The Nightmare

di darkemo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The Nightmare ***
Capitolo 2: *** Una nuova vittima ***



Capitolo 1
*** The Nightmare ***


Era notte fonda, la porta si aprì. Percepii distintamente la presenza che si avvicinava e si chinava sul mio letto. Silenzio, non c'era alcun rumore, né in casa e né per strada. Tutto fermo.
-Unisciti a noi, entra nel mondo dei morti!- sussurrò il tizio a pochi centimetri dal mio orecchio, per fortuna mi ero avvolto nel lenzuolo. Pensavo ancora che uno stupido pezzo di cotone mi potesse salvare da quello che mi stava per accadere?
-Non mi avrai mai!- urlai, rannicchiandomi ancora di più.
-E' inutile che scappi o che ti nascondi, il tuo destino è segnato- afferrò il lenzuolo e tirò.
Cercai di reggerlo più forte che potei.
-Non opporre resistenza, tanto è inutile- continuò lui, strattonando con più energia.
Alla fine cedetti, il lenzuolo ora non poteva più aiutarmi. Dovevo scappare e nascondermi da un'altra parte. Ma dove? Intanto l'uomo mi stava addosso con un coltello imbrattato del sangue di mia sorella, il liquido scuro colava e mi macchiava la spalla e il petto.
Il tizio alzò il braccio per caricare il colpo, un ghigno comparve in mezzo all'oscurità dove doveva esserci la sua faccia, impugnò meglio il coltello per infliggermi un danno maggiore, abbassò il braccio con violenza e....


Mi svegliai di colpo, tutto sudato e con il fiatone. La sveglia segnava le 3:30 di mattina.
Le lenzuola erano finite in fondo al letto, indecise se cadere o no. Senza volerlo nel sonno mi ero pure tolto la maglietta, ma era estate quindi non mi preoccupai molto. Avevo sete, decisi di alzarmi per andare in cucina e dissetarmi.
Mentre riempivo il bicchiere quasi fino all'orlo, uno spiffero mi avvolse, facendomi venire la pelle d'oca. Poi udii una voce, così flebile che mi convinsi di essermelo solamente immaginato. Accostai il bicchiere alla bocca, ma mi accorsi che era quasi ghiacciato: okay che l'acqua era fredda, ma non così tanto!
-Daniel..- sussurrò una voce -...unisciti a noi-
Mi vennero i brividi. La mia fantasia cominciava a giocarmi brutti scherzi.
Quando ebbi finito di bere, andai in bagno per rinfrescarmi il viso.
Aprii piano la porta, quasi come se mi aspettassi di veder sbucare fuori un killer sanguinario. Accesi la luce e mi guardai allo specchio: no, niente di particolare, niente di strano, se non si contano le occhiaie. Mi gettai contro il viso una buona quantità di acqua gelata, ma quando rialzai la testa e mi specchiai, colsi di sfuggita un movimento, come se qualcuno si fosse nascosto dietro le tende della doccia.
La mia testa mi ripeteva di non andare a controllare, perché tanto non avrei trovato niente, ma le mie gambe si mossero da sole, raggiunsi la tendina, la tirai.
Vidi che non c'era niente di insolito. Pensavo davvero che ci fosse qualcuno? Mentre me ne tornavo in camera, sentii un urlo.

Mia sorella.

Corsi verso camera sua, ma quando stavo per aprire la porta, quella si spalancò, offrendomi uno scenario a dir poco agghiacciante: un uomo in mezzo alla stanza, con il volto coperto e in mano un coltello sporco di sangue, così come i suoi vestiti, le lenzuola del letto e il pavimento. Quando seguii la scia di sangue che portava ad una pozza che si allargava come macchia d'olio, quello che vidi mi scioccò a tal punto che rimasi completamente immobile.

Il corpo di Emily giaceva inerme, in una posizione che lasciava presumere un tentativo di fuga, ricoperto di quel liquido denso rosso scuro, con una grossa ferita sulla schiena che era molto probabilmente la causa della morte.
-Vedi cosa succede se non ci ascolti, Daniel?- disse l'uomo con un ghigno.
Sì avvicinò lentamente, con il coltello ben saldo nella mano.
Non aspettai un secondo di più. Cercai di andare giù in cucina e armarmi di un coltello ma come arrivai alle scale, lui comparve per sbarrarmi la strada.
-Non puoi sfuggire al tuo destino- rise l'uomo.
Mi voltai in fretta per raggiungere camera mia e prendere il coltellino svizzero che nascondevo nel cassetto, spalancai la porta, frugai in mezzo alle mille cianfrusaglie freneticamente. Ma dov'è quel maledetto coltellino?
Il tizio si affacciò alla porta, avvicinandosi con aria minacciosa.
-È finita Daniel- sghignazzò.
Quando fu abbastanza vicino, scattai verso la porta rimasta spalancata, ma prima che riuscissi a varcare la soglia, quella si richiuse con un botto, provai a strattonare la maniglia ma niente, non si apriva.
Ero in trappola. Il tizio mi era dietro.
-Ormai non hai più scampo- sussurrò, alzando il coltello.
Un sorriso diabolico gli si stampò sul viso.

Gridai.

Poi più niente.

Buio.

La porta imbrattata di sangue.

