I start to feel those Butterfly, when I'm next to You

di Sunburn_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

I'm gonna pick up the pieces and build a Lego House
Edward cantava in un programma televisivo.
Sorrisi "Alla fine c'e l'hai fatta, devi esserne fiero"
Osservando il suo volto, notai che era cambiato ben poco, sempre gli stessi occhi che mi facevano diventare pazza, in senso letterale e quel sorriso così sincero.
Ma faceva parte del passato, ed il passato...bhè, è passato, ormai.
Vodka iniziò ad abbaiare come un forsennato.
Sospirando lo accarezzai «Ehi, lascialo perdere, lui è felice, ok?»
«Gin, ma che fai, parli con il cane?» Vivienne fece il suo ingresso in salototto.
«Lui mi capisce» biascicai, e come per confermare Vodka abbaio guardandomi complice.
«Si, certo. Gli essere della stessa specie si capiscono tra di loro» rivolse lo sguardo alla televisone «Ehi, sexy questo, come si chiama?»
Scrollai le spalle «E io che ne so? Ho giato canale e mi è venuto questo qua»
Ed finì di cantare e la presentarice lo presentò, come se qualcuno ci leggesse nella mente «E questo era Ed Sheeran, la nuova premessa nel mondo della musica! Ricordate il suo nome!»
Oh si, se me lo ricordavo  il suo nome...purtroppo.
«Ed Sheeran, ancora pià sexy con un nome!» Vivienne si sedette sul divano e iniziò a guardarlo.
Era la solita...
«Viv, tanto non ti considererò mai, è inutile che gli sbavi dietro»
«Zitta, guarda, sotto è scritto che vive a Londra! Non può non esser una coencidenza, speriamo di icnontrarlo»
Sgranai gli occhi «Come Londra?!»
«Si, guarda. C'è scritto là, Ed si è trasferito a Londra a 16 anni, per avere successo»
Cazzo. 
Cinque anni che vivevamo nella stessa città, e in cinque anni non ci eravamo mai incontrati, grazie a dio.
«Mhà» biascicai andando verso la porta.
«Dove vai ora?»
«Porto Vodka a fare un giro, poveretto »  l'animale alzò le orecchie e mi raggiunse tutto scodinzolante.
«Fai come ti pare, io resto a guardare il rosso»
«Aspetta e spera»  dissi serniona uscendo mettendo il guinzaglio al cane.
Vivevo con Vivienne da quando avevo  lasciato Hailfax, non potevo più restare in quel paesino, dopo tutti i casini che erano successi.
Era la figlia della migliore amica di mia madre.
Incontrarla a Londra, era stato un po' un miracolo.
Vodka iniziò a tirare il guinzaglio.
«Ehi, calmati.» dissi tirandolo a me, ma non voleva saperne.
Alla fine mi feci guidare da lui per tutto il quartiere, fino al solito parchetto isolato, dove le mamme portavano i propri figli.
Mi misi ferma ad osservare l'innocente bellezza e dolcezza dei bambini.
Potevano vivere la loro infanzia felice, giocando con gli amici, senza preoccuparsi di come arrivare al giorno dopo.
Una bambina si avvicinò a Vodka. «Posso accarezzarlo?»

«Ma certo, non fa niente tranquilla, è un gigante buono» le assicurai. «Qual è il tuo nome?»
«Violet» disse la biondina accarezzando la testa al cane.
«E' un nome dolcissimo»
«E tu e il tuo cane?»

Sorrisi«Il mio nome è Ginger, mentre lui è Vodka»
«Tutti e due avete il nome di qualcosa che si beve!»
Risi «Vero, Violet sei qui da sola?»
«Ehm, si. Mia sorella è con il suo fidanzato, e mi ha scaricata qua»

Quella bambina mi ricordava così tanto me stessa...«E la mamma?»
«Regina dice che se ne è andata via con papà»

Abbassai lo sguardo.
Ah.
«Ma non mi mancano, io sono una bambina seria, io!»
«Lo vedo» sospirai e mi misi a sedere sulla panchina dietro di me.
«Diventiamo amiche?» mi sorrise «Sei carina e simpatica, e poi hai un cane bellissimo!»
Annuii sorridendo. «Ma certo, ma i tuoi amici, non ne hai altri?»

La bimba restò in silenzio sedendosi accanto a me.
Vodka gli poggiò il muso sulle gambe e iniziò a guardarla con i suoi occhioni azzurli, come per consolarla.
«Sai, mia sorella non mi vuole bene»
«E' impossibile non voler bene ad una bambina come te, avvolte i fratelli lo dicono, ma non lo pensano veramente...»

Guarda cosìè accaduto a te, e poi ne riparliamo
«Regina non mi vuole bene, dice che le ho rovinato la vita, è che è colpa mia»
Ti capisco, piccola.
«Ehi, tua sorella è pazza, ok? Sei la bambina più dolce ti sempre»
«Grazie Ginger!» 
«Chiamami Gin, se vuoi» le accarezzai la testa.
«Ma Ginger è più divertente!» sorrise.
Aveva dei bellissimo occhioni azzurri, azzurri come il cielo senza nuvole di un giorno d'estate.
«Violet!» una ragazza si avvicinò a noi
.
Aveva lunghi capelli biondi fino alla vita, e gli stessi occhioni azzurri.
Era bellissima.
«Regina...guarda, questa è la mia nuova amica! Si chiama Ginger!»

Eccola, era la sorella.
Mi guardò e sorridendo mi strinse la mano «Regina Devis, pacere. Scusa se mia sorella ti ha infastidito, e così stressante»
«In verità mi ha fatto piacere conoscerla, è così tenera»
«E' solo l'apparenza, fidati. E' una peste incontrollabile, in verità» la ragazza fece scendere la sorella dalla panchina, ignorando Vodka. «Ti porto da Hanna, ok? Vado al cinema con Ed e non ti voglio avere tra i piedi»
«No, per favore, no! E' cattiva! Non mi sta simpatica!»
«Non mi importa se non ti piace. E' già tanto se mi fa questo piacere, fattela andare bene, non ti voglio avere tra i piedi!»
«Ma...» 

Erano già lontante quando mi alzai e  le andai incontro. «Se ti fidi, posso tenerla io»
Entrambe si voltarono a guardarmi.
 «Si!Regina, per favore, ti supplico! Lei è mie amica!»
«Fai un po' come ti pare, senti, Ginger, giusto? Questo è il mio numero, chiamami verso...le nove, e mi dici dove devo venire a prendere la  peste
»


Quando tornai a casa con Vodka e Violet , Vivienne mi guardò stranita. «E lei chi è?»
«Io sono un'amica di Ginger! Mi fa copagnia mentre mia sorella esce con il fidanzato!»
Risi «Come ha detto lei!»
«Dio, è così dolce che me la mangerei nel latte!» disse la mia amica venendoci incontro.
 






 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

Mi misi seduta sul mio letto, con la piccola Violet accoccolata contro. «Ginger?»
«Mmmhh?»
«La tua mamma e il tuo papà, invece?» teneramente, mi guardò speranzosa in qualcosa, che non capivo nemmeno io.
«Ecco, mia mamma, lei non c'è più, e mio papà, bhè, sono tornata a casa, e non c'era più» dissi, ritornando con la mente, a quel brutto giorno.
«Scusa...»
Sorrisi «E di cosa, tesoro?»
«Ti ho fatto ricordare cose brutte»
Scossi la testa. «Naah, non ti preoccupare, è tutto a posto. Ero piccola, quando è successo, ormai, è passato tanto tempo, ho 21 anni ora»
«Anche Eddy, ha ventun'anni»
«Chi è , Eddy?» risi, spostandsole una ciocca  di capelli dal volto.
«Eddy, è Eddy! Il fidanzato di Regina! Lui è simpatico!»
«E allora perchè permette a tua sorella di lasciarti da sola, e di comportarsi male?»
«Eddy lo fa! Solo...solo che mia sorella...è...»
Non aggiunse altro, rimase in silenzio a guardare Vodka che ci spiava dall'uscio della porta.
«Anche io, ho un fratello più grande sai?» attirai la sua attenzione.
«Si?»
Annuii. «Diceva che mi odiava dalla mattina alla sera»
«Anche lei, mi odia»
«No, non ti odia.  Lo dicono solo per sfogarsi, ma ci tengono»
Bugiarda, non credi in queste parole, Bugiarda...

Misi la piccola sotto le mie coperte e raggiunsi Vivanne, intenta a divorarsi una confezione di ali di pollo di Nando's.
«Ti diverti a fare la samaritana?»
Sospirai. «E solo, che mi ricorda...»
«Chi? Te stessa, può darsi. Ma non puoi raccattare una bambina dalla sorella malvagia»
Risi «Sembra che tu stia raccontando una favoletta»
«Ma i fatti sono questi. A che ore dovevi chiamare quella là?»
«Ehhhmm.. circa.. un'ora fa!
»  berciai vedendo l'ora sul Display del mio cellulare.
Cercai in rubrica il numero della sorella e la chiamai.
Finalmente, dopo il quarto o quinto squillo, rispose.
«Pronto?»
«Pronto, sono Ginger, scusa il ritardo, non ho visto l'ora, che faccio con Violet?»
Sbuffò «Ehmm...okay dai. Viene a prenderla il mio fidanzato, se vede me, inizia ad urlare fino a domani»
«Perfetto, io abito in Albert Road,  alla svolta dal parchetto»
«Ho capito, magari ti fai trovare fuori dalla porta, così non  Ed non può sbagliare, sarà lì, tra un quarto d'ora circa»
«Perfetto»
E detto questo mi agganciò in faccia. Wow.
«Che ha detto?» mi domandò la mia amica.
«Che viene il suo fidanzato, un certo Ed»
«Ohh, dal nome mi piace. Mi ricorda quello di oggi, com'era? Sheeran?»
«Si, aspetta e spera, Viv»

Mi misi a sedere sullo scalino del portico, con il mio cagolone accovacciato contro a farmi compagnia.
Il quarto d'ora si trasformò in venti, poi trenta minuti, ma nessuno si era ancora presentato.
La piccola era sempre che domriva nel mio letto, era inutile svegliarla, l'avrei presa in collo e caricata in macchina del ragazzo, senza doverla farla sballonzolare troppo, e poi fuori si gelava di freddo.
Vodka, imrpovvisamente, rizzò le orecchie e il capo, annussando l'aria.
Sbuffò, e mi guardò con i suoi occhioni azzurri.
Scese gli scalini, tirandomi per la manica del mio giacchetto.
«Ehi, calmati, che c'è?»
Abbaiò. «Ssscct! Non vorrai svegliare tutti quanti!»

Ma lui continuava, spazientita presi il cunzaglio dal tavolo del portico, glielo infilai e mi lasciai guidare da lui.
Il freddo mi congelava le guancie e le mani.
Non capivo dove mi volesse portare, le braccia mi facevano male da quanto tirava.
Scodinzolava e abbaiava.
E nonostante le mie proteste, continuava.
Dio, che gli prendeva?
Era da questo pomeriggio che si continuava a comportarsi così, da quando aveva sentito Edward cantare...
«Vodka!» urlai, prima che con un ultima scossa secca, mi getto addosso ad una macchina, menomale ferma.
«Dio!» urlai, sospirando, ritrovandomi a faccia a faccia con il cofano di una vecchia Shelby del '97.
Qualcuno uscì dalla macchina.
«Tutto bene?» mi domandò una voce familiare.
Vodka mugolò dalla gioia.
Mi voltai verso il padrone della voce.
Merda.
Era....era...era Edward!
I capelli rossi quegli occhi che mi facevano andare nel pallone, che non mi permettevano di parlare, e quell'aria da romantico, serio ragazzo.
Sospirai cercando di far  calmare il mio cuore.
«Gin?!» Urlò Edward.
Non mi fermai, anzi, accellerai il passo.

«Ginger, sei tu?!»
Il cuore mi voleva sfondare il petto.
Quando riuscì a raggiungermi, mi prese il polso e mi fece voltare verso di lui.
«Scusa, ci conosciamo?»









