Il progetto viene per posta

di Mary West
(/viewuser.php?uid=80422)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I - Phil Coulson alla riscossa ***
Capitolo 2: *** Capitolo II - Intenzioni fatali ***
Capitolo 3: *** Capitolo III - Un'esplosione avrà luogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo I - Phil Coulson alla riscossa ***


Il progetto viene per posta




Capitolo I – Phil Coulson alla riscossa

   New York, 30 Maggio 2013
Base dello S.H.I.E.L.D.
Livello Sette – Ufficio del Vicedirettore

    
Proverbio di scena: Chi lascia la via vecchia per la nuova, sa quel che lascia e non sa quel che trova.
 
È molto presto questa mattina e Phil lavora già a pieno ritmo.
Il sole ancora deve sorgere del tutto nel cielo dorato che si apre maestoso aldilà delle vetrate nel suo ufficio deserto e lui se ne sta seduto sull’orlo della sedia dietro la scrivania, con le spalle rivolte al chiarore dell’alba e lo sguardo fisso sui documenti che ha avuto il compito di analizzare per conto di Fury.
Una ruga di concentrazione gli incrina la fronte alta e intelligente e un rivolo di sudore gli cola lungo una tempia fino alla fossetta sulla guancia perfettamente rasata mentre i suoi occhi scuri scrutano con spasmodica diligenza quelle informazioni di vitale importanza. Si sofferma su una frase in particolare e comincia a sfregare le dita, i polpastrelli ruvidi grattano sulla carta ansiosi, mentre la sua bocca si schiude appena per la sorpresa.
Gira l’ultimo foglio e una nota di entusiasmo sembra travolgere i suoi lineamenti raffinati per un unico istante prima che vi ricompaia la solita maschera di imperscrutabilità. Un sospiro di soddisfazione gli dischiude leggermente le narici e un sorriso limpido spunta sulle labbra disegnate; un lampo di fierezza gli attraversa gli occhi, ancora fissi su quella parola scarlatta a fine foglio.
Approvato.
Phil non ci può credere: è quanto di più si aspettava, quanto di più potesse immaginarsi dal Consiglio, eppure è così e lui non può fare a meno di provare quello slancio di feroce orgoglio.
Non che sia così selvaggiamente desideroso di avviare il Progetto – insomma, significa avere Stark, Banner, Thor e il Capitano alla base tutti i giorni e Dio solo può immaginare cosa significhi. Non per Steve, naturalmente; lui è perfetto e Phil sarebbe solo onorato di poter calpestare il suo stesso pavimento ogni mattina. Ma è stata una sua idea e ci ha lavorato tanto e quell’approvato sgargiante e svolazzante a fine foglio significa davvero molto per lui.
Si concede un istante di pausa – la Base è deserta, nessuno regge i ritmi di Phil Coulson – e le spalle si rilassano contro lo schienale, mentre le iridi colme di sonno e soddisfazione continuano ad ammirare timide il documento sulla scrivania. Un istante di pausa prima di cominciare a scrivere le lettere di vittoria ai diretti interessati.
Ancora ventiquattro ore e il Progetto avrà inizio. Ancora ventiquattro ore e scoppierà l’inferno.
                                                       

Malibu, 30 Aprile 2013
Villa Stark
Piano terra – Cucina

 
Proverbio di scena: Quando il gatto non c’è, i topi ballano.
 
“Progetto di avanzamento?”
“Potenziamento, veramente. Alla Base di New York, quella centrale, e tutto sarebbe organizzato nel migliore dei modi.”
Phil sorride nervoso e continua a torturarsi le dita in grembo senza bere il caffè ancora fumante che Pepper gli ha versato nella sua tazza gialla, troppo ansioso di ascoltare il responso della sua migliore amica. Lei è ancora in piedi vicino ai fornelli e dalla sua sedia Phil può vedere le spalle lasciate scoperte dalla maglia sbracciata, intravede il neo scuro alla base della schiena attraverso il tessuto chiaro, i piedi scalzi accarezzare delicati il pavimento luccicante della villa silenziosa.
Finalmente Pepper versa del caffè anche nella propria tazza e raggiunge Phil al tavolo, osservandolo con espressione profonda oltre l’orlo della scodella azzurra. Le sue iridi cerulee si addolciscono quando scorgono in quei tratti tanto familiari una sorta di tenera speranza, così adorabile ed ingenua da farle stringere le ciglia in un sorriso d’affetto per quello sguardo tanto fiducioso.
“Sembra davvero importante per te” esordisce dondolando le gambe distrattamente. “Non me n’ero accorta.”
Phil esibisce uno dei suoi timidi sorrisi – uno di quelli rari, che veramente poche persone hanno l’occasione di vedere e, in quella breve lista, Pepper è la prima in assoluto – e beve un sorso del suo caffè.
“Sai” risponde mordendosi un labbro nervoso, “ci ho lavorato tanto” sussurra e sembra quasi giustificarsi.
“Si vede” lo incoraggia lei e allunga una mano per accarezzare il dorso di quella di Phil, tanto imbarazzato mentre fissa le sue scarpe con le guance rosse. “Non devi vergognarti. È bello, dimostra quanto ami il tuo lavoro.”
“Sì” concorda lui. Finalmente tira un sospiro di sollievo e, rincuorato da quel consenso, solleva il viso ancora di una vaga sfumatura cremisi e ricambia lo sguardo di Pepper, sorridendole riconoscente.
“Mi sembra un’ottima idea, inoltre” continua lei senza allontanare le loro dita affettuosamente intrecciate. “I tuoi Vendicatori hanno proprio bisogno di un po’ di disciplina.”
Entrambi ridacchiano divertiti e Phil riprende la sua parlantina entusiasta.
“Si tratta di un Progetto di Potenziamento” spiega con gli occhi che brillano per la foga, “e praticamente è richiesta la presenza della squadra alla Base. Lì dovrebbero collaborare con gli altri agenti e, nel frattempo, verrebbe messa a loro disposizione una zona in cui potersi allenare e imparare a controllare i loro poteri e a farli funzionare insieme.”
“Come una squadra” aggiunse Pepper divertita.
“Sì” asserisce Phil e ora sorride al massimo. “L’ultima volta hanno funzionato, ma prima c’è stata, come dire... una battuta d’arresto e sarebbe il caso di evitarla, in prospettiva futura.”
“Naturalmente” replica Pepper accomodante. “Non è il caso che tu ti faccia quasi uccidere ogni volta che la Terra ha bisogno di essere salvata solo per farli diventare più...
“... omogenei” conclude Phil e di nuovo ridono entrambi.
“Quando dovrebbe avviarsi?” chiede poi lei. Phil sospira affranto.
“Be’, io ho consegnato il fascicolo stamattina e il Consiglio, solitamente, impiega un mese per l’analisi dei contenuti di nuove proposte. Quindi, se verrà approvato, inizierà a Giugno.”
Pepper annuisce e beve l’ultimo sorso di caffè. I suoi occhi si posano ancora una volta su Phil e si addolciscono di nuovo quando scorge un’ombra di sfiducia nelle iridi che fissano distanti il contenuto ancora intatto della tazza gialla. La sua mano stringe la presa su quella del suo migliore amico e lei abbassa il viso per far incrociare i loro sguardi.
“Lo approveranno” dice solamente. Lui le sorride debolmente, ma con sincerità e riconoscenza.
Sarebbe davvero un momento perfetto se, circa trent’anni addietro, il Signore non avesse provvisto Tony Stark di un impeccabile senso dell’opportunità.
“Embè?”
Pepper tira un lungo sospiro di esasperazione e torna ai fornelli, lasciando cadere nel lavandino la sua tazza ormai vuota. Tony ne approfitta e si siede al suo posto; la mano sporca di olio nero e chissà cos’altro, scatta in avanti e Phil perde il suo caffè.
“Di che stavate parlando? Il caffè è amaro, amore mi passi lo zucchero? Oh, Coulson, ciao! Anche tu qui? Non ti avevo notato.”
Pepper rivolge a Tony un sorrisetto scettico e gli porge la zuccheriera con un’espressione tollerante. Lei e Phil si scambiano un’occhiata ironica e sorridono rassegnati.
“Si può sapere cosa sta succedendo?” chiede di nuovo Tony e svuota la tazza in un sol sorso, senza smettere di osservare le due persone davanti a lui alternativamente, come se stesse seguendo una partita di tennis. “Tutti questi sguardi languidi non mi piacciono per niente, ho sempre odiato quest’aria di confidenze segrete in cucina. Coulson, cosa ci fai a casa mia?”
“Ero venuto a parlare con Pepper” risponde lui rivolgendo a Tony un sorriso pacato.
“Non capisco per quale motivo” replica Stark perplesso. “Io lavoro per lo S.H.I.E.L.D., non lei. Se il mondo deve essere salvato, sono io che intervengo.”
“Lascialo perdere, Phil” dice Pepper fra le risate. “Sta cercando di rivendicare il suo ruolo di maschio potente.”
Phil la guarda e ride con lei.
“Vuole dimostrare di essere lui che porta i pantaloni, nella coppia” riprende.
“O, in questo caso, l’armatura” aggiunge Phil ed entrambi ridono divertiti. Tony li fissa gelido.
“Siete due ingrati” commenta in tono solenne, alzandosi ed ergendosi in tutta la sua maestosa figura nera di carbone e unta di olio motore. “La prossima volta che uno di voi due avrà bisogno di me, è bene che sappia che non sarà tanto compassionevole.”
Si avvicina alla porta e fa per varcarla quando torna sui suoi passi e osserva di nuovo Pepper e Phil che, rossi come peperoni, stanno davvero concentrando tutte le loro forze per trattenere l’irrefrenabile impulso di scoppiare a ridere. Fulmina Pepper con lo sguardo e ghigna perfido.
“Preparati a scontare la tua punizione, donna” le sibila maligno. “E tu” continua rivolgendosi a Phil che si sente chiamato in causa con la stessa intensità di Bruto durante la congiura a Cesare, “ricorda che sono il principale finanziatore della tua amata baracca nonché il massimo, se non unico, fornitore di armi. Posso farti compromettere con uno schiocco di dita se non la smetti di cincischiare con la mia ragazza.”
“Non stavamo cincischiando” replica Coulson dubbioso. Nel frattempo Pepper ha rinunciato di buon grado al rischio di perdere una costola nel tentativo di non scoppiare a ridere e la sua risata cristallina accompagna le parole affrante del povero, buon Phil.
“Ah, no?” replica Tony e si volta definitivamente verso di lui, con le braccia incrociate al petto. Phil riflette che metterebbe un po’ di paura un più se non fosse sporco dalla testa ai piedi e non indossasse una maglietta degli AC/DC come una sedicenne al suo primo concerto.
“No” risponde mordendosi il labbro inferiore per non seguire l’esempio di Pepper e risparmiarsi saggiamente un paio di costole. “Stavamo parlando.”
“E di cosa, di grazia?”
“No” risponde subito Phil e diventa scarlatto. L’idea che Stark venga a sapere in anticipo la proposta del Progetto lo raggela e immediatamente vede nella sua mente le disastrose conseguenze della divulgazione di un tale segreto alla persona meno discreta che abbia mai conosciuto. No, decisamente no.
“No?” ripete Tony sbattendo le palpebre perplesso. “Che risposta è?”
Suo malgrado, Phil pensa che, dopotutto, su questo Stark non ha completamente torto.
“Non te lo può dire” interviene Pepper che si è ripresa dalle sue convulsioni e ora osserva sorridente e soddisfatta il suo fidanzato dalla sua sedia, dondolando le gambe allegramente. “È una cosa segreta” sussurra con fare cospiratorio e Phil riesce in tempo a dissimulare una risatina in un colpo di tosse.
“Bene” esclama Tony corrucciato. “Tenetevi pure i vostri segretucci, tanto prima o poi li scopro e, quando accadrà, ricorda tesoro, non ci sarà Coulson che tenga. Buongiorno.”
Emette uno sbuffo seccato e riprende la strada verso le scale per il laboratorio a passo solenne e offeso. Appena la sua figura scompare, Pepper e Phil scoppiano a ridere di nuovo.
“Hai ragione” dice Pepper tenendosi la pancia con entrambe le mani. “I tuoi Vendicatori hanno proprio bisogno di un po’ di disciplina.”
 

New York, 1° Giugno 2013
Base dello S.H.I.E.L.D.
Livello Quattro – Corridoio principale

 
Proverbio di scena: Una mela (o un lavoretto) al giorno toglie il medico di torno.
 
Phil è agitatissimo. Oggi inizia il Progetto e lui è stato dichiarato ufficialmente il responsabile della cosa; il Consiglio ha approvato la proposta, ma, considerando l’indole dei soggetti presi in causa incline alla follia e all’emarginazione, ha richiesto una riunione con la squadra ad un mese dall’avvio dell’iniziativa.
Phil è agitatissimo anche per questo e, questa mattina, è il primo ad arrivare in ufficio, ma questo non è dovuto all’ansia perché lui è sempre il primo ad arrivare ufficio e Barton non fa che riderne e lamentarsene in continuazione, alternativamente, a seconda dell’umore e dello zucchero nel caffè – a questo proposito, Phil ha saggiamente deciso di far scomparire da tutti i mobili della sua cucina, quello di canna che sembra avere un effetto particolarmente dannoso sulla mente già fin troppo deviata del suo insopportabile Robin Hood.
Alle otto in punto, Phil ha già organizzato tutto il lavoro della giornata e cammina per i corridoi con l’agente Hill alle spalle, entrambi alla ricerca di Barton e della Romanoff. Natasha, non ha alcun dubbio, sta di nuovo esercitandosi allo scontro fisico – è tutta una scusa per farla pagare a Rives, che ha dichiarato a telecamere aperte che Banner è uno spostato e che non bisognerebbe permettergli di varcare la soglia della Base e Phil lo sa benissimo. Preoccupato per la sorte dell’agente, manda Maria a ripescare la Romanoff dalla palestra e a rimettere insieme quei pochi frammenti che rimangono del povero, ingenuo Rives e lui va a cercare Clint, il quale, naturalmente, si è nascosto un’altra volta. Dopo aver fatto il giro di tutta la Base tre volte, Phil decide di tornare nel suo ufficio. Cammina veloce, irritato, perso nei meandri del suo cervello a vagliare ipotesi sull’attuale posizione di Barton, e quando apre la porta quasi sviene.
Clint è lì, seduto sulla sua poltrona, con le gambe appoggiate alla scrivania, l’arco fra le mani e un’espressione sfrontata sul volto. Alla vista di Phil – cioè, della faccia di Phil – un sorriso irriverente gli incurva le labbra e fa schioccare la corda dell’arco in un gesto derisorio. Phil trattiene a stento l’impulso di prenderlo a schiaffi.
“Barton” sibila tra i denti, “che diavolo ci fai qui?”
Clint risponde con un sorriso ancora più ampio e sbatte le ciglia con la stessa aria insolente.
“La aspettavo, signore” cinguetta divertito. Phil si avvicina alla scrivania e lo afferra per un braccio scoperto – ma che diavolo, non ce l’ha una maglia con le maniche?! – e lo solleva.
“Non ne vedo il motivo” replica e con un gesto veloce si impossessa del suo arco. “Ti sto cercando da un’ora.”
“Eccomi” risponde Clint entusiasta. Phil sembra davvero al limite e lui adora vederlo perdere il controllo, soprattutto quando ha la consapevolezza di esserne il responsabile.
“Ti ho anche chiamato all’auricolare” lo accusa Phil sistemando le pile di documenti sulla sua scrivania che Clint gli ha intenzionalmente scombinato. “Parecchie volte. Non mi ha sentito?”
Clint sorride e non risponde. Certo che l’ha sentito, ogni volta, e ad ogni richiamo ha alzato il volume per godersi appieno la voce dell’impeccabile Coulson stridergli nelle orecchie che doveva andare da lui e subito e si è beato dell’irritazione nella sua voce e ha immaginato quell’irritazione propagarsi sui tratti definiti del suo volto, smuovendone i lineamenti in quell’espressione di esasperazione che lui ama tanto.
“Ho un lavoretto per te.”
Ecco come rovinare una giornata dal mattino. Clint sbuffa spazientito e si lascia cadere scomposto sul divanetto sgombro, slanciando le gambe a quattro di bastoni e ignorando completamente lo sguardo severo che Phil gli rivolge.
“A meno che non si tratti di infilzare qualcuno, oggi sono out” dichiara sgarbato. “Non ho alcuna voglia di trascorrere l’ennesima giornata a compilare scartoffie. Quando il direttore Fury mi ha assunto, non ha chiesto di mostrare la mia calligrafia, ma la mia mira. E se la memoria non m’inganna, non esiste una sola occasione in cui ho mancato il bersaglio.”
Phil tira un profondo sospiro e chiude per un attimo gli occhi, cercando di arginare il sorrisetto malizioso di Barton. La sua freddezza dimostra un’altra volta il proprio, immenso talento e risponde al sorriso pacato.
“Bene” commenta serafico. “Se è questo quello che vuoi, allora puoi seguire la Thompson nella sua missione a Washinton. Parte tra un’ora, sei ancora in tempo.”
Clint sbarra gli occhi, incredulo, cercando di cogliere l’imbroglio che, sicuramente, c’è.
“Sul serio?” chiede dubbioso. “Posso andare in missione?”
“Certo” risponde Phil, sistemandosi il nodo della cravatta e recuperando altri due documenti dal fondo di un cassetto, senza apparire minimamente distratto dalla conversazione. Certe volte Clint si chiede come diavolo faccia a fare tre cose contemporaneamente e tutte e tre perfettamente.
“Naturalmente” aggiunge. “Non costringiamo i nostri migliori elementi a fare cose che non vogliono.”
Barton rotea gli occhi al cielo esasperato. Noi. Ecco fatto, si è già venduto al Lato Oscuro. Maledetto Fury.
“E partiremo subito?” domanda ancora. Finalmente si alza dal divanetto e schiocca l’arco entusiasta.
“Partirete tra un’ora” risponde Phil e si carica un plico di fogli sotto il braccio, lanciando uno sguardo soddisfatto allo stato di totale perfezione in cui ha riportato la sua scrivania dopo l’assalto del nibelungo.
Partirete?” ripete Clint e finalmente ha trovato l’inganno. “Tu non vieni?”
“No” risponde Phil. Lo guarda perplesso e comincia ad avviarsi alla porta. “Io devo occuparmi del Progetto, lo sai.”
“Quindi non andrai in missione per... quanto?” chiede incredulo, la mascella e l’arco sbarrati per la sorpresa e l’indignazione.
“Fino alla fine del Progetto” replica pacato Phil e anche se il suo viso è immerso in un mobile a lato del divanetto Clint sa che sta sorridendo.
“Ma non è giusto!” esclama frustrato. “Non lo puoi mollare a Harris?”
Phil lo guarda severamente e scuote la testa.
“La tua abitudine a voler delegare i lavori meno pratici ai nuovi arrivati è snervante” dice solamente. “Harris è una matricola, non sa neanche sparare come si deve. Il suo unico obiettivo, al momento, è fare un po’ di semplice gavetta: guardie notturne, servizio di videosorveglianza, accolta ospiti... niente di troppo complicato finché non diventerà più esperto e sicuro.”
“Ma quel tipo è una piaga” si lamenta Clint. “Non sa fare niente.”
“Ed è proprio per questo che ho bisogno di te.”
Coulson lo guarda di nuovo soddisfatto e Clint sospira, conscio che il bastardo l’ha di nuovo messo con le mani nel sacco. Un silenzio consapevole cade fra loro e Barton scuote la testa, sconfitto.
“E in cosa consisterebbe, questo lavoretto?”
 

