C'è un posto per me, nel tuo cuore?

di Natalie__
(/viewuser.php?uid=167631)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter One. ***
Capitolo 2: *** Chapter Two. ***
Capitolo 3: *** Chapter Three. ***
Capitolo 4: *** Chapter Four. ***
Capitolo 5: *** Chapter Five. ***
Capitolo 6: *** Chapter Six. ***
Capitolo 7: *** Chapter Seven. ***
Capitolo 8: *** Chapter Eight. ***
Capitolo 9: *** Chapter Nine. ***
Capitolo 10: *** Chapter Ten. ***
Capitolo 11: *** Epilogue. ***



Capitolo 1
*** Chapter One. ***


Chapter One.
 
Oh andiamo Justin! Devi solo bussare alla porta e presentarti ai nuovi vicini..”
“Senti mamma, perché non vai tu al posto di fracassarmi le palle a ritmo di Let Me Love You?”
“Smettila di comportarti così e vai, altrimenti niente tv per una settimana.” Il suo sguardo si fece fisso su di me.
“Ho un iPhone mamma, non ho bisogno della tv!” Risposi sorridendole, e non muovendo un muscolo dal mio divano.
“Allora dimentichi il tuo iPhone!” Tornò a guardarmi seria, mettendosi davanti a me con le braccia conserte.
“Tu non lo farai!”
“Ti ho detto vai!” Gridò un’ultima volta, prima che ormai stufo mi alzai, sistemai i capelli, indossai le mie supra e uscii da quella casa.
Alzai gli occhi al cielo ancora sulla soglia di casa, il cielo era sereno, c’era d’aspettarselo in una mattina di maggio. Di fronte alla mia villa, c’era un furgone dei traslochi, segno che quella era la casa, dove dovevo andare a bussare.
“Arg, voglio trasferirmi in un posto dove non si faccia visita ai vicini!” Sibilo a denti stretti, prima di attraversare la strada, e trovarmi davanti una grande casa bianca, con un balconcino ricco di fiori gialli e blu.
Odiavo i fiori, per non parlare di quanti ne avevo regalati.
Ma il bello di tutto ciò, è che non mi sono mai innamorato di nessuna di tutte queste ragazze che li hanno ricevuti.
Nessuna di tutte le ragazze che ho avuto è mai stata speciale.
“Si può sapere chi sei? La casa è già stata venduta! Sparisci!” Sento una voce richiamarmi, e questa sarebbe la nuova vicina? Penso, girandomi un secondo dopo.
Una ragazza normale, carnagione chiara e capelli neri lunghi.
Una ragazza normale, con un naso, due occhi e un sorriso. Si un sorriso.
Sono davanti a lei da qualche minuto, e sta sorridendo come una matta perché la sto fissando un po’ troppo.
“La smetti di fissarmi?” Sorride ancora, cosa ha al posto dei denti? La felicità?
“Emh scusa” Abbasso lo sguardo, nascondendo il mio viso che sta andando in fiamme.
“Non mi hai ancora detto chi sei.” Chiede ancora, già che sbadato.
“Sono Justin, il vicino.” Gli porgo la mano, e lei la stringe subito dopo.
Owh, visto che abiti qui vicino, tornatene a casa, okay?” Mi chiede subito dopo, sorridendo beffarda.

Il mio sorriso si curva in una smorfia di disgusto.

“E già che ci sei, fai finta che io non sia mai venuto qui okay?” Dissi prima di andarmene, perdutamente incazzato, entrando in casa un minuto dopo.
“Mamma non dirmi più di tornare in quella casa!” Grido a mia mamma, prima di andarmene nella mia stanza.
Ma perché facevo così? In fondo neanche la conoscevo. Già appunto per questo, non doveva permettersi di dirmi quelle cose, chi si credeva di essere? Non conosceva la mia storia, conosceva a malapena il mio nome.
“Justin che succede?” Mia madre mi porta alla realtà.
“C’è che sono andato in quella casa per il tuo merda di benvenuto, e quella lì il benvenuto me l’ha ficcato in culo.” Rispondo gridando.
“Non credo che i nostri nuovi vicini si comportino così, avremo modo di parlarne meglio stasera a cena.” Disse subito dopo lei.
“Cosa quella stronza qui da me?” Sbraito.
“Quella lì si chiama Hayley, e non è una stronza, te lo proverò!” Mi informò del suo nome, che ritenevo estremamente inadatto alla persona che era.
“Non è che sua madre è tua amica mamma? Quando si tratta di amiche non mi credi mai!” Urlo esausto.
“Si, qual è il problema?” Mi risponde tranquillamente.
“C’è che stasera ceno da Chaz!”
“Tu non lo farai.” Mi guarda malissimo.
“Si che lo farò, anzi lo faccio adesso, me ne vado!” Dico, dirigendomi ancora una volta verso la porta di casa chiudendomela alle spalle, questa volta per andare dal mio migliore amico Chaz, almeno lì ci sarebbe stata pace.

SAAAAAAAAAAAAALVE, primo spazio autrice.
sono emozionata *^*

Bene, questo è il primo capitolo della mia nuova storia.
Anche se ne ho già una in corso, mi andava di iniziarne una su Justin Bieber, che è uno dei miei cantanti preferiti.
Fatemi sapere se vi piace :)

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Chapter Two. ***


Chapter Two.

Erano ormai le undici e mezzo di sera, così decisi di tornare a casa.
Nelle ore prima ero stato con Chaz e Ryan a casa del primo a guardare film e a mangiare pizza e non avevo risposto alle numerose chiamate di mia madre.
Avevo mandato a quel paese lei, e quella cena del cazzo.
Solo al pensiero che avrei passato altro tempo con quella Hayley mi venivano i brividi.
Speravo soprattutto che mia madre, non gli avrebbe fatto vedere la mia stanza.
Imbocco il vialetto di casa, e vedo una sagoma al buio seduta davanti casa mia.
Mi avvicino ancora di più sperando che non sia lei, ma tentativo fallito, lei era lì e mi ostacolava il passaggio.
Teneva lo sguardo basso, e facendo una pausa, aspirava dalla sua sigaretta quasi finita.
Mi faccio spazio accanto a lei, ed attraverso gli scalini che mi portano davanti la porta.
Con un gesto veloce del viso mi giro e lei è sempre lì che guarda in basso, come se non mi avesse notato.
Sto per entrare in casa, ma un singhiozzo mi ferma. Sta piangendo.
Allora mi giro una seconda volta, e questa volta lei è dietro di me, con il trucco sbavato e i capelli bagnati.
“Che minchia guardi?” Mi grida contro.
“Volevo sapere che stava succedendo. E’ vietato?” Gli rispondo poggiando la mia schiena alla porta, guardandola negli occhi. Lei invece non mi guarda, e abbassa lo sguardo impietrita.
“Perché piangi?” Chiedo, maledicendomi subito dopo di non esser entrato in casa.
Perché la vita fa schifo.” Mi risponde secca lei, sputando per terra.
“Non ne sono così sicuro.” Me la ridacchio io, in un sussurro.
“Sta parlando colui che ha avuto una vita facile, che è diventato famoso cantando, e che adesso è ricchissimo. Cosa vuoi che ne sappia uno come te di sofferenza?” Mi indica, e quasi indietreggio. Mi da’ disgusto, lei non sa quello che ho passato. Non può giudicarmi.
“Tu non sai la mia storia, stronza!” Dico, e poi mi dileguo entrando in casa, e guadagnando lo sguardo di mia madre e dei due signori che stavano seduti accanto a lei.
“Justin” Provò a chiamarmi mia madre, ma mi limitai a salutare gli ospiti e a salire in camera.
Mandai un messaggio a Scooter, dovevo andarmene.
-“Scott, quando si parte?”-
In pochi minuti arrivò un messaggio di risposta.
-“Come non lo sai? Ho avvisato Pattie questa sera, non ti ha detto niente? Comunque partiamo dopodomani, andiamo a New York.”-
Così posai il cellulare sul letto, e presi la mia chitarra dentro l’armadio. Non la toccavo da quando ero partito, era rimasta intatta. Cominciai a suanarla.
Le mie mani pizzicavano le corde a ritmo di Up e io chiusi gli occhi prima di cominciare a cantare.

