You saved me.

di itsmegiulia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I deserve this. ***
Capitolo 2: *** Are they together? ***
Capitolo 3: *** Eleven. ***
Capitolo 4: *** This is just for you. ***
Capitolo 5: *** His name is 'no one'. ***
Capitolo 6: *** I'm in love with Hannah. ***
Capitolo 7: *** Bubu Chacha. ***
Capitolo 8: *** He's all I need. ***
Capitolo 9: *** You're an asshole, Louis! ***
Capitolo 10: *** How to save a life. ***
Capitolo 11: *** I was nothing. ***
Capitolo 12: *** I can't hate you. ***
Capitolo 13: *** I'm a monkey. ***
Capitolo 14: *** I've got my Boo. ***
Capitolo 15: *** 100 points to Gryffindor. ***



Capitolo 1
*** I deserve this. ***


(1)
I deserve this.

















"Sei un coglione, Louis!"

 

Quelle parole mi stavano logorando dentro.
L'ennesimo 'insulto', l'ennesimo errore, l'ennesima cazzata.
Era possibile che non ne combinassi mai una giusta?
Qualunque cosa facessi, si rivelava inutile.
Qualunque cosa dicessi, si rivelava stupida.
Qualunque cosa cercassi di aggiustare, veniva distrutta ancora di più.
In fondo, tutto ciò mi rispecchiava: ero inutile, stupido, distrutto.
Per non aggiungere anche senza valore, un caso perso, senza speranza, uno scherzo della natura, un errore, un preservativo rotto, un aborto non fatto, uno spreco di spazio, un'esistenza non meritata.
Chi sono io? Perchè parlo così?
Beh, mi chiamo Louis, Louis Tomlinson, ho ventun'anni ed odio - da sempre - me stesso.
La mia famiglia, i miei amici, il mio psicologo.. dicono che sbaglio.
Ma in realtà l'unico sbaglio sono io.
E, credetemi, ho tutti i motivi per pensarlo.


 

A sei anni mi ero preso una 'cotta' per una mia vicina di casa, Vanessa, che aveva all'incirca la mia età.
Un giorno mi presentai da lei con un peluche e le uniche parole che mi furono rivolte, mi ferirono da morire: 'Mamma non vuole che io ti parli. Sa cosa ti fa tuo padre, non vuole che faccia certe cose cattive anche a me. Vattene.'
Non mi ferì tanto il fatto che sapessero che razza di bestia era mio padre - giusto una bestia poteva essere in grado di abusare di suo figlio - ma che mi allontanassero per ciò.
Io non avevo colpe.. o forse sì?
Con quella domanda iniziò il mio percorso alla scoperta di quanto fossi sbagliato.
Di quanto odio mi meritassi.
Solo 'cose cattive', proprio come aveva detto lei.
E oltre alla vita – che di cose cattive me ne aveva portate tante – mi ci mettevo anche io.
Mi piaceva farmi del male, procurarmi dolore.
Graffi, schiaffi e pugni erano il mio passatempo preferito.
Mi punivo da solo.
Mi punivo perchè me lo meritavo.
Ogni singolo graffio, ogni singolo schiaffo, ogni singolo pugno.. tutto meritato.


 

 

Qualcuno bussò alla mia porta, mi asciugai le lacrime e mi incamminai lentamente verso la porta, sperando di non ritrovarmi davanti l'ultima, l'ennesima, persona che avevo ferito.
Girai la chiave nella serratura e..






~~~
oooooooooh sometiiimeeeees.
salve a tutti, eccomi qui con una storia nuova (solamente dal punto di vista dei personaggi, perchè se non è super depressa, a me non piace, lol).
beh, questo capitolo è decisamente corto perchè è un'anticipazione.
vi spiego meglio.. è tipo un flashback, però in avanti. un flashavanti.
il prossimo capitolo tratterà la storia dall'inizio, diciamo. non con un louis piccolo, ma con un louis ragazzo.. vabbè, vedrete.
lasciatemi scritto qualcosa, due righe di recensione, giusto per sapere che ne pensate. accetto soprattutto commenti negativi, del tipo 'cancella che è una merda'.
lo faccio, siriusli. (?)
vabbè, byebye, al prossimo capitolo.
sempre se qualcuno mi caga..(?)
çç

adios.

ps. su twittah sono @xlovemelovato.

 

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Capitolo 2
*** Are they together? ***


(2)
Are they together?

















La mia vita era sempre stata un casino, ma, nonostante il passato 'oscuro' e tutti i problemi che mi portavo dietro, degli attimi di felicità erano toccati anche a me.
Questi attimi si chiamavano Harry, Niall, Zayn e Liam, i miei quattro - e unici - amici, i miei punti di riferimento, il mio porto sicuro, la mia ancora di salvezza.
Erano il mio tutto.
Senza saperlo, mi avevano impedito di togliermi la vita chissà quante volte.
Non ho mai fatto nulla per me, ma tutto per loro.
In particolare dovrei ringraziare Liam per tutte quelle lacrime che mi ha visto versare e che mi ha poi asciugato, per tutte quelle notti insonni al mio fianco, per tutto il sostegno, per non aver detto a nessuno della mia battaglia quotidiana.
Sí, lui sa.
È stato l'unico con cui sono riuscito a confidarmi, anche perchè sua cugina era un'autolesionista e sapevo che mi avrebbe capito.. o che almeno ci avrebbe provato.
Non avrei potuto mai creare lo stesso rapporto che ho con lui, con qualcun altro: Niall lo vedo ancora come un bambino che ama mangiare e ridere.. non potrei mai; Zayn è troppo preso dalle ragazze che gli vanno dietro, sarebbe inutile parlargli.. non potrei mai; Harry, beh, Harry è.. Harry, non vorrei mai ferirlo o farlo preoccupare per me.. non potrei mai.



 

"Ehi, Lou, a che pensi, eh? Ti sei fatto la fidanzatina e non lo dici a nonna Zayna?" Disse il pakistano, riportandomi alla realtà con un bel pizzicotto sulla guancia, provocando le risate degli altri ragazzi. "Ah, ah, ah, mi fai morire dal ridere, Malik." Gli risposi, lanciandogli un'occhiataccia.
"Lo sai che scherza, non volergliene male." Mi riprese Liam, con un tono dolce e calmo, per poi sorridermi. Riusciva a tranquillizzarmi con così poco.. era il migliore amico che avessi mai potuto desiderare.
Andai a sedermi sul divano, accanto a lui, per poi ritrovarmi il sedere di Niall in faccia.
"Cosa diamine stai facendo?!" Urlai, spingendolo via.
"Secondo te è brutto..?" Mi chiese, con evidente imbarazzo.
"Ehm.. perchè lo stai domandando a me?" Risposi, guardando di sottecchi Harry, per vederlo ridere o almeno gustarsi la scena.
Invece no, era attaccato a quello stupido cellulare, come sempre, a mandare messaggi a chissà chi.
"Perchè le ragazze dicono che il tuo sedere è il più bello e, beh, vorrei un tuo parere o almeno dei consigli per migliorare il mio.." Rispose l'irlandese, decisamente rosso in volto, per poi abbassare lo sguardo, imbarazzato.
"Niall, lo sappiamo tutti che il culo di Louis è unico." Lo demoralizzò Harry, resuscitato dall'oltretomba, per poi rivolgermi uno sguardo che non seppi decifrare ma che, nonostante ciò, per un attimo, mi lasciò senza fiato. Guardai Liam, che capì subito, e si alzò dal divano, trascinandomi via con sè. "Oh, Horan, ricorda che quando troverai la ragazza giusta per te, ti amerà con tutti i tuoi pregi e difetti!" Esclamò il mio migliore amico ad alta voce, per farsi sentire bene dal piano superiore, prima di chiudere la porta della sua stanza dietro le nostre spalle.


 

"Secondo voi.. stanno insieme?"









~~~
ooooooooooooooh sometiiimeees, ho già postatooo, yeaaaah. (?)
aloha a todos.
ho già postato, cè, sto per piangere.
il capitolo l'ho scritto ieri sera dal tablet e lo sto postando adesso dal mio amato piccccì.
beh.. ringrazio le personcine che hanno cagato il capitolo precedente - nonchè quello iniziale - e spero che qualcuno legga anche questo.
spero vi faccia incuriosire. (?)
btw (troppo figo, vfkjdhkfjhvjkd), scrivetemi cosa pensate possa accadere nei capitoli successivi.. chissà, potrei prendere spunto da qualcuno di voi, mmmmmh. (citandovi - o creditandovi(?) - ovviamente.)
vabbuò, ja, jamm bell.
okay, concludo qui, prima di iniziare a sparare cazzate.
..oops (hi), troppo tardi. -larry stylinson, larry stylinson everywhere.-

bai bau.

 

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Capitolo 3
*** Eleven. ***


(3)
Eleven.

















Non appena io e Liam rimanemmo da soli in camera sua, lo guardai dritto negli occhi, poi mi lanciai verso di lui, abbracciandolo forte ed iniziando a piangere senza riuscire a respirare. “Liam, non ce la faccio..” sussurrai, tra i vari singhiozzi, mentre il mio migliore amico si limitava ad accarezzarmi la schiena e a stringermi a sé. “Calmati, Lou, ce la puoi fare, io credo di te..” cercò di tranquillizzarmi, usando quel tono di voce che mi calmava ogni volta. “No, non ce la faccio.. Non ce la faccio a guardarlo ogni volta e vedere i suoi occhi che non cercano i miei. Non ce la faccio a passargli accanto senza lasciarmi sfuggire un sorriso. Non ce la faccio a vederlo ogni giorno, tutto il giorno, senza poter fare mai nulla. Non ce la faccio.” dissi, tutto di un fiato, per poi sedermi sul bordo del letto, asciugandomi le lacrime versate. Liam si sedette accanto a me, guardandomi con compassione. Già.. ero in grado di fare solo questo: farmi guardare con compassione e con pena, nulla di più. Come un cane a cui manca una zampa. Pensi “poverino..” e basta.

Lou, fammi vedere che ti sei fatto.” mi disse, tutto di un tratto, guardandomi con serietà. ..Era così facile scoprirmi? “N-non ho fatto nulla..” risposi, abbassando lo sguardo, sperando di convincerlo. “Lo dici ogni volta, lo sai anche tu.” Vero. Ogni volta sempre la stessa storia. Venivo scoperto e negavo. Solo che non ne ero capace.

Mi alzai, mettendomi in piedi davanti a lui e, dopo essermi sbottonato i jeans, li calai lungo le mie gambe. Sulla mia coscia destra c'erano undici lividi violacei. Liam li contò con gli occhi, poi alzò il viso verso di me. “Undici..? Perchè?” mi domandò, preoccupato. “Undici come le volte in cui si è passato le mani tra i capelli ieri a pranzo. Undici come i messaggi che ha inviato stamattina, prima di colazione. Undici come i canali della televisione che ieri sera ha cambiato prima di decidere cosa vedere. Undici come i minuti che di solito impiega in bagno. Undici perchè è il suo numero.” “E undici, come il giorno e il mese in cui vi siete conosciuti.” “Sì..” sussurrai, debolmente, per poi sorridere appena, cercando di farmi forza.

Sentii, improvvisamente, una folata di aria fredda alle mie spalle e mi girai verso quella direzione. La porta era spalancata, e c'era un Harry.. schifato a guardarci. “Ma che cazz..? Mi fate schifo!” esclamò, quasi arrabbiato, per poi chiudere violentemente la porta. Oddio, doveva aver sicuramente frainteso. Liam non mi stava facendo.. oddio.
 

Ehi, Hazza, cos'è successo?” chiese Niall, vedendo il riccio scendere velocemente le scale, rosso di rabbia. “Stanno insieme, sì. E Payne stava facendo un 'servizio' a Tomlinson.” rispose, cercando di trattenersi dalla rabbia. Ed era davvero furioso, perchè non chiamava mai i suoi amici col cognome. “..Fotografico?” “Una battuta di pallavolo?” dissero prima il pakistano e poi l'irlandese. “Coglioni, gli stava facendo un pompino!” urlò il castano, picchiando con forza la mano sulla parete del salone. “Cosa?!” esclamarono all'unisono gli altri due. “Quello che avete sentito.” disse Styles, sbuffando. “..Ti da fastidio, Harry? Sei per caso omofobo?” lo stuzzicò, quasi, Zayn. “Ma per favore, non mi interessa un cazzo della loro vita sentimentale. Andassero a fare un paio di spaccate sulle pannocchie!” rispose, alterato, per poi uscire di casa senza dare spiegazioni.

 

Oddio, Liam, oddio.. Io.. Te.. Lui.. Oddio..” provai a dire qualcosa, ma ero praticamente sotto shock. Come poteva aver pensato che..? Beh, sì, io ero in piedi davanti a Liam. Beh, sì, avevo i pantaloni abbassati. Oh cazzo. “Lou, si risolverà tutto, okay?” disse, come al solito, il mio 'compagno di avventure'. “Basta con questa storia, per favore. Non ho mai risolto nulla nella mia vita, e non combinerò nulla neanche adesso.” lo liquidai, tirandomi su i jeans. Mi passai nuovamente le mani sulle guance, a catturare ogni lacrima, poi uscii dalla sua stanza. “E ora dove vai?” mi chiese, Liam, seguendomi. “A pensare.” risposi, senza voltarmi, dirigendomi verso le scale. “Non fare cazzate, per favore.” si raccomandò, senza ricevere una mia risposta.

Avevo bisogno di pensare a.. tutto. Alla mia vita – incasinata ora più che mai –, a tutti i problemi che mi portavo dietro, alla mia omosessualità – perchè sì, signore e signori, Louis Tomlinson, oltre ad aver avuto un padre che abusava di lui, oltre ad essere un autolesionista, oltre ad odiarsi con tutto se stesso, è anche gay –, a cosa avrei dovuto fare. Insomma, ad un bel po' di cose.

Ci sa fare Liam? Sai, in momenti di solitudine potrei sempre rivolgermi a lui. Oh, sempre che voi non stiate insieme!” mi disse Zayn, particolarmente stronzo, appena arrivai alla fine delle scale. “Tu oggi vuoi proprio morire, eh?” gli risposi, acido, passando davanti a lui e a Niall senza guardarli.

 

Non potevo fermarmi. Non potevo mettermi a pensare. Non potevo. Non lì. Non in quel momento. Dovevo essere da solo, in compagnia di me stesso, in piena libertà di poter fare ciò che volevo. Sfogarmi come solo io so fare. Con le mie mani. Su me stesso.










~~~
ommallea simpallao ecco qui il capitolao.
salve a tutti, eccomi qui già ad aggiornare.
son veloce, eh? forse perchè ieri ho scritto ben due capitoli e oggi sto iniziando il quinto? AHAHAH.
beh, come sempre, spero vi piaccia.
e spero di trovare qualche recensioncina in più.çç
sembra che non mi si caghi nessuno. c':
btw, se volete seguirmi, o parlarmi, o qualsiasi cosa, su twittah sono @xlovemelovato.
adiosss.

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Capitolo 4
*** This is just for you. ***


(4)
This is just for you.























Non mi avevano fermato, incredibile. Né Liam, né Niall, né Zayn. ..E Harry? Che fine aveva fatto? Era inutile preoccuparsi, sapeva cavarsela sempre, lui. Era forte, coraggioso, sapeva difendersi e tante altre 'belle cose'. Era totalmente ciò che io non ero mai stato. Comunque, ero sorpreso del fatto che i miei amici non mi avessero fermato, soprattutto Liam. Si era solo scomodato a dirmi un “Non fare cazzate” nulla di più. Valevo proprio tanto per lui, eh. Così tanto da lasciarmi uscire di casa da solo, nonostante ciò che sarei potuto essere in grado di fare. Niall e Zayn mi conoscono più superficialmente rispetto a lui, era anche normale che non mi avessero fermato. Ma Harry.. perchè aveva reagito così? Gli facevo così schifo? Mi avrebbe mai parlato di nuovo?
 

Una, due, tre, quattro, tante lacrime. Una dopo l'altra, a fare a gara a chi raggiungeva per prima terra. Ad uscire dai miei occhi velocemente, inondandomi le guance. Alzai lo sguardo, guardandomi attorno, e non vidi altro che un campo di fiori, un po' stile Twilight. Solo che io ero solo lì, e non sapevo neanche come c'ero arrivato. Sapevo solo che avevo voglia di urlare, di sfogarmi, di piangere, di sentirmi sfinito e senza forze, di chiudere gli occhi e non aprirli più.

Mi sedetti sul prato, in una zona ombrata, tra degli alberi, a piangere in silenzio, in disparte. Come se qualcuno potesse sentirmi, ma c'ero solo io. O forse no.

Ti è piaciuta la sorpresa?” era la sua voce, oddio. Mi aveva seguito, era venuto da me, non gli facevo schifo, mi voleva.. “Tanto, amore.” rispose una voce femminile. Una brutta voce femminile. Una brutta voce femminile a rovinare quel mio momento di felicità. Perlustrai con lo sguardo tutto il prato e gli alberi che lo circondavano, alla ricerca di Harry e di.. quella. Li vidi sbucare alla mia destra, con lei davanti ed Harry che l'abbracciava forte da dietro, ridendo, entrambi felici e spensierati. “Ho aspettato così tanto per vederti.” disse con voce smielata quella gatta morta, per poi girarsi verso di lui e.. NO! Cazzo, no! Non avrei mai voluto vedere una scena del genere: loro due abbracciati, a scambiarsi il bacio più orribile della storia di tutti i baci. Orribile perchè quel bacio doveva spettare a me. Orribile perchè lui doveva essere mio. E quella tro..ttola si era messa in mezzo, a rovinare tutto.

Si fermarono in mezzo alla radura, stendendosi a terra l'uno accanto all'altra. Ecco qui la scena davvero stile Twilight, a tutti gli effetti. Volevo solo andarmene a soffrire in santa pace, lontano da lì, senza dover assistere a quei momenti che mi spezzavano il cuore.. come se non fosse stato già distrutto milioni di volte.

Mi alzai, cercando di restare nascosto, senza far rumore, ed iniziai a camminare senza alcuna meta. Passo dopo passo mi ritrovai all'inizio di una scogliera, e sorrisi felice, un po' masochista. Avevo tre opzioni: tornare a casa, cercare qualche sasso appuntito e tagliarmi per la prima volta oppure buttarmi direttamente giù, verso il mare e gli scogli. La prima non la presi proprio in considerazione, e mi soffermai a riflettere sulle altre due. Quale scegliere.. la sofferenza o la morte certa? Scelsi la sofferenza, non perchè avessi paura della morte, anzi, ma solo perchè imponevo a me stesso di provare più dolore possibile. La morte mi avrebbe 'salvato', in un certo senso, impedendomi di soffrire per sempre. E sarebbe stato troppo facile.

Mi misi a cercare a tra i radi ciuffi d'erba il sasso più adatto per infliggermi dolore. Al massimo, se non avessi trovato quello giusto, ne avrei usato uno qualsiasi per colpirmi e basta. Altri lividi a rovinare quel numero. Quell'undici. A rovinare lui. ..Seh, magari. Se da un lato avrei voluto sfogarmi su di lui, fargli male, ferirlo, come lui aveva appena fatto con me, dall'altro l'avrei protetto senza alcun dubbio.

Ero in un bivio. Volevo autolesionarmi, ma volevo anche uscirne fuori. Cosa fare? Per uscirne ci volevano forza di volontà ed energia, ed io non ne avevo più. Accantonai l'opzione 'let's cut for the first time yu-uh' e restai nella mia monotonia. Raccolsi un sasso qualsiasi, mi sdraiai a terra, e con gli occhi chiusi iniziai a colpirmi ripetutamente le cosce, lasciando fuoriuscire altre lacrime. “Questo è per non curarti mai di me.” dissi con i denti stretti, colpendomi per la prima volta. “Questo è per quel telefono che non posi mai.” secondo colpo. “Questo è per non capirci mai nulla.” terzo. “Questo è per quella gatta morta con cui stai insieme.” quarto. “Questo è semplicemente per te.” quinto. “E questo è il tuo migliore amico che si è preoccupato tanto per te.” mi sorprese Liam, togliendomi il sasso dalle mani e sedendosi accanto a me. “Liam..” sussurrai, sedendomi a mia volta, un po' a fatica.. sentivo le cosce pulsare dal dolore. “Non dire nulla, Lou. Andiamo a casa.” mi disse, alzandosi per poi aiutarmi a fare lo stesso.


 

Un quarto d'ora di macchina ed arrivammo a casa. Quando varcai la soglia, la prima cosa che feci fu guardarmi attorno alla ricerca di quegli occhi verdi che tanto mi spaventava incontrare, ma fortunatamente – o anche no – non li trovai. Zayn e Niall mi corsero contro, abbracciandomi. Avevo un'aria così sconvolta? “Che fine avevi fatto?” “Ci siamo preoccupati tantissimo!” dissero, uno dopo l'altro, i miei due amici. “Sto bene ragazzi, tranquilli..” risposi loro, sforzandomi di sorridere. “Dai, fateci passare, Lou deve riposare un po'.” li mise a bada Liam, accompagnandomi verso le scale, per raggiungere la mia camera. Salii lentamente ogni scalino, sorretto dal mio migliore amico, e quando stavamo per entrare in camera si sentì la voce di Niall richiamare la nostra attenzione: “State davvero insieme?” ci chiese, ottenendo come risposta un, non molto delicato, “Vaffanculo”, seguito dalle risate appena accennate da me e Liam.


 

Raccontami cos'è successo.” iniziò il mio caro Payne, costringendomi a dirgli tutto.
“..e poi tu mi hai trovato sulla scogliera.” conclusi il mio discorso eterno, interrotto da singhiozzi, lacrime e soffiate di naso. “Mi dispiace tanto Lou..” fu l'unica cosa che riuscì a dirmi. “Fa niente, sono abituato, ormai. Ora vai dagli altri, voglio riposarmi un po'.” gli dissi, accennando un sorriso sincero.. se lo meritava davvero. Annuì, per poi alzarsi dal letto, uscire dalla camera e raggiungere i ragazzi. Non appena fui sicuro che se ne fosse andato, mi tolsi i pantaloni e andai davanti lo specchio, ad osservare i nuovi lividi. Erano più grandi, come il dolore che avevo provato. Erano più rossi, come il sangue che si era liberato dal mio cuore in frantumi. Ci avrebbero messo molto più tempo a sparire, come il tempo che c'avrei messo io per provare a dimenticare quella faccenda. Se ci sarei mai riuscito.





~~~

shine bright, tonight, you and i.. we're beautiful like chapters on efp.
bonjour, mes amis. (son tre anni che non faccio francese, lol.)
che ne pensate?
non so.. son troppo noiosa/ripetiva/qualcosa?
ditemelo e cerco di adeguarmi a voi. çç

ringrazio
mydarkside_ che, essendo già la mia beta, commenta subito ogni mio capitolo. ti amo tanto, v.
poi ringrazio anche Petrova Fire. LUcy__, rawrrharold, swag masta, ra99, BuddyYeah e caterina malik per aver recensito. c:
e, ovviamente, tutte le persone che hanno messo la storia nelle preferite, seguite e/o ricordate.
mi date la 'forza' per continuare a scrivere questa storia.
grazie davvero, ancora.
un bacio.

 

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Capitolo 5
*** His name is 'no one'. ***


(5)
His name is 'no one'.

















 

Erano passati tre giorni, tre fottuti giorni da quel pomeriggio. Lui, la gatta morta e la radura. Edward Styles, Gattamorta Swan e la radura di Twicazzo. Quel poco di educazione che avevo, era andata a farsi fottere. Non mi importava più di nulla, volevo solo andare alla deriva. Mi rifiutavo di vivere. Mi accontentavo di esistere e basta. Io sdraiato sul letto ventiquattro ore su ventiquattro, con lo sguardo verso il soffitto. Mi alzavo solo per andare in bagno e per mangiare ciò che Liam mi portava in camera. Non permettevo a nessuno di entrare, e andavo in bagno solo quando ero sicuro che non avrei incontrato nessuno. Non avevo voglia di dare spiegazioni a nessuno, non volevo parlare con nessuno, non volevo vedere gli occhi di nessuno. Sì, nessuno era il nuovo soprannome di Har.. nessuno. Il suo nome era nessuno.

Come stavo dicendo, venivo aggiornato sulle poche cose che accadevano in casa – fa molto 'Grande Fratello', sì – dal mio migliore amico, che, a malincuore, mi aveva raccontato di Samantha, la ragazza di.. nessuno. “..È simpatica, davvero. Potrebbe piacerti. Non è un tipo snob o cose così.. anzi.” mi aveva detto, cercando di farmi diminuire il dolore in qualche modo, ma non aveva fatto altro che peggiorare le cose. Nessuno si era trovato una ragazza simpatica, sicuramente bellissima, che piaceva ai suoi amici e che sicuramente si concedeva a lui – per non essere volgare – quando voleva. Aveva trovato il paradiso. Io ero finito nell'inferno, ancora di più, ancora più giù.

