i figli del professore … sarà un disastro – sospirò, buttando dentro gli ultimi pigiami e chiudendo con forza il coperchio del baule.
- La fai sembrare peggio di quello che è. Guardati, sei incredibilmente carina, i ragazzi ti si appiccicheranno addosso come mosche sul miele – le disse Andrew, mentre giocherellava distrattamente con il copriletto.
- Ma per favore, non sono nulla di speciale – si schermì, arrossendo furiosamente. I complimenti la mettevano sempre in imbarazzo.
- Piuttosto, non ti secca aver lasciato tutti i nostri amici? – aggiunse, scrutandolo perplessa. Suo fratello era stato a capo della squadra di Quidditch della Rock Magic Academy e aveva stretto amicizia con molti ragazzi; ad Hogwarts avrebbe dovuto ricominciare tutto da capo, possibile che la cosa non lo preoccupasse?
- No, farò nuove amicizie; l’unica cosa che mi preoccupa è riuscire ad entrare nella squadra di Quidditch – replicò, scrollando le spalle. Poteva rinunciare alle amicizie e alla posizione sociale, ma non avrebbe mai messo da parte la sua passione per il volo.
Alex annuì, avrebbe voluto avere metà della sicurezza di suo fratello; lui sì che era un tipo spigliato, non come lei che aveva la fastidiosa tendenza ad arrossire ogni volta che un estraneo le rivolgeva la parola. Arrossire come un peperone e cominciare a balbettare non era decisamente un buon punto di partenza per costruire una nuova amicizia.
Andrew, intuendo i pensieri della sorella, le diede una leggera spintarella.
- Andiamo, non preoccuparti, in fin dei conti conosci già qualcuno ad Hogwarts – le fece notare.
Alex sorrise. Sì, in effetti qualcuno che conosceva c’era.
Aveva conosciuto Scorpius due estati prima, quando era andata a Londra per visitare i suoi nonni, che abitavano ad appena un centinaio di metri dalla proprietà dei Malfoy. Era rimasta sorpresa dal fatto che un ragazzo bello e carismatico come lui avesse perso tempo con una ragazzina timida quale lei era, ma ciò non sembrava preoccupare il giovane rampollo dei Malfoy che, durante la sua permanenza dalla nonna paterna, le aveva fatto visita più di una volta, offrendosi di accompagnarla a Diagon Alley per una passeggiata.
Inutile dire che Alex aveva finito per prendersi una gigantesca, colossale cotta per il biondo in questione e, per un folle istante, aveva pensato che lui la ricambiasse. Poi però aveva dovuto fare rientro a Miami ed ora, a distanza di due anni, si apprestava a rivederlo.
- Ecco, non avresti dovuto ricordarmelo – sbottò, mentre sentiva l’ansia crescere ancora di più dentro di lei.
- Ti preoccupi troppo, è questa la verità. Sarà un anno pazzesco, ne sono sicuro – decretò Andrew, alzandosi dal letto e dirigendosi verso la porta.
- Buonanotte – le augurò, chiudendosi la porta alle spalle.
- Notte – gli urlò di rimando, infilandosi sotto le coperte e sforzandosi di prendere sonno.





 
 
 
*********



 
Era in un bosco, al buio. Non riusciva a vedere dove stesse andando ma continuava a correre; no, non a correre, a scappare. Sì, stava scappando da qualcosa ... o da qualcuno. I rami degli alberi le ferivano le braccia mentre, senza arrestare la sua folle corsa, continuava a sfrecciare nel buio.
Doveva correre più veloce. Più veloce, più veloce, più veloce.
Vide una luce filtrare tra i rami degli alberi, doveva essere l’uscita del bosco. Accelerò l’andatura, mentre un rumore alle sue spalle le fece perdere un battito al cuore. La stava raggiungendo. Spinse ancora di più, pestando il terreno con decisione e cercando lo slancio per superare quei pochi metri che la separavano dalla luce; doveva solo raggiungerla e poi sarebbe stata in salvo, lo sapeva … lo sentiva.
Ce l’aveva quasi fatta quando inciampò su una radice. Rovinò a terra, la caviglia piegata in un’angolazione innaturale. Cercò di rimettersi in piedi, ma il dolore era troppo intenso. Un ringhio vicino, sempre più vicino.
Era troppo tardi … troppo tardi … troppo tardi.





