minuetto

di Karmilla
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** oscar ***
Capitolo 2: *** André ***
Capitolo 3: *** il ballo ***



Capitolo 1
*** oscar ***


minuetto1 MINUETTO

PARTE 1

La carrozza la stava portando a Versailles per l'ennesimo ballo ma
con due evidenti differenze: per la prima volta André non era con lei e per la prima volta indossava un abito da sera bellissimo, bianco come un raggio di luna.
Durante il viaggio Oscar non poteva fare a meno di aggrovigliarsi la mente con mille dubbi e mille domande, cominciava a dubitare della sua idea di andare a quel ballo con un abito da sera indossato solo con la speranza che Fersen si accorgesse di lei...già, Fersen, il suo ritorno dall'America dopo sette lunghi anni le aveva fatto ammettere improvvisamente che in fondo era una donna come tutte, nonostante si ostinasse a voler vivere la vita impostale da suo padre; anche lei cercava l'amore di un uomo, e voleva essere abbracciata, accarezzata, baciata.
Il giorno in cui Fersen le disse, senza neanche alzare lo sguardo, calmo e rilassato davanti ad una tazza di the “Oscar, mi chiedo perché Dio non vi abbia fatto nascere uomo” le scattò qualcosa dentro, una voce orgogliosa improvvisamente le urlò dentro “tu sei una donna, dimostraglielo o non si accorgerà mai di te!” In un attimo tutto il suo rigore militare venne meno e la sua promessa di vivere per sempre come un uomo si infranse come uno specchio rotto, il suo cuore di donna finalmente aveva preso il sopravvento.
Ma se quella le era sembrata la decisione più giusta, allora perché si sentiva così spaventata? Tentò di farsi coraggio da sola, dopotutto lei era un colonnello, il comandante della Guardia Reale, aveva combattuto e sconfitto tantissimi avversari, era la spadaccina più abile di tutta la Francia...perché mai doveva avere paura di uno stupido ballo? E poi, dopotutto, qualsiasi cosa sarebbe potuta accadere, c'era sempre André a proteggerla....Improvvisamente si ricordò che quella sera non sarebbe stato così, lui non era al suo fianco per la prima volta in vita loro ed era stata proprio Oscar a non volerlo con sé, aveva scelto di andare al ballo in incognito e la presenza di André avrebbe svelato il suo travestimento.
“Dopotutto non sto facendo nulla di male, ma allora perché non ho avuto il coraggio di dirglielo di persona? Perché ho dovuto chiedere aiuto a Nanny?” Oscar pensava a quegli occhi verdi, quei bellissimi occhi color smeraldo che sapevano leggerle dentro come forse neanche lei stessa era in grado di fare e capì da sola che il motivo era proprio quello, non voleva che anche questa volta André le leggesse l'anima. Mentre scendeva le scale, gli occhi di André le avevano fatto una domanda chiara, precisa, diretta: “E' per lui questo vestito, Oscar?” , ma dalle sue labbra non era uscita una parola e di questo Oscar gli era grata, non avrebbe potuto rispondergli. Sapeva che con quello sguardo André la stava rimproverando e questo non lo sopportava, l'approvazione del suo compagno di sempre era per lei la cosa più importante, specialmente dopo Saverne, dopo che lui l'aveva salvata da Nicolas e Jeanne.
“Chissà come ha fatto a sentire che lo stavo chiamando, io ero dentro al convento e lui fuori, i muri erano spessi e ho invocato il suo nome con un filo di voce mentre Nicolas cercava di strangolarmi. Ero ormai sicura di morire, eppure in un baleno André era lì e mi ha salvata da quell'inferno...”; era tormentata dal pensiero di quella sera e della complicità che si era creata tra loro dal momento in cui, appena fuori dal convento, André l'aveva stretta a sé, o almeno era stato così finché Fersen non aveva catturato la sua attenzione, ma nonostante il ritorno del Conte svedese non poteva negare che continuava a sentirsi a disagio quando era vicino ad André, un disagio indubbiamente piacevole però, una sensazione nuova per lei, alla quale non sapeva dare un nome ma che la faceva stare bene.
Quella sera André l'aveva aiutata a salire sulla carrozza e sarebbe stato un momento davvero imbarazzante se lui non avesse sdrammatizzato con il suo solito modo di fare ironico:
“Permetta che l'aiuti, Contessa de Jarjayes, non vorrei che con tutta quella stoffa che si porta appresso inciampasse e rotolasse a faccia in giù! Sai che ridere se ti presentassi a corte con il naso rosso e gonfio come una patata, Oscar?”
“Smettila André, sei il solito impertinente!”
Ma Oscar non finì di dirlo che inciampò sul serio, cadendo tra le braccia di André che, pronto a sorreggerla, rise di gusto. Sentendolo ridere Oscar si rilassò e rise anche lei ma quando si tirò su incrociò il suo lo sguardo, che stavolta era velato di tristezza:
“Stai attenta, Oscar, mi raccomando. Aspetterò che tu faccia ritorno, non riuscirò a dormire sapendoti da sola in quel covo di serpi.”
“Non ti preoccupare per me André, vado ad un ballo, non in guerra!”
Questa volta era lei a cercare di essere ironica, ma nello sguardo che si scambiarono c'era lo stesso pensiero, entrambi sapevano che quella che Oscar stava per affrontare era veramente una guerra, ma solo contro se stessa.
La carrozza arrivò infine alla reggia, Oscar scese, pronta per fare il suo ingresso, chiuse gli occhi, fece un respiro profondo e sussurrò: “Perdonami, André”.


