Il fratello del mio migliore amico

di la ragazza del pane
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** capitolo uno ***
Capitolo 3: *** capitolo due ***
Capitolo 4: *** capitolo tre ***
Capitolo 5: *** capitolo quattro ***
Capitolo 6: *** capitolo cinque ***
Capitolo 7: *** capitolo sei ***
Capitolo 8: *** avviso ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Il fratello del mio migliore amico
 
Prologo
 
I ragazzi e le ragazze possono essere amici, sul serio.
So che sembra incredibile, ma è vero, succede.
- Josh Hutcherson

 
Il professor Sanders ha il tono di voce più noioso e monocorde che abbia mai avuto il piacere di ascoltare. Parla in maniera incredibilmente lenta e ogni tre parole si ferma, come se si stesse dimenticando quello che deve dire. Ora cercate di capirmi: com’è possibile che io rimanga sveglia? Semplice: non lo è.
Ho cercato più di una volta di spiegare questa cosa anche al mio migliore amico Connor. Lui adora il professor Sanders e tutte le volte che mi decido a fare una dormita durante l’ora di chimica mi ritrovo con un gomito piantato tra le costole. Come farei senza di lui!
 
Connor è quello che gli altri studenti definiscono un “secchione”. Io preferisco chiamarlo “genio”. Anche perché del secchione non ha proprio niente. È solo incredibilmente intelligente. Il suo cervello è mostruoso, qualcosa di immenso. Per questo motivo è arrivato quinto a livello mondiale nella risoluzione dei problemi del futuro e già all’età di sedici anni le sue aspirazioni per il college  erano una doppia specializzazione: una in fisica nucleare e un’altra in ingegneria biochimica. Più un corso di tedesco, che non fa mai male.
Bene, mentre Connor vinceva concorsi mondiali, io a sedici anni il massimo che sapessi fare era scrivere i miei racconti su un sito on-line, protetta da un nickname. E questo non è cambiato molto nemmeno ora che di anni ne ho diciotto.
Connor dice che dovrei trovare il coraggio di spedire via e-mail le mie storie a qualche casa editrice, almeno per ricevere un parere. A sentir lui potrei diventare la nuova J.K.Rowling o la nuova Suzanne Collins. Dolci parole di conforto del proprio migliore amico.
 
Sto giusto abbozzando la trama della mia nuova storia lungo i bordi del libro di chimica, mentre Sanders si è fermato per l’ennesima volta. Almeno penserà che sto prendendo appunti.
Io odio chimica e tutte quelle materie che hanno a che fare con la parola “scientifico”. Devo esserne proprio allergica. Ma per fortuna ho Connor che cerca almeno di farmi prendere B- ai test. Avere un genio per migliore amico ha sempre i suoi vantaggi.
 
La campanella suona, annunciando la fine di quella tortura. Infilo distrattamente i libri nella tracolla, spazzo il banco dalle briciole di gomma e aspetto che Connor faccia lo stesso. È sempre l’ultimo, perché ogni volta si perde a chiacchierare con Sanders su protoni e particelle di cui a malapena io conosco l’esistenza. Sempre che con Sanders si possa chiacchierare, s’intende.
Oggi, invece, raccoglie lo zaino da terra e se lo mette in spalla, facendomi un sorrisone.
<< Allora, andiamo?>>
<< Non hai nessun discorso da intrattenere con Sanders?>> chiedo sorpresa, mentre ci avviamo verso l’uscita, confondendoci con gli altri studenti.
Lui mi circonda le spalle con un braccio:<< No, oggi ho solo voglia di tornare a casa>>
<< Sei strano, Hutcherson>> gli dico, sorridendo, e tiro fuori le chiavi del mio pick-up dalla borsa.
Ecco, questa è un’altra cosa strana: Connor è il genio e a guidare ci penso io. Non ha la macchina e per poco non superava l’esame pratico di guida. “Però – come mi ricorda sempre lui –lo scritto è andato bene”.
Poso la tracolla nel vano posteriore, salgo e metto in moto, mentre Connor prende posto sul sedile del passeggero e sintonizza la radio sulla nostra stazione preferita. Highway to hell degli AC/DC invade l’abitacolo. Io tiro giù il finestrino e metto fuori il braccio, cominciando a battere la mano a ritmo di musica sulla portiera.
 
Posteggio lungo il vialetto di casa Hutcherson, proprio accanto alla cassetta delle lettere. Scendiamo dal pick-up e noto una moto all’entrata della rimessa, ma non ci faccio troppo caso. Chris ha sempre adorato le moto.
Entriamo, pulendoci prima i piedi sullo zerbino che recita ‘WELCOME’ a caratteri cubitali.
Connor corre al piano di sopra, mentre io mi avventuro in cucina, da dove proviene un ottimo profumo di torta di mele. La mia preferita.
Michelle sta tirando fuori dal forno una splendida torta, come quelle di Nonna Papera.
<< Michelle, io ti ho mai detto che ti amo? Perché, se non l’ho ancora fatto, credo che questo sia il momento giusto>> dico, avvicinandomi e allungando la mano per prenderne un pezzetto. Lei mi allontana, ammonendomi:<< È per questa sera, Sam. Giù le mani>>
Metto il broncio e mi siedo sul tavolo della cucina, lanciando languide occhiate alla torta posta sul davanzale a raffreddarsi.
<< Hai sentito papà?>> chiedo, dondolando le gambe.
<< Sì, mi ha chiesto se puoi rimanere a mangiare qui. Farà un po’ tardi>>
Mio padre lavora come avvocato a Cincinnati, che dista 32 km da Union, e spesso e volentieri fa tardi. Perciò trovarmi seduta a tavola con gli Hutcherson almeno cinque sere su sette è del tutto normale. Da quando i miei genitori hanno divorziato, si è buttato a capofitto nel lavoro. Forse non era del tutto pronto a lasciare mia madre. Non come diceva lui.
Ho incontrato Connor un paio di mesi dopo il divorzio, il primo giorno di scuola superiore.
Eravamo entrambi in un momento di totale smarrimento della nostra vita. Suo fratello si era appena trasferito a Los Angeles per lavoro e a lui mancava terribilmente. Così, quando ci eravamo trovati seduti allo stesso tavolo della mensa avevamo cominciato a chiacchierare come se ci fossimo conosciuti da sempre. Da quel giorno siamo sempre seduti vicini, in qualsiasi occasione.
Passo sempre moltissimo tempo con lui. Tutti i pomeriggi li trascorriamo a casa sua, dove mi dà una mano con i compiti di matematica e scienze, oppure facciamo un giro in città. Qualunque sia il programma, siamo sempre insieme.
È capitato spesso che ci scambiassero per una coppia e a scuola c’è ancora qualcuno che la pensa così, nonostante le nostre continue smentite. Non potrei mai mettermi con Connor e fare tutte quelle cose che di solito si fa con il proprio ragazzo. Sarebbe imbarazzante, come se diventassi la fidanzata di mio fratello. E di solito non si bacia in bocca il proprio fratello.
<< Se vuoi puoi fermarti a dormire qui>> propone Michelle, sciacquando alcuni bicchieri nel lavello.
<< No, grazie, vado a casa. Qualcuno dovrà pure svegliare quell’uomo domani mattina>>
Sorride, con quel sorriso dolcissimo che solo lei sa fare, e si asciuga le mani in uno strofinaccio:<< Dov’è Connor?>>
<< È salito in camera. Non so cosa dovesse fare>>
Ad un certo punto un cane grigio scuro con una macchia bianca sul muso entra scodinzolando in cucina e inizia a giocare con i miei piedi che dondolano a mezz’aria. Scendo e comincio a grattarlo dietro le orecchie, mentre lui si siede e si gode le coccole. Non lo mai visto in casa. Non si tratta né di Nixon né di Diesel.
<< Avete comprato un cane nuovo, Michelle? Connor non mi ha detto niente>>
Michelle mi guarda senza capire.
<< A dire la verità è il mio>>
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Bancone (?) della ragazza del pane
Voilà, ecco pubblicato il prologo.
Forse dovrei dire ri-pubblicato, visto che avevo postato questa fanfic lunedì, ma si è magicamente cancellata.
Beh, cosa dire? Ho in testa questa storia da esattamente quattro mesi, ma non ho mai trovato il tempo di buttarla giù, invece eccola qui!
Non so proprio cosa aspettarmi.
La maggior parte delle notizie utilizzate sono vere, perché cerco di attenermi il più possibile alla realtà. Connor è davvero un piccolo genio e, sì, è davvero arrivato quinto a livello mondiale in un concorso sulla risoluzione dei problemi del futuro (lo ha detto Josh in 2 interviste al Letterman), ma non saprei dirvi se il signor Chris Hutcherson ha davvero la passione per le moto xD
Beh, ringrazio chi leggerà e chi magari lascerà una piccola recensione :)
Anche chi la metterà tra preferite/ricordate/seguite :)
Grazie grazie grazie!
Un abbraccio e al prossimo capitolo
 
La ragazza del pane

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Capitolo 2
*** capitolo uno ***


Il fratello del mio migliore amico
 
Capitolo uno
 
In pubblico sono la stessa persona che sono a casa,
quindi non è che ho un certo atteggiamento o cose simili.
Questo è quello che sono ed è proprio come sono quando sono chi sono.
- Josh Hutcherson