‘Is a big,big world
Is easy to get lost, baby
You’ve always been my girl
And i’m not ready to go’

 
‘We make the sun shine in the moon light
We can make the greay clouds in blue skies’


‘I know is hurt
But baby believe me
That we can’t go

Nowhere but up
From here
My dear
Baby we can go nowhere but up
Tell me what got to fear
We are taking to the sky pass the moon to the galaxy
As long as you are with me baby
Honestly with the strenght of our love
We can go nowhere but up’

 
“la tua voce fa cagare” Sento una voce alle mie spalle, e così smetto di cantare, mi alzo velocemente e poso la mia chitarra nell’armadio.
“Ch-Che ci fai tu qui?” Chiedo, grattandomi la testa dall’imbarazzo.
“Ti ho sentito e sono venuta ad ascoltare meglio.” Mi risponde, guardandomi.
“Beh non avresti dovuto, sono affari miei questi. E poi non hai detto che faccio cagare?” Rispondo un secondo dopo.
“Scusa per prima.” Abbassa lo sguardo.
“Per?” La guardo confusa, sistemando una maglia che stava sul pavimento, un attimo prima.
“Andiamo, ti ho praticamente detto che ti odio!” Sta cercando il mio sguardo, ma io continuo a non guardarla. Le sue parole non mi fanno né caldo né freddo.

“Le mie beliebers saprebbero dove trovarti nel caso tu lo pensassi!” Sorrisi, distendendomi nel letto, con le mani dietro la testa.
 
“Le tue beliebers? Parli come se fossero le tue ragazze!”
 
“Ma loro sono le mie ragazze.” Rispondo. –“E poi non mi odi.” Continuo.
 
“Si, io ti odio!” Blatera.
 
“Come cazzo fai a dire che mi odi, se dovrei essere io ad odiarti!” Mi alzo, gesticolando.
 
“Non lo so!”
 
“E poi sai una cosa? Non mi interessa se mi odi o no, non ci perdo io!” Rispondo, indicandole la porta della stanza. Volevo stare solo.
 
“Ti odio per questo.” Dice, rivolgendosi al gesto di poco fa, uscendo dalla porta sbattendola.
 
“Sei solo una bambina.” Grido, prima che fu del tutto in cucina.
 
Poi mi affaccio alla finestra, e la vedo uscire dalla porta d’ingresso. Sta piangendo, e si sta dirigendo verso la sua casa, seguita dai suoi genitori subito dopo. Scosto la tenda, e la seguo con gli occhi. Non mi ero ancora accorto che portava dei pantaloncini molto corti. Ma cosa m’importa? In meno di due giorni sarei partito per New York, e chi se la sarebbe ricordata? Era solo una bambina.
 
“Justin tu ed io dobbiamo parlare!”
“Si perché cazzo non mi hai detto che parto dopodomani?” Le grido contro, una volta sceso in cucina per mangiare qualcosa.
 
“Perché non voglio che vai!” Mi risponde lei, gridando a sua volta.
“Devo rendere felici migliaia di persone, è la cosa che amo fare, tu non puoi impedirmelo!” Gli rispondo, puntandogli il dito contro.
“Si che posso, non hai ancora diciotto anni, vivi con me, e decido io!” Toglie il dito che le avevo puntato contro dalla sua vista.
 
“Mi stai privando della mia vita!” La interrompo, asciugandomi il viso. Perché ero così sensibile, perché?
“Tu hai già rovinato quella di Hayley!”
“Hayley mi odia!” Rispondo.
 
“Tu non la conosci! Come puoi dire certe cose?” Grida ancora.
 
Perché tutta questa ostinazione sul fatto di Hayley? Perché mia madre continuava ad impormi che non dovevo odiarla e che dovevo farmela amica? Mi aveva esplicitamente detto che ero un figlio di papà, perché dovevo farmela stare simpatica?
 
“Mi ha disprezzato senza neanche conoscermi, non puoi obbligarmi a frequentarla!” Le rispondo alzando la voce.
“Anche tu le hai detto stronza senza neanche conoscerla.” Continua
“Ho già visto abbastanza, è solo una bambina. E non ho intenzione di sentirla, né vederla mai più!”
“Sei cambiato, tu non sei Justin!”
“Come puoi dirmi questo, mamma?” Le grido contro. Io non sono cambiato, ho solo cominciato a difendermi.
“Hayley è una brava persona!” Mi grida ancora.
 
“Mi hai rotto mamma, fatti una vita!” Le dico, prima di chiuderle la porta in faccia.
 
Hayley, Hayley, Hayley.
Avevo la nausea.
 
-“Ho una ragazza da presentarti!”- Mando un messaggio a Ryan.
-“Woaah, come si chiama brò?”-
-“Hayley della mia minchia”-
-“Qualcosa mi dice che ti sta sulle palle!”- Risponde velocemente. Eh già Ryan, hai colpito nel segno.
-“Per questo la concedo a te
brò. Adesso vado a dormire, notte.”- Mando, e di seguito arriva la sua buonanotte.
Mi distendo sul letto, e neanche il tempo di pensare, che mi addormento tra le braccia di morfeo.
 
Al mio risveglio c’è un biglietto al mio fianco.
 
-Hai solo mezz’ora per prepararti, facciamo colazione e partiamo. Scusa se non ti ho avvisato prima. Ti aspetto giù.

Scooter.-
 

SAAAAAAAAAAAAALVE
 
Eccomi qui con il secondo capitolo.

Ho aggiornato in fretta perché il capitolo iniziale era un po’ piccolino e magari non si è capita bene la situazione.
Spero che questo sia di vostro gradimento, e che abbiate qualcosa da dirmi in merito.
Beh, che dire recensite, recensite, recensite. Aueeeeeeh.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Chapter Three. ***


Chapter Three.

Mi ero svegliato da solo mezz’ora ed ero già pronto con le valigie davanti la porta, mentre stavo salutando mamma per la partenza.
“Scott, quando tornate?” Chiede mia madre, abbracciandomi e dandomi un biglietto raccomandandomi di leggerlo solo dopo esser salito sopra l’aereo.
“Settimana prossima!” Le dice, prima di salutarla ed uscire insieme a me dalla porta.
Il mio sguardo va nella casa di fronte e qualcosa mi dice che Hayley sta ancora dormendo.
Ma cosa mi stava succedendo adesso? Mi era venuta anche voglia di salutarla? Caccio via quei pensieri dalla mia testa e mi dirigo verso l’auto, seguito da Scooter che è intento a raccomandare a mia madre di non stare male per la mia mancanza.
 
“Ho conosciuto una ragazza” Gli dico tutto d’un tratto.
“E’ carina?” Mi chiede lui, continuando a guardare la strada.
“Mi ha detto che mi odia!” Guardo dritto sulla strada.
“E allora? Hai tante fans che ti amano, non hai bisogno di lei!” Mi rassicura, continuando a guidare.
“Lo so, ma mia madre continua a dirmi che devo trattarla bene, e che non devo odiarla.”
“Quando torneremo a casa, vedi di parlarne con Pattie, sicuramente avrà delle spiegazioni da darti.. Stai tranquillo Justin!” Dice infine, portandomi all’aereo porto dove il nostro aereo privato ci aspettava.
“Se lo dici tu. Come mai andiamo proprio a New York?”
“Avalanna, sta ancora male”Mi risponde, e poi saliamo sopra il nostro aereo.
“Oh no, allora quando arriviamo devo prenderle qualcosa!” Dico subito dopo.
In quel momento l’unico pensiero che mi passa per la testa oltre ad Avalanna è il suo nome.
Perché continuo a pensare a quella sera?