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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

Mi rivolse uno sguardo sconvolto. «Ginger?»
Respirai. «Come diavolo conosci il mio nome?»
«Su, smettila di mentirmi. Non puoi esserti scordata di me»
Alzai le sopracciglia cercando di essere il più credibile possibile «Mi dispiace ma non ho idea di chi tu sia. Però sei familiare? Ah! Sai dove ti ho già visto, in televisione, oggi, sei famoso,  complimenti!» 
Lo scansai e continuai a porcedere, ma Vodka non si voleva smuovere.
Merda, mi ero dimenticata di lui.
Continuava a scondizolargli e a fargli le feste, mugolando di gioia.
Tskk...traditore.
«Mio dio, cucciolone, come sei cresciuto» lo accarezzò lui.
Le lacrime mi salirono agli occhi.
«Gin, lo sappiamo entrambi che mi prendi per il culo, dai. Cazzo!»
Mi morsi il labro per trattenermi.
Fai la matura, fai la matura...
«Io...» non riuscii a dire altro, solo a balbettare.
Dio, dio perchè?!
Avevo una voglia matta di andare lì e tirargli uno schiaffo sul quel bel faccino.
Volevo fargli comprendere il mio dolore, volevo urlargli in faccia quello che avevo passato.
Invece, come una stupida, sentii le ginocchia cedere a terra.
Non era giusto tutto quello che il Destino voleva.
Vodka, smise di scondinzolare, e si avvicinò a me, elccandomi la mano.
Mi scanzai e rialzandomi in piedi lo guardai, con gli occhi pesti, senza dire nulla.
«Dopo cinque anni, cinque anni che non ci vediamo, cinque anni che dopo quel giorno non ti ho più trovata, riappari così, e non dici nulla!? Non sai quanto...»
«E' un abitudine di famiglia lasciare le persone care...»
«Luke, dovevi vedere come stava tuo fratello, mentre tu eri qui a Londra!»
«Sai solo rimproverare il mio comportamento, Ed!? Taci, e mettiti una mano sulla coscenza, Dio!» urlai, tirando Vodka, per andare via.
Ma lui rimase fermo.
Tirai ancora, ma lui era seduto, come una roccia ad osservare la scena.
«Bene!» sbuffai tirando ad Ed il guinzaglio.
«Ginger non fare la...»
Non lo ascoltavo nemmeno più, continuavo a parlare, ma le mie orecchie erano intasare dalle voci dei demoni del mio passato.
Dalle urla, dai pianti, dai singhiozzi che avevo ascoltato.
«Non fare la bambina, Gin! Torna indietro dai!»
Risi «Era meglio se non ti incontravo guarda!» urlai.
Vodka iniziò ad abbiaiarmi dietro, ma nessuno dei due, intendeva seguirmi.
'Fanculo.
Mentre me ne tornavo a casa a piedi e da sola, il cellulare mi squillò.
Regina.
Ci mancava solo questo.
«Pronto?»
«Senti, Ed non so che fine ha fatto, ho mandato una mia amica a prender Violet, è sempre lì con te, vero?»
«Si, certo. Va bene,, aspettero»
Ed...non è che l'Ed a cui si riferisce è l'Ed...che conosco io?
Scacciai quell'idea dalla testa.
Io non conoscevo proprio nessuno, era solo un lontano ricordo.
Quando raggiunsi il portico, Vivienne scrutava nell'oscurità «Gin, dov'è Vodka?»
«Sta bene»
«Gin, sei sicura che va tutto bene? Sei...strana»
Mi schiarii la voce e annuii «No, sono solo stanca...Vodka sta bene, vedrai»
«Gin...»
«Sto bene!» sibilai «Sto bene...»

Vivienne  mi venne ad abbracciare vedendomi scoppiare in lacrime.
«Va tutto alla grande» aggiunsi prima che i fanali di un auto ci illuminassero.
Il cuore mi salì in gola, speravo solo che non si trattasse di una Shelby del'97.
Quando mi accorsi che non era così, tirai un sospiro di sollievo, e mi asciugai le lacrime.
Probabilmente era l'amica di Regina per prendere la bambina.
«Sei tu, Ginger?» una  ragazza di  circa vent'anni uscì dalla macchina.

I lunghi capelli rossi  e dei meravigliosi occhi azzuri la rendevano una bellezza così particolare e ricercata.
«Ehm, si sono,sei qua per Violet»
La ragazza annuì «Piacere, sono Sally»

Gli strinsi la mano. 
«E io sono Vivienne, la sua migliore amica e coenquilina
»
Entrambe si strinsero le mani.
«Salgo a prendere Violet, torno subito» entrai in casa, e velocemente salli le scale.
Entrai in camera, e la vidi, sotto le coperte, con la frangia che le copriva gli occhi chiusi.
Sorrisi dolcemente a quella vista e cercando di non svegliarla la presi in braccio.
«Mamma..»sussurrò nel sonno.

Mamma, già, anche a me sarebbe piaciuto averla qua vicino a me.
Scesi le scale lentamente, senza sballottorarla troppo.
Quando scesi, sia che Vivienne che Sally stavano parlando normalmente e ridevano per qualche battutina.
Sembrava simpatica questa Sally.
«Eccomi, scusate» le avvertii quasi sussurrando.
La rossa sorrise e prese dalle mie braccia la piccola, e la adagiò sul sedile posteriore della auto.
«Grazie per aver badato a lei, Regina...Regina non sa come gestire tutto quanto»
«Non ti preoccupare, e di a Regina che se ha bisogno per badare a Violet io ci sono sempre, se ha bisogno»
Sorrise.
Quando rimanemmo sole, io e Vivienne, lei mi guardò «Ora però parliamo, che hai?»
«La vita è una merda, sai? Quando finalmente pensi di aver superato una cosa, essa di riappare, senza preavvisarti, senza dire nulla. E nemmeno in punta di piedi, ti travolge, e tu non sai come reagire, ti trovi impotente e confusa. Non so pù nulla, Viv, non so nemmeno cosa voglio»








 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4


Londra sembrava essersi addormentata.
Nessuno osava fiatare, nemmeno il lontano eco di un sospiro.
Nulla.
Io ero rannicchiata sotto le coperte, abbracciando un cuscino come se fosse una persona.
Avevo bisogno di essere curata, coccolata, ma ero sola.
Vivienne era uscita con Chris e con Lottie, io ero rimasta a crogiolarmi nel dolore.
Nell'armadio i vecchi ricordi continuavano a chiamarmi, con una flebile voce.
Avevo nascosto lì i vecchi diari, insieme a tutto quello che mi legava con Hailfax.
Mi ero ripromessa di non aprli mai più, eppure, ora che il passato era ritornato, avevo voglia di soffire ancora di più.
Con le mani che mi tremavano decisi di prendere quella scatola, nascosta tra chili di vestiti ammassati.
La gettai sul materasso, sopra c'era scritto, con un pennarello rosso "GINGER: NON TOCCATE"
Chi mai avrebbe voluto prendere quella roba? pensai
Grattai via lo scotch con le unghie, e iniziai a vedere, con lo sguardo annebbiato dalle lacrime, tutto quello che c'era dentro.
La mia vecchia Polaroid, tutti gli album di foto, i vecchi diari, le letterine di Natale, e i vecchi libri che mamma mi leggeva prima di dormire.
Sorrisi a fatica, e presi il diario di quando avevo sette anni.

Caro diario,
oggi ho trovato Jenna stesa sul bagno, con tanto sangue, Tanto.
Luke si è arrabbiato e mi ha detto che è colpa mia, che Jenna non ce la fa più a prendersi cura di me.
Sono scappata via, e sono andata da Eddy.
Mi ha consolata, e insieme siamo andati in soffitta, a vedere il nido di gufini, sono così carini.
Quando sono tornata a casa, Jenna non c'era, nemmeno Luke e papà.
Aspetto il loro ritorno.
Ginger


Qualcuno bussò alla porta. 
Mi asciugai in fretta e furia le lacrime che aspre, avevano iniziato a graffiarmi le guance, nascosi tutto sotto il piumone, e uscii.
Sally, appoggiata al tavolino di casa mia, aspettava che aprissi la porta.
«Ehi, Ginger»
«S-Sally, che ci fai qua, sono...»
«Sono le dieci, è presto. Vivienne mi ha mandato a prenderti»
«Cosa...Vivienne?»
«Si, io Regina, e i nostri fidanzati siamo usciti, e abbiamo incontrato alla Red House sia Vivienne che i suoi amici. E ci ha ordinato di venirti a prendere, tutta eccitata.»
Alzai il sopracciglio. «E'?»
«Vivienne ha detto che te lo spiegherà lei, quando saremo là
»
Sospirai. «Dammi il tempo di vestirmi, almeno...»
Lei annuii dicendomi che mi avrebbe aspettata in macchina.
Io rientrai in casa, e corsi in camera mia. Presi dall'amadio i primi pantaloncini e la prima maglia che trovai, me li infilai alla svelta e correndo in bagno, immersi la faccia nell'acqua gelata, per schiarirmi l'idea.
Pettinai alla svelta i miei ricci indomabili e  misi le prime scarpe che trovai.
Dopo dieci minuti, eravamo già in macchina, dirette alla Red House.
Non mi fidavo di Sally, non ancora, e quindi ero sull'allerta.
«Perchè non sei uscita con Viv?»
«Non avevo voglia, ma visto che sei dovuta venire tu, bhè, ho dovuto accettare perforza»
Lei rise e accellerando, ci ritrovanno davanti al Club dopo pochi minuti.

«Gin!» Viv mi corse in contro, tutta elettrizzata.
«Che cosa ci faccio qua?»
«Dio, calmati. Primo: come sei bella stasera, secondo, dio, non ti immagini che è il fidanzato di Regina, mio dio!»
«Chi è?»

Un dubbio si levò dalla mia mente.
Ed.
Dio no, per favore, no!
«Eccovi» Regina si fece largo tra la folla, con il suo look impeccabilmente perfetto.

La salutai con un cenno del capo.
«Ti presento il mio ragazzo...Ed»

Una testa rossa spuntò fuori dal nulla.
Un'altra testa rossa che conoscevo.
Lo sapevo.
Non può esistere la fortuna in questo mondo.
Era Ed, il mio....l'Ed che conoscevo io.
«Ed, lei è Ginger!»

Rimanemmo entrambi a fissarci per qualche momento.
Poi, spinta da non so che cosa, e da quale idea malsanda allungai la mano sfoggiando il mio sorriso più falso «Piacere»

Lui un po' intontito e stupito , fece la stessa cosa.
Regina iniziò a ridere «Forse lo conoscerai di già»

Vivienne mi lanciò lo stesso sguardo innamorato e elettrizzato che aveva mostrato per quando lo aveva visto alla televisione.
Non riuscii a dire nulla, ne a fare nulla.
Solo tenere lo sguardopuntato sulle mie Air Max.
«Vi va di bere qualcosa?» propose la bionda.

Viv annuìì,e mi trascinò al bar.
Mi appoggiai al bancone e sospirando ordinai una tequila.
Ed mi rivolse uno sguardo che sembrava dire "Sei sempre la solita"
Ma lo ignoraii, lasciando bruciare l'alcol nella gola.
Non volevo più pensare a nulla, non volevo più sentirmi così di merda.
«Gin, vacci piano» rise Viv, sorseggiando tranquillamente il suo cocktail.

Volevo andarmene, ora.
Subito.
Lo stomaco era una trincea, altro che farfalle.
Sentii prendermi i fianchi da dietro e sobbalzai.
«Ehi, splendore»

Cristo.
Chris.
Scoppiai a ridere. «Dio, mi hai fatto prendere un colpo, lo sai vero?»

Chris era il mio migliore amico, lo avevo conosciuto uno dei primi giorni qui a Londra, è merito suo se ho incontrato Viv.
«Dai, invece di stare qua ad ubriacarti, vieni con me»

Annuii, lanciando un cenno a i presenti, avvertendo che me ne andavo.
Dio, grazie, quanto lo amavo, in senso platonico, ovvio.
In pista mi si avvicinò ad un orecchio «Nemmeno un grazie, ubriacona?»
«Grazie» sussurrai abbracciandolo.
«Si vedeva a distanza di chilometri che non ti sentivi a tuo agio, li con loro»
«Dio, mi sento così stupida!»
«Lo sai che a me puoi raccontare di tutto»
Annuii «Si che lo so, dai»
«Su dai, chi far star male la mia bambina?»
Sospirai «Vedi il rosso?»
«Quello famoso?»
Annuii «Bhè, è collegato al mio passato ad Hailfax»
«Non c'ho mai capito nulla in questa storia»
«Se mi accompagni a casa, ti racconto tutto, ti va?»


«Su, dai, racconta, ora siamo soli» Chris mi fece sedere in macchina, ma non accese il motore.
«Bhè, sai già che la mia famiglia mi ha sempre attribuito la colpa dello stato di salute e psicologico  di mia madre a causa della mia nascita no? Bhè, ecco, quando mi sentivo tutte quelle colpe addosso, quando vedevo tutti piangere, quando vedevo papà ubriaco, quando vedevo la mamma entrare in bagno, ed uscirne con le braccia bendate e con le lacrime agli occhi che rideva come una pazza, e Luke urlava contro di me, contro i genitri, io scappavo. Scappavo dal mio migliore amico, lo conoscevo da sempre. Scappavo da Ed. Dal rosso» sussurrai tutto d'un fiato, cercando di non riscoppiare in lacrime.
«E perchè allora sembri odiarlo così tanto?»
«Mia madre e mia sorella si sono suicidate, mio padre era sempre ubriaco, mio fratello mi odiava...una vita proprio di merda...» sibilai, prendendo fiato «Praticamente ero fissa da Ed, non potevo tornare a casa, no. Avevo paura, e i genitori di Ed mi aiutavano, mi compravano persino i vestiti. Un giorno, quando avevo sedici anni, litigammo a morte, io e lui. Avevo finalmente fatto la pace con mio fratello, ma sentivo che tutto il mondo stesse andando a puttane. Mi trovò in bagno che provavo a tagliarmi, e si incazzò. Iniziò a urlarmi che ero una pazza, che ero un'incoscente, che ero peggio di mia madre e mia sorella. Mi diceva che mi odiava, io gli rispondevo urlando che non meritavo di vivere, che ero solo uno sputo. Il giorno dopo, feci le valige, presi il cucciolo che avevamo trovato in strada qualche settimana prima e scappai via. Rimanere ad Hailfax era solo rovinarsi la vita un altro po'»
«Cazzo, che storia complicata, è peggio di Beautiful»
Annuii singhiozzando come una demente.
Chris mi avvolse nei suo abbracci da orso.
«Ginger, la mia bambina. Cazzo, ti avevo chiesto un riassunto, ora guarda cosa hai combinato! Sto male per te!»










