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di TooLateForU
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue ***
Capitolo 2: *** Schiaffi di pizza ***



Capitolo 1
*** Prologue ***


here we go again.
lo so, è l’ennesima nuova fan fiction. lo so, non ho aggiornato jump then fall. lo so, sono una merda rosa, ma che ci posso fare?
MAAAA, questa nuova long è ispirata ad un film. sex list, per essere precisi, quindi so già come finirla #ohyeah
e niente, io me ne vado prima che mi assaliate.
ditemi se fa cagare che la cancello ahah è un po’ volgare.
un po’ più di un po’, ma sorvoliamo.
 
ps un applauso a rachiamoipanda, tornata da gazzellaland *coriandoli dal culo*
pps se vi andate a cercare la trama su wikipedia io vi faccio svampare casa, capito signò?
okay la pianto (si ma dove?!-cit wilwoosh)
CHE POI IO L’HO INCONTRATO WILWOOSH, JSABCHDV. perché lui è romano, come la sottoscritta, e un paio di anni fa l’ho beccato al centro commerciale.
abitava vicino casa di una mia amica..
okay basta, aloha!
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
Prossima stazione: Queens.”
Aprii gli occhi, sentendo la pacata voce metallica della metro annunciare la mia fermata. 
Mi ero addormentata con la guancia appoggiata sul finestrino freddo. E la vecchietta davanti a me mi guardava perplessa.
“Sa’..quelli del mio piano di sopra hanno comprato una batteria al figlio di undici anni, e la usa giorno e notte.” tentai di spiegare, abbozzando una risata isterica.
Non rise.
Continuò a guardarmi perplessa.
Vaffanculo vecchia.
Sospirai, e lanciai tristemente uno sguardo al sedile accanto al mio, occupato da uno scatolone pieno fino all’orlo. Mi guardava severo e astioso, come per dire ‘ti ricordi che ti hanno appena licenziata cogliona?’
Sì, me lo ricordo. Ripensai a quella faccia di merda di Liam, il mio capo figo che solo un’ora prima mi aveva delicatamente annunciato la mia dipartita.
 
‘Jenna, dolcezza, non ti piacerebbe prenderti una vacanza?’
‘Una..una vacanza? Come una promozione dici?’
‘No. Sei licenziata. TINA, dov’è il mio caffelatte scremato?!’
 
“Fanculo..” borbottai, spostandomi una ciocca di capelli dagli occhi. Come se mi fosse mai interessato lavorare nel marketing.
Lavorare nel marketing non mi interessava, ma poter comprare del cibo un po’ si. Guardai fuori, e realizzai che mancavano ancora circa cinque minuti prima di scendere. Ero ancora in tempo per gettarmi dal finestrino sulle rotaie o…o leggere quel numero di MarieClaire ancora nello scatolone.
Con una smorfia afferrai la rivista, e presi a sfogliarla.
-Bilancia: non avere paura di salirci!-
Ma chi ci sale. Ma chi ha i soldi per comprarla, una bilancia.
-Kate Middleton e il Principe William: sarà maschio-
 Oh, speriamo che prenda da lei e non erediti i geni di lui, che è mezzo uomo mezzo cavallo.
-Sesso: con quanti siete state?-
Inarcai un sopracciglio, e continuai a leggere.
“Oh porco cazzo!”
La vecchietta davanti a me sobbalzò, e le mostrai il giornale “Signora, si rende conto che il novantasei per cento delle donne americane è stata con una media di dieci uomini e mezzo per tutta la vita?!”
“Bhè, si, è tanto.”
“Tanto?” ripetei, stridula “E’ pochissimo! Dieci uomini sono niente, praticamente si è vergini, praticamente non si sa come sia fatto un..”
Abbassai la voce, mentre il sopracciglio destro della signora slittava pericolosamente verso l’alto, e lo sguardo urlava ‘troietta.’
Le porte si aprirono, presi di corsa lo scatolone e scesi frettolosamente.
A casa avrei fatto il conto, prima di andare all’addio al nubilato di Gil. Magari ricordavo male, magari ero stata anche io solo con dieci uomini..
O forse anche meno!
 