New York, 1° Giugno 2013
Fifth Avenue
Terzo piano – Ex appartamento di Steve Rogers – Tre mesi di fitto arretrato

 
Proverbio di scena: Vita quieta, sobria dieta, mente lieta.
 
Oggi è una bella giornata, il sole splende allegramente nel cielo terso e radioso sgombro di nuvole e una leggera brezza aleggia nell’aria, riscaldata dai raggi mattutini.
Steve sorride osservando quell’atmosfera così piacevole dalla finestra del suo piccolo appartamento e afferra il manico della sua borsa, lanciando un’occhiata alla stanza vuota attorno a sé. Avverte un grande entusiasmo travolgerlo; non che la prospettiva di trascorrere ogni singolo giorno da questo in poi in compagnia di Stark e della sua parlantina molesta lo rallegri particolarmente, ma la situazione nel condominio stava decisamente degenerando e la proposta di Coulson è giunta nel momento più opportuno come solo Coulson sa essere.
Non è mai stato un tipo nostalgico e l’appartamento non gli mancherà troppo, così come le urla della padrona di casa o i tentativi di seduzione della vicina. Una vita tranquilla è tutto ciò che stava cercando ed era un concetto particolarmente complesso da spiegare alle turbolente persone che ha avuto la sventura di conoscere in quel piccolo edificio dalle pareti vecchie e logore tanto quanto i suoi abitanti.
Un sospiro speranzoso gli dischiude le narici e le sue labbra si incurvano in un sorriso gentile. Lancia un’ultima occhiata al pavimento polveroso e raggiunge la soglia. Con la consapevolezza che qualcosa di nuovo e di meraviglioso lo attende, la varca e scende le scale per l’ultima volta.
                                                                                                                                                 

New York, 1° Giugno 2013
Stazione della metropolitana
Binario 9

 
Proverbio di scena: Una piccola scintilla desta grande fuoco.
 
Uno stridio di ruote risuona nella stazione e il trena frena con uno sbuffo di fumo grigio. Dalla sua posizione, Bruce può vedere gli scalini che conducono all’uscita affollati e chiassosi.
Stranamente l’idea di trovarsi in mezzo a tanta gente – sconosciuta, in ritardo e potenzialmente irritante – non sembra metterlo a disagio più di tanto e la cosa lo mette di buonumore e accresce la speranza che tutto vada bene perché da oggi comincia a vivere in una comunità – certo, una comunità di pazzi schizzati almeno quanto lui e in cui le sue potenzialità sono ben note, ma pur sempre una comunità. Ma starà in mezzo a persone che condividono con lui un pezzo di vita e un pezzo di anima, le persone che Bruce è più vicino a definire amici tra tutte quelle che ha mai conosciuto. Dopotutto, l’India stava diventando leggermente noiosa, in meno di un mese è stato capace di risolvere tutti i casi che gli sono stati sottoposti e gli stimoli stavano cominciando ad essere latenti e poveri. Adesso ha l’opportunità di costruire una vita, una vita vera e non solo perché impara a controllare se stesso e l’Altro, non solo perché contribuisce a costruire una squadra, non solo perché migliorerà come eroe, come salvatore del mondo ma anche perché, per la prima volta dopo tanto tempo, ora ha l’occasione per far sì che Bruce viva anche per un se stesso che smetterà di odiare.
Il campanello del prossimo treno suona e Bruce raggiunge le scale.
 

New York, 1° Giugno 2013
Times Square
Centro della Piazza

 
Proverbio di scena: Vacche e buoi (o Pentapalmi) dei paesi tuoi.
 
L’orologio sulla torre laterale segna le otto e un quarto in punto quando un rumore assordante annienta il silenzio rotto solo dal vociare mattutino e un fulmine accecante irrompe al centro della Piazza accompagnato da un ampio sbuffo di fumo rosso e grigiastro. La nebbia si dirada e le persone che si sono radunate attorno al cerchio infuocato scrutano incuriosite attraverso la foschia fino a quando non si assottiglia del tutto e una figura prorompente si delinea nel bel mezzo di Times Square.
Un mantello purpureo gli copre le spalle possenti e nelle mani vigorose regge un martello visibilmente pesante. I capelli biondi gli cadono sulla schiena robusta e un’espressione di ingenua soddisfazione gli incurva le labbra infantili illuminando le iridi celestiali.
“Mamma!” urla una bambina dai folti capelli castani e lo sguardo colpito. “Guarda! Un principe!”
La madre scuote la testa e si riprende dallo shock – la sua bocca è ancora notevolmente aperta ed è molto probabile che da un momento all’altro cominci a scorrerle un rivolo di bava lungo il mento – e tira via la figlia, imprecando a voce alta contro lo stress da azionisti e i fulmini a ciel sereno.
Il giovane Thor si osserva intorno con espressione accomodante e si fa spazio tra la folla di curiosi, cercando con lo sguardo un volto familiare. A pochi passi da lui, una coppia di anziani cammina con fare stanco e addormentato discutendo animatamente sul prezzo del pane. La signora porta un paio di occhiali tondi che Stark assocerebbe subito al Capitano e un’aria imbronciata segna le rughe sulla pelle pallida; il marito indossa un capello piatto dalla visiera non troppo pronunciata e un cappotto dello stesso tessuto di grigio tweed.
“Mi scusi, madama” esordisce Thor, chinandosi su un ginocchio per trovarsi all’altezza della vecchina, “sono Thor di Asgard, figlio di Odino, Dio del Tuono” si annuncia e cala il capo in un segno di ossequio che lascia la signora senza parole.
“Giungo qui per ritrovarmi con i miei compagni di avventure. Se la vostra gentilezza è anche solo minimamente pari alla vostra bellezza, saprebbe per caso indicarmi il sentiero verso il loro castello?”
La signora sbarra gli occhi incredula e il marito fissa Thor come se fosse pazzo, poi pianta sulla moglie uno sguardo sbalordito. Lei scuote le spalle ed esclama con voce stridula:
“Non lo conosco!”
Alche il signore strattona la moglie per un braccio e i due riprendono la loro disquisitio economica. Thor non si scoraggia e fa per avvicinare un’altra signorina che, considerando l’aria con cui lo scruta, non avrebbe nulla in contrario a mostrargli un paio di rette o poco rette vie – dipende dai punti di vista – per arrivare al castello giusto quando qualcuno si fa avanti e la bionda deve dire addio ai suoi sogni di gloria.
“Thor?”
Il ragazzo si rivolge timidamente al principe e quando il Dio annuisce tira un sospiro di sollievo.
“Sono Jacob Harris, matricola dello S.H.I.E.L.D.” si presente assumendo un tono più tranquillo benché sia chiaro come il sole quanto sia lontanamente perfetto come il suo mito Coulson. “Sono qui per scortarla in Base.”
“Oh, bene” commenta Thor soddisfatto. “Andiamo, amico mio. Il cammino è lungo e una nuova avventura aspetta solamente di essere affrontata.”
 

New York, 1° Giugno 2013
                                                                                                                           Base dello S.H.I.E.L.D.
Parcheggio riservato di Tony Stark

 
Proverbio di scena: Il sole bacia i belli.
 
Le otto e mezza sono passate da meno di dieci minuti quando una Lamborghini nuova fiammante entra nell’aria riservata sul retro della Base.
Tony parcheggia con un unico movimento del braccio e fissa la sua immagine soddisfatta allo specchietto prima di far schioccare la lingua in un gesto di approvazione per se stesso e inforcare gli occhiali di sole, scendendo dall’auto e incamminandosi a passo baldanzoso verso l’ingresso.
Alla fine Pepper ha scontato un mese intero di punizioni e lui ne è stato pienamente soddisfatto, anche se nulla ho potuto scalfire l’incredibile fedeltà che la sua ragazza ha dimostrato nei confronti del suo migliore amico e dei suoi sforzi e quindi Tony si avvia più curioso che mai verso questa nuova avventura. Non sa di che Progetto si tratti né in cosa consista o chi ne sia coinvolto, ma le sue speranze non sono poche perché tanto Rogers è dall’altra parte del mondo e lui è sicuro che potrà trascorrere un periodo in pace a dedicarsi alle sue attività preferite, quali la salvezza del pianeta, la visione degli atti più hot dalle telecamere nascoste dello S.H.I.E.L.D. e, naturalmente, la celebrazione di se medesimo.
Raggiunge l’entrata laterale e si fionda in un corridoio segreto che ha avuto l’opportunità di scoprire e sperimentare l’ultima volta che lui e Pepper sono stati ad una festa in Base – era quella di Capodanno, probabilmente – e Barton ha corretto il punch. Tony ricorda con gran piacere la vista di Coulson ubriaco che balla la Macarena e Fury in preda ad una crisi di eccesso di risate per l’eccesso di alcool. Particolare entusiasmo è, però, dedicato al pensiero di lui e Pepper in quel corridoio piccolo e stretto e buio...
“Buongiorno signor Stark.”
Tony si risveglia dalle sue fantasie e si esibisce nel suo sorriso più smagliante e seducente.
“Buongiorno agente Hill” replica seguendo la suddetta in un altro corridoio, molto più ampio, conosciuto e illuminato. “Come sta il nostro amato Coulson?”
Maria scuote la testa esasperata e si ferma accanto alle porte dell’ascensore.
“Starebbe meglio se lei si fosse presentato in orario” commenta gelida. “La riunione era fissata pe quasi un quarto d’ora fa.”
“La prego” commenta Tony incredulo. “Non sono mai stato così puntuale in vita mia.”
L’agente Hill non risponde ed entra in ascensore.
“Ciao Harris.”
“Buongiorno agente Hill” replica il ragazzino imbarazzato. I suoi grandi occhi scuri sono tutti per Tony.
“Signor Stark” sussurra ed è totalmente, assolutamente ed incondizionatamente riverente.
“Buongiorno agente” replica Tony con un sorriso, squadrando la matricola da sopra le lenti scure. “Come va?”
“B-Bene” risponde lui e sta sudando come se fosse immerso in una vasca d’acqua bollente. “È-È un onore conoscerla per me.”
Maria rotea gli occhi al cielo, tamburellando nervosamente un piede sul pavimento ricoperto dal tappeto rosso.
“Non si preoccupi” replica Tony battendo le mani entusiasta. “È comprensibile.”
Hill sospira profondamente esasperata, conscia che era l’ultima cosa che mancava per accrescere ulteriormente l’ego già spropositamente grande del suddetto signor Stark.
“Ho seguito tutti i suoi successi...”
“Tutti quanti? Dannazione, è davvero in gamba. Nemmeno io ci riesco...”
“... e ho presenziato ad alcuni suoi eventi.”
“Siamo arrivati” asserisce Maria, entusiasta che la riunione non fosse ad un Livello troppo alto. “Questa è la sua, signor Stark.”
Tony annuisce ma prima di scendere si rivolge di nuovo al ragazzino.
“Quando vuole, io sono sempre a disposizione del mondo.”
Sfortunatamente le porte non riescono ad arginare quell’ultima proclamazione di magnificenza e Maria è costretta a subire un rantolo di venerazione nelle orecchie un attimo dopo.
 

New York, 1° Giugno 2013
Base dello S.H.I.E.L.D.
Livello Cinque – Ufficio delle Riunioni per la Salvezza del Pianeta & Simili

 
Proverbio di scena: Un uomo è conosciuto per la compagnia che frequenta.
 
