Memorie Rubate

di MeiyoMakoto
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La professoressa Lynch ***
Capitolo 2: *** Arrivo a Hogwarts ***
Capitolo 3: *** Il primo giorno di scuola ***
Capitolo 4: *** Il Boccino ***
Capitolo 5: *** Il Principe Mezzosangue ***
Capitolo 6: *** Giochi da Serpeverde ***
Capitolo 7: *** Fantasmi ***
Capitolo 8: *** Petunia ***
Capitolo 9: *** Godric's Hollow ***
Capitolo 10: *** Draco ***
Capitolo 11: *** Harry ***
Capitolo 12: *** Il Mantello dell'Invisibilità ***
Capitolo 13: *** Halloween ***
Capitolo 14: *** Mai toccare il Pensatoio della McGranitt ***
Capitolo 15: *** L'ultimo ricordo ***



Capitolo 1
*** La professoressa Lynch ***


‘Prego, entri pure.’, trillò Dru. ‘Si accomodi in salotto, Les sarà da lei tra un attimo.’
Leslie sorrise tra sé e sé: Drusilla sembrava ancora più nervosa di lei.
‘Andrai benissimo.’, le sussurrò l’amica sistemandole una ciocca ribelle. ‘Sembra dura, ma è un pezzo di pane…’
Leslie annuì, prese un  respiro profondo ed entrò in salotto.
‘Preside McGranitt.’, disse.
‘Signorina Lynch, suppongo.’, rispose l’altra senza voltarsi: sembrava intenta ad osservare una fotografia di Drusilla e Jerome da piccoli in groppa a delle scope giocattolo. ‘Allora, vogliamo com…’
Si bloccò, fissando Leslie con gli occhi sbarrati.
‘Merlino…’, mormorò.
‘C’è qualche problema?’, chiese Leslie preoccupata.
Non era un gran che come inizio, per un colloquio di lavoro. La Preside si ricompose.
‘Niente affatto, signorina, la prego di perdonarmi. E’ solo che assomiglia in modo incredibile a… a una persona che conoscevo tanto tempo fa. Non ha per caso qualche relazione di parentela con una certa Lily Evans?’
‘Non che io sappia; a dire la verità non ho nessun parente da quando i miei genitori sono venuti a mancare in un incidente, quasi vent’anni fa.’
‘Non volevo essere indelicata.’
‘Si figuri, può capitare. Ad ogni modo, presto o tardi avremmo dovuto affrontare l’argomento, dato che è stata la loro morte a spingermi a trasferirmi in Nuova Zelanda: avevo bisogno di cambiare aria. Sono antropologa, sa, una professione Babbana che si occupa dello studio di altre culture; avevo sempre sognato di andare a vivere con gli aborigeni neozelandesi, e diciassette anni fa ho avuto la spinta che mi serviva.’
‘Drusilla mi dice che fino a poco tempo fa non sapevate di essere una strega; com’è possibile? Ogni bambino dotato di poteri magici viene registrato alla nascita negli archivi del Ministero della Magia,  in modo che a undici anni ricevano tutti la loro lettera di Hogwarts.’
‘Di solito è così, ma l’incantesimo che garantisce questo sistema ormai è vecchio di centinaia di anni e, come lei sa molto meglio di me, dopo un certo lasso di tempo gli incantesimi cominciano a perdere efficacia; io sono la bambina su un milione che non è stata registrata. O almeno questo è quello che gli impiegati del Ministero hanno spiegato a me e a Jerome.’
‘Jerome?’
‘Jerome Peppermint, il fratello di Dru; è stato lui a rivelarmi chi ero e a riportarmi in Inghilterra. Era in vacanza in Nuova Zelanda, e per combinazione ci siamo incontrati mentre mi trovavo in un villaggio per comprare delle medicine. Ha capito che ero una strega e mi ha avvicinato; quando gli ho detto che non avevo idea che esistesse una comunità magica, ha deciso di aiutarmi e mi ha invitato a vivere qui con lui e sua sorella.’
‘Come ha capito di avere davanti una maga?’
Leslie arrossì.
‘Ecco, io… ho  fatto uscire del fumo dalle orecchie della farmacista. E’ stato un incidente: nessuno mi ha insegnato a controllare la mia magia. Ho sempre cercato di regolarmi, ma…’
‘Ho capito.’, sorrise la professoressa. ‘Così la sua amica Drusilla ha pensato che insegnando Babbanologia a Hogwarts avrebbe potuto trovare un professore che la aiutasse ad esercitarsi senza avere l’imbarazzo di studiare con una classe di undicenni.’
‘Esatto.’, ammise Les.
‘Mi sembra una buona idea. Può cominciare a settembre, professoressa Lynch.’
 
 
 
 
‘Allora?’, chiese Jerome ansiosamente. ‘Ti ha dato il lavoro?’
Per tutta risposta, Leslie gli passò una boccetta di code di lucertola con un sorriso enigmatico.
‘Certo che sì!’, intervenne Dru saltellando di gioia. ‘Non è meraviglioso, Les? Saremo professoresse!’
Con i suoi ventitré anni, Drusilla Peppermint era la più giovane insegnante di Pozioni che Hogwarts avesse mai avuto; o almeno lo sarebbe diventato a settembre. Lei e suo fratello erano cresciuti aiutando il padre nell’erboristeria che la loro famiglia possedeva da generazioni, e conoscevano a menadito le erbe e i loro usi. Così Jerome, che era più grande di ben cinque anni, aveva  ereditato la bottega, mentre Dru grazie alle sue capacità si era aggiudicata la cattedra appena il vecchio insegnate, Horace Lumacorno, aveva deciso di andare in pensione, l’anno precedente.
‘Bisogna festeggiare!’, sorrise Jerome. ‘Che ne dite di una Burrobirra al Paiolo Magico?’
‘Perfetto.’, rispose subito Leslie.
Di tutte le cose che aveva scoperto in due mesi che viveva nel mondo magico, la Burrobirra era una di quelle che preferiva.
‘Non dire stupidaggini, adesso dobbiamo comprarti una bacchetta!’, obiettò Drusilla.
‘Sai che ho solo soldi Babbani…’, cominciò Leslie, ma la ragazza la interruppe con un gesto della mano.
‘Me li ridarai al primo stipendio, non fare storie. Una strega senza bacchetta è come una Pozione Restringente senza spighe di lavanda!’
‘Voi andate, poi ci incontreremo al pub.’, aggiunse Jerome. ‘Io qui ho ancora un po’ di lavoro da sbrigare.’
‘Grazie mille, ragazzi.’, si arrese Leslie.
Jerome le sorrise e tornò a etichettare ampolle, mentre Dru la prese per mano e la trascinò fuori. Era strano pensare che tra i due fratelli l’insegnate fosse lei: con i suoi cinque buchi alle orecchie e i suoi vestiti colorati sembrava fresca di esami, per non parlare del fatto che non stava ferma un attimo e trattava tutti come se fossero suoi amici da anni. Suo fratello invece non solo non usciva di casa se non con indosso una camicia ben stirata, ma aveva anche dimostrato una pazienza infinita nel rispondere alle incessanti domande di Leslie.
Diagon Alley era ancora più affollata del solito: l’anno scolastico stava per iniziare, e i negozi straripavano di ragazzi che dopo la lunga separazione estiva si riunivano per comprare insieme l’occorrente.
‘Da Olivander ci sarà una fila enorme.’, sospirò Dru indicando la calca davanti a Tiri Vispi Weasley.
‘Tu che bacchetta hai?’, chiese Leslie curiosa.
‘Corniolo e piuma di fenice. Mio fratello invece ha ontano e crine di unicorno. Non vedo l’ora di vedere che cosa capiterà a te, è da quando avevo undici anni che non compravo una bacchetta! Beh, eccoci qui.’
La bottega di Olivander era antica e molto spaziosa, ma così piena di gente da sembrare stretta. La guerra era stata inclemente: i vetri delle finestre erano rotti e i mobili scheggiati da qualche incantesimo che un occhio più esperto di quello di Leslie avrebbe immediatamente riconosciuto come una maledizione; e infatti non pochi, nella folla, si guardavano intorno impressionati. Del resto l’uomo dietro al bancone non faceva nessun tentativo di nascondere quello che era successo nel negozio, anzi:
‘Proprio così, mio nonno Garrick è stato rapito da Voi-Sapete-Chi in persona, non più tardi dell’anno scorso -No, giovanotto, direi che questa non va bene… Lascia, non fa nulla, ho sempre odiato quel soprammobile. Prova questa: ebano e corda di cuore di drago. Dicevo, mio nonno non è più stato lo stesso, anche dopo che Harry Potter -Sissignore, Harry Potter in persona!- l’ha liberato dalle grinfie del Signore Oscuro; così ha deciso di prendersi una pausa e di lasciare la bottega al suo nipote preferito… Perfetto, signora, fanno sette galeoni. Grazie a lei, torni a trovarci! Dov’ero rimasto? Ah, sì… Beh, il nonno mi ha detto proprio così: “Godric, ragazzo mio, tu sei l’unico nipote che abbia mostrato uno straccio di talento; tratta bene il negozio e non usare mai il crine di unicorno con l’ebano, mi raccomando.” Sagge parole… Bene, avanti il prossimo; come posso aiutarvi, signorine?’
‘La mia amica ha bisogno di una bacchetta.’, rispose Dru, un po’ disorientata dalla parlantina del negoziante.
‘Benissimo. Che cuore avevano le sue precedenti bacchette, signorina? Si è trovata meglio con qualche legno in particolare?’
‘Veramente, questa è la mia prima bacchetta.’, confessò Leslie.
Godric alzò un sopracciglio con aria dubbiosa, ma non replicò. Scattò nel retro del negozio e riemerse poco dopo con una scatola lunga e stretta.
‘Olmo e corda di cuore di drago.’, annunciò tirando fuori la bacchetta e porgendola a Leslie. ‘Prego, le dia pure un’agitata.’
La donna obbedì, ma la bacchetta ebbe un fremito e le schizzò via dalla mano.
‘Direi di no.’, commentò il negoziante. ‘Vediamo… Dovrei averne una che fa al caso suo… Biancospino e crine di unicorno, ecco a lei.’
Fece appena in tempo a schivare una saetta scoppiata fuori dalla bacchetta di Leslie, che nel frattempo era caduta a terra per il contraccolpo.
‘Mi scusi.’, borbottò questa mentre Dru la aiutava ad alzarsi.
‘Si figuri, si figuri… Piuttosto, mi chiedo se…’
Frugò in un cassetto e ne trasse una scatola impolverata con un sorriso.
‘Me la tratti bene, questa; ho sudato sette camice per rintracciare la fenice la cui piuma ho usato per il cuore. Il nonno non ha mai scoperto che avevo rubato una delle sue preziose piume -che tra l’altro gli avevo procurato io- per farne una bacchetta… La mia prima bacchetta. Ho strappato il ramo di un ciliegio che cresceva in giardino, e… Oh, mi scusi, signorina, alle volte mi rendo conto troppo tardi di star parlando troppo.’
Tese la bacchetta a Leslie, non senza una certa riluttanza. Lei la prese tra due dita, temendo di fare qualche danno irreparabile, ma sembrava tutto a posto; agitò delicatamente il polso, e all’istante sentì una strana energia scivolarle per il braccio e dalla punta della bacchetta uscì una scintilla.
‘Va bene?’, chiese timidamente.
Godric annuì con un sorriso, e Dru le cinse le spalle con un braccio.
‘Quant’è?’, domandò poi.
Il negoziante scosse la testa e tese davanti a sé il braccio destro, come per allontanare quell’idea ridicola.
‘Non mi sognerei mai di vendere questa bacchetta, signorina! Basta che me la tratti bene, ecco tutto; sono contento che abbia finalmente scelto qualcuno. Ha aspettato la persona giusta, eh? Quarant’anni, l’ha aspettata…’
‘Un po’ come te, Les.’, sorrise Drusilla.
‘Già.’, disse Leslie rigirandosi il suo nuovo acquisto tra le mani.
Le pareva quasi che questa bacchetta stesse tentando di dirle qualcosa: sembrava che per tutto quel tempo avesse aspettato proprio lei.
 
 
 
‘Ma dov’è Jerome?’, si lamentò Drusilla. ‘Con questo caldo ci tocca aspettarlo qui fuori, invece di entrare a prendere qualcosa di fresco!’
‘Tu vai dentro e trova un tavolo, resto io qui.’, si offrì Leslie.
‘Sicura?’, chiese dubbiosa l’amica.
‘Così iniziamo ad accorciare la lista dei favori  che devo a te e tuo fratello, anche se è interminabile.’
‘Ma dai!’, rise Dru dandole un colpetto sulla spalla. ‘Non ti ho neanche comprato la bacchetta, alla fine! E poi per una quarantenne sei una coinquilina perfetta: potresti essere mia madre, ma ti comporti come una sorella.’
‘Vai, prima che cambi idea.’, insistette Leslie ricambiandole il colpetto.
A volte avere un’amica con la metà dei suoi anni era un po’ avvilente, ma con tutto quello che i Peppermint avevano fatto per lei avrebbe potuto perdonare loro tutte le frecciatine del mondo. Si sedette in una panchina e cominciò a giocherellare con la nuova bacchetta. Dopo qualche istante, però, ebbe la fastidiosa sensazione di essere osservata; si guardò intorno, ma nessuna delle persone che passeggiavano per la strada sembrava prestarle attenzione.
E poi la vide.
Era magra come uno spillo, con capelli castani che cominciavano già ad ingrigirsi. Cosa più importante, stava correndo dritta verso di lei con le lacrime agli occhi.
‘Dove vai, mamma?’, le gridò dietro un ragazzo sui vent’anni, con tre doppi menti e di un’altezza spaventosa. ‘Harry ci aspetta, e il pranzo si fredda!’
La donna non sembrò aver sentito.
‘Dove sei stata in tutto questo tempo?’, mormorò parandosi davanti a Leslie e prendendole la mano. ‘Oh, Lils, mi dispiace tanto… Di tutto…’
Aveva gli occhi lucidi. Per qualche ragione, Leslie sentì un groppo in gola e non ebbe la forza di ritrarre la mano.
 ‘Mi dispiace molto, davvero, ma credo che lei mi confonda con qualcun altro.’, disse dolcemente. ‘Io non la conosco, signora.’
La donna si ritrasse con aria sconvolta.
‘Ha ragione…’, farfugliò. ‘Le mie scuse è che… La somiglianza è impressionante…’
‘Si figuri, può capitare.’, sorrise Leslie sorridendo debolmente.
‘Petunia?’, intervenne un uomo ben in carne con due baffi da tricheco, guardando Leslie con aria diffidente. ‘C’è qualche problema?’
‘Niente.’, si affettò a rispondere la moglie. ‘E’ che… Oh, Vernon, quegli occhi… Quei capelli…’
Gli occhi di Vernon sembrarono avere un barlume di comprensione. Annuì e condusse gentilmente Petunia verso il figlio, che li aspettava con aria interdetta.
‘Avresti dovuto dirmi di sentirti così.’, le disse. ‘In  tutti questi anni…’
Scosse la testa e fece un cenno con la mano a Leslie in segno di saluto.
‘Chi erano quelli?’, chiese Jerome sedendosi accanto a lei.
‘Non lo so, mi avevano confuso con qualcuno. Ma la vuoi sapere una cosa strana?’
‘Cosa?’
‘Quella donna… Per un attimo, sono stata felice che fosse qui. Non chiedermi perché, non lo so neanch’io.’
‘Tu sei strana.’
‘E tu sei in ritardo. Dai, entriamo, tua sorella starà facendo la muffa lì dentro.’

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Capitolo 2
*** Arrivo a Hogwarts ***


 ‘Prometti che verrai a trovarci a Hogsmeade!’, esclamò Drusilla saltando al collo del fratello.
‘Verrò per Leslie, non certo per te!’, la prese in giro Jerome schioccandole un bacio sulla guancia. ‘Scrivete spesso, mi raccomando: voglio sapere tutto sulla vita segreta dei professori di Hogwarts!’
Un fischio perentorio del treno annunciò che era ora di separarsi.
‘Dobbiamo andare, Dru.’, disse piano Leslie.
L’amica annuì e si staccò con riluttanza dal fratello, che le guardò allontanarsi con le mani in tasca. Da quando erano nati, i due avevano sempre vissuto insieme: era la prima volta che si separavano per così tanto tempo. Leslie sorrise rassicurante a Jerome e seguì Dru nella prima carrozza.
‘Mi sembra che ci siamo tutti.’, annunciò la Preside. ‘Bene, possiamo cominciare. Come sapete, quest’anno abbiamo un po’ di nuove reclute nel corpo docente, quindi cominciamo con le presentazioni: la professoressa Drusilla Peppermint sostituirà Horace nell’insegnamento di Pozioni, mentre per Babbanologia abbiamo la professoressa Leslie Lynch.’
‘Penso che te la caverai meglio di Alecto Carrow.’, disse una donna rotondetta più anziana di Les, sorridendole amichevolmente. ‘Io comunque sono Pomona Sprout, insegno Erbologia.’
‘Peccato per Charity Burbage, però.’, aggiunse mestamente un uomo piccolino. ‘Era brava, lei… Prima di finire nella pancia di quel dannato serpente.’
Leslie si schiarì la gola, imbarazzata.
‘Basta così, Filius.’, intervenne severa la McGranitt. ‘Per chi non lo sapesse, questo è Filius Vitious, stimato professore di Incantesimi. Trasfigurazione verrà insegnata dal professor Leonard Snicket.’
‘Spero solo di riuscire ad emulare la sua abilità, Preside.’, disse un uomo bruno, ad occhio e croce di mezza età ma ancora avvenente, sfoderando un sorriso che non raggiungeva gli occhi di un azzurro intenso.
‘La professoressa McGranitt insegnava Trasfigurazione.’, sussurrò Dru all’orecchio di Leslie. ‘Che leccapiedi questo Snicket, eh? Scommetto che è un Serpeverde…’
‘Cosa?’, chiese l’altra confusa, ma la Preside aveva già ricominciato a parlare.
‘Infine, il nuovo insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure è Raj Beckett, che fino all’anno scorso lavorava nella squadra di tiratori scelti degli Auror.’
 Un uomo alto, stravaccato sul posto accanto al finestrino, alzò brevemente il braccio senza smettere di guardare il panorama.
‘Che nome curioso; viene da un matrimonio misto, vero?’, osservò Leslie, a cui una vita di studi antropologici avevano reso domande del genere quasi un riflesso condizionato.
Gli altri insegnanti si scambiarono occhiate esterrefatte, ma Beckett fece come se non avesse sentito.
‘Mi dispiace, non volevo essere indiscreta.’, si affrettò ad aggiungere Leslie, arrossendo.
‘Madre indiana, padre inglese. Lei Babbana, lui mago. Niente matrimonio.’, grugnì Beckett, lo sguardo sempre fisso sull’orizzonte.
‘Molto bene.’, riprese la McGranitt dopo qualche istante di silenzio. ‘A Hogwarts troveremo ad aspettarci Rubeus Hagrid, guardiacaccia nonché insegnante di Cura delle Creature Magiche, e Sibilla Cooman, insegnante di Divinazione. Come sapete, gli alunni arriveranno domani sera, e dobbiamo prepararci ad accoglierli a dovere; per cui oggi avrete tempo di ambientarvi e di sistemarvi nei vostri alloggi, ma domani ci aspetta una giornata molto lunga. Ci sono domande?’
Drusilla alzò la mano, come se la McGranitt fosse stata ancora la sua insegnante. Alla Preside scappò un sorriso.
‘Sì, professoressa Peppermint?’
‘Volevo chiederle chi saranno i responsabili delle Case di Grifondoro e Serpeverde, adesso che lei e il professor Lumacorno non siete più disponibili.’
‘Dei Serpeverde si occuperà il professor Snicket.’, rispose la McGranitt, confermando le supposizioni di Drusilla. ‘Mentre per i Grifondoro… Diciamo che c’è un piccolo disguido, che verrà risolto entro domani. Bene, altri dubbi?’
‘Ehm… Che cos’è un Grifondoro?’, domandò timidamente Leslie.
Dagli sguardi interdetti della maggior parte degli insegnati capì di essere stata definitivamente etichettata come una squilibrata.
‘Lo scoprirà presto, signorina Lynch.’, rispose la Preside con noncuranza. ‘Nel frattempo, sarà meglio raccontare ai suoi colleghi della sua situazione.’
 
 
 
 
Hagrid!!’, tuonò la McGranitt. ‘Ma dove si è cacciato? Doveva essere qui con le carrozze!’
‘Io non ci conterei troppo, Minerva.’, ghignò un uomo da sotto la sua folta barba bianca, affacciandosi all’entrata di un pub. ‘Si è allontanato da qui qualche ora fa con un barilotto di idromele sottobraccio.’
La Preside strinse i pugni, fremente di rabbia.
‘E tu perché gliel’hai venduto, Aberforth?’
L’uomo scrollò le spalle.
‘Gli affari sono affari.’, rispose candidamente, gli occhi azzurri che scintillavano di divertimento.
‘In questo caso immagino che sarai felice di aprirci il passaggio nella tua dispensa.’, proseguì la McGranitt, ghignando a sua volta. ‘Come ai vecchi tempi.’
‘Come ai vecchi tempi.’, ripeté Aberforth cupo, aprendo la porta del pub.
‘Secondo me qui c’è qualcosa sotto.’, ridacchiò Dru.
‘Che intendi dire?’, chiese Leslie.
‘Quando andavo a scuola io girava sempre il pettegolezzo che la McGranitt avesse una cotta per il Preside di allora, Albus Silente.’
‘E allora?’
‘Beh, si dà il caso che suo fratello, Aberforth Silente, gli somigli molto…’
‘Sei troppo grande per queste cose.’, la rimproverò Leslie, suo malgrado sorridendo anche lei al pensiero. ‘Sei una professoressa, ora!’
‘Già.’, commentò Dru, sorridendo sognante. ‘Ce l’abbiamo fatta, eh?’
 
 
 
 
 
‘Non essere timida, Leslie.’, ridacchiò Snicket. ‘Si tratta solo di indossare un vecchio cappello.’
Leslie si guardò intorno diffidente: i mormorii eccitati dei colleghi non promettevano niente di buono. Difficile ricordarsi che erano tutti grandi, grossi e vaccinati mentre ridevano e bisbigliavano tra loro come dei ragazzini.
‘Sarà in Grifondoro.’, affermò con sicurezza Sibilla Cooman, che sosteneva di saper leggere il futuro. ‘Il mio Occhio non sbaglia.’
‘Bella forza…’, commentò Hagrid con la sua voce cavernosa, chinandosi verso la Sprout con aria d’intesa, in quello che probabilmente secondo lui era un bisbiglio appena percettibile. ‘Va bene che ho bevuto un tantino, ma o questa Leslie è la copia sputata di Lily Evans, o sono così ubriaco da avere le visioni! Se non è Grifondoro lei, io sono Serpeverde…’
La Cooman gli lanciò un’occhiata assassina, ma il guardiacaccia non sembrò neanche accorgersene; all’improvviso sembrò reprimere un singhiozzo e si soffiò rumorosamente il naso in un fazzoletto pieno di macchie.
‘Insomma, un po’ di contegno!’, intervenne Vitious, forte della sua autorità di Vicepreside. ‘Cortesemente, signorina Lynch, si sieda su questo sgabello.’
Lei obbedì titubante.
Un ingegno smisurato per il mago è dono grato.
Leslie fece un balzo sullo sgabello, e Dru scoppiò a ridere.
‘E’ il Cappello che parla.’, spiegò. ‘E’ normale.’
‘E che cosa devo rispondergli?’
‘Quello che vuoi.’
‘Va bene.’
Che vuoi dire con questo?, tentò.
Sei intelligente, molto intelligente, e hai voglia di imparare; saresti un valido membro della Casa di Corvonero. Ma quello che vedo è soprattutto il tuo coraggio.
Quindi… Grifondoro?
Esatto. Perché, ti aspettavi qualcos’altro?
‘GRIFONDORO!!’, annunciò il Cappello.
Drusilla batté le mani, accompagnata dal resto degli insegnanti.
‘Lo sapevo!’, esultò Hagrid dandole una pacca sulla spalla che le fece quasi perdere l’equilibrio.
‘Ve l’ho detto: l’Occhio non sbaglia mai.’, insistette la Cooman altera, barcollando via dalla sala. ‘Adesso vi prego di scusarmi, cari, ho un tale mal di testa…’
‘Sì, da dopo-sbornia.’, aggiunse Dru a bassa voce, alzando un sopracciglio.
‘Beh, da adesso siamo nemici giurati, Leslie.’, disse Snicket con un sorriso amabile.
‘Che intendi dire?’, chiese Les.
‘Sciocche rivalità tra Case.’, spiegò la Sprout scuotendo la testa. ‘Voi grifoni siete così competitivi! Delle serpi, poi, non ne parliamo…’
‘Scherzavo, Pomona.’, le assicurò Snicket con una risata.
Strizzò l’occhio a Leslie, che accennò un sorriso. Nonostante la prima impressione, Snicket non sembrava così terribile, anche se era così sicuro di sé che la sua sola presenza bastava a mettere Leslie in imbarazzo. Eppure gli altri insegnanti, per qualche ragione, lo trattavano con una certa diffidenza: anche se chiamava tutti col nome di battesimo, nessuno sembrava disposto a fare lo stesso con lui.
‘Anche mio fratello era in Grifondoro, sai?’, cominciò a raccontare Dru, ma venne subito interrotta da Vitious.
‘D’accordo, signori, diamoci una mossa.’, disse il Vicepreside battendo le mani per richiamare l’attenzione. ‘Ora si sarà fatta un’idea di quello che accadrà al banchetto di domani sera, signorina Lynch. Adesso però iniziamo a sistemare la sala, già che siamo tutti qui, così domani avremo un lavoro in meno da… Aspettate, dov’è finito Beckett?’
I professori si scambiarono occhiate confuse.
‘Mi sembra che fosse con noi prima che Les si mettesse il Cappello…’, azzardò Dru.
‘Forse è andato a controllare una cosa.’, aggiunse Snicket in tono rassicurante.
‘Si è defilato.’, tagliò corto Vitious con rabbia. ‘Vorrà dire che cominceremo senza di lui.’
‘Io che posso fare?’, chiese Leslie rigirandosi l’inutile bacchetta tra le mani.
I colleghi si limitarono a scambiarsi occhiate imbarazzate.
‘Vieni con me, Leslie.’, intervenne infine Hagrid. ‘Puoi darmi una mano con gli Ippogrifi, se ti va.’
Lei annuì riconoscente e lo seguì in giardino.
‘Sono pericolosi?’, domandò.
‘Non se sai come gestirli.’, rispose lui orgoglioso. ‘Sono delle creature affascinanti, anche se non tutti li trattano bene. Certo, non sono tranquilli come gli unicorni, ma rispetto ai ragni giganti sono dolci come il miele… Non che i ragni giganti non siano simpatici, a modo loro, solo che ogni tanto hanno il brutto vizio di tentare di mangiarti.’
‘E tu da solo ti occupi di tutte queste creature?’, fece Leslie ammirata.
‘Beh, sì, sono il guardiacaccia.’
‘E’ davvero incredibile!’
Hagrid scrollò le spalle.
‘Non è niente di speciale, però mi piace; anche se non posso usare una bacchetta, non me la passo male. Mica tutti hanno l’occasione di fare due chiacchiere con i Centauri o dar da mangiare agli Ippogrifi, dopotutto… E poi i maghi normali non ci capiscono niente, li trattano come se fossero pericolosi o roba simile. Sono solo diversi, ecco tutto.’
‘In che senso non puoi usare la bacchetta?’
‘Non ho mai finito la scuola. Siamo un po’ simili, io e te, eh?’
Leslie sorrise: era decisamente sollevata di non essere la sola a non saper usare la magia, fra gli insegnanti. Hagrid si fermò di scatto e la fissò.
‘Quando sorridi si vede di più.’, mormorò. ‘I tuoi occhi, sai; è impressionante, sono proprio uguali.’
‘Cosa?’, fece Les.
Il Guardiacaccia scosse la testa, come per scacciare un’idea assurda.
‘Niente, è che mi ricordi un po’ un mio amico.’
Leslie esitò.
‘Conosci Lily Evans, non è vero?’, chiese. ‘E’ a lei che somiglio. Chi è, Hagrid?’
Lui distolse lo sguardo.
‘Lily… Lily era una ragazza molto sfortunata. Aveva appena ventun anni quando Lord Voldemort la uccise insieme a suo marito.’
‘Oh.’
Quindi Lily Evans era morta; ecco perché la gente era così restia a parlare a lungo di lei, e ogni volta che la nominavano si emozionavano. Eppure tutti lo facevano così spesso…
‘Vieni, ti faccio vedere Fierobecco, è sempre stato il mio preferito.’, disse Hagrid con un sorriso stanco.
 