 
Alzo lo sguardo e incrocio gli occhi dell’ultima persona che mi sarei aspettata di vedere a Union: Josh Hutcherson.
Okay, forse non dovrei essere poi così sconvolta, visto che questa è anche casa sua, ma cercate di capirmi: non ero per niente preparata a questo incontro.
Resto accucciata, continuando ad accarezzare il cane, mentre la mia testa si affolla di domande:
Cosa ci fa luiqui?
Perché Connor non mi ha detto nulla?
Da quando ha un cane?
Mi rendo conto di aver la bocca spalancata, perciò la chiudo di scatto, così forte da farmi male ai denti. Poi mi alzo in piedi e mi spazzolo le mani sui jeans, a disagio.
<< Ciao, io sono Josh>> dice, allungandomi la mano e sorridendo. Il suo sorriso è dolce e luminoso come quello di Michelle.
<< P-Piacere. Io sono Sam>> mi presento, ricambiando la stretta.
<< Lo so, Connor mi parla sempre di te>> e continua a sorridere. Devo ammettere che per quanto il suo sorriso sia bello, mi sta mettendo un pochino a disagio.
Cerco di ricambiare, sicura che quello che sto facendo è più una smorfia che altro e resto lì, come un’idiota, a dondolarmi sui piedi senza dire una parola.
Ad un certo punto mi torna in mente una cosa ed esco dalla cucina, imboccando le scale che portano al piano superiore. Entro in camera di Connor come una furia e faccio sbattere sonoramente la porta. Il mio migliore sussulta e si gira verso di me, tenendo tra le mani il libro di chimica.
<< Ehi Sam, stavo giusto per venirti a chiamare. Quali capitoli…>> si ammutolisce non appena vede la mia faccia <
>
<< Oh sì, benissimo!>> faccio sarcasticamente, accompagnando la mia esclamazione con un ampio gesto delle braccia << Proprio bene! Dimmi un po’, quand’è che è arrivato tuo fratello?>>
Lo vedo impallidire, mentre chiude il libro e lo posa sulla scrivania:<< L’hai già incontrato?>>
<< Proprio adesso, e ho anche fatto la figura dell’idiota, a dirla tutta. Perché non me lo hai detto, Connor?>>
Si passa una mano sul viso e sospira:<< A cosa sarebbe servito? Tu mi avresti portato a casa e poi avresti trovato una scusa per andartene e non rimanere qui>>
Abbasso lo sguardo, colpevole. È vero, ogni volta che Josh torna a Union – e la cosa capita molto raramente e solitamente resta due o tre giorni, non di più – io mi limito a portare Connor a scuola alla mattina, per poi riaccompagnarlo a casa nel pomeriggio. Non mi fermo mai da lui. Non voglio privarlo del poco tempo che può passare con suo fratello. Insomma, posso sopravvivere non vedendolo un paio di ore in meno al giorno. È un sacrificio che faccio volentieri. È per questo che fino a pochi minuti fa non avevo mai incontrato Josh in vita mia ed ero rimasta leggermente sconvolta. Non sarebbe neanche dovuto succedere.
<< Pensavi che non me ne fossi accorto? Suvvia Sam! Non sono così stupido. Dov’è il problema?>>
Mi costringo ad alzare gli occhi dal pavimento, che al momento mi sembra la cosa più interessante del mondo, e li fisso nei suoi:<< Non voglio rubarti tempo con Josh. Tutto qui…>>
Connor scoppia a ridere e mi abbraccia:<< Stai dicendo che non venivi mai per… Davvero? Oddio Sam, ma io… io ti voglio bene!>>
Ricambio l’abbraccio e sorrido contro la sua spalla, mentre lui continua a ridere, stringendomi.
<< Sei incredibile>> sussurra, scompigliandomi i capelli.
<< Quindi ora vado a prendere la mia roba e torno a casa. Inventerò una scusa con tua madre>>
<< Ma no! Resti assolutamente!>>
<< Connor, Josh andrà via tra un paio di giorni. Studierò chimica da sola>> e mentre lo dico so già che non aprirò un libro.
<< Guarda che si ferma tutto l’anno. Si è preso una pausa!>>
Non appena dice così, il primo pensiero che mi passa per la testa è che non riuscirò mai a stare un anno senza Connor. Il secondo è che i miei voti in matematica e chimica precipiteranno vertiginosamente. Il terzo è che la mia adorata e tranquilla cittadina si trasformerà in un covo di giornalisti e fotografi alla ricerca dell’ultimo scoop. Di male in peggio.
<< Tutto l’anno?>>
Lui annuisce:<< Gli ultimi anni sono stati pienissimi: Hunger Games e gli altri film lo hanno letteralmente sfinito. Vuole tornare alle origini. O almeno così ha detto quando ci ha chiamato. Si è addirittura portato la moto. Puoi stare tranquilla che non andrà via molto presto>>
Lo dice sorridendo felice. Dio solo sa quanto voglia bene a suo fratello.
 
Abbiamo studiato tutto il pomeriggio e adesso stiamo preparando la tavola per la cena. Mi fa un po’ impressione apparecchiare per cinque anziché per quattro, ma continuo a ripetermi che dovrò farci l’abitudine.
Josh ci sta dando una mano e lui e Connor scherzano e ridono. Ogni tanto lancio loro qualche occhiata, contenta che il mio migliore amico sia così felice.
<< Dopo mangiato cosa facciamo?>> chiede Connor, finendo di aggiungere i bicchieri.
<< Io credo che non riuscirò ad alzarmi da tavola. Tua madre ha preparato la torta di mele>> dico con aria sognante, pregustandomi un’enorme fetta della torta di Michelle.
<< Sei sempre la solita>> mi ammonisce affettuosamente, alzando gli occhi al cielo.
Noto che Josh ci sta guardando con una strana espressione sul viso. La stessa espressione che aveva Michelle il primo anno che io e Connor ci eravamo conosciuti. Quella da “vi metterete insieme”.
<< Non guardarci così, ti prego>> lo imploro, roteando gli occhi.
<< Così come?>>
<< Con la faccia da “a quando le nozze?”>>
Connor scoppia a ridere.
<< Ho davvero quella faccia?>>
<< Oh sì! È uguale a quella di Michelle. Identica. Vero, Con?>>
Il mio migliore amico continua a sghignazzare, ma fa un cenno di assenso con il capo.
 
Finalmente ci sediamo a tavola. Ho una fame da lupi. Michelle ha preparato l’arrosto, ma posso solo immaginare quanto sia buono. Ha preparato anche una splendida torta di verdure. Sono vegetariana da due anni, ormai. È uno dei miei “tratti distintivi”, come li definiscono i miei amici a scuola.
Josh mi passa l’arrosto, ma io declino gentilmente.
<< Sono vegetariana>> spiego con un sorriso, mentre inforchetto un po’ di insalata.
<< Oh, davvero? Qualche motivo in particolare?>> chiede interessato, sbocconcellando un pezzo di pane.
mi piace spiegare perché sono vegetariana. Insomma, la maggior parte dei vegetariani lo fa perché difende gli animali. Io non ci vedo niente di sbagliato nell’uccidere animali per sfamarsi, l’uomo lo ha sempre fatto, fin dalla preistoria. Io lo faccio per protesta. È una questione di principio.
<< Ritengo che in noi paesi occidentali ci sia un eccessivo consumo di carne. E di conseguenza noi sovrapproduciamo carne. Ora, tutti i territori che noi utilizziamo per produrre mangime per gli animali da allevamento si potrebbero utilizzare per produrre altre cose, che potrebbero andare a sfamare le popolazioni del terzo e quarto mondo>>
Ho fatto questo discorso già un sacco di volte con Connor, Michelle e Chris perciò loro hanno continuato i loro discorsi, mentre Josh mi guarda… colpito?
<< Wow!>> dice, sorridendo << Mi hai fatto quasi passare la voglia di mangiare>>
<< Oh  no!>> esclamo, sentendomi in colpa << Mangia, per favore! È una scelta mia, non voglio mica che gli altri siano costretti dalle mie scelte>>
Taglia un pezzo di carne e lo mangia e Michelle mi chiede come vanno le cose a casa.
Le racconto le solite cose, che papà sta più a Cincinnati che qui, che la nonna verrà a trovarci per le vacanze di Natale e che Forse andrò da mia madre a Los Angeles una settimana a febbraio.
Sento gli occhi di Josh addosso. Sembra quasi che mi stia studiando. Magari sta ripensando a quello che gli ho appena detto sulla mia scelta alimentare. Oppure sta osservando il mio modo di vestire o i miei capelli, come fanno tutti la prima volta che mi conoscono.
Ho uno stile un po’ hippie. Adoro le camicione a quadri, gli scamiciati a fiori o comunque dai colori brillanti. Indosso molta bigiotteria e spesso mio padre pensa che le collane che ho siano formate da cose che trovo per strada. Ho solo All Stars, nessun’altro tipo di scarpa chiusa, eccetto gli stivali e i dopo-sci che utilizzo quando nevica e in estate porto soprattutto sandali o infradito. Preferisco i vestiti larghi e freschi a quelli striminziti che servono solo a metterti in risalto il sedere o il seno, e adoro farmi le trecce o intrecciarmi i capelli con nastri. In più ho le punte tinte di verde.
Ad un primo impatto posso sembrare strana e in effetti del tutto normale non sono, l’ho sempre detto, ma a me non da fastidio questa mia “anormalità” e poi tutti mi apprezzano per quella che sono, qui a Union.
Cerco di fare finta di niente e, appena arriva la torta di mele, mi ci avvento, mangiandone cinque fette.
 
 
 
 
 
 
 
 
Bancone della ragazza del pane!
Eccomi qua con il primo capitolo, scusate l’immenso ritardo!
So che non c’è molto Josh ma vi prometto che dal prossimo sarà più presente.
Per quanto riguarda il vegetarianesimo è un aspetto che io e Sam condividiamo (è un pochino autobiografico), ma non voglio accusare nessun mangiatore di carne, eh! Non sono nessuno io per giudicare.
Anyway, ho scoperto che Chris ha davvero una passione per le moto, tale padre tale figlio. LOL.
Vorrei ringraziare chi ha commentato, chi ha messo tra seguite/preferite/ricordate e anche chi ha solamente letto.
Scusate ma sono un po’ di fretta, perdonate gli errori di battitura!
Un abbraccio stritola-costole
La ragazza del pane

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Capitolo 3
*** capitolo due ***


Il fratello del mio migliore amico
 
Lotterei per il mio fratellino al cento per cento.
Questo è il motivo per cui anche Katniss combatte.
Per me la famiglia viene al primo posto.
Credo che se amassi qualcuno, combatterei.
- Josh Hutcherson

 
 
Capitolo due

 
Entro in casa e abbandono la tracolla sul divano.
Le luci sono ancora tutte spente, segno che papà non è ancora arrivato a casa. Strano, sono le 22.15, dovrebbe essere qui già da un quarto d’ora.
Mi levo le scarpe e infilo le infradito, per poi andare in camera a cambiarmi. Butto disordinatamente i vestiti sulla sedia, tolgo il reggiseno ed indosso la grossa maglietta dei Guns che uso come pigiama. Vado in bagno a struccarmi e disfo la lunga treccia a lisca di pesce che mi cade sulla spalla, stando attenta a non rovinare i nastri che ho inserito tra i capelli. Tolgo gli orecchini e i vari braccialetti. Mi sembra di pesare tre chili di meno!
Ciabattando mi dirigo in cucina, per prepararmi una tisana all’arancia. Aspetterò che papà torni, non mi piace andare a dormire senza averlo salutato. Riempio il bollitore d’acqua e mentre aspetto che si riscaldi, preparo il tavolo per la colazione di domani.
Il mio cellulare emette il classico bip decrescente di quando è scarico, così lo spengo e lo metto sotto carica, imponendomi di ricordare che domani mattina devo passare a prendere Mary, la mia vicina, per accompagnarla a scuola. La sua macchina s’è rotta, così mi ha chiesto un passaggio. Mi ha mandato un messaggio poco prima che uscissi da casa Hutcherson.
La serratura di casa scatta, proprio mentre il bollitore ha terminato, così prendo due tazze dalla credenza, vi rovescio l’acqua e immergo in ciascuna una bustina di tisana.
<< Ciao, Sam>> dice papà, facendo capolino con la testa in cucina.
<< Ciao, papà>> lo saluto, andandogli incontro per dargli un bacio sulla guancia << Stanco?>>
<< Abbastanza. Cosa stai facendo?>>
<< Ho preparato della tisana all’arancia. Ho fatto una tazza anche per te>>
<< Grazie, sei un angelo>> sorride, scomparendo poi in bagno. Io mi siedo a tavola e bevo la mia tisana. Sono stanchissima. E appesantita dalla torta di mele di Michelle, che – a mio avviso – rimarrà la migliore per i prossimi dieci secoli.
<< Com’è andata oggi?>> chiede papà, prendendo posto accanto a me con la sua tazza. Usa sempre quella tazza. Gliel’ho comprata io dieci anni fa, mentre ero in gita scolastica. Sopra c’è scritto “Tutti possono fare il padre, ma ci vuole qualcuno di davvero speciale per fare il papà”*.
<< Bene, è tornato Josh, il fratello di Connor>> dico, finendo l’ultimo sorso di tisana rimasto.
<< L’attore? Come mai?>>
<< Si è preso una pausa. Rimarrà qui un anno>>
<< Connor sarà contento>>
<< È felicissimo. Non mi ricordo di averlo mai visto così>> mi alzo con uno sbadiglio << Vado a dormire, papà. Altrimenti domani non mi svegliano neanche con le cannonate>>
<< Buona notte, Sam>>
<< Buona notte, papà>>
 