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Capitolo 2
*** André ***


andré MINUETTO


PARTE 2
André era steso sul letto, le braccia incrociate dietro la nuca, gli occhi chiusi e i pensieri liberi di uscire ed entrare dalla finestra della sua stanza, lasciata volutamente aperta per far entrare l'aria fresca della notte. Ripensava alla giornata appena trascorsa con Oscar a Versailles, come faceva sempre, il fedele attendente al seguito del suo comandante.
Oscar l'aveva lasciato solo perché doveva preparare una parata con le Guardie Reali e così ne aveva approfittato per passeggiare tra i corridoi della reggia, fermandosi poi ad un balcone che dava sul giardino, proprio sopra la fontana. Fu là che vide Oscar e Fersen, stavano rientrando dalla parata e non poté fare a meno di serrare le mani e mordersi le labbra.
“Non fare lo stupido, è normale che siano insieme, dato il lavoro che fanno...” si ripetè da solo senza troppa convinzione, non riusciva a restare indifferente allo sguardo che aveva Oscar in quel momento, uno sguardo così limpido, luminoso, allegro che era impossibile non rimanerne affascinati; “Cosa darei perché tu mi guardassi così almeno una volta, mia cara Oscar”.
André era così assorto nell'osservare Oscar e Fersen che non si accorse che la regina Maria Antonietta era al suo fianco già da un pò.
“Fa male vederli così, vero André?”
“Cosa?”, rispose voltandosi di scatto, “Maestà scusate, non vi ho sentita arrivare, cosa stavate dicendo?”
“Che fa male vederli così, non sei d'accordo?”
André non aveva il coraggio di rispondere, sapeva fin troppo bene che la sua condizione non gli permetteva di innamorarsi di una donna di un rango superiore al suo.
“Non sono cieca, André, so che ami Oscar da sempre e che soffri nel non poterla avere per te.”.
Si voltarono entrambi a guardare i loro reciproci oggetti di desiderio, poi Maria Antonietta proseguì:
“Capisco quello che provi per Oscar perché io provo lo stesso sentimento per Fersen”.
“Perdonate la franchezza, Maestà, ma almeno voi l'avete l'amore di Fersen”.
“Si André, ma di nascosto, come una squallida prostituta dei bassifondi parigini. Non posso amarlo alla luce del sole, anzi devo sempre fare attenzione agli occhi della gente...se penso a quante volte Oscar è corsa in mio aiuto per impedirmi di fare delle sciocchezze!”
André era perplesso, la regina di Francia parlava con lui di un argomento così intimo con una tale naturalezza che sembrava stesse parlando ad un amico, in quel momento i loro ruoli non esistevano più, erano solo due coetanei che si confidavano le proprie sofferenze d'amore.
“La cosa che più mi rattrista é il pensiero che prima o poi lo perderò, li perderemo, André. Sono due persone libere, alle quali presto o tardi le rispettive famiglie imporranno un matrimonio”.
Un fulmine nel cuore di André, non aveva mai pensato ad una tale possibilità, che Oscar si sposasse, ma così come era arrivato cercò di scrollare quel pensiero dalla sua mente:
“Non é possibile, Maestà”, rispose sicuro, “il Generale Jarjayes non ha mai considerato Oscar una donna, di certo non le cerca un marito e spero proprio che non le stia cercando una moglie!”
“Ti sbagli, André, un giorno il Generale capirà che lui e Madame Jarjayes non ci saranno per sempre, così come tua nonna, inoltre tutte le altre figlie sono sposate e si accorgerà che la tua Oscar rimarrà sola, allora vorrà darla in sposa a qualche nobile che le garantisca una vita agiata, così come so che il padre di Fersen sta facendo a sua volta in Svezia, perché vuole che il nome del casato venga perpetrato.”