 
*********






 
- Ahhhhhhh! – esclamò, spalancando di colpo gli occhi e mettendosi a sedere.
I capelli castani, di solito acconciati in ordinate onde, erano impastati di sudore e le si erano appiccicati alla fronte. Il cuore le batteva a mille, sembrava sul punto di uscirle dal petto.
Doveva calmarsi o di questo passo le sarebbe venuto un infarto.
- Era solo un sogno, uno stupido incubo – borbottò, calciando via le lenzuola e dirigendosi verso il suo bagno personale. Una bella doccia calda era quello che ci voleva.
Regolò il getto d’acqua e cominciò a spogliarsi, dandosi mentalmente della stupida per essersi spaventata in quel modo.
Che le era preso? Lei non era di certo una fifona e comunque non era normale spaventarsi così tanto, sia pure per un incubo angosciante come quello.
Probabilmente quello stupido incubo era dovuto alla sua ansia per il primo giorno di scuola; suo padre glielo diceva sempre che non bisognava andare a dormire preoccupati. Sì, doveva essere quello.
Entrò nella cabina doccia e si lasciò cullare dal getto d’acqua calda che le accarezzava testa e corpo. D’ un tratto, avvertii uno strano senso di bruciore lungo il braccio. Lo voltò leggermente, esaminando con attenzione il bicipite.
Un graffio. Un graffio irregolare, ma non molto profondo. Lo esaminò con più attenzione e, con orrore crescente, estrasse un paio di piccole schegge. Schegge di legno.
Lei avevasognato di graffiarsi con i rami degli alberi, non poteva essere accaduto sul serio. Vero? Vero?
Tuttavia la ferita non lasciava spazio a dubbi; per qualche strano motivo quello che aveva sognato si era in parte manifestato. Come era possibile?
Prese con mano tremante la boccetta di Dittamo che teneva nel mobiletto della farmacia e ne versò qualche goccia. La pozione bruciò a contatto con la pelle, ma il graffio sparì lasciandola indenne come poche ore prima.
Mentre cercava di dare un senso a tutto quello che le era accaduto, la voce di suo padre la chiamò dal piano inferiore.
- Alex, Andrew, svegliatevi, tra poco dobbiamo andare –
Lanciò un’occhiata all’orologio a pendola appeso davanti al suo letto: erano le sei in punto. Già, i professori dovevano giungere ad Hogwarts prima degli studenti e, di conseguenza, anche lei e Andrew avrebbero dovuto fare quell’ alzataccia. Si asciugò frettolosamente i capelli, riproponendosi di sistemarli quando fosse arrivata ad Hogwarts, e indossò la maglietta e i jeans che aveva lasciato sulla sedia la sera prima. Si diede un’occhiata allo specchio. In nome di Morgana, aveva l’aria di una che aveva passato una nottataccia.
- Magnifico, proprio la giusta impressione da dare in una scuola nuova – commentò sconfortata, recuperando le sue cose e trascinandole al piano di sotto.
A quanto sembrava, pronta o no, Hogwarts la stava aspettando.
 
 
 












Spazio autrice:

Bè, spero che questo capitolo vi sia piaciuto e vi abbia incuriosito; sappiate che, malgrado abbia già idee per il proseguio della storia, non continuerò ad aggiornare se non ci saranno recensioni. Vi spiego, ho altre storie in corso d'opera e mi sembra inutile continuarla se non piace. Tutto qui.
Fatemi sapere.
Baci baci,
               Bella_92