Alzai il bicchiere di champagne “A Gilian, la mia sorellona!” esclamai
“A Gilian!” ripeterono le nostre amiche, mentre lei arrossiva. Le circondai un braccio intorno alle spalle “Sai, non ci riesco a credere che ti sposi. Cioè, a soli ventiquattro anni..”
“Ventisei Jenna, ho ventisei anni.”
“Eh, si si, appunto..” continuai, con un gesto seccato “Quello che ti voglio chiedere è..” e mi girai, per fissarla intensamente negli occhi verdi come i miei “..conosci abbastanza Matt da volerlo per sempre?”
“Jenna, stanno insieme dal terzo anno di superiori.” si intromise Padma.
“Qualcuno ha preso troppi martini stasera, eh?” continuò Kim, levandomi il bicchiere di mano.
“Ma non era champagne?” chiesi, confusamente, poi scossi la testa “No okay, quello che volevo dire è..conosci abbastanza il mondo maschile da essere sicura di volere lui per sempre sempre?
Guardai le mie amiche seriamente, ma loro sembravano non capire.
E’ difficile essere la più sveglia del gruppo a volte.
Battei le mani “Okay, propongo un gioco: scriviamo su un foglietto di carta con quanti uomini abbiamo fatto sesso, poi li mettiamo in un bicchiere, peschiamo, e indoviniamo di chi è!”
“Dio, Jenna, il gioco della bottiglia sarebbe più emozionante.” commentò Kim, annoiata.
“Lo dici solo perché muori dalla voglia di limonarmi.” le feci l’occhiolino, e scoppiai a ridere da sola come una iena epilettica.
“Va bene, va bene, accontentiamo l’ubriaca.” disse mia sorella, e tirò fuori dalla borsa un pezzo di carta che dividemmo per quattro.
Ecco, ora sicuramente sarebbe venuto fuori che loro erano state con molti, ma molti più ragazzi di quanti ne avevo contati io a casa. Era quella stupida rivista il problema, non io.
“E dove li mettiamo?” chiese Padma, facendo scorrere i suoi grandi occhi scuri sui bicchieri ancora pieni sul tavolo del night club.
Presi il mio, e lo finii tutto d’un fiato.
“JENNA!”
“Vuoi finire a iniettarti flebo di birra nel vicolo degli alcolisti anonimi?”
“Shhh!” richiamai tutte al silenzio, mescolando i foglietti. “Pesca per prima la sposa!”
Gilian tirò fuori un foglietto, e lesse ad alta voce “Quattro.”
Sbiancai, mentre Padma alzava la mano “Uuh, sono io!”
“Ma non si doveva indovinare?” domandò Kim.
“Solo quattro?!” esclamai “Quattro?”
“Tesoro il mio matrimonio combinato è stato a tredici anni, non sai quanto ho faticato per quei quattro!”
A volte dimenticavo che Padma era indiana.
“Vado io!” annunciò Kim, e prese un foglietto “Sei? Tu Jenna?”
“Ehm..ss..”
“Sono io!” mi interruppe mia sorella, e le ragazze fecero un ‘oooh’ ammirato.
Merda, merda, merda!
“Pesco io!” si propose Padma, prima che potessi rovesciare dell’alcool sui foglietti e porre fine a quello che sarebbe stato un imbarazzante disastro.
“Nove! Wooo, chi è la zozza?”
Kim alzò la mano, e tutte scoppiarono a ridere “Kim! Ma sei una troietta!”
“Colpevole!” esclamò “Ehi, rimane solo Jenna..”
Scattai per prendere il mio foglio e strapparlo, ma Kim mi precedette e lesse.
“DICIANNOVE?”
Calò il silenzio, mentre sentivo le guance andarmi a fuoco.
Ancora silenzio.
Poi scoppiarono.
“Oh-mio-Dio!”  
“La mia sorellina!”
“Ma come hanno fatto ad entrare tutti?”
“Mica tutti insieme, che domande!” sbottai, mentre Kim quasi piangeva dalle risate.
“Sentite, lo so, sono troppi, ma non è mica una tragedia no? Voglio dire, solo perché a ventitrè anni sono stata con diciannove uomini questo non fa di me una troia, no?”
Silenzio. Gilian cominciò a frugare imbarazzata nella sua borsa.
“No. Non una troia.” mi rassicurò Padma.
“Un troione.” aggiunse Kim. “Mi sa che oltre al club degli alcolisti anonimi devi andare a quello dei ninfomani eh?”
“Vaffanculo!” urlai, prendendo il mio bicchiere. Ma era vuoto. Sbuffai, e lo riposai sul tavolino.
“Comunque ho deciso cosa fare.” dissi
“Cosa fare di che?”
“Della mia vagina. Ho avuto una rivelazione in treno.”
“In treno. Allora sei davvero fissata con le forme falliche..”
Gilian lanciò un calcio a Kim, e la ringraziai mentalmente. “Dicevo, ho deciso che il ventesimo uomo con cui andrò a letto sarà l’ultimo. Sarà l’uomo della mia vita, quello che sposerò.”
“E finchè non lo trovi?” chiese Padma.
“Finchè non lo trovo..finchè non lo trovo metterò una zip alla mia amichetta quaggiù.”
Gilian alzò il suo bicchiere “Alla vagina zippata di Jenna!” e poi tutte in coro “ALLA VAGINA ZIPPATA DI JENNA!”
Qualcuno si girò al nostro tavolo, ma non ci feci troppo caso. Brindai, nonostante avessi il bicchiere vuoto.
“Okay, vado a chiedere un altro shot per tutte.” mi alzai, e mi diressi verso il bancone un po’ barcollante.
Uhm, sentivo la testa pulsare, ma non tanto. Non mi sarei ubriacata quella sera, comunque. Giusto un altro shot e poi basta.
La mia vita da madre teresa inizierà qui, e stasera. Posai i gomiti sul bancone, aspettando che il cameriere si girasse verso di me.
“Jenna?”
Gelai sul posto, e lentamente girai la testa verso destra, come la bambola assassina per intenderci.
Liam mi guardava sorpreso, in un super elegante completo blu.
“Oh..ciao faccia di merda.” lo salutai, stirando un sorriso. Lui ridacchiò, passandosi una mano tra i capelli chiari.
“Viva la sincerità, eh?”
“Lo sai che ho sputato nel tuo caffelatte mentre eri girato?”
“Okay, basta con la sincerità.” continuò “Comunque..non ti trovo molto abbattuta.”
“E’ l’addio al nubilato di mia sorella. Ci prendiamo un bicchiere e basta, nulla di che.” spiegai
“Posso offrirti un ginger?” domandò, stirando le labbra carnose in un sorrisetto sexy.
Era davvero, davvero attraente per essere una faccia di merda, cavolo.
“Certo che puoi, dato che io non me lo posso permettere.”
Il cameriere ci posò davanti due bicchieri, neanche ci avesse letto nel pensiero. Li afferrammo, e lui fece tintinnare il suo con il mio.
“Al tuo licenziamento?”
“Al mio licenziamento, WOO!”
E lo scolai tutto d’un sorso.
Ma tanto, quello era l’ultimo.
 