André ascoltava senza avere la forza di ribattere, sapeva che la regina aveva ragione e quando quel momento sarebbe arrivato lui non avrebbe potuto fare nulla per opporsi:
“Non sono un nobile, non ho nulla, non sono che un servitore che forse si è illuso di rimanere al fianco di Oscar per sempre...non posso neanche sperare nell'amore, perché lei non ama me!”
Ora era la regina ad essere sorpresa dalla franchezza e dalla dolcezza di André.
“Non è vero, André, devi credermi! Oscar ti ama, solo che non se ne è accorta ancora neanche lei, arriverà il giorno in cui lo capirà da sola, fidati di me!”
“Come vorrei che fosse vero, ma sono convinto che vi sbagliate”.
“Ti dico di no, sono sicura di quello che ho detto! Vedo come ti cerca sempre con lo sguardo per poi distoglierlo quando tu la guardi, e ricomincia a guardarti quando tu distogli lo sguardo da lei, e anche come si scalda quando sente le dame di corte parlare di te in modo un po' troppo audace. Deve solo decidere di compiere quel cammino dentro se stessa che le è stato impedito di fare sin dalla nascita. André, fidati delle mie parole; ricordi il giorno in cui caddi da cavallo e il re ti accusò ingiustamente? Dimmi, André cosa può essere stato se non l'amore a spingere Oscar a volersi sacrificare al tuo posto? Era pronta a morire pur di salvarti la vita, se questo tu non lo consideri amore...”.
La regina non smetteva di parlare, vedeva davanti a sé un uomo innamorato che aveva un disperato bisogno di credere a quello che lei stava dicendo, ma che non riusciva a farlo per colpa di tutti quegli stupidi ostacoli creati dalla differenza di rango.
“André, io ti prometto che farò tutto il possibile per aiutarti, quando il Generale Jarjayes vorrà far sposare Oscar ti metterò nella condizione di poter essere un suo pretendente, ti darò un titolo nobiliare più alto del suo e tutto quello che servirà per mantenerlo e se ciò non fosse ancora sufficiente chiederò a Sua Maestà di negare il consenso a tutti i pretendenti che il Generale porterà finché non proporrà te, fosse anche solo perché sei rimasto l'ultimo!”
“Vorrei davvero credervi e sperare che tutto questo un giorno si realizzi, per ora la realtà è molto diversa ma vi ringrazio dal profondo del cuore, non avete idea di quanto mi abbia fatto piacere quello che mi avete detto”.
Il solo pensiero di poter sposare la sua Oscar lo riempiva di gioia e lo faceva emozionare, quante volte aveva sognato di trovarsi in una chiesa, davanti ad un altare mentre aspettava la sua amata e...improvvisamente scoppiò a ridere, una risata bella e divertita, che trasmetteva allegria a chi lo ascoltava; la regina, stupita, gli chiese:
“André, cosa ti fa divertire così tanto?”
“Scusate, Maestà, è che per un attimo mi sono visto mentre aspetto Oscar all'altare, la porta della chiesa che si apre e lei che fa il suo trionfale ingresso...in alta uniforme! Non si capirebbe chi è lo sposo e chi è la sposa, saremmo veramente ridicoli!”
La regina lo guardava a bocca aperta, poi si figurò la stessa scena e scoppiò a ridere anche lei, e mentre lo guardava dovette ammettere con se stessa che invidiava Oscar, che era così fortunata da avere un uomo come André al suo fianco.

