Noia (im)Mortale

di brutongaster
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The Hangover ***
Capitolo 2: *** Add Six Six Six For The Nightosphere ***
Capitolo 3: *** Twist it at the end ***
Capitolo 4: *** Walking in slow motion ***
Capitolo 5: *** "I like this adventure thing!" ***
Capitolo 6: *** On the aeroplane over the sea ***



Capitolo 1
*** The Hangover ***


Capitolo 1 - The Hangover

 


Marceline era sicura al cento per cento che la sua testa fosse diventata enorme.
E che qualcuno ci avesse piantato dentro un centinaio di chiodi infuocati. Chiunque fosse, il colpevole continuava a martellare ancora adesso.
E ancora. Boom. Boom.
E ancora. Boom.
Marceline aprì gli occhi. Non c'era nessuno.
Era distesa per terra senza la minima idea di come potesse essere successo.
Aveva perso i sensi. Non c'era altra spiegazione, aveva succhiato il rosso dal vino un'altra volta.
Il martellare non cessava. Ci mise ancora qualche secondo per capire che qualcuno bussava alla porta. Controvoglia, si alzò ad aprire.
«Ciao Marce» disse il ragazzo di fronte a lei porgendole un sacchetto di carta proprio sotto il naso, impedendole di visualizzare il suo volto. Lentamente iniziò a sollevare il braccio per spostare il sacchetto e guardare il viso del suo visitatore.
«Marce?» disse il ragazzo abbassando il sacchetto prima che lei riuscisse anche ad avvicinare la mano.
«Tuff cosa ci fai qui che sorpresa» disse lei con tono di voce completamente piatto.
«Mi hai chiamato tu Marcibella» disse il ragazzo dandole un buffetto sulla fronte e facendosi largo dentro casa sua «ti ho portato la roba» disse, pronunciando le ultime due parole con tono losco. Marceline non aveva idea di cosa stesse succedendo.
«Ok» disse, teneva ancora la porta aperta ed era completamente incantata guardando il nulla.
«Erano secoli che volevo venire nella terra di Ooo, ma sai com'è tuo padre» disse il ragazzo sedendosi sul bancone della cucina. Marceline scosse la testa e si ricordò di chiudere la porta e girarsi verso il suo ospite.
«C'è molta, come dire, pace qui» disse il ragazzo frugando nel cesto di frutta della vampira.
«È finta» riuscì a dire lei.
«La pace?»
«No la frutta»
«Questa roba qui? Perché esiste quella vera?» chiese il ragazzo confuso.
«Esiste qualcosa di vero?» chiese Marceline che stava iniziando a fluttuare facendo dei giri della morte senza accorgersene.
«Queste, sono domande stupide» disse lui inclinando la testa ad angolo retto per seguire le acrobazie dell'amica.
«Ho bisogno dell'olio di iperico» disse Marceline a testa in giù.
«Di cosa?» chiese Tuff confuso, ma la vampira era già svolazzata fuori dalla sua vista. Ritornò qualche secondo dopo con una boccetta trasparente che conteneva un liquido rossastro e oleoso che continuava a spalmarsi in faccia.
«È una nuova sostanza? Perché se è una nuova sostanza la voglio provare» disse Tuff guardando la pelle di Marceline assorbire l'olio in pochi secondi.
«Non è una di quelle sostanze che piacciono a te, se proprio lo vuoi sapere» disse Marceline che stava iniziando a riprendere il controllo delle proprie capacità fisiche e mentali.
«Quindi stavi dicendo che sono stata io a chiederti di venire» disse Marceline lanciando uno sguardo inquisitore al tenero volpacchiotto spettinato di fronte a lei.
«Yep» rispose lui distratto.
«E perché avrei dovuto farlo? E perché sei venuto sopratutto» continuò lei ancora sospettosa.
«Perché eri ubriaca e perché non ci vedevamo dal giorno del tuo concerto nella Nottesfera in cui mi sono ricordato di quanto tu sia un tipa tosta Marceline. E ho pensato che se una tipa tosta come Marceline trovasse divertente ubriacarsi nella landa di Ooo e chiamare persone a caso nella Nottesfera valeva la pena fare un salto in questa landa di Ooo. E, nessuno vaneggia come te dopo una fumatina d'aglio Marcibù» disse il ragazzo con noncuranza.
«Queste sono un sacco di ragioni» disse Marceline un po' imbarazzata «penserò se tenerti o meno».
Seguì un momento di silenzio imbarazzante.
Poi qualcuno bussò alla porta.
Marceline scostò di qualche centimetro la tenda per sbirciare chi fosse il secondo visitatore della giornata.
«Oh cavolo cavolo» disse la ragazza richiudendo la tenda in fretta e furia.
«Chi è?» chiese Tuff guardando con disgusto una banana.
«Ho paura di non aver chiamato solo te ieri notte».

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Capitolo 2
*** Add Six Six Six For The Nightosphere ***


Capitolo 2 - Add Six Six Six For The Nightosphere

 


La sera prima...