 
Stropicciai gli occhi, sentendo le ciglia stranamente appiccicose. Ci passai una mano sopra, e la ritrovai..nera.
Non mi ero struccata ieri sera? Oh, cazzo, che mal di testa. Sembrava che ci fosse un concerto dei Green Day proprio sul mio lobo frontale. E ho dormito..nuda?
Stavo per alzarmi, quando qualcosa si posò pesantemente sul mio sedere.
Mi bloccai, e smisi di respirare.
Oh.
Oh oh oh!
Voltai molto, molto lentamente la testa, sperando che quella cosa sul mio sedere fosse stato solo uno spostamento molto violento d’aria.
E invece era una mano. Di un uomo. Risalii piano con gli occhi dalla mano al braccio, dal braccio alla clavicola, dalla clavicola al collo, dal collo alla testa..
“Cazzo!” gridai
Il ventesimo uomo con cui ero stata era Liam Payne, il mio ex-capo.

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Capitolo 2
*** Schiaffi di pizza ***


i just came to say hellooooo, oooh oooh ohh.
puonasera piepis, come va? i miei tra circa mezz'ora saranno a casa dopo aver passato il weekend a torino per il loro anniversario, e troveranno che i loro candidi figliuoli hanno ridotto la cucina come un cagatoio di maiali #shalala
no dai, ho ficcato tutto nella lavastoviglie e ora fa quel rumore inquetante tipo struzzo partoriente che mi agita, ma almeno le cose saranno pulite.
eniuei, lo so, non ho ANCORA aggiornato jump then fall. but, hey, time takes time, non mi va di scrivere perchè mi sento obbligata e poi pubblicare un capitolo di merda.
sapete, a volte mi danno altamente al cazzo quelle che dicono-e non scherzosamente-che PRETENDONO il nuovo capitolo.
allora io pubblico un capitolo con scritto 'nuovo capitolo. merda rosa a pois blu.' e basta. lo so che è brutto aspettare, davvero, ma vi meritate un bel capitolo, non una cagatina scritta perchè alcune mi mettono angoscia.
MAAA, penso che pubblicherò presto, perchè QUALCHE PESSIMA PERSONA DI CUI NON FARO' IL NOME (rachele) mi ha minacciato con una cosa stronzastronzastronzissima.
ti odio cava <3 ma ricorda che sono io il boss qui, jajaja *spagnola in calore*
basta, torniamo a List. questo è il capitolo che apre veramente le danze (?), quindi...boh, godetevelo.
ma come state? raccontatemi un po' i cazzi vostri suvvia! (parlo con quelle che non lo fanno mai, non con le solite..sì, lo so che state leggendo cocorite bricconcelle che non siete altro)
bye