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Capitolo 2
*** Cap 2 ***


Cap 2














 
Alex guardava a bocca aperta il panorama che le si prospettava davanti. Il castello era a dir poco imponente, con le alte torri che svettavano prepotentemente nel cielo terso del mattino e il lago nero, che riluceva sotto i raggi del sole. Neanche nei suoi sogni più sfrenati avrebbe mai immaginato che Hogwarts potesse essere ricca di tanta magnificenza; persino la Rock, che era considerata la scuola magica più prestigiosa negli USA, non si avvicinava neanche lontanamente all’aura di perfezione che irradiava quell’edificio.
- Wow – sussurrò Andrew, al suo fianco, mentre scrutava con aria estatica l’imponente campo da Quidditch.
- Già, puoi dirlo forte – convenne Alex, continuando a bearsi di quella vista.
Chi l’avrebbe mai detto che la sola vista della scuola sarebbe bastata a cancellare, almeno in parte, le sue riserve per quel trasferimento forzato?
- Avete intenzione di entrare o preferite rimanere fuori? – chiese il padre, affacciandosi dal portone d’ingresso e rivolgendolo loro un sorriso sarcastico. Era certo che la magia di Hogwarts li avrebbe contagiati immediatamente, quel posto era unico.
Alex e Andrew annuirono e si affrettarono a seguirlo, premurandosi di osservare ogni singolo dettaglio dell’ampio ingresso, dalle quattro clessidre all’infinità di scale e ritratti.
- Sarà un’ impresa riuscire ad orientarsi – commentò Alex, mentre osservava le scale spostarsi da un piano all’altro.
- Credo che abbia ragione, signorina Minner, ma le assicuro che dopo una settimana ci si fa l’abitudine – intervenne una voce femminile.
La ragazza volse lo sguardo verso di lei e si ritrovò davanti a quella che, ne era certa, doveva essere Minerva McGranitt. Suo padre le aveva parlato a lungo della donna che era stata la sua insegnante di Trasfigurazione, e la descrizione del volto dai tratti severi e della perenne acconciatura a crocchia corrispondeva in pieno.
- Spero abbia ragione, preside – mormorò, non del tutto convinta dalle sue parole.
- Certo, ha la mia parola. Ora, se volete seguirmi, procederò a smistare lei e suo fratello –
Andrew la guardò perplesso.
- Credevo che lo Smistamento avvenisse la prima sera di scuola –
- È certamente vero, signor Minner, ma viste le circostanze credo che sarebbe meno penoso per voi essere smistati separatamente – replicò la donna, con il tono di chi stava facendo loro un enorme favore.
Ed in effetti era così; sarebbe stato incredibilmente imbarazzante venire smistati insieme agli studenti del primo anno, considerò Alex, mentre mandava un ringraziamento mentale a quella donna dai modi così rigidi.
- Prego, da questa parte – aggiunse la McGranitt, indirizzandoli verso la sala professori.
Una volta dentro, li fece accomodare su due sgabelli e si diresse verso un armadio, dal quale tirò fuori un vecchio cappello dall’aspetto logoro.
E così quello era il Cappello Parlante, pensò Alex, mentre fissava con espressione dubbiosa il copricapo. Come poteva un cappello percepire tutto ciò che era in lei?
- Signorina Minner, cominceremo da lei – annunciò la donna, ponendole il cappello in testa.
- Interessante, molto interessante; vedo coraggio e intelligenza, desiderio di mettersi alla prova e ambizione … e anche, ne sono sicuro, una buona dose di astuzia. Ma dove ti colloco? Corvonero e Serpeverde sarebbero le scelte più sensate per te, che possiedi l’astuzia di tua madre e l’ingegno di tuo padre, ma mi chiedo se Grifondoro non ti aiuterebbe nel prepararti a ciò che ti aspetta – meditò, riempiendola di confusione con quell’ultima frase. Cosa era che l’aspettava?
Possibile che avesse a che fare con l’incubo che aveva fatto?
- Mia cara ragazza, non c’è motivo di allarmarsi, non ancora almeno, lo scoprirai solo con il tempo. Nel frattempo, credo che la decisione migliore sia: Serpeverde! - replicò, strillando l’ultima parola affinchè fosse udibile da tutti.
Alex si tolse il cappello, meditando ancora sulle parole che le erano state dette, e alzò lo sguardo verso suo padre. Quello che vide la lasciò sconcertata; per un attimo, Marcus Minner aveva guardato sua figlia con aria incredula, come se fosse quasi spaventato, ma poi le aveva rivolto il suo solito sorriso smagliante e Alex si ritrovò a pensare che molto probabilmente se lo era solo immaginato.