Marceline fluttuava appena sopra il divano. Accanto a lei giaceva una pila di fazzoletti usati per soffiarsi il naso. 
«...come fai ad andare avanti, quando nel tuo cuore cominci a capire che non si torna indietro? Ci sono cose che il tempo non può accomodare, ferite talmente profonde che lasciano un segno...»
«Frodo hai ragione ed io ti amo» disse Marceline in lacrime di fronte al televisore. Aveva perso il conto di quante volte avesse riguardato Il Signore degli Anelli, ma ogni volta le faceva lo stesso effetto.
Spense il televisore e prese qualche momento per ricomporsi.
Rise nervosamente.
Cosa poteva fare?
Che noia la vita da immortale.
Fluttuò al piano di sopra pensando che un'altra canzone sull'amicizia tra Legolas e Gimli le sarebbe venuta in mente. Ma dopo qualche accordo si stufò.
«Uff Marceline che noia che sei, è venerdì sera potresti fare molto meglio» disse a se stessa, ma rimase comunque a fluttuare nell'aria senza uno scopo preciso. 
Finalmente decise di dirigersi all'armadio. Si sarebbe tolta il pigiama che indossava ormai da una settimana e sarebbe uscita per un'avventura. «Questi jeans non sono abbastanza stretti...questi no...dov'è la mia camicia mostarda...carini questi stivali...cavolo voglio fare shopping...» 
A Marceline piace molto blaterare mentre sceglie i vestiti. Ci mette sempre secoli a decidere ma non riesce a contenere il suo stile, è una fashion victim. Una volta vestita si diresse al piano di sotto.
«Mh prendiamo qualcosa per rendere più divertente la serata» disse tra sé e sé Marceline. Fluttuò con sicurezza verso la cantina di casa sua.
«Non mi ricordavo di avere così tanto vino» disse poi Marceline di fronte ad un'enorme riserva di botti e bottiglie. Si diede un'occhiata attorno e decise che oggi era in vena di un rosso francese. Ne prese quattro bottiglie e le mise un in sacchetto di cartone.
«Bon Appetit!» disse Marceline abbandonando la cantina.
Si diresse verso i verdi campi spaziosi e le enormi foreste della landa di Ooo illuminate dalla luna piena che risplendeva quella notte. Tra un sorso e l'altro si mise a cercare i suoi amici.
«Oooh ohhh» disse mentre vorticava nell'aria versando vino da tutte le parti «cosa staranno facendo Finn e Jake?» volò a tutta velocità verso la loro casa sull'albero in cui gli aveva gentilmente concesso di vivere e guardò dentro dalla finestra.
Jake chiacchierava allegramente con Lady Rainicorn mentre Finn giocava con BMO assieme ad una strana ragazza in fiamme.
«Bleh, hanno tutti la ragazza» disse Marceline bevendo un altro sorso di vino. Si allontanò dalla finestra. Pensò che forse aveva qualche speranza di trovare compagnia o una festa a Dolcilandia. 
Si diresse verso il regno della Principessa Bubblegum, ma tutto era silenzioso, diede una sbirciatina nella stanza della ragazza e la vide, come al solito, china su uno dei suoi esperimenti scientifici.
«Palloso» disse Marceline in tono monotono degustando un altro po' del colore di quel delizioso vino. Iniziò a ridere senza motivo.
«Potrei andare a correre con i lupi» disse Marceline euforica facendo qualche piroetta in aria.
«Oooh le aquile!» esclamò la vampira vedendone uno stormo. Iniziò a seguirle ma il gruppo la seminò ben presto.
«Chissà dove saranno quegli orsetti che fanno festa dentro quel mostro gigante» disse Marceline che si era già dimenticata delle aquile. Iniziò a fiutare l'aria in cerca di odore di orsetti.
«Orsettiiii» urlò la ragazza con voce tremolante e qualche risata di troppo. Provò a fischiare con le dita ma fallì miseramente. «Mille anni di vita e ancora non so fischiare con le dita?» la vampira trovò la cosa molto divertente. In quel momento qualcos'altro catturò il suo sguardo.
«Wow non vedevo una di quelle cose da secoli!» esclamò la ragazza dirigendosi verso terra.
«Ciao cabina telefonica» disse parlando con l'oggetto davanti a se. Sollevò la cornetta ed una voce registrata disse Inserire gettone prego almeno cinque volte prima che Marceline smettesse di ridere al suono della voce. 