Osservai con orrore Liam fare una smorfia nel sonno, prima di girarsi sull’altro lato.
Oddiomio, oddiomio. E adesso che faccio?
“E’ tutta colpa tua, vergognati!” sibilai alla mia vagina, prima di accorgermi che avevo davvero parlato con il mio organo genitale.
Mi alzai, cercando di non far rumore sul materasso, e raccolsi da terra una magliettona che usavo di solito per casa. La infilai, afferrai il mio cellulare sul comodino e corsi a piedi nudi nel bagno.
Cinque cinque tre, sei otto, zero tre nove..
“Pronto?”
“Gilian, sono io!”
“Perché sussurri?”
Lanciai uno sguardo fuori dal bagno, e notai che Liam ancora dormiva tranquillo “Senti, ho fatto un casino.” continuai, mordendomi un’unghia.
“Ti sei fatta licenziare?”
“Che? No, quello era ieri!”
“Ti hanno licenziata ieri?!”
“Gilian, ascoltami!” alzai la voce, e me ne pentii quando sentii Liam che si alzava dal letto.
Merda, merda, super merda.
“Ieri sera..ieri sera sono tornata a casa con Liam Payne, il mio ex-capo.”
“Jenna.” cominciò Gil, severa “Dimmi che ora non è sul tuo letto senza i pantaloni.”
Lanciai un’altra occhiata fuori dal bagno “Bhè, sul letto non è..”
“Oh signore! Matt, MATT, Jenna si sposa!” la sentii urlare dal telefono.
“Auguri Jenna!” rispose la voce di Matt, in lontananza.
“Vaffanculo Gilian! Come cavolo faccio a sposarlo? Ci sono stata solo una notte, era il mio capo, e..”
“A me è sembrato molto, molto carino ieri sera. Poi non se ne è ancora andato, no? E’ un buon segno.”
Mi fermai a riflettere, ed in effetti non aveva tutti i torti. Voglio dire, era sempre una faccia di merda, ma se ci fossimo sposati mi avrebbe sicuramente ripresa al lavoro. E poi era attraente, educato, a volte spiritoso.
Magari era destino che fosse proprio lui mio marito.
Mi sporsi oltre lo stipite per lanciare l’ennesima occhiata nella stanza, e notai che Liam si stava specchiando da diverse angolazioni nel mio specchio appoggiato all’armadio.
Strambo.
“Okay, ora devo andare. Ci sentiamo dopo.” attaccai bruscamente, e mi alzai. Entrando nella stanza mi schiarii rumorosamente la gola, ma Liam non fece segno di sentirmi e si diresse in cucina.
“C’è del caffè? Del latte parzialmente scremato?” chiese, cominciando ad aprire tutte le credenze.
“Ehm, veramente li ho finit..”
“Uuh, e questa cosa sarebbe?” con una smorfia disgustata indicò la pizza avanzata di l’altro ieri in frigo.
“Era..era della pizza per le persone..povere della comunità dei..sordo-ciechi…” tentai di giustificarmi, prima di chiudere bruscamente l’anta del frigo.
Ma lui già non mi ascoltava più. Armeggiava con il suo blackberry, molto preso.
“Okay senti, oggi alle due ho un pranzo di lavoro, alle quattro devo vedere i rappresentati della Dutche Bank e alle sei vado in palestra ma potrei riuscire ad infilarti per un happy hour alle..sette e dieci.”
Infilarmi per un happy hour? Ma che sono, l’appuntamento dal dentista?
Mio marito stava diventando il mio ex-marito.
“Senti, veramente..”
In quell’istante la porta di casa si aprì, e il mio caro vicino di casa entrò con molta nonchalance.
“Ciao Jenna, ciao bello.” ci salutò, prima di aprire il frigo. Afferrò un trancio di pizza e se lo trascinò sul divano.
“Ah, ecco, lui è Zayn il mio vicino. Zayn questo è Liam.” feci le presentazioni, e mentre Liam guardava perplesso il pakistano sul mio divano lui gli fece il segno della pace.