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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 4

«Senti, Ginny, non ti dispiace se ti chiamo così vero? Senti, che ne dici di venire da me, per badare a Violet, che quando si addormenta usciamo! Se vuoi puoi invitare anche il tuo ragazzo, quello carino di ieri sera»
«Ehmmm..»
«Su, dai dimmi di si! Per piacere!» Regina contunuava ad insistere.
Sbuffai. 
Tanto ormai che poteva accadere di peggio?
«E va bene. Tra quanto devo essere lì da te? E dov'è precisamente, lì da te?»

Bussai alla porta, sperando che fosse la casa giusta.
Quando sentii la vocina tenera di Violet urlare "Vado io" sorrisi e mi tranquillizzai.
Appena mi aprì, la piccola mi corse in contro abbracciandomi.
«Ginger!»
«Ehi, piccola mia»
«Non c'è Vodka con te?»
«Violet! CHi ti ha insegnato a parlare così, sei piccola, hai solo sei anni, non puoi bere Vodka!» una signora grassottella si avvicinò allo stipite della porta.
«Non si preoccupi, Vodka è il nome del mio cane»
Violet rise e la donna mi squadrò con il mento alto, e uno sgardo trafelato. «Tu saresti...?»
«Ginger Parks, piacere, sono un amica di Regina, e tengo Violet mentre lei non c'è»
«Mmhh, io sono Michelle, la zia delle mie piccole bambine. Da quanto conosci la mia Principessa, che non ti ho mai vista»
«Ehmm...»
«Zia! Lascia impace Ginny! » la piccola protestò, prendendomi la mano «E' mia amica»
«Fai come ti pare, va. Bene, io vado. Saluta tua sorella»
E in pochi secondi, Michelle si dileguò.
«Allora?»
«Allora cosa?» domandai sconcertata.
«Dov'è Vodka?»
Con Ed...
«Lui, ecco, lui...è scappato di casa»
La piccola trasalì «Come!? Bisogna andare a cercalro subito! Forza!»
Risi «Stai tranquilla, tornerà molto presto»
La porta si aprì  di colpo, e Edward fece la sua comparsa.
Dio santissimo.
«Eddy!» la piccola corse ad abbracciarlo.
Io rimasi pietrificata ad osservare la scena.
Mi faceva così effetto vederlo.
«Ehi, piccola. Come stai?»
«Benino, tu?»
«Abbastanza»
Volevo sparire.
Solo quando Violet si voltò verso di me, il rosso si accorse della mia presenza.
«G-ginger, sei qua...»
Scrollai le spalle e annuii. «A quanto pare»
«Allora voi due vi conoscete!?» rise la biondina.
«Si» biascicai, mentre Ed mi rivolgeva uno sguardo stranito. «Ci siamo presentati ieri sera, ho incontrato tua sorella in un locale»
«Che bello! Il mio migliore amico e la mia migliore amica si conoscono!»
«Già, che bello...» sussurrai, fingendomi allegra.
«Regina dov'è?» domandò lui.
La piccola iniziò a saltellare «Te la vado a chiamare, torno subito, aspettatemi qua»
Quando superò le scale, e rimasi da sola con lui, mi sentii sprofondare.
Ero abbastanza matura da non comportarmi da bambina, ma mi sembrava che qui, l'unica Matura fosse Violet.
«E così, pensi ti lasciare alle spalle tutto quello che  è accaduto?»
Annuii «E' meglio così, no? Così non soffre nessuno
»
«Io soffro» sibilò «E anche tu»
Abbassai lo sguardo.
«Quando vieni a riprenderti Vodka, domani mi esibisco, non posso tenerlo»
«Sembra che stiamo parlando di un bambino, dio. Non siamo mica divorziati, lo vengo a prendere anche più tardi, ma che le nostre discussioni non riguardino mai più altro» mi corressi «Ansi, che non ci siano mai più discussioni»
«Prima ha chiamato tuo fratello»
Il cuore iniziò a battermi a mille «Gli hai detto che sono qua?!»
«Certo, è incazzato nero. Prenderà il primo volo che trova per venire»
«Ti odio» sibiliai con disprezzo.
«Eccomi, sono pronta, scusate il ritardo, avete fatto conoscenza voi due?»
Annuimmo riuluttanti entrambi.
«Bene, allora, noi andiamo, saremo di ritorno appena verso le dieci, per quell'ora dovrebbe essersi già addormentata la peste. Ah, ora è di sopra a diseganre e ti aspetta.»
«Perfetto, ah. Io e Chris vieniamo per conto nostro, con la sua macchina» lanciai una frecciatina a Ed per vedere se reagiva.
Nulla.
Bene.
«Okay, ci vediamo stasera, baci»

In poco mi ritrovai con la bambina, a disegnare e a colorare case rosa di zucchero filato, fiumi di coca cola e una famiglia.
Lei, i suoi genitori, Vodka, io e Eddy.
«Piccola, perchè non hai disegnato Regina, e invece io e..Ed?»
«Lei non mi vuole bene, voi che siete i miei migliori amici siete la mia famiglia»
«Sai, piccola, mio fratello sta venendo qua a Londra»
«Veramente!? E lui ti vuole bene?!»
«Sarò sincera con te. Non lo so.»


Quando Violet finalmente si addormentò feci uno squillo a Chris.
Sarebbe venuto entro mezz'ora.
I due piccioncini non c'erano ancora.
Mi infilai nella prima stanza che trovai, e mi cambiai, con i vestiti che mi ero portata.
Un top nero aderente che metteva in risatlo le mie curve, e un paio di hot pants rossi fuoco.
Le mie amate Air Max, e mi cofiai i capelli con la spuma.
Eccessivo.
Perfetto.
Qualcuno suonò al campanello, mi preparai ad aprire con un sorriso sghembo.
Mi ritrovai davanti un Chris in imbarazzo, un Ed che mi guardava male, e una Regina sorridente.
«Violet dorme. Andiamo?»






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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

Scusate il ritardo, ora continuerò ad aggiornare costantemente...

«Gin, perchè fai così?»
Abbassai lo sguardo alle mie scarpe pensando una risposta adatta.
Non c'era un perchè, non c'era un vero motivo.
La verità era pià confusa di quello che mi aspettassi.
Chris mi passò una mano sulla guancia, accarezzandomela. «Ehi»
«E strano rivederlo, sai? Non posso ancora crederci. Lui è qui, avrei voglia di abbracciarlo, avrei voglia di piangere insieme a lui, di ritornare ai vecchi tempi, e allo stesso tempo lo vorrei uccidere, vorrei che soffrisse.»
«Ginger, essere confusi credo sia normale. Ma non puoi vestirti da puttana e comportarti da strafottente, e come se voi due non vi foste mai incontrati»
Pensai alla serata trascorsa.
Ed e Regina erano rimasti seduti mentre io e Chris eravamo scesi in pista.
Non avevo degnato Ed nemmeno di uno sguardo...
Il cellulare iniziò a squillare, a ritmo degli AC/DC.
Dopo il terzo squillo risposi.
Vivienne.
«Ehi, Viv»
«Ginger! Dove cazzo sei?!»
«Sono a casa di Chris»
«Ma che cosa combini?! Dio santo, ti ricordo che cosa avevamo in programma per oggi?!»
«Ehmmm» mi sforzai di ricordare 
«Dovevamo andare con Lottie per negozi, che è il suo compleanno, e ieri sera dovevamo uscire! Ma che fine hai fatto? Siamo arrivate in casa,e tu non c'eri!»
«Viv..»
Lei sbuffò «Ti vengo a prendere, preparati.»
«Mi dispiace, me ne ero completamente dimenticata!» balbettai dispiaciuta.
«Dai, tranquilla. Ne parliamo dopo»
«Scusa» sbuffai, prima che mi attaccasse in faccia.
Chris mi guardò interrogativo. 
«Era Vivienne, viene a prendermi!»
«Perfetto, muoviti»

Viv mi venne in contro, a passo di carica, con lo sguardo incazzato nero. «Ma che mi combini, Gin?»
Scossi la testa «Bhò, non lo so, dico davvero. Mi dispiace»
Con una pacca apprensiva sulla spalla, montai in macchina, di fianco a Lottie.
«Ehi bella, auguri!» l'abbracciai «Mi dispiace di non essere venuta, dico sul serio, non so cosa mi sia passato in mente ieri sera»
La castana sorrise «Tranquilla, dico sul serio, non importa. Ora pensiamo a divertirci, okay?»
Annuii. «Hai ragione»

Il centro commerciale era pieno zeppo di gente, ovviamente.
«Allora, dove vogliamo andare?» domandaia a Lottie.
«Non ne ho la minima idea, iniziamo a girare, e vediamo come poter spendere qualche bei soldoni»

Iniziammo a girare per vetrine, per negozi, ma nulla sembrava attirare la nostra attenzione.
Finalmente ci fermammo davanti un negozio di vestiti.
«Qua, dai, andiamo a provarci qualche vestito! Magari passa qualche bel ragazzo e facciamo colpo!» propose Viv.

Annuimmo, e già dopo un quarto d'ora si stavano provando mezzo negozio.
Io mi limitavo ad osservarle divertirsi,e  dire che cosa stava bene e a chi.
«Ginger! Dai! Provati questo!» Lottie mi venne davanti e mi mise praticamente in faccia un vestito bianco candido.
Scossi la testa «No, no, davvero, ragazze!»
«Provatelo e stai zitta!» Viv mi fulminò.
Rassegnata entrai nel camerino, mi spogliai ed indossai il vestito.
Mi guardai allo specchio.
Era aderente, in vita era legato da un cinturino d'oro, e da poco sopra il ginocchio aveva un lungo spacco.
Mi lasciava scoperta tutta la schiena, e il bianco faceva da contrasto con i miei lunghi riccioli scuri.
Uscii, timida.
Viv fischio e Lottie rise.
«Semrbi una dea, dio santo,sei meravigliosa!»
«Ma no, mi sento così impacciata!»
I presenti nel negozio si voltarono verso di me, e mi guardavano sorridenti.
Avrei voluto soporfondare.
Odiavo mettermi dei vestiti , odiavo le gonne, odiavo gli spacchi.
Odiavo tutto.
«Oh mio dio, dio dio! Ginger!» Vivenne iniziò ad urlare per il negozio.
«Si?»
Alzando il dito tremolante, mi indocò la vetrina.
Dall'altra parte Regina e Ed parlavano traqnuillamente, ridendo.
Mi venne da sorridere.
Sembrava felice, perlomeno.
«Dio, dio santo com'è bello! Perchè non ci sono le fan? E' famosissimo e bravissimo,  e nessuno sembra accorgersi di lui!»
«Non gliela gufare, poverino!» Lottie rise.
E per caso, lo sguardo del rosso, incontrò il mio.
Restammo secondi, che sembravano eternità, a guardarci negli occhi.
Nessuno si accorse di nulla.
«Gin, ci sta guardando, dio, ci sta guardando!» Viv sorrise.

Regina si accorse della nostra presenza e ci salutò, felice.
Dopo pochi secondi,era con noi.
«Mio dio, come sei bella, Ginger, comprati questo vestito stai da dio!»
«No, non ho i soldi. Meglio di no»
«Te lo compro io, dai, sei meravigliosa!»

Ed era imbambolato, insepressivo, che mi lanciava occhiate stranite di sottecchi.
«Ma no, dai, veramente.»
«No, ora te lo compro. E lo metti alla serata dopo in concerto di Ed, ci saranno le persone giuste. E tu sei invitata, sia alla festa, che al concerto. Ovviamente verranno anche le tue amiche se vuoi!»