André si alzò dal letto e andò alla finestra
“E pensare che fino a questa mattina non riuscivo proprio ad immaginare Oscar vestita da sposa, non credevo che a distanza di poche ore la mia immagine di lei sarebbe cambiata così tanto. Non scorderò mai questa sera, la mia Oscar in abito lungo, che sogno! Quanto vorrei che l'avesse fatto per me e non per quel bambolotto svedese senza coraggio...Ma cosa dico, parlo come se avessi dei diritti su di lei, il suo cuore non mi appartiene, sono solo un uomo geloso e amareggiato perché non sono io quello che è riuscito a far cambiare Oscar. Il suo orgoglio l'ha gettato via per il conte dagli occhi di ghiaccio, con me non ha mai sentito il desiderio di sentirsi donna”.
André tornò a sedersi sul letto, poi cominciò a camminare nervosamente su e giù per la stanza, dopodiché decise di uscire a cavallo e recarsi a Versailles, se doveva soffrire, almeno voleva vedere in faccia la causa del suo dolore.

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Capitolo 3
*** il ballo ***


il ballo.html André arrivò alla reggia, entrò nel parco e si sedette vicino alla fontana, da lì poteva osservare chi entrava e chi usciva senza rischiare di essere visto a sua volta, si sarebbe sentito in imbarazzo se Oscar lo avesse scoperto a curiosare.
La vide uscire all'improvviso, di corsa e dirigersi verso la fontana.
“Ma guarda come scappa via, come un'adolescente al primo amore! Il tuo Fersen ti ha fatto emozionare così tanto da voler correre a prendere una boccata d'aria?”. In preda ad un attacco di gelosia non si era accorto che Oscar stava piangendo, ma non di gioia, era un pianto disperato con tanto di singhiozzi; quando capì che la sua amata soffriva, André avrebbe voluto dar retta al suo istinto e correre da lei, abbracciarla, tranquillizzarla ma poi si fermò, Oscar gli aveva chiesto di non seguirlo e si sarebbe sicuramente arrabbiata nel vederlo a Versailles, così decise di aspettare e vedere cosa succedeva. Oscar sembrava distrutta, le lacrime le scendevano senza che lei avesse la forza di fermarle mentre le parole di Fersen continuavano a rimbombarle nelle orecchie “Assomigliate ad una persona che conosco. E' bella come voi, bionda come voi, con gli occhi azzurri come i vostri. Questa donna è il mio migliore amico”. Oscar non voleva crederci, non solo non l'aveva riconosciuta, ma le aveva chiaramente detto ciò che provava per lei definendola “amico”, al maschile. Come suo padre, anche Fersen non l'avrebbe mai vista come una donna. Si sentiva sola in quel momento, e quasi senza rendersene conto disse ad alta voce, tra le lacrime:
“Oh André, come vorrei che tu fossi qui! Come sono stata stupida a chiederti di non venire con me”.
André non poteva credere a quello che aveva appena sentito, lei lo stava cercando, aveva bisogno di lui! Si fece coraggio, girò intorno alla fontana e le mise una mano sulla spalla:
“Oscar! Cosa ti succede, Oscar, dimmi!”
Lo sguardo di Oscar lo gelò, non aveva mai visto quegli occhi azzurri così tristi e disperati; Oscar lo fissava incredula “Come fa ad essere qui! Proprio come a Saverne...non é possibile! Come fai ad esserci ogni volta che ho bisogno di te anche se non te lo dico..., possibile che i nostri cuori riescano a sentirsi anche quando non parliamo?”
Gli si buttò tra le braccia piangendo, gli affondò il viso nel petto e lo strinse forte a sé.
“Oh André, come sono stata stupida!”
“Senti Oscar, ti ha fatto del male? Dimmelo, per favore, mi sembra di impazzire nel vederti così. Giuro che se ha osato anche solo torcerti un capello io...”
“No André, non mi ha fatto del male, o almeno non come pensi tu”.