Oh signore mio, dammi la forza.
“Senti Liam, che ne dici se..ti richiamo io e ti faccio sapere?” tentai, disperata.
“Non è possibile. Devi farmi sapere ora altrimenti poi si scombussolano i piani, e io non posso rimandare la palestra di giovedì, capisci? Quei quarantacinque minuti di pilates servono al mio organismo per stimolare il metabolismo, che è più lento nel fine settimana come saprai.”
E certo, chi non lo sa?
“Quindi?” insistette, nervoso.
Io boccheggiavo, consapevole di sembrare una trota (troia) sull’orlo della disperazione. Che gli dico, che gli dico, che gli dico?
“Oh, Jenna, non te lo ricordi? Stasera c’è la riunione di condominio.” Zayn si intromise, candidamente, e mi sembrò di sentire qualcuno intonare l’alleluja.
In effetti qualcuno stava intonando l’alleluja. La signora Fender, del piano di sotto, che cantava per il suo cane cieco. Ma non era questo il punto.
“Già! La riunione di condominio!” ridacchiai nervosamente “Non posso proprio mancare Liam, mi dispiace. Allora ci sentiamo eh?” cominciai a spingerlo delicatamente verso l’ingresso
“Va bene, sappi che dal lunedì al venerdì tengo il cellulare acceso dalle sette alle undici di sera, mentre nel weekend dalle nove a mezzanott..”
“Certo, certo, ci vediamo!” lo spinsi definitivamente fuori dalla porta, e prima che la richiudessi notai che dalla porta della casa di Zayn stava uscendo una spilungona stretta in un abitino succinto.
Oh, tipico.
Richiusi seccamente l’uscio, e mi girai verso il divano dove Malik masticava rumorosamente
“Che c’è? Ti ho parato il culo dal maniaco stressato.” esclamò
“No, hai semplicemente usato di nuovo casa mia per nasconderti dall’ennesima ragazza che ti sei portato a letto.” gli feci notare, piccata “Non ti aiuterò nel tuo perverso piano di farti qualsiasi cosa si muova a New York.”
“E’ arrivata san francesco.” ruotò gli occhi scuri al cielo, prendendo un altro morso “E comunque non mi faccio fare la predica da una vestita solo con una maglietta che usa per pulire i pavimenti.”
Sbuffai, prima di dargli un pugno su una gamba per farmi spazio sul divano “Zayn?”
“Uhm?”
“Se ti dico una cosa prometti di non considerarmi una troia?”
“No, ma dilla comunque.”
Gli lanciai un’occhiataccia, ma continuai “Sono stata a letto con venti uomini nella mia vita.”
Un pomodoro gli andò di traverso, e sputacchiò per terra
“Ma che schifo!”
“VENTI? Ma non sei una ragazza, sei un distributore!”
“Idiota!” gli gridai, dandogli un altro pugno, ma lui si limitò a ridacchiare e pulirsi la bocca.
“Dai, su, non prendertela. Non è una tragedia.”
“E invece sì, lo è! Perché avevo deciso che il ventesimo uomo con cui sarei andata a letto sarebbe stato l’ultimo, l’uomo giusto, e invece è stato quel..quel maniaco schizofrenico del mio ex-capo!” continuai, stridula
Zayn fece spallucce “Magari il ventunesimo sarà quello giusto. O magari incontrerai qualche tuo ex e finirà che vi sposerete, così non supererai i venti.”
Mi bloccai, mentre un’idea perversa cominciava a formarsi nella mia mente. In quel momento Zayn si alzò dal divano.
“Va bene, grazie per la colazione. Io torno a dormire.” mi scompigliò i capelli e tranquillamente uscì, lasciandomi sola.
Io e la mia perversa idea da mettere in atto.
 