Viv e Lottie eslutarono.
«Ah..perfetto»


Mentre le ragazze erano alla cassa, distratte dalla commessa, io e Ed restammo in disparte.
«Voglio venire a prendere Vodka»
«Vieni stasera, ti do il mio indirizzo. Ginger, voglio parlare seriamente con te, per favore. Concedimi questo, per favore!»
Annuii. «Va bene, ma niente di più di una chiaccherata»










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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

Non sono dell'umore adatto per scrivere, ma tanto  è indifferente. Fa schifo comunque questa storia.
Okay, la smetto di annoiarvi.
Scusate per il capitolo che uscirà.
Baci
Martina



«Ginger»
Cercai di sorridere ma uscì solo una strana smorfia.
«Sei venuta»
«A quanto pare»
«Dai entra» Ed mi fece cennò di entrare in casa sua.
Presi un profondo respiro.
Lo stavo facendo veramente?
Entrai, con le mani che mi tremavano e con il cuore che non la smetteva di battere.
Le pareti erano di un rosso così caldo,che mi sarei potuta sciogliere.
L'uncio mio problema e' che sentivo così freddo, così distante.
Mi sedetti sul divano, il più lontano da lui.
«Hai intenzione di dimenticarti di tutto quello che abbiamo passato?» sospirò «Come puoi farlo? Come puoi scordare ogni singola parola, ogni singola risata, ogni abbraccio?»
«Ed...»
«Hai intenzione di dimenticare tutte le volte che venivi a piangere da me?!»
Rimasi in silenzio. Non sapevo cosa dire.
«E' da quando avevamo 16 anni che non ci vediamo. Ora ne abbiamo 21, cazzo. Non siamo più bambini. »
«La mentalità però rimane la stessa» sospirai «Non sei tanto cambiato da quando avevamo 12 anni, guardati»
«Gin, non cambiare discorso.»
Abbassai  lo sguardo sulle mie scarpe.
«Vuoi dimenticarti veramente di me?»
No.
Si.
No.
«Non lo so» mormorai trattenendo le lacrime.
«Come non lo sai?»
«Ti ricordi quando mi hai urlato che mi odiavi?»
Abbassò lo sguardo pure lui, e annuì lentamente.
«Bene, quel giorno avevo deciso che visto che perfino il mio...migliore amico mi odiava, non avevo motivo per ricordare il mio passato. Ne mamma, ne Jenna, ne papà, ne Luke...» feci una pausa «Ne te»
«Ma quel giorno...cazzo. Ginger!»
Risi per non scoppiare a piangere «Ero una stupida bambina, che non riusicva a reggere gli urli, ancora collegata al passato. Lo sai.»
«Te ne sei andata....per...colpa mia?»
Scossi la testa. «Non lo so. Credo di no. Ero confusa, e lo sono anche ora»
«Ginger...»
Strinsi i pugni per trattenermi.
«Mi ha fatto bene, venire qua»
«Anche a me, guardami. Sono diventato qualcuno, ora»
Annuii. «Devi esserne orgoglioso»
Restammo alcuni secondi in silenzio.
I solii secondi che ti sembrano non passare mai.
Così imbarazzanti, così freddi e silenzionsi..
«Come va con Regina?» domandai cambiando discorso.
«Tutto bene, benissimo, anzi..» sospirò ancora «E' quel ragazzo, Chris? Con lui?»
«Mica è il mio fidanzato. E' mio amico. » risi.
No.
Non dovevo ridere.
Basta, me ne dovevo andare.
«Ah, allora scusa»
«Ed? Dov'è Vodka, così me ne vado?»
«Era qua fino a poco prima che tu arrivassi»
Diavolo, dove era?
«Vodka!» chiamai ad alta voce.
Silenzio.
Dove si era cacciato.
Guardai Ed «Cerchiamaolo, che me ne voglio andare»
Iniziammo a controllare ogni centimentro della casa.
Non si trovava da nessuna parte.
Salii le scale, mentre Ed controllava in giardino.
Che situazione ridicola.
Aprii la prima porta che trovai.
La sua stanza da letto.
Le pareti erano di un arancione vivo, al muro appese diverse foto, find a quando era piccolo, fino a le foto con Regina, persino con Violet.
Mi fermai ad ossevare il suo comodino.
C'era una foto di noi due di quando avevamo cinque  anni, eravamo in un parco di Hailfax, eravamo sporchi di fango dalla testa ai piedi, sorridevamo iginocchiati uno vicino all'altra.
Risi.
Mi misi seduta sul suo letto e presi quella foto in mano, mentre una sola e ghiacciata lacrima mi graffiò la guancia. Quanti ricordi...
«Ginger?»
«Si?»
«Sei di sopra?»
«SI!» urlai per farmi sentire meglio.
Schioccai un ultima occhiata alla foto e la lasciai sul comodino.
Dove cavolo si era cacciato quel cane?
«Vodka!» riiniziai a chiamarlo.

Quel cane tramava contro di me, lo sapevo.
Uscii dalla camera di Ed, e iniziai a cercare quel dannato cane per tutta casa del rosso.
Volevo sono andarmente, scoppiare a piangere, abbracciare qualcuno, e farla finita di vivere nel passato.

Mi affacciai alle scale. «Ed?»
«Si?»
«E' meglio che io vado» feci uno scalino per volta fino a giungere a qualche passo da lui «Tornerò a prenderlo, ma non voglio più stare qua, scusami»
«Ma...»

Mi incamminai verso la porta.
Lui mi venne in contro.
Mi prese il braccio il modo da farmi voltare vero di lui, ma lo strattone fu così forte, che mi ritrovai a pochi centimentri dal suo viso.
Deglutii.
«Io...»

Non riuscii più a trattenere le lacrime.
Scoppiai.
Lui mi guardò impietosito.
Ci pensò un po', e mi avvolse tra le braccia.
«Ginger» mi sussurrò tra i capelli.

Mi sentivo ridicola.
Tuffai la testa nel suo petto, e mi lasciai consolrare.

«Ed..cazzo!» mormorai incapace di mettere due parole di senso compiuto una dopo l'altra.
«Sccchhht» inziò a cullarmi, dolcemente.

Faceva così anche tutte le volte che mi rifugiavo da lui. 
Iniziò a canticchiare Hush Little Baby.
E io scoppiai ancora di più.
Più lui cercava di calmarmi, più io stavo male.
Mi mancavano i suoi abbracci.
Ma dall'altra parte non li volevo!
Ero così confusa!
Dio santo.

Iniziai a stringermi a lui.
Volevo che tutto si fermasse in quell'istante.
Ma volevo anche fuggire.
Mi sembravo l'eterna indecisa!
«Dai, Gin, non fare così» sorrise lui.

Io non ce la facevo prorpio.
Mi sembrava un comportamento così stupido, il mio...
In quel preciso instante la porta si aprì di scatto.
«Amore, scusa il disturbo ma...»

Merda.
Regina.



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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

Questo capitolo fa ufficialmente schifo, me ne scuso. E' solo che non so come sbloccare la situazione, per favore, però.Continuatre a leggere anche i capitoli che verranno!

«Ginger...»
Mi staccai immediatamente da Ed, rivolgendo il mio sugardo alle punte delle mie Nike.
Volevo sprofondare. Alla fine avevo ceduto.
«Io...»provai a dire qualcosa, ma le parol non avevano intenzione di giusitificarmi.
Guardai di sottecchi il rosso.
Guardava la bionda, quasi colpevole, di un crimine che però non aveva fatto.
«Perchè, perchè cazzo eravate abbracciati?»
Mi strofinai gli occhi che fino ad ora, avevano versato lacrime, e provai a concentrarmi su quello che stava accadendo.
«Regina...» Lui si avvicinò a lei, mettendole una mano sulla spalla, e le si avvcinò all'orecchio sussurrandole qualcosa, qualcosa di cui io non sarei mai stata partecipe.
Dovevo sparire.
Ora.
«Io...» provai a palrare, di nuovo. «Non so cosa mi sia preso,  io...»
La bionda mi si avvicinò lentamente, con lo sguardo alto e fiero.
Uno sguardo che non riuscivo a sostenere.
«Gin, mi dispiace aver frainteso. Io...è solo che...lo amo troppo»
Alzai lo sguardo verso Edward. Mi guardava triste.
Che cosa le aveva detto?
Sorrisi. «Io...io...tranquilla. E' tutto a posto. Davvero»
«Senti, se stasera sei dell'umore di uscire, che ne dici di usicre?» 
Non capivo più niente. Volevo solo tornare a casa mia, con il mio cane, e dimenticarmi di Ed.
«Veramente...stasera pensavo...pensavo di rimanere a casa»
Regina sorrise. «Facciamo un'altra volta, quando te la senti, okay?»
Annuii, incerta e sconcertata.
Vodka scese di colpo le scale, scodinzolando.
Quel cane tramava qualcosa contro di me, ci scomemttevo.
«Vodka! Bene,  ora e meglio che vado. Scusate...»

Iniziai a camminare per le strade di Londra, con Vodka che mi seguiva a ruota.
Avevo la testa confusa, piena di pensieri, di parole, ma nulla riusciva a venire a capo, a trovare un senso.
Il cellulare iniziò a trillare talmente forte, che presi scossa.
Lo tirai fuori dalla borsa.
Vivienne.
«Gin, dove sei?»
«Sono a passeggio con Vodka, perchè?» cercai di mascherare il mio stato d'animo confuso.
«Bhè, faresti meglio a venire a casa, perchè qua c'è una persona che vuole vederti. E non sembra felice.»
...che potesse essere Luke?
Il cuore iniziò a battere più veloce. 
Mio fratello mio fratello era qua?
«Chi è Viv?»
Lei rimasein silenzio.
 «Fai veloce» disse prima di attaccare.
Quanto mistero!
Guardai Vodka, impegnato a scondinzolare a tutti i passanti, e quando catturai l'attenzione del cane, iniziai a correre vero casa.
Corsi, veloce come non avevo mai fatto.
Non mi guardavo nemmeno intorno, ormai Lodnra non aveva segreti.
Mi fidai talmente delmio  istinto, che chiusi gli occhi, e non mi accorsi che stavo andando in contro ad un ragazzo.
Io cascai a terra.
«Mi scusi» borbottai, rialzandomi da terra.
Il ragazzo rise. «Gin, che hai? Stai bene?»
Chris.
«Oh, sei tu. Nemmeno fosse un film»
«E' già. Tu non lo sai, ma io ti spio, e so dove sei in ogni istante della tua vita»
Lo spinsi affetuosamente. «Sei con la macchina?»
«Si.Fammi indovinare. Vuoi uno strappo?»
Annuii. 
«Ma il tuo cane mi impela la macchina!»
«Ci pensano già tutte le tue conquiste. Andiamo dai.»
«Bastarda»
Risi e ci avviamo verso la macchina.
«Ginger»
«Mmmmh?»
«Sei strana»
Annuii «Lo so»
«Mi dici che hai?»
«Credo che mio fratello sia venuto qua a Londra, ed ora dovrebbe essere a casa mia con Viv»
Restammo il silenzio fino a quando non etrammo in macchina.
«Hai paura?»

Pensai alla risposta.
Si. Molto porbabilmente.
In realtà me la stavo facendo sotto, ma non lo avrei mai rivelato a nessuno.
«Un po'. Il giusto. Non lo vedo da quando avevo sedici anni. E prima i rapporti tra di noi non erano tutto questo gran che»
«Vedrai,  andrà tutto bene.»
«No, io non credo,  lui mi odia»

Borbotto qualcosa che non capii.
«Hai detto qualcosa, Chris?»
 «Chissà» Scrollò le spalle «Come va con quel Rosso?»
«Mmhh...al solito. Vorrei non averlo mai incontrato»
«Ginger, non puoi dimenticarti di un amicizia così»
Alzai le sopracciglia. «Che vi siete coalizzati tutti contro di me?»

Quando mi lasciò sul viale di casa, il cuore mi salì in gola.
LUKE.
Lui era lì, a qualche passo da me.
Vivienne, appena sentì la macchina si affacciò dallo stipide della porta.
La guardai negli occhi. «E' mio fratello, vero? Dimmelo»
Lei non rispose, attese che io entrai in casa.
Seduto, sul divano c'era un uomo sulla quarantina, i capelli anzora scuri e due occhi azzurri da far perdere il fiato.
Indossava una camicia blu scura, che calzava le sue spalle larghe.
Non era Luke.
No.
Era mio padre.
Riasi immobile, a completare l'uomo che mi concepì.
Papà.
Quando si accorse della mia presenza si volto con un sorriso timido.
Quel mostro di mio padre, quel bastardo, quello stronzo.
«Tesoro...»

Rimasi in silenzio, vidi solo la sua figura alzarsi, alto com'era, e venire verso di me.
Voleva abbracciarmi?
Dopo tutto quello che aveva fatto?
Dopo che aveva lasciato  me e Luke da soli, abbandonati come cani?
«Vincent» deglutii.

Lui mi guardò scioccato. «Giusto, papà non mi calza come nominativo, vero?»
Scossi la testa.
«Tu...tu!» berciai «Mi mancavi solo tu, per completare questa bella giornata!»

Vivienne, dietro di me, mi posò una mano sulla spalla, per farmi calmare.
Ma non potevo.
No.
«Per quale motivo sei tornato? Eh?! Per rovinarmi un altro po' la vita?»

Lui scosse la testa, portando lo sguardo alle foto che decoravano l'ambiente.
«Mi sono disintossicato. E volevo chiederti scusa...»
«Scusa? Un semplice scusa?Non pasterebbe a far guarire nemmeno una delle tante ferite che mi hai procurato!»
In quel momento mi arrivò un messaggio sul cellulare.
Lo aprii, ingorando completamente l'uomo di fronte a me.
Era un numero che non avevo registrato nella Rubrica.
Nel messaggio c'era scritto: Gin, cazzo. Ti voglio bene. Amici; ti chiedo solo questo.
Ed.
Strinsi il cellulare tra le dita.
Mi sentivo così frustata.
Ci mancava solo lui.
«Gin...» Vivienne mi chiamò, ma la ignorai.

