I'll Look After Her

di harrehs
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #It will be hard. ***
Capitolo 2: *** #Hello, I'm pregnant. ***
Capitolo 3: *** #Fault ***
Capitolo 4: *** #Us against the world. ***
Capitolo 5: *** #Everything has changed ***
Capitolo 6: *** #Shame on me ***
Capitolo 7: *** #Grow up. ***
Capitolo 8: *** #Your man ***
Capitolo 9: *** #Can we go back? ***
Capitolo 10: *** #Wrong attractions. ***
Capitolo 11: *** #Scream without a voice. ***
Capitolo 12: *** #The largest waiver ***
Capitolo 13: *** #The Zayn's confession ***
Capitolo 14: *** #Now and forever ***



Capitolo 1
*** #It will be hard. ***


I'll Look After Her

by harrehs





Intro.

Questa storia è il seguito di 'I Love You Baby'
Quindi, se non l'avete mai letta, cliccate

QUI


Spero vi piaccia.

Per le altre invece, è giusto che io vi avverta di alcune novità.

-In questa storia non saranno presenti allo stesso modo tutti e cinque i ragazzi.
-Si affronteranno temi più maturi di quelli affrontati nella storia precedente.
-Harry ha quasi venti anni qui, ed Elizabeth diciasette.

Spero che continuerete a leggere.
Grazie ancora a tutti.



||


Chapter 1st.
#It will be hard.

 

 

Harry's Point Of View
E: -Sta fermo.- mi intimò, mentre continuavo a giocherellare con una penna, facendola scattare in continuazione. Ero agitato.
Sbuffai e la riposai sulla scrivania.
Posai poi lo sguardo sulla mia ragazza, seduta accanto a me: si guardava meccanicamente intorno, con le mani giunte sulle ginacchia accavallate. Si mordicchiava ripetutamente e con forza il labbro inferiore.
Eravamo in quello studio medico da fin troppo tempo: volevamo risposte, anche se erano ormai ovvie.
Ci avevano fatto accomodare a quella scrivania, attendendo l'arrivo del medico. Erano passati solo pochi minuti, ma sembravano secoli.
Non l'avevamo detto a nessuno; solo Charlotte e Louis sapevano del piccolo imprevisto. Era venuta a saperlo anche Debbie, notando alcuni attaggiamenti particolari in Elizabeth ultimamente; a quella ragazza non sfuggiva mai nulla.
Era incredibile come le cose avessero potuto prendere questa piega. Solo cinque settimane fa io e Elizabeth eravamo tornati insieme, e quella sera, su quella spiaggia, era successo ciò a cui non avevo minimamente pensato.
Non sapevo cosa sarebbe successo ora, ma di certo tutto sarebbe cambiato.
Elizabeth cominciò a tremare. Poggiai la mia mano sulle sue, per confortarla, sorridendole.
H: - Andrà tutto bene.- le ripetei per l'ennesima volta. Lei sorrise di risposta e sembrò calmarsi.
Mi sentivo in obbligo di essere forte per entrambi; mi sentivo colpevole.
Io avrei dovuto pensare alle precauzioni, alla possibilità di quest'imprevisto.
Lei continuava a dire che certi errori si fanno in due, ma il senso di colpa non voleva abbandonarmi.
E: - Perché non lo ripeti anche a te stesso?- mi domandò, distraendomi.
H: - Che cosa?-
E: - Che andrà tutto bene.-
mi rispose con ovvietà. Si era accorta che qualcosa non andava. Infatti, io ero certo che non sarebbe andato tutto bene.
Ormai a lei non sfuggiva nulla di me, come a me non sfuggiva nulla di lei.
Deglutii, sperando che non trasparissero altre emozioni.
H: - Ti amo.- le dissi, poiché l'amore era l'unica cosa che ora ci teneva uniti.
Sorrise.
E: - Ti amo anch'io.- rispose, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. E questo mi piaceva. Assunsi un'espressione ebete, ma l'apertura di una porta mi distrasse.

Il medico fece il suo ingresso, sorridendo incoraggiante.
Non era un sorriso sincero, ma più un 'tenete duro'. Rabbrividii.
Si sedette di fronte a noi, sistemandosi comodamente sulla sedia girevole dall'altro lato della scrivania.
Era il Dottor Morris, consigliatoci dalla madre di Debbie. Ovviamente però, non le avevamo detto che tipo di 'problema' avesse davvero Elizabeth, ma solamente che aveva un problema.
Diede una sbirciatina al mucchio di fogli che aveva davanti a lui, poi facendo un gran respiro e posando lo sguardo su di noi, parlò.
Dr.M: - Lei è alla quinta settimana signorina, congratulazioni.- disse sorridendo.
Quinta settimana. Elizabeth era già entrata nel secondo mese.
C'era qualcosa dentro di lei.
Sentii il suo sospiro pesante, e il medico se ne accorse.
Dr.M: -Lei ha detto di avere 17 anni giusto?-
E: - Il mese prossimo.-
rispose con amarezza.
Dr.M: - Anche se è ancora possibile, il mio lavoro non mi permette di consigliarvi l'interruzione della gravidanza. E' una cosa atroce, se solo ci state pensando.- ci ammonì subito.
Sinceramente, non ci avevamo neppure pensato a una cosa simile. Almeno io.
Avevo il terrore di voltarmi a guardarla; sapevo che ora il mondo le stava crollando addosso, le cose non stavano andando secondo i piani che aveva previsto.
Dr.M: - Ma ci sono tante altre alternative- riprese notando la tensione che si era creata -Ecco- continuò tirando fuori un volantino per porgercelo. - prendete questo. Spero possa aiutarvi: ci sono descritte alcune procedure per le gravidanze oppure cosa fare in caso non si voglia il bambino. C'è anche il nome dello psicologo dell'ospedale che potrete liberamente andare a trovare se avrete delle difficoltà.- terminò.
Addirittura uno psicologo.
Dr.M: - Poi, la scelta è vostra.- si affrettò ad aggiungere, volendo lasciarci la libertà di scelta.
E: - Certo.- precisò protettiva. La guardai: teneva le labbra serrate e lo sguardo fisso sulle ginocchia. La mia mano però, era ancora stretta tra le sue. Sentivo la sua agitazione, il suo dissenso o approvazione per ciò che diceva il medico.
Ma soprattutto, sentivo la sua richiesta di aiuto.
Poi ad un tratto lasciò la presa, alzandosi.
E: - E' stato un piacere.- disse al medico, porgendogli la mano. Lui la strinse.
Imitai Elizabeth e lasciai la sedia.
Dr.M: - Se decidete di proseguire la gravidanza contattatemi, ci sono molte procedure da seguire e precauzioni da prendere.- si raccomandò.
H: - Sicuramente, le faremo sapere.- salutai, uscendo da quella stanza.

Nel tratto per arrivare alla macchina Elizabeth non disse nulla. Camminava silenziosa, a due metri di distanza da me, tenendomi sempre testa.
Tuttavia, neanche io osavo parlare; mi spaventava la sua reazione, e mi spaventava la mia.
Mi sentivo catapultato in una vita che non era più la mia. Avevo bisogno nuovamente di risposte, ma stavolta delle sue.
Prima che aprisse lo sportello dell'auto, le afferrai il polso, deciso. Ci trovammo l'uno di fronte all'altra, a pochi centimetri di distanza. Entrambi esibivamo un'espressione seria a serrata.
H: - Liz, non puoi scappare da questo.- la ammonii, sperando che mi desse un verdetto.
E: - Non sto scappando, sto solamente entrando in macchina.- rispose, senza muoversi.
Ci stava girando intorno. Solito.
H: - Che dobbiamo fare?- le domandai finalmente.
Sospirò, e si mordicchiò le labbra.
E: - Tu che vuoi fare?- mi chiese, lasciandomi di stucco. Stava chiedendo a me cosa fare? Stava lasciando a me una scelta simile?
H: - Non voglio l'aborto.- risposi prontamente.
E: - Neanche io ci avevo pensato.-
H: - Io non lo so cosa fare, Liz.-
dissi cercando di dover evitare la scelta.
E: - Harry, cosa ti renderebbe più felice?-
H: - Non si tratta solo di me...-
non riuscivo davvero a capire perché volesse prendere quella scelta in base a me.
E: - Ma io ora la sto chiedendo a te. Cosa ti farebbe felice?- domandò di nuovo.
Presi un gran respiro; perché non dirle la verità?
H: - Elizabeth Payne, sei la donna della mia vita.- cominciai, come per una gran dichiarazione. - Non ho dubbi su questo. Prima o poi doveva succedere. Ora o dopo per me non fa differenza.- finii, dicendo la mia.
E: - Tu vuoi il bambino?- cercò conferma.
Annuii.
H: - Voglio questo bambino.- affermai, convinto.
In quel momento mi passarono mille immagini davanti, e vidi la vita che mi aspettava.
Ero emozionato per tutto ciò. Mi sentivo pronto.
H: - Ma tu?- chiesi poi, desiderando che entrambi fossimo contenti della gravidanza.
Sospirò e temei il peggio; e se lei non avesse voluto?
Poi però sorrise, e si alzò sulle punte per lasciarmi un dolce bacio sulle labbra.
E: - Io voglio solo che tu sia felice.- ammise, appoggiando la sua fronte sulla mia. - Con me, e un'ipotetico lui o lei, se vuoi.- aggiunse felice.
Sorrisi anche io, perché era esattamente ciò che volevo.
H: - E quindi ora che si fa?- domandai, emozionato.
E: - Innanzi tutto penso che dovremmo andare a casa.- rispose con ovvietà ridendo. Ma non ci spostammo di un centimetro.
H: - Sarà difficile.- ragionai tornando serio.
E: - Estremamente.-
H: - Insomma, sei sicura?-
E: - Certo.-
disse subito. - Ma tu sei pronto per la parte peggiore?- aggiunse.
H: - Quale?- domandai spaventato, staccandomi dalla sua fronte e in procinto di raggiungere l'altro lato dell'auto.
E: - Ora tocca dirlo a tutti.- disse sorridente.
Mi bloccai di scatto spalancando gli occhi, terrorizzato.
H: - Tuo fratello mi ucciderà.- sussurrai deglutendo.
Lei rise.
E: - Nah.- cominciò. - Proccupati di mio padre.- annunciò fra le risa salendo in macchina.
Oh cazzo.
H: - Sì certo, tu ci ridi. Non sarai tu ad essere decapitata.- ci scherzai, lasciandomi andare.
Ero felice. Emozionato per la vita che mi aspettava.
Eravamo pronti, forti, ce l'avremmo fatta.
Sentivo ancora la sua richiesta d'aiuto, ma ero in grado di soddisfarla.
Mi sarei preso cura di loro.
Mi sarei preso cura di lei.


***
Taaaaaadan
.
Sono tornata!
Non ne avete abbastanza di me?
AHAHAHAHAHA, ne avrete.
Allora
Harry ed Elizabeth vogliono tenere il bambino.
Questa scelta avrà numerose (troppe) conseguenze.
I due personaggi cresceranno ancora.
E non solo loro due.
Riprendiamo questa storia come se non l'avessimo mai lasciata.

Poi, volevo ringraziare le 77 persone che hanno
recensito l'ultimo capitolo della vecchia storia,
ma soprattutto tutte le lettrici silenziose
che si sono rivelate.
Mi avete reso felicissima, davvero.
Io vi amo.



Vi ricordo il link della storia originale:

I Love You Baby


Passate nell' altra mia storia:
Big Girl FF sugli One Direction


Passate anche qui: (ve le consiglio)
Only us . FF sugli One Direction
Rock me. FF sugli One Direction



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harrehs.

Passate anche dallo special natalizio di questa storia:

Stuck on Xmas Eve.



Mi dileguo

A presto
XXX

harrehs


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Capitolo 2
*** #Hello, I'm pregnant. ***


Chapter 2nd.
#
Hello, I'm pregnant.






Harry's Point Of View
''I just called to say I love you
I just called to say how much I care
I just called to say I love you
And I mean it from the bottom of my heart''
continuavo a canticchiare sotto la doccia, costringendomi ad allontanare i pensieri. Quella sarebbe stata una dura giornata; mi stavo preparando per andare da Elizabeth a dare la grande notizia. Incredibile di certo, ed ero totalmente spaventato.
Avevamo scelto di dirlo prima ai suoi che ai miei, almeno mi sarei tolto questo dente.
''No summer's high
No warm July
No harvest moon to light one tender August night
No autumn breeze
No falling leaves
Not even time for birds to fly to southern skies''

Se devo essere sincero, in quel momento ancora non avevo realizzato che tutto ciò fosse vero. Anzi, la mia vita sembrava la solita. Lavoro, Elizabeth, casa. Nulla di nuovo. Per ora.
''No Libra sun
No Halloween
No giving thanks to all the Christmas joy you bring
But what it is, though old so new
To fill your heart like no three words could ever do''
continuai a cantare urlando. La mia doccia mi amava. Cantare mi piaceva, non era male come cosa, ma preferivo limitarmi al pubblico presente nel mio bagno: ovvero io; ma non quel giorno.
X: - Sei il solito ritardatario, sbrigati.- mi intimò una voce, facendomi sobbalzare. Dovevo cominciare a chiudere a chiave quando mi facevo la doccia.
Scostai la tenda bagnata, per affacciarmi e scoprire il mittente della voce.
Sorrisi appena la vidi: Elizabeth stava seduta sulla tavoletta abbassata del water e mi guardava divertita.
H: - Che ci fai qui?- le chiesi.
E: - Ti aspetto no? Su, fai in fretta.-
H: - Okay, mi insapono e ho fatto.-
dissi velocemente, richiudendo la tenda e finendo la mia calda e rilassante doccia. Poi un'idea mi passò velocemente per la testa e aprii nuovamente la tenda, esibendo la mia espressione di malizia.
H: - O vuoi farlo tu?- domandai.
Lei alzò gli occhi al cielo.
E: - Datti una mossa, Harry.- rifiutò la mia proposta.
Sospirai.
H: - Non fare la sostenuta, ormai non ti si addice più.- commentai per stuzzicarla, tornando a lavarmi.
E: - Non attacca Harry, non oggi.-
Tuttavia sorrisi, soffermandomi al 'non oggi'.


Fui poi pronto per la gran rivelazione. Mi vestii velocemente e presi le chiavi dell'auto; Elizabeth preferì fare una passeggiata, quindi optammo per raggiungere casa sua a piedi.
Durante il tragitto parlammo e fantasticammo sulla reazione dei loro genitori; avevano deciso di prendersi sei mesi di riposo, avendo finito il tour. Ecco quando si dice ottimo tempismo.
Non sapevo chi sarebbe stato peggio: o Liam o il severo padre, che per giunta mi odiava ancora.
Arrivammo a destinazione, ed entrambi eravamo estremamente agitati.
Non sapevamo se dirglielo di getto, o girarci un po' intorno. Se farceli arrivare da soli, o dargli subito la notizia. Decidemmo infine che ci saremmo poi affidati al destino.
Salimmo le scale e una volta arrivati alla porta di casa fummo accolti da Liam, che come al solito mi riservò un'occhiata di disgusto.
Ma non era Liam quello che in quel momento mi preoccupava di più.
Il salone era vuoto: dov'erano i genitori di Liz?
E: - Mamma e papà?- domandò curiosa.
L: - Non sono qui. Sono usciti, torneranno fra poco.- rispose con nonchalance, buttandosi a peso morto sul divano afferrando il telecomando della televisione.
Sbuffai spazientito.
H: - Perfetto, arriverà mai questo momento?- protestai senza pensarci, catturando involontariamente l'attenzione del ragazzo.
L: - Che momento?- chiese quasi con tono di minaccia. Ma dopottutto lui si rivolgeva a me sempre con quel tono.
Guardai Elizabeth alla sprovvista, cercando aiuto. Lei mi rivolse un'occhiata rassicurante, per poi guardare il fratello e sorridere.
E: - Diventerai zio.- disse di botto, lasciandomi di stucco.
Tuttavia, il fratello rise e tornò a guardare la televisione, come se non fosse successo nulla.
L: - Carino, vi fate un cane?-
E: - Sono incinta.-
continuò ora seria. L'espressione di Liam cambiò subito: un misto di stupore, spavento, insicurezza, rabbia, dubbio, caratterizzava il suo viso.
Si alzò improvvisamente, venendo verso di noi, a pochi centimetri da sua sorella.
L: - Se è uno scherzo non è divertente...- le soffiò sulle labbra.
Lei fece un lento cenno di no con la testa.
E: - Non ho l'aria di una che scherza, Liam.-
Chiuse gli occhi rassegnato, mentre io non sapevo cosa dire. Cominciò poi a scaricare la rabbia camminando avanti e indietro per la stanza.
L: - Ma come è potuto succedere?- borbottò disperato.
E: - Il modo è solo uno, caro fratellone...- rispose con ovvietà, divertita.
A quel punto lui si voltò verso di me, puntandomi l'indice contro.
L: - Ti avevo detto di starle lontano!- mi intimò.
H: - Non era programmato!- mi difesi.
L: - Avresti dovuto pensarci! Se capisci cosa intendo...- disse furioso, incrementando i miei sensi di colpa. Sapevo che era colpa mia, eccome se lo sapevo. Deglutii colpevole, chiudendo gli occhi, affondando la mia anima nella vergogna.
E: - Aggredire il padre di tuo nipote è di certo l'ultima cosa che ora ci serve.- prese le mie parti, stringendomi la mano. Aprii nuovamente gli occhi, ringraziandola con lo sguardo.
L: - Nipote... Non posso crederci. Quindi volete tenerlo?-
E: - Sì Liam è quello che voglio.-
rispose convinta.
L: - Sei sicura?- domandò ora protettivo e amichevole. Voleva bene alla sorella, ed era ovvio che ora reagiva  in quel modo.
Lei annuì.
L: - D'accordo allora. Sai benissimo che ti starò vicino in tutte le scelte che farai.- le sorrise, avendo un improvviso sbalzo d'umore. Si abbracciarono, in un momento di amore fraterno.
Lui si rivolse poi a me.
L: - Sono felice che in questo momento lei abbia accanto un uomo che la ama.- rivelò, per la prima volta sinceramente felice di avermi fra i piedi.
H: - E io sono felice di avere una donna come lei.- risposi sorridendo. Rispose al sorriso e mi diede le spalle, forse per riprendere a camminare.
Ebbi il tempo di guardare Elizabeth per qualche attimo, prima che un pugno mi colpisse in pieno viso, rompendomi il labbro.
H: - Ma sei impazzito?- sbottai.
L: - Scusa amico, ma è da tempo che volevo farlo.- scrollò le spalle con ovvietà. -Senza rancore?- chiese poi tranquillo.
Mi premetti il labbro con le mani, fermando la fuoriuscita di sangue.
H: - Certo.- risposi sarcastico, riservandogli un'occhiata rude.
E: - Prendo del ghiaccio.- commentò con il mio stesso tono.
L: - Tu intanto accomodati Harry.- disse amichevole, lasciandomi sempre più di stucco. Mi sedetti, mai abbassando la guardia.
In poco tempo Elizabeth tornò con il ghiaccio e cominciò a tamponarmi il labbro, in attesa dei suoi genitori.

Qualche minuto dopo, anzi, una mezz'ora dopo, la porta si aprì e signor e signora Payne fecero il loro ingresso.
E: - Ciao mamma, ciao papà.- li salutò cordiale.
P: - Ciao tesoro. - rispose sorridente il padre, prima che portasse lo sguardo su di me - E lui che ci fa qui?-
E: - Te l'avevo detto che eravamo tornati insieme papà...-
rispose timidamente.
Fu lì che mi alzai.
H: - E' un piacere rivedervi signori Payne.- dissi entusiasta, dirigendomi prima dalla madre, Valerie, che mi strinse in un caldo e sincero abbraccio.
V: - Anche per noi, Harry. Non l'ho mai detto, ma sei sempre stato il mio preferito fra i ragazzi di Elizabeth.- rivelò, facendo un'assoluta allusione a Zayn.
H: - La ringrazio molto, signora Payne.-
V: - Chiamami pure Valerie.-

Le sorrisi riconoscente, poi rivolsi lo sguardo al padre, che invece sembrava infastidito da quella situazione.
P: - Io non posso dire lo stesso.-
H: - Senta, so che abbiamo cominciato con il piede sbagliato, ma davvero, io ci terrei ad avere un buon rapporto con lei.-
P: - Sì, certo.-
rispose e fece per andarsene in camera sua, ma Elizabeth lo fermò.
E: - Papà, devo dirti una cosa prima.-
L: - Ora ci sarà da ridere.-
commentò sotto i baffi.
P: - Affare fatto, basta che sia veloce.- rispose togliendosi il cappotto e sedendosi sulla poltrona.
Valerie lo imitò, e ci sedemmo anche io ed Elizabeth, vicini sul divano stringendoci la mano.
Decisi di prendere parola io stavolta.
H: - Allora...-
P: - Elizabeth doveva dirmi una cosa, non tu!-
mi interruppe.
E: - Lascialo parlare.-
Presi un gran respiro e ripresi.
H: - Allora... - altro respiro - Diciamo che a volte succedono cose che non sono in programma e che portano grandi cambiamenti nella vita di una persona, quindi...-
P: - Ti trasferisci?-
mi interruppe nuovamente. Stavo per perdere la pazienza.
H: - Mi faccia parlare...-
P: - Ti arruoli e partirai per una lunga guerra?-
insistette.
H: - Elizabeth è incinta, è alla sesta settimana, abbiamo deciso di tenerlo, contento nonnino?- sputai tutto, spazientito.
Le espressioni dei due mutarono, come poco prima era mutata quella di Liam.
La madre portò lo sguardo in basso, e il padre chiuse gli occhi tremante.
P: - Tu cosa?- sussurrò, rivolgendosi alla figlia.
E: - Io aspetto un bambino papà.- ribadì. L'uomo si mise le mani sul volto, disperato.
P: - Dopo che ti abbiamo educato così...- balbettò fra sè. -Perché Lizzie?-
E: - Sono cose che accadono papà, e non hanno nulla a che fare con la mia educazione.-
ribatté.
P: - Ah no? Lizzie, io e tua madre non ti abbiamo certo insegnato ad andare con il primo ragazzo che trovi!-
H: - Mi ascolti!-
mi feci avanti. - Elizabeth è la ragazza migliore che abbia mai incontrato. Quella a cui è stata data la migliore educazione, e anche se lei - dissi puntandogli il dito - signore, non vuole capirlo, io la amo. Se la colpa è di qualcuno di certo non è di Elizabeth. Ma è mia.- dissi infine.
Il padre non rispose, sbuffando.
La madre, da allora rimasta in silenzio, si alzò improvvisamente e venne verso di noi. Fece alzare anche la figlia, e le mise una mano sulla pancia.
V: - Senti nulla?- le chiese dolcemente. Elizabeth scosse la testa. -Sei felice?- aggiunse. Elizabeth annuì. -E' quello che vuoi davvero?- lei annuì di nuovo. La madre a quella risposta le carezzò la guancia. -E' l'esperienza più bella della vita, Lizzie. Io e tuo padre ti saremo vicini.- finì, abbracciandola.
Poi si rivolse a me.
V: - Sei l'unica persona che avrei voluto accanto a mia figlia in questa situazione.- mi disse teneramente.
H: - Grazie mille Valerie.- la ringraziai sincero alzandomi e stringendole la mano. A quel punto anche il padre si alzò e venne verso di me. Mi intimorii, ma non lo diedi a vedere. Dopo il cazzotto di Liam, tutto era possibile.
P: - Che ne dici se ci andiamo a fare due passi?- mi domandò. Annuii incerto, per poi infilarmi la giacca, salutare Elizabeth, ringraziare per l'ospitalità e farmi largo verso la strada lungo il patibolo.


Elizabeth's Point Of View
Harry se ne era andato con mio padre. Non sapevo cosa sarebbe successo, ma ero certa che dopo mi avrebbe raccontato tutto.
L: - Bene, io vado a trovare Debbie.- si congedò Liam, probabilmente volenteroso di lasciare sole in salone me e mia madre.
Restammo un po' in silenzio, fino a quando lei venne verso di me, con un'espressione tenera a di conforto.
V: - Non è ciò che vuoi davvero.- disse.
E: - Certo che lo è mamma.-
V: - E' inutile Lizzie, non puoi mentire a tua madre.-
insistette. Aveva ragione: non potevo mentirle.
E: - Io...- cominciai, ma non riuscii a terminare che le lacrime uscirono da sole.
V: - Perché lo fai se non è ciò che vuoi?- continuò a domandare, ma era come se già sapesse la risposta.
E: - Perché fa felice lui mamma. Io non l'ho mai visto così entusiasta e... Vedere lui felice mi rende felice.- rivelai, per la prima volta, fra le lacrime.
V: - Questo perché lo ami.- disse.
E: - Ma io non sono pronta...- continuai, chiedendo aiuto.
V: - Io ti starò vicina, bambina mia.-


***
Ello pippol (?)
Sono tornata!
Ma giuro, scrivere
questo capitolo è
stato abbastanza difficile!
Quindi ci ho messo molto,
mi dispiace
Ma spero che vi piaccia!