«Questo è divertente» iniziò a comporre qualche numero ma la donna continuava a ripetere Inserire gettone prego e Marceline non riusciva a smettere di ridere. Succhiò ancora un po' di rosso dal suo vino francese.
«Gettone. Gettone. Get to ne. GEEEtttOooneeEE» disse la ragazza «è una parola divertente ma non mi ricordo cosa voglia dire» continuò.
Iniziò a ispezionare la cabina telefonica. C'era un cassone dove si trovavano la cornetta e la tastiera per comporre i numeri. Era spesso circa venti centimetri e nella parte inferiore aveva uno cassetto chiuso a chiave.
«Ah ah!» esclamò Marceline trasformando il braccio in un tentacolo. Iniziò a stritolare il cassetto fino a che non lo ruppe, ed una pioggia di piccoli cerchietti in metallo cadde sul terreno.
«Gettoni!» urlò, soddisfatta di aver risolto il rompicapo.
Ne raccolse una manciata e se li infilò in tasca. Uno invece lo inserì nell'apposita fessura. Ora la voce alla cornetta disse Comporre numero
«Oohhhh» disse Marceline che non vedeva l'ora di chiamare qualcuno.
«Un sorso ogni volta che mi rispondono in una lingua sconosciuta» disse Marceline componendo un numero a caso.
Numero inesistente disse la voce di donna automatica.
«Grrr ti odio» disse Marceline stritolando la cornetta. Si lanciò una seconda occhiata in giro, questa volta più attentamente.
«Ah ah!» esclamò «elenco telefonico mi ricordavo della tua esistenza» prese in mano la rivista, chiuse gli occhi e aprì una pagina a caso. Puntò il dito senza guardare, poi riaprì.
Digitò il numero che aveva selezionato.
Tu tu tu... «Hallo? Hallo? Wer bist du? Bin ich nicht allein hier?» Marceline riattaccò la cornetta in preda al panico.
«No» disse terrorizzata dalla voce che aveva appena sentito al telefono. Succhiò metà del rosso della terza bottiglia in un colpo solo.
«Addio elenco telefonico anteguerra» disse la vampira lanciando la rivista alle sue spalle con una risata isterica «benvenuta memoria».
«Sei sei sei è il prefisso della Nottesfera chi potrei chiamare?» disse Marceline, pensando a voce alta. Senza pensarci troppo digitò dei numeri che si ricordava inconsciamente.
Tu tu tu... «Pronto?» sentì Marceline all'altro capo della cornetta senza riconoscere la voce.
«Pronto con chi parlo?» continuava a chiedere la voce maschile.
«Pronto con chi parlo?» chiese Marceline ridacchiando.
«MARCELINE SEI TU?» chiese il ragazzo urlando.
«Tuuuuuufffff» disse Marceline che aveva appena riconosciuto la voce.
«Si, ciao Marceline» disse lui con un tono di voce sorridente.
«Tuff mi manchi anche se tu non mi vuoi bene ed io non ti manco» disse lei, ancora sghignazzando.
«Marce ma io ti voglio bene e mi manchi tantissimo» rispose lui triste.
«Non sei partito con me» rispose lei improvvisamente triste.
«Perché tu sei partita con Ash, ricordi?» disse lui.
«E dopo il concerto?» continuò lei sempre triste.
«Eri così presa dal tour Marce, non pensavo tu mi volessi prendere con te» 
«Qui il tempo è bellissimo, ti piacerebbe molto» disse lei.
«Ne sono sicuro» sentì la voce sorridere di nuovo.
«Porta un po' di aglio» disse infine lei «WOOHH ADDIO TUFF» riattaccò il telefono.
«Questa è andata bene no?» disse Marceline componendo un altro numero a memoria «sei otto sei due nove otto quattro dieci due» perché la sua testa era uno strano contenitore tondo di numeri di telefono con i capelli?
Tu tu tu tu tu... «Chi è che osa non rispondermi» disse Marceline ascoltando i vari tu tu tu impazientemente. Ma il telefono continuò a squillare a vuoto fino a quando non partì la segreteria telefonica.
Questa è la segreteria telefonica di Ash, se siete dei comuni mortali lasciatemi il vostro indirizzo vi prometto che ci divertiremo. Tutti gli altri ciao ditemi quello che dovete dirmi.
Ci fu un bip. «Ash sei una carogna perché diavolo ti ho chiamato? Ah si mi annoiavo. Ah ah ah sono ubriaca, muori. Addio» chiuse la cornetta.
«Questo non va bene» disse in preda ad un incombente senso di paranoia. Prese un'altra manciata di gettoni, giusto per, e si allontanò timorosa dalla cabina telefonica.