“Aspettavamo solo te.”
Tony muore. Sì, muore. Perché, dannazione, Rogers doveva essere dall’altra parte del mondo. E allora che diavolo ci fa qui, in carne ed ossa davanti a lui, con quella sua maledettamente ridicola camicia a quadrettoni e quel taglio così anni Quaranta?
“Rogers” è tutto ciò che riesce a dire, ma basta perché Bruce scatta in avanti con la mano tesa e afferra quella di Tony con un gesto repentino ed un sorriso affettuoso – forse leggermente forzato – come se volesse davvero salutarlo invece che tenere la sua mano impegnata e lontana dalla faccia di Steve.
“Tony!” esclama entusiasta. “Come stai? Sembri in ottima forma.”
Thor non coglie affatto l’aria tesa che si respira, ma ricorda bene come i primi incontri tra l’uomo di metallo e il Capitano siano stati dolorosi e l’espressione dipinta sul volto di Tony è esattamente la stessa.
“Grazie” replica Tony sollevando le sopracciglia, senza staccare lo sguardo dal volto di Steve, che ricambia l’attenzione, serio e impeccabile. Bruce si chiede per quale diavolo di motivo ci sia ancora tutta questa tensione; eppure sembravano migliorati, i rapporti tra loro.
“Ciao Tony” dice Steve e tende la mano. Tony la guarda per un istante e poi la stringe; Bruce torna a respirare.
“Bene” dice battendo le mani entusiasta. “Coulson sta arrivando.”
Tony sospira a sua volta e prende posto accanto al dottore, incredulo. La farà pagare cara all’agente, per aver trasformato la sua operazione di salvataggio del mondo in un raduno di fanboys vintage.
Finalmente il diretto interessato si presenta in sala e stringe tra le mani un plico di fogli; sul volto, sfoggia la sua impeccabile espressione pacata e soddisfatta.
“Buongiorno signori” si annuncia e comincia a distribuire dei fogli; sul primo, campeggia in rosso la scritta Progetto.
Tony lo fissa perplesso e comincia incuriosito a leggere il prospetto. Gli bastano poche righe per capire che no, non si può fare. Se ne rende conto immediatamente, quando legge, al terzo paragrafo, la parola squadra.
No. Non. Con. Rogers.
“Una volta basta e avanza” esordisce deciso e lascia scivolare il suo plico sulla scrivania perfettamente liscia. “Quindi, io passo.”
Come si aspettava, la mano di Bruce scatta sulla sua spalla, ma Tony la ignora e si alza lo stesso. Steve lo imita.
“Stark” lo riprende Coulson, ma non continua perché il Capitano si avvicina a lui, respirando affannosamente.
“Scappi?” lo schernisce rassegnato. “Di nuovo?”
Tony, naturalmente, non è una persona assennata come Bruce o Phil e quindi raccoglie la provocazione.
“Mi stai dando del codardo?” sussurra con voce profonda. “A me? Forse ti sei dimenticato com’è andata a finire l’ultima volta...”
“Me lo ricordo benissimo” replica Steve facendosi ancora più avanti. “Mi ricordo come hai rischiato la vita solo per vedere il tuo nome stampato in prima pagina.”
Tony compie un altro passo. Ormai sono così vicini che potrebbero farsi male davvero o darsi un bacio oscenamente spassionato e Phil si ritrova quasi a pensare che preferirebbe la seconda.
“Non ci provare, Capitano” sibila Stark e lo colpisce in viso. È un secondo: Bruce scatta in avanti e Thor con lui ma, per qualche assurdo motivo che Phil davvero non riesce a capire, inciampa nel suo Mjolnir e si ritrova con il fondoschiena per terra. Phil cerca di intervenire, ma proprio in quel momento la porta si apre e la faccia incredibilmente – e adorabilmente, aggiunge suo malgrado l’agente – fuori luogo di Barton appare sulla soglia.
“Fury ti vuole” gli grida. “Dice che è arrivata la nuova matricola.”
“Accidenti, la matricola!” esclama Phil, battendosi una mano sulla fronte con aria disperata. “Come ho fatto a dimenticarmene?!”
Corre verso l’uscita e getta un occhio a Stark e Rogers, che ormai sono un unico vortice di pugni e ingiurie, e uno alla matricola in fondo al corridoio, una ragazza giovane, dalla chioma folta e gli occhi grandi ed espressivi.
“Dannazione!” esclama sconvolto. “Barton” dice poi e gli poggia una mano sulla spalla. Clint trasalisce. “Ti prego, ho bisogno di aiuto. Occupati di Stark e del Capitano. Separali e tienili buoni... fatti aiutare da Natasha, se necessario... e spiegategli il Progetto. Io devo occuparmi cinque minuti della matricola.”
Corre via verso la nuova arrivata e lei subito si prodiga in un sorriso smagliante che si amplia quando il braccio di Phil la avvolge in vita. Clint crede di impazzire.
La prima cosa che fa è stendere il braccio sull’arco e caricare la freccia, ma poi la sua attenzione è richiamata da quello che sta succedendo nella sala e si ricorda di Phil, che per questo Progetto ha lavorato tanto, che in questo Progetto ci crede davvero, che per realizzare questo Progetto farebbe di tutto, ma ha bisogno di aiuto. Ha bisogno di lui.
Così allenta la corda e richiama tre agenti all’auricolare. Maria è subito da lui e con l’aiuto di Banner riescono a separare i due contendenti.
“Adesso basta” asserisce deciso saltando sul tavolo. “Smettetela, immediatamente.”
Steve lo ignora, alza ancora il braccio per colpire, ma poi i suoi occhi calamitano sul volto di Maria, che sta cercando di convincere Stark ad assumere un atteggiamento da adulto, dato che, almeno dalla carta d’identità, lui risulta far parte di questa categoria almeno quando Steve appartiene a quella della terza età. Anche lei si gira e per un attimo i loro occhi si incrociano e le guance dell’agente si tingono percettibilmente di rosso, mentre abbassa gli occhi sulle proprie scarpe. Clint sbatte le palpebre incredulo e tira un sospiro di sollievo quando Natasha dimostra ancora una volta il suo impeccabile senso di tempestività.
“Cosa succede?” incalza entrando con Harris che le saltella alle spalle. “Tutto bene?” chiede e il suo tono di voce è accarezzato da una lieve sfumatura di minaccia. “Ho detto: tutto bene?”
Stark e Rogers respirano profondamente e rispondono all’unisono.
“Sì.”
“Bene” replica lei con un sorrisetto finto. “Allora sarà il caso di accomodarci tutti e discutere del Progetto a cui l’agente Coulson ha duramente lavorato e che ci tiene tanto venga realizzato nel miglior modo possibile. Voi siete, naturalmente, dello stesso avviso dato che la cosa va a vostro vantaggio, non è vero?”
Nessuno ha il coraggio di replicare. È Steve che si scusa per primo.
“Mi spiace” dice a voce alta. “Non avrei dovuto provocarti.”
Tony coglie la cosa e sospira e Clint, che adesso siede su una sedia come tutte le persone normali –non vede l’ora di sera, quando lui e Coulson rimarranno di nuovo di turno insieme e lui potrà fargli vedere com’è stato bello e convincente e dannatamente sexy mentre eseguiva i suoi ordini – comincia a scorgere una bandiera bianca. Sa dopotutto che Stark e Rogers si punzecchiano sempre, ma, in fondo – abbastanza in fondo – si vogliono bene.
“Non importa” replica Tony tranquillo. “Non avrei dovuto raccogliere la provocazione.”
Steve sorride. Tony sorride. Clint rotea gli occhi al cielo.
“Due minuti fa non vi stavate picchiando?” chiede con una smorfia disgustata. Natasha lo colpisce alla nuca.
“Loro fanno sempre così” spiega serafica. Ancheggia fino alla lavagna elettronica e afferra la bacchetta.
“Ascoltate e capite perché più di una volta io non spiegherò.”
 

New York, 1° Giugno 2013
Base dello S.H.I.E.L.D.
Livello Uno – Uscita

 
Proverbio di scena: Non dire quattro se non ce l’hai nel sacco.
 
“Bene, allora ci si vede domani. Iniziamo a lavorare!”
Steve sorride e non può far a meno di scuotere la testa.
“Stark, tu non cambierai mai” commenta divertito.
“Assolutamente no” replica l’altro avviandosi verso il suo parcheggio riservato. “Sei sicuro di non avere qualche livido, Capitan Attempato?”
Steve scuote di nuovo la testa, ma il sorriso sul suo volto non svanisce. Sa che Tony è Tony e alla fine gli vuole bene anche per questo.
“Sicuro” replica. “E tu?”
“Neanche un’ombra” risponde l’altro sorridente. Inforca gli occhiali da sole e lo scruta soddisfatto. “A domani, Ghiacciolino.”
“A domani, Stark.”
Cinque passi dietro di loro Clint osserva soddisfatto il lavoro della giornata a braccia incrociate e sorride. Le auto delle primedonne partono sgommando e lui torna indietro verso l’ascensore.
Ci è voluto un po’ per spiegare a tutti in cosa consiste il Progetto: che significa vivere alla Base o comunque vicino alla Base, che significa lavoro di gruppo quotidiano con simulazioni di battaglie e studio elettronico ai computer, perfezionamento di macchine, esercitazioni nell’uso delle armi e collaborazione con le spie nelle missioni dalla sede stessa, ma alla fine sembravano convinti tutti – Thor ha addirittura battuto le mani entusiasta per due minuti di seguito, Clint ha contato i centoventi secondi a mente – e perfino Stark e Rogers sembravano aver ripreso il loro buon umore.
Clint è pienamente soddisfatto e cammina con il petto in fuori come un vincitore lungo i corridoi della Base, con il suo sorriso brillante e l’arco inforcato. Il suo buon comportamento dev’essere subito ripagato e Clint non vede l’ora di farne vanto con il vicedirettore.
Sale fino al Livello Sette, ma quando si avvicina al suo ufficio scorge un’ombra familiare e subito la mano si serra attorno all’impugnatura dell’arco.
“Ciao Clint.”
Considerando che lui alla matricola non si è nemmeno presentato, Clint rimane stupito da tanta eloquenza, anche perché il sorriso che vede adesso non si avvicina minimamente a quello dolce e ingenuo che la principessina ha rivolto a Coulson per tutta la giornata – e Barton lo sa bene perché ha seguito dalle telecamere ogni loro spostamento.
“Ciao” replica con un sorrisetto finto. “Non ricordavo di averti detto il mio nome.”
“Non l’hai fatto, infatti” risponde lei. “L’ho scoperto da sola. Mi chiamo Debbie Walkie.”
“Piacere.”
Clint riflette che l’ultima volta che è stato così falso è successo quando Coulson gli ha chiesto se gli dispiacesse che lui andasse da solo in missione con Sitwell.
“Anche per me” risponde lei e il suo sorriso si amplia. “È un piacere conoscere un amico di Phil.”
Clint si chiede quando sono passati al nome. Non gli sembra di ricordare di averle dato tutta questa confidenza.
“Capisco” commenta incredulo.
“È davvero molto affascinante e seducente” continua lei con un sospiro sognante. “L’uomo che si sogna da piccoli.”
Clint vorrebbe dirle che può anche limitarsi solo al sogno, se non vuole ritrovarsi con una freccia impiantata nell’osso frontale, ma si trattiene.
“Sono certa che presto se ne renderà conto anche lui” conclude. “Ma adesso devo proprio scappare. Mi ha fatto piacere conoscerti. Sunzi lo diceva sempre: bisogna conoscere il nemico per saperlo sconfiggere. A domani, Falco.”
Clint rimane paralizzato sul posto con una smorfia di disgusto sul viso.
“Barton!”
La voce di Phil lo fa sobbalzare violentemente.
“Che fai sulla porta?” gli chiede perplesso. “Entra. Com’è andata con i ragazzi?”
“Bene” risponde lui, ancora parecchio distratto.
“Bene” ripete Phil e il suo sorriso brillante fa tornare il Falco alla realtà. “Meriti una ricompensa.”
Clint sorride e annuisce.
“Mi pare giusto. Signore.”
















--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Buongiorno a tutti Vendicatori. *-*
Dunque, dunque eccomi qua. Allora, posso spiegare tutto. So che non dovrei essere qui e soprattutto con questa roba, ma la colpa è tutta di Alley che voleva una storia oggi, che fosse divertente e allegra e piena di fluff e follie e con le coppie che adora - cioè, neanche mi avesse presa per un'agenzia matrimoniale che fa liste di nozze - e io ho scritto la cosa più pazza e insensata che mi sia mai uscita. 
Si tratta di una long in tre capitoli ambientata alla Base dello S.H.I.E.L.D. - ma questo forse si era capito. LOL
Non saprei che dirvi, ecco. Ho cominciato a scrivere e questa totale follia è il risultato. Spero che vi piaccia, sul serio, perché io sono davvero incredula nei confronti di me stessa. O__________O
Vorrei dedicare, però, questa storia a delle persone in particolare: innanzitutto, ad Alley, da cui è partito lo stimolo e che filosofeggia meglio di chiunque al mondo, ma anche a Silvia_sic1995, _Let it shine, MissysP, LadyBlack89 e _M4R3TT4_ che seguono me e i miei Vendicatori in ogni pazzia. Nelle note dell'ultimo capitolo, spiegherò perché; intanto godetevi questo. 
 
So che è lunga, ma non volevo durasse troppo; è la prima volta che scrivo al presente, comunque, cose serie e lunghe, intendo. Posterò ogni tre giorni - quindi, oggi, Mercoledì e Sabato - e tornerò con la long il 25. 
Qualche cosetta: 

[1]: i nome dei reparti, gli agenti, i Livelli, Coulson vice e tutto sono mia invenzione. Tutto il resto appartiene alla Marvel; 
[2]: Sunzi è un generale cinese vissuto tra il VI e il V secolo a.C. al quale si attribuisce l'opera "L'arte della guerra", tra i cui principi c'è la conoscenza del nemico; 
[3]: Sansone è un film del 2010 in cui il protagonista è un cane i cui padroni sono due coniugi di nome Phil e Debbie. Da qui, miss Walkie;
[4]: il titolo è ispirato ad un libro di Agatha Christie, "Il terrore viene per posta". 

Se ci sono domande inerenti alla trama che potrebbe sembrare complessa, son qua. Non credo di dover aggiungere altro. Grazie di cuore a tutti quelli che leggeranno, spero gradiate questa piccola follia. 

Un bacio e a prestissimo!
Mary. 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo II - Intenzioni fatali ***


Capitolo II – Intenzioni fatali

   New York, 4 Giugno 2013
Stark Tower
Centesimo piano – Camera da letto

   
Proverbio di scena: L’amore fa girare il mondo.


La sveglia suona per la quinta volta e Tony, per la quinta volta, allunga una mano a spegnerla, per poi rigirarsi nel letto. Lascia scivolare le braccia pesanti sulla vita di Pepper e lei emette un verso compiaciuto quando avverte il petto nudo del suo fidanzato sfiorarle la schiena.
“Buongiorno” le sussurra Tony e si sporge per darle un bacio sul collo.
“Buongiorno” replica lei con la voce impastata dal sonno e gli occhi ancora chiusi. “Che ore sono?”
Tony rotea gli occhi al cielo e inizia a muovere delicatamente le labbra sulla pelle scoperta della ragazza.
“È presto” mormora con la bocca contro la cute delicata. “Non preoccuparti.”
“Mhm” risponde lei scettica, ma non si lamenta più di tanto. Tony comincia a baciarle le spalle, il collo, il mento fino ad arrivare alle labbra.
“Sai” le dice sfiorandole le scapole in una carezza leggera, “dovremmo cominciare ad eliminare certe barriere tra di noi.”
Pepper non capisce cosa vuole dire, ma conosce abbastanza bene quel tono per sapere che sta per arrivare una di quelle che lui definisce “genialate alla Tony Stark” e lei “follie senza senso di Tony Stark”.
“Per esempio” riprende Tony senza smettere di baciarle le guance adorante, “certi segretucci con i tuoi amichetti riguardo progetti che mi vedono diventare l’amico del cuore di Capitan Attempato rappresentano, dal mio straordinariamente valido punto di vista, una barriera da eliminare.”
Pepper scoppia a ridere e finalmente schiude un po’ le palpebre, portando una mano sulla fronte corrucciata di Tony e accarezzandogli distrattamente i capelli.
“Ne abbiamo già discusso ieri sera” replica lei con una scrollata di spalle e gli avvolge le braccia al collo, facendo sfiorare le loro labbra delicatamente. “E la sera prima e quella prima ancora e quella prima di quella prima ancora. Pensavo di aver scontato la mia punizione.”
Tony solleva un sopracciglio scettico e la bacia appassionatamente. Un respiro rauco e ferocemente compiaciuto si leva dalla sua gola quando percepisce un verso dolce e quasi osceno dalla bocca della sua ragazza.
“Non era neanche l’antipasto” le spiega quando si separano di nuovo. Pepper ride e scuote la testa, divertita; poi il suo sguardo finisce sulla sveglia e Tony impreca.
“Ma è tardissimo!” esclama indignata. “Tra meno di un’ora devi stare alla Base, devi sbrigarti.”
Lui rotea gli occhi al cielo, sbalordito.
“Ma stavamo tanto bene...”
“Non ci provare” lo minaccia lei seria. “Per Phil è molto importante questo Progetto, quindi muoviti e vai da lui” aggiunge scoprendolo dal piumone.
“Oh fantastico” borbotta Tony recuperando un paio di boxer dal cassetto nel comodino. “Phil, Phil, Phil. Questo ti costerà quintupla punizione. Preparati bene stasera perché sarò stanco e avrò voglia di una doccia. E non me ne frega una mazza dei Progetti di Phil.”

 

New York, 4 Giugno 2013
Base dello S.H.I.E.L.D.
Livello Tre – Grande Ufficio Centrale


Proverbio di scena: Chi cerca trova e chi domanda intende.
 

Fury oggi è di ottimo umore e la notizia ha già fatto il giro della Base tre volte, spargendo un vile terrore tra gli agenti a tutti i Livelli. Le matricole non possono comprendere appieno il significato funesto della cosa, ma i più veterani ricordano bene come l’ultima volta che il Direttore abbia mostrato tanto entusiasmo fosse stato poco prima dell’avviamento del Progetto Vendicatori.
“Evidentemente” ha concluso con fare pratico la Thompson rivolgendosi ad un gruppetto di nuove ed ingenue spie, “i progetti hanno un’influenza positiva sulla sua indole nera.”
Rives, che si è presentato in Base dopo tre giorni con braccio e clavicola fratturati e fasciati ed un occhio nero che farebbe invidia al suo Capo, ha scosso la testa, ma ha saggiamente evitato di pronunciarsi in merito perché Natasha lo guarda sorridente da quando è entrato ed è solo in attesa di cogliere un altro pretesto per farlo a pezzi.
Naturalmente, è Phil quello che viene a sapere le cose per primo – lui è il suo unico occhio buono.
“Coulson” ha tuonato Fury gaio. “Ti stavo cercando.”
Phil rivolge un sorriso pacato al suo superiore e gli si avvicina serafico. Tre passi dietro di lui, Harris tira un lungo sospiro di ammirazione e osserva con incanto quel modo di fare così incredibilmente perfetto.
“Dica, Capo” trilla zelante.
“Abbiamo deciso di ampliare il nostro raggio d’azione in Germania” proclama entusiasta. “Ho già operato ad inviare una pattuglia, ma c’è un problema con la lingua. Nel gruppo dei nostri linguisti, nessuno mastica troppo bene il tedesco... conosciamo nessuno che abbia una laurea?”
Phil riflette.
Tra gli agenti, nessuno è capace di parlare una lingua che non sia l’inglese. Stark sa il francese e Banner l’indiano, ma Steve – il fantastico Steve – ha combattuto – fieramente e coraggiosamente – in Germania e dovrebbe sapere un po’ di tedesco, ma, aggiunge Phil, è improbabile che lo parli correntemente. Thor non viene neanche preso in considerazione.
“Non saprei” esordisce Phil dispiaciuto. L’unica cosa che gli viene in mente è che vorrebbe un consiglio da Pepper, lei che sa sempre cosa fare. Ed è un’illuminazione.
“Virginia Potts” esclama all’improvviso. “La fidanzata di Stark.”
Fury annuisce di buon grado.
“È laureata in lingue?” chiede incuriosito. Phil vede Clint sbuffare alle spalle del Capo e mimare con le labbra qualcosa che sembra vagamente: “No, in agraria.”
“Sì” risponde con un sorriso soddisfatto. “Francese e tedesco.”
“Perfetto” conclude Fury battendogli una mano sulla spalla. “Contattala. È appena entrata nel Progetto.”