“Perché piangi?” Chiedo, maledicendomi subito dopo di non esser entrato in casa.
Perché la vita fa schifo.” Mi risponde secca lei, sputando per terra.
“Non ne sono così sicuro.” Me la ridacchio io, in un sussurro.
“Sta parlando colui che ha avuto una vita facile, che è diventato famoso cantando, e che adesso è ricchissimo. Cosa vuoi che ne sappia uno come te di sofferenza?” Mi indica, e quasi indietreggio.


Questo ricordo comincia a tormentarmi sempre di più.
Perché la sua vita faceva schifo? Perché mi odiava così tanto?
Il suo nome rimbombava nella mia testa.
Era il mio unico pensiero fisso.
E perché fino a ieri volevo assolutamente partire e adesso sarei tornato ad ogni costo per avere una spiegazione?
Avevo bisogno di dormire, così presi le cuffie, le indossai e mi addormentai a ritmo di ‘International Love’ di Pitbull con Chris Brown, un mio caro amico.
 
 
“Quando arriviamo Scooter?” Chiedo ormai esausto dopo due ore di macchina, una volta atterrati.
“Altri cinque minuti, Justin!” Mi supplica e torno a guardare fuori dal finestrino.
C’è il sole fuori, e stiamo attraversando una grande alberata.
“Eccoci arrivati!” Dice, scendendo dalla macchina, e aprendo la mia portiera.
“Finalmente, mi manca da morire!” Dico come un bambino di cinque anni.
“Eccola.”Dice indicando il cancello e sua madre, e un sorriso nasce sul mio viso. Ero contento.
Il portone di quella casa si apre e la mia bambina è davanti i nostri occhi
“Tesoro mio!”  Mi rivolgo alla bambina, prendendola in braccio.
“Justin! Mi sei mancato..” Grida, abbracciandomi.
Ha un sorriso bellissimo, e il suo abbraccio mi da una forza pazzesca.

“Come stai piccola?” Le chiedo dolcemente, sedendomi nella sua poltrona, tenendola sempre sopra di me.
“Adesso che ci sei tu sto bene..” Mi racconta, dandomi qualche bacetto sulla guancia.
“Anche io sono felice di rivederti, infatti ti ho portato un regalino!” Le dico sorridente, porgendole il mio piccolo pacchetto.
“Che cos’è?” I suoi occhi si illuminano, quando le porgo quel regalo.
“E’ un piccolo pensierino che terrai sempre con te, aprilo su!” Le dico e poi l’aiuto a scartarlo. E’ felice, lo sono anch’io.
Appena lo apre, realizza che è una collanina con un piccolo ciondolo: ‘J’.
“E’ bellissima, Justin!” Mi abbraccia un secondo dopo.
“Ti piace?” Le chiedo sorridendo ancora una volta.
“Da morire.” Dice, e poi la tolgo dalle sue manine e gliela metto al collo.
“Così quando ti mancherò, mi avrai sempre con te, piccolina.” Le dico infine, baciandole una guancia.
“Grazie” Mi ringrazia e poi corre nella sua stanza.
“Dov’è andata?” Chiedo a sua madre che è intenta a parlare con Scooter.
“E’ sicuramente andata a prendere il tuo regalo di compleanno. Sebbene non sei venuto ed è passato tutto questo tempo dal giorno dei tuoi diciassette anni, ha voluto prenderti un regalo lo stesso!” Mi racconta la madre, e poi la vedo sbucare dalla porta della cucina, con le mani dietro la schiena.
“Cosa nascondi, amore?” Le chiedo, fingendomi sorpreso.
“Ecco il tuo regalo di compleanno!” Mi sorride porgendomi il pacchetto, e poi sale sopra le mie gambe scartandolo insieme a me.
Davanti a me ho un braccialetto nero, con scritto: ‘Believe’ in bianco, sul lato.
Lo adoro.

“Grazie piccola, è bellissimo!” La ringrazio, abbracciandola.
“Mi fa piacere che ti piaccia Justin!” Sorride, e la guardo negli occhi.
“Non ci lasceremo mai vero?” Mi chiede un secondo dopo.
“Mai” Le rispondo, e la stringo più forte a me.

Dopo cinque minuti, di risate e abbracci, squilla il telefono sulla mia tasca, e sono costretto ad alzarmi e dire alla mia bambina che torno fra cinque minuti.
Uno numero sconosciuto lampeggiava sul display, così non persi tempo a rispondere.
“Pronto? Con chi parlo?” Silenzio.
“Pronto?” Continuo.
“Justin!” Riconosco la sua voce tra mille, anche se l’ho sentita poche volte.
“Hayley” Rispondo confuso. “Che succede?” La sento piangere dall’altro lato del telefono.
“Ho bisogno di te” Mi dice.
“Torno la prossima settimana, puoi dirmi adesso?” Dico, rassicurando la piccola Avalanna che stava attaccata alla mia gamba chiedendomi cosa stava succedendo.
“La vita fa schifo.” Risponde secca.
“Dimmi che hai non ho molto tempo per parlare!”
“Torna, devo dirtelo di persona.” Mi supplica.
“Non ti conosco nemmeno, e sono a New York! Tu sei pazza!” Rispondo.
“Ti odio!” Dice e poi chiude la chiamata. Rimango allibito.
Come poteva trattarmi così? Decisi di tornare sul salotto insieme ad Avalanna.
“Chi era?” Mi chiede poi la mia piccola.
Una persona che non mi vuole bene, piccola.” Dico, e poi torno ad abbracciarla.



SAAAAAAAAAAAAALVE, sono tornata con il terzo capitolo. Clap clap clap
Spero proprio che vi piaccia, a me fa schifo D: Comunque il biglietto di Pattie, Justin non lo ha ancora letto, e ci sarà un colpo di scena appena lo leggerà çç
Continuo presto. Ringrazio tutte le persone che seguono questa FF, e che l’hanno messa tra i preferiti. E soprattutto le due ragazze che hanno recensito.
Una cosa da dirvi? Recensite, recensite, recensite.AUEEEEEEEEEEEEEEH.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Chapter Four. ***


Chapter Four.

Stamattina mi sono alzato prima del solito e ne ho approfittato per twittare qualcosa alle mie fans.
Tra tutte le numerosissime menzioni, me ne capita a tiro una che mi lascia di stucco, facendomela rileggere mille volte, prima di capire bene cosa volesse dire.
Sono rimasto tremendamente turbato da quelle parole, anche se dopo tutte quelle volte che le ho lette, non le ho ancora capite.
“Justin, mi dispiace se non potrò più esserci, l’unica cosa che ti chiedo è di non odiarmi. Anche se io lo devo farlo.”
Dovevo vederci chiaro, così la seguo e le scrivo nei messaggi privati.
“Cosa ti turba?” Le mando.
“Ho il cancro” Risponde lei.
“E cosa c’entro io, con la tua malattia?”
“Tu non ci sei, ecco perché ti odio!” Risponde e mi lascia ancora più scosso di prima.
“Dimmi dove abiti, vengo da te, realizzo il tuo sogno. Voglio aiutarti!” Le rispondo.
“E’ troppo tardi Justin, tra pochi mesi non ci sarò più, sono diventata acida, e i miei genitori non vedono l’ora di liberarsi di me, anche se agli occhi degli altri dimostrano il contrario. Loro mi hanno obbligata”
“Vengo da te, scappiamo dai tuoi genitori, ma dimmi dove abiti. Devo realizzare il tuo sogno!” Le ripeto.
“Addio Justin!” Risponde, e improvvisamente si disconnette,  lasciandomi senza parole.
Devo parlarle ancora, ma non vuole connettersi, e allora mi dirigo verso il bagno facendo una doccia calda, e dopo essermi vestito esco a fare un giro.
Le parole di quella ragazza rimbombano nella mia mente, perché non voleva essere aiutata?
Decido così di chiamare mia madre, e aspettando una sua risposta mi siedo in una panca vicino al parco dove sono diretto.
“Pronto?” Risponde lei dall’altro lato del cellulare.
“Ehi mamma, come stai?” Chiedo io, giocherellando con il lembo della mi maglia.
“Tutto bene, e tu?”
“Io sto bene, Avalanna un po’ meno.”
“Che è successo?” Mi chiede, preoccupata.
“Soffre ancora di quella malattia” Rimango in silenzio ancora un po’, e poi le chiedo di lei.
“Hayley?”
Silenzio anche per lei.
“Sta b-bene” Risponde poi.
“Ieri mi ha chiamato, diceva di stare male, così volevo sapere come stava!” Le dico.

