Una Magica Dozzina

di Fantasia2000
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lacrime di dolore,lacrime di speranza ***
Capitolo 2: *** La Riunione ***
Capitolo 3: *** La Partenza ***
Capitolo 4: *** Un Nuovo Mondo ***
Capitolo 5: *** Lo Scherzo ***
Capitolo 6: *** La speranza e la stanchezza ***
Capitolo 7: *** Ti andrebbe una passeggiata, Hug? ***



Capitolo 1
*** Lacrime di dolore,lacrime di speranza ***


Una Magica Dozzina

Capitolo 1
Lacrime di dolore, lacrime di speranza
 
Ginny pensava, pensava a quello che le era successo negli ultimi anni.
Era una cosa rara, aveva sepolto quei ricordi molto in profondità già da tempo, non permetteva alle dolorose immagini di farla nuovamente sprofondare, se non per sé stessa (di cui non le importava più di tanto), almeno per loro.
Ma non poteva fare a meno, all’anniversario di quel giorno che le aveva distrutto la vita, permettere che quei ricordi riaffiorassero, che quegli occhi smeraldo la guardassero ciechi, privi di quel luccichio che,nonostante tutti gli orrori che avevano dovuto vedere, nonostante tutte le lacrime che avevano versato non se n’era mai andato, e là in quel maledetto giorno di sette anni prima si era spento come una candela, ma si erano spenti sereni,i suoi smeraldi,soddisfatti di aver compiuto la propria missione, di aver salvato tutti.
Ma non aveva pensato a lei Harry mentre lasciava questo mondo? Non aveva immaginato come senza di lui sarebbe crollata completamente?
Ginny si sentiva rotta, come un giocattolo che non può essere riparato, vuota, come se le fosse stato stappato il cuore in due, una parte era morta con Harry, l’altra si prendeva cura dei suoi angeli.
 
E una lacrima cadde sul pavimento, una lacrima di dolore.
 
Poi la sua mente si spostava alla sua famiglia sterminata, Luna, Neville, Remus, Dora, come poco prima della battaglia tutti l’avessero pregata che,se non fossero sopravvissuti ci avrebbe pensato lei ai loro bambini, che gli avrebbe voluto bene, che gli avrebbe ricordato che i loro genitori erano morti per una giusta causa, per procurargli un futuro migliore, come lei dopo aver giurato pregasse Harry di restare, di non combattere,di quanta determinazione c’era in quegli smeraldi quando si avviava per il suo ultimo compito, e poi …o le si stringeva il cuore al sol ricordo l’attacco ai bambini!
Quelle serpi erano strisciate nelle loro culle, Voldemort in persona aveva scagliato l’Anatema sulle sue creature! Ma miracolosamente i suoi bambini non erano morti, anzi da quel momento la loro potenza magica era cento volte superiore a quella di un normale bambino magico! Nessuno sapeva come avevano fatto,sicuramente non era lo stesso che con Harry, Voldemort non era né morto, né aveva perso un pezzo di anima, e Ginny non si era sacrificata per loro,intendiamoci, non che non l’avrebbe fatto se avesse potuto, ma era stata pietrificata, aveva lottato, si, ma cosa può una ventiquattrenne incinta contro il Signore Oscuro? E poi quegli occhi si riaffacciavano nella sua mente, così maledettamente spenti.
E Ginny non aveva il coraggio di aprire gli occhi e vedere la cucina che un tempo era appartenuta alla famiglia Black, non aveva la forza di alzarsi, preparare la colazione, chiamare i suoi bambini e fingere che andasse tutto bene, semplicemente restava lì, in un angolo di fianco alla dispensa,immobile ad occhi chiusi, da cui sgorgavano ormai liberamente le lacrime.
Sì, si disse, quello che era successo era orrendo, quando aveva pensato di stare tranquilla, quando si era formata una famiglia (anche se un po’ in anticipo), quando si era trovata un lavoro (anche se per poco, prima che il Ministero cadesse nelle sue mani), insomma quando era felice quella battaglia era sopraggiunta, e lei l’aveva pure accolta come una bella notizia! Come un modo per scongiurare anche l’ultimo ostacolo per una vita serena: Voldemort, che in effetti era stato sconfitto, ma a quale prezzo!
Era rimasta sola, tutti coloro a cui voleva bene erano morti, perfino Draco e Astoria, le spie dell’Ordine, non erano state risparmiati, così lei quando era corsa nella Sala Grande, troppo preoccupata per restare ferma, lasciati i bambini in mani sicure, aveva appena fatto in tempo a vedere Harry cadere nello stesso istante di Voldemort che aveva visto altri visi conosciuti inespressivi, altri occhi vitrei, altri corpi esangui, era stata paralizzata dalla paura, incapace di esprimere il suo dolore in un grido o in delle lacrime, troppo riduttivi.
Ma avevano vinto, il potere era tornato nella mani del Ministero guidato da Kingsley, finalmente il mondo era in pace, le avevano detto, ora lei e i piccoli potevano stare tranquilli, ma lei non gli aveva dato ascolto, aveva fatto una promessa e intendeva mantenerla, così si era trasferita a Grimmauld Place e aveva rafforzato le misure di difesa, certo non li aveva fatti crescere in una bolla, i bambini erano cresciuti tra partite di Quiddich, gite al mare e anche qualche coetaneo babbano (sempre attenti a non farsi sfuggire nulla sulla parolina con la”m”), sì i suoi figli erano davvero fantastici,non le importava se non erano tutti figli suoi, aveva insegnato loro il coraggio, la giustizia , l’onestà e gli aveva raccontato, come promesso, che i loro genitori erano morti da eroi.
Poi la notte, se non riusciva a dormire o se era tormentata dagli incubi, si ripeteva i loro nomi come un mantra, a volte arricchiti da caratteristiche: Ted Lupin, secondo anno ad Hogwarts, Grifondoro naturalmente, metamorfomagus, solitamente aveva i capelli blu e gli occhi miele del padre,ma bastava un’emozione forte che i capelli gli diventavano di mille colori, intelligente e riservato, essendo il più grande era quello a cui i suoi “fratelli” si erano sempre rivolti come supporto; Victorie Weasley, Veela fino alla punta dei capelli, al suo primo anno, appena concluso (visto che la Grande Battaglia si era svolta l’ultimo giorno di scuola, la preside McGranitt aveva fatto partire i ragazzi con un paio di giorni di anticipo per rispetto alle vittime del massacro) aveva riscosso un certo successo nella popolazione maschile; James Sirius Potter, dieci anni, la fotocopia del nonno dagli occhi nocciola ai capelli sbarazzini, malandrino quanto i suoi omonimi, sempre a rincorrere quel maledetto boccino con Al ; Fred e George Weasley i cui padri avevano trovato divertente dare ai rispettivi figli il nome del gemello (peccato che Katie e Angelina non la pensassero allo stesso modo) e, visto che entrambi erano uguali ai padri sembravano anche loro gemelli, avevano le mazze da battitori in mano da quando erano nati, sempre a confabulare con James, cugino e coetaneo, una ne combinavano e mille ne pensavano! Poi c’era Albus Regulus Potter, furbo come il nonno e intelligente come la nonna, un po’ tiranneggiato dal fratello e iperprotettivo con la sorella (come James d’altronde), era il miglior amico di Scorpius Malfoy, nove anni come lui, capelli biondi ma più tendenti al giallo del padre e occhi più verso l’azzurro, era un poco scostante all’inizio, ma avrebbe fatto qualsiasi cosa per un amico e già dalla sua tenera età manifestava un certo interesse per Rose Weasley, con il cervello della madre, l’umorismo del padre e una testa rossa come ogni Weasley che si rispetti (Ginny si divertiva un mondo a pensare a come i loro padri avrebbero reagito alla scoperta, poi il ricordo che non avrebbero mai potuto saperlo la faceva nuovamente sprofondare);Hugo Weasley, amante del cibo come il padre, nonostante avesse solo sette anni, un promettente portiere, e sembrava che i geni dei guai fossero passati anche a lui dal magico trio, perciò era sempre a combinare marachelle con Lorcan e Lysander Paciock, biondissimi e con la testa fra le nuvole della madre, occhi di cielo e un gran coraggio del padre, battitori; poi c’era Lily, Lily Luna Potter, la piccolina era nata appena una settimana dopo lo scontro, perciò non aveva mai neanche visto il padre e i Weasley né loro avevano visto lei prima di morire, e Ginny sapeva che ci stava male, quando a scuola (tutti i piccoli abitanti di Grimmuld Place frequentavano o avevano frequentato la Scuola Elementare Per Piccoli Maghi, in cui non si imparavano magie, ma si tenevano solo i bambini a imparare tutto ciò che si impara in una elementare babbana, solo che loro erano maghi!) le avevano fatto fare un tema su ciò che lei più desiderava e lei aveva sperato di incontrare almeno una volta suo padre.
 
Un canto arcano la fece riscuotere, un grosso uccello rosso fuoco era appoggiato sul tavolo della cucina e cercava di attirare la sua attenzione su una busta poggiata davanti alle sue zampe.
Ginny si alzò, si asciugò il viso e si diresse verso quella che, ormai ne era certa, era una fenice, ella le permise di accarezzarle la testa e poi volò via lasciando un caldo rassicurante nella grande cucina; Ginny rimase a guardare il punto del cielo in cui era diventata sempre più piccola fino a sparire, per un po’, poi si ricordò della lettera e si concentrò su quella: era in una grande busta gialla, era priva sia di mittente sia di destinatario e recava il sigillo di Hogwarts su della ceralacca rossa, questo la incuriosì maggiormante: se la McGranitt le aveva spedito una lettera perchè non mettere il mittente?E soprattutto perché farla recapitare da una fenice? Intuendo che sarebbe stata una cosa preoccupante,  Ginny prese un bicchiere d’acqua e ne bevve un sorso, poi tornò a fronteggiare la lettera e l’aprì:
 
Cara Ginevra,
Sono Albus Silente, e sì lo so che sono morto, so che sei diffidente ma devi credermi, dico la verità, per quanto questa ti possa sembrare incredibile ti prego di leggere tutta la lettera, è di vitale importanza, in quanto al  modo in cui sono riuscito a contattarti  Fanny mi è stata di grande aiuto, le fenici hanno poteri grandi e inesplorati, la mia è riuscita persino ad oltrepassare la barriera che divide vivi e morti per permettermi di recapitarti questa missiva, in ogni caso ti ho scritto per farti una proposta:
Esistono diversi universi, differenti da questo ma paralleli, in uno di questi la Guerra iperversa ancora, ma  Harry, i suoi genitori e tutti i genitori dei bambini sono vivi ma dilaniati dalla vostra mancanza poiché voi siete morti nello stesso giorno in cui voi siete morti in questo universo, ora,io posso aprire un passaggio tra questi due universi per permetterti di oltrepassarlo, dove troverai una camera blindata alla Gringott a nome de “la dozzina”, appena ne chiederà ti apriranno, in caso tu accetti, trovati al binario nove e tre quarti oggi alle undici
Con la speranza di averti alleggerito il cuore
Albus Percival Wulfric Braian Silente
 

E una lacrima cadde sul pavimento, una lacrima di speranza.
 
 
 
 

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Capitolo 2
*** La Riunione ***


Una Magica Dozzina

Capitolo 2
La Riunione

Albus si era alzato presto quella mattina, appena sveglio era entusiastico, impellente di passare un’altra giornata estiva a giocare come ogni bambino di mattina, poi aveva ricordato, quello non era un altro giorno felice nell’innocenza infantile, quello era il giorno, il giorno dell’anniversario, quel giorno racchiudeva il motivo per cui,quando era piccolo, la mamma piangeva, ma ora le lacrime erano limitate a quel giorno, Al sapeva che le costava molto, che lo faceva per loro, che lei avrebbe voluto piangere sempre, ma era forte la sua mamma, Al ne era cosciente.

Quel giorno sarebbero andati a trovare il papà, i nonni Potter, i nonni Weasley, zio Ron, zia Mione, zio Fred, zia Katie, zio George, zia Angelina, e… bè tutti gli altri, sarebbero passati da un cimitero all’altro osservando le lastre di marmo bianco, tutto ciò che era rimasto della loro famiglia, osservando altri occhi velati da lacrime, era morta molta gente quel giorno, o sguardi compassionevoli, sembrava che tutti pensassero che loro necessitavano di compassione, ma loro non la volevano, la compassione non aveva mai migliorato niente, era inutile, come le lacrime.
Così andò nella camera di Scorp per stargli vicino poi sarebbero andati da Ted, era una specie di tradizione: il primo anniversario tutti (o almeno tutti quelli che sapevano camminare) si erano diretti nella stanza del più grande consapevoli che Ginny piangeva di sotto o nella sua stanza e che volesse stare da sola, e, col tempo, avevano continuato a farlo.