Suono il clacson un paio di volte, per dire a Mary che la sto aspettando.
Mary Williams è la mia vicina di casa da circa due anni. È australiana e si è trasferita qui, a Union, a causa del lavoro dei genitori. È alta più o meno come e me, ha la pelle abbronzata e i capelli biondissimi. È timida, ma fortunatamente sono una di quelle persone che riuscirebbe a far parlare anche una pietra, quindi non abbiamo problemi di comunicazione.
Mary esce di casa e saltella fino al pick-up, infilandosi una scarpa da ginnastica.
<< Ciao, Sam>> cinguetta, prendendo posto sul sedile del passeggero << Scusa il disturbo>>
<< Tranquilla, nessun problema>> la rassicuro, imboccando la strada che porta a casa Hutcherson.
<< Puoi mandare un messaggio a Connor con scritto che stiamo arrivando?>> le chiedo porgendole il cellulare.
<< Dove lo mettiamo?>> s’informa, mentre pigia le lettere sulla tastiera.
<< Il nostro impavido cavaliere si farà un giretto sul retro del pick-up>> rispondo, sorridendo, mentre mi fermo nel vialetto.
Connor è seduto sui gradini che portano alla veranda, immerso nella lettura, e non ci ha sentito arrivare. Mi sporgo dal finestrino e fischio con le dita per richiamare la sua attenzione. Lui alza la testa di scatto, chiude il libro e lo infila nello zaino. Si avvicina alla porta dell’auto, quando si accorge di Mary che gli fa un cenno con la mano.
<< Oh mio nobile cavaliere senza macchia e senza paura, per raggiungere il tenebroso castello dovrà salire sul retro del mio baldo destriero>> faccio con voce pomposa, indicandogli il retro del pick-up.
Lui inarca un sopracciglio, guardandomi scettico.
<< Che c’è? Ero in vena!>> borbotto, facendogli segno di muoversi.
Connor salta nel vano posteriore e, battendo una mano sul tettuccio dell’abitacolo, urla:<< Vedi di andare piano, Sam!>>
<< Signorsì signore>> scherzo, scoppiando a ridere con Mary. Incastro il braccio dietro il suo poggiatesta e mi giro, per poter fare retromarcia, quando due grosse moto ci passano accanto. I due motociclistici ci salutano con la mano e io ricambio con un sorriso.
<< Chi sono?>> chiede Mary, mentre ci dirigiamo a scuola.
<< Il papà e il fratello di Connor>> spiego, guardando nello specchietto retrovisore che il mio migliore amico sia ancora vivo.
<< Josh Hutcherson? L’attore? Wow! Lo conosci bene?>>
<< L’ho incontrato ieri per la prima volta>> le racconto << È molto simpatico>>
<< Se è per questo è anche molto carino. Anche se in Hunger Games preferisco Liam Hemsworth. Sai, sono un po’ di parte*>>
Annuisco con il capo, sorridendo. Ieri non ho pensato al fatto che Josh sia molto carino. Francamente se Mary non me l’avesse fatto notare, non ci avrei neanche fatto caso. Simpatico, allegro, disponibile. Ma no, non carino.
<< Sì, è carino>> mi ritrovo ad ammettere, ripensando al suo volto. E al suo sorriso dolcissimo, soprattutto, tale e quale a quello di Connor e Michelle.
 
Torniamo a casa di Connor dopo scuola, come tutti i pomeriggi. Non abbiamo nessun compito da svolgere e, dato che a settembre fa ancora abbastanza caldo, andiamo in cortile. Io mi siedo sull’altalena e lui si mette dietro e incomincia a spingermi lentamente. Dondolo le gambe e comincio a canticchiare una canzone.
<< Mary è molto simpatica>> dice ad un tratto Connor, dandomi una spinta più forte delle altre.
<< Già. Frequentate insieme il corso di tedesco, no?>>
<< Sì>>
Mi sembra un po’ assente, come se stesse pensando ad altro. Ad un certo punto sentiamo un colpo, il tipico rumore di un pezzo di legno scoppia perché è stato colpito con un’ascia o qualcosa del genere. Ci giriamo e vediamo Josh senza maglia che sta spaccando la legna.
Bene, se il giorno prima non mi sono resa conto di quanto sia carino, adesso non ho proprio dubbi.
<< Sam, puoi smetterla di sbavare, per favore?>> mi chiede Connor, sghignazzando. Gli tiro una gomitata nelle costole e lo fulmino con un’occhiataccia.
Mi concedo ancora qualche istante di contemplazione, proprio mentre il braccio flette indietro per caricare il colpo e il muscolo del bicipite è messo bene in evidenza. E beh!
Menda un fendente preciso e spacca il pezzo a metà, poi si asciuga la fronte con il palmo della mano. C’è solo una parola per descriverlo in questo momento: sexy. Dannatamente sexy.
Si accorge che lo stiamo fissando, o nel mio caso ‘mangiando con gli occhi’, e ci sorride. Si infila la maglietta, mentre una vocina dentro di me urla uno stridulo ‘non farlo’ e ci viene a salutare.
<< Ciao, Sam. Fratellino>> e gli scompiglia i capelli.
<< Josh, sei tutto sudato>> Connor gli si avvicina << E puzzi!>>
Josh alza un braccio e si avvicina ancora di più al fratello, che ha il viso ad un centimetro dalla sua ascella:<< Questo è profumo di vero uomo>>
Io li guardo divertita, mentre il mio migliore amico gli salta addosso e i due cadono a terra rotolandosi. Josh lo blocca a terra, mettendogli un braccio sotto al mento:<
>> gli chiede, sorridendo sardonico.
Connor farfuglia qualcosa di non molto comprensibile, che però assomiglia a un ‘Sam, pe favore aiutami’, ma non ne sono molto convinta.
<< Dai Josh, così lo ammazzi. Il signorino non se la può cavare in uno scontro senza libri. È una tortura per lui>>
<< Questo è il punto>> dice, girandosi verso di me << Tecnicamente non lo torturo, io lo chiamo ‘renderlo una persona migliore’ o ‘renderlo più forte’**>>
Ma nonostante ciò lo libera e gli tende una mano per aiutarlo a alzarsi.
<< E comunque non avresti avuto speranze contro chi ha vinto gli Hunger Games per ben due volte>> aggiunge.
Io scoppio a ridere e prendo Connor sotto braccio, portandolo in casa:<< Dai andiamo a mangiare qualcosa>>
Josh entra con noi, ma si dirige al piano superiore:<< Io vado a farmi una doccia, come sempre Con ha ragione. Puzzo>> e, con una faccia schifata, sparisce su per le scale.
 
Abbiamo appena finito di cenare e io sto inserendo l’ultimo piatto nella lavastoviglie. Ogni volta Michelle cerca di non farmi sparecchiare, ma se c’è una cosa che odio è usufruire degli altri, perciò faccio sempre finta di non ascoltarla.
Vado in salotto, dove Connor è stravaccato sul divano in una posizione degna di un contorsionista e sta leggendo un libro. Josh invece è per terra e sta accordando una chitarra.
<< Suoni?>> chiedo, sedendomi accanto a lui.
<< Suonicchio>> risponde, stringendo una corda << Tu?>>
<< So suonare solo Knocking on heaven’s door***, tre-quattro accordi>> sorrido.
<< Mmm.. conosci Ho Hey dei Lumineers****?>>
<< La adoro>>
<< Bene, allora io suono e tu canti>>
<< Ma mi aiuti anche tu>>
<< Oh no>> rifiuta, ridendo << Sono stonato come una campana!>>
<< Un attore non può essere stonato, dai!>>
<< Sono l’eccezione che conferma la regola>> e mi fa l’occhiolino.
 
 
 
 
 
Bancone della ragazza del pane!
 
Eccomi qui!
Scusate il ritardo mega-galattico, ma ho avuto problemi con internet (tipo genitori che portano via la chiavetta -.-)
Ecco qua il capitolo!
Lo so, è un po’ un capitolo così.
Ringrazio chi ha commentato, splendidissime recensioni *-* grazie mille!
E anche chi l’ha messa tra preferite/seguite/ricordate o anche chi ha solo letto in silenzio.
Per chi ha twitter io sono @iceweasley – la ragazza del pane. followatemi che ricambio ;)
Asterischi:
* Liam è australiano. Mary è australiana ;)
** questa è una citazione di Josh. Ha proprio detto così il cuccioletto :3
*** se non avete mai sentito questa canzone, FATELO.
**** Josh è un fan dei Lumineers… asdghjgfdsfghj!
 
Bene, mo vado!
Un abbracciane stritola-costole
La vostra
Ragazza del pane.

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Capitolo 4
*** capitolo tre ***


Il fratello del mio migliore amico
 
“Pronto?Ciao, sono Josh e diventerò una star del cinema”
Josh quando, a nove anni,
chiamò un agente dall’elenco telefonico.
 