“Sta bene, tranquillo” Dice.
“Senti io devo andare a trovare Jeremy a casa, ci sentiamo presto okay?” Continua dopo.
“Okay, salutami tutti, un bacio” Rispondo, e lei riattacca.

Ripongo il cellulare sulla mia tasca, e mi incammino verso casa.
Al mio ritorno c’è già Avalanna sveglia, che viene ad abbracciarmi correndo.
“Justin!” Grida, salendo sopra le mie braccia.
“Ehi piccola, già sveglia?” Le sorrido, tenendola in braccio.
“Si, non ti ho più visto accanto a me, e mi sono preoccupata..” Risponde posandomi un bacio sulla guancia.
“Sono qui adesso” Dico dondolandola un po’.
“Ti saluta mia madre, cucciola” Continuo, sistemandola sul divano.
“Pattieee!” Grida ancora.

“Si proprio lei!” Dico, e cominciamo a guardare uno dei suoi cartoni animati preferiti.
Sommerso nei miei pensieri, sobbalzo alla vibrazione del mio cellulare. Un nuovo messaggio.
“Non ci sei mai, ti odio per questo. –Hayley.”

Ne avevo abbastanza delle sue parole che esprimevano odio, ne avevo abbastanza di lei e di tutta quella cattiveria che si teneva stretta dentro di se.
“Non cercarmi mai più. –Justin”
Basta, avevo chiuso con questa storia.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Chapter Five. ***


Chapter Five.

Dopo una settimana sono già tornato a casa, e vedo più volte Hayley fuori di casa, seduta sui soliti scalini, con la sua sigaretta tra le mani e i capelli legati in una coda, come sempre, daltronde. L'avrei riconosciuta tra mille, perchè lei è bella, bella da vivere. 
Mi si stringe il cuore a vederla da lontano, qualcosa dentro di me mi implora di andare da lei, abbracciarla, chiederle il motivo del suo dolore; ma la mia mente si ostina ad aprirmi gli occhi continuamente, ricordandomi del fatto che non sto vivendo un sogno e che nella realtà Hayley non mi caga di striscio, e che forse..mi odia davvero.

Scosto la tenda della mia camera, e lei è ancora lì, sta piangendo e sta aspirando quella maledetta sigaretta.

"Hayley con queste sigarette ti consumi" Sussurro a denti stretti.

Perchè mi fa questo effetto? Cos'ha lei che le altre non hanno? O forse dovrei soffermarmi su quello che non ha lei, quello che lei ha di diverso dalle altre. Lei ha quel carattere che nessun'altra ha.

Io so che lei non è come si mostra, lo noto dai suoi occhi. Lo vedo dal modo in cui il suo sguardo vorrebbe incontrarsi maledettamente con il mio, ma non lo fa, perchè riesco a spostarmi in tempo. Non voglio essere visto, non dopo averle detto che non doveva cercarmi.

Guardo ancora una volta fuori dalla finestra, fortunatamente è tornata a guardare l'asfalto.
Tiene il viso stretto tra le mani, adesso che finalmente ha finito di aspirare veleno.
Riesco  a sentire il suo dolore, trasformarsi in brividi sulla mia pelle.

Guardo l'orologio più volte nel giro di due minuti, adesso sono le 23.54.

Sento che ha bisogno di me.

Indosso qualcosa a caso e un minuto dopo sono dietro la porta, cercando di capire se sto facendo la cosa giusta.
Dopo neanche due secondi, mando a fanculo tutte le mie paranoie, apro la porta  e la chiudo velocemente alle mie spalle, maledicendomi del fatto che non avevo preso le chiavi di casa.
Dimentico anche quest'ultimo pensiero, e mi dirigo verso il mio obbiettivo. Lei.
Avanzo lungo la strada, attraversandola del tutto.
Sono davanti il suo vialetto, quando finalmente si accorge di me: con fare impacciato si asciuga le ultime lacrime, e alzandosi indietreggia di qualche passo. Cerca di allontanarsi da me, ma la raggiungo in tempo, e l'abbraccio.

Lei sbatte i pugni sul mio petto, mugugnando qualcosa di inconcepibile, e io la stringo più forte a me, baciandole la nuca e accarezzandole i capelli.
Si arrende, e stringe le sue braccia attorno a me, bagnando la mia maglia, con le sue lacrime.

Mi sento bene, adesso.
Mi sento...amato? Impossibile.

"Ci sono io adesso" Le dico in un sussurro, senza lasciarla.
"Portami via da qui, ti prego" Dice tra i singhiozzi e faccio come mi dice, trascinandola per le vie di quel paese ormai buio e desolato, e fermandomi subito dopo nella casetta abbandonata, dove io e mio cugino ci divertivamo a portarci le ragazze.

"Siediti" Le dico indicandogli il divano, una volta entrati.
"Dove siamo?" Mi chiede, una volta seduta.
"Due isolati da casa, io e mio cugino portavamo le ragazze qui, per qualche capriccio.." Mi gratto la nuca imbarazzato, e accendo la luce.
Poi mi accomodo accanto a lei.

"Justin, volevo chiederti scusa..io non volevo dirti quelle cose, non ho mai voluto, sono solo una stupida" Comincia a dire, senza fermarsi un secondo.

Abbasso lo sguardo di colpo, ricominciando a vivere ogni singolo momento, ogni singolo 'Ti odio', ogni singolo insulto.
Provo una grande rabbia, ma non appena alzo lo sguardo e incrocio i suoi occhi, tutto passa. Come ogni volta.

"Non fa niente" Dico, e si intrufola tra le mie braccia, come se avesse bisogno del mio calore per essere felice.

E mi sentivo tremendamente bene anch'io, ogni secondo cominciava a sembrarmi un'eternità, e quest'eternità cominciava ad essere troppo poco, a non bastarmi.
Perchè da quando l'ho vista, da quando mi ha trattato male, ho capito che forse non era davvero tanto forte come diceva di essere.
E come lei credeva di essere.
Avevo dimenticato tutto, avevo cancellato ogni cosa brutta dalla mia mente. Hayley aveva questo potere.
Sapeva farsi perdonare con un solo sguardo, solo a guardarla negli occhi mi sentivo completo.

Era semplicemente tutto quello che avrei voluto.
Ma che forse, non avrei mai avuto.

Dopo qualche minuto alza lo sguardo verso di me.

"Justin, ci sono troppe cose che vorrei dirti, ma non posso..." Sussurra.

"Chi sei veramente, Hayley?" 

Dajeee, oggi sono in vena di dolcezza.
Ma come sempre ho voluto mettere in questo capitolo un pò di suspance, OuO
Spero che queesto capitolo vi piaccia, e scusate se ci sono errori.. ma non ho il tempo di rileggere!

Ultima cosa da dire: recensite, recensite, recensite. AUEEEEEEEH



Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Chapter Six. ***


Chapter six.

Mi guarda perplessa da qualche minuto, pensando, come se ha paura di dirmi chi è questa Hayley di cui sto cominciando a perdere la testa.
I suoi occhi brillano, ancora bagnati dalle lacrime; il trucco si è impadronito del suo volto, sciogliendosi.
 