Cosa vuoi che ti dica, Lou? Ti piacerebbe sentirmi dire che Harr.. okay, nessuno, piange e si dispera tutto il giorno? Che è a pezzi per ciò che ti fai? Per ciò che è successo? Vuoi che ti dica che è follemente innamorato di te? Che non è fidanzato? Io posso anche dirtelo, ma sappi che sono tutte cazzate, e mi dispiace dirtelo. Se vivere nella menzogna è ciò che vuoi, costruisciti il tuo castello di illusioni da solo, io non voglio influire più sulle tue decisioni. Scusami.” aveva tagliato corto Liam, facendomi sentire una voragine al centro del petto. Un po' per la storia di nessuno e delle cazzate che avrei voluto sentire, e un po' perchè si era arreso, anche lui. Non ero riuscito a tenermi il mio migliore amico. Avevo ferito nuovamente. Avevo deluso nuovamente. Potevo solo che farmi schifo.

Mi sentivo depresso o forse lo ero sempre stato.. ma stavolta era diverso. Mi sentivo vuoto, imprigionato in un corpo e in una vita che non sentivo mie. Mi sentivo violato come tanti anni fa, ma in modo diverso. Violato nell'anima, perchè Liam mi aveva fatto una 'violenza' andandosene così. Che poi non è che mi aveva lasciato, diciamo, mi aveva solo detto che non mi avrebbe più illuso, ammesso e non ammesso che l'avesse mai fatto. Insomma, mi stavo riempiendo di paranoie, come al solito.

Mi tolsi i pantaloni del pigiama e mi misi nuovamente davanti lo specchio, ad ammirarmi. In soli tre giorni, i lividi erano diventati più scuri, passando dal rosso al viola. Stavano guarendo. La gamba aveva smesso di farmi male. Stava guarendo. Il mio corpo stava guarendo. La mia anima, invece, era sempre più a pezzi.


 


 

Sono preoccupato per Louis.” esordì Zayn, grattandosi appena la testa come era solito fare nei momenti più 'critici'. “Tu sai cos'ha, Liam? Parla solo con te..” aggiunse Niall, rivolgendosi verso l'amico che aveva nominato. Si sentiva sempre escluso da tutti e da tutto, perchè lui era ancora il bambino del gruppo, il ragazzo che mangiava e basta. Lo stupido, anche. Ma non avrebbe mai voluto avere quel ruolo. “È solo un po' stressato, si riprenderà in fretta, tranquilli.” tranquillizzò tutti, quel bugiardo di Payne. Bugiardo solo perchè non ero stressato, non mi sarei ripreso in fretta. Tutto il contrario. “Mh..vado in.. in bagno!” annunciò Niall, quasi come stesse facendo un discorso importante come quello di un premio Oscar. Gli altri due si limitarono a fare spallucce, mentre Harry, sulla poltrona, non smetteva un attimo di scrivere su quello stupido cellulare.


 

Louis..” mi chiamò una voce familiare da dietro la porta. “Non voglio vedere nessuno.” mi sbrigai a dire, infilandomi sotto le coperte e coprendomi fino alla vita, non infilando i pantaloni. Volevo essere libero di ammirare quei lividi senza dover spogliarmi ogni volta. “Per favore, farmi entrare..” insistette l'irlandese con una voce sempre più triste. “Che diamine, entra, su!” cedetti, dandogli l'okay di entrare. E così fece: aprì la porta, ed entrando nella stanza, la richiuse subito. “Ehi..” mi disse, accennandomi un sorriso ed avvicinandosi verso il letto. “Ehi..” risposi a mia volta, facendogli poi cenno di sedersi sul letto, accanto a me. Con un po' di titubanza, accettò il mio invito, e si sedette delicatamente, per poi guardarmi negli occhi. “Mi manca averti in giro per casa, Louis, mi facevi sempre sorridere.” mi confidò, lasciandosi sfuggire una lacrima.. era più sensibile di quanto immaginassi. “Niall, non piangere..” cercai di tranquillizzarlo, inginocchiandomi sul letto ed abbracciandolo forte. Era una scena vista e rivista, solo che al posto mio c'era Niall e a quello di Liam, io.. “Cosa ti è successo? Perchè non ti fai più vedere? Non ci credo che sei stressato..” mi disse, ricambiando l'abbraccio, per poi scioglierlo dopo poco tempo. Stavo per rispondere, quando il suo sguardo cadde sulla mia coscia scoperta. Cazzo.

Louis.. cosa hai fatto..?” mi chiese, timoroso di sapere la risposta. Evidentemente sospettava qualcosa, anche perchè ogni volta che mi vedeva giù di morale, mi fissava i polsi, forse alla ricerca di qualcosa, evidentemente tagli o cicatrici. Mh, mi sa che avevo scritto 'autolesionista' in fronte. Riguardo la sua domanda, aspettai a rispondere, anche perchè non mi guardava. Era rimasto con lo sguardo fisso su quei lividi, come se loro potessero parlare e dirgli ciò che io non avevo il coraggio di fare. “Li ho fatti io, con le mie mani, anzi, con un sasso. Ho visto Har..nessuno scambiarsi effusioni con una gatta morta e non ho resistito. Non pensi che il viola mi doni?” dissi nella mia mente, per poi decidermi a rispondere davvero, ovviamente con una cazzata. “Ero andato a passeggiare sulla scogliera e sono caduto.” dissi, mordendomi l'interno della guancia. Beh, riguardo la scogliera ero stato sincero, almeno..

Non ti credo. E ora voglio sapere la verità.” ribattè Niall, lasciandomi quasi senza parole. Era riuscito a sorprendermi due, o forse tre, volte nel giro di poco tempo:
1) era venuto a cercarmi in stanza nonostante sapesse che non ero intenzionato a vedere nessuno;
2) mi aveva detto che gli mancavo, mostrandosi sensibile come non era mai sembrato;
3) aveva appena tirato fuori delle palle che non aveva mai dimostrato di avere.


 

 

Sì, okay, va bene.. ma ora cosa mi sarei potuto inventare?










~~~
you don't know oh oh, che io ho appena postato oh oh.(?)
salve a tutti, eccomi qui col quinto capitolo.
chiedo scusa per aver postato dopo tre giorni (penso), ma sono stata davvero impegnata.
tranquilli, ho già pronto il capitolo successivo.
....che posterò quando avrò scritto anche il settimo, sì.
devo tenermi in vantaggio.
che dire?
vi ringrazio ancora per tutti le recensioni e per aver inserito la storia nelle preferite/seguite/ricordate.
giuro, siete tutti bellissimi fjvnfjkvjkf.
lasciatemi delle recensioncine che fanno sempre piacere. c:
byebye, al prossimo capitolo. B|

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Capitolo 6
*** I'm in love with Hannah. ***


(6)
I'm in love with Hannah.















 

S-sono caduto, te l'ho detto.” dissi, provando a sostenere la mia risposta precedente. “Non ti credo.” rispose il biondo, con voce fredda e distante. “..Ho sbattuto all'angolo del tavolo.” cambiai scusa, sperando ci credesse. “Non ti credo.” smontò il mio castello di bugie, serrando le mani in due pugni. “Tommo, per favore, sii sincero.” aggiunse, a denti stretti, per poi guardarmi negli occhi. Aveva gli occhi rossi e lucidi, ed uno sguardo che chiedeva sincerità. Stavo ferendo anche lui.. e non se lo meritava. “Niall..” dissi, o meglio, sussurrai, lasciando uscire qualche lacrima, sia per la situazione, sia per come mi aveva chiamato: 'Tommo' era il soprannome che mi aveva dato anni fa, quando c'eravamo conosciuti. Era da una vita che non mi sentivo chiamare così. “Non mentirmi, te ne prego..” mi spronò a parlare, iniziando a piangere anche lui. Non potevo mentirgli, non più. “Io.. io..” iniziai, o meglio, provai a parlare, ma avevo un nodo in gola che mi impediva di continuare. L'irlandese se ne accorse, così mi abbracciò nuovamente, stringendomi forte a sé, per poi guardarmi. “Tommo, ascoltami. So che può essere difficile dire la verità, alle volte, ma sappi che non devi aver paura. Non ti giudicherò, non ti dirò nulla e non farò nulla che potrà ferirti. Io ti voglio bene, davvero, con tutto me stesso, sei uno dei miei migliori amici, e vederti sempre così triste e spento.. mi uccide. Non c'è più la luce che c'era prima nei tuoi occhi, non c'è più quel ragazzo che rideva e scherzava sempre, non c'è più quell'amico che si metteva a fare scherzi ogni notte, facendo prendere infarti a tutti. Non c'è più quel Louis Tomlinson che ci faceva star bene, quello che amava la vita. So di tuo padre, noi tutti lo sappiamo, e stiamo male ogni volta che ci pensiamo, perchè sei un ragazzo meraviglioso e meriti solo il meglio, lo sai, vero? E ora, per favore, per favore, per favore, dimmi cos'hai. Dimmi cosa ti porta a chiuderti in te stesso e a farti del male, perchè so che è così. So che piangi ogni notte, Lou. So che ti prendi a pugni e a schiaffi. So che ti graffi. So che ne parli solo con Liam. E so anche che non dovrei saperlo, ma ero così curioso che non ho resistito ad origliare le vostre conversazioni..” disse, abbassando lo sguardo, sentendosi un po' a disagio. “Comunque.. Dimmi cosa c'è che non va, sono qui pronto ad aiutarti, sempre. A qualsiasi ora della notte e del giorno, anche se sto mangiando. E sai per me quanto è importante mangiare. Sono pronto a digiunare pur di vederti sorridere, pur di riavere indietro il mio migliore amico, il mio sorriso. Per favore.” concluse, asciugandosi le lacrime, ed asciugando, poi, le mie. “Niall..” iniziai, deciso, ormai, a dirgli la verità. “Mi odio, con tutto me stesso..” gli confidai, riprendendo a piangere. Mi risultava davvero difficile parlare di ciò senza lasciarmi sfuggire qualche lacrima. Era davvero il mio punto debole. “..C'è di più, vero?” mi chiese, guardandomi negli occhi. “No, solo questo..” risposi, distogliendo lo sguardo da lui. Non ero proprio capace a mentire. “Avanti, confidati, tranquillo.” mi incoraggiò, poggiandomi una mano sulla spalla. “S-sono..” “Sei..?” “I-innamorato..” “Sei innamorato? Ma è una cosa bellissima!” “Aspetta, non ho finito..” E per la cronaca, non è affatto una cosa bellissima. “Oh, continua pure, allora.” rispose il biondo. “S-sono i-innamorato d-di..” “Di..?” “Ha..” Non riuscii a finire la frase, o meglio.. quel nome, perchè qualcuno aprì la porta. Era lui, mi guardava, anzi, ci guardava, ansioso. Come se aspettasse anche lui quella risposta. “Di?” disse, come a confermare la mia ipotesi. Ci stava origliando.. speravo non avesse sentito anche la parte del 'mi odio con tutto me stesso'.
Il suo sguardo mi pesava addosso, come avessi un enorme macigno sul petto. Oh, senza dimenticare quel nodo in gola.
“Di..?” chiese Niall, a sua volta, ignorando Harry - che fortunatamente era troppo preso dal venire a conoscenza della risposta che non si accorse dei lividi - che si trovava sull'uscio della porta. “D-di.. Di Hannah.” dissi tutto d'un fiato, senza pensarci. Non potevo dichiararmi così, non dopo averlo visto in atteggiamenti così intimi con quella Samantha. “Sono davvero felice per te, Lou!” esclamò l'irlandese, buttandosi, praticamente, su di me, preso dalla contentezza. “Ottimo.” esordì, con freddezza, Harry, per poi uscire dalla stanza, sbattendo la porta.

Coglione. Lui. E pure io.


 


 


 

Mezz'ora dopo ero vestito bene, pulito e profumato. Perchè? Beh, Niall aveva detto a tutti di questa 'Hannah' di cui ero così innamorato, e mi avevano obbligato ad andare da lei a dichiararmi. Inoltre, la volevano conoscere. In che razza di casino mi ero cacciato?! La cosa brutta era che non potevo più tirarmi indietro.
“..E ricorda, sii te stesso!” concluse Niall, facendomi un discorso lunghissimo. “E se non dovesse ricambiare, per provare a farle cambiare idea, tira fuori il c-” “CUORE!” urlò il biondo, riprendendo la porcata che il pakistano stava per dire. Accennai una risata, divertito dalla spontaneità - e dagli ormoni a mille - di Zayn, poi rivolsi lo sguardo verso Liam. Era confuso dalla situazione, non ci capiva nulla, e si limitava a guardarmi. Gli feci un cenno con la mano, facendogli intendere che gli avrei spiegato tutto successivamente.
Ed Harry, invece, cosa stava facendo? Lo guardai di sottecchi, trovandolo sdraiato sul divano a mandare messaggi, come ogni santissimo e fottutissimo giorno.
“Su, adesso vai da lei!” mi incoraggiò Niall, quasi spingendomi fuori la porta. “Fatti valere, bro! E ricorda di prendere tutte le precauzioni necessarie!” urlò Zayn, quando ero già salito in macchina. Li salutai con la mano, poi misi in moto, iniziando a guidare verso chissà dove. Cosa avrei potuto fare? Mettermi a chiedere ad ogni ragazza “Ehi, vuoi far finta di essere la mia fidanzata di nome Hannah?” rischiando di passare per un maniaco fuori di testa? Era proprio una brutta, bruttissima, situazione.


 

 

Guidando guidando, arrivai al nuovo luna park, aperto poche settimane prima. “Proprio da coppiette..” pensai vedendo tutte quelle giostre e tutte quelle luci. Parcheggiai e scesi dalla macchina, addentrandomi tra tutte quelle persone. Arrivai nella 'zona dolci' e mi presi dello zucchero filato rosa, alla fragola. Soddisfatto di quell'acquisto, andai a sedermi su una delle poche panchine libere rimaste.


 

Appena finii lo zucchero filato, pronto ad alzarmi, una ragazza si sedette al mio fianco. “Non sei cambiato per niente, Louis Tomlinson!” esclamò, sorridendomi entusiasta. Provai a sorriderle di rimando in modo convincente, ma ciò che ottenni fu solo una smorfia penosa. “Ho capito, non hai la più pallida idea di chi io sia.” mi disse, rimanendoci un po' male. “Già, scusa..” le risposi, mortificato. Sembrava davvero felice di vedermi, quindi ciò stava a significare che avevamo avuto un buon rapporto in precedenza. O almeno, di solito, era così.
“Sono Vanessa, Vanessa Adams.” disse, come se ora fosse tutto più chiaro, per me. “..Un altro indizio?” le chiesi, sforzandomi di ricordare. “Eravamo vicini di casa, da bambini, e mia madre non voleva che fossi tua amica perchè..” “Mio padre abusava di me e lei aveva paura.” conclusi la sua frase, capendo finalmente chi fosse. Non ci vedevamo da una decina di anni, come minimo. “Esatto..” confermò lei, sorridendomi appena, con l'aria ancora dispiaciuta per l'accaduto. “Comunque.. Che mi racconti?” le chiesi, sorridendo, per passare oltre quella vicenda. “Che la ragazza che amo non ricambia.” mi rispose, inizialmente con tranquillità, come fosse una cosa normale, ma poi abbassò lo sguardo, per iniziare silenziosamente a piangere. “Ehi, non fare così..” cercai di tranquillizzarla, abbracciandola istintivamente. Lei ricambiò l'abbraccio, per poi scioglierlo e provare a calmarsi da sola. Sembrava forte, anche se le capitavano momenti di debolezza, in grado di autocalmarsi/consolarsi, in pieno controllo di sè.. beata lei.
“Tu, invece?” mi domandò, ponendo fine a quel silenzio. “La stessa cosa..” sospirai, mordendomi l'interno della guancia. “Chi è lei? È carina?” mi chiese, subito dopo, neanche fossimo migliori amici. “Veramente è un '
lui' e, no, non è carino.. per me è bellissimo.” le confessai, arrossendo appena. Vanessa mi rivolse uno di quei suoi bellissimi sorrisi - gli stessi di quando era bambina - e mi fece una carezza sulla guancia. "Se posso fare qualcosa per aiutarti a conquistarlo o, comunque, a farti notare, non esitare a cercarmi." mi disse, continuando a sorridere.


 

Nonostante non mi piacessero le ragazze, non potevo negare il fatto che Vanessa fosse davvero una gran bella ragazza: aveva dei lunghi capelli castani, un po' mossi, che le ricadevano dolcemente sulle spalle, gli occhi di un colore particolare, quasi sulle tonalità del grigio e, nonostante fosse alta, ad occhio e croce, sul metro e sessanta, poteva far invidia ad una modella grazie alle sue forme; infatti non era magra come si intende oggi, era magra come si intendeva negli anni novanta, quindi la magrezza 'in carne', perchè è questa che piace davvero, non un mucchio di ossa. Era perfetta.
“Mi serve un enorme favore.” le dissi, prendendole la mano.


 

Avevo trovato la mia Hannah.













~~~
baby baby baby oooooooh.
sì, io posto ascoltando cccciasten, bitch.
btw, ecco qui il sesto capitolo.
chiedo scusa per l'enorme ritardo con cui ho postato, ma prima volevo finire di scrivere il settimo capitolo.
sempre per tenermi in vantaggio.
spero vi piaccia, e spero che le larry shippers non mi uccidano per questo colpo di scena.(?) TATATADAAAAAN.
vabbè, non ho altro da dire, adios. :')

gone, gone, gone, i'm goneeee.

 

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Capitolo 7
*** Bubu Chacha. ***


(7)
Bubu Chacha.











Le spiegai per bene la situazione, senza tralasciare nulla del rapporto che avevo con Harry – e che avevo sempre avuto – poi le chiesi quel favore di cui necessitavo così tanto. “Una sola domanda: e se ci chiedessero di baciarci davanti a loro? Louis, tu sei gay.. penso ti faccia schifo baciare una ragazza, no?” mi domandò, alla fine. Beh.. non ci avevo pensato. “Cercherò di trattenermi dal vomitare.” risposi a Vanessa/Hannah, ridendo appena. “Ahw, quanto sei dolce!” disse, dandomi un pugno – ovviamente per scherzo – sul braccio. Ridacchiammo ancora per un po', poi guardai l'orologio. “È tardi, dobbiamo andare!” esclamai, alzandomi dalla panchina con uno scatto e trascinandola con me, tenendola per mano. La sentivo mantenere il ritmo della mia corsa a fatica, ma eravamo davvero in ritardo pazzesco, ero fuori casa da quasi due ore! Arrivammo davanti la macchina, entrambi senza fiato, poi ci sedemmo nella vettura. Misi in moto e partii, guidando velocemente. Per tutto il viaggio, Vanessa, si esercitò per presentarsi nel modo migliore. “Ciao, sono Hannah, la ragazza di Louis. No. Ehi, sono la ragazza di Lou, mi chiamo Hannah. No no. Ehilà, sono Hannah, la ragazza di questo bel figaccione. No no no.” ridacchiai, sentendomi chiamare 'figaccione'. “Che c'è? Lo vogliamo fare ingelosire sì o no questo Harry?!” rispose alla mia risata, difendendosi. “Poi ammettiamolo, sei davvero un bel bocconcino.” aggiunse, mordendomi la guancia. Risi ancora più forte, sbandando appena con la macchina. “Ma sei scema?!” la sgridai, con tono scherzoso, per poi diminuire lentamente la mia risata. Lei, invece, non accennava a smettere, si stava divertendo da pazzi.


 

Dopo una decina di minuti, arrivai al vialetto di casa. Parcheggiai e, in fretta e furia, scendemmo dalla macchina. “Okay, ricorda: sei la m-” “Sì, sono la tua fidanzata, mi chiamo Hannah, sono follemente innamorata di te, sei il mio orsacchiottino e scopiamo come ricci in calore, lo so!” esclamò Vanessa, anzi, Hannah, esasperata. “Va bene, lo sai. Anche se le ultime due cose non le ho mai dette.” “E che sarà mai, una cosa in più, una cosa in meno.. il 'succo' è quello.” tagliò corto lei, prendendomi la mano. “Spero che funzioni o che almeno faccia smuovere le cose.” sospirai, guardandola. “Già, vedrai che andrà bene.” sospirò a sua volta la mia finta fidanzata, per poi sorridermi. Ci piazzammo davanti alla porta e bussò lei, visto che io stavo morendo di ansia. Mi mimò un 'tranquillo' con le labbra, poi aspettammo che qualcuno ci venisse ad aprire. “Sono Louis e Hannah, sicuramente! Vado io!” urlò Niall – facendosi sentire fino a fuori casa – entusiasta, per poi aprirci la porta. “Io sono Niall, sono felice, anzi, che dico.. sono felicissimo di conoscerti, Hannah!” esclamò il mio amico, facendomi arrossire leggermente. Lei gli sorrise, stringendogli la mano. “Il piacere è mio, Niall.” disse, con un tono di voce gentile e sereno. L'irlandese si fece da parte, lasciandoci entrare. Liam era in piedi, accanto alle scale, e ci guardava confuso.. ancora; Zayn era appena uscito dalla cucina con un carrellino contenente sei bicchieri e una bottiglia di champagne e Harry era seduto su quella maledettissima poltrona, attaccato a quel maledettissimo cellulare, a mandare quei maledettissimi messaggi.

Ciao, io sono Zayn, piacere di conoscerti.” disse il moro, porgendole la mano. Con mio grande stupore, non aveva fatto allusioni al sesso o cose del genere. Di solito non si tratteneva mai. Wow.. ero stato davvero così forever alone in quegli anni che vedermi fidanzato era quasi una cosa sacra? Però, a dirla tutta e ad essere sinceri, le mie storielle le ho avute. Beh, per essere ancora più sinceri, erano storie di una notte. Da ubriaco. Con ragazze. Sì, avevo un passato oscurissimo.

Liam, piacere, sono il migliore amico di Louis.” si presentò il castano, sorridendole e stringendole la mano. “Grazie a tutti di questo benvenuto, siete stati davvero gentili.” disse Vanessa, rivolgendosi ai ragazzi, tranne uno. “Avanti, Hazza, posa quel telefono e vieni a presentarti!” lo richiamò Niall, che non aveva neanche diminuito un po' il suo entusiasmo. “Che palle..” sbuffò sottovoce Harry, posando il cellulare sul divano, per poi alzarsi e venire verso di noi. “Harry.” disse semplicemente, senza neanche porgere la mano alla mia ragazza. “Ora posso andare, mammina?” chiese, acido, a Niall. “Vai dove cazzo ti pare.” risposi io, invece che Niall, a denti stretti. Harry mi guardò stupito, per un attimo, poi tornò sul suo divano. “Oh, non vi dispiace se Hannah dorme qui stanotte, vero?” aggiunsi poco tempo dopo, vedendo Vanessa spalancare gli occhi – per poi tornare subito 'normale', ovviamente. “Certamente!” rispose Niall per tutti, per poi guardarci felice. Sembrava una madre amorevole, che guarda dolcemente suo figlio e la persona di cui è innamorato. “Se solo sapesse la verità..” pensai, rattristandomi un po'. “Amore, tutto bene?” mi chiese Vanessa, accarezzandomi dolcemente la guancia. Certo che era proprio una brava attrice! Finito il nostro 'lavoro', le avrei, prima di tutto, fatto i complimenti, poi avrei cercato di sdebitarmi in qualsiasi modo. "Sì, sono solo un po' stanco.." mentii, guardandola. "Ragazzi, mi dispiace lasciarvi, ma Lou è stanco e noi andiamo a dormire. Avremo modo di parlare domani, buonanotte a tutti!" disse Vanessa, togliendomi le parole di bocca. Non ce la facevo più a trovarmi in quella situazione. I miei amici ci diedero la buonanotte - tutti tranne Harry - e salimmo in camera mia. "Non fate troppo rumore se volete s-" "SE VOLETE.. GUARDARE BUBU CHACHA!" esclamò Niall, senza senso, pur di coprire, però, ciò che stava dicendo Zayn. Sì, a volte poteva risultare volgare, ma era fatto così, e non l'avremmo mai cambiato con niente e nessuno.