Perchè ero nata?
«Vincent, vattene, E non farti più sentire. Per favore. Fai la pace con Luke, con chi ti pare. Ma Jenna e mamma sono morte. E non si torna indietro, no...» sospirai tremando. «Non so come tu abbia trovato casa nostra, ma spero che non ti farai più vedere...»

L'uomo abbassò il capo, in segno di resa.
Mi passò un bigliettino. «Se mai cambiassi idea, vorrei parlarti»

Annuii. 
«Bene, addio. Addio, Vincent»
Triste e sconsolato provò  a mettermi una mano sulla guancia, ma mi scansai. 
«Arrivederci, figliola. Ah, Hai visto, anche il tuo amico Edward si è trasferito a Londra, hai visto? E' pure famoso...»
«Vattene!»


«Gin?»
«Si, Viv?»
«Di chi parlava tuo padre?»

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***



Capitolo 9



E con un immenso ritardo, ecco il Capitolo che aspettavate.



«Non sei eccitata?» Viv mi diede una gomitata.
Scrollai le spalle. «E perchè dovrei?»
«Ed ha una voce magnifica! E siamo ad un suo concerto! E...e...è bellissimo lui!»
Sospirai. «Mhà»
Eravamo in prima fila, appoggiate alle transenne e dietro di noi, tutte ragazzine urlanti e arrapate.
Regina era dietro le quinte, con Ed.
Per la verità ero un po' emozionata, purtroppo aggiungerei.
Avevo passato con Edward tutta la mia infanzia, condividendo il suo sogno, appoggiandolo, aiutandolo. E ora,,,ora lui era un cantante affermato e famoso.
Scossi la testa, ricordandomi per la millesima volta che il passato era solo passato.
«Viv?» mi girai per Guardarla, ma non c'era più.
Merda.
Mi dovevo essere distratta troppo.
Perfetto! Ero sola, al concerto di Ed, meglio dicos non poteva andare, no?
Mi sentii prendere i fianchi, e qualcuno mi trascinò nella folla, fino a fuori le transenne.
Iniziai a scagliare e a dimenarmi, provai persino ad urlare, ma chiunque esso era mi premette una mano sulla bocca.
Io gli morsi la mano.
«Aiha! Ma sei impazzita?!»
Scoppiai a ridere, quando mi accorsi di chi si trattava.
Chris.
«Ma come diavolo ti è venuto in mente di prendermi così, senza farti vedere?» provai a fare la seria, ma mi veniva solo da ridere.
Lui si passò una mano tra i capelli, scompigliandoseli. «Bhè, così e' molto più divertente»
«Vaffanculo» sospirai «E il motivo di questa...cazzata?»
«Regina mi ha chiesto di portarti dietro le quinte»
Gli feci il verso. «E da quando in qua tu esegui gli ordini a Regina?»
«Da quando implicano di vederti» mi mise una mano sulla schiena e mi spinse facendomi fare giri assurdi per arrivare dietro le quinte.
Il tizio all'ingresso,. alto 2 metri mi squadrò altezzoso, lo fulminai. «Che hai da guardare?»
Il tizio scosse la testa e rise, cosa che fece pur Chris.
Regina mi venne incontro saltellando.
«Ginny! Eccoti qua! Hai portato il vestito vero?»

Guardai riluttante la mia borsa e annuii.
«Bene, anzi. Perfetto!»

La guardai interrogativa.
«Tutto nei miei piani, tutto perfetto!»

Ma che cosa stava succedendo?
Non ci capivo nulla.
Ed fece la sua comparsa, con  Lyoid in mano.
Sorrisi-
La sua terza chitarra.
Per comprargiela io e suo fratello avevamo messo insieme un sacco di soldi.
«Eccomi! Ehi Gin...»

Accennai ad un saluto, e portai lo sguardo a Chirs che sorrideva fiero.
Fiero di che?
Mi avvicinai a lui. «Che cosa sai?» sibilia a denti stretti.
Lui scoppio a ridere. «Ginger, sei proprio una stupida»
Si mise a ridere pure lui.
Il cuore mi si strinse. La sua risata...
«Ginger!!» la voce della piccola Violet mi rimbombò nelle orecchie, mentre mi correva in contro per abbracciarmi.

La presi in collo oer abbracciarla e la rimisi giù «Ehi piccola!»
«Tanti auguri!» rise felice mettendomi in mano una scatolina.

Rimasi sbigottita.
Buon compleanno?
«Ma...»
tutti insieme scoppiarono a ridere, per l'ennesima volta.
«Oh mio dio Ginger, oggi è il 9 Marzo, cara! Svelgiati!» Chris mi venne dietro le spalle e mi mise una mano sul fianco, abbasando la testa fino al mio orecchio. «Tanti auguri, smemorina» Rimasi immobile, a comtemplare le espressioni esilarate di tutti quelli che mi stavano attorno.
Era il mio compleanno...
E' vero.
Io non festeggiavo mai, non ero abituata. 
Gli occhi mi si unumidirono, e mi ricordai della scatoletta che mi aveva dato la piccola biondina. Velocemente e impazientemente la aprii.
Era una catenina con un ciondolo a forma di nota musicale. Era abbastanza vecchio, e da una parte sciupato.
Quel ciondolo...guardai Ed.

Me lo aveva regalato quando avevamo 13 anni. Prima di partire per Londra glielo avevo lasciato sul suo letto.
Guardai istintivamente il rosso, che sorrideva.
Sentivo le lacrime pizzicarmi gli occhi, ma con forza di volontà le ricacciai dentro.
Non avrei pianto, non gli avrei dato la soddisfazione di farmi vedere commossa da quel "ricordo" avrei fatto finta di nulla.
«Ma...è  bellissimo!»

Regina rise. «Menomale, conoscendo il gusto degli uomini dubitano che Ed sapesse prentere un regalo adeguato»
Merda.
«Due minuti all'inizio, due minuti!» l'uomo di prima, alto due metri iniziò ad urlare a tutti e presto diventò un caos.

Mi ricordai di Vivienne.
«Ehi, ma Vivienne è ancora tra il pubblico!»

Regina scosse la testa. «Fidati di noi»

Cuz she know me so well...
cantava Ed, mentre tenevo in braccio Violet che cantava con lui.
Era la sua più grande fan, a quanto pareva.
Regina guardava il rosso con occhi sognanti.
Cazzo, era proprio innamorata la  ragazza.

«Questa è per te, Ginger»
My mind is a warrior, iniziò a cantare.
Rimasi sbigottita, mentre Chirs sospirava e Regina fece una strana espressione.
Grade 8, la canzone che avevamo scritto insieme.
Portai le mani al collo, e strnsi il ciondolo.
Passato, solo passato.
Rircordi che non valeva la pena ricordare...

«Esci dal bagno, Gin» 

Chris bussò per l'ennesina volta, e per l'ennesima volta lo ingoraii.
Mi schizzai un po' di acqua in faccia, e mi guardai allo specchio.
Non c'era nulla che non andava.
«Chris?»
«SI?»
«Puoi entrare un attimo, per piacere?» Velocemente il ragazzo entrò.
Lo spazio era stretto, e quindi eravamo quasi appicicati.
«Che dici?»

Il castano mi guardava, fissandomi stranito.
Porbabilmente ero orribile con il vestito bianco, era meglio se mi cambiavo.
«Ecco, lo sapevo. Il vestito mi sta male! Mi rimetto i jeans»
«Gin, ma stai scehrzando?» degliutì«Sei meravigliosa» sussurrò sorridendo.

Sorrisi pure io. «Sicuro?»
Lui annuii portando una mano sulla guancia. «Sicuro»
E in pochi secondi, il suo viso era poco distante dal mio.
Il suo respiro sul mio collo, e i suoi occhi incatenati ai miei.
«Ginger...» non disse niente altro.

Le sue labbra incontrarono le mie, ma mi ritrassi subito.
«Chris...»
«Ginger, lo so, lo so che non ha senso, ma ti amo»








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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10

Chi mi vuole uccidere?
Vi farebbe cambiare indea se vi dico che sono diventata  zia?
Ho un nipote da cresere, vi supplico! non ammazzatemi!


Lui lui che era stato il mio  migliore amico, in quei 5 anni a Londra, lui che era stato capace di farmi ridere quando non ne avevo proprio voglio, lui che aveva leccato le mie ferite, mi aveva rivelato il suo amore.
Chris, mi amava.
E io? Io lo amavo?
No.
Per me, era semplicemente un caro amico, mai avrei potuto innamorarmi di lui.
Gli amici che si innamorano sono portati a fallire nel loro amore.
Perchè doveva andare così?
Lo avevo rifiutato bruscamente e ora lui sicuramente ce l'aveva con me.
Odiavo come girava il mondo.
Ero scappata fuori, seduta sugli scalini, infreddolita, e con i capelli aggrovigliati grazie al vento he soffiava impetuoso.
Non era nemmeno possibile avere un po' di sole qua a Londra?!
«Ginger»
Mi voltai di scatto, Violet mi guardava triste, aggrappata alla ringhiera degli scalini.
 «Piccola» sorrisi «Che ci fai qua?»
«Tu,  perchè?»
«Io preferisco stare fuori, che con tante persone che non conosco»
«Posso farti compagnia?» 
Annuii, indicandole di venirsi a sedere vicino a me. 
La biondina si avvicinò lentamente, con passo isnicuro, per poi sedersi a me. «Eddy è triste»
«E p-perchè?» domandai incerta.
«Lui e Regina hanno litigato, lei dice che ti da troppe attenzioni anche se t conosce appena»
Abbassai  lo sguardo, verso il ciondolo.
Ora litigavano per colpa mia? Era meglio sparire«Ed è per  questo che sei triste anche tu?.»
Lei scosse la testa e mi fisso' con i suoi occhioni.  «Perchè Ed ha detto che tu, lo sopporti appena, e in pubblico fai solo finta di essere sua amica»
Il cuore mi si strinse talmente da farmi male. «Cucciola...»
«Io voglio che ne tu ne Eddy siate tristi. Vuoi dovete stare felici!»
Le puntai delicatamente un dito contro il petto. «Tu devi essere felice, prima di tutto»
«Ma io sono felice, solo se i miei amici lo sono»
Sospirai. «Ti va se ti racconto la verità?»
Lei annuiì. «Io e Ed, un tempo  ci volevamo bene»
«Un tempo? Vi conoscevate anche prima?»
Strinsi i opugni e mi diedi da sola laforza di andare avanti. «Si, ci conoscevano. Eravamo tanto amici, poi sono successe delle cose brutte, e io e lui abbiamo litigato...diciamo che non abbiamo ancora fatto pace»
Lei rimase in silenzio per qualche minuto. «Perchè non me l'hai mai detto?»
«Perchè fa parte del mio passato, e fidati, il passato e' meglio non ricordarlo»
Ancora silenzio, questa volta per  un minuto intero lo contai.
«Certo che voi grandi siete proprio strani! Basta uno "scusa" per rimettere le cose apposto, non chssià cosa! E' brutto non avere amici, o perderli. Ora vai da Eddy e fate la pace!» i suoi occhi azzurri mi fissavao talmente determinati, che dei brividi mi percossero la schiena.
Sentii gli occhi pizzicarmi gli occhi, e ricacciai le lacrime che mi stavano nascendo.
Gia', aveva ragione, perche' doveva essere tutto così complicato?
«Violet...»

Ma non ero stata io a parlare. Mi voltai, alle mie spalle, Vivienne mi fissava con le lacrime agli occhi.
Merda.
«Puoi lascare sole me e Ginger?»
La piccola annuì, e in pochi secondi io e Vivienne eravamo faccia a faccia.

Lei con le lacrime agli occhi, io cercando di trattenerle.
«Mi hai mentito»  sibilo' rabbiosamente «Mi hai mentito!»

Rimasi in silenzio, a testa china.
«Ginger, pensavo fossimo amiche! Le amiche si dicono tutto, no? Perchè mi hai mentito, è una cazzata, porca puttana. Bastava "Ehi, guarda, lo sai che era il mio migliore amico ad Hailfax" quando l'abbiamo visto alla Tv, non ci sarebbe voluto molto! E invece hai fatto tutta questa farsa! Un'enorme farsa che hai mandato a puttane da sola!»
Restai ancora zitta.
«Che c'è!? Il gatto ti ha mangiato la lingua?!»
«Sai, io quel giorno l'ho odiato, l'ho odiato con tutto il mio cuore. "Basta, mi dimentichero' di lui per sempre, nella mia vita non è mai esistito" mi sono detta...sai, fa male. Fa male quando hai una vita di merda, e il tuo migliore amico, che tra la'ltro era l'unico, mi ha lasciata sola! Non ti ho detto nulla, perchè non contava piu' niente...»
«Non cercare scuse, tu me lo dovevi dire e basta, io ti ho detto ogni singolo cazzo di particolare della mia fottuta vita»
«Viv...»
«Viv un emerito cazzo. Voglio te, e il tuo cane pulcioso fuori da casa mia, domani preparati ad andartene!»
«Oh, sono certa che ti inventerai qualcosa, fanculo Ginger»
E solo quando, se ne andò, scoppiai.
Ero solo capace a piangere, dio!
Dovevo regire, dovevo pensare, dovevo farmi perdonare, dovevo recupoerare la cazzata che avevo fatto, eppure non avevo le forze per farlo.
Mi sentivo sotto pressione, sentivo i nervi a fior di pelle.
Avevo voglia di urlare, di scappare da questa fottuta realtà.
Trovando chissà dove la forza per arrestare il mio pianto, entrai nel locale.
La gente parlava amorevolmente, Ed, Regina e un signore parlavano ridendo e scherzando.
Tutto sembrava così bello.
Avrei voluto essere un oggetto inanimato, incapace di provare emozioni, che poteva solo vedere, senza partecipare, almeno, da fuori tutto sembrava così perfetto.
Regina se ne andò in bagno, Ed era da sola.
Muoviti, ora.
Mi avvicinai lentamente a lui, tanto lentamente che nessuno se ne accorse.
Gli appoggiai una mano tremante sulla spalla,  e appena si girò, i notri sguardi si incorciarono.
«Ed..portami a casa, ti supplico»
«Ginger...»
«Ed ti supplico, per piacere»mi vergognavo tanto di domandarlo a lui, ma dovevo andare a casa, non sarei resistita.