Al aprì la porta della stanza di Scorpius, l’amico era stato mattiniero quanto se non più di lui, l’ultimo dei Malfoy stava rannicchiato sulla sua poltrona di pelle nera rivolta verso la finestra, guardando l’alba senza vederla, Albus si avvicinò a lui e gli mise una mano sulla spalla, l’amico girò e lo guardò con gli occhi grigi ereditati dai Black ricolmi di tristezza, incredibilmente spenti –Albus, voglio un tuo parere…–disse con voce roca di chi ha appena pianto, Al si limitò ad annuire –… secondo te stò tradendo i miei genitori? Sto tradendo ciò in cui credevano? E…secondo te…– disse con un po’ di esitazione –…non li stò rendendo fieri?–
Ad Al si strinse il cuore, si vedeva che per confessargli quel timore gli ci era voluta molta determinazione, di solito tutte le paure e le preoccupazione le raccontavano in camera di Teddy, erano così uniti in quel dolore che nessuno, nemmeno James, si sarebbe permesso di prendere in giro un alto, per quanto una considerazione potesse essere stupida, ma quella non lo era, si capiva che era un’idea che gli ronzava in testa da un po’, Al si rallegrò del fatto che l’amico si fosse confidato con lui, così si affrettò a rispondere : –Ma cosa dici Scorp!I tuoi genitori sarebbero fierissimi di te! E sicuramente non stai tradendo i loro ideali, loro sono morti per questi!– –Sì, ma loro prima erano M…– provò a dire il biondino, ma il piccolo Potter lo bloccò –Non provare a dire che prima i tuoi erano Mangiamorte Malfoy o giuro che ti affatturo! Tu non potresti seguire di più gli ideali che i tuoi genitori volevano che tu seguissi, non quelli che gli avevano inculcato i loro genitori in cui non credevano veramente, ma quelli più giusti, gli ideali con cui avrebbero voluto crescere loro figlio, perciò non ti azzardare mai più Scorpius Hiperion Malfoy a dire che stai tradendo i tuoi genitori perché sai benissimo che non è vero!– finì con veemenza il bambino, in fondo era sempre un Potter! Il Malfoy sembrò un po’ rincuorato dalle parole del moretto il quale continuò con più dolcezza –Dai andiamo da Teddy che saremo gli ultimi– così i due bambini si affrettarono verso la stanza di colui che consideravano un fratellone.

Dietro la porta si sentivano delle voci sommesse, bussarono una dozzina di volte (così avevano deciso) per poi vedere la porta aperta da un ragazzino sui dodici anni e dai capelli, solitamente di un blu elettrico, neri che rivolse loro un sorriso gentile –Entrate ragazzi– li invitò Ted, i bambini non se lo fecero ripetere due volte e lo sorpassarono, nella camera sembrava essersi trasferita una classe della elementari, seppur mal assortita, ma l’età era quella.

Il moro andò subito ad affiancare la sorellina dai capelli rossi, già sostenuta dall’altro fratello, quasi identico al primo se non per il colore degli occhi e qualche centimetro in altezza, la piccola Lily aveva gli occhi arrossati, come quasi tutti nella stanza, c’era chi, come Teddy, si faceva forza per gli atri, e chi, come Hugo, piangeva senza ritegno, il fatto che gli occhi di Lily, identici a quelli della madre, non strabordassero era un’ulteriore dimostrazione che era degna della sua omonima: per risparmiare ai fratelli ancora più dolore nel vederla piangere lottava con le lacrime che, prepotenti, si battevano per uscire.

–Allora– esordì Teddy poco dopo –Come state?– chiese rivolto a tutti, all’inizio erano tutti troppo occupati a cercare un modo per esternare tutti quei sentimenti con una frase di senso compiuto, poi Victorie parlò:–Svuotata, è come se mi mancasse sempre un pezzo, certo abbiamo zia Ginny, ma vorrei tantoconoscere mia madre, capite?– sì, capivano, perché benché zia Ginny fosse fantastica, li trattasse tutti allo stesso modo, non privilegiasse assolutamente i figli e nonostante desse loro l’amore e l’affetto di una madre non era loro madre,almeno non di tutti (–Se no batterebbe pure nonna Molly!– scherzava James) e loro lo sapevano, e lo sapeva anche lei, che non avrebbe mai potuto sostituirsi alle loro madri.

–Già, ma a me manca anche papà, sapete avrei voluto vedere come lui e zio George con un sola battuta facevano ridere tutti i Weasley– esalò George con un mezzo sorriso, subito seguito a ruota dal cugino Fred che disse –Ci avrebbero insegnato come diventare dei combinaguai coi fiocchi, subito sgridati dalla mamma e zia Katie che gliele avrebbero date, forse anche zia Mione– un sospiro passò tra i piccoli
–Pensate come zia Luna ci avrebbe di Navilli e Goraspritti e altre sciocchezze simili– disse Rosie guadagnandosi un’occhiataccia dai due Paciock –Per tua informazione– ribatti gelido Lysander –Si dice Nargilli e i Gorgosprizzi ed esistono veramente– –Non te la prendere Lys, un Gorgosprizzo deve averle confuso le idee, sai che vogliono che nessuno sappia della loro esistenza– gli disse pacato Lorcan, Rosie stava per ribattere ma fu fermata da Victorie che le fece “no” con la testa.

Dopo un p di tempo in cui tutti pensavano Lily disse:–Ragazzi, io vorrei tanto aver conosciuto papà, voi tutti avete visto almeno una volta i vostri o loro hanno visto voi, in ogni caso siete certi che loro avranno pensato ai vostri volti mentre combattevano, mentre morivano e ora vi stanno vegliando, mentre il mio… non ha mai neanche visto neanche visto una foto, mentre io ho visto solo foto…– Al non potè fare altro che abbracciarla e dirle –Sono sicuro che papà sta vegliando su di te Lils–.

Un po’ di facce la guardarono stupite, Lily era sempre così solare, divertente, gentile, altruista e soprattutto cercava sempre di non far trasparire emozione negative per non far preoccupare gli altri che raramente esernave il suo dolore, che bruciava forte quanto il loro –Lily, lo sai che sei nata dopo…– provò a dire James, Al si battè una mano un faccia mentalmente, ma suo fratello non stava mai zitto? –Sì, James lo so, ma non posso fare a meno di sognarlo…– rispose la rossa; –Io li ho conosciuti Lils, e ti posso assicurare che erano le persone più buone e altruiste del mondo, ero piuttosto piccolo ma mi ricordo benissimo quanto amore c’era intorno a loro quando facevano una riunione di famiglia– Teddy, tutti lo invidiavano perché lui, essendo nato prima, era potuto crescere con la sua famiglia fino a cinque anni, ma sapevano anche che era una maledizione, perché lui ricordava, a lui i genitori erano stati stappati, gli altri erano semplicemente cresciuti senza o li ricordavano appena.

Poi Teddy guardò l’ora e sussultò, benché fosse ancora presto e di certo Ginny non li avrebbe chiamati a quell’ora, si sentì lo stesso in dovere di dire:–Ragazzi, oggi cercate di non sembrare tristi, e lo so, lo so che lo siete, ma dobbiamo essere forti per Ginny, sapete che lei soffre molto più di noi anche se non lo dà a vedere– tutti annuirono, sapevano del dolore della signora Potter.

–Potremmo giocare a Quidditch!– propose James, tutti i bambini erano giocatori provetti essendosi allenati praticamente come una squadra da quando erano nati –Tu pensi solo al Quidditch Jemie!Sono le sei di mattina! Non credo sia l’ora giusta per…– provò a dire Victorie –Qualsiasi ora è giusta per il Quidditch!–ribatté Albus –Giusto!Dov’è la mia scopa?–gli diede manforte James –E la mia adorata Pluffa?– continuò Lily, Ted provò a intervenire:–Ragazzi non possiamo giocare a Quidditch adesso, benché non veda l’ora di parare qualche vostro pietoso tiro, non credo sia il modo migliore per svegliare Ginny… ­–Ma dai Teddy, probabilmente la mamma non ha chiuso occhio stanotte, facci giocare!–lo pregò James con il labbruccio –I Potter e il Quidditch, siete una cosa sola! Penso che un giorno dovremo andare al matrimonio di Jam, Al, Lils e delle loro adorate scope!– rise Rose, un –Hey!– indignato venne dalle bocche dei piccoli Potter citati.

Improvvisamente ci fu un rumore di vetri rotti e la voce di Ginny che gridava un’angosciato: –Bambini!–, i piccoli si guardarono negli occhi, un solo sentimento si leggeva in essi: angoscia.







FANNY’S SPACE Allora ragazzi, qui fanno la loro comparsa i bambini e li vediamo un po’ più da vicino, ok qui sono un po’ tristi ma comprendeteli! È l’ anniversario della morte dei loro genitori! È come Halloween per Harry!Piuttosto come vi sono parsi? Li ho fatti troppo lagnosi? Troppo piccoli? Troppo … troppi? Se avete qualche consiglio non esitate a parlarmene, state che non me la prenderò. Prima di tutto metto subito in chiaro due cosa che mi hanno fatto notare: il fratello e la sorella di Victorie, Louis e Dominique, non esistono, primo perch sarebbero stati molto marginali poiché vorrei soffemarmi un po’ su tutti, secondo perchè non sarebbero stati 12 ma 14 e poi perchè quella povera donna non può crescere due squadre di Quidditch! In secondo luogo il nome di Al, so che sicuramente avrete tutti notato che nel primo capitolo l’ho chiamato Albus Regulus e non Albus Severus, ma aspettate prima di pestarmi a sangue! Difatti il piccolo Potter nella mia versione è nato prima della Grande Battaglia, che è stata posticipata, Severus è perciò restato ancora un po’ a fare “il cattivone” e pertanto Harry & co. non avrebbero mai dato al proprio figlio il nome dell’assassino dell’amato preside, pertanto gli hanno dato quello di un altro Mangiamorte pentito, Regulus, personaggio che adoro, poi scusate se lo dico ma io Piton non riesco proprio a perdonarlo! Insomma, ama Lily, vuole difendere suo figlio, fa mille sacrifici per lui poi lo tratta (mi si permetta il termine) di m***a!!! Lo so, lo so che odiava suo padre, che aveva un carattere riservato che non esternava il proprio affetto, ma diamine non riesco a sopportarlo!Avete notato che nella prima parte del capitolo diceva che “le lcrime sono inutili”? Ecco non è per dipingerlo come un perfetto Serpeverde, è perché ha passato tutta la vita a piangere e vedere tutti i suoi cari piangere e non ha mai portato a niente così è un po’ sfiduciato.
In ogni caso, avete notato gli occhi da Black di Scorp?(a cui progettavo anche di cambiare nome, ci sono tante belle costellazioni e tu scegli la più schifosa, ma avrebbe creato troppa confusione)

Spero tanto che voi leggiate questa nota perchè io di solito non lo faccio e mi perdo un sacco di spiegazioni Recensite numerosi, mi farebbe molto piacere Buon San Geminiano*
Fanny

*il patrono della mia città la cui festa è il 31 Gennaio, anche patrono della nebbia come se qui non ne avessimo abbastanza.

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Capitolo 3
*** La Partenza ***


Una Magica Dozzina

Capitolo 3
La Partenza


Ventiquattro piedi corsero verso la cucina di Grimmuld Place, quando vi arrivarono videro una Ginny con lo stupore dipinto in volto e un bicchiere infranto che riversava la propria acqua ai suoi piedi.
–Mamma che è successo? Ci siamo spaventati a morte!–chiese James col respiro affannoso –Non ti preoccupare Jamie, non è sucesso niente, sono solo stata presa di sorpresa, tutto qui– cercò di calmarlo la madre ­– Ma allora perché ci hai chiamato? Brutte notizie? C’entra quella lettera?– chiese Al, era sempre stato il più perspicace, si ritrovò a pensare la madre, il suo Albus si era proprio guadagnato il suo nome; intanto tutti i bambini si girarono verso la grossa busta che la signora Potter stringeva fra le mani –Calmi ragazzi, intanto ripuliamo questo macello– e con un colpo di bacchetta l’acqua sparì e il bicchiere tornò sul tavolo intatto–Poi spostiamoci in salotto, vi devo spiegare una cosa.–

Quattro Potter, quattro Weasley, due Paciock, un Malfoy e un Lupin si diressero verso l’ampio salotto un tempo arredato cupamente di nero e verde e ora rivestito da un tenue turchese, i dodici si sedettero, chi sul grande divano, chi su uno più piccolo e Ginny sulla poltrona rossa che dava le spalle alla finestra.

–Allora– esordì– oggi mi è arrivata una missiva, è a dir poco incredibile perciò ve la mostro direttamente, cosi che possiate leggerla voi stessi, uno alla volta!– ordinò vedendo una decina di mani che cercavano di prendere il foglio, così i piccoli se la “passarono” a modo loro: quando uno finiva di leggere rimaneva immobile a guardare un punto fisso così gli altri, impazienti, gliela strappavano di mano, infine Ginny si ritrovò in una stanza con statue di bambini shockati.