Capitolo tre

 
<< Allora rimani a scuola oggi>> dice Connor, mentre prendiamo posto ad uno dei tavoli fuori da scuola.
Adoro il cortile, soprattutto alla fine di settembre. La nostra scuola è attrezzata con alcuni tavoli in legno, come quelli da pic-nic, che possiamo utilizzare nella pausa pranzo per mangiare, o nel pomeriggio fino all’ora di chiusura.
Annuisco, scostandomi i capelli dal viso:<< Sì, ho una riunione con il giornalino della scuola. Scusa se non te l’ho detto ieri, me ne sono proprio dimenticata. Possono venire a prenderti?>>
<< Tranquilla, mio fratello ha detto che non c’è problema. Viene tra poco>>
<< Meno male, mi sarei sentita in colpa>>
Restiamo in silenzio, fino a che Connor non si alza, stampandosi una mano sulla fronte:<< Ho dimenticato il cellulare nell’armadietto!>> e corre verso l’entrata della scuola.
Sorrido, scuotendo la testa e prendo l’agenda dalla tracolla, ricontrollando i punti della riunione che dovremmo affrontare oggi.
Io ho finito il mio articolo e francamente spero che verrà pubblicato. Non sempre i miei articoli vengono presi in considerazione, perché dicono che tratto argomenti non sempre vicini agli adolescenti. Secondo me è perché a volte affronto temi forti. Ma io continuo con la mia idea.
<< Ehi, ciao Sam!>>
Alzo la testa e vedo Josh che mi viene incontro, con quel sorriso stupendo. Fa girare le chiavi dell’auto tra le dita e si siede al tavolo.
<< Ciao, Josh>> ricambio il sorriso e metto i fogli da parte.
<< Connor dov’è?>>
<< Ha dimenticato il cellulare nell’armadietto. Arriverà tra un secondo>>
Annuisce con il capo e poi resta a guardarmi. E io lo guardo. È una situazione abbastanza imbarazzante, perché nessuno dei due sa che cosa dire.
Poi lui inizia a cercare qualcosa nelle tasche dei pantaloni e tira fuori un bigliettino tutto spiegazzato.
<< La mamma mi ha chiesto se hai bisogno di comprare qualcosa, perché quando torno a casa va a fare la spesa>> e mi porge il foglietto, dove Michelle ha già appuntato alcune cose.
<< Michelle è il mio angelo>> dico, prendendo una penna e aggiungendo ciò che mi serve << Se non ci fosse lei mio padre non toccherebbe una birra da anni>>
Gli restituisco il biglietto e lui lo rimette in tasca:<< Vieni da noi questa sera?>>
<< No, no. Tornerò a casa e ordinerò una pizza. Ogni tanto Connor fa bene a disintossicarsi da me>> spiego.
Josh ride, poi torna serio e fissa i suoi occhi nei miei:<< A proposito di questo… volevo dirti grazie>>
<< Grazie?>> ripeto, piegando la testa di lato.
<< Sì, grazie. Tu sei stata la sua roccia. Quando… quando mi sono trasferito a Los Angeles, tu gli hai dato una mano ad andare avanti. Siamo sempre stati molto legati e separarci è stato… difficile>>
Gli afferro la mano sul tavolo e gliela stringo:<< Lui ha fatto altrettanto. Mi ha aiutato, mi ha dato tutto quello che mio padre non è riuscito a darmi dopo il divorzio. Ci siamo salvati a vicenda*>>
Sorride e poi guarda le nostre mani intrecciate, e io mi affretto subito a ritirare la mia.
<< Sei sicura che tra te e mio fratello non ci sia niente?>>
<< Sicurissima. E se vuoi saperlo a Connor piace Mary. Ne sono più che convinta>>
<< Mary?>>
<< La mia vicina di casa. Quella che era con me sul pick-up l’altra mattina>>
<< È australiana?>>
<< Esatto. Segue con lui il corso di tedesco>>
<< Ho capito! Mi ha fatto vedere una sua foto un paio di giorni fa>> batte le mani << Oddio il corso di tedesco. Come se non bastasse a quello che già fa, BUM! Un corso di tedesco>>
Scoppio a ridere, annuendo con il capo.
<< State ridendo di me?>>
Connor è davanti a noi, con le braccia incrociate al petto e un sopracciglio inarcato. Io e Josh lo guardiamo, poi ci guardiamo a vicenda e… incominciamo a ridere.
So che non è molto rispettoso nei confronti di Con, ma davvero non riusciamo a smettere. Continuiamo per alcuni minuti, poi incominciamo a fare dei respiri profondi per calmarci. Prendo il cellulare e controllo l’ora:<< Sono ufficialmente in ritardo!>> esclamo, alzandomi e raccogliendo le mie cose. Schiocco un bacio sulla guancia di entrambi e mi dirigo alla riunione.
 
<< Qualcuno ha delle idee?>>
Nicole Carter è la caporedattrice del giornalino scolastico. È una vera e propria giornalista d’assalto. Quando i Green Day hanno suonato a Cincinnati l’anno scorso, dopo il concerto è riuscita ad entrare nel back-stage e ad ottenere una rapida intervista con la band, prima che due omoni grandi e grossi la buttassero fuori, come ordinato dal manager.
Non vedrei mai nessun’altro al suo posto come caporedattore.
<< Josh Hutcherson è tornato in città>> dice Hilary, girandosi una ciocca di capelli tra le dita << Potrei chiedere a suo fratello se lo posso vedere per un’intervista>>
Ecco, ci sono un paio di persone che proprio non mi vanno giù. È normale, umano. Beh, Hilary è una di quelle. Ciò che non sopporto di lei è il suo modo di atteggiarsi con i ragazzi.
<< Non è una pessima idea>> ammette Nicole, scostandosi i capelli da davanti agli occhi << Cosa ne pensi, Sam? Tu l’hai già incontrato>>
Mordicchio il cappuccio della penna:<< Io… io non credo che Josh voglia rilasciare interviste>>
Hilary mi lancia un’occhiata glaciale:<< Sarebbe solo un’intervista per un semplice giornalino scolastico>>
Nicole simula un colpo di tosse, come per ricordare che per lei quel semplice giornalino scolastico è importantissimo.
<< Josh è tornato qui a Union per staccare la spina. Non credo proprio che voglia rilasciare interviste. Anche se si tratta di un giornalino scolastico>> replico con freddezza.
Non ce la faccio proprio ad essere gentile con lei. È come una zanzara fastidiosa che continua a ronzarti intorno alla testa, aspettando il momento migliore per colpire.
<< Non importa. Troveremo qualcos’altro da fare. Ma ho una sorpresa!>> fa Nicole, andando verso la porta. Posa una mano sulla maniglia << Indovinate chi ci darà una mano con le foto del giornalino>>
Scuotiamo le mani urlando ‘ooooooooh’ per aumentare la suspance.
<< Dite ‘bentornato’ ad Alex!>>
 
Hai presente quando sogni e vorresti muoverti o urlare, ma non ci riesci perché sei bloccato? Io mi sto sentendo nello stesso identico modo. Da quella porta è appena entrata l’ultima persona che avrei voluto vedere: Alex. Alex Anderson. Il mio ex ragazzo. Quello a cui Connor ha spaccato il setto nasale.
Alex ci saluta, sorridendo, ma non appena i suoi occhi incrociano i miei, io distolgo velocemente lo sguardo. Perché diavolo deve essere così carino? Okay, non è bello. No. Ma è un “tipo”. E i “tipi” sono i peggiori.
Hilary gli rivolge un sorriso malizioso e il mio stomaco si contorce. Che bastarda.
<< Ciao a tutti, ragazzi>> esordisce lui, cercando di nuovo un contatto visivo con me. Oh no. Non gliela darò vinta.
La riunione continua e finalmente riusciamo a deciderci sugli articoli del prossimo numero del giornalino. Nicole ha detto che pubblicherà il mio.
Appena finiamo, raccolgo le mie cose ed esco, senza salutare nessuno.  Sto per salire sul mio pick-up quando una voce mi ferma.
<< SAM!>>
Faccio finta di niente e salgo, ma Alex si piazza davanti all’auto, impedendomi di fare manovra.
<< Levati Alex, o ti metto sotto>> ringhio.
<< Possiamo parlare?>>
<< No>> nego, perché so che se lo ascoltassi mi lascerei abbindolare di nuovo << Non voglio. Spostati>>
<< Sam, per favore…>>
<< No, Alex. Vattene. Sul serio>> sospiro, esasperata. Lui china il capo, rassegnato, e si sposta. Sto per premere sull’acceleratore, quando Alex si appoggia al finestrino.
<< Mi sei mancata, Sam>>
Giro il volante e lascio il parcheggio, mentre ricaccio indietro le lacrime.
 
Mi sono lasciata con Alex un anno fa, dopo otto mesi insieme. E devo dire che il finale è stato uno di quelli indimenticabili, che ha per colonna sonora il rumore del suo naso fracassato.
Sono stati otto mesi memorabili. Sono marchiati a fuoco nel mio cuore. Dal nostro primo bacio, in gelateria, a quando si è trasferito per lavoro a New York. Alex ha quattro anni più di me e, sebbene la prima volta che ci eravamo parlati non lo sopportavo, sono finita con il non poter fare a meno di lui. Per questo quando è andato a New York, accettando un impiego da grafico per un magazine molto importante, ho sentito qualcosa incrinarsi dentro di me, rompendosi definitivamente quando lui è tornato a Union con una biondina ossigenata dalle mesh rosa shocking e le labbra colorate di un rosso volgare. Mi ha lasciata così, su due piedi, dicendo che aveva trovato l’amore della sua vita. Purtroppo è arrivato nel posto sbagliato al momento sbagliato e Connor gli ha tirato un pugno sul naso. Non ho nemmeno cercato di fermarlo. Ero allibita. Non capivo perché avrebbe dovuto lasciarmi, dopo aver continuato a ripetermi che per lui ero l’unica. E, per la cronaca, l’amore della sua vita l’ha lasciato dopo un mese.
Scuoto la testa, scacciando tutti quei ricordi. Per me ora lui vale meno di uno zero. Prendo un libro e sto per sedermi sul divano, quando suona il campanello. Vado ad aprire la porta, chiedendomi perché papà sia già qui. Eppure sulla soglia non c’è un uomo sulla quarantina, bensì un ragazzo di circa vent’anni che mi guarda sorridendo.
<< Ciao, Sam. Ti ho portato la spesa>>
Josh alza le mani, alle quali sono appesi due sacchetti di plastica, pieni di cose da mangiare.
<< Grazie mille, Josh! Non dovevi, sarei passata domani>> dico, prendendogli le buste dalle mani.
<< Tuo padre sarebbe rimasto senza birre troppo a lungo>> scherza, sorridendo.
Ricambio:<< Quanto ti devo?>>
<< Ha detto mamma che non c’è problema e che ci pensate domani a fare i conti>>
Rimaniamo in silenzio a guardarci per un paio di minuti, io dondolandomi sui piedi, lui mordicchiandosi il labbro inferiore. Questi momenti di imbarazzo sono odiosi.
<< Vuoi bere qualcosa? Pensavo di fare un tè>> lo invito, facendogli cenno di accomodarsi.
<< Grazie, molto volentieri>> accetta, pulendosi le scarpe sullo zerbino.
Ora no pensate che io sia una maniaca del tè, semplicemente in casa mia non si beve caffè. L’unica che lo prendeva era mia madre, ma dopo il divorzio…
<< Mi dispiace non poterti offrire un caffè>> mi scuso, disfacendo le borse della spesa e riponendo ogni cosa al suo posti << Ma non lo beviamo né io né mio padre>>
<< Non ti preoccupare. Anzi, scusa il disturbo>>
Metto l’acqua a riscaldare e ci sediamo al tavolo della cucina.
<< Avevi una riunione con il giornalino scolastico oggi, vero?>> mi chiede, per intraprendere una conversazione.
<< Sì, eravamo un po’ nelle canne, perché non sapevamo cosa pubblicare nel prossimo numero. A proposito>> dico, ripensando all’idea di Hilary << Qualcuno aveva proposto un’intervista a te, ma io ho spiegato loro che eri qui per staccare la spina e che non mi sembrava opportuno>>
Josh mi sorride, riconoscente:<< Hai fatto benissimo. Grazie mille>>
Non diciamo nulla per circa trenta secondi, poi lui fa uno dei suoi splendidi sorrisi:<< Quindi a Connor piace Mary, eh?>>
 
