Tu credi nell'amore?

di breakdown
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tu credi nell'amore? ***
Capitolo 2: *** La perfezione ha un nome. ***



Capitolo 1
*** Tu credi nell'amore? ***


«Posso sedermi?»
Nell'esatto momento in cui sollevai lo sguardo per accertarmi che, chiunque fosse, si stesse riferendo proprio a me, il mio cuore perse un battito. Sbattei le palpebre un paio di volte prima di confermare che non stessi sognando o che fosse tutto frutto della mia fantasia. Era possibile che lui, proprio lui, mi avesse appena rivolto la parola? Forse Dio esisteva davvero. 
Si schiarì la voce, interrompendo i miei pensieri più confusi che mai e fui costretta a ritornare alla realtà. Realizzai che si aspettava una risposta. 
«Sì, certo» farfugliai nervosamente, accorgendomi che ero rimasta a guardarlo imbabolata per un lasso di tempo che a me, in quel momento, sembrava interminabile. Arrossii violentemente e sperai di poter sparire, o almeno di riuscir a soffocare nella mia sciarpa preferita. Rivolsi la mia attenzione verso il finestrino, mentre il pullman ripartiva ricominciando la solita routine giornaliera. 
Forse era colpa della sonnolenza di primo mattino che mi faceva sentire in soggezione e mi faceva battere il cuore contro la cassa toracica come se si fosse misteriosamente trasformato in un tamburo. Avevo la sensazione che il mio battito si potesse udire a chilometri di distanza se non di più. Possibile che un ragazzo riuscisse a farmi sentire così? 
«Non sei una chiacchierona», osservò. La sua voce era vellutata, dolce, sensuale. Una ninna nanna per le mie orecchie. 
Mi voltai, sorpresa, e fui costretta nuovamente a incontrare il suo sguardo. I suoi occhi splendevano di una strana luce come cristalli neri, e giurai di aver visto l'ombra di un mezzo sorriso sulle sue labbra rosee, non troppo carnose, ma in perfetta armonia con il resto del viso. Era perfetto nonostante i capelli leggermente arruffati. No, insomma, non era il classico modello di bellezza a cui tutte miravano, ma aveva un sorriso capace di far imbabolare chiunque, persino.. me? Eppure non ricordavo di aver fatto uso di qualche sostanza stupefacente quella mattina. 
Mi resi conto di essere rimasta nuovamente a guardarlo solo quando mi schioccò le dita di fronte al viso. Perfetto, ero riuscita a fare un'altra delle mie figure in meno di.. quanto? Un minuto? 
«Mai giudicare un libro dalla copertina», risposi, azzardando un sorriso. Soltanto Dio sapeva quanto mi sentissi stupida in quel momento.
Sollevò un sopracciglio, incuriosito dalla mia risposta, ma non disse altro. Evidentemente mi credeva un'idiota incapace di parlare tranquillamente con qualcuno che non fosse un mio compagno di classe. Poteva andar peggio di così? 
I secondi diventavano minuti e nessuno di noi si azzardava ad aprir bocca. Calò un silenzio imbarazzante, interrotto di tanto in tanto dagli schiamazzi degli altri ragazzi sul pullman.
Dì qualcosa, mi ripetei un paio di volte, nella speranza che il mio cervello riuscisse a formulare qualche frase di senso compiuto.  
«Che ore sono?» dissi d'un tratto, rimpiangendo di non essere stata in grado di rimanere in silenzio. Poteva esistere qualcuno più impedito di me sulla faccia della terra? La risposta mi sembrava ovvia.
La sua espressione era strana, indecifrabile. «C'è un orologio laggiù», rispose semplicemente, indicando con l'indice la parte anteriore del veicolo. 
Annuii, sperando che il tempo si fermasse per permettermi di sbattere per bene la testa contro il finestrino. Dovevo dire qualcosa, qualsiasi cosa. 
«Senti», cominciai, incerta. «so che pensi che io sia una stupida, ma ti assicuro che non è così. E' solo che..»
Avrei voluto fermarmi, ma quando La Bocca Pazza cominciava a parlare non la smetteva più. Fortunatamente lui mi interruppe. 
«Sì, penso che tu sia stupida perché..» Il suo sguardo si addolcì. «Sei stupida perché non credi nell'amore.»
Restai di stucco: non mi aspettavo proprio una risposta simile. Avevamo parlato poche volte, eppure era come se mi conoscesse da anni.
«Tu credi nell'amore?» domandai meccanicamente. Dannazione, non sapevo stare zitta?
«Perché me lo chiedi?»
«Perché non rispondi?» lo incalzai.
Sorrise di nuovo, sopprimento un sospiro rassegnato. Era impossibile cambiare discorso con me. 
«Sì, ci credo», rispose, mettendo in mostra i denti bianchi. «Credo nell'amore. Ma non credo nel "vissero per sempre felici e contenti". Credo nell'amore per te, Klacchan
Il modo in cui pronunciò il mio nome mi fece impazzire e improvvisamente capii cosa intendessero le persone quando parlavano delle "farfalle nello stomaco". Un vortice di emozioni s'impossessò di me con violenza e cominciai a non riuscir più a distinguere il vero dal fantastico. Mi sentivo euforica, confusa e stupita allo stesso tempo.
«Non sei una delle solite ragazze che si vedono in giro; tu sei diversa. Ed è questo che mi piace di te.» 
Le ginocchia diventarono come burro fuso e se solo fossi stata in piedi mi sarei di certo sciolta per terra.
Le parole si riufitavano di uscir dalla mia bocca, ma non importava. Non importava perché sentii la sua mano passarmi tra i capelli, scendendo e arrivando alle guance avvampanti. Temevo potesse scottarsi. Ma nemmeno questo ora aveva importanza. Lo vidi avvicinarsi lentamente, fermandosi a un soffio dal mio viso. 
«Posso?» domandò ironico.
Sgranai gli occhi. «E da quando chiedi il permesso?» risposi con lo stesso tono di voce marcato dal sarcasmo.
Non se lo fece ripetere due volte che coprì con le sue labbra quei pochi centimetri che ci separavano. Fu un bacio dolce e tenero, ma anche passionale. Un bacio che mai mi sarei aspettata. Non era intenzionato a smettere, e nemmeno io. Decisi di mandare al diavolo il mio orgoglio e socchiusi gli occhi, abbandonandomi alla soave danza erotica delle nostre lingue accompagnata da un indistinto mormorio di stupore e approvazione.