Il primo a riscuotersi fu Hugo che aveva appena finito di leggere, non senza una certa difficoltà –M-ma zia, t-tu hai sempre d-detto che è impottibile c-che noi pottiamo conottere la mamma, il papà o i Weadley– disse balbettando per lo shock, Rose non gli corresse neppure la tremenda grammatica: brutto segno; così Ginny si affrettò a chiarire –Penso tu abbia frainteso Hug, noi andremo in un altro universo dove ci sono le stesse persone ma le cose sono un po’ cambiate: i vostri genitori non sono morti ma la guerra c’è ancora, lo capite questo?– –Sì zia, ma quindi ci andremo? Andremo a Kings Cross?– chiese Victorie –Non lo sò amore, non vi voglio trascinare nella guerra, voi non c’eravate ma era davvero terribile, e se vi succedesse qualcosa… o mio Dio non riuscirei mai a perdonarmelo!– –Ma mamma! Noi vogliamo conoscere i nostri genitori! Bruciamo dal desiderio! E so che lo vorresti tantissimo anche tu!– protestò Al, Ginny la guardò esitante… certo quella era un’occasione unica… quanto aveva sperato in un’opportunità simile?Ma se hai bambini fosse successo qualcosa? Se al prossimo anniversario avrebbe scongiurato le fredde lastre di marmo con incisi i nomi dei suoi cari di perdonarla per non aver protetto i loro piccoli come nel loro ultimo desiderio? Ma se… forse… se tutto fosse andato per il verso giusto… ma era insensato quel minuscolo barlume di speranza non valeva la loro incolumità …
–Va bene, andremo!– i bambini la guardarono adoranti­ –ma non potrete vedere i subito vostri genitori–il loro sorriso si spense ed erano sul punto di obbiettare ma Ginny li precedette–è necessario! Voi potrete guardarli da lontano, magari scambiarci un paio di parole dopo che vi avrò trasfigurati… ma non potete farvi riconoscere, immaginate se ora si spalancasse la porta e entrassero persone che pensavate morte e sepolte, vi fidereste?O pensereste che è un trucco?– molte testine fecero ‘no’ con la testa ma Fred ribattè –Ma siamo piccoli!Siamo dei bambini!Siamo… siamo i loro figli!–Ginny fece un sorriso amaro–Dici questo perché non hai vissuto in guerra Fred, lì nessuno si fida, chiunque potrebbe essere il nemico: colui che ti cammina accanto, il tuo vicino di casa, il tuo migliore amico… magari non consapevoli, magari incantati ma comunque dei nemici, quindi sì Fred dubiterebbero di noi, perciò o mi ascoltate o non lo faremo!– i bambini ammutolirono –Bene, dobbiamo preparare i bauli, Ted, Vicky, voi userete quelli di Hogwarts -grattando via il nome naturalmente- mentre agli altri ne comprerò di nuovi, nei bauli dovrete mettere solo cose a cui tenete molto o indispensabili, e sì James vi rimpicciolirò il materiale da Quiddich per farlo entrare nei bauli– aggiunse vedendo il primogenito in procinto di parlare –dei vestiti mi occupo io, intanto voi riflettete su ciò che volete portare anche foto se volete…– –Ginny, possiamo portare le nostre puffole, vero?– chiese incerto Lys –Certo ragazzi, potete portare tutti, anzi chiamateli: mi sembra che quei dormiglioni abbiano dormito abbastanza– rispose la rossa pentendosene immediatamente: dodici voci spacca-timpani turbarono la non-così-tanto-quieta-casa scatenando una mandria di animali mal assortiti che si gettò sui bambini –Sirius! Togli la tua lingua dalla mia faccia!!!– disse un James sormontato da un enorme cane nero che lo spalmava sul pavimento –Regulus è molto più educato!– gli rinfacciò Al comodamente seduto con il gatto nero dagli occhi grigi acciambellato sulle sue gambe –Edwige è una vera signorina– continuò Lily con la candida civetta su una spalla, che, essendo più grande di lei faceva uno strano effetto –Bè i cani sono i più esuberanti, anche se devo ammettere che Remus è molto più contenuto– ribatté Teddy, il quale era sì spalmeto a terra anche lui, ma almeno il grande lupo bianco-grigio non gli stava facendo la doccia!–Insomma siete tutti convinti a demoralizzare Sir? Dimostra solo il suo affetto!– lo difese James –Anche Neville dimostra il suo affetto, mi si getta addosso!– replicò Lorcan, ferito dalla poca considerazione che la piccola palla di pelo nera che gli dava della testate riscuoteva, parecchi sguardi scettici lo raggiunsero –Lascia perdere Lor, non considerano le puffole solo perché sono piccole e soffici, solo non capiscono perché Luna non riesce a beccarmi!– aggiunse Lys intorno al quale una puffola bianca estremamente distratta cercava a sua volta di dargli delle testate –Ci credo!Se guarda sempre per aria non ti beccherà mai!– rispose Rose, il piccolo Paciock stava per risponderle sdegnato quando Ginny, spazientita gridò in perfetto stile Molly Weasley:–Ora basta!Dobbiamo essere alla stazione per le 11! Filate subito a fare i bagagli!Mettete gli animali in gabbia o al collare, ci metteremo una vita!Su!– i piccoli schizzarono verso le rispettive camere.


*
Una gran quantità di bambini accompagnati da una donna dai lunghi capelli rosso fuoco camminavano per Kings Cross con altrettanti grossi bauli, i frequentatori della stazione, da quelli occasionali ai pendolari, li guardavano incuriositi, i più pensavano che, nonostante le età fossero così diverse, fossero una classe in gita o mandati ad un qualche collegio fuori città, ma a quelli più curiosi rimaneva la pulce nell’orecchio. I diretti interessati parlottavano animatamente tra i binari nove e dieci:
–Non lo so ragazzi, mi sembra così pericoloso…–
–Ne abbiamo già parlato: noi vogliamo conoscere i nostri genitori!–
–Sta attenta Rose, urli troppo!Ti capisco zia, sei preoccupata, ma ci devi capirci!Non possiamo sprecare questa possibilità!– Ginny la guardò ancora indecisa, così indecisa!
–Hai ragione Vicky, benché sia pericolosa so che è la cosa giusta da fare…– Ginny guardò con apprensione quell’apparentemente solido muro di pietra che aveva oltrepassato tante volte: da Primina con il piccolo diario nero stretto al petto, poi durante tutti i dolci anni ad Hogwarts, con Teddy per accompagnarlo nella sua nuova avventura, proprio lì davanti a quell’apparentemente solido muro di pietra aveva per la prima volta incontrato gli occhi smeraldini di Harry che ora poteva vedere sul figlio Albus. Già Harry…
Raccolse intorno a sé le dodici creature che aveva giurato di proteggere guardando nei loro occhi e vedendo una scintilla d’eccitazione attraversarli –Ok, ora prendete i bauli, le gabbie o i collari, non vogliamo lasciare indietro nessuno, e prendetemi per meno, o per un braccio o qualsiasi altra cosa riusciate a raggiungere– controllò ripetute volte che tutti la tenevano e che nessuno fosse lasciato indietro, e finalmente quando fu sicura disse:–Quando ve lo dirò andremo tutti di corsa verso il muro, tranquilli lo oltrepassaremo, e che nessuno si azzardi a lasciarmi!– finì apprensiva, chiuse gli occhi, prese un paio di profondi respiri, poi li riapri e quasi urlò –Ora!–.

Cominciarono a correre e quando consumarono la poca distanza che li separava dal muro incantato e lo oltre passarono una potentissima luce bianca li investì, il bianco era assoluto, ricopriva ogni cosa, la luce sembrava viva, come se avesse mobilità propria, la loro vista era annullata in tutto quel candore ma a rassicurarli c’era il contatto tattile con gli altri, non seppero dire se durò delle ore dei minuti o solo pochi secondi, fatto sta’ che dopo un po’ cominciarono a delinearsi i contorni di una piccola stradina…



FANNY’S SPACE Allora? Che ne dite? Vi sono piaciuti gli animali della nostra dolcissima New G.? Naturalmente come ogni Potter che si rispetti hanno dei nomi da necrologio (come non mancherà di far notare James in futuro), ma hey! Sono dei piccoli orfani depressi, che ci vuoi fare… Inoltre vi devo dare una cattiva notizia, anche se non sono sicura dispiacerà a molti, visto e considerato che ho a malapena 4 recensioni una delle quali fatta da una mia amica che ha bellamente ignorato la parte “dire cosa penso di ciò che hai scritto”, infatti vi devo informare che non sarò così veloce ad aggiornare poiché non ho un programma già ideato ma solo pensato ad alcune scene, perciò scoprirò con voi ciò che farà la nostra dozzina. Vi sembra che dia poca importanza ad alcuni personaggi? Certo dovete capire che con così tante persone è difficile occuparsi di tutte, ma io ho cercato di coinvolgere tutti… certo se avete dei consigli non esitate a dirmeli, sapete è la mia prima fic.
Sono piuttosto incerta sul mio stile di scrittura e faccio davvero a botte col computer causando i più svariati errori di stampa (come quello dello scorso capitolo), se qualcuno di voi fosse così gentile da darmi consigli utili lo apprezzerei molto, e se chiunque volesse lasciarmi una recensione, anche di poche righe, ne sarei immensamente grata.
La vostra
Fanny

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Capitolo 4
*** Un Nuovo Mondo ***


Una Magica Dozzina

Capitolo 4
Un Nuovo Mondo

Ginny era confusa, continuava a strizzare gli occhi per cercare di eliminare la macchia luminosa che le impediva di vedere, anche se l'accecante luce di poco prima era sparita. Intorno a lei sentiva piccoli gemiti dovuti alla caduta indesiderata; perlomeno i piccoli stavano bene.
Lentamente riprese il controllo visivo e finalmente riuscì a distinguere una stradina secondaria sconosciuta. Si chiese se per caso fosse finita nella Londra babbana, quando distinse il rumoroso mucchio di bagagli, piume, pelo e vestiti che erano i bambini.

–Hai Vic! Quello è il mio stomaco!– –Togletemi questo ammasso di piume dalla faccia!– –Fred, mi stai tirando i capelli!– – Lascia andare la mia gamba Malfoy!– e infine ci fu un'imprecazione –James Sirius Potter chi ti ha insegnato ad esprimerti in simili termini?Non sei mica uno scaricatore di porto!–lo sgridò la madre prendendolo per un orecchio, James era un ragazzo coraggioso, ma a vedere la furia della signora Potter ebbe il forte desiderio di sprofondare nel cemento su cui poggiava i piedi e rimanerci per qualche ora –Insomma, usa un linguaggio più adeguato James, ora abbiamo cose più importanti a cui pensare!– e con questo la signora Potter si guardò intorno più attentamente: era in un vicolo, come già appurato in precedenza, secondario a cui non si affacciava nessuna finestra, perciò con un pò di fortuna non li aveva notati nessuno, dei bidoni della spazzatura lerci giacevano a qualche metro di distanza, e il contenuto di uno di essi si riversava sulla strada, Ginny lo osservò attentamente: provette rotte, strane polverine e liquidi dalle particolari colorazioni, ora ne era certa: non era nella Londra babbana, si trovava sicuramente in una zona molto urbanizzata, ma i muri erano di mattoni rossi, vecchio stile, certo poteva trovarsi in un vecchio quartiere, ma i resti di un esperimento pozionistico con pessimi risultati non lasciavano posto a dubbi: era a Diagon Alley.

Prese la bacchetta e cambiò i propri tratti rendendoli vagamente simili a quelli di Lily Potter e tinse i capelli neri e gli occhi azzurri, raccolse le piccole pesti intorno a se e ripeté il trattamento (non poteva certo disilluderli rischiando che qualcuno ci sbattesse contro), i capelli neri e gli occhi azzurri, così li avrebbero creduti cugini (la maggior parte lo era veramente) o comunque parenti, certo avrebbero attirato comunque l'attenzione così tanti bambini tutti insieme, ma in fondo erano sempre in estate e, sempre che il tempo non fosse variato, per di più un Giovedì mattina, così c'erano davvero poche probabilità.

Quella che un tempo era la piccola di casa Weasley si affacciò sulla strada: aveva ragione, davanti a lei si stagliava una Diagon Alley semi-deserta, con solo piccoli gruppetti di maghi che procedevano spediti, a testa bassa e i ranghi serrati con qualche Auror che controllava la situazione, a Ginny ricordò l'estate prima del suo quinto anno, quando era andata a prendere il materiale per Hogwats e Diagon Alley sembrava il fantasma di se stessa, ma lei sapeva che poteva ribaltare le cose, avrebbe riportato in vita Diagon Alley, avrebbe posto fine alla guerra.