Venne il turno di Andrew e la ragazza si appoggiò al muro, le mani incrociate dietro alla schiena, ad osservare lo smistamento del fratello.
Il Cappello impiegò molto meno per decidere le sue sorti e, dopo appena una manciata di secondi, decretò a voce alta – Grifondoro!-
Alex spiò nuovamente la reazione del padre; se era insoddisfatto per il fatto che nessuno dei suoi figli fosse diventato un Corvonero come lui non lo dava a vedere.
La McGranitt impiegò circa una mezz’ora a spiegare loro le regole che vigevano dentro le mura del castello e si raccomandò con entrambi affinchè le rispettassero poi, finalmente, li lasciò liberi di andare a scegliersi un posto letto e sistemare le loro cose.
Alex, scortata da un fantasma dall’aria cupa, che la preside le aveva indicato come il Barone Sanguinario, raggiunse l’ingresso della sala comune dei Serpeverde e, arrivata davanti alla parete che ne nascondeva l’ingresso, pronunciò a voce forte e chiara.
- Serpentese –
Il muro scorrè di lato e le rivelò l’ingresso.
Si prese un paio di minuti per osservare con attenzione la sala.
Il colore predominante era senza ombra di dubbio il verde; ciò era dovuto in parte dall’ampia vetrata che offriva una vista del lago nero e delle sue creature, e che diffondeva una luce verdastra in tutto l’ambiente.
Alex si ritrovò a sperare che i dormitori non fossero attraversati dalla vetrata, o avrebbe avuto seri problemi ad addormentarsi.
In fondo alla sala, poi, faceva bella mostra di sé il camino più grande che avesse mai visto, e che al momento ospitava un fuocherello che zampillava allegramente. Evidentemente quello, d’inverno, doveva essere il luogo più freddo ed umido di tutto il castello, considerò, dal momento che era il primo settembre e già si poteva godere di una leggera aria fresca.
Dopo aver esaminato le poltrone in pelle nera, e aver sperimentato che erano incredibilmente comode oltre che tremendamente eleganti, si diresse verso il dormitorio femminile.
La stanza che scelse era la più grande, aveva forma ottagonale e possedeva un bagno privato, cosa non da poco dal momento che solo Caposcuola e Prefetti ne avevano uno tutto loro. Si disse che, probabilmente, quella era la stanza  che solitamente occupavano le ragazze degli ultimi anni.
Decise di mettersi immediatamente a disfare il baule, e di provare le divise scolastiche che la McGranitt le aveva procurato.
Indossò velocemente la gonna a pieghe nere, le calze alla parigina, la camicetta bianca e il maglioncino verde; incontrò solo qualche problema con il cravattino, dal momento che alla Rock non si usava, e completò il tutto con le scarpe in vernice nera.
Si specchiò, osservandosi con aria critica, e si ripromise di accorciare di qualche centimetro la gonna, che le arrivava al ginocchio e la faceva sembrare una bambinetta, e di stringere leggermente il maglioncino. Forse, con i dovuti accorgimenti, non sarebbe sembrata proprio un pesce fuor d’acqua, pensò, mentre recuperava una spazzola ed il necessario per il trucco. Era venuto il momento di dare un senso alla sua faccia e ai suoi capelli.
Terminato il procedimento, accorciò a suon di bacchetta la gonna, finchè non le arrivò a circa metà coscia, e strinse appena il maglioncino; se non altro in questo modo si capiva che sotto c’erano delle curve e non un ammasso di ossa.
Indossò la divisa e, dopo aver ingaggiato una nuova lotta con il cravattino e aver perso, rinunciò all’idea di indossarlo correttamente e si limitò ad un nodo leggero, che le arrivava allo sterno e le donava un’aria sbarazzina.
Si specchiò e poi, soddisfatta del suo operato, lanciò un’occhiata al suo orologio da polso. La McGranitt le aveva detto che il resto degli studenti sarebbero arrivati verso le sei e mezza e che la cena si sarebbe tenuta mezz’ora più tardi.
Considerò l’idea di scendere insieme agli altri, ma poi, vinta dalla leggera sensazione di disagio che provava, decise di dirigersi verso la torre di Grifondoro e di scendere insieme ad Andrew.
Attese suo fratello per una decina di minuti e i due si diressero verso la Sala Grande. Erano arrivati davanti all’ingresso quando il portone principale si aprì ed un mare di studenti, con indosso i colori delle quattro case, si riversò nell’atrio, alla volta della Sala Grande.
E lei che pensava che avrebbero fatto caso ad una faccia nuova, pensò ironica, mentre salutava con un cenno del capo Andrew e prendeva posto al tavolo verde argento.