Dovevo andare da Viv, dovevo parlarle.
Velocemente, mi prese per mano, e mi porto' fuori, dove era parcheggiata la sua macchina, non avevo nemmeno la forza di protestare per quel gesto.
Entrai nela Shelby, e respirai profondamente.
«Mi dici che hai?»
«Ho bisogno di andare a casa, devo parlare con Viv..» sospirai «Ha scoperto che le ho mentito su di  te, e ora mi ha sfrattato, devo andare a cercare di fare la pace, o al massimo, devo adare a fare le valige»

Scesi di macchina, guardandolo e sussurrandogli un "grazie mille" feci per entrare in casa, ma sentii anche lui uscire dalla macchina.
Lo guardai.

«Ginger...»
Questa volta fu lui che mi mise una mano sulla spalla.
Il suo tocco era così caldo che sarei potuta morire.
Mi abbracciò, di nuovo.  Mi strinsi a lui, in cerca di protezione e di calore
E così che facevamo anche da piccoli.
Era uno di quegli abbracci che usava per cosolarmi.
«Ginger, amici, dimmi almeno amici»
Scossi la testa. «Ricominciamo da capo, okay?»
Lo sentii annuire, e baciarmi la fronte.
Il mio amico, che rischio stavamo affrontando.
«Dientichiamoci, agli occhi degli altri diventiamo amici, ai nostri occhi, ritoriamoci»
«E vedo che non siete cambiati di una virgola...» ma non ero stata io, nemmeno lui, ne Viv o chissà chi a parlare.
Ci voltammo, staccandoci dall'abbraccio.
Un ragazzo alto, dagli occhi   dello stesso colore dell'ambra e dai capelli ricci e scuri ci guardava con una strana espressione.
....
Luke,








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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***




Capitolo 11

Luke.
Mio fratello, era veramente lì, davanti a me?
Lo stesso che mi aveva imparato a volere bene dall'odio piu' profondo.
Lo stesso che mi aveva aiutata a crescere.
Luke.
Non riuscivo a spiccicare parola, mi strinsi solo al braccio di Ed, incampace di compiere nessun altro gesto.
Il rosso sorrideva, compiaciuto, mentre il riccio mi guardava, dritto negli occhi.
«Ginger...» il castano sfofdero' un sorrisino tremolante «Che fai, non mi saluti nemmeno?»
Sentiovo la testa scoppiarmi, troppe  emozioni in un giorno solo, il cuore mi sarebbe scoppiato da li a poco.
Il rosso sospirò e si avvicino' al mio orecchio «Su, è tuo fratello, non ti mangerà mica»
Deglutii, provando a fare qualche passo verso di lui.
Le ginocchia mi tremavano, e la voce usciva a stentoni. «Luke...»
«Si, è il mio nome»
«P-puoi venire tu a salutarmi?» risi nervosa «Non riesco a camminare, sento che potrei svenire»
E in pochi secondi, mi ritrovai avvolta dalle braccia muscolose e protettive di quel ragazzo, che non vedevo da quando avevo 16 anni.
Il tempo ci aveva cambiati fisicamente, ora lui aveva 26 anni, io 21, il suo viso era piu' duro, ma gli cchi erano sempre gli stessi.
Occhi in cui ti potevi perdere.
«Sorellina mia»
«Sei arrabbiato con me? Mi odi, vero?'»
Lui aspetto' qualche secondo per rispondere «Non lo so,Gin, non lo so. Ci sono voluti cinque anni per ritrovarti, non so che pensare, ma di certo non te la faro' passare liscia»
«Scusa, scusa, scusa scusa!» piansi affogando il volto nel suo petto.
«Ginger»
Alzai il viso incoricando i suoi occhi. «Si?»
«Ti voglio bene»
Sorrisi, e girai lo sguardo verso il rosso che guardava compiaciuto. «Ed, meglio che vai, Regina ti starà aspettando, non voglio farti passare nei guai»
Lui annui', riluttante «Giusto, io vado allora. Se hai bisogno di qualcosa chiamami, lo sai che puoi contare su di me, sempre»
Annuii, commossa.
Sembrava davvero tutto così perfetto.
In pochi minnuti c'eravamo solo  io e Luke, seduti sulla veranda con Vodka in estasi.
Gli raccontai tutto il casino in cui mi ero cacciata, di Regina, di Viv, di Ed, di Violet. 
Ogni singolo particolare, ora lo sapeva.
«Che intenzioni hai?» mi mise una mano sulle spalle, stringendomi a se
«Non lo so...tsono venuta a fare le valige....tu dove abiti?»
«Io non abito qui, speravo di poterti riportare ad Halifax»
«...tornare ad Halifax?»
Lui annuì, covinto.
Poteva essere una soluzione, Vivienne sarebbe stata felice, non sarei stata piu' trai piedi,la stessa cosa con Regina, Chris non si sarebbe mai piu' ricordato di me...Violet e Ed?
Cosa avrei fatto, ora che avevo trovato il mio migliore amico?
No, non lo avrei abbandonato.
No.
«Io resto qua, Luke»
«Ti supplico, torna indietro con me, nella nostra vecchia casa»
Scossi la testa. «Meglio di no»
«Ginger, non ti posso obbligare, non sei piu' una bambina, ma ti imploro, torna con me a casa»
«Ti imploro io, fratellone. Ormai la mia vita è qua a Londra, Halifax fa parte solo del  passato, okay?»
Il riccio scosse la testa deluso. «Io parto domani,  se cambi idea, fammelo sapere, stanottalloggio da papà»
La bile mi salì lo stomaco, e strinsi i pugni per freanre la rabbia. «Ti fermi da qual bastardo?»
«Le persone cambiano»
«Ma non cambiano le azioni che hanno fatto in passato»

Vodka al guinzaglio, e la valigia sottomano.
Mi fermai a cenare in un McDonald's e iniziai la mia disperata ricerca.
Di certo non avrei chiamato Edward per farmi ospitare, ci mancava solo che lui facesse anche quello per me.
Mi misi a sedere, su quella panchina, la stessa panchina in cui quel giorno ho incotrato Violet.
Sospirai. 
Forse era meglio  che le nostre strade restassero separate.

Another day, another life;
passes by just like mine
It's not compliceted

Iniziai a canticchiare i primi versi di una delle canzoni di Ed che mi stava piu' a cuore.
«Hey, sei Ginger, giusto?»

Illuminata dalla penombra da in lampione, una ragazza dai lunghi capelli rossi, si era fermata davanti a me.
Sally.
«Ehm, si, esatto sono io»
«Lo sapevo, che memoria che ho!»

Sorrisi, quella ragazza mi stava davvero simpatica.
«Perchè quel muso lungo, e la valigia?»

Sospirai, dondolando i piedi «Diciamo che sono stata sfrattata»
«E dove stai ora?»
«Ora credo su questa panchina, vedremo domani»
«Bhè, se ti fidi puoi restare da me, non sarà una casa gigantesca e bellissima, ma ho un letto in piu', un bagno, e una cucina, il riscaldamento funziona e il frigo e pieno. Ah, ho anche la televisione. Una proposta piu' allettante di così non esiste, credo» incrocio' le braccia al petto, e mi guardo' sorridente.
Sorrisi. «Non voglio disturbare»
«Disturbare? Al massimo mi fa compagnia, e poi il tuo cane, mi sembr simpatico»

Il tuo cane mi sembra simpatico?
Mi ritrovai costretta ad accettare l'invito.

Mi misi a sedere, sul letto che Sally mi aveva dato.
«Come hai conosciuto Regina?» le domandai mentre mi portava una tazza di cioccolata calda.
«Quando eravamo piccole,  e sua madre se ne ando' di casa, prima non era così snob, e altezzosa, come lo è ora, è iniziato a diventarlo piano piano.  Poi quando il padre è morto, è stato come se ci fosse soo lei al centro dell'attenzione»
«Come ha conosciuto Ed,  lo sai?»

Lei annuì «Gliel'ho presentato io, siamo cugini»
In quel preciso istante il cellulare inizio' a trillare rumorosamente.
Tho', si parla del diuavolo e sutano le corna.
«Pronto Ed?»
«Ginger, com'è? Hai trovato una soluzione?»

La sua voce filtrata dal telefono era quasi irriconoscibile.
«Ehm, per stanotte si, mi ospita tua cugina Sally»





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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


E poi bhò, mi sono ricordata che dovevo scrivere la Fan Fiction.Scusate.
Prossimo capitolo? 
Al massimo domani sera tardi.

Capitolo 12

Quella sera raccontai tutto a Sally, ogni minimo particolare, ogni sentimento, come se fosse la mia piu' vecchia amica.
«Comunque, tu eri la fidanzata di mio cugino» biascico'  mandando giu' un bicchere di cioccolata bollente, che aveva correto con un po' di vodka.
Come faceva a bere quella roba, solo lei lo sapeva.
Quando pronuccio' quella frase, mi bruciai la lingua con la mia, di cioccolata, e per poco non mi ammazzavo, strozzandomi.
«Ma che dici?! Eravamo solo migliori amici!»
Lei scoppio' a ridere e mi diede una leggera spinta «Si, certo. Infatti sei tutta rossa!»
«Forse sono rossa, perchè mi hai fatto scottare?!»
«Tutte scuse le tue! La verità è che eri cotta di mio cugino! Che poi siete una bella coppia tu e Ed!»
Strabuzzai gli occhi «Tu sei pazza! Io e Ed? Insieme? Mai! »
Sally raccolse i suoi capelli rossi in una coda alta, e mi guardo dritta negli occhi. «Ci metto la mano sul fuoco»
«Ti brucierai, allora. Attenta» risi, scuotendo la testa.
«Sei in gamba Gin, sei brava a sparare cazzate, lo devo ammettere. Ma vedrai, quello che dico io, è legge!»
Vodka si avvicino' lentamente, con passo incerto e poggio' il muso sul materasso
«Vodka, che c'è?» gli chiesi, come se mi potesse rispondere.
Aveva gli occhi tristi, come quelli di un bambino.
La mia bestiona si accovaccio' ai piedi del letto, e rimase tutto zitto, e fermo.
«Batte la fiacca, sto cagnolone?»
Annuii. «Eh si, sta diventando vecchio pure lui, quasi sette anni che il simpaticone mi trascina in ogni guaio possibile»
...come aver riincontrato Ed.
Ma sono solo dettagli.
«Riprendiamo il nostro discorso!» la rossa scoppio a ridere di nuovo, senza motivo «Poi al vostro matrimonio voglio fare la damigella d'onore, oh no! Io voglio tenerti il velo! Anzi, no! La testimone! Posso, e dai, posso?»
«Tu hai qualcosa che non va nel cervello, lo sai?»
«Io sono quella che sta male, eh? ...bè, dopotutto giusto un pochino. Ma sono solo piccoli dettagli!»