“Hayley perché tutto questo mistero?” Le chiedo guardandola
“Non posso dirtelo Justin” Dice, per poi ripoggiare la testa sul mio petto.
Perché? Perchè doveva nascondermi tutto? Perchè non riuscivo a capirla?
Perchè lei non è come le altre?
Perchè non provo quello che provo con tutte quelle che mi porto a letto?
Perchè lei mi manda in tilt il cervello guardandomi? Sorridendomi? O semplicemente parlando?
“Non sono quella che pensi, non sono forte come credi che io sia.” Mi dice.
“Lo so.”Le confesso, guardando nel vuoto.-“ Altrimenti non sarei qui.”Continuo.
“Come fai Justin? Come fai a farmi sentire speciale? A farmi stare bene e male allo stesso tempo?” Il suo viso è di nuovo a due centimetri dal mio, con gli occhi scavo dentro di lei, trovo dolore, puro e vivo dolore.
“per me sei diversa, l’ho capito dalla prima volta che ti ho visto”-Prendo una pausa, poi continuo-“Hayley, io lo so che non mi odi. So che vorresti, per un motivo di cui non ne sono a conoscenza, ma so anche che non puoi, che c’è qualcosa che te lo impedisce. Qualcosa di grande, qualcosa di vero.”
“Annuisce, e prendendo il mio viso tra le mani, mi lascia un tenero bacio sulle labbra.
Sorrido e lei fa lo stesso. Abbasso lo sguardo subito dopo.
“E quel qualcosa, domina la mia mente da tutti questi giorni.” Le dico, avvicinandomi un’altra volta alle sue labbra, sentendo il suo respiro posarsi sulle mie.
“Justin, sono sicura che se ti dicessi chi sono, te ne andresti adesso. Perciò è meglio che vada, prima che tutto questo accada davvero.” Dice, prendendo le sue cose, agitatamente.
“Aspetta!” Le rispondo.
“Non è che potrei dormire da te? Ho dimenticato le chiavi a casa” La imploro, poi torno a pensare.
“Non in quel senso, eh!” Ridacchio, e poi mi avvicino e l’abbraccio.
“Justin davvero, io e te non possiamo..” Non la lascio parlare, che poggio le mie labbra alle sue, di nuovo.
“Non mi importa, io ci sarò sempre!” Le sorrido.
“Non è vero..” Risponde subito dopo.
“Te lo prometto.” Le dico, e l’abbraccio un’altra volta.
Voglio stare con lei questa sera, non voglio lasciarla nemmeno un secondo.
“Allora vengo da te o no?” Le dico.
“Non voglio tornare a casa..” Dice stringendosi a me.
Camminiamo abbracciati per tutta la casa,  fino a stenderci nel divano, un’altra volta.
“Allora staremo qui” Le dico, tenendola stretta a me.
“Justin, davvero, tu non devi stare con me. Io ti odio, anche tu mi odi. Non è così?” Cerca di convincersi delle sue parole, ma il mio sguardo glielo impedisce.
“Sul serio, Justin, io, tu..è tutto sbagliato!” Sta parlando da cinque secondi interrottamente, ma non ho intenzione di staccarmi da quell’abbraccio, ne di dargli ragione.
Perché non dovrebbe funzionare?

“Il perché non posso dirtelo, ma non può funzionare.” Risponde, lasciandomi scosso.
“Che c’è, adesso mi leggi anche nel pensiero?” Le chiedo perplesso.


“Te lo leggo negli occhi cosa stai pensando” Risponde, ma io rimango comunque incosciente.
“Cosa significa? Perché non possiamo stare insieme? Solo perché mi conosci da due settimane?” Le grido contro.
“Io non sono quella che tu credi, non sono quella ragazza che tu speri che io sia.” Si alza dal divano, sputando quelle parole come se fossero veleno.
“Non sono una ragazza che sa amare, non sono una ragazza perfetta. Ti odio, ti odio da morire. Ti odio perché so tutto di te, perché mi fa male sapere che non ci sei e non ci sarai. Ti odio perché potrei riconoscerti ovunque, perché il tuo respiro è la mia aria, perché la tua voce, è semplicemente la mia vita.”
Ecco che le ultime lame, trafiggevano il mio cuore.
Ed ecco che le ultime lacrime, bagnavano il suo volto, bello da morire.
“Chi minchia sei? Una stalker?” Perché ho detto queste parole? Ma che merda di uomo sono?
“No. Sono Hayley, dodici anni, Stratford,  Avon Street, Canada, Parco dei delfini, capelli legati in una treccia, neri come le rondini, occhi chiari come il cielo, e vestito rosa da far schifo. Sono l’Hayley di cui ti sei dimenticato, sempre lei.”
Non può essere lei, è impossibile.
Quell’Hayley di cinque anni fa, la secchiona con i vestiti rosa e il sorriso bello da far schifo.
La secchiona dagli occhi più belli al mondo, quella di cui mi innamorai, quella...
“Troia!” Le grido –“Fai meglio ad uscire dalla mia vita.”
“Lo sapevo che avresti ricordato..” Dice abbassando la voce.
“Non ti perdonerò mai per quello che hai fatto.” - “Vai via da qui!”
Tutto il mondo mi crolla addosso, e la mia mente comincia a rivivere pezzo per pezzo ogni singolo momento, ogni attimo, ogni secondo.
-Ho perso tutto quello che avevo, tutto quello che ero. Wendy era la mia migliore amica. Wendy è morta cinque anni fa.
Ricordo tutto come se fosse ieri, eravamo al mare.
“Il parco dei delfini” Era il nome del lido dove io e lei andavamo da parecchi anni.
Stavo prendendo il sole, quando sento delle urla provenire dall’acqua.
Wendy non era al mio fianco, segno che non era ancora uscita dall’acqua. Neanche Hayley era lì.
Mi alzo di scatto, e corro verso il mare. Le vedo, e cerco di raggiungerle.
Quando arrivo in spiaggia tengo la mano di una persona, ma quando mi volto verso di lei, mi sento morire dentro. Non stavo stringendo la mano di Wendy,ma quella di Hayley, lei era ormai la regina del mare, non più la mia.
Non mangiai per diversi giorni, passavo le ore a piangere, ero un ragazzino senza cuore, perché lei l’aveva portato con sé.-
 
 
Mi accascio a terra, piangendo disperato.
Non poteva essere lei.
Non poteva essere lei la rovina della mia vita.

Salve ragazze, rieccomi con il nuovo capitolo!

E' un pò triste, ma spero che vi piaccia.
Recensite in tante, un bacione e... AUEEEEEEEEEEEEEEEEH.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Chapter Seven. ***


Chapter Seven.

Perché capitavano tutte a me?
Stavo male, male dentro. Male grazie alla persona di cui stavo impazzendo.
In meno di cinque minuti mi vennero in mente tutti quei maledetti ricordi, quei giorni strazianti, quelle stronzate fatte per cercare di dimenticare.
Quelle visioni, le notti insonni, i miei svenimenti.
C’è Hayley accanto a me, piange anche lei.
E’ in piedi, con le gambe rigide e i piedi saldati a terra. Non riesce a muoversi.
Il mio stomaco si contorce dal dolore.
Wendy è tornata a far parte dei miei pensieri adesso, e io sto cominciando a morire lentamente.
Sento un forte dolore al cuore.
Qualcosa dentro di me, mi sta uccidendo.
Sono quelle parole che rimbombano nella mia mente a ritmo di ogni mio battito.
La testa mi sta scoppiando, non riesco a sopportarle quelle maledette parole.

“Il suo ricordo mi sta uccidendo!” Grido con tutte le mie forze, e Hayley si accascia accanto a me, abbracciandomi.
La scanso subito. Non voglio accanto a me la stessa persona che l’ha lasciata andare.
“Justin non pensavo davvero quelle cose!” Grida anche lei.
“Questo non la farà tornare in vita Hayley! Io non ce la faccio a vivere!” Sussurro, con il volto bagnato dal dolore, e gli occhi pieni di quei ricordi che non sono mai stati dimenticati.
“Io sarei dovuta morire al suo posto” Dice, togliendo le scarpe e salendo su per le scale con gli occhi puntati su di me.

“Io devo morire!” Grida prima di scomparire tra le scale.

Un’altra fitta al cuore, devo raggiungerla.
Non può uccidersi.
Salgo le scale il più velocemente possibile, e la trovo davanti al balcone.