Io e Vanessa ci chiudemmo nella mia stanza, ridendo per la scenetta appena accaduta, poi ci lanciammo sul letto, facendolo scricchiolare. "Avete già iniziato, eh?" ci urlò Zayn dal piano di sotto, facendoci ridere ancora di più. "Aspettami qui." mi disse Vanessa, dopo qualche minuto di ozio, alzandosi dal letto, per poi recarsi al piano di sotto. Tornò in camera con la bottiglia di champagne che, entrando, avevamo intravisto sul carrellino trasportato dal pakistano. "Brindiamo." mi comunicò, versando lo champagne in due bicchieri e porgendomene uno. "A cosa?" le chiesi, prendendo il bicchiere. "Alla nostra pazzia e all'esserci ritrovati." propose la mia amica d'infanzia, sorridendomi.
Ci scolammo quella bottiglia di champagne, e qualcun'altra di birra, diventando sempre più brilli. E no, non finimmo avvinghiati l'un l'altra a fare chissà che cosa. Parlammo per tutto il tempo, fino ad arrivare a dire cose senza senso, ma ridevamo, ridevamo tanto. Era tornata nella mia vita, riportando il sole dove regnava l'oscurità, l'ordine dove c'era il caos. Insomma, mi faceva stare bene.
Come stavo dicendo prima, parlammo e, non so come, ma le raccontai dei miei problemi di autolesionismo. Lei, invece, mi confidò di aver sofferto di bulimia per tre anni. Come avevo detto - pensato, anzi - appena l'avevo rivista, era una ragazza davvero forte. Mica come me.
Parlando di cose più felici e decisamente divertenti, verso le due di notte, ci venne la bellissima e assurda idea di fingere che stessimo avendo un rapporto sessuale. Iniziammo a saltare sul letto, emettendo versi ambigui, mentre cercavamo di non soffocare dalle risate. Finimmo dopo un bel po', sfiniti, e ci addormentammo senza neanche accorgercene.


 


 


 


 

"Lou, svegliati.." sussurrò Vanessa, passandomi una mano tra i capelli. "Mh.." mi limitai a mugugnare, senza aprire gli occhi. "Dai, gli altri stanno facendo colazione, sorprendiamoli." mi disse, scuotendomi appena. Oh, giusto, il piano! "Dimmi.." mormorai, aprendo, con fatica, gli occhi. "Mi serve la tua maglietta, toglitela. E resta in boxer." "Cosa?!" esclamai, un po' contrariato. "SSSH!" mi zittì, guardandomi male per un attimo. "Tecnicamente, stanotte, abbiamo fatto sesso, quindi, non possiamo scendere da loro vestiti normalmente, che dici?" mi spiegò, con appena un'aria da 'so tutto io'. Però aveva pienamente ragione. "Già.." sospirai, togliendomi la maglietta per darla a lei. La prese, sorridendomi, poi iniziò a svestirsi. "Ehi, ma che fai?!" le chiesi, coprendomi gli occhi. "Oddio, che ansia, Tomlinson! Stavo togliendo la maglia per mettere la tua e poi avrei tolto i jeans, amen. A proposito, togliti i pantaloni." mi liquidò, facendo ciò che mi aveva appena detto. Stetti ai suoi ordini e rimasi in boxer, vergognandomi un po' inizialmente. "E cosa farai quando dovrai fare l'amore con chisaitu?" mi fece notare, guardandomi in attesa di una risposta. "Oddio, non farmici pensare!" esclamai, portandomi le mani davanti il viso. "Sù, andiamo, orsacchiottino bello." mi spronò, prendendomi per mano. "Ma dai!" ridacchiai, scendendo le scale dietro di lei. "Buongiorno!" gridammo, entrando in cucina, mano nella mano, cime una coppietta felice. "Vi siete dati alla pazza gioia stanotte, eh?" ammiccò Zayn, dandomi una pacca sulla spalla. Io e Vanessa ci guardammo, ridacchiando. "Vi sarei grato se la prossima volta faceste certe cose da un'altra parte. Non ho chiuso occhio." ci disse, freddamente, Harry. "Cos'è? Ti da fastidio che loro siano felici ed innamorati?" lo fulminò Niall, arduo sostenitore della coppia Lousannah. - Lousannah..? Che cavolo di nome è? Vabbè. - "A dirla tutta, anche io sono felice ed innamorato. Si chiama Samantha, e l'ho invitata a cena qui, stasera. Spero che per voi non sia un problema." tagliò corto, alzandosi dal tavolo e tornando in camera sua. Inizialmente mi sentii il respiro mancare, ma fortunatamente c'era Vanessa a sorreggermi di nascosto da Niall e Zayn. Liam mi guardò, davvero dispiaciuto. "Vado a farmi una doccia.." sussurrai, per poi correre in bagno. Liam e Vanessa si guardarono per vedere chi dei due dovesse 'rincorrermi' e il mio migliore amico si fece in disparte per far passare la mia ragazza. Vanessa arrivò alla soglia del bagno proprio quando stavo chiudendo la porta, e riuscì ad entrare. Ero visibilmente sconvolto. Ero pallido, col volto bagnato da lacrime incessanti che si tuffavano dai miei occhi. Respiravo affannosamente, tenendo le mani sul petto. Mi mordevo forte le labbra, perchè altrimenti avrei urlato, urlato via tutto il dolore. Mi si era appena spezzato il cuore.
"Lou.." sussurrò Vanessa, senza sapere cosa dire. Mi abbracciò silenziosamente, accarezzandomi la schiena. "Sono a pezzi.." mormorai tra i singhiozzi, stringendomi a lei. "No, tu sei più forte di quanto immagini.." mi riprese, dandomi un bacio tra i capelli. "Non è vero, non sono forte, per niente.." le risposi, staccandomi dall'abbraccio. "Merito solo di soffrire." le dissi, con un tono di voce freddo e distaccato. Mi guardò dispiaciuta, poi abbassò lo sguardo. In quel momento mi scagliai un pugno sulla solita coscia, troppo 'sana' per i miei gusti, che, però, non arrivò, o meglio, arrivò su un'altra superficie. Era la mano di Vanessa, che si era messa in mezzo. Anzi, era Vanessa che mi aveva protetto dal farmi del male. "Ora capisco quanto forte sia il tuo dolore.." mi sussurrò con le lacrime agli occhi per il dolore, accarezzandosi la mano visibilmente rossa. "Io.. io.. mi dispiace tanto.." bisbigliai, sentendomi davvero in colpa per l'accaduto. "L'importante è che tu non ti sia fatto nulla." mi rispose, rivolgendomi appena un sorriso. Abbassai lo sguardo, poi l'abbracciai, tenendola contro il mio petto. "Ti devo molto." ammisi, prendendole la mano che avevo colpito, per portarla alle mie labbra e baciarla dolcemente. Vanessa si limitò ad accoccolarsi a me, lasciandosi stringere. "Vogliamo essere migliori amici?" mi chiese, guardandomi. "Lo siamo già, Vane. Lo siamo già." le risposi, sentendola poi ridacchiare appena, di felicità. In quei due giorni, mi aveva capito e apprezzato come nessun altro avesse mai fatto. Era impossibile non volerle bene.
"Okay, basta con l'essere dolci." mi richiamò, staccandosi dall'abbraccio. "Mh, Tomlinson, non dovevi farti la doccia?" aggiunse malvagiamente e, nel giro di qualche secondo, mi ritrovai nella doccia, col getto di acqua fredda addosso. "Sei una stronza!" esclamai, ridendo, per poi tirarla dentro la doccia con me. "Se la nave affonderà, moriremo insieme, oh mia Rose!" dissi, con tono drammatico, puntandole l'acqua in faccia. In cambio, ricevetti un pugno allo stomaco, che mi fece piegare appena. "Questa me la paghi!" urlai, iniziando a farle il solletico.. lo soffriva da matti! In quel momento, Harry entrò nel bagno, senza bussare. Aprì la bocca per dirmi qualcosa - evidentemente non aveva notato Vanessa - ma la mia migliore amica lo sorprese, baciandomi. Ricambiai il suo bacio, intenzionato a staccarmi solo quando Harry se ne fosse andato. "Fottetevi." disse a denti stretti, uscendo dal bagno sbattendo la porta. "Lo facciamo già, tranquillo!" urlò Vanessa per farsi sentire bene, staccandosi dalle mie labbra.

"Sono o non sono un genio?" si vantò, chiudendo il getto della doccia. "Sì, lo sei. E ora mi dovrò disinfettare la bocca almeno quattro volte." le risposi, ridacchiando divertito. "Che antipatico!" mi insultò, scherzosamente. "Sì sì, certo." la liquidai, ridendo. "Vabbè, dai, ora girati." aggiunsi, prendendo un asciugamano. Vanessa si girò senza dire nulla e mi sfilai i boxer fradici, lasciandoli nel lavandino, per poi fermarmi l'asciugamano alla vita. "Ora puoi girarti." le comunicai, quando ebbi finito. Si girò, poi scoppiò a ridere. "Che c'è?" le chiesi, guardandomi allo specchio, cercando di trovare ciò che la facesse ridere così tanto. "Tu mi hai fatta girare solo per metterti un asciugamano?" mi domandò, retoricamente, per poi scuotere la testa. "Certo che sei proprio una femminuccia!" aggiunse, dandomi una leggera spinta. "Dai, avanti, ridi quanto ti pare. Vorrei vedere cosa avessi fatto tu al mio posto!" la sfidai, difendendomi. In risposta, Vanessa iniziò a spogliarsi, posando la maglietta bagnata sempre nel lavandino. "Okay, okay, ho capito!" esclamai, vergognandomi di quella situazione, mentre mi portavo le mani davanti gli occhi. Lei ridacchiò, poi finì di togliersi quegli indumenti, sostituendoli con un asciugamano. "Ho fatto, tranquillo." mi disse, prendendomi le mani ed abbassandole dal mio viso. Aprii lentamente gli occhi, non sapendo cosa aspettarmi, poi mi 'rilassai' quando la vidi coperta. Andammo in camera e, dopo averla fatta girare di nuovo, mi vestii, indossando un paio di jeans e un maglioncino color petrolio. "E io cosa metto?" mi chiese, sedendosi sul letto. "Per ora questi." le risposi, passandole il pantalone del mio pigiama ed una felpa. "Che vuol dire 'per ora'?" mi domandò, prendendo i vestiti che le avevo dato. "Che ora esco con Liam e vado a comprarti qualcosa." dissi, prendendo il portafoglio e mettendolo nella tasca dei jeans. "Non devi, davvero!" cercò di dissuadermi, senza riuscirci. "Sì che devo, sei la mia fidanzata." le sorrisi, scompigliandole i capelli.


 

Non mi rispose a parole, bensì mi abbracciò forte, e per un attimo potei giurare di averla sentita piangere.








~~~
when i see your faceeeee, there's not a thing that i would chaaaaange.
salve, pelli pimpi, come state? io ho 38 di febbre, yeeee. #lasolitasfiga.
che ne pensate di questo capitolo? lasciatemi i vostri pensieri in qualche piccola recensioncina. (?)
sto già lavorando
al capitolo successivo, e vi dico subito che sarà diviso in vari punti di vista, nel senso che analizzeremo i pensieri ed i comportamenti di quasi tutti i personaggi per rendere la storia più complessa, ssssssseh. (?)
spero vi sia piaciuto il capitolo e che vi piaceranno i successivi ancora in lavorazione.
ccccccccccccciiiiiiiiiiiiiiiaaaaaaaaaaaaaoooooooooooooo.

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Capitolo 8
*** He's all I need. ***


(8)
He's all I
need.
  *attenscion, plis. questo capitolo contiene il punto di vista di più personaggi, baibai.*  

 








Scendemmo di sotto, dove trovammo solo Zayn e Liam, che sarebbe venuto a fare compere con me. “Gli altri?” chiesi, arrivando alla base delle scale, seguito da Vanessa. “Niall è andato a fare la spesa ed Harry è andato a casa di Samantha per 'prepararla psicologicamente a conoscerci. Testuali parole di Styles.” concluse, tutto d'un fiato, il castano, com'era solito parlare. Me ne ero dimenticato del tutto: stasera avrei conosciuto di persona colei che aveva fatto innamorare Harry. Ce l'avrei fatta o sarei scoppiato a piangere? L'avrei scoperto nel giro di qualche ora.

Va bene, noi andiamo!” interruppi quel silenzio venutosi a creare tra noi, per poi baciare Vanessa a fior di labbra. “Non c'è Harry..” mi fece notare, sussurrando appena. “Lo so.” le risposi, per poi rivolgermi a Zayn. “Non provare a mettere la tua baguette nel forno della mia ragazza, okay?” gli intimai, accennando una leggera risata. “Ci proverò.” rispose lui, ammiccando verso la mia amica. “Ehi!” esclamò lei, dando un pugno sul braccio del moro, per poi ridere tutti insieme. “Ora basta, su, noi dobbiamo andare.” ci richiamò Liam, mettendo fine a quella risata di gruppo. Sì, lui era un po' come un padre per noi.
Salutammo Vanessa e Zayn ed uscimmo di casa, diretti al centro commerciale. Speravo solo di non incontrare quella testa riccioluta.


 


 

HARRY.


 


 

Devo proprio conoscere quei tre rincoglioniti dei tuoi amici?” sbuffò sonoramente Samantha. “Dai, che ti costa? Vieni, li conosci, ceni e te ne vai.” le risposi, sperando di convincerla. E poi volevo provare a tutti di essere felice anche io. Odiavo Louis e Hannah insieme. Erano troppo.. belli. Quando li avevo visti baciarsi, poi.. che rabbia!
“Yu-uh..? Haroldino, ci sei?” mi svegliò dai miei pensieri la mia ragazza, chiamandomi con quel soprannome odioso ed orribile. “Mh..? Oh, comunque sono quattro, non tre. Più la puttana che sta con Louis.” dissi, stringendo una mano fino a formare un pugno. “È davvero così troia da odiarla?” mi chiese, guardandomi. “Sì, davvero.” mentii a lei e a me stesso. Non lo era affatto, anzi. Era simpatica, carina, solare.. perfetta. E quando Lou stava con lei era totalmente un altro. Li sentivo ridere, scherzare, essere amici prima di essere amanti. Ed ero davvero invidioso del loro rapporto. Perchè il mio con Sam doveva basarsi solo sulla superficialità, sul sesso? Lei mi amava davvero? E, soprattutto.. io amavo lei?
“Amore, ma cos'hai oggi? Sei così assente!” mi svegliò, ancora, con quella sua voce un po' stridula. “Sì, scusami, stavo pensando..” cercai di giustificarmi, passandomi una mano tra i capelli. “Ah sì? E a cosa pensavi?” mi chiese, avvicinandosi lentamente a me, tenendo lo sguardo fisso al mio. “Al fatto che abbiamo ancora tutto il pomeriggio.. è appena mezzogiorno sai?” le risposi, con un tono di voce decisamente inconfondibile. Samantha mi sorrise, poi si gettò famelica sulle mie labbra. Dovevo distrarmi, e lei era la mia distrazione preferita.


 


 

VANESSA.


 


 

Ero da sola a casa con Zayn da almeno un'ora, e lui non faceva altro che giocare a quella stupida playstation. I ragazzi erano tutti uguali. Beh, forse Lou non era così.. ma era gay. Forse era più ragazza di me ed io ero più ragazzo di lui, infatti adoravo mangiare con le mani e parlare a bocca piena, bere birra e ruttare senza ritegno, dire parolacce e doppisensi. Ero decisamente fine e delicata, già.
“Dio, sono uno scaricatore di porto..” sussurrai, vagando per il salone. “Scaricatore di porto, io ho fame.” mi disse Zayn, rivolgendomi la parola dopo un'ora. “Mammina non ti ha fatto le manine?” gli chiesi, guardandolo male. “Sì, ma preferisco usarle per altro..” mi rispose con una voce abbastanza sensuale, per poi mimare cose poco caste. “Ci stai provando con la ragazza di uno dei tuoi migliori amici?” gli domandai, alzando un sopracciglio, in attesa di sentire cosa si sarebbe inventato. “No, ci sto provando con Hannah, una mora niente male.” disse, con un'aria da sbruffone, troppo sicuro di sè per i miei gusti, alzandosi dal divano per venire verso di me. “E ora dovrei cadere ai tuoi piedi, giusto?” gli risposi incrociando le braccia al petto. “Esattamente..” mormorò, accarezzandomi il viso. Gli sorrisi, poi, rapidamente, afferrai il suo braccio, dal polso, portandolo dietro la sua schiena, facendogli male. “Non ti azzardare mai più a provarci con me, ho otto anni di karate alle spalle. Potresti ritrovarti donna in un nanosecondo.” lo minacciai, per poi lasciarlo andare. Si girò, voltandosi verso di me, con un sorriso da ebete stampato in faccia. “Sei.. sei.. meravigliosa!” affermò, sorprendendomi del tutto, ma anche facendomi ridere. “Dai, che vuoi per pranzo?” gli domandai, riferendomi al suo precedente “Ho fame”. “Qualsiasi cosa mi va bene, grazie.” mi rispose, sorridendomi, per poi provare a tornare sul divano. Lo bloccai, sempre dallo stesso polso, per farlo girare verso di me. “Dove vai? Ho bisogno di aiuto.” gli dissi e, senza aspettare una sua risposta, lo trascinai in cucina, davanti ai fornelli. “Ti fidi davvero? Sarei in grado di bruciare l'intera casa.” ammise, sperando di convincermi a lasciarlo andare. “Mi fido.” tagliai corto, passandogli una pentola. “Al lavoro!” esclamai, sorridente, mentre vedevo la preoccupazione impossessarsi del viso di Zayn. Era così pigro!


 


 

LOUIS.


 


 

Eravamo arrivati al centri commerciale da appena dieci minuti.. stupido traffico! Erano già passate le tredici e dovevamo comprare parecchie cose, sia per noi che per Vanessa. Soprattutto per lei. Ero intenzionata a farla trasferire da me - anzi, da noi - perchè mi trovavo bene in sua compagnia. In così poco tempo, era diventata fondamentale per la mia felicità. Vivevamo in simbiosi, l'una era lo specchio dell'altro, ma, nello stesso tempo, eravamo del tutto diversi.
“Da dove iniziamo?” chiese Liam, riferendosi ai negozi da guardare. “Guardiamoli tutti, ma, prima, pranziamo.” gli risposi, sentendo il mio stomaco brontolare rumorosamente. “Perfetto, ho una fame!” affermò il mio amico, passandosi una mano sulla pancia, acconsentendo.


 


 

HARRY.


 


 

Erano le quattro del pomeriggio ed io e Samantha eravamo ancora impegnati con le nostre distrazioni. “Sono davvero lusingata per queste tue attenzioni, per tutta questa passione.. ma non ce la faccio davvero più, scusami..” mi disse la mia ragazza, a malincuore. 'Sogni infranti'. Non perchè mi dispiacesse non potermi unire ulteriormente a lei, ma perchè, ora, mi sarei ritrovato da solo con i miei pensieri, e con tutti quei flashback che non sopportavo più.
Cos'era cambiato in quegli anni tra me e Louis? Prima eravamo amici per la pelle, stavamo sempre insieme, ridevamo, scherzavamo, giocavamo, prendevamo in giro Niall, povero..era divertente, però.
Mi piaceva la sua compagnia e ne sentivo la mancanza. Volevo tornare ai bei vecchi tempi, dove c'eravamo solo io e lui, e nessun altro. Niente Hannah, niente Samantha. Solo io e lui.
“Vabbè, vado a farmi una doccia..” sussurrò la mia ragazza, alzandosi dal letto un po' sconsolata visto che neanche le avevo risposto. Forse pensava che fossi arrabbiato perchè era stanca. Boh, meglio così.

Afferrai il telefono, situato sul comodino, e chiamai il mio 'complice' di varie avventure. “Pronto?” rispose dall'altro capo della cornetta. “Hey, Zayn, chi c'è in casa?” gli domandai, cercando di farmi venire qualche buona idea. “Io e Hannah, siamo soli.. Gli altri sono in giro.” mi rispose, abbassando il tono della voce. Evidentemente, aveva capito che stavo architettando qualcosa ed era meglio non farsi sentire. “Seducila, falla tua, mandala in confusione. Lo sai che nessuna ragazza riesce a resisterti.” gli ordinai, picchiettando con le dita sulla mia pancia. “Con piacere, bro.” rispose il moro, chiudendo la chiamata.

Tutto bene?” mi chiese, dal bagno, Samantha. “Mai stato meglio.” le risposi, con un sorriso – forse quasi malvagio – sulle labbra.

Louis l'amava, l'avrei ferito. Ma doveva essere solo mio.


 


 

ZAYN.


 


 

Avevamo finito di pranzare da poco e mi ero steso sul divano, mentre Hannah lavava i piatti. Almeno per quello, mi aveva risparmiato. Ricevetti una chiamata da Harry, che durò un minuto o anche di meno, ma che mi cambiò la giornata. Quella ragazza mi intrigava parecchio, così simpatica e dolce, ma allo stesso tempo così combattiva e forte. Volevo vedere quanto sarei riuscito a spingermi oltre con lei. Sì, era la ragazza di Louis, allora? Non avevo una coscienza, pensavo solo a me stesso.

Se fossi stato un gentiluomo, ti saresti proposto di lavare i piatti al posto mio, invece di lavartene le mani come hai proprio fatto.” mi rimproverò la ragazza, sedendosi di peso sul divano, stanca. “Se il tuo ragazzo fosse un gentiluomo, ti farebbe sentire amata.” le dissi, volgendo il viso verso di lei. “Chi ti dice che io non mi senta amata?” mi chiese, guardandomi aspramente. “Ti si vede dagli occhi. La persona che ami non ti ricambia quanto vorresti.” le risposi, sicuro. Conoscevo molto bene le ragazze e la loro mentalità, quindi sapevo su quali fronti attaccare. “Come, scusa?” scattò in piedi, facendo finta di non aver capito, per darmi la possibilità di farmi gli affari miei, ma non volevo. “Cerchi un amore tormentato, con qualcuno che ti tenga testa e che ti faccia anche arrabbiare, ma che allo stesso tempo sia dolce e ti faccia sentire sua, solo sua.” le sussurrai, alzandomi a mia volta ed avvicinandomi al suo orecchio, di lato. “Solamente ed unicamente sua.” dissi, soffiandole lentamente sul collo, per poi lasciarle un bacio appena sotto la mandibola. Era fatta.

O almeno così pensavo. “Sono di Louis, lui è tutto ciò di cui ho bisogno.” mi rispose freddamente, per poi guardarmi con odio. “Mi fai solo ridere, Malik. Ti piacerebbe rubare la ragazza al tuo migliore amico? Ti divertirebbe? Sai cosa divertirebbe me? Strapparti le palle e fartele ingoiare.” Okay, ora mi faceva paura. L'avevo del tutto sottovalutata, non me l'aspettavo così difficile e seria, diciamo. Qualsiasi altra ragazza si sarebbe lasciata andare. Ma lei no. Lei era diversa. La guardai senza far trapelare alcun sentimento, poi le presi il viso tra le mani e la baciai con forza. Avevo vinto io, stavolta. Sentivo le sue mani respingermi, premendo sul petto. Sentivo la sua bocca serrata, anzi, chiusa ermeticamente, per non lasciare incontrare le nostre lingue. Sentivo un lancinante dolore lì dove ero più sensibile. “Puttana!” urlai, realizzando subito di aver ricevuto una ginocchiata tra le gambe. “Stronzo!” mi urlò a sua volta, pulendosi la bocca col dorso della mano. “Mi fai schifo!” aggiunse, correndo a chiudersi in camera di Louis.

Ce l'avevo quasi fatta, e non mi sarei arreso così facilmente.


 


 

LOUIS.


 


 

Si erano fatte le cinque del pomeriggio ed io e Liam avevamo girato ogni singolo negozio, ritrovandoci davanti la macchina con una miriade di buste in mano. “Pensi le possa piacere ciò che abbiamo comprato?” gli chiesi, mordendomi l'interno della guancia. “Ovvio, Lou. Vanessa ti adora ed è naturale che apprezzi questi regali.” esclamò il mio migliore amico, tranquillizzandomi come sempre. Oh, sì, giusto. Dopo pranzo gli avevo raccontato la verità su Hannah/Vanessa perchè con lui non dovevano esserci segreti. Se n'era uscito con un “Magari anche io avessi una finta ragazza così!” che mi aveva fatto ridere un bel po'. Sicuramente, se fossi stato etero, o almeno bisessuale, mi sarei potuto innamorare di lei, dimenticando Harry o qualsiasi altra persona avessi nel cuore, a ferirmi e basta. Ma non era così, purtroppo. Ero gay, ed Harry aveva messo le radici nel mio cuore. Le fondamenta della sua casa. Si era sistemato lì da anni e mai se ne sarebbe andato.

Liam chiama Louis, Liam chiama Louis.. C'è nessuno in casa?” disse più volte il castano, passandomi una mano davanti al viso. “Oh, scusa, andiamo!” risposi, sistemando le buste piene di vestiti nel portabagagli per poi salire in macchina. Sentii il cellulare vibrare in tasca e lo tirai fuori. Era un messaggio ci Niall: “Lou, tu e Liam potete venirmi a prendere al supermercato? Sono qui da ore, la macchina non parte e né Harry né Zayn rispondono.” Lo lessi ad alta voce, per comunicare la notizia al guidatore, Liam. “Certo che è proprio sfigato..” sussurrò, assolutamente senza cattiveria, il mio migliore amico, per poi cambiare strada ed andare da Niall. Gli sorrisi, mentre un pensiero si stava facendo spazio nella mia mente: “Perchè Zayn non risponde?” e soprattutto “C'entra qualcosa Vanessa?” Dio, non potevo immaginarli insiemi, a mandare in fumo il mio piano. Ma poi Zayn non era proprio il tipo che potesse piacere alla mia migliore amica. Purtroppo con le ragazze ci sapeva fare. E pure tanto.


 


 

NIALL.


 


 

Ero proprio un cretino di prima categoria. Ma si poteva andare a fare la spesa con la benzina in riserva? Anche un bambino non l'avrebbe fatto! Ma io no, no! Io ero uno stupido. Che, però, beh.. piaceva alle ragazze. Almeno quello! Dopo aver fatto la spesa, avevo provato a far partire la macchina, inutilmente. Ho chiamato Harry, ma non rispondeva. Ho chiamato Zayn, ma non rispondeva neanche lui. Perchè non ho chiamato subito Liam e Louis? Perchè, come dire.. sono stato intrattenuto da una cassiera piuttosto carina. E come dice Checco Zalone alla sua parodia di Giusy Ferreri: “È stato da mezzogiorno all'una, nel magazzino della Crai.” Più o meno. Non era la Crai e non è stato da mezzogiorno all'una, ma il succo del discorso è quello.

Niall!” la voce di Louis mi risveglia dai ricordi, facendomi prendere le buste della spesa e correre verso la macchina. “Ehi, ragazzi!” li salutai, salendo a bordo della vettura. “Sono quasi le sei, come hai potuto metterci più di cinque ore?!” mi rimproverò Liam, partendo verso casa. “Imprevisti.” dissi, brevemente, guardando fuori dal finestrino. “Bionda o mora?” trasse le conclusioni Louis, ridacchiando. “Bionda! Non potete capire quanto era bella!” risposi, gasato al massimo. Non avevo quasi mai rapporti del genere, 'una botta e via', preferivo le relazioni, anche se brevi. Condividere delle emozioni con la ragazza che ti piace, svegliarti accanto a lei.. quello sì che era bello. Ma arriva anche il momento in cui non ti piace nessuno, in cui nessuno ragazza si interessa a te, o viceversa.. e ti devi arrangiare. Ero sempre un ragazzo, alla fine. “Mi sento un po' come Zayn.” ammisi, passandomi una mano tra i capelli. Liam ridacchiò, mentre Louis si irrigidì. “Zayn.” sussurrò a denti stretti. “Liam, accelera, veloce!” esclamò, portandosi una mano in fronte. Non ci capivo assolutamente nulla.


 


 

LOUIS.


 

Zayn, cavolo, Zayn! Come mi ero potuto dimenticare di lui?! Forse la mia preoccupazione per Vanessa era stupida, senza delle fondamenta, inutile.. ma avevo una brutta sensazione. Prima sarei arrivato a casa e prima mi sarei calmato. “Tutto bene?” mi chiese Niall, posandomi una mano sulla spalla. “Sì sì.” tagliai corto, tenendo lo sguardo sul tachimetro, per vedere se Liam mi avesse ascoltato. Viaggiavamo attorno ai cento chilometri orari – con un limite di settanta – e mi andava bene, mi sarei accontentato. Fosse stato per me, avrei rotto il pedale dell'acceleratore per quanto ci avrei fatto pressione sopra.