Allora:
-Liam si è sfogato su Harry (lol)
-Lo hanno detto ai genitori di lei
-Elizabeth non è pronta
-Harry è fuori con Paul (ditelo che avete paura)

Detto questo, vi prego,
passate dalla mia nuova storia?

don't forget


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harrehs.

Ora mi dileguo!
XXX
harrehs

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Capitolo 3
*** #Fault ***


Chapter 3rd.
#Fault.





Harry's Point Of View
Ero agitato.
Anzi, forse dire agitato neppure rispecchia ciò che provavo in quel momento.
Terrore. Sì, forse se dico terrore riuscite ad immaginare.
Uscimmo del palazzo, entrambi in silenzio. Misi le mani in tasca e cominciai a guardarmi intorno con indifferenza, non mostrandomi vulnerabile.
Ora dovevo essere uomo; per Elizabeth, per il bambino.
P: - Facciamo due passi?- chiese in tono neutro. Mi limitai ad annuire, e cominciammo a camminare lungo il marciapiede, senza una meta ben precisa.
Più ci allontanavamo dalla casa più mi sentivo in balìa dell'ignoto; lontano da Elizabeth andava via una parte di me, insieme eravamo più forti. Da soli contavamo poco e niente.
Restammo in silenzio per un bel po' e innervosito dall'attesa, cominciai a dare calci a un sasso sul terreno. Solita fortuna, questo andò proprio a colpire la gamba del signor Payne.
Si voltò di scatto verso di me, sguardo rude e vendicativo.
P: - Non sei un gran giocatore, da come vedo.- notò divertito.
Scossi la testa sorridendo.
H: - Il calcio non è il mio forte.- risposi scrollando le spalle.
Emise una leggera risata, che per qualche strana ragione sembrò mettermi a mio agio.
P: - Allora Harry- cominciò. Ecco che tornò il disagio. -Che intenzioni hai con mia figlia?-
Fatidica e solita domanda.
Per qualche strana ragione tutti i padri fanno sempre quella ridicola domanda.
H: - Di costruire una famiglia.- risposi con ovvietà.
P: - Harry, avere un bambino non è uno scherzo. E' dover crescere un'altra persona, dover dare se stessi. Dover mettere il bambino al primo posto.- mi avvisò.
H: - Lo so. E farò qualsiasi cosa pur di fare al meglio questo lavoro. Pur di rendere Elizabeth e il bambino felici.- confessai sincero.
Scosse la testa e si mise di fronte a me, appoggiandomi le mani sulle spalle. Questo gesto mi intimidì: mi aspettavo il peggio.
P: - Non voglio che ci sia un rammollito al fianco di mia figlia.- disse serio.
H: - Signore, lei...- feci per ribattere, per dirgli che si sbagliava, ma fui interrotto.
P: - Ecco perché sono felice che lei abbia trovato te.- disse infine, lasciandomi di stucco. Boccheggiai, non sapendo cosa dire. Ma mi sentivo felice, libero.
Ancora più inaspettatamente, lasciò le mie spalle e mi strinse in un caloroso abbraccio. Ricambiai, non sapendo che altro fare.
P: - Ma sappi che se vedrò delle lacrime sul viso di mia figlia, ti conviene girarmi alla larga.- si affrettò ad aggiungere, una volta slegato l'abbraccio.
H: - Signor Payne, se ci saranno delle lacrime sul volto di Elizabeth, dia per scontato che io sarò lì per asciugargliele.- risposi convinto con ovvietà.
Sorrise.
P: - Chiamami pure Paul ora. Benvenuto in famiglia, Harry.- disse fiero porgendomi la mano. La strinsi e lo tirai felice più vicino a me, per stringerlo nuovamente in un abbraccio.
P: - Questa confidenza, Styles?- domandò divertito.
H: - Funziona così in famiglia, Paul.- spiegai.
P: - Ho paura che dovrò abituarmici.- rispose.
Ero al settimo cielo in quel momento.



Elizabeth's Point Of View
Mi sentivo più tranquilla ora.
Mio padre aveva accettato la cosa, mia madre aveva promesso di aiutarci e mio fratello aveva rinunciato a voler fare a brandelli il mio ragazzo.
In realtà però, teoricamente mi sentivo tranquilla.
Praticamente invece, c'era qualcosa che stava crescendo dentro di me. Qualcosa di sconosciuto, qualcosa di mio.
Eravamo andati a casa di Harry quella sera, per ingannare il tempo e per stare un po' da soli. A casa sua non c'era nessuno, la madre sarebbe tornata solo la mattina dopo; era rimasta a dormire da Robin.
Harry aveva optato per vedere un film: Love Actually, lui lo amava. Stare lì sul divano, accovacciata fra le sue braccia, mi dava sicurezza.
C'erano le luci abbassate e facevo fatica a tenere gli occhi aperti. Cominciavo a sentire i primi segni della gravidanza.
Stanchezza, estrema.
Non ci avevo ancora fatto l'abitudine, comunque. Mi sembrava folle. Io, un bambino?
Era come se volessi fermare il tempo, e stare fra le braccia di Harry per tutta la vita. Non avevo bisogno di nient'altro in quel momento. Solo lui ed io.
Eppure non saremmo stati più solo due. Mancavano meno di otto mesi. E poi che avremmo fatto? Dove lo avremmo tenuto? Come lo avremmo mantenuto? E perché Harry non dava peso a questi problemi?
Forse ora era meglio lasciarsi tutto alle spalle e seguire quel maledetto film.
Che poi, non avendolo per nulla seguito, non sapevo neppure chi fosse il protagonista.
Sospirai, senza un perché, ma era come se mi mancasse il fiato e avessi dovuto sospirare. Ennesimo sintomo, o semplice ansia?
H: - Smettila di lamentarti, questo film è bello.- disse divertito, cominciando ad accarezzarmi dolcemente una guancia.
Questo gesto, per qualche strano motivo, accese in me qualcosa. Come se in quel momento avessi un'inadeguata voglia di lui.
Dovevo averlo mio, in quel momento.
Altro ennesimo sintomo.
Non so fino a che punto sarei riuscita a tollerare questi ridicoli segni.
Ma perché poi dovevo farmi tanti problemi?
Perché non ero io, ecco perché.
L'eccitazione cresceva in me, e solo per un suo ridicolo tocco sulla mia guancia.
Emisi un gemito, che maledissi.
H: - Tutto bene?- mi chiese immediatamente, preoccupato.
Annuii.
E: - E' solo che inizio a sentire i primi sintomi.- spiegai, non rivelando completamente ciò che provavo in quel momento.
H: - Posso esserti d'aiuto?- domandò veramente interessato.
In realtà, sì.
E: - No...- risposi poco convinta, ma dovevo sconfiggere questi stupidi bisogni. Dovevo avere il controllo su me stessa.
Mi sorrise e riprese a guardare il film, che tanto gli piaceva.
Per me fu invece un incubo; partì dalla punta della lingua, la voglia di rimettere tutto.
Mi si aggrovigliò lo stomaco.
Allontanai Harry da me, con uno scatto veloce, lasciandolo di stucco.
H: - Cos'hai ora?- chiese non capendo.
Mi alzai velocemente e scappai verso il bagno. Il dolore era lancinante.
Mi piegai sul gabinetto e rigettai tutto. Nel suo bagno.
Imbarazzo, assurdo imbarazzo.
Non volevo tutto questo.
Non volevo che questo avesse il sopravvento su di me.
Sapevo cosa mi aspettava. Perché Harry non lo capiva?
Ma non potevo dare la colpa a lui.
Mi sentivo confusa, estremamente.
Respirai a fondo e mi alzai decisa.
Vidi Harry comparire sulla soglia della porta e fissarmi, non sapendo cosa fare.
Avevo paura che fosse schifato, che volesse fuggire. Lui poteva. Io no.
E se non gli fossi più bastata? Se avesse voluto di più?
H: - Qui ci penso io, tu torna pure di là.- disse. Lasciare a lui pulire i resti del mio vomito?
Non avrei mai potuto.
E: - No Harry.- risposi fredda.
H: - Liz, ti ho detto che faccio io, tu va' di là.- ribadì serio, afferrando l'asciugamano e chinandosi di fronte al gabinetto, cominciando a pulire la tavoletta come se nulla fosse.
Mi sentii umiliata.
E: - Ho bisogno di andare a casa...- riflettei ad alta voce.
H: - Ti accompagno.- si affrettò a dirmi.
E: - No.- risposi prontamente, non sapendo neppure perché.
Non volevo che mi accompagnasse, volevo stare un po' da sola.
Spalancò gli occhi sorpreso, si alzò e venne davanti a me.
H: - E' buio, non ti lascio andare da sola.-
E: - Harry è una strada popolatissima, e saranno sì o no dieci minuti.-
H: - Non mi importa.-
E: - Ho bisogno di fare due passi da sola.-
insistetti.
H: - Elizabeth...-
E: - Harry.-
finii decisa. Lui sospirò, sapendo che non sarebbe riuscito a convincermi.
Mi prese poi il viso fra le mani e mi lasciò un dolce bacio.
Avevo appena vomitato; avevo ancora il sapore in bocca.
Doppia umiliazione.
E: - Harry io ho appena...-
H: - Baciato il tuo ragazzo.-
sorrise.
Annuii divertita e riconoscente.
Andai poi in salone, presi giacca e borsa e mi avviai all'uscita. Avevo bisogno di stare un po' da sola.
H: - Chiamami appena sei arrivata.- si raccomandò.
Era sempre così protettivo.
Si avvicinò a me per salutarmi e baciarmi.
In seguito al bacio però, fece qualcosa di strano, qualcosa che mai prima aveva fatto; mise la mano destra sulla mia pancia.
Fu in quel momento che lo sentii.
Non il bambino, era impossibile.
Ma qualcosa.
Qualcosa dentro di me.
Come se il tocco fosse stato avvertito all'interno della mia pancia.
Una presenza, che mai prima avevo sentito.
Ora era sicuro, capii che era vero; c'era qualcun'altro dentro di me.



Harry's Point Of View
Pochi minuti dopo aver salutato Elizabeth il telefono di casa squillò e corsi a rispondere.
H: - Pronto?- domandai. Riconobbi subito la voce di mia madre.
A: - Harry, senti- cominciò imbarazzata - Robin si sente poco bene e vuole stare da solo-
H: - Capisco...-
la interruppi sussurrando, ma lei non se ne accorse.
A: - Mi chiedevo se... Insomma, so che lì c'è Elizabeth... Posso tornare a casa o...?- finì.
Emisi una leggera risata; amareggiata, poiché ciò che mia madre pensava, ciò che io avrei davvero voluto fare quella sera, non sarebbe accaduto. Non che io ed Elizabeth non lo facessimo mai, anzi. Però ci speravo anche quella sera.
H: - Torna pure mamma.- dissi, per poi salutarla e attaccare.
Mi gettai a peso morto sul divano e spensi il televisore.
Era come se un tram mi avesse investito.
Elizabeth stava male, e io non potevo fare nulla.
Mi sarebbe piaciuto poter invertire le parti; io che stavo male, e lei che guardava impotente, sentendosi stupida.
Io potevo fuggire, lei no.
Cercavo di alleviare il suo dolore in qualche modo, ma nulla era possibile. I sintomi cominciavano a farsi vedere, e presto sarebbe stato tutto diverso.
Sbalzi d'umore.
Sarebbe ingrassata, e tanto.
Smagliature.
Sofferenza.
Io ero pronto ad accettarlo. Lei no.
Sapevo che lei non era pronta, conosco Elizabeth come le mie tasche, eppure non voleva darlo a vedere.
E io non volevo accettarlo?
Mi sentivo in colpa, dannazione.
Tutto ricadeva su di me. Se io quella notte non avessi fatto lo stupido errore di non pensare alle precauzioni tutto questo non sarebbe successo. Mai.



Elizabeth's Point Of View
Avevo bisogno di quella passeggiata.
Il vento mi scompigliava i capelli e batteva sulle mie guance.
Mi bagnai le labbra, fredde come il ghiaccio ora.
Pensai nuovamente ad Harry; lui era perfetto. Ma ora avevo bisogno di qualcun'altro.
Presi il telefono e composi il numero.
C: - Liz?- rispose subito la mia migliore amica.
E: - Ha pulito il mio vomito.- dissi velocemente, cercando conforto e desiderando che non sembrasse una cosa tanto ridicola.
C: - Stai bene?- non capiva.
E: - Dormi da me oggi?- chiesi disperata.
C: - Io... Non so...-
E: - Ti prego.-
C: - Arrivo.-


Harry's Point Of View

A: - Dov'è Elizabeth?- chiese subito mia madre appena entrò.
Ero ancora sul divano, a guardare il vuoto. Neanche mi ero accorto del suo arrivo.
H: - E' andata via.- dissi secco.
A: - Che succede Harry?- mi domandò, sapendo che c'era qualcosa che non andava.
Alla mamma non sfugge mai nulla.
H: - Elizabeth è incinta.- rivelai.
Sempre più colpevole.
Mi sentivo sempre più colpevole.
E' proprio vero, che quando risolvi un problema, un altro è già lì ad aspettarti, proprio dietro l'angolo.


Elizabeth's Point Of View
Ero quasi arrivata quando girando l'angolo una voce attirò la mia attenzione.
X: - Le belle ragazze non dovrebbero andare in giro da sole a quest'ora.- disse.
Mi voltai spaventata. Ma appena vidi il mittente della voce, mi rassicurai e sorrisi allegramente.



***
Salve a tutte

Lo so, ho fatto l'ennesimo ritardo
ma anche questo capitolo
è stato un parto (per essere a tema lol)
Spero che per il prossimo ci metterò di meno

Prima che io dica qualsiasi altra cosa,
volevo chiedervi se potevate passare qui

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1580583&i=1
è la mia nuova storia,
vorrei sapere cosa ne pensate

Ora vorrei rispondere a due domande
non me le avete mai fatte,
ma sicuramente ve le siete poste.


1. Perché cambiare i veri nomi dei genitori di Liam?
Come forse avrete notato il nome della mamma
di Harry (Anne) è rimasto immutato.
Ho invece cambiato i nomi dei veri
genitori di Liam.
Questo perché, a differenza dei genitori di Harry
nella FF,
i genitori di Liz e Liam,
in particolare il padre,
fungono da antagonisti
ai nostri protagonisti.
Quindi,
non volendo contrassegnarli negativamente
ho cambiato i nomi.


2. Perché la parte di Elizabeth è così confusionaria?
Forse,
mentre leggevate la parte narrata da Elizabeth,
ci avete capito poco e niente.
Questo perché la nostra protagonista sente i primi sintomi.
Ogni gravidanza è vissuta da ogni donna in maniera differente
(ho anche interrogato mia madre lol)
I sintomi sentiti da Elizabeth sono per l'appunto:

-stanchezza
-eccitazione
-nausea
-sbalzi d'umore
-insicurezza

Sono tutti tipici del secondo mese,
e non saranno neppure gli unici che Elizabeth sentirà.
Bisogna anche calcolare che Lizzie ha a malapena
diciasette anni.
E' quindi catapultata in una situazione a lei prima estranea,
e ciò la confonde sempre di più.
Ho quindi voluto riportare la sua confusione anche fra le righe.


Tornando a noi, volevo aggiungere un paio di cose
-Per tutte quelle che mi chiedono di che sesso è il feto
(ora è ancora un feto)
dovrete aspettare il terzo/quarto mese.
E' inutile, non ve lo dirò prima lol.


-Per quelle che mi chiedono di leggere le loro FF
potete chiedermelo,
il problema è che ultimamente sono molto occupata
e non sempre posso passare.
Poi quando ho tempo mi dimentico di chi me lo aveva chiesto.
Quindi, voi continuate sempre a chiedermelo,
potreste ritrovarvi una mia recensione
quando meno ve lo aspettate lol


Ci tengo inoltre a dire che questa storia
è la quarta più popolare tra le multicapitolo brevi.
E tutto questo grazie a voi.
Sono felicissima, grazie.


Ah,
vorrei augurare un grande in bocca al lupo
a due grandissimi artisti,
tali
Taylor Alison Swift
e
Edward Christopher Sheeran
che oggi hanno la cerimonia dei Grammy.

Che altro?
Su Twitter sono
@xsmilecmon

XXX
harrehs










 

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Capitolo 4
*** #Us against the world. ***


Chapter 4th.
#Us against the world.






Elizabeth's Point Of View
X: - Le belle ragazze non dovrebbero andare in giro da sole a quest'ora.- disse.
Mi voltai spaventata. Ma appena vidi il mittente della voce, mi rassicurai e sorrisi allegramente.
E: - Zayn Malik.- constatai incredula, prima di saltare fra le sue braccia, felice. Lui strinse la presa, e appoggiò la testa fra i miei capelli, ridendo.
Z: - Ero serio, non dovresti andare in giro da sola a quest'ora.- ribadì, lasciandomi.
E: - Eviterei simili incontri- ci scherzai su. Rise.
Z: - Sono... Due mesi che non ci vediamo?- rifletté e annuii.
L'ultima volta che ci eravamo visti era proprio quella in cui ci eravamo lasciati. Incredibile.
Si morse il labbro restandomi a guardare, come beandosi di quel momento. Mi mise in imbarazzo; se Harry avesse saputo che ero in una strada buia, sola con Zayn Malik, lo avrebbe di certo ucciso o torturato vivo.
Soprattutto se continuava a fissarmi con quell'aria maliziosa.
E: - Che hai combinato in questi mesi?- domandai, tanto per interrompere quel silenzio.
Z: - Ho deciso di rimettermi a studiare. Ho capito che è molto importante, se voglio avere un futuro decente.- rispose, lasciandomi a bocca aperta.
E: - Non me lo sarei mai aspettata da te, ma sono davvero felice che tu ci sia arrivato.-
Z: - E tu? Che è successo di nuovo?-
chiese poi.
Troppe cose.
Sono incinta, avrei dovuto dirglielo? No, non sarebbe servito a nulla. E sembrava un dettaglio irrilevante. Sembrava.
E: - Nulla di nuovo.- mi limitai a mentire.
Dovevo chiudere la conversazione, assolutamente.
Z: - Stai ancora con...?- chiese poi timidamente.
Sì, mi pareva ovvio. Anzi, presto saremo anche genitori.
E: - Harry? Sì.-
Z: - Mi sembra come parlare di uno sconosciuto...-
pensò ad alta voce, sorridendo amareggiato. Capii, anche io non parlavo o sentivo Janette da mesi. Janette, cosa avrebbe detto lei di tutto questo?  Che stavo sbagliando, certo.
Per lei io sbagliavo sempre.
Poi riportai il pensiero su Harry. Non mi andava di parlare di lui con Zayn.
E: - Io devo andare, è stato un piace rivederti.- dissi sorridendo e congedandolo, iniziando a camminare per allontanarmi.
Z: - Ti chiamo? Okay?- domandò. Mi constrinse a voltarmi di nuovo.
E: - Non penso che...-
Z: - Che il tuo ragazzo ti dia il permesso? Hai bisogno del permesso di qualcuno, Payne?-
mi stuzzicò. Quella fu la goccia che fece trabboccare il vaso. Sapeva benissimo che questo era il mio punto debole: ricevere ordini da qualcuno.
E: - Non tartassarmi di telefonate...- dissi infine, andandome definitivamente.
Molto probabilmente, non avrei accennato ad Harry di quella conversazione.


Arrivata a casa mandai un messaggio a Harry, dicendogli che stavo bene. Ad aprirmi la porta fu Louis. Non ne ero sorpresa; essendo il mio migliore amico, e quello di Liam, passava moltissimo tempo a casa nostra. Anche Charlotte era arrivata da poco. Le cose fra lei e Louis sembravano andare meglio e loro parevano davvero molto amici. Solamente io e quei pochi che sapevano la vera storia, avrebbero detto che fra di loro una volta c'era stata una storia d'amore.
In quel momento eravamo solo io, Charlie, Louis e Liam a casa. I miei dovevano essere fuori con Emma. Aspettai che Liam andasse in bagno a farsi una doccia, per rivelare ai due il mio particolare incontro.
Lou: - Lizzie, non puoi aprire di nuovo quel capitolo.- mi ammonì, riferendosi a Zayn.
E: - Perché non possiamo essere amici?- protestai.
C: - Perché lui è innamorato di te!- ribbatté.
E: - Non è innamorato di me-
C: - Lizzie, se si ha davvero amato una volta, non si smette.-
Lou: - Non può esserci amicizia dopo amore...-
finì, posando il suo sguardo su Charlotte. Capii cosa intendeva. Anche lui e Charlie si erano amati; non sarebbe potuta finire così.
Optai per il lasciarli soli, perché sentii che era la cosa giusta da fare.
Mi alzai e me ne andai in camera mia.


Harry's Point Of View
Lo avevo detto a mia madre. Lei mi aveva abbracciato, mi aveva detto che avrebbe fatto tutto il possibile per noi, e poi era andata a farsi una doccia.
Anche questo riusciva a farmi sentire in colpa.
Sarei stato anche un peso per mia madre?
Camminavo avanti e indietro per la stanza, cercando di tenere sotto controllo la situazione. Neppure Elizabeth voleva più vedermi.
Elizabeth.
Presi il giacchetto, me lo infilai alla svelta e mi avviai verso casa sua. Forse lei non voleva vedermi, ma io avevo bisogno di vederla.
Faceva davvero molto freddo e continuavo a tremare vulnerabile al vento. Eppure scelsi di fare il giro lungo, quello che ci metteva trenta minuti ad arrivare a casa sua.
La strada era completamente deserta.
E fu mentre camminavo a passo svelto che il mio sguardo fu colpito da qualcosa.
Da un'insegna.