 
*******
 







- Ehi, è libero questo posto? – le chiese una calda voce maschile.
Alex alzò gli occhi e rimase impietrita. Davanti a lei c’era il ragazzo più bello che avesse mai visto. Lo osservò dall’alto in basso, soffermandosi sui lisci capelli corvini, gli occhi blu e il sorriso seducente, prima di rispondere – Sì, cioè, siediti pure –
Si odiò profondamente per il tono flebile che le era uscito, probabilmente ora avrebbe pensato che fosse una ragazzina incapace di rispondere ad una domanda senza provare soggezione.
Ma, a quanto sembrava, il ragazzo non aveva notato né il suo tono né l’aria imbarazzata.
- Non ti ho mai vista, sei nuova? – le chiese, afferrando una caraffa di succo di zucca e versandogliene un bicchiere, prima di servirsi a sua volta.
Alex apprezzò il gesto ed annuì.
- Sì, è il mio primo giorno –
- Io sono Sylvain, Sylvain Zabini – si presentò, porgendogli una mano dal colorito ambrato.
- Alexandra Minner, ma chiamami solo Alex – replicò, ricambiando la stretta.
- Ok, solo Alex – scherzò il ragazzo, sorridendole.
Oh Merlino, quando sorride è ancora più bello, pensò fissandolo con aria imbambolata.
- Allora, cosa ti porta ad Hogwarts? –
- Alex? Alexandra Metis? – intervenne una voce dal leggero accento strascicato.
Una voce che avrebbe riconosciuto tra mille altre, perché solo un Malfoy poteva averla e non suonare del tutto ridicolo.
- Ciao Scorpius – replicò, rivolgendo un sorriso al ragazzo.
Scorpius Malfoy era cresciuto parecchio durante quegli anni; i capelli biondi avevano assunto un colore leggermente più scuro rispetto al color platino di suo padre e gli occhi grigi risplendevano di una luce malandrina, ma allo stesso tempo maliziosa ed intrigante.
- Quando sei arrivata? Non ti ho vista sul treno – esclamò, sedendole di fronte e concentrando la sua attenzione esclusivamente su di lei. Gli piaceva quella ragazza, era buffa e divertente.
- Qualche ora fa, sai, mio padre doveva sistemare un po’ di cose – spiegò, cercando di tagliare corto.
Un leggero tossicchiare interruppe la loro conversazione.
Scorpius lanciò un’occhiata irritata a Sylvain e gli disse, con tono aggressivo,   - Ti serve qualcosa, Zabini? –
- No, Malfoy, ma mi sembra che ti stiano chiamando – replicò glaciale il moro, indicandogli con un cenno del capo un piccolo gruppetto di ragazzi e ragazze.
Scorpius annuì e fece cenno agli amici che li avrebbe raggiunti subito.
- Bè, ci vediamo in giro – concluse, sorridendole e lanciando un’occhiataccia a Zabini.
Sylvain sospirò con aria teatrale, provocando un leggero attacco di risate in Alex.
- Si direbbe che Scorpius non ti sia molto simpatico – commentò ironica.
- Da cosa l’hai notato, ma belle Alex? – replicò ironico, facendola arrossire come un peperone.
Ancora una volta Sylvain dimostrò abbastanza tatto da non prestarci eccessivamente attenzione.
- È per qualcosa di personale o è semplice antipatia a pelle? – gli chiese incuriosita.
- Un po’ entrambe – replicò vagamente.
Alex stava per chiedergli cosa intendesse quando la preside diede il via al banchetto e, almeno per il momento, la fame sostituì la sua curiosità.
Conversò ancora con Sylvain, raccontandogli della sua vecchia scuola e ascoltando aneddoti sui suoi anni ad Hogwarts, e alla fine del banchetto la scortò fino al dormitorio femminile.
- Buonanotte, ma belle Alex, ci vediamo domani – le sussurrò, baciandole una mano.
Alex si impose di non arrossire e, dopo aver sorriso e aver ricambiato l’augurio, si diresse nella sua stanza. Si infilò sotto le coperte e, prima di addormentarsi, si ritrovò a pensare che in fin dei conti quella scuola non era poi così male.
 