La dozzina, ovviamente campeggiata dalla signora Potter, si diresse alla Gringott, dopotutto se dovevano restare lì sarebbero serviti dei soldi, Ginny aveva pensato anche a questo: aveva preso dalla sua Gringott una borsa a cui era stato applicato un Incantesimo Estensivo Irriconoscibile molto potente grazie al quale non aveva fondo nè peso e, con l'aiuto dei folletti, vi aveva versato tutto il contenuto delle camere blindate, e diciamocelo, la fortuna dei Potter, unita a quella dei Black, quella dei Malfoy e il gruzzoletto dei sette Weasley formavano una bella sommetta –Mi scusi?– il folletto a cui si era rivolta alzò lentamente la testa dalla pergamena su cui stava scrivendo –Desidera?– chiese –Vorrei aprire un nuovo conto qui alla Gringott–rispose Gin –La Gringott è felice che lei l'abbia scelta per tenere al sicuro i suoi beni, a chi devo intestare il conto?– lei ci pensò un po' poi rispose:–Dozen, sì, lo intesti a nome di Dozen– –E ha qui con lei il denaro che intende versare?– chiese –Certamente, eccolo a lei– rispose porgendogli la borsa –Bene, metta una firma qui, ecco la piuma....perfetto!Ci occuperemo noi dei suoi beni signora, glielo posso assicurare, domani le arriverà una lettera con su scritto esattamente quanto ha versato qui da noi, le auguro buona giornata– finì il folletto –Buona giornata a anche a lei–.

Così andarono al Paiolo Magico, in cui stranamente non lavorava Tom ma un giovanotto con una signora grassottella e dall'aria simpatica che doveva essere sua madre, e presero cinque camere collegate, così Ginny disse–Allora, ci disporremo così: Al e Scorp nella prima stanza, poi Vic, Rose e Lily nella seconda, Fred, George e James nella terza, io nella quarta-così vi tengo d'occhio- e Hugo, Lorcan, Lysander e Teddy nell'ultima, capito tutto?– i piccoli annuirono e andarono nelle rispettive camere a disfare le valige, ma la piccola Lly si avvicinò a lei e le chiese:–Mamma, ma staremo al Paiolo Magico per sempre?– –No tesoro, solo fino a quando non avrò trovato una sistemazione migliore, ti assicuro che entro dopodomani avremo una casa– Lily le sorrise e le diede un bacio sulla gancia per poi avviarsi anche lei.

Dopo aver messo a posto e pranzato di sotto Ginny si mise a cercare una sistemazione fissa, sia cercando nella Gazzetta del Profeta sia chiedendo ai frequentatori del famoso bar magico, mentre i bambini giocavano nel salottino che univa le loro camere; così trascorse il pomeriggio e per l'ora di cena Ginny aveva trovato una casa perfetta, ma ci avrebbe pensato domani, in quel momento doveva mettere a letto i suoi angeli, era stata una giornata intensa.

*
La mattina dopo Ginny lasciò i bambini nel bar, sotto mille raccomandazioni e incanti di protezione, e si diresse verso il Ghirigoro dove consultò le vecchie edizioni della Gazzetta del Profeta; quando ne uscì si sentiva molto più sicura nel sapere molte più cose su quel mondo.
Tanto per cominciare i signori Potter non erano morti la notte a Godrics Hollow, erano entrambi fuori casa e avevano lasciato Harry con Minus, di cui si fidavano ciecamente, egli naturalmente li tradì e fece entrare Voldemort che provò a uccidere Harry ma, per circostanze misteriose, non ci riuscì ma non morì lui stesso, così la guerra era durata tutti quegli anni ma nessuno aveva prevalso. Harry era cresciuto con la sua famiglia, aveva passato gli anni ad Hogwarts rincorso dal Signore Oscuro che aveva deciso di non dargli un attimo di pace, con gli stessi amici della sua dimensione, e, scoprì Ginny sconcertata, un certo Altair Black che doveva essere il figlio di Sirius e aveva la sua età, che si era aggiunto al suo trio dorato che eraun quartetto dorato, Harry era uscito da Hogwarts con il massimo dei voti, aveva intrapreso la carriera di Auror e si era sposato, Ginny non poté trattenere un moto di soddisfazione, con lei e avevano avuto due figli, poi improvvisamente, lo stesso giorno nel quale nel suo mondo c'era stata la Battaglia do Hogwarts, tutti erano andati a una riunione dell'Ordine e avevano lasciato una lei col pancione a badare ai bambini, li avevano protetti con ogni incantesimo difensivo che conoscevano...
ma non era bastato, Voldemort in persona li aveva trovati e, non prima di averli torturati, li aveva uccisi lentamente con i bambini, li avevano trovati così i suoi cari, corpi di bambini martoriati e di una donna incinta, e non avevano potuto più fare niente.

Ora Ginny era ancora più certa dell'importanza che aveva non rivelarsi subito, loro li avevano visti morti con segni di torture, amputazioni e Dio solo sa quali altri orrori, erano passati anni, ma sapeva per esperienza che si sarebbero portati quel dolore nella tomba, inoltre aveva un piano per distruggere Voldemort e al tempo stesso causare meno morti possibili.

Contattò il proprietario della casa che voleva comprare e sistemò le formalità, era costosa, ma per lei non era nulla, infatti quella mattina le era arrivata la lettera dalla Gringott: era ufficialmente la strega più ricca del Regno Unito, così dopo aver concluso l'acquisto e aver fatto ammobiliaresi affrettò verso il Paiolo Magico, era quasi ora di pranzo e i bambini la dovevano aspettare, li avrebbe informati della casa così sarebbero stati più ser-

Un urlo.

Un urlo di donna.

Un urlo agghiacciante di puro dolore.

Poi un'altro.

Diverso.

Era una donna, ma non la stessa.

Questa volta diceva qualcosa.

Provava a lanciarle un messaggio, ma il cervello di Ginny non assimilava.

Ma sapeva che solo una cosa poteva far lanciare un segnale di pericolo tanto disperato.

Sapeva che solo una cosa poteva causare tanto terrore sui volti dei passanti a quel grido.

Che solo una cosa poteva provocare tutto il dolore intriso nel primo urlo .

Una sola.

Mangiamorte.

Ginny non ci pensò due volte: si mise davanti alla strada per il Paiolo Magico, che sembrava proprio la destinazione dei Mangiamorte, strinse in mano la bacchetta di Quercia rossa pronta a scagliare qualsiasi maledizione e li vide, i lunghi mantelli neri, le bacchette alzate impegnate a torturare e distruggere e le maschere che gli coprivano il volto: per Ginny era come rivivere un incubo, le risate maligne, il puro piacere nel provocare dolore, sofferenza e morte e quella scintilla di follia che vedevi dardeggiare nei loro occhi attraverso le maschere, tutto era come lo ricordava.
–Stupeficium!– disse Ginny e un Mangiamorte, preso alla sprovvista, fu sbattuto sulla vetrina di un negozio, subito i Mangiamorte si girarono verso di lei, non dovevano essere più di sei o sette–Oh, ma che cara, ti vuoi unire alla festicciola cara? Sei venuta qui per giocare?– quella voce rimbombò nella testa di Ginny, quella voce stridula e da pazza, la voce di Bellatrix: l'assassina di Sirius, per la cui morte Harry aveva sofferto moltissimo, la torturatrice dei coniugi Paciock, che non avevano potuto crescere Neville, ma soprattutto colei che era responsabile della morte di sua madre, già Molly Prewett in Weasly era morta per mano di Bellatrix Black in Lenstrage la diretta interessata la stava ancora guardando con la testa leggermente piegata a sinistra quando disse con voce stridula:–Sai che ci potremmo divertire moltissimo?Sono proprio curiosa di sentire le tue urla...CRUCIO!– Ginny schivò la Maledizione senza perdono e contrattaccò –Bombarda Maxima!– l'incantesimo sfiorò un Mangiamorte che ringhiò –Avada Kedavra!– schivata –Griffredo!– una palla di neve scaturì dalla bacchetta di Ginny e andò a corrodere un muro –Incarceramus!– il Mangiamorte che prima gli aveva lanciato l'anatema che uccide fu legato a dovere 'e fuori due' pensò Ginny –Maledetta! Adesso vedrai come ci si comporta con dei purosangue!CRUCIO!– questa volta non riuscì a schivarlo. Un dolore atroce si impossesò di lei, la lacerava, la bruciava, cadde in gincchio ma non gridò, non poteva darle quella soddisfazione, cercando di ignorare il dolore puntò la bacchetta su uno dei loro mantelli neri –Expelliarmus– tentò, ma era molto debole e al Mangiamorte bastò evocare uno sudo che quello di dissolve –Cosa c'è piccolina? Ti hanno fatto la bua? Eppure non gridi...forse ti serve uno stimolo maggiore?Lacero!CRUCIO!– Ginny aveva la mano con cui teneva la bacchetta squarciata ed era nuovamente sotto la cruciatus che lottava per non gridare, ma doveva resistere, doveva mantenere la propria sanità mentale, doveva –Incarceramus!– gridò una nuova voce, e un Mangiamorte cadde a terra dibattendosi nelle funi magiche, Ginny, rilasciata dalla maledizione, si girò verso il suo salvatore, sette persone avanzavano verso di lei, li riconobbe all'istante: Malocchio Moody, Ninphadora Tonks in Lupin, Remus Lupin, Sirius Black, James Potter, Lily Evans in Potter e una donna che doveva essere la moglie di Sirius, Marlene.
Ginny si prese un momento per osservarli: i signori Potter li riconosceva dalle foto dell'album di Harry: lei con una chioma rossa e gli occhi di un verde sfavillante e lui identico ad Harry, un sorriso sghembo che gli attraversava il volto persino in quel momento, Sirius lanciava lampi dagli occhi grigi ad indirizzo della cugina, mentre sua moglie, una donna dai lunghi capelli neri, occhi cobalto e uno sguardo deciso, che riconosceva dalla foto del matrimonio su un vecchio Profeta, lanciò un Levicorpus a un Manfgiamorte, Tonks, i cui capelli erano di un depresso grigio topo, guardava apprensiva il marito, infatti in quel momento Remus poteva riassumere una sola parola: stanchezza, aveva i capelli pesantemente striati di grigio e gli occhi, oh gli occhi erano totalmente privi di quel luccichio di amore e gioia che Ginny aveva scorto ogni volta che guardava sua moglie o Teddy, erano tutti un po' più vecchi, i visi solcati da sottili rughe scavate dal tempo e dalla guerra, Moody aveva i capelli grigi e più cicatrici di quante ne ricordasse.
Loro ingaggiarono una battaglia con i pochi Mangiamorte rimasti, colpendo e parando, immobilizzandoli e schivando, Ginny non poteva fare molto, con la mano della bacchetta fuori uso e sanguinate si sentiva totalmente inutile, in più era molto preoccupata dell'incolumità dei suoi salvatori: non poteva perderli di nuovo.
–Ci rivedremo presto pennuti!– disse Bellatrix prima di smaterializzarsi seguita a ruota dai suoi "colleghi"–Tutto ok?– la chiese James, ma Ginny non ebbe il tempo di rispondere che Lily intervenì –Ma certo che non è tutto ok James!Ha una mano squarciata ed è appena stata torturata!Dobbiamo subito portarle al San Mungo!– la sua voce era agitata e impaziente ma Ginny scuoté la testa e ribatté:–No, non ne ho il tempo, devo assicurarmi dell'incolumità dei miei cari, la mano la curerò da sola sono abbastanza brava negli incantesimi di guarigione– si alzò e fece per avviarsi al Paiolo, ma una mano la fermò:–Non puoi andare, sei in condizione pessime!– a parlare era stata Tonks che con i capelli di un depresso grigio sugli occhi la guardava supplicante, aveva perso il suo bambino, Ginny lo sapeva, era una cosa che ti rimaneva dentro, che non guariva mai, ma era proprio per quel motivo che era lì, solo con quella convinzione riuscì a guardala negli occhi del caratteristico grigio Black e dire: –Mi dispiace, non posso, devo assolutamente metterli in salvo e Diagon Alley non lo è più, ma ci rivedremo–.

–Bambini!State bene?– loro alzarono gli occhi su di lei e Lily rispose:–Certo mamma, perchè non dovremmo?– poi Ted la guardò maglio e capì –C'è stato un attacco?Ti sei fatta male alla mano?– tutti inorridirono alla vista della mano squarciata e imbrattata di sangue che sgocciolava sul tappeto –Non vi preoccupate, Vic apri quella valigetta rossa, prendi la bottiglietta con un liquido marroncino e passamelo– disse indicando l'oggetto con la testa, Victorie aprì la valigetta e chiese:–Quello con su scritto "Essenza di Dittamo"?– –Proprio quella– Vic gliela passò e Ginny se la versò sulla mano lesa, bruciava ma subito la mano tornò a riemarginarsi senza infine lasciare traccia, poi Gin andò verso la valigetta e prese la pozione rimpolpasangue per poi ingoiarla.
–Cos'è successo zia?– chiese Fred –I Mangiamorte hanno attaccato Diagon Alley, dobbiamo spostarci– spiegò lei–E dove andremo zia?– domandò George –Stamattina ho comprato una casa fuori città, andremo lì l'ho già fatta ammobiliare, forza, rifate le valigie e prendete tutto, dobbiamo fare in fretta!– li incitò lei, si scatenò il caos: tutti i bambini correrono per le loro stanze cercando tutto quello che avevano tirato fuori appena il giorno prima. Entro mezzora erano pronti e Ginny li smaterializzò nella loro nuova casa.