Charlotte's Point Of View
Il commento di Louis era una frecciata. Un'assoluta frecciata.
Eppure aveva ragione. Io non avrei mai smesso di amarlo, anche se ci avessi provato. Tuttavia cercavo di allontanare quest'idea, perché sapevo fosse sbagliata, e che io avrei sofferto di nuovo.
Eravamo rimasti soli, e l'aria che si respirava era assolutamente imbarazzante.
Sospirai.
C: - Elizabeth si è cacciata in un gran guaio...- commentai, per rompere il silenzio.
Lui scrollò le spalle indifferente.
Lou: - Non mi va di parlare di Lizzie ora...-
C: - E di cosa vuoi parlare?-
Lou: - Qualsiasi altra cosa.-

E poi mi venne quell'idea. Non so perché, ma mi venne in mente.
Era forse ridicola, ma dovevo togliermi quel dubbio.
Sapevo che ci avrebbe messo in una posizione scomoda, ma dovevo.
C: - Quando hai capito che avevi una cotta per me?- domandai, terribilmente imbarazzata.
Si voltò a guardarmi, esterrefatto. Di certo non si sarebbe mai aspettato una domanda simile.
Poi abbassò lo sguardo, pensieroso.
Lou: - Io... Forse l'ho sempre saputo ma non me ne sono mai accorto... Insomma, non so se capisci.- rispose. -E tu?- mi chiese, inaspettatamente. Che avrei detto ora? Be, a dire la verità non ci perdevo nulla.
C: - Dalla prima volta che i nostri occhi si sono incrociati.- rivelai vulnerabile.
A quella risposta lui si avvicinò pericolosamente a me, sedendosi al mio fianco su quel divano di pelle nera.
Mi mise una mano sulla guancia, il che mi fece rabbrividire. Ero abituata al contatto fisico con Louis, ma non ne ero pronta in quel momento.
Lou: - Io sono stato uno stupido Charlie.- cominciò, sussurrando - se forse me ne fossi accorto prima, se avessi capito... -
C: - Cosa sarebbe cambiato?-
domandai, con un filo di voce, mentre lui continuava ad avvicinarsi alle mie labbra. Sapevo a cosa mirava, ma mi sembrava così sbagliato.
Eppure restavo lì, ferma, desiderosa di quel bacio.
Era a pochi millimetri da me.
Chiuse gli occhi.
Per un attimo pensai di dover fare lo stesso, di lasciarmi andare.
Voltai il viso, in modo tale che le sue labbra incontrarono la mia guancia, deluse.
C: - Non sarebbe cambiato nulla, Tomlinson.-


Elizabeth's Point Of View
Mi infilai il pigiama e mi sdraiai sul letto, cercando di trovare tranquillità.
Ero stanca, terribilmente. E il mio stomaco poteva ancora giocarmi qualsiasi scherzo. Per non parlare della terribile nausea.
Cominciavo a sentirlo, e a realizzare di quanto fosse vero.
Harry.
Pensai a lui.
Ne avevo bisogno ora, incredibilmente.
Stavo quasi per prendere sonno, quando sentii picchiettare alla finestra. Sobbalzai subito, impaurita. Pensai di correre via, chiamare Liam, o Louis.
Guardai il vetro trasparente: il mio ragazzo mi sorrideva attendendo che gli aprissi. Risi; Harry era incredibile.
Aprii la finestra. Il riccio si teneva in piedi aggrappandosi alla scala antincendio su cui era salito.
E: - Che ci fai qui?-
H: - Sorpresa!-
proclamò.
Lo aiutai ad entrare. Voleva sempre fare le cose in modo romantico, originale, teatrale. Ma non era qui solo per questo, lo conosco.
E: - C'è qualcosa che ti turba, Harry?- domandai.
Guardò il basso e poi di nuovo me, leggendomi all'interno come le sue iridi verdi erano solite fare.
H: - Perché non mi hai detto che non è quello che vuoi?- sputò fuori.
Chi glielo aveva detto?
Come c'era riuscito?
Mi conosce.
E: - E' una cosa passeggera Harry.-
H: - No Liz-
imprecò prendendomi le mani - Non è un gioco, okay? -
E: - Lo so meglio di te questo, Harry.-
risposi fredda, offesa.
Scosse la testa.
H: - Perché non mi permetti di aiutarti? Io sono qui per te. Per te e per il bambino. Lizzie, noi siamo due e tu sai di poter contare su di me.-
E: - Ma ci sono così tanti problemi...-
H: - Che supereremo insieme, okay? Noi siamo più forti di tutto questo. Ho detto di amarti Payne, non mi tiro indietro. Non dovresti dubitarne.-
disse, e ogni sua singola parola mi scaldava il cuore. Stava dicendo esattamente quello che volevo sentirmi dire.
Annuii.
E: - Insieme...- ripetei.
Poi avvicinò le mie mani al suo petto.
H: - Vieni a vivere con me.- disse, tutto d'un botto.
Rimasi senza fiato.
E: - A casa tua? Con tua madre?-
Scosse la testa divertito.
H: - In una casa tutta nostra.-



***
Ciao a tutte!

Okay, ho fatto un po' di ritardo
ma non ero più ispirata
e questo capitolo ne è la testimonianza
non mi piace.

Comunque,
l'insegna che Harry ha visto
cambierà la vita ai due
e verrà svelata nei prossimi capitoli.
-Charlotte e Louis si piacciono ancora.
-Harry vuole fare il grande passo.
-Zayn torna all'attacco.

Manca solo Niall,
ma non tarderà ad arrivare!

Volevo inoltre ringraziare tutte
per leggere questa storia.
Grazie infinite.

Domani parto
quindi non potrò scrivere per un po'.

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harrehs


 

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Capitolo 5
*** #Everything has changed ***


Chapter 5th.
#Everything has changed






Elizabeth's Point Of View
E: - A casa tua? Con tua madre?-
Scosse la testa divertito.
H: - In una casa tutta nostra.- proclamò soddisfatto.
Mi si mozzò il fiato e un blocco si piazzò sul mio stomaco. Spalancai la bocca.
E: - C-cosa?- balbettai.
Sorrise entusiasta.
H: - Hai capito bene Liz. Io, te, una nostra casa.- ripetè, mentre la sua bocca continuava ad incrinarsi verso l'alto. Io vedevo solo la  confusione, assurda confusione.
Il lato razionale del mio cervello combatteva con quel meraviglioso sorriso che avevo sotto gli occhi.
E: - Come?- riuscii solo a chiedere. Mi afferrò le mani e le portò al suo petto.
H: - Ho visto una casa, poco lontano da qui. Ce la possiamo permettere, con qualche prestito. Io lavoro, mia madre può darci una mano. E forse anche i tuoi...- cominciò e scoprii che c'era dell'altro. I problemi ci sarebbero stati, eccome. E si doveva contare anche sull'appoggio dei miei.
E: - Io sono minorenne.- ecco un altro problema.
H: - Non lo sarai per sempre.-
E: - Ma ora sì.-
H: - Io non lo sono. E' con me che vivrai.-

E' con lui che vivrò. Diedi uno sguardo veloce alla mia camera: non poteva essere casa mia per sempre. Quella era la vita a cui andavo incontro.
Non potevo tirarmi indietro. Non volevo tirarmi indietro.
E: - Non è solo questo Harry, i soldi sono tanti, i problemi sono tanti.- ribadii, cercando appoggio.
H: - Liz, la mia vita è diventata un problema. Ma progettavi di vivere con i tuoi per l'eternità? Che loro si sarebbero presi cura del bambino? Liz, la mia vita è un problema. Permettimi di risolverlo a modo mio.- sussurrò piano. E fu quel fottuto effetto che la sua voce, il suo tocco, i suoi occhi mi facevano, che mi convinsi.
Se diceva che avevamo i soldi, probabilmente li avevamo. Ma dove?
E che prestito avrebbero mai fatto i miei, mio padre, per mandarmi via di casa?
Harry prendeva davvero uno stipendio così alto?
E: - Harry...- sussurrai.
Mi guardò, in cerca di una risposta. Spalancò quei meravigliosi occhi verdi, in attesa.
E: - Prometti che non mi mentirai mai.- chiesi.
Sorrise e mi abbracciò, e da lì capii la sua risposta.
H: - Non dire sciocchezze.- mi sussurrò divertito all'orecchio.

Era folle come tanto velocemente fossi entrata nella settima settimana. Come il tempo continuava a correre. In men che non si dica era Luglio, e anche in un paese freddo come l'Inghilterra, il sole si faceva vedere spesso a illuminare le giornate. Non ero riuscita a godermi davvero neppure un attimo di quell'estate; il tempo diminuiva, mentre il mio peso aumentava.
Riuscivo a vedere la pancia ormai, ma solo un piccolo rigonfiamento. Harry si era preso il brutto vizio di continuare a sfiorarmi il ventre, ma tuttavia alcune volte mi faceva piacere.
Sopportava la mia nausea e i miei sbalzi d'umore, ma si approfittava del fatto che ogni suo gesto continuava a provocarmi un'eccitazione e una voglia di lui continua. Nell'ultima settimana lo avevamo fatto almeno una decina di volte.
E no, non mi stancava, almeno quello.
Mi aveva anche portato a vedere quell'insegna: la casa era a mezz'ora da casa mia, a piedi. Era piccola ma accogliente. Si trovava sopra una lavaderia, un piccolo appartamento.
Mi piaceva, in fin dei conti. Ma inutile dire che le mie preoccupazioni risultarono fondate: non avevamo tutti quei soldi.
Nonostante, stranamente, i miei avessero accettato questa scelta, neppure loro potevano fornirci un terzo del denaro necessario.
Ma Harry continuava a dire che non c'erano problemi, che la casa sarebbe stata nostra.
Che avremmo chiesto un mutuo. Che lui aveva un asso nella manica.
Che asso nella manica?
Mi sembrava tutto così surreale, ma amavo la sua sicurezza. Senza di lui sarei impazzita.
Tre giorni prima avevo compiuto diciasette anni, ma poca importanza aveva. Me ne sentivo trenta.
Il mio peso era aumentato e io lo vedevo. Tante diete per niente.
O mangiavo, o avevo la nausea.
E poi, per aggiungersi ai problemi, c'era Zayn. Non avevo detto a Harry dell'incontro, come non gli avevo detto dei continui messaggi che il moro continuava a inviarmi. E del fatto che io ero solita rispondergli.
Ma che avrebbe detto? Be', prima o poi avrei sputato il rospo, ma volevo aspettare.
Volevo aspettare di raggiungere una situazione stabile.
Quel giorno, all'incirca verso le tre e un quarto, avrei avuto la prima visita dal ginecologo: esami delle urine, del sangue, ecografia, e altri controlli di cui non conoscevo l'esistenza.
Harry mi sarebbe passato a prendere dopo il lavoro, a casa.
Quel giorno avevo un'estrema fame; l'unica cosa positiva che trovavo nella gravidanza era il fatto di poter mangiare una notevole quantità di cibo senza sentirsi in colpa dopo.
Ecco perché quel giorno optai per Nando's.
Dopo una lunga passeggiata per le strade, entrai nel ristorante e mi cercai un tavolo.
Mi sembrò quasi squallido pranzare da soli in mezzo a tanta gente, ma poco mi importava. Tuttavia, la mia compagnia non si fece attendere.
Un ragazzo biondo venne verso di me, e non mi sorpresi di trovarlo proprio in quel posto.
E: - Ciao Niall.- dissi sorridente; ero stranamente di buono umore.
Lui mi sorrise di rimando e si sedette di fronte a me spiegandomi che era in pausa e poteva concedersi un attimo libero.
Non ci vedevamo da troppo tempo. Niall era apposto; parlammo molto. Mi disse che era stato promosso a capo cassa e che spesso rubava del cibo dalle dispense. Non avrebbe fatto l'università poiché non ne aveva voglia. Aveva avuto una breve relazione con una ragazza, ma poi lei gli aveva chiesto una pausa.
Quando mi disse che era single sentii una stretta allo stomaco. Mi sentivo di nuovo in colpa, come se ciò che stessi facendo fosse sbagliato. Nei confronti di Harry.
Ma mi riportò alla realtà, quando mi porse la domanda che speravo evitasse.
N: - E tu? Che combini? Novità?- domandò entusiasta.
Sì e neanche poche.
Sospirai; prima o poi si sarebbe visto. Continuavo a mettere maglie larghe, così da camuffare la pancia, ma non potevo nascondere la verità.
A Zayn non avevo detto ancora nulla.
E: - Mettiamola così- cominciai, volendo improvvisare qualcosa di originale. - Hai mai letto Breaking Dawn?- domandai.
Lui annuì, non capendo. Sorrisi. -Ecco, hai presente la parte in cui Bella ed Edward si innamorano, affrontano tanti problemi e poi scopano? Ecco, immagina ciò che viene dopo. Io sono esattamente nella stessa situazione.- finii, fiera del mio bizzarro paragone.
Spalancò gli occhi e alzò le sopracciglia.
N: - Harry ti ha morso e sei diventata un vampiro?- domandò sarcastico e scoppiò a ridere subito dopo. Scossi la testa.
E: - No, sono solo incinta.- risposi di getto.
La sua espressione cambiò radicalmente, divenendo seriamente sorpresa e allibita.
N: - Sei seria?- domandò di stucco.
Annuii.
E: - Settima settimana.-
N: - Ma come?-
E: - Succede.-
N: - Wow.-
E: - Già.-
N: - Per qualsiasi cosa...-
cominciò, lasciando intendere il resto. Mi ero quasi dimenticata quanto quel ragazzo potesse essere meravigliso. Mi stava offrendo il suo aiuto, dopo tanto che non ci vedevamo? A me, poi?
E: - Grazie Niall.-
Ci salutammo, con la promessa che ci saremmo rivisti.
Ennesimo problema.



Harry's Point Of View
Avevo fantasticato parecchio su quella ridicola ecografia. Mi sentivo un coglione che rideva come un ebete. In effetti, era proprio ciò che ero.
Verso le due e mezza io, Elizabeth e gli immancabili Debbie, Liam, Charlotte e Louis ci eravamo avviati verso l'ospedale, per la prima visita ginecologica.
Ero emozionato, parecchio.
Quando arrivammo permisero ovviamente solo a me di entrare all'interno della stanza. Prima le presero il sangue, poi le urine. Devo ammettere che quando toccò alla visita ginecologica vera e propria mi diede un po' fastidio che il dottore potesse vedere parti di Elizabeth riservate solo a me.
La prima parte andò bene e mi chiesi solo per un attimo cosa stessero facendo i quattro che avevano insistito tanto per accompagnarci, ora lì fuori. Sinceramente, non avrei mai voluto che assistessero a certi momenti privati.
Dr.M: - Sono felice che abbiate optato per mandare avanti la gravidanza. Vedrete, sarà una bellissima esperienza.- continuava a ripetere.
Notai la fede al suo dito: forse era papà.
Dr.M: - Bene, è il momento di scoprire se il bambino sta bene- concluse alla fine, sorridente.
Guardai Elizabeth e notai con piacere che anche i suoi occhi brillavano emozionati.
La fecero sdraiare e le scoprirono la pancia, per poi cospargerla con quella roba gelatinosa che ero abituato a vedere solo nei film.
Un piccolo televisore si illuminò davanti ai nostri occhi; dovemmo aspettare qualche minuto prima di riuscire a vedere immagini vere e proprie.
Ciò che vidi dopo probabilmente cambiò la mia vita.
Non riuscivo ben a capire cosa fosse, non era un'immagine dotata di colore e contorno, ma l'effetto fu totalmente inaspettato.
Quel piccolo cuore che batteva mi diede i brividi. Era vivo, ed era mio.
Non era più come osservare gli altri, o i film, o vedere le ecografie di mia madre, o della zia.
Questa era mia.
Sentii che Elizabeth mi afferrò la mano e la strinse. Ora mi sentivo completo.
Distolsi lo sguardo da mio figlio e lo rivolsi alla mia donna; sorrideva, piangeva.
H: - E' nostro.- dissi.
E: - Complimenti papà.- mi rispose. Frase che ancora mi da' i brividi.
Dr.M: - Il sesso del bambino lo saprete la prossima volta, ora è troppo presto, e comunque non si gira.- disse, ma poco lo ascoltai.
Ero ancora ipnotizzato da quell'immagine.
E mi sentivo al settimo cielo.


Elizabeth's Point Of View
E: - Ho rivisto Niall, oggi.- gli dissi velocemente, una volta tornati a casa.
Non disse nulla, si limitò ad annuire.
H: - Come sta?-
E: - Bene.-
H: - Con chi si sta frequentando?-
domandò poi, chiedendo davvero ciò che voleva sapere.
E: - Con nessuna in particolare.-
H: - Perfetto, sono felice che vi siate visti, ma mai più senza di me.-

Ecco perché continuai a non dirgli di Zayn.



***
Non uccidetemi.

Non ho mai fatto un ritardo simile
scusatemi.
Ma questi primi capitoli non mi piacciono
non succede nulla di sconvolgente.
Quindi non riesco a scriverli
mi dispiace.
Ecco perché questo capitolo è corto
e schifoso.
Ma dovete accontentarvi per ora.

Comunque,
Harry e Liz hanno visto l'ecografia.
Lei ha rivisto Niall.
Lei sente ancora Zayn.
Harry ha un asso nella manica.
Sospettate qualcosa?

Ci tenevo in oltre a dirvi
che sto lavorando su un'altra FF
(che pubblicherò solo verso la fine di questa)
Diciamo che potrebbe essere la cosa
più azzardata che abbia mai scritto.
Ma anche la più bella.
E' qualcosa di grosso.

Ora volevo anche dire grazie a tutti
E spero che leggerete ancora questa schifezza.



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XXX
harrehs

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Capitolo 6
*** #Shame on me ***


Chapter 6th.
#Shame on me.


 



Harry's Point Of View
Cominciai a tornare con i piedi per terra. Mentre un attimo prima viaggiavo nel mondo dei sogni, ora mi trovavo a fare i conti con il calore del sole che mi scaldava il petto nudo.
Grugnii qualcosa, infastidito dalla luce che mi accecava gli occhi. Tuttavia, cercavo di tenerli chiusi, sperando di poter cadere ancora tra morbide braccia di Morfeo.
Ma c'era qualcosa che mi disturbava.
H: - Elizabeth...- mugugnai. -Potresti smetterla di fissarmi?- domandai, spalancando un occhio e posando lo sguardo su di lei.
Sorridente, la mia ragazza era sdraiata su un lato, con la testa poggiata sulla mano, il corpo disordinatamente coperto da un lenzuolo.
E: - Buongiorno- disse divertita.
Le rivolsi lo stesso sorriso.
H: - E' inquietante, lo sai?- ci scherzai su. Lei scoppiò a ridere; non aveva la solita sensuale risata cristallina, eppure amavo quel suono.
E: - Ho voglia di prosciutto.- disse poi. Sbuffai e scossi la testa: erano tre giorni che mangiava solo prosciutto.
Ormai era alla nona settimana, terzo mese.
Decise di alzarsi per soddisfare il suo stomaco. Ormai non le dava fastidio girare nuda in casa mia, quando non c'era nessuno, e ovviamente non dava fastidio neanche a me.
Si voltò, e mi beai della vista della sua schiena nuda e del suo fondoschiena. Nonostante fosse incinta, non era ancora ingrassata troppo.
H: - Buongiorno.- commentai malizioso.
Si voltò.
E: - E poi sarei io quella inquietante?- mi chiese retorica, lasciandomi un sorriso sulle labbra e sparendo in cucina.
Rimasi ancora qualche minuto a letto, pensando alla sera precedente e alla giornata che mi si prospettava davanti.
Dovevo essere quello sicuro, ma sicuro non ero per niente.
Assurdamente spaventato da tutto.
Elizabeth aveva ragione: i soldi per quella casa non li avevamo. Sì, il mio asso nella manica, ma mi scocciava ricorrere a quello.
Sospirai e mi scompigliai i capelli, felice almeno del fatto che non ero solo: Elizabeth era con me.
Decisi che era meglio alzarsi. Raggiunsi Elizabeth, e poco ci importava che eravamo senza vestiti. Rovistava nel frigo; il prosciutto.
Appoggiai la spalla allo stipite della porta e incrociai le braccia al petto.
E: -Avevi ragione, è inquietante quando qualcuno ti fissa.- proclamò, chiudendo l'anta del frigorifero e venendo verso di me.
H:  -Tu vai in giro nuda, cosa ti aspetti che io faccia?- domandai retorico.
E: - Hai ragione, andrò a vestirmi.- rispose a tono, sparendo in camera mia, dove c'erano i vestiti.
H: - Non stavo chiedendo questo.- dissi malizioso, e in risposta mi tirò un paio di boxer in faccia. Senza fare obiezioni me li misi e cominciai a preparare qualcosa da mangiare.
Facemmo un abbondante colazione e poi ci sdraiammo sul divano, a rilassarci. Elizabeth cominciò a leggere e io poggiai la testa sulle sue gambe, con l'intento di disturbare la sua lettura. La disturbavo spesso, odiavo quando si metteva a leggere.
H: -Che programmi hai per oggi?-
E: - Andrò a correre.-
rispose meccanicamente, coinvolta nella lettura.
H: - Puoi? Insomma, il medico non dice nulla?-
E: - Non sono malata Harry, aspetto solo un bambino. E comunque ha detto che posso, non preoccuparti.-
disse, posando finalmente quel maledetto libro.
Mi voltai a pancia in giù e cominciai a carezzarle la pancia, come ero solito fare. Lei mi sorrise.
H: - Secondo me è femmina.- ipotizzai, anche se non c'entrava nulla.
Lei scosse la testa.
E: - Secondo me è maschio.-
H: -No, è femmina, fidati di me.-
insistetti.
E: - E perché ne sei così certo? Sei per caso un vegente?- mi canzonò.
Arrossii leggermente, per quello che stavo per dire.
H: - Perché ogni volta che immaginavo noi due con un bambino, quel bambino era femmina.- rivelai.
Lei spalancò la bocca per parlare, ma non disse nulla. Poi assunse quell'espressione: odiosa espressione.
La stessa espressione che assumeva mia madre quando prendevo un bel voto a scuola, o quella che mi rivolse mia sorella il giorno di san valantino, quando non aveva un ragazzo e io le scrissi un biglietto. Mi mise a disagio.
H: - Che c'è ora?-
E: - E' la cosa più bella che tu abbia mai detto, da quando stiamo insieme.-
ammise.
H: - Davvero?- chiesi, veramente sorpreso. Insomma, di cose romantiche ne avevo dette.
Annuì.
E: - Il fatto che tu pensassi a noi due con un bambino... Insomma è... Bello.- spiegò. Scossi la testa.
H: -Quanto siete strane, voi donne.-


H: -Ho sentito il tizio della casa.-
cominciai, qualche minuto dopo -dice che se riusciamo ad avere i soldi il prossimo mese le chiavi sono nostre.- dissi amareggiato, sapendo di non poter raggiungere la cifra.
E: - ...Ma?- capì tutto.
H: - Sei sicura che i tuoi abbiano detto che va bene?- chiesi, forse sarebbe stato più facile così, dirle che non potevamo comprare la casa.
E: - Sì Harry. Anche loro pensano che un bambino non possa crescere a casa mia, e poi loro viaggiano spesso, vivo da sola comunque. E si fidano di te.- rivelò, facendomi venire la pelle d'oca. -Ma non abbiamo i soldi, vero?- capiva tutto, quella ragazza.
Scossi la testa.
H: - Però ho il mio asso nella manica.- aggiunsi.
Lei intuì anche quello.
E: - Sei sicuro?- domandò.
Annuii.
H: - Altrimenti cosa?- domandai retorico.
E: - Sarebbe anche un'occasione per aggiustare le cose.- continuò, spronandomi.
Serrai la mascella.
H: -No, questo no.- dissi riferito all'ultima parte.
Non potevo dimenticare.


Elizabeth's Point Of View
Scarpe da ginnastica. Pronte.
Maglietta abbastanza larga, in modo da nascondere la pancia. Pronta.
Pantaloni della tuta. Pronti.
Ipod. Pronto.
Da tempo non andavo a correre, ma perché non riprendere?
Il medico aveva detto che avrei dovuto smettere quando non ce l'avrei più fatta, ma ora potevo.
Presi tutto e mi incamminai verso il parco.
Cominciai con una corsa leggera, lasciandomi dietro ogni problema.
Ma i problemi non scompaiono mai così facilmente; a qualche metro da me, poggiato su una panchina a fare stretching, Zayn Malik faceva la sua corsa mattutina.
Maledissi quel parco, e me stessa per aver scelto proprio quella mattina. Ma potevo andarmene, sgattaiolare via e scegliere un altro parco.
Girai i tacchi e cominciai a correre nella direzione opposta.
Ma perché a me? Non bastava già essere incinta?
No, dovevo anche trovare ovunque quel ragazzo moro. Sì, anche io avevo colpa. Ci mandavamo messaggi, ma evitavamo gli incontri dal vivo.
Così facendo, non facevo nulla di sbagliato, vero? No invece, era tutto sbagliato. Altrimenti lo avrei detto a Harry. Eppure continuavo a mentire, mentre lui a me non mentiva mai.
Avvolta in questi pensieri, mentre cercavo in tutti i modi di allontanarmi, inciampai su un grande sasso a cui non feci caso.
Maledizione.
La mia caviglia e il mio piede erano in pessime condizioni. E ora?
Non riuscivo a camminare, e a malapena saltellavo su un piede. Come tornare a casa?
Convinta che non potesse andare peggio, mi dovetti ricredere.
Z: - Bisogna mettere un piede dopo l'altro quando si corre, Payne.- sentii una voce alle mie spalle. Alzai gli occhi al cielo, maledicendo quella giornata.
Mi voltai.
E: - Devo essermene dimenticata.- dissi, continuando a tenermi in equilibrio su un piede solo.
Barcollai per un attimo, e subito mi ritrovai Zayn a sostenermi.
E: - Ce la faccio anche da sola.- cercai di liberarmi dalla sua stretta, ma fu inutile.
Z: - Alcune volte fa bene accettare l'aiuto degli altri.- disse, e mettendomi un braccio attorno al fianco cominciò a trasportarmi per il parco, mentre io, non potendo muovermi, lasciavo colpevole le cose al loro corso.
E: - Portami alla fermata dell'autobus.- dissi, non volendo andare altrove così.
Non volendo essere vista da nessuno.
Z: - No, ti porto a casa.-
E: - Dico sul serio Zayn, non mi pare il caso.-
Z: - Anche Harry vorrebbe che in un momento simile ti aiutassi.-
con quella frase mi convinse.
Harry non avrebbe mai lasciato che la sua ragazza, incinta, saltellasse sola per tutto il parco, cercando di non cadere.
Probabilmente avrebbe ringraziato chiunque mi avesse aiutato, anche se quella persona in questione fosse proprio Zayn.
Andammo avanti così per un po', ma non parlammo un granché. Imbarazzo.
Uscendo dal parco, mi imbattei in un altro viso conosciuto.
Ma tutti a correre, quella mattina?!
Louis.
Mi fissava deluso, scuotendo la testa, con le braccia incrociate.
Lou: - Hai per caso omesso di dirmi qualcosa, Liz?-
Deglutii.
Merda.