 

New York, 4 Giugno 2013
Base dello S.H.I.E.L.D.
Livello Sette – Ufficio del Vicedirettore


Proverbio di scena: Di buone intenzioni è lastricato l’inferno.

Phil è molto indaffarato stamattina ed è solo grazie alla sua indole straordinariamente capace e caparbia se è già stato in grado di organizzare tutta la giornata sin da prima di pranzo e a sventare un pericolo potenzialmente invincibile perfino per i Vendicatori come un Nick Fury che non ha quello che vuole.
Ha appena il tempo di tirare un sospiro di sollievo quando qualcuno bussa alla porta. Phil riconosce la persona in questione già da questo e sa che può rilassarsi contro lo schienale della sedia tranquillo.
“Vieni.”
La porta si apre e Pepper entra sorridendo. Phil risponde al sorriso e la osserva attentamente.
Lavora allo S.H.I.E.L.D. da troppo tempo e da altrettanto conosce la mente pervertita degli agenti, per cui le ha saggiamente chiesto di evitare gonne e tailleur. Pepper indossa un paio di pantaloncini bianchi piuttosto corti – molto corti – e una maglietta azzurrina sotto ad un’ampia camicia a quadrettoni bianchi e blu che Phil ricorda abbia regalato lei stessa al suo fidanzato. I capelli sono legati in una coda dietro la nuca e un ciondolo tondo pende sul petto, con un simbolo che ricorda vagamente un’armatura e dalla fantasia molto simile a quello sul sottile anello che le incornicia l’anulare. Cammina quasi danzando e Phil si chiede come faccia a farlo sui tacchi alti dei suoi trampoli a suola rossa.
“Ciao” lo saluta con un sorriso gentile. “Come stai?”
Phil scuote le spalle e risponde al sorriso.
“Bene, tu?”
“Bene.”
“Ancora per poco” l’avverte lui chinandosi verso il suo volto. “Stai per entrare in un manicomio, lo sai?”
Lei scoppia a ridere.
“Non preoccuparti, sono brava a relazionarmi con i pazzi.”
“Ah, questo lo so. E sappi che io considero te l’eroe nella coppia.”
Scoppiano entrambi a ridere e Pepper lo guarda mordendosi il labbro inferiore che ancora brilla di risate.
“Il Progetto procede bene, mi sembra.”
“Sembra di sì” le conferma Phil stranamente imbarazzato. “Ma abbiamo bisogno del tuo aiuto. Fury ha richiesto un’esperta in lingua tedesca e io non conosco nessuno più in gamba di te.”
Lei arrossisce violentemente, ma non dice nulla.
“Quindi, quali sono i suoi ordini, grande capo?”
Phil ride ancora e le porge un plico di fogli. Pepper comincia ad analizzare il primo.
“Dovresti lavorare per lo più al Livello Dieci, al Reparto di Integrazione e Cooperazione Internazionale. Ti ho fatto affiancare dall’agente Hill, è una delle migliori e non cercherà di far innervosire Stark mettendo mani in luoghi sbagliati.”
Pepper sorride e scuote la testa.
“Se senti rumori strani, non preoccuparti, è la norma, anche perché a quel Livello, oltre al Reparto di Integrazione, c’è solo la zona riservata ai Vendicatori e quindi, se non senti esplosioni e grida e versi animaleschi o lamenti umani per cinque minuti di seguito, ti prego di avvertirmi.”
Lei ride ancora e si alza.
“Bene, allora mi metto subito a lavoro, grande capo.”
“Benvenuta tra i pazzi.”

New York, 4 Giugno 2013
Base dello S.H.I.E.L.D.
Livello Dieci – Reparto di Integrazione e Cooperazione Internazionale


Proverbio di scena: Bacco, Tabacco e Venere riducono l’uomo in cenere.

“Dai qua, amico!”
Steve sorride all’indirizzo di Thor e osserva lui e Bruce continuare la loro esercitazione sul ring potenziato quando un vociare confuso dal corridoio attira la sua attenzione. Si volta incuriosito e vede una ragazza – cioè, non proprio. Lui vede due gambe – passargli davanti. Le sue iridi si sbarrano immediatamente e si alza in piedi come se fosse stato colpito da una scossa elettrica. La ragazza, che ora appare nella sua integrità, sta parlando con l’agente Barton e Steve nota che tra i due c’è un certo affiatamento, anche se, per un attimo, si chiede se, per caso, non stia impazzendo.
Clint apre la porta della loro sala ed entra, mentre la ragazza lo attende sulla soglia intimidita. Approfittando della momentanea assenza di Clint, Steve fa tre passi in avanti e afferra con delicatezza la piccola mano della nuova arrivata. Le voci confuse dei tre folli dietro di lui gli giungono lontane, coperte da un coro di angeli.
“Piacere” sussurra ponendo un bacio sul dorso diafano. “Steve Rogers.”
La ragazza avvampa violentemente e abbassa il volto.
“Virginia Potts.”
Cinque passi indietro, Clint è senza parole. Ha rinunciato a separare Banner e Thor, che sembrano divertirsi un mondo a darsela di santa ragione – boh, Coulson dice sempre che “ognuno ha i suoi hobbies” – e fissa la scena a bocca e occhi sbarrati. Non che pensasse, a differenza di Stark, che Rogers fosse tutto freddo, ma da qui a provarci spudoratamente con una ragazza, Clint ci avrebbe frapposto, come dire, una zona neutra. Vorrebbe intervenire e trascinare la povera Virginia, che sembra davvero in imbarazzo, via dalle grinfie del Capitano, anche perché vorrebbe evitarsi un missile della Mark IX dritto in fronte, ma non riesce a muoversi e il suo cervello sta ancora tentando di registrare l’immagine e la notizia di Steve Rogers che sta cercando intenzionalmente di sedurre una donna che ha conosciuto da circa quattro secondi e mezzo.
A questo punto, Clint decide che farà un regalo meraviglioso per Natale a Thor, che ha finalmente deciso di lasciar perdere il dottore ed è saltato giù dal ring, per conoscere la nuova arrivata. Una voce familiare interrompe l’idillio e Stark entra in campo.
“Buongiorno!” esclama allegramente. Steve lo fulmina con lo sguardo e Clint si siede comodamente alle loro spalle per godersi appieno la scena e pensa che è davvero un peccato non avere un sacchetto di popcorn a portata di mano – chiederà l’impiantamento di una macchinetta automatica al Consiglio, alla fine di questa giornata e si aspetta la loro approvazione, dopo quella a questo folle Progetto che finirà, lui non ha dubbi, in tragedia. Conclude mentalmente che è felice che il Capitano non sia Thor perché quel fulmine già sarebbe realtà e non che lui ci tenga particolarmente alla Base, ma Coulson cadrebbe come minimo in coma perpetuo e la cosa allora che lo irriterebbe parecchio.
Non può fare a meno di pensare alla reazione che avrà il buon e sempre calmo Rogers alla notizia dello stato civile della donna dei suoi sogni. Così, quando Stark si sporge e le sue labbra schioccano su quelle di Virginia un tenero bacio, è la faccia di Rogers che Barton guarda e deve concentrare tutte le sue forze per non scoppiare a ridere.
“Ciao amore.”
Ecco, se l’Hydra, il Teschio Rosso, Loki e i Chitauri hanno fallito, questo dimostra che Tony Stark può tutto perché Rogers, sospira Clint accendendosi una sigaretta in mancanza di popcorn, è davvero in agonia.
“Ragazzi, lei è Pepper” la presenta e il Falco nota lo sguardo del Capitano saettare sulla mano di Stark intrecciata a quella che, fino a cinque minuti fa, era sulle sue labbra. “Bimba, loro sono i Vendicatori: Thor, Bruce e Capitan Attempato.”
Virginia sorride amichevole a tutti loro e lancia uno sguardo di divertito rimprovero a Tony per il soprannome dell’ultimo elemento.
“Lei è la mia ragazza. E l’esperta in lingua tedesca che lavorerà con la Hill.”
Troppo assorbito dalla scena cult della telenovela, Clint nota solo adesso la presenza di Maria alle spalle di Stark e nota anche una certa ombra di voglia omicida nel suo sguardo indirizzato a Pepper.
Un silenzio imbarazzante cade nella sala e Clint spegne la sigaretta con un sospiro. Scuote la testa convinto e chiude gli occhi rassegnato.
Dopotutto, un po’ gli dispiace. Coulson ci teneva tanto.


New York, 4 Giugno 2013
Base dello S.H.I.E.L.D.
Livello Diciassette – Ufficio Depressione e Agenti in Crisi


Proverbio di scena: L’amore è cieco, ma la sfortuna ci vede benissimo e anche le telecamere nascoste dello Strategic Homeland Intervention, Enforcement and Logistics Division.

La giornata sembra finalmente essere finita – almeno quella lavorativa – e Bruce tira un sospiro di soddisfazione mentre spegne le luci della stanza deserta. Raggiunge le scale e fa per imboccarle quando un rumore improvviso attira la sua attenzione e lui ritorna sui suoi passi.
È un verso strano, come un gemito o un singhiozzo di disperazione, e Bruce si avvicina alla porta da cui provengono quei rumori; nello spiraglio lasciato aperto, scorge una figurina china su se stessa e riconosce la sagoma.
“Agente Hill!” esclama stupito. “Cosa succede?”
Maria alza il volto di scatto e subito le sue mani scivolano sulle sue guance pallide a cancellare le tracce delle lacrime che continuano a rigarle il volto. I suoi occhi sono cerchiati di rosso e benché abbia eliminato i segni della sua tristezza, la sua voce è incrinata dai singhiozzi.
“N-Niente” risponde deglutendo rumorosamente. “V-Va-Va tutto b-b-bene.”
Bruce solleva appena un sopracciglio e scuote la testa dispiaciuto.
“Se non vuole parlarne, non ho alcuna intenzione di forzarla” dice sincero, “ma non mi dica che va tutto bene.”
Maria emette uno strano verso e china di nuovo il capo sulle sue ginocchia. Bruce lo interpreta come un segno di diniego e fa per allontanarsi ma, quando la sua mano è già sulla porta, la voce dell’agente lo richiama e lui si siede sullo scalino accanto a lei.
“Cosa succede?” incalza ancora. Lei non lo guarda, ma stavolta risponde.
“Sto sbagliando tu-tu-tutto” sussurra lacrimevole. “I-Io non do-dovrei perdere la te-testa in questo m-mo-modo. Sono un-un’ agente com-competente.”
“Certo che lo è” risponde Bruce e lascia scorrere un braccio attorno alle esili spalle di Maria. Lei sembra gradire il gesto di conforto e abbandona il capo sulla sua spalla. Per qualche minuto rimangono entrambi in silenzio e nella stanza non si sente nulla se non il respiro dell’agente che, pian piano, torna regolare.
“Mi sono innamorata” dice dopo qualche istante. Bruce sorride confortante e stringe affettuosamente la presa sul suo braccio.
“Ma è una cosa bella” esclama premuroso. “Non devi dispiacertene.”
“Non è questo il problema” risponde lei scuotendo la testa. “O almeno, non solo. Io mi sono innamorata del Capitano.”
Bruce sa che non dovrebbe sorridere perché non è delicato, ma quel guizzo non ne vuole sapere di andarsene al pensiero che la dura spalla sinistra di Fury – quella destra è Coulson, naturalmente, nel caso qualcuno se lo stia chiedendo – abbia trovato piacevole quella camicia a quadrettoni e quell’aria spaesata e galante così da soldato timido e sperduto.
“Immagino sia normale” replica Bruce. Un rossore d’imbarazzo gli colora le guance quando Maria lo guarda perplessa e lui si corregge balbettando: “Cioè, Steve è una persona affascinante, a suo modo, ed è sempre gentile con tutti e con le donne in particolare. Qual è il problema?”
“Io lavoro con lui!” sbotta lei avvampando furiosamente. “Non posso lasciarmi coinvolgere in questo modo. E poi” aggiunge e Bruce ha la sensazione che sta per scoprire il vero motivo del pianto, “lui vuole un’altra.”
Ecco, adesso Bruce è confuso davvero. Insomma, è vero che Tony è ridicolo quando dice che Steve non potrebbe mai innamorarsi, ma Bruce lo conosce da un po’ di tempo ormai e non aveva mai notato questa cosa.
“Ed è veramente assurdo.”
Su questo, il dottore concorda pienamente, anche se non comprende appieno quell’amarezza nelle parole di Maria fin quando non aggiunge:
“Perché Stark lo farà a pezzi non appena lui cercherà anche solo di sfiorarla, Virginia.”
Bruce impiega parecchi minuti per riprendersi dalla cosa e quando lo fa, la sua voce suona ancora piuttosto sconvolta.
“Ma sei sicura?” le chiede dubbioso. “L’ha conosciuta solo oggi.”
“Non importa” ribadisce lei scuotendo il capo rassegnata. “Io ho visto, quando si sono conosciuti. Lui si è alzato e le ha baciato la mano ed è arrossito e l’ha cercata tutto il giorno. Per non parlare del fatto che guardava Stark come se volesse ucciderlo.”
Il dottore non risponde. Si limita a scuotere la testa e stringe la presa su Maria. Lei chiude gli occhi e sospira tremante.
“Grazie.”

 

New York, 4 Giugno 2013
Base dello S.H.I.E.L.D.
Livello Zero – Reparto Segreto di Videosorveglianza


Proverbio di scena: L’amore e la tosse non possono essere nascosti.
 

Jacob è sconvolto. Sa che, in quanto matricola giovane e inesperta, deve occuparsi di cose semplici, fare la sua gavetta – guardie notturne, servizio di videosorveglianza, accolta ospiti – ma non pensava che potesse essere così sconvolgente. Dopo aver trascorso quasi una settimana davanti ai video, ha concluso che nulla supera Barton che si presenta ogni cinque minuti a chiedere se qualcun altro ha fatto sesso con la Thompson nell’Ufficio di Informatica e Tecnologia, anche se le scommesse sui possibili rapporti al Poligono di Tiro hanno fatto una bella concorrenza al Falco il quale, per qualche strano motivo che a Jacob è del tutto ignoto, ha definito con disgusto quelle scommesse, asserendo che quelle telecamere sono del tutto inutili ed è per questo che lui le spegne sempre.
In ogni caso, Jacob crede che ora perfino la voglia di sapere di Barton sia stata battuta. Insomma, il dottor Banner e la Hill che sussurrano e si abbracciano è un’immagine che lo traumatizza quasi e lui prova un profondo senso di disagio misto a terrore quando si ricorda dell’esistenza di Natasha Romanoff.
Così, prende la registrazione e la nasconde sul fondo di un cassetto.


New York, 4 Giugno 2013
Base dello S.H.I.E.L.D.
Livello Nove – Spogliatoi


Proverbio di scena: Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino.

Harris ha ancora gli occhi sbarrati sul video della telecamera 34 quando Steve passa davanti allo spogliatoio e il suo sguardo calamita sulla celestiale figura all’interno. Le sue iridi azzurre osservano dolci i lineamenti delicati di Virginia rilassati nel sonno e la seguono sin dentro la piccola sala. Lei è addormentata con il volto sulle braccia incrociate sulla superficie liscia di una scrivania ricoperta di documenti. Steve la scruta affascinato e si abbassa leggermente, approfittando di quell’attimo di pace e solitudine per ammirare appieno la perfezione che gli è davanti. Fa scorrere un dito leggiadro sulle spalle coperte dalla camicia di Stark e poi sulle guance e sulla bocca. Un istante dura il tutto e le schiocca un piccolo bacio lì, all’angolo delle labbra.
Poi scappa. E Harris ha visto tutto, un’altra volta; e una seconda registrazione finisce sul fondo del cassetto.

 

New York, 4 Giugno 2013
Broadway
Quinto piano – Appartamento di Phil Coulson


Proverbio di scena: Mal si giudica il cavallo dalla sella.
 