La casa, o forse era meglio dire maniero, era enorme, come metà Hogwarts e circondata da un giardino grande come tre campi da calcio e completo di campo da Quiddich.

I bambini restarono a bocca aperta, fissavano l’enorme maniero con uno sguardo quasi intimorito, come se da un momento all’altro questo potesse inghiottirli, il primo a disincantarsi fu Hugo che riuscì a dire:–Q-qu-quella è-è-è notta?– chiese balbettando con gli occhi a palla, a sentirlo fare la fatidica domanda che si facevano, tutti si girarono verso la settima di casa Weasley, non modificando però l’espressione, perciò lei si trovò tutti che la guardavano come si guarda un ippogrifo col reggiseno, a quella visione Ginny si mise a ridere come una matta, ma fra le risate riuscì ad articolare:–Certo che è nostra sciocchini! E smettetela di guardarmi come dei pesci lessi! Entriamo, dai!–, la comitiva attraversò il lungo viale alberato, passando davanti a un laghetto, e arrivò davanti allo spesso portone di quercia secolare, quella si spalancò prima che qualcuno potesse anche solo toccarla e mostò l’ampio salone d’ingresso.
–Ma qui è tutto gigantesco?– chiese Fred, –Perché non va bene?– ribatté Ginny, –No, assolutamente, solo che siamo un po’ stupiti zia, tutto qui– continuò George, –Sì zia è davvero stupenda– disse Victorie ammirata –Un incanto– continuò Rose –Sì, è proprio bellissima!– finì Lily, –Bè sono felice che vi piac-James Potter! Che cosa stai facendo?–

James stava sgattaiolando verso il parco, col chiaro intento di non farsi scoprire, approfittando della distrazione momentanea della madre, clamorosamente beccato ora stava farfugliando frasi sconnesse:–Emmmh… parco… campo a disposizione… volare… Quiddich…– la madre lo guardò con occhi incandescenti –James, siamo appena arrivatiin una nuova casa ed è quasi ora di cena, come fai a pensare solo al Quiddich? No, sistemerai la tua stanza, cenerai con tutta calme, andrai a letto e dormirai fino a domattina, e solo dopo giocherai a Quiddich!– un gemito contrariato partì dal primogenito Potter –Ma mamma! Sono secoli che non volo!– lei lo guardò indifferente: –Due giorni non sono secoli Jamie– –Lo sono per me!Ti prego mamma metterò a posto domani! Lo giuro!– –No! E qui si chiude la questione o domani ti sequestrerò la scopa così potrai solo guardare gli altri giocare!E ora filate tutti a mettere a posto!– i bambini si fiondarono al piano superiore, tutti tranne uno, che strascicava i piedi consapevole che quella sera niente Quiddich.





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Ci sono riuscita!! Finalmente è arrivato l’html!! Grazie EhyCasillo!! Sei una grande! A breve metterò anche a posto i precedenti capitoli (a trovarlo il tempo)
Così la nostra dozzina è finalmente arrivata nel tanto agognato Nuovo Mondo (e no, non c’entra niente con Colombo stavolta), abbiamo un incontro ravvicinato con i Malandrini e un nuovo personaggio: il figlio di Sirius, personalmente perso che Sir se non fosse stato ad Azkaban avrebbe di certo trovato una donna che gli facesse mettere la testa a posto, bè qui è successo! Ok un po’ più presto perché Al è coetaneo di Harry (nonché suo migliore amico e componente del quartetto dorato) ma neanche tanto perché è di Dicembre.
Spero tantotantotanto di ricevere delle recensioni
Con affetto
Fanny

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Capitolo 5
*** Lo Scherzo ***


IL CAPITOLO è DEDICATO A TUTTI COLORO CHE HANNO MESSO QUESTA STORIA FRA LE SEGUITE, GRAZIE. Una Magica Dozzina

Capitolo 5
Lo Scherzo

Fred e George erano in piedi di fronte alle porte che conducevano alle stanze dei loro “fratelli”.
Erano sempre stati, insieme a James, i più malandrini della dozzina: quelli che combinavano più guai, quelli che facevano più ridere, quelli che sdrammatizzavano, e quella era decisamente una situazione da sdrammatizzare.
Ma visto che James era un dormiglione colossale se non c’entrava il Quiddich –per cui si sarebbe svegliato anche alle cinque- erano loro due che facevano gli scherzi più mattinieri; si erano svegliati per primi ed erano scesi in sala da pranzo intenti a fare colazione, ma sul tavolo avevano trovato un scritto con la scrittura tondeggiante di Ginny:
Sono fuori, torno per cena, fatevi preparare il pranzo dagli elfi
Vi amo tantissimo
Ginny
Quando avevano letto quelle poche righe un identico ghigno si era dipinto sui loro volti, ghigno che persisteva ora, nel piccolo salottino circolare che collegava le camere dei bambini, avevano un piano, e l’avrebbero messo in atto.
Aprirono la porta della camera di Hugo, che era stato per primo perché se li avesse scoperto lui la vendetta non sarebbe stata così tremenda, e entrarono lentamente, il ghigno si allargò, non facevano il minimo rumore, nemmeno un fruscio.
Amavano la magia accidentale.
Che poi tanto accidentale non era, la dozzina aveva infatti scoperto che fare magie era estremamente facile: bastava desiderare fortemente qualcosa e quella si avverava senza bisogno di strane parole e agitamenti di bacchetta, questo era dovuto al loro passato scontro con Voldemort, ma questo loro non potevano saperlo.
I due cugini troneggiarono sul lettino di Hugo, con ancora le fiabe di Beda sul comodino dalla sera prima in cui Ginny gliele aveva lette, e George desiderò intensamente che il suo pigiama si allungasse di parecchi centimetri: Hug desiderava sempre diventare più alto perché era il bambino più piccolo della banda, secondo solo a Lily, che però, aveva fatto notare lui, era una ragazza, si era beccato un pugno da parte della diretta interessata.
I diabolici cugini uscirono e socchiusero la porta, arrivati nella stanza di Lorcan e Lysander, che dormivano insieme, gli scambiarono le pantofole, i copriletti, il colore dei pigiami, e perfino quello delle puffole: Lor e Lys avrebbero pensato di essere diventati il gemello, uscirono e socchiusero la porta; poi andarono da Lily e le “biondificarono” i capelli, sembrava una mini-Victorie.
E ancora quel sorriso diabolico, avevano finito con i bambini, ora c’era da divertirsi.
Venti minuti dopo stavano nuovamente nel salottino circolare, presero un gran respiro e urlarono simultaneamente:–RAGAZZI! RAGAZZI!! VENITE A VEDERE!!C’è UNA COSA INCREDIBILE!!!!!– ci fu qualche tonfo, un paio di imprecazioni, urle di sorpresa poi le porte si spalancarono.

Ok, forse non era stata proprio una buona idea.

*

Ginny quella mattina si era svegliata presto, si era goduta una doccia in santa pace e, non prima di aver bevuto un litro di caffè, aveva scritto un breve bigliettino ai bambini ed era uscita. Si era smaterializzata ad Hogsmade e ora era davanti ai cancelli di Hogwarts, incapace di entrare o mandare un qualsiasi segnale all’interno.
Passarono cinque minuti.
Dieci.
Uffa.
Scrutò con attenzione il perimetro del parco, lungo il sentiero che portava al castello poteva intravedere in lontananza un movimento, finalmente!
Ora si trattava di capire chi fosse l’anima pia che l’aveva soccorsa.
Nessun problema, avrebbe riconosciuto quegli occhiali squadrati, quello schignon e quell’aria severa tra mille.
La professoressa McGranitt era di là dei cancelli e la scrutava diffidente –Desidera?– chiese evidentemente infastidita da quella visita inaspettata, –Vorrei vedere il professor Silente se mi è possibile– le rispose Ginny pacatamente, la Mc Granitt era sempre più sospettosa –E per quale ragione vorrebbe farlo?– domandò irremovibile,–Perché ho sentito parlare di un movimento per combattere Lei-Sà-Chi e vorrei parteviparci, ma questo non mi sembra il posto più adatto per parlarne…ora, potrei vedere il professor Silente?– chiese leggermente impaziente.
La professoressa McGranitt le aprì il cancello contrariata, la condusse nel castello, deserto vista la stagione estiva, poi davanti al gargoyle dell’ufficio di Silente, –scarafaggi a grappoli– disse l’animaga ulteriormente contrariata dalle stravaganti parole d’ordine del Preside, salirono la scala mobile a chiocciola e la vicepreside bussò alla porta.
–Avanti– rispose una voce pacata, le due donne entrarono nello studio circolare dove ad aspettarli c’era il professor Silente che le guardava con i penetranti occhi azzurrini –Questa donna desidera parlare con te Albus, sostiene di volersi unire all’Ordine– detto questo la vicepreside uscì e lasciò soli Silente e Ginny.
–Allora, vorrebbe cortesemente dirmi il suo nome?– chiese il preside, –Mi chiamo Maggie Budrock, e ho sentito che lei ha creato un movimento per contrastare Lei-Sa-Chi e vorrei renderne parte– aveva pensato al nome e ad un alibi la sera prima, per poi impararlo a memoria –E sa come si chiama?– chiese Silente –No signore– sapere anche il nome avrebbe creato sospetti –Allora, questo “movimento”, come l’ha chiamato lei, si chiama Ordine della Fenice e si occupa appunto di contrastare Voldemort– e qui Ginny fece finta di rabbrividire –Ma devo essere certo di potermi fidare di lei signora, mi racconti cosa l’ha spinta a venire qui– concluse Silente congiungendo le punte delle dita.
“Si và in scena” pensò Ginny.
–Bè, io vengo da un paesino nella campagna che circonda Londra, e vivevo nascosta a causa della guerra, sono un Nata Babbana, ma un giorno i Mangiamorte mi trovarono e uccisero mio marito Jack, io, insieme ai miei due figli Cathy e Malcom, sono riuscita a scappare e ora mi sono trasferita in una altra abitazione, ma ho deciso che aiuterò l’Ordine perché più nessuno faccia la fine di Jack– concluse con convinzione, Silente sembrò crederci, ovviamente non si fidava ancora completamente, ma abbastanza da dire:–Bene signora Budrock, mi sembra che lei abbia delle buone motivazioni per unirsi all’Ordine, ci sarà una riunione qui ad Hogwarts appena domani, lì la presenterò come nuovo membro– Ginny tirò un sospiro di sollievo –Ma devo sapere se posso fidarmi di te Maggie– aggiunse Silente, Ginny lo guardò con gli occhi di un finto cobalto e disse con convinzione:–Sì signore, le assicuro che non la deluderò–.
Finito il colloquio Ginny si diresse verso i cancelli, ora doveva cominciare la sua lunga ricerca.
Doveva trovare gli Horcruxs.

*

–Mi spiegate perché continuate a parlarne?–
Erano seduti nel salottino di casa Potter dopo una lauta cena, i Malandrini, con le rispettive famiglie, si erano riuniti in una delle solite riunioni, e l’argomento era irrimediabilmente caduto sulla misteriosa donna che avevano incontrato all’attacco di Diagon Alley, a parlare era stato Harry, che, da quando la moglie e i figli erano stati assassinati, aveva perso qualsiasi curiosità o interessamento per un qualsivoglia argomento.
Il piccolo Orion,il figlio di sei anni di Altair era seduto sul tappeto rosso e giocherellava con delle scope della grandezza di una sua manina, sua madre, Calliope Selwyn una purosangue ex-Corvonero che aveva ripudiato la causa di Voldemort, gli accarezzava i capelli corvini –Zio Harry ma i nonni hanno detto che la signola era foltissima!! Pecchè non dovlebbelo palalne?– Harry lo guardò con un misto di affetto e divertimento ma non rispose.
–Avresti dovuto vederla Harry, ha contrastato i Mangiamorte! Quando siamo arrivati ne aveva già atterrati due, ha ricevuto una cruciatus da Bellatrix e non ha fiatato!– ribatté esagitato James, Harry lo guardò con gli occhi stanchi:–l’avete ripetuto un milione di volte, ho capito, è coraggiosa, ma mi avete detto diceva che doveva mettere in salvo i suoi cari, e se questi fossero stati preoccupati per lei? Ha corso un pericolo inutile…– –Ma Harry! Come puoi dire una cosa simile? Sembra quasi che tu non voglia più combattere…– lo rimproverò Lily, timorosa per la risposta del figlio, il cui vecchio verde vivo e brillante degli occhi era diventato più smorto e opaco.
–Mamma è solo che sono stanco…incredibilmente stanco, e la guerra non sembra voler finire mai.–
E Lily gli credette, gli credette perché suo figlio in quel momento pareva aver perso completamente la voglia di vivere.

Cosa avrebbe potuto restituirgliela?