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Capitolo 2
*** Una nuova vittima ***


Intorno a me solo il buio. Sentivo freddo, molto freddo. Era umido, quasi ci fosse la nebbia, mi tastai i vestiti aspettandomi di sentirli fradici, ma stranamente non lo erano. Dove sono?
- Unisciti a noi!- disse una voce cavernosa che mi fece accapponare la pelle.
- Chi...Chi parla?- chiesi tentando di non far tremare la voce, inutilmente.
- Devi unirti a noi, alle anime dannate!-
Un flash improvviso di luce bianca mi accecò momentaneamente.
Quando riaprii gli occhi mi resi conto che per me era la fine: il ragazzo dal viso sfigurato mi stava a dieci centimetri di distanza, un ghigno sul suo volto, poi una fitta allo stomaco. Non osai neanche abbassare lo sguardo, tanto sapevo cos'avrei visto.
- Unisciti a noi!- sussurrò il tizio.


Le 4:00. Erano solo le 4:00 di mattina. Quello strano incubo che si ripeteva da giorni continuava ad assillarmi. Che sia un segno? Ma và. Sono solo stressata. Ad ogni modo, oramai ero sveglia, perciò non provai neanche a rimettermi a letto per dormire. 
Il letto in questione era inguardabile, le lenzuola fradice di sudore e le coperte sparse per la camera. Grazie che sentivo freddo! Ma forse i brividi che sentivo erano causati anche da altro. Dal ricordo di quel sogno orribile. Presi una felpa e andai in bagno, mi guardai allo specchio: ero in uno stato pietoso, i lunghi capelli corvini sembravano indemoniati, grosse occhiaie contornavano i miei occhi eterocromati. Odiavo questa mia particolarità perchè tutti sembravano averne quasi paura, ogni giorno ricevevo commeni anche sgradevoli. In ogni caso, cominciavo ad avvertire la fame, così mi sciacquai il viso e rialzai lo sguardo verso la mia immagine riflessa. Solo che quella, o meglio quello, non ero io.
Era il tizio del sogno.
Urlai ad occhi chiusi, ma quando li riaprii c'ero di nuovo io, con il pigiama sudato e tutto il resto. Quell'incubo mi farà impazzire, pensai mentre scendevo in cucina a fare uno spuntino. Accesi la luce, ma qualcosa che si mosse attirò la mia attenzione, come se qualcuno si fosse nascosto dietro il muro che divide la cucina dal salotto. Non sono stupida, perciò rovistai tra i coltelli e ne scelsi uno abbastanza affilato ma facile da maneggiare, mi avvicinai di soppiatto cercando di fare il minimo rumore e stando attenta che la mia ombra non rivelasse che mi stavo avvicinando.
Mi accostai al muro e riuscivo a percepire distintamente una presenza. Colsi un altro movimento, impugnai saldamente il coltello e di scatto aggirai la parete aspettandomi di aver messo quel tizio, o tizia che fosse, con le spalle al muro. Ma trovai solo un biglietto piegato. Lo raccolsi e quando lo aprii, mancava poco che vomitassi.
Mi accorsi con orrore che le scritte erano fatte con del sangue e il mesaggio recitava "Unisciti a noi, Scarlett".
Ancora in stato di shock, controllai che in casa non ci fosse nessuno oltre a me. Per fortuna non c'era anima viva.
Entrai in camera mia dove avevo lasciato il cellulare, quando un secondo prima di accendere la luce, scorsi con la coda dell'occhio qualcosa che luccicava sul mio letto, in mezzo al cumulo di lenzuola. Mi avvicinai per vedere meglio e sulle prime non capii nè che oggetto era, nè a cosa potesse servire. Feci una foto con il cellulare che intanto avevo recuperato e lo collegai al computer per cercare informazioni su quello strano oggetto sferico grande quanto una moneta, apparentemente di ambra, con al centro una pallina rosso scarlatto che a seconda dell'inclinazione cambiava tonalità. Mentre aspettavo i risultati, la torturavo con le dita.
Dopo alcuni interminabili minuti, la ricerca mi diede un solo link. Ci cliccai sopra con il mouse.
Il sito diceva "La Sfera degli Incubi".
Non feci in tempo a leggere altro perchè un rumore di passi giunse dalla porta chiusa. Cavolo, un coltello quando serve è chiedere troppo? Mi affrettai a chiudere a chiave la porta, ma chiunque ci fosse dall'altra parte, continuava a sbatterci contro qualcosa di pesante, magari se stesso. Forse così si indebolirà un po'. Cercavo di pensare a qualcosa, qualunque cosa pur di sbarazzarmi di quel tipo. Avevo ancora il telefono in mano, cercai di chiamare la polizia.
-Pronto?- mi rispose una voce quasi annoiata.
-Aiutatemi, un pazzo sta cercando di uccidermi! Venite al 37, Rose Avenue! È un'emergenza!- urlai in preda alla paura.
Ma in quel momento la serratura si ruppe e la porta si spalancò.
Era il ragazzo dell'incubo, con la faccia sfigurata.
Gridai con tutte le mie forze, anche se sapevo che non avrei concluso niente. Mentre si avvicinava con in mano un coltello dall'aria molto affilata, mi guardai velocemente in giro per trovare qualsiasi cosa mi potesse difendere. Gli lanciai il telefono ma lo prese e lo frantumò a terra.
Lui si avvicinava, mi bloccò le vie di uscita.
- Unisciti a noi, Scarlett!- sussurrò con una nota malefica.
Per me era finita, questione di minuti, o addirittura secondi.
Quando fu a circa dieci centimetri da me alzò il coltello per caricare il colpo.

Strinsi la sfera.

Gridai.

Buio.

Il sangue formò una pozza tetra sul pavimento che si allargava piano.
Ma non ero morta, solo non sapevo dove mi trovassi.
Sapevo solo che era buio, molto buio.
Poi una risata malvagia riempì quell'oscurità.

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