Quella mattina mi svegliai dal cellulare che trillava senza sosta.
Chris.
Oh no.
Trovai un briciolo di  coraggio, e premetti sul pulsante verde.
«P-pronto,  Chris?»
«Gin! Dove sei?» la sua voce non pareva preoccupata, sembrava...curiosa.
«Ehm, a casa di un amica» titubante dissi la prima cosa che mi era saltata in mente.
«Come da bravi amici, stasera andiamo alla Red House vero?» enfatizzo' molto la parola "amici"
«Vedremo! Comunque ora ti attacco,vado a prepararmi la colazione»
«Colazione? Ma se sono le cinque del pomeriggio!»
Controllai il Display, e per poco non mi venne un colpo.
Agganciai subito la chiamata, e rapidamente mi misi addosso le prime cose che trovai.
Sally non c'era, aveva lasciato una specie di postit umidiccio sul tavolo.
"Alle cinque e mezza vengo con dei miei amici e mio cugino, ovviamente con quella scorbutica di Regina, fai sparire il postit, e vestiti da figa, baci. Sally"
Accartoccai il biglietitno e lo gttai nella spazzatura.
Non so come, ma in pochi secondi ero nel bagno che mi stavo facendo la doccia.
Tre minuti e diciannove secondi, avevo contato perfino il tempo che ci avevo impiegato.
Mi arrotolai un asciugamano addosso, e uscii , asiugando tutta l'acqua che c'era per terra.
Ecco.
Sapete quelle scene che capitano solo nei film, in cui la protagonista è in un momento imbarazzante, e la porta si apre, ed entra qualcuno.
Bene.
Ora anche io.
.Senza che me ne rendessi conto,  mi ritrovai Ed sulla soglia di casa. «Sono venuto un po' in anticip-»
Arrossii. «Ehm, torno subito eh!»
Grazie a dio avevo l'asciugamano, grazie a dio!
Il cuore inizio' a sfondarmi il petto.
Merda, ma solo a me possono capitare situazioni così?
Nemmeno fosse la piu' scadente delle storielle che  scrivono di storie d'amore tra gli idoli delle dodicenni arrapate.
Mi vestii il piu' veloce possibile, intanto immaginavo quello che poteva passare nella mente di Ed in quel momento.
Ero talmente nel panico, che non sapevo nemmeno dove cercare le magliette.
Talmente confusa, che mentre acevo avanti e indetro nella stanza inciampai sulla mia valigia, cadendo a terra come un sacco di patate.
«Tutto a posto, Gin?» la voce del rosso pareva abbastanza incerta.
«Ehm, si! Aspetta lì eh!»
«No no, e chi si muove?»
«Bravo bambino!»
Quando finalmente il mio aspetto era decende, deglutii per l'ultima volta, e gli andai in contro.
«Eccomi, scusa, Sally non mi aveva detto che avevamo ...ehm, visite»
Lui rise «Tranquilla Gin, forse era meglio se venivo un po' piu' tardi, se vuoi torno dopo, visto che sei sola»
«No!» subito  dopo che dalla mia bocca uscirono quelle parole, arrossi, pentendomente. «Cioè...ehm...se vuoi resta, mi fai compagnia. Cioè...io non ho niente da fare, la compagnia di un buon amico non si rifiuta mai, giusto?»
Lui sorrise, scompigliandosi i capelli. «Mi sento onorato,  desideri la mia presenza!»
Sorrisi, involontariamente. «Che ci si puo' fare? Se uno nasce simpatico, nasce simpatico»  scrollai le spalle.

Ma mi rendevo conto di tutte le cazzate che stavano uscendo dalla mia bocca?
Che cosa diavolo stavo facendo?!
«Come sta Violet?» domandai, cercando di cambiare discorso. 
«Ah, lei sta benissimo. Dopo la vedi, che viene pure lei, con Regina.»

Annuii. «Che bello,  ma perchè venite tutti qua, oggi? Mi sono persa qualcosa?»
«No, è che mia cugina Sally è un po' strana...ma Vodka?»
Alzai un sopracciglio 
«Vodka, già.»
Lo chiamai, piu' di una volta, solo dopo la quarta volta che feci il suo nome, il suo musone sbuco' dalla porta.
«E' da ieri sera che è cos', mi sto iniziando a preoccupare, Ed»
Sospiro' accarezzandolo. «Vedrai che va tutto bene, succede. Scommetto che passerà tutto»
Il cagnolone si accovaccio' per terra, sui piedi di Ed, e ci guardava,  prima me , poi lui.

Aveva un aria così afflitta, che mi metteva angoscia.
«Sarà solo stanco, dai» scrollai le spalle, di nuovo, e guardai il rosso, sovrappensiero.
«Ed? »
«Mi sei mancato, cazzo»

Lui sorrise, teneramente, come al solito. «E tutta questa dolcezza?»
«Sono lunatica, che ci vuoi fare»

 













 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13

Passare il tempo con il rosso, era come  volare.
E piu' le lancette, andavano avanti, meno volevo che anche gli altri ci raggiungessero.
Era un momento intimo.
Non fraintendetemi, io, gli volevo solo bene.
Ritrovare questo affetto, dopo tanto, era un tocca sana.
«Ginger..?»
«Mmmh?»
«E' tardi. Sally, Regina e Violet dovrebbero essere già qui.»
Guardai l'orologio.
Cazzo.
«Dovevano essere qua, almeno un ora fa. Provo a chiamare Sally, aspetta»
Mi alzai e andati in camera a prendere il cellulare, che avevo dimenticato su letto.
Mi misi a sedere sopra di esso, digitando il numero di Sally,
Dopo pochi squilli, rispose.
«Ginger, carissima!»
«Sally, dove diavolo sei!?! Siamo preoccupati, non siete arrivate!»
«Prendila come un occasione, per...mmm...come si dice? Ah, si. Riappacificarti con mio cugino» rise.
Sbuffai. «Ma..perchè?! Io non lo so, sei pessima! Almeno potevi dirmelo!»
Rise di nuovo. «Non avresti accettato»
Sbattei un piede a terra. «Sei insopportabile, lo sai?»
«Pero' ti stai divertendo.»
Risi. «Si, tanto. Grazie»
«Di nulla, tesoro. Ah, dopo mi fermo a prendere cibo cinese, per cena, ci stai?»
«Fai un po' come ti pare, Sally.»
E in pochi secondi, mi riattacco'.
Strana la tipa, piu' che altro di fuori.
Ma stavo imparando a conoscerla, era molto piu' che apposto.
«Ginger...»
Alzai la testa, Ed, in piedi, sulla soglia della porta di camera mia.
La luce della luna, della finestra dietro, gli illuminava il profilo.
«Ed..vieni, entra» degluitii.
«Così, mia cugina, ti ha alloggiato qui, eh? Sai una cosa?»
Lo vidi passeggiare tra gli scaffali della libreria che c'era, sulla quale, avevo messo alcune foto, da bambina.
«No, dimmi.»
«Questa era la stanza in cui stavo, appena arrivato a Londra. Se togli il letto, c'è una macchia, perchè Sally mi aveva rovesciato ovunque budino al cioccolato»
Scoppiai a ridere. «Immagino la scena»
Lo vidi, dopo qualche secondo, prendere in mano una foto. «Cristo, questa me la ricordo benissimo»
Mi alzai dal letto, e lo raggiunsi.
In mano, aveva una foto vecchissima. C'ero  acora mia sorella. Ero con lei, e Ed, e Luke.
Solo al ricordo di quei tempi, le mani iniziarono a tremarmi.
«La foto ce l'ha fatta papà. Prima che diventasse uno degli alcvolisti anonimi, e mia sorella si uccise. E tu eri solo un petulante amico scemo»
Una lacrima gelida mi graffio' la guancia.
Quei ricordi facevano ancora troppo male.
«E perchè, dopo cosa ero, non piu' un petulante amico scemo?»
Scossi la testa, trattenendo un singhiozzo. «No, dopo sei stato il mio migliore amico, il mio punto di riferimento.»
Un altra lacrima continuo' a bruciare sulla mia pelle.
Una dopo l'altra, sempre piu' veloce, sempre piu' incontrollate.
«Ginger, no, non piangere»
Il rosso mi abbraccio'. «Non mi piace consolarti, lo sai. Non mi piace perchè non voglio che tu stia male. Ti supplico. »
«Non ce la faccio a far finta di nulla, Ed. Non ce la posso fare. Fa male.»
«Ginger, bellissima, tu sei forte. Sei tanto forte. Dai sorridimi»
Scossi la testa, «Non sorridero', se tu non mi canti la mia canzone preferita»
Lui rise e mi mise a sedere, insieme a lui sul suo letto.
« E quale sarebbe la tua preferita?»
«Bel problema vero? Non lo so nemmeno io, scegli tu»
In pochi secondi, mi ritrovai cullata tra le sue braccia, tra  le note di Fall.
«Ed..»
«Mmh»
«Non voglio che mi consoli sempre. E' snervante. Se mai ti dovro' consolare io, non so cosa farei. Insomma, non è giusto. Soffri un po' anche tu, così tocca a me per una volta!»
«Sto già soffrendo ora, fidati»
«E perchè?»
«Perchè sta male la mia migliore amica»
«Dovresti chiamarla al telefono»
«Ottima idea» tiro' fuori dalla tasca il telefono, lasciandomi a bocca aperta.

Digito' il numero e aspetto' che squillasse.
Dopo pochi secondo squillo il mio telefono.
Lo guardai, e gli tirai un pugno sulla spalla. «Ti odio»
«Pero' hai sorriso, visto? Se mi devo far odiare, per farti stare bene, bè, odiami quanto vuoi»
Scoppiai a ridere.
«Tu sei tutto scemo!»

Anche lui scoppio a ridere.
E riinizio' quell'effimero istante, in cui tutto sembrava perfetto.
Sbadigliai.
«Mmm ho sonno.»
«Bene, anche io. Che dici, domani prendiamo una pizza  insieme a Violet e Vodka, Sally e...Regina?»
Annuii. «Perchè no?»
«Okay, io vado. Ci vediamo domani, allora?»
«Mmmmm, no, resta. Daii»
Rise. «E va bene, ma sappi che sono solo le otto.»
«Ho sonno, non scassare, Ed. Buonanotte»

Mi sdraiai lasciandogli metà letto.
Si stese di fianco a me.
«Buona Notte, Ginger»


Mi sveglai a notte fonda.
Ed, fianco a fianco con me, dormiva beatamente.
Sorrisi, e senza svegliarlo, andai in cucina, senza fare rumore.
Addormentata sul divano c'era Sally.
Sorrisi, alla visione della rossa eccentrica, che parlava nel sonno.
La svegliai dolcemente.
«Sally...»

Lentamente apri' gli occhi.
«Mmmm..Ginger?»
«Che fai sul divano?»
«Mhà, nulla di che. Aspettavo una chiamata al cellulare da parte di...di un amico, e mi sono addormentata qua, vedendo vecchie cassette dei concerti dei Led Zeppelin»
Risi.
«Tu sei tutta scema. E chi è questo amico?»
«Mmmm..nessuno in particolare. Ma parliamo di te, ho visto che c'è mio cugino di sopra con te, ti sei data da fare, brava»
Risi «Ma che vai a pensare, dai. Lo sai benissimo che non è successo nulla,e  mai succederà. E' solo un amico.»
«La soglia tra amicizia e amore è molto sottile»

«Ammazzati, Sally.»
Rise anche lei. «Hai...piu' sentito Vivienne...o Chris?»
Scossi la testa, lentamente. «Nessuno dei due.»
«Vacci a parlare. con entrambi. E poi c'è anche la questione tuo fratello, e tuo padre.»
«Sally...sono discorsi troppo complicati da fare alle quattro del mattino»
«Hai ragione»

Pochi secondi dopo, Vodka, ci ragginse.
Sempre le orecchie basse, e gli occhi tristi.
«Ehi, Vodka, che hai?» gli domandai, come se mi potesse rispondere, accarezzandogli il pelo.

Lui, in risposta, mugolo'.
Sally mi guardo' dispiaciuta «Non sarebbe meglio portarlo da un veterinario?»
«Si, penso proprio che domani ce lo portero'. Non voglio...che gli accada qualcosa.»
«Non accadrà nulla, tranquilla»
«Speriamo»

La mattina, mi ritrovai a dormire seduta sul divano accanto a Sally, e con Vodka, accovacciato su entrambe.
Ed ci guardava ridendo sorseggiando thè caldo.
«Mmmm...Ed, buongiorno»
«Buongiorno, sai, che nel sonno parlate entrambe?»

Sgranai gli occhi. «E che ho detto?»
«Non te lo diro' mai!» scoppio' a ridere, svegliando anche Sally, che si spavento' talmente tanto da far scendere Vodka.

In quel preciso istante il telefono di Sally squillo'.
Rispose, e dopo poco mi porse il telefono.
«E' per te»
Risposi. «Pronto?»
«Ginger? Sono Chris»












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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Capirtolo 14

«Gin, ti supplico ti devo parlare, quando ci possiamo vedere?»
«Chirs, non lo so. Sono molto impegnata ultimamente, ho davvero tanto da fare. Anche io vorrei parlare con te, sul serio.» sussurrai pensando a l'ultima volta che l'avevo visto.
Quando mi aveva detto che mi amava.
"Amare". Che parola grande, e che significato, poi.
Amare...nah, impossibile. Se è davvero quello che prova va per me, bhè, non sapevo come reagire.
«Allora vengo io da te, ora. Non mangiare. Ti porto il caffè e qualcosa di buono da mettere sotto i denti. Arrivo. Voglio solo rubarti dieci minuti»
«Chris, non trovo sia il caso..» sospirai passandomi la mano libera trai i capelli spettinati.
Sally e Ed mi guardavano storto, come se ogni parola che pronucciassi fosse sbagliata.
«Non si discute con il tuo migliore amico! Arrivo!» e così mi attacco', con quella frase.
"Il tuo migliore amico"
Un senso di colpa mi attraverso lo stomaco, come una fitta.
"Il mio migliore amico" 
Di istinto a quelle paroli, alzai lo sguardo, dritto negli occhi di Ed.
Si, migliore amico...
Sally prese subito il controllo della situazione: «Allora, che voleva?»
Risi «Bhè, ha detto che veniva, e che mi portava la colazione. Vuole parlare di quelo che è successo, dopo il compleanno a sorpresa, sai..»
Ed non lo sapeva. Quindi ero meglio se restavo sul vago.
«Ottimo, Sally, credo che io e te, e persino Vodka, siamo esclusi da questa colazione fantastica. Andiamo in  cucina a preparare un po' di the?»
La rossa si alzo' scattante. «Ma certo!»
E in pochi secondi mi ritrovai seduta, a pensare a quello che mi avrebbe detto.
Io gli volevo bene, e ci tenevo tanto a Chris, ma solo come amico.
Salii in camera nel silenzio rimasto, a darmi una sistemata per apparire almeno presentabile.
Mentre mi recavo a passo spedito verso l'armadio inciampai nella borsa, facendo uscire l'agenda, e tutte le cose stupide che ci mettevo.
Mi chinai a raccogliere tutto, e a sistemare il danno, finoa che non mi ritrovai in mano un foglietto rettangolare.
Sopra un numero di telefono, seguito da un nome, quello di mio padre.
Sospirai, e lo rimisi dentro l'agenda. Come era finito li non lo so, ricordo solo di aver gettato quel foglietto da qualche parte per terra, prima di addormentarmi.,
Ogni cosa a suo tempo, pensai. E vale anche per te, papà.