Il campanello suona e io corro ad aprire con Josh alle calcagna. L’ho invitato a restare a cena. È stata una cosa abbastanza istintiva e le parole mi sono sfuggite da sole dalle labbra.
<< Pago io!>> dico, scivolando con i piedi sul pavimento, raggiungendo la porta.
<< No, pago io!>> ribatte lui, già con il portafoglio in mano.
Stringe un braccio intorno al mio bacino e mi sposta di lato, aprendo la porta con un sorriso strafottente. Il fattorino sulla soglia per poco non sviene, riconoscendolo.
<< Ciao>> lo saluta Josh << Quanto ti devo?>>
<< Qui-quindici dollari>> balbetta il ragazzo, porgendogli i cartoni con la pizza.
Il fratello del mio migliore amico estrae una banconota da cinquanta dollari e gliela porge, prendendo le pizze.
<< Grazie mille. Tieni pure il resto>>
Il fattorino strabuzza gli occhi, come se si fosse ripreso all’improvviso:<< Può.. può farmi un autografo?>> gli chiede porgendogli un foglio di carta tutto spiegazzato e una penna. Josh, sempre sorridendo, li prende:<< Come ti chiami?>>
<< T-Tom>>
Scrive velocemente una dedica, che da quel che riesco a capire suona più o meno così: “A Tom, il re dei fattorini. Josh Hutcherson”.
Tom saluta, augurandoci buona serata. Quando Josh chiude la porta e si gira verso di me, io lo sto guardando con gli occhi spalancati:<< Hai pagato cinquanta dollari per due pizze. Cinquanta dollari>>
<< Poverino, sembrava che avesse visto un fantasma>>
<< Aveva visto te>>
<< Sono davvero così brutto?>> domanda, facendo una faccia da cucciolo. Adorabile.
Scoppio a ridere, tirandogli un leggero prugno sul braccio, e poi lo porto in cucina. Solleva il coperchio del primo cartone di pizza e storce il naso:<< Vegetariana>> e me la passa.
Faccio per prendere i piatti, ma lui mi ferma:<< Mangiamo qua dentro, non sporcare nulla inutilmente>>
Lo ringrazio mentalmente e ci sediamo al tavolo. Mangiamo, raccontandoci un paio di storie su Connor, e un paio di volte rischio di soffocarmi da quanto rido. Se Con ci sentisse, non ci rivolgerebbe più la parola.
Quando finiamo io butto via i cartoni e josh toglie le bottiglie d’acqua.
<< Sarà meglio che torni, o Connor penserà che gli stia rubando l’amica>> scherza, infilandosi cellulare e portafoglio nelle tasche posteriori dei jeans. E il mio sguardo non può fare a meno che cadere proprio lì.
<< Tranquillo, non succederà>>
Lo accompagno nell’ingresso:<< Torna quando vuoi, Hutcherson. Ma la prossima pizza la pago io>>
<< D’accordo>> sorride, poi si china su di me e mi lascia un bacio sulla guancia << Grazie della bella serata>>
<< Grazie a te>>
 
 
 
 
bancone della ragazza del pane
 
Eccomi qui, finalmente!
 
Allora, avrei postato moooooolto prima se non avessi i soliti problemi con Internet -.-
 
Innanzitutto voglio ringraziare per le splendide recensioni. Siete così dolsciose :3
 
Allora, avete capito che anche Sam ha i suoi scheletri nell’armadio. Come tutti. Il personaggio di Alex è ispirato ad un ragazzo realmente esistente che ogni tanto vorrei prendere a testate sul naso da quanto è stronzo e non ha quattro anni più di me, ma otto. Infondo però gli voglio bene.
 
Anche Hilary è ispirata ad una ragazza che conosco, che prenderei anche lei a testate.
 
Sto diventando violenta.
 
Josh e Sam sono dolsciosissimi :3 prendono troppo in giro il povero Connor. E a proposito di Connor: un sacco di voi lo adorano! Io lo trovo semplicemente adorabile. E twitta più del fratello!

Per chi ha twitter ricordo che sono @iceweasley
appena non avrò più il following limit vi seguirò c:

Bene, quest’oggi un solo asterisco (che amarezza .__.) che dedico tutto ad Arcadia_, la mia guru degli asterischi, che ha compiuto 18 anni :D
 
*citazione da Hunger Games. Ma sono sicura che ve ne eravate accorte :3
 
me ne vo’ :3
 
un abbraccio stritola-costole
 
la ragazza del pane

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Capitolo 5
*** capitolo quattro ***


Il fratello del mio migliore amico
 
“L’unica cosa che una ragazza deve fare per attirare la mia attenzione
è creare un contatto visivo e sorridere. È semplice!”
- Josh Hutcherson
 
Capitolo quattro

 
È venerdì sera e, come da tradizione, io e Connor siamo al bowling. Ma non siamo soli: ho invitato anche Mary, nella speranza che passi un po’ di tempo con il mio migliore amico, ma lui ha avuto la brillante idea di portare con sé Josh, distruggendo i miei piani. Non che mi dispiaccia, eh!
<< Che numero di scarpe porti?>> mi chiede Josh, che ha già preso le sue. Odio le scarpe da bowling: fanno sudare i piedi.
<< Trentotto>> rispondo, cercando il portafoglio nella borsa. Ho sempre delle borse enormi e non trovo mai le cose << Vado a comprarmi qualcosa da bere. Vuoi qualcosa?>>
<< Una Coca-Cola, grazie>> sorride, prendendo una banconota dai pantaloni.
<< Ah-ah>> lo ammonisco << Pago io, Hutcherson, sono in debito, ricordi? Davvero vuoi solo una Coca?>>
<< Sì, grazie>>
<< Arrivo subito, allora. Siamo la pista sei, giusto?>>
Annuisce con il capo e io mi dirigo alla zona bar. Il bowling di Union non è molto grande, però è ben organizzato. La zona bar è attrezzata con alcuni tavoloni dove si possono consumare piatti caldi o freddi e intanto guardare le partite di basket o football. Il bancone è posizionato vicino all’entrata.
Dietro al bancone c’è una ragazza sui venticinque anni, alta e dai capelli biondo miele, raccolti in un semplice chignon sulla nuca. Mi siedo sull’alto sgabello, appoggiando i gomiti al bancone.
<< Ciao, Anne>> la saluto, brandendo il portafoglio.
<< Ciao, Sam>> ricambia lei, spostandosi una ciocca dietro l’orecchio << Cosa ti do?>>
<< Una Coca e una SevenUp*, grazie>>
<< Senti>> dice, chinandosi verso il frigo per prendere le bibite << Ma quello là con te è Josh Hutcherson? Quello con il capello rosso>>
Faccio di sì con la testa, sorridendo. Stappo la mia SevenUp e ne bevo un sorso.
<< Uscite insieme?>>
La bibita che sto bevendo mi va di traverso e per poco non mi strozzo.
<< Assolutamente no!>> esclamo, tirandomi dei leggeri pugni sul petto << Sono qui con Connor e Mary ed è venuto anche lui>>
Lei mi guarda come se non stessi dicendo la verità, il sopracciglio sinistro ben definito, inarcato.
<< Te lo giuro>> metto le dita a croce e le bacio.
<< Peccato. È carino>>
Alzo gli occhi al cielo, perché è la seconda persona in meno di una settimana  che me lo fa notare.
Mi sorride, ammiccando, così tiro fuori una banconota da cinque dollari e gliela lascio sul bancone.
<< Vado a giocare. Ci vediamo dopo>>
Anne mi saluta con la mano, proprio mentre Jeremy, il suo ragazzo, entra nel locale con un mazzo di fiori.
 
Mary lancia, facendo strike. Di nuovo.
Okay, questa ragazza è un genio del bowling. Io, invece, sono una completa perdente. Non c’è una volta che la palla finisca nella canaletta, per poi non abbattere nemmeno un birillo. Per fortuna ho giocato in squadra con lei.
La mia amica fa uno strano balletto di vittoria, mentre Josh e Connor la guardano con la bocca spalancata.
<< Wow, ragazzi! Non pensavo di essere così brava! Non avevo mai giocato prima>>
<< Ah no?>> fa Con incredulo.
Lei scuote il capo, poi cerca il portafoglio nella borsa:<< Vado a comprarmi qualcosa da mangiare. Vuoi venire, Connor?>>
Il mio migliore amico annuisce e s’incamminano verso il bar, parlando tra di loro.
Mi siedo esausta sulla panca, sbuffando. Vorrei riuscire ad abbattere al meno un birillo. Uno solo. Non mi sembra di chiedere l’impossibile.
<< Sam?>>
<< Mh>> alzo lo sguardo su Josh che mi guarda con uno strano sorriso dipinto sulle labbra.
<< Vuoi che ti dia una mano a bowling?>>
Mi apro in un sorriso, mentre mi si illuminano gli occhi:<< Lo faresti davvero?>>
Lui ridacchia e mi tende una mano, che io accetto volentieri, facendomi alzare.
Ci posizioniamo sulla pista: io stringo la palla da sette chili tra le mani. È di un bel verde limone. Mi è sempre piaciuto come colore.
Josh si mette alle mie spalle e copre la mia mano destra con la sua. Accompagna il mio braccio lungo il fianco e lo carica. Sento il suo respiro sul collo, il petto che si alza e si abbassa a contatto con la mia schiena.
<< È il mio colore preferito>> mormora. Le sue labbra sono poco distanti dal mio orecchio.
<< Il verde limone?>>
<< Già. È un colore vivace. Allegro>>
Le nostre braccia si muovono insieme, le dita liberano la palla, che cade sulla pista, perfettamente al centro, rotola verso i birilli e…. bum! Strike!
<< SI!>> urlo e mi giro tra le braccia di Josh, ritrovandomi ad un centimetro dal suo naso. Ci guardiamo sorridendo.
Si toglie il cappello e me lo mette, calcandomelo bene sulla testa. È troppo grosso per me, così cade fino a coprirmi gli occhi.
Scoppia a ridere e spinge la visiera indietro, per permettermi di vedere.
<< Ti sta molto bene>> ammette, sedendoci di nuovo sulla panca.
<< Dici? Non credo sia il mio stile, sai>> prendo il cellulare e guardo il mio riflesso sullo schermo nero << Però non mi dispiace. Me ne comprerò uno, prima o poi>>
Prende il suo I-Phone e lo punta verso di me:<< Dì ‘cheeeeeese’>>
Tiro fuori la lingua in una smorfia divertita. Il tipico ‘click’ mi fa intendere che la foto è stata scattata.
<< Fammela vedere!>>
Gira il cellulare verso di me. È carina. Mi piace.
<< Poi me la devi passare, la voglio come foto profilo su Facebook>>
<< Certo, capo! Ma Connor e Mary dove sono finiti?>>
Ci giriamo entrambi verso la zona bar e li scorgiamo ad un tavolino, intenti a dividersi un’enorme coppa di gelato.
<< Sono così carini>> mi lascio scappare, sospirando.
<< Sì, sono una bella coppia. Secondo te Con riuscirà ad invitarla al ballo di Halloween?>>
<< Se non lo fa lui, ci penserà di sicuro Mary, stai tranquillo>>
 