~~~
i'll go wherever you will gooooooo. -adoro questo colore vnkfvjfjf.-
salve, ho aggiornato, finalmente, lol, amatemi.
tutto insieme ho scritto, sì.
comunque, ho messo i pensieri di più personaggi per rendere questo capitolo più completo, sperando di essere riuscita nel mio intento.
btw, nel prossimo capitolo accadrà qualcosa................
SONO APERTE LE SCOMMESSE.
nelle recensioni, lasciatemi la vostra idea, tipo 'nel prossimo capitolo, niall si romperà un braccio' (esempio, cazzata) e chi ci azzecca, vince un premio(?), che comunicherò per messaggio. o:

sì, okay, viva la normalità.
AHAHAH, vabbè, mi dileguo.c:
fatemi sapere cosa ne pensate.
ciaux. (?)

 

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Capitolo 9
*** You're an asshole, Louis! ***


(9)
You're an asshole, Louis!








 

Io, Liam e Niall arrivammo a casa attorno alle diciannove, giusto in tempo per cambiarci, apparecchiare e cucinare. Samantha ed Harry sarebbero arrivati per le venti e trenta.

Infilai la chiave nella serratura ed aprii la porta lentamente, suscitando la curiosità dei miei due amici. Tesi l'orecchio, alla ricerca di qualche suono, poi qualcuno aprì la porta di scatto, facendomi quasi cadere a terra. “Se cerchi la tua ragazza, è in camera tua.” disse Zayn, per poi girare i tacchi e tornare a spaparanzarsi sul divano, tranquillo e rilassato. Lasciai le buste della spesa agli altri due, e salii in camera da Vanessa con i regali che le avevo fatto. Avevo le mani impegnate completamente dalle buste, così dovetti aprire la porta usando il gomito e la schiena, rendendomi un po' ridicolo. La luce era spenta, le tapparelle abbassate e, dopo aver chiuso la porta con un leggero calcio, accesi la luce. Vanessa era sdraiata sul letto, con il viso schiacciato sul cuscino, immobile. “Tutto okay?” le chiesi, poggiando gli acquisti a terra per andare a sedermi sul letto, accanto a lei. “Mh.” rispose, mugugnando appena, senza muoversi da quella posizione. “Ci sono dei regali per te..” le sussurrai, accarezzandole la schiena. “Mh.” rispose nuovamente, facendomi appena insospettire. Qualcosa non andava.. ma cosa? “Ti sei divertita con Zayn?” le domandai, ritrovandomi a terra qualche attimo dopo. Vanessa si era impossessata del letto, mettendovisi in ginocchio, e mi guardava con una sguardo che non fui in grado di decifrare. “È un bastardo, non lo sopporto! È falso, viscido, cattivo!” iniziò a buttare fuori queste parole, gesticolando parecchio. “Ehi, ehi, ehi, calma!” la fermai, sedendomi nuovamente sul letto. Lei mi si mise in braccio, poggiando la testa nell'incavo formato tra collo e spalla. “Mi racconti, in modo tranquillo, cos'è successo?” le proposi, passandole, dolcemente, le dita lungo il suo braccio. Annuì, poi iniziò a parlare. “Ci ha provato spudoratamente con me, poi mi ha baciata con forza, e.. e.. e..” provò a concludere, senza riuscire a farlo, però. Così ci provai io. “E.. avete fatto ses-?” ipotizzai, senza riuscire a finire l'ultima parola, visto che mi interruppe urlando un “No!” Ridacchiai appena, poi riprovai. “E.. vi siete baciati ancora?” Scosse la testa, poi mi guardò in attesa di un'altra teoria. “..Qualcosa di più?” riproposi, avendo subito finito le opzioni. “Devo per forza essermelo scopato, Lou?!” esclamò, guardandomi male. “No no, era solo per dire..” le risposi, sospirando silenziosamente. Il mio 'piano' era salvo. “E cosa c'è, allora?” la incalzai a parlare, spostandole un ciuffo di capelli dietro l'orecchio. “C'è che mi ha confusa parecchio.” ammise, con fatica, torturandosi le labbra. “Lo odio, ma..” “Ma ti piace.” conclusi io, avendo già capito di cosa si trattasse. Zayn aveva sempre quest'effetto sulle ragazze. “Appena questa storia del finto fidanzamento sarà finita, potrai frequentarlo tranquillamente, ma stai attenta, okay?” provai a metterla in guardia dal mio amico. Quanti cuori aveva spezzato, quante ragazze aveva usato, quante lacrime aveva fatto versare. Non volevo che ferisse anche la mia migliore amica. Lei meritava solo di essere felice.

Allora.. i miei regali?” mi chiese, sorridendomi e portandomi a fare lo stesso. “Subito!” risposi, per poi alzarci entrambi dal letto. Presi quelle buste, passandogliene una alla volta. Più andava avanti a scartare quei vestiti, più la vedevo sorridere. Alternava frasi come “Oddio, non dovevi..” ad altre del tipo “Sono senza parole!” e via discorrendo. Non era una ragazza materiale, era solo sorpresa di tutte quelle attenzioni. Passammo circa venti minuti ad aprire e a vedere ogni busta, e alla fine mi ringraziò con un abbraccio davvero caloroso e pieno di amicizia. “Cosa metti stasera?” le domandai, per poi osservarla accigliarsi. “Probabilmente l'ultimo vestito che abbiamo aperto, quello verde smeraldo.” aveva decisamente un buon gusto. “Sì, mi piace. Dovrai essere bellissima.” le dissi, passandole l'abito. “Stai dicendo che non lo sono?” mi domandò, facendo l'imitazione di qualche ragazza snob e montata. “No. Sto dicendo che dovrai esserlo ancora di più. E sarà una 'mission impossible' visto che sei già la perfezione.” la vidi prima sorridere, poi scoppiare in una risata fragorosa. Senza smettere di ridacchiare, si chinò a prendere le scarpe e i trucchi, oltre all'intimo. Le avevo comprato qualsiasi cosa, già. “Che c'è?” le chiesi, curioso di sapere cosa avesse da ridere. Ed anche perchè, beh, mi sentivo un po' in imbarazzo. “Se tu fossi etero, saresti in grado di conquistare qualsiasi ragazza.” mi disse, additandomi con il sorriso stampato sulle labbra. “E cosa c'è di divertente?” le domandai, non capendo ancora. “Che non lo sei!” esclamò, uscendo dalla camera per recarsi in bagno, dove si sarebbe preparata. Mi portai una mano sulla fronte, scuotendo poi la testa come per dire “Povero me!”. Sinceramente.. mi faceva morire dal ridere.


 


 

Erano le otto e venti, e tutti eravamo pronti per la serata. Vanessa indossava quel vestito smeraldo che aveva scelto prima, un paio di tacchi neri ed un trucco abbinato al suo abbigliamento. Io e gli altri ragazzi eravamo vestiti più o meno allo stesso modo: camicia bianca e pantalone, chi nero, chi grigio, chi gessato e così via.

Zayn continuava a mandare frecciatine a Vanessa, che, prontamente, lo fulminava con lo sguardo. Niall stava mangiucchiando un po' di patatine ed io e Liam stavamo parlando tra noi. “Sei pronto, Lou?” mi chiese, sottovoce, preoccupato per me.. come al solito. “Penso di sì.. o almeno credo.” gli risposi, ricevendo, da parte sua, una pacca sulla spalla. In quel momento, suonò il campanello. Mi avvicinai a Vanessa, prendendole saldamente la mano, e Liam andò ad aprire. Harry era vestito impeccabilmente, con uno smoking nero che gli calzava alla perfezione, Samantha indossava un mini abito celeste con delle zeppe bianche. A coprirle le spalle, un cappottino bianco. Non mi piaceva per niente come si era vestita, insomma.. il cappotto faceva molto 'eschimese' e quel vestito mi sapeva di festa sulla spiaggia. Vanessa era totalmente di un altro livello.

Ragazzi, lei è Sam.” ci presentò la sua ragazza, Harry, sorridendo quasi forzatamente. Non lo vedevo felice, ma forse era solo una mia impressione. “Sì sì, piacere a tutti, blablabla.” tagliò corto la maleducazione fatta persona, per poi beccarsi un'occhiataccia da parte del suo fidanzato. “Loro sono Zayn, Niall, Liam, Louis e la sua ragazza, Hannah.” ci scrutò lentamente, per poi soffermare lo sguardo su Vanessa. “Non hai proprio una briciola di gusto in fatto di vestiti!” esclamò, schifata, facendo un verso di disgusto. “Sembri la tenda che si trova nel salone di casa di mia nonna!” girò il coltello nella piaga, sentendosi Dio sceso in terra. “E tu sembri una zoccola montata. Oh, aspetta.. lo sei!” rispose la mia ragazza, sorridendo a quella vipera. “Ma io ti ammazzo!” urlò quest'ultima, pronta ad avventarsi su Vanessa. Prontamente Harry la bloccò, poi mi guardò per un attimo. “Tieni a bada la tua ragazza.” mi disse, tenendo la sua stretta a sé. “Pensa alla tua.” ribattei, e, senza aspettare una sua risposta, entrai in cucina tenendo per mano la mia migliore amica.

Ci accomodammo, sedendoci in questo ordine: Io, Vanessa, Zayn, Harry, Samantha, Niall e Liam. Il tavolo della cucina era rotondo, quindi, davanti a me, c'erano Harry e la vipera. Che brutto posto mi ero scelto.

Passarono tutta la cena a baciarsi, a fare riferimenti alle loro prestazioni sessuali, a chiamarsi con nomignoli assurdi e fastidiosi.. ero sull'orlo di una crisi di nervi. Ed anche Vanessa, visto che Zayn, più volte, aveva provato ad infilare una mano sotto il suo vestito. “Che stronzo.” mi aveva sussurrato lei, portandomi a ridere appena.

Adesso eravamo nel salone; sul divano io, con Vanessa seduta sulle mie gambe, Liam e Niall. Sulle poltrone Zayn e Harry con Samantha in braccio. Insomma.. coppiette come coppiette e single come persone normali. “Vieni a dormire da me, stasera?” chiese ad Harry la vipera, leccandogli il lobo dell'orecchio. Basta, avevo sopportato abbastanza, il vaso era straboccato. “Tu sei una troia!” esclamai, a voce alta, richiamando l'attenzione su di me. Vanessa mi guardò sorpresa – come gli altri, del resto, che erano rimasti del tutto a bocca aperta – poi si alzò, dandomi l'opportunità di fare lo stesso, perchè era proprio quello che volevo fare. Non riuscivo a starmene seduto con tutta quella rabbia dentro. Scattò in piedi anche Samantha, che mi guardò con aria superiore. “Sono troia solo perchè faccio sesso con il mio ragazzo?” mi domandò, guardandomi dall'alto in basso. “Sentiti. Tu fai 'sesso', non fai 'l'amore' con Harry. Non lo ami, almeno non quanto meriterebbe!” solo io ero in grado di amarlo perfettamente, al massimo. Solo io. “Parli tu di amore, che in due ore non hai nemmeno dato un bacio alla tua ragazza? Sei ridicolo, ed anche lei lo è.” Vanessa mi guardò supplicante, non voleva che portassi avanti quella litigata.. ma ormai c'ero dentro. “A differenza tua, io ho rispetto per le altre persone! Non mi metto a girare un porno nel bel mezzo della casa degli amici del mio ragazzo! Anche perchè ho la ragazza, ma vabbè.” non la sopportavo più, la rabbia mi stava annebbiando la testa. “Sei un bambino, Tomlinson. Lasciatelo dire da una che conosce i veri uomini.” disse, con sufficienza, quasi mi stesse facendo un favore nel parlarmi. “Tu conosci solo gli attributi di questi uomini, troia!” non ero decisamente più io, mi stavo lasciando trascinare da quella situazione. Zayn era pietrificato sulla poltrona, idem per Niall e Liam. Vanessa era situata qualche passo più indietro di me, pronta a bloccarmi da un momento all'altro, ed Harry era quasi tra me e Samantha. Ci fissava, senza intervenire. “Non mi difendi, Haroldino? Non dici nulla?!” lo richiamò, con un tono di voce acuto e stridulo. “Beh..” iniziò lui, cercando di dire qualcosa. “Beh?! Sai dire solo questo? Io me ne vado, non voglio vedere più nessuno di voi!” sbraitò, girando i tacchi e dirigendosi a grandi passi verso la porta. “Aspetta!” urlò Harry, seguendola e prendendola per il polso, per provare a fermarla. “No, Haroldino. Troverò un altro ragazzo, addio.” gli rispose, con finto tono dispiaciuto, molto teatrale, poi se ne andò dalla nostra casa, sbattendo la porta alle sue spalle. “Ra-cazzo, vorrai dire.” se ne uscì Zayn, senza essere riuscito a trattenersi. Ridemmo appena sotto i baffi per quella battuta.. mi sentivo leggero.

Harry era bloccato davanti la porta, con il braccio ancora teso. “Harry..” lo chiamai, poggiandogli una mano sulla spalla. “Sei un coglione, Louis!” mi urlò contro, girandosi verso di me, con la rabbia negli occhi, per poi sparire al piano di sopra. Non mi sentivo più leggero, ero affondato di nuovo, ancora più in profondità.

Dai, Lou, hai fatto bene..” sussurrò Liam, venendomi accanto. “Sì, è vero..” confermò Niall, avvicinandosi a sua volta. “Io avrei fatto lo stesso. Era più falsa del suo seno, quella tipa.” anche Zayn mi diede ragione, a modo suo. E perchè io non riuscivo a stare bene con me stesso? “Me ne vado in camera.” dissi, trattenendo le lacrime, per poi lasciare gli altri davanti l'ingresso. Arrivato in camera, mi buttai sul letto, cominciando a piangere silenziosamente. Si sentiva il rumore di altri singhiozzi, probabilmente quelli di Harry. L'avevo ferito, gli avevo portato via la ragazza che amava e non ne avevo diritto. Che razza di persona ero?

Qualcuno bussò alla mia porta, mi asciugai le lacrime e mi incamminai lentamente verso la porta, sperando di non ritrovarmi davanti l'ultima, l'ennesima, persona che avevo ferito.
Girai la chiave nella serratura ed aprii, vedendo una Vanessa pallida dalla preoccupazione. Non era lui, per fortuna. “Posso entrare?” mi chiese, supplichevole. “Sì..” sussurrai flebilmente, per poi spostarmi da davanti la porta. Quando fu entrata, chiusi nuovamente la porta, andandola a raggiungere sul letto, visto che vi si era seduta sopra. “Come stai?” mi domandò, guardandomi negli occhi. “Come vuoi che stia?” le chiesi, retoricamente, facendo spallucce. Mi accennò un sorriso dispiaciuto, non sapendo cosa dire. “Non so cosa mi sia preso..” sussurrai, prendendomi la testa fra le mani. “Eri semplicemente geloso, è normale..” provò a rincuorarmi, accarezzandomi la schiena. “Sono stato uno stupido.. l'ho ferito, te ne rendi conto?” le feci notare, lasciando cadere, poi, e mani lungo i fianchi. “Dai, non parliamone più. Dormiamoci sopra, okay?” mi propose, sperando di farmi calmare: non smettevo di piangere. Acconsentii, e mi lasciai svestire. Non avevo neanche la forza per muovermi. Mi aiutò ad infilarmi sotto le coperte e, dopo aver indossato il pigiama che le avevo comprato, mi raggiunse. Come una mamma, mi fece poggiare la testa sul suo petto, accarezzandomi i capelli, mentre mi sussurrava che sarebbe passato tutto.

 