 
 
 
 
‘Eccoti qui!’, esclamò Drusilla correndo verso Leslie con aria esasperata. ‘Ti ho cercata dappertutto, la McGranitt vuole parlarti nel suo ufficio.’
‘Ero al lago con Hagrid.’, spiegò l’amica mentre si incamminavano verso il castello. ‘Ogni tanto gli Ippogrifi vanno lì per abbeverarsi, se non c’è gente. E’ un posto incredibile.’
‘Il luogo preferito di tutti gli studenti.’, confermò Dru. ‘Ci andavo sempre con i miei amici, da piccola.’
 ‘E gli Ippogrifi?’, fece Dru curiosa.
‘Meravigliosi, anche se avevo paura che mi staccassero un braccio a morsi.’
Dru rise.
‘Sì, fanno questo effetto. Cosa pensi che voglia dirti la McGranitt?’, domandò.
‘Non ne ho idea, ma lo scopriremo presto.’
 
 
 
‘Allora?’, chiese Dru facendo cenno a Leslie di sedersi accanto a lei.
‘Sono la nuova responsabile di Grifondoro.’, rispose l’altra servendosi una salsiccia con contorno di asparagi.
‘Non ci posso credere! Ma come mai proprio tu? Fino a stamattina non sapevi nemmeno cosa fosse una Casa.’
‘Le alternative erano Hagrid, che ha i suoi doveri di Guardiacaccia a cui pensare, e Beckett, che si è rifiutato categoricamente di accettare l’incarico.’
‘Beh, congratulazioni! Sei nervosa?’
‘Sì, anche se in realtà dovrò solo coordinare la ronde notturne di Prefetti e Caposcuola e la squadra di Quidditch… Qualunque cosa sia il Quidditch.’
‘Hai molta strada da fare, Lynch.’, rise Dru alzando gli occhi al cielo. ‘Effettivamente però anch’io affiderei un quarto della scuola a te piuttosto che a Beckett.’
‘Perché?’
‘Ma l’hai visto? Ha un’aria da serial killer che farebbe invidia a un Mangiamorte.’
Leslie ridacchiò.
‘Beh, io vado a dormire; domani sarà una giornata lunga.’
‘Già: il primo giorno di scuola.’, sorrise Dru.
 
 
Il parco della scuola. No, anzi; il Lago Nero. Un ragazzo in piedi sulla riva. Si china, coglie una ninfea* e ne ispira il profumo. Si gira verso di me. Mi guarda.
Lo conosco. I capelli neri, il colorito pallido, lo sguardo cupo e penetrante.
Lo riconoscerei tra mille.
Come diavolo si chiamava?
 
 
Leslie si svegliò di soprassalto. Il viso del ragazzo era impresso nella sua mente; eppure non lo aveva mai visto in vita sua. Oppure sì? In ogni caso, non poteva essere stato così importante per lei, se non riusciva a ricordare nulla di lui. Scalciò via le lenzuola e tornò a dormire.
 
 
 
*   ”Ninfea” in inglese si dice “Water Lily” o semplicemente “Lily”.

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Capitolo 3
*** Il primo giorno di scuola ***



Questo sarà l'ultimo capitolo d'introduzione, promesso: dal prossimo ('Il Boccino') inizia lo sviluppo. Avverto in anticipo che in questo capitolo saranno presenti molte nostre vecchie conoscenze, ma sono tutti personaggi che avranno un ruolo ben definito nella trama. E con questo ho finito.
Meiyo




‘Allora, ragazze?’, domandò Hagrid strizzando l’occhio a Leslie e Drusilla. ‘Come vi sembrano i nostri alunni?’
‘Me li ricordavo più piccoli.’, sorrise Dru. ‘E’strano, quelli del settimo anno li incontravo nei corridoi.’
‘Me lo ricordo bene!’, sorrise il guardiacaccia. ‘Eri una peste, tu, sempre a gironzolare intorno alla Foresta Proibita. Se penso a tutte le volte che ho dovuto ripescarti… E tu, Leslie? Che ne dici?’
‘Beh, sono… tanti.’
Troppi.
Quattro tavolate piene di studenti, la maggior parte dei quali potevano farle vomitare lumache con un gesto, mentre lei non sapeva neanche come maneggiare una bacchetta; come diavolo avrebbe fatto a gestirli? Gettò un’occhiata ai suoi Grifondoro, dove un ragazzo sui sedici anni ingoiò con noncuranza una caramella offertagli da un’amica, e all’istante si mise a ragliare tra le risate generali; ricambiò il favore trasformando il budino al cioccolato della compagna in sabbia. Leslie distolse in fretta lo sguardo. Anche le altre Case, però, non sembravano meno scalmanate: fra i Corvonero c’era persino una ragazza con due rapanelli appesi alle orecchie che leggeva una rivista al contrario. Solo i Serpeverde mangiavano composti e silenziosi, a malapena rivolgendosi la parola.
‘Che hanno i Serpeverde?’, chiese Leslie a Dru. ‘Sono sempre così malinconici?’
‘I loro genitori hanno perso la guerra.’, spiegò l’amica. ‘Quasi tutti sono figli di Mangiamorte.’
‘Molti hanno perso molto di più.’, aggiunse Hagrid cupo. ‘Da entrambe le parti. Vedi quella ragazza, quella con i capelli rossi? Suo fratello aveva solo diciannove anni… Era così… così pieno di vita.’
Scosse la testa e tracannò un sorso di grog.
‘Questi ragazzi sono forti.’, intervenne Vitious. ‘Da come ridono e scherzano non si direbbe mai che hanno visto delle cose terribili… Non sono mai stato così orgoglioso di loro come quando li vedo fare di tutto per continuare a vivere.’
‘Prendi Hermione Granger, per esempio.’, disse la Sprout. ‘Chi l’avrebbe mai detto che sarebbe tornata a completare i suoi studi?’
A Drusilla andò di traverso il succo di zucca.
Hermione Granger?!’, esalò. ‘Lei sarà una nostra alunna?’
‘Perché, la conosci?’, domandò Leslie.
‘Tutto il mondo magico la conosce, Les! Ti ho già parlato di Harry Potter, no?’
‘Quello che ha ucciso Voldemort?’
‘Proprio lui, e indovina chi l’ha aiutato?’
‘E’ una vera forza della natura, lei.’, aggiunse Hagrid con un sorriso affettuoso. ‘Avrai modo di conoscerla, è nella tua Casa.’
‘A proposito,’, intervenne la McGranitt. ‘Professoressa Lynch,  professor Snicket, dopo il banchetto alcuni studenti vi aspettano nelle vostre Sale Comuni.’
‘Chi?’, volle sapere Snicket.
‘Solo quelli a cui dovete fare da referenti.’, rispose la Preside. ‘Vogliono conoscere i nuovi responsabili.’
 
 
 
‘Piacere, io sono Leslie Lynch, la nuova Capocasa. Insegno Babbanologia.’
‘E’ vero che fino a qualche mese fa viveva in Nuova Zelanda?’, chiese una ragazza bionda e sorridente dalla divisa impeccabile. ‘E che non sa usare la magia?’
Però, le voci correvano come lampi, in questa scuola.
‘Proprio così.’, rispose Leslie, tentando di ricambiare il sorriso. ‘E tu devi essere una dei Prefetti.’
‘Elsa Kipling.’, si presentò lei sfiorando orgogliosa il suo distintivo tirato a lucido. ‘Piacere di conoscerla.’
Ah sì?
‘Il piacere è mio.’
‘Io sono Roger Barrell.’, s’intromise un ragazzo moro con il viso coperto di lentiggini. ‘L’altro Prefetto.’
‘Piacere. Ok, ragazzi, questi sono i vostri turni di ronda.’, disse Leslie consegnando loro un paio di pergamene. ‘Chi sono i Capiscuola?’
‘Liam Nolan.’, si presentò un ragazzo dall’aria fra il timido e lo scontroso.
‘Felice di conoscerti, Liam. E la tua compagna?’
‘Io sono Hermione Granger.’, rispose una ragazza, facendo un passo avanti.
Leslie la guardò: era abbastanza alta, con i capelli castani un po’ crespi, ma molto carina. Come quella di Elsa, anche la sua divisa era tenuta a regola d'arte. Guardò la professoressa dritta negli occhi, sorridendole: sembrava curiosa di conoscerla quanto Leslie era curiosa di conoscere lei. Cosa che, oltre alla sua fama e al fatto che tutti, anche gli adulti, la trattavano con un’ammirazione non comune, contribuiva a mettere Les sempre più in soggezione.
‘Piacere.’, rispose Leslie, cercando di assumere un tono distaccato. ‘Bene, Liam, Hermione, queste sono per voi. Quindi tu devi essere il capitano della squadra di Quidditch.’
Si voltò verso una ragazza bassina dai capelli rosso fuoco molto simili ai suoi, che la scrutava con un interesse che sconfinava nell’indelicatezza.
‘Ginny Weasley.’, si presentò lei tendendole la mano. ‘Le ha mai detto nessuno che ha proprio dei begli occhi?’
‘Grazie…’, disse Leslie confusa.
Hermione lanciò alla compagna un’occhiata eloquente.
‘Ginny voleva dire che lei ha gli occhi molto simili a quelli di un nostro caro amico.’, spiegò.
‘Un tuo caro amico.’, specificò lei. ‘Harry è il mio ragazzo.’
‘Capisco.’, concluse Leslie con un sorriso. ‘Bene, Ginny, mi sono messa d’accordo con gli altri Capicasa, avete il campo a disposizione tutti i lunedì, i mercoledì e i giovedì dalle sei alle sette e mezza. Ti consegnerò appena possibile le date delle partite.’
‘Grazie.’, rispose la ragazza. ‘Quando posso tenere le selezioni?’
‘Sabato ci saranno le selezioni per tutte le squadre; per i Grifondoro, dalle due alle quattro. Non so quali ruoli siano rimasti scoperti, quindi tocca a te mettere l’annuncio sulla bacheca.’
‘D’accordo. Dovrebbe venire a vederci giocare qualche volta, professoressa.’
‘Mi piacerebbe, anche se non conosco le regole. Bene, ragazzi, se non ci sono domande potete andare a godervi il meritato riposo.’
Elsa e Roger non se lo fecero ripetere due volte, così come Ginny; Liam gettò un’occhiata a Hermione, ma dato che la ragazza indugiava si avviò da solo.
‘Professoressa…’, esordì Hermione quando il ragazzo si fu allontanato. ‘La Preside mi ha parlato del suo problema. Sarei felice di aiutarla, se vuole.’
Leslie esitò: era già umiliante dover prendere lezioni alla sua età, figurarsi da una studentessa. D’altra parte, però, Hermione Granger era la “salvatrice del mondo magico e strega più brillante della sua generazione”. Non poteva essere così tremendo averla come insegnante, no?
‘Un po’ di esperienza ce l’ho.’, continuò la ragazza, vedendo che Les aveva dei dubbi. ‘Quando ero al quinto anno ho aiutato Harry a tenere delle lezioni clandestine di Difesa Contro le Arti Oscure. Cioè, non proprio clandestine… Beh, in realtà sì, ma…’
Leslie la bloccò con un gesto della mano e un sorriso.
‘Ti sono molto grata, davvero. Quando possiamo cominciare?’
‘Anche domani dopo le lezioni, per me.’, rispose Hermione in tono più calmo. ‘Direi di lavorare almeno tre volte a settimana, anche tutti i giorni se ci riusciamo. Dopotutto abbiamo solo un anno prima che io mi diplomi, no?’
‘Appunto, dovrai studiare.’
‘Di questo non si preoccupi, professoressa; sono abbastanza avanti rispetto al programma, anche perché ho acquisito alcune competenze… per conto mio, diciamo. Lei, piuttosto, avrà dei compiti da correggere, dei test da preparare…’
‘Cercherò di ritagliare più tempo possibile.’
‘Allora a domani, professoressa.’
‘A domani, e grazie ancora. Ah, Hermione…’
‘Sì?’
‘Tu frequenterai le mie lezioni quest’anno?’
‘No, sono Nata Babbana.’
‘Allora possiamo anche darci del tu.’
‘Va bene.’, sorrise Hermione. ‘Sai, una volta o l’altra dovrei presentarti Harry; sono sicura che andreste d’accordo.’
 
 
 
 
‘Un soldo per i tuoi pensieri.’, disse Drusilla con uno sbadiglio, spalmando della marmellata sulla sua fetta biscottata.
Leslie alzò le spalle.
‘Sono due notti che faccio esattamente lo stesso sogno: un ragazzo con una ninfea. La cosa strana è che ho l’impressione di conoscerlo, eppure non riesco a ricordarmi il suo nome.’
‘Almeno tu sei riuscita a dormire; io non ho chiuso occhio.’
‘Non devi preoccuparti così.’, sorrise Les. ‘Mescoli intrugli fin dalla nascita, dopotutto.’
 ‘Mi servirà almeno un caffè bello forte, però. Comunque la mia prima lezione è con i primini, per fortuna, quindi più di tanto non posso sbagliare. Tu chi hai?’
‘L’ultimo anno.’
‘Ah… Beh, sicuramente andrai benissimo, fai l’antropomorfa.’
Antropologa. Comunque credo che me la caverò: se voi maghi siete così inesperti del mondo Babbano come io lo sono del vostro, non corro il rischio di sembrare impreparata.’
‘Fidati, lo siamo. Comunque ci ha scritto Jerome; questa è per te.’
‘Grazie, la leggerò quando arrivo in classe. Adesso scusami ma devo andare: la mia aula è al settimo piano.’
‘La mia invece è nei sotterranei. Nessuna speranza di incontrarci tra un’ora e l’altra, direi. Che fai dopo le lezioni?’
‘Corso di recupero con la professoressa Granger.’
‘La Granger è la tua insegnante? Merlino, l’ultima volta che l’ho vista aveva dodici anni e stava litigando con Ronald Weasley a proposito della lucentezza dei capelli di Guilderoy Allock. Come passa il tempo, eh?’
 ‘Se ti va puoi passare a farci compagnia; ho bisogno di tutto l’incoraggiamento possibile.’
‘Senza dubbio. Adesso vai, tanto lo vedo che fremi dalla voglia di alzarti.’
 
 
 
Cara Les,
Che combina Dru? Ti sta mandando al manicomio? Tienila d’occhio da parte mia, mi raccomando. E tu? Hai già trovato un insegnante? Probabilmente questa lettera ti arriverà la mattina del primo giorno, quindi non ti chiedo degli studenti, ma quando li incontrerai ricordati di raccontarmi tutto quello che combineranno. Scherzo, sono sicuro che si comporteranno benissimo.
In che Casa sei finita? Io ero in Grifondoro, culla dei coraggiosi di cuore, e mia sorella una Corvonero. Sono sicuro che te l’avrà già detto lei, però, e se non l’ha ancora fatto preparati a un fiume di racconti nostalgici:
‘Oh, sotto quest’albero ho dato il mio primo bacio a Kevin Abbott!’
‘Oh, quando andavo a scuola io le peonie erano proprio uguali a queste!’
Beh, d’altra parte, chi può biasimarla? Quel posto racchiude la nostra adolescenza. Ok, passo alla lettera per Dru prima di cominciare a fare il nostalgico anch’io.
Un abbraccio,
                              Jerome
P.S.: Sarai l’insegnante di Babbanologia migliore che Hogwarts abbia mai avuto.
 
 
 
 
 
Caro Jerome,
Prima di tutto vorrei ricordarti che la tua adolescenza non è così lontana da poterne provare nostalgia, quindi su con la vita e goditi la tua giovinezza. Perle di saggezza da quasi quarantenne.
Dru sta bene, anche se è un po’ nervosa per la sua prima lezione, però non credo che le farà piacere sapere che mi spiattelli i suoi segreti… Chi diavolo è questo Kevin Abbott? Per farti perdonare mi devi dire chi è stata la tua prima ragazza.
Sul serio, non ti preoccupare per lei: Hogwarts le piace da impazzire, ed è decisamente esaltata per il lavoro. Abbiamo già fatto amicizia con un paio di insegnanti, quindi non è neanche sola in balia della terribile professoressa Lynch; però non va molto d’accordo con l’unico professore Serpeverde, Leonard Snicket. Cos’hanno questi Serpeverde di così tremendo, Jerome? Perché tutti li evitano? A proposito, anch’io sono Grifondoro; la Capocasa, ad essere precisi. Spero solo di cavarmela…
Ho ancora un po’ di paura: è tutto così nuovo, e tutti gli altri sembrano così preparati. Tra l’altro è da qualche notte che faccio un sogno un po’
 
‘Permesso?’
Leslie posò la piuma e fece cenno a Ginny e agli altri Grifondoro di entrare.
‘Benvenuti.’, disse. ‘Siete solo voi?’
‘I Serpeverde e i Tassorosso ci mettono un po’ ad arrivare, i loro dormitori sono nei piani bassi.’, spiegò un ragazzo alto e riccio. ‘I Corvonero arriveranno tra un po’; a dire la verità siamo noi ad essere in anticipo, professoressa. Volevamo conoscerla di persona.’
‘Sono a vostra disposizione.’
‘Cominciamo dalle basi.’, suggerì una bella ragazza dalla pelle scura. ‘Per che squadra tifa?’
‘All Blacks.’, rispose Leslie senza esitazione. ‘Non seguo molto il rugby, ma la tradizionale danza propiziatoria che eseguono prima di ogni partita è af…’
S’interruppe di colpo davanti agli sguardi interdetti degli alunni.
‘Di Quidditch.’, specificò la ragazza in tono ovvio.
‘Non esiste il Quidditch tra i Babbani, Ariadne!’, esclamò Ginny roteando gli occhi. ‘La professoressa Lynch non ha mai visto una partita!’
Al che tutti i Grifondoro cominciarono a parlare tutti contemporaneamente delle loro squadre del cuore, apparentemente senza rendersi conto che Leslie non riusciva a capire una parola.
‘Tutti questi Nargilli rendono la gente nervosa.’, sentenziò una ragazza con la cravatta di Corvonero, emergendo dalla soglia.
Leslie la riconobbe all’istante: era quella dei rapanelli alle orecchie. Ginny si separò dalla folla, si sedette ad un banco in prima fila e fece cenno alla nuova arrivata di prendere posto vicino a lei.
‘Ciao, Ginny.’, disse questa serenamente. ‘Hai notato che la professoressa Lynch ha gli occhi di Harry?’
‘Sì, è incredibile. Quel colore è così raro, poi...’, convenne l’amica con noncuranza.
‘Non parlo solo del colore: hanno lo stesso sguardo.’, precisò l’altra.
Gli occhi di questo Harry, il viso di Lily Evans, i capelli di Ginny Weasley… Cos’è, somiglio a tutti i maghi d’Inghilterra?, pensò Leslie.
L’aula si era già riempita, e molti studenti si stavano già affrettando a sistemarsi nei posti che preferivano.
 ‘Direi che possiamo cominciare.’, annunciò Les, riuscendo con sua grande sorpresa a sovrastare il rumore.
Gli studenti ammutolirono. Leslie prese un respiro profondo e afferrò il registro -o meglio, una pergamena con l’elenco dei nomi scritto sopra. Ma cosa ci trovavano di sbagliato nella carta, i maghi? Dall’appello apprese che la compagna di banco di Ginny rispondeva al nome di Luna Lovegood.
Il programma imponeva di cominciare con il sistema monetario inglese, e anche se  gli studenti non sembravano particolarmente interessati a quanti zellini servissero per ottenere una sterlina, o quanti penny corrispondessero ad una falce, l’ora passò senza intoppi. La maggior parte dei ragazzi si impegnava a cercare di capire, ma Leslie non poté fare a meno di notare una schiera di Serpeverde dall’aria assente nelle ultime file.
‘Ok, facciamo un piccolo riepilogo. Tu, là in fondo, come hai detto che ti chiami?’, disse nella speranza di coinvolgerne qualcuno.
Un ragazzo biondo stravaccato sulla sedia alzò la testa e la fissò, come se cercasse di capire se si stava rivolgendo proprio a lui.
‘Draco Malfoy.’, borbottò infine.
‘Bene, Draco, cominciamo da te; se un negoziante Babbano ti chiedesse ottocento sterline per un comunissimo orologio da polso, che cosa risponderesti?’
Fatti un giro, feccia.’, rispose il ragazzo a bassa voce.
‘Come, scusa?’, chiese Leslie, credendo di aver frainteso.
‘Gli direi che non se ne parla.’, fece Draco in tono più alto.
Qualche Serpeverde sghignazzò, altri lo fissarono come se fosse impazzito, e molti altri lo fulminarono con lo sguardo; evidentemente la prima risposta non era sfuggita a molti.
‘Beh, è corretto.’, ammise Leslie. ‘Però c’è modo e modo; potresti ad esempio chiedergli uno sconto.’
Draco annuì incolore. Leslie gli diede un’occhiata; sembrava più grande degli altri, sia fisicamente sia mentalmente… quasistanco. Forse la guerra aveva costretto anche lui, come Hermione, a perdere un anno… Forse anche lui aveva visto cose terribili, come aveva detto Vitious…
‘E che prezzo chiederesti?’, ritentò.
Lui alzò le spalle.
‘Avanti, lo sai.’, lo incoraggiò Leslie in tono più gentile possibile, sorridendo.
Il ragazzo storse la bocca in una smorfia di rabbia.
‘E mi dica, professoressa, perché diavolo dovrei andare a comprare un orologio in un negozio Babbano anziché a Diagon Alley?’
‘Bada, Malfoy…’, ringhiò un Grifondoro.
‘No, è una domanda legittima.’, intervenne Leslie.
Draco divenne paonazzo.
‘Non ho bisogno che lei mi difenda, grazie tante!’, sibilò.
Il Grifondoro strinse i pugni minacciosamente, ma non osò fare altro in presenza di un’insegnante. In quel momento, la campanella misericordiosa suonò e gli studenti sfrecciarono via.
‘Un momento, Draco!’, chiamò Leslie. ‘Devo parlarti.’
Il ragazzo si avvicinò alla cattedra e aspettò che l’aula si svuotasse.
‘Mi scusi.’, disse poi a denti stretti, tenendo gli occhi bassi. ‘Non succederà più.’
‘Cosa ti ho fatto, Draco? Voglio solo sapere questo.’
‘Non mi ha fatto niente, le ho già chiesto scusa.’
‘Ah sì? E quell’uscita sui Babbani, allora? Che cos’è questa storia?’
Il ragazzo non rispose e tenne lo sguardo fisso fuori dalla finestra.
‘Sono nuova, non stupida, Draco. I Serpeverde hanno un problema, e adesso tu mi dirai qual è.  Non so cosa c’entriamo io o i Babbani, ma sono tutta orecchi.’
Il ragazzo la fissò, incredulo. La professoressa ricambiò lo sguardo, aspettando. Anima in pena o meno, questo ragazzino l’aveva chiaramente sfidata, e la Capocasa dei “coraggiosi di cuore” non era certo disposta a lasciar correre così facilmente.
‘Lei non ha visto la guerra.’, disse infine Draco. ‘Non sa che problemi abbiamo.’
‘Spiegamelo.’
‘Preferirei di no.’
‘Non m’interessa.’
‘Professoressa…’
‘D’accordo, allora spiegami perché sei qui. Sei più grande degli altri, e chiaramente il mio corso non ti piace.’
‘E’ un corso come un altro.’
‘Allora anche con gli altri professori fai così?’
‘Gli altri professori non sono dei Sanguesporco che insistono per farmi la morale!’
Si mise una mano fra i capelli, pentito dello sfogo. Leslie non commentò.
‘Non dica alla McGranitt che l’ho detto.’, sospirò infine il ragazzo. ‘Finirò in galera, se non dimostro che mi sono lasciato alle spalle tutto quello che mi è stato insegnato, e io voglio farlo sul serio; non è facile, ma ci proverò... Poi forse tutto finirà. Seguirò il suo corso, professoressa, e la lascerò in pace. Basta che lei lasci in pace me. Glielo chiedo per favore.’

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Capitolo 4
*** Il Boccino ***


Vorrei ringraziare hinata92 per la sua lunga recensione (non è da me fare pubblicità, ma la sua storia, Non c'è trucco, Non c'è inganno, questa è magia! è geniale), Luna23796 per la prima recensione che questa storia abbia mai avuto e, dulcis in fundo, la mitica OliviaP_... Non so dirti quanto mi facciano piacere le tue recensioni.
Meiyo




‘Impari in fretta.’, constatò Hermione con soddisfazione, annotando la parola Lumos su un quadernino. ‘In una sola settimana hai fatto un sacco di progressi!’
‘Ho un’ottima insegnante.’, replicò Leslie sorridendo.
 ‘Di questo passo fra qualche anno sarai una strega completamente preparata.’, rifletté l’altra. ‘E’ davvero impressionante: impari in poche ore incantesimi che ai maghi principianti di solito ci vogliono mesi per apprendere. Ma come fai?’
Leslie scrollò le spalle.
‘Istinto, immagino.’, rispose, non senza un certo piacere. ‘Vorrei solo che anche insegnare fosse così facile…’
‘Perché?’
Leslie esitò.
‘Hermione, cosa vuol dire Sanguesporco?’
L’altra s’irrigidì di colpo.
‘Chi ti ha chiamato in quel modo?’
‘Un ragazzo della tua età, Draco Malfoy.’
Hermione fece un sorriso amaro.
‘Naturalmente.’, commentò.
Si arrotolò la manica della felpa sopra il gomito e tese il braccio a Leslie.
‘Vedi questo segno?’, domandò.
Sul suo avambraccio c’era una lunga cicatrice, non ancora sbiadita dal tempo. A prima vista poteva sembrare il ricordo di un taglio, o forse di un’operazione, ma osservando attentamente si potevano distinguere dodici piccole lettere incise sulla pelle: Sanguesporco. Leslie spalancò gli occhi, inorridita.
‘L’ho avuto l’anno scorso, proprio a casa di Malfoy.’, continuò Hermione coprendosi di nuovo il braccio. ‘Sai già chi sono i Mangiamorte; il padre di Draco è uno di loro. Anche lui lo era, eppure ora… Dice che sta tentando di redimersi, ma se ti ha chiamato in quel modo… E io che ho testimoniato a suo favore, e anche Harry… Persino Ron…’
‘Ma che significa, Hermione?’, insistette Leslie.
‘Significa che visto che i nostri genitori sono Babbani, io e te siamo impure, esseri inferiori.’, disse sprezzante la ragazza. Sospirò. ‘Non dare ascolto a Malfoy, Leslie, è ancora frastornato da tutto quello che è successo... Ma se usa ancora quella parola lo farò sbattere in galera, fosse l’ultima cosa che faccio!’
‘Pensi che si sia pentito davvero?’
‘Sì, credo di sì. Però non ho combattuto, non ho visto i miei amici morire solo per sentire ancora quel maledetto insulto.’
Rimasero un po’ in silenzio, poi Hermione abbozzò un sorriso.
‘Vogliamo passare a Difesa Contro le Arti Oscure?’, propose.
 