 
 
 
 











Spazio autrice:
 
Visto il successo del primo capitolo, ho deciso di continuare la storia e di premiare il vostro interesse pubblicando il nuovo capitolo subito, fresco di stampa. Fatemi sapere che ne pensate.
Al prossimo.
Baci baci,
              Bella_92

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Capitolo 3
*** Cap 3 ***


Cap 3
















 
 
Alex aprì gli occhi di scatto. Di nuovo quell’incubo, ma cosa accidenti significava? Si passò una mano tra i capelli, sospirando leggermente, e scansò le coperte, decisa ad approfittare del suo risveglio per usare subito il bagno.
Non aveva mai dovuto condividere il bagno, men che meno con altre tre ragazze, e sospettava che solo svegliandosi molto presto sarebbe riuscita a farsi una doccia calda ogni mattina. Ragion per cui conveniva approfittare di quel brusco risveglio.
Oltrepassò i letti a baldacchino con passo felpato e si chiuse la porta alle spalle, cercando di fare meno rumore possibile. Visto che aveva ancora un’ora prima delle sette, decise di optare per un bagno caldo invece della solita doccia. Aprì il rubinetto, regolandolo sulla giusta temperatura, e versò una generosa dose dei suoi sali da bagno; erano l’unica cosa che riusciva a farla rilassare e, inoltre, adorava l’aroma di cannella che sprigionavano. Mentre la vasca si riempiva cominciò a spogliarsi, ripiegando la camicia da notte e appoggiandola sul piccolo sgabello lì vicino. Controllò la temperatura dell’acqua con la punta del piede e, quando fu certa di non ustionarsi, raccolse i capelli in un’alta coda di cavallo e si immerse.
Rimase nella vasca per una ventina di minuti poi, avvolgendosi nel morbido accappatoio verde, si diresse verso lo specchio, decisa a domare la sua chioma e a dedicarsi al trucco.
Raccolse i capelli in una lunga treccia laterale, che le ricadeva lungo la spalla destra, e optò per un make up abbastanza sobrio: una spolverata di terra, una generosa dose di mascara e una passata di matita nera a delineare il contorno degli occhi. Ecco fatto, se non altro non aveva lo stesso aspetto disastrato della mattina precedente.
Tornò nella camera da letto e scoprì che una delle sue compagne si era appena svegliata. Lanciò un’occhiata all’orologio, erano appena le sei e mezza. Evidentemente non era la sola mattiniera del dormitorio.
- Buongiorno – esordì, prendendosi un attimo per scrutare la ragazza. Aveva una chioma di capelli rossi, mossi e appena un po’ crespi, occhi di un incantevole azzurro cielo e un fisico esile.
- ‘Giorno – replicò la ragazza, trattenendo a forza uno sbadiglio. Le ci vollero un paio di secondi per realizzare che quella che aveva di fronte era la nuova arrivata.
- Tu sei Alexandra Minner, vero? – le chiese, avvicinandosi e studiandola con attenzione.
Alex storse leggermente il naso nel sentire il suo nome di battesimo e annuì.
- Sono io, ma ti prego chiamami Alex –
- Rose Weasley, piacere di conoscerti Alex – replicò la rossa, ricambiando la stretta e utilizzando il nomignolo.
Alex le sorrise riconoscente. Sembrava una tipa a posto quella Rose.
- Hai finito con il bagno? – aggiunse, accennando alla porta aperta dietro di lei.
- Sì, certo – confermò, spostandosi per farla passare.
Aveva appena finito di indossare la divisa quando Rose uscì dal bagno, avvolta in una nuvola di vapore, e perfettamente vestita di tutto punto. E pensare che non aveva fatto caso al fatto che si era portata dietro la divisa. Wow, il suo spirito d’osservazione faceva acqua da tutte le parti.
- Sei pronta? – le chiese, prendendo la borsa e dirigendosi verso la porta.
Alex annuì e si affrettò ad imitarla; possibile che avesse già trovato una nuova amica? E dire che non si era neanche sforzata più di tanto.
- Non dovremo svegliarle? – chiese, prima di chiudersi la porta alle spalle, riferendosi alle due ragazze che dormivano beate.
- No, Celeste e Meissa non si svegliano mai prima delle sette e un quarto. E poi, fidati di me, tu non vuoi davvero fare la loro conoscenza – replicò la Weasley, arricciando il naso in un’espressione di comico disgusto.
Allo sguardo perplesso di Alex, si affrettò a chiarire.
- Sono due oche della peggior specie, credo che abbiano un cervello in multiproprietà – affermò, con un’aria così seria che la fece scoppiare a ridere.
Le due ragazze si avviarono verso la Sala Grande, in religioso silenzio, e quando vi furono davanti trovarono un piccolo drappello di studenti che affollava la bacheca.
- Che succede? – domandò Rose, rivolgendosi ad uno Tassorosso del secondo anno.
- Le LDR hanno organizzato una nuova festa, per domani sera – replicò, come se questo giustificasse tutto quel macello.
- LDR? – chiese perplessa Alex, mentre Rose alzava gli occhi al cielo.
- É un anagramma che sta per Lady Dark Rich: Lily, Dominique, Roxanne – le spiegò, mentre un ragazzo dai capelli corvini e la divisa dei Grifondoro le si affiancava.