Ed avrei proprio voluto crederle.








~~~
nothing's fine, i'm torn. uuuuuuuuuuuuh.
salve a tutti, eccomi qui con il nono capitolo!
che ne pensate?
susususu, lasciate recensioni. :c
riusciamo a superare le solite sei? :3
dai, su, fatelo per la vostra ccccciulia.

nessuno di voi ha indivinato cosa sarebbe successo, peccato.
coooomunque, non so che dire. :')
ringrazio tutti quelli che la stanno seguendo e che ancora non mi hanno mandata a quel paese. (?)
al prossimo capitolo, sciauuuu.

 

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Capitolo 10
*** How to save a life. ***


(10)
How to save a life.


attenzione: questo capitolo contiene scene 'particolari'.
flashback (in verde petrolio), scene immaginate (in viola) e pensieri (in nero, normalmente).










 

Vanessa entrò in cucina, passandosi una mano tra i capelli e sbadigliando rumorosamente. “Hai delle occhiaie pazzesche!” esclamò Liam, non appena la vide. “Louis ha passato la notte a piangere e, quando si è addormentato, ha fatto incubi su incubi. Non sono riuscita a chiudere occhio.. ero troppo preoccupata per lui.” disse all'amico, prendendo un vassoio dalla credenza. “Capisco.. colazione a letto?” le chiese, vedendola sistemarvi sopra una tazza di latta e cioccolato. “Sì, dorme ancora e spero di svegliarlo nel migliore dei modi.” rispose, pronta a tornare in camera. “Sarei davvero felice se al posto di Harry, scegliesse te.” le confidò, guardandola. “Non mi sceglierebbe mai, come io non sceglierei mai lui. Siamo come fratello e sorella. Niente di più e niente di meno.” disse la ragazza, per poi afferrare il vassoio e salire in camera. Arrivata alla meta, aprì – e poi richiuse la porta – mentre, con una mano sola, reggeva la colazione. La poggiò sul comodino e si sedette delicatamente sul letto, iniziando ad accarezzarmi i capelli. “È ora di svegliarsi..” sussurrò con dolcezza, per poi vedermi aprire gli occhi. “Ti ho portato la colazione, spero ti piaccia..” aggiunse, stampandomi un bacio sulla fronte. Dopo di questo, si alzò a tirare su le tapparelle e mi poggiò il vassoio sulle gambe. “Grazie.” le dissi, sorridendole, per poi iniziare a bere latte e cioccolato. “L'hai visto?” le domandai, tenendo la tazza fra le mani. “No, in cucina c'era solo Liam.” mi rispose, per mettersi, poi, a sistemare la camera. Finii velocemente ed andai ad aiutarla. “Non devi, Lou, torna a letto.” mi disse, senza neanche guardarmi. “Devo reagire o almeno provarci. Sto soffrendo come un cane e ho paura..” le confidai, tutto d'un fiato, prima di scoppiare a piangere. Vanessa lasciò tutto e mi abbracciò, stringendomi a se. “Di cosa hai paura?” mi domandò, con timore. Evidentemente aveva capito qualcosa. “Il suicidio non mi ha mai tentato così tanto.” ammisi, per poi sentirla irrigidirsi. Qualche attimo di silenzio e tensione, poi iniziò a singhiozzare anche lei. “Non puoi! Non puoi!” iniziò ad urlare tra le lacrime, sbattendo i pugni sul mio petto. “Io ho bisogno di te! Sei tutto quello che ho!” continuò, in preda alla disperazione. “Ti seguo, Lou, ti seguo senza pensarci due volte!” insistesse, piangendo senza alcun freno. Non sapevo cosa risponderle. Tranquillizzarla non avrebbe avuto senso. Ero più propenso ad andare, piuttosto che a restare. Avevo trascorso ogni singolo giorno della mia vita nel completo dolore, nel buio, nella tristezza. Che senso aveva continuare così? Non ce l'aveva, punto.

Finito di pensare, abbassai lo sguardo e trovai Vanessa a fissarmi. La guardai con aria interrogativa, così si decise a parlare. “Torno a casa, almeno per questa notte. Ho bisogno di riflettere.” eccolo quel famoso 'crack', il rumore del mio cuore che va in frantumi, più di prima, meno di dopo. Il colpo di grazia. “Non.. non puoi!” esclamai, prendendola per le spalle, mentre la guardavo con le lacrime agli occhi. “Posso, invece. Pensa bene alle tue decisioni. Ci vediamo domani, forse.” concluse, in fretta, prendendo qualche vestito ed il cellulare, per poi sparire dalla mia camera, nonostante fosse in pigiama. Io ero rimasto lì, immobile. Non avevo neanche provato a fermarla o a risponderle. Dopo Harry, avevo ferito lei.


 

Lou, cos'è successo? Perchè Vanessa se n'è andata piangendo?” mi chiese Liam, allarmato, entrando in camera mia. “Perchè sono uno stupido.” tagliai corto, prendendo l'accappatoio. “Vuoi parlarne?” mi chiese, premuroso. “Preferisco farmi una doccia.” risposi, freddamente, per poi superarlo ed avviarmi verso il bagno. “Oh.. va bene..” sussurrò, dispiaciuto e spiazzato. Ora avevo ferito anche lui. Mi meritavo il premio nobel per la cattiveria, proprio. Forse, però, era solo qualche specie di barriera per non essere ferito. Eppure.. ero quello che soffriva di più.

Entrai nella doccia, aprii l'acqua e mi sistemai sotto il getto d'acqua calda, tenendo gli occhi chiusi. Le lacrime solcavano le mie guance accompagnate dalle gocce d'acqua. Il mio corpo veniva lavato, purificato in un certo senso.. ma la mia anima era sporca, macchiata di gesti orribili. Neanche un miracolo mi avrebbe salvato da me stesso.


 


 

Passai quasi mezz'ora a lavarmi, a pensare, a riflettere. Ma fu tutto inutile, perchè non arrivai a capo di nulla. Avevo pensato e ripensato ad Harry, alla nostra amicizia, a quando eravamo una cosa sola. Alla litigata della sera precedente. A Vanessa. La Vanessa bambina e la Vanessa ragazza, donna. Al rapporto speciale che avevamo. Al bacio sotto quella doccia. Alle battute. Alle lacrime versate, con e per lei. Se n'era andata. Lui mi odiava. Avevo perso due persone davvero importanti.

Mi asciugai velocemente, indossai un maglioncino beige e un paio di jeans, poi scesi al piano di sotto. Avevo bisogno di sfogarmi, di suonare, di cantare. Volevo comunicare a tutti le mie emozioni. Arrivai davanti al mio pianoforte bianco, mi sedetti sullo sgabello e poggiai delicatamente le mani sui tasti, dopo averli scoperti. Iniziai a suonare una melodia inventata su due piedi, che poi si trasformò nella canzone più adatta in quel momento.


 

Step one, you say 'we need to talk',

he walks, you say 'sit down, it's just a talk'.

He smiles politely back at you,

you stare politely right on through.”


 

Harry, dobbiamo parlare..” sussurrai al mio migliore amico, guardandolo negli occhi verdi. Avevo deciso di dichiararmi, finalmente. Lui mi guardò, preoccupato, poi prese a camminare per la stanza, vittima dell'ansia. “Ehi, tranquillo, siediti. È.. solo una chiacchierata.” lo rassicurai, sorridendogli, per poi vederlo ricambiare. Eccole, ecco quelle fossette meravigliose, che adoravo da morire. Lo rendevano così bambino..


 

Some sort of window to your right,

as he goes left and you stay right,

between the lines of fear and blame

you begin to wonder why you came.”


 

Non parlava, aspettava che lo facessi io, ma non avevo la più pallida idea di come iniziare. Harry riprese a camminare, spostandosi verso sinistra, mentre io ero rimasto lì, seduto sul suo letto. Alla mia destra c'era una finestra, la stessa dalla quale entravamo quando lui si dimenticava le chiavi di casa. Non riuscivo neanche a parlare, a pensare, bloccato fra il senso di colpa e la paura, in un certo senso. Perchè ero venuto?


 

Where did I go wrong? I lost a friend

somewhere along in the bitterness,

and I would have stayed up with you all night,

had I known how to save a life.”


 

Avevo perso il mio migliore amico. Tutta colpa della mia lingua lunga. Non avrei mai dovuto parlare. Non mi sarei mai dovuto comportare così. Avremmo potuto passare la notte insieme, a chiacchierare, a confidarci, a scherzare.. come sempre. Svegli, senza alcun bisogno di dormire, senza la voglia di farlo. Svegli ad essere noi stessi. Se solo avessi saputo come salvare una vita.


 

Let him know that you know best,

cause after all you do know best.

Try to slip past his defense,

without granting innocence.”


 

So tutto di te, Harry. Ti conosco come nessun altro, nonostante tutto.” provo a convincerlo, riportandogli alla mente le nostre avventure, il nostro passato. Dovrei abbattere la sua difesa, fargli capire che non è innocente, che anche lui ha sbagliato in questi anni.


 

Lay down a list of what is wrong,

the thing that you've told him all along,

and pray to God he hears you,

and pray to God he hears you.”


 

Lo so, ho sbagliato tante volte, ma non voglio mandare tutto all'aria. Ho sbagliato quando ho attaccato la tua ragazza, ho sbagliato quando l'ho fatta andare via, ho sbagliato quando, tempo fa, feci lo stesso con un'altra tua fidanzata. Te l'ho sempre detto che le scegli male.. comunque, il fatto non è questo. Il fatto è che..” Harry mi interrompe, uscendo fuori dalla stanza e sbattendo la porta dietro di sé, dopo aver detto: “Non voglio sentire più una parola.” Per favore, Dio, fa' che mi ascolti almeno un'ultima volta.


 

Where did I go wrong? I lost a friend

somewhere along in the bitterness,

and I would have stayed up with you all night,

had I known how to save a life.”


 

Dove avevo sbagliato in modo così grave, irrecuperabile? Sapevo di non essere perfetto, sapevo di aver commesso tanti errori, me li riconoscevo tutti.. ma avrebbe dovuto ascoltarmi. Io non mi sarei mai arreso. Volevo solamente salvare la nostra amicizia. Volevo che lui salvasse me.


 

As he begins to raise his voice,

you lower yours and grant him one last chance,

'drive until you lose the road,

or break with the ones you've followed'.”


 

Ascoltami!” urlo, seguendolo fuori dalla stanza. Si gira, mi rivolge lo stesso sguardo pieno di odio della sera precedente. “Non voglio! Non sei nessuno per decidere al posto mio!” grida a sua volta, prendendomi per la spalle. Sto zitto, alla fine. Voglio solo che questo finisca.


 

He will do one of two things:

he will admit to everything,

or he'll say he's not just the same,

and you'll begin to wonder why you came.”


 

Va bene, l'ammetto.. sbaglio nello scegliere ragazze. Sbaglio perchè non mi piacciono. Sbaglio perchè.. loro non sono te.” sussurra, Harry, allentando la presa sulle mie spalle. Lo guardo sorpreso e felice nello stesso tempo, mentre lui ricambia dolcemente il mio sguardo. Si avvicina con lentezza a me, e.. “Louis!” mi richiamai mentalmente da solo. Stavo sognando troppo, stavo esagerando. Non sarebbe mai accaduta una cosa del genere, anzi. “È cambiato tutto, Louis. Non siamo più uniti come una volta.” dice, guardandomi seriamente. Sì questa era la versione più adatta.. “Harry, no.. siamo sempre noi, riprendiamo il nostro rapporto, non buttiamo tutti all'aria, per favore.” sussurro, trattenendo le lacrime. “È troppo tardi.” taglia corto, sparendo.


 

Where did I go wrong? I lost a friend

somewhere along in the bitterness,

and I would have stayed up with you all night,

had I known how to save a life.”


 

Mi ritrovai a cantare tra i singhiozzi, tenendo gli occhi chiusi. Riuscivo a farmi del male anche con i miei pensieri. Riuscivo a ferire e a venir ferito anche nella mia immaginazione. Non riuscivo a darmi neanche un briciolo di felicità.

How to save a life..” mormorai, per poi sospirare e riaprire gli occhi. Davanti a me, dall'altra parte del pianoforte, c'erano Liam, Niall e Zayn, che mi fissavano. “Oh, ehi..” dissi, impacciato, per asciugarmi subito le lacrime. “Hannah?” chiese immediatamente il moro, senza neanche chiedermi come stavo. Non che mi interessasse ricevere domande del genere. “È andata a casa sua, torna domani.” risposi, per poi vederlo annuire ed andarsi a fumare una sigaretta in veranda. Niall e Liam erano ancora lì, a guardarmi come cani bastonati. “Non voglio farvi pena.” dissi, coprendo i tasti ed alzandomi dallo sgabello. “Vai a parlare con Harry.” mi consigliò il mio migliore amico, con un'espressione seria in viso. “È la cosa giusta da fare.” confermò il biondo, prendendo la stessa espressione dell'altro. “Dovete chiarire.” incalzò Liam, guardandomi. “Ho capito, ho capito.” li accontentai, altrimenti sarebbero stati in grado di andare avanti per tutto il giorno a comportarsi da grillo parlante. Li guardai uno alla volta, cogliendo l'approvazione nei loro occhi. Sospirai e, lentamente, mi recai al piano di sopra. Non sentivo alcun rumore all'infuori dei battiti impazziti del mio cuore. Cosa agli avrei detto? Come avrebbe reagito? Prima di tutto.. avrebbe voluto ascoltarmi? Avevo provato ad immaginarmi questa scena più volta, ripensando anche ad eventi passati. Una volta ero deciso a dichiararmi, davvero. Mi ero recato a casa sua, avevo in mente un discorso ben definito, provato e riprovato, ma quando, alla fine, mi chiese cosa volessi dirgli, me ne ero uscito con un “Andiamo al cinema stasera, o hai da fare?” ..ridicolo, sul serio. Ridicolo e patetico. Ridicolo, patetico e stupido. Ridicolo, patetico, stupido e senza speranza. Tornando ai miei pensieri, avevo provato ad immaginarmi una specie di chiarimento.. orribile. Non voleva ascoltarmi, io ero nel panico. Speravo solo che non succedesse davvero.

Presi un lungo respiro, per poi trattenerlo e bussare alla porta della sua stanza. Un secondo, due secondi, tre secondi, quattro secondi, cinque secondi.. un minuto. Forse aveva capito che ero io e non voleva parlarmi. Ma doveva farlo, doveva concedermi un'altra possibilità. Portai la mano sulla maniglia della porta e, abbassandola appena, l'aprii. Vuota. La camera era vuota e il letto in ordine. Lui non c'era. Se 'era andato anche lui? Vanessa, Harry.. chi altro avrei perso? Mi portai una mano sul petto, sentendo il dolore crescere drasticamente. Uscii da quella stanza, chiudendo la porta, e mi recai nella mia. Come al solito, mi buttai sul letto, e ci rimasi fino a sera. Lì, immobile, con il mal di testa dovuto al continuo piangere, col maglioncino bagnato e il cuscino zuppo, col viso rosso e gli occhi gonfi, il respiro mozzato. Quello era il 'vero' me, alla fine. Quello che prendeva sempre il possesso della mia vita. Il Louis fragile, debole, ferito. Il Louis vittima di tutto e di tutti. Il Louis violento contro sé stesso. Stavolta, però, non mi ero ancora fatto nulla. Mi stavo limitando a piangere, aspettando di addormentarmi, sfinito. Il sonno.. la morte. Due cose così uguali eppure così diverse. Amavo entrambe, e non vedevo l'ora di unirmi, di darmi, alla seconda.








~~~
one way or another, i'm gonna find ya, i'm gonna getcha, getcha, getcha.
eccomi qui, col decimo capitolo.
chiedo scusa per non aver aggiornato prima, ma il pc non voleva collaborare.
ho in mente una mezza idea, ma mi serve il vostro parere.. e se questa ff da arancione, diventasse rossa?
fatemi sapere cosa ne pensate, il prima possibile.
azzieeeee.

btw, cosa pensate possa accadere nel capitolo successivo?
lasciatemi i vostri pensieri e i vostri consigli nelle recensioni, anche in dieci parole.
se indovinate cosa accadrà, pubblicizzerò una vostra ff. o:
okay, adesso vado.
ciao bellissimeeeeeee.

 

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Capitolo 11
*** I was nothing. ***


(11)
I was nothing.

 

*attenzione, questo capitolo contiene una scena rossa.*








Toc toc.

Non avevo voglia di sentire nessuno. Di vedere nessuno. Di parlare con nessuno. Volevo stare solo, anzi, in compagnia del mio dolore.

Toc toc.

Non avrei risposto. Avrei fatto finta di essermi addormentato, di non essere in camera. Sarebbero finiti quei colpi, prima o poi.

Toc toc.

Apri.” una voce, la voce. La sua. Mi tirai su a sedere e mi asciugai rapidamente gli occhi. Non sapevo se crederci o meno.. non mi sarei sorpreso di avere delle allucinazioni.

Toc toc.

So che ci sei, Lou. Apri o butto giù tutto.” disse, spronandomi ad andargli ad aprire. Mi alzai dal letto e, con lentezza, arrivai davanti la porta. Girai la chiave nella serratura ed aprii, con timore. “Harry..” sussurrai, trovandolo davanti a me. Era.. strano. Sembrava dovesse dire o fare qualcosa. Lo vedevo tormentato.
Mi portò una mano sul petto e, a quel contatto, sussultai. Poteva sentire il mio cuore perdere e riacquistare colpi a causa sua. Mi guardò, poi mi spinse dentro la camera. Chiuse la porta, nuovamente a chiave, e si rivolse a me. “Sono stato da Samantha.” esordì, senza smettere un attimo di guardarmi, catturando ogni mia singola reazione ed emozione. “Ah.” mormorai, abbassando lo sguardo, visto che non ero in grado di reggere il suo. “Non vuole più saperne di me.” continuò, avvicinandosi con un'aria quasi minacciosa. “Lo sai di chi è la colpa?” incalzò, fermandosi pericolosamente davanti a me. “E sai chi è che pagherà?” aggiunse, alzandomi il viso per incatenare i suoi occhi ai miei. “I-Io..?” balbettai, un po' spaventato. Lo vidi sorridere, con una luce diversa negli occhi. Cosa aveva in mente? Non sembrava neanche più lui. Mi spinse sul letto, ed iniziai a capire cosa volesse fare. Ma no.. non poteva essere.
Spogliati.” disse - anzi, ordinò - guardandomi insistentemente. Mi sarei voluto opporre, insomma, non era in sè.. ma il mio corpo agiva da solo. In poco tempo, mi liberai completamente dei miei vestiti. La mia mente sarebbe voluta scappare, il mio corpo restare lì. Sentivo l'adrenalina scorrermi nelle vene, dei brividi freddi correre lungo la mia schiena e l'elettricità nell'aria.
Harry salì sul letto, mettendosi in ginocchio davanti a me, e feci per andare a svestirlo.. ma mi bloccò la mano. Non voleva che lo toccassi. Mi prese per una caviglia e, tirandomi, mi costrinse a sdraiarmi. Mi sentivo in trappola, oppresso.. quasi violato. Da quel momento in poi, non mi guardò più negli occhi.
Si sbottonò i jeans scuri ed, abbassando appena i suoi boxer, lasciò libera la sua erezione. Non si curò di prepararmi, non si curò di farmi male o bene, non si curò di nulla. Se ne fregò altamente, e, quando entrò in me con un affondo secco, fece male. Non solo fisicamente, ma anche moralmente, emotivamente, psicologicamente. Era come se stessi rivivendo le violenze subite da mio padre, ma stavolta era diverso. Stavolta c'era lui, Harry, il ragazzo di cui ero innamorato.. che neanche mi guardava. “Sai.. non deve sentirci nessuno.” sussurrò, sforzandosi di non ansimare, e portò una mano sulla mia bocca, per evitare versi di dolore ed, eventualmente, di piacere. Lui aveva gli occhi chiusi, la bocca serrata e la mascella contratta, io gli occhi lucidi e delle lacrime a rigarmi il viso. “Lei non mi ha voluto, Lou.” disse, dando un colpo di reni più forte degli altri, poi riprese il suo ritmo disperato. “Sono andato a bere una birra.” altro colpo forte. “Forse due.” altro affondo. “Tre.” un altro ancora. “Un po'.” concluse, per poi stabilizzarsi con quelle spinte più energiche. Era ubriaco. Ubriaco ed arrabbiato. Mi odiava, mi stava punendo.. e probabilmente, il giorno dopo, non avrebbe ricordato nulla.
Vedevo il suo viso colorarsi di rosso, la sua fronte imperlarsi di sudore, la sua bocca schiudersi appena. Non parlava, forse neanche respirava. Sembrava una statua, la più bella che io avessi mai visto, nonostante tutto. Si morse con forza le labbra, soffocando un gemito, poi lo sentii venire all'interno del mio corpo. Assestò qualche altra spinta, poi uscì da me, ricomponendosi. Si abbottonò i pantaloni, tossì appena, e se ne andò, chiudendo la porta alle sue spalle.
Mi sentivo usato, sporco, violato. Non mi sarei mai immaginato la mia prima volta con Harry così. Lui: appagato, dominante, un dio greco. Io: spaventato, insoddisfatto, quasi costretto ad una violenza.
Il giorno dopo forse gli avrei parlato. Forse. Perchè lui non se lo sarebbe ricordato. Avrebbe pensato che fossi impazzito, sicuramente. Però Harry era stato crudele, mi aveva ferito più di chiunque altro.
Ma sarei stato in grado di lasciar correre, tanto l'amavo.


 


 


 


 

Si era fatta mattina, ed io ero rimasto nella stessa posizione in cui mi trovavo quando Harry aveva lasciato la mia camera. Ero sdraiato sul letto, con lo sguardo fisso al soffitto. Non che pensassi a qualcosa.. ero momentaneamente incosciente, diciamo. Non sapevo come, ma avevo spento tutto: cuore, cervello, emozioni, pensieri. Era come se mi fossi dissociato, ecco. Come se per proteggermi da ulteriori sofferenze e ricordi, mi fossi ridotto ad un vegetale. Percepivo il mio respiro, i battiti lenti del mio cuore, delle voci al piano di sotto che neanche mi sforzai di riconoscere. Era tutto così ovattato, lontano, fuori dal mio mondo. Non facevo parte di nulla. E nulla faceva parte di me. Io ero il vuoto. E il vuoto era me. Non c'era un briciolo di speranza, non c'era fede, non c'era gioia e non c'era neanche la tristezza. Vuoto, solo vuoto. Vuoto e dolore. Ecco chi ero.


 


 

- Vanessa. -


 


 

Avevo fatto davvero una grande cazzata andandomene via da Louis quando aveva più bisogno di me, ma ero andata nel panico. Non sapevo come comportarmi, cosa dirgli, come trattarlo.. e mi dispiaceva davvero averlo lasciato solo.
Però, finalmente, mi ero presentata di nuovo a casa sua, e dei ragazzi. Chissà se aveva parlato con Harry, chissà se avevano chiarito e chissà se, magari, Louis si era dichiarato. L'avrei scoperto nel giro di poco tempo.
Varcai il cancelletto del giardino e vidi Zayn seduto sotto un albero, con la schiena poggiata a questo, a fumare ad occhi chiusi. “Ehi, Malik.” lo chiamai, alzandogli una mano a mò di saluto. “Piccola, che piacere rivederti!” rispose, sollevandosi da terra e venendomi incontro con la sigaretta fra le labbra. “Vorrei poter dire lo stesso.” ribattei, sorridendo. Zayn scosse la testa, poi, dopo aver aspirato un po' di fumo, buttò a terra la sigaretta, ormai finita. “Lo sai che sei fastidioso anche quando fumi?” dissi, senza pensarci due volte, per poi vederlo scoppiare a ridere, inarcando la schiena e portandosi una mano sulla pancia. “Cosa c'è di così divertente?!” sbottai, innervosita. “Il fatto che, al posto di fastidioso, tu intendevi eccitante, ammettilo.” affermò, ricomponendosi dalla risata, mentre si passava una mano fra i capelli scuri. “Eccitante come l'idea di ritrovarsi una scarpa su per il cuore.” provai a smontare la sua sicurezza, invano. “Mh, ti piace violento..” mormorò, mordendosi le labbra. “Oddio, mi fai schifo!” esclamai, incamminandomi velocemente verso la porta, mentre lo sentivo ridere. No, non mi faceva schifo.. ma metteva seriamente in discussione il mio autocontrollo. Era bello ed impossibile. E pervertito. E stupido. E tante altre cose.
Quando bussai alla porta, mi venne ad aprire Liam, salutandomi, poi, con un caloroso abbraccio. “Mi sei mancata!” urlò, felice, facendomi ridere. “Sono stata via a malapena un giorno, Liam!” gli feci notare, sciogliendo l'abbraccio col sorriso ancora sulle labbra. “Troppo tempo, troppo.” disse, ridacchiando. “Finalmente si mangia!” esclamò Niall, portandomi a ridere nuovamente. Erano davvero pazzi quei ragazzi, uno più dell'altro. “Harry e Louis?” domandai, non vedendoli in giro. “Harry è uscito presto stamattina, non so dirti dove è andato, e Louis non lo vediamo da ieri sera. Forse dorme ancora.” mi rispose il biondo, per poi salutare sia me che Liam. “Ehi, dove vai?” gli chiese quest'ultimo, guardandolo. “A... a fare la spesa!” rispose Niall, velocemente, per poi uscire di casa. “Stavolta non ti vengo a prendere, sappilo!” disse il castano, per poi ridacchiare. “Vado da Lou.” gli comunicai, per poi ricevere il suo consenso attraverso un cenno della testa.
Salii le scale, poi, quando aprii la porta della camera, poggiai la borsa a terra,prima di tutto. Quando alzai lo sguardo sul mio migliore amico, restai pietrificata. Era pallido, immobile, con gli occhi aperti, senza neanche uno straccio addosso. Avevo seriamente paura ad avvicinarmi. E se si fosse davvero tolto la vita? Io.. io l'avevo lasciato solo. Era colpa mia. Oh mio Dio. “L-Lou..?” lo chiamai, con la voce tremante, sperando davvero che dicesse qualcosa. Non fu così, ma almeno notai il sul petto alzarsi ed abbassarsi ritmicamente, segno che stava respirando. Mi aveva appena tolto dieci anni di vita per quello spavento. Mi avvicinai e capii che si trovava in una specie di stato di shock. Presi il primo paio di boxer che trovai nel cassetto e glielo misi. Sapevo quanto lo mettesse a disagio trovarsi nudo difronte a me, e, nel caso in cui si fosse ripreso da un momento all'altro, non volevo assolutamente peggiorare le cose.
Non si muoveva ancora, così gli circondai la vita con le braccia e lo tirai in piedi, a fatica. Aveva bisogno di una doccia, era sudato, soprattutto sulla schiena e sul petto. Chissà cosa diamine aveva combinato.
Per miracolo, riuscii a portarlo fino in bagno. Lo misi nella vasca, gli tolsi nuovamente i boxer, e lo sistemai, mettendolo seduto. Come con i bambini neonati, gli tenevo un braccio sotto le spalle a sorreggerlo, altrimenti sarebbe potuto scivolare. Aprii l'acqua ed iniziai a lavarlo, aspettando una sua ripresa, che però tardava ad arrivare.
Sì, era nudo, eppure non lo guardai neanche una volta in 'quel' modo. Mi ero già occupata alcune volte di lavare un ragazzo nelle condizioni di Louis, ovvero mio cugino Tom - affetto da chissà quale malattia - quindi l'ultima cosa che mi sarebbe passata per la mente era di restare a guardarlo come una quattordicenne in preda agli ormoni. Era il mio migliore amico, e non sapevo cosa gli fosse successo per ridurlo in quello stato.
L'avevo lavato, insaponato e sciacquato, e ancora nulla. Pensai di rivolgere il getto d'acqua - fredda - verso il suo viso, e pensai giusto. Scosse la testa e prese un grande respiro, per poi guardarmi spaventato. Non capii il suo sguardo, perciò, pensando che avesse freddo, chiusi l'acqua, pronta a prendere l'asciugamano. Non feci in tempo ad allungare il braccio, che Louis mi bloccò, cominciando a singhiozzare. Mi sporsi verso di lui, stringendolo fra le mie braccia e facendogli poggiare la testa sul mio petto. Piangeva, ed io con lui. Piangevo perchè non sapevo il motivo delle sue lacrime e mi sentivo impotente.
“Dimmi cos'è successo, per favore..” sussurrai, cullandolo appena. Si staccò dalle mie braccia e mi fece cenno di porgergli l'asciugamano, notando di non avere nulla addosso. Aspettai che fosse a suo agio, poi l'aiutai ad uscire dalla vasca. “Te lo dico in camera..” mormorò in risposta, per poi abbassare lo sguardo. “Ti aspetto di là, okay?” gli lasciai il suo spazio, recandomi nella stanza che dividevamo. Gli preparai sul letto un paio di boxer puliti, un maglione bianco e celeste ed un paio di jeans, poi mi sedetti sul letto, in sua attesa. Dopo qualche minuto, che lui aveva trascorso provando a calmarsi, entrò in camera, chiudendo la porta. Mi accennò un piccolo e breve sorriso, che io ricambiai, per poi girarmi di spalle e lasciarlo vestirsi. Quando ebbe finito, mi bussò sulla spalla e mi fece girare. Ci sedemmo sul letto e, per trasmettergli forza, gli presi le mani, stringendole fra le mie. Chi ci avrebbe visto in quel momento, avrebbe pensato che fossimo una coppia, ed anche unita, ma noi eravamo totalmente un'altra cosa. Eravamo migliori amici, eravamo una parte fondamentale dell'altro, eravamo come Bella e Jacob di Twilight, diciamo. Beh, ma a dirla tutta, il nostro rapporto non si poteva descrivere, perchè era unico e bellissimo.