 
Cara Leslie,
Qui tutto bene, solita vita a Diagon Alley. Devo dire che mi annoio un po’ senza di te e Dru, però; forse assumerò un assistente, giusto per farmi compagnia… E voi? Come va il lavoro? Mia sorella mi ha scritto un rotolo di pergamena intero per sfogare l’eccitazione, dal quale tra le altre cose ho appreso che prendi lezioni nientemeno che da Hermione Granger! Come osi non dirmi nulla? Non ti meriteresti che ti raccontassi della mia prima ragazza, ma visto che sono molto magnanimo (e molto annoiato: non c’è un’anima viva nella bottega, con questo caldo nessuno esce di casa…), soddisferò la tua curiosità.
Ninfadora Tonks, Tassorosso, avevamo entrambi quindici anni. Giocava a Quidditch come Cacciatrice, io commentavo le partite. Una volta per sbaglio mi ha tirato una Pluffa in testa, e quando è venuta a trovarmi in Infermeria ci siamo conosciuti meglio. Non ti dico quant’era gelosa mia sorella, ma a dispetto del suo fastidio siamo rimasti insieme per ben otto mesi. Poi abbiamo litigato per una stupidaggine ed è finita lì. Dopo il diploma si è iscritta al corso per diventare un’Auror, e dà lì in poi non so cosa le sia successo.
Contenta? Ora tocca a te, Lynch. Da quello che mi racconti sui tuoi sogni, ho il sospetto che sto per fare la conoscenza di un certo ragazzo con la ninfea…
Mi chiedevi dei Serpeverde. Beh, non so che dirti, tranne che sono sempre stati una Casa un po’ razzista; è quasi un prerequisito, come il coraggio di Grifondoro o l’intelligenza di Corvonero. Dopo questa guerra il mondo magico ne ha avuto abbastanza del razzismo, quindi è normale che la gente voglia prendere le distanze dalle Serpi, senza contare che Lord Voldemort in persona apparteneva a quella Casa. Oltretutto, moltissimi figli di Mangiamorte sono stati Smistati lì. Come ti sembra come spiegazione?
Ora vado, mi sembra di vedere qualcuno affacciato alla vetrina, anche se forse è un miraggio dovuto alla temperatura.
Tuo accaldatissimo,
                 Jerome
 
 
Caro Jerome,
Scusa se non ti ho detto di Hermione, ma ho a malapena tempo per scrivere, tra le mie lezioni e le “ripetizioni” con lei. E’ una ragazza dolcissima e un’ottima insegnante, e mi sembra di stare facendo dei veri passi avanti con la magia. Babbanologia va benone, è facile da insegnare e gli studenti sono per lo più curiosi (anche se ho il sospetto che questo loro interesse sia dovuto più alle voci che corrono su di me che alla materia), proprio come avevi detto tu. Se solo non avessi la crema dei Serpeverde in classe… Frequentano le mie lezioni per aiutare i loro genitori a venire scagionati dall’accusa di essere Mangiamorte, ma sia quelli che tentano di fare i cocchi dell’insegnate che quelli che se ne stanno in disparte tollerano a malapena una professoressa Sanguesporco (sì, ho imparato questa parola, mio malgrado). Ci sono persino quelli che hanno evitato per un soffio di finire in galera come Mangiamorte; Draco Malfoy, ad esempio. Quel ragazzo mi preoccupa sul serio…
Ma a te non interessano le lezioni di Babbanologia, eh? Ammettilo, è dall’inizio della lettera che sei in attesa sapere del mio primo ragazzo. Beh, non vorrei sembrarti fredda, ma onestamente non mi ricordo quasi nulla di lui: avevo diciassette anni, mi pare, e lui si chiamava John, o forse Jeremy, ed era bravo negli sport. Purtroppo la mia memoria non è esattamente formidabile, e della mia adolescenza non mi ricordo moltissimo.
Ora scappo, Dru mi ha convinto ad assistere agli allenamenti di Quidditch di Grifondoro. Dopotutto sono la Capocasa, no? Un po’ di tifo dovrò pur farlo!
Con affetto,
                 Leslie
 
 
 
 
 
‘Vi schiacceremo alla partita.’, sussurrò Dru all’orecchio di Leslie con un ghigno.
‘A me sembrano piuttosto bravi.’, obiettò l’amica. ‘Ginny ha già fatto sei centri.’
‘Il che significa che il vostro Portiere è un po’ scarso.’
‘Oppure che Ginny è molto brava.’
‘I Cacciatori di Corvonero non sono da meno. Oh, guarda, hanno liberato il Boccino.’
‘Il cosa? Ma le palle non si chiamavano Pluffa e Bolidi?’
‘Il Boccino è quel pallino dorato che sfreccia per il campo, lo vedi?’
‘Quello che punta dritto verso di noi?’
Per tutta risposta, Drusilla si spostò rapidamente, ma Leslie non aveva i riflessi così pronti; tutto quello che poté fare fu bloccare il Boccino con la mano prima che le arrivasse in faccia.
‘Bella presa, professoressa Lynch!’, gridò Ginny dall’alto. ‘Forse dovrebbe fare lei la Cercatrice!’
‘Già.’, concordò Dru a bassa voce. ‘Questo O’Reilley non è male, ma Potter era formidabile. Peccato per voi che abbia già concluso gli studi...’
Leslie le diede una gomitata scherzosa e fece cenno a Ginny di venire a riprendersi la palla.
‘Ehi, che c’è scritto?’, chiese all’improvviso Drusilla, indicando il Boccino.
L’amica abbassò lo sguardo. Sulla pallina era apparsa un’incisione, in una grafia grossa e calcata:
Vuoi sposarmi, Evans?
‘Strano.’, commentò Dru.
‘Molto. Questa Evans mi perseguita…’
‘Non, intendevo dire… Leslie, lo sai che i Boccini hanno una memoria tattile? L’ho letto tempo fa su un libro che mi aveva prestato mio fratello.’
‘E allora?’
‘E allora sembra che questo Boccino ti abbia scambiato per Lily Evans.’
 
 
 
 
Leslie aprì gli occhi e sospirò: ancora il ragazzo con la ninfea. Da più di una settimana lo sognava ogni notte, e per qualche ragione il fatto di non sapere chi fosse la stava mandando al manicomio. Dai raggi di luna che filtravano attraverso le tendine della finestra capì che era ancora notte fonda. Si rigirò su un fianco e provò a riaddormentarsi.
 
 
‘Dove vai, mamma? Harry ci aspetta, e il pranzo si fredda!’
La donna non sembrò aver sentito.
‘Dove sei stata in tutto questo tempo? Oh, Lils, mi dispiace tanto… Di tutto…’
 
 
 
‘Quando sorridi si vede di più. I tuoi occhi, sai; è impressionante, sono proprio uguali.’
‘Cosa?’
 ‘Niente, è che mi ricordi un po’ un mio amico.’
 ‘Conosci Lily Evans, non è vero? E’ a lei che somiglio. Chi è, Hagrid?’
 ‘Lily… Lily era una ragazza molto sfortunata. Aveva appena ventun anni quando Lord Voldemort la uccise insieme a suo marito.’
 
 
‘Ti ho già parlato di Harry Potter, no?’
‘Quello che ha ucciso Voldemort?’
 
 
‘Ginny voleva dire che lei ha gli occhi molto simili a quelli di un nostro caro amico.’
‘Un tuocaro amico. Harry è il mio ragazzo.’
 
 
‘Sai, una volta o l’altra dovrei presentarti Harry; sono sicura che andreste d’accordo.’
 
 
‘Hai notato che la professoressa Lynch ha gli occhi di Harry?’
‘Sì, è incredibile. Quel colore è così raro, poi...’
‘Non parlo solo del colore: hanno lo stesso sguardo.’
 
 
 
‘Questo O’Reilley non è male, ma Potter era formidabile.’
 
 
 
Vuoi sposarmi, Evans?
 
 
Leslie si svegliò di soprassalto. Lily Evans, Harry Potter, Lord Voldemort, persino la donna di Diagon Alley… La testa le vorticava. Tutti quei ricordi avevano un solo punto in comune: Harry Potter. Eppure le sembrava che lui fosse solo una specie di tramite, e che ognuno dei ricordi fosse importante in un modo diverso. E poi quel Boccino…
All’improvviso le venne in mente.
Il suo primo ragazzo non si chiamava Jeremy, né John: si chiamava James.
Chiuse gli occhi e si sforzò di ricordare qualcos’altro di lui, ma le venivano in mente solo immagini vaghe di un ragazzo circondato dagli amici, o portato in trionfo dopo una partita di… di che cosa? Che diavolo di sport praticava James? Non riusciva a ricordarsi nemmeno il suo cognome, o la sua faccia. Della loro storia, poi, non aveva presente nessun momento importante, nemmeno il primo bacio. Tutto quello che ricordava era un ragazzo allegro che correva insieme ai suoi amici su un prato, o circondato da una folla di ammiratori, una massa indistinta color rosso-oro.
Ehi, aspetta un attimo… Rosso-oro?
I colori di Grifondoro.

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Capitolo 5
*** Il Principe Mezzosangue ***



Oggi la dedica va a Moony_98 per il suo graditissimo commento.... Grazie.
Meiyo





‘Hermione, ti ricordi quando mi hai detto che mi avresti presentato il tuo amico Harry?’, chiese Leslie mentre tagliuzzava le sue radici di Bubotubero sotto lo sguardo vigile della sua giovane insegnante.
La ragazza la fissò. Per un attimo nei suoi occhi apparve un’ombra di… inquietudine?
‘Sì, ma dicevo così per dire.’, rispose Hermione vaga. ‘Lui vive a Londra, sai, insieme al mio ragazzo e al nostro amico Neville. Sarebbe difficile per loro venire fino a qui, e poi Harry e Neville frequentano un corso per Auror decisamente impegnativo, sono molto occ…’
‘Non sei brava a mentire, Hermione. Che c’è?’
‘Niente. Ma perché tutt’a un tratto hai deciso di incontrare Harry?’
‘Se devo dirti la verità, ieri notte ho fatto un sogno.’
‘A proposito di Harry?’
‘Sì. Era come se tutte le volte che ho sentito parlare di lui mi fossero improvvisamente riaffiorate nella mente. In realtà è da quando sono arrivata a Hogwarts che faccio anche un altro sogno un po’ strano: un ragazzo con una ninfea.’
‘Con una ninfea?’
Leslie smise di concentrarsi sulla pozione e cercò lo sguardo di Hermione, che però si mostrò improvvisamente occupatissima a esaminare le unghie di Avvicino accanto al calderone della sua allieva.
‘Stai pensando a Lily, vero?’, disse Leslie. ‘Anch’io ci ho pensato.’
Hermione scrollò le spalle.
‘Quindi ti hanno già parlato di lei, eh? E’ naturale che abbia mi sia venuta in mente subito Lily Evans, era la madre del mio migliore amico... Però è senz’altro una coincidenza. Ora scusami ma devo andare, il professor Ruf ci ha dato un rotolo di pergamena sulla Rivoluzione dei Folletti. Finisci la pozione per conto tuo, ok?’
Leslie la guardò allontanarsi.
Quindi Lily Evans era la madre di Harry Potter, eh?, pensò. Interessante.
Gettò l’abbozzo di pozione nell’apposito scarico e uscì dal laboratorio: oggi la magia poteva aspettare, lei aveva altro a cui pensare.
 
 
 
 
‘L’avevo detto che era strana, la cosa del Boccino!’, esclamò Dru eccitata quando ebbe avuto il resoconto del sogno. ‘Forse sei la gemella perduta di Lily Evans, o qualcosa del genere.’
‘Non lo so, ma stiamo per scoprirlo.’
 ‘Vieni, qui c’è la sezione di Storia Contemporanea.’
In men che non si dica, Drusilla rintracciò quattro o cinque volumi utili e una raccolta di copie del Profeta dall’anno di nascita di Harry Potter in poi. Leslie sorrise tra sé e sé: scalmanata o meno, la sua amica era pur sempre una Corvonero, e come tale conosceva la biblioteca come le sue tasche. Contagiata dall’entusiasmo di Drusilla, aprì Il Bambino Sopravvissuto: Biografia del ragazzo che non si arrese, e si mise all’opera. Non ci volle molto sforzo per scoprire che il marito di Lily si chiamava James Potter e come lei era stato un Grifondoro, ottimo giocatore di Quidditch. Tutte coincidenze a dir poco bizzarre.
‘Inquietante…’, commentò euforica Dru quando l’amica le ebbe raccontato dei suoi ricordi sfocati. ‘Se Lily non fosse morta per salvare Harry, direi quasi che…’
‘In che senso, morta per salvare Harry?’, la interruppe Leslie.
L’amica le mostrò un paragrafo in cui si raccontava dell’eroico sacrificio di Lily nel farsi uccidere al posto di suo figlio.
‘Forse sei la sua reincarnazione, e in qualche modo hai conservato anche i suoi ricordi.’, azzardò di nuovo Dru.
Leslie scosse la testa, agitata, e indicò con l’indice la data di nascita della donna.
‘Ha esattamente la mia stessa età.’, rivelò.
Drusilla smise di sorridere.
‘Les, lo so che è assurdo, ma…’
‘Non è assurdo. Guarda la data di morte: è appena due giorni prima che io partissi per la Nuova Zelanda.’
Rimasero per un po’ in silenzio a fissare la pagina.
‘Senti, Les…’, disse cautamente Dru. ‘Prova a ricordarti qualcosa della tua vita in Inghilterra, da giovane. I tuoi genitori, per esempio.’
Leslie si concentrò. Le veniva in mente solo un’immagine di due signori di mezza età dalla faccia simpatica, abbracciati, come una fotografia. Poi, improvvisamente, l’immagine della donna di Diagon Alley, Petunia, irruppe prepotente nei suoi pensieri. Leslie non poté fare a meno di notare quanto somigliasse al ricordo di sua madre.
‘E’ tutto molto vago.’, disse. ‘Come i miei ricordi di James.’
Dru annuì.
‘E il ragazzo con la ninfea?’, continuò.
Leslie si concentrò di nuovo, ma per quanto si sforzasse di lui non riusciva a ricordare assolutamente niente. Alzò le spalle e scosse la testa. Drusilla si passò una mano sulla fronte, persa nelle sue riflessioni. Leslie non poté fare altro che continuare a sfogliare volumi, finché non trovò una foto in bianco e nero la cui didascalia recitava: La famiglia Potter diciotto mesi prima del tragico avvenimento. Per gentile concessione di Harry James Potter. Un ragazzo alto e magro, con i capelli neri e folti e un paio di buffi occhiali dalla montatura tonda, sorrideva amorevole alla moglie, una bella ragazza dai capelli lunghi che si accarezzava il pancione. Guardandola attentamente, Leslie poté riconoscere effettivamente qualcosa di sé: i lineamenti, il portamento… Ma questa donna aveva la metà dei suoi anni; se mai era stata veramente simile a lei, era stato molto tempo prima. Su suo marito, però, non aveva dubbi: quello era James. Lo disse a Dru, che scrollò le spalle.
‘Senti, io non so che dirti.’, disse l’amica. ‘Però so che devi incontrare Harry Potter.’
Leslie annuì.
‘Ho chiesto a Hermione di presentarmelo, ma è stata molto evasiva a riguardo.’
‘Naturalmente.’
‘Perché?’
‘Leslie, questo ragazzo ha trascorso tutta la vita con la consapevolezza che sua madre era morta. Come pensi che reagirebbe davanti ad una sconosciuta identica a lei che dice di essere stata la ragazza di James Potter?’
‘Stai dicendo che Harry Potter potrebbe essere mio figlio?!’
‘Onestamente non so cosa pensare, so solo che è strano; ma se fossi in te non darei false speranze a un ragazzo che ha già sofferto molto.’
‘Capisco. Allora però come faccio ad incontrarlo?’
Drusilla sorrise di nuovo.
‘Ci arrangeremo. Lascia fare a me.’
 
 
 
 
‘Ti ho portato una cosa.’, disse Hermione il giorno dopo. ‘Ma devi farne buon uso.’
Le consegnò una copia molto malmessa del testo di Pozioni che stavano usando. Leslie lo aprì, curiosa.
‘Ma Hermione, questo è il programma del sesto anno, ed io sono ancora al primo!’
‘Ho pensato che potremmo accelerare un po’ Pozioni, dato che in questa materia sei particolarmente brava: potresti perfino ottenere il M.A.G.O. quest’anno, se ti impegni. In questo libro sono annotati molti consigli utili che potrebbero darti una mano, ma devi promettermi che li seguirai solo per quello che riguarda la pozionistica; se trovi qualche incantesimo strano non usarlo mai. Me lo prometti?’
Leslie annuì.
Proprietà del Principe Mezzosangue.’,  lesse ad alta voce. ‘Chissà chi era…’
‘Un Serpeverde che ne ha fatto un uso poco ortodosso. Per questo devi stare attenta.’
‘D’accordo.’
Poco di buono o no, questo Principe sapeva il fatto suo: grazie ai suoi consigli Leslie riuscì a preparare alcune pozioni di livello avanzato senza difficoltà. Hermione era al settimo cielo, e la lezione quel giorno fu particolarmente allegra.
‘Devo andare.’, disse a un certo punto la ragazza guardando l’orologio. ‘Ginny ha detto che se vado alla partita di Quidditch ci sarà una sorpresa.’
‘Vengo con te, Drusilla ha detto che vuole che io sia presente quando Corvonero ci schiaccerà come mosche.’, sorrise Leslie. ‘E poi sto cercando con tutte le mie forze di imparare le regole. Ripetimi a che cosa servono i Battitori…’
 
 
 
 
‘Ron!!’, gridò Hermione correndo incontro ad un ragazzo alto dai capelli rossi che sventolava una sciarpa rosso-oro sugli spalti. ‘Che ci fai qui?’
‘Sono venuto a vedere mia sorella giocare, che domande.’, rispose lui abbracciandola. ‘O almeno questo è quello che ho detto alla McGranitt per convincerla a lasciarmi entrare.’
‘Harry e Neville non vengono?’
‘No, lunedì hanno un esame sugli incantesimi di protezione e devono studiare. O almeno, Neville deve studiare: Harry dopo il viaggetto dell’anno scorso li conosce tutti a memoria, ma gli dà una mano per solidarietà.’
‘Capisco.’, sorrise Hermione.
Leslie tossicchiò allusiva.
‘Oh, scusami!’, esclamò la ragazza. ‘Leslie, questo è Ron Weasley, il mio ragazzo. Ron, ti presento Leslie Lynch, insegna Babbanologia.’
‘Ciao!’, disse Ron. ‘Tu sei la Nata Babbana, giusto? Ginny ha scritto di te. A Harry, intendo… A me non scrive praticamente mai.’
‘Ron!’, lo rimbeccò Hermione. ‘Sempre pieno di tatto, tu!’
‘Che c’è?’
‘Non fa niente.’, sorrise Leslie. ‘Quindi adesso ho l’onore di conoscere due terzi del famoso trio!’
‘Potresti conoscerci tutti e tre se Harry e Neville non avessero avuto la malaugurata idea di studiare per diventare Auror.’, rispose Ron. ‘Hanno sempre da fare, quei due.’
‘E tu che fai?’
‘Lavoro a Tiri Vispi Weasley, il negozio di scherzi di mio fratello George.’
‘Ne ho sentito parlare: un mio amico che lavora a Diagon Alley dice che…’, cominciò Leslie, ma in quel momento sentì che qualcuno la chiamava.
Si voltò e vide Dru che si sbracciava dalla tribuna degli insegnanti. Salutò a malincuore e la raggiunse.
‘Ho interrotto qualcosa?’, chiese Drusilla.
‘Stavo socializzando con il miglior amico di Potter.’
‘Se è per questo non ti preoccupare; appena l’ho visto sugli spalti ho preso un piccolo provvedimento.’
Tirò fuori dalla propria tasca qualcosa che somigliava in modo abbastanza inquietante ad un orecchio attaccato ad un lungo filo.
‘Si chiamano Orecchie Oblunghe, le ho comprate ad un  negozio di scherzi.’, spiegò Dru. ‘Servono per ascoltare le conversazioni degli altri. L’altro capo l’ho fissato sotto la panca di Weasley e Hermione.’
‘Dru!’, fece Leslie scandalizzata. ‘Non ho intenzione di spiarli! E comunque, cosa credi che possano avere di tanto importante e segreto da raccontarsi?’
‘Forse nulla, ma magari riusciamo a scoprire qualcosa in più su Potter, tipo se viene a Hogsmeade il mese prossimo.’, rispose l’amica, sistemandosi discretamente l’Orecchio sotto il cappello con lo stemma di Corvonero.
Leslie gettò un’occhiata verso i due ragazzi.
‘Che dicono?’, chiese suo malgrado.
‘Il solito: come va la scuola… Come va il lavoro… Come stanno Harry e Neville… Ginny ha preso brutti voti e non ce lo vuole dire?… Pare che un certo George non si decida a migliorare… Aspetta, Weasley ti ha nominato!’
‘Che cosa?’
‘Sì, ha detto che è incredibile, che quando ti ha stretto la mano per un attimo gli è sembrato di stare guardando negli occhi Harry.’
A quel punto Hermione si voltò dall’altra parte senza rispondere, e Ron la guardò interrogativa.
‘Dai qua.’, si arrese Leslie, infilandosi l’Orecchio nella sciarpa, ben nascosto dai suoi capelli.
‘Hermione?’, stava dicendo Ron. ‘C’è qualche problema?’
La ragazza esitò.
‘Ron, ti devo dire una cosa, ma devi promettermi che non ne parlerai con nessuno.’
‘Neanche con Harry?’
‘Specialmente non con Harry. Allora, me lo prometti?’
‘Beh… Va bene. E’ qualcosa di grave?’
‘No, è solo che… Ti ricordi quando siamo andati a prendere i miei in Australia?’
‘Certo.’
Un boato della folla coprì la replica della ragazza: Ginny aveva segnato.
‘…E anche Leslie fa sogni simili.’, concluse Hermione. ‘Oltretutto dice che sogna sempre un ragazzo con una ninfea…’
‘Miseriaccia!’
‘Appunto. Però non so cosa significhi di preciso, ai miei genitori non è successo niente di simile: semplicemente quando toccavano qualcosa che mi apparteneva cominciavano piano piano a riaffiorare loro alcune memorie di me; la procedura standard per guarire la gente nella loro condizione, insomma. Questo sogno è molto strano.’
‘Pensi che potrebbe essere stato manipolato, un po’ come i sogni che Tu-Sai-Chi a volte insinuava nella mente di Harry?’
‘Precisamente.’
‘Ma chi potrebbe aver fatto una cosa del genere? Non sarà stato un Mangiamorte?’
‘Non lo so, Ron. Non sono neanche sicura di quello che ti sto dicendo, è solo una teoria. Assurda, per di più.’
‘Però è una serie di coincidenze molto strane.’
‘L’importante è non agitare Harry senza motivo. Domattina ti manderò un gufo per dirti se il libro ha avuto qualche effetto su Leslie, ma fai attenzione che non lo trovino lui o Neville.’
‘Mandamelo direttamente al negozio, così al massimo….’
In quel momento qualcuno calpestò il filo, spezzandolo, e la connessione s’interruppe bruscamente.
‘Allora?’, chiese ansiosa Dru.
‘Avevi ragione: c’è un bel po’ che ti devo raccontare. E ho la netta impressione che Hermione non mi stia dicendo tutto quello che sa.’
 
 
 
Sono nel parco della scuola. All’improvviso ricordo. Corro verso il Lago Nero; lui è lì. Mi avvicino. Lo chiamo.
‘Severus.’
Lui si volta verso di me. Non sorride. Mi porge la ninfea.
‘Ti amo.’, dice.
Si allontana. Non cerco di seguirlo, so che non posso. Sono sola con la ninfea in mano.

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Capitolo 6
*** Giochi da Serpeverde ***


Leslie si alzò dal letto e si passò una mano sulla fronte. Severus Piton: ecco chi era il ragazzo con la ninfea. Continuava a non ricordarsi nulla di lui, se non che gli voleva un bene immenso; era una sensazione che sentiva nello stomaco, come un grande dolore, e che non la abbandonava da quando l’aveva visto sulla riva del lago, nel sogno. Era lui il Principe Mezzosangue, adesso lo sapeva: altrimenti perché si era ricordata il suo nome dopo aver toccato il suo libro? Eppure era diverso da quello che era successo con James: fatta eccezione per il nome, la mente di Leslie si rifiutava ostinatamente di afferrare qualsiasi ricordo di Severus. Chi era stato per lei?
Lui mi ama.
Il pensiero le balenò in mente all’improvviso, e per qualche ragione sentì un groppo in gola ed un’estrema tristezza. Severus era stato una delle persone più importanti della sua vita, ne era certa; ma allora perché non riusciva a ricordarsi nulla di lui, per quanto ci provasse? Cosa c’era di diverso fra lui e James?
 
 
 
‘Non lo sognerò più.’, sussurrò Leslie all’orecchio di Drusilla sedendosi accanto a lei per la colazione. ‘Se n’è andato, ne sono certa.’
‘Chi?’
‘Severus. Voglio dire, il ragazzo con la ninfea.’
‘Quindi adesso ti ricordi il suo nome.’, constatò Dru. Aggrottò le sopracciglia. ‘Aspetta, hai detto Severus? Severus Piton?’
‘Sì. Perché, lo conosci?’
‘Era il mio insegnate di Pozioni. E’ stato creduto per anni un Mangiamorte convinto, ma dopo la sua morte Harry Potter ha rivelato che era una spia per conto dell’Ordine della Fenice, la società segreta che cercava di contrastare Voldemort. Ma perché dici che “se n’è andato”?’
‘Perché ho sognato che se ne andava. Mi ha detto che mi amava. E’ strano, Dru… Non riesco a ricordarmi nulla di lui, però allo stesso tempo mi ricordo meglio di lui che di James; voglio dire, so che ha avuto un ruolo importante nella mia vita, mentre di James qualcosa mi ricordo, ma mi sembra ancora un estraneo.’
‘La tua mente è un labirinto, Lynch! Ok, dividiamo ci i compiti: oggi pomeriggio io andrò in biblioteca e cercherò vita, morte e miracoli di Piton, tu vai a lezione da Hermione e cerca di scoprire quanto sa sul tuo conto, e già che ci sei anche qualcosa di più sul libro del Principe Mezzosangue.’
‘Non so se voglio parlarne con Hermione.’
‘Potrebbe aiutarci.’
‘Possiamo cavarcela da sole.’
Drusilla ebbe la saggezza di non insistere, anche se era chiaro che disapprovava. Leslie stessa sapeva di starsi comportando come una bambina, ma non poteva farci niente se non riusciva più a fidarsi di Hermione dopo che la ragazza l’aveva trattata come una cavia: lei sapeva chi era il Principe Mezzosangue, e non era coincidenza che le avesse regalato quel libro. Peccato che avesse deciso di tenere Leslie all’oscuro di tutto.
‘E allora non dirle niente: se lei si rifiuta di giocare a carte scoperte, puoi benissimo farlo anche tu.’, concluse Dru con un sospiro.
 
 
 
Per fortuna quel giorno Leslie aveva fissato un compito sul sistema monetario, e poté starsene in pace a riflettere sulla situazione, anche se per la verità più ci pensava meno capiva. Un braccio alzato la riscosse dai suoi pensieri; con suo grande stupore, Leslie vide che apparteneva a Draco Malfoy. Dopo il loro primo confronto si era ripromessa di cercare di conoscerlo un po’ meglio, ma aveva avuto così tante cose per la testa che si era completamente dimenticata di lui. Del resto, il ragazzo non aveva più fatto o detto nulla di aggressivo e svolgeva con regolarità tutti i compiti: sembrava che facesse di tutto per far dimenticare la propria presenza, cosa che effettivamente gli era riuscita alla perfezione.
‘Sì?’, chiese Leslie.
‘Professoressa, c’è un errore.’, bofonchiò il ragazzo. ‘Potrebbe venire qui un secondo?’
Leslie si accostò al suo banco.
‘Questo è il simbolo del dollaro americano, non della sterlina.’, borbottò Draco indicando il compito. ‘Non abbiamo ancora studiato gli Stati Uniti.’
‘E tu sei andato avanti rispetto a programma?’, domandò sorpresa Leslie.
Visto che il ragazzo non dava segno di aver sentito, decise di lasciar correre e si limitò a segnalare l’errore al resto della classe. Tornò alla cattedra.
Chi l’avrebbe detto…, rifletté. Draco Malfoy, l’ex-Mangiamorte, è diventato un alunno modello in Babbanologia. Cosa non si fa per tenersi alla larga da Azkaban…
All’improvviso ebbe un lampo di genio: Draco Malfoy, l’ex-Mangiamorte… Proprio come Severus Piton. Forse Draco poteva aiutarla a conoscere meglio il ragazzo con la ninfea.
 
 
 
‘Non ci crederai mai!’, esclamò Drusilla, entrando trafelata nella stanza di Leslie. ‘Piton era il miglior amico di Lily Evans, e detestava James Potter! E’ stato dopo aver litigato con Piton per le sue amicizie un po’ dubbie che Lily ha cominciato ad uscire con Potter. E tu hai qualcosa da raccontarmi?’
Passò all’amica un libro intitolato: Severus Piton, una vita di segreti.
‘Hermione non mi ha rivelato nulla.’, disse Leslie. ‘Mi ha chiesto se facevo ancora quei sogni strani, però.’
‘E tu che le hai risposto?’
‘Che avevo sognato un gatto alato che mi portava in groppa dalla mia stanza alla torre di Astronomia. Non posso parlarne con lei, Dru… Non mi fido più di Hermione Granger.’
Dru esitò.
‘Tu cosa avresti fatto al posto suo, Les?’
‘Non avrei chiesto a Weasley di mentire al suo migliore amico… al nostro migliore amico; non avrei dato a Leslie il libro del Principe Mezzosangue senza prima parlarle, sapendo quello che sarebbe potuto succederle! Non sono una cavia, Dru, non può fare questi esperimenti!’
‘Voleva proteggere te e Harry: non era sicura di quello che sta succedendo.’
 ‘Neanche noi lo siamo. Diamine, sembra quasi che ne sappiamo meno di lei! Però stiamo giocando a carte scoperte, ma lei no.’
‘Leslie, stai perdendo l’opportunità di chiedere aiuto alla strega più brillante della sua generazione, nonché migliore amica di Potter.’
‘Se non posso più fidarmi di lei non posso chiederle un aiuto così grande. Comunque c’è qualcuno che può aiutarci, qualcuno che conosceva Severus meglio di Hermione, essendo stato personalmente tra le schiere dei Mangiamorte.’
‘Chi?’
‘Draco Lucius Malfoy.’
Drusilla sorrise ammirata.
‘Hai ragione! Ma come faremo a convincerlo a darci una mano?’
‘Troveremo un modo.’
‘D’accordo, ma intanto leggi questa biografia: ci sono delle informazioni veramente interessanti.’
 