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Capitolo 3
*** Twist it at the end ***


 

«Dobbiamo prenderlo a pugni. Insomma l'ultima volta che l'ho visto l'ho preso a calci e non gli è bastato» disse Marceline senza prendere fiato.
«Stai tranquilla, apro io» rispose Tuff scendendo dal bancone su cui era seduto con mossa aggraziata.
«No no no apro io» si ricompose pettinandosi i capelli con le mani. Mise su la faccia più scazzata che riuscisse a fare e aprì la porta di scatto.
«Ash» esordì con tono di voce neutro.
«Non sei stata molto carina al telefono» disse lui.
«Irrilevante» gli diede un pugno dritto sul naso che lo scaraventò a terra. Iniziò a prenderlo a calci.
«Ahi Marce va bene va bene me ne vado» urlò Ash in preda al dolore, ma lei non si fermò, continuò a prenderlo a calci, lui riusci ad alzarsi e a scappare a gambe levate.
«CHE TI SIA DA LEZIONE!» gli urlò dietro Marceline «E NON TORNARE MAI PIÙ» chiuse la porta con forza per evidenziare il suo volere.
«Per un po' non mi darà più fastidio» disse la vampira a Tuff.
«È stato molto meno incasinato di quanto mi aspettassi» rispose Tuff che era rimasto bloccato nell'azione di sollevarsi le maniche.
«Sono in gamba, semplicemente» disse Marceline come se stesse dicendo un'ovvietà «ora devo decidere cosa fare di te» continuò scrutando il ragazzo di fronte a lei. Lui sollevò le mani in una dichiarazione di innocenza.
«Siamo amici?» chiese lui timidamente, non voleva agitare la vampira e prendere una raffica di calci come Ash.
«Cosa mi hai portato?» chiese lei di rimando facendo cenno al sacchetto di carta con cui era arrivato il ragazzo.
«Aglio» rispose lui ancora timoroso.
«Interessante» concluse lei con fare misterioso. Fece una lunga pausa in cui sembrò ragionare su qualcosa di molto profondo. Tuff stava al centro della stanza, immobile aspettava il verdetto di Marceline.
«D'accordo, fumiamocelo» decise infine lei con un sorriso sornione.
«Ah! Sono passati secoli, ma quanto puoi essere cambiata in fondo, Marceline?» chiese lui un po' più rilassato.
«In realtà ho i capelli più lunghi» rispose lei sedendosi sul divano accanto a Tuff che reggeva una cartina su cui stava iniziando a sbriciolare l'aglio. L'amicizia, pensò. Che cosa strana.
Durante i suoi mille anni di vita aveva imparato qualcosina, dopotutto. Sapeva, prima di tutto, che sarebbe stata sola la maggior parte del suo tempo. Così aveva imparato a stare da sola, una roba spirituale che consiste principalmente nello stare perennemente occupata.
Così non si ha tempo di vagare su pensieri più profondi tipo: cosa ci faccio qui? Qual è il mio scopo? Perché nessuno mi ama?
No Marceline, smettila.
Marceline comunque non poteva non ammettere che avendo vissuto molti anni aveva, in effetti, incontrato molti elementi. Alcuni li ha mangiati o uccisi, altri li ha considerati a posto, addirittura amici. Eppure qualcosa non era mai scattato. Il fattore eternità.
Lei non aveva amici per sempre. Aveva persone con cui andava d'accordo per un po', ma che avevano una vita loro molto più interessante di lei.
Non poteva sicuramente competere con salvare il mondo. O con governare un regno.
Lei le responsabilità le aveva lasciate alle spalle. Le responsabilità non sono state inventate per gli immortali. Gli immortali non crescono e sicuramente non mettono la testa a posto. Che bisogno c'è?
L'odore del fumo le fece lacrimare gli occhi.
Il ragazzo le passò lo spinello e lei fece un tiro. Tossì.
«Wow» riuscì a dire lei con il fiato mozzo e le lacrime agli occhi.
«Era da un po' eh?»
Lei di tutta risposta gli lanciò uno sguardo eloquente e continuò a tossire, ad ogni tiro un po' di meno. Doveva solo abituare di nuovo i suoi polmoni ad essere torturati.
Ma cosa gliene fregava tanto, era un vampiro. Iniziava già a sentirsi più rilassata.
«Mi piacciono i tuoi orecchini» disse Marceline a Tuff giochicchiando con il suo lobo.
«Un giorno ti faccio i buchi» rispose Tuff.
«Fico» la vampira sorrideva e annuiva, soddisfatta.
I due non avevano molto da dirsi. Marceline aveva sempre considerato Tuff un amico casuale. Uno di quei non-morti con cui passi il tempo perché sono amici dei tuoi amici non-morti. Eppure una sorta di scintilla doveva esserci stata se lui aveva deciso di mollare il suo lavoro nella Nottesfera per venire a cazzeggiare con lei nella landa di Ooo.
L'aria iniziò a diventare nebbiosa, mentre sugli occhi dei due iniziavano a comparire vene rossastre.
«Sto iniziando a sentire qualcosa» disse Tuff parzialmente visibile in mezzo alla coltre di fumo.
«Lo vedi anche tu quello?» chiese Marceline puntando il dito indice di fronte a se. Vedeva una strana ombra dalla forma umana avvicinarsi ai due con passo teatrale, comparendo dalla nuvola di fumo.
«Si» disse Tuff bisbigliando all'orecchio di Marceline.
«Cosa è» chiese lei in preda alla paranoia.
«MARCELINE» una voce profondissima aveva appena urlato il nome della ragazza che cercava di ricomporsi. Non voleva sembrare spaventata, lei è una tipa tosta.
«MARCELINE SONO ANGENI, IL TUO SPIRITO GUIDA»
«Angeni ti sento per favore non urlare»
«Oh, scusa» disse Angeni con tono di voce normale. Tossì un paio di volte e agitò le braccia per diradare la nebbia «voi giovani di oggi non avete misura con la droga, sarei venuto per molto meno miei cari vampirelli» con il fumo leggermente diradato i due ragazzi riuscivano a distinguere meglio l'aspetto della loro allucinazione. Marceline si ricordava di Angeni, lo conosceva molto bene, portava sempre la solita camicia di flanella larghissima e i pantaloni rotti alle ginocchia. Il suo spirito guida seguiva la sua moda, non poteva essere altrimenti.
«Angeni dov'è Namid?» chiese Tuff preoccupato.
«L'ho uccisa» rispose serio Angeni. Tuff fece una faccia terrorizzata.
«Scherzo!» urlò Angeni «ci siamo amati con passione sotto la luna blu del paese dei sogni irrealizzati e con l'antico metodo dell'ambarabacciccicocò abbiamo deciso che sarei venuto io a guidarvi quest'oggi, la prossima volta verrà lei, non preoccuparti»
«Okay» si limitò a dire Tuff ancora leggermente confuso.
«Bene gentili visitatori, se chiudeste gli occhi mi fareste un favore grazie» Angeni agitava le braccia come un direttore d'orchestra e emetteva uno strano mugolio a labbra serrate.
I due vampiri chiusero gli occhi.

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Capitolo 4
*** Walking in slow motion ***