Harry's Point Of View
Giravo in giro per la casa con quel numero in mano; se volevo aiuto, lui era l'unica persona che potevo chiamare.
Afferrai la cornetta e composi quel numero, deciso.
Squillava.
Una voce, quella voce, rispose.
X: - Pronto, chi parla?- domandò, quella voce che non sentivo da più di un anno. Era rimasta immutata, tale e quale.
Boccheggiai, che dire?
X: - Chi parla?- insistette, con voce professionale, e ora un po' irritata.
Fai l'uomo, Styles.
H: - Pronto, sono Harry.- dissi, poi presi un gran respiro. - Ciao papà.-
Di là il silenzio.
Pensai per un attimo che avesse attaccato, ma non avevo il minimo dubbio che non lo avrebbe fatto.
Des: -Harry? Davvero? Oh figlio mio, finalmente ti sento! Come stai? Va tutto bene? Lavori? Stai ancora con Elizabeth? E' così bello sentirti, figlio mio.- cominciò a chiedere, fra un singhiozzo e l'altro. Evidentemente mia madre non gli aveva detto della gravidanza. Questo rendeva tutto più difficile.
Mi sentii una schifezza.
H: - Calma papà, va tutto bene.- risposi freddo, non lasciando trasparire alcuna emozione.
Lo sentii sospirare.
Des: - Mi sei mancato così tanto... Mi dispiace per tutto, non finirò mai di dirlo, ma sono così felice che...-
H: - Papà!-
lo interruppi, cercando silenzio. Non dovevo lasciarmi coinvolgere emotivamente. - Ho bisogno di un prestito...- dissi, dopo aver preso coraggio, cercando di non esitare.
Improvvisamente, il silenzio.
Che razza di figlio ero?
Sparisco per un anno, e poi lo chiamo per dei soldi?
Neppure un come stai? Un ciao. Niente.
Poi, parlò.
Des: - Quanto ti serve?- domandò, lasciando intendere che quei soldi, indipendentemente dalla cifra, li avrei avuti.
Che razza di figlio ero?!



***
Salve a tutti!

Vi ho già detto che i primi capitoli saranno noiosi, vero?
Anche questo lo è, lo so.
E lo sapete anche voi,
visto che purtroppo il numero di recensioni è sempre più basso.
Davvero, se vi fa così schifo ditemelo
almeno trovo un finale subito e la finisco qui.

Comunque,
riguardo alla storia:
-Harry ha svelato il suo asso nella manica
-Zayn è ovunque
-Cosa dirà Liz a Louis, dopo che lui le aveva intimato di lasciar perdere?
Lo scoprirete nel prossimo capitolo lol

Stavolta,
se volete,
pubblicherò prima, lo giuro!


E grazie ancora a tutti coloro che seguono la storia.
Grazie,
grazie,
grazie.


Ah, poi volevo farvi una domanda...
Ma voi,
tifate
Liz e Harry,
Liz e Zayn,
Liz e Niall
o addirittura Liz con qualcun'altro?

lol
e lo stesso per gli altri...
con chi vorreste che stessero tutti i personaggi?
Debbie?
Charlie?
Mel?
Rispondere, pleaaaase, potrebbe essermi utile.


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XXX
harrehs


 

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Capitolo 7
*** #Grow up. ***


Chapter 7th.
#Grow up.



Elizabeth's Point Of View
Lou: - Hai per caso omesso di dirmi qualcosa, Liz?-
Deglutii.
Merda.
Lou: -Che hai fatto alla caviglia?- domandò, prima che io potessi rispondere, portando lo sguardo sul mio piede zoppo.
E: - Sono caduta.- risposi con ovvietà. Scoppiò a ridere, per qualche strana ragione.
Lou: - Sei così goffa- mi canzonò divertito. Misi il muso, infastidita dalla situazione.
Il mio sguardo poi si spostò quasi automaticamente su Zayn, che ancora in silenzio teneva il braccio attorno alla mia vita, cercando di sostenermi.
Lou: -Strano vedere anche te qui, Malik. O forse no...- incalzò pungente, forse cercando di farci dire qualcosa. Ma lui sapeva già tutto. Sospettava per caso che ci fossimo incontrati di proposito?
Z: - Ero qui per sgranchirmi le gambe e ho visto Elizabeth che inciampava nei suoi stessi piedi, quindi l'ho aiutata, nulla di più.- spiegò.
Non stavo inciampando nei miei stessi piedi.
Lou: -Però, è davvero, ma davvero strano che tu sia ovunque si trovi Elizabeth. Cos'è? Hai installato un gps?- commentò sarcastico. Non riuscii a trattenere una risata, anche se in quel momento non c'era nulla da ridere.
Il silenzio.
Conoscendo Zayn ero certa che se ne sarebbe andato, se mollando la presa non mi avrebbe fatto cadere a terra. Quindi restò in silenzio, ad accettare gli insulti di Louis.
Neanche io osavo dire nulla. Che avrei potuto dire?
Lou: -Faccio io, tu vai a casa.- gli intimò alla fine, mettendosi accanto a me e cingendo in mio fianco. Zayn fece come gli era stato chiesto; fece un cenno con il capo, si infilò le cuffiette nelle orecchie e sparì facendo jogging. Mi sentivo in colpa nei suoi confronti: non gli avevo detto neppure grazie.
Lou: - Payne, cosa devi dirmi?- mi distrasse dai miei pensieri, cominciando a camminare in direzione di casa di Harry.
Perché casa di Harry?
E: - Come mai prendiamo questa direzione?- gli chiesi ansiosa.
Lou: - Harry deve dirti una cosa.- rispose subito -E anche tu a me...- continuò cogliendomi di sorpresa, cominciando a rallentare il passo.
Annuii, lasciandomi trasportare da lui.
E: - Se ti riferisci a Zayn...-
Lou: - Mi riferisco al tuo amore per Harry.-
incalzò.
Fu un fulmine a ciel sereno.
Nessuno aveva mai messo in dubbio il mio amore per Harry, nessuno. Figuriamoci il mio migliore amico.
E: - Di che parli?-
Lou: -Messaggi con Zayn, cerchi di allontanarti in ogni modo possibile, eri incerta sul fatto della casa, frequenti Niall... E non vuoi il bambino.-
spiegò. Era impossibile nascondere qualcosa a Louis. -Che ti succede Lizzie?-
Scossi la testa, cercando una risposta che mi pareva ovvia. Ma non lo era. Affatto.
Sospirai.
E: - E' un momentaccio Lou. Non so neanche io cosa mi dice la testa. Perché ci giro intorno. Ma la verità è che voglio questo bambino, voglio un casa tutta mia e voglio Harry più di ogni altra cosa. Lui è una parte di me, e io lo amo. Non metto in dubbio il mio amore per lui, non l'ho mai fatto, e mai comincerò a farlo. Se questa situazione fila bene è grazie a lui. Io gli devo tutto.- dissi tutto d'un fiato, sorpresa di aver liberato tutte quelle cose.
Vidi un sorriso compiaciuto comparire sul volto del mio migliore amico, e da lì capii che aveva già programmato tutto.
E: - Grazie Lou.- mi venne naturale, e insieme continuammo a dirigerci verso casa dell'uomo che amavo.

H: - Che hai fatto al piede?- domandò, appena aprì la porta di casa. Non feci in tempo a dire nulla che era già fra le sue braccia, trasportata verso il divano.
E: -Sono goffa, lo sai.- dissi.
H: -No, hai la testa fra le nuvole, non sei goffa.- rispose divertito, facendomi sdraiare su divano e sedendosi vicino a me.
Lou: - Io... Mi faccio un giro.- disse, capendo che doveva lasciarci soli. Harry doveva dirmi una cosa, dopotutto.
H: - Grazie.- sussurrò, ma riuscii a sentirlo.
Quando Louis fu fuori, rivolse lo sguardo verso di me, serio.
E: - Che succede Haz?- avevo preso il vizio di chiamarlo così. Sorrise sentendo quel soprannome, poi sospirò. Infine, parlò.
H: - Ho chiamato mio padre, gli ho chiesto dei soldi. Tu mi hai chiesto di non mentirti, quindi te l'ho detto. Lo so che continuavo a dire che avevamo i soldi e tutto. Ma non è così. Ho avuto bisogno d'aiuto e... L'ho fatto. - rivelò.
Lui non mi avrebbe mai mentito.
Io continuavo a farlo. Perché? Perché dovevo sbagliare in questo modo?
E: - Quando vi incontrerete?- domandai, cercando di dimenticare i miei pensieri.
H: - Domani a pranzo.-
E: - Sei agitato?-
H: - Forse.-
E: - Andrà tutto bene.-
H: -Sono un codardo.-
E: -No, sei magnifico, e hai fegato.-
H: -Grazie di tutto Liz.-
finì, togliendomi il respiro.
E: - Di nulla Haz.- risposi.
Sorrise nuovamente, mostrando quelle adorabili fossette.
H: -Sai, mi eccita parecchio quel nomignolo...- cominciò malizioso, sporgendosi verso di me.
E: -Davvero Haz?- lo stuzzicai, ormai completamente sotto di lui, subendo i suoi baci sul collo.
H: - Quanto pensi che durerà quel giretto di Louis?-
Scoppiai a ridere e mi abbandonai ancora una volta a lui.


Harry's Point Of View
Impalato di fronte alla porta scorrevole del ristorante, non osavo entrare. Mio padre mi aspettava seduto a un tavolo.
Dopo tutto quel tempo.
Cosa avrei detto? Cosa avrei fatto?
Avrei passato davvero l'intero pranzo con lui?
Codardo.
''No, sei magnifico, e hai fegato''. Ecco che mi tornarono in mente le parole di Elizabeth, e quasi senza accorgermene ero già a spingere la porta in avanti per varcarla. Mi guardai intorno e feci il giro del ristorante. Nulla.
Per un attimo pensai che mi avesse dato buca, e quasi ci sperai, ma poi ecco la sua immagine piazzarmisi davanti, in attesa, le mani giunte sul tavolo.
Non era cambiato di una virgola, in due anni. Forse era dimagrito leggermente, ma nulla di troppo evidente.
Io ero cambiato, eccome.
Presi un gran respiro; dovevo andare verso di lui? Non per forza, sarei potuto fuggire.
Fu mio padre ad alzare lo sguardo e a sorridermi: non era però lo stesso sorriso di sempre.
C'era rancore misto a felicità, sorpresa, e occhi lucidi. Cercai di mostrarmi indifferente, ma fu difficile. Accennai un sorriso forzato e lentamente andai verso di lui, cercando di non guardarlo mai in volto.
Mi sedetti, mentre lui continuava a fissarmi, sull'orlo del pianto.
Notai che c'era un menù di fronte a me, ma non avevo intenzione di rimanere per il pranzo; non se lui continuava a guardarmi in quel modo.
Des: -Ciao Harry.- sussurrò infine, col fiato mozzato.
H: - Ciao papà.- risposi freddo, con gli occhi bassi. Cercavo di nascondere ogni mia emozione, ma era difficile.
Al suono della mia voce sussultò, e sussultai anche io. Vedere mio padre in quel modo mi toccava corde profonde. In realtà forse, vedere un padre dopo due anni, avrebbe fatto questo effetto a tutti.
Ma dovevo essere forte.
Des: - Come stai?- riuscì a chiedere.
H: -Ho bisogno di quei soldi, non posso rimanere, ho un impegno importante.- mi uscì tutto di getto, non sopportando la sua fottuta felicità di rivedermi.
Io volevo fuggire.
Ma quella frase, anche ascoltata dalle mie orecchie, suonò così male.
Lo guardai: il suo sorriso si era spento, e mi guardava incredulo. Ressi lo sguardo, mentre lui infilava la mano in tasca e tirava fuori un mazzo di banconote.
Des: - Sono tutti.- disse amareggiato porgendomeli. Erano davvero tanti. - Posso sapere almeno a cosa ti servono?-
Deglutii. No.
Scossi la testa e mi alzai.
H: - Grazie mille.- dissi, per poi voltargli le spalle e cominciare a camminare lontano da lui.
Uno stronzo; ecco quello che ero. Mi sentivo nel torto, ma non volevo dovermi preoccupare anche di questo. Volevo fuggire.

Des: - E' intelligente, bella, simpatica, brillante... Non stai esagerando?- mi chiese ad un tratto serio.
Non capivo.
H: - Che intendi, scusa?- chiesi, ma quella nota di serietà nella sua voce mi stava innervosendo.
Des: - Intendo... Non è bello far soffrire una ragazza così, non trovi?-
H: - Io non sto facendo soffrire proprio nessuno.- ora ero decisamente nervoso.
Ma neanche mio padre era dalla mia parte?
Des: - Dai Harry, sono tuo padre. Ti conosco e so cosa ti piace fare con le ragazze. E' sbagliato, ma alla tua età sono cose che capitano.-
H: - Papà...- sibilai.
Des: - Hai sempre fatto così, non voglio giudicarti-
H: - Papà, Elizabeth è vergine.- la frase mi uscì come acqua che scorre dal rubinetto.
Mio padre strabuzzò gli occhi e sorrise.
Des: - Se questa ragazza è riuscita a farti quest'effetto deve essere davvero speciale. - sorrise compiaciuto.
L'arrabbiatura sembrò svanire.
H: - Io penso di amarla.- ammisi.


La mia mente mi riportò velocemente a quell'attimo. E a lei: Elizabeth.
Elizabeth non avrebbe mai voluto questo.
Lei si aspettava un chiarimento. Lei immaginava che io fossi abbastanza maturo da lasciare tutto alle spalle.
Lei mi sopravvalutava. Ma dovevo crescere, una volta per tutte.
Lei mi amava. Lei era incinta. E io ero un codardo.
Mi voltai, riportando di nuovo lo sguardo su mio padre: immobile, fissava il pavimento.
Sospirai e tornai indietro, per Elizabeth.
Mi sedetti di nuovo, sotto i suoi occhi lucidi e sbalorditi.
H: - Posso restare ancora un po', ho fame, che ne dici?- domandai, restando sempre neutro, ma lasciandogli intendere che stavo provando a perdonare.
Sorrise.
Des: - Il menù è di fronte a te figliolo.- mi incoraggiò. Lo presi e cominciai a sfogliarlo. Ordinammo poi qualcosa, continuando a stare in totale silenzio fra di noi.
Dopo che il cameriere se ne fu andato, decisi di parlare, non riuscendo più a tollerare l'enorme e insopportabile peso che mi portavo da due anni.
Des: - Harry io..-
H: - Mi dispiace papà.-
ammisi, interrompendolo.
Des: - Che stai dicendo?-
H: -Mi dispiace di essere sparito così. Mi dispiace di non averti mai perdonato. Mi dispiace di non averti più raccontato nulla, quando invece eri l'unica persona di cui avevo bisogno. Mi dispiace di aver ignorato le tue telefonate, mi dispiace di aver detto alla mamma che continuare a parlare con te era il peggior errore della sua vita. E mi dispiace di averti chiesto tutti quei soldi, dopo non essermi fatto sentire per così tanto tempo.-
confessai tutto d'un fiato. Le lacrime agli occhi, pronte a sgorgare da un momento all'altro. Ma dovevo essere forte.
Mi guardò, ma non disse nulla.
Des: - Sei mio figlio Harry. Non devi scusarti, di niente. Sono io quello che deve scusarsi per averti dato un esempio sbagliato.- disse convinto. -Potremmo lascarci tutto alle spalle.-
H: - Non bisogna mai dimenticare papà. Ma si può andare avanti.-
Des: -E allora andiamo avanti.-

In quel momento il cameriere tornò con due piatti pieni e ce li posò sotto i nasi.
H: - Con un bel piatto di corbonara.- aggiunsi sorridente. Ma tuttavia non mi ero liberato di ogni peso...

Des: -Posso chiederti una cosa Harry?- domandò a metà pasto, mentre stavamo parlando del più e del meno, come se non ci fossimo mai separati.
H: - Spara.- lo incitai.
Des: - Perché hai bisogno di soldi?-
chiese, curioso.
Mi bloccai. Che dirgli?
La verità.
H: - Mi compro casa.- dissi, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Alzai poi lo sguardo verso di lui: delusione.
Des: - Hai diciannove anni, non hai bisogno di sprecare soldi in questo modo.- disse lentamente, arrabbiato.
Non conosceva la situazione.
H: - La mamma si sposa, Robin viene a vivere con noi..- cercai di spiegare, ma non era sufficiente.
Des: - Harry i soldi non sono uno scherzo, se questa è la vera motivazione...- ribatté.
H: - Cosa si prova a sentirsi chiamare papà?- domandai insistente.
Lui scosse la testa e alzò le sopracciglia.
Des: - E' una sensazione bellissima, ma non riesco a capire cosa c'entri ora...- rispose sconcertato dalla sensazione.
H: -Io ho fatto una cazzata papà. E ora ne sto pagando le conseguenze.-
Des: - Harry cosa c'entra tutto questo con la casa che devi comprare?!-
sbottò, stanco di non comprendere.
H: - Ci devo far crescere una famiglia in quella casa, okay?- sbottai anche io, alzando la voce. Qualcuno si girò verso di noi, qualcuno ci osservava già da tempo, altri invece ci ignoravano.
La faccia di mio padre intanto aveva assunto un'espressione preoccupata a spaventata.
Des: - Di che parli?-
H: - Elizabeth è incinta.-
rivelai.
Sospirò e si accasciò sulla sedia, non sapendo cosa dire. Io restai in silenzio, aspettando una sua parola.
Un suo rimprovero.
Des: - Com'è possibile? Come hai fatto a dimenticarti? Tu, Harry? So che non sei un novellino, come hai fatto?!- cominciò ad imprecare.
H: - Papà, sono innamorato. Non ci ho visto più ed è successo. Ormai è fatta.- lo azzittii subito e ci fu un altro momento di silenzio.
Lui che fissava il suo piatto ormai vuoto, e io che fissavo lui.
Poi fece un altro respiro, per cominciare a parlare.
Des: - Vedi Harry, non so davvero come faccia, ma io ho in qualche modo sempre la soluzione a tutto...- si lusingò, incuriosendomi. -Ecco, non so se la mamma te lo ha detto ma, anche io ho un'altra. Dopo due anni era normale, dopotutto. Insomma, quando me ne andai da casa nostra, io comprai un piccolo appartamento e ci andai a vivere. Un anno dopo conobbi Daisy, e decidemmo di andare a vivere insieme, in casa sua. Per qualche strano motivo Harry, io non vendetti mai l'altro appartamento. Forse perché sapevo che un giorno sarebbe servito a te o a Gemma, o addirittura a tua madre se ne aveva bisogno. Non è grandissimo, ed è chiuso da un anno, i mobili sono tutti da comprare ma... E' tuo, se lo vuoi.- finì. Ogni parola accendeva il mio sorriso ed ero incredulo. Che fosse il destino?
Des: - Allora?- insistette. Non me lo feci ripetere due volte.
H: - Ovviamente, se si può, dirò tutto ad Elizabeth, certo.- accettai. Lui mi sorrise, soddisfatto.
Des: - Questa ragazza ti ha fatto proprio perdere la testa...- commentò. Stavolta, solo al pensiero di lei, sorrisi anche io.
H: - Più di quanto immagini.-


Elizabeth's Point Of View
Mancava solo un mese al matrimonio della mamma di Harry, e il vestito che avevo comprato era divino. Mi era anche costato un bel po' di soldi, e non vedevo l'ora di mettermelo.
A casa mia, io, Liam e Debbie, aspettavamo Harry per andare fuori a cena. Nel frattempo, Debbie aveva insistito per vedermi con quel vestito e così mi aveva costretto ad andare in camera per provarlo.
D: - Io devo ancora comprarlo, non so se mi butterò sullo scuro o sul chiaro...- blaterava seduta sul mio letto, mentre io cercavo l'abito.
Trovato, sorrisi soddisfatta.
D: - E' davvero bello Lizzie.- commentò vedendolo -E tu sarai bellissima con quello.- aggiunse.
Sospirai e mi sfilai gli abiti, per infilarmi quello.
Fu però mentre la stoffa stringeva il mio corpo, che notai il problema.
La mia pancia.
Le mie cosce.
Il fatto che quel vestito non mi entrava più.
E mai più mi sarebbe entrato.
Sfilai il vestito velocemente, schifando tutto ciò.
D: - Stai piangendo?- mi domandò, e quasi mi stupii quando mi resi conto che le mie guance erano bagnate e rosse.
E: - Sta cambiando tutto, Debs. Io cambierò. Io sarò tutto ciò che lui non ha mai voluto. Lui si stancherà. Si troverà un'altra, lo so.- ansimai fra le lacrime.
In meno di un secondo, Debbie già mi stringeva in un caldo abbraccio, sussurrandomi parole di conforto.
Ma non mi importava ciò che diceva.
Io ero convinta che Harry mi avrebbe sostituita, e nessuno era in grado di potermi far cambiare idea.



***
Okay, dovrei vergognarmi, eccome.

Avreste il diritto di abbandonare la storia
di lamentarvi
e di odiarmi e mandarmi a quel paese.
Non ho scuse per giustificare questo ritardo.
Posso solo dirvi che per me è un momentaccio,
e scrivere stava diventando un peso.
Ma ho deciso di continuare, grazie a voi.
Leggendo le vostre recensioni,
mi sono resa conto che ci tenete
e sto cercando di affrontare questo momento
con voi.


Passando al capitolo,
non solo vi ho fatto aspettare tanto,
ma è pure terribile.
Allora:
-Harry e Elizabeth sono sdfghj.
-Harry e Des si sono ritrovati.
-I due piccioncini ora hanno casa.
-Non date poca importanza alla crisi di Elizabeth
perché è solo l'inizio,
e potrebbe determinare il resto della storia.

Ora...
Cosa vi aspettate accadrà?
Con Zayn?
Con la casa?
E fra Liz e Harry?
Posso dirvi che fra qualche capitolo inizierà la parte avvincente della storia.
Siete pronte?
Spero mi seguirete...
Alla prossima,
spero sarà presto!

p.s. per coloro che seguono anche ''don't forget.''
non temete...
pubblicherò presto anche lì.


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XXX
harrehs



 

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Capitolo 8
*** #Your man ***


Chapter 8th.
#Your man



Elizabeth's Point Of View
Quella sera continuavo a guardarmi allo specchio, solo in biancheria intima, osservando il cambiamento del mio corpo.
Avevo spesso la nausea, ma per non sentirla, per qualche strano scherzo della natura, dovevo mangiare.
Mangiare faceva gonfiare il mio corpo.
Il bambino faceva gonfiare il mio corpo.
E il mio cervello mi mandava in tilt.
Il giorno dopo Harry mi avrebbe portata a vedere la nostra nuova casa; poi avremmo dovuto acquistare i mobili e tutto il resto.
Ma quando Harry mi avrebbe detto che era stanco di me?
Che aveva un'altra? Che io non ero più abbastanza?
Mi sedetti di scatto sul letto e mi coprii il viso con le mani, piangendo silenziosamente.
Perché a me?
Perché nessuno mi aveva detto che sarebbe stata così difficile?
E perché mi sentivo sempre così sola?
Era peggio di una crisi adolescenziale; non potevo più permettermi di essere un'adolescente: ero un'adulta ormai, e così dovevo comportarmi. Affrontare tutto. Ma non ero più io.
Sospirai, inutilmente.
X: - Ti prego, dimmi che non è un'ennesima crisi.- si lamentò una voce.
Sorrisi al suono di quella voce e guardai in basso, colpevole.
E: -Mi sento così grossa e ingombrante, Liam.- rivelai a mio fratello, alle mie spalle.
L: - Vieni con me.- disse prendendomi per mano e lanciandomi una vestaglia. Me la infilai velocemente, mentre mi trascinava verso la cantina, a due piani sopra il nostro appartamento.
E: - Che ci facciamo qui?- domandai curiosa, mentre mio fratello rovistava fra gli scatoloni sugli scaffali.
L: - Vedrai-
Afferrò poi un mucchio di vestiti dall'interno di uno scatolone, per poi porgermene uno.
Incrociò poi le braccia, guardandomi impaziente e soddisfatto.
Non capendo, spiegai il vestito, e solo allora capii.
Era un abito da cerimonia, bianco, lungo, bellissimo. Con una grande scollatura dietro e delle sottili spalline bianche.
E: - Perché?-  chiesi sorpresa e compiaciuta.
Liam rise.
L: - Lo aveva la mamma, al matrimonio di nostra cugina Lily.- disse, ma continuavo a non capire. -Quando era incinta di te.- finì.
Abito da cerimonia, per donne incinte.
Buttai le braccia al collo di Liam, riconoscente. Mi strinse.
E' vero, nessuno ora poteva capire il mio stato d'animo, ma lui provava a darmi una mano.
E: - Grazie mille Liam, io non so cosa dire...-
L: - Non devi dire nulla. Mi basta vederti felice, dato che da giorni non sorridi più..-
disse amareggiato, e santo cielo, aveva ragione.
Tutto attorno a me stava diventando un peso. Stavo crollando. Ogni cosa sfuggiva dalle mie mani.
Ogni cosa. Anche Harry.
Lui stava bene. Lui era felice. Non potevo dirgli di avere problemi. Non volevo essere un peso.