*


–Dai ragazzi, era solo uno scherzo–
–Non è stato divertente–
–Non vi sembra di esagerare?–
–No–
Erano nel campo da Quiddich, Fred e George erano legati a testa in giù nei cerchi per segnare, con la faccia al centro.
–Mi avete ricoperto di gelatina verde!– rincarò Al scandalizzato.
–Aveva il colore dei tuoi occhi…– si giustificò Fred
–E a me avete pasticciato i capelli con una strana sostanza appiccicosa, i miei capelli!!– rincarò Victorie.
–Era una delle creme che volevi usare…– provò George.
–E con me che scusa avete? Perché mi avete messo sabbia bianca dappertutto?– domandò Scorpius.
–Ma era come quella della cartolina che ti piaceva tanto…– pigolò Fred.
–Non importa!– disse James –Ora voi resterete legati lì a guardarci giocare, spero per voi che Hugo sia migliorato o vi prenderete un sacco di pluffate– i cugini, infatti, erano legati alle porte “protette” da Hugo, della squadra dei più piccoli, normalmente le squadre erano più eque, ma ogni volta che la squadra dei maggiori avesse fatto punto in uno dei cerchi laterali i cugini-gemelli avrebbero preso una pallonata in faccia.
Pochi minuti dopo i bambini sfrecciavano sulle loro scope (che per alcuni erano ancora scope-giocattolo) lanciandosi la plluffa o cercando un boccino, quest’ultimo ruolo era ricoperto dai fratelli Potter, mentre la loro sorellina faceva la cacciatrice nella squadra dei piccoli, si divertirono tutti un mondo.
Fred e George presero un sacco di pluffate.

Quella non era stata decisamente una buona idea.
















FANNY’S SPACE

O_O ←questa era la mia faccia quando con quella cosa microscopica che ho sotto una foresta di capelli che alcuni hanno la fortuna di poter chiamare cervello ho capito che c’era anche l’opzione: “guarda chi segue le tue storie” e ho scoperto che MI SEGUONO 17 PERSONE!!! E sono tra le preferite di 2 e tra le ricordate di altre 2, ma ci credete??? Io pensavo che la mia fic faceva schifo perché mi avevano recensito in due o tre, ma che così tante persone la seguissero? Mai, quando l’ho scoperto mi sono messa a saltare sbattendo le manine come una cheerleader davanti a un tacco dodici rosa shocking e in saldo al 50%!!
Tornando a noi, vi è piaciuto questo cap? So che vado un po’ a rilento (praticamente un capitolo per giorno) ma era importante in questi capitoli di inizio, vi giuro che tra massimo un paio di capitoli mi velocizzerò.
Vi è piaciuta la nostra dozzina vendicativa? Non di meno la punizione è stata scelta da James (e chi altro?), Harry è un po’ depresso (vorrei vedere voi!) e Ginny entra nell’Ordine e incomincia la sua ricerca e voi non saprete nessuno sviluppo se non leggerete il prossimo capitolo.
Prero tanto che qualcuno recensisca (anche solo UNA parola!).
Buona Pasqua

Fanny

P.S. ci tengo a ricordarvi che Ginny si è trasfigurata e per questo nè Silente nè la McGranitt nè i Malandrini l'hanno riconosciuta.


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Capitolo 6
*** La speranza e la stanchezza ***


Una Magica Dozzina

Capitolo 6
La speranza e la stanchezza

Quella mattina Ginny si svegliò agitata.
Poche ore e sarebbe stata presentata all’Ordine, avrebbe rivisto la sua famiglia, i suoi amici e il suo Harry dopo averli visti morire.
Come si sarebbe relazionata con loro?
Come sarebbero stati?
Come avrebbe reagito alle loro differenze con i suoi?

Non lo sapeva.

Aveva l’impressione che i piccoli ne avessero combinata una delle loro, ma dovevano essersi chiariti, o aver trovato una vendetta soddisfacente, perché al suo ritorno erano tutti sorridenti e un po’ colpevoli, ma non c’era da preoccuparsi, probabilmente qualcuno aveva tentato di sdrammatizzare la situazione troppo tesa.

Si alzò, fece una calda doccia rilassante e bevve un caffè prima di entrare nelle camere dei bambini e, uno a uno, depositare un caldo materno bacio sulle loro fronti, poi scese in salotto a leggere.

Dovette aspettare due ore prima che, lenti, assonnati e trascinando i piedi i bambini scendessero per la colazione.
–Giorno ma’– la salutò James seguito a ruota e fra sbadigli dai fratelli.
Fecero tutti colazione, anche se Hugo un po’ più abbondantemente “tale padre tale figlio” pensò Ginny, ma Rose continuava a osservarla con insistenza, infatti quando tutti uscirono a giocare dopo aver abbracciato la tutrice lei restò dentro.
–Ti vedo agitata zia– le disse “Intuito Granger” ribatté nella mente Ginny.
–C’è qualcosa che non và?– insisté –Non è niente Rosie, non ti devi preoccupare, vai a giocare con gli altri– tentò di rassicurarla Ginny –Sei sicura?Non c’è qualcosa che ti turba? Qualcosa che non ci hai detto?– indagò la piccola, Ginny la osservò, doveva dirglielo?In fondo si stava torturando con quel pensiero, ma no, era una bambina, non aveva senso impensierirla, tuttavia era così matura per la sua età…–È solo che…oggi ci sarà la riunione dell’Ordine, ed io…–disse infine –Non sai come reagirai vedendoli e sapendo che non sono loro?–completò la riccia, un sorriso spontaneo si dipinse sulle labbra di Ginny, quella bambina era così simile ad Hermione, la poteva vedere in ogni suo gesto, in ogni sua parola e in ogni deduzione –Sì, è così–rispose abbassando gli occhi.
–Non ti devi preoccupare zia, sono certa che ce la farai, sei una donna forte e una fantastica mamma, qualsiasi cosa succeda saprai gestire la situazione–il sorriso di Ginny si allargò –Grazie Rosie– ma la piccola la interruppe –Detto questo tu sai che noi desideriamo tantissimo vedere i nostri genitori, per questa riunione non ti chiedo niente, sarà già difficile di per sé senza che tu debba preoccuparti anche per noi, non dirò niente agli altri, ma sappi che non potrai tenerci lontani per troppo tempo, so che per ora è meglio che i nostri genitori non sappiano, ma almeno facceli vedere!Trasfigura un paio di noi e portali con te, ti prego zia è molto importante– Ginny sospirò –Sì, vi porterò con me in futuro, ho raccontato di avere due figli, vi porterò, ma non oggi, non adesso, ora vai a giocare Rosie, divertiti– rispose stancamente Ginny, Rose le poggiò una manina su un ginocchio, le sorrise, le diede un bacino e corse via.

***
Harry si svegliò già stanco quella mattina, era sempre così da quando Ginny e i bambini avevano lasciato la sua vita.
I primi mesi stava impazzendo, non dormiva, e quando lo faceva viveva orrendi incubi, mangiava solo lo stretto necessario costretto dalla madre e la sua mente era tanto dolorosa e sanguinante che non la consultava più, negli anni a seguire, più per non far preoccupare gli amici e familiari che per altro, aveva ricominciato, piano piano, a vivere, aveva sigillato i ricordi e i sentimenti in una parte così profonda e nascosta della mente che era impossibile da raggiungere, aveva vissuto a fatica, trascinandosi in ogni giorno con uno sforzo disumano, gli unici momenti in cui desiderava veramente vivere, esserci, era quando combatteva, allora gli occhi gli luccicavano di una luce pericolosa, davvero preoccupante, e la sua magia si abbatteva sull’avversario con forza dirompente.
Mentre Harry stava sorseggiando il caffè la porta si aprì, e lui, preso da quei cupi pensieri, non esitò a tirare fuori la bacchetta e alzarsi di scatto.
–Tesoro? Ci sei?– chiese una voce femminile, Harry non rinfoderò la bacchetta, guardò sua madre negli occhi, identici ai suoi, e chiese:–Quale è stata la mia prima magia?– Lily gli sorrise –Hai fatto volare Altair fino alla dispensa “proibita”, quella degli scherzi– Harry non sorrise, erano troppo lontani gli anni dell’infanzia, o quelli di Hogwarts, soffocati da troppa guerra –Mamma come sempre sei troppo fiduciosa, decenni di guerra e ancora non riesci a immaginare che un Mangiamorte possa prendere le mie sembianze, comunque il profumo che mettevi quando ero piccolo era al gelsomino, nel caso–
Lily sbuffò, suo figlio assomigliava sempre di più a Malocchio –Harry, sono venuta a ricordarti che nel primo pomeriggio c’è la riunione dell’Ordine, e che magari potevi venire con me tuo padre Altair e gli altri a pranzo se ti và– il cercatore sospirò e si lasciò cadere su una sedia.
–Devo proprio?– chiese Harry in tono supplicante, la madre lo guardò, sembrava davvero sciupato, il colorito pallido, le occhiaie marcate, così, così…stanco, ancora –No tesoro, non devi fare niente, riposati, veniamo a prenderti dopo pranzo per andare insieme alla riunione, ok?–
Eppure mentre chiudeva la porta Lily si chiese se aveva fatto la cosa giusta lasciando Harry da solo, ancora.

***
Ecco, era lì, di nuovo davanti a quei cancelli, come se stesse solo tornando da una delle tante gite ad Hogsmade.
Magari.
Era passato tanto tempo dall’ultima gita nel pittoresco villaggio magico che non ricordava neanche più come arrivare da Mielandia.
Prese un respiro e si incamminò lungo il viottolo.
Gli sembrava di camminare sui cadaveri: lì era stato ritrovato Colin…là la testa di Calì con la gemella che la cullava con la mente confusa dalle Cruciatus…qui Grop, il “piccolo” gigante impacciato…no, concentrazione, stava attraversando il portone controllato da Hagrid e Malocchio, che gli lanciò un’occhiataccia, ma doveva essere stato avvisato perché la lasciò passare, arrivata davanti alla Stanza delle Necessità, dopo aver tenuto gli occhi bassi per tutto il tragitto, la trovò spalancata con membri dell’Ordine che parlavano a gruppetti un po’ dentro un po’ fuori, c’erano i vecchi membri, ma anche quelli dell’ES (che però in effetti lì non era mai esistito): Lavanda e Dean parlavano con Seamus e Calì, no, Neville che teneva la mano a Luna, non doveva pensare al sangue, lei che gliela stringeva per infondergli coraggio, niente occhi vitrei, loro erano vivi…
Ma poi li vide.
Erano tutti lì.
Inconfondibilmente rossi.
I Weasley.
La sua famiglia.
La sua numerosa, chiassosa, confortante, divertente, insostituibile famiglia.
Il cuore batteva troppo forte, non ne mancava neppure uno comprese le mogli…e non erano cambiati di una virgola, mentre lei sì, e anche troppo.
Li osservò con un sorriso timido e gli occhi lucidi, del tutto incurante che potessero vederla.
Solo allora si accorse.
Si accorse di quanto i realtà erano cambiati, di quanto fossero scavate le loro occhiaie, di quanti fossero seri i loro volti.
La guerra.
Era sempre colpa sua, “comodo avere sempre un capro espiatorio” si diceva “e se in realtà fosse anche un po’ colpa mia?” Ma scacciò presto quel pensiero sciocco, troppo presa nell’adorazione dei suoi familiari. *** Harry sbuffò.
Certe volte la sua famiglia era davvero soffocante, lo stavano trascinando alla riunione praticamente di peso, solitamente quando attraversava le vecchie mura la mente tornava ai ricordi, ma quella volta i Potter, i Black e i Lupin si erano uniti, intenzionati a distrarlo parlando di qualsiasi cosa. Qualsiasi.
–Tesoro, non credi che dovremmo comprare delle nuove federe? Quelle che hai ora sono così vecchie! Che stoffa preferiresti? Cotone?
–Allora campione, pensi che la nazionale potrà rimontare il prossimo anno? Hai sentito che il tuo amico, Oliver Baston, è diventato titolare?
–Harry! Pensi che si possa fare una bella cena? Con tutti i Weasley e i vecchi grifoni!
–Sì Harry, potrei farmi aiutare da Molly e da Andromeda per una bella cenetta!
–Conoscendo Molly sarà più un banchetto degno di Hogwarts!
–A proposito di Hogwarts, sai che c’è un nuovo professore di Aritmanzia? Una persona deliziosa! Dicono che sia particolarmente ferrato sul teorema di Gulgian.
–Il teorema di Gulgian! Che argomento affascinante! Harry, se non sbaglio l’unica di grifondoro al tuo anno che studiava Aritmanzia era Hermione, no?
Harry accolse l’arrivo alla Stanza come una manna dal cielo.

***

–Allora ragazzi, zia Ginny è troppo triste da quando siamo arrivati qui, non vi sembra?– chiese Lorcan, erano tutti strizzati nella camera dei gemelli, eccetto Teddy e Vicky che potevano intralciarli in quanto più grandi (e più giudiziosi), dove i due Paciock li avevano trascinati sostenendo di dover parlare di qualcosa di importante.
–Sì, e sembra anche che dei Gorgosprizzi le si siano infilati in testa!– aggiunse Lysander, si udì un forte sbuffo, ma annuirono tutti, –Così io e Lys avevamo pensato…– –Che forse dovremmo tirarla un po’ su…– –E come intendete fare geniacci?–chiese Rose.
I gemelli sorrisero e dettero la risposta all’unisono come gli era solito fare.