Allora..” iniziò lui, respirando profondamente e lentamente, prendendosi tutto il tempo di cui avesse bisogno. Non avevo intenzione di disturbarlo, proprio per niente. “Stanotte Harry è venuto in camera mia.” riuscì a dire, per poi rivolgere gli occhi verso l'alto, sicuramente per trattenere le lacrime. “Ha detto che se Samantha non voleva stare più con lui, era solo colpa mia.. e che dovevo pagare.” a quelle parole, mi irrigidii. Cosa diamine gli aveva fatto? “Mi ha fatto spogliare e.. e..” non riuscì più a parlare; scoppiò a piangere e cercò subito le mie braccia per trovare quel conforto di cui necessitava. Non glielo feci mancare, ed iniziai a sussurrargli che sarebbe passato tutto, che era forte, che avrebbe superato anche quella. Lui non ne voleva sapere di smettere di piangere, continuava a singhiozzare e a dire “Sembrava mio padre.” oppure “Mi ha fatto male.” ed altre cose di questo tipo. Da quello che avevo capito tra le lacrime, era che Harry, ubriaco, se l'era presa con lui per la rottura con Samantha, e che aveva voluto punirlo in quel modo. Ero davvero senza parole.

Parlaci.” disse, ad un tratto, per poi guardarmi con quei suoi occhioni celesti. “Parlaci, per favore.” insistette, asciugandosi le lacrime con le maniche del maglione. “Io non ci riesco..” aggiunse, facendomi provare una stretta al cuore. “Ci parlerò, promesso.” acconsentii, per poi lasciarmi abbracciare da lui. “Ma basta piangere, okay? Si sistemerà tutto, vedrai.” gli dissi, accarezzandogli i capelli. Annuì, poi, con un po' di impegno, riuscì a rivolgermi un sorriso convincente. “Così va meglio, decisamente.” gli feci sapere, sorridendo a mia volta. “Non so cosa farei senza di te, Vane.. Davvero, mi aiuti più di quanto immagini.” mi confidò, abbassando lo sguardo sul pavimento, per paura di risultare 'banale' o 'patetico' con quella sua uscita. “Ehi.. siamo migliori amici, questo è il minimo che io possa fare per te, Lou.” gli risposi, alzandogli il viso per poterlo tranquillizzare col mio sorriso.

 

E, finalmente, vidi un piccolo bagliore di felicità nei suoi occhi.







~~~
i was so stupid for letting you go, but i-i-i know you're still the one.
salve a tutti, rieccomi qui.
ho scritto questo capitolo con la febbre.
sì, signori e signore, non riposo mai.
con trentanove e mezzo, mi sono messa davanti al pc (e al tablet) a scrivere per voi, solo per voi.
vogliamo parlare delle undici recensioni del capitolo precedente?
sono quasi morta quando le ho viste, cè.. è stato meraviglioso.
che ne dite di mantenere questo ritmo? (?)
comunque, solo una persona ha indovinato something.
è LetmekissLou che ora si trova pubblicizzata questa sua ff: 'Change your life'. -è una larry, che leggerò subito jkfdhjkhv.-
ora vado, aggiornerò il prima possibili.
più recensioni vedo, e più veloce scrivo(?).
sùsùsùsùsù.
un bacio.

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Capitolo 12
*** I can't hate you. ***


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(12)
I can't hate you.



 


 

 

-Vanessa.-


 


 

Styles era seduto sul dondolo, in veranda, e si lasciava cullare, tranquillo. Oh, se solo avesse potuto immaginare la mia rabbia e il mio disprezzo. Ma se Louis si era innamorato di lui, qualcosa di buono doveva pure averla, quel ragazzo. Io, però, lo conoscevo come un diciannovenne maleducato, amante delle poco di buono e senza cuore. Mh, proprio una brava persona, sì sì. Durante il pranzo, che io e il mio migliore amico avevamo trascorso in camera visto che non se la sentiva di incontrare il riccio, mi aveva raccomandato più volte di trattarlo bene. Alla fine della mia sfuriata avrebbe potuto camminare da solo, quindi sarei stata più che gentile.

Presi un respiro, poi varcai la porta, uscendo sulla veranda. Senza chiedere alcun permesso, mi sedetti accanto al ragazzo con cui dovevo parlare, e lo salutai atona. “Harry.” “Hannah.” rispose al saluto, con la stessa tonalità di voce. “Dimmi se preferisci avere le palle o le gambe, a te la scelta.” dissi, guardandolo con un'espressione seria. “Ma che cazzo vuoi?!” esclamò, spalancando le braccia. “Come se tu non lo sapessi!” sbottai, alzandomi in piedi, cercando di apparire minacciosa, in qualche modo. “No, non lo so, cazzo!” urlò, alzandosi a sua volta e, beh, era alto, parecchio. E più minaccioso di me. Per non aggiungere anche arrabbiato. "Hai costretto Louis ad avere un rapporto con te, lurido bastardo!" gridai, per poi zittirmi per trattenere le lacrime che stavano provando ad uscire per la rabbia. "Non ti fai schifo neanche un po'..?" aggiunsi, in un sussurro, rialzando lo sguardo verso i suoi occhi verdi. Era sbiancato, aveva la bocca aperta e sbatteva le palpebre. "I-Io cosa?!" esclamò balbettando, guardandomi successivamente con serietà. "Non stai dicendo cazzate, vero?" mi chiese, qualche attimo dopo. Come aveva ipotizzato Louis, non si ricordava nulla. "Eri ubriaco, Harry. Avevi bevuto parecchio." gli spiegai, poggiandogli una mano sulla spalla. Volevo solo che chiarisse con il mio migliore amico, e che lui stesse bene. "Non so cosa dire.." bisbigliò, abbassando lo sguardo. "Inizia con lo scusarti." gli proposi, per poi lasciarlo lì, rientrando in casa.

Tornai su da Louis, e gli raccontai tutto, per filo e per segno. Sapere che era ubriaco, da una parte, lo faceva stare meglio, perchè voleva significare che non aveva ragionato nel compiere un atto del genere. Dall'altra, però, lo faceva stare peggio, perchè, come si dice, 'in vino veritas'. Avrebbero dovuto chiarire insieme, parlandone, anche se per Louis sarebbe stato doloroso riportare a galla quei momenti.

"Ti aspetta di sotto." mentii, guardandolo. Volevo che sistemassero le cose, che Harry gli chiedesse scusa. In fondo, lui aveva bisogno solo di questo. "Allora.. vado?" disse, con tono interrogativo, un po' insicuro. "Sì, corri!" lo spronai, spingendolo fuori dalla porta. Era ora di agire.


 


 

-Louis.-


 


 

Con passo incerto, scesi le scale ed attraversai il salone. Non sapevo se fossi passato davanti ai miei amici o meno, non feci caso a niente e nessuno. Sentivo la gola secca, i pensieri in subbuglio e le gambe molli. Ogni passo che compievo mi faceva battere il cuore sempre più velocemente. Arrivato davanti alla porta, lottava per uscire dal petto. "Su, Lou, ce la puoi fare.." sussurrai a me stesso, per poi aprire la porta. Guardai subito verso sinistra e, come avevo immaginato, trovai Harry seduto sul dondolo. "Ciao." dissi, a bassa voce, sforzandomi di sorridere. Rivederlo mi aveva portato alla mente le immagini della notte precedente, insieme a tanto dolore. "Ciao." mi salutò, per poi invitarmi a sedere accanto a lui; accettai e mi accomodai con lentezza. La vicinanza con lui mi mandava in tilt. La mia gamba sfiorava la sua, ed io fremevo dalla voglia di ridurre la distanza rimasta. "Mi dispiace, Boo." fu quello che disse, all'improvviso, per far cessare il silenzio calato fra noi. Mi mancò l'aria per qualche secondo: 'Boo Bear' era il soprannome che lui mi aveva dato e che solo lui poteva usare. Era una vita che non mi chiamava così, da quando c'eravamo inspiegabilmente allontanati. "Hannah mi ha raccontato tutto, e.. mi odio con tutto me stesso." aggiunse, prendendosi la testa fra le mani. "Ehi.." cercai di 'calmarlo', posandogli una mano sulla spalla, accarezzandolo quasi con timore. "Continua ad odiare me, e basta. Non volerti male." gli dissi, mordendomi le labbra per non scoppiare a piangere come un bambino, perchè quelle parole facevano male, soprattutto se pronunciate ad alta voce. "Io non ti ho mai odiato, ero solo arrabbiato.. e mi scuso anche per questo." mi rispose, facendomi sussultare. "Non.. non mi odi?" gli domandai, incredulo. "Non posso odiarti, è contro natura per me." sussurrò, guardandomi negli occhi. La mia bocca si aprì in un grande e sincero sorriso, che contagiò anche lui. Mi sentivo così.. completo. Il suo sorriso mi riscaldava il cuore, era come se fosse stato la chiave della mia felicità. Sentii l'istinto e l'esigenza di abbracciarlo e, beh, non me lo feci ripetere: presi uno slancio col busto e mi aggrappai al suo collo, stringendolo a me. Inizialmente Harry si irrigidì, poi si sciolse e ricambiò, poggiando le sue mani sulla mia schiena. Non so per certo quanto durò quell'abbraccio, fatto sta che non mi sarei mai voluto staccare da lui. "Mi stai soffocando.." mi richiamò, ridacchiando. "Oddio, scusami!" esclamai, interrompendo l'abbraccio con le guance un po' arrossate. Ridacchiò ancora per qualche attimo - sicuramente per la mia reazione - poi mi sorrise, mettendo in mostra le sue fossette. "Adesso devo andare." mi disse, alzandosi. Annuii, come per dargli il permesso di farlo, anche se ero davvero riluttante all'idea. "Ciao Boo." mi salutò, con il sorriso sulle labbra, per poi scendere quei pochi gradini e dirigersi verso il cancelletto che dava sulla strada, sparendo dietro l'angolo. "Ciao Hazza." sussurrai, portandomi una mano sul petto, all'altezza del cuore. Lo stesso che batteva solo per lui.


 


 

"Allora?!" mi chiese Vanessa, quasi urlando, non appena varcai la soglia della camera. "Beh.." iniziai, molto lentamente. "Dai, non farmi aspettare!" esclamò, prendendomi per un braccio e facendomi sedere sul letto. "Beh.." continuai, cercando di non ridere. "Louis William Tomlinson, dì un'altra volta 'beh' e vedrai una Vanessa molto arrabbiata." mi minacciò, non riuscendo a resistere dalla curiosità. "Dunque.." cambiai parola, facendola restare lo stesso sulle spine. Lei emise un suono gutturale, simile ad un ringhio, poi prese un cuscino e mi colpì in pieno viso. Scoppiai a ridere rumorosamente e lei, per vendetta, iniziò quasi a soffocarmi con quell'ammasso di piume d'oca. Mi ero ritrovato disteso sul letto, con Vanessa a cavalcioni su di me, che mi bloccava con le gambe all'altezza dei fianchi. "Parla!" urlò quasi, dandomi un'altra cuscinata. "Pregami." la sfidai, provando a non ridere per risultare serio. "Potresti essere te a pregarmi per altro, invece.." sussurrò con voce sensuale, facendo scorrere l'indice dalla base del mio collo all'ombelico. "V-vanessa.. I-io.." iniziai a balbettare, imbarazzato, mentre sentivo le guance andare a fuoco. "Scherzavo, tranquillo!" rise, spostandosi da me e sedendosi nuovamente sul letto. Tirai un sospiro di sollievo e lei la prese sul personale, dandomi un buffetto sul braccio. "Ehi, non sono così male!" affermò, in sua difesa. Ridacchiai e lei rise con me, fino a quando divenne seria da un momento all'altro. "Parla." sentenziò, guardandomi. "Hai vinto.." acconsentii, mettendomi seduto a mia volta. "Ha detto che gli dispiace." dissi, tralasciando il resto. Purtroppo, però, Vanessa mi conosceva troppo bene. "Poi?" chiese, invitandomi a parlare. "Mi ha chiamato Boo ed era da tanto che non lo faceva." aggiunsi, per poi vedere la mia amica sorridere. "E..?" continuò, curiosa. "E ha detto che non potrebbe mai odiarmi." le rivelai, sorridendo come un ebete. "Oh, e ci siamo abbracciati. Forte. Tanto." conclusi, sentendo poi un sonoro "Ahw!" da parte sua. "Crescono così in fretta.." disse come una mamma, con fare teatrale, mentre si asciugava una finta lacrima. Risi per quella sua sceneggiata, poi ci abbracciammo. Lei mi trasmise la contentezza che provava nei miei confronti, ed io la ringraziai per essere sempre al mio fianco. E tutto con un solo piccolo grande e silenzioso abbraccio.


 


 

-Vanessa.-


 


 

C'eravamo riuniti tutti in salone per passare un bel pomeriggio insieme e, tra battute, scherzi e chiacchiere varie, ci stavamo divertendo proprio tanto. "Propongo una bella cena da Burger King, ed offro io!" esclamò Liam, di punto in bianco, sorridendomi. "No, meglio da McDonald's!" rispose Louis, seduto al mio fianco, con un braccio attorno alle mie spalle. "Io direi da Nando's!" disse Niall a sua volta, esprimendo la sua preferenza. "No, Burger King, basta. Offro io e decido io!" mise fine alla conversazione Liam, come un bambino. Ridemmo in coro, poi acconsentimmo al suo volere. Beh, acconsentirono, visto che io rifiutai. “Ti ringrazio, ma non mi sento molto bene..” declinai il suo invito, leggendo del dispiacere negli occhi di Lou. “Se vuoi resto con te.” mi propose, guardandomi. “No, tranquillo, esci e divertiti, non ti preoccupare.” risposi, convincendolo ad uscire con i ragazzi. Harry li avrebbe raggiunti lì, e non potevo impedirgli di passare una serata con lui.

I ragazzi, senza neanche cambiarsi, uscirono di casa, salutandomi a gran voce visto che mi ero chiusa in bagno. No, non stavo male, avevo mentito. Stavo più che bene, solo che, per quella giornata, avevo mangiato abbastanza. Sì, mi ero 'ammalata' di nuovo e non l'avevo detto a nessuno. Non volevo che qualcuno si preoccupasse per me, soprattutto Louis. Non volevo deluderlo e mostrarmi debole, perchè nessuno doveva sapere. Nessuno doveva sapere che ogni volta che mi specchiavo, mi sentivo morire. Nessuno doveva sapere che ogni volta che infilavo un paio di jeans trattenevo il respiro, per paura che non mi entrassero. Nessuno doveva sapere che invece di andare a farmi la doccia, andavo a vomitare. Nessuno doveva sapere che dietro a quel 'ho già mangiato', si nascondeva un 'mi sto lasciando morire di fame'. Nessuno doveva sapere, e io dovevo mantenere il segreto per più tempo possibile.


 

Stai bene?” parlò una voce familiare nel corridoio, dall'altra parte della porta. “Perchè non sei andato con gli altri, Zayn?” gli chiesi, scocciata ma, in un certo senso, anche lusingata. “Non volevo lasciarti sola.” ammise, portandomi a sorridere appena. Era un gesto davvero carino, ma no, non dovevo caderci. Da quello che avevo sentito da Lou e dagli altri ragazzi, Zayn non era affatto serio. Era riservato, misterioso e amava aggiungere nuove tacche al suo letto. Comportandosi così con me, stava cercando solo di aggiungerne un'altra, niente di più. La tacca della ragazza di uno dei suoi migliori amici, per giunta. “Vattene.” dissi, distaccata, cercando di apparire il più convincente possibile. “Dì quello che ti pare, ma da qui non mi sposto.” rispose, sicuro. Sbuffai e, controvoglia, aprii la porta del bagno. Mi guardò, stupito per il mio gesto, poi mi sorride. “Ciao Hannah.” mi salutò, tranquillo, come al solito. “Malik.” risposi, freddamente. “Mi piace come pronunci il mio cognome.” mi confidò, spostandosi dalla soglia della porta, per farmi passare. “Tu hai qualche problema, sai?” gli domandai, retoricamente, per incamminarmi, poi, verso il piano inferiore. “Suona così sexy, pronunciato da te.” continuò, seguendomi. “Tu hai più di qualche problema!” esclamai, iniziando a correre giù per le scale. Lo sentii ridere, e poi rincorrermi. Non riuscii ad arrivare alla base che mi sentii mancare la terra sotto i piedi, visto che, quel genio di Zayn, mi aveva appena caricata su una sua spalla. “Mettimi giù!” gli ordinai, quando me ne resi conto. “Nah.” rispose lui, raggiungendo il salone. “Cosa vuoi farmi, razza di pervertito?” gli domandai, provando a scalciare per colpirlo e farmi lasciare andare; purtroppo, però, aveva pensato bene di tenermi le gambe bloccate, portando una mano a stringere le mie caviglie. “Oh, non vuoi saperlo davvero..” sussurrò, facendomi preoccupare per un attimo. Prima Harry con Louis, e ora Zayn con me? Oddio, non volevo neanche pensarci. “Ehi, piccola, scherzavo!” mi richiamò dai miei pensieri, accennando una risata roca, come se mi avesse letto nella mente. “Allora mettimi giù!” ripresi a muovermi, stufa di essere trattata come un sacco di patate. “Subito.” mi rispose, lasciandomi cadere sul divano. Quando atterrai sulla pelle che lo ricopriva, tirai un sospiro di sollievo. Ero stata troppo tempo a testa in giù, mi sentivo svenire, e avevo una forte nausea. “Hannah, tutto bene? Sei pallida..” mi chiese Zayn, inginocchiandosi ai piedi del divano per portare il viso all'altezza del mio. “Sto una meraviglia.” risposi, ai limiti dell'ironia, portando le mani all tempie, per massaggiarle lentamente. Forse non era Zayn, forse era la fame. Era da tanto tempo che non affrontavo un disagio dl genere, ed era tutt'altro che piacevole. “Vuoi un tè? Una camomilla? Qualche medicina? Vuoi riposare? Vuoi-” “Zayn, basta!” esclamai, irritata da tutte quelle domande. Già mi scoppiava la testa, ci mancava solo un pakistano preoccupato. “Ehm, scusa..” disse, abbassando lo sguardo. “Tu sei pakistano perchè vieni dal Pakistan.” esordii, pronta a fare quel discorso che mi ritrovavo spesso a discutere da sola. “Sì, più o meno, perchè?” mi chiese il moro, non capendo cosa volessi dire. “E allora perchè i portoghesi vengono dal Portogallo? Secondo il nome del loro paese, dovrebbero chiamarsi portogallesi. Oppure il contrario: portoghesi e Portogo. Come la Polonia e i polacchi: Polonia e poloniesi, polacchi e Polacchia. Danesi e Danimarca, stesso discorso: danesi e Danesia, Danimarca e danimarchesi.” Sì, ormai ero irrecuperabile. Facevo quel ragionamento assurdo ed infantile solo per distrarre la mente dalla fame, tutto qui. “Un po' come Inghilterra e inglesi.” disse Zayn, capendo il mio discorso. “Esatto!” affermai, battendo le mani. “Inghilterra e inghilterresi, inglesi e Ingla.” concluse, ridacchiando. “Sei sveglio, Malik.” mi complimentai, annuendo lentamente. “Okay, è ufficiale, stai davvero male.” fece una battuta, scompigliandomi i capelli. “Che simpaticone.” lo smontai, portandomi le ginocchia al petto. Si sedette accanto a me, sul divano, ed iniziò ad osservarmi insistentemente. “Se stai provando a controllarmi con la forza del pensiero per fare chissà che cosa, sappi che non funzionerà.” lo smontai per la seconda volta, guardandolo di rimando. “Tu hai bisogno di piangere.” mi disse, tranquillamente. “E tu hai bisogno di imparare un po' di educazione.” mi misi sulla difensiva, colpita da quelle sue parole. “Ammettilo, per una volta, e smettila di fingere che vada tutto bene.” insistette, portando una mano sulla mia spalla. “Cosa ne vuoi sapere tu, eh? Che la tua unica preoccupazione è quella di aggiungere tacche al tuo letto.” dissi, duramente, alzandomi dal divano e lasciando la sua mano sospesa in aria. “Tu credi a loro?” mi chiese il ragazzo, stupito da quella mia affermazione. “Loro sono le persone che ti conoscono di più.” risposi, voltandomi a guardarlo. “Nessuno mi conosce.” si giustificò, alzandosi dal divano dopo aver parlato. “E nessuno conosce me.” risposi, di istinto. “Permettimi di conoscerti, allora..” pronunciò quelle parole con tono supplichevole, prendendomi le mani. “Io..” provai a dire qualcosa, inutilmente. Una parte di me avrebbe accettato volentieri, l'altra era diffidente e aveva paura di soffrire. “Per favore..” ribadì, mettendosi in ginocchio davanti a me, con la fronte poggiata sul dorso delle mie mani. Come potevo dirgli di no? “E va bene..” mi arresi, lasciandomi convincere. Scattò in piedi, felice, e mi abbracciò: sembrava la stessa reazione che aveva avuto Louis – da come mi aveva raccontato – con Harry, ore prima. Dopo un attimo di 'paralisi', mi addolcii e lo abbracciai a mia volta. Dopo qualche attimo si staccò da me e mi sorrise, poi parlò: “Per festeggiare, preparo una buona cenetta.” esclamò, facendomi perdere qualche battito. “Dai, Malik, vuoi bruciare casa?” cercai di dissuaderlo, facendogli notare la sua bravura ai fornelli. “Allora cucina tu.” rispose, prontamente. “Mica sono una serva!” mi difesi, spalancando le braccia. “Perfetto, si ordina una pizza.” concluse, con un tono piano, affermando il telefono. Portai una mano sul suo polso – quello che reggeva il cellulare – e lo guardai, supplicandolo. “Non chiamare, te ne prego..” mormorai, abbassando lo sguardo. “Perchè?” chiese, quasi con innocenza. “Perchè non voglio mangiare.” mi lasciai sfuggire, insieme a qualche lacrima. Ben fatto, Vanessa, davvero.




 


change, change your life, take it aaaaaall. -le little mix vengono in italia, omg, jvfhdjkvdfvf.-

ccccccciao bella gggggente, eccomi qui ad aggiornare questa ff.
cosa ne pensate del capitolo? e del banner? che coppia shippate? larry? louisannah/lounessa? zaynessa?
fatemi sapere tutto in una recensioncinaaaa. c:
ho modificato un po' la grafica(?) del capitolo perchè, beh, ora sì che è figo. B|
AHAHAHA, okay, sto male.
lo scorso capitolo ha ricevuto solo sette recensioni, quello precedente undici.
perchè? Perchè? PERCHÈ?
vi sto deludendo? çç
#pippementalimodeon
dai, facciamo che a... dieci recensioni aggiorno. o:
sususususususu, a lavoro! (?)
un bacio. ♥


ps. c'è una novità per voi, tatatadaaaaan.
vi presento, con onore e ggggioia, il volto di vanessa, ovvero: lisa cimorelli.
adoro quella ragazza, fjvhjfd.


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fatemi sapere cosa ne pensate, e che volto ha vanessa nella vostra mente jhvdjhfd.

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Capitolo 13
*** I'm a monkey. ***


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(13)
I'm a monkey.







 

- Zayn. -


 


 

Allora è vero.." sussurrai, posando il telefono. "C-cosa è vero?" mi chiese Hannah, guardandomi timidamente. "Una sera, passando alla porta della camera di Louis, vi ho sentiti parlare. Hai detto di aver sofferto di bulimia per tre anni.." le confessai, raccogliendo le piccole lacrime, che nascevano dai suoi occhi, con una carezza. Lei non rispose, si limitò a tirar su col naso e a deviare il mio sguardo. "Ci sei ricaduta.." mormorai, più come un'affermazione che come una domanda. Non disse ancora nulla e, beh, chi tace acconsente. "Non permetterò che tu faccia del male a te stessa." le feci sapere, prendendole nuovamente le mani. Solo silenzio da parte sua. "Louis lo sa?" le domandai, sperando che rispondesse almeno a questa domanda. "No." disse, come avevo previsto. "E non deve saperlo nessuno." aggiunse, con tono distaccato. "Posso gestirla da sola, ce la faccio." cominciò per provare a dissuadermi dall'aiutarla. "Non mi interessa se ce la fai o meno, io voglio esserci a prescindere." imposi la mia volontà, accarezzandole con i pollici il dorso delle sue mani, lentamente. "Perchè fai questo?" mi chiese, con la voce leggermente tremolante, simbolo che sarebbe scoppiata a piangere nel giro di qualche momento. "Perchè tengo a te." pronunciai con attenzione quelle parole, assicurandomi di non espormi troppo. Non volevo spaventarla o intimorirla, non l'avrei di certo portata via da Louis. Sarebbe stata una sua scelta. Mi guardò per un tempo brevissimo, poi mi abbracciò con insicurezza. La strinsi a me, chiudendo gli occhi e beandomi di quel contatto. "Oh, Zayn, ti sei proprio rammollito." mi insultai da solo, mentalmente, ripensando a tutte le avventure del mio passato. In quel momento, però, sentivo l'esigenza di starle vicino, di essere importante per lei. "Margherita." disse, tutto ad un tratto, contro il mio petto. "Margherita?" ripetei, con aria interrogativa, non sapendo cosa volesse dire. "Voglio la pizza margherita." chiarì, stringendosi un po' di più al mio corpo. Potevo immaginare, o forse no, quanto fosse difficile per lei andare contro la sua volontà e mangiare; ma l'avrebbe fatto.. Per me. "Oh, certo, chiamo subito!" le risposi, entusiasta per quella notizia, e, senza porre fine al nostro abbraccio, estrassi il cellulare dalla tasca e chiamai la pizzeria.


 


 

"Perchè hai scelto di mangiare?" le chiesi, quando furono arrivate le nostre pizze: due margherite. La vidi riflettere su quella mia domanda, poi fece spallucce, aprendo il cartone contenente la cena. Avevamo deciso di mangiare seduti sul tappeto, al centro del salone, come degli amici di vecchia data. Ero intenzionato a parlarle il più possibile, per apprendere informazioni su di lei e conoscerla meglio. "A cosa pensi?" mi domandò, aprendo anche il mio cartone, visto che mi ero imbambolato come uno stupido. "Al fatto che voglio conoscerti per davvero." le risposi, senza farmi troppi problemi. "E cosa vuoi sapere?" continuò, guardandomi. "Te lo dico dopo, ora mangia." sentenziai, evitando di perdere tempo. Sapevo che, in realtà, Hannah stava solo cercando di distrarmi dal mio obiettivo, ovvero quello di farla cenare. "Va bene.." sospirò, prendendo un trancio per poi portarselo alla bocca. Mi rivolse uno sguardo, poi diede un piccolo morso e lo mandò giù, ad occhi chiusi. Quando li riaprì, erano lucidi e.. Dispiaciuti. "Non ce la faccio.." mormorò, posando il trancio sul cartone. "Non ce la faccio.." ribadì, tenendo lo sguardo basso, mentre si torturava le mani. "Non dire così.." provai a consolarla, spostandomi a sedere accanto a lei. "Tu sei forte, Han." le dissi, poggiandole una mano sulla gamba. "Basta, basta.." sussurrò, alzandosi, per poi portarsi le mani tra i capelli e cominciare a piangere. "Io non sono forte!" esclamò, tirando un calcio ad un mobile lì vicino, in un impeto di rabbia. "Cazzo!" imprecò ad alta voce, accasciandosi a terra per il dolore. "Ottima mossa tirare un calcio ad un mobile di legno duro a piedi nudi, complimenti." presi a sfotterla, mascherando la mia reale preoccupazione per quel gesto. "Tutto bene?" chiesi, visto che non mi aveva ancora risposto a tono e, beh, non era una cosa normale. "Ti pare che vada tutto bene?!" mi aggredì, mentre mi avvicinavo a lei. "Scusami.." mormorò, subito dopo aver sospirato. "Sono emotivamente instabile in questi giorni." mi confidò, massaggiandosi lentamente il piede. "Non fa niente, sono qui per te, in ogni momento. Il fatto che tu sia isterica come una quattordicenne mestruata non cambia le cose." la rassicurai, sorridendo scherzoso. "Tu sei tutto scemo, Zayn Malik." mi insultò, con simpatia, asciugandosi le lacrime mentre mi sorrideva. Mi trasmetteva tanta dolcezza quella visione: era forte e debole nello stesso tempo, piangeva e poi rideva. Lottava contro le lacrime, e poi le lasciava vincere. Le asciugava e tornava ad avere il sorriso, come se non fosse mai successo nulla. "Mi porti sul divano? Non voglio rischiare di peggiorare la situazione del mio piede." mi richiamò dai miei pensieri e annuii, passando un braccio dietro la sua schiena e l'altro sotto le ginocchia, per prenderla in braccio e trasportarla fino a dove mi aveva chiesto. La adagiai dolcemente, assicurandomi di non farle male in alcun modo, poi le parlai: "Vado a prenderti una crema per le contusioni ed una benda, in bagno abbiamo un kit per il primo soccorso. Non ti muovere, torno subito." le imposi la mia autorità, sparendo poi su per le scale.


 


 

- Louis. -


 


 

Negli ultimi mesi mi ero sempre rifiutato di uscire con i miei amici barra coinquilini, per il semplice motivo di non passare del tempo con Harry. A dirla tutta, non sapevo neanche il perchè. Sapevo solo cosa provavo quando stavo con lui: ero costantemente sotto pressione; sentivo lo stomaco contorcersi ogni volta che mi rivolgeva uno sguardo, anche se di sfuggita; percepivo un dolore al centro del petto quando parlava o, ancora peggio, flirtava con qualche ragazza; sorridevo come un ebete quando lui sorrideva a sua volta o rideva. Ogni mio singolo pensiero e movimento era rivolto a lui, e le cose, quella sera, non erano cambiate di una virgola. Provavo ancora quel vortice di emozioni quando ero in sua compagnia, ma era diverso.. Noi eravamo diversi. Avevamo ritrovato l'armonia perduta in precedenza, ed eravamo nuovamente 'noi', Harry e Louis, Hazza e Boo, con i nostri amici.


 


 

Quella serata trascorse tranquillamente, tra prese in giro e risate, con la leggerezza tipica dei ragazzi. Harry si era seduto accanto a me, sorprendendomi in modo positivo; davanti a noi c'erano Liam a Niall: il primo osservava me e il riccio con attenzione, sperando di cogliere qualcosa – visto che non avevo più avuto l'occasione di confidarmi con lui – e il secondo aveva occhi solo per il suo vassoio pieno di cibo.

Grazie per la cena, Liam.” lo ringraziò l'irlandese, da parte di tutti noi, una volta usciti dal fastfood. “Nessuno problema, ci voleva proprio una serata come i vecchi tempi.” rispose il castano col sorriso sulle labbra. “Mi dispiace solo che Zayn non sia più venuto..” aggiunse, storcendo di poco la bocca. “Sarà per un'altra volta, su.” parlai, dandogli una leggera pacca sulla spalla del mio migliore amico. “E Hannah come sta? L'hai sentita?” mi domandò Niall, che l'aveva presa molto in simpatia. “No, non vorrei disturbarla. Penso stia dormendo a quest'ora..” gli risposi, guardando l'orologio che segnava circa le undici di sera. “Niall, c'è una bionda che ti sta fissando con insistenza.” lo avvisò il ragazzo che ancora non aveva parlato, ovvero Harry. “Dove?” gli chiese il diretto interessato, mentre si guardava attorno. “Alla tua destra.” rispose il riccio, avvicinandosi a me, per poi portare un braccio attorno ai miei fianchi. Quel contatto improvviso mi fece arrossire, ma non lo diedi a vedere, avvolgendolo come lui aveva appena fatto con me. Tornammo tutti a guardare Niall – anche Liam, che non aveva mai staccato gli occhi da me e Harry – e lo trovammo a sorridere, in direzione di quella ragazza, sorridente a sua volta. “Tutto bene?” cercò di farlo tornare con i piedi per terra, Liam, il nostro 'papà'. “Non potrebbe andare meglio.” rispose il biondo, staccando un attimo gli occhi dalla sua 'preda', per poi rivolgersi nuovamente a noi. “È la 'famosa' commessa del supermercato di cui vi parlo sempre, comunque. E non torno a casa con voi, scusate. Buona serata!” ci lasciò di stucco, piantandoci in asso, per poi dirigersi a grandi passi verso la sua nuova fiamma. Si scambiarono un bacio veloce, a fior di labbra, poi si incamminarono insieme, da qualche parte. “E Horan è andato!” esclamai, ridacchiando appena assieme agli altri superstiti. “Andiamo anche noi, va, che tu hai una ragazza malata che ti aspetta.” disse Liam, soprattutto per vedere come avrebbe reagito il riccio al mio fianco: si irrigidì a quelle parole e si staccò da quella sottospecie di abbraccio in cui ci trovavamo da un po' di minuti. “Andiamo.” fece eco al nostro amico, atono, serrando la mascella quando richiuse la bocca. Si incamminò senza aspettarci, mantenendo un passo veloce, quasi arrabbiato. “Scusa..” sussurrò Liam, dispiaciuto, e, dopo aver ricevuto da parte mia una scrollata di spalle come risposta, seguimmo Harry verso la macchina. Forse quella frase del mio migliore amico l'aveva turbato, forse ci avrebbe fatto litigare o allontanare di nuovo, ma, sicuramente, il fatto che Vanessa fosse la mia ragazza – o che proprio ne avessi una – lo infastidiva, ed anche parecchio.


 


 

- Vanessa. -


 


 

Zayn era tornato con una valigetta arancione e, dopo averla aperta, aveva tirato fuori l'occorrente; mi aveva medicata e bendata, e poi aveva riposato il tutto. Ancora non mi era chiaro quel suo comportamento, ma non mi importava più di tanto: mi stava rivolgendo attenzioni, mi trattava come fossi stata 'preziosa' e, beh, oltre Louis, nessuno si era mai comportato così nei miei confronti. Non intendevo dire che me ne sarei approfittata, solamente che l'avrei lasciato fare. Era sbagliato? Non mi importava neanche questo perchè grazie a lui aveva finito la mia pizza. Mi aveva fatta sentire leggera e forte, diciamo. Così forte da poter mangiare quella margherita senza odiare me stessa. Era riuscito in un compito piuttosto arduo e, in un certo senso, glie n'ero grata. “Visto? Non è così difficile mangiare qualcosa.” mi fece notare, una volta tornato dall'aver buttato i cartoni unti e vuoti. Gli risposi con un sorriso, poco convincente, simile più ad una smorfia. Avevo mangiato tutto, sì.. ma sarei stata in grado di vomitare fino ad espellere l'ultima caloria presente nel mio corpo. Mi vedevo così brutta e grassa.. “Sei bellissima così come sei.” rispose ai miei pensieri, come se fosse stato in grado di leggervi dentro. “No, non lo sono..” mormorai, per poi sospirare mentre abbassavo lo sguardo. “Vieni con me.” dissi, porgendomi la sua mano. La guardai, esitante, poi la afferrai, un po' debolmente. Rinforzò la presa, poi mi guidò fino al piano superiore, in una delle stanze che ancora non avevo mai visitato: la sua. Era grande quanto quella di Louis, eppure sembrava così diversa. Il letto ad una piazza e mezza era sistemato all'angolo tra due pareti, per lasciare più spazio disponibile; al centro del pavimento regnava un tappeto piuttosto grande e morbido, a vedersi. Avevo proprio voglia di camminarci scalza e, magari, sdraiarmici sopra. Poco più in là della porta c'era una scrivania, con vari fogli e spartiti sparsi su tutto il ripiano; affianco, appoggiata al muro, una chitarra acustica attirò la mia attenzione. “Suoni?” domandai, facendo qualche passo in direzione dello strumento. “Non siamo qui per questo, adesso.” spense il mio entusiasmo, rabbuiandosi. Che avessi toccato un tasto dolente? Non mi diede neanche il tempo di pensare, o almeno di chiedergli scusa, che mi trascinò verso il suo armadio. Aprì l'anta sinistra e rivelò uno specchio, alto più di me. Non appena vidi la mia immagine riflessa, girai la testa dall'altra parte, decisa a non guardarmi affatto. A che gioco stava giocando quel ragazzo? “Hannah, voltati verso lo specchio.” mi disse, con calma, stringendomi la mano. “Per favore, mi serve per farti capire.” aggiunse, dato che non accennavo a muovermi. Lo guardai negli occhi, come ad implorarlo mentalmente, ma non mi accontentò. Dovetti girare la testa e guardarmi riflessa. “Cosa vedono i tuoi occhi?” mi chiese, accarezzandomi con il pollice le nocche della mia mano, stretta alla sua. “Una mongolfiera, una balena, un elefante, un ippopotamo, un-” “Okay, ho capito.” mi interruppe, afferrando il concetto. “E sai io cosa vedo?” mi domandò, subito dopo, poggiando il mento sulla mia spalla, restando dietro di me. “Vedo una splendida ventenne, con forme da far girare la testa. Questa ragazza sa come difendersi, a fatti e a parole. Sa stupirti ed essere la migliore amica ideale. Sa di sembrare invincibile.. e sa anche recitare molto bene.” disse, sospirando, con un tono di tristezza nella sua voce. “Lei è insicura, tanto. Odia se stessa, ma non dovrebbe farlo, perchè la perfezione le fa un baffo, ma non riesce a crederlo. Lei è indescrivibile, lei è pazzesca, lei è.. lei, proprio così com'è. E non la cambierei per nessun'altra ragazza al mondo.” concluse, abbassando lo sguardo, evidentemente a disagio. Cosa volevano significare quelle parole? Erano solo di conforto per un'amica? Oppure erano qualcosa di più? “Mi fai sentire bellissima.” sussurrai, tutto ad un tratto, portandomi entrambe le mani davanti la bocca, provando a trattenere lacrime e singhiozzi. “Ho d-detto qualcosa che non d-dovevo dire?” mi chiese Zayn, premuroso e preoccupato. Scossi la testa, iniziando a singhiozzare contro la mia volontà. “Non piangere, per favore!” esclamò il moro; purtroppo, però, non riuscivo a fermarmi. Mi sentivo così vulnerabile e bisognosa di aiuto.. “Sono una scimmia, okay?” se ne uscì all'improvviso, iniziando a grattarsi la testa e la pancia, facendo un verso piuttosto strano e saltandomi attorno. “Su, ridi..” mi implorò, continuando a muoversi così. Lo guardai per qualche attimo, poi tolsi le mani dal viso, lasciandole cadere lungo i fianchi e gli sorrisi, prima di scoppiare a ridere. “Ce l'ho fatta!” gridò, entusiasta, per poi abbracciarmi, mentre continuavo a ridere. “Oh, sì, prendiamoci gioco del povero Zayn che si è messo in ridicolo solo per vederti ridere.” disse, per poi guardarmi leggermente divertito. “Grazi, di tutto.” gli risposi, mettendo sincerità in quelle tre parole. Gli ero davvero grata, ogni secondo di più. Non fece altro che sorridermi di rimando, poi mi lasciò un bacio sulla fronte. “È tardi, vai a dormire.” bisbigliò contro la mia fronte, facendomi rabbrividire. Quel respiro caldo sulla pelle mi fece aumentare drasticamente i battiti cardiaci, facendomi arrossire. “Buonanotte Zayn.” gli augurai, accarezzando il suo nome quando lo pronunciai. “Buonanotte bellissima.” mi rispose, sorprendendomi quando notai che il sorriso che mi aveva rivolto non era il solito un po' malizioso o divertito.. era sincero. Indugiai appena, poi uscii dalla sua stanza.

Quella sera mi infilai nel letto, con la convinzione che l'avrei sognato.


 


 

- Louis. -


 


 

In macchina nessuno dei tre disse nulla. Liam guidava, come al solito, e io ero seduto al suo fianco; Harry, invece, si trovava su uno dei sedili posteriori. Avevo cercato più volte un contatto visivo con lui dallo specchietto retrovisore della macchina, ma niente da fare, teneva lo sguardo fisso fuori dal finestrino. Arrivati a casa, la tensione non si allentò di molto: “A domani.” disse il riccio, con tono spento, mentre saliva le scale. Lanciai un'occhiata veloce a Liam, come a dirgli: “Non salire, lasciami parlare con lui”, e lo seguii. “Hazza, aspetta..” sussurrai, per non svegliare Zayn e Vanessa che, sicuramente, stavano dormendo. “Cosa vuoi, Tomlinson?!” sputò, girandosi verso di me. “Te.” gli risposi, sicuro e con voce ferma, spiazzandolo, per poi avventarmi sulle sue labbra.