E’ notte fonda, e la testa mi fa male.
Mi sta guardando, e cerca di tenersi in equilibrio.
Mimo un ‘no’ con la testa, non ho più forze per parlare.
“Scusa, se ti ho rovinato la vita, se ho lasciato andare Hayley e mi sono aggrappata alla tua mano. Scusa se non ti sono mai stata vicina, se sono sparita, scusami se sono la persona più schifosa su questa faccia della terra. Ma adesso non ti darò più fastidio, me ne vado, per sempre. Scusa se ti amo, scusa per tutto, Justin.”
Dice tutto molto lentamente, e nel momento in cui cerco di afferrarla si getta giù dal balcone.

Il dolore mi invade completamente.
Il suo urlo, è la lama più affilata che possa esistere.

“Hayley!” Grido, e scendo per le scale fin quando non la raggiungo fuori la porta.

E’ inerme, e grido con tutte le forze, cercando qualcuno che possa aiutarmi.
Odio me stesso, perché non sono riuscito a salvarla... non sono riuscito a salvare anche lei.
“Ti prego Hayley, parlami!” Le dico, levandomi la camicia e cercando di placare il sangue che fuoriesce dalla sua fronte.
Apre leggermente gli occhi, è sotto shock.

“Hayley ci sono qui adesso, tu devi resistere promettimelo!” Le dico, e intanto un signore ha già chiamato i soccorsi.
“Io devo morire..” Mi sussurra, ma non l’ascolto, la bacio e poi sorride.
“Io ti amo Justin, ma merito di morire.” Sussurra, e sento che sta per arrendersi.
“Non devi morire, devi stare con me Hayley, dobbiamo stare insieme!” Le dico, e per fortuna è già arrivata l’ambulanza.
Mi preoccupo di aiutarli a metterla nella lettiga, e salgo subito dopo nel furgoncino senza lasciarle la mano un secondo.
“Non puoi lasciarmi anche tu!” Prego Dio, con tutto il mio cuore.

Hayley nonostante tutto, era la ragazza che a differenza di tutte le altre, mi aveva fatto battere il cuore. Mi aveva fatto sentire vivo.
Non poteva lasciarmi, io volevo amarla.
Volevo stringerla tra le mie braccia ancora una volta.

 
Sono le sei del mattino, e ho appena finito di parlare al cellulare con mia madre.
Sta venendo e insieme a lei stanno arrivando i suoi genitori.
Non ho ancora notizie di Hayley da quando è entrata in sala operatoria.
 
Il mondo attorno a me è vago.

Penso solo a quello che è successo questa notte.
Non volevo tutto ciò.
Ho sempre desiderato una vita felice.

Ma esiste ancora questa felicità? E’ mai esistita?
Maledico me stesso per aver pronunciato queste parole nella mia testa.
Non riesco a essere felice.
Non riesco ad esserlo, ma allora perché ci sono ragazze lì fuori che mi amano?
Sono una persona cattiva, ho permesso con le mie parole ad una ragazza di gettarsi da un balcone, cosa sono capace di fare ancora?

Quelle ragazze, mi ameranno ancora?

Troppe domande, ma una sola risposta sorge nella mia mente.
Perché non ti fai fuori anche tu Justin? Magari è questa la felicità che nessuno è mai riuscito a trovare.”
 

Saalve gente.
Oggi hanno chiamato le 20 ragazze per il #doyoubelieve.
Anche se non ho partecipato, Justin nella mia vita è importantissimo.
Per questo sono triste, perché sapere che alcune ragazze che darebbero la vita per lui non sono state chiamate, fa male.
Scusate se il capitolo è altrettanto triste, ma è come mi sento.
Recensite, accetto tutto.

AUEH.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Chapter Eight. ***


Chapter Eight.

Ei ragazze, non uccidetemi per l'interminabile ritardo.
Mi scuso ancora, buona lettura :))

Perché non ti fai fuori anche tu Justin? Forse è questa la felicità che nessuno è mai riuscito a trovare.

Stupide parole, ci sono ragazze lì fuori che mi amano, non posso uccidermi.
Avalanna ha bisogno di me, le mie Beliebers hanno bisogno di me. Mia madre ha bisogno di me.
E Wendy da lassù non sarebbe contenta della mia decisione. Dovevo realizzare i miei sogni per lei, far felici milioni di bambini africani cantando, era il suo sogno ed era anche il mio.
Devo continuare a fare il mio dovere, non posso andarmene anch’io.

Sono sicuro che in questo momento lei sarà lì a dirmi cosa devo fare come i spettatori che guardano un film, parlano e implorano gli attori di fare quello che vogliono loro, ma in fondo la trama è quella e loro non possono fare niente perché non sono registi, bensì spettatori. E in fondo lei non può parlarmi, perché non fa più parte della mia vita, è lassù, e in questo film le è stata data una comparsa, non una parte vera e propria.

A distogliermi da quei pensieri sono i passi di mia madre e dei genitori di Hayley.

“Cosa è successo?” Grida la madre, esprimendosi in una maniera piuttosto indifferente.
“E’ caduta dal balcone..” Dico cercando di non piangere, alzando il capo.
“Oh beh, sarà qualcosa da niente..” Dice il padre.

Come può dire questo? Come può dire che è una cosa da niente?
La mia ragazza è caduta da quel maledetto balcone per colpa mia. Non poteva essere vero, non poteva morire per colpa mia.
Dovevo salvarla. E pregare Dio era l’unica soluzione per far sì che lei riuscisse ad uscire da quella maledetta sala. Doveva vivere, farlo per me. Doveva amarmi, doveva rendermi felice.
Guardai negli occhi sua madre, non potevo crederci. Non c’era persona di più falsa al mondo. Adesso capisco tutto il dolore di Hayley, lo capisco da come la trattavano, dal dolore che sentiva attraverso i loro occhi. Lei lo sapeva, lei ce lo leggeva negli occhi com’eravamo fatti. Lei conosceva ognuno di noi. Lei era forte, e lei era quella ragazza che ...aveva detto di amarmi?
Una lacrima scivolò lungo la mia guancia.

Dovevo salvarla.

E fu in quel momento che uscì un dottore da quella sala.
Subito mi precipitai da quel signore, che mettendo una mano alla mia spalla facendo ‘si’ con la testa.
Subito un sorriso spuntò sulle mie labbra, e non feci a meno che abbracciare quel dottore che mi aveva appena dato la notizia più bella della mia vita.

Hayley era viva.

Lei era ancora qua, non se n’era andata.
Mi sentivo bene, vivo, e tutto intorno mi sembrava limpido, pieno di colore.
Mi voltai verso mia madre, che fu pronta ad abbracciarmi non appena ne ebbe l’occasione.

“Posso vederla?” Lo guardo negli occhi.
“Si, terza camera a sinistra  e mi raccomando, non farla parlare molto..deve riposare” Risponde, e allora corro e cercando la stanza la trovo e lentamente apro la porta.

La trovo sdraiata sul lettino, con una benda bianca alla testa, e i capelli che le ricadono sulle spalle.
Ha gli occhi chiusi, e io mi avvicino a lei prendendole la mano e baciandola sulla fronte.

“Come stai?” Sussurro.
“Ho mal di testa...cosa è successo?” Risponde confusa.
“Stai tranquilla piccola, è tutto passato.” Le dico, tenendo stretta la sua mano.
“Mi hai chiamato piccola.” Sussurra sorridendo.
“Si, sei la mia piccola.” Le rispondo, guardandola.
“Non avrei mai pensato di gettarmi da un balcone..” Cominciò a spiegare, ma la fermai.
“Shh”- le sorrido- “E’ tutto finito, ci sono io con te!

Mi sciolgo vedendola sorridere, è bellissima.
Tutto quello che mi era mancato, l’avevo lì davanti a me.
Era la persona che mi faceva stare bene, che mi faceva toccare il paradiso.
Era quella ragazza con cui volevo stare, con cui passare i miei giorni.

Restammo in silenzio, ascoltando gli uccelli cantare fuori dalla finestra, ma non appena un profumo di fiori ci invase aprimmo gli occhi contemporaneamente e ci guardammo.