- Ehi, Rosie, mattiniera come sempre, è? – esordì il ragazzo, scoccandole un bacio sulla guancia.
- Sì, Jamie. Piuttosto, come mai già in piedi? – chiese incuriosita. Suo cugino era tutto tranne che un tipo mattiniero.
- Selezioni di Quidditch, ho un sacco di candidati da visionare – replicò, gonfiando il petto con aria d’orgoglio. Aveva passato tutta l’estate a mettere in mostra la sua spilla da Capitano, pavoneggiandosi per tutta la Tana e le residenze di ognuno dei membri del clan Potter e Weasley.
- Piuttosto, chi è la tua amica? – aggiunse, scrutando Alex da capo a piedi.
- Alex Minner. Alex, ti presento mio cugino, James Sirius Potter – disse Rose.
- Minner? Sei la sorella di Andrew? – chiese James, sorpreso.
Ok, ora si che era sorpresa anche lei, pensò Alex, prima di replicare – Sì, sono io –
- Alex – la chiamò quella familiare voce strascicata.
La ragazza notò lo sguardo del Grifondoro che si annuvolava ma qualcosa, forse il pestone che gli diede Rose, lo convinse a non fare commenti.
- Scorpius – replicò, rivolgendogli un sorriso smagliante. Rose le fece cenno che l’avrebbe aspettata al tavolo e, prendendo sottobraccio James, entrò nella Sala Grande.
- Ieri sera ti ho cercata, ma eri sparita –
- Sì, ho chiacchierato un po’ con Sylvain e poi sono andata a dormire, ero stanca – replicò, mentre gli occhi grigi di Scorpius si stringevano pericolosamente.
- Accetta un consiglio, Alex, sta alla larga da Zabini –
La ragazza lo guardò perplessa, ma non fece in tempo a chiedergli una spiegazione che una bionda da urlo si avvinghiò a Scorpius, coinvolgendolo in un bacio appassionato.
Alex distolse lo sguardo, imbarazzata, e lo rialzò solo quando udì la voce di Scorpius.
- Ehm, Alex, lei è Dominique – disse, passandosi una mano dietro al collo con aria imbarazzata.
Alex si prese un paio di secondi per osservare la bionda che gli stava avvinghiata ad un braccio. Aveva capelli di un puro color oro, che le ricadevano in morbidi ricci fino alle spalle, un paio di occhi verdi dal taglio felino e delle gambe chilometrali, che la gonna della divisa metteva in risalto.
La ragazza le rivolse un sorriso smagliante, di quelli che si vedevano sulle copertine dei settimanali magici, e le porse una mano perfettamente curata.
- Ho sentito parlare di te, è un vero piacere conoscerti – le disse, con la sua morbida voce da gatta.
- Anche per me, ma ora devo proprio scappare, mi stanno aspettando – replicò Alex, liquidando in fretta la coppia.
Dominique le fece ciao con la mano e Scorpius le rivolse un sorriso dispiaciuto.
Come aveva fatto ad essere così stupida da pensare che uno come Scorpius Malfoy non fosse già fidanzato? E con una ragazza come quella, per giunta.
Scosse la testa e prese posto accanto a Rose.
- Allora, cosa voleva Malfoy? –
- Nulla di importante – replicò, mentre Sylvain faceva il suo ingresso e le passava a fianco, rivolgendole un sorriso smagliante al quale rispose senza esitazione.
- Ok, cosa era quello? – intervenne Rose, sorridendole complice.
Alex la guardò perplessa, si era forse persa un pezzo?
- Cosa? -
- Cosa? Sylvain Zabini ti ha praticamente mangiato con gli occhi, ecco cosa!
- Oh,finiscila -
- Ok, sei ovviamente troppo cieca per vedere ciò che hai davanti agli occhi. Zabini è cotto di te, tu dovresti esserlo di lui … o dovresti almeno andargli a parlare – concluse Rose, con tono di ovvia constatazione.
- Da quando in qua tifi per Sylvain, cosa sei una sua groupie? – scherzò Alex, beccandosi una leggera spintarella come risposta.
- Sylvain Zabini è il ragazzo più affascinante e uno dei più belli della scuola, inoltre viene da una famiglia molto ricca e potente e questo certo non guasta –
- Scorpius mi ha consigliato di tenermene alla larga – obiettò Alex.
Rose sbuffò incredula. – Certo che ti ha consigliato di tenertene alla larga, quei due si odiano –
Ah, quindi era una cosa risaputa in tutta la scuola.
- Ma perché? –
- Sembra che la madre di Zabini sia stata l’amante del padre di Malfoy per un po’, sua moglie l’ha scoperto e i genitori di Scorpius si sono separati. E poi, fin dal primo anno, c’è sempre stata l’eterna rivalità tra loro due. Competono su tutto: scuola, Quidditch e ragazze – replicò Rose.
- Quindi dici che l’ha detto solo perché si detestano? – chiese, in effetti poteva essere una motivazione sufficiente per un tipo come Scorpius.
- Assolutamente. Non dico che Sylvain Zabini non abbia lasciato un sacco di cuori infranti in giro per la scuola, ma è stato sempre sincero su quello che voleva e non ha mai guardato una ragazza come guarda te – le rivelò Rose, condendo il tutto con l’ennesimo sorrisetto complice.
Alex non riuscì a trattenere un sorrisetto compiaciuto e si voltò verso Sylvain, beccandolo ad osservarla. Si scambiarono un sorriso, mentre gli occhi blu del ragazzo scintillavano divertiti.
Qualunque fosse il potere di Zabini, stava decisamente facendo effetto su di lei.