Usciamo dal bowling verso le undici.
Connor si offre di accompagnare Mary a casa con la macchina di famiglia, e non mi sembra per niente giusto lasciargli sprecare un’occasione del genere, così io e Josh ci dirigiamo al mio pick-up.
Faccio per aprirlo, quando una voce alle mie spalle mi blocca.
<< Ciao, Sam. Ancora bowling?>>
Mi giro, ritrovando Alex a qualche metro da me. Ha le mani affondate nelle tasche dei jeans e il dilatatore di plastica nera riflette la luce dei lampioni del parcheggio.
<< Sì, Alex, ancora bowling. Mi diverte>>
<< Se non ricordo male, non eri proprio un asso>>
Stringo i pugni, finché le nocche non diventano bianche. Devo trattenermi.
<< Beh, è migliorata molto>>
Mi volto con la testa verso Josh, che guarda Alex con gli occhi leggermente socchiusi, come se lo stesse studiando.
<< E tu saresti?>> chiede il mio ex ragazzo. Non deve averlo riconosciuto data la scarsa illuminazione e il cappello che Josh indossa.
<< Josh. Josh Hutcherson. E tu invece?>>
<< Alex Anderson>> poi si rivolge a me << Esci con lui, adesso?>>
<< Non ti deve interessare, Alex>> lo liquido.
<< Alex, muoviti!>> urla qualcuno all’uscita dal parcheggio. Non li avevo notati. Sono i suoi amici. E mi sembra anche di scorgere la figura di Hilary.
<< Ci vediamo in giro, Sam. Hutcherson>> e se ne va, le mani sempre infilate nelle tasche.
Io e Josh saliamo in auto, ma prima che accenda il motore passano alcuni minuti.
“Esci con lui, adesso?”.
 
Spengo la macchina. Le luci di casa Hutcherson sono tutte spente.
<< Grazie per avermi accompagnato>>
<< Non c’è di che>>
<< Ci vediamo presto>>
<< Sì…>>
Sono imbarazzata. Durante tutto il tragitto non abbiamo spiaccicato parola. Le parole di Alex mi rimbombano ancora nella testa.
Josh fa per chiudere la portiera, ma lo blocco.
<< Josh, aspetta>> lui mi guarda confuso << Volevo dirti grazie per non avermi chiesto niente… di Alex, intendo>>
<< Non sono affari miei>> sorride << Quando vorrai parlarne, so che lo farai>>
Ricambio il sorriso, riconoscente.
Lui si sporge verso di me e mi scocca un bacio sulla guancia:<< Buona notte, Sam>>
<< Buona notte anche a te, Josh>>
 
 
 
 
 
Bancone della ragazza del pane
 
 
Eccomi qui!
Sono in ritardo, lo so, e il capitolo non è neanche questo granchè. Chiedo umilmente perdono!
By the way, sono leggermente di fretta , quindi mi limito a ringraziare di nuovo tutte per le splendide recensioni e anche chi ha messo la storia tra seguite/preferite/ricordate. O anche chi ha solo letto in silenzio :D
Scappo
Un abbraccio
 
l.r.d.p.
 
*SevenUp è una bibita che qui da noi non è molto facile da trovare, ma che io amo. Non saprei dirvi di cosa ne sa xD

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Capitolo 6
*** capitolo cinque ***


IL FRATELLO DEL MIO MIGLIORE AMICO
 
“Non dite mai di non avere una vita.
La vita non è niente se non quello che fai. È come agisci.
Siate i migliori più che potete e trattate le persone con rispetto.
Si vive una volta sola.”

- Josh Hutcherson
 
Capitolo cinque

 
<< Sam, se non gli faccio un regalo, mamma mi ucciderà>>
Sospiro, esasperata, lanciando un’occhiata piuttosto torva al mio migliore amico. È mezz’ora che siamo arrivati al centro commerciale ed è mezz’ora che continua a ripetere che non sa cosa comprare a Josh per il compleanno.
<< Con, se continui così finirà che tornerai a casa a mani vuote, lo sai?>>
<< Tu cosa gli hai preso?>>
Il mio regalo per Josh era a casa, già impacchettato e dentro al suo sacchetto.
<< L’interpretazione dei sogni di Freud*>>
Un paio di giorni fa mi trovavo a casa Hutcherson e stavo leggendo la mia copia de L’interpretazione dei sogni spaparanzata sul divano. Josh mi ha visto e abbiamo incominciato a parlare di Freud. E dato che questo era uno dei libri che gli mancava, ho pensato di regalarglielo.
Connor emette uno strano verso gutturale e si copre il viso con le mani. Sto seriamente perdendo la pazienza.
Mi guardo intorno un paio di volte e la mia attenzione viene catturata da una felpa esposta in una vetrina. È grigia, con una stampa più scura che ritrae un rettangolo e al centro di questo un orso polare. Sotto c’è scritto “California”, e francamente non capisco cosa centri un orso polare con la California, ma è davvero una bellissima felpa**.
<< Connor, guarda!>> gli tiro una gomitata e dopo indico la vetrina << Quella è stupenda>>
Lui la guarda, piega la testa a destra e poi si apre in un sorriso:<< Sam, ti ho mai detto che ti adoro?>>
 
Entro in casa e getto la borsa sul divano.
Sono davvero esausta: quando si tratta di fare un regalo, Connor diventa davvero intrattabile. Una specie di donna in piena sindrome premestruale.
Apro il frigo alla ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti. Non che ci sia molto. Dovrò di nuovo andare a fare la spesa. Prendo uno yogurt e il mio cellulare squilla.
<< Pronto?>> rispondo, incastrando il telefono tra la spalla e l’orecchio, mentre apro lo yogurt.
<< Ehi, ciao Sam!>>
Riconosco all’istante la voce squillante dall’altra parte dell’apparecchio.
<< Ciao, Nicole!>>
<< Ti disturbo?>>
<< Cosa? Assolutamente no! C’è qualche problema?>>
<< Ho bisogno che tu scriva un articolo per il giornale>> il suo tono di voce è strano, leggermente intimorito. E Nicole non è una di quelle persone che si intimoriscono. Proprio no.
<< Certo, volentieri. Su cosa devo scrivere?>>
<< C’è una mostra fotografica a Cincinnati questo weekend. È qualcosa di importante, si tratta di McCurry***. Però…>>
<< Però?>> la incalzo, portandomi una cucchiaiata di yogurt alla bocca.
<< Dovrai svolgere il lavoro insieme ad Alex!>> dice tutto d’un fiato.
Il vasetto dello yogurt mi cade dalle mani, versando il contenuto sul pavimento. Io. Alex. Cincinnati. Queste tre parole si inseguono senza sosta nella mia mente.
<< Sam? Ci sei?>>
<< Sì.. sì.. Nicole. Stavo… metabolizzando la… notizia>> mormoro, passandomi una mano sugli occhi. Io. Alex. Cincinnati.
<< So che ti sto chiedendo molto, ma sei l’unica. E poi Alex è esperto di fotografia, ti darà una mano con i termini e tutti quegli effetti che usano loro fotografi. Se c’è qualche problema, però…>>
<< Stai tranquilla, Cole>> la interrompo, cercando di calmarla, utilizzando il suo soprannome << Posso farcela. Sono grande e vaccinata. Ed è passato un anno. Che sarà mai?>> cerco di sdrammatizzare, ma mi accorgo di una lacrima che lenta sta scendendo sulla mia guancia.
Io. Alex. Cincinnati.
<< Sei Wonderwoman, Sam. Davvero>>
Chiudo la chimata, mentre inizio a piangere. Piango tutte le lacrime che ho trattenuto per un anno. Piango e mi accascio sul pavimento, mentre cerco di pulire il casino che ho combinato con lo yogurt. Piango e la mani mi tremano. Piango e continuo a piangere. Piango mentre mi metto a letto, senza neanche aspettare che mio padre torni a casa. Piango mentre mi addormento. E piango nei miei incubi.
Io. Alex. Cincinnati.
 
<< Buongiorno>>
<< ‘Giorno>> mormoro a mezza voce, salendo sull’auto di Alex.
Indossa una semplice maglietta grigia a maniche lunghe, tirate su sugli avambracci. Si nota il suo tatuaggio all’altezza del gomito. Ha calcato sulla testa un cappello della Vans e sorride. Ma non è il solito sorriso divertito e allegro. Sembra più dispiaciuto.
Mi siedo al posto del conducente, tirando sulla testa il cappuccio della mia felpa ed affondando le mani nella tasca sul ventre. Mi appoggio con il capo al finestrino leggermente appannato e aspetto che parta.
<< Sam, senti…>>
<< Non voglio parlare, Alex, okay? Anzi, voglio che questa giornata finisca il prima possibile, così da poterla archiviare. Quindi non parlare. Limitati a spiegarmi qualcosa sulla fotografia una volta alla mostra e vedrai che andremo d’amore e d’accordo>>
Mi sporgo leggermente in avanti, accendendo la radio, lasciando che Californication dei Red Hot Chili Peppers invada l’abitacolo.
Lui spegne la musica.
Gli lancio un’occhiataccia e la riaccendo.
Lui la spegne di nuovo.
<< Voglio solo dirti che non è stata una mia idea, quella di farci fare il lavoro insieme. Non l’ho chiesto io a Nicole>>
Lo guardo inespressiva, poi sospiro:<< Lo so. Non sei così stupido>> e riattacco la radio, chiudendo gli occhi.
 