“Allora raccontami cosa è successo, fidati di me”.
Rincuorata da quel caldo abbraccio e dalle carezze sui capelli che André le stava facendo da quando lo aveva praticamente travolto, trovò il coraggio di raccontare cosa era successo.
Mentre Oscar parlava, André sentiva montare su una collera incredibile...Fersen non aveva idea di quanto ad Oscar fosse costato quel gesto, non capiva l'importanza di quel passo, non capiva i sentimenti di Oscar, non capiva Oscar e non l'avrebbe mai capita. Era stato così evidente già quando a Palazzo Jarjayes aveva detto che era un peccato che non fosse nata uomo. “Che idiota! Gli avrei tirato in testa la tazza e anche tutta la teiera! Già, lui vuole solo quelle stupide pupattole tutte trine e moine, solo con loro si sente uomo. Non potrà mai capire quanto è speciale la mia Oscar”.
Aspettò che Oscar si calmasse un po', poi parlò, cercando di essere dolce, non voleva ferirla:
“Calmati Oscar, non ci pensare, non è successo nulla di grave”
“Tu non capisci, André, non mi ha mai considerata una donna e io mi sono illusa che vestendomi così se ne sarebbe accorto, mi sono resa ridicola”.
“Non sei ridicola, nessuno è ridicolo quando dimostra di amare anzi, è un gesto che richiede tanto coraggio; perdonami se te lo dico, ma Fersen è così tonto che non si accorgerebbe che sei una donna neanche se ti presentassi davanti a lui nuda!”
Oscar alzò lo sguardo e “Non è possibile, André è arrossito!!!”. Si mise a ridere:
“Si André, forse hai ragione tu, non se ne accorgerà mai”. Si strinse ancora di più a lui dicendogli “Grazie”.
André, al colmo della felicità, continuava ad accarezzare i capelli di Oscar, cercando di non pensare che finalmente la stava stringendo tra le braccia e le stava trasmettendo tutto il suo amore senza nascondersi. Era così bella, così fragile, così tenera mentre si lasciava accarezzare la schiena, ed entrambi sentirono un brivido quando André le accarezzò la spalla nuda.
“Scusa, Oscar”
“Di nulla André, non ti devi scusare”
Sentiva il contatto con quelle forme femminili così tante volte immaginate e così tante volte mortificate dall'uniforme, e pensava che era bello il corpo di Oscar, “Mi devo staccare da lei, o tra poco le dirò che l'amo..., l'ultima cosa che le serve è una mia confessione, la sconvolgerebbe. Per questa sera mi devo accontentare, e poi è così bello sentire che ha bisogno di me”.
Anche Oscar era talmente immersa nei suoi pensieri da non accorgersi che la sua mano accarezzava la schiena di André con lo stesso ritmo con cui André accarezzava lei: “Come si sta bene tra le tue braccia, André. Hai delle spalle larghe e muscolose, un petto sensuale ed accogliente. Chissà quanti cuori hai già infranto! Quand'è che sei diventato un uomo, André? Io non me ne sono mai accorta...Mi piace stare qui, mi sento sicura, protetta, a casa. Strano, mentre ero tra le braccia di Fersen non mi sentivo così, ero a disagio eppure è lui che amo. Buffo, sono innamorata di un uomo e sono avvinghiata ad un altro...E se fosse cosi anche per André? Se stesse abbracciando me pensando di abbracciare un'altra donna?”
“André?”
“Si, Oscar, dimmi”
“André, sei mai stato innamorato?”
No Oscar, ti prego, così è una tortura. “Perché vuoi saperlo?”
“Non me ne hai mai parlato”
“Non me lo hai mai chiesto”
“Hai ragione...ma te lo chiedo adesso. Allora dimmi André, sei mai stato innamorato?”
E va bene Oscar, facciamoci del male fino in fondo! “Si, sono innamorato”.
“Ed è un amore felice?”
“No, è un agonia”
“Perché?”
“Perché lei non mi vede, non sono che un'ombra al suo fianco”
“La conosco?”
No, non ti conosci come ti conosco io. “No”