 
 
 
‘Draco, posso parlarti un secondo?’
Il ragazzo alzò la testa, visibilmente confuso. Molti suoi compagni gli gettarono un’occhiata curiosa mentre uscivano per la ricreazione, chiedendosi che cosa avesse combinato questa volta. Cosa che, con tutta probabilità, si stava chiedendo anche lui.
‘Certo.’, rispose avvicinandosi alla cattedra.
 Leslie aspettò che l’aula fosse completamente vuota, poi si alzò e chiuse la porta. A questo punto Draco cominciava a sudare freddo.
‘C’è qualche problema?’, domandò.
‘Al contrario, sei uno dei miei alunni migliori, come ho detto alla Preside McGranitt. Ovviamente ho tralasciato il piccolo incidente del primo giorno.’
Fece una pausa per accentuare il peso di quelle parole. Si rendeva conto che quello che stava per fare era poco meno di un ricatto, ma Draco non aveva nessun motivo per aiutarla; giocare pulito sarebbe stato completamente inutile, se non dannoso. Se voleva ottenere qualcosa, bisognava usare giocare come un Serpeverde. Cioè, barare.
‘Allora cosa c’è?’, domandò infine Draco.
‘Ho bisogno di alcune informazioni su Severus Piton.’
‘Quali informazioni?’
‘Tutto quello che sai su di lui.’
Il ragazzo fece un sorriso amaro.
‘Altrimenti la McGranitt verrà a sapere che l’ho chiamata Sanguesporco, vero?’
Leslie sostenne il suo sguardo senza rispondere né di sì né di no.
‘Pensavo che i virtuosi Grifondoro non si abbassassero a certi livelli.’, continuò Draco.
Leslie sentì il sangue ribollirle nelle vene davanti al suo sorrisetto ironico, ma non voleva mollare la presa.
‘Non se possono evitarlo.’, ribatté.
Mossa sbagliata, punto a Malfoy. Dal guizzo negli occhi del ragazzo Leslie capì di avergli dato un’informazione preziosa: che aveva bisogno di lui. Un degno Serpeverde non si sarebbe lasciato sfuggire un’arma così vantaggiosa.
‘Ma perché la incuriosisce tanto Piton, professoressa Lynch?’
‘Non sono affari tuoi.’
‘Ma come faccio a dirle quello che vuole sapere se non so cosa le interessa?’
Dopo settimane di inerzia più assoluta, quel maledetto ragazzino aveva scelto proprio quel giorno per ricominciare a fare la Serpe. Leslie sospirò: non era fatta per giocare d’astuzia.
‘Cosa sai di questo?’, si arrese porgendogli il libro del Principe Mezzosangue.
‘Nulla.’, fece il ragazzo dopo averlo esaminato per un po’. ‘Era di Piton?’
‘Sei proprio sicuro che non ti dica niente?’
‘Ne sono assolutamente cer…’
Si bloccò all’improvviso, fissando il libro aperto.
‘Lurido bastardo.’, sibilò.
Leslie sbirciò dietro le sue spalle; l’unica annotazione che Severus aveva fatto sulla pagina che aveva attirato l’attenzione di Draco era: Sectumsempra, da usare contro i nemici. All’improvviso Draco si voltò verso di lei, inviperito.
‘Era di Piton?’, ripeté.
Leslie annuì.
‘Ecco quello che so di Severus Piton.’, ringhiò allora il ragazzo. ‘Quell’infame non solo ha tradito mio padre, non solo ha usurpato il suo posto tra le file del Signore Oscuro, non solo mi ha ingannato per anni, facendomi credere di essere dalla mia parte quando invece mi stava solo usando per i suoi complotti con Silente, ma ha anche inventato l’incantesimo che mi ha quasi ucciso, due anni fa. Una cosa buona l’ha fatta per me, una sola: guarirmi da una maledizione che aveva creato lui! E io che pensavo che mi avesse salvato la vita…’
Diede un calcio ad un banco.
‘Stavo per morire dissanguato per colpa di quel verme!’, gridò.
‘Calmati, Draco.’, sussurrò Leslie allarmata.
Gli mise una mano sulla spalla, ma il ragazzo si divincolò.
‘Lo so perché le interessa tanto Piton.’, sibilò. ‘Ma si scordi di sapere qualunque cosa da me, signora Potter.’
Spalancò la porta e le gettò un’occhiata carica d’odio, ma Leslie non abbassò lo sguardo. Per un attimo il viso di Draco parve distendersi, come se avesse visto qualcosa negli occhi di Leslie che lo catturava. Fu un lampo, però: corse in corridoio, senza curarsi di Leslie che si era lanciata al suo inseguimento.
‘Draco, aspetta!’, urlò lei, ma il ragazzo non si fermò.
‘E non mi guardi con quegli occhi!’, gridò. ‘Non ne posso più di venire guardato come se fossi un ragazzino idiota! Al diavolo quel figlio d’un cane di Piton, al diavolo Potter, e al diavolo anche lei, lurida Sanguesporco!’
Mezza Hogwarts lo seguì con lo sguardo mentre si precipitava giù per le scale.
Il danno era fatto.
 
 
 
 
‘Le assicuro che non ricapiterà più, Preside.’
‘Professoressa Lynch, lodo il suo buon cuore, ma forse lei non si rende conto della situazione del ragazzo; non posso semplicemente lasciar correre.’
‘Mi rendo conto perfettamente di quello che ha passato Draco, e so che quell’insulto non era leggero. Mi ha detto lui stesso che lo aspettava Azkaban se fosse successa una cosa del genere, e per questo desidero che la cosa non vada oltre. E’ solo un ragazzo, professoressa McGranitt, ed era molto agitato.’
La Preside esitò.
‘So perfettamente che Malfoy non è un cattivo ragazzo, e che spesso ha compiuto delle azioni di cui si è pentito amaramente, non ultimo l’episodio di stamattina. Ciononostante, nel corso della sua carriera scolastica fatti del genere l’hanno spesso visto protagonista… Domandi alla signorina Granger. Mi illudevo che dopo gli eventi dell’anno scorso il ragazzo avesse avuto qualche miglioramento, ma evidentemente non è così.’
‘E’ stata solo una svista, per il resto si è sempre comportato come si deve.’
‘Non creda che io non sappia cosa è successo il primo giorno di scuola solo perché lei ha deciso di tacermelo, professoressa: Fatti un giro, feccia. Vede bene che non posso lasciare Malfoy impunito per sempre.’
‘E allora lo punisca, ma la galera non è posto per un ragazzo di diciott’anni.’
La McGranitt sospirò.
‘Draco Malfoy ha avuto più chance di quanto meriterebbe chiunque nella sua posizione… Vada ad avvisarlo che  lo aspettano tre mesi di punizione. Faccia in fretta, prima che io cambi idea.’

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Capitolo 7
*** Fantasmi ***



Oggi compio 16 anni, e ho deciso di festeggiare aggiungendo un capitolo! Vedo già le vostre facce splendenti di gioia alla notizia....
Oppure no.
Comunque potreste anche farmi una recensioncina come regalo, perché no?
Detto ciò, namarie e buona lettura.
Meiyo



Leslie era così presa dalla biografia di Severus che non si rese conto di stare camminando a zig-zag finché non sbatté contro una colonna, cadendo sul pavimento.
‘Occhio, professoressa.’, rise Ginny Weasley aiutandola a rialzarsi.
‘Grazie.’, borbottò l’altra arrossendo. ‘Ma Ginny, cosa ci fai qui? A quest’ora non dovresti avere gli allenamenti?’
‘Il nostro Boccino si è rotto, sto andando a prenderne un altro in magazzino.’, rispose la ragazza indicando la palla che le fluttuava acciaccata accanto alla spalla: aveva un’ala spezzata.
‘E’ lo stesso che usate dall’inizio dell’anno?’, non poté fare a meno di chiedere Leslie.
Ginny annuì.
‘Era molto vecchio, però; Harry ha ereditato quello che abbiamo usato gli scorsi anni, che era in condizioni molto migliori.’
‘Ereditato?’
‘Lunga storia. Comunque, professoressa, è par caso interessata ad un Boccino? Io non so che farci.’
Era evidente che non si aspettava che Leslie accettasse, ma lei non se lo fece ripetere due volte.
‘Senz’altro. Grazie, Ginny.’, rispose afferrando il Boccino.
‘Sul serio?’, fece la ragazza, sorpresa. ‘Beh, allora è tutto suo.’
Leslie sorrise.
Sul serio, Ginny, grazie infinite, pensò mentre la ragazza si allontanava.
 
 
 
 
Nonostante avesse bevuto una caraffa intera di camomilla, era mezzanotte passata quando Leslie finalmente si addormentò, il Boccino ancora in mano.
 
 
‘James Potter, scendi immediatamente da quella scopa! Mi avevi promesso una sorpresa!’
Mio marito mi sfreccia accanto sulla sua Nimbus, sfiorandomi la guancia con la punta delle dita.
‘Infatti, tesoro: cosa c’è di più romantico di una bella partita a Quidditch nel parco della nostra beneamata scuola per festeggiare l’anniversario del nostro primo appuntamento?’
Sirius ridacchia e gli passa la Pluffa con un lancio ben mirato. Con tutto il bene che gli voglio, non posso fare a meno di odiarlo, in questo momento: perché dev’essere onnipresente? Almeno il giorno del nostro anniversario non potrebbe lasciare me e James da soli?
‘Non mi avevi portato qui per rivedere quel famoso albero?’ , insisto allusiva.
‘Quello sotto il quale ci siamo dati il nostro primo bacio?’, risponde lui inclemente.
Sospiro: Sirius si sta rotolando dalle risate, a questo punto. Sta quasi per cadere dalla scopa, dal gran ridere. Oh gioia.
‘Vado a casa, Potter.’, annuncio.
‘Aspetta!’, esclama lui allarmato, parandosi davanti a me con una rapidissima virata. Dietro le lenti gli occhi nocciola sono lucidi, da cucciolo, una risorsa che sfrutta sempre quando sa di averla combinata grossa.
‘Che c’è?’, sospiro.
‘Sirius deve ancora liberare il Boccino, non vorrai andartene proprio ora?’
Faccio per buttarlo giù dalla scopa per tempestarlo di pugni, ma è troppo veloce per me: scivola via senza nessuna difficoltà. Giro sui tacchi e comincio ad allontanarmi, ma prima di aver fatto due passi vengo bloccata da qualcosa di piccolo e duro che mi finisce dritto in testa. Mi giro di scatto; il Boccino fluttua nell’aria vicino a me, innaturalmente fermo in un solo punto. Forse non mi è finito addosso per caso.
‘Sirius Black, hai scelto il momento sbagliato per farmi  uno scherzo idiota!’, urlo.
Quando è troppo è troppo, dannazione! E nel giorno del nostro anniversario, per di più… James Potter è un uomo morto, è ufficiale.
‘Ah, no, Caposcuola Evans, stavolta sono innocente. Non mi vorrai punire per una colpa che non ho commesso, vero? Non lo accetterei mai!’, ride Sirius.
Afferro il Boccino con l’intento di lanciarglielo in testa per ricambiargli il favore, ma all’improvviso questo freme nel mio pugno, come lottando per liberarsi. Apro la mano e lo guardo, sconcertata:
Vuoi sposarmi, Evans?
Scoppio a ridere. Sento che James mi ha cinto la vita in un abbraccio.
‘Allora?’, chiede ansioso.
Mi guardo intorno: Sirius si è misteriosamente volatilizzato.
‘Sì.’, sussurro.
 
 
 
 
Leslie si svegliò con il cuscino bagnato di lacrime. Avvertì qualcosa di freddo contro la guancia e capì di aver dormito accanto al Boccino. All’improvviso si sentì dannatamente sola. Si alzò e corse fuori dalla sua stanza, poi fuori dalla Torre di Grifondoro, poi giù per le scale, in corridoio. Trovandosi nel corridoio deserto le venne un capogiro, si appoggiò ad una colonna per non cadere.
‘Professoressa Lynch?’, disse una voce femminile. ‘Va tutto bene?’
Era una dei Prefetti di Corvonero nel suo turno di ronda; la ragazza si precipitò ad aiutare Leslie. Chissà che colpo doveva aver avuto, nel trovarsi davanti una professoressa semisvenuta in camicia da notte.
‘Sì.’, riuscì ad articolare Leslie. ‘Ho… Ho bisogno di Dru. La professoressa Peppermint…’
‘Aspetti qui.’, disse la ragazza. ‘Vado a chiamarla.’
Chiamò un Prefetto di Tassorosso che passava lì vicino perché portasse Leslie in infermeria, poi schizzò verso la Torre di Corvonero.
Drusilla la trovò distesa su un letto con una tazza di camomilla preparata dal ragazzo di Tassorosso, dopo essersi fatto convincere a forza di suppliche a non svegliare Madama Chips, l’infermiera. L’amica si precipitò al suo capezzale, pallida come un cencio.
‘Stai bene?’, le chiese ansiosamente, accarezzandole la guancia. ‘Cosa ti è successo?’
Erano sole.
‘Ho avuto un ricordo.’, mormorò Leslie. ‘Di James. Stavolta è un ricordo vero… Il giorno in cui ha chiesto a Lily di sposarlo. Aveva… Avevamo…  un amico che si chiamava Sirius Black, ma di lui non ricordo niente. Ma James… Lui non è più un estraneo. Era allegro. Amava Lily, amava i suoi amici. Gli piaceva il Quidditch. Faceva scherzi stupidi in continuazione, ma Lily non riusciva mai ad arrabbiarsi con lui, non sul serio. Si erano dati il loro primo bacio all’ombra di un albero. Non riesco… Non posso credere che sia morto.’
Si gettò tra le braccia dell’amica, singhiozzando. Drusilla la strinse forte, senza parlare.
‘Credo di essere Lily Potter.’, sussurrò Leslie quando riuscì a calmarsi. ‘Non mi sembra ancora vero…’
Dru si staccò gentilmente da lei, le circondò le spalle con un braccio e la guardò negli occhi.
‘Anch’io lo credo.’, disse seria. ‘Ma Les, adesso devi fare una scelta: vuoi cercare di recuperare i tuoi ricordi, o provare a tornare Leslie Lynch?’
Leslie rifletté prima di rispondere.
‘Harry Potter…’, mormorò.
‘Ha bisogno di una madre, sì.’
‘Dru, io… Non posso tornare indietro. Non è più possibile.’
‘Sarà doloroso, Les. James Potter è solo il primo dei fantasmi che dovrai affrontare: Lily Evans ha vissuto una guerra che l’ha privata di quasi tutti i suoi cari.’
Leslie si sciolse di nuovo in lacrime a quelle parole. Seppellì il viso sulla spalla di Dru.
‘Shhh…’, sussurrò lei accarezzandole i capelli. ‘Andrà tutto bene. Hai ancora me e Jerome. Hai ancora tuo figlio.’
La mattina dopo Madama Chips trovò le due donne addormentate, con gli occhi rossi e gonfi; Drusilla era accasciata su una sedia accanto al letto di Leslie, che aveva una mano stretta intorno alle dita dell’amica, come una bambina piccola che dopo un brutto sogno si rifugia nel lettone con la madre.

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Capitolo 8
*** Petunia ***


Scusate tantissimo l'attesa e il momento un po' balordo per aggiornare (sabato sera), ma non sapete quanto sia difficile incastrare efp, la scuola, l'essere caposquadriglia (se ci sono degli scout tra di voi cacciate un urlo, non siate timidi ;)) e la mia vita sociale così intensa ed emozionante che di sabato sera sto qui ad aggiornare e dopo mi aspetta una cena per il compleanno di mia madre. Bah. Comunque Hinata, ti ringrazio moltissimo per la recensione e ti assicuro che appena ho un attimo di respiro passo a vedere la tua stupenda storia :D
Meiyo




Il giorno dopo Leslie non lasciò l’infermeria, anche se tecnicamente non aveva niente che non andasse; doveva avere proprio un’aria abbattuta, perché Madama Chips non se la sentì di cacciarla. Ci volle tutta la persuasività dell’infermiera per convincere Drusilla a lasciare l’amica per andare a fare lezione. Leslie passò la mattinata a dormire, perché le poche ore di sonno turbolento della notte precedente l’avevano lasciata più spossata che mai. Era sveglia da nemmeno un’ora quando Madama Chips venne ad annunciarle che aveva una visita, seguita da una Hermione armata di un sorriso incoraggiante e un enorme biglietto con su scritto: TORNI PRESTO!,costellato di firme e disegnini.
‘Il settimo anno mi ha delegato per darti questo.’, disse la ragazza. ‘Ci è voluto poco perché si spargesse la voce che ti eri sentita male: la professoressa Peppermint era così distratta che ha fatto esplodere un calderone.’
Leslie non degnò né lei né la cartolina di uno sguardo.
‘Ci sono le firme di tutti.’, continuò la ragazza  in tono un po’ interdetto. ‘Persino quella di Malfoy.’
‘Non mi parlare di Draco Malfoy.’, ringhiò Leslie fulminandola con lo sguardo. ‘Sono stanca dei ragazzini che credono di poter decidere della mia vita! Sarete pure dei maghi esperti, delle persone vissute perché avete visto tante cose brutte e cattive, ma siete pur sempre dei ragazzini! E anche se non lo foste, nessuno ha il diritto di decidere se dirmi che ho un figlio, un marito, oppure tenerselo per sé!’
La ragazza arrossì.
‘Lily, io volevo solo…’, esordì dopo qualche istante di silenzio.
‘Mi chiamo Leslie. Almeno per ora.’
‘Ah.’
‘Che cosa sapevi e quando l’hai scoperto, Hermione?’
La ragazza prese un respiro profondo.
‘Sapevo che eri una studentessa eccezionalmente dotata, come se avessi già imparato tutto quello che ti stavo insegnando, e avessi bisogno solo di rinfrescarti la memoria. Sapevo che per qualche ragione il mondo magico non era al corrente della tua esistenza fino a poco tempo fa. Sapevo che somigliavi in modo incredibile a Lily Potter, e che avevi gli occhi di Harry. Sapevo che facevi sogni strani, e conoscevo i sintomi di chi è stato vittima di una modifica di memoria, perché per mesi io e Ron abbiamo lavorato per guarire i miei genitori dallo stesso incantesimo. Ma non era abbastanza, Leslie: c’era anche molto che non sapevo. Non sapevo perché ogni notte sognassi un ragazzo con una ninfea, dato che chiaramente non era un ricordo. Non sapevo chi potesse aver modificato la tua memoria, né perché.’ Esitò prima di continuare. ‘Non sapevo perché Harry fosse sopravvissuto alla maledizione di Voldemort, se non è stato il sacrificio di sua madre a proteggerlo. Non potevo parlare con te, né con Harry, prima di aver scoperto qualcosa di più.’
‘E’ mio figlio; ho diritto di conoscerlo.’
‘Sei sicura di questo, Leslie? Perché se puoi dirmi con assoluta certezza che Lily Evans è viva, ti porterò immediatamente da Harry. Altrimenti, non posso lasciare che soffra più di quanto non abbia già fatto.’
L’altra rimase in silenzio.
‘Non volevo tenerti all’oscuro di tutto.’, continuò Hermione. ‘Ho ripescato il libro del Principe Mezzosangue e te l’ho dato come una specie di prova del nove; se non mi avessi detto che era tutto finito, avrei cominciato a parlarti di Harry. Ti confesso, Leslie, che una parte di me voleva davvero che fosse finita: non volevo continuare ad avere segreti con Harry, e non volevo che Ron gli dovesse mentire per me. L’avrebbe fatto, ne sono sicura, ma non  sarebbe mai riuscito a guardarlo in faccia dopo. Harry non ci avrebbe mai perdonato.’
‘Evidentemente è una cosa di famiglia.’, ribatté Leslie tagliente.
‘Voglio aiutarti; so come curarti.’
‘Fammi incontrare mio figlio.’
‘Non ancora, prima devi recuperare molti ricordi, almeno quelli di James.’
Leslie ebbe un fremito.
‘No. Non posso, Hermione… Cioè, forse quelli di James sì, ma…’
Prese un respiro profondo. La ragazza rimase in silenzio, aspettando.
‘Lily Evans si è lasciata alle spalle una scia di fantasmi.’, concluse Leslie con un sospiro. ‘Non ho la forza di ricordare tutti quelli che ha perso.’
‘Non si è lasciata indietro solo fantasmi: Lily aveva una famiglia.’
‘Sì, ma Harry…’
‘Non parlo di lui. Ha una sorella, Leslie.’
 
 
 
 
 
‘Cosa hai detto alla McGranitt per lasciarci partire per il weekend?’, chiese Leslie, ancora un po’ stordita dagli effetti della sua prima Smaterializzazione.
‘Che ti porto a Godric’s Hollow per una lezione sul campo di Storia della Magia.’, rispose Hermione.
‘Godric’s Hollow?’
‘E’ lì che viveva la famiglia Potter; spero di trovare qualcosa che apparteneva a James e Harry nella loro vecchia casa.’
‘Ma qui non siamo a Little Whinging, per vedere la sorella di Lily?’
‘Infatti: questo è un viaggio a più tappe. Piuttosto, guardati bene intorno; forse sei nata e cresciuta in questo villaggio.’
Leslie diede un’occhiata alla lunga fila di case di un bianco quasi abbagliante, ognuna con il suo giardinetto ben curato e identico a quelli accanto. Stentava a credere che qualcuno potesse avere un’infanzia in quel luogo così ordinato
‘Eccoci arrivati.’, annunciò Hermione. ‘Privet Drive numero 4.’
Era difficile essere arrabbiata con lei vedendo quanto si stava dando da fare, tanto più che non aveva fatto una piega quando Leslie, nel raccontarle tutto quello che aveva scoperto, si era lasciata scappare anche di aver origliato la sua conversazione con Ron: si era limitata a scrollare le spalle. Un atteggiamento così maturo che Leslie cominciava a vergognarsi di essere stata così sostenuta con lei.
‘Io ti aspetto qui fuori.’, disse fermandosi dietro una siepe abbastanza alta da coprirla. ‘Non voglio che la signora Dursley si spaventi vedendomi.’
Hermione annuì e si avviò per il vialetto. Suonò il campanello, e dopo parecchi istanti una donna magra venne ad aprire. Dal modo in cui storceva il naso si sarebbe detto che invece di una ragazza di diciotto anni avesse trovato alla sua porta un sacco di fertilizzante. Leslie trattenne il respiro: era Petunia, la donna di Diagon Alley.
‘Signora Dursley.’, esordì Hermione. ‘Non ho mai avuto il piacere di incontrarla, ma, ho… ehm… sentito molto parlare di lei. Mi chiamo Hermione Granger, sono molto amica di suo nipote Harry.’
Petunia annuì.
‘So chi sei, e non voglio parlare con te. Fai entrare la tua amica, però. E’ inutile che si nasconda, l’ho vista dalla finestra.’
Leslie uscì allo scoperto, arrossendo.
‘Buongiorno.’, sorrise debolmente, incerta su quali fossero le parole giuste. Piacere, forse sono la tua defunta sorella, forse no; posso entrare e prendere un po’ di oggetti che ti appartengono, così forse mi ricorderò di te? Grazie infinite. ‘Non so se si ricorda, ci siamo incontrate alla fine di settembre.’
Petunia annuì di nuovo. Sembrava non riuscire a incrociare gli occhi di Leslie.
‘Sei tu?’, chiese con voce strozzata. ‘Voglio solo sapere questo.’
Leslie esitò.
‘Non lo so, Tunia.’, disse lentamente. ‘Ma credo di sì.’
La donna la guardò finalmente negli occhi, sorridendo.
Tunia...’, ripeté. ‘Erano vent’anni che nessuno mi chiamava così.’
Abbracciò Leslie con trasporto, singhiozzando. Se solo avesse saputo che per lei era ancora una completa sconosciuta… Chissà da dove le era uscito quel “Tunia”.
La tua mente è un labirinto, Lynch.
‘Ma cosa ti è successo, Lils?’, chiese la signora Dursley sciogliendosi dall’abbraccio. ‘Dove sei stata? Perché hai lasciato che credessimo che eri morta? Con Harry che è cresciuto senza conoscerti…’
Al pensiero del nipote gli occhi le si riempirono di nuovo di lacrime. Leslie vide con la coda dell’occhio che Hermione stava fulminando Petunia con lo sguardo, i pugni stretti. Era il ritratto della rabbia repressa; all’improvviso Les ebbe un brutto presentimento.
‘Ti sei occupata di lui, Tunia?’
La donna esitò.
‘L’ho accolto, questo sì, ma… Non ero sua madre, e non ero una… una di voi. Non l’ho amato come avrei dovuto. Ogni volta che lo guardavo negli occhi, Lils, vedevo un… un tu-sai-cosa, un pericolo per me e per la mia famiglia. Vedevo quegli occhi e… vedevo te. Ero arrabbiata con te, credo, perché eri così diversa, ma tutti ti trattavano come se fossi speciale. Anche il ragazzo è diverso, come te… Poi ero arrabbiata con me, perché ti avevo lasciato andare senza dirti che ti volevo bene, anche se mi avevi lasciato indietro, anche se non mi avevi portato a Hog… In quel posto con te.’ Sospirò. ‘Mi dispiace, Lily, davvero.’
Leslie aveva tentato di seguire il discorso, ma tutto quello che aveva afferrato era che Harry non era stato trattato come meritava. Le motivazioni non le interessavano gran che: come aveva potuto crescere suo figlio… Cioè, il figlio di Lily… Insomma, il figlio della sua defunta sorella senza donargli tutto l’amore che si meritava? Tuttavia questa donna era pur sempre sua sorella (possibile?), e sentiva il bisogno di starle vicino, di rimediare a vent’anni di lontananza. Petunia era l’unica cosa che rimaneva a Lily Evans, oltre ad una schiera di lapidi.
‘Possiamo entrare?’, chiese dolcemente. ‘Abbiamo molto di cui parlare.’
L’altra esitò.
‘Va bene.’, concesse. ‘Mio marito non dovrebbe rincasare molto presto.’
 
 
 
 
 
‘Non ci ho mai capito niente di tutte queste sciocchezze, incantesimi e roba del genere.’, sentenziò Petunia dopo che Leslie ebbe terminato il suo racconto davanti ad una tazza di the.
Hermione emise un grugnito sprezzante. La signora Dursley non aveva potuto evitare di invitarla a sedersi, ma era stata relegata su una sedia a dondolo vicino al caminetto che a occhio e croce doveva  aver visto anni migliori. O meglio, decenni migliori.
‘Se fossi in te non proverei a dondolarmi.’, la ammonì Petunia.
La ragazza annuì con un sorriso che faceva supporre che avesse ingoiato la fetta di limone che galleggiava sul suo the. La padrona di casa posò la sua tazza sul tavolino da caffè, incrociò le gambe e posò le mani sopra le ginocchia in modo decisamente affettato.
‘Allora…’, esordì. ‘Hai detto che ti servono degli oggetti. Preziosi?’
‘No, no!’, si affrettò a rispondere Leslie, arrossendo di vergogna. ‘Anzi, preferirei oggetti da nulla, ma che abbiano qualche collegamento con Li… con me e con la nostra infanzia.’
Petunia parve rilassarsi, ma allo stesso tempo nei suoi occhi apparve un’ombra di tristezza.
‘Ho capito.’, mormorò. ‘Aspettate un attimo, per favore.’
Uscì dalla stanza a passo incerto, e dopo qualche minuto ritornò con un foglio di pergamena stretto al petto.
‘Sei proprio sicura di essere tu?’, chiese per l’ennesima volta, guardando Leslie dritto negli occhi. ‘Perché questo non è un oggetto da affidare ad una sconosciuta.’
‘Non so dirti con certezza chi sono.’, rispose lentamente Leslie. ‘Ma ho bisogno che tu mi aiuti a scoprirlo.’
Petunia scosse la testa energicamente, come per scacciare i suoi dubbi momentanei.
‘Non importa, io so che sei: solo due persone al mondo hanno quegli occhi. Una l’ho cresciuta io, l’altra è cresciuta con me.’
Prese un respiro profondo e tese a Leslie il foglio che aveva in mano.
‘La tua lettera di Hogwarts.’, annunciò. ‘Non hai mai saputo che te l’avevo presa. Non l’ho mai confessato a nessuno, neppure a mio marito. Non so neanche perché l’abbia tenuta per tutti quegli anni –prima che tu morissi, intendo. Cioè… Insomma, io… Mi piaceva guardarla. Mi sembrava quasi di poter andare con te in quel posto magico di cui tu e il ragazzo dei Piton non facevate altro che parlare. Non che mi abbiate mai incluso nella conversazione… E non che io ci tenessi, bada bene, eppure… Poi sei morta, e questa lettera ha assunto un nuovo significato. Era stata così importante per te, e per me… Per noi. Dio, Lily, non c’è mai stato un noi, vero? Eravamo io e te. Separate.’
Si asciugò una lacrima con il dorso della mano. Leslie sentì il collo rigato da qualcosa di freddo e umido; incredibile, stava piangendo per una completa sconosciuta. Desiderava intensamente ricordare questa donna, la bambina che era stata, ma non poteva. Anche lei era un fantasma, come James e Severus. Guardò Hermione e vide che persino lei aveva gli occhi lucidi.
‘Pensi che questa lettera mi aiuterà a ricordare?’, le chiese.
La ragazza annuì.
‘E’ perfetta.’, esalò.
Leslie sentì il groppo che aveva in gola sciogliersi un po’. Sorrise; incrociò lo sguardo di Petunia e vide che anche lei sorrideva, gli occhi splendenti di gratitudine. Senza pensare, Leslie le si avvicinò e la strinse a sé.
‘Sono contenta di avere una sorella.’, sussurrò.
‘Anch’io.’, rispose l’altra nello stesso tono. ‘Mi dispiace di averci messo così tanto a capirlo.’