<< Ti è piaciuta la mostra?>> mi chiede, una volta seduti fuori dal museo, con un bicchierone di Starbucks tra le mani.
Bevo un lungo sorso di cioccolata calda ed annuisco:<< Semplicemente favolosa. McCurry è bravissimo>>
<< Già. È un maestro dei colori>>
Annuisco. Le fotografie che abbiamo visto avevano dei colori semplicemente meravigliosi. Sarei rimasta a guardarle per ore.
Io e Alex ci siamo comportati da persone civili. Davvero. Lui faceva qualche foto e intanto mi spiegava. Rispondeva pazientemente alle mie domande. Sembrava di essere tornati indietro nel tempo di due anni, a quando ci eravamo conosciuti ed eravamo diventati amici.
Lui finisce il suo caffè, poi mi guarda senza dire nulla:<< Mi eri mancata>>
Punto il mio sguardo sulle mie Vans rovinate, arrossendo un poco sulle guance.
<< Anche tu>> ammetto, alzandomi << Forza, torniamo a Union. Mio padre starà cominciando a preoccuparsi>>
Butto il mio bicchiere ancora mezzo pieno in un cestino della spazzatura e mi dirigo al parcheggio.
Mi è passata la sete.
 
Quando parcheggiamo davanti a casa mia, il sole è tramontato da un po’.
Rimaniamo entrambi fermi, senza dire nulla. L’unico rumore è quello dei nostri respiri e del vento che scuote le fronde degli alberi sotto i quali ci siamo fermati.
Giocherello con il bordo dei miei guanti senza dita, incerta sul da farsi.
<< Senti, Alex. Io ti ho… ti ho perdonato per quello che hai fatto. Davvero>> parlo con lentezza, scandendo bene ogni parola, perché non voglio dover ripetere un'altra volta il discorso << Mi ha fatto malissimo, quando me lo hai detto. Ma l’ho superato, sul serio. Rivederti è stato, beh, un po’ inaspettato. Non pensavo saresti tornato. New York è sempre stato il tuo sogno. Sono orgogliosa di te e di quello che sei riuscito a fare. Hai dimostrato un coraggio che non molti altri hanno. Ma io non posso continuare a vivere nel passato, lo capisci? Devo poter uscire con altri ragazzi, senza sentirmi ancora legata a te. Ho bisogno di voltare pagina. Ma non ci riesco. Perché non abbiamo mai posto la parola “fine”>>
Mi giro verso di lui che mi guarda serio. Ha le labbra leggermente aperte e i suoi occhi mi scrutano.
<< Vuoi davvero chiuderla per sempre?>>
Annuisco con il capo:<< Non ti amo più. Anzi, forse non l’ho mai fatto. La mia era una sorta di adorazione nei tuoi confronti. Di profondo, sincero affetto. Ma l’amore è un’altra cosa>>
Chiude gli occhi, mormorando un “capisco”. Poi li riapre:<< Posso baciarti un’ultima volta?>>
Faccio di sì con la testa ed entrambi ci avviciniamo. Sento il suo respiro sul viso e subito dopo le sue labbra si posano sulle mie. È un bacio diverso da tutti quelli che ci siamo mai dati. È un bacio che sa di sincerità, di nostalgia, di malinconia, di fine. Un bacio giusto, che gira quella pagina della mia vita, dandomi la possibilità di iniziare un nuovo capitolo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Bancone della ragazza del pane
 
Ehilà, ciurma!
Ebbene sì, non sono stata rapita dagli alieni, né bruciata sul rogo, né uccisa negli Hunger Games (Josh mi ha gentilmente salvato :3 ).
Allora, vi giuro che ho una serie di buoni motivi per giustificare il mio ritardo:

  • La SCUOLA. Ebbene sì, quel posto è peggio di un’Arena e non si decide a darmi pace.
  • La mia band preferita, i My Chemical Romance, si sono sciolti e sono in lutto. Non so quando finirà. Erano davvero molto importanti per me, mi avevano aiutato ad uscire da un periodo particolarmente difficile della mia vita e mi hanno sempre supportato da quando soffro di attacchi di panico. Mi sono sentita come se mi avessero tolto una gamba o un braccio. Per non parlare del mio cuore che sembrava essere stato maciullato da un taglia-erba.
  • Ho perso la password di EFP. Miserere me! Dopo un’angusta ricerca nei più oscuri meandri della mia mail che non ha portato a nessun risultato (ma che ha dato l’ispirazione alle due mie amiche Hutchers Ilaria e Jade per scrivere una nuova fanfic “Bibi e la password perduta” con relativi sequel) mi sono decisa a richiederne una nuova, la seconda nuova che chiedo. E l’ho cambiata in una più semplice, così da non scordarla più :3
 
Bene, ora passiamo al capitolo.
Non è molto lungo, è vero, ma non avrei potuto scrivere di più, perché sarei stata costretta ad introdurre un nuovo argomento, che non vi spoilero ù.ù
E mi sembra che il capitolo sia già abbastanza full of feelings (o è una mia impressione?).
Finalmente tra Alex e Sam si è conclusa. Non avete idea di che parto è stato scrivere l’ultima parte. Mia sorella mi tamponava il sudore dalla fronte stile “chirurgo in azione”. No, non è vero. Però ci siamo andati vicino.
By the way. Spero che il capitolo non vi abbia deluso. Spero proprio di no, perché anche se non c’è Josh ( e sento tantissimo la sua mancanza :c ) a me piace molto. Insomma, Sam è finalmente “libera”, per così dire.
Bene, ora mi eclisso. Vi ricordo il mio twitter e la mia pagina facebook in cui ho deciso che scriverò qualche Missing Moments (soprattutto sull’amicizia tra Sam e Connor, fin dagli esordi).
Vi ringrazio tutte per le splendidissime recensioni che lasciate, che rendono il mio cuore asdfghjhgfdsa :3
Buon primo maggio :D

Un abbraccio stritola costole
 
La ragazza del pane
 
ASTERISCHI (tutti dedicati a Ilaria e Ilenia, che mi hanno minacciato di morte più di una volta in questo ultimo periodo)
 
* Sigmund Freud è stato un neurologo e psicoanalista austriaco, fondatore della psicoanalisi, una delle principali correnti della moderna psicologia. Ha elaborato una teoria scientifica e filosofica, secondo la quale l'inconscio esercita influssi determinanti sul comportamento e sul pensiero umano, e sulle interazioni tra individui.
 
** la felpa di cui parlo è una felpa a cui Josh sembra essere particolarmente affezionato e che adora indossare. Mi è piaciuto pensare che sia stato Connor a regalargliela :3
 
*** Steve McCurry è un fotoreporter statunitense, conosciuto principalmente per la fotografia Ragazza afgana, pubblicata come copertina del National Geographic Magazine di giugno 1985, divenuta la più nota uscita della rivista.

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Capitolo 7
*** capitolo sei ***


IL FRATELLO DEL MIO MIGLIORE AMICO
 
Fans: “JOSHUA RYAN HUTCHERSON!”
Josh all’intervistatore: “Così è come mi chiama
 mia madre quando combino qualche guaio”
 
Capitolo sei

 
<< CONNOR!>>
Sono sdraiata sul pavimento di casa Hutcherson, con le braccia spalancate e la guancia spiaccicata sulla moquette. Okay, non crediate che io abbia la passione di stendermi sul pavimento delle abitazioni altrui. A dire il vero, la dinamica del mio incidente potrebbe risultare parecchio divertente ad occhi estranei, ma vi assicuro che per me non lo è stato affatto.
Sono entrata in casa Hutcherson utilizzando le chiavi nascoste nel vaso di begonie fuori dalla porta d’ingresso, dato che nessuno veniva ad aprirmi. Ho aperto la porta con tutta la tranquillità del mondo e sono entrata riponendo le chiavi nel vaso. Ed è stato in quel piccolo, minuscolo!,  momento di distrazione che sono inciampata in un enorme valigia rosa shocking posta proprio in mezzo all’entrata, ritrovandomi stesa sul pavimento.
<< Sam?>>
Giro il collo di qualche centimetro, giusto per poter inquadrare il mio migliore amico che mi guarda turbato. Sembra davvero molto preoccupato.
<< Ehi, ma quello che indossi è un grembiule di pizzo?>>
Connor arrossisce fino alla punta dei capelli e si sbriga a disfare il nodo che gli tiene legato quel ridicolo grembiule. Sto facendo davvero del mio meglio per non ridere, ma la cosa viene davvero molto difficile.
Incomincio a ridere, rotolandomi sulla schiena, con le braccia strette intorno ai fianchi. Sento dei passi arrivare, ma non me ne curo più di tanto. Cerco di fare dei respiri profondi per calmare la ridarella e quando finalmente riesco nel mio intento, individuo quattro paia di occhi intenti a fissarmi.
Un paio appartiene a Michelle, che mi osserva divertita, scuotendo leggermente il capo; un altro appartiene a Josh, che indossa un imbarazzante grembiule su cui è stampato il corpo statuario e abbronzato di un uomo in mutande.
Mi giro di nuovo sulla pancia, sostenendomi sui gomiti e squadro le due persone rimanenti. E quando riconosco la bellissima ragazza affianco a Josh non riesco a trattenermi: << OH MIO DIO! TU SEI VICTORIA JUSTICE!>>
 
Okay, la mia reazione può sembrare un tantino esagerata, lo ammetto. Ma immaginate di trovarvi faccia a faccia con l’idolo della vostra infanzia e capirete come mi sto sentendo.
Zoey 101 per me è stato il telefilm per eccellenza e il personaggio di Lola Martinez (interpretato da Victoria) era per me un assoluto genio. È stato per sua influenza che quando ero più piccola ho deciso che mi sarei tinta i capelli!
Josh bofonchia qualcosa del tipo ‘Quando ha visto me non ha mica fatto così’, strisciando il piede sul pavimento, e Victoria gli tira una gomitata, sorridendomi.
<< Tu devi essere Sam, giusto? Sono così contenta di conoscerti! Connor e Josh ci parlano sempre di te!>> e mi abbraccia con le sue braccia esili. Dopodiché si stacca, sempre sorridendo, e indica il ragazzo rimasto: << Lui è Avan, Avan Jogia>>
Guardo il bellissimo ragazzo dai capelli neri e la pelle caffèlatte. È più alto di Josh di tutta la testa e anche lui sorride cordiale.
Conosco Avan di fama e soprattutto per il suo impegno nelle campagne pro-gay. Io e Connor, con altri nostri compagni di scuola, partecipiamo spesso a manifestazioni in favore dei gay e siamo molto attenti al programma della SBNN, la fondazione creata da Avan e di cui Josh è testimonial.
Mi porge la mano e io l’accetto più che volentieri:<< È un onore conoscerti>> dico, piena di ammirazione << Il tuo impegno a sostegno dei gay è qualcosa di inredibile>>
<< Grazie. Connor dice che anche tu non sei una che si tira indietro>>
<< Faccio del mio meglio>> replico con un sorriso imbarazzato.
<< Bene>> esordisce Josh, con un ampio gesto delle braccia << Papà sarà qui a momenti e, dato che io sono il festeggiato, proclamo di andare tutti a tavola, perché sto morendo di fame!>>
 