“Wendy..” Sussurrò.
“Si proprio lei.”
 
Sorridiamo insieme, Wendy era con noi.
E  forse era questa la felicità: la gioia di vivere, il profumo di fiori, noi tre insieme.
E forse era questo quello che non ero riuscito a trovare fino ad ora.

Di una cosa sono certo, è questo il mio posto.
Qui insieme a lei.
Devo lottare, per tutte le persone che credono in me.
Devo lottare per le persone che amo, ora e per sempre.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Chapter Nine. ***


Chapter nine.

Scusatemi per il ritardo ragazze, spero vi piaccia :c

Alcuni mesi dopo.

Sono in una confusione totale. Non vedo Hayley da due mesi perché quelle bestie dei suoi genitori mi hanno impedito di vederla.
Perché proprio nel momento in cui cerchi di essere felice, arriva sempre qualcuno che è pronto a toglierti tutto?
Non mangio molto in questi giorni, sono svenuto due volte nei miei concerti, e come se non bastasse Avalanna peggiora ancora di più.

Non riesco a reggere ancora, ho bisogno di una pausa. Non ce la faccio più.
Ho bisogno di loro nella mia vita, ma ho bisogno soprattutto di lei.

Ho deciso di darmi una smossa. Non posso stare qui, seduto in una delle mie poltrone aspettando che la felicità venga a me.

Se vuoi la pace, devi costruire la pace.”
E io dovevo andare da lei.                   
Non ci ho messo un attimo a vestirmi, e ad andare a bussare a quella porta.
Ad aprirmi fu suo padre, con una rabbia in viso che mi oltrepassava l’anima.
In lontananza dietro di lui, c’era distesa a terra Hayley, e quando la vidi il mio cuore perse qualche battito.
Aveva il viso sfregiato, e ricollegai la scena non appena vidi quel coltello nelle mani di quell’essere spregevole.
Non persi un attimo a mollargli un pugno sullo zigomo destro. Doveva pagare per aver toccato la mia ragazza.
Quell’uomo così grosso e potente, era rimasto lì in piedi, con un piccolo graffio, senza provare dolore. Ma non avevo paura, avrei fatto a cazzotti con un adulto pur di difendere quella persona che per me valeva tanto, anzi troppo.
Subito mi fece vedere quel coltello, che aveva nelle mani, e non perse un secondo a puntarmelo davanti.
Ero ormai dentro casa, e dopo aver abbracciato Hayley mi alzai in piedi, affrontandolo.
Cercava di colpirmi con quel coltello.

“Scappa Hayley! Scappa!” Gridavo alla mia ragazza, e lei impaurita acchiappò il telefono per chiamare la polizia.

“Io non me ne vado senza te.” Grida e poi digita velocemente quel numero, mentre io cerco di scansare quella lama.

Tentativo fallito, quel coltello lo conficca nel mio braccio, e dalla mia bocca esce un urlo che fa gridare anche Hayley.
Non mi lascerò abbattere da uno stupido taglio dovevo essere forte.
“Pronto? Dovete subito venire qui in casa! Sono sola con mio padre che sta uccidendo il mio ragazzo venite vi prego!” Sentivo Hayley piangere disperata mentre cercava di dare tutte le informazioni alla polizia.

“Mi trovo a quattro isolati dalla vostra caserma, correte vi prego!” Disse prima di riattaccare.
Provai a scansarmi un’altra volta ma niente.
Mi aveva in pugno, e un’altra volta riuscì a conficcarmi il coltello nella pelle, questa volta nello stomaco.

Hayley era corsa a chiamare mia madre.
Ma riuscii a sentire solo grida lontane, non appena quel coltello si conficcò nella mia gola.
Adesso ne ero sicuro, non sarei riuscito a farcela questa volta.
Chiusi gli occhi. Volevo andarmene via da questo mondo, adesso.
 
---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------.
Quando mi risvegliai non ero più quello di prima, ero vestito di bianco, e avevo diverse macchie rosse sui vestiti. Ero circondato solo da bianco.
“Ehi scemo!” Una vocina proveniva dall’angolo della stanza, e si avvicinava sempre di più.
“Che c’è non ti ricordi più di me?” Diceva, e pian piano la sua figura andava materializzandosi, per permettermi di riuscire a capire chi fosse.

“Wendy?” Sussurrai. Era impossibile.
“Eccomi.” Arrivò, lasciandomi un caldo bacio sulla guancia.
“Dove sono?”
“Sei in paradiso.” Spalancai gli occhi.
“Cosa ci faccio qui? Devo salvare Hayley!” Le dissi.

“Hayley è già salva, tu devi stare qui con me ancora un po’!” Abbassò la testa.
“Non sei felice di rivedermi?” Sussurrò subito dopo.

E un sorriso spuntò sul mio viso. L’abbracciai senza pensarci un secondo.
Avevo la mia vita davanti.
“Certo che sono felice di rivederti.” Le baciai la fronte.
“Grazie di aver salvato Hayley. Devo ringraziarti per tutto.” Sussurrai subito dopo.
“Grazie a te, che mi permetti di proteggerti sempre, Justin. Sono sempre con te! Ricordalo.” Rispose sfoderando uno di quei magnifici sorrisi.

Mi era mancata così tanto.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Chapter Ten. ***


Chapter ten.

Era passata una settimana da quando il mio corpo era disteso su quel letto, ma la mia anima era in cielo insieme a Wendy.
Oggi abbiamo promesso che sarei tornato da Hayley e che le sarei restata accanto.
La stavo aspettando nella poltrona bianca che stava adagiata nel bianco più totale, quando la vedo arrivare.
E’ bella, e porta i suoi capelli attaccati in un chignon, e il suo abito –ovviamente- bianco, le ricade morbido sulla pelle chiara.
“Justin, per favore non ti dimenticare di me!” Mette il broncio, incrociando le braccia al petto.
“Certo che no bubi, come posso scordarmi di te? Non l’ho mai fatto.” Le dico scoppiando a ridere –E’ incredibile quanto bella sei fattapicci
“Sei qui da una settimana e l’unica cosa che hai detto più spesso è quanto sono bella. Tu sei fuori” Scuote la testa divertita.
“Oh ma è la verità, non prendermi in giro puzzoletta” Le dico avvolgendola in un abbraccio.
“Senti non chiamarmi più in quel modo, intesi?” Mi guardò torva.
“Puzzoletta, puzzoletta, puzzoletta..” Cominciai a dirle all’orecchio, facendola arrabbiare ancora di più.
“Non farmi dire parolacce Justin, siamo in paradiso per tua fortuna!”
Scoppiai a ridere buttando la testa indietro. Era bellissimo farla arrabbiare, come ai vecchi tempi.
“Wendy, devo tornare da Hayley, ha bisogno di me.” Ritorno serio subito dopo.
“No non devi.” Mi risponde subito dopo.
“Perché no? E’ la ragazza che amo, non puoi impedirmelo!” Comincio a blaterare.
“Tu non puoi andare da lei, devi restare qui okay?” Mi grida contro.
“Tu non decidi per me!” Mi giro di scatto, non volevo guardarla.
“E va bene, torna da lei. Ma non dirmi che non ti avevo avvisato!” Era arrabbiata, e si vedeva.

“Che vuoi dire adesso?” Mi volto verso di lei e la guardo negli occhi, li ha lucidi.
“Niente di compromettente per me, ciao Justin vivi la tua vita, e dimenticati di me.”

Non feci in tempo neanche a salutarla che sparì davanti ai miei occhi, lasciando il vuoto più totale dentro di me, e un dolore al petto assordante, quasi per dimenticare.
 
Hayley’s pov.
Justin è disteso su quel letto da giorni, e le sue condizioni sono sempre le stesse.
Mio padre è stato portato in carcere per tentato omicidio, e io non dormo da sette giorni e sei notti.
Sono distrutta, e prego giorno e notte che Justin apra gli occhi.