Harry's Point Of View
Des: - E questo è il bagno.- disse, facendoci strada nell'ultima stanza dell'umile appartamento.
H: - E' un po' piccola.- dissi, mettendo un braccio attorno alla vita di Elizabeth.
E: - E' bellissima.-
La guardai raggiante, felice che le piacesse.
Des: - Mi fa davvero piacere che ti piaccia, Elizabeth. Potete cominciare a chiamarla casa da quando volete.-
Ci guardammo a vicenda, entusiasti. Nuova casa, nuova vita. Insieme.
Poi tornai in sala da pranzo, per osservare di nuovo l'appartamento, e immaginare il mio futuro.
E: - Contempli qualcosa?- mi chiese, raggiungendomi. La guardai e sorrisi. Sorrisi perché lei era la mia unica complice in questo gioco.
H: - Alla piccola Darcy piacerà molto questa casa.- dissi sognando, e prendendole le mani.
Scoppiò a ridere.
E: - Darcy?-
H: - Sì, si chiamerà così.-
E: - Harry, non sappiamo neppure il sesso del bambino, e tu hai già scelto il nome?-
H: - Sarà femmina, lo so.-
sorrisi. Ormai avevo tutto un film in testa.
E: - Ti amo, Harry. Sappi che non immaginerei nessun altro qui accanto a me ora.- disse baciandomi, e questa frase mi scaldò il cuore.
Quel qualcun altro però poteva esserci; non vedevo Zayn da così tanto tempo, ma non mi era passata. Il rancore verso di lui, la paura che lei potesse ripensarci. Potesse abbandonarmi di nuovo, per lui.
H: - Anche io, Liz.- le risposi. -E anche a te, Darcy.- aggiunsi divertito, toccandole la pancia.
Elizabeth rise, e così feci anche io.
Des: -Vi aspetto fuori.- si intromise mio padre, capendo che era un momento in cui volevamo essere lasciati soli.
Si richiuse la porta dietro, e restammo soli, soli nella nostra nuova vita.
H: - Come ti sembra?-  le domandai, tenendole la mano.
E: -E' strano. Devo abituarmici. Ma mi piace.- disse.
Era il momento di lanciare la bomba.
H: - Siediti qui, dobbiamo parlare.- cominciai, facendola sedere sull'unica sedia presente nella spoglia casa.
Lei, confusa, fece come le avevo chiesto.
E: -Dimmi.-
H: -Liz, è una nuova vita, dovremmo comprare nuovi mobili, ci saranno nuove abitudini. Io sono pronto a buttarmici, tu?-
chiesi.
Lei annuì.
E: - Lo sai, Harry. Non capisco perché tu me lo stia chiedendo.-
H: - Perché ho parlato con Debbie. E mi ha detto tutto.-
cominciai. Lei chiuse gli occhi colpevole, lasciando uscire una lacrima. Mi chinai verso di lei, asciugandogliela. -Elizabeth Payne, vuoi ficcarti in testa una volta per tutte che io amo te e solo te? Ho fatto una scelta. Ho lottato per te. Ho scelto di avere questo bambino con te per un motivo. Voglio una famiglia con te, una vita con te.-
E: - Ma sono io che cambierò, Harry. Io diventerò grassa, cellulite, smagliature..-
H: - Non mi sono innamorato di questo, Lizzie, vuoi capirlo? Cambierò anche io. Mi cadranno i ricci, Liz, pensi che io sia pronto?-
la buttai sul ridere, facendole spuntare un sorriso.
E: - E se invece sarò io a cambiare? Le crisi, le paranoie, tutte le volte che starò male...-
H: - Io sarò lì, con te. Non sarai mai sola. Mai più. Te lo prometto.-
E: -Ti amo, Harry. Davvero.-

Qualcosa però mi diceva che lei non era del tutto tranquilla.


Elizabeth's Point Of View
Il vento mi scompigliava i capelli, mentre aspettavo. Lo aspettavo.
Mi affacciai alla ringhiera di quella strada: il mare. Perfetto e sconfinato mare.
Toccai la pancia: no, Harry aveva ragione, io non ero sola. Avevo lui, e avevo la nostra piccola Darcy. Risi, solo al pensiero che lui avesse già deciso il nome. Nome e sesso.
Lui era così sincero con me. E io invece no.
Dovevo rimediare.
Arrivò, ormai era quesi mezz'ora che lo aspettavo.
E: - Sei in ritardo, Malik.- gli dissi.
Z: - Devi scusarmi, stavo studiando.- si scusò sorridendomi.
E: - Dimenticavo, ora sei diventato un intellettuale.- lo canzonai.
Rise e si appoggiò alla ringhiera. Seguì il silenzio. Mi guardava, mordendosi il labbro inferiore.
E: - Devo parlarti.- dissi poi seria, portando lo sguardo sull'orizzonte.
Z: - Ti ascolto.-
Presi un respiro.
Come dirglielo?
E: - Noi non possiamo più vederci.-
Sbuffò.
Z: - Vederci, Liz? Cos'è, Harry ti ha detto qualcosa?-
E: - Harry non lo sa.-
ammisi colpevole.
Z: - Liz, non facciamo nulla di male.- disse tranquillamente.
E: - Sì, ma- cominciai, voltandomi verso di lui. -Guardami, e dimmi che non provi nulla per me.-
Mi guardò, con il suo solito sguardo perso, e a volte, più che significativo.
Scosse la testa.
Z: - Non posso, Liz.- disse. -Io ti ho amata, non dimentico così facilmente.-
E: - Invece dovresti.-
ammisi, lui rendeva le cose così difficili.
Z: - Tu ami Harry, lo so.-
E: - Non è solo questo, Zayn.-
cominciai. Mi guardò confuso, e capii che era il momento.
Gli presi la mano e la portai sulla mia pancia.
Strabuzzò gli occhi.
E: - Tu non puoi sentirlo, ma io sì. Dovrebbe essere gonfia. Sono incinta, Zayn. Al terzo mese. Ed è di Harry. Abbiamo deciso di tenerlo, compriamo casa. Lui è il mio futuro.- dissi tutto d'un fiato.
Mi aspettavo il peggio.
Mi aspettavo che mi avrebbe lasciata lì, senza dire nulla.
Invece, mi abbracciò.
Uno di quegli abbracci caldi, quelli in cui puoi ripararti e stare bene.
Z: - Con che faccia me ne vado ora, Liz? Non posso...- disse soltanto, mentre lasciavo andare una lacrima, poi un'altra, e ancora un'altra.
E: - Zayn.. Tu..- cercai di staccarmi, ma mi strinse ancora più forte a se.
Z: - Elizabeth io ti amo. Un bambino non cambierà le cose.-
E: - Ma io non posso più mentirgli.-
Z: - Sta zitta ora.-
mi ammonì, e mi lasciai andare, a un disperato pianto, dovuto a tutte le angosce, le preoccupazioni, le paure, che mi assillavano da tre mesi ormai.


***
E dopo secoli e secoli, eccomi qua.

Davvero, un ritardo mostruoso.
Mi scuso con tutte,
anche per la merda di capitolo.
Spero che possiate perdonarmi,
vi prego.
Cercherò di aggiornare più spesso.

Passando alla storia
questi capitoli fanno cagare.
Non succede nulla di interessante,
lo so.
Ma aspettate ancora un paio di capitoli.
La crisi è solo all'inizio.

Spero che continuerete a seguire questa storia
perché ci tengo molto,
e tengo a voi.
Inoltre, ne sto scrivendo un'altra
ma la pubblicherò fra mooolto tempo.
Però,
sta venendo davvero bene.


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A presto
XXX

harrehs

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Capitolo 9
*** #Can we go back? ***


Chapter 9th.
#Can we go back?





Harry's Point Of View
Lou: -Blu, decisamente.-
C: -No, no e poi no. Viola.-
D: -Io resterei sul classico, tipo ciliegio?-
continuavano a discutere, nel bel mezzo del negozio.
H: -E io che speravo che almeno il colore della cucina potessimo scegliercelo da soli.- sussurrai a Elizabeth, accanto a me. Lei rise.
E: -Non abbiamo voce in capitolo.- commentò, notando gli altri che parlavano fra di loro e non chiedevano la nostra opinione.
Decisi che era il momento di smetterla.
H: -Ragazzi- li interruppi. -Davvero, apprezzo il vostro aiuto, ma potremmo fare anche da soli.-
A quelle parole, i tre si voltarono a guardarmi, offesi.
N: -Styles, fidati di noi- si intromise il biondino, e alzai gli occhi al cielo.
H: -Ma chi lo ha fatto venire questo qua?- commentai irritato ad Elizabeth, dandole la colpa.
Lei scrollò le spalle.
E: - Avevi detto che potevo vederlo solo in tua presenza.- si giustificò.
Sbuffai: non faceva una piega.
D: -Insomma, di che colore la prendete?- domandò ansiosa, riferendosi alla cucina che avevamo scelto.
Guardai Elizabeth, cercando un suo parere.
E: -Io in realtà l'avrei preferita rossa...- ammise timidamente, e le sorrisi, perché ero totalmente d'accordo con lei.
N: -Rossa, Liz? Pessima scelta.- commentò e lo fulminai immediatamente. Già mi dava ai nervi la sua presenza lì, poteva risparmiarsi i suoi stupidi commenti.
C: -Davvero, fa tanto anni '90.-
Lou: -Io continuo a dire blu.-
D: -Blu è pessimo, no.-
N: -Che ne dite di verde?-
ricominciarono, lasciandoci di nuovo in disparte.
Vidi Elizabeth alzare gli occhi al cielo. Mi afferrò la mano.
E: - Vieni con me.- disse sottovoce, e cominciò a correre per l'intero negozio di mobili, trascinandomi.
Non sapevo dove volesse portarmi, ma mi lasciavo guidare dal suo entusiasmo.
Ci facemmo largo tra la stanze da letto, di ogni colore.
A  un certo punto si fermò e si guardò intorno, sorridendo. Solo dopo riuscii a focalizzare la stanza dove mi aveva portato.
Un enorme letto matrimoniale, completamente bianco. Un grande armadio, con le ante scorrevoli, bianco anche quello. In realtà lì dentro era tutto bianco. Feci un giro su me stesso, per ammirare l'intera stanza.
A lei non era mai piaciuto il bianco.
H: - Perché?- le chiesi soltanto.
Lei scrollò le spalle.
E: -Non lo so. Io mi sono solo fermata quando ne avevo voglia. E mi sono ritrovata qui.- ammise. Si era affidata al destino, tipico di Elizabeth. Sorrisi.
H: -E' nostra, se vuoi questa.- le rivelai. Rise, e mi prese di nuovo per mano, stavolta sdraiandosi sul letto. La imitai, anche se sapevo che se ci avessero beccati avremmo passato un guaio.
Eravamo sdraiati uno vicino all'altra, in silenzio.
E: -Caro, potresti abbassare il volume della televisione, avrei voglia di dormire.- disse ad un tratto. Scoppiai a ridere.
H: -Tesoro, non ho sonno, devi scusarmi.- stetti al gioco. Poi cambiai tono. -Ma se vuoi al posto di guardare la televisione potremmo fare altro.- dissi malizioso, sporgendomi verso di lei e circondandola con un braccio.
Lei finse sorpresa.
E: - Ma, amore mio, ci sono i bambini nella stanza accanto.- protestò scherzando.
H: - Ho pagato le porte alle loro stanze per un motivo.- commentai.
Scoppiò a ridere, e io la seguii a ruota.
Era incredibile come riuscissi a sentirmi me stesso con lei. Come riuscissi a stare bene.
E: -Ci siamo, Styles. Ora è arrivato anche il nostro momento, ma ci pensi?- rifletté ad alta voce, ora seria.
H: -Come vola il tempo.-commentai, ed era vero. Rise. -Che c'è ora?- le domandai divertito.
Scosse la testa.
E: - Pensavo al nostro primo bacio, e a come ti eri scopato la Host la stessa sera.-
Scoppiai a ridere anche io.
H: - Ero stupido, Liz. Davvero tanto.-
E: -No.-
mi ammonì subito. -Tu non sei mai stato stupido.-
Quelle parole mi confortarono. Era come se lei credesse in me, e in qualsiasi cosa facessi.
Come se decidesse di fidarsi completamente.
Poi scoppiò e ridere nuovamente. La guardai, alzando un sopracciglio, curioso.
E: -Liam che ti rincorreva con una scopa in mano è stato epico.-
Risi anche io e mi misi le mani in faccia.
H: -E' stato odio a prima vista.-
E così continuammo, a ricordare, mentre i nostri amici continuavano a discutere sul colore della nostra cucina.
Alla fine, la scegliemmo rossa.

''Un altro po' di sale'' pensai fra me e me, mentre assaggiavo la zuppa.
Fra il caos all'interno della cucina del ristorante riuscii ad afferrare la saliera e aggiungere un pizzico di sale. Strano, ma il mio lavoro mi piaceva.
Era ciò che volevo fare, ed ero sicuro che avrei aperto un ristorante tutto mio.
Mentre canticchiavo un ritmo sconosciuto, Iris si avvicinò a me.
I: -Allora, come sta Elizabeth?- mi domandò curiosa. Sorrisi.
Adoravo Iris; le mancavano un paio d'anni alla pensione, aveva quattro figli e tre nipoti, e si interessava sempre degli altri. Io le stavo particolarmente simpatico poi. Chiedeva sempre di Elizabeth: diceva che le ricordava lei da giovane, dato che aveva avuto il suo primo figlio molto presto.
H: -Tutto bene. Oggi ha un'ecografia, e io per la prima volta non potrò esserci, per colpa del lavoro.- ammisi colpevole e amareggiato.
Mi diede una pacca sulla schiena.
I: -Non prendertela, sono cose che capitano. E poi, se tu non lavori, nessuno manda avanti la famiglia, no?- cercò di consolarmi.
Scrollai le spalle.
H: -Hai ragione, ma voglio essere presente.-
I: -Lo sei, non ne dubito.-
disse infine, mentre preparava delle polpette.
Mi faceva bene parlare con lei.
Notai che quel giorno aveva un sorriso stampato in faccia, per qualche ignoto motivo.
H: -Come mai così felice oggi, Iris?- le chiesi divertito.
Sorrise più che mai.
I: -Oggi viene a trovarmi mio nipote con alcuni amici, qui al lavoro.- disse scuotendo la testa. Poi la rizzò immediatamente, guardandomi raggiante. -Te lo presento! Ha la tua età, potreste andare davvero d'accordo.-
Risi e annuii, contento della sua felicità.
Dopo un paio d'ore staccammo entrambi e Iris mi trascinò da suo nipote a forza, dicendo che ci stava aspettando.
Lui e un gruppetto di amici.
I: -Lui è Owen.- disse una volta che fui davanti al nipote. Era un tipo alto, biondo, di bell'aspetto. Due grandi occhi color miele, dolci come quelli di Debbie.
Mi porse la mano e la strinsi, presentandomi.
I suoi amici erano riuniti in una cerchia alle sue spalle, ci ignoravano.
Poi uno si staccò dal gruppo.
Spalancai gli occhi, nauseato.
Andò verso Owen per dirgli una cosa, ma il suo sguardo si soffermò su di me, boccheggiando.
O: -Harry, lui è...-
H: -Malik.-
finii seccato. Disgustato.


Louis' Point Of View
Cominciai a canticchiare una canzoncina, tanto per ingannare il tempo.
C: - Falla finita.- mi ammonì subito, e fui costretto a tacere. Non mi andava di iniziare un'altra discussione.
Dato che Harry non poteva esserci a quell'ecografia, io e Charlie ci eravamo offerti per accompagnare Elizabeth, ignari però del fatto che avremmo dovuto aspettare nella sala d'attesa dell'ospedale. Insieme. Da soli.
Cercavamo sempre di evitarlo, il restare solo noi due. Ma oggi non era stato possibile.
Quindi ci ignoravamo, senza dire una parola. Silenziosi.
Non si era neppure seduta vicino a me.
Stava distante tre o quattro sedili, come se fossi un estraneo da cui voleva tenersi lontana.
Mi voltai a guardarla, osservando ogni lineamento, ogni curva e particolare del suo corpo.
Teneva lo sguardo fisso davanti a se, probabilmente si sentiva osservata.
Non so per quanto rimasi a guardarla; secondi, minuti, lei continuava a fissare lo stesso punto.
C: -Puoi anche smetterla di fissarmi.- esordì all'improvviso, senza spostare lo sguardo.
Alzai le mani in segno di scusa, e feci come mi aveva chiesto, divertito dalla situazione.
La sentii schiarirsi la gola.
C: -E' stato bello da parte tua offrirti di accompagnare Elizabeth oggi.-
Risi: non sapeva davvero cosa dire.
Lou: -E' il minimo per lei.- risposi prontamente. Ripiombò il silenzio.
Sospirai stufo.
Lou: -Che palle, Charlie.- sbottai all'improvviso, per un motivo o per l'altro.
L'attesa.
Il silenzio e il ghiaccio fra di noi.
C: -Ecco perché detesto restare da sola con te.- ammise scuotendo la testa. -Finiamo sempre con il parlare della stessa cosa.-
Sorrisi, esattamente dove volevo arrivare.
Lou: -Io non ho detto nulla. Sei tu allora che vuoi parlarne.- la stuzzicai.
C: -No, perché non c'è niente da dire, Lou. Ci dobbiamo lasciare tutto alle spalle.-
Lou: -Avanti Charlie. E' passato così tanto tempo. Guardaci: non riusciamo neanche più a stare nella stessa stanza. E tutto perché Debbie mi ha baciato quel giorno.-
C: -Tu non ti sei rifiutato e te la sei portata al letto Lou. Non riesco a lasciarmi tutto alle spalle.-

Mi voltai a guardarla, irato.
Lou: -Neanche io riesco a lasciarmi alle spalle il fatto che ti amo, come invece hai fatto tu. Ma sai una cosa Benson? Il problema è che io ci tengo davvero, non me ne frego, non cerco di fuggire. Perché ti amo ancora, nonostante tutto.- ammisi senza vergognarmi, furioso.
Boccheggiò, fissandomi, colpevole.
C: -Tu cosa?- balbettò.
Arricciai le labbra seccato. Seccato che lei lo avesse capito solo ora.
Lou: -Buongiorno Charlie.- commentai sarcastico.
Da lì regnò nuovamente il silenzio, fino a quando Elizabeth tornò fra noi e insieme ci dirigemmo verso casa.


Harry's Point Of View
O: -Harry, lui è...-
H: -Malik.-
finii seccato. Disgustato.
Z: -Ciao Harry.- disse timidamente, lo sguardo fisso sul pavimento.
O: -Voi due vi conoscete?- chiese curioso, non accorgendosi del disagio.
H: -Appena.-
Z: -Di vista.-
H: -Sì, si può dire di sì.-
commentammo entrambi contemporaneamente.
O: -Fantastico!- aggiunse Owen felicemente. -Zayn è all'università con me.-
Sogghignai.
H: -Tu? All'università?- risi di gusto, con cattiveria.
Si avvicinò a me, porgendomi la mano.
Z: -E' un piacere rivederti.- disse solenne.
Arricciai il naso e ignorai il suo saluto.
H: -A me invece fai venire il vomito.- dissi sorridente senza problemi. Sbuffò.
Z: -Avanti Harry...- mi incitò.
Lo ignorai, ancora.
Mi rivolsi a Owen.
H: -E' stato un piacere conoscerti, ma ora devo andare, davvero.- poi mi rivolsi a Iris. -Ci vediamo domani Iris, porterò Elizabeth.- e mi congedai, neppure rivolgendo un ultimo sguardo a Zayn.
Ero corso via.
Mi appoggiai alla parete esterna del ristorante, per riprendere fiato.
Chiusi gli occhi e respirai profondamente.
Quandi li riaprii, un volto fin troppo conosciuto era davanti a me.
H: -Va al diavolo, Zayn.- gli sputai in faccia, facendo per andarmene, ma lui mi bloccò.
Z: -Falla finita, dai.- si lamentò. Gli risi in faccia.
H: -Che cosa vuoi?- chiesi rassegnato, volendo solo andarmene di lì.
Prese un gran respiro.
Z: -Mi manchi Harry.- ammise, e per un attimo pensai che fosse sincero. Riconobbi Zayn. Il mio Zayn.
Poi lo guardai meglio, e osservai l'animale che era di fronte a me. Quello che mi aveva tradito. Quello che si era scopato la mia ragazza.
H: -Ti manco io, o ti manca Elizabeth?- lo stuzzicai.
Capii di aver colpito il suo punto debole. Elizabeth.
Z: -Harry...-
H: -Mi fai schifo-
Z: -Tu Harry. Mi manchi tu. La nostra amicizia.-
ammise.
Questo mi fece perdere il senno.
H: -Amicizia? Quale amicizia? Quella che hai mandato a puttane per sverginare una ragazza? La MIA ragazza? Potevi averle tutte... Mi sono fidato di te! E tu mi hai preso in giro. Mi sono confidato con te, mi hai visto cadere. E intanto te la sbattevi. Ribadisco, mi fai schifo.- gli soffiai in faccia, irato, calcando ogni parola con il mio dolore.
Scoccò le labbra e si guardò intorno, in cerca di un'ancora a cui aggrapparsi.
Di solito ero io la sua ancora. E lui era la mia. Ma ora, uno contro l'altro, entrambi eravamo soli.
Z: - Harry è passato così tanto tempo...- cercò di rimediare.
H: -Per me tu sei morto il giorno in cui te la sei scopata.- ammisi, e lì lui capì.
Capì il vero problema, quello che io non ero mai riuscito ad ammettere davvero.
Ma lui mi conosceva troppo bene.
Esibì un sorriso sghembo.
Z: -Allora è questo il vero problema. A te non dà fastidio il fatto che io me la sia scopata. Ma che io ci sia riuscito prima di te, non è vero Styles?- mi stuzzicò.
Non sono mai stata una persona cattiva.
Ma dopo quelle parole, desideravo solo vederlo soffrire, davanti i miei occhi.
Perché?
Perché mi stava sbattendo la verità in faccia. Verità crudele ed egoista.
Verità di cui mi vergognavo.
Ma ora, io avevo vinto.
H: -Sai una cosa, Malik? Puoi dire tutto quello che ti pare. Sembri così sicuro di te. Ma non mi interessa. E sai perché? Perché l'uomo a cui lei chiede di essere toccata, quello che lei cerca ogni notte, quello a cui lei si concede, quello con cui fa l'amore ogni volta che le va, quell'uomo... Non sei tu. Ma sono io. E non sai quello che ti perdi.- dissi pungente, e feci per andarmene, con un'espressione tronfia e vincente. Poi, mi voltai nuovamente di scatto, per finire in bellezza. -Anzi no. Il tuo problema, è che sai benissimo cosa ti perdi, non è così? Marcisci nel tuo dolore Malik. Io torno a casa, dove mi aspetta la donna più meravigliosa del pianeta.- finii, e me ne andai del tutto, lasciandolo di stucco. Colpendo perfettamente il suo punto debole.
Questa conversazione non ci aveva aiutato a riappacificarci, anzi.
Lo odiavo ancora di più.
Odio, vero odio.


Elizabeth's Point Of View
La porta si aprì, e Harry tornò a casa.
Casa dei suoi, per l'esattezza.
Io, Gemma ed Anne stavamo tutte e tre sedute al tavolo, raggianti e sorridenti.
H: -Sono tornato- urlò mentre posava la giacca. Venne verso di noi, e ci salutò una per una. Aveva un sorriso disegnato in faccia, il che mi fece piacere.
Poi si fermò a guardarci.
H: -Ecco le tre donne della mia vita.- commentò.
Lì, capii che era il momento.
Mi alzai lentamente, mettendomi di fronte a lui. Era confuso.
Gli presi le mani, e le poggiai sulla mia pancia.
E: -Presto- cominciai -Saranno quattro.- annunciai.
Strabuzzò gli occhi, e premette la mani sulla pancia.
H: -Lo sapevo, lo sapevo!- urlò raggiante, e si chinò, in modo da essere faccia a faccia con il mio ventre.
Anne e Gemma sorridevano alla scena, felici.
E anche io, dopo tanto tempo, ero felice. Felice di avere Harry. E riconoscente, perché me l'ero aggiudicato.
H: -Sei una bambina, lo sapevo piccola Darcy, lo sapevo.- continuava a ripetere.
Poi si alzò, e mi guardò negli occhi, prendendomi il viso fra le mani.
H: -E' una femmina.- mi sussurrò sulle labbra, prima di lasciarmi un tenero bacio, scaraventandomi in paradiso.
Ero pronta ora. Avevo lui con me. Ed ero pronta.