“Non pensavo che potesse funzionare così bene, sul serio” dice Phil continuando a sistemare ordinatamente i piatti nella credenza. “Insomma, speravo andasse bene, ma non così... va a dir poco benissimo ora, non trovi?”
Clint, oscenamente steso sul divano, lo osserva attento e gioca pigramente con la corda del suo arco, emettendo ogni tanto versi di assenso per dimostrare che la sua attività biologia è ancora in funzione. Non la sua sinapsi, certo; quella è morta tanto tempo fa e Phil ha ormai smesso di sperare in una sua indole di rinascita, come quella delle fenici e dei Digimon.
“Tutto va a gonfie vele” riprende Phil. “Non riesco ad immaginare come possa andare meglio.”
Clint muggisce la sua approvazione, ma non dice niente.
Phil ha un sorriso fantastico e lui l’adora. È entusiasta e gli brillano gli occhi ed è fiero di sé e Clint non trova il coraggio per dirgli che le cose non stanno affatto così: dovrebbe dirgli che Stark ha troppo la testa fra le nuvole per accorgersi come quella di Steve sia sempre fissa sulle gambe della sua ragazza e che anche quella della Hill è puntata nella stessa direzione e che forse Tony dovrebbe darsi una svegliata prima che uno dei due attui il proprio malefico piano – che sono, rispettivamente portarsela a letto e cavarle gli occhi dalle orbite. E dovrebbe anche dirgli che Harris è una frana su tutta la linea e che Natasha non ha simpatia per Maria – non più – da quando lavora insieme a Banner. Dovrebbe dirgli poi che Thor non ha imparato nulla se non a lanciare i tuoni in direzione perfettamente perpendicolare ad un piano, il che, naturalmente, sarà molto utile, quando durante una battaglia dovranno sconfiggere assatanati di potere e disgustosi mostri alieni.
Ma Barton non parla perché Phil è felice e per lui non conta altro.
“Che ne pensi?”
Stavolta il Falco sa che un muggito non sarà sufficiente, anche perché Phil ha finito di lavare i piatti e adesso la sua attenzione è tutta sulla sua figura irriverente e a tratti indecente.
“Che come sempre hai perfettamente ragione” dice e un po’ si sente morire perché tra loro bugie non ce ne sono mai state. Ma Phil sorride e sorride così pienamente che a lui non importa.
Si china e si gli scombina affettuosamente i capelli; Barton sorride a sua volta, soddisfatto.
“A proposito” riprende Phil, “tu come ti stai comportando? Ultimamente non ti tengo d’occhio come dovrei.”
Ecco fatto.
“Certo che non lo fai” sibila Clint piccato, “stai sempre dietro a quella cavalla.”
Phil sbarra gli occhi incredulo.
“Parli di Debbie?” chiede perplesso.
“Non ti so dire” replica il Falco, punto nel vivo. “Io la conosco come Walkie. E anche tu dovresti.”
Phil rimane spiazzato per un istante, poi arriccia le labbra, ma Clint è troppo intelligente per non notare quel sorrisetto.
“Ti dà fastidio?”
Uno sbuffo esasperato gli gonfia le guance e spara una freccia al soffitto, nel punto esatto in cui voleva colpire. Phil scuote la testa.
“Non dovrebbe” gli spiega paziente. “Ti assicuro che mi è completamente indifferente. Se vuoi sapere chi non lo è affatto, invece, dovresti chiederti per chi sono disposto a infrangere una dozzina e più regole della società pur di starci insieme.”
E a quel punto Clint non se ne frega più di niente. Non è ancora convinto della cavalla, ma non gli importa perché le sue labbra impegnate gli hanno appena detto che per la sua sinapsi non c’è più possibilità di ritorno.

 

New York, 4 Giugno 2013
Base dello S.H.I.E.L.D.
Livello Nove – Spogliatoi


Proverbio di scena: La donna nasconde quel che non sa.
 

“Ben levata, principessa.”
Pepper sorride con gli occhi chiusi e sporge leggermente le labbra, prontamente baciate dal suo fidanzato. Poi apre gli occhi e tende le braccia indolenzite dalla posizione scomoda che ha tenuto finora.
“Che ore sono?” chiede rivolta a Tony che, seduto sul bordo del suo cuscino improvvisato, la fissa con un’adorazione disarmante.
“Quasi le undici” risponde prendendole una mano. “Mi spiace che hai dovuto aspettare tutto questo tempo.”
“Non preoccuparti” replica lei scuotendo la testa. “Mi ha fatto piacere.”
Lui sorride e la fissa scettico.
“Ti ha fatto piacere trascorrere quasi tre ore a torturarti il collo su un tavolo scomodo alla Base dello S.H.I.E.L.D. mentre io ero in riunione con Fury e Coulson?”
“Certo” ribadisce lei convinta, recuperando la sua borsa dalla sedia. Tony ride e scuote la testa.
“Sei incredibile” le dice e le dà un altro bacio. “Andiamo a casa?”
Lei annuisce e lo segue verso il parcheggio riservato. È molto tardi, il cielo è già buio e Pepper ha particolarmente sonno stasera. Tony se ne accorge e quando mette in moto lei crolla sul sedile.
Quando arrivano alla torre, non la sveglia; parcheggia l’auto e la prende in braccio. Lei mormora qualcosa contro il suo collo, qualcosa di poco comprensibile a proposito di gente claudicante e totale assenza di sonno, ma Tony le passa le labbra sulla fronte e lei si lascia riscaldare da quella carezza.
La conduce fino alla stanza da letto e si infila con lei sotto le coperte senza neanche cambiarsi. Pepper si stringe di più a lui e sorride nel sonno.
“Niente punizione stasera?”
Tony sorride al massimo e le lascia un lungo bacio sull’angolo delle labbra.
“Facciamo che domani ne sconti due. Buonanotte.”

 

New York, 23 Giugno 2013
Base dello S.H.I.E.L.D.
Livello Sette – Ufficio del Vicedirettore


Proverbio di scena: A scherzar col fuoco, ci si brucia.
 

Phil è in ufficio ancor prima del solito perché stasera c’è la riunione col Consiglio e tutto dev’essere perfetto. Doveva avere luogo, in realtà, il 30, ma il Consiglio l’ha richiesta con una settimana d’anticipo perché, naturalmente, i Vendicatori sono “gente instabile e incline all’emarginazione” e Phil non ha avuto problemi ad accettare. D’altro canto, tutto è stato perfetto sinora e lui è certo che continuerà su questa scia, anzi, non vede l’ora delle otto per assistere a quello che sarà, non nutre alcun dubbio in proposito, un successo mai visto prima. Ne ha parlato con Barton a lungo, anche se lui non gli è parso troppo entusiasta – eppure Phil gli ha spiegato che Debbie è solo una collega, esattamente come Natasha, Maria, Harris e Sitwell – e anche se ha detto di credergli, Phil lo conosce da troppo tempo per non capire che, in realtà, non è completamente convinto della cosa. Coulson spera solamente che non faccia qualcosa di dannatamente stupito, per accertarsi della cosa, anche perché proprio non saprebbe come spiegare a Fury una Walkie con una freccia impiantata nell’osso frontale.
Per fortuna non ha tempo di pensare ad eventuali, tragiche situazioni perché il lavoro chiama e lui non è mai stato tanto felice di rispondere.

 

New York, 23 Giugno 2013
Base dello S.H.I.E.L.D.
Livello Zero – Reparto Segreto di Videosorveglianza

 
Proverbio di scena: Il lupo perde il pelo, ma non il vizio.
 

Harris dorme profondamente e quello che Clint fa non è affatto carino e giusto nei suoi confronti. Nel momento in cui gli sbuca alle spalle con le braccia levate e le mani ad artiglio urlandogli insensatezze nelle orecchie, il povero Jacob sobbalza con tanta violenza da finire steso sul pavimento e Barton si prodiga in una profonda e rauca risata che la matricola non approva per niente.
“Accidenti, Barton” si lamenta debolmente, cercando di riprendere un vago aspetto di contegno. “Non era divertente.”
Clint non gli risponde neanche, troppo preso a ridere in modo indecoroso e si lascia cadere su una sedia accanto al ragazzo, che ha ripreso la sua postazione davanti ai video.
“Non preoccuparti” dice poi dandogli una pacca su una spalla. “Addormentarsi durante i turni di notte fa praticamente parte della gavetta.”
Harris sospiro storcendo il naso in una smorfia di disapprovazione per se stesso e si strofina le mani sugli occhi cerchiati di rosso per tutto il sonno arretrato.
“È successo qualcosa di divertente stanotte?” comincia ad interrogarlo Clint, inforcando l’arco in spalla e cominciando a trangugiare la colazione del collega. “Sesso nelle praterie? Tradimenti nei bagni? Ménage à trois sulle scrivanie?”
Harris sbatte le palpebre perplesso e balbetta.
“Ehm... no” risponde infine. “Niente.”
Clint lo guarda scettico e prende a divorare la terza brioche.
“Ragazzino, che stai combinando?” gli chiede pulendosi le mani sulle tastiere. “L’ho notato da già un po’. Chi stai cercando di coprire?”
Jacob sbianca.
“Nessuno!” esclama subito e comincia a sudare freddo preso dal terrore.
“Andiamo, non dirò che sei stato tu a parlare” insiste Clint amichevole. “Puoi fidarti di me.”
“No, non è successo nulla... davvero...”
“Sul serio, Jackie, non temere. Io so tenere i segreti.”
Naturalmente.
“Ma non ci sono segreti da tenere...”
“Cos’è? Qualcuno ha fatto cilecca? Guarda che certe volte capita...”
“No, Barton...”
“Buongiorno!”
“Ehilà, Stark” lo saluta Clint sorridendo alla prospettiva di trovare un convincente alleato.
“Tutto bene?”
“Non saprei” finge di pensarci Barton. “Il nostro amico qui non vuole dirci quali registrazioni piccanti ha nascosto stanotte.”
L’attenzione di Tony è subito destata e Clint ne sorride entusiasta.
“Ragazzo, ma non ti ho insegnato niente?” gli dice Stark impaziente. “Bisogna sempre condividere tutto con gli amici” lo rimprovera severo. “Tira fuori questi nastri, dai.”
Jacob emette un verso di disperazione e apre il cassetto. Non l’ha neanche finito di aprire che già la mano del Falco ha afferrato le registrazioni e le ha avviate sui monitor.
“Ve ne pentirete” sussurra Harris disperato. “Amaramente. E poi non sono neanche di stanotte.”
“Ah, no?” chiede Tony incuriosito. “E di quando sono?”
“Del quattro... e ve ne pentirete.”
E infatti le loro espressioni alla vista del momento di flirt tra Banner e la Hill sono sconvolte, ma non sono comunque nulla di fronte a quella di Stark mentre Rogers mette le sue luride mani addosso alla sua ragazza.
Clint e Jacob si scambiano un’occhiata pensierosa, poi entrambi guardano Tony. Non si muove, non mostra sensazioni, quasi non respira. Solo un sussurro che è una dichiarazione di guerra.
“Dov’è Rogers?”

 

New York, 23 Giugno 2013
Base dello S.H.I.E.L.D.
Livello Sette – Ufficio del Vicedirettore


Proverbio di scena: Dalla padella alla brace.
 

Barton è seriamente sconvolto e sa che quando è così seriamente sconvolto le soluzioni serie per risolvere seriamente un tale seriamente serio sconvolgimento sono una bella tazza di thè e una sana chiacchierata con Coulson. Così, dopo aver tragicamente perso le tracce di Stark e aver assegnato al giovane Harris il compito di trovarlo e di assicurarsi dell’incolumità del Capitano, si incammina al Livello Sette e raggiunge il corridoio ancora deserto verso l’Ufficio del Vicedirettore. Conscio dell’ora ancora mattiniera, apre la porta senza bussare e quasi si sente svenire.
Coulson non è in ufficio, ma non è questo – o almeno, non solo questo – che gli provoca una sincope immediata, ma è la presenza di qualcun altro – s’intenda bene, qualcun altro che non sia Fury o lui o Natasha o Harris.
“Debbie?” esclama senza fiato.
L’intraprendente matricola è seduta sulla scrivania di Coulson in un modo scomposto che Barton non tollera assolutamente e davvero stavolta neanche Thor gli impedirà di spedirle una freccia dritta in fronte perché risulta evidente che ci sono un paio di concetti che la novellina non ha ancora ben chiari. E tutti sanno che Barton tiene tanto alla comprensione comune e alla condivisione delle regole – solo delle regole.
“Che diavolo ci fai qui?”
Lei sorride maliziosamente e solleva le gambe, lasciando vedere tutto quello che c’è da vedere. Clint sente che sta per vomitare.
“Sto aspettando Phil” dice con uno sfavillante battito di ciglia. Barton fa una smorfia rivoltata.
“Ah, sì? E per quale motivo?”
Debbie si lascia andare ad una risatina sciocca e si sbottona la camicia.
“Non lo intuisci?” replica in un mormorio seducente. Gli si avvicina e un’unghia smaltata di rosso gli pizzica il naso; Clint si ritrae, disgustato. “Cosa pensi abbiamo fatto ieri sera?”
Barton non ci crede. Phil ha fatto tardi per la riunione con Fury e lui lo sa. Loro non si mentono mai.
Poi pensa che lui gli ha mentito... e se l’avesse fatto anche Phil? No, non è vero. Non è possibile.
Serra gli occhi e si costringe a respirare. Quando li riapre, la serpe è ancora lì.
“Sei una strega” le sibila rivoltato e fugge via. La risata di Debbie gli risuona nelle orecchie, ma svanisce giusto in tempo perché Phil è in ufficio meno di un minuto dopo.
“Ciao Debbie” la saluta distrattamente. “Hai visto Barton?”
Lei mette su il suo miglior sguardo innocente e scuote la testa mortificata.
“No, mi spiace” sussurra scoraggiata. “Perché?”
“Dovevo dargli alcune informazioni che Fury mi ha comunicato nella riunione di ieri sera.”
“No” replica lei con un’alzata di spalle. “Non l’ho visto.”
“Grazie lo stesso” sospira Phil e si lascia cadere dietro la scrivania.
 

New York, 23 Giugno 2013
Base dello S.H.I.E.L.D.
Livello Zero – Reparto Segreto di Videosorveglianza


Proverbio di scena: Can che abbaia non morde.
Altro proverbio di scena: Non c’è regola senza eccezioni.
 
“Harris, hai visto Barton?”
Natasha entra di gran carriera nel Reparto e quando lo trova vuoto rimane incredula. Accidenti a quel ragazzino, nessuno gli ha spiegato che non si lascia mai il posto di lavoro?
Sospira spazientita e scuote la testa ancor di più quando vede alcune registrazioni fuori posto e altre in replay sui monitor. È tremendo, per un’esperta come lei, esser circondata da incompetenti del genere.
Sistema le registrazioni e fa per sboccare i monitor, quando l’immagine proiettata le salta all’occhio e prega che quel braccio non sia di Banner.
Un altro sospiro incredulo le dischiude le labbra e corre via come una furia. Meta: Reparto Esercizio Fisico & Percosse. E speriamo che Rives sia puntuale stamattina.
 

New York, 23 Giugno 2013
Base dello S.H.I.E.L.D.
Livello Meno Uno – Poligono di Tiro – Zona riservata a Clint Barton


Proverbio di scena: La saetta (o la freccia) gira gira, torna addosso a chi la tira.
 
La voce di Phil gli risuona ancora nelle orecchie e sinceramente Barton non sa per quale motivo non stacchi l’auricolare e continui a tirare senza quella lagna masochista nella testa.
“Clint?”
Il tono diventa più dolce e Barton sa che sta usando la linea privata, ma non gli interessa. Non vuole sentire niente, non vuole sapere niente, non gli interessa niente: l’unica cosa che pensa è cogliere il bersaglio immaginando che sia la testa di Debbie Walkie.
“Clint, per favore.”
La sua mano trema un istante di troppo e per la prima volta nella sua vita la punta della freccia del Falco cade quattro centimetri a destra e il bersaglio non è centrato.
 

New York, 23 Giugno 2013
Base dello S.H.I.E.L.D.
Livello Dieci – Sala Riunioni con il Consiglio & Altri Disastri Vari


Proverbio di scena: Spera bene e preparati al peggio.
 
Sono le otto in punto e dire che Phil è agitato è a dir poco eufemistico perché lui è praticamente teso, ma non come una corda perché l’associazione lo fa agitare ancora di più.
Barton è scomparso.
Stark è scomparso.
Natasha è scomparsa.
Steve è silenzioso da morire, la Hill non ha detto una parola per tutta la giornata – esattamente come da qui ad un mese –, Banner ha parlato solo con Pepper, la quale continua a non capire per quale motivo il Capitano Rogers la eviti tanto, e Thor ha trascorso il suo tempo a giocare a pingpong da solo con il Mjolnir, procurandosi numerosi bernoccoli e distruggendo altrettante palline da pingpong.
Alle otto in punto sono tutti lì, magicamente ricomparsi e incredibilmente silenziosi – e i latenti anche scontrosi – e quando i Consiglieri entrano in sala seguiti da Fury, per la prima volta da Giugno, Phil comincia a pensare che forse non è tutto perfetto.















 

----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Buongiorno a tutti miei Vendicatori. 