Sento spalancare la porta dietro di me, mi giro di scatto.
Una donna dai capelli bianchi raccolti in un chignon entra e si avvicina a me.
Seguita da lei c’è mia madre, con un sorrisino in  viso.

Mi giro un’altra volta verso Justin che dorme, e sento che quella sarà davvero l’ultima volta che lo vedrò.
Quella donna lì avrebbe fatto di tutto pur di separarmi da Justin, dopo che io ho fatto incatenare suo marito per aver tentato di uccidere il mio ragazzo.

Avrebbe fatto di tutto per rendermi la vita impossibile, e lo aveva appena fatto, chiamando un’assistente sociale.
Quella donna era perfida quanto mia madre, lo capivo dal suo sguardo.
Avete presente uno di quei sguardi di ghiaccio, e il sorriso beffardo sulla bocca?
Quello sguardo che ho provato a mettere io la prima volta che rividi Justin dopo tanti anni? Ecco.
“Signorina deve seguirmi!” La voce roca di questa sessantenne si rivolge a me, mentre alcune lacrime scendono dalla mia guancia e finiscono per bagnare la mano di Justin che è incollata alla mia.
“Lasciatemi qualche minuto, giusto il tempo per scrivere una lettera. Al suo risveglio non ci sarò, e voglio che si ricordi di me.”
Così dissi, e le due signore se ne andarono schifate. Presi un foglio e una penna, che stavano sul tavolo, e cominciai a scrivere.
“Ciao amore mio,
mi dispiace che tutto questo sia successo. E mi dispiace che qui su questo letto, ci sia tu e non qualcun altro. Sappi che nonostante tutto, io non smetterò mai di pensarti, mai di amarti e ne di pregare che tu ti risvegli. Ti amo,  anche se ti ho solo causato problemi. Anche se l’unica cosa da fare era continuare a respingerti, anche se non avrei mai dovuto provare a buttarmi da quel balcone, o semplicemente non avrei mai dovuto venire con te quella notte. Scusa per tutto, scusa se mio padre ti ha lasciato in queste condizioni. Scusa per averti sin da piccoli rovinato la vita. Giuro che non volevo lasciare andare Wendy. Quando leggerai questa lettera sarò già lontana, non provare a cercarmi Justin. Addio.”
Quando finii di scriverla mi accorsi che in parte era bagnata dalle mie lacrime. Ma la piegai lo stesso, e la riposi sotto il bicchiere dell’acqua pieno.
Poi baciai la sua fronte, e di seguito lasciai un tenero bacio sulle sue labbra.

“Ti amo, Justin.” Sussurro, e poi mi chiudo la porta alle spalle, senza girarmi un secondo.
Ad aspettarmi fuori c’è quella signora, e le stringo la mano, consegnandomi a lei.

Sarei uscita dalla vita di Justin per sempre.
 
Justin’s pov.
“TI amo, Justin.” Sentii solo dopo essermi accorto che Wendy non c’era più, e che il bianco intorno a me si era trasformato in un grigio cupo, lasciando una voglia di aprire gli occhi e di svegliarsi.

Quando li aprii, ero solo in quella stanza, senza neanche l’infermiera. Capii che mi trovavo in un ospedale, dall’ago che stava infilzato nel mio braccio.
Portai la mia mano vicino la faccia, e notai una lacrima.
Ma non ci feci caso.
Spinsi il bottone dietro di me, per chiamare un’infermiera. Volevo sapere dov’era Hayley.
Quando l’infermiera arrivò, spalancò gli occhi e andò chiamare un dottore.

Il problema è che stavo morendo di sete, e che quella lì se n’era andata. Dovevo fare da solo.
Mi girai verso il mobile accanto a me, e vidi un bicchiere d’acqua, fortunatamente pieno.
Lo presi e cercai di berne il contenuto.

Ma fu nel momento in cui stetti per riposarlo che notai un foglio piegato in quattro parti sotto di esso.
Lo presi, lasciando il bicchiere sopra il mobile.
Era umido, e un nome sbiadito si riusciva a leggere. Hayley.
Il cuore iniziò a battere sempre più forte, quando aprii quella che doveva essere una lettera, ma esso si fermò quando alla fine c’era su scritto: Addio.
 
To be continued. E un grazie speciale a Fabiana, che mi ha aiutato a scriverlo!<3

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Epilogue. ***


Il mondo mi era caduto addosso. Se c’era qualcuno che in questa situazione aveva ragione era solo e soltanto Wendy e io avrei dovuto stare li con lei.
Ero triste, deluso e volevo morire.
Volevo andarmene da quel posto.
Il dolore era troppo forte, avevo rischiato la vita per lei. Ma adesso era il momento di dimenticare, di farmene una ragione.
-
Due mesi dopo ero tornato a fare concerti ovunque, girando tutto il mondo ed incontrando miliardi di ragazzine che impazzivano per me.
Avevo pian piano cominciato a non pensare più ad Hayley, strappando sia la sua lettera che il foglio che mi aveva dato mia madre prima di partire. Avevo tolto di mezzo qualsiasi cosa che riguardasse lei, ed evitavo di guardare la porta di casa sua quando tornavo per le vacanze da mamma.
Era difficile non pensare alla ragazza che amavo ma era quello che dovevo fare, per me, per le mie beliebers e per tutti.
E stranamente, pur sentendomi vuoto, non sentivo più quella sensazione di dolore che sentivo prima. Quando mi guardavo allo specchio notavo le cicatrici ancora notabili sul collo e sul braccio. A quella scena mi veniva il volta stomaco: avevo fatto tanto per essere felice in vita mia, e invece cosa mi ritrovo nella mente? Il ricordo di un uomo violento con un coltello in mano che cerca di uccidermi.
Ho pensato mille volte a togliermi la vita,  a levarmi di mezzo. Ma non c’era giorno a cui non pensavo alle beliebers, a mia mamma, ad Avalanna, a mio padre, a Jazzy e Jaxon, loro mi amavano e non avrei mai potuto accettare se un giorno a causa della mia morte qualcuno di loro stesse male, davvero male.
La cosa positiva e che nessuno di loro mi aveva mai abbandonato, nessuno.
Erano sempre li a sostenermi qualsiasi cosa accadeva, quando mi vedevano triste o quando ero serio da morire.
Erano pronti a regalarmi un sorriso qualsiasi cosa facevano.
Ed erano stati meravigliosi nei miei confronti, non potrei mai ringraziarli abbastanza. Inoltre la ragazzina che mi aveva scritto su twitter era guarita dal cancro e andai a trovarla una volta che mi ricontattò, in quel momento il mio cuore si riempì di gioia.
Hayley faceva ormai parte del mio passato, le nostre strade si erano divise.
Ma nonostante tutto non l’avrei mai lasciata, era la mia ragazza, e l’avrei mai amata per sempre. L’avrei aspettata per sempre, anche in mezzo all’oceano, ma l’avrei fatto.
Anche tra cent’anni, l’avrei accolta tra le mie braccia e l’avrei amata più di prima. Perché lei si, era riuscita a darmi quello che nessuno mi aveva dato mai. A regalarmi quelle emozioni che nessuno era riuscito a far suscitare in me. Nessuno.
Ma lei era dentro di me, anche se era su quell’orfanotrofio.
Anche se non l’avrei mai più vista. Anche se io sarei diventato più famoso di quanto lo ero adesso. Nessuno mi avrebbe impedito di amarla. Nessuno.
 
Perché le persone, anche se vanno via, lasciano sempre qualcosa dentro il tuo cuore, di cui non puoi fare a meno di amare, che sia un sorriso, una carezza, il ricordo di un gesto d’affetto, la vostra canzone alla radio. Queste piccole cose che ricordi di voi, rimarranno per sempre, sepolte, custodite, e inevitabilmente dentro la tua anima.
 

The end.

 

Vorrei ringraziarvi una per una, grazie per aver letto questa fan fiction, e spero vi sia piaciuta! Se vi ha interessato, lasciate una recensione!
Altrimenti contattatemi su twitter :
@xcodysvoice 

VI AMO TUTTE!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1555497