~~~
eccomi qui.
ho aggiornato così tardi perchè quelle famose dieci recensioni non sono arrivate.
ci son rimasta male, ma vabbè.
sto già scrivendo il capitolo successivo, e lo posterò appena sarà finito.
sono stata stronza a lasciarvi così, eeeeeh?
MUAHAHAHAH.
#lamiavendetta.
lasciatemi i vostri pareri sul capitolo e sulle evoluzioni che potrebbe avere la storia.
un bacio.

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Capitolo 14
*** I've got my Boo. ***


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(14)
I've got my Boo.





 

Non potevo crederci. Non potevo credere che, dopo anni passati ad immaginare quel momento, finalmente le mie labbra si fossero posate sulle sue. Morbide, come le avevo sempre sognate; dolci, come avevo sempre desiderato che fossero; irresistibili, come sapevo sarebbero state. “Louis..” sussurrò, staccandosi da me. Lo guardai incuriosito: stava mutando. “Louis, svegliati.” disse, cambiando voce. I suoi occhi divennero castani, i suoi ricci svanirono. “Lou, siamo arrivati.” continuò, rivelando la sua vera identità. “Liam..” mormorai, guardandolo spaesato, mentre realizzavo lentamente che quel bacio era solo frutto della mia fantasia e che mi ero addormentato durante il viaggio in macchina. Dio, era sembrato così reale..

Dov'è Harry?” gli chiesi, bisognoso di parlargli. “È già in casa.. vuoi dichiararti?” mi spiazzò con quella sua domanda, ed esitai a rispondere, mentre mi guardava con quei suoi occhioni marroni. Mi sarei dichiarato? L'avrei fatto davvero? “No, o almeno non ancora..” risposi, sia a lui che a me stesso, scendendo dalla vettura. “Il tempo passa, Lou. Se trovi l'occasione giusta, non lasciartela scappare. Potresti rimpiangerla per tutta la vita.” disse, donandomi una delle sue famose perle di saggezza. Era davvero il migliore in fatto di consigli. Entrai in casa e sentii una porta chiudersi, o forse aprirsi. Salii le scale e, senza far troppo rumore, mi incamminai lungo il corridoio. E lo vidi lì, sulla soglia della sua camera, con il cellulare in mano, lo sguardo assente, e l'altra mano sulla maniglia della porta. “Harry..” richiamai la sua attenzione, sperando di non ritrovarmi nella stessa situazione del sogno. L'ostilità nei suoi occhi e nella sua voce mi avevano ucciso, ma alla fine aveva ricambiato il bacio.. basta, era solo un sogno, una fantasia, non era accaduto nulla per davvero. Per quanto ne sapevo, se avessi provato a baciarlo, forse mi avrebbe respinto. Anzi, senza forse. Lui non era come me.. lui non era gay, lui non era attratto dal suo migliore amico. Io sì. Ed era davvero strano.

Sei ancora arrabbiato?” provai a cercare un approccio diverso, anche se, sinceramente, non sapevo il motivo di questa sua arrabbiatura. “Parlami, Hazza.” lo spronai, avvicinandomi. “Vieni.” bisbigliò, aprendo maggiormente la porta della sua camera. Titubante, feci come mi aveva detto e varcai la soglia. Lui mi seguì, e chiuse la porta, posando poi il telefono sul comodino. Un senso di inquietudine mi invase ogni singola particella. Quella notte. Ricordavo quella notte, quando era venuto da me ubriaco e.. “Era Samantha.” esordì, guardandomi. Anche quella sera era cominciato tutto così, parlando di lei. “No..” mormorai, con un filo di voce, portandomi una mano davanti la bocca e sgranando gli occhi, mentre rivivevo ogni momento nella mia mente. Harry capì ed abbassò lo sguardo, tormentato. “Non voglio farti del male, ancora, Boo.” sussurrò, guardandosi la punta delle scarpe. “Lo so..” risposi, con lo stesso tono di voce dispiaciuto e triste. “Ma..?” chiese lui, sapendo che avrei continuato a parlare. “Ma non riesco a fidarmi più, non del tutto.” gli confidai, sedendomi sul suo letto, visto che le gambe non mi reggevano più. “Come posso rimediare?” domandò subito, inginocchiandosi davanti a me, per guardarmi negli occhi. “Secondo te?” domandai a mia volta, retoricamente. “Oh..” sussurrò, sembrando capire. E invece no, non aveva capito nulla, visto che ora stava armeggiando con la cintura dei miei jeans. “Harry, no!” esclamai, contrariato, spostandogli le mani poco delicatamente. “Il mondo no gira tutto attorno al sesso.” gli feci notare, con un pizzico di acidità. “Io.. scusami..” farfugliò, imbarazzato, mettendosi seduto a terra. Sospirai e, prendendolo per il braccio – con più delicatezza, stavolta – lo portai sul letto insieme a me. “Dimmi come guadagnarmi di nuovo la tua fiducia, per favore.” i implorò, togliendosi le scarpe e sdraiandosi sul letto. Lo imitai e, quando fui al suo fianco, girai la testa per guardarlo negli occhi. Eravamo così pericolosamente vicini che riuscivo a sentire il suo respiro sulla pelle e, non so come, resistetti dall'impulso di baciarlo, come nel mio sogno. “Dimmelo.” ribadì, con un velo di tristezza nella voce. I suoi occhi verdi erano spenti, bui, afflitti, senza speranza. “Fammi capire che ti importa di me e che, a tua volta, ti fidi. Tutto qui..” risposi alla sua richiesta, parlando mentre lui mi ascoltava con attenzione. “Voglio dirti ciò che mi ha scritto Samantha, prima.” disse quando ebbi finito di parlare e, beh, rimasi sorpreso, del tutto. Gli sembrava davvero il caso di parlarmi della sua ex, dopo tutto quello che era successo? “È una cosa molto personale, Boo, e per farti capire quanto io mi fidi di te, ho intenzione di raccontartela.” sussurrò, rispondendo alla domanda che mi ero posto mentalmente. “Uhm, va bene..” acconsentii, pronto a sentire ciò che voleva confidarmi. Senza fiatare, poggiò la sua testa riccioluta sul mio petto, solleticandomi il collo, e portai la mano tra quei ricci morbidi e profumati. Lo sentii sospirare a quel contatto, poi iniziò a raccontare, a bassa voce: “Mi ha chiesto di incontrarci e di riprovare, perchè non vale la pena buttare all'aria tutto quello che siamo stati per una litigata.” fece una pausa, portando un braccio attorno alla mia vita, poi riprese: “Ma sai che c'è? C'è che noi non eravamo proprio un bel niente. Forse, all'inizio, i primi giorni, poi non ci sopportavamo già più. Ci dicevamo 'ti amo' con lo stesso valore di 'ciao', perchè stavamo insieme e le coppie se lo dicono sempre, con la sola differenza che per loro quelle parole hanno un senso. Uscivamo la sera con i nostri amici, andavamo a bere, a ballare, ma non insieme. Sì, il gruppo di amici era lo stesso, ci vestivamo anche abbinati, arrivavamo al locale insieme, e poi basta. Ci dividevamo per tutta la serata. Ci ritrovavamo in macchina, per poi tornare a casa, da lei, e condividere lo stesso letto. Restavamo uniti solo per il sesso. Ed è triste, perchè io non ho mai voluto una storia del genere.” quelle sue confessioni mi stavano facendo mettere in discussione tutto ciò che mi ero convinto che lui fosse diventato. Quella facciata di durezza, di distacco e di menefreghismo nascondevano ancora il mio Hazza. Cosa l'aveva portato a diventare così? A tirare su questa barriera, soprattutto nei miei confronti?

Ho sempre voluto quel tipo di amore 'felice', diciamo. Quello in cui ti basta guardare la persona che ami per sentirti completo, in cui solo a sentire il suo nome tocchi il cielo con u dito, in cui appena ti svegli e la vedi al tuo fianco ti viene il batticuore. Perchè è lì per te, ti ama, e non ti lascerà mai.” ormai era deciso a sfogarsi, a tirar fuori quella parte di sé che era rimasta sepolta per troppo tempo. Sospirò ancora e stavolta intrecciò le sue gambe alle mie. Lui era il tipo di amore che avevo sempre voluto, perchè ogni secondo passato con lui, bello e brutto che fosse stato, per me era il paradiso.