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Capitolo 2
*** La perfezione ha un nome. ***


Sorrisi nell'udire il risuonare ritmico e lento dei suoi passi alle mie spalle. L'avrei riconosciuto tra mille, il suo.
Lunghe dita affusolate poggiarono delicatamente sulle mie palpebre, oscurandomi la vista. La mia mente mi fece rivivere una marea di ricordi piacevoli che si sono susseguiti nel tempo, soffermandosi particolarmente sull'immagine del suo sorriso etereo. Se stessi per morire, il mio ultimo desiderio sarebbe quello di rivedere, per un'ultima volta, quel sorriso felice. Esatto, proprio quel sorriso che mi lasciò senza fiato, quella mattina a scuola, quando lo vidi per la prima volta. 
Sentii le sue dita scendere lentamente verso il basso, ripercorrendo i lineamenti morbidi del mio corpo fino a cingermi teneramente i fianchi. Mi rigirai con grazia tra le sue braccia e mi ritrovai all'altezza del suo petto. Dire che era alto come una quercia era fin troppo riduttivo. O forse ero io a essere troppo bassa. Chissà.
Affondai il viso nel suo petto caldo e confortevole e sollevai una mano, poggiandola all'altezza del suo cuore per sentirne il pulsare leggermente accellerato del battito cardiaco. 
«Non voglio perderti, Luca», sussurrai. «Non so se sarei in grado di sopportarlo.»
«Non permetterò che questo accada», disse, stringendomi più forte a sé.
Ci sedemmo sul bordo del letto e mi lasciai cullare lentamente tra le sue braccia. In quel momento mi sentivo al sicuro proprio come una bambina: piccola e indifesa e tremendamente a mio agio. Troppo a mio agio. 
Feci un profondo respiro, lasciando scorrere le dita tra le onde scure e brillanti dei suoi capelli. «Mi prometti una cosa?»
«Non posso promettere nulla se non che ti amerò per sempre, Klacchan.»
«Non potrei desiderare di più», dissi sommessamente.
«Ti toglieresti i vestiti per me?» domandò, stendendo le labbra in un sorrisetto malizioso.
Gli lanciai un'occhiata rapida e imbarazzata, deglutendo rumorosamente. «Ero seria.»
«Anche io», replicò con un tono di voce leggermente offeso. Ma il broncio non durò a lungo e il suo sorriso si estese ancora di più, scoprendo una schiera di denti bianchi e perfetti. Dannazione, com'era sexy.
Scossi leggermente la testa, divertita. «Sei un ragazzo pericoloso, Luca.»
«Avresti dovuto capirlo quando ti sei resa conto di desiderarmi.»
«Non penso sarebbe stato possibile», risposi, piegando leggermente la testa di lato. «Ero troppo impegnata ad ammirare il tuo corpo.»
In effetti aveva un corpo meraviglioso. Diciamo che lui era il ritratto della perfezione. Pelle liscia e abbastanza chiara che contrastava con i riccioli corti e scuri dei suoi capelli e grandi occhi color nocciola. Labbra perfette e sensuali, ottime da baciare. E le gambe.. oh, quelle erano qualcosa di spettacolare, fine e lunghe. Era come se tutti i migliori scultori mai esistiti sulla faccia della terra si fossero riuniti per dargli vita. 
Se la perfezione avesse avuto un nome, sarebbe stato il suo. Senz'alcun dubbio.
Mi avvicinai pericolosamente al suo viso finché il suo respiro non si mescolò col mio. Non ricordavo come le nostre bocche combaciassero perfettamente. Le nostre lingue s'intrecciarono immediatamente, donandomi mille brividi lungo la schiena. E senza nemmeno rendermene conto il suo nome si mescolò al sapore della sua saliva nella mia bocca.
«Luca.»

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