 
 
 
Spazio autrice:
 
Eccomi con il nuovo capitolo. Ringrazio le ragazze che hanno recensito il primo ed il secondo (appena ho un attimo di tempo rispondo a tutte singolarmente).  Allora, per chi tifate: Il biondo e statuario Scorpius o il moro e affascinante Sylvain?
Al prossimo capitolo.
Baci baci,
              Bella_92
 

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Capitolo 4
*** Cap 4 ***


Cap 4


















 
 
- Oddio, sta venendo qui – esclamò Alex, arrossendo di botto e cominciando ad agitarsi.
- Calma, Alex, ci hai già parlato, è tutto ok – la rassicurò Rose, rivolgendo un cenno di saluto a Zabini e alzandosi da tavola.
- Ti aspetto a lezione, cerca di non farle fare troppo tardi – le disse, rivolgendosi poi al ragazzo che annuì con aria seria.
- Buongiorno – gli disse Alex, maledicendosi per la sua stupidità. Buongiorno? Poteva scegliere un modo più interessante per attaccare bottone, no?
- Buongiorno, ma belle Alex – replicò, mentre l’aria seria lasciava il posto ad un sorriso smagliante e a un luccichio divertito negli occhi.
- Ti ho cercato in sala comune, ma eri già uscita – osservò, occupando il posto lasciato libero da Rose e versandosi del succo di zucca.
- Sì, Rose mi ha trascinato via – confermò, sforzandosi di non sorridere come una stupida. Le faceva piacere il fatto che si fosse preoccupato di cercarla.
- Già, Rose Weasley è una maniaca della puntualità – confermò Sylvain, ma qualcosa nel tono in cui lo aveva detto lasciava intendere che non la giudicava necessariamente una brutta cosa.
- Allora, come ti sembra Hogwarts? – le chiese, rompendo il silenzio che si era venuto a creare.
Alex sorrise, grata per quel nuovo tentativo di conversazione, - Non male, anzi, devo dire che quello che ho visto finora mi piace parecchio – confessò.
Ed in effetti era vero, la perplessità per quel trasferimento aveva lasciato presto spazio alla sua innata curiosità e, parliamoci chiaro, il fatto che un ragazzo così bello si interessasse palesemente a lei contribuiva in larga misura a non farle sentire la nostalgia.
- Sì, in effetti anche io ho visto una cosa che mi è piaciuta molto –
Alex lo osservò perplessa, stava davvero flirtando con lei?
- Cioè? – chiese con un mezzo sorriso.
- Te, ma belle Alex – replicò candidamente, come se non ci fosse nulla di strano e non fosse minimamente imbarazzato da quella confessione.
Sentì le guance andarle letteralmente a fuoco e abbassò lo sguardo, maledicendosi per la sua timidezza. La risata melodiosa del ragazzo le raggiunse le orecchie, procurandole un leggero brivido lungo la schiena. Era la prima volta che lo sentiva ridere e non ne rimase affatto delusa, la risata era decisamente all’altezza dell’ aspetto fisico.
Una leggera carezza la spinse ad alzare nuovamente lo sguardo, incontrando gli occhi blu di Zabini.
- Non lo credevo possibile, eppure sei ancora più bella quando arrossisci – commentò, guardandola come avrebbe fatto un intenditore davanti ad un’opera d’arte.
- Io, bè … grazie – mormorò, mentre sentiva il volto che cominciava a riacquistare il suo solito colorito.
- Di nulla, ho detto solo la verità –
Ok, doveva imporsi di mantenere la calma o le sarebbe venuto un infarto. Certo che trovarsi davanti Zabini, che le sorrideva con quell’aria invitante, non era proprio il massimo per recuperare l’uso delle proprie facoltà intellettive.
- Uh, sembrerebbe che abbiamo visite – considerò Sylvain, mentre gli occhi blu scrutavano con aria incuriosita il nuovo arrivato.
- Andrew – esclamò Alex, alzandosi per abbracciare il fratello, e presentando i due ragazzi. Serpeverde e Grifondoro si scrutarono per un paio di secondi, come a volersi valutare a vicenda, poi si strinsero la mano e si rivolsero un sorriso amichevole. A quanto sembrava, avevano deciso di starsi simpatici.
- Non dovresti essere a lezione? – le chiese il fratello, mentre faceva vagare lo sguardo lungo la tavolata verde argento, sembrava alla ricerca di qualcuno.
- Oh cavolo, devo sbrigarmi, ma stavi cercando qualcuno? – replicò, recuperando la sua borsa e lanciandogli un’occhiata indagatrice.
Andrew scosse la testa, in un lieve cenno di diniego che non convinse del tutto la ragazza.
- Lascia, faccio io – le disse Sylvain, togliendole di mano la borsa ed invitandola a precederlo.
Alex gli rivolse un sorriso riconoscente e si incamminò verso l’uscita.
Un paio di occhi grigi seguirono la sua avanzata con aria contrariata.




 
 
******
 





- Scorpius, si può sapere che ti prende? – chiese Dominique, sventolandogli una mano davanti agli occhi con aria palesemente seccata. La disturbava incredibilmente quel suo scarso interesse nei confronti delle sue parole.
- Nulla, stavo solo pensando, dicevi? – replicò, tornando a rivolgere la sua attenzione alla fidanzata.
- Dicevo che indosserò un vestito color ghiaccio per la festa di domani sera, quindi non osare vestirti di nero come tuo solito –
Scorpius annuì distrattamente, il pensiero ancora  rivolto alla scena di poco prima. Aveva detto ad Alex di stare alla larga da Zabini, possibile che avesse deciso di non dargli retta?
Non gli piaceva quel ragazzo e quel suo palese interesse per la ragazza lo infastidiva; non sapeva quale fosse il motivo, forse era solo perché si trattava di lui. Certo, era una motivazione a dir poco infantile, ma quando si trattava di loro due non riusciva a comportarsi in altro modo.
Si chiese se fosse opportuno invitare nuovamente Alex a lasciarlo perdere, ma non aveva voglia di passare per quello possessivo e geloso. Loro erano solo amici, non aveva diritti su di lei.
- Stavo pensando di invitare quella ragazza, com’ è che si chiama? – interloquì Dominique, tamburellando con l’indice sul labbro inferiore.
- Alex? – le venne in aiuto. Era sorpreso da quell’interesse di Dominique, di solito era restia a coinvolgere le nuove arrivate.
- Giusto, penso che le farò recapitare l’invito in camera, sai con chi sta? – chiese, rivolgendosi questa volta a Roxanne, la fonte di notizie della scuola.
- Credo che sia in camera con Rose – replicò pacatamente, sorridendo divertita davanti all’espressione corrucciata della cugina.
- Bene, sarà l’occasione per spiegarle quali sono le compagnie più adatte – considerò Dominique, finendo il suo the e alzandosi da tavola.
Lily e Roxanne la imitarono, rassettandosi la gonna a pieghe e attendendo che la cugina finisse di salutare Scorpius.
- Ci vediamo a pranzo – decretò Dominique, scoccandogli un bacio a fior di labbra e uscendo dalla sala con il suo piccolo seguito.
















Spazio autrice:

Eccomi finalmente con il nuovo capitolo! Spero che vi piaccia, nel frattempo ne approfitto per ringraziare coloro che recensiscono, seguono, ricordano, preferiscono o semplicemente leggono la mia storia.
Vi ringrazio infinitamente per il vostro supporto!
Al prossimo capitolo.
Baci baci,
              Bella_92

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