Non ho intenzione di vederla di nuovo.” esordì, dopo eterni minuti di silenzio. Nell'udire quelle parole mi sentii sollevato, perchè ora era libero, ora mi sarei potuto fare avanti senza problemi. Ma ci sarei riuscito? “Come mai?” gli chiesi, cercando di non mettere troppo in mostro la mia curiosità ed il mio entusiasmo. “Non fa per me, non è ciò che voglio. E ti ringrazio per quella sera in cui l'hai presa di petto.” ammise, stringendo un po' di più la presa sul mio corpo. “Se non fosse stato per te, probabilmente, mi sarei arreso a quel tipo di relazione e sarei andato avanti così per tanto altro tempo.” mi confidò, lasciandomi un bacio sotto la mascella. “Ma per fortuna ho il mio Boo.” sussurrò sulla mia pelle, sorridendovi contro. “Ci sarò sempre, lo sai.” gli dissi, anzi, promisi, cercando di mantenermi calmo anche se non lo ero per niente. Quella sua frase, quell'aggettivo – 'mio', quel bacio.. mi avevano mandato in tilt. Gli elefanti ballavano la salsa nel mio stomaco, e il mio cuore si era unito a loro. “Mi avrai per sempre.” ribadii, accarezzandogli dolcemente i capelli ricci.


 


 

- Liam. -


 


 

Sorrisi, staccandomi dalla parete del corridoio, dopo aver origliato la loro discussione, anche se la mia coscienza me l'aveva proibito; a mia discolpa, però, potevo dire che ero stato mosso, sì, dalla curiosità, ma anche dal bisogno di 'analizzare' Harry. Louis lo conoscevo piuttosto bene ed anche Harry, prima dell'ultimo periodo. Poi era improvvisamente cambiato ed io non sapevo come spiegarlo. Ascoltando quelle sue confessioni, realizzai che il 'vecchio lui' c'era ancora, e che c'era sempre stato. Solo che era nascosto. Avendo 'assistito' ad una conversazione così intima e privata, ora sarei stato in grado di capirli entrambi, e di consigliarli nel migliore dei modi. Era evidente che Harry tenesse a lui, in una maniera particolare. C'era una linea sottile tra profonda amicizia e amore, e ancora non avevo espresso un giudizio finale su quale delle due fosse. Non potevo andare da Louis e dirgli “Secondo me, Harry ti ama.” da un momento all'altro, anche perchè, se mi fossi sbagliato ed il mio migliore amico si fosse dichiarato, avrei contribuito al suo rifiuto e alla sua tristezza, nonché alla fine della sua amicizia secolare con il riccio. Non potevo rischiare così tanto. Però avrei potuto provare a parlare con Harry, a scoprire qualcosa di più.

Con questi pensieri nella mente, arrivai in camera mia, per poi andare a stendermi sul letto, ancora vestito. Con lo stomaco pieno, la stanchezza si faceva sentire molto di più e non riuscivo a trovare la forza di cambiarmi.. e sicuramente – e sinceramente – non mi sarei sforzato più di tanto nel cercarla. Così mi tolsi le scarpe e mi sistemai in posizione fetale, come ero solito riposare, e chiusi gli occhi.

Quel momento di pace non durò a lungo, visto che Vanessa venne a svegliarmi. “Liam, vieni, e non far rumore!” mi sussurrò, felice per chissà che cosa. Mi alzai e la seguii fuori dalla stanza, fino alla porta della camera di Harry. L'aprì lentamente e vi guardammo all'interno: Louis ed Harry dormivano abbracciati, ancora vestiti e sopra le coperte. Sorrisi a quella visione e la mia amica fece lo stesso. Stavo per parlare, quando mi fece segno di stare zitto. Annuii e lei tirò fuori dalla tasca del pigiama una macchinetta fotografica – evidentemente l'aveva presa di venirmi a chiamare – e scattò ai ragazzi qualche foto; dopo di che, richiuse la porta, lasciandoli riposare in tranquillità. “Come hai fatto a scoprirli?” le chiesi, una volta tornati in camera mia. “Eravate tornati, vi avevo sentiti, e Lou ancora non era salito in camera. Ho aspettato un po', poi sono andata a controllare in bagna, ma non c'era. Così ho pensato di vedere da Harry; beh, ho avuto una buona intuizione.” rispose alla mia domanda, soddisfatta. “Ottimo lavoro, Watson.” le dissi, ridacchiando appena. “La battuta di Sherlock Holmes era 'Elementare, Watson.' non 'Ottimo lavoro'.” mi fece notare, facendomi poi una linguaccia. “Io sono Sherlock Payne, ed ora come la mettiamo?” ribattei, con aria da superiore. “Come a te piace..” ammiccò Vanessa, per poi ridere. “Oddio, sei la versione femminile di Zayn!” esclamai, ridendo a mia volta. Lei smise non appena pronunciai quella frase, o forse quel nome, e pensai che si fosse offesa. “Dai, scherzavo..” cercai di rimediare, dispiaciuto di quella sua reazione così inaspettata. “Non è questo..” disse, torturandosi le mani. “E cos'è, allora? Lo sai che puoi confidarti con me quando vuoi.” provai a tranquillizzarla, per spronarla a parlare. Odiavo vedere i miei amici angosciarsi per qualcosa e non poterli aiutare. “Zayn..” mormorò, tenendo lo sguardo basso. Oh, no. Che diavolo aveva combinato? “Che ti ha fatto?!” le chiesi, preoccupato ed arrabbiato con il mio amico, senza ancora sapere il motivo. “Nulla, nulla.. è solo che..” bisbigliò a voce ancora più bassa. “È solo che..?” la invitai a continuare, non reggendo quella situazione. “È solo che.. penso mi piaccia.” disse, confidandosi, finalmente. “Wow.. non ti facevo una ragazza 'da Zayn'..” risposi, sorpreso. “Non è come voi tutti pensate.. lui è diverso.” provò a farmi capire, gesticolando appena. “Vanessa..” iniziai, con un tono di rimprovero molto più adatto ad un genitore. “Lo conosco da tempo tempo e sicuramente meglio di te, non credi?” potevo risultare antipatico, ma volevo solo risparmiarle del dolore inutile. “Vi sbagliate tutti quanti. Cambierete idea, vedrete.” disse, ferita dal mio comportamento e, probabilmente, da quello degli altri che mettevano, di solito, in cattiva luce Zayn.

Detto ciò, uscì dalla mia camera, lasciandomi in compagnia del mio sonno. “Ragazze.. così testarde e complicate..” fu l'ultima cosa che pensai, prima di addormentarmi.








~~~
Chiedo scusa per il ritardo assurdo, ma ho avuto problemi con:
- la scuola.
- gli amici.
- la famiglia.
- me stessa.
- il computer.
Insomma, la matematica mi lucidava le scarpe, oh.
Comunque, lo so.. sono stata una putroccola.
Sto già preparando il prossimo capitolo, e spero il postarlo il prima possibile.
Lasciatemi i vostri pensierini qui sotto, fanno sempre piacere.
Un bacio. ♥

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Capitolo 15
*** 100 points to Gryffindor. ***


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(15)
100 points to Gryffindor.




 

- Niall. -


 

Era giorno inoltrato ed io ero ancora a letto, accoccolato alla mia bionda. Ci conoscevamo da poco e all'inizio il nostro rapporto non era proprio serio, anzi, ma adesso, solo vedendola accanto a me.. stavo bene. Di lei sapevo ancora poco, però, giusto il nome, l'età, che lavoro faceva e basta. Di carattere era una specie di ragazza-medaglia, perchè aveva due facce. Appariva timida, riservata, insicura, ma era in grado di essere tutt'altro. Poteva essere sicura di sé e disinibita, e non vi dico in quali occasioni, soprattutto, ma riusciva ancora ad arrossire quando le si faceva un complimento. In più era solare, curiosa ma in senso positivo, spensierata. E bella.. Dio quant'era bella. I suoi capelli biondo cenere ricadevano morbidi sopra la sua schiena, la sua bocca rosea era appena socchiusa, gli occhi chiusi lasciavano che le lunghe ciglia le accarezzassero il viso, le gote erano arrossate.. era una bellezza ultraterrena, da mozzare il fiato.

Si mosse un po', spostando la testa dal mio petto all'incavo sotto il mio collo e la mano sul mio addome. “Giorno..” biascicò, con la voce impastata dal sonno. “Buongiorno, bellissima.” sussurrai tra i suoi capelli, per poi ridere quando andò a nascondere il viso tra i cuscini. “Devi smetterla!” mi rimproverò con tono quasi isterico, con la faccia ancora schiacciata tra il suo nascondiglio. “E perchè dovrei? È la verità.” le dissi con tranquillità, provando a non ridere. Era così spontanea da fare tenerezza. Era una donna, ma nello stesso tempo una bambina, con ancora la meraviglia negli occhi. Era perfetta per me.

Ma mi vergogno!” continuò, non muovendosi di un centimetro. “Ti vergogni di un complimento piuttosto di spogliarti davanti al primo belloccio che viene a fare la spesa al supermercato?” le chiesi con naturalezza, senza pensarci due volte, per poi rendermene conto. “Insomma.. io.. non volevo, insomma-” provai a riparare il danno, iniziando a dire cose senza senso, quando fu lei ad interrompermi, sollevandosi dai cuscini e lasciandomi un bacio sulle labbra. “Tu non sei 'il primo belloccio', tu sei 'il belloccio' e basta.” disse, sorridendomi come solo lei sapeva fare. “E cosa cambia?” le chiesi, accogliendola tra le mie braccia. “Beh.. sei tu. Questo cambia. 'Non c'è nessuno come te nell'universo', volendo citare i Muse.” ridacchiò, per poi guardarmi dolcemente. Quello sguardo mi era familiare, come se l'avessi visto da qualche parte. Oh, ecco. Era il mio, ogni volta che pensavo a lei. Me n'ero reso conto la mattina stessa, dirigendo involontariamente gli occhi verso lo specchio al lato opposto della sua camera, con lei tra i miei pensieri e le mie braccia.

Ti sei imbambolato?” mi chiese, muovendo la mano davanti al mio viso. “Oh, sì, scusami..” le risposi, rivolgendole poi un sorriso. “Perchè quel faccino lì, Horan?” mi disse, con un tono quasi canzonatorio. “Cosa stai tramando?” sorrise divertita, per poi allungarsi verso il pavimento e raccogliere la mia t-shirt, indossandola e rivolgendo, poi, l'attenzione nuovamente a me. “Stavo pensando ad una cosa, ma non so.. Non penso possa interessarti.. Insomma..” cominciai ad andare quasi nel panico, oppresso da un'ansia mai provata prima. “Dai, dimmi.” mi invitò a parlare, spronandomi con uno di quei suoi sorrisi disarmanti. “..Ti andrebbe di provarci?” le proposi, sentendo il cuore accelerare in attesa di una sua risposta. “Con chi?” mi chiese, guardandomi con finta innocenza. Aveva capito a cosa mi stavo riferendo, ma voleva mettermi in 'difficoltà', forse. “Come con chi?.. Con me.. Nel senso.. io e te, siamo un uomo e una donna, come Adamo ed Eva.. e beh, se ti preoccupa venir cacciata dal paradiso terrestre non si fa niente.. ma le mele sono così buone!..” “Niall, cosa stai dicendo?” mi chiese, con la risata negli occhi e sulle labbra. Come immaginato, avevo iniziato a fare un giro di parole infinito, per la mia solita vigliaccheria. “Sembra una domanda da bambini, ma.. ti va di essere la mia fidanzata?” sussurrai, con il cuore in gola e lo stomaco in lotta con gli altri organi. Lei mi guardò, inizialmente, inclinando la testa di lato. Poi si guardò attorno nella stanza, fino a restare con lo sguardo fisso sul soffitto, mentre si mordeva le labbra. Allora notai una lacrima solcare la sua guancia destra. “Dakota, stai bene?” domandai, improvvisamente allarmato. “Non volevo metterti alcuna pressione, possiamo far finta di niente, se vuoi!” cercai di salvare il salvabile, non sapendo assolutamente come comportarmi in quella situazione. Non mi rispose e restò in quella posizione, per poi abbracciarmi all'improvviso ed iniziare a singhiozzare. “Pensavo.. Pensavo che non sarebbe mai accaduto.. E.. E tu te ne esci con questa proposta di prima mattina... E io.. E io.. Mi farai morire un giorno di questi.. Di.. Di felicità.. Horan!” mi rimproverò, ancora, tra i singhiozzi, lasciandomi rilassare pian piano. “Piccola Stonem, quanta gioia e quanta preoccupazione mi dai..” bisbigliai tra i suoi capelli profumati, stringendola a me.


 


 

- Louis. -


 


 

I raggi del sole si inoltravano tra i fori delle tapparelle, andando a posarsi proprio sul mio viso, e costringendomi ad aprire gli occhi. Come ogni mattina, restai a guardare il soffitto, rendendomi quasi subito conto di non trovarmi in camera mia. Dopo quell'intuizione, ne susseguì un'altra: qualcuno era stretto a me, e teneva la testa sotto il mio collo, impedendomi di muovermi. Ripensai alla sera prima, e collegai tutte le tessere del puzzle: mi trovavo in camera di Harry ed era lui la persona poggiata sul mio petto. A quel pensiero arrossii, ed iniziai a sentire caldo, molto caldo. “Louis..” sentii la sua voce, e notai quando fosse roca e profonda di prima mattina. Feci per rispondere, quando lo sentii continuare: “Louis.. Scusami..” Possibile che mi stesse sognando? “Lou.. Non volevo venire da te quella sera..” Capii subito a cosa si stesse riferendo, a quale sera, e mi sentii.. disgustato? Forse perchè a lui stesso aveva fatto schifo. Io gli avevo fatto schifo. “Non avrei mai voluto farti del male.” disse con un tono più serio, per poi smettere di parlare. Quel senso di nausea sparì, ed iniziai a pensare che fosse davvero dispiaciuto dell'accaduto, più di quanto avessi mai potuto pensare. “Dormi, mio piccolo Hazza..” sussurrai, passando lentamente le dita tra quei ricci ribelli, cullandolo nel sonno.


 

Restai a vegliare su di lui, ascoltando ogni suo singolo respiro, e ad immaginare un futuro con lui. Un futuro che sarebbe stato roseo e felice, tutti i giorni, tutte le ore, tutti i minuti e tutti i secondi, perchè insieme a lui, io non avrei avuto modo e ragione di sentirmi triste, depresso, giù di morale. Era la risposta ad ogni mio quesito, la medicina per ogni malattia, il puntino sulla i, il sole in una giornata uggiosa, il venticello fresco in una giornata estiva.

Sentii Harry muoversi appena, per poi sbadigliare e stropicciare gli occhi con stanchezza. “Buongiorno, dormiglione.” dissi, sorridendo, per poi vederlo sedersi sul letto a fatica, permettendomi, però, il movimento. “'Giorno, Boo.” rispose, regalandomi un sorriso, che mi fece perdere qualche battito. “Non pensavo di trovarti qui, stamattina, sai?” mi confidò, guardandomi con un'incertezza negli occhi. Forse non avrebbe voluto dirlo. Forse aveva paura di 'spaventarmi' in qualche modo. “Perchè?” gli domandai, con curiosità, sedendomi sul letto a mia volta. “Pensavo saresti tornato da Hannah appena avessi chiuso gli occhi..” pronunciò, con tono di voce più basso, distogliendo lo sguardo dal mio. “No, Hazza, io non ti lascio.” lo tranquillizzai, prendendogli la mano come mi aveva consigliato l'istinto. Mi sorrise, poi mi strinse la mia presa, né troppo forte né con incertezza. “Sono felice che tu sia rimasto stanotte.” mi ringraziò, per poi alzarsi dal letto e trascinarmi con sé, senza porre fine al contatto delle nostre mani. Ci ritrovammo l'uno davanti all'altro, il suo viso più in alto del mio – data la sua maggiore altezza – e gli sguardi a perdersi tra loro. Nessuno di noi diceva una parola, e l'aria diventava sempre più pesante, la stanza sempre più piccola, la voglia di baciarlo sempre più pressante. Feci per alzarmi in punta di piedi, sentendo il respiro mancarmi e le guance arrossarsi, quando parlò: “Forse dovresti andare a vedere come sta Hannah.. Ieri sera stava poco bene, no?” Mi sentii così stupido e fuori posto in quel momento. Come avevo lontanamente potuto pensare di baciarlo? Stavo sprofondando nella vergogna e, in un certo senso, anche nel dolore, perchè fino all'ultimo momento avevo pensato che, magari, le mie labbra si sarebbero potute posare sulle sue, almeno un attimo. Ma non era successo, lui non aveva voluto. Eppure perchè stavo iniziando a pensare il contrario? Insomma.. il suo comportamento era così ambiguo, a volte. “Uhm, sì, vado.” dissi, sbrigativamente, per poi lasciare la sua mano – a malincuore – ed uscire da quella stanza, chiudendo la porta alle mie spalle. Una volta in corridoio, lasciai uscire un sospiro – non sapevo se di sollievo o di afflizione – e mossi qualche passo, giusto il necessario per arrivare davanti la porta della mia camera. Abbassai la maniglia e vi entrai, lasciando la posta leggermente accostata. Ciò mi permise di vedere Harry scendere le scale e dirigersi in cucina, probabilmente, per fare colazione. Avevo il via libera per parlare con Vanessa, la quale stava ancora riposando tranquilla, nella mia parte di letto. Andai verso la finestra e tirai su le tapparelle, lasciando che i raggi del sole illuminassero l'intera stanza. “È ora di svegliarsi, su.” le dissi, sedendomi sul letto e scuotendola appena. “Devi dirmi qualcosa?” bofonchiò, girandosi dall'altra parte, mentre si copriva con il lenzuolo fino alla testa. “100 punti a Grifondoro, mia cara. Ho due notizie, una bella e una brutta.” catturai la sua curiosità, che la portò a sedersi sul letto e prestarmi attenzione. “Vai, sono tutta orecchi.” mi spronò, sorridendomi, ancora un po' assonnata. Le raccontai per filo e per segno della serata precedente, fino ad arrivare al fatto di quella stessa mattina. “Cosa ne pensi?” le domandai, mordendomi nervosamente l'interno della guancia. “Beh, secondo me.. prova qualcosa nei tuoi confronti. Magari è confuso, o spaventato. Non lo so.” beh, se fosse stato così, avrei avuto una possibilità con lui.. e non me ne sarei affatto dispiaciuto. Però, come aveva detto Vanessa, poteva essere spaventato da ciò. Insomma, lo ero stato anche io quando avevo scoperto di provare attrazione per persone del mio stesso sesso. Non sapevo più cosa pensare. Lasciai stare quei pensieri, e mi concentrai di nuovo sulla discussione con la mia coinquilina: “Ma Harry non sembra gay, insomma.. in tutti questi anni di amicizia, in cui ho imparato a conoscerlo, posso assicurarti che i ragazzi non gli sono mai interessati.” le dissi, un po' abbattuto, mentre nella mia mente ripercorrevo tutte le relazioni del mio migliore amico. “Magari è stata tutta una copertura. È possibile che lui non accetti questa parte di sé, e che abbia fatto di tutto per provare ad eliminarla definitivamente.” “In effetti, il tuo ragionamento ha senso.” notai, sentendo la speranza sbocciare dentro di me. “Forse non è tutto perduto.. Forse ha bisogno di tempo e io gliene darò a sufficienza per pensare, insomma.. ho aspettato già tanto, posso continuare così.. Non ci corre dietro nessuno!” esclamai, sorridendo come un ebete, dopo aver iniziato a vagare per tutta la camera, gesticolando. “Lou, non correre troppo, neanche con la fantasia. La mia è un'ipotesi, non è la verità, forse. Non voglio che tu stia male per colpa mia, okay?” mi riportò con i piedi per terra la mia migliore amica, e anche stavolta le diedi ragione. “Con Zayn?” le chiesi, ad un tratto, giusto per spostare l'argomento verso un'altra direzione. “Tutto bene, è stato.. dolce, sì. E premuroso.” mi confidò, con occhi sognanti. “Non lasciarti abbindolare da lui, tieni sempre gli occhi bene aperti.” la misi in guardia, com'era giusto che fosse. “Anche tu ti ci metti? Perchè ce l'avete tutti con lui? Okay, un gran parte della popolazione femminile di questa città è finita nel suo letto, ma magari è cambiato, o sta cercando di farlo. Insomma, da quando vivo qui con voi, non ne ha portata nessuna in casa, e non mi sembra neanche che sia uscito così spesso.” mi fece notare, alzandosi dal letto per prendere dei vestiti puliti. “Beh, hai ragione. Ancora. Ma, fallo per me, non correre troppo neanche tu, va bene?” mi feci promettere, preoccupato per lei. Anche se negli anni c'eravamo persi, lei era la persona che conoscevo da più tempo. Ai miei occhi era ancora quella bambina per cui, stranamente, avevo una cotta. Chissà.. forse ero nato etero. Forse.. le violenze subite da mio padre mi avevano cambiato. Magari, a quest'ora, se non avessi mai vissuto quell'inferno, sarei stato fidanzato con Vanessa. Chi poteva dirlo? Nessuno, ovviamente.


 


 

Dopo che ci fummo lavati e cambiati – uno per volta, ovviamente – scendemmo in cucina: lei, ansiosa di vedere Zayn, ed io, nervoso per il momento in cui i miei occhi avrebbero incontrato quelli di Harry. “Ben svegliati, ragazzi!” ci urlò Liam dal soggiorno. Lui era il più mattiniero di tutti, era la 'mamma' di turno. “'Giorno Liam!” rispondemmo in coro io e Vanessa, entrando poi in cucina. Era vuota, purtroppo. Né Zayn né Harry si trovavano lì. Ci guardammo, entrambi delusi da quella scoperta, poi sentimmo Liam raggiungerci nella stanza. “Zayn è uscito questa mattina presto, aveva con sé la chitarra e degli spartiti, mentre Harry-” fermai subito il mio amico, riflettendo sulle parole che aveva appena detto. “Zayn con la chitarra..? Davvero? È da una vita che non suona, da quando..” “Sì, da quell'accaduto non l'ha più toccata. Chissà cos'è successo, cosa l'ha spronato a riprendere..” per Vanessa il nostro discorso non aveva senso, era come se stessi parlando in aramaico antico, e lo si leggeva dalla sua espressione confusa e disorientata. “O qualcuno.” conclusi, guardando la mia migliore amica. “Di.. di cosa state parlando?” ci domandò, guardandoci a turno. “Oh, non possiamo dirtelo, è una cosa persona di Zayn.. Sarà lui a dirtelo un giorno, visto che..” “Visto che ora ha ripreso a suonare solo per te.” conclusi la frase lasciata appesa da Liam, per poi sorridere verso Vanessa. Forse aveva ragione: Zayn stava cambiando, stava tornando alle 'origini', diciamo. Riprendere a suonare, beh.. non gli era più passato per la testa. Ogni volta che avevamo provato a convincerlo a riprendere, si era arrabbiato, fino ad arrivare ad andarsene da casa. Vanessa stava abbattendo ogni sua barriera, evidentemente, e forse neanche se ne accorgeva. Effettivamente, da quando lei viveva con noi, il mio amico si era tranquillizzato, stabilizzato. “Grazie, Vanessa.. stai aiutando i miei amici come io non sono mai riuscito a fare. Ti stimo molto per questo.” le confidò, Liam, con gratitudine. La nostra amica si commosse, e ci strinse in un abbraccio di gruppo. “Vi voglio bene, ragazzi, davvero.” disse, per poi sciogliere la presa e guardarci. “Liam, comunque, credimi.. non potrei mai prendere il tuo posto, qui. Sei la colonna portante di questa 'famiglia', senza te non sopravvivrebbero neanche un giorno.” gli rispose, con umiltà, sorridendogli. “Sul serio, Liam, ti devo molto.” parlai, ringraziando quel ragazzo per tutto il bene che mi aveva fatto. Questa volta fu il suo turno di piangere, e mi commossi anche io. Ormai la cucina era diventata la stanza del pianto. Non mi preoccupai nemmeno di chiedergli che fine avesse fatto Harry, in quel momento non mi interessava. Mi stava a cuore solamente restare lì, con due delle persone più importanti della mia vita, senza alcuna preoccupazione, senza alcun pensiero.








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Salve a tutti, ho fatto in fretta ad aggiornare, eh?
Anche se ammetto che scrivere questo capitolo mi è costato fatica.
Ho introdotto un nuovo personaggio, Dakota Stonem (ogni riferimento a fatti e/o persone NON è puramente casuale.. ciao Fra. :3), e beh, cosa ne pensate?
Soprattutto.. cos'è questa grande disgrazia che ha portato Zayn a non suonare più?
Dov'è andato Harry?
ZAN ZAN ZAAAAAN.
Scoprirete tutto nella prossima puntata.
TO BE CONTINUED.
Btw, spero vi sia piaciuto, e vi ringrazio davvero per tutte le recensioni che lasciate.
Mi fanno battere il cuoricino, ahw.
Continuate a lasciarmi il vostro parere, e ditemi che piega potrebbe prendere la storia, secondo voi.
Magari potrei prendere spunto da qualche vostra idea. :3
Un bacio. ♥

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