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Capitolo 9
*** Godric's Hollow ***


‘Eccoci qui.’, fece Hermione imbarazzata, fissando l’edificio in rovina.
‘Eccoci qui.’, ripeté Leslie.
‘Vuoi entrare?’, chiese la ragazza.
L’altra fissò la casa: metà del tetto era saltata in aria insieme alla finestra della stanza dove una donna chiamata Lily Potter aveva dato l’ultimo saluto a suo figlio; il giardino, incolto da vent’anni, era diventato una jungla, i muri erano ricoperti di scritte che esprimevano condoglianze per Harry o lutto per la morte dei coniugi Potter. Se visitare la tomba di Lily e James era stato deprimente, questo posto era semplicemente oppressivo.
‘Non proprio.’, rispose Leslie. ‘Tu?’
‘Muoio dalla voglia… Dopotutto ho così tanti bei ricordi dell’ultima volta.’
‘Beata te...’
‘Scusa.’
‘Non importa. Ho cambiato idea, voglio entrare. Davvero. James mi aspetta lì dentro.’
‘Hai portato il Boccino?’
‘Sì. Hai portato i sacchi  a pelo?’
‘Sì.  Coraggio, allora.’
L’interno era anche peggio: polvere e ragnatele facevano da padrone, creando un velo bianco interrotto solo dalle orme dei visitatori.
‘Tutto è stato lasciato intatto da quella notte.’, spiegò Hermione. ‘Come una specie di monumento. Un incantesimo antifurto impedisce a chiunque non sia il proprietario della casa di portare via qualsiasi oggetto, in modo da impedire che qualche visitatore si porti a casa un ricordino, magari per venderlo. Solo il padrone di casa, cioè Harry, può farlo; e Lily, a quanto pare.’
E forse anche James.
Bastò un’occhiata perché Leslie capisse che anche Hermione aveva lo stesso dubbio, anche se come lei non osava pronunciarlo ad alta voce: se Lily poteva resuscitare all’improvviso, era possibile che James facesse lo stesso?
‘Mettiamoci al lavoro.’, propose Hermione rompendo il silenzio. ‘Direi di cominciare dalla camera da letto di Harry: lì potremo trovare i suoi vecchi giocattoli, e visto che i tuoi ricordi di lui appartengono tutti alla sua infanzia, direi che i giochi fanno al caso nostro.’
Leslie sentì lo stomaco contorcersi al pensiero di entrare in quella stanza, ma annuì brevemente. Non si era sbagliata: alcuni mobili rovesciati testimoniavano la lotta di Lily per tentare di scappare, di trattenere Voldemort.
‘Questo potrebbe andar bene.’, annunciò Hermione estraendo un Ippogrifo di pezza dalla culla del bambino. ‘Visto che Harry era nella sua culla quando Lily è morta, evidentemente l’aveva con sé quella notte; sarà impregnato di ricordi.’
A Leslie scappò un sorriso.
‘Gliel’avrà regalato James.’, disse prendendo il pupazzo in mano. ‘Tutti avrebbero potuto regalargli un orsacchiotto, ma James Potter non avrebbe mai fatto nulla di così banale: si è dichiarato lanciandomi in testa un Boccino, dopotutto.’
La ragazza fece tanto d’occhi.
‘Che c’è?’, fece l’altra.
‘Leslie, hai detto lanciandomi… Non lanciando a Lily! Stai cominciando a ricordare sul serio, ad essere veramente lei!’
‘Prevedo una nottata da incubo.’, sospirò Leslie.
 
 
 
 
‘Ti piace l’Ippogrifo di papà?’, chioccia James.
Per tutta risposta Harry agguanta il giocattolo con le sue manine grassocce e comincia a masticargli un’ala, gorgogliando felice. Mio marito gli sfiora la guancia con una carezza.
‘Gli piace.’, rido io, circondandogli la vita con le braccia.
‘Altro che orsacchiotti!’, replica lui con un sorrisetto soddisfatto. ‘Guarda che dentini, il nostro campione! Mastica già come un lupacchiotto!’
‘Remus sarà contento, sta a vedere che Harry ha preso qualcosa anche da lui.’
‘Credo che Sirius rivendicherà la discendenza delle zanne.’
‘Spero che stiano tutti bene...’
‘Certo che stanno bene, Lils.’, risponde lui, baciandomi sulle labbra. ‘Vedrai, presto sarà tutto finito.’
‘Ma perché cerca proprio noi, James?’
‘Non lo so, ma non ci troverà. E’ una promessa, Lily: mi fido dei miei amici.’
 
 
 
 
Resterei tutta la vita a guardare mio figlio che dorme abbracciato al suo Ippogrifo di pezza, ma James mi aspetta al piano di sotto. Vado ad annunciargli che Harry si è finalmente addormentato, aspettandomi di trovarlo accasciato su una poltrona a leggere, ma trovo una scena completamente diversa.
‘Lily, prendi Harry e scappa!’
Non c’è tempo per pensare.
 
 
Il sogno venne interrotto bruscamente, e Leslie si ritrovò in quello stadio fastidioso fra il sonno e la veglia. Cercò disperatamente di riprendere il sogno, ma questo servì solo a farla svegliare completamente. Balzò in piedi, frugò nel suo zaino e afferrò il Boccino. Lo sfiorò con le labbra e schioccò un bacio anche all’Ippogrifo di pezza prima di infilarseli entrambi nel sacco a pelo.
 
 
‘Andiamo, Evans, mi stai prendendo in giro?’
‘Ho un nome, Black. Bel modo di trattare la ragazza del tuo migliore amico…’
‘Non cambiare discorso: davvero non hai mai giocato una partita di Quidditch?’
‘Non sono neanche mai salita su una scopa, se è per questo. Ti sembrerà strano, ma tra i Babbani non ci si sposta sui manici di scopa.’
Sirius scuote la testa desolato e mi lancia il Boccino, che prendo al volo.
‘A tutto c’è rimedio.’, interviene la voce di James alle mie spalle.
Prima di rendermene conto, vengo issata per un braccio sulla sua Nimbus con l’aiuto di Remus e Peter.
‘Reggiti forte.’, ghigna il mio ragazzo.
 
 
 
 
Leslie si svegliò, più infastidita che mai. In un altro momento avrebbe dato qualsiasi cosa per ricordare la prima volta che aveva volato su una scopa, ma non adesso, non dopo essere stata così vicina a vedere la notte in cui James era morto.
Perché James era morto, non aveva dubbi.
Non aveva fatto in tempo a vedere il suo cadavere, purtroppo o per fortuna, ma lo sapeva; come aveva saputo che non avrebbe più sognato il ragazzo con la ninfea, poteva dire con assoluta certezza che suo marito non c’era più.
All’improvviso si rese conto dell’enormità della cosa: suo marito non c’era più. Non il marito di Lily, di una sconosciuta, ma il suo. Si sentì mancare al pensiero. Prese il Boccino e lo scagliò contro il muro. Era sul punto di fare lo stesso con il pupazzo, ma si trattenne: lo posò sul comodino accanto al suo sacco a pelo, dandogli un’ultima carezza. Non se la sentiva di sognare di nuovo Harry e James; per quella notte ne aveva avuto abbastanza di lutti. 

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Capitolo 10
*** Draco ***


Cara Tunia,
Sono io, Lily. Hai detto di scriverti appena avessi ricordato qualcosa di te, quindi eccomi qui.
Ho sognato il giorno in cui ho ricevuto la mia lettera di Hogwarts: tu mi sgridavi perché ero stata tutto il giorno con Severus senza avvertire nessuno, e quando io ti dicevo della lettera me la strappavi di mano e cominciavi a leggere. E’ strano, a rigor di logica avrei dovuto sognare anche Severus, ma non è stato così. Ho sognato la prima volta in cui siamo andate a fare compere a Diagon Alley con mamma e papà, e anche se sono sicura che anche Severus sia venuto con noi, non è apparso. Ho sognato il giorno in cui ho scoperto che ti sposavi, e che non volevi avermi come damigella d’onore, e il giorno in cui hai presentato me e James a Vernon… Un vero disastro. Poi però ho sognato il tuo matrimonio: eri così felice, Tunia… Così felice senza di me. Tuo marito si è rifiutato di rivolgerci la parola al banchetto nuziale, cosa che ha offeso molto James, e non posso dire che abbia fatto molto piacere neanche a me. Però ti capisco, Tunia, davvero. Ho sognato noi due che giocavamo in giardino.
Molti di questi ricordi non hanno nulla a che fare con la mia lettera di Hogwarts, ma Hermione mi ha spiegato che quando una persona sotto l’incantesimo Oblivion desidera con tutte le sue forze ricordare una persona amata, le memorie arrivano spontaneamente.
Ti voglio bene, Tunia.
Se vuoi scrivermi, indirizza la lettera a Leslie Lynch o Jerome Andrew Peppermint, Fermo Posta 34572, Londra. Un mio amico me la inoltrerà via gufo.
Sono tornata a Hogwarts da tre giorni, ormai, e
 
 
 
‘Che fai?’, chiese Dru sedendosi sull’erba accanto all’amica.
‘Scrivo a mia sorella.’, rispose Leslie sorridendo. ‘Non mi abituerò mai a pronunciare questa frase.’
‘Hermione mi ha detto di venire a cercarti.’, continuò Drusilla. ‘E’ per Malfoy.’
Leslie sospirò.
‘Sinceramente, non ho più la forza di affrontare quel ragazzino.’
‘Ma Les, lui sa qualcosa: ti ha chiamato signora Potter.’  
‘Lo so, lo so… Adesso vado. Dove devo raggiungerla?’
‘Sala Comune dei Serpeverde.’
‘Ah, perfetto…’
In quanto Capocasa, Leslie conosceva la parola d’ordine per entrare nelle Segrete, ma non aveva mai pensato di farne uso: forse era l’influenza dei Grifondoro, o forse il semplice fatto di essere Nata Babbana, ma le sembrava di penetrare nel quartier generale nemico. Fu con sua grande sorpresa che trovò la Sala deserta, fatta eccezione per un ragazzo e una ragazza seduti davanti al caminetto a guardarsi in cagnesco.
‘Dove sono tutti?’, chiese Leslie.
‘Dove vuole che siano?’, abbaiò Draco. ‘Al parco, ovviamente: chi passerebbe un bel pomeriggio come questo chiuso in una sala umida e buia come questa?’
‘Non c’è un posto più tranquillo per parlare?’, insistette Leslie, combattendo l’istinto di tornare anche lei al parco, lasciando quella lugubre Sala Comune. ‘Potrebbe entrare qualcuno da un momento all’altro.’
‘Di che si preoccupa, professoressa?’, ghignò il ragazzo. ‘Non abbiamo nulla di così importante da raccontarci.’
‘Ah no?’, sibilò Hermione furiosa. ‘Non erano questi i patti, Malfoy.’
‘Quali patti? Tu mi hai dato appuntamento qui in Sala Comune, nessuno ha parlato di patti.’
 ‘Perché sei venuto, se non hai niente da dirci?’
‘Per i tuoi begli occhi, Granger, mi sembra ovvio. Io non sono venuto proprio da nessuna parte, mi sono limitato a starmene in santa pace in Sala Comune a leggere un libro.’
‘Come no!’
‘Allora diciamo piuttosto che volevo vedere dove andavi a parare. E’ un anno che non ci rivolgiamo la parola, e all’improvviso mi chiedi di incontrarci; avrò il diritto di essere almeno un po’ curioso, no?’
‘Tu sai chi sono, Draco.’, tagliò corto Leslie, troncando impaziente lo scambio di battute.
‘Perché non dovrei saperlo, professoressa Lynch?’, rispose candidamente il ragazzo.
‘Non fare il finto scemo: mi hai chiamato signora Potter, e hai detto che sapevi qualcosa su me e Severus.’
‘Io ho detto questo? Si confonde con qualcun altro, professoressa.’
‘Andiamo, Draco, non pensi di dovermi quantomeno un favore? Se non fosse per me saresti ad Azkaban adesso.’
‘Potrei farmi due chiacchiere con mio padre, laggiù.’, rispose lui spavaldo, ma il terrore che gli aveva adombrato gli occhi per un momento non era sfuggito alle due interlocutrici.
‘Sei in debito con me.’, insistette Leslie.
Il ragazzo la guardò storto.
‘Sono in debito con lei quanto lo ero con Severus Piton.’, sibilò. ‘Lei non mi ha protetto perché è tanto buona o perché tiene a me, ma perché sperava di ottenere delle informazioni. Non conta come favore.’
‘Ti sbagli, Draco: ti ho protetto perché non volevo vederti finire ad Azkaban. Chissà cosa mi era preso…’
‘Se non vuoi parlare per Leslie, almeno fallo per Harry!’, intervenne Hermione furibonda. ‘Lui ti ha salvato la vita, e vuoi privarlo di sua madre! Poteva tranquillamente lasciarti bruciare nella Stanza delle Necessità, ma ha rischiato la sua vita per salvarti. Se non è un favore questo…’
Leslie non poté fare a meno di gonfiarsi di orgoglio al pensiero che suo figlio avesse fatto questo per una persona a cui non teneva affatto.
‘Non ho debiti con Potter.’, replicò Draco. ‘Anche io avrei potuto benissimo consegnarlo ai Mangiamorte, ma non l’ho fatto. Ti sei già dimenticata di Malfoy Manor, Granger?’
Appena ebbe pronunciato quelle parole, fu chiaro che se ne era già pentito. Hermione impallidì di rabbia.
‘Non mi dimenticherò di Malfoy Manor finché respiro.’, ringhiò. ‘Non mi scorderò che sei un codardo. Sai che ti dico, Malfoy? Fallo per me. Credi di non avere debiti con nessuno? Beh, evidentemente ti sei scordato della ragazza che hai insultato per anni, che hai visto venire torturata senza alzare un dito, e che nonostante tutto ha testimoniato in tuo favore.’
Draco si strofinò la fronte con una mano. Nessuno parlò per lunghissimi istanti.
‘Vorrei aiutarti, Granger, davvero.’, disse piano il ragazzo. ‘Ma non posso. Non ho più quello che cercate: l’ho distrutto quando ho scoperto quello che aveva fatto Piton. Il Sectumsempra, intendo. Ero infuriato, non ero in me.’
‘Di che cosa stai parlando, Draco?’, chiese Leslie.
Lui aggrottò le sopracciglia.
‘Il ricordo.’, rispose in tono ovvio. ‘Non era quello che stavate cercando?’
‘Forse è meglio se parliamo nel mio ufficio.’, concluse Leslie.
Il ragazzo annuì, straordinariamente remissivo.
 
 
 
 
‘Quindi lei non sapeva del ricordo?’, domandò Draco quando i tre furono al riparo da orecchie indiscrete.
‘Quale ricordo?’, replicò Leslie.
Il ragazzo prese un respiro profondo.
‘Deve sapere che, oltre al Signore Oscuro, io sono stato l’ultima persona a vedere Piton da vivo.’, esordì. Hermione contorse nervosamente un lembo della sua veste con le mani, ma non lo interruppe. ‘Ero con lui quando mio padre lo venne a chiamare, dicendogli che il Signore Oscuro desiderava parlargli. Piton non si scompose, ma fece cenno a mio padre di ritirarsi, cosa che lui fece, anche se controvoglia. Quando fummo soli, Piton si voltò verso di me, e dal suo sguardo capii che sapeva che non sarebbe sopravvissuto all’incontro. Trasse da una tasca della sua veste una fialetta contenente un ricordo e mi disse di consegnarla a Harry Potter. Non capivo perché mi avesse affidato qualcosa di così importante: voglio dire, dandomi quell’incarico mi aveva praticamente confessato di essere una spia, e avrei potuto benissimo consegnare la fiala al Signore Oscuro, rivelandogli che Piton era un traditore e riguadagnarmi così il suo favore. Lui sembrò intuire quello che mi passava per la testa; mi mise una mano sulla spalla e mi disse: “Mi fido di te, Draco.”
Cinque parole. Per quelle cinque parole ho rischiato di venire additato come un cospiratore e trucidato insieme alla mia famiglia. Che idiota… Cinque parole… Ero così… Disperato. Così disperato, così incredulo qualcuno che mi rispettasse per una volta nella mia vita, che tenni quel ricordo per me. Non lo diedi a Potter, però: quando il Signore Oscuro morì, capii che avrei dovuto usare tutte le armi che avevo a disposizione per tenere la mia famiglia fuori da Azkaban, e quella fialetta era una prova che non avevo tradito la fiducia di un agente dell’Ordine della Fenice, nientemeno che Severus Piton. Non sapevo che ricordo contenesse, ma doveva essere qualcosa di importante. Alla fine, però, non lo usai nemmeno nei processi: la tua testimonianza e quella dei tuoi amici, Granger, bastavano a scagionare me e mia madre, ma non potevamo fare nulla per mio padre; per un pelo era scampato alla galera diciassette anni fa, era un’utopia pensare che ci sarebbe riuscito una seconda volta. Mostrai la fiala solo a mia madre, per chiederle consiglio, e fu d’accordo con me che non era il caso di farla vedere a nessuno, tranne forse Potter. Ma in realtà nessuno di noi due voleva davvero dargliela, anche se non lo dicevamo ad alta voce: quello che per lui credevamo una cosa ormai inutile, un segreto di una guerra finita, per noi sarebbe potuto essere di vitale importanza all’occorrenza. Ad ogni modo, quando venne il momento di tornare a Hogwarts per completare gli studi, che l’anno scorso avevo seguito in modo irregolare, lo portai con me, sapendo che nell’ufficio del Preside c’è un Pensatoio che avrei potuto sfruttare per saperne di più; ma la primo momento che la vidi, professoressa, capii che non avrei avuto bisogno di intrufolarmi nello studio della McGranitt per sapere cosa era contenuto nel ricordo: Lily Potter era viva. Sapevo che Lily aveva i capelli rossi, e non riuscivo a guardarla negli occhi senza provare l’inquietante sensazione di incrociare lo sguardo di Potter.’
‘Perché non hai detto niente a me o a Harry, allora?’, domandò Leslie.
‘Perché era un’ipotesi assurda, e non avevo prove, solo semplici supposizioni.’
‘E la fialetta.’
‘E la fialetta; ma non potevo intrufolarmi nell’ufficio della Preside con tutta la scuola che mi teneva d’occhio, aspettando solo un’occasione per mandarmi in galera. Quando lei mi chiese di Piton, però, trovai una conferma della mia teoria. Ma come le ho detto, mi sentivo tradito, ero confuso e arrabbiato. Salii in camera mia, gettai a terra la fiala e la calpestai più volte. Inutile dire che quel ricordo è andato perduto.’
Leslie annuì grave.
‘Quello che ci hai detto è comunque molto utile, però.’, disse in tono gentile. ‘Ti ringrazio, Draco, puoi andare.’
Il ragazzo esitò.
‘Granger, c’è una cosa che voglio chiederti prima.’, borbottò. ‘Perché tu, Weasley e Potter avete testimoniato a mio favore? Avevate vinto: una sola parola e vi sareste potuti vendicare di tutto quello che vi ho fatto passare.’
‘Per la stessa ragione per cui Silente ha ordinato a Piton di ucciderlo, sapendo che tu non l’avresti mai fatto.’, rispose la ragazza sorridendogli appena, forse per la prima volta in vita sua. ‘Tutti fanno degli errori, Malfoy, ma questo non significa essere delle persone cattive.’
Il ragazzo annuì cupamente e uscì dalla stanza con un breve cenno di saluto.
‘C’è una cosa che i Serpeverde fanno molta fatica ad imparare: il perdono.’, sospirò Hermione. ‘Non concepiscono di poter perdonare gli altri, né sé stessi.’
Leslie non poté fare a meno di chiedersi se neanche Severus fosse stato capace di perdonare.

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Capitolo 11
*** Harry ***


Miei carissimi 24 lettori, scusatemi davvero tanto per l'imperdonabile riterdo.... Non riesco a credere di aver fatto passare così tanto tempo! Meriterei la lapidazione, ma nel vano tentativo di farmi perdonare ho preparato un capitolo un po' particolare...
Vi avverto in anticipo, però, che da qui cominciano le imprecisioni riguardo alla saga, le uniche che farò (almeno, le uniche che farò consapevolmente); riguardano i ricordi di Harry. Purtroppo zia Row è categorica riguardo al fatto che Lily Evans sia morta e sepolta, quindi mi tocca fare qualche modifica per andare avanti. Ma del resto, non si chiamano What If? per niente, no?
Grazie mille a tutti quelli che hanno resistito stoicamente, non avete idea di quanto significhi per me, e scusate ancora. Sul serio.

<3

Meiyo



Harry venne svegliato da  una cascata di piume sul cuscino e dal rumore delle ali di Loki che frullavano accanto alla sua guancia.
‘Il tuo barbagianni ha di nuovo sbagliato stanza.’, mugugnò uno spettinato Neville, strofinandosi gli occhi nella speranza di svegliarsi un po’.
‘Non è un buon motivo per svegliarmi all’alba.’, protestò Harry, tentando di strappare a Loki la lettera che teneva tra gli artigli. Il barbagianni però continuava a schivarlo, volando sempre più lontano, come per spingerlo ad alzarsi dal letto.
‘Non frignare: sono le sette e mezza, perfino Ron è già in piedi.’, replicò Neville.
Ron che si alza prima di noi? Impossibile!’
‘Bisogna capirlo, poverino, non è in sé: oggi a Hogsmeade rivedrà la sua ragazza dopo ben due mesi... Comunque sarai felice di sapere che il suo appetito non ne ha risentito, si è tuffato sui pancakes che ci ha lasciato la nonna.’
Harry rise e si sedette sul letto, arrendendosi al volere di Loki, che per ricompensarlo gli posò la lettera in grembo. Cercò a tentoni gli occhiali, e solo dopo averli indossati si rese conto che l’amico portava ancora i vestiti della sera prima.
‘Ti sei di nuovo addormentato sui libri, vero?’, disse sollevando un sopracciglio.
Neville alzò le spalle.
‘Per fortuna c’è la tua posta a svegliarmi, altrimenti mi sarei fatto un’altra oretta o due di sonno con la schiena accartocciata su quella maledetta scrivania… Posso solo ringraziarti, Potter.’
‘Sei solo invidioso perché il tuo allocco non è una sveglia efficiente come Loki.’
‘Oh, Pat è ancora poco più di un pulcino, ma aspetta e vedrai: quando crescerà diventerà un rompiscatole di prima categoria, Loki potrà solo mangiare la sua polvere.’, concluse Neville affettuosamente.
Patrick e Loki avevano messo piede per la prima volta nel loro piccolo appartamento londinese il trentun luglio, quando Augusta Paciock aveva deciso di fare un regalo di compleanno speciale ad un nipote speciale, co-fondatore e co-gestore dell’Esercito di Silente, nonché futuro Auror. Così, quando aveva visto un allocco di poche settimane pigolare nel Serraglio Stregato, non aveva esitato ad acquistarlo; sennonché, sentendosi in colpa per non aver comprato niente per Harry, che compiva gli anni nello stesso giorno, aveva preso anche un bel barbagianni color crema dall’aria dolce e mansueta. Tutta apparenza, naturalmente: Loki era cocciuto ai limiti del possibile. Insisteva per cacciare, rifiutando sdegnosamente i bocconcini che Leotordo e Patrick accoglievano così volentieri, e come premio per le sue consegne accettava solo (o meglio, esigeva) una carezza ben calibrata e qualche parola di lode. Pat al contrario era dolce come il miele, anche se inguaribilmente distratto; una lettera su tre, se affidata a lui, finiva nel camino del vicino. Il fatto che Neville, che teoricamente avrebbe dovuto addestrarlo, fosse una mamma chioccia di prima categoria con i suoi animali, non migliorava certo la situazione: nonostante i buoni propositi del ragazzo, Patrick rimaneva coccolato e indisciplinato come non mai.
Harry si avviò verso la cucina per fare colazione, mentre Neville si ritirò in camera sua per vestirsi come si deve.
‘Neville si è di nuovo addormentato studiando.’, annunciò Harry sedendosi a tavola accanto a Ron. ‘Comincia a preoccuparmi.’
‘Sei sempre stato ansioso.’, ribatté l’amico allungandogli il piatto con i pancakes. ‘Lo conosci, è determinato.’
‘Lo so, lo so, eppure… Non riesco a togliermi dalla testa che forse lui non vuole davvero fare questa vita. Non mi fraintendere, sarebbe un Auror formidabile, però… Tutti adesso danno per scontato che seguirà le orme dei suoi genitori, che darà lustro al nome della famiglia, ma Neville Paciock non è fatto per la celebrità. Se lo conosco, ha solo voglia di starsene un po’ tranquillo.’
‘Dopotutto, chi potrebbe desiderare gloria e avventura quando si potrebbe avere una vita noiosa e monotona?’
‘Perché non fai l’Auror anche tu, se ti sembra così facile?’
‘Lo sai benissimo perché.’
George; ecco perché. Ron non avrebbe mai abbandonato suo fratello sull’orlo del suicidio; piano piano, lo stava aiutando a riallacciarsi alla vita dopo la morte di Fred. O almeno ci provava: i progressi erano lenti, irregolari, e bastava una parola sbagliata al momento sbagliato per gettare George in preda ad una crisi isterica, ma Ron era paziente. Lui, che era sempre stato completamente incapace di aspettare, stava imparando a perseverare. Ma questo non cambiava il fatto che avrebbe dato la mano destra per un po’ di gloria, e per seguire anche lui il corso per Auror.
‘Chi ti scrive?’, chiese Ron per rompere il silenzio pesante.
Harry guardò la lettera che aveva in mano: non aveva ancora pensato a controllare.
‘Hermione.’, rispose, sorpreso.
L’amico aggrottò le sopracciglia.
‘Hermione? A me non ha scritto niente.’, disse cupamente.
‘Certo che no, ti vedrà tra poche ore.’
‘A te però ha scritto, e vedrà anche te tra poche ore.’
‘Dice che a Hogsmeade mi presenterà una persona molto importante, quindi vuole darmi un  preavviso… che questo incontro mi cambierà la vita. E dice di salutarti.’
‘Ah beh, gentile da parte sua ricordarsi che esisto.’
‘Chi credi che mi voglia presentare?’
‘Non so… Fammi vedere questa lettera.’
Harry gliela passò. L’amico restò per un attimo in silenzio dopo aver letto.
‘Hai qualche idea?’, chiese Harry ansioso.
‘Forse.’
‘Chi?’
‘Non te lo posso dire.’
‘Perché no?’
‘Perché se mi sbaglio, sarà un colpo duro. Hermione mi aveva accennato qualcosa a riguardo durante la partita di Quidditch, ma poi ha detto di non pensarci più. Comunque sia, lo scopriremo presto.’
 