Mi ero ripromessa di aspettare stasera per postare perché io dovrei studiare, ma oggi, esattamente come ieri e l'altroieri e il giorno prima ancora, mi scoccio, dunque eccomi qua. 
La follia prosegue e io sono sempre più sinceramente sconvolta da me stessa, ma pazienza perché le vostre recensioni mi hanno quasi commossa dalla gioia e vi prometto che risponderò il prima possibile a tutti - entro oggi stesso, se ci riesco. ;) 
Come sempre, un po' di cosette: 

[1]: i titoli dei capitoli sono ispirati ad alcuni romanzi di Agatha Christie - il primo a Miss Marple alla riscossa e questo a Donne fatali;
[2]: sinceramente non so in cosa sia laureata Pepper e sinceramente dubito lo sia in lingue, ma concedetemi la licenza poetica e la speranza che anch'io potrò diventare l'assistente personale di Tony Stark; 
[3]: l'acronimo di S.H.I.E.L.D. nei fumetti è Supreme Headquarters, International Espionage, Law-Enforcement Division,  ma nel primo film di Iron Man Phil dice Strategic Homeland Intervention, Enforcement and Logistics Division e, dato che posto nella sezione film, ho usato il secondo senza mettere il movieverse - il macrofandom è film, dopotutto LOL;

[4]: il What if? è per il mio Coulson ancora in vita. 

Non credo di dover dire altro, se non dire un immenso grazie a quelle sette pazze che hanno recensito questa totale follia e cioè: _Let it shine, _M4R3TT4_, LadyBlack89, MissysP, Silvia_sic1995, evenstar e Alley. Grazie di cuore. Prometto di rispondervi il prima possibile. 
 
Grazie anche a chi segue/ricorda/preferisce la storia o la legge soltanto: MissysP, Mumma, S h a i l a, Silvia_sic1995, _M4R3TT4_; smemorina123; Alley, Edward_Son 2, MissysP e _Let it shine
Grazie di cuore a tutti. 

A Sabato, con il gran finale! Un bacione a tutti e a presto!
Mary.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo III - Un'esplosione avrà luogo ***


Capitolo III – Un’esplosione avrà luogo
 

New York, 23 Giugno 2013
Base dello S.H.I.E.L.D.
Livello Dieci – Sala Riunioni con il Consiglio & Altri Disastri Vari

 
Proverbio di scena: Prima o poi tutti i nodi vengono al pettine.
Secondo proverbio di scena: Quando si è in ballo, bisogna ballare.
Terzo proverbio di scena: E adesso son davvero augelli senza zucchero.
 

I quattro Consiglieri prendono posto attorno al tavolo e Phil tira un profondo respiro prima di estrarre un plico di documenti dalla valigetta e porgerla al primo di loro. Vede gli occhi piccoli e severi del Consigliere iniziare ad analizzare scrupolosamente ogni parola della relazione e stringe la mani in grembo, travolto dall’ansia. Un sospiro di agitazione gli schiude appena le labbra rosee e sottili e cerca rassicurazione nello sguardo di Clint.
Ma Clint non lo sta guardando e Phil non riesce a capacitarsi dell’espressione sinceramente arrabbiata che si palesa sul suo volto mentre fissa scontroso e duro il vuoto dinanzi a sé. Accanto a lui, Natasha ha le braccia incrociate e un’ombra torva le oscura il viso pallido mentre osserva di nascosto Banner e la Hill seduti vicini. Al suo fianco, Stark freme; le sue dita tamburellano nervosamente sul ginocchio che tamburella a sua volta sul pavimento e Phil potrebbe giurare che è sul punto di uccidere qualcuno – e il suo sesto senso da fanboy vintage gli suggerisce distrattamente chi possa essere.
“Dunque” esordisce il primo Consigliere e Phil si ritrova a pregare che questa serata passi nel modo più veloce e indolore possibile. E naturalmente non è così; forse veloce, ma affatto indolore.
“Signor Stark” continua l’uomo scuro e Tony gli rivolge un’occhiata superficiale – ti prego, Stark, non fare così. “Lei è il principale motore del Progetto. Oltre ad essere il massimo finanziatore della società e il maggiore fornitore di armi, rappresenta anche il punto chiave di questa nuova proposta.”
Phil stringe le mani e prega perché Stark non si sta autocelebrando.
“Cosa pensa di tutto ciò?”
Tony si riprende dal suo tamburellare nervoso e fissa il Consigliere con un sopracciglio alzato e uno sguardo di sufficienza, ma deve cogliere quel sottile lamento di disperazione di Coulson perché tenta di rispondere.
“Ecco, io...” esordisce, ma poi il suo sguardo cade su Rogers, che è seduto vicino a Pepper e le dice qualcosa nell’orecchio che nessuno riesce a cogliere ed entrambi sorridono. E allora Tony esplode.
“Io odio questo Progetto!” urla in preda alla rabbia e si alza con tanta foga che il tavolo gli casca davanti con un tonfo pesante ed inquietante e i fogli volano dappertutto su tutti. Sotto il pesante strato di documenti svolazzanti, Fury lo fissa senza fiato, gonfio di rabbia come un pallone. “Odio questo Progetto, odio tutti i Progetti e soprattutto odio gli attempati presuntuosi palloni gonfiati privi di cervello intrappolati in epoche altrui che cercando di rubare le ragazze degli altri!”
Phil è sconvolto. Non parla, non ci riesce, e non respira neanche.
Tony si avvicina alla porta e ne varca la soglia. Tutti lo fissano increduli e Pepper è immobilizzata. Solo una persona sembra essere comprensiva nei confronti del povero folle non tanto folle.
“Capisco perfettamente come si sente il signor Stark” interviene infatti Natasha, alzandosi a sua volta e stringendo le mani a pugni in un evidente tentativo di non cominciare a picchiare qualcuno. “Certe volte è davvero difficile collaborare con gente poco professionale il cui unico scopo è divertirsi alle spalle degli onesti e competenti lavoratori.”
“Be’” la interrompe Barton fissandosi le unghie, “almeno tu non devi preoccuparti di finte principessine che vogliono calcare stalloni non propri mentre quegli stalloni se ne fregano altamente dei tuoi sentimenti!”
Phil ha giusto un istante per potersi stupire di quell’ingiusta accusa, prima di avvampare e contorcere le mani in una stretta convulsa, mentre prega di essere inghiottito dal pavimento. Ora. Per favore.
Al contrario, i Consiglieri fissano curiosi il tragico e affatto elegante spettacolo che si consuma davanti a loro, con sorrisi rassegnati e comprensivi, quasi si aspettassero una situazione simile, quasi la desiderassero come prova per la loro teoria – certo, i Vendicatori sono emarginati, pericolosi e squilibrati.
Dall’altro capo del tavolo rovesciato, Steve, che si è minacciosamente sentito chiamare in causa dall’invettiva di Stark, è tanto rosso che Phil teme possa avere un attacco cardiaco a breve e Banner  la Hill sono paralizzati; Pepper è stupefatta. Thor, invece, si gratta il mento con la punta del Mjolnir con espressione confusa.
“Ah, e un’altra cosa!” esclama Stark, tornando in sala e puntando un dito contro la faccia ormai quasi marrone del Capitano. “Ho trascorso tre mesi della mia esistenza rapito in Afghanistan e quindi so perfettamente come ci si sente da soli in un luogo che non conosciamo e quando ho costruito quell’armatura per fuggire non l’ho fatto per vedere il mio nome in prima pagina sui giornali! Ma questo tu non lo puoi capire, maledetta Padella Surgelata! Sei solo un falso belloccio imbottito di siero e potrei spontaneamente prenderti a pugni la prossima volta che mi capiti a tiro!”
Pepper si alza e fa per seguirlo, ma la mano di Steve scatta in avanti e la blocca. Clint strabuzza gli occhi, sospettoso e vagamente disgustato.
Se il Consiglio è incredulo, non lo dà a vedere, ma Fury non è il Consiglio e, sul suo viso, la rabbia è così evidente che sembra sul punto di scoppiare. Phil ha ufficialmente smesso di respirare.
Sconvolto dalla tragica sequenza degli eventi e, forse, giunto a qualche conclusione, Thor decide di intervenire: batte un pugno sulla gamba del tavolo – dato che la superficie è stata rovesciata e al momento questo passa il convento – naturalmente, staccandola dal tavolo, e si alza anche lui.
“No!” esclama deciso. “Tutto ciò non è altro che una concatenazione di faldoni di fandonie. Asgard non lo permetterà!”
Pepper sbarra gli occhi e cerca disperata lo sguardo di Phil. Le sue labbra mimano un “Mi dispiace.” Phil si arrende e decide che, dopo questo, chiederà di esser riassegnato in Tibet o a Timbuctu. In ogni caso, il più lontano possibile da quest’orda di primedonne impazzite e insensibili al suo animo martoriato.
“Thor...” interviene Bruce cercando di calmare almeno parzialmente le acque. “Forse è il caso che se la vedano loro.”
“Ah, loro?!” urla Natasha e ormai è così fuori di sé che tutti tremano terrorizzati, fin troppo consci delle capacità della Vedova Nera. “E tu, invece?! Che ti sbaciucchi la Hill quando nessuno ti guarda?!”
Bruce avvampa e Maria a sua volta.
“Non ci siamo baciati” si giustifica Bruce agitato. “Stava solo piangendo per Steve e allora...”
“Ma almeno” lo interrompe Clint anche lui con un tono di voce decisamente alto e il volto arrossato dalla foga e la rabbia, anche se una vaga sfumatura verdognola gli colora le guance e, suo malgrado, Natasha sorride, “nessuno ti racconta bugie su finte riunioni o falsi rapporti con le matricole!”
Steve si frappone appena in tempo tra Bruce e la Vedova Nera, la cui mano è brutalmente scattata sulla guancia del dottore. Tony, ancora sulla soglia, lo spinge alle spalle e lo schiaffo lo prende lui.
Phil riflette che sverrà da un momento all’altro.
“Tony!” esclama Pepper incredula. “Sei impazzito?”
“No, lui è impazzito!” replica Stark disgustato. “E solo perché voglio pensarla nel modo migliore, perché, Rogers, se volessi vedere la cosa come una tua volontà e non una svista momentanea, ti assicuro che verrei a cercarti fino in capo al mondo per distruggerti nel modo più doloroso possibile.”
“Ma di che parli?” gli chiede Pepper senza capire. Tony serra la mascella e reprime a stento un urlo.
“Quel grandissimo...”
Stark!”
“... Capitano dei miei stivali ti ha messo le mani addosso mentre dormivi!!”
“Non ho messo le mani addosso a nessuno” replica Steve, rosso di rabbia e vergogna. “Era un piccolo bacio e neanche sulla bocca!”
Pepper avvampa furiosamente e si passa due dita sulle labbra, abbassando il volto sulle scarpe. Phil è ufficialmente in coma.
“Asgard...”
Taci, Thor!” ringhia Barton e l’arco scatta sonoramente impugnato nelle sue mani serrate e pallide.
“E comunque non mi risulta la cosa si sia ripetuta” riprende Steve cercando di riacquistare una minima parvenza di contegno.
“Ci mancherebbe altro!” ruggisce Tony incredulo. “Tu non la devi neanche guardare!”
“Non sono un oggetto” sibila Pepper con le sopracciglia levate e Phil si riprende per un istante dal suo coma per rimanere stupito da quell’altra tragedia che incombe. Tony la fissa stupefatto.
“Oh, scusa se mi sono irritato” replica Tony punto nel vivo, anche lui ormai verde quanto Clint. “Non avrei dovuto.”
“Non c’è bisogno di reagire in questo modo” ribadisce lei ed è più fiera di tutti i Vendicatori insieme. Stark serra lo sguardo senza parole.
“Allora sai che ti dico?” le urla in volto.
“No!” grida lei.
“Che se ti è piaciuto tanto, te lo puoi anche tenere!”
Esce definitivamente e la Hill scappa a sua volta, con le mani a coprire il viso lacrimante. Bruce le corre dietro e Natasha lo fissa incredula per un altro istante prima di varcare la soglia anche lei. Pepper la segue e Thor è il successivo.
Clint alza lo sguardo e ricambia l’occhiata di Phil, deluso, poi scuote la testa e nella sala rimangono solo i Consiglieri, Fury e il povero Coulson.
E non c’è descrizione per questo: è solo pura, totale, assoluta ed incondizionata follia.
 

New York, 23 Giugno 2013
Christopher Street
Quindicesimo piano – Appartamento di Clint Barton

 
Proverbio di scena: La notte porta consiglio.
 
La riunione è finita nel peggiore dei modi e Clint non se ne potrebbe interessare di meno. Tutto ciò che voleva era sentire la voce di Phil che negava indignato la sua accusa di aver flirtato apertamente con la Walkie e lui si è lasciato insultare davanti a tutti senza neanche provare a giustificare il proprio comportamento, rimanendo impalato dinanzi a simili ingiurie con quell’aria da pesce in brodo. A questo punto, Barton non ha più voglia di sentire niente e sta bene così, nel suo personale giardino zoologico, a tirare frecce contro la foto di Coulson appesa dall’altra parte della stanza, contro la parete bucherellata per le troppe volte che le punte dei suoi dardi hanno forato il cemento.
Stende il braccio per la dodicesima volta e allenta già la presa sull’impugnatura quando qualcuno bussa alla porta e lui trasalisce con tanta violenza che la freccia parte da sola, centrando l’esatto punto che Clint aveva mirato. Osservando soddisfatto il suo superiore con un dardo impiantato sotto il ventre – ora vuole proprio vedere se Debbie lo vuole ancora – si allontana dal centro della stanza ed apre la porta.
“Ciao Clint.”
“Ciao Virginia” la saluta lui stancamente. “Ti ha mandato Coulson?”
Lei scuote la testa. Ha un’aria provata anche lei e Clint si dispiace di esser stato tanto brusco perché sa che la riunione è stata per lei una catastrofe quanto per lui e Pepper in più non ha nessuna colpa, ma ci è finita in mezzo lo stesso e il suo sguardo malinconico la dice lunga a questo proposito.
“Scusami” le dice un istante dopo e si fa da parte per farla entrare. “Accomodati pure.”
Lei gli rivolge un piccolo sorriso di gratitudine e varca la soglia, gettandosi esausta sul divano logoro.
“Mi dispiace disturbarti” esordisce con un sospiro stanco, “ma volevo parlarti.”
Clint annuisce comprensivo e si siede di fianco a lei. Pepper si guarda intorno e un altro sorriso timido le incurva le labbra.
“Non ti facevo così possessivo” lo blandisce in tono affettuoso e Barton vede i suoi occhi lampeggiare sul bersaglio centrato dall’ultima freccia. Sorride a sua volta e scuote la testa.
“Sono un po’ arrabbiato” dice in sua difesa. Sobbalza quando lei gli prende una mano tra le sue; non hai mai avuto qualcuno che si occupasse sinceramente di lui. Certo, ci sono Coulson e Natasha ma con Phil i contatti sono di tutt’altro genere e Natasha non è affatto il tipo da abbracci e carezze. Ma Virginia è sempre gentile e disponibile con tutti e a Clint piace molto lo sguardo materno con cui gli parla. Lo fa sentire importante, lo fa sentire apprezzato.
“Sai” riprende con voce paziente, “io so che può dare fastidio quando una persona a cui teniamo non ci dà l’attenzione che vorremmo. Insomma, noi siamo lì, sempre a sorreggerli e dargli una mano e loro magari sono troppo impegnati per rendersi conto che non vogliamo molto, solo un po’ di affetto in più o qualche dimostrazione di affetto in più. Quando io ero la segretaria di Tony e lui era il playboy più ambito degli Stati Uniti era molto seccante, te lo assicuro... però poi è cambiato. E quando ha capito il suo errore, io non ho esitato a perdonarlo... perché lo amavo davvero. Io so che Phil tiene a te più di qualsiasi altra persona, Clint... non lasciare che una... meretrice qualunque distrugga il vostro legame. Dagli almeno l’opportunità di spiegarsi... potresti pentirtene.”
Barton tira un lungo sospiro e annuisce. Riflette per un istante e poi inforca l’arco.
“Va bene” dice alzandosi dal divano. “Gli parlerò.”
Virginia sorride premurosa e torna sulla soglia dello zoo.
“Pepper?” la richiama lui impacciato. “Grazie.”
“Di niente” replica lei con un sorriso dolce.
“E comunque” continua lui, ancora imbarazzato, “Stark tiene a te almeno allo stesso modo.”
Lei annuisce con un sospiro e varca la soglia.
 

New York, 23 Giugno 2013
Central Park West
In mezzo la strada

 
Proverbio di scena: Ognuno ha la sua croce.
 