Sebbene io trovi Facebook un semplice errore nella naturale evoluzione dell’uomo e lo consideri utile solo per ricordare i compleanni di persone poco interessanti (genitori, sorelle, cugini e così via), in questo momento era la mia ancora di salvezza.
Allora, cominciamo. Mi sgranchii le braccia, e digitai uno nome a caso scritto sulla lista spiegazzata al mio fianco.
J-u-s-t-i-n Mitchell. Eravamo stati fidanzati durante l’estate tra il terzo e quarto anno di liceo, mi pare. Ci eravamo conosciuti in vacanza al mare, in North Carolina. Diciamo che mi ero messa con lui per movimentare un po’ quella deprimente vacanza, dato che nascondere la dentiera di quel pazzo furioso di mio nonno tra i tampax di mia madre aveva smesso di divertirmi.
Comunque era simpatico, e carino. E viveva a New York, a quanto ricordavo.
Apparve un solo risultato, e ci cliccai sopra per vedere meglio l’immagine del profilo.
Fa che sia carino, fa che sia carino, fa che sia carin..
“Oh signore!” esclamai, con un balzo.
Ma che caz..ma cosa gli era successo?
Dove cavolo era il suo collo? E quello..quello era un quarto mento o me lo stavo immaginando?
Sbuffai, e tornai indietro. Non che abbia qualcosa contro i ragazzi che non sono magri ma..bhe..
Non sono magri.
 
 
DUE MINUTI DOPO
La domanda non è come, la domanda è perché Adam Florence ora si faccia chiamare…Daphne RossaFamelica.  
Perché?
PERCHE’?
 
 
UN MINUTO DOPO
Uh, Josh! Vecchia canaglia, mi ricordo di te. Un secchione stronzetto che mi aveva quasi assalito durante il ballo dell’ultimo anno, facendomi finire un patatina alla paprika in un occhio.
Ma nonostante tutto eravamo stati insieme sei mesi. Finchè sua madre non aveva decretato che lo stavo traviando e portando sulla cattiva strada.
Era una donna piena di pregiudizi. Come se quell’incendio fosse stata colpa mia!
Cliccai sulla foto e..oh, ooooh. Meglio di quanto ricordassi! Capelli brizzolati neri, occhi azzurri, camicia da uomo in carriera.
Stavo per aprire la chat, quando notai lo stato sentimentale.
Sposato.
Sposato.
Ed avevamo la stessa età.