 
 
 
‘Si è fatto un po’ tardi.’,  disse vago Harry per l’ennesima volta, adocchiando il suo orologio da polso. ‘Forse dovremmo cominciare ad avviarci.’
Ginny sbuffò.
‘Harry, è la quinta volta che me lo dici! Si può sapere che fretta c’è? Non ci vediamo da quando è iniziata la scuola, visto che tu hai sempre troppo da fare!’
‘Hai ragione, hai ragione…’
‘Non sembri esattamente convinto. Sentiamo: ho ragione, ho ragione, ma…?’
‘Ma Hermione ha detto che questo incontro mi cambierà la vita, è naturale che io sia curioso. Senti, facciamo così: noi andiamo, incontriamo questa persona, e se ci rendiamo conto che non è nessuno di importante ce ne andiamo con una scusa dopo due minuti. D’accordo?’
‘E va bene, ma solo perché sei insopportabile quando non c’è verso di farti cambiare idea.’
‘Ci capiamo così bene, io e te.’, la prese in giro Harry.
Arrivarono davanti a Mielandia, il luogo dell’appuntamento, immersi in una conversazione su una possibile relazione Neville e Hannah Abbott, una ragazza dell’età di Harry che lavorava come cameriera al Paiolo Magico, e che scambiava sempre un sorriso amichevole con Neville quando gli serviva da bere –peccato che non avesse mai il coraggio di parlargli, né lui a lei.
‘L’anno scorso stavano per mettersi insieme.’, stava dicendo Ginny. ‘Era nell’ES, e se Neville non avesse avuto altro a cui pensare in quel periodo sarebbe sicuramente successo qualcosa. Anzi, ora che mi ci fai pensare, non sono neanche così sicura che non sia stato così: una volta li ho visti uscire insieme da una riunione e…’
‘Harry!’ chiamò una voce alle sue spalle.
Il ragazzo si voltò distrattamente.
‘Cosa…?’, cominciò, ma le parole gli si seccarono in gola.
 A pochi passi da lui, una donna dai capelli rosso fuoco lo fissava con un’espressione incredula negli occhi verde brillante. I suoi occhi. Harry si sentì mancare.
‘Professoressa Lynch!’, esclamò allegramente Ginny, spezzando l’incantesimo. ‘È lei il visitatore misterioso, quindi!’
Solo allora Harry si rese conto che la sconosciuta era accompagnata da Hermione, che lo salutò con aria tesa. Intrecciò le dita con quelle di un Ron dall’aria stupefatta, che le strinse come se avesse avuto bisogno di un appoggio. Con la mano libera rovistò quasi di malavoglia nel sacchetto di Cioccorane che  Neville gli tendeva, nella speranza di rianimarlo un po’. Sembrava che Neville fosse l’unico a non capire nulla di quello che stava succedendo, dalle occhiate confuse che gettava agli amici in cerca di una spiegazione. In effetti, nemmeno Harry era particolarmente informato a riguardo, eppure la vista di quella donna l’aveva scosso: aveva già visto quegli occhi, quei capelli, quel viso. Li aveva osservati molte volte, cercando di imprimersi nella memoria ogni minimo particolare, su una vecchia foto dai colori sbiaditi.
‘Perché queste facce da funerale?’, chiese Ginny confusa.
La sconosciuta deglutì.
‘Ginny, ho bisogno di parlare da sola con Harry.’, disse senza mezzi termini.
La ragazza aprì la bocca per ribattere, ma Harry annuì.
‘Ci vediamo dopo.’, disse distrattamente.
La donna gli sorrise, grata, e i due si incamminarono, lasciando Ginny stupefatta e indispettita.
‘Dove vuole andare?’, chiese timidamente Harry.
‘Ti prego, dammi del tu.’
‘D’accordo.’, disse il ragazzo sorpreso. ‘Allora, dove vuoi andare?’
‘Non importa, basta che sia un posto dove possiamo stare soli.’
Harry scelse la strada che portava alla Stamberga Strillante. Camminarono in silenzio per un bel pezzo; il ragazzo si aspettava che fosse lei ad iniziare una conversazione, ma ogni volta che la professoressa apriva la bocca per parlare la richiudeva subito dopo, come se non riuscisse a trovare le parole giuste. Ogni tanto gli lanciava delle occhiate furtive, e ogni volta che lo faceva, Harry sentiva che non avrebbe mai voluto smettere di guardarla negli occhi. Purtroppo, però, ogni volta lei abbassava lo sguardo dopo pochi istanti. Harry stava per buttare lì qualche stupidaggine sul tempo, tanto per rompere il silenzio, ma all’improvviso la donna prese un respiro profondo.
‘Sei ancora in contatto con i tuoi zii e tuo cugino?’, domandò a bruciapelo.
‘Sì, più o meno.’, rispose lui, sempre più confuso. ‘Soprattutto con mio cugino, però. Ma perché me lo…?’
‘Perché soprattutto con lui? Non vuoi bene a Petunia?’
Sembrava sinceramente allarmata. Harry smise di camminare e la guardò negli occhi.
‘Come sai che mia zia si chiama Petunia?’
Lei esitò.
‘Perché è mia sorella.’
Stavolta non abbassò lo sguardo. Quegli occhi…
‘Non è possibile.’, mormorò Harry. ‘Zia Petunia non ha più una sorella. Lei… Lei è morta. Mi ha salvato. È grazie a lei se sono vivo.’
‘Harry, devi ascoltarmi.’
Il ragazzo esitò.
‘D’accordo.’, sospirò.
La donna cominciò a raccontare la sua storia, soffermandosi su ogni particolare. Mano a mano che parlava, Harry si sorprese a pensare che tutto tornava perfettamente: aveva sentito sua madre piangere e urlare nei ricordi di Voldemort, aveva visto il cadavere di suo padre in quello di Piton, ma mai il corpo esanime di Lily Evans. Quella notte, poi, quando aveva usato la Pietra della Resurrezione, aveva detto addio ai tre Malandrini, ma sua madre mancava all’appello. E comunque Hermione non era una sprovveduta: non avrebbe mai organizzato questo appuntamento se non fosse stata assolutamente sicura di quello che stava facendo.
‘Non cosa sia successo quella notte, Harry… La notte in cui tuo padre se n’è andato.’, concluse la donna. ‘Ti giuro che sto facendo tutto il possibile per ricordare, ma non ci riesco. Io e Hermione abbiamo persino passato una notte nella vecchia casa di Godric’s Hollow nel tentativo di stimolare la mia memoria, ma è stato inutile. A proposito, ti ho portato una cosa.’
Frugò nella sua borsa e ne trasse un vecchio Ippogrifo di pezza tutto impolverato. Lo porse a Harry, che se lo rigirò tra le mani, con un groppo in gola.
‘Te lo aveva regalato James.’, disse dolcemente la donna.
‘Sei sicura che papà sia davvero morto, vero?’ , chiese Harry con voce strozzata.
Lei annuì.
‘Mi dispiace davvero, Harry.’
Il ragazzo accarezzò l’Ippogrifo con il pollice. Lentamente, sua madre alzò un braccio e gli accarezzò la guancia con delicatezza, come se avesse paura di toccarlo. Lui appoggiò la propria mano alla sua, appoggiando le sue dita al proprio viso. Rimasero così per un po’, in silenzio.
‘Cosa ti ricordi di me?’, chiese a un tratto Harry.
‘Solo il tuo primo anno di vita, purtroppo, ma Hermione dice che è già una vittoria: che piano piano sto cominciando a riprendere il controllo della mia memoria. Riesco a ricordarmi completamente solo di te e di Petunia… Le uniche persone care a Lily che siano ancora vive. Per questo desideravo così tanto ricordarvi, che all’improvviso ci sono riuscita. Ma James, Severus… Fa troppo male tentare di ricordare loro.’
‘Capisco.’, mormorò il ragazzo.
L’ombra di Sirius, di Lupin, di Fred, invasero prepotenti i suoi pensieri. La donna sembrò capire: strinse Harry a sé. Aveva gli occhi lucidi.
‘Diciassette anni… Mi sino persa diciassette anni interi…’
‘Anch’io.’
 ‘Hai ragione, Harry. Ma io non sono cambiata così tanto, in diciassette anni.’
‘Già, sei solo diventata un’altra persona.’
Sua madre ridacchiò.
‘A proposito, come vuoi essere chiamata, ora?’, chiese Harry sorridendo debolmente. ‘Lily o Leslie?’
Mamma. Voglio essere chiamata mamma.’
Mamma… È strano.’
‘Ti ci abituerai: io mi sono quasi abituata a Lily, dopotutto. Anche se mi faccio ancora chiamare Leslie… Come ti ho detto, solo in pochi sanno chi sono veramente.’
Il ragazzo annuì.
‘Cosa dobbiamo fare, adesso?’, chiese.
Lily non seppe rispondergli: da dove cominciare? Come rimediare a diciassette anni di separazione?
‘Devo restare a Hogwarts.’, disse infine. ‘Ci sono ancora troppe cose che devo scoprire: cosa è successo quella notte a Godric’s Hollow… Chi mi ha modificato la memoria… Quanto aveva a che fare Severus con tutto questo, e perché non riesco a ricordare nulla di lui...’
 ‘Capisco.’, replicò Harry con un sorriso amaro. ‘Per Natale però vorrei che venissi a stare da me.’
Lily annuì con un sorriso, gli occhi  splendenti di gratitudine, e lo strinse a sé. Harry sentì un brivido corrergli lungo la schiena.
‘Che c’è?’, chiese sua madre preoccupata.
‘Niente, è solo che… È la prima volta che vengo abbracciato da mia madre.’, rispose il ragazzo con voce rotta.
Lily sorrise.
‘Mamma…’, sussurrò Harry, assaporando la parola. ‘Posso aiutarti. Ti manderò per posta alcune cose che appartenevano a papà. Una di queste ti può essere utile per entrare nell’Ufficio del Preside e usare il Pensatoio: lì sono custoditi gelosamente molti ricordi di Piton e di Silente. Non quello di cui parlava Malfoy, certo, ma è un inizio, no?’
‘Posso chiedere alla McGranitt di…’
‘Non coinvolgere la McGranitt; non dire a nessuno chi sei veramente.’
‘Perché no?’
‘Se Malfoy aveva un segreto su di te, chiunque in questa scuola può averne uno. Non bisogna che corrano ai ripari, se ne hanno. La McGranitt, soprattutto, era nell’Ordine della Fenice, molto vicina a Silente, e se c’è qualcuno capace di tessere questo genere di intrighi, quello era Albus Silente.’
Lily esitò.
‘Credi davvero che sia una buona idea, Harry?’
‘Se c’è una cosa che ho imparato l’anno scorso è che la prudenza non è mai troppa.’
‘Nella tua impresa eroica, già. Hai così tante cose da raccontarmi…’
‘Ti scriverò ogni giorno, promesso.’
‘E io risponderò ogni giorno. Ma Ginny? Vuoi che ne parli con lei?’
Harry esitò.
‘Di lei ti puoi fidare.’, disse. ‘Però credo che sia meglio che le parli io.’
 
 
 
‘Quindi la professoressa Lynch è tua madre.’, commentò la ragazza incolore.
A Harry non piaceva affatto quel tono.
‘Però, che entusiasmo!’
‘Hai ragione, scusa…’
‘Non sembri esattamente convinta.’, sorrise il ragazzo, scimmiottando le sue parole di qualche ora prima. ‘Sentiamo: ho ragione, ma…’
‘Ma niente; se hai ragione, hai ragione.’
‘Non ti fidi, non è così?’
‘Certo che mi fido di te!’
‘Ma non di mia madre.’
‘Della professoressa Lynch, intendi.’
‘Te l’ho detto, combacia tutto. E poi, garantisce Hermione.’
‘Ti sembrerà strano, ma neanche Hermione è infallibile. Ascolta, Harry: questa non sarebbe la prima volta che vedo qualcuno ritornare dai morti, e so cosa si prova in quella situazione. Credimi, quando l’anno scorso ho visto che ti alzavi in piedi quando tutti ti credevamo morto… Non mi sono mai sentita così felice in vita mia. Però non sarebbe neanche la prima volta che qualcuno penetra a Hogwarts con cattive intenzioni.’
‘Ginny, è lei. Ne sono assolutamente certo.’
‘Come fai ad esserlo?’
Harry esitò.
‘Sono i suoi occhi.’
‘Tu e tua madre non siete gli unici ad avere gli occhi verdi, al mondo.’
‘Non è quello, è più… come mi guarda. Come parla di mio padre.’
Ginny sospirò.
‘Senti, Harry, non so cosa devo dirti per farti capire che fidarti così alla cieca non è saggio. Vigilanza costante, ricordi?’
‘Ricordo benissimo. E ricordo anche le circostanze in cui ho conosciuto Malocchio Moody, se è questo a cui vuoi arrivare.’
La ragazza fece un mezzo sorriso.
‘Ci capiamo così bene, io e te.’, disse.
 
 
Harry si svegliò di soprassalto, madido di sudore. Si portò istintivamente la mano alla fronte, come faceva sempre quando aveva gli incubi, anche se la cicatrice non bruciava; del resto, non aveva più bruciato per mesi. E sì che il sogno non era stato così terribile, rispetto a quelli che lo perseguitavano fin dalla Battaglia di Hogwarts.
Camminava su un campo di terra rossa e arida; il cielo era di un bianco latteo, e il sole rosso sangue, anche se era troppo alto perché stesse tramontando. Harry aveva già visto quel colore su uno sfondo bianco, più bianco di questo cielo quasi rosato… Bianco come un cadavere. Quello era il rosso degli occhi di Lord Voldemort.
E all’improvviso il sole divenne verde brillante, con venature più scure. Al centro, una pupilla. Un occhio. Il suo occhio.
Harry sentì la terra  mancargli sotto i piedi; il mondo si capovolse. Harry si aggrappò a un ciuffo di erba secca per reggersi, e solo allora si accorse che non era affatto erba, come quella su cui aveva camminato non era affatto terra, ma lunghi capelli rossi. Quello che aveva creduto il cielo era il viso chiaro di Lily, e il sole, il suo occhio. La donna sbadigliò e si alzò in piedi; reggersi diventava sempre più difficile.
E in quel momento Harry si era svegliato di soprassalto.
Sua madre, viva… Possibile? 

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Capitolo 12
*** Il Mantello dell'Invisibilità ***


Allo stesso tempo, Leslie Lynch entrò trafelata ai Tre Manici di Scopa. Il locale era quasi vuoto, in orario di chiusura; se poche ore prima non c’era un tavolo che non fosse occupato da studenti, adesso solo un uomo e una donna erano seduti ad un tavolo un po’ in disparte, sotto lo sguardo torvo di Madama Rosmerta, evidentemente indecisa su come buttarli fuori nel modo più cortese possibile per poter chiudere in santa pace.
Grazie al cielo sono ancora qui, pensò Leslie raggiungendoli.
‘Eccoti, finalmente!’, esclamò Drusilla con un’occhiata esasperata.
‘Mi dispiace, Dru, sul serio, ma ero con Harry e il tempo è volato.’, rispose l’amica. Si voltò verso Jerome, imbarazzata. ‘Dru ti ha già raccontato tutto, vero?’
‘Sì.’, replicò lui, alzandosi in piedi e arrotolandosi la sciarpa intorno al collo. ‘Ma lasciatelo dire, Les… Cioè, Lily…’
‘Les va benissimo.’
‘Ok. Lasciatelo dire, Les, avrei preferito sentirmelo raccontare da te. Ti ho chiesto mille volte chi era questa Babbana che ti scriveva, lasciando a me il compito di inoltrarti le sue lettere, ma tu sei sempre stata evasiva.’
‘Volevo dirtelo di persona.’
‘E infatti hai delegato mia sorella per farlo.’
‘Ero con mio figlio, Jerome! Il figlio da cui sono stata separata per diciassette anni!’
A questo punto erano fuori dal locale e si erano incamminati verso il castello. Hogsmeade era deserta: il freddo aveva fatto sì che tutti si tappassero in casa appena calata la sera.
‘Capisco.’, rispose gelido il ragazzo.
‘Mi dispiace.’, ripeté Leslie prendendogli una mano.
Lui la strinse, sorridendo appena.
‘Capisco davvero.’, disse in tono più gentile. ‘Però mi avrebbe fatto piacere vederti, Les. Pazienza, vorrà dire che verrai a Londra per Natale.’
Leslie lo abbracciò, illuminandosi.
‘Così potrò presentarvi Harry!’, esclamò.
‘Però ora sarà meglio che io vada.’, riprese l’amico. ‘Comincia a fare un certo freddino.’
Abbracciò la sorella calorosamente, schioccandole un bacio sulla guancia, e si Smaterializzò. Drusilla aggrottò le sopracciglia e ricominciò a camminare in silenzio, immersa nelle sue riflessioni.
‘A cosa pensi?’, domandò Leslie.
L’amica alzò le spalle.
‘Che mio fratello è proprio un Grifondoro, per riuscire a cacciarsi nei guai sempre e comunque.’
‘Ah no, non cominciare a parlare a enigmi perfino tu!’, rise Leslie. ‘Già non riesco a stare al passo con le mie due vite, se ti ci metti anche tu impazzisco!’
‘Che ti aspetti da una Corvonero?’, ribatté l’amica con un sorrisetto. ‘Comunque sono cose tra fratelli: se lo conoscessi come lo conosco io, sapresti che ha qualcosa che non va.’
‘E cioè?’, chiese Leslie preoccupata.
‘E cioè che solo lui può riuscire a portarsi a casa dalla Nuova Zelanda, al posto di un souvenir, una maga con due identità e un figlio segreto.’
Non era questo a preoccupare Dru, intuì Leslie; l’amica non era più brava a mentire di quanto non lo fosse lei. Preferì lasciar correre l’argomento, però: probabilmente Jerome era più turbato di quanto volesse ammettere, e l’ultima cosa che Leslie voleva fare era litigare con lui o Drusilla proprio adesso.
 
 
 
 
 
Leslie fece un sorrisetto mentre scribacchiava un Oltre Ogni Previsione sul compito di Draco. Da quando avevano fatto la loro piccola chiacchierata, il ragazzo aveva sempre preso il massimo dei voti in tutte le verifiche, e i suoi compiti erano i migliori di tutta la classe. Davanti ai suoi compagni si comportava come se non fosse successo niente, ma Leslie sapeva che l’impegno che riservava alla sua materia era il suo modo per ringraziarla di averlo protetto. Era un vero peccato che accettasse con riluttanza punti guadagnati per i suoi meriti in Babbanologia (che i suoi compagni di Casa consideravano quasi un insulto), perché Serpeverde era molto indietro rispetto alle altre Case; la maggior parte degli insegnanti cercava di essere imparziale, ma nessuno aveva una particolare simpatia per le Serpi, e loro non facevano gran che per farsi amare. Draco non era certo un’eccezione: gran parte del suo tempo era impiegata a mantenere un profilo basso. Forse però c’era un altro modo per mostrargli che aveva colto il messaggio: Leslie strappò un lembo da un foglio di pergamena e scrisse sopra qualche parola;
  Con il tuo permesso, pensavo di inviare i tuoi compiti al Ministero della Magia. Fammi sapere cosa ne pensi. 
-L.L.
Attaccò il biglietto alla verifica di Draco, la ripose e ne prese alla cieca un’altra da correggere. Sospirò: era di Ginny Weasley. Ancora prima di aprirla, sapeva già che sarebbe stato un Accettabile. Dov’era  finita la Ginny che riusciva ad entusiasmarsi perfino per il funzionamento delle fognature Babbane? Hermione aveva raccontato a Leslie che il signor Weasley era un grande amatore di tutto ciò che riguardava il mondo Babbano, e che gli eccellenti voti di sua figlia in quella materia lo avevano elettrizzato. Les si sentiva quasi in colpa al pensiero della reazione che il pover’uomo avrebbe avuto quando fosse stato il momento di riportare a casa la pagella, ma non poteva farci nulla se la ragazza aveva improvvisamente deciso di impegnarsi il minimo indispensabile. Anche se forse il suo calo non era stato poi così improvviso: Harry si ostinava a negare l’evidenza nelle sue lettere, ma Ginny era diventata molto più fredda e scontrosa con Leslie a partire dalla gita a Hogsmeade.
‘Io ho finito.’, annunciò Dru, riponendo un fascio di verifiche corrette nella sua cartella con un sorriso soddisfatto. ‘A te quanto manca?’
‘Un altro po’.’, sospirò Leslie, cercando di distogliere lo sguardo dalla finestra della Sala Professori, che si apriva provocatoriamente sul cielo limpido dell’estate di San Martino. 
‘Se vuoi ti aspetto.’, si offrì lealmente Drusilla, seppur con riluttanza.
L’amica scosse la testa.
‘Prenditi un buon libro e aspettami in riva al lago, cercherò di fare presto.’
Guardò l’amica uscire dalla stanza con un’ultima occhiata di scusa e riprese a lavorare, dolorosamente consapevole di essere l’unica a non poter uscire a godersi il sole: la Sala Professori era deserta, segno che tutti gli altri insegnanti avevano la mattinata libera. Aveva appena finito di correggere il compito di Luna Lovegood quando un pigolio discreto richiamò la sua attenzione, coma la versione ornitologica di qualcuno che si schiariva educatamente la voce. Alzando gli occhi, vide che Loki era appollaiato sul davanzale della finestra, con una lettera nel becco e un voluminoso pacco legato a entrambe le zampe. Leslie corse a liberarlo dal fardello.
‘Ci voleva qualcuno che mi tirasse su di morale, oggi.’, confidò al barbagianni, accarezzandolo delicatamente.
L’uccello piegò leggermente la testa, come a dire: Che ci vuoi fare, il lavoro chiama.
Leslie prese il pacco e lo poggiò sul grande tavolo al centro della stanza, incuriosita. Aprì subito la lettera, ansiosa di saperne di più.
 
Cara mamma,
Come va a scuola? Hermione dice che siete già arrivate al programma dell’ultimo anno per quanto riguarda Pozioni; non mi sorprende, mi hanno detto in molti che da giovane era la tua materia preferita.
Qui a Londra tutto a posto, Dudley è venuto a farmi visita l’altro ieri, dice che zia Petunia sta bene e che la ditta di trapani va a gonfie vele. La ha zia finalmente detto di te a lui e a zio Vernon, ma a Dudley è stato proibito di riferirmi la reazione di suo padre -strano, eh?.
Penso che zio Vernon non sia esattamente entusiasta all’idea di venire a casa mia per Natale; non è mai troppo contento di trovarsi nella stessa stanza con un solo mago, figurarsi quanto può fargli piacere passare la giornata con un’intera famiglia. Deve amare la zia davvero tanto per essersi lasciato convincere… Chissà perché, non ci avevo mai pensato, prima d’ora.
Purtroppo Ron e Ginny non potranno unirsi a noi per il cenone, perché la famiglia Weasley si riunisce alla Tana (casa loro) per la Vigilia. Un giorno dovrò presentarteli tutti, quando ci vedremo chiaro in questa storia. Anche Neville ha una cena con i parenti alla quale non può mancare -non che non ci abbia provato. Sua nonna è impaziente di cantare le sue lodi a tutta la famiglia, e Augusta non è il tipo di persona a cui è facile dire di no. Hermione, come forse ti avrà detto, è ansiosa di passare le feste coi suoi genitori dopo la loro guarigione.  Insomma, c’è decisamente posto per i tuoi due amici di cui mi hai parlato. Invitali da parte mia, non c’è nessun problema.
A proposito di Natale: ti starai chiedendo cosa c’è nel pacco che ti ho inviato, a meno che tu non l’abbia già aperto. Se non l’hai ancora fatto, aspetta di essere da sola; è una specie di regalo di Natale in anticipo, ma sarebbe meglio tenerlo nascosto. Hermione sa usarlo. Apparteneva a papà, penso che ti tornerà utile…
Devo andare, stasera io e Ron andiamo a cena da George e non voglio fare tardi. È la prima volta che invita qualcuno a casa sua da quando Fred non ci abita più.
                                                                             Harry
 
 
La Sala Professori era ancora vuota. Leslie chiuse la porta, si sedette con il pacco sulle ginocchia e strappò un lembo della carta che lo avvolgeva, rivelando un pezzo di stoffa argentea e soffice. Cautamente, aprì il resto del fagotto e sollevò ne il contenuto per esaminarlo meglio. Era un bel mantello di un tessuto ricamato che somigliava alla lana, decisamente troppo ampio e lungo per essere comodo: avrebbe potuto coprire interamente due persone, forse persino tre. Per quel poco che si ricordava di James, Leslie stentava a credere che avesse potuto indossare una cosa del genere, ma forse era una specie di cimelio di famiglia. Sapeva che suo marito era stato molto ricco, e il mantello sembrava antico e prezioso. Ma cosa voleva dire: ‘Hermione sa usarlo’? A cosa poteva servire? E in che cosa poteva ‘tornare utile’? In ogni caso, era contenta di possedere qualcosa che era appartenuto a James. Scrisse un biglietto a Harry per ringraziarlo e lo legò alla zampa di Loki. Poi si rimise al lavoro.
 
 
 
‘Un Mantello dell’Invisibilità?’
Drusilla annuì eccitata, accarezzando il tessuto soffice con la punta delle dita.
‘È una cosa rarissima, Les.’, continuò. ‘Merlino, come vorrei averne avuto uno quando ero studentessa! I Potter devono essercisi divertiti da matti… L’hai già fatto vedere a Hermione?’
Leslie scosse la testa.
‘Non pensavo che fosse niente di speciale, non me l’ero neanche provato. Sono venuta direttamente qui dalla Sala Professori. Lei lo ha usato, però, stando a quanto scrive Harry.’
L’amica annuì con aria assente. Una coppia di Tassorosso, mano nella mano, si sedette all’ombra di un albero poco lontano. Leslie sorrise: il parco della scuola era il suo posto preferito, specialmente la riva del Lago Nero. L’aria frizzantina di Ottobre e il pallido sole autunnale lo rendevano quasi più pittoresco di quanto non fosse nel fiore dell’estate. I rami del salice sotto il quale erano sedute lei e Dru accarezzavano la superficie dell’acqua, le ninfee fluttuavano pigre. Si costrinse a non pensare a Severus.
‘Les? Leslie! Ci sei?’
‘Scusami, ero sovrappensiero.’
‘Ti stavo chiedendo cosa hai intenzione di farne del Mantello.’
‘Perché, dovrei farci qualcosa?’
‘Pensi che Harry te l’abbia mandato per ripararti dal freddo?’
‘No, per i ricordi. È appartenuto a James per molti anni, dopotutto.’
‘Davvero non vuoi provarlo?’
‘Certo che voglio provarlo, ma non ho bisogno di nascondermi da nessuno.’
‘Neanche dalla McGranitt?’
‘Che cosa? Perché dovrei nascondermi da lei?’
‘C’è un Pensatoio nell’ufficio del Preside.’
‘Lo so.’
‘Ma forse non sai che lì sono conservati i ricordi di tutti i Presidi di Hogwarts, compresi Piton e Silente.’
‘Sul serio? Come l’hai scoperto?’
‘L’ho letto in un libro. Allora, che ne dici?’
‘Mi stai proponendo di infiltrarmi nell’ufficio della McGranitt? Non so, Dru, mi sembra scorretto. Sono in debito con lei quanto lo sono con te per avermi dato questo lavoro.’
L’amica sbuffò, contrariata.
‘Ok, forse hai ragione, però… Tra una settimana c’è la festa di Halloween; tutti saranno al cenone, compresa la McGranitt. Non avrai mai più un’occasione così.’
‘Ho detto di no.’
‘Però ci penserai.’
No, Dru.’
‘Non era un suggerimento, Les. Era una previsione.’
 
 
Leslie osservò Draco di sottecchi mentre consegnava i compiti: era curiosa di vedere la sua espressione vedendo il suo bigliettino. Per un attimo le parve di intravedere le labbra curvarsi un sorrisetto soddisfatto, ma l’istante dopo tornò alla solita espressione di ghiaccio. Leslie cercò di incrociare il suo sguardo, ma non ricevendo una risposta si voltò verso Ginny, che gettò un’occhiata noncurante al voto e si rimise a chiacchierare con Luna. Non degnò neanche di uno sguardo l’insegnante, che decise di ricambiarle il favore.
‘Professoressa Lynch, posso parlarle un secondo?’, borbottò Draco appena suonò la campanella.
‘Ma certo.’, rispose Leslie, ignorando le sbirciate incuriosite della classe, che si svuotò più lentamente del solito.
Dopo aver chiuso la porta dietro alle spalle degli ultimi curiosi agitò la bacchetta e mormorò l’incantesimo Muffliato (non senza una certa soddisfazione) e gli sorrise:
‘In cosa posso aiutarti?’
‘Le verifiche. Può davvero mandarle al Ministero?’
‘Non credo che la Preside avrà obiezioni a riguardo.’
Stavolta Draco si concesse un sorriso vero e proprio. Leslie non ricordava di averlo mai visto sorridere sul serio.
‘Forse… Con una lettera di raccomandazione, magari dalla Granger…’, continuò il ragazzo, come tra sé e sé. Il sorriso svanì all’improvviso. ‘Ma non accetterà mai.’
‘E perché no? Ha già garantito per te in passato, mi sembra.’
‘Infatti non è per me che ne ho bisogno, ma per mio padre.’
‘Oh.’
Leslie esitò, imbarazzata: il signor Malfoy era stato un Mangiamorte convinto, era risaputo. Effettivamente era difficile credere che Hermione lo avrebbe raccomandato a chicchessia.
‘Li manderò comunque al Ministero.’, disse infine Les. ‘Sicuramente ti torneranno utili.’
L’altro annuì con aria poco convinta.
‘Tentar non nuoce.’, sospirò. ‘Buona giornata, professoressa. E grazie.’
 