L’aria è più fresca del solito stasera e Pepper sente davvero freddo alle braccia, ma non ha nessun giubbino con sé. L’unica possibile protezione è la camicia a quadrettoni di Tony e, quando la indossa, lo fa con uno sbuffo seccato.
Esce dall’androne del palazzo di Clint e si incammina lungo il marciapiede deserto quando intravede una sagoma familiare sul ciglio della strada e strabuzza gli occhi stupita.
“Thor!” esclama agitando una mano per farsi notare. “Cosa ci fai qui?”
Il dio del tuono la fissa confuso, preso alla sprovvista, poi solleva le spalle e prende a camminare con lei.
“Sono uscito dalla Base e non sapevo come tornarci” si giustifica imbarazzato. “Ti ho vista entrare in quel palazzo e ho pensato che potevi aiutarmi a ritrovare il giusto sentiero.”
Pepper sorride dolcemente e gli accarezza delicata una spalla scoperta.
“Ma certo” risponde serafica. “Non hai freddo?”
“Oh, no” replica lui allegramente. “Qui non fa mai freddo. Non come tra i Giganti di Ghiaccio.”
“Capisco” afferma lei divertita. Camminano in silenzio per qualche minuto, poi imboccano la strada verso il parco e Thor riprende a parlare.
“Hai visto l’uomo di metallo?” sussurra con gli occhi rivolti verso il basso. Pepper sospira.
“No” risponde dopo qualche istante di esitazione. “Perché me lo chiedi?”
“Perché io credo che, anche se è di metallo, il suo cuore non lo sia e che batta per te.”
Pepper sorride debolmente della tenera ingenuità del suo interlocutore e scuote il capo, ignorando con decisione quel rossore traditore che le ha imporporato le guance.
“Sai” dice desolata, “io so che tra lui e il Capitano non ci siano questi grandi rapporti di amicizia e comprensione reciproca, ma mi sono dispiaciuta della sua reazione. Lui non solo mi ha tenuto nascosta questa cosa per tanto tempo ma ha deciso anche di farla uscire nel momento meno opportuno, additandomi come se fossi un oggetto di sua proprietà.”
Thor annuisce comprensivo.
“Si è fatto prendere dall’ira, talvolta può avere conseguenze funeste” lo giustifica Thor dispiaciuto. “Ma io non l’ho mai visto sorridere tanto come quando vi guardate.”
Pepper arrossisce e abbassa lo sguardo imbarazzata.
“Sarà meglio darci una mossa o non arriveremo mai.”
 

New York, 23 Giugno 2013
Central Park West

Dietro un cespuglio

 
Proverbio di scena: Mentre i medici si consultano, il paziente muore.
 
Pepper e Thor continuano la loro passeggiata nel parco e, a meno di trenta metri di distanza, Tony cammina tra gli alberi e i cespugli, ma non si sta nascondendo e non li sta spiando – certo che no, sta solo osservando ed è capitato per caso nello stesso luogo in cui si trova Pepper.
Si ferma per un istante e non perché si sono fermati anche loro – certo che no, sarebbe come dire che li sta pedinando e lui non li sta pedinando affatto.
Un solo istante di pausa e qualcuno gli spunta alle spalle.
“Dannazione!” esclama a voce bassa. “Rogers! Che diavolo ci fai qui?”
Quel maledetto infido bugiardo è davvero fortunato che lui sia in incognito – non sta braccando nessuno, ma se viene scoperto qualcuno lo potrebbe pensare e giungerebbe a conclusioni sbagliate e Pepper diventerebbe ancora più arrabbiata di quanto già non sia, quindi è meglio evitare. Ma se non sembrasse che stia diventando uno stalker, allora sì che gliene canterebbe quattro.
“Ti stavo cercando” si giustifica impacciato, con le mani affossate nelle tasche. “Per scusarmi.”
Tony vorrebbe sputargli in faccia che è solo un vigliacco mentecatto e malato, ma Steve contorce la bocca in una smorfia di sincero pentimento e si deve considerare che lui non ha più né guardato o toccato Pepper da quella sera e che se Tony non si era accorto di niente è anche perché, dopotutto, niente è più successo. Si solleva appena e lo squadra con un sorriso amichevole; poi alza il braccio e lo colpisce al volto e subito allo stomaco. Steve si china su se stesso, stringendo le mani sul ventre e gemendo dal dolore, e Tony gli dà un’ultima pacca ben assestata alla spalla e comincia a battergli gentilmente sulla schiena mentre il Capitano ancora si contorce dalla sofferenza.
“Ora sei perdonato” asserisce soddisfatto. Steve non sembra condividere quell’opinione.
“Stark” sussurra incredulo, “perché?”
“Preferisci che ti risponda in ordine cronologico o alfabetico?”
“Era un innocuo bacetto” ribadisce Steve seccato, riprendendosi parzialmente dalle percosse e risollevandosi con una mano ancora sullo stomaco e l’altra sulla schiena. “Non mi sono spinto più in là.”
Tony gli lancia un’occhiata micidiale e ringhia.
“Ci mancherebbe.”
Steve scuote la testa, arricciando le labbra in un’espressione, suo malgrado, tranquilla.
“Ho sbagliato e non volevo... sono stato preso da un impulso momentaneo e folle, ma non accadrà mai più...”
“Lo voglio sperare bene.”
“... anche perché è stata... come dire, una cotta passeggera e infantile... lei è un’amica, insomma.”
“Mhm” muggisce Tony e si sente parzialmente soddisfatto. “Buon per te.”
“E per te?”
“In che senso?” gli chiede Stark perplesso.
“Be’, non per offenderti, ma sembri un maniaco, a spiarla dietro i cespugli per non farti vedere mentre la cerchi.”
“Io non sto spiando nessuno!” sbotta Tony sottovoce. “Sapevo che saresti saltato a questa ignobile conclusione... sto solo passeggiando e, causalmente, mi sono imbattuto in loro, ma non volevo disturbarli...”
“Dovresti parlarle” suggerisce gentilmente Steve. “E dirle che ti dispiace di averle urlato in faccia. E di averla trattata come un oggetto. E di averle fatto una scenata davanti a tutti.”
“Ma di che diavolo parli?” replica Tony cremisi. “Non se ne parla.”
“Andiamo, Stark!” lo esorta strattonandogli un braccio. “So che lo vuoi anche tu e lo vuole anche lei. Magari in un mese non si impara a conoscere la gente in modo approfondito, ma ho visto abbastanza in questo mese per capire che lei è pazza di te – e quindi completamente pazza – e che tu lo sai di lei. Vuoi davvero rischiare di compromettere tutto per colpa mia?”
Tony sorride aggradato.
“Mi piace come tu ti sia indirettamente insultato in questo soliloquio, Rogers” commento compiaciuto. “Dovresti farlo più spesso.”
“Stark” lo ammonisce l’altro. “Perché non le parli?”
“Che dovrei dirle?” replica Tony scarlatto. “Ho sbagliato, va bene? Hai ragione. Le ho fatto la scenata, sono stato assurdo, mi sono comportato come l’uomo delle caverne.”
“Sì” conferma Steve pacato. “Sei terribilmente geloso.”
Tony sbuffa.
“È normale, essere gelosi, quando hai una fidanzata così.”
Steve strabuzza gli occhi, perplesso.
“Intendo” aggiunge l’altro, ancora più rosso, “che quando hai una ragazza... perfetta e sai che praticamente mezzo mondo la vorrebbe per sé e l’altra metà la vorrebbe morta per causa tua, non è del tutto assurdo diventare un po’ possessivi e protettivi.”
Steve annuisce comprensivo.
“Mi dispiace” ripete con un debole sorriso. “Davvero. Ma adesso dovresti parlarle, sul serio.”
Tony sospira e Thor e Pepper riprendono il cammino, quindi lo riprende anche lui. Ma non perché li sta spiando; è solo una pura e legittima coincidenza.
 

New York, 23 Giugno 2013
Base dello S.H.I.E.L.D.
Livello Sette – Ufficio del Vicedirettore

 
Proverbio di scena: Arco-baleno, domani è sereno.
 
La Base è praticamente deserta, eppure tra le mura si sentono ancora le grida di Fury che sono risuonato al Livello Dieci fino a meno di due ore fa. Solo un agente è rimasto e naturalmente è Phil.
Coulson se ne sta nel suo ufficio, mollemente seduto sulla sua sedia, ad osservare affranto il plico di documenti su quel Progetto a cui teneva tanto. Sospiro pesantemente e lascia scivolare la cartellina nel cestino della carta straccia. Tira un altro lungo sospiro e chiude le palpebre appesantite sugli occhi stanchi e desolati, cercando di prendere sonno. Non gli importa di dormire su una sedia, rivolto con il viso sulla vetrata e la luce opaca della luna dritta sul naso, senza un pigiama o un cuscino.
L’unica cosa che gli importa davvero è probabilmente al quindicesimo piano di Christopher Street a scoccare frecce in quel giardino zoologico che lui osa perfino definire appartamento. Ma a Phil non è mai interessato del suo disordine, della sua testa calda o del fatto che gli ruba i vestiti – non le maglie, però, perché quelle di Phil hanno tutte le maniche. Ecco, lui vorrebbe andare in quel campo profughi – e non gli importerebbe del cattivo odore o del fatto che per fare due metri è necessario fare un salto di cinque – e parlare con Barton, spiegargli che lui era veramente in riunione con Fury e che anche Stark può confermarlo. Vorrebbe dirgli che avrebbe voluto un pizzico di fiducia in più e che non è arrabbiato, ma dispiaciuto e vorrebbe dirgli anche che non deve essere geloso di nessuno perché se è capace di violare tremila regole – lui – pur di farlo felice, vuol dire che un motivo ci deve pur essere. Magari un sentimento, quello che per Shakespeare non si altera mai, neanche di fronte agli ostacoli. E lui non l’ha capito.
Phil scuote il capo e poi lo abbandona contro la spalliera, ma è proprio nel momento in cui sta per prendere sonno che qualcosa lo fa trasalire e quando apre gli occhi, il Falco è lì.
“Clint” esclama stupito, “cosa fai qui?”
Barton sorride impacciato ed entra nell’ufficio.
“Mi poni questa domanda ogni volta che ci vengo, nel tuo ufficio.”
Phil sorride debolmente e annuisce.
“Hai ragione.”
“No” replica pronto Clint, “avevo torto. Ti ho accusato di una cosa di cui non avevi colpa, cioè” si corregge con una smorfia di disappunto, “avresti dovuto accorgerti di come quella cavalla rompeva le palle, ma io comunque non avrei dovuto crederle. Avrei dovuto avere più fiducia in te.”
Phil sospira e continua ad ascoltare, con le braccia incrociate sulla scrivania e il busto teso.
“Insomma, avrei dovuto capirlo che quella si era inventata tutto e che tu era veramente in riunione con Fury e... e insomma,” Clint appare veramente imbarazzato, così con le mani nelle tasche, l’arco al busto e le guance in fiamme. Sincero, come lo è sempre stato, con lui. “Scusami” conclude infine e i loro occhi si incontrano di nuovo davvero. “Mi dispiace, mi dispiace davvero.”
Phil decide che è troppo stanco e felice per dire qualcosa, così annuisce.
“Anche io ho sbagliato” dice dopo qualche istante, la voce rauca e lo sguardo schiuso in un sorriso debole. “Avrei dovuto porre più attenzione alle cose veramente importanti... mi sono immerso tanto nel Progetto che non ho visto più niente e ho sbagliato. Mi sarei dovuto accorgere del fatto che tu stessi male e mi sarei dovuto occupare di questo.”
“Ci tenevi tanto” lo giustifica Clint sollevando le spalle. “Era una tua idea: ci hai pensato, ci hai lavorato, ci hai speso tempo e sudore... volevi che andasse bene e ti sei impegnato perché accadesse. È normale.”
“Non tanto” scuote la testa Phil. “Bisogna occuparsi delle cose a cui teniamo.”
“Ma tu tenevi a questo Progetto.”
“Tengo più ad altro.”
Clint capisce il significato di quelle parole e di quello sguardo e sorride.
“Anche io.”
Phil sorride. Clint sorride. Si avvicinano e fanno la pace.
 

New York, 23 Giugno 2013
Base dello S.H.I.E.L.D.
Livello Uno – Atrio

 
Proverbio di scena: Chi trova un amico, trova un tesoro.
 
Pepper e Thor arrivano finalmente alla Base e si stupiscono entrambi perché anche Steve è lì, davanti all’entrata, e gli sorride quando li vede giungere.
“Ciao Capitano” lo saluta allegramente Thor. “Tutto bene?”
“Sì, grazie Thor. Spero anche a te” ricambia gentile Steve. Lancia uno sguardo fugace a Pepper e le sorride; lei arrossisce e ricambia il sorriso.
“Sì, grazie Capitano” replica vivace Steve. “Ti spiacerebbe cominciare ad entrare? Vorrei parlare con Virginia cinque minuti.”
Thor annuisce di buon grado e prende la mano di Pepper per baciarle il dorso, cosa che orma è diventata sport nazionale.
“A presto, Milady” mormora elegante e varca la soglia a passo elegante. Pepper sorride e lo guarda sparire dietro le scale, poi si rivolge impacciata a Steve.
“Be’” esordisce infilandosi le mani nelle tasche. “Come va?”
Steve le sorride dolcemente.
“Bene... tu un po’ meno.”
Pepper scuote le spalle e la testa.
“È tutto okay.”
Steve si chiede chi, tra lui e lei, Virginia stia cercando di convincere.
“Mi dispiace per quello che è successo” dice tutto d’un fiato. “Non avrei dovuto... ehm, fare quello che ho fatto. Io non so che mi è preso... non mi era mai capitata una cosa simile” continua, avvampando furiosamente. “Ma voglio che tu sappia che, insomma, ti considero solo un’amica. Come Tony. E a proposito di Tony...”
“No” lo interrompe Pepper, che fino a questo momento l’ha guardato con affetto. “Non fare il poliziotto buono, per favore. Si è comportato male e non lo puoi giustificare.”
“Non è affatto nelle mie abitudini, te lo assicuro” le dice Steve con una risata che contagia anche lei, “ma io credo che tu sia l’unica persona al mondo per cui Tony farebbe a pezzi perfino il suo amato se stesso.”
Pepper scoppia a ridere e scuote ancora la testa, poi si sporge e scocca un bacio sulla guancia di Steve.
“Grazie” sussurra dolcemente e anche lei entra nell’edificio.
 

New York, 23 Giugno 2013
Base dello S.H.I.E.L.D.
Livello Sette – Reparto di Cose Nascoste, Relazioni Segrete e Consumazioni Corporee

 
Proverbio di scena: Tre S attraggono le persone: Sesso, Sangue e Soldi. E Natasha Romanoff le ha tutte e tre.
 
Tony è già dentro da un po’ e ormai ha finito il terzo pacchetto di sigarette. È affacciato alla finestra e ha visto Steve parlare con Pepper e ora aspetta che lei salga perché vuole parlarle.
Un sospiro malinconico gli sale dal petto. Non che loro non litighino mai, anzi; ma non si urlano in faccia tutti i giorni e lui odia litigare in quel modo con lei.
Così, appena la vede varcare la soglia dell’ascensore, le va incontro e la afferra per la vita e la trascina in una sala vuota, la prima che capita.
“Ti devo parlare” le dice subito. “Ti prego, ascoltami.”
Lei sospira e lo segue nella stanza, senza allontanare la mano dalla sua.
“Ascolta” esordisce. Tira un lungo sospiro e fa per continuare, ma la porta si apre di nuovo e Tony trascina Pepper sotto un tavolo con sé, circondandole la vita con un braccio. Lei arrossisce e lo colpisce con la mano.
“Ahia!”
Shh!”
Sono Natasha e Bruce. Tony tende l’orecchio, curioso di sentire le spiegazioni del dottore, perché devono davvero essere convincenti, ma quello che sente non sono parole – no nel vero senso della parola. Bruce deve essersi già scusato e, considerando la situazione, deve esser stato piuttosto persuasivo. I due, infatti, si gettano a capofitto su una scrivania e Tony spalanca la bocca mentre vede Bruce afferrare con forza Natasha e spingerla sul primo tavolo, baciandola con foga e strappandole di dosso la camicia.
“Hai capito il dottore.”
Pepper lo colpisce di nuovo e lui emette un verso di dolore.
I due sembrano davvero tenersi dentro tutto quello da un po’ perché davvero s'impegnano un sacco e Tony si accende la sessantaquattresima sigaretta.
Natasha si è stesa definitivamente sulla scrivania – una caterva di documenti cadono sul pavimento, povero Coulson, anche questa adesso – e Bruce le sale in grembo, senza interrompere il contatto delle loro labbra rapite. Le loro dita si intrecciano e sembra che al mondo non ci sia nulla al di fuori di loro.
“Fantastico” borbotta Pepper rossa come un peperone.
“Rilassati” le sussurra Tony tranquillo e pensa che invidia davvero tanto il dottor Banner per la sua attività del momento, “potrebbe andar peggio.”
“Ah, sì?” chiede lei scettica. “Non vedo come.”
“E invece sì” replica Tony e un ghigno malizioso gli illumina il volto. “Potrebbero chiederci di partecipare.”
Tony!” esclama lei arrossendo ancor di più “Sei pazzo.”
Tony sorride e si fa un altro tiro. Spera solo che Banner non ci metta troppo.
 

New York, 23 Giugno 2013
Base dello S.H.I.E.L.D.
Livello Sette – Ufficio di Carte e Confidenze tra Ingenui

 
Proverbio di scena: Rosso di sera, bel tempo si spera.
 