Quando aprì gli occhi Marceline si ritrovò in un grande spazio erboso. Si ricordava di quel posto in una memoria antica, quasi dimenticata, riportata alla luce dagli odori, dai colori e dai sapori del luogo in cui si trovava. Ai lati della lingua riusciva a sentire un formicolio di dolce nostalgia.
Era prima della Grande Guerra dei Funghi, prima di Hambo e di Simon e di Finn e Jake.
Un prato enorme ricoperto da quei fiori gialli di cui si poteva assaggiare la punta dello stelo, e correre e rotolare giù dalle colline. Si ricordava di tutto questo con la consistenza di un sogno in cui erano stati trasportati tutti i suoi sensi. I lati della sua visione erano sfocati, come se stessero fluttuando in una reale nuvola fatta di ricordi.
«Tuff sei sicuro di avermi fatto fumare solo aglio?» chiese Marceline, ma le parole uscirono pesanti dalla sua bocca, come se stesse parlando troppo piano, al rallentatore.
Come se le avessero anestetizzato le labbra.
Girò la testa per vedere se al suo fianco c'era il suo compagno di trip, ma la testa pesava un quintale e girarla fu una fatica enorme.
«L'aria è più densa qui» disse la voce di Angeni rimbombandole nelle orecchie. Di Tuff non c'era nessuna traccia.
«Non parlare, pensa» disse la voce lasciando alle sue spalle una eco lontana. E Marceline pensò.
Dove sono? Chiese la vampira con il pensiero. Iniziò a fluttuare e a guardarsi intorno, l'aria puzzava di allergie, starnutì.
«Sei nel tuo ricordo più antico» tuonò la voce rimbombante di Angeni «non chiedermi perché, questo è il tuo vaneggio» continuò con tono che a Marceline parve sarcastico.
Il suo spirito guida e la confidenza. Voleva farci qualcosa, ma si rese conto che era sempre tutto frutto della sua immaginazione.
«Guarda che ti sento pensare le cose brutte» disse Angeni con rimprovero.
D'accordo Angeni, mostrami quello che mi devi mostrare e facciamola finita. Tra tutte le persone che potevo chiamare ubriaca chi ho chiamato? Il mio spacciatore a cui piacciono le droghe sperimentali ovviamente. Sono sempre la solita.
«No autocommiserarti piccola Marceline» disse Angeni «prendi questa storia con più filosofia, vedila come un'avventura!»
Facile per te, tanto dopo te ne torni nel paese delle meraviglie lunari a farti tutte le 'spiritesse' guida.
«Ci puoi scommettere» rispose Angeni con un tono di voce che sottintendeva un sorriso marpione, poi diede qualche colpo di tosse e si ricompose.
«Comunque» disse «mi pare che tu stia entrando in depressione mia cara, darsi all'alcolismo ne è un evidente segno» perché ad Angeni piaceva così tanto parlare dei suoi problemi? Aveva proprio una vecchia comare come spirito guida.
Dov'è Tuff? Chiese Marceline prima di intraprendere una conversazione spirituale con lui.
«Mh vediamo fammi controllare» disse, per poi rispondere qualche secondo dopo «L'ho trovato a ballare nel tuo salotto, molto intensamente, sembrava una piovra albina o qualcosa del genere. Comunque torniamo a noi Marceline»
Torniamo a noi, d'accordo.
«Hai bisogno di svago, di divertirti, ma sopratutto hai bisogno di un amico» disse Angeni.
Un amico?
«Si sai, Finn ha Jake, Bonnibel ha Lady mentre tu continui a passare da una compagnia all'altra ad ogni cambio di mutande!»
Queste non le cambio da sei mesi...pensò Marceline automaticamente, si vergognò un po' e sperò che Angeni non l'avesse sentita.
«Ti ho sentito cara» disse lui prontamente. Maledizione. Ma che si vergognava a fare dopotutto, stava parlando con la sua coscienza, sicuramente lo sapeva già. Rise nervosamente, la risata uscì fuori distorta e anche molto inquietante.
Quindi in pratica mi stai dicendo di diventare l'amica del cuore del mio spacciatore, che mi sta simpatico non sia mai, ma dai vaneggi che faccio sotto l'effetto delle sue droghe io mi consiglierei di cambiarlo lo spacciatore.
«Ma non lo so, lo potresti tenere in prova. Chiedigli il curriculum, non facevano così gli umani ai vecchi tempi?» disse Angeni distratto.
I curriculum servivano per lavorare. Forse? Non lo so erano pazzi.
«Va beh chi se ne frega, comunque potresti farci un giro e vedere se ti piace, se sei a tuo agio con il volante e le marce» continuò Angeni che pareva parlare completamente per conto suo.
Quello centra più con le automobili che con gli amici.
«E' uguale!» disse bambinescamente. La sua coscienza non faceva altro che sorprenderla.
Comunque che ti dice che non mi piaccia stare da sola? Me la cavo alla grande.
«Si si certo, ascolta sei in crisi di mezzo secolo e non dirmi di no, sei entrata in menopausa per caso?»
Ti prego portami via dalla tua portata! Sei pazzo!
«Prima hai deciso di viaggiare per ''trovare te stessa'', poi sei tornata e hai iniziato a scrivere canzoni deprimenti, e adesso hai appena finito di vedere la filmografia completa di Johnny Depp»
Tim Burton è un genio Angeni!
«D'accordo d'accordo, comunque dagli una possibilità» i contorni della visione di Marceline iniziarono a cambiare. Al suo interno comparve lentamente la sagoma di Tuff che continuava a ballare ignaro. Aveva gli occhi chiusi e faceva oscillare le braccia in maniera aggraziata. L'espressione intensa e concentrata. Poi qualcosa lo fece svegliare dalla sua trance e aprì gli occhi.
«Ciao Marce» provò a dire, ma anche le sue parole uscirono lente e pesanti dalla sua bocca. Iniziò a ridere a crepapelle «Ccchhheee ffffiiggaaaataaaa» disse lentissimo. Marceline non riuscì a non sorridere. Sembrava felicissimo mentre vorticava in slow motion.
«Facciamo quella cosa?» chiese il vampiro.
«Quella cosa cosa?» disse Marceline.
«Quella cosa che ci corriamo incontro piano piano e uno canta tipo tu tu tu tu tu tu e poi alla fine ci abbracciamo, hai capito no?»
Marceline non sapeva proprio cosa dire. Sorrise e si mise a correre.

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Capitolo 5
*** "I like this adventure thing!" ***