 
 
 
 
Mi volto.
Ho sentito dei passi, ne sono sicura, ma il corridoio è vuoto. Faccio finta di niente e proseguo per la mia strada: l’esperienza mi ha insegnato che urlare un Chi va là! è inutile, se non controproducente. O almeno, lo è da quando l’intruso misterioso ha imparato che è meglio non tentare la fuga, ma rimanere perfettamente immobile in modo da non fare altri rumori. Ormai è veterano quanto me, purtroppo: gli ingenui tentativi di fuga risalgono ormai a due anni fa, quando ero ancora solo un Prefetto.
Orami sono quasi certa di essere fuori dalla visuale dell’intruso. Mi acquatto dietro una statua, tiro fuori la bacchetta e aspetto. Dopo qualche istante sento un rumore come di uno schiaffo sul collo, accompagnato da un uggiolio.
‘Sei un idiota, Peter!’, sibila una voce che mi pare di riconoscere. ‘Se continui a muoverti come pachiderma ci beccheranno subito!’
…Black?
Homenium Revelio!’, grido uscendo allo scoperto.
Un nastro di luce scivola dalla mia bacchetta, contornando la sagoma di tre ragazzi, di cui uno decisamente minuto sovrastato da due spilungoni.
Dovevo immaginarlo.
Non riesco ancora a vederli, ma adesso so in che punto sono. Black ringhia un insulto rivolto a me e spinge Potter e Minus per incitarli a correre. Mi lancio all’inseguimento, ma l’incantesimo non mi riesce bene mentre corro. Non i lascio seminare, però: voglio assolutamente scoprire cosa combinano. Sono due anni che ci provo, non posso lasciarmeli scappare.
‘Al diavolo, Ramoso!’, esclama a un certo punto Black da un punto imprecisato alle mie spalle. ‘Non possiamo correre con questo coso addosso.’
Lancio di nuovo l’incantesimo e vedo la sagoma di Potter -“Ramoso”?-  annuire. Si china verso Minus per sussurrargli qualcosa, poi i tre ricominciano a correre. Li inseguo, ma a un certo punto sento qualcosa di piccolo e vivoche mi scivola tra i piedi, facendomi inciampare. Vedo un topolino scorrazzare via e infilarsi in una crepa nel muro. Ma i topi non dovrebbero avere paura degli esseri umani? Perché rischiare di farsi calpestare?
Mi rialzo in piedi e faccio appena in tempo a urlare l’incantesimo prima che Black e Potter scompaiano dietro a un angolo. Dov’è finito Minus? Non importa, ci penserò dopo. Dopo molti minuti di estenuante inseguimento, sento un breve scambio di battute bisbigliato. Riesco a distinguere solo le frasi Sei impazzito?!, Fidati! e …Tua coscienza, amico. All’improvviso qualcuno alle mie spalle mi cinge le braccia e la vita. Un rumore di passi affrettati mi rivela che uno dei due si è allontanato. Mi divincolo, ma la presa è forte.
‘Lasciami andare!’, strillo, sentendo i passi farsi sempre più ovattati.
Solo quando svaniscono del tutto vengo liberata. Mi volto, furibonda: è stato Potter a imprigionarmi.
‘Che ti salta in mente?’, ringhio.
‘Scusami, Evans, ma non avevo scelta.’, risponde calmo. ‘Sapevo che ci avevi riconosciuto.’
‘È una minaccia, Potter?’
‘Ti sembro il tipo da minacciare una ragazza?’
‘Mi sembri il tipo che si aggira di notte per i corridoi sotto un incantesimo di Disillusione. No, aspetta… Sarebbe stato facile dividersi se aveste usato un incantesimo… Come avete fatto, allora?’
‘Se te lo dico, prometti di non raccontare niente alla McGranitt?’
‘E perché non dovrei?’
‘Perché mi fido di te.’
Esito.
‘È qualcosa di pericoloso?’
‘Beh… Sì e no.’
‘Sì o no?’
‘Per nasconderci abbiamo usato un Mantello dell’Invisibilità che non mi lascerò confiscare neanche sotto tortura; piuttosto lo brucio.’
‘E dove state andando?’
‘Questo non te lo posso dire.’
‘Potter…!’
‘No, Evans, mi dispiace. Questione di vita o di morte.’
‘Ah sì, eh? Questione di espulsione, direi.’
‘Anche, ma non solo. Adesso devo andare, Evans, è urgente.’
‘Tu non vai da nessuna parte, prima di avermi spiegato cosa sta succedendo.’
 ‘Ti ho detto che non posso!’
Un ululato echeggia dalla finestra. Potter emette un grugnito esasperato.
‘Lasciami andare, Evans.’
‘Spiegami che succede! Prometto che non dirò niente alla McGranitt, ok? Però spiega!’
Stavolta è lui a esitare. Ha l’aria esausta; non l’ho mai visto così teso. Non l’ho mai visto teso, a pensarci bene. Un altro ululato. Il ragazzo tira fuori la bacchetta.
‘Non costringermi ad affatturarti.’, sibila. ‘Perché ti assicuro che non ne ho nessuna voglia.’
‘Non oseresti.’, rispondo nello stesso tono.
Un fascio di luce saetta dalla sua bacchetta, lisciando la mia testa. Mi abbasso appena in tempo, perdendo l’equilibrio, e lui scatta via. Sparisce prima che io faccia in tempo ad accorgermi che mi ha mancato di proposito.
 
 
 
 
 
‘Andiamo, Potter!’
‘Chiudi il becco, Evans!’, ringhia Black. ‘Non sono affari tuoi!’
Rimango un po’ presa alla sprovvista: non è mai stato così scontroso con me, specialmente in presenza del suo migliore amico.
‘Non urlare, idiota!’, lo rimbecca infatti Potter. ‘E ricordati che le dobbiamo un favore per non aver fatto la spia.’
‘Non glielo ricordare!’, esclama Black, ma è troppo tardi.
‘Voglio sapere cosa è successo ieri notte.’, insisto, approfittando del vantaggio momentaneo.
‘Ci caccerai tutti nei guai!’, geme Minus, incapace di trattenersi più a lungo.
Black apre la bocca  per urlargli contro qualcosa di tagliente, ma in quel momento Lupin prende la parola.
‘Per favore, Lily.’, mormora.
Mi è sempre piaciuto, Remus Lupin: riservato, tranquillo, non una bomba a orologeria come Black e Potter, ma nemmeno un viscido come Minus. Non ha mai trattato male Severus. Mai. Non l’ha mai neanche difeso, però. Tratta Minus con più gentilezza di Black e non apre quasi mai bocca, ma c’è qualcosa nel suo sguardo che ispira fiducia – un’ombra. Lo guardo negli occhi, cercando di decifrare qualcosa di questa storia nella sua espressione, ma qualcos’altro nel suo viso cattura la mia attenzione: una ferita sulla guancia ha cominciato a sanguinare. Un taglio profondo… Una ferita fresca. Lo guardo meglio. Ha il viso coperto di cicatrici, e così le braccia. Lui abbassa lo sguardo.
Mi volto istintivamente verso Potter e gli afferro le mani e reprimo un grido esterrefatto: ha le braccia coperte di cicatrici. Black incrocia le sue per coprirle, ma ormai è inutile.
Gli ululati…
‘Severus aveva ragione.’, mormoro. Mi volto verso Remus. ‘Tu sei…’
‘Ti prego, Lily.’, mi interrompe il ragazzo.
Annuisco.
‘Il tuo segreto è al sicuro. Promesso.’
Potter ride di sollievo. Mi accorgo di stargli ancora stringendo le mani e le lascio all’istante.
‘D’accordo, Evans.’, fa Black con una noncuranza poco credibile. ‘Ma bada, non ci tradire.’
‘Con chi credi di aver a che fare?’, ribatto. Poi mi volto verso Potter. ‘Voi siete con lui quando…?’
Annuisce.
‘È pericoloso, Potter.’
‘Con chi credi di aver a che fare, Evans?’, sorride lui.
Gli sorrido di rimando.
Per la prima volta in vita mia, ammiro il suo coraggio.
‘Perché non ne parliamo meglio a Hogsmeade, questo weekend?’, propone lui.
Sa che questa volta non rifiuterò. Mai che James Potter si lasci sfuggire una buona occasione…
 
 
 
Passarono diversi minuti prima che Leslie avesse la forza di alzarsi e dirigersi verso la Torre di Corvonero. Dovette bussare parecchie volte prima che Dru aprisse la porta della sua camera, ma quando lo fece le bastò uno sguardo per capire quello che l’amica stava passando. Le cinse la vita con un braccio e la invitò a sedersi sul letto.
‘Cosa hai sognato stavolta?’, domandò pacatamente.
‘Quando ho cominciato a innamorarmi di James.’, rispose Leslie in tono neutro. Si sentiva svuotata.
‘Capisco.’, disse Drusilla stringendole la mano.
‘E il peggio è che è solo l’inizio.’, continuò l’altra. ‘Quel dannato mantello è impregnato di Remus e Sirius.’
‘Guarda il lato positivo, Les.’, disse lentamente Dru dopo qualche istante di silenzio. ‘Adesso hai qualcuno a cui raccontare i tuoi sogni. Non io… Qualcuno che capisca fino in fondo. Penso che a Harry farà piacere sentirsi raccontare la vostra storia. Adesso la stai ricostruendo anche per lui.’ 

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Capitolo 13
*** Halloween ***


La Sala Grande era un vero splendore: le decorazioni di Halloween superavano l’immaginazione Babbana: altro che le zucche mal intagliate degli anni passati! Leslie rimase a bocca aperta, provocando un sorrisetto soddisfatto da parte di Drusilla. Gli studenti erano già tutti a tavola, ansiosi di cominciare; nessuno mancava all’appello. O meglio, quasi nessuno.
‘Dove sono Hermione e Ginny?’, chiese Dru.
‘Alla festa di complemorte di Nick-Quasi-Senza-Testa. Hermione mi ha detto che passavano a trovarlo prima di andare al cenone.’
‘Carino da parte loro.’
‘Già.’
‘Hai portato il Mantello?’
Leslie sospirò, esasperata.
‘Sì, ce l’ho nella borsa. Ancora non so come hai fatto a convincermi...’
‘È bastato versarti qualcosa nel Succo di Zucca.’, scherzò Drusilla. ‘Dopotutto sono una pozionista.’
Cominciarono ad apparire gli antipasti, e con essi i primi scherzi: Vitious bloccò con un colpo di bacchetta gli inizi di una lotta col cibo, togliendo cinque punti a testa a due dei suoi Corvonero. Ma questo non smorzò l’euforia generale: pipistrelli decorativi -rigorosamente vivi- schizzavano verso i capelli delle ragazze, finendovi intrappolati, e candele gocciolanti cera saettavano sopra i piatti degli studenti. A Leslie finì addosso un tortino di zucca che una Grifondoro invelenita e apparentemente a corto di bacchetta aveva scagliato a un compagno che le aveva inchiodato la cravatta alla sedia; purtroppo lui aveva i riflessi pronti, ed era riuscito a deviare il lancio con un Sortilegio Scudo.
‘Whigs, Bishop, cinque punti in meno a tutti e due.’, ringhiò Leslie mentre Dru faceva Evanescere la macchia, ridendo sotto i baffi.
‘Sarà meglio che tiri fuori la bacchetta.’, le consigliò. ‘Fra poco la sala diventerà un campo di battaglia.’
‘L’ho scordata in camera.’
Drusilla colse la palla al balzo.
‘Beh, andiamo a prenderla, allora.’
‘Non importa, Dru, farò senza per una serata.’
‘Non questa serata. Dai, ci mettiamo un secondo.’
‘D’accordo, d’accordo…’
Gli altri insegnanti avevano il loro bel daffare a sedare il baccano; nessuno si accorse che Leslie e Drusilla erano scivolate in corridoio.
‘Mettiamoci il Mantello.’, suggerì quest’ultima con un sorrisetto scaltro.
‘Perché?’
‘Per far prendere un colpo a quelli che incontriamo!’
‘Chi vuoi che ci sia, scusa? Saranno tutti alla festa. E comunque siamo troppo grandi per gli scherzi di Halloween.’
‘Tu, forse… E dai, Les, divertiamoci, per una sera! Quand’ero studentessa, ogni Halloween io e i miei amici andavamo nella Foresta Proibita con un pacco di dolci di Mielandia.’
‘Ma adesso non sei più una studentessa.’
Drusilla la guardò supplichevole.
‘E va bene…’, si arrese Les. ‘Ma sappi che è ora di crescere, ragazza mia.’
‘Domani tornerò adulta, promesso; voglio solo una nottata da undicenne. Adesso però silenzio, altrimenti ci sentiranno arrivare.’
Ma Leslie aveva ragione: il corridoio era semivuoto. Dru ebbe solo la soddisfazione di far sobbalzare una coppietta che aveva pensato bene di approfittare della festa per stare un po’ da soli.
‘Speravo di beccare almeno Gazza.’, brontolò quando arrivarono davanti alla Torre di Grifondoro.
‘Consolati, ci sono altre vittime.’, sorrise Leslie indicando due ragazze sedute su una panca a parlare.
Dru alzò un sopracciglio.
‘Ma quelle non sono Hermione e Ginny? Che ci fanno qui?’
Leslie alzò le spalle. L’amica cominciò ad avvicinarsi di soppiatto, ma Les la trattenne per un braccio.
‘Che c’è?’, fece Dru.
‘Non credo che Ginny apprezzerebbe lo scherzo.’
‘E allora?’
‘È la ragazza di mio figlio.’
‘Già; ed è decisamente ora che Ginny impari a convivere con quest’idea.’
‘Ma che hai stasera, Dru?’, fece Leslie.
C’era qualcosa in lei che le ricordava quasi… James. Forse era per questo che si era lasciata convincere a portare il Mantello. Sorrise e annuì silenziosamente. Drusilla ridacchiò soddisfatta. Si avvicinarono alle ragazze senza che queste se ne accorgessero; parevano immerse nella conversazione.
‘Ma come fai ad essere così sicura che sia chi dice di essere? È assurdo, Hermione!’
‘Ti ricordo che quando eravamo a Godric’s Hollow ha preso l’ippogrifo di pezza senza che succedesse niente; vuol dire che è la proprietaria della casa.’
‘Ti sembra una ragione sufficiente? I morti non tornano. I morti sono morti, e basta.’
Rimasero un attimo in silenzio. Leslie sapeva che stavano pensando a Fred.
‘Ma lei non era morta, Ginny.’, disse piano Hermione.
‘Lo era, altroché se lo era! È stata morta per quasi vent’anni!’
‘È scomparsa per quasi vent’anni.’
‘E che mi dici di Malfoy, eh? Non credere che non abbia notato le occhiate furtive che si scambiano in classe, o i colloqui dopo le lezioni.’
‘Leslie sta solo cercando di…’
Leslie, sempre Leslie! Se è davvero la madre di Harry, perché non si fa chiamare Lily? Perché non va a vivere con lui, o quantomeno a Londra?’
‘Saresti meno sospettosa se lo facesse? Non credo proprio, Ginny, anzi! E comunque, non puoi perquisire la sua stanza.’
‘Perché no? Potrebbe esserci qualcosa di interessante.’
Leslie ascoltava, pietrificata, ma una gomitata sulla spalla la riportò alla realtà. Si voltò verso Dru, che le indicò la scalinata. Un gatto spelacchiato era seduto all’ultimo gradino, come aspettando qualcosa… O qualcuno.
Gazza!
‘Mettile sotto il Mantello.’, sibilò Leslie uscendo allo scoperto. ‘Non c’entriamo tutte e quattro.’
Le ragazze fecero tanto d’occhi.
‘Les?’,  esclamò Hermione. ‘Ma cosa…?’
Dru la tirò sotto il Mantello insieme a Ginny, senza lasciarle il tempo di finire la frase. Mrs. Purr miagolò perentoria.
‘Adesso arrivo, piccolina.’, disse la voce di Gazza. ‘Le mie vecchie ossa non sono più come una volta.’
‘C’è qualche problema, Argus?’, chiamò disinvolta Leslie.
Il custode comparve dalla scalinata.
‘Professoressa Lynch!’, fece stupito. ‘La mia gatta dice di aver visto degli intrusi. Ha per caso visto passare qualche studente?’
“Dice”?, pensò Leslie, leggermente inquieta.
‘No, mi dispiace. Ero solo io; mi sono scordata la bacchetta in camera.’
‘Ah, capisco.’, rispose dubbioso. ‘Beh, arrivederci, professoressa.’
‘Buona serata, Argus.’
Mrs. Purr soffiò, contrariata, ma seguì il suo padrone giù per la scalinata.
‘Potete uscire.’, annunciò Leslie quando furono sufficientemente lontani.
Le tre obbedirono.
‘Ci stava forse spiando, professoressa?’, chiese gelida Ginny.
‘Se fosse stato così, perché sarei uscita allo scoperto per fermare Gazza?’, ribatté Les nello stesso tono. ‘Anche perché mi sembra di aver capito che stavate per intrufolarvi nella mia camera.’
‘E allora cosa ci facevate qui?’, insistette la ragazza, ma Hermione aveva altro per la testa.
‘Harry ti ha mandato il Mantello!’, esclamò.
‘Già.’, fece Leslie. ‘È pieno di ricordi di James.’
Hermione alzò un sopracciglio, ma non disse niente.
‘Che c’è?’, chiese Leslie.
‘Niente, è solo che questo mantello significa molto per lui: è l’unica cosa che gli rimane di suo padre. Non se  n’era mai separato, prima d’ora.’
‘E allora?’
‘Les, non sto cercando di accusarti. Dico solo che non credo che te l’abbia inviato solo per i ricordi.’
‘“Solo” per i ricordi?’
‘Te l’avevo detto!’, intervenne Dru trionfante.
Le altre tre la guardarono interrogative.
‘Il Pensatoio.’, spiegò Drusilla.
Hermione e Ginny afferrarono all’istante.
‘Allora che stiamo aspettando?’, fece quest’ultima. ‘Andiamo nell’ufficio della McGranitt. Voi conoscete la parola d’ordine, no?’
‘Sei impazzita?’, esclamò Hermione scandalizzata.
L’amica la ignorò.
‘Allora, professoressa Lynch?’, la sfidò. ‘Abbiamo il Mantello; abbiamo la parola d’ordine; abbiamo tutto il tempo che ci serve. Davvero non vuole sapere?’
 
 
 
 
 
 
Pescecane.’, mormorò Leslie.
Il gargoyle si spostò decisamente più rumorosamente di quanto sperassero.
‘Presto, prima che arrivi Gazza.’, sibilò Ginny.
‘Io resto qui a fare da palo.’, disse Hermione.
‘Vuoi che rimanga io?’, si offrì l’amica.
Evidentemente non voleva che Hermione si cacciasse nei guai per colpa sua. L’altra scosse la testa.
‘Sono Caposcuola, ho il permesso di aggirarmi per i corridoi di notte. Però tieni questo.’
Le consegnò un Galeone. Ginny sorrise.
‘Quando brucia significa che sta per entrare qualcuno, no?’, disse. ‘È quello che abbiamo usato per l’ES.’
‘Esatto. Adesso però andate.’
Le altre due annuirono e si avviarono su per la scalinata il silenzio.
‘Pensi che Hermione se la caverà?’, chiese Leslie apprensiva.
‘È in gamba.’, rispose Ginny. ‘E poi ci pensa la professoressa Peppermint a coprirci.’
Drusilla era tornata nella Sala Grande con l’incarico di dire agli altri insegnanti che Leslie aveva raggiunto le ragazze da Nick-Quasi-Senza-Testa. Ginny ridacchiò.
‘Che c’è?’, fece Leslie.
‘Ci avrebbero fatto comodo due professoresse come voi, qualche anno fa.’, sorrise la ragazza. ‘Chiunque altro ci avrebbe tolto settanta punti ciascuna e ci avrebbe rispedito a cena.’
‘Chi ti dice che non vi toglierò dei punti?’
‘Sarebbe ipocrisia, professoressa.’
Raggiunsero la porta dell’ufficio, che Ginny spinse senza esitazioni.
‘Wow.’, esalò. ‘È proprio come me l’aveva descritto Harry.’
‘Ehi, voi!’, gracchiò una voce. ‘Che ci fate qui?’
Si voltarono. Un’intera parete di ritratti le fissava minacciosa, ad eccezione di una cornice vuota.
‘Calmati, Phineas.’, intervenne tranquillo il ritratto di un anziano mago dalla lunga barba bianca, inconfondibilmente Albus Silente. ‘Le signorine sono mie ospiti.’
Tue ospiti?!’, strepitò Phineas. ‘Dammi una buona ragione per cui non dovremmo correre ad avvertire la Preside, Albus.’
‘Perché quando ero in vita vi ho dato un ordine preciso, dal quale adesso siete vincolati.’
‘Ovvero?’
‘Mi avete giurato che se mai aveste rivisto Lily Potter non ne avreste fatto parola con nessuno.’
I dipinti cominciarono a vociferare, allibiti. Ginny e Leslie si scambiarono un’occhiata interrogativa.
‘Severus però non ha promesso niente.’, gli fece notare Phineas. ‘Non era ancora tra noi quando abbiamo fatto giuramento, ed è tenuto ad avvertire la professoressa McGranitt dell’intrusione.’
‘Ragion per cui Severus si è defilato prima dell’entrata delle suddette intruse: ciò che non vede, non è tenuto a riferire.’
‘Un comportamento deplorevole!’
‘Può darsi, ma nessuno può farci niente. Avete giurato.’
‘Vorrà dire che saremo noi a riferire tutto a Severus, che poi dovrà per forza dirlo a Minerva.’, fece trionfante un uomo tarchiato dai folti baffi rossicci. ‘Perdinci, Albus, non dirmi che siamo vincolati anche con i ritratti!’
‘Nessuno ha parlato di esseri viventi nel giuramento.’, tagliò corto Silente. Poi si voltò verso le due “ospiti”. ‘Prego, signorine. Immagino vogliate dare un’occhiata al Pensatoio.’
‘Come lo sa?’, fece Ginny stupita.
‘Questo vecchio pazzo è un maniaco del controllo anche da morto.’, borbottò Phineas a denti stretti.
Silente sorrise candidamente.
‘Forse non abbiamo bisogno del Pensatoio.’, disse Leslie. ‘Professore, lei sapeva che non ero morta.’
‘Naturalmente.’, commentò lui.
‘Allora può spiegarmi lei che cosa mi è successo: chi mi ha modificato la memoria e perché, come mai non riesco a ricordare Severus…’
‘Temo di non poterle essere utile in questo senso, Lily; anch’io ho fatto un giuramento.’
‘I giuramenti che abbiamo contratto da vivi non valgono più!’, intervenne il ritratto di una signora in carne vestita di lilla, sbirciando curiosamente.
‘Infatti ero già morto.’, rispose imperturbabile l’anziano Preside. ‘Come vedete, anche questo vecchio maniaco del controllo è vincolato dalla parola data. Dubito inoltre che i miei ricordi possano essere di grande aiuto, signora Potter: sono stati fatti sparire tutti quelli che le interessavano. Quanto a Severus, beh… Lui non era il tipo di uomo che imbottiglia i propri ricordi: troppo rischioso. E comunque, non c’era nulla del suo passato che desiderasse rivivere. O quasi.’
 ‘Severus sapeva di me.’, mormorò Leslie interdetta. ‘Sapeva che ero ancora viva.’
Silente sorrise di nuovo, enigmatico.
‘E tra i ricordi della McGranitt?’, intervenne Ginny. ‘Ci potrebbe essere qualcosa di utile?’
‘No, signorina Weasley. Né io né Severus abbiamo mai comunicato a Minerva nulla a riguardo.’
Leslie si sentì una carogna per aver dubitato di lei.
‘Aspetti.’, fece ancora Ginny. ‘Ha detto che Piton non era tipo da imbottigliare i ricordi? E quello di Malfoy, allora?’
Les la guardò interrogativa.
‘Harry mi scrive tutti i giorni.’, disse semplicemente la ragazza.
‘Ho detto che non usava il Pensatoio quasi mai, signorina Weasley.’, rispose calmo Silente. ‘Ma c’erano alcuni ricordi che ogni tanto aveva bisogno di rivivere… Per sostenersi, se vogliamo. Bisogna solo sapere dove cercare.’
Leslie e Ginny si scambiarono un’occhiata, poi si misero a frugare dappertutto.
‘Devono essere qui.’, ragionò Ginny. ‘Il nascondiglio doveva essere a Hogwarts, dato che lui ne era il Preside prima di morire, e l’unico posto che Piton potesse visitare spesso e a lungo senza risultare sospetto era il suo ufficio.’
Leslie chiuse gli occhi, concentrandosi. Se fosse stata nei panni di Severus, dove avrebbe nascosto qualcosa di prezioso e pericoloso? Non riusciva a ricordarsi nulla di lui, ma qualche informazione l’aveva acquisita: era dannatamente intelligente, una spia consumata, la cosa più vicina a un braccio destro che Voldemort avesse avuto per un anno intero. Non era Lord Voldemort che Severus doveva temere, quindi, ma i suoi Mangiamorte; erano loro quelli che non aspettavano altro che usurpargli la sua posizione privilegiata facendolo cadere in disgrazia. Dove poteva essere un luogo in cui nessun Mangiamorte avrebbe osato frugare?
Un verso la distolse dai suoi pensieri, facendola sobbalzare. Ginny sorrise.
‘Ciao, Fanny.’, disse avvicinandosi a una gabbia per accarezzare il magnifico uccello che la abitava. ‘È un po’ che non ci vediamo faccia a faccia -ormai saranno cinque o sei anni. Sono cresciuta, vero?’
Leslie si accostò alla gabbia, ammirando l’uccello.
‘È la fenice di Silente.’, la informò la ragazza. ‘Non sapevo che fosse ancora viva… Immagino che ci voglia molto più che qualche Mangiamorte per mettere te sottoterra, eh, Fanny?’
All’improvviso, Leslie ebbe un’illuminazione.
‘Ti dispiace se do un’occhiata alla tua gabbia, Fanny?’, sussurrò.
L’uccello si fece educatamente da parte, rivelando uno scomparto segreto che Leslie riuscì facilmente ad aprire, traendone una boccetta di cristallo.
‘Vediamo cosa ha da dirci Severus.’, borbottò. ‘Dov’è questo Pensatoio?’

 

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Capitolo 14
*** Mai toccare il Pensatoio della McGranitt ***


Annuncio importante alla fine.

Leslie si ritrovò in un giardino affacciato su una stradina angusta. Il cielo era scuro, la pioggia battente, ma lei non si bagnava; lei era un’ombra. Altrettanto non si poteva dire di un ragazzino magro, dai capelli neri che gocciavano sui vestiti fradici, acquattato sotto una finestra. Leslie riconobbe il posto dove si trovavano: Petunia le aveva inviato una foto della casa dove erano cresciute. Severus la stava spiando, quindi. Che razza di viscido…
Ma era difficile rimanere arrabbiata con un bambino di nove anni rannicchiato sotto la pioggia che stentava a reprimere una fitta di tosse per non farsi sentire dalla famiglia Evans. La sua famiglia…
Leslie si avvicinò alla finestra con il cuore in gola. Ecco Petunia, piccola e magra come nelle fotografie che le aveva inviato; ecco i suoi genitori, esattamente com’erano nelle memorie sempre più vaghe di Leslie Lynch; ed ecco la piccola Lily, gli occhi gonfi di pianto e il viso arrossato.
‘Severus è mio amico.’, disse la bambina con voce tremante. ‘L-lui non mi direbbe mai una bugia.’
‘Lo sappiamo, tesoro…’, si affrettò a dire la signora Evans.
‘Ma forse il piccolo Piton è un po’… un po’ confuso.’, continuò il padre. ‘Ha una grande immaginazione, ma devi capire che quello che lui crede essere la realtà è solo un gioco.’
‘Ma papà, io non sono come gli altri! Io…’
‘È solo un piccolo bugiardo, Lily.’, intervenne Petunia. ‘Te l’avevo detto di stargli lontana, ma non mi hai voluto ascoltare.’
‘Chiudi il becco, Tunia!’, strillò sua sorella. ‘Severus è mio amico!’
‘Lily, chiedi immediatamente scusa a Petunia!’, ordinò scandalizzato il signor Evans. ‘Ma cosa ti è preso, oggi?’
Lily esitò: era evidente che non era abituata a litigare con la sua famiglia.
‘Severus non è un bugiardo.’, disse convinta, correndo su per le scale.
 
 
 
 
 
La scena cambiò.
Lily e Severus erano stesi sull’erba all’ombra di un albero. La bambina era piegata in due dalle risate, mentre l’amico la osservava con un sorriso estatico. Poi però si rabbuiò, come colpito da un pensiero improvviso.
‘Lily…’, esordì. ‘C’è una cosa che voglio chiederti.’
‘Che c’è, Sev?’, fece lei senza guardarlo, ancora sorridente.
Severus esitò prima di continuare.
‘Perché sei mia amica?’, chiese tutto d’un fiato.
‘Che cosa?’
‘Perché sei mia amica, Lily?’
‘Come, perché? Gli amici sono amici, e basta.’
Si voltò verso di lui, che distolse lo sguardo. Rimasero qualche istante in silenzio; Lily sembrava pensierosa.
‘Tu non sei come gli altri, Severus.’, disse infine la bambina. ‘Tu sai delle cose che loro non sanno… E le condividi con me. Mi sento speciale quando sono con te. Per questo sono tua amica.’
‘Tu sei speciale.’
‘Anche tu, e lo sai. Si vede quando parli di Hogwarts.’
 
 
 
 
 
Leslie seguì alcune scene dei due che giocavano al parco e in seguito studiavano insieme, all’ombra del salice in riva al lago della scuola o seduti l’uno accanto all’altra in classe. Ma c’era qualcosa che non andava: i ragazzi crescevano sempre più velocemente, come se con l’età diminuissero i momenti felici che passavano insieme. Ben presto Lily era una bella ragazza di quattordici anni, mentre Severus, che passeggiava accanto a lei, sembrava aver guadagnato ben poco con la pubertà.
‘Non te lo so spiegare, Lily.’, sospirò il ragazzo. ‘Mi dispiace.’
Lei sbuffò esasperata.
‘Non mi hai mai saputo spiegare niente, Sev.’
Il ragazzo si fermò; sembrava che stesse facendo un enorme sforzo per trovare le parole adatte.
‘Ti ricordi quando mi hai detto che eri mia amica perché ero speciale? Perché sapevo cose che gli altri non sapevano?’
Lily ci pensò su un attimo, poi annuì.
‘Non sono speciale qui, Lily. Siamo tutti speciali. Sapevo che non avrei potuto tenerti per sempre, così mi sono cercato altri amici tra i miei compagni di Casa; anche tu ne hai.’
Lily sorrise.
‘Se non sei speciale, perché sei ancora il mio miglior amico?’
Gli cinse la vita con un braccio e lo condusse in riva al lago.
Quello fu l’ultimo ricordo felice di Severus Piton. All’improvviso, Leslie era davanti al Pensatoio.
 