Cancellai anche il suo nome dalla lista, sbuffando sonoramente. Rimanevano solo…undici ragazzi ancora da controllare.
D’un tratto un nome attirò la mia attenzione.
“Harry Styles..” mormorai, stringendo il foglietto, e come una valanga i ricordi mi ricoprirono.
Eravamo stati vicini di casa per anni, a otto anni lui mi aveva regalato un anello di cartapesta trovato nell’uovo di pasqua e ci eravamo promessi che un giorno ci saremmo sposati.
Ci adoravamo, e ci divertivamo come solo due spastici ragazzini newyorkesi possono divertirsi: rincorrevamo gli scoiattoli a central park, facevamo a gara di rutti, andavamo sullo skateboard..
Poi a tredici anni lui si trasferì a Georgetown, che se la geografia non mi inganna deve essere in uno di quei tristi stati del sud dove ancora si sparano per il latte o l’indipendenza, boh.
Comunque, ci eravamo promessi che ci saremmo aspettati e non saremmo stati con nessun altro. Peccato che quando tornò a New York io mi ero messa con il qouterback della squadra di football, lui aveva baciato la vicina di casa della sorella del fidanzato della mia compagna di classe di biologia e dopo una ragionevole conversazione tra persone adulte in cui lui mi aveva dato della troia ed io gli avevo sputato sul naso, ci eravamo persi di vista.
Digitai il suo nome su google, e per poco non mi prese un infarto. 30.000 risultati?
Harry Styles porta avanti la sua campagna per i vaccini contro l’AIDS in Africa..’
‘Harry Styles: intervista del Times’
‘Harry Styles nominato uomo più socialmente impegnato del 2012..’
Oddio. Oddio, era lui! L’uomo della mia vita! E guarda che occhi!
Dovevo trovarlo.
E per farlo mi serviva l’aiuto di qualcun altro.
 
Diedi uno schiaffo alla sua pizza, facendo volare il trancio per la stanza come un frisbee triangolare impazzito.
Zayn spalancò gli occhi “Ma sei MATTA? Quella era la mia cena!” urlò
“Mi devi aiutare.”
“E come cazz..come sei entrata?”
“Tu lasci la porta aperta! Non è consigliabile, c’è chi potrebbe prenderlo come un invito per prenderti a lampadate in testa e rubare tutte le cose di valore.”
“L’unica cosa di valore che c’è qua dentro è l’orologio d’oro che mi hanno regalato per la comunione.” commentò bonario, alzandosi per riprendere la pizza finita sul lettore dvd.
“Ma non l’avevi venduto per comprare la macchina che fa la birra?”
Sbattè le lunghe ciglia un paio di volte, confuso “Oh cazzo, è vero! E dov’è la macchina?”
“Hai venduto anche quella per pagarti la benzina all’auto ma..”
“Che tristezza.”
La mia mano era già pronta per scagliare un altro manrovescio alla sua pizza quando lui mi bloccò il polso “Puledra violenta che non sei altro, lasciami nutrire!”
Sbuffai, e mi scollai dalla sua presa “Hai presente quella cosa che hai detto prima, sui ragazzi che ho avuto? Bhè ci ho pensato, e ho concluso che ci sono cose di cui non si è padroni, ma certamente io sono padrona della mia vagina e solo uno tra i miei venti ex fidanzati la merita. E tu.." lo indicai, e finalmente alzò lo sguardo dalla mozzarella che colava ai bordi della pizza "..mi aiuterai a rintracciarlo."
"Perchè io?"
"Perchè ti sei fatto mezza New York. E l'altra metà sono alberi, quindi zitto e comincia a lavorare!"
Continuò a masticare, lentamente, lanciandomi uno sguardo simil-sospettoso. Notai che non si era fatto la barba, ma non sembrava un senzatetto come la maggior parte degli uomini che non se la fanno.
Almeno, non più del solito.
“E io che ci guadagno?”
“La riconoscenza di un’amica, ovvio!”
“Oh certo, come ho fatto a non pensarci? Aspetta, vado a slegare il mio unicorno gay e insieme ce ne andiamo galoppando verso il mulino che vorrei, va bene?” mi prese in giro, parlando come si parla ai neonati quando piangono, strillano e cagano nello stesso momento.
Sbuffai “Okay, se mi dai una mano io ti faccio una copia delle chiavi di casa e ti permetto di venire ogni volta che vuoi evitare qualche tipa. Andata?”
Tesi la mano e aspettai, pazientemente.
Dopo qualche secondo sentii la sua stretta, tutta unta dall’olio colato della pizza.
“Andata!”

 


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