***
Sono tornata.

E' inutile tanto.
Vi dico che aggiornerò presto,
e poi non mi faccio vedere per settimane.
Comunque
eccomi qui.
Questo è l'importante, no?
Che ne dite di questo capitolo?
A me,
stranamente
piace.
Sappiate comunque
e mi dispiace ammetterlo
che dopo questo capitolo
non ci saranno più tanti momenti di tranquillità
e felicità tra
Harry ed Elizabeth.
Ora comincia la storia vera.
Almeno dal prossimo capitolo...

Comunque
- Liz e Harry sono sempre dolci e innamorati.
- Harry rivede Zayn, hanno un ulteriore litigio.
- Harry non da ancora che Zayn ed Elizabeth si sono visti di nascosto.
- Louis dice di amare Charlie.
- In questo capitolo abbiamo anche Niall.

Avete sentito best song ever?
E' davvero sdfghjksdf


Presto
pubblicherò la mia nuova ff.
Spero che la leggerete.


Penso che tornerò su twittah,
dove sono
@xsmilecmon
Su ask invece: http://ask.fm/shelovesya
Aggiornerò don't forget a giorni.
(ho quasi finito il capitolo)


Passate qui: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1892115
Ve la consiglio, davvero.

Alla prossima
si spera presto
XXX

harrehs

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Capitolo 10
*** #Wrong attractions. ***


Chapter 10th.
#Wrong attractions.




 
Elizabeth's Point Of View
Anche il giorno del matrimonio di Anne era arrivato. La cerimonia era stata programmata nei minimi dettagli, così che potesse essere tutto perfetto. 
In quel momento, seduta accanto a Debbie in prima fila, attendevamo l'arrivo della sposa. Stavamo su panche di legno, con morbidi vestiti estivi, circondate dalla natura e dagli altri invitati. 
La cerimonia infatti si svolgeva all'aperto, all'esterno di una chiesa anglicana distante quasi due ore da casa nostra. In campagna, in piena tranquillità. Il matrimonio perfetto. 
Il rinfresco poi si sarebbe svolto là vicino, in ampi e verdi giardini. Mi ci aveva portata Harry qualche giorno prima, e avevo deliziosi ricordi di quel posto. 
Un'enorme fontana d'acqua al centro del verde, numerose stradine delimitate da alte siepi portavano a ogni lato del giardino. Ci si poteva appartare facilmente, mi aveva fatto notare Harry.
Sentii qualcuno sbuffare, e ritornai alla realtà, su quella panca, ad aspettare l'entrata trionfale di Anne. 
L: -Detesto i matrimoni.- commentò mio fratello, e li odiava seriamente, per qualche strano motivo. 
Quel giorno era venuto anche lui, come accompagnatore di Debbie, ormai grande amica di famiglia. 
D: -Nessuno ti ha costretto a venire.- gli rispose lei a tono. Lui la guardò subito sorpreso, boccheggiando. 
L: -Sì, tu.- la incolpò, e scoppiai a ridere, perché quei due insieme mi piacevano davvero.
Poi vidi Debbie guardarsi intorno, come per cercare qualcosa. 
D: -Dov'è Harry?- chiese. Scrollai le spalle. 
E: -Ha detto che sta arrivando.- risposi, indicando il cellulare. 
Ma avevo una mezza idea su dove potesse essere Harry.

 
Harry's Point Of View
H: -Wow.- le dissi, guardando mia madre fare un giro su se stessa. 
G: -Sei davvero bellissima.- commentò mia sorella, vestita da damigella. 
Sorridemmo entrambi, felici del giorno più importante della vita di mia madre. 
Ci guardò, prima me, poi mia sorella. 
A: -Grazie.- disse poi guardandomi. La guardai con espressione interrogativa, non capendo. -A tutti e due.- riprese, guardando anche Gemma. -Ma Harry, grazie per esserti preso la responsabilità della casa. Quando tuo padre se ne è andato, tu non hai mollato. Sei stato un fulcro, Harry. Il figlio che tutte le donne vorrebbero avere.- finì. 
Guardai il pavimento, imbarazzato. 
H: -Finirai per farmi piangere, mamma.- ammisi, con la voce spezzata. La sentii ridere e alzai lo sguardo. Dedussi di avere gli occhi colmi di lacrime, dal modo in cui mi guardava. Tanta tenerezza, e fierezza. 
A: -Non separatevi mai, voi due.- ci disse poi, in tono serio. Volsi lo sguardo a mia sorella, che intanto aveva allungato la mano per scompigliarmi i capelli. 
G: -Non potrei mai vivere senza questo rompipalle.- disse. 
Scoppiai a ridere. 
H: - Sì, lo so che saresti persa senza di me.- risposi, e cominciammo a darci piccoli pugni a vicenda, fino a quando mia madre fu costretta a mettersi in mezzo, ridendo anche lei. 
Ci ricomponemmo pian piano e presi mia madre sotto braccio, mandando avanti mia sorella a farci strada. 
A: -Sono contenta che sia tu ad accompagnarmi all'altare.- mi sussurrò. Sorrisi. 
H: -Avanti, facciamo questa cosa.- dissi e ci incamminammo verso il nuovo matrimonio di mia madre.

 
Mentre percorrevo la navata al fianco di mia madre, e di tutti gli spettatori, mi ritrovai a pensare, e a riflettere. 
Cambiamenti: avevano coinvolto tutti. 
Pensai che da quando Elizabeth era entrata nella mia vita, niente era più come prima. 
Tutti eravamo cambiati. Liam lo era. Debbie anche. Louis, Charlie, la mia famiglia, Gemma, Elizabeth, Zayn e io. 
Non erano cose che avevo programmato, erano successe e basta. 
Come quel matrimonio. 
O come la gravidanza di Elizabeth. 
O il litigio con Zayn. 
O l'inattesa riconciliazione con mia sorella. 
Ma una cosa in quel momento mi colpì più di tutte; il mio sguardo, involontariamente, si posò su Robin, al termine della navata. 
I suoi occhi erano accesi, con un'espressione sognante, puntati su mia madre e sul suo perfetto abito da sposa. 
Ed ecco che ebbi la mia immagine riflessa allo specchio. La mia mente volò altrove, e Robin era fra gli invitati, insieme a mia madre. 
A mia sorella, Charlotte e Louis. Liam e Debbie si tenevano per mano, e c'erano addirittura Iris, Owen e Niall. 
Elizabeth non era più fra la folla, ma percorreva quella navata, posando grata lo sguardo su ogni invitato. 
Mentre io stavo lì, al termine, guardando fiero la mia donna, con il volto coperto dal soffice velo. 
Accanto a me, come sempre avevo pensato, col suo sorriso splendente, c'era Zayn. 
Zayn, a farmi da testimone. 
A sussurrarmi ''Non ci credo Styles, è il grande giorno.''
Poi mi ripresi, e tornai alla realtà. 
Diedi un bacio sulla fronte di mia madre, e la lasciai al suo destino, dirigendomi verso la prima panca, tra Elizabeth e Gemma. 
Le presi la mano, e dannazione, quanto avrei voluto dirle dell'immagine che in quel momento avevo in mente. 
Io, lei, fino a quando morte non ci avrebbe separato. 
Ma avevo l'amaro in bocca, perché una parte di quel sogno era impossibile. Una parte, a cui tenevo infinitamente. 
Ma l'odio mi assalì di nuovo, e mi lasciai lacerare, stringendo forte la mano di Elizabeth, cercando il conforto, che sapevo avrei trovato solo nel migliore amico che non potevo avere.

 
Alla fine del matrimonio ci fu il lancio del bouquet, e non riuscii a resistere alla tentazione di infilarmi nella mischia per afferrarlo. Alla fine riuscì a prenderlo Debbie, sotto lo sguardo spaventato di Liam. 
Risi a quella presa, e subito lui mi lanciò uno sguardo fulminante, tanto spaventoso che fui costretto a ricompormi e tornare da Elizabeth. 
Camminammo per un po', fino a raggiungere il luogo del rinfresco. Quei bellissimi giardini erano davvero perfetti: l'odore di erba tagliata mi rinfrescava le narici, e il calore del sole estivo rendeva il tutto più piacevole. 
Salutai un po' di parenti, e persi addirittura di vista la mia ragazza fra tutta quella folla, ma era normale: tutti la volevano conoscere. 
Dopo una buona mezz'ora, mi ritrovai a cercare qualcosa al tavolo del rinfresco. 
E lì, fui presto raggiunto da Elizabeth, seguita da Debbie e Liam.
L: -E' tutto davvero buono qui.- affermò, afferrando una tartina. 
Lo imitai e presi anche un bicchiere di vino rosso. Ero certo che fra qualche ora la maggior parte degli invitati sarebbe stata ubriaca. 
E: -Sai- cominciò riferita a me. -Oggi ho conosciuto tantissimi tuoi parenti di cui non ero a conoscenza.- commentò. 
H: -Non ci crederai, ma anche io.- ammisi masticando una tartina. Lei scoppiò a ridere. Annuii per convincerla. -Te lo giuro. Tipo, sai che ho una zia finlandese? E poi c'è quel mio prozio grasso laggiù che è la prima volta che sento nominare. E quell'altro invece, così ubriaco che pensava che io fossi Gemma.- continuai. 
E: -Be',- disse avvicinandosi a me, per lasciarmi un bacio sulle labbra. -Speriamo siano ricchi allora.- finì, e risi. 
H: -Ecco perché ti amo.- commentai e la baciai, ma fummo subito interrotti da Liam, intromesso fra di noi per afferrare una manciata di patatine. 
X: -Non ci credo.- urlò improvvisamente una voce maschile. Familiare, spaventosamente familiare. -Harry Styles, sei proprio tu?- domandò. 
Mi voltai nella sua direzione. Davanti a me, in quel momento, due figure mi guardavano sorridenti, e dall'espressione, quei due erano anche abbastanza sbronzi. 
Spalancai la bocca sorpreso. 
Non mi sarei mai aspettato che quei due potessero venire al matrimonio di mia madre. 
Che fossero sbronzi, me lo sarai aspettato. 
Joseph Rutz e Kellan Berth. 
H: -Non è possibile.- esclamai, e andai verso di loro, che subito mi accolsero in un abbraccio a tre, mascolino e animalesco, come eravamo soliti fare. 
Joseph, detto Joe, era abbastanza alto, moro, con un po' di barba e occhi azzurri, molto svegli. Fin troppo. 
Kellan invece era più basso, biondo, robusto. Ed era di certo il più sobrio tra i due. 
Ci staccammo e il biondo fu il primo a prendere parola.
K: -E' assurdo, quanti anni saranno passati? Due? Tre?- commentò. 
Solo allora frenai l'entusiasmo, e mi resi conto che la mia ragazza stava ancora osservando la scena confusa. 
Mi ricomposi. 
H: -Ragazzi, lei è Elizabeth. Liz, loro sono Joseph e Kellan, due miei amici del mare. Quando partivamo ogni estate loro erano lì, e quindi passavamo insieme tre mesi all'anno. E poi, i nostri genitori sono grandi amici. Sembrano passati secoli cazzo...- commentai incredulo, ma notai Joe che fissava curioso la mia ragazza. 
J: -Ti prego, dimmi che sei solo grassa.- disse, sbottando a ridere. 
Posai subito lo sguardo preoccupato su Elizabeth: ero certo che un commento del genere non avrebbe fatto altro che peggiorare ciò che pensava. 
Invece, esibiva un sorriso soddisfatto. 
E: -Ti prego, dimmi che sei solo sbronzo.- commentò. 
Joe si riprese e cambiò espressione, che mi fece infuriare. Malizia. 
J: -Mi piaci. Dimmi che non ti scopi nessuno al momento e potrei farlo io.- Era decisamente sbronzo, ma la frase mi diede sui nervi. 
H: -Lei è la mia ragazza.- dissi freddo, lasciandolo di stucco. 
Poi rise di nuovo e venne verso di me, dandomi una pacca sulla spalla. 
J: - E bravo Styles.- urlò fastidiosamente. Poi si fermò improvvisamente e si guardò intorno, come alla ricerca di qualcosa. Qualcuno. -E il tuo gemello siamese dov'è? Quel Malin, Malush, Malek, o come cazzo si chiamava?- domandò, e una fitta mi colpì lo stomaco. 
H: -Non lo vedo da un po'.- commentai amareggiato. Sorrise. 
J: -Fortuna. Mi stava davvero sui coglioni.- 
Zayn non gli era mai andato a genio. E nemmeno a lui erano mai andati a genio loro. E per un buon motivo. 
Poi lo sguardo di Joe si soffermò su Debbie, che cercava invano di coprirsi. Il moro sorrise. 
J: -C'è anche la bella biondina, Debbie vero?- 
La mia migliore amica alzò gli occhi al cielo esasperata. Neanche a lei piacevano molto. 
D: -Ci vediamo.- commentò facendo un cenno con la mano e afferrando Liam, per andare lontano da quel tavolo. 
Joe scoccò le labbra divertito. 
J: -Acidella la ragazza.- 
Cominciavo a sentire il disagio di Elizabeth su di me, e fui quasi sollevato quando mia sorella si intromise fra di noi portando via la mia ragazza, con la scusa di doverla presentare a qualche altro parente.
Una volta rimasti soli, cercai di ricordarmi perché ero amico di quei tipi. Ma li scusai, pensando che erano sbronzi, e ricordandomi dei bei tempi insieme, quando anche io ero spensierato e come loro. 
Fra di loro, anche se avevo passato volontariamente molto più tempo con Joe, preferivo Kellan. Lui era più pacato, silenzioso, mentre il moro era un misto di malizia e sfacciataggine che faceva impazzire le donne, e non solo per il suo bel visino.
J: -Be', bel bocconcino Harry.- disse, ma lo sapevo che non diceva per soffiarmela o qualcosa del genere. Era il suo modo di fare e di parlare. -Però- continuò mettendomi una mano sulla spalla. -Potevi evitare di metterla incinta.- finì sincero, afferrando un bicchiere di vino. 
Scrollai le spalle. 
H: -Volevo accasarmi.- risposi tranquillo. 
K: -Ci credo poco.- si intromise. 
J: -Già, tu eri quello che scopava in continuazione. Molto più di noi due messi insieme. -
H: -Lo faccio anche ora, non preoccuparti.- 
K: -Sempre con la stessa.- 
J: -Che monotonia.-
H: -Ci si innamora dopo un po', pivelli. Un giorno capirete.- commentai. 
Improvvisamente Joe si mise le mani sulle orecchie, come un bambino che non voleva ascoltare la storia del mostro. Scoppiai a ridere alla sua vista, era estremamente buffo. 
J: -Sembri una di loro, porca puttana.- urlò stridulo. 
H: -Una di chi?- chiesi non capendo. 
K: -Una donna.-
J: -Già.- si riprese. -Una di quelle che ha paura di abbassarsi le mutandine.- disse quasi schifato. 
Ed ero schifato anche io in quel momento, da lui. 
Ma mi ripetei che era sbronzo, quindi dovevo accettarlo. 
X: - Vi abbiamo cercato ovunque, ma che fine avevate fatto?- domandò una ragazza, a cui sorrisi immediatamente, riconoscendola. Aveva un'altra al suo seguito, e riconobbi anche lei. 
J: -Guarda chi abbiamo qui.- le disse, indicandomi. 
Stephanie Yankiss, l'emittente della voce, seguita da Bridget Dubstin mi guardò scioccata, mettendosi una mano sul petto sbalordita. 
Subito dopo si riprese e corse verso di me, abbracciandomi. Sicuramente, lei era l'unica persona che fra di loro avevo voglia di vedere. 
Steph mi era sempre stata simpatica, più di tutti gli altri. Era mora, taglio cortissimo, molto mascolino. Si vestiva di scuro ed era piena di piercing e tatuaggi. 
Salutai anche Bridget, che mi era sempre stata abbastanza indifferente. Bionda, riccia e parecchio bassa. 
Mancava un nome però all'appello, e ne ero talmente sollevato. 
S: -Santo cielo, hai messo i muscoli.- commentò entusiasta toccandomi il bicipite destro. 
J: -E anche su famiglia.- si intromise, dando a tutti la grande notizia. 
B: -Ti sposi?- 
H: -No.- 
K: -Peggio.- 
J: -Ha messo incinta una.- 
S: -Tu?- 
H: -Già.- 
B: -Ma tu scopavi e basta.- 
J: -Come pochi.- 
S: -Complimenti, bel riccio.- 
H: -Ragazzi- cominciai. -Mi siete mancati.- commentai, accorgendomene solo allora. Perché ero talmente divertito da quel fastidioso gioco di parole. Parlammo per un po', fino a quando Steph non tirò fuori un argomento particolarmente delicato. 
S: -Be', Talia non ne sarà felice.- 
Cercai di far finta di nulla, ingurgitando un bicchiere di vino. 
J: -E' qui anche lei, sai?- 
K: -In giro.- 
B: -Effettivamente ti cercava.- 
Mi strozzai con il vino e allontanai da me il bicchiere. 
Bionda. Alta. Pelle rosea e labbra rosse, quasi una bambola di porcellana. Occhi blu. Fisico scolpito. 
Talia Jones. 
Ogni estate, quando tornavo nella casa al mare, io e Talia andavamo al letto insieme. 
Per tutta l'estate. Tutte le estati. 
Fino a quando avevo conosciuto Elizabeth. 
Fatto sta, che non la vedevo da allora. 
Non avevo mai provato nulla per lei, ma l'attrazione fisica era sempre stata tanta. 
La ragazza che avevo desiderato di più in vita mia, dopo Elizabeth ovviamente. 
Lei tuttavia, sosteneva di provare qualcosa di serio per me. Ma non la vedevo da tanto tempo, probabilmente si era rifatta una vita, come me. 
Ad ogni modo ero consapevole che in giro ce ne erano poche belle come lei. 
 
Qualche minuto dopo ci salutammo, con la promessa che ci saremmo rivisti presto, da sobri. 
Lasciai il mio numero a Stephanie, così che avrebbero potuto contattarmi, dato che sarebbero stati in città per un po'. A quanto pare avevano preso un appartamento tutti insieme e vivevano lì. A detta loro, potevo infiltrarmi quando volevo. 
Non so perché accettai di rivederli, ma dopotutto erano una parte del mio passato che mi mancava, un unico appiglio alla mia vecchia vita, che forse non volevo abbandonare completamente. 
Cominciai a camminare per le diverse stradine, alla ricerca di Elizabeth. La vidi lontana e andai verso di lei, ma qualcosa mi bloccò. O meglio, qualcuno. 
Sentii una presa sul gomito e mi voltai automaticamente. 
Oh, cazzo.
Di certo, in giro ce ne erano ancora poche belle come lei. 
Mi sorrise, non allentando la presa. 
Talia Jones. 
T: -Harry Styles, sei davvero tu?- chiese sbalordita. 
Il modo in cui pronunciò il mio nome fece crescere la mia sbagliata attrazione. 
Ebbi di nuovo voglia di tornare a qualche estate fa, e di passare un'altra notte con lei, tra i suoi gemiti di piacere e la mia eccitazione. 
H: -Non sei cambiata per niente, Jones.- affermai, prendendole la mano per farle fare un giro su se stessa. Rise, con una risata cristallina. 
Intrecciò le mie dita fra le sue, facendosi sempre più vicina. Ammirai ogni particolare del suo viso, sognante. 
Mi ero dimenticato di tutto; con la testa, ero di nuovo nell'estate di anni fa. 
T: -Tu sì.- disse maliziosa. -Sei molto più sexy, lo sai?- 
Sexy. 
Elizabeth. 
Tornai alla realtà e mi allontanai. 
Ma come avevo fatto? 
Mi sentii in colpa, tremendamente. 
Mi voltai verso Elizabeth, giù in fondo, e ringraziai il cielo che non stesse osservando la scena. Non sarei stato in grado di spiegarle. 
H: -E' fantastico che tu sia qui, davvero.- commentai, cercando di riprendermi, lasciandole la mano. Notò però che non avevo ancora distolto lo sguardo da Elizabeth. 
Si voltò anche lei. 
T: -Santo cielo.- cominciò, schifata. -Il mondo è davvero pieno di troie.- affermò, osservando la mia ragazza. La pancia della mia ragazza. La mia ragazza giovane, troppo giovane per essere rimasta incinta. 
Credendo che fosse una sgualdrina che non usa precauzioni. 
Che va con la prima persona che passa. 
Deglutii. 
Rabbia. 
H: -Aspetta qui.- le dissi, andando verso Elizabeth. 
Doveva conoscere una persona. 

 
Elizabeth's Point Of View
Gli amici di Harry mi davano seriamente sui nervi. 
Dopo aver conosciuto qualche altro parente, incontrai Debbie, che a quanto pare si era separata da Liam per qualche minuto. 
E: -Scappata anche tu?- le chiesi, riferendomi a quei due ragazzi ubriachi. 
Annuì esausta. 
D: -Di quel gruppetto ho sempre odiato tutti.- commentò, e solo allora capii che ce ne erano altri. -E sai qual è la cosa peggiore? Oggi sono tutti qui.- finì indispettita. 
La guardai curiosa. 
E: -Quanti sono, scusa?- 
Sospirò. 
D: -Ci sono Joe e Kellan, i quali hai avuto il dispiacere di incontrare.- disse divertita. - E poi ci sono Bridget e Stephanie.- continuò. -Ah sì, anche Talia.- finì, mettendosi subito dopo una mano sulla bocca, come se avesse detto qualcosa di sbagliato. 
E: -Chi?- chiesi subito. 
Scrollò le spalle. 
D: -Nessuno, non preoccuparti.- La guardai, cercando la verità. Non riuscì a reggere lo sguardo, e vuotò il sacco. -Niente di che, Liz. Lei e Harry... Insomma... Sì ecco...- 
E: -Scopavano?- 
D: -Come pochi.- 
Deglutii. 
Gelosia. 
Se questa Talia era davvero al matrimonio, era meglio non incontrarla. 
 
Parlai con qualche altro parente, ma la mia testa era altrove. 
Ovunque fosse Harry, temevo che stesse con questa Talia. 
Destino volle che in quel momento vidi Harry venire verso di me. Mi afferrò il braccio e mi trascinò verso una parte del giardino. 
E: -Che hai?- chiesi. 
H: -Devi conoscere una persona.- disse soltanto. 
Arrivammo di fronte a una ragazza. 
Bellissima. 
Mi sentii una nullità, una formica in confronto a lei. 
Harry mi mise un braccio intorno al collo, mentre la misteriosa ragazza continuava a guardarmi la pancia. 
H: -Elizabeth, lei è Talia.- disse. Mi si aggrovigliò lo stomaco all'istante. Avrei voluto urlare, fuggire. Poi Harry riprese a parlare. -Talia, lei e Elizabeth, la mia ragazza e futura madre di mia figlia, nonché donna della mia vita.- continuò e mi calmai. Gli sorrisi, estasiata. 
La faccia di Talia invece divenne rossa e serrò la mascella. Io provai infinita soddisfazione. 
E: -E' un piacere.- le dissi, porgendole la mano. La afferrò e me la strinse, più del dovuto. 
T: -Anche per me.- commentò fredda. -Io devo andare ora. Harry, esci con noi qualche volta, okay?- gli lanciò un'occhiata maliziosa e se ne andò, sparendo dalla nostra vista. 
Harry continuava a guardare la sua immagine andarsene, con una ridicola faccia da ebete.  
Gli diedi un colpo sul petto, furiosa.
E: -Carina vero?- commentai sarcastica facendo per andarmene. Mi bloccò. 
H: -Dai Liz, non sarai mica gelosa.- disse divertito. 
E: -Non dovrei? Perché a me sembrava che le stessi guardando il sedere.- 
H: -Avanti Elizabeth, è un'amica.- 
E: -Belle amicizie, ti stava spogliando con gli occhi.- 
H: -Davvero?- rise interessato. 
E: -Va' al diavolo, Harry.- 
Quel commento mi aveva fatto impazzire. Che gli importava a lui? Mi trattenni dal non piangere. Mi bloccò nuovamente. 
H: -Sei adorabile quando sei gelosa, lo giuro.- continuò. 
E: -Ma ti diverte davvero tanto questa cosa?- sbottai furiosa. Solo allora Harry capì che ero seria. -Il fatto che io mi senta così estremamente fortunata ad averti e che abbia paura di perderti, ti diverte tanto?- 
La sua espressione si spense subito. Divenne fredda. E irata.
H: -Tu pensi che io non mi senta allo stesso modo? Liz, detesto ogni ragazzo che provi ad avvicinarsi a te.- 
E: -Chi si avvicinerebbe a me, con questa?- chiesi furiosa, indicando la mia pancia. 
Fu lì che sputò il rospo. 
E mi sentii tremendamente in colpa. 
H: -Zayn.- disse. -Pensi che io abbia smesso di aver paura che lui possa avvicinarsi a te di nuovo? E che tu...- si bloccò di botto, ma con le lacrime agli occhi capii come voleva continuare. 
E: -Che io possa cascarci di nuovo.- risposi per lui in un sussurro. 
H: -Mi dispiace...- sussurrò, perché secondo lui questa era mancanza di fiducia. 
Ma non sapeva che io avevo rivisto Zayn. Che continuava a chiamarmi. 
Mi scusai con lui, dicendo che avevo bisogno di un po' d'acqua, e mi allontanai.