 
 
 
 
‘Professoressa?’, chiese timidamente Ginny. ‘Va tutto bene?’
Leslie tirò su col naso. Non si era neanche accorta di stare piangendo. La ragazza la aiutò ad alzarsi -non si era accorta nemmeno di essere caduta. E non riusciva a smettere di piangere.
‘Su, non faccia così…’, continuò Ginny.
‘È morto.’, fece Leslie con voce rotta. ‘E sai qual è la parte peggiore? Ho visto tutti i nostri  ricordi più felici un attimo fa, e non riesco a ricordarmi la sua faccia.’
‘Cuore di pietra!’, ululò il ritratto della signora in lilla.
‘Non capisci che la sua memoria è stata modificata, Tabitha?’, ringhiò Phineas.
‘Usciamo da qui, professoressa Lynch.’, disse Ginny tirandola per un braccio.
Leslie non riusciva a muoversi.
‘Andiamo, professoressa.'
Leslie barcollò fuori dalla stanza, seguita dalla ragazza.
‘Senta,’, fece quest’ultima guardandola negli occhi. ‘Per quello che vale, mi dispiace di aver dubitato di lei.’
Leslie la fissò, aspettando una spiegazione.
‘So cosa si prova quando qualcuno a cui tiene non c’è più.’, disse Ginny. ‘Non si può fingere un dolore del genere.’
Mise un braccio intorno alla vita della professoressa per sostenerla e scesero giù per le scale in silenzio.
 
 
 
 
‘Scusa se interrompo, Leslie.’, disse Hagrid piombando nell’aula di Babbanologia con un’espressione mortificata in viso. ‘Ho incrociato la Preside, che mi ha detto di dirti che Ginevra Weasley è attesa nel suo ufficio. Ha detto che è urgente.’
Leslie e Ginny si scambiarono un’occhiata. La ragazza si alzò, impassibile.
‘Sarà meglio accompagnarti, Ginny.’, commentò Les in quello che sperava fosse un tono calmo e distaccato. ‘Ragazzi, voi intanto cominciate il tema che vi ho assegnato per la prossima settimana. Capiscuola, sta a voi mantenere l’ordine finché non torno.’
Le due si incamminarono senza una parola, tra gli sguardi incuriositi degli studenti che senza dubbio avrebbero passato l’ora libera a sfornare congetture sul misterioso appello della McGranitt, senza scrivere mezza riga di tema.
‘Pensi che l’abbia scoperto?’, bisbigliò Les all’orecchio. ‘Dell’altra sera, intendo.’
L’altra scoppiò a ridere davanti alla sua espressione apprensiva.
‘Lei era una brava bambina, eh, professoressa?’, disse allegramente. ‘Non è abituata a cacciarsi nei guai. Neanch’io, in realtà… Di solito non mi faccio beccare. Questa volta però credo proprio che sì, l’abbia scoperto.’
‘Perché sei così tranquilla, allora?’
‘È andata così, inutile farne un melodramma.’
‘E ai tuoi non pensi?’
La maschera spavalda di Ginny calò. Scrollò le spalle.
‘Credo che capiranno, se spiego come sono andate le cose.’, disse dubbiosa. ‘L’ho fatta grossa, specialmente considerando tutto quello che la mia famiglia ha passato con la McGranitt gli anni scorsi, ma forse lo choc di riavere Lily Potter tra noi basterà a distrarli. Perché posso parlarne con i miei, vero, professoressa?’
Leslie annuì.
‘Tutti questi segreti mi stanno sfiancando. È ora di uscire allo scoperto… Un po’ alla volta, però. Non sono ancora pronta ad annunciarlo al mondo.’
‘Più aspetta, più si complica la vita, secondo me. Però la decisione è sua.’
 
 
 
 
‘Voleva vedermi, Preside?’
‘Entri, signorina Weasley.’, fece gelida la McGranitt. ‘Professoressa Lynch, lei non ha una classe a cui badare? La signorina non ha certo bisogno di uno chaperon, mi creda.’
Leslie la fissò.
‘Ma professoressa, la questione riguarda anche me.’
‘Ammesso che lei non sia al corrente della questione, le posso assicurare che non la tocca minimamente. Ci lasci sole, per favore.’
Il ritratto di Phineas fece un sorrisetto ironico. Leslie lo fulminò con lo sguardo. Ecco com’era stata scoperta Ginny: i quadri non potevano parlare di Lily, ma nulla impediva loro di fare la spia riguardo a un’alunna qualsiasi. Le bastò un’occhiata di sfuggita per capire che la ragazza era arrivata alla stessa conclusione.
‘Preside, io…’, esordì Leslie, ma Ginny la bloccò.
‘Me la cavo da sola, professoressa Lynch.’
‘Ma che dici?’
‘Non ha senso che si metta nei guai anche lei.’
‘Sono una persona adulta, so prendermi le mie responsabilità.’
‘Lei non c’entra niente. Non deve rischiare il posto per colpa mia.’
‘Quando sei diventata così melodrammatica?’
‘Insomma, che sta succedendo?’, tuonò la McGranitt. ‘Professoressa Lynch, di che accidenti sta parlando?’
‘Del fatto che anch’io sono entrata nel suo ufficio a Halloween.’
La McGranitt rimase attonita per un istante.
‘Se è così, perché non sono stata avvertita?’, domandò poi, gettando uno sguardo di rimprovero ai ritratti.
Leslie sospirò.
‘Lasci che le spieghi tutto dall’inizio…’
 Dopo aver ascoltato tutta la storia, la Preside era fremente di rabbia.
‘Mi dispiace di non essermi fidata di lei.’, concluse mortificata Leslie.
La McGranitt fece per replicare, ma sembrò cambiare idea e si rivolse a Ginny.
‘Signorina Weasley,’, esordì. ‘Sappia che non la considero affatto innocente, ma alla luce dei fatti non ritengo sia necessario convocare i suoi genitori. Nondimeno, ogni sabato pomeriggio fino alla fine dell’anno scolastico l’aspettano tre ore di punizione.’
‘Ma professoressa, il sabato pomeriggio ho gli allenamenti di Quidditch!’, protestò Ginny.
‘Se preferisce, il mio gufo sarà più che felice di far visita alla cara Molly. No, eh? Lo immaginavo. Quanto a lei, professoressa…’
Lasciò significativamente in sospeso il cognome.
‘Evans.’, sospirò Leslie. ‘Immagino che adesso vada bene Evans.’
La McGranitt sembrò raddolcirsi per un istante.
‘Non si ricorda niente dell’Ordine, Lily?’, chiese piano.
Lei scosse la testa. La Preside si massaggiò la tempia con un dito, come faticando a elaborare così tante informazioni tutte in una volta. Poi si ricompose.
‘La sua storia non ha né capo né coda, professoressa Lynch.’, disse fredda. ‘E comunque non aveva nessun diritto di entrare nel mio ufficio -che dico, di usare il mio Pensatoio!- senza il mio permesso. Cosa si aspetta che io faccia, adesso?’
‘Non c’è bisogno che faccia niente, Preside. Capisco che non si fidi di me, e capisco di non poter più lavorare qui.’
La McGranitt annuì.
‘Durante le vacanze di Natale vedrò di trovare un sostituto.’
 
 
 
 
 
 
Un ciondolo.
Leslie non sapeva, non per certo almeno, se gliel’avesse inviato la McGranitt. Fatto sta che una sera lo aveva trovato sul letto, e che quella notte aveva sognato i suoi giorni all’Ordine della Fenice. Era un semplice ciondolo ovale di metallo, uno di quelli in cui le eroine dei romanzi conservano ciocche di capelli dei loro cavalier serventi. Dentro c’era un mazzolino di camomilla, chiaramente conservato, in altri tempi, in un erbario o tra le pagine di un libro. Dopo i sogni di quella notte, Leslie sapeva a chi apparteneva; glielo rese lasciadoglielo in una busta in Sala Professori.  Sapeva di non meritarselo, ma era contenta che Minerva McGranitt conservasse ancora un po’ di fiducia in lei, e in Lily.
 
 
 
Il giorno dopo in classe non volava una mosca: tutti attendevano spiegazioni di cosa fosse successo con la Preside. Leslie li guardò ad uno ad uno, malinconica: quelli del settimo anno erano i suoi alunni preferiti. Era giusto che fossero loro a sentire la notizia per primi.
‘Prima di cominciare la lezione, vorrei ringraziarvi tutti per questi mesi passati insieme; è stato davvero un piacere essere la vostra insegnante.’
Molti Serpeverde all’ultima fila stavano chiaramente trattenendo a fatica un sorrisetto dubbioso.
‘Cosa intende dire, professoressa?’, la interruppe Ariadne, quella che dopo aver constatato l’ignoranza di Leslie il primo giorno aveva fatto del suo meglio per iniziarla alle gioie del Quidditch. ‘Se ne va?’
‘Perché?’, aggiunse Liam, quello che non alzava mai la mano ma scriveva i temi migliori della classe, sebbene fosse un disastro a ricordarsi nomi e date.
Quanto le sarebbero mancati tutti…
Dio, come faccio a spiegarglielo?
‘Vedete, io…’
Si chiese se rivelare loro chi era, ma se l’avesse fatto prima di sera l’avrebbe saputo tutta la scuola, poi tutta l’Inghilterra.
‘Ragioni personali.’, concluse. ‘Ma vi assicuro che…’
Si sentì un rumore secco dal fondo dell’aula, come una mano sbattuta contro il banco. Tutta la classe si voltò.
Draco.
Il ragazzo cercò lo sguardo di Leslie, che riuscì a sostenerlo.
‘No.’, disse lui.
Nessuno commentò: i suoi compagni erano stati presi alla sprovvista.
‘Devo andare, Draco.’, disse Leslie. ‘Mi dispiace, davvero.’
‘Ci deve almeno delle spiegazioni.’
‘È una situazione complicata.’, provò a tagliare corto Les.
…Come ben sai, cercò di sottintendere. Ma dagli sguardi degli alunni, perfino i Serpeverde, si capiva che tutti la pensavano come lui.
‘Non ci deve proprio un  bel niente, Malfoy.’, ringhiò Ginny, rompendo il silenzio carico d’aspettativa che si era creato.
‘Facile parlare, Weasley, quando sei l’unica a sapere tutto.’
‘Perché, tu no?’
Prego?’
‘Sai benissimo cosa intendo.’
‘Non sono io quello che è andato con la Lynch dalla Preside.’
‘Però sei tu quello che…’
Si bloccò, rendendosi improvvisamente conto che tutta la classe pendeva dalle sue labbra.
‘Sei tu quello che ha bisogno di un buon voto in Babbanologia per restare fuori dal carcere! Dove la trovi un’altra professoressa che ti pari il culo dopo che l’hai chiamata lurida Sanguesporco?’, completò.
Forse sarebbe stata meno convincente se Draco non avesse reagito subito alla provocazione lanciandole uno Schiantesimo.
‘ADESSO BASTA!’,  ruggì Leslie. ‘Ginny, non ti azzardare ad alzare quella bacchetta! Draco, venti punti in meno a Serpeverde. E quindici in meno a Grifondoro.’
Ginny la fissò impietrita, poi annuì rassegnata.
Draco prese le sue cose e uscì dall’aula senza una parola.


Siamo giunti al penultimo capitolo, ragazzi. Dopo un anno, eccoci qua :) Grazie mille a tutti quelli che hanno seguito, spingendomi a continuare, ma naturalmente un grazie particolare ai miei carissimi recensori. Hinata, senza di te non avrei mai continuato, sul serio.
Ci vediamo alla prossima -e ultima- volta. Vai con la sviolinata.
Meiyo

 

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Capitolo 15
*** L'ultimo ricordo ***


‘Leslie, hai visite in Sala Professori.’, annunciò freddo Snicket dopo pranzo, prima di voltarle le spalle e andarsene senza neanche un saluto.
Con l’eccezione di Drusilla e Hagrid -che in quanto ex-membro dell’Ordine della Fenice e amico intimo dei Potter era stato informato di tutta la faccenda, in via del tutto eccezionale-, il corpo docente aveva evitato la professoressa Lynch come la peste dopo che si era sparsa la voce del suo licenziamento: chissà cosa doveva aver combinato per cadere così in basso agli occhi della stimata Preside. Erano decenni interi che nessuno veniva licenziato a Hogwarts.
Da parte sua, l’orgogliosa Leslie non era certo disposta a mendicare attenzioni; la preoccupava di più l’ostilità dei suoi studenti. Era giunta persino a tentare di avvicinare Draco in pubblico, anche se sapeva che questo l’avrebbe reso ancora più scostante, e così era stato. Fu quindi molto sorpresa nel trovarsi faccia a faccia con una gelida Narcissa Malfoy una volta varcata la soglia della Sala Professori.
‘La professoressa Lynch, presumo.’, esordì questa formalmente.
‘Evans.’, la corresse Leslie.
Io so che tu sai. È inutile girarci intorno, signora Malfoy.
‘Mio figlio mi ha scritto molto di lei.’, continuò Narcissa come se non avesse sentito. ‘In particolare, si è detto molto dispiaciuto che lei lasci la scuola così improvvisamente.’
‘Me l’ha fatto capire.’
‘Se si è comportato in modo brusco, le posso assicurare che non è così che è stato educato. È sempre stato troppo impulsivo per il suo bene… Ma in questo caso non si può certo biasimarlo, professoressa: sperava ardentemente di rivedere suo padre grazie al suo aiuto, e adesso le sue speranze sono andate in fumo.’
Leslie rimase colpita.
‘Signora Malfoy, le assicuro che se c’è qualcosa che posso fare per…’
‘Non c’è.’, tagliò corto l’altra. ‘Però mi rendo conto di doverle la libertà di mio figlio, professoressa; e mi creda, non c’è nulla di più prezioso per me.’
‘Capisco.’
‘Lo so.’
Leslie cercò lo sguardo dell’altra, ma Narcissa non si abbassò a mostrarle quel genere di complicità.
‘Ho qualcosa per lei.’, disse frugando nella borsa di cuoio che pendeva dalla sua spalla.
Ne trasse fuori una bottiglietta di vetro con dentro qualcosa di azzurro e filiforme.
‘Un ricordo?’, fece Leslie in un tono distaccato poco convincente.
‘Penso che Draco gliene abbia già parlato, professoressa.’, rispose la signora Malfoy poggiando la bottiglietta sul tavolo, come invitandola a prenderlo senza dover fisicamente darglielo in mano.
‘Mi ha detto qualcosa a riguardo di un ricordo che era andato perduto.’, ammise Leslie prendendolo cautamente e rigirandoselo tra le mani.
‘Naturale.’, commentò l’altra. ‘Draco credeva di aver portato con sé questo ricordo a scuola; mi scrisse qualche mese fa confessandomi di averlo distrutto.’
‘E non è stato così?’
‘Non ho ritenuto prudente lasciare che mio figlio portasse con sé un oggetto di cui non conoscevamo precisamente la natura, ma che sapevamo essere potenzialmente utile o pericoloso: sapevo che Draco aveva intenzione di servirsi del Pensatoio della Preside, nonostante gliel’avessi sconsigliato. Se un ragazzo nella sua posizione fosse stato scoperto a ficcanasare nell’Ufficio della Preside sarebbe stato grave, certo, ma mai quanto farsi scoprire con un documento importante della guerra -nientemeno che l’ultimo ricordo di Severus Piton!- che invece di consegnare alle autorità aveva deciso di tenere per sé. Così ho sostituito il ricordo a sua insaputa.’
Leslie prese un respiro profondo prima di rispondere.
‘E perché non mi ha detto niente?’, domandò con tutta la calma di cui fu capace.
Narcissa sorrise glaciale.
‘Una donna che ritorna dai morti dopo vent’anni? Mi scuserà se ho dubitato della verosimiglianza della storia.’
‘E allora perché adesso?’, ringhiò Leslie.
‘Gliel’ho detto; lei ha aiutato mio figlio senza chiedere nulla in cambio. Non so chi lei sia, ma merita questo ricordo, e dato che presto lascerà la scuola avevo poco tempo per consegnarglielo. Per quello che mi riguarda, potrebbe anche tornare a vivere in Nuova Zelanda, e allora sarebbe diventato molto più difficile rintracciarla.’
‘Ne parlerò con la professoressa McGranitt.’, concluse Leslie. ‘Forse mi lascerà usare il suo Pensatoio.’
‘Me lo auguro.’, disse la signora Malfoy. ‘Ma se per caso la Preside dovesse avere qualcosa in contrario…’
Alzò un sopracciglio allusiva: dopotutto, ora che Leslie non aveva più niente da perdere, cosa le sarebbe costato intrufolarsi di nuovo nell’ufficio della McGranitt?
‘Speriamo di no.’, replicò fiera Leslie. ‘Altrimenti lei avrebbe si sarebbe disturbata a venire fino a qui per niente, signora Malfoy.’
 
 
 
 
‘Grazie infinite, professoressa McGranitt.’
‘Ultima volta, Lynch. Tenga a mente che, qualsiasi cosa contenga quel ricordo, lei è tenuta a farmelo esaminare dopo averlo visionato. Io sarò qui, in questa stanza, mentre lei userà il Pensatoio –tutto il tempo. Quindi spero che non le venga in mente di tentare qualcosa di stupido.’
‘Naturalmente. La ringrazio per avermi concesso di essere io a vederlo per prima.’
Leslie prese un respiro profondo e immerse la testa nel Pensatoio, il cuore a mille.
 
 
 
 
La prima cosa che si trovò davanti fu il cadavere di James accasciato davanti alla culla di Harry, bacchetta il mano, suo figlio in lacrime. Leslie cacciò un urlo.
Severus non la sentì, naturalmente. Rimase rigido per un istante alla soglia della stanza, inorridito dalla visione, poi si gettò in corridoio; Leslie lo seguì a malincuore, gettando un ultimo sguardo sul marito esanime e il figlio che si sgolava disperato. Sussultò quando vide che Severus era chino sul corpo immobile di Lily Evans. Possibile che anche Lily fosse…?
Ma la donna socchiuse le palpebre con un gemito.
‘Harry…’, mormorò, voltandosi in direzione della cameretta, guidata dagli strilli del bambino.
Severus non riuscì a trattenere un sorriso di sollievo vedendo che si era svegliata.
‘Sta bene, Lils.’, la rassicurò.
L’amica di voltò verso di lui, sforzandosi di aprire gli occhi, di guardarlo in faccia, di capire cosa stava succedendo.
‘Che ci fai qui?’, chiese senza mezzi termini.
Il sorriso si gelò in faccia: la risposta faceva male.
‘Ti spiegherò tutto dopo.’, disse. ‘Ora dobbiamo andarcene.’
‘No.’, fece lei. ‘Vattene.’
Lo guardò dritto negli occhi, trafiggendolo con lo sguardo.
‘Tuo figlio è in pericolo, Lily.’, insistette lui. ‘Dobbiamo andarcene. Ti prego; voglio solo proteggerti.’
Un grido acuto eruppe dalla cameretta di Harry; Lily annuì, le lacrime agli occhi.
‘James…?’, trovò la forza di chiedere prima di perdere di nuovo i sensi.
Leslie non avrebbe saputo dire se fosse stata pura fortuna che Severus non avesse dovuto rispondere alla domanda, o se il movimento appena percettibile della sua bacchetta fosse una spiegazione più adatta.
 
 
 
Severus era seduto su una poltrona nello studio del Preside; si torceva le mani, fissando feroce la porta come se sperasse di buttarla giù con lo sguardo. Si vedeva lontano un miglio che era stato relegato nella stanza contro la sua volontà. Finalmente la porta si aprì con un cigolio; il giovane scattò in piedi.
‘Stanno bene.’, annunciò tranquillo Albus Silente, chiudendo la porta alle proprie spalle. ‘Il bambino è ancora un po’ impaurito, ma quando Madama Chips l’ha sistemato in braccio a sua madre si è calmato un po’. Lily è terrorizzata, specialmente da quando ha scoperto di James, ma per il resto è sana e salva.’
Severus crollò sulla sedia, indicibilmente sollevato.
‘Come è successo?’, domandò in una vocina flebile. ‘Lily ha… è riuscita a raccontarle qualcosa?’
Il Preside annuì grave.
‘Era in cucina quando ha sentito un grido al piano di sopra ed è corsa a controllare. È inciampata prima di riuscire ad arrivare in camera del bambino e ha preso una brutta botta in testa che le ha fatto perdere i sensi. Il resto lo sai.’
‘Com’è possibile?’, esalò Severus, come incredulo alla fortuna dell’amata.
Leslie non poteva che concordare.
‘Felix Felicis.’, spiegò imperscrutabile Silente. ‘Ne avevo inviata una scorta a James Potter, che evidentemente l’ha versata nel succo di zucca di sua moglie, o qualcosa del genere. Ti avevo promesso che li avrei protetti, dopotutto. Accanto alla culla di Harry ne è stata trovata una boccetta in frantumi; evidentemente voleva somministrarne un po’ al figlio prima di berla anche lui. Non ha fatto in tempo a fare nessuna delle due cose.’
‘La Felix Felicis è di breve durata.’, insistette Severus. ‘Come faceva Potter a sapere che ne avrebbe avuto bisogno proprio ieri sera?’
‘Evidentemente era un rituale serale, per lui.’
 ‘E perché non ha detto niente a Lily?’
‘In quanto eccellente pozionista, la giovane signora Potter sapeva che il consumo prolungato di Felix Felicis può essere dannoso, e non avrebbe mai accettato di sottoporsi a una cosa del genere, tanto meno suo figlio.’
‘Ma lei non era della stessa opinione, vero?’, ringhiò il giovane.
Leslie era sconvolta dal tono distaccato con cui Silente parlava della tragedia, ed era evidente che Severus era dello stesso parere. Il sorriso malinconico dell’anziano professore la disgustò.
‘Tra le due minacce, ho ritenuto più incombente quella di Lord Voldemort rispetto agli effetti collaterali di una pozione.’, replicò il Preside con un sospiro. ‘Alcune scelte non sono mai facili, ma occorre fare quella giusta. Non è così, Severus?’
L’altro tacque, punto sul vivo.
 
 
 
 
Severus aprì cautamente la porta dell’Infermeria.
‘Puoi entrare.’, concesse Madama Chips davanti al suo sguardo supplichevole. ‘Non la svegliare, però.’
‘Finalmente…’, si lasciò scappare il giovane.
Leslie ne dedusse che dovevano essere passati alcuni giorni da quella notte a Godric’s Hollow. Lily dormiva con una mano appoggiata al bordo della culla di Harry, la testa fasciata e il viso scavato. Dopo qualche esitazione, Severus le sfiorò le dita in una carezza. Lily aprì gli occhi all’istante.
‘Non voglio vederti.’, sibilò.
L’altro si ritrasse come se gli avesse appena dato uno schiaffo, ma non se ne andò.
‘Devo dirti una cosa.’, disse piano. ‘Silente si rifiuta di lasciarti partire col bambino; dice che è importante che Harry resti sotto il suo controllo.’
‘Perché?’, ululò lei. ‘Perché non possiamo andarcene al sicuro? È stato Silente a dire che Tu-Sai-Chi potrebbe tornare!’
‘Non mi ha detto perché, ha detto solo…’, tentò d’interromperla Severus, ma lei non gli diede ascolto.
‘James è morto per salvarci! Non significa niente per voi?’
‘Lily, io vorrei…’
‘Ho paura, Severus.’, sussurrò lei scoppiando in lacrime. ‘Non per me… Per Harry.’
Severus la guardò in silenzio. Poi uscì dalla stanza.
 
 
 
Leslie si ritrovò di nuovo in Infermeria, ma stavolta era notte. Madama Chips era appisolata accanto allo scomparto separato dove giacevano addormentati i Potter. Tutto taceva. Severus tirò fuori la bacchetta.
‘Oblivion.’, sussurrò.
 
 
Silente era in piedi accanto alla gabbia di Fanny, accarezzandola. Si trovava di spalle rispetto a Severus.
‘Crede di chiamarsi Leslie Lynch.’, stava dicendo l’altro. ‘Deve partire per la Nuova Zelanda. Sa che i suoi genitori sono morti, ma per il resto non ha niente a che fare con Lily Evans: è Babbana, figlia unica, non si è mai sposata e non ha figli.’
Il Preside si voltò verso di lui, lo sguardo indecifrabile.
‘Non avrebbe mai acconsentito a partire senza Harry.’, spiegò Severus con un sospiro. ‘E lei non l’avrebbe lasciata partire con lui.’
‘È così.’, commentò Silente. ‘Ma come mai mi stai dicendo tutto questo?’
‘Ha promesso di proteggerla.’
‘L’ho fatto.’
‘Continui a farlo; faccia in modo che non ritorni più in Inghilterra, e che tutti credano che sia morta. Solo così sarà al sicuro.’
‘Una volta mi dicesti che in cambio della sua protezione avresti fatto qualsiasi cosa. Ebbene, Severus, adesso ho bisogno di te.’
‘Per cosa?’
‘Ho bisogno di una spia.’
Severus annuì grave.
‘D’accordo.’
Il Preside lo osservò indagatore.
‘Bada bene, Severus, che se mai ti venisse in mente di tradirmi, questo significherebbe la fine del nostro accordo. Lascerei Lily a sé stessa.’
Il giovane lo guardò disgustato.
‘Il Signore Oscuro non ha più attrattive per me.’, sibilò.
‘Lo spero.’, ribatté il Preside. Poi si voltò verso i ritratti, che non si erano persi una parola della conversazione. ‘Non direte mai a nessuno di aver visto Lily Evans viva.’
‘Giuri che nessuno lo saprà mai, Preside.’, intervenne Severus. ‘E io giurerò di non tradirla; sono disposto a stringere un Vincolo Infrangibile.’
‘Madama Chips sarà il nostro testimone.’, acconsentì Silente. ‘Anche se dopo, naturalmente, dovremo modificare la sua memoria. Un peccato.’
 
 
Nell’ultimo ricordo, il ritratto di Albus Silente prestava lo stesso giuramento a Severus Piton, ormai Preside di Hogwarts, che contemplava la gabbia di Fanny con aria assorta.
‘So come ci si sente.’, commentò Silente guardandolo attentamente come aveva fatto così spesso da vivo. ‘So com’è sapere che non avrai mai il suo perdono.’
‘Non mi ricorderà.’, rispose brusco Severus. ‘Sarà come se io non fossi mai esistito… Come se suo marito non fosse morto per colpa mia…’
‘Gli Incantesimi di Memoria non sono infallibili.’, gli ricordò Silente. ‘Un giorno molto lontano Lily potrebbe tornare in Inghilterra, e allora i ricordi cominceranno a ritornare.’
‘Ma continuerà a non ricordarmi.’, insistette Severus. Si voltò verso il quadro. ‘Non mi sono limitato a cancellare la sua memoria, Preside: l’ho modificata. Non ricorderà mai il mio viso, né quello che ho fatto. Non potrei sopportarlo.’
‘Sei troppo duro con te stesso.’
‘E lei ha saputo approfittarne quand’era in vita; adesso tocca a me farlo.’
 
 
 
 
 
                                                                                       Epilogo
 
 
Lily era seduta sull’erba del rudimentale campo da Quidditch di casa Weasley, situato su una collinetta vicino alla Tana. Da lassù vedeva i ragazzi seduti in giardino all’ombra di un albero, George un po’ in disparte rispetto alle due coppiette. Quest’ultimo alzò all’improvviso lo sguardo verso di lei e la salutò con la mano. Lily ricambiò. Di tutti i giovani Weasley, George era quello con cui andava più d’accordo: lui capiva cosa si provava quando una parte di sé veniva strappata.
‘Che ci fai qui tutta sola?’, domandò Jerome sedendosi accanto a lei. ‘Tra poco ci sarà il cenone.’
‘Quali sono i tuoi buoni propositi per l’anno nuovo?’, gli chiese Lily di punto in bianco.
L’amico esitò prima di rispondere.
‘Non lasciare che la paura m’impedisca di vivere come voglio io.’, fece infine cingendole le spalle con un braccio.
Lily si sorprese ad appoggiare la testa contro il suo petto.
‘Mi sembra una buona decisione.’, commentò.
Stettero un po’ in silenzio a guardare Ginny che rincorreva Charlie, che le aveva rubato la bacchetta.
‘E tu?’, chiese a un certo punto Jerome. ‘Hai qualche proposito?’
‘Venire a patti con tutto quello che mi è successo.’
‘Per questo hai scelto di venire a vivere a Londra? Mi sembrava strano che la McGranitt non ti avesse riassunto dopo aver visto il ricordo di Piton.’
‘Sì, è per questo: così potrò visitare Harry e mia sorella quando voglio. Il mio lavoro a Hogwarts mi piaceva, ma mi teneva isolata dalla mia famiglia, e in questo momento è l’ultima cosa di cui ho bisogno. A proposito, grazie ancora per avermi offerto il posto di assistente.’
‘Figurati. Però temo che ti stancherai di avermi tra i piedi tutto il giorno, tanto più che vivremo insieme…’
S’interruppe. Lily sapeva che si era trattenuto dall’aggiungere: Da soli.
Per tutta risposta, gli diede un bacio sulla guancia. Jerome si voltò dall’altra parte per nascondere un sorrisetto imbarazzato. Lily ridacchiò.
 ‘Sono pronta.’, disse.
 
 
 
 
 
Note:
La storia finisce qui, ma se c’è qualcuno interessato pubblicherò stralci di capitoli bonus che avevo scritto prima di decidere di concluderla così, inclusa la storia del ciondolo della McGranitt.
I ringraziamenti sono sempre gli stessi, ma nel caso di Hinata è davvero il caso di ripeterli. Ringrazio inoltre chi è arrivato fin qui. Sul serio.
Alla fine di tutto, mi sembra doveroso parlare di come è nata l’idea della storia… Ma questo rientra nei bonus. Quindi scegliete voi se vivere nel dubbio =P .
                                               Alla prossima!
                                                                              Meiyo

 

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