«Allora» disse Tuff aprendo il frigorifero alla ricerca di qualunque cosa da mettere sotto gli affilati denti «cosa si fa nella terra di Ooo per non annoiarsi?». Continuava a fissare il cibo del frigorifero di Marceline con fare confuso.
«Non so» rispose la vampira «di solito suono, o scrivo o vado in giro in cerca di avventura».
«L'avventura mi piace» disse il vampiro «ma non hai anche tu un certo languorino? Cosa si mangia?» fissava il frigo di Marceline nervoso, la luce proveniente da dentro di esso dava un'ombra sinistra alle sue occhiaie.
«Devi mangiare il colore delle cose, guarda» prese una mela e ne succhiò il colore «e faresti meglio a fartelo piacere, ho ucciso per molto meno» disse la vampira minacciosa. Tuff la guardò impassibile.
«D'accordo» disse, facendo spallucce. Prese una mela come aveva appena fatto Marceline e si concentrò per provare a succhiarne il colore. Dopo qualche tentativo ci riuscì.
«Interessante» disse finendo la mela in pochi secondi «questa roba è buona» lanciò la mela alle sue spalle senza curarsene troppo e iniziò a succhiarne una dopo l'altra. Marceline rise vedendo il vampiro famelico attaccare qualunque cosa di rosso gli venisse a tiro.
«Vacci piano» disse «e stai attento a quel che succhi, se trovo qualche mio vestito a cui manca il rosso...» la sua faccia iniziò a trasformarsi in quella di un mostro molto arrabbiato. Tuff la guardò leggermente spaventato.
«Parola di lupetto» disse facendo qualche gesto strano con la mano destra «anche se non capisco del tutto cosa voglia dire». Marceline se lo sarebbe fatto bastare. Guardò la pila di mele grigie che si era accumulata alle spalle del vampiro e capì che era ora di riandare a fare la spesa.
«Beh, andiamo» disse prendendo l'ombrello e lanciandone uno al vampiro di fronte a lei. Aprì la porta e l'amico la seguì.
Ancora dentro la caverna aprì l'ombrello, pronta ad avventurarsi alla luce del sole. Avanzò tranquilla, senza badare troppo al suo seguito, solo dopo un po' si accorse che non ne aveva uno. Si voltò a controllare Tuff, e lo vide concentrato a trafficare con l'ombrello.
È proprio vero che la droga brucia i neuroni, pensò.
Aveva un braccio dentro l'affare e cercava di forzarlo per farlo aprire. Marceline tornò sui suoi passi per aiutarlo. Gli prese l'ombrello dalle mani e premette il piccolo pulsante per aprirlo. L'ombrello si aprì con uno schiocco improvviso che fece spaventare Tuff.
«Questo» gli disse Marceline «serve a ripararsi dal sole».
«Forte» disse lui guardandolo stupito. Se lo poggiò sulla spalla e iniziò a fluttuare in avanti, fischiettando.
«Dall'altra parte» lo corresse Marceline alle sue spalle. Tuff cambiò direzione.
I due errarono per un po' in superficie, Tuff non aveva mai visto il sole brillante della terra di Ooo, la Nottesfera era più sanguigna, terra rossa sotto cielo rosso. Monocromatica. I colori parevano meravigliarlo, quasi fanciullescamente si muoveva svolazzante sui verdi e i blu che lo circondavano, emanando un buonumore che metteva a disagio Marceline. Non era il buonumore ingenuo di Finn e Jake, era il buonumore di chi non aveva più pensieri negativi per la prima volta da tanto tempo.
«Come hai fatto a uscire dalla Nottesfera? Nessuno, esce dalla Nottesfera. Parola di mio padre. Eppure eccoti qui, senza il mio aiuto» chiese la vampira.
«Ho fatto quella cosa» fece dei gesti con le mani e una faccia contrita, come per dire lo sai no? Quella cosa la. Ma Marceline continuò a guardarlo con fare interrogativo.
«Faccina sorridente, latte d'insetto, quella roba là» concluse.
«Sei scappato insomma»
«Esattamente»
«Ben fatto» il regno di suo padre era un incubo, Marceline aveva bisogno di un ambiente rilassato, di una bella acustica e di un luogo dove la sua band avesse potuto avere un vasto pubblico. Nessuno diventa famoso nella Nottesfera. Ma lei ne era uscita per una questione di nepotismo e relativa importanza. Non ne era fiera, ma l'importante era star fuori da quella gabbia di matti.
«Seguimi ragazzino» disse Marceline accorgendosi di aver raggiunto la sua meta.

Si inoltrò dentro una caverna umida seguita a ruota dall'amico. Si addentrarono per un po' fino a raggiungere una costruzione malandata, vecchia, che doveva essere stata però molto moderna, ai suoi tempi.
«Che roba è?» chiese Tuff sbalordito. Perché i tossici si stupiscono sempre di qualunque cosa? Beata gioventù, pensò Marceline.
«Questo l'ho scoperto qualche settimana fa, purtroppo non ho ancora avuto il tempo di visitarlo» disse Marceline, anche lei un po' emozionata.
«Fantastico» disse Tuff tutto contento «però davvero, che cos'è?»
«Questo» rispose Marceline con fare drammatico, si stava davvero divertendo «è un centro commerciale» fece un rombo di tamburi sulle sue cosce.
«Wow! UN COSA?» Tuff sbirciava dentro l'edificio buio dai vetri.
«Dove credi che trovi tutti questi vestiti fighissimi?» chiese la vampira «questo è il paese delle meraviglie» si avvicinò al negozio e forzò la porta per poter entrare dentro.
«Fa un po' paura» disse Tuff guardando timidamente la vampira entrare dentro l'oscuro edificio.
«Fifone» disse lei con tono di sufficienza «dai sbrigati» lo esortò. Lui si decise a seguirla.
Il posto era buio e abbandonato. Si trovavano in un ampio corridoio, ai lati del quale si estendevano due lunghe file di locali. Ognuno di essi aveva un'etichetta diversa, delle inquietanti statue dalle fattezze umane stavano al loro interno. Marceline vide Tuff guardarli terrorizzato.
«Sono manichini» disse, dirigendosi verso il primo negozio. Entrò al suo interno ed iniziò a interagire con il manichino.
«Guarda» disse Marceline afferrandone uno per le braccia «sono di plastica» iniziò a volteggiare per corridoio del locale, districandosi tra malandate panchine e vetri rotti. Canticchiava una melodia lenta e continuava a roteare al ritmo di essa, con il suo partner che si muoveva meccanicamente come lei preferiva.
«Sono un po' inquietanti» disse Tuff guardando la vampira.
«Si, ma ottimi ballerini» rispose Marceline fermando le danze e appoggiando il manichino in posizione seduta, su una delle panchine. Lui rimase immobile, nudo, a fissarla con i suoi occhi vuoti e morti.
A Tuff scorse un brivido lungo la schiena.
«Questo posto fa paura» disse Tuff «Mi piace!» si addentrò dentro il negozio senza aspettare Marceline, che aveva intenzione di spulciarlo completamente per scovare qualche vestito carino. Ma si sa, gli uomini e lo shopping non vanno d'accordo. Sbuffò e si mise a seguirlo.