“Descrivimela”
“E' bella come te, bionda come te, ha gli occhi azzurri come i tuoi”
“André, mi stai prendendo in giro? Adesso non mi dirai anche tu che sono il tuo migliore amico!”
André rideva, tutto sommato questo gioco lo divertiva, Oscar sarà anche stata un comandante eccezionale, ma se si trattava di sentimenti non era proprio un'aquila, era davvero ingenua a non capire che stava parlando di lei.
“Beh, Oscar, lo sai che sei la mia migliore amica, no?”
“Menomale, almeno mi consideri un'amica e non un amico, allora esiste qualcuno che si è accorto che sono una donna !”
“Perché, sei una donna? Che strano, ti sono accanto da sempre e non me ne sono mai accorto!”
“Stupido! Ma non riesci mai ad essere serio?”
E mentre entrambi ridevano abbracciati, André continuò:
“Lo so che sei una donna, Oscar, una donna stupenda; lo so da sempre. Non basta l'uniforme a nasconderti, ti sto solo prendendo un po' in giro”
Oscar si sentì avvampare, le venne in mente come André l'aveva guardata anzi, spogliata con lo sguardo quando l'aveva vista con l'abito da sera...era in silenzio, ma i suoi occhi parlavano per lui. Alzò lo sguardo e incrociò nuovamente quei meravigliosi occhi verdi che da un po' di tempo le toglievano il fiato, riconobbe lo stesso sguardo che le aveva fatto tremare le gambe mentre cercava di scendere le scale senza inciampare in quell'abito per lei così insolito, arrossì e nascose il viso nel petto di André. Il cuore batteva all'impazzata, temeva che Andrè lo sentisse e lei stessa si sentiva turbata da quello strano sentimento che, ora ne era certa, non era più un'amicizia, ma che si stava trasformando in qualcosa di più profondo. Sentì partire un minuetto dal salone delle feste, un minuetto bellissimo e le venne voglia di ballare.
“André, posso chiederti una cosa?”
“Tutto quello che vuoi, Oscar”
“Ecco...io...vorrei che tu ballassi con me questa sera. Sei riuscito a farmi dimenticare l'amarezza per Fersen e te ne sono grata, ora vorrei fare qualcosa io per te e farti dimenticare per un pò la donna che ti fa soffrire, anche se sicuramente per te non è lo stesso tenere me tra le braccia e preferiresti ci fosse lei”
“No Oscar, non ballerò con te in questo modo”
Oscar si sentì ferita e umiliata, gli occhi le si riempirono di lacrime, non poteva sopportare il rifiuto di Andrè, ma poi lui le prese la mani:
“Oscar, io ballerò con te anche tutta la notte se lo vorrai, ma con te, non con il fantasma di nessuna; non ho bisogno di immaginare di stringere nessun altra donna se posso avere te tra le mie braccia. Prima però permettimi di fare una cosa”
Oscar annuì, incuriosita, André le si avvicinò, le sciolse l'acconciatura, le scompigliò i capelli ed esclamò: ”Questa é la mia Oscar!”, dopodiché si inginocchiò davanti a lei e le chiese:
“Contessa de Jarjayes, mi farebbe l'onore di questo ballo...sempre se non inciampi di nuovo?”
“Con molto piacere, Monsieur Grandier, e poi se inciampo ci sarai tu a sorreggermi, come sempre”
“Certo Oscar, come sempre”
Ballarono tutta la notte, da soli nel giardino di Versailles, persi l'una nelle braccia dell'altro, sicuri che ormai il loro cammino insieme era solo appena incominciato.



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Grazie a tutti i lettori che hanno inserito un commento sulla mia storia, mi hanno fatto piacere e mi aiutano tantissimo
Mi rendo conto che questa storia è un pò festival del romanticismo, quando l'ho scritta era quello il mio stato d'animo, ma prometto che cambierò registro, ho già pronte storie leggermente "diverse".

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