 
Harry's Point Of View
Camminavo da solo per quelle stradine. E pensavo. 
Pensavo a come avevo parlato ad Elizabeth. Come le avevo sbattuto in faccia la mia mancanza di fiducia. 
Sospirai, sperando che mi sarei sentito meglio. 
Mentre camminavo incontrai Robin. Feci i complimenti allo sposo, ma poi disse che doveva parlarmi. Così accettai e cominciammo a camminare insieme. 
R: -E' una bella giornata oggi, non è vero?- cominciò. 
Annuii. 
H: -Perfetta per un matrimonio.- 
R: -Ed era questo che volevo. Un matrimonio perfetto. Sono davvero felice di essere entrato nella vostra famiglia, e spero di essere ben accettato.- 
H: -Certo.- gli sorrisi. 
R: -Bene. Volevo parlarti, Harry. Io non sono tuo padre, ma penso di potermi permettere di dire alcune cose. Ho sposato tua madre per mettere su famiglia e stare bene. Comprare casa e cose varie, insomma. Quindi Harry, so che tu stai affrontando una cosa simile in questo momento. Mettere su famiglia ed essere felice, giusto?- annuii, e continuò. -Volevo un matrimonio perfetto.- finì, ma non capii. 
H: -E lo è.- 
R: -Tieni questo.- disse, porgendomi un numero di telefono. 
H: -Cos'è?-
R: -Il numero di telefono di Ciara Browns.- 
H: -Chi è?- 
R: -La donna che ha organizzato questo matrimonio.- 
H: -Scusami Robin, ma non so a cosa possa essermi utile.- dissi, non capendo sul serio. 
Mi guardò, e allora mi resi conto di tutto. 
R: -Io invece penso che tu lo sappia benissimo.- 
Robin in quel momento mi stava esplicitamente sbattendo in faccia il fatto che mi sarei dovuto sposare il prima possibile. 
Mi stava sbattendo in faccia un imminente matrimonio con Elizabeth.



***
Stavolta sono stata più veloce, dai.

E questo capitolo è anche lunghissimo. 
Spero vi sia piaciuto, e scusate se lo pubblico a quest'ora,
ma non mi andava di mettervelo domani.
Volevo mettervelo subito.
Comunque,
i primi di agosto partirò
e tornerò l'11. 
Scriverò molto lì,
ma non avrò connessione internet.
Quindi, 
cercherò di scrivere prima il prossimo capitolo,
ma non sono certa di farcela.
Quindi potremmo anche risentirci l'11 insomma.

Passando al capitolo
Iniziano i problemi...
Non dimenticatevi questi nuovi personaggi,
perché saranno il fulcro della storia.
Ce ne saranno delle belle. 

Lo scoprirete nei prossimi capitoli insomma.
Ah, 
ho pubblicato una OS

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2025094&i=1
Passate?

Ora mi dileguo,
spero ci sentiremo presto
Su twitter sono:
@xsmilecmon

XXX
harrehs

 

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Capitolo 11
*** #Scream without a voice. ***


Chapter 11th.
#Scream without a voice
.

 

Harry's Point Of View
H: -Okay. Al mio tre. Uno. Due. Tre.- contai, e tirai su il pesante divano, con l'aiuto di Louis.
Lou: -Allora- chiese ansimando. -Dove lo vuoi?-
Mi guardai un attimo intorno, cercando di fare alla svelta.
E: -Mettilo attaccato a quella parete.- affermò entusiasta.
Cominciammo a muoverci lateralmente, e posizionammo l'oggetto alla perfezione.
Stanchi, ci buttammo a peso morto sulla morbida superficie.
A quel punto Elizabeth emise un suono di dissenso.
La guardammo, esasperati.
Il fatto del trasferimento l'aveva davvero entusiasmata troppo. Da tutta la giornata non faceva altro che farci portare mobili in ogni angolo della casa.
Fato volle che quel giorno l'ascensore fosse anche guasto.
Louis cominciava a rimpiangere il giorno in cui si era offerto di aiutarci.
E: -Non abbiamo finito.- annunciò.
Sospirammo all'unisono.
Lou: -Ho fame.- disse.
Indicai la cucina.
H: -Abbiamo appena trasportato il frigorifero, amico. Ci dovrebbe essere qualcosa sparsa qua e là.-
Ero molto fiero della nostra nuova cucina. Rossa.
Elizabeth intanto continuava a guardami in attesa, con le braccia incrociate al petto.
H: -Che altro c'è?- sbottai esausto, allargando le braccia.
E: -Il letto.- spiegò indicando la nostra camera.
I miei occhi rotearono esasperati, e dovetti costringere Louis ad uscire dalla cucina per trasportare l'ultimo, grande mobile.


Non ci mettemmo molto a trasportare il mobile. Ma quando fu il momento del materasso, Louis si dileguò, dicendo di avere un impegno improrogabile.
Alla fine, riuscii a caricarmelo da solo. Elizabeth insisteva per darmi una mano, ma non volevo che si affaticasse.
Così, posizionai perfettamente quel pesante oggetto, mentre Elizabeth mi osservava al lavoro.
Sospirai soddisfatto e mi diressi accanto a lei, che guardava sorridente il materasso, indice della nostra nuova vita.
H: -Allora, dove preferisci?- le chiesi lasciandole la scelta.
Arricciò le labbra indecisa.
E: -Preferirei sinistra, se non ti spiace.- rispose convinta. Storsi la bocca, contrariato.
H: -Io intendevo se preferivi stare sopra o sotto, ma la destra mi andrà più che bene.- commentai malizioso, scoppiando poi a ridere.
Mi diede una pacca sullo stomaco, sorridendo.
Era ormai abituata a queste mie battute, quindi ormai mi lasciava fare. E a volte, quando ero fortunato, stava al gioco.
Era incredibile che stavamo per cominciare una nuova vita.
Durante quella giornata poi finimmo il trasloco, sistemando i vestiti nell'armadio, le posate nei cassetti e i libri negli scaffali.
La casa non era troppo grande, ma accogliente.
Poi, cenammo con della pizza ordinata a portare a casa, sul pavimento. Non perché non avessimo il tavolo, ma perché Elizabeth disse che di solito si fa così, durante un trasloco.
Io acconsentii, perché non volevo rovinarle l'entusiasmo.
La giornata poi finì nel mio modo preferito e inaugurammo il materasso.
Fu la prima notte della nostra nuova vita insieme, nella nostra casa.
La prima, di tante.



Elizabeth's Point Of View
La prima notte nel nuovo appartamento. Esattamente come me la ero immaginata.
Perfetta.
Non dormimmo per niente, e all'alba, uscimmo fuori in balcone, ad osservare il sole.
Parlammo per tutta la notte.
Questo mi piaceva del nostro amore: potevo essere me stessa, e lui poteva essere se stesso.
Poi fu di nuovo mattina, e cominciammo la nostra quotidiana routine.
Harry andò al lavoro, e io restai a casa a studiare per l'imminente ritorno a scuola.
Non mi preoccupava troppo tornare con la pancia. Non mi preoccupava neppure essere indicata e guardata da tutti.
Ora ero pronta.
Alcune volte però, dubitavo di Harry. Lui continuava a vedere solo il lato positivo della cosa.
Non pensava a ciò a cui avremmo dovuto rinunciare.
Al cambiamento importante e radicale che ci aspettava.
Fu strano, quel giorno, quando Harry tornò a casa, e io ero lì. Non ad aspettarlo, ma perché ci vivevo.
Poi ci fecero visita i miei genitori, e bevemmo un thè insieme.
A cena Harry cucinò. Dopo cena si attaccò al telefono, per un paio d'ore.
Forse era una sua abitudine, e lo lasciai fare.
Quando tornò al letto, mi diede la notizia.
H: -Domani sera esco con Joe e gli altri. Forse facciamo tardi, non aspettarmi sveglia, okay?-
Deglutii e acconsentii.
Ero ignara però, che quella sarebbe davvero stata la notte peggiore della mia vita.
 
 
Non potevo vietare ad Harry di uscire con i suoi amici, anche se davvero non capivo cosa ci trovasse di bello in loro.
Erano volgari, superficiali.
Libertini.
Mi fidavo di Harry, con tutta me stessa, ma sapere che nel gruppo ci sarebbe stata anche quella Talia non mi rassicurava per niente.
Anche se mi ero promessa di non agitarmi, appena Harry varcò la porta di casa cominciai ad essere paranoica.
Ad immaginare le cose peggiori.
Restai sveglia, a fare avanti e indietro per la casa. Guardai un film, ma non lo seguii.
Chissà poi di cosa avevo davvero paura.
Sapevo che Harry non mi avrebbe mai tradita. Lo sapevo?
Alla fine, stette fuori solo un paio d'ore, e tornò verso l'una e mezza.
Appena aprì la porta, mi trovò a fissarlo, con un bicchiere d'acqua in mano.
Mi guardò sconcertato, quasi spaventato.
H: -Facevi la veglia?- commentò sarcastico.
Scossi la testa.
E: -Non riuscivo a dormire.- mentii.
Accennò un sorriso amareggiato.
H: -Certo.-
La prese come una mancanza di fiducia. Non volevo che lui la pensasse così, ma avevo davvero il terrore, quella notte, che potesse fare qualcosa di sbagliato.
E: -Come mai così presto?- gli chiesi, per cambiare discorso.
Scrollò le spalle.
H: -Kellan si è sentito male.-
E: -Cos'aveva?-
H: -Non regge l'alcol.-

Bene, avevano bevuto.
Ma era una cosa normale, dopotutto.
Il peggio arrivò quando Harry mi passò di fianco, intento a togliersi la giacca.
Un odore mi pervase le narici e, disgustata, arricciai il naso.
Non ero un'esperta in materia, ma quello mi fece perdere le staffe.
E: -Tu puzzi.- lo accusai fredda.
Emise una risata nervosa. Colpevole.
H: -Ehm, grazie, allora mi andrò a lavare. Non è una cosa carina da dire alle persone, però.-
Svagava.
E: -No, Harry. Non dico che tu puzzi. Dico che ti sei fatto una canna.- lo incolpai.
Mi guardò, facendo roteare gli occhi.
H: -Sei esagerata.-
E: -Harry, hai davvero fumato?-
H: -Liz, ma che sarà mai? E' una canna, non mi sono impasticcato di ecstasy, stai calma.-

Mi parlava come se non potessi capire. Invece capivo, eccome.
E: -Non è questo il punto!- sbottai. -Sai di non essere un ragazzo come gli altri, Harry. Devi capire che è il momento di crescere. Stai per avere un figlio, porca puttana, non sei più un ragazzino!- gli urlai in faccia.
Si voltò verso di me. Raramente si arrabbiava, ma quando lo faceva era terribile.
Le guance rosse e gli occhi penetranti, mi guardava come se sarebbe scoppiato da un momento all'altro.
H: -E chi cazzo te lo dice a te, che i genitori non fumano e bevono eh? Te lo sono venuti a dire, sapientona? Non fai altro che criticare, porca troia. Stai facendo l'esagerata, Liz, non sono un tossico dipendente, okay? Me le sono sempre fatte, non ti ha mai dato fastidio!-
E: -Questo perché non sono mai stata incinta!-
H: -Ho fumato io, non il bambino.-
E: -Ti rendi conto di quello che stai dicendo?-
H: -Buonanotte Elizabeth.-
troncò e sparì dalla mia vista.
Cominciai a respirare affannosamente.
Ero certa che fosse successo qualcosa a quell'uscita. Che lui avesse parlato con qualcuno dei suoi amichetti. E loro gli avevano detto qualcosa.
Sapevo che qualche volta Harry fumava. Ma lo faceva davvero raramente. E non mi aveva mai risposto in quel modo.
Ero certa, che non fumasse nulla dal litigio con Zayn. Il tabacco non gli era mai piaciuto, ma il resto sì.
Rimasi impietrita dalle sue parole. E cominciai a respirare affannosamente.
Ripetendomi di stare calma.
Mi feci una camomilla.
Verso le due, andai a dormire.
Mi infilai nel letto, accanto ad Harry, che stava girato dall'altro lato e faceva finta di dormire. Dopo qualche minuto, prese la mia mano, considerandola come una richiesta di scuse. Gli tenni la mano, ma per me la questione non era finita lì.
L'incubo era solo all'inizio.


Cominciai a rigirarmi freneticamente. Sudavo. E pensavo ad Harry, quella sera, insieme ai suoi amichetti. Lo facevano bere, fumare.
Rideva, e faceva commenti maliziosi su tutte le sgualdrine che gli passavano accanto.
Faceva scommesse.
Semplicemente, Harry qualche anno fa.
Aprii gli occhi spaventata.
C'era qualcosa che non andava.
Erano le due e mezza. Tentai di dormire di nuovo, ma avevo un pessimo presentimento.
Cominciò a farmi male lo stomaco.
Qualche minuto dopo, sentivo la testa scoppiare, e il sangue pulsare velocemente.
Fui costretta ad alzarmi.
E: -Harry?- sussurrai.
H: -Mh?-
E: -Non mi sento bene.-
gli rivelai, sicura di poter contare sul suo appoggio.
H: -Ci pensiamo domani.- disse, in dormiveglia.
Stavo per mettermi a piangere, giuro.
Per la prima volta, dopo tanto tempo, mi sentii completamente sola.
Provai a insistere, ma mi ribadì di tornare a dormire, così sarei stata meglio. Ma non ci riuscivo.
Uscii stufa dalla stanza e andai alla ricerca di qualche medicinale. Presi delle pasticche per la testa, e mi preparai un bicchiere d'acqua.
Mi sdraiai poi sul divano, aspettando il sonno. Dopo poco, vomitai sul pavimento.
Mi alzai e cercai uno straccio, e svogliatamente, mi trascinai a pulire.
Ero troppo orgogliosa in quel momento per chiamare di nuovo Harry.
La testa sembrò migliorare, ma di poco.
Stava diventando un incubo. Aspettavo con ansia il momento in cui sarebbe finito tutto.
Cominciai a camminare per la casa, ma mi sentivo pesante.
Dovetti smettere quando sentii le ginocchia tremare, perché non mi reggevano più.
Allora, cominciai a giocherellare con il telefono.
Mi sentivo in fiamme. Volevo urlare.
Era un'agonia. E non sapevo neppure da cosa provenisse.
Sapevo che c'era qualcosa di sbagliato.
Vomitai di nuovo e scoppiai a piangere silenziosamente, perché ero esausta.
Sola.
Avevo sonno, ma non riuscivo a chiudere occhio.
Cominciò a fare caldo.
E io sudavo sempre di più.
Feci una doccia, ma non riuscii a regolare perfettamente l'acqua, quindi lasciai stare.
Tornai sul divano, e decisi di trovare qualcosa con cui passare il tempo.
Allora, controllai la mia email.
Appena feci accesso, notai decine e decine di email provenienti dall'account di Zayn. Non gli avevo mai risposto, perché gli avevo ribadito che dovevamo smettere di vederci.
Ma lui continuava a farmi insistenti domande.
Tanto ero arrabbiata con Harry, che decisi di rispondere a una di quelle.
Ne aprii una a caso.
 
So che non vuoi parlarmi, ma vorrei almeno sapere come va la gravidanza.
 
Era premuroso, molto.
 
Va bene. Grazie.
 
Ero stata fredda, ma almeno gli avevo risposto.
 
Passarono pochi minuti in realtà, durante i quali avevo deciso di spengere il computer e tentare ancora una volta di dormire, e il mio telefono squillò. Un messaggio.
 
Che ci fai sveglia a quest'ora?
Da: Zayn

 
Boccheggiai. Come aveva fatto? Inutile dirlo, ma su Zayn potevo sempre contare. Alla vista di quel messaggio mi sentii quasi sollevata, ma poi una fitta allo stomaco mi ricordò il mio incubo.


Potrei chiederti la stessa cosa.
 
Non riuscivo a dormire, tu?
Da: Zayn
 
Idem.
 
Va tutto bene?
Da: Zayn
 
.
 
Falla finita, Liz. Che succede?
Da: Zayn
 
C'è qualcosa che non va, Zayn.
 
Harry dov'è?
Da: Zayn
 
Dorme.
 
Sto arrivando.
Da: Zayn
 
No. Va tutto bene. Ti prego, peggioreresti le cose.
 
Fammi sapere, okay? Io resto sveglio, per qualsiasi cosa.
Da: Zayn
 
Va' a dormire. Grazie. Ci sentiamo domani.

 
 
E lì finì la conversazione.
Lo presi come un segno del destino, il fatto che Zayn fosse sveglio, proprio quella notte. E che stesse controllando le email, proprio quella notte.
Mi stava vicino.
E mi aveva sbattuto in faccia un'altra volta il fatto che lui riuscisse ad accorgersi di cose che gli altri ignoravano. Che Harry ignorava.
La mia agonia continuava, e lui dormiva profondamente.
Andò avanti per ore.
Piansi.
Vomitai.
Sudai.
Piansi.
Fino alle cinque.
Mi sembrò poi di sentirmi meglio e decisi di provare di nuovo a dormire.
 
La scuola era in fiamme, e tutti cercavano riparo. Io urlavo. Continuavo a chiamare il nome di Harry, ma lui rideva. Scorsi Zayn, che parlava tranquillamente con Debbie.
E si baciavano.
E io gli urlai contro di avermi tradita.
Harry continuava a ridere.
E io a urlare.

Urlai.
Ero sveglia di nuovo.
Completamente bagnata di sudore.
Cominciai a respirare affannosamente, perché stavolta ero certa che c'era qualcosa che non andava.
Cercai di mantenere la calma.
Mi sentivo bagnata. Avevo sporcato il materasso.
Mi misi a sedere lentamente, e poi cercai di alzarmi.
Alzai il lenzuolo, in preda al panico.
Una macchia di sangue, grande come una noce.
C'era qualcosa che non andava.
Mi misi le mani tra i capelli, e aprii la bocca per urlare, ma non feci altro che sfiatare. La voce non usciva.
Respiravo affannosamente, e mi ripetevo di stare calma. Perché agitandomi peggioravo la situazione.
Urlai il nome di Harry, ma non ci riuscii. Lui dormiva ancora, ignaro di ogni cosa.
Avevo paura. Paura di averla persa.
E cominciai a piangere.
E la voce mi uscì tutta.
Harry si svegliò.
Vide la macchia.
Entrò nel panico e si mise un paio di pantaloni, dicendo che dovevamo andare subito all'ospedale.
Ma io non lo ascoltavo.
Ero terrorizzata dall'idea di non averla più.
Mi toccai la pancia e la sentii. Mi chiedeva aiuto. Era in pericolo.
E io dovevo stare calma.
Ma lei era viva.



***
Finalmente sono tornata

E mi sono sbrigata ad aggiornare...
Lo so, il ritardo c'è lo stesso.

E so anche che mi odiate.
Non potete dire che questo capitolo è bello,
nè che vi è piaciuto.
Perderò di certo molti lettori.
Ma ve l'avevo detto che la storia si faceva più adulta.
Dal prossimo capitolo le cose cambieranno.
Non ci saranno più i temi adoloscenziali.
Harry cambierà.
Elizabeth cambierà.

Per questo capitolo mi sono informata molto,
riguardo alle gravidanze e tutto.
Nel prossimo capitolo,
che per la cronaca ho già scritto,
spiegherò bene questa crisi.
Sperando che continuerete a leggere insomma...

Okay, ora mi dileguo
su twitter sono:
@taysmuffjn

XXX
harrehs

 

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Capitolo 12
*** #The largest waiver ***


Chapter 12th.
#The largest waiver


 
 
Elizabeth’s Point Of View
Durante il tragitto in macchina nessuno dei due parlò.
Harry teneva le mani rigide sul volante, e respirava meticolosamente. Come se stesse imparando e non gli venisse naturale. Continuava a borbottare qualcosa, mentre io tastavo la mia pancia.
Avevo il terrore di perderla.
Chiamammo il nostro ginecologo e disse che avrebbe fatto più in fretta possibile; dopotutto, era un’emergenza.
Arrivammo in ospedale e io ero ancora in pigiama. Ed ero anche sporca. Harry aveva pensato a portare un cambio, che avrei sfruttato solo alla fine della visita.
Il dottor Morris arrivò in una decina di minuti, correndo per i corridoi e scapicollandosi all’interno nel suo studio.
Entrammo anche noi e mi feci visitare.
 
Dr.M: -La bambina sta bene.- constatò alla fine della visita, mentre mi rivestivo. Harry sospirò sollevato e io automaticamente mi accarezzai la pancia, felice.
Ma c’era qualcosa di poco convincente nel tono del dottore.
Dr.M: -Se volete scusarmi dovrei consultare la dottoressa Friz, torno subito.- si congedò forzando un sorriso, lasciandoci soli.
Harry si accasciò subito sulla poltrona, portandosi le mani sul viso, come se fosse stanco morto.
Ma io non avevo scordato la nostra litigata e il modo in cui aveva dormito beatamente durante il mio incubo.
Non c’era mai stata così tanta freddezza fra di noi. Quello era di certo il momento più brutto che avessimo mai passato insieme.
L’agonia di quella notte.
Mi poggiai sul lettino del medico, stanca. Ora mi sentivo meglio, e il sonno stava per cogliermi alla sprovvista.
C’era il silenzio fra di noi, insopportabile.
Dopo qualche minuto, Harry si decise a parlare.
H: -Non ci credo che stavamo per perderla…- pensò ad alta voce, incredulo.
Non avevo una risposta a quella affermazione. Neppure io potevo crederci, eppure era successo. E il perché fosse successo per me restava un mistero.
Abbassai lo sguardo, cercando la cosa più giusta da dire.
E: -Non me lo sarei mai perdonato.- mi uscì naturale.
Harry scosse la testa, in segno di disappunto.
H: -Nessuno incolpa te.- rispose cercando di rassicurarmi. Ma la rabbia continuava a salire.
Deglutii.
E: -Hai ragione, ma c’era qualcosa che non andava. E te l’ho detto. Ma tu eri troppo preso dai tuoi sogni per svegliarti e controllare.- lo incolpai amareggiata.
H: -Liz… Io non avrei mai immaginato una cosa simile…- cercò di scusarsi, di cercare un appiglio.
E: -Neanche io, Harry. Ma sono incinta, se ti dico che c’è qualcosa che non va è perché effettivamente il bambino non sta bene. E questa notte è stata atroce. Se non fosse stato per…- Zayn. Stavo per dirlo, ma mi interruppi.
Come era possibile che Zayn fosse stato lì per me, così presente? Lui, che neppure era il padre del bambino.
H: -Mi dispiace, Lizzie. Ero esausto, scusa.-
E: -Già, esausto.-
enfatizzai con una punta di ironia. Non era esausto, si era solo fatto una canna. E questa non era una scusa.
H: -Ne parliamo a casa.- concluse, non sapendo più cosa dire.
 