Proseguirono in avanti, dopo qualche metro il corridoio si ampliava in uno spazio circolare, con altri corridoi che vi confluivano, mentre di fronte a loro c'erano delle malandate scale meccaniche che non funzionavano più, ed una grande cabina trasparente che sembrava fatta per contenere delle persone.
«Guarda Marce» disse Tuff, distraendola. Lei si girò a guardarlo per capire cosa stava indicando, e lo vide fissare imbambolato il soffitto. Anche lei alzò gli occhi.
Sul soffitto era appeso qualcosa che a Marceline parve un aeroplano, ma non uno di quelli moderni di cui si ricordava lei, era più piccolo e aveva posto per sole due persone, all'interno di esso vi era un altro manichino che indossava una tuta marrone, una voluminosa sciarpa rossa e dei grossi occhiali protettivi.
«Me gusta l'outfit» disse lei raggiungendo il biplano. Afferrò il manichino e iniziò a spogliarlo, seduta nel posto di dietro, mentre Tuff si mise in quello davanti ad armeggiare con i comandi del velivolo.
Marceline si infilò la tuta, le stava enorme, ma lei aggiustò la cosa facendole molti risvolti alle maniche e nella parte delle gambe. Si avvolse la sciarpa attorno al collo e fermò gli occhiali sulla testa, regolando il grande elastico sulla misura giusta. Non fece in tempo a chiedere a Tuff un 'come sto?' di cortesia che si sentì uno strano rumore accompagnato da una altrettanto strana vibrazione.
«Questa roba funziona» disse il vampiro. Il biplano iniziò a muoversi verso il basso, Marceline perse la presa del manichino, lei e Tuff lo videro schiantarsi impotente sul pavimento, dopodiché iniziarono a seguirlo anche loro verso lo stesso destino. Mentre precipitavano, si misero a urlare.

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Capitolo 6
*** On the aeroplane over the sea ***



L'urlo di Marceline si trasformò in una risata cristallina.
«Vira!» urlò al vampiro pilota allungando le braccia per raggiungere il volante. Tuff pareva pietrificato, ma al tocco della mano di Marceline si risvegliò. Afferrò il volante con presa salda, e lo tirò con forza verso di se. Il biplano improvvisamente cambiò rotta, il muso puntò in avanti, poi all'insù.
«No non verso il soffitto!» strillò Marceline che continuava ad allungarsi, bramosa di prendere il comando. Era un po' gelosa di Tuff, voleva guidare lei. Ma ormai il vampiro pareva aver preso confidenza con il mezzo. La ignorava. Sul viso aveva stampato un sorriso euforico, dato dalla velocità, dall'ebrezza del volo. Sembrava rinato. Marceline decise di smettere di allungarsi e cercò godersi il volo.
Si distese sul suo sedile e spostò i grossi occhiali da aviatore dalla fronte agli occhi. Il mondo si velò di una patina leggermente violacea.
Tuff percorse il corridoio dalla quale erano venuti e si diresse su, sino in superficie.

Il cielo era arancione, la morente luce del sole al tramonto bruciacchiò piacevolmente la pelle di Marceline, lei chiuse gli occhi per un secondo, e si immaginò umana, su una di quelle spiagge dei dépliant nei negozi di moda, vestita di solo quella strana biancheria intima colorata, era una di quelle donne dalla pelle scura e lucente di sudore...
Poi Tuff urlò «Marce guarda!» lei riaprì gli occhi, ed era di nuovo un pallido vampiro dalla pelle bruciacchiata che volava su un vecchio aeroplano.
Abituò gli occhi alla luce del tramonto e seguì con lo sguardo il dito di Tuff, che puntava verso il basso. Dal punto da lui indicato provenivano bagliori accecanti, che impedirono a Marceline di vedere per un attimo. Strizzò gli occhi e, aiutata anche dal violetto degli occhiali da aviatore, riuscì a distinguere i contorni di una piccola isola in mezzo all'oceano. Qualche secondo dopo, la sua vista, ancora leggermente offuscata dall'ombra viola-giallastra dei bagliori di luce, riuscì finalmente a mostrarle cosa li aveva creati, ovvero ciò che aveva attirato l'attenzione di Tuff.
Sparsi per tutta l'isola v'erano dei grossi pilastri di materiale trasparente e scintillante, su di essi si rifletteva la luce del sole, che veniva amplificata dando un'aria abbagliante al luogo. Guardando ancora più attentamente si poteva vedere, riflesso sui pilastri di cristallo, il movimento ondulatorio del mare. Marceline provò un folle desiderio di atterrare a visitare quello splendore.
«Scendiamo Tuff» batteva la mano destra impaziente sulla spalla del vampiro, che sembrava estasiato dal mondo circostante.
«Non penso di saper far atterrare questo coso» disse lui guardando per un attimo con terrore la plancia dell'aeroplano.
«Scommetto che io ci riesco subito» disse lei tentando un'altra volta ad allungare le mani sulla cloche. Ma Tuff urlò Marceline e andarono a finire dritti dentro una nuvola fittissima ed enorme. Il rumore dell'entrata fu quello di un forte risucchio.