***

Ginny si avviò verso una delle tante sedie sistemate nella grande sala delle riunioni con passo traballante, cercando di scacciare i Weasley dalla sua testa, non molti si erano seduti, ma mancava poco all’inizio della riunione, si guardò intorno osservando le facce nuove e quelle conosciute.
Improvvisamente si sentì un forte brusio provenire dal corridoio e poco dopo un nutrito gruppo di persone entrò nella stanza, tutti accalcati su una figura che Ginny non riusciva a scorgere.
Poi da quel groviglio di persone emerse una faccia occhialuta e James Potter disse: –Oh, ma guarda un po’ chi si rivede! Tu sei quella di Diagon Alley, no?–
Il nutrito gruppo di persone, che ora riconosceva come i Black i Lupin e i Potter, si diresse verso di lei con una velocità e una fretta che Ginny temette che potessero travolgerla.
–Piacere, James Potter, lietissimo di rincontrarla, ti avevo detto che l’avrremmo rivista Sir!–
–Sì, sì James davvero felici, ma lei come si chiama?– chiese il diretto interessato rivolgendosi a Ginny.
– Maggie Budrock, signore, ho sentito parlare di voi, ma non sono sicura di conoscervi tutti– ribatté lei.
–Io sono Sirius Black, lei è mia moglie Marlene, questo è mio figlio Altair e sua moglie, Calliope– disse indicando i vari membri della famiglia, Altair era molto simile al padre, con la stessa espressione ribelle e i capelli neri, ma si poteva scorgere nei tratti qualcosa della madre, metre gli occhi erano dello stesso grigio chiaro dei Black, sua moglie era molto bella, e a Ginny era parso di scorgerla insieme ai Corvonero del suo anno nella sua dimensione.
–Il piacere è tutto mio– rispose la finta mora con un sorriso.
–E io sono Remus Lupin, e lei è mia moglie, Ninfadora– Tonks lo guardò malissimo.
–Oh, sì e questa è mia moglie Lily…– aggiunse James –So presentarmi da sola caro–ribatté freddamente la sua dolce metà, James la ignorò.
–Ah, e ovviamente nostro figlio, Harry–
Ginny sgranò gli occhi.
Il sangue le si gelò nelle vene.
Guardò come al rallentatore James spostarsi di lato, lasciando il posto ad un uomo più giovane di lui.
Ginny ringraziò Merlino di essere già seduta, perché non era sicura che le gambe avrebbero retto.
Due occhi verde chiaro la guardarono, vivi, vivi.
Ginny lo contemplò, impietrita.
–Piacere– rispose l’uomo con voce stanca, quella voce che aveva sentito felice, triste, determinata, dolce, scocciata, riappaficatrice, persino sconvolta, ma mai, mai così disperata, certo cercava di nasconderlo, e ad un ascoltatore in attento sarebbe parsa solo annoiata, o, al massimo, un poco esasperata, ma come faceva lei a non capirla? Aveva sognato quella voce per sette anni.
–Oh, bene, è arrivato Silente, si comincia– aggiunse James.
Si sedettero tutti, e a Ginny parve di sentire qualcuno mormorare: –Sì, certo, e questo dovrebbe rinquorarmi?– ma pensò di esserselo immaginata perché era davvero molto flebile.
Il vecchio mago barbuto raggiunse la pedana a lui destinata e esordì, con un’espressione poco incoraggiante:
–Miei cari amici, ieri sera è stato ritrovato il corpo di Anthony Goldstein e della sua famiglia, in condizioni… spero che tutti voi ricordiate Anthony come un uomo molto intelligente e coraggioso, e la sua dipartita ci rattrista molto…Detto questo ho poche novità da darvi, tutte le riunioni dell’estate si terranno ad Hogwarts visto che la scuola è tuttora disabitata, stiamo impegnando le nostre forze per contrastare il numero più alto di Mangiamorte possibili, ma…insomma non stiamo procedendo, ma vi prego di non arrendervi , perché stiamo facendo passi da gigante nella ricerca di un modo per distruggere i Dissennatori– ci furono molti mormorii:–Distruggere i Dissennatori?– –Ma come è possibile?– –Sono esseri immortali!–
–Vi prego, vi prego– li calmò Silente –Siamo molto vicini ad una soluzione definitiva, e, bè tutte le missioni e i compiti vi saranno dati in privato, come sempre, vorrei anche aggiungere che una donna, Maggie Budrock, si è ieri unita alle nostre fila– Ginny si alzò perché tutti potessero vederla, ma si risedette in fretta, ancora instabile sulle gambe –la signora Budrock gode della mia fiducia e spero che tutti voi la accettiate nel migliore dei modi, con questo dichiaro la riunione chiusa– finì con un sospiro Silente, scese dalla pedana e tutti iniziarono ad alzarsi.
Mentre si dirigeva fuori dalla Stanza, Ginny pensò che, anche se probabilmente se l’era immaginata quella voce aveva ragione: l’intervento di Silente non l’aveva per niente rinquorata.

***
–Ma non ce la faremo mai da soli!–
–Ci faremo aiutare dagli elfi domestici–
–Ma la zia tornerà tra poco!–
–Allora ci conviene sbrigarci non ti pare?–

***

Harry sospirò e chiuse la porta del suo appartamento e si diresse in salotto.
Era stato trattenuto alla riunione più del previsto, i suoi genitori avevano voluto fermarsi a parlare con quella donna di nome Maggie, le avevano fanno una specie di interrogatorio, e, dopo aver scoperto che aveva dei figli l’avevano costretta ad accompagnarne almeno uno alla prossima riunione per fargli conoscere Orion.
Harry si buttò sulla poltrona di pelle, quello era l’unico oggetto che aveva portato via dalla vecchia casa, poco prima di bruciarla, era l’unica cosa che glieli ricordava in quella casa anonima e senza foto, la piccola macchia di colore blu in basso fatta da Albus, la bruciatura sul dorso fatta da James nella sua prima magia, e quel lievissimo profumo di fiori che aveva sempre collegato a Ginny.

Ripensando ad Orion gli tornarono in mente i bambini e lei, e poi tutto quel sangue, le urla, i tratti infantili lacerati e irriconoscibili, la scritta col sangue, il cuore strappato dal petto che sgocciola sangue sul pavimento e quella scena macabra…Lily…

Basta.
Non serviva a niente piangersi addosso come al solito, solo che…
Delle volte si sentiva solo così…
Quando si sedeva su quella vecchia poltrona si sentiva così…così…

Stanco.


***

Ginny sospirò e chiuse la porta della casa appena comprata, era davvero sfinita.
–Bambini! Sono a casa!– gridò, la casa restò silenziosa.
Strano, di solito veniva travolta dai piccoli esserini, Regulus, il gatto, la raggiunse con passo pigro guardandola incuriosito –Dov’è il tuo padrone, è?– gli chiese Ginny, si diresse poi verso il salotto in cerca dei bambini.
–Ciao zia, bentornata– le disse Teddy senza staccare gli occhi dal libro che stava leggendo, era seduto su una comoda poltrona rossa e Remus scodinzolava ai suoi piedi.
–Si può sapere dove sono tutti gli altri?– gli chiese Ginny. –Non ne ho idea– fu la distratta risposta.
–BAMBINI!!– Urlò ancora Ginny, scocciata, la porta si aprì e una testa bionda fece capolino: –Che c’è zia?– chiese Victorie, Ginny la guardò, insoddisfatta –Non riesco a trovare i bambini–
–COSA DIAVOLO HAI SULLA FACCIA VICHY???– Urlò Teddy fissando la ragazza più piccola.
–Si chiama maschera testone, certo che sei proprio ignorante– rispose lei, trattenendo la voglia di lanciargli uno schiantesimo (che in effetti non sapeva lanciare…dettagli).
–Ma…ma è fango?– insistette il Grifondoro, Victorie alzò gli occhi al cielo –Esatto Grande Puffo, e ha anche finito l’effetto così vado a togliermelo– disse dirigendosi verso la porta –Ah, e zia, penso che i bambini siano in sala da pranzo– concluse uscendo.
Ginny si diresse verso la stanza chiedendosi perché fossero lì così presto, non era ora di mangiare, ma, da dietro la porta si udivano dei mormorii che potevano essere solo loro, così aprì la porta.
–SORPRESA!– gridarono tanti voci infantili tutte insieme.
Tutti i bambini erano davantia lei sporchi dalla testa ai piedi di farina, uova e altre sostanze sconosciute, tra cui il cioccolato, le rivolgevano tutti un sorriso grandissimo, poi si divisero a metà e fecero levitare qualcosa alle loro spalle, che prima era poggiata sul lungo tavolo.
Una enorme torta rossa le andò incontro fermandosi davanti a lei, sopra di essa, scritta con glassa dorata c’era scritto: “A Ginny con tanto Amore”.
E mentre sorrideva a sua volta ai suoi angeli e gli occhi le si riempivano di lacrime di gioia, che comunque non sarebbero mai uscite, Ginny si ritrovò a pensare che, nonostante tutto, c’era ancora Speranza.

































FANNY’S SPACE
Vi prego non uccidetemi! Non saprete mai come và a finire! Ok, ho fanno un lungo e ingiustificato ritardo, ma sapete, sono incredibilmente pigra!! Scusate, mi dispiace davvero tanto, ma per il primo settembre sono in orario! E prima di tornare ad Hogarts ho postato almeno un capitolo!Allora per cambiare argomento e farvi abbassare le mannaie, vi è piaciuto il capitolo? Ci volevo mettere anche un Flashback di Harry, ma è troppo presto, e per quello dovrò alzare il raiting ad arancione (ho una mente malata), detto questo il capitolo mi sembra piuttosto lunghetto…no?
Qualsiasi commento, consiglio, desiderio o critica abbiate voglia di fare non esitate a scriverla in una recensione (non sono pretenziosa, potete anche scrivere anche solo dei pareri inarticolate, purchè siano leggibili).
A presto (lo giuro)
Vostra
Fanny

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Capitolo 7
*** Ti andrebbe una passeggiata, Hug? ***


Una Magica Dozzina

Capitolo 7
Ti andrebbe una passeggiata, Hug?

–Dillo–
–No–
–Dillo–
–No–
–Dillo!– il ginocchio premette più forte sulla schiena del bambino.
–Mi rifiuto!–
–DILLO!– Anche la faccia del bambino si ritrovò schiacciata sul pavimento di pietra, e il peso della bambina sopra di lui diventò così forte che probabilmente gli fece seriamente male.
–Lefemminesonofortieintelligenticomeimsmsmsmsmsss–
–Non si è capito niente, dillo più forte!–
–Lefemminesonofortieintelligenticomeimaschi– con la coda dell’occhio la bambina vide dei movimenti sulla porta.
–Scandisci bene le parole Black!– continuò imperterrita.
–Le femmine sono forti e intelligenti come i maschi!– Aveva quasi urlato, ma finalmente la bambina si alzò soddisfatta, riassettò la gonna e lo guardò dall’alto in basso, sorridendo.
–Era così difficile?– disse, poi si girò verso la porta e guardò i nuovi arrivati, con il sorriso che vacillava, anche se il bambino non poteva vederla.
–Mamma! Già di ritorno?– la donna dai lunghi capelli neri la guardò, in un misto di rabbia, incredulità ed esasperazione.
–Li-Cathy! Si può sapere cosa stai facendo?E dov’è tuo fratello?–
–Aiutavo Orion, mamma, e A-Malcom è in bagno, anche se penso che si sia perso è un po’ che è uscito e- –
–Che cosa vuol dire che aiutavi Orion?–
–Bhe, lo aiutavo a mettere da parte sciocche convinzioni che prima o poi l’avrebbero fatto incappare in una Orcovolante–
–Cathy, non è tuo dovere impartire lezioni ai bambini della tua età, chiedi subito scusa ad Orion!–
–Scusa Orion, per averti reso la vita migliore!–l’ultima parte l’aveva sussurrata cosicché l’aveva udita solo il diretto interessato.
Orion fece una ficcola smorfia e Lily si trattenne da fargli la linguaccia.
–Scuse accettate Budrock– rispose a malavoglia dopo che l’insistente sguardo dei suoi genitori aveva pesato su di lui per un po’.
Un ragazzino dai capelli neri solitamente scompigliati si fiondò nella stanza e fece una brusca frenata davanti al gruppo Potter-Black che costituivano gli adulti.
–Avete già finito?– disse –Pensavo ci avreste messo di p-ehm, cosa ci fa Orion per terra?– il bambino si tirò su velocemente mentre Ginny prendeva una colorazione purpurea –Perchè tu hai lasciato tua sorella da sola, ecco perchè!– disse arrabbiata.
–Cos- C-Cathy, è colpa tua?– chiese Albus, Lily incrociò le braccia e alzò il mentino –Non è colpa mia se Black è un maschilista–
–Questo non ti dà il diritto di sedertici sopra!– scoppiò sua madre.