“E quindi lui è innamorato della ragazza di Stark?”
“No” risponde Thor convinto, cercando di non distrarsi dalla partita e osservando concentrato le carte che ha in mano. “Dice che sono solo amici.”
Jacob emette un verso scettico e tira il quattro di bastoni.
“Scopa!” esclama Thor. Harris sospira incredulo.
“E Banner invece?” chiede bevendo un altro sorso di caffè. “Sta davvero con la Romanoff o è solo una cosa di passaggio?”
“Il dottor Banner è un uomo onesto e onestamente innamorato” replica Thor con voce profonda. “Scopa!”
Harris rotea gli occhi al cielo.
“E Barton?” chiede più curioso che mai. “Di chi parlava? Dicono che fosse fuori di sé dalla gelosia.”
“Oh, non saprei” commenta perplesso il dio del tuono. “Questo non l’ho capito. Milady non me l’ha spiegato, ma sicuramente ha risolto la faccenda. Lei è così meravigliosa.”
“Mhm” muggisce Jacob perplesso. “Dovrò indagare. Cinque di spade.”
Thor riflette e poi s’illumina.
Scopa!”
 

New York, 23 Giugno 2013
Base dello S.H.I.E.L.D.
Livello Sette – Reparto Recupero e Ripresa di Cuori Infranti

 
Proverbio di scena: A tutto c’è rimedio fuorché alla morte.
 
Bruce e Natasha sono appena agli inizi meno di tre stanze a destra e Maria ha chiuso l’ufficio proprio adesso. Spegne le ultime luci e si allontana dalla scrivania facendo per uscire quando intravede una figura alla fine del corridoio e sobbalza.
“St-... Capitano!” esclama portandosi una mano al petto agitata e subito una sfumatura purpurea le colora le guance di solito pallide. “Cosa ci fa qui?”
Steve le sorride debolmente, andandole incontro nel suo giubbino di pelle bruna sopra quella camicia a quadrettoni che tanti cuori ha infranto allo S.H.I.E.L.D. e uno è proprio lì davanti a lui.
“Passavo da queste parti” risponde con la voce appena roca e anche lui arrossisce furiosamente. “Stava andando via?”
“Mhm” si schiarisce la voce Maria. Comincia a sentirsi veramente in imbarazzo. “Sì.”
“Mi dispiace disturbarla” riprende Steve e il suo volto s’infiamma più che mai, “volevo solo scusarmi con lei.”
Maria, che stava per chiudere anche quell’ultima porta, si blocca, indecisa se serrare quell’uscio o meno.
“E di cosa?” chiede stupita.
“Non mi sono comportato bene con lei in questi giorni” aggiunge, sempre osservandola di sottecchi con espressione dolce. Maria pensa che sembra una marmotta. “E volevo farmi perdonare.”
“E in che modo?” domanda. Vorrebbe impedirsi quello sguardo speranzoso e si morde un labbro.
“Be’, mi rendo conto che non si porta più” dice lui, sorridente e rosso, “ma Thor mi ha detto che qui c’è un locale in cui si balla un ritmo che... renderà fieri i nostri avi.”
Maria scoppia a ridere e si copre la bocca con una mano.
“Sei impegnata domani sera?”
“No” risponde lei e ora sorride al massimo. “Domani sera è perfetto.”
 

New York, 24 Giugno 2013
Base dello S.H.I.E.L.D.
Livello Zero – Cortile

 
Proverbio di scena: L’amore troverà sempre una strada.
 
La cosa tra Bruce e Natasha è durata fin troppo e Tony la farà pagare cara al dottore per quest’amaro scherzetto.
Lui si distrae, ma un istante solo, per controllare che siano ancora lì – insomma, è incredibile – e Pepper si alza ed esce dalla porta. La sessantanovesima sigaretta finisce per terra – diamine, chi lo sente domani, Fury – e Tony le corre dietro. Lei ha preso l’ascensore e lui percorre le scale tanto velocemente che quasi non cade per terra, eppure quando arriva al Livello Uno, lei è già fuori dalla porta.
“Pepper!”
Pepper non si gira; continua a camminare fiera e impeccabile lungo la strada che conduce all’uscita e Tony le sta dietro perché, in fondo, è abituato e sa che, alla fine della corsa, qualcosa di buono la fa anche lui, se una come lei continua ad amarlo, nonostante tutto.
“Aspetta! Pepper!”
Alza la voce e, se sapesse, non lo farebbe. Quattro finestre si spalancano quasi simultaneamente sul cortile e le persone cominciano a commentare.
“Non ce la farà mai.”
Phil, che della testa di Pepper ne capisce almeno quanto Tony e qualche volta anche di più, scuote la testa e colpisce la nuca di Barton.
“Ahia!” esclama l’agente offeso, massaggiandosi con forza il punto dolorante. “Ma è vero!”
“No che non lo è” gli replica la voce solenne di Thor dalla finestra vicina. “L’uomo di ferro ce la fa sempre.”
Uno sbuffo risuona e naturalmente è Steve.
“Io dico che vince lei” sibila Natasha compiaciuta. Bruce la spintona appena ed entrambi sorridono. La voce di Clint che impreca contro il buon umore da dopo-sesso viene stroncata misteriosamente e, per qualche minuto, nessuno sente né il suo tono lamentoso né quello pacato di Phil.
“Il signor Stark può tutto.”
Il Capitano si affaccia leggermente, rivolgendo al giovane Harris un’espressione dubbiosa.
“Di che parla?”
“Non ha tutti i torti” lo rimbecca Maria ed è quasi una soddisfazione la faccia incredula di Steve. “Stark riuscirebbe a convincere un bimbo a vendere sua madre.”
“Io non mi sono mai lasciato convincere da Stark” asserisce Barton, che sembra esser rinsavito da qualche strana occupazione che gli ha lasciato un po’ di affanno. A quanto pare, non sono solo quelle del Poligono di Tiro le telecamere che il Falco ha spento stanotte.
“Certo che no” ribatte Natasha, storcendo il naso in una smorfia di superiorità. “La pensate sempre allo stesso modo” inveisce e sembra quasi un’offesa. È una fortuna che l’indole del permaloso Barton sia momentaneamente sintonizzata su sole splendente a causa di Coulson o nemmeno l’incredibile Hulk avrebbe fermato un dardo potente sulla sua fronte maliziosa.
“Non esagerare” le sussurra Bruce, circondandole la vita con le braccia. Lei gli sorride con fare fintamente innocente e si poggia al suo petto scoperto.
“Dicevo così per dire” si giustifica deliziosa.
“Forse dovremmo rientrare” propone, come al solito saggiamente, Phil. “Lasciar loro un po’ di... come dire?, privacy.”
Clint gli rivolge un’occhiata scettica e per fortuna nessuno può coglierlo a parte lui o la freccia ipotetica verrebbe gentilmente ricambiata con un sonoro K.O. sul ring del Reparto di Esercizio Fisico & Percosse. Altro che compromessa.
Nel frattempo, Tony l’ha raggiunta e Pepper si è fermata. Si rigira sui tacchi con tanta eleganza che Maria e Natasha spalancano la bocca, ammirate e colpite, e lo fissa a braccia incrociate e con un’espressione pacata e superiore sul viso angelico per la quale Steve non può fare a meno di provare un po’ di invidia, per il modo in cui riesce a fronteggiare quell’uomo insopportabile e molesto. Lui non vince mai.
“Cosa c’è?” gli chiede levando le sopracciglia. Fa schioccare la lingua e rimane in attesa. Tony arrossisce appena e lo farebbe ancora di più se sapesse che la sua vita sentimentale – nascosta e gelosissima – è appena diventata il centro cult della telenovela del momento. Clint riflette che la cosa è davvero singolare e potrebbe senza dubbio fare da sceneggiatore a qualcosa del tipo La valle dei Pentapalmi,  Avventure e amori alla Base dello S.H.I.E.L.D. o Quando si ama un Vendicatore. Nemmeno Sentieri o Destini potrebbero far di meglio; non di lui.
“Volevo parlarti.”
“Parla.”
Steve se la gode. Sa che non dovrebbe – insomma, non è carino – e dopotutto è stato lui il primo ad incoraggiare Stark, ma non l’ha mai visto così imbarazzato e vulnerabile. Lui sa che certe cose accadono solo quando a qualcuno ci tieni davvero.
E Tony sospira, tira il fiato, affonda le mani nelle tasche e abbassa il volto. Pepper aspetta; e lui respira di nuovo e la guarda negli occhi, sincero e totale come non è mai con nessuno al di fuori di lei.
“Mi dispiace” mormora e tutti lo sentono, ma sono troppo sconvolti per commentare ancora. “Ho sbagliato. Me la sono presa con te per qualcosa di cui non avevi colpa. Ti ho tenuta all’oscuro su una cosa che avevi il diritto di sapere. Ho reagito male, ti ho urlato contro e ti ho fatto una scenata ingiustificata comportandomi come” serra la mascella, ma lo dice, “l’uomo delle caverne. E mi dispiace. Mi dispiace davvero.”
Tecnicamente, qui dovrebbe partire l’applauso e, se fosse un po’ più attento, Tony lo chiamerebbe lui stesso o quanto meno si offenderebbe per la sua assenza, ma i suoi occhi sono completamente persi su Pepper e il pubblico è troppo ammutolito e sconvolto per muoversi anche solo di mezzo centimetro.
Pepper deglutisce e lo guarda e i lineamenti del suo viso si addolciscono appena.
“Non importa” sussurra scrollando le spalle. “Non è successo niente di grave.”
“Sai, so che tu sei... perfetta e che io non lo sono e che sarebbe anche giusto che tu ti guardassi intorno e naturalmente Rogers è un ottimo partito... galante, disponibile, simpatico...”
Esattamente come lei si aspettava, Tony ha cominciato a parlare a vanvera - insomma, il fatto che stia elogiando Steve è tutto -, ma Pepper lo adora anche quando fa così. Scuote la testa e lo fissa ammaliante.
Tony si fa più vicino e un tremolio invade la platea, ma solo perché loro sono troppo in alto e non vedono l’ombra di un sorriso sull’adorabile volto di Virginia.
“Quindi... quindi sono perdonato?” chiede e un sorriso sfacciato compare sulle sue labbra piene. Pepper sorride fulminandolo con lo sguardo, ma annuisce.
“Diciamo” conclude con sufficienza, facendo un passo indietro. “Diciamo che se ti comporti bene per un po’, potrebbe esserci speranza.”
“Capisco” afferma Tony con finta voce solenne. “Immagino che questo significhi punizione.”
Pepper risponde al sorriso malizioso e meno male che loro non possono vederlo.
“Naturalmente” dice in tono pratico. “Per almeno un mese. O anche due. Facciamo tre.”
“Sono disposto a pagare” replica lui tranquillo, “per le mie colpe.”
“Bravo” lo schernisce lei. “Cominci a comportarti come una persona decente.”
Si guardano per un istante e tutti fremono dall’impazienza.
“Torniamo a casa?”
Tony annuisce e lei si gira, ma la mano di lui scatta in avanti e afferra la sua. Quando si volta, Pepper si ritrova tra le sue braccia e non riesce a smettere di sorridere.
“Che intenzioni hai?” gli sussurra feroce. “Cosa vuoi?”
“Per rispondere alle tue domande in ordine cronologico” le soffia Tony sulle labbra, “la prima risposta è cattive. E la seconda” le sfiora di nuovo le labbra con le sue, “te.”
Le loro bocche si incrociano ed è totale e assoluta perfezione, un minuto infinito di completo oblio. La mano di Tony affonda nella schiena di Pepper – nella sua camicia, che a lei sta così bene e che gli piace così tanto quando la indossa lei – mentre l’altra intreccia le loro dita a lato e lui percepisce il tocco delicate delle altre cinque carezzargli con delicatezza i capelli sulla nuca. La bacia, a lungo, con dolcezza, decisione, adorazione e quel pizzico di gelosia e soddisfazione che lo rendono tanto speciale.
“Ti amo” le mormora e per fortuna lo sente solo lei. Almeno questo.
“Anch’io.”
Ed ecco che scoppia l’applauso.
“Ah, Phil” esclama Pepper e si gira di nuovo, la schiena contro il petto di Tony e il sorriso rivolto al suo migliore amico sul volto in fiamme per l’imbarazzo e l’ardore del momento, “te l’avevo detto, no? I tuoi Vendicatori hanno proprio bisogno di un po’ di disciplina.”
Una risata generale riempie l’aria e Phil sospira affranto.
“Certo” afferma scuotendo il capo. “Ma domani lo dici tu a Fury?”
Pepper non risponde, le sue labbra sono troppo impegnate, ma Barton sorride felice e speranzoso. Ci pensava già da un po’ e non vedeva l’ora di un’occasione del genere; dopotutto, un bel licenziamento è proprio l’ideale per la prima vacanza insieme e Coulson farà meglio a non avere altre idee per il futuro perché Clint ha appena deciso di voler diventare il suo unico Progetto.  

















------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Buona sera a tutti, miei Vendicatori. ♥
Dunque, oggi finalmente siamo arrivati a questa conclusione. Cioè, finalmente non proprio, considerando che la storia è cominciato meno di una settimana fa, ma pazienza. ;)
Perdonate la poca presenza logica, ma in questo momento sto ancora cercando di capacitarmi di come ho potuto scrivere una cosa del genere e sto cercando di capacitarmi anche degli assensi che ha ricevuto e per i quali intendo ringraziare ognuno di voi. *-*
Ho concluso questa fic breve e sono rimasta a dir poco felice e lusingata da come è stata ricevuta dai lettori e da come loro l’hanno vista. Mi sono impegnata molto perché volevo fosse una storia un po’ speciale e spero di esser riuscita nell’intento. *\\\*
Infatti, voglio ringraziare delle persone un po’ speciali per me che ho avuto l’onore e il piacere di conoscere grazie a questo fandom. Innanzitutto, intendo ringraziare tutte le persone che mi leggono e mi seguono, i silenziosi e i parlanti costanti e latenti. Tutti, insomma. Un enorme grazie è rivolto a tutti voi. ♥
Voglio, poi, ringraziare, le persone che, in particolar modo, hanno seguito, preferito o ricordato questa storia, e cioè: laFlo, Mumma, S h a i l a, sofy96, Chicca293, Edward_Son 2, Nemesis_Kali, Shi_Tsu_Geass. Un grazie speciale a evenstar per la pazienza e la dolcezza con cui ha seguito questo Progetto.
Prima di passare ad un altro ringraziamento speciale, burocrazia:
 
[1]: il titolo del capitolo è ispirato al romanzo di Agatha Christie, “Un omicidio avrà luogo”;
[2]: le definizioni dei Vendicatori – emarginati, pericolosi, squilibrati – sono tratte dal film;
[3]: la frase detta da Tony nella scena col Cap – Preferisci che ti risponda in ordine cronologico o alfabetico? –, forse molti di voi l’avranno notato, è tratta dal primo Sherlock Holmes;
[4]: La valle dei pini, Quando si ama, Avventure e amori a Port Charles, Destini e Sentieri sono alcune famose soap opera americane.

Spero che tutti apprezziate questo finale, anche se quelle ultime cinque righe continuano a guardarmi con qualcosa che non va, ma, ci penso e ripenso, nulla cambia. Spero che voi l'apprezziate più di me.
Infina, dedica speciale a sei persone speciali per le quali ho pensato questa storia e che mi hanno seguito e che continuano a seguirmi sempre con le pazze avventure in cui piazzo i pazzi Vendicatori:
 
a Alley, per la confidenza, la pazienza e l’affetto. Clint e Phil sono tutti per te e anche il loro Progetto e so che nessuno al mondo potrebbe crederci di più; ♥
 
a Ilaria (MissysP), per le battute, le risate e l’entusiasmo. I fuochi di Bruce e Natasha li ho sparati pensando a te, che di coppie ne capisci più di chiunque altro; ♥
 
a LadyBlack (89), per la sincerità, la gentilezza e il tempo. Spero che adesso Fury ti sia più simpatico; quando ne scrivevo, pensavo a come fare per farlo diventare amico anche tuo; ♥
 
a Lou (_Let it shine), per la dolcezza, i cuoricini e la dedizione. Steve è definitivamente e completamente di tua proprietà; ♥
 
a Maretta (_M4R3TT4_), per l’intelligenza, la disponibilità e il garbo. Nessuna ingenua tenerezza può rispecchiare quella del nostro Thor più della tua; ♥
 
a Silvia (Silvia_sic1995), per l’affiatamento, la comprensione e la puntualità. A nessun altro avrei potuto dedicare tutto il Pepperony di quest’universo. ♥
 
Grazie di cuore a tutti. Spero di avervi trasmesso anche solo un briciolo dell’affetto e della gioia che voi avete recato a me. ♥
E grazie anche a tutti gli altri. Un bacio immenso, nelle speranza che questa follia senza senso vi faccia sorridere almeno un po’, e alla prossima.
Mary. 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1532858