Dentro le nuvole il mondo era appannato, ed umido. I lunghi capelli di Marceline si incresparono, diventando più voluminosi del solito e finendo sulla faccia di Tuff.
«Marce non vedo niente» disse lui agitando le braccia spaventato, cercando di toglierseli di dosso.
«Scusa ho i capelli sensibili all'umidità» disse lei tirandoli all'indietro, cercando di placarli pettinandoli tra le dita, ed infine fermandoli in una crocchia disordinata. Un uccello vaporoso si posò su di essi.
«Cosa diavolo...?» esclamò Marceline spiaccicandosi con violenza una mano sulla crocchia. La nuvola-uccello si separò per un attimo in informe vapore acqueo, per poi materializzarsi qualche secondo dopo nuovamente in forma di uccello.
«Questa roba mi ha preso per un nido!» borbottò scocciata, l'uccello che continuava a gironzolarle intorno. Tuff si girò a guardarla ed iniziò a sghignazzare.
«Non c'è niente da ridere» Marceline era imbronciata, continuava ad agitare le braccia per liberarsi dell'uccello, ma lui si posò sulla sua spalla ed iniziò a fischiettare tranquillo. Stava per esplodere, ma proprio in quel momento l'aereo iniziò a perdere quota.
«Credo di aver capito come si fa ad atterrare» disse lui contento lanciando un'altra occhiata a Marceline, che aveva ora le braccia incrociate mentre l'uccello-nuvola si godeva la discesa sulla sua spalla.
«Non mi piace la confidenza che questo coso si è preso» disse lei seria.

E poi crash erano sull'isola splendente di qualche minuto prima, con qualche ammaccatura ed un aereo che minacciava di prendere fuoco. Marceline afferrò Tuff, sveltissima, e lo sollevò in aria con se. Il vampiro aveva perso i sensi. L'uccello-nuvola svolazzava in circolo sopra di loro. Marceline posò Tuff sul terreno, appoggiandogli la schiena su uno dei grossi pilastri di cristallo. Per fortuna la luce del tramonto si stava quasi completamente esaurendo, il riflesso dei pilastri non faceva altro che far sfrigolare leggermente i suoi pori. Faceva un po' il solletico in realtà.
I pilastri la affascinavano, catturavano il movimento ondulatorio del mare, riflettendolo anche sul suo viso. Si specchiò.

Aveva il viso sporco ed i capelli disordinati, il riflesso del mare creava degli strani cerchi bianchi sul suo volto, rendendolo stranamente deformato. Tese una mano per toccarlo, ipnotizzata, ma al contatto con il cristallo si bruciò. I pilastri erano bollenti.
Abbassò lo sguardo verso Tuff, appoggiato su uno di essi, notò che dalla sua schiena proveniva del fumo.
Gli piantò le mani sotto le ascelle e lo spostò, lui si svegliò urlante ed iniziò a dimenarsi.
«Scusa scusa scusa scusa scusa scusa...» continuava a dire Marceline cercando di distenderlo in posizione prona, per non far toccare la schiena bruciata al terreno, ma lui continuava a divincolarsi. Finalmente Marceline lo lasciò andare, dicendo un ultimo scusa. Il vampiro aveva gli occhi lucidi.
«Ahi» disse con tono di voce neutro, guardando Marceline. Si asciugò gli occhi e sorrise nuovamente.
«Sono atterrato, sono un genio» disse esultante. Marceline era un po' spaesata dalla ripresa lampo dell'amico. Ma cercò di non farsela durare troppo. L'uccello-nuvola, visto che le acque si erano calmate, decise di appoggiarsi nuovamente sulla spalla della vampira e iniziare a fischiettare, proprio mentre le prime stelle iniziavano a scorgersi nel cielo. Marceline stava per sbottare, ma Tuff tirò fuori un ukulele quasi dal nulla.
«Cantiamo una canzone?» esclamò iniziando a suonare un giro di Mi, La e Si, seguendo il ritmo del fischiettare dell'uccello. Marceline si lasciò trasportare dalla musica, chiuse gli occhi e iniziò a battere il tempo sulle ginocchia. Inventò le parole della canzone al momento:

 We've flown over the sea (Abbiamo volato sopra il cielo)
lately it has been a lot of you and me (ultimamente c'è stato un sacco di me e te,)
and adventuring (e di avventura)
I guess I'm not that alone anymore (suppongo di non essere più sola)
I was tired of always staying home (ero stanca di stare sempre a casa)
I'm just glad you came here from the Nightosphere (sono contenta tu sia venuto qui dalla Nottesfera)
 
And we keep shimmering under the night sky (e continuiamo a brillare sotto il cielo notturno)
and we'll fly high high high (e voleremo in alto)
there are diamonds in the ground tonight (ci sono diamanti nel terreno stanotte)
there are diamonds in the ground tonight (ci sono diamanti nel terreno stanotte)

 «Adoro quando esce il tuo lato tenero Marce» disse Tuff commosso, smettendo dolcemente di suonare.
«Non un'altra parola a proposito» disse lei iniziando a trasfigurare i suoi lineamenti in quelli di un mostro spaventoso. Tuff continuò a guidarla ridacchiando.
«Come vuoi» disse «La notte è giovane, che ne dici di qualche altra canzone?» cominciò nuovamente a suonare, Marceline si calmò, sorrise e anche lei riprese a cantare.

 

 

 

 

NdA:

Su questo capitolo ho qualcosa da dire! Yey! Prima di tutto ho fatto uno schizzo di Marceline e Tuff sull'aeroplano se a qualcuno può interessare: http://oi50.tinypic.com/mcx3s3.jpg
Poi a proposito della canzone, non mi piace molto scriverle in italiano quindi l'ho scritta in inglese e ho messo la traduzione letterale, c'è da dire però che il passaggio "and we'll fly high high high" si riferisce si, al volare in alto, però la parola high in inglese si riferisce anche a qualcuno sballato, diciamo. Quindi sarebbe "e voliamo alti e sballati" o qualcosa del genere!
Un'ultima cosa, l'isola scintillante e la nuvola che descrivo non me le sono propriamente inventate, ma sto cercando di seguire bene o male la mappa della terra di Ooo trovata su internet. 

Spero il capitolo vi piaccia e boh, alla prossima :)

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