***


Dopo quell’episodio la mamma le aveva fatto una lunga ramanzina a casa, anche se in effetti non l’aveva ascoltata molto, pensava ad Orion, mentre sua madre tentava di spaccarle i timpani, che non aveva fratelli, né cugini o amici della sua età, ad Orion che era cresciuto con dei genitori, dei padrini e degli zii che lo coccolavano, ad Orion che aveva spalancato gli occhi quando l’aveva visto, che non sapeva relazionarsi con lei.
Si artieggiò il viso e guardò i suoi cugini giocare nel nel parco.
Chissà se anche Albus era rimasto turbato dalla loro visita? Sicuramente sì, ma non per i suoi stessi motivi, l’aveva visto fissare i volti stanchi degli adulti e trattenersi vicino ad Orion solo per poter osservare i Potter.
In effetti era stranita anche lei per la somiglianza con loro, nonna Lily aveva proprio i suoi stessi capelli, e papà era identico ad Al, tuttavia la visita ad Hogwarts…
–Lily! Scorp mi ha detto che mi volevi–
Le persone che chiaccheravano, i grandi spazi, la fugace vista di Hogsmade…
–Sì, mi chiedevo…–
Le avevano risvegliato un desiderio…
–Ti andrebbe una passeggiata, Hug?–
Un desiderio di libertà.
–Certo, mi vuoi parlare di qualcosa?–
E, tale futura Grifondoro quale era...
–Intendo fuori, in paese–
Non poteva che assecondarlo.
Suo cugino si immobilizzò, spalancò gli occhi scandalizzato e iniziò a balbettare frasi sconnesse in protesta.
–Eddai Hug, voglio lasciare questa prigione per qualche oretta!–
Finalmente suo cugino mise a posto le idee, prese un bel respiro e iniziò a parlare con un tono così deciso e senza esitazioni che Lily quasi non lo riconobbe.
–Lily, questa è la cosa più stupida, sconsiderata e incosciente che tu abbia mai programmato di fare, e compresa anche quella volta che volevi buttarti giù dalle scale a chiocciola con il vassoio dei dolci, e alla fine di quelle scale c’era subito una parete! Ti rendi conto di quanto sia pericoloso uscire fuori senza neanche un adulto, né una bacchetta e nessun altro modo per difenderci nel mezzo di una guerra?–
–Ci porteremo dietro Sirius!– tentò lei, il volto del rosso rimase impassibile –E Remus!– aggiunse.
–Remus non sarebbe mai così pazzo da seguirci– replicò l’altro.
–E va bene, solo Sirius– acconsentì lei.
– Nemmeno Sirius, sebbene non sia un campione di coscienza, è così irresponsabile, si metterebbe ad abbaiare per avvertire gli altri– continuò Hugo.
–Smettila di fare il bacchettone Hug, mi sembri Rose! E poi usciremo in un sobborgo babano, che ci potrebbe accadere?–
–Potrebbero scambiarci per vagabondi e sbatterci in prigione!– capitombolò lui.
–È ridicolo Hug, diremo che siamo figli di una signora che si è appena trasferita– disse con tono ovvio lei.
–E con l’aspetto che mi dici?–
–A parte che non ci sarà nessuno che potrà riconoscerci, ma per sicurezza-–
–Mi stà a parlare di sicurezza lei!–
–Per sicurezza ho imparato a farlo da sola, e posso schiarirti i capelli e toglierti le lentiggini–
Hugo era evidentemente sorpreso –Oh– disse –Davvero? No! E una cosa stupida e insensata, perchè dovremmo uscire poi?–
–Per visitare il paesino qui vicino, che ci costa Hug? È troppo tempo che sono chiusa qui!–
–…mi rifiuto–
–E allora andrò da sola–
–E allora io lo dirò agli altri!–
–E allora io ti chiuderò in una camera e la silenzierò!–
–…non ci riusciresti!–
–Vogliamo provare? Sono diventata molto più forte dall’ultima volta che abbiamo fatto la lotta–
–…Lily…è davvero una pessima idea…– la pregò con una vocina.
Lily lo guardò duramente e girò i tacchi, dirigendosi verso la porta dei cancelli principali, perchè tutti gli altri erano a giocare al campetto o lì intorno.
Dopo qualche secondo sentì le scarpe di Hugo scricchiolare sul selciato, ma doveva essere davvero combattuto, perchè ci aveva messo un paio di secondi più del solito a raggiungerla.


***
La donna dai capelli neri prese un grande respiro nell’umida aria mattutina e aprì lentamente le porte di ferro del cimitero che cigolarono rumorosamente sui cardini, scivolò dentro con passi felpati, attutiti dall’erba che era cresciuta su quello che un tempo era stato un sentiero di ghiaia, e si avviò verso il centro del cimitero.
Tutta quella tensione era sciocca, si costrinse a rilassare le spalle e a camminare normalmente, mentre gli occhi vagavano per il camposanto sprofondato nella nebbia.
Iniziando a distinguere una grande figura accelerò il passo, ma quando fu davanti alla spaventosa statua tentennò qualche istante.
Se lo poteva immaginare, legato lì, con gli occhi spalancati dalla paura.
Ebbe voglia di distruggere la statua di polverizzarla, di cancellarla dalle faccia della terra, ma non poteva.
Puntò il lungo bastoncino verso al terra e qella si sollevò, più di 2 metri di terra si sollevarono e andarono a posarsi lì accanto, poi in fondo alla fossa si udì un rmore di porta sbattuta e Ginny restò a guardare le ossa bianche, prima di appiccarci fuoco.
Restò lì finchè tutto non fu ridotto in cenere, con gli occhi illuminati dalle fiamme e il volto serio, poi fece evanescere il tutto e rimise la terra a posto, facendo il possibile perchè non si notasse la differenza.
Ma Lui l’avrebbe notata di certo.

***


–Continuo a pensare che sia una pessima idea–
Il campanello del negozio di tecnologie babbane tintinnò, lasciando entrare un corrucciato bambino biondo e una sorridente bambina mora.
–Perchè siamo venuti qui comunque?– chiese il bambino.
–Per comprare una videocamera– rispose lei.
–Una video-che?–
–Una videocamera, voglio fare un video a tutta la famiglia–
–Mi sembra la nascita di un’altra pessima idea–
Il negoziante li stava guardando scocciato da un po’ così Lily si accostò al bancone e mise su una faccina meravigliata e sorridente (il che non era molto difficile), e si rivolse a lui con una voce più infantile del solito: –Mi scusi, avete una videocamera semplice semplice?–
–Certo– disse il commesso, disponibile –La volete digitale? Vi servirebbe il computer– i bambini gli rivolsero una sguardo vaquo e confuso,poi Lily disse –No, no, ne vorremmo uno con le cassette– rispose, il negoziante borbottò che era un modello molto vecchio e che doveva controllare in magazzino e sparì.
–Che cos’è un computer?– chiese sottovoce Hugo.
–Non ne ho idea– rispose Lily sempre sottovoce.

Dopo aver acquistato la telecamera i due bambini trotterellarono, o si trascinarono, un po’ per il sobborgo inglese, osservando le vetrine, quando, tornando da una piccola pasticceria dove avevano fatto merenda, si inoltrarono in una “scorciatoia” per tornare a casa.
–Complimenti Lily Potter, un altro fantastico colpo di genio, no sul serio, non solo usciamo da casa senza permesso, ma andiamo anche nell’unico vicolo buio in tutto il villaggio!–
–Sai Hugo, ho paura che tua sorella ti abbia spruzzato un po’ del suo veleno nel pudding mattutino–
–Bè sarebbe un bene! Se non ci fossi io a fermarti tu saresti una furia impazzita!–
Le risate di Lily si spensero e lei si fermò di colpo, e Hugo sbatté contro di lei.
–Che c’è?– chiese con un filo di paura.
Il biondo si sporse da sopra alla spalla dell’altra e scorse una figura maschile nell’ombra che, lentamente, si stava dirigendo verso di loro.
–Cosa ci fanno due bambini soli? È quasi il tramonto– disse con una voce strana.
Hugo prese a tremare, aveva una brutta, bruttissima sensazione.


***


–Silente!– urlò una voce femminile.
–Silente!– Albus aveva sentito spesso voci come quella, in tanti anni di guerra, era la voce di una donna, di una madre disperata, di mille madri disperate.
–Professor Silente!–
La porta si spalancò e i pochi presenti videro una pallida donna scarmigliata che vagava frettolosamente lo sguardo nella stanza, era arrivata proprio nel mezzo di una riunione ristretta, riservata solo ai membri più anziani, appena trovò Albus si diresse verso di lui con passo deciso, ignorando tutti gli sguardi curiosi puntati su di lei.
–Cosa è successo mia cara?– chiese il professore.
–M-mia figlia Silente, hanno preso la mia bambina!– disse lei.
Alcune donne presenti si coprirono le mani con la bocca, altre esibirono un’espressione triste.
–Devi aiutarmi Silente, non la posso lasciare nelle loro mani!– il suo viso era rigato di lacrime e aveva un’espressione implorante.
Albus la guardò serio per qualche istante e temette davvero che rifiutasse che lasciasse morire la sua bambina per salvaguardare le vite dei membri dell’Ordine, e si coprì a pensare che effettivamente sarebbe stata la cosa più razionale, più giusta.
Silente sospirò pesantemente e inspirò per risponderle.


***


Il cancelletto di ferro battuto si chiuse silenziosamente e Lily esibì un sorrisetto soddisfatto, erano al cancello laterale rispetto alla facciata della casa, che era più vicino al campo di Quiddich rispetto agli altri, ma si erano persi, ed erano finiti nella parte sbagliata, e, non potendo andare verso il fronte perchè lì Scamander stava inseguendo qualcosa che i comuni mortali non potevano evidentemente vedere, erano entrati il più velocemente possibile.
–Non dovresti essere felice per una cosa del genere– disse Hugo, nuovamente rosso, rimettendo su il broncio che se n’era andato durante l’uscita.
–Siamo al sicuro no? È andato tutto bene, tu non sei felice?– chiese la rossa, era contenta che la sua uscita fosse andata a buon fine e sorrideva così tanto che le facevano male le guance.
–Sì, certo, tutto bene, stava per venirmi un’infarto con quel pofisiotto babbano–
–Si dice poliziotto Hug, e comunque era solo preoccupato per noi, ha detto che “stava solo facendo il suo dovere”, no?– Lily rise ,correndo verso il campo di Quiddich, e Hug la seguì, come sempre, con il fiato un po’ corto.
–PLUFFA!– gridò una voce, una lucida palla rossa fischiò sopra a Lily, andando fin sopra la cancellata e ricadendo nel campo oltre la strada.
–La prendo io!– disse Lily e si fiondò nuovamente verso il cancelletto.
Attraversò la strada e si gettò nel campo d’erba, infuocato per il tramonto, e si piegò per riprendere la pluffa.
Improvvisamente ci fu ombra.
Lily si alzò lentamente, col cuore che batteva forte e sentì distintamente la voce femminile e stridule che le parlava all’orecchio, dietro di lei.
–Ma che bella bambina che abbiamo qui–

–NO!Lily! Torna qui!– Victorie corse verso di lei, ma fu troppo lenta, Lily aveva già attraversato la strada e Hugo arrancava dietro di lei, ma prima che anche lui potesse uscire Rose, arrivata lì con una scopa, chiuse il cancello di scatto.
–Rose!– esclamò Hugo.
–Fermo lì Hugo! Non provare a muoverti– rispose con voce dura sua sorella.
Tutti i bambini stavano correndo verso di loro, ma si immobilizzarono quando delle figure nere apparvero intorno a quella di Lily.
–Rose, apri questa porta!– gridò Hugo.
–Rose!– la rossa era impassibile e guardava sua cugina artigliata alle spalle da una donna riccioluta.
–Rose!–gridò ancora il maghetto.
–Non posso Hugo è inutile, non servirebbe a niente il nostro intervento!– un paio di lacrime rotolarono sulle guance.
–APRI!APRI!–
Lily scomparve con un guizzo nero, e Hugo cadde sulle ginocchia.
–No…–

















AUTHOR’S SPACE

Sono tornata!E dopo un capitolo leeeento ritorno con un po’ d’azione! Ora potete tirarmi in testa i colpi di scena.In questo capitolo manca un po’ Harry, ma vi assicuro che non faceva niente di eccitante, perlopiù rimuginava su cose che per essere narrate necessiterebbero del raiting arancione (sangue,urla e grida!!!).
Mi per i sicuri obrobri grammaticali, per l’ingiustificato e tremendo ritardo e per il mio pessimo stile di scrittura che migliorerò quanto prima (per ora se volete darmi una copia dei capitoli piena di segnacci rossi potete farlo).
Vi aspetto per la prossima volta (che non tarderà ad arrivare viste le benedette e imminenti vacanze) con zia Bellatrix che tortura un po’ di gente.
Buon Natale
Fanny



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