La cena procede tranquilla, tra chiacchiere e risate. Victoria è una vera forza della natura e continua a parlare, senza fermarsi un attimo. Mi racconta anche divertenti aneddoti su Josh e sulla sua vita a Los Angeles.
<< Dovresti vedere casa sua!>> dice, indicando il suo migliore amico << Ci sono vestiti ovunque! È la persona più disordinata sulla faccia del pianeta!>>
<< Vic, non esagerare! Sono un maschio, è normale!>> si difende Josh, alzando le mani sopra la testa.
<< Avan non è così disordinato>> ribatte lei.
<< E tu lo sai bene, eh?>> fa il fratello del mio migliore amico, inarcando un sopracciglio.
Sia Avan che Victoria gli lanciano un’occhiataccia.
<< Josh..>> sussurra Avan tra i denti, gettando un’occhiata preoccupata a Michelle e Chris, che però non stanno prestando attenzione alla nostra conversazione.
<< Tranquillo, amico, non mi hanno sentito>>
Cominciamo a parlare d’altro, quando Michelle si rivolge a me con uno dei suoi soliti stupendi sorrisi:<< Ti fermi a dormire, Sam?>>
Non mi sembra una grande idea, hanno già due ospiti e non voglio disturbare.
<< Grazie, Michelle, ma ci sono già Avan e Victoria. Non voglio creare problemi..>>
<< Non dire stupidaggini! Ci sarà un motivo se abbiamo aggiunto altre camere, no? E poi tu sei di famiglia. Non provare nemmeno a pensare di essere un problema!>>
Josh, seduto al mio fianco, si avvicina al mio orecchio:<< Io non la farei arrabbiare, fossi in te>> ridacchia.
<< Okay, mi fermo>>
 
<< Guardiamo Hunger Games!>> esclama Victoria, andando a recuperare il DVD dal mobile di fianco alla televisione.
<< No, ti prego, un film con Josh no>> si lamenta Connor, sdraiandosi di pancia sul tappeto << Inizia a fare commenti su come poteva recitare meglio, su come aveva i capelli, sulle sue espressioni: è da suicidio>>
<< Grazie, fratellino. Sei sempre così gentile>>
<< Non c’è di che>>
<< Dai, JHutch, non rompere>> fa Avan, stravaccandosi su una poltrona. Victoria inserisce il DVD e va a sedersi con la schiena appoggiata alle sue gambe << Non parlare e andrà tutto bene>>
Josh sbuffa e si siede con me sul divano:<< A te piace Hunger Games, vero?>>
<< Lo adoro>> rispondo, incrociando le gambe << E non preoccuparti: hai recitato benissimo e i tuoi capelli erano a posto. Non potevano scegliere Peeta migliore>>
Lui sorride e si mette a guardare il film e io lo imito.
Non stacco gli occhi dallo schermo neanche un secondo: rido per Caesar; piango per la morte di Rue, per quella di Clove e anche per quella di Cato; sorrido per il bacio nella caverna; digrigno i denti quando Katniss, nell’ultima scena, saluta Gale e Prim senza più pensare a Peeta.
Quando finalmente arrivano i titoli di coda, ci alziamo tutti con uno sbadiglio e, dopo esserci augurati la buona notte, ognuno va nella sua camera.
Io e Victoria entriamo nella nostra e lei si butta a peso morto su uno dei due letti. Dopo qualche secondo si alza sui gomiti e mi guarda con una strana espressione sul viso.
<< Cosa c’è?>> le chiedo, infilandomi il pigiama, una vecchia e sformata maglia dei Beatles.
<< Cosa ne pensi di Josh?>> domanda, non muovendosi dalla sua posizione.
<< È un ragazzo simpatico. E molto carino. Perché?>>
<< Non l’ho mai visto guardare una ragazza come guarda te>> riflette.
<< E come mi guarderebbe, scusa?>> faccio, confusa.
<< Come qualcosa che ha paura di perdere. Insomma, Josh è un bravo ragazzo e ogni volta che guarda una ragazza la fa sentire ‘speciale’. Ma con te è diverso. Sei molto di più>>
<< Non è vero…>> arrossisco, mettendomi sotto le coperte.
<< Credimi, so quello che dico>> s’infila il pigiama, ma non si mette a letto << Senti, io vado da Avan e…>>
<< Tranquilla: sarò muta come una tomba>> la rassicuro, con un sorriso.
Lei ricambia ed apre la porta:<< Pensa a quello che ti ho detto>>
 
Sono le tre e due minuti, quando mi sveglio. Ho la gola completamente secca e un assoluto bisogno di bere qualcosa.
Mi giro verso il letto di Victoria, ma lei non c’è ancora. Scendo, tastando il pavimento con i piedi alla ricerca delle mie infradito.
Imbocco le scale, stando attenta a non fare rumore e a cadere, e quando finalmente arrivo sana e salva davanti alla porta della cucina tiro un sospiro di sollievo.
Entro e quando noto una figura nera stagliarsi nel riquadro illuminato creato dal frigorifero aperto devo trattenere un grido. Nonostante tutto inciampo nei miei stessi piedi e la figura misteriosa si accorge di me.
<< Sam?>>
Riconosco la voce di Josh, che si è girato a causa del rumore e adesso da le spalle al frigorifero.
<< Ciao, Josh. Come mai sveglio?>>
<< Ho avuto un incubo e mi sono svegliato. Vuoi un po’ di latte?>> chiede, agitando la bottiglia che ha in mano.
<< Sì, grazie>>
Accende la luce sotto la credenza e la cucina si illumina un poco.
<< E tu come mai sei in piedi?>> domanda, riempiendomi un bicchiere di latte e porgendomelo. Questo ragazzo è di una gentilezza incredibile.
<< Mi sono svegliata e avevo sete. Niente di che>> rispondo, cominciando poi a sorseggiare il mio latte. Il liquido fresco che scende per la gola è un sollievo.
Poso il bicchiere dentro il lavandino.
<< Oggi è il tuo compleanno>> osservo, considerando che da poco più di tre ore è il 12 di ottobre << Auguri!>>
<< Grazie>> sorride << Domani qui in casa sarà il delirio>>
<< Se tua madre reagisce al tuo compleanno come a quello di Connor, di sicuro>> ridacchio, ripensando a ‘ciclone-Michelle’ il giorno del compleanno del mio migliore amico.
Rimaniamo in silenzio qualche minuto, poi Josh mi si avvicina, ponendo tra di noi solo pochi centimetri.
<< Stavo pensando: visto che è il mio compleanno devo esprimere un desiderio, no?>>
<< In teoria lo si fa quando si spengono le candeline>> gli faccio notare.
Lui mi sposta una ciocca di capelli dietro l’orecchio, ma una volta messi in ordine non toglie la mano: inizia ad accarezzarmi la guancia con il pollice, lentamente e con delicatezza quasi avesse paura di rompermi.
Il mio respiro inizia a farsi irregolare e il calore che sento irradiarsi sulle guance mi fa capire che sto arrossendo. Lo pancia inizia a farmi male e ho paura di capire il significato di ‘sentire le farfalle nello stomaco’.
<< Non so se riuscirò ad aspettare fino alla torta…>> sussurra, per poi annullare la breve distanza che separa le nostre bocche. Le sue labbra premono con dolcezza sulle mie, adattandosi alla loro forma sottile. Non so esattamente cosa stia succedendo, fatto sta che la mia mano destra, che fino ad un attimo prima era stesa lungo il fianco, afferra la parte dietro del suo collo, avvicinandolo più a me, mentre la sinistra va a stringere la maglietta di cotone che usa per dormire.
Le sue braccia forti stringono la mia vita, attirandomi verso il suo corpo, mentre le nostre lingue s’incontrano, accarezzandosi dolcemente l’una con l’altra.
È un bacio dolce, giusto, non rabbioso e avido come quelli che mi scambiavo con Alex. Questo sa di buono.
Quando ci stacchiamo, rimaniamo fermi a guardarci negli occhi, cercando di capire che cosa abbia significato tutto ciò sia per me che per lui.
L’unico pensiero che riesco a formulare in questo momento è uno solo: ho baciato il fratello del mio migliore amico. E mi è piaciuto.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
BANCONE DELLA RAGAZZA DEL PANE!
 
Ehilà gente!
Scusate il ritardo, ma la scuola mi ha davvero uccisa fino all’ultimo giorno D: perdono!
Cosa dire del capitolo? I nostri piccioncini dududada si sono baciati! E Victoria e Avan stanno insieme (io li scippo si si u.u). povero Connor. In questo capitolo era solo soletto .__.
By the way, sono un po’ di fretta!!
Ringrazio tutti per le bellissime recensioni che ogni volta mandano il mio cuore in estasi asdfghjkjhgfdsa :3
Questo capitolo è dedicato alla Ila e al nostro fugace, quanto inteso incontro al concerto dei Green Day lo scorso 24 maggio!
Se andate sulla mia pagina facebook troverete il mio ‘calendario estivo’, dove sono elencati i miei impegni, così da darvi un’idea, more or less, di quando aggiornerò!
Vi voglio davvero una marea di bene!
Un abbraccio stritola-costole
 
l.r.d.p.

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Capitolo 8
*** avviso ***


AVVISO   Buona sera, Buon giorno, Buon pomeriggio a tutti. So che vi sareste aspettati il capitolo sette e, anzi, ne avete tutto il diritto. Sto pubblicando questo avviso per informarvi che la storia è sospesa fino a data da destinarsi. Mi dispiace davvero molto. Cercherò di spiegarvi in breve i motivi che mi hanno spinto a compiere questa decisione. Non sto passando un bel periodo, voglio essere onesta. Ho dei problemi con me stessa e con il mio corpo. Non sono mai stata una ragazza piena di autostima. Sono molto insicura e autocritica. Ultimamente non riesco più a scrivere, unica cosa che mi sembrava mi venisse abbastanza bene. Non mi soddisfano più le parole e i pensieri che esprimo, e questo mi fa male, male davvero, perchè dentro a ciò che scrivo c'è sempre una parte di me e di conseguenza ora mi sento terribilmente sbagliata. Ancora più del solito. Mi dispiace tantissimo, perchè a questa fanfiction tengo davvero in modo particolare. Mi scuso con tutti voi. E chiedo perdono. Vorrei ringraziarvi per le bellissime recensioni. Un pensiero speciale va ad Ilaria ed Ilenia. Grazie per tutto, sul serio. E scusa. Vi pregherei di inserire la storia fra le seguite, in caso non l'aveste già fatto, così quando aggiornerò nuovamente, vi sarà segnalato. La mia pagina facebook "Sam." verrá cancellata il 20 settembre. Se volete lamentarvi, lanciarmi pomodori virtuali potete farlo attraverso messaggio privato. Vi chiedo ancora scusa e perdono.   La Ragazza del Pane

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