E come promesso, Chirs, si presento' alla porta dopo circa nemmeo un qiarto d'ora, caffè fumante in mano, e i cannoli siciliani con la crema pasticcera in un altra.
Prima che riuscissi a mettere tutto su una tavola, mi avvolse nelle sue braccia, in cui mi sentivo così sicura.
Ma ancora, i suoi sentimenti per me, invasero la mia testa, con mille pensieri, e mi staccai da queall'abbraccio.
Non avevo idea di dove fossero i due cugini malefici, e non volevo nemmeno saperlo. 
«Scusa, Ginger. Ma non posso negarti quello che provo per te. Sei fantastica, e si, ti amo.»
Scossi la testa «Chris, lo sai già come la penso io..»
«Non credo di sapere tutto esattamente. E' per questo che sono qui, per parlarne a cuore aperto.» sorrise scompigliandosi i capelli.
Era inveitabile pensare che fosse un bel ragazzo, chiunque lo pensa. 
Ma nel mio cuore, come già sapevo, riusciva a trovare solo un posticino come amico, nulla di piu'.
«Io trovo che tu sia una delle presone piu' fantastiche che io conosca, Chris, e ti voglio bene, tanto. Ci sei sempre stato per me, non te lo posso negare questo. Ma credo che tu ti sia fatto un idea abbastanza sbagliata. Io ci tengo a te, ma non nel modo in cui tu speri. Non voglio ferirti, con le mie parole, ma voglio essere onesta con te, come tu, sei sempre stato con me.»
Rimase in silenzio per qualche secondo, contemplando il significato delle mie parole.
Di rifiuti ne avevo patiti abbastanza, sapevo la sensazione che tutte le illusioni di quello che poteva o non poteva succedere potevano causare. Conoscevo la sensazione orribile di essere odiata dal mondo, appena crollato sulle tue spalle.
Ma non potevo nemmeno sopportare l'idea di dire cose false a persone che non se lo meritano per niente.
«Bene» riusciì a dire soltanto, dopo una pausa di pochi secondi, che semrbo' così lunga e atroce.
Cercai di sorridere anche se non serviva nulla, forse solo ad amplificare il dolore che potevo  causare.
«Pero', questo non evita il fatto che amo i tuoi abbracci.» lo guardai cercando di fare gli occhi a cucciolo.
Lui cercando di sorridere, si avvicino' di nuovo alle mie braccia, e mi strinse, come se quella fosse l'ultima volta che mi vedesse.
«Su, questo caffè si fredda e io ho fame.» ridemmo e iniziammo a ingozzarci come maiali.
Quando se ve ando', rimanendo impeidi sull'uscio, gli sussurrai dopo un ultimo abbraccio che purtroppo, pero', non sarebbe mai stato tutto come prima, e lui, di risposta, sorrise, mimando un "lo so".
Un "Lo so" che non aveva voce di uscire.
Mi sentii una merda, ma era sicuramente la cosa migliore, no?
No?
Mha.

Quel pomeriggio quando anche Ed, mi rivolse uno sguardo triste sul portico, mi avvicinai a  lui.
«Ed, va tutto bene?»
«Alla grande. Tutto perfetto, Ginger, davvero» ma ovviamente,  non era così.
«Ed,» dissi con tono duro e deciso.
«Gin?» gli spunto' un sorriso', dalla seriosità di quell'istante, e anche io non riuscii a trattenermi.
«Dai dimmi che c'è, so che c'è qualcosa, e mi da fastidio che tu non voglia condividerla con me. Me la lego al dito, sai?» biascicai, guardandolo dritto negli occhi.
Il rosso scrollo' le spalle, e subito dopo, Vodka, ci raggiunse a passo lento. Accovacciandosi suoi piedi.
Gli accarezzammo la testa per un po', finchè Ed, non spiccico' la risposta che aspettavo. «Nulla, è che avvolte credo di illudermi troppo, sai?»
Sorrisi  «Finalmente ora posso consolarti io, evvai!»
Lui scosse la testa. «Nah, stai tranquilla. Ora vado. Sai, non riesco a evitare il fatto, gli abbracci di Regina sono i migliori.»
E detto questo, se ne ando'.
Lasciandomi spiazzata.
Mi misi a sedere sui gradini del portico, pensando al significato di quelle parole.
Che sensazione strana, porvavo in quel momento.
Scossi la testa, accarezzando qella di Vodka, giunti di nuovo fianco a me.
Insieme, in silenzio, oservammo la macchina di Ed, uscire dal vialetto, e in pochi secondi mi ritrovai sola, con le sue parole, uscite come lame taglianti dalla sua bocca...


Quella sera, prima di addormentarmi, lessi l'ultimo messaggio, arrivato qualche minuto prima.
Ed.
"Non puoi consolarmi, perchè, quello che mi fa star male sei te"
Sgranai gliocchi, restando intontita a fissare quelle parole.
Perchè?

" Sai, non riesco a evitare il fatto, gli abbracci di Regina sono i migliori."
Quelle parola riecheggiavano nella mia testa. Poi le collegai alla frase che quella mattina dissi a Chris: questo non evita il fatto che amo i tuoi abbracci.
Scattai in piedi, correndo nella stanza di Sally.
«Sally. Tu e Ed, avete origliato quello che ho detto con Chris, vero?»
«Origliare è una parola grande. Piuttosto ascoltare per caso, conversazioni che non riguardano noi. Ma per caso!»
Gettai gli occhi al cielo, e  le gettai il cellulare sulle ginocchia.
Dopo che lo lesse, mi guardo' sconcertata.
«Mmmm....ci sitmao cacciando in un brutto guaio. Un brutto guai, molto brutto.»








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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15

La mattina seguente mi recai immediatamente da Ed.
Avevo milioni di pensieri che girovagavano per la mia mente, creandomi una confusione assurda.
Dovevo chiarire assoutamente quella situazione.
La porta dell'appartamento, non era del tutto chiusa e potevo sentire al di la di essa, Ed che discuteva con Regina.
Per ripicca all'origiliata del rosso con me e Chris, mi misi ad ascoltare quello che dicevano.
«Regina, bisogna dirlo, capisci? Non puo' rimanere segreto»
«Amore, no! Rovinerà tutto, i miei progetti, la tua carriera.»
Di che cosa stavano parlando?
«Ascolta. Il mio lavoro potrà essere anche il piu' bello del mondo, ma io. Io voglio una moglie, e un figlio. Voglio poter essere un padre e saper crescere mio figlio»
Suo figlio?
«Quindi?» Regina balbettava.
«Semplicemente lo diremo, come minimo ai parenti e ai genitori.»
«E Ginger?»
«Non devi nemmeno pensare a lei, per me è solo una vecchia amica, non conta piu' nulla, okay?»
Quelle parole mi colpitono dritte al cuore come mille pugnali avvelenati.
Cosa?
«Va bene. Se facciamo una cena e invitiamo chi devono sape per annuciare la gravidanza?»
«Perfetto»
Il cuore mi batteva a mille.
Spalancai la porta velocemente, e senza badare a Regina, mi diressi verso il rosso, e lo colpii sulla guancia con tutta la mia forza.
Tutta quella froza tirata avanti da tutta la rabbia che avevo in circolo.
Quello stronzo.
«Nemmeno te, conti piu' nulla per me.» mivoltai verso la bionda «Congratulazioni per il bambino»
E dopo quell'affermazione, me ne andai, senza dire nulla piu'.
Le lacrime volevano fare di nuovo capolino, ma le ricacciai furiosamente indietro.
Perchè mai avrei dovuto piangere ancora?
Non sapevo fare altro, piangere e farmi consolar,e piangere e farmi consolare!
Scappai, non so dove.
Una macchina si accosto'.
Un uomo usci' dall'auto avvicinandosi a me.
«Sicura di non volere un po' di aiuto?»
Rimasi immobile per qualche attimo, poi corsi ad abbracciarlo.
«Scusa, papà»
«Scusa tu, Ginger. L'ultima volta che ho provato a parlarti mi sono fatto cacciare miseramente»
«Su questo ti do ragione. Ma ho bisogno di affetto', e di un padre. Cosa che mi è mancata per quasi tutta la mia vita»
«Potrami mai perdonarmi, Ginger?»
«Vedremo, nel frattempo portami da qualche parte che non sia qui. Ne discutiamo in macchina, ti va?»


Non sapevo se facevo bene a riallacciare i rapporti con mio padre, tutti i rapporti che stavo riallacciando erano andati  a puttane.
Ma avevo bisogno di qualcuno.
Avevo bisogno di una famiglia, e in quel periodo avrei lasciato un attimo alle spalle tutti i torti, anche se troppo grossi per essere dimenticatidel tutto.
«Perchè non rimani da me per un po', chiamo anche Luke, così chiariamo tante cose, non credi sia meglio? Una rimpatriata di famiglia!»
«Chiamiamo anche Jenn e Mamma...ah, no, aspetta. Sono morte.» quella risposta mi usci' tagliente anche se non volevo ferirlo.
Era piu' forte di me, almeno attribuirgli un po ' di colpa, a tutto. Anche se ingiustamente.
«Ginger..»
«Scusa. Comunque si, ma devo chiamare la mia coenquilina e andare a prendere un po' di vestiti e le mie cose. Papà, sappi solo che pero' io non ti potro' mai perdonare quello che è accaduto»
Lui sospiro' «Lo so, non me lo perdono nemmeno io, inutile pensare che lo farai tu. »
Annuii e tirai fuori dalla tasca il telefono.
Diciannove chiamate perse e sei messaggi.
Le chiamate tutte di Ed, quel lurido verme, i messaggi da Sally, dicevano tutti
"Ginger, chiamami, è importante, ti devo parlare!" o "Mio cugino ha fatto una cazzata, ti supplico di devo parlare. Non voleva dire quelle cose. Sa di merda, ti supplico chiamami".
La chiamai. «Sally»
«O dio santo, finalmente hai chiamato! Dove sei?»
«Da mio padre. Mi fermo da lui per un pochetto, Probabilemtne ci raggiungerà anche mio fratello. Ti volevo chiedere se ti andava di portarmi Vodka e qualche vestito se ti do l'indirizzo»
«Mmm» sospiro' «Va bene»

Un oretta e mezzo dopo, un auto si fermo' nel vialetto.
Sentii Vdoka abbaiare lievemente.
Sorrisi e uscii di casa correndo, e andando in contro al mio cucciolone.
Lo accarezzai per un po', aspettando che Sally  si avvicinasse.
Ma oltre a Sally, c'era anche Ed.
Alzai gliocchi al cielo.
«Vattene Ed, non conti nulla per me. Pensa al bambino, invece che a me. Non mi servi» biascicai, cercando di non guardarlo.
«Aspetta, ti supplico, parliamone.»
Scossi la testa. «Non c'è niente da parlare. Mi sono stufata di provarci Ed. Io mi sono rifidata di te, ma ovviamente ho fatto male. Resterai una parte importante del mio passato, ma stop. Addio,»
«Ma io quelle cose, le ho dette solo per tranquillizzare Regina.»
«E allora sei una persona falsa. Ed, non hoi oglia di parlarti. Basta. DI nuovo congratulazioni per il bambino.»
Non parlò piu', nemmeno Sally, che stranamente era stata silenziosa per tutto il tempo.
Presi la borsa che avevo preparato e l'abbracciai. «Tranquilla  Sally. Meno di una settimana e trono, okay?»
Lei annuì.

In quel momento, usci mio padre.
«Vincet» lo saluto' piatto il rosso.
«Ragazzo» sorrisie «E tu sei?
» chiese rivolto a Sally.
«La coenquilina di sua figlia, Sally, molto piacere»

Feci finire le presentazioni al più presto.
Vdoka mugolava dolorosamente, accaciandosi a terra.




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