In quel momento il dottor Morrison fece ritorno.
Si sedette solenne alla scrivania, e invitò entrambi a posizionarci comodamente sulle poltrone di fronte a lui. Probabilmente doveva spiegarci perché fosse successo tutto questo.
Dopo aver preso diversi respiri, si decise a parlare.
Dr.M: -Allora ragazzi, avete raggiunto il quinto mese di gravidanza, il che, per due della vostra età, è un traguardo davvero notevole.- cominciò, come se stesse prendendo tempo, o preparandosi per dire qualcosa di davvero spiacevole. –Di solito, per ogni donna, il quarto o quinto mese è il più rischioso, quello in cui ci sono più probabilità di perdere il bambino. E non voglio nascondervi che ciò che vi è successo questa notte è stato proprio questo. C’è stata la probabilità di perdere la bambina.- continuò, e a quelle parole rabbrividii e afferrai istintivamente la mano di Harry. –Ad ogni modo, i rischi terminano superati questi difficili mesi. Questo accade nelle gravidanze normali. Ora…- mi guardò e capii che qualcosa non andava. –Elizabeth, la tua non è una gravidanza normale.- rivelò.
Mi mancò il fiato. Io avevo qualcosa che non andava.
H: -Com’è possibile? E’ andato tutto alla normalità, andava tutto bene…- cominciò a farneticare, ma il dottore lo interruppe subito.
Dr.M: - Elizabeth, tu sei molto giovane. Hai addosso il peso di una gravidanza, e dell’adolescenza. Non è da sottovalutare. A quanto pare negli ultimi mesi sei stata sottoposta a una quantità di stress davvero notevole. Stress, che questa notte ha raggiunto il culmine, provocando questo.-
Guardai Harry. Lui fissava il pavimento, con gli occhi spalancati. Colpevole. Sapeva benissimo da cosa derivava il mio stress: lui.
E non se lo sarebbe mai perdonato.
Gli si inumidirono gli occhi, ma distolsi lo sguardo. Perché per quanto fossi arrabbiata con lui, non potevo dimenticarmi che lo amavo. E che vederlo così mi faceva male.
Strinsi più forte la sua mano, cercando di dargli conforto.
E: -Ma ora è tutto a posto?- chiesi.
Il medico scosse la testa.
Volevo scoppiare.
Piangere.
Urlare.
Dr.M: -L’evento di questa notte ha messo in moto alcuni meccanismi all’interno del tuo corpo. La bambina è in pericolo. Non puoi più permetterti uno stress simile, altrimenti la gravidanza potrebbe finire prima del previsto. O peggio, la bambina potrebbe avere problemi dopo la nascita.-
Sentivo che il peggio doveva ancora arrivare.
H: -E cosa si può fare?- riprese parola.
Il medico sospirò amareggiato.
Dr.M: -Ecco… Elizabeth… Settembre è alle porte ormai e… Puoi ricordarmi a che anno scolastico sei arrivata?-
E: -Il quarto.-
sussurrai.
Il dottor Morris sembrò sollevato.
Dr.M: -Bene. Quindi lo scorso anno hai dato i tuoi CGSE?-
E: -A pieni voti.-

Il dottore guardò Harry.
H: -No…- sussurrò al medico, in segno di protesta, ma io continuavo a non capire. O meglio, mi rifiutavo di capire.
Perché sarebbe stato troppo.
Non mi meritavo tutto questo.
Avevo faticato troppo.
Il dottor Morris annuì.
Dr.M: -Ora che ricomincerà la scuola, tutto quello studio, sarà difficile non sentirsi stressati, giusto?-
E: -Non capisco…-
dissi veloce, volendo allontanare l’idea.
Harry tossicchiò. Si girò lentamente nella mia direzione, e mi guardò incoraggiante. Con quella espressione che cerca di farmi ragionare.
H: -Liz, hai dato i CGSE, è già abbastanza. Non serve altro per trovare lavoro…-
E: -No.-
protestai. –Devo fare altri due anni per essere ammessa all’università, lo sai. Per avere un lavoro per cui lotto da anni…-
Capii che le mie parole rendevano tutto più difficile.
Dr.M: -Io e gli altri medici pensiamo che tornare a scuola sarebbe troppo rischioso, per la bambina.-
E: -No.-
cominciai a urlare.
H: -Perderesti solo un anno, Lizzie. Tornerai l’anno prossimo.-
Stavano cercando di farmi ragionare, ma non capivano.
E: - Tu non capisci!- gli urlai in faccia. Mi lasciavano fare, perché capivano che dovevo sfogarmi, ma questo complicava le cose.
Dr.M: -Elizabeth, cerca di stare calma. Se urli peggiori la situazione della bambina.-
Ogni cosa che facevo peggiorava mia figlia.
Non ero più libera di fare nulla.
E con il passare del tempo le cose sarebbero andate peggio.
H: -Hai bisogno di dormire.- mi sussurrò Harry, mentre continuavo a piangere istericamente.
Annuii e cercai invano di calmarmi. Il dottore si alzò e mi chiese se avevo voglia di fare una passeggiata e di bere un po’ d’acqua.
Pensai che fosse la cosa migliore ed accettai.
Chiamò un’infermiera che mi fece compagnia, e lasciammo il dottore ed Harry da soli nella stanza.
 
 
Harry’s Point Of View
Io e il dottor Morris restammo soli.
Anzi: io, il dottor Morris e il mio senso di colpa. Che per la cronaca continuava a divorarmi.
Non potevo crederci.
E pensare che probabilmente tutto questo era successo a causa mia, mi stava uccidendo.
Elizabeth mi parlava sempre di quando si sarebbe iscritta all’università, e di quale aveva in mente. Mi parlava del suo lavoro dei sogni, e di quanto studiasse a casa perché all’istruzione ci teneva.
Ed ora le stava sfuggendo tutto.
Lei era stata costretta alle rinunce più grandi.
E questo la stressava.
Il mio comportamento l’aveva stressata.
Cercavo di starle vicino nel modo più possibile, ma tutto stava sfuggendo anche a me. Si stava concretizzando.
Stava diventando vero.
Non era più come le persone raccontavano. Stavo davvero per diventare padre. Qualcuno c’era davvero nella pancia di Elizabeth.
E io ero davvero pronto come pensavo?
 
Dr.M: -Le passerà.- cercò di confortarmi il medico. Scrollai le spalle, come se volessi crederci.
Conoscevo Elizabeth: lei non lo avrebbe mai dimenticato.
H: -Quante possibilità ci sono ancora di perdere il bambino?- domandai seriamente spaventato.
Il dottore fece un calcolo mentale.
Dr.M: -Non troppe. Però bada alla tua ragazza. Hai idea del perché fosse così stressata stanotte?-
Annuii amareggiato, ma preferii non spiegare la faccenda.
H: -Si può fare qualcos’altro?- chiesi per deviare il discorso.
Il medico fece spallucce.
Dr.M: -Svariate cose. Ad esempio un corso preparto sarebbe davvero molto utile. Abbastanza da preparare e distrarre Elizabeth.-
Capii ciò che intendeva.
Salutai il medico e andai alla ricerca di Elizabeth.
Quando la trovai sorseggiava un thè caldo. Le dissi che dovevamo tornare a casa, e che la aspettava una lunga dormita.
In realtà, avrebbe dovuto aspettare un po’ di più per dormire.
 
 
Elizabeth’s Point Of View
Tornammo a casa, in seguito ad un viaggio silenzioso quanto il primo.
Ero esausta, ma avevamo una questione in sospeso.
Entrammo nell’appartamento. Erano le sei, e il sole era ormai sorto. Davvero, la notte peggiore della mia vita.
Andai diritta in camera da letto, con l’intento di cambiare le lenzuola sporche di sangue. Harry mi seguì.
H: -Lascia, faccio io.- disse, spostandomi delicatamente e cominciando a disfare il letto.
E: -Sono capace.- risposi fredda cercando di rimettermi al lavoro.
H: -Ci penso io, non preoccuparti.-
E: -Pensi sia un modo per farti perdonare?-
incalzai maligna. Non volevo davvero parlargli in quel modo, ma ero sconvolta.
Avevo quasi perso mia figlia, litigato con il mio ragazzo, e mi avevano detto che dovevo abbandonare temporaneamente gli studi.
Mi sentivo inutile.
Arrabbiata.
E in quel momento me la presi con Harry.
Si fermò di scatto e mi guardò. Sapeva di essere colpevole, ma chiedeva perdono. O almeno un po’ di pietà.
Perché anche lui ci stava male e aveva quasi perso sua figlia.
H: -Mi dispiace, okay? Non sapevo che per te fosse così importante.-
E: -Tu non ti rendi conto, Harry. Quei tuoi amici ti stanno facendo il lavaggio del cervello.-
gli dissi seria, ma non la prese bene.
Mi guardò furioso.
H: -Non è vero, Liz! So badare a me stesso.-
E: -Ah sì? Ma ti rendi conto di cosa mi hai detto ieri? Non mi avresti mai detto certe cose…-
H: -Avanti Elizabeth, solo perché qualche volta qualcuno ti risponde cose che non vorresti sentire, non vuol dire che..-
E: -Io non ti ho mai mancato di rispetto! Lo so che ti dicono i tuoi amici… Che stai sbagliando tutto, non è così?-
Silenzio. Non disse nulla. –Harry?-
Tossicchiò, ma aveva abbassato lo sguardo, dandomi ragione.
H: -Dicono solo che sono monogamo secondo loro.- ammise.
Sospirai.
E: -Io lo so che ti manca la tua vita, Harry, e mi piace che tu esca con i tuoi amici, ma non puoi farti condizionare in questo modo.-
Queste parole gli fecero perdere le staffe.
H: -Condizionare? Io non mi faccio condizionare. Se mi dicono queste cose, non vuol dire che io gli dia retta. Pensi che per me non sia difficile questa situazione, Liz? Pensi che io non mi senta sempre in colpa? Io so che quella notte, su quella spiaggia, è stato un mio errore.-
E: -Se non volevi questo bambino potevi dirlo subito!-
H: -Mi avresti dato del codardo!-

Nessun altro disse nulla.
Eravamo uno davanti all’altra, con i busti in avanti.
Cercavo di realizzare le sue parole.
E lui cercava di accettare che le aveva dette davvero.
Cominciò a boccheggiare, pentito.
Uscii dalla stanza, non sapendo più cosa pensare.
Harry non voleva il bambino?
Le cose non potevano andare avanti così.
Cominciai a piangere, mentre Harry stava chiuso in camera da letto.
Passò un’ora, in cui restammo così.
Più che altro, ci misi un’ora ad accettare di dover affrontare le cose.
Capii che solo una persona al mondo poteva asciugare le mie lacrime.
E che solo io potevo asciugare le sue.
 
Tornai in camera da letto, perché avevo bisogno di lui.
Lo trovai seduto su materasso, i gomiti poggiati sulle ginocchia, e la testa fra le mani. Singhiozzava.
Quando si accorse della mia entrata si scoprì il viso.
Gli occhi erano rossi e le guance solcate da pesanti lacrime. Continuava a singhiozzare e a tirare su con il naso.
H: -Non volevo dirlo davvero.- ansimò e si alzò, venendo verso di me.
Mi fiondai fra le sue braccia, lasciando che poggiasse la testa sulla mia spalla, e si abbandonasse ad altri singhiozzi.
E: -Lo so.- lo rassicurai.
H: -Io lo voglio questo bambino, Liz.- continuava a dire fra un singhiozzo e l’altro.
E: -Lo so.-
H: -Andrà tutto bene.-
E: -Shh.-
lo zittii e cominciò a piangere più forte, e io lo seguii a ruota.
Poi ci lasciammo andare, come un ottimo accordo di pace.
Attaccandoci all’unica cosa che ci faceva sentire uniti.
Cercando di salvare tutto.
Non cambiammo neppure le lenzuola.
Subito dopo, cademmo entrambi in un profondo sonno, l’una nelle braccia dell’altro, come doveva essere.



***
Eccomi bellezze,

questo capitolo penso che vi piacerà meno del precedente.
Per capitoli più adulti
intendevo proprio questi.
Avete visto che Harry è diverso
ha paura,
il che è umano.
Non è tutto rosa e fiori, insomma.

Spero comunque che vi piaccia.
Poi,
sto pubblicando all'incirca un capitolo a settimana
perché è estate,
e capisco che molti di voi non hanno voglia
di sedersi davanti a un computer e controllare ogni giorno
se ho aggiornato.
Quindi,
ecco perché aggiorno una volta alla settimana.


Vi ricordate la storia di cui vi parlavo?
Quella su cui stavo lavorando da tempo?
Eccola qui


http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2082725&i=1

Spero che passerete a dare un'occhiata.
Mi farebbe molto piacere.


Ricordatevi che vi amo tanto
Ci sentiamo presto
Su twitter sono:
@taysmuffjn

XXX
harrehs


 

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Capitolo 13
*** #The Zayn's confession ***


Chapter 13th.
#The Zayn's confession


 


Elizabeth's Point Of View
La settimana era andata avanti nel più normale dei modi. Cercavamo di lasciarci alle spalle tutto; io dovevo lasciarmi alle spalle tutto.
Harry aveva insistito per iscriverci ad un corso preparto.
La trovavo una cosa inutile e fastidiosa. Per secoli le donne avevano messo al mondo bambini senza il minimo aiuto, anche io potevo riuscirci.
Da quando il medico mi aveva detto di non stressarmi troppo, le persone cercavano sempre di distrarmi. Quel giorno, per esempio, mia madre aveva insistito affinché mettessi in ordine le foto di famiglia.
Durante la mattina Liam era venuto a portarmi all'incirca cinque o sei buste, colme di foto. E avrei dovuto dividerle, in base alla data, luogo, persone, o sciocchezze simili.
Harry sarebbe stato fuori per l'intera giornata; aveva richiesto del lavoro extra, così che gli potessero pagare gli straordinari.
Il che faceva sì che potessimo vederci solo la sera, ma esausto com'era finiva per addormentarsi subito.
Tuttavia, stare lontani ci faceva bene. Avevamo sempre desiderato convivere, stare sempre insieme, ma ora era diventato stressante.
E lo stress era proprio ciò che dovevo evitare.
Settembre era ormai arrivato, e io continuavo a ripetermi che perdere un anno di scuola non sarebbe stato nulla.
Sapevo però che era la rinuncia peggiore.
Con Harry evitavo di parlarne. In effetti, con Harry evitavo di parlare del tutto, ultimamente.
Aveva anche smesso di dirmi dove andava, quando usciva, e io mi sforzavo di stare tranquilla. Non ci pensavo, e sembrava funzionare. Mi ripetevo che mi fidavo di lui.
E mi fidavo seriamente, perché da tempo non avevo motivo di dubitare di lui.
Era lui quello che aveva molti argomenti per avercela con me.
Uno di questi: Zayn.
 
 
Mentre finivo di completare l'album ''Sedicesimo compleanno Liam'', qualcuno suonò al campanello. Sobbalzai al rumore, sorpresa: non stavo aspettando nessuno.
Rizzai in piedi, trascinandomi verso la porta. Ormai la pancia era piuttosto evidente, e cominciavo a sentirmi ingombrante. Fra meno di quattro mesi mi sarei sgonfiata, ma ci sarebbe stato un ulteriore, più grande cambiamento.
Raggiunta la porta mi lisciai meticolosamente il mio vestito bianco, e poi aprii.
Spalancai gli occhi alla vista dell'ospite.
Appoggiato allo stipite della porta, munito della sua giacca di pelle nero, mi guardava con un sorriso sghembo e saccente.
-Quale parte del ''fammi sapere, okay?'' non riesci a capire?- domandò retorico.
Presi a boccheggiare, senza trovare una risposta concreta.
Se ne accorse, e cominciò a ridere divertito.
-Non c'è nulla di divertente, Malik.- risposi in tono burbero. Cercò di ricomporsi, invano.
Alzai gli occhi al cielo.
-Sembri aver ingoiato un cocomero.- mi fece notare, puntando gli occhi sulla mia pancia.
Offesa, gli rivolsi un'occhiataccia.
-Che ci fai qui?- gli domandai, quasi nel panico.
Se Harry avesse scoperto una cosa simile, non sarebbe riuscito a contenersi.
Scrollò le spalle.
-Ero preoccupato, e volevo sapere come stavi.- rispose con naturalezza. -E poi, non mi hai ancora fatto vedere la casa.-
-E non la vedrai oggi, devi andartene.-
-Non dirmi che la piccola Payne teme l'ira del suo ragazzo.-
mi canzonò, conoscendo ormai i punti deboli del mio pessimo carattere.
Lo squadrai, sapendo benissimo che in una battaglia tra noi due, io avrei perso sempre.
-Sai benissimo che non dovresti essere qui, Zayn. Ti ho detto come stanno le cose. Tu ed io non possiamo vederci.- dissi secca, e feci per chiudere la porta. Gesto che lui prontamente evitò, bloccando la porta con il piede.
-Quando lo ammetterai, Liz?- chiese esasperato.
-Cosa?-
-Che provi qualcosa per me.-
rispose convinto.
-C-che?- cominciai a balbettare in preda al panico. Io non provavo nulla per Zayn. O almeno così credevo, insomma.
-Cerco solo di farti luce sulla situazione, dato che da sola non ci riesci.-
Furiosa a causa delle sue parole continuavo ad osservare il suo sorriso sghembo e il suo portamento così sicuro. Il ragazzo che ormai conosceva alla perfezione l'universo femminile, e ne era al corrente.
-Allora, non mi fai entrare?- incalzò notando il mio silenzio, che probabilmente era durato fin troppo.
Mi ripresi velocemente, cercando di non darlo a vedere.
-Ho voglia di stare da sola adesso.- improvvisai fredda, ergendo un muro fra di noi.
Di risposta lui mi scostò di lato e si intrufolò all'interno di casa mia, senza un invito.
-Niente male.- commentò guardandosi intorno, e cominciando a fare un giro turistico in ogni stanza.
Ormai rassegnata chiusi la porta, ringraziando il cielo che Harry fosse al lavoro.
-Vuoi che ti offra qualcosa?- domandai sforzandomi di essere cortese.
-Nah.- percepii la sua voce ovattata, probabilmente proveniente la bagno.
Decisi che forse era meglio ignorarlo, e così mi rimisi al lavoro, completando l’album di foto su Liam.
Con gli occhi puntati sul sorriso sdentato di mio fratello, sentii una sedia muoversi, e qualcuno sbuffare. Il che fece automaticamente sbuffare anche me.
Non ero infastidita dalla sua presenza, ma dal fatto che fosse del tutto inaspettata.
Passò qualche minuto, mentre fingevo di concentrarmi sugli album. Sbuffò nuovamente.
-Oggi non sei particolarmente loquace.- commentò.
-In realtà sono in attesa del momento in cui varcherai nuovamente quella porta e te ne andrai.-
-Liz, smettila. Ero preoccupato per te.-
-Potevi chiamarmi.-
-Non mi va che continuiamo a sentirci dietro un telefono. Detesto questa cosa.-
-Perché devi rendere le cose così difficili?-
sbottai facendo cadere a terra le foto che avevo in mano. Non mi curai di raccoglierle, tanto il mio sguardo era preso da quello del moro.
Aveva preso a mordersi le labbra e teneva la bocca socchiusa, alla ricerca delle parole più giuste da dire.
Percepivo il suo nervosismo, al pari del mio.
Non potevo negare che ci fosse qualcosa fra me e Zayn, diverso dall’amicizia, diverso dall’amore. Ma pur sempre qualcosa.
Ed era quel qualcosa a darmi sui nervi; perché era sconosciuto, mai provato prima d’ora.
Lo stesso qualcosa che mi aveva spinta, quella passata notte di capodanno, a perdere la mia verginità con lui.
-Mi dispiace, hai ragione.- si scusò. –Ma non possiamo andare avanti così. Io che ti scrivo, tu che mi ignori. Ti fai viva e mi fai prendere uno spavento, dicendomi che c’è qualcosa che non va con la tua gravidanza. Elizabeth, non puoi nascondermi che la mia presenza qui, nonostante tutto, ti faccia piacere. E che vorresti parlarmi, e sfogarti su cose che con altri non puoi sfogarti. Quindi, se tutto questo fa piacere anche a me, perché dovremmo farla finita?- ragionò gesticolando animatamente, mentre mi sbatteva in faccia la verità che non volevo ammettere a me stessa.
Avevo la bocca secca, e avrei dato oro per un bicchiere d’acqua. Respirai profondamente; stavolta ero io a dover cercare le parole giuste.
-Perché sarebbe inutile…- sussurrai incerta.
-Inutile?- sbottò alzando la voce. –Stare bene è inutile, Liz?-
-Fingere che Harry non esista, sarebbe inutile, Zayn!-
-Sono stufo di dovermi sempre preoccupare di ciò che Harry pensa, Lizzie, tu hai bisogno di qualcuno che ti ascolti.-
ripeté, puntandomi il dito sul petto.
Respirai: mi stava chiedendo di parlare. Dare la mia opinione su ciò che mi circondava.
Così gli spiattellai in faccia tutto ciò che stava succedendo, il mio stress, l’addio alla scuola. Gli parlai delle uscite di Harry, e di come mi ero sentita al riguardo, e di come mi fossi sentita stupida solo per aver dubitato di lui.
E senza averlo programmato, mi ritrovai stretta tra le braccia di Zayn, circondata da un caldo abbraccio, in piedi, al centro del salone.
 

Qualcuno bussò rumorosamente alla porta.
Fui presa dal panico; se fosse stato Harry, aveva le chiavi, e nel giro di pochi secondi sarebbe entrato e ci avrebbe visti.  
Mi staccai velocemente da Zayn e mi avvicinai alla porta. Feci cenno al moro di andarsi a nascondere, e lui sparì nella cucina. Probabilmente aveva scelto un nascondiglio banale e ridicolo, ma non me ne preoccupai più di tanto.
-Elizabeth, mi apri? Liam mi ha dato un’altra busta. Pesa davvero tanto, quindi datti una mossa.- imprecò una voce conosciuta. Mi rilassai subito e aprii la porta.
Niall barcollò entrando, tenendo una busta di stoffa con entrambe le mani, piena.
-Vuoi una mano?- mi offrii, ma rifiutò l’offerta. Posò a terra la busta e poi mi guardò soddisfatto; mi aveva portato altro lavoro da svolgere.
Le cose sembravano andare per il meglio, dato che Niall non si era accorto di nulla, ma il moro decise proprio in quel momento di rompermi le uova nel paniere.
-Ah bene, è solo il biondo.- esclamò, tornando tronfio nella stanza.
Cominciai a boccheggiare, e così fece Niall, che fissava incredulo la figura di Zayn.
-Okay…- cercò di ragionare. –Che ci fai tu qui? E soprattutto, perché tu non sei Harry?- gli domandò tenendo la testa inclinata, ancora sotto shock.
-Non preoccuparti, amico. Volevo solo sapere come stava Elizabeth. Ora penso che andrò via.- dichiarò Zayn.
Niall scosse la testa.
-No. Ora voi due restate qui fino a quando non mi avrete spiegato alla perfezione il motivo della tua visita.- disse sedendosi sul divano, con un sorriso di soddisfazione stampato in faccia.
Alzai gli occhi al cielo; ero sola in casa, con Niall e Zayn: se Harry fosse entrato in quel momento, mi avrebbe probabilmente uccisa.
Guardai Zayn, in cerca di un appiglio; lui di solito sapeva sempre cosa dire.
-Perfetto.- sussurrò a se stesso, mettendosi davanti a Niall. –Sono venuto qui perché avevo saputo di alcuni problemi nella gravidanza di Elizabeth, e volevo controllare.- spiegò lentamente, soffermandosi su ogni parola.
Il biondo annuì ragionandoci, e scoccò le labbra.
-Mh.- commentò. –E che ti importa a te, dato che lei sta con Harry?- incalzò pungente.
Io restavo spettatrice della conversazione, in attesa della fine.
-Oh, ma questo è ovvio.- sorrise Zayn. –Perché io la amo.- dichiarò con naturalezza.
Stavo per urlare, ma la voce mi si fermò in gola.
-Come scusa?- domandò allibito Niall.
-Io. La. Amo.- scandì per bene.
-Smettila di dirlo!- sbottai inaspettatamente, attirando l’attenzione di entrambi.
-Cosa?- domandò il moro, costringendomi a ripetere le sue parole.
Serrai le labbra, e poi trovai la forza.
-Che tu mi ami…- sussurrai.
-E perché dovrei? Ti amo. Io amo Elizabeth Payne, e lo sai benissimo. E se capissi tutto questo, se realizzassi le mie parole, capiresti che anche tu provi qualcosa.-
Restai a bocca aperta, non sapendo più cosa dire. Mi ero addirittura scordata della presenza di Niall.
-Tu non puoi saperlo.- riuscii solo a dire.
-Ma falla finita.- mi ammonì. –Sai benissimo tutto questo, devi solo ammetterlo a te stessa.-
-Ma chi ti credi di essere?-
lo guardai schifata.
-Allora dimmi, ora, in questo momento, guardandomi negli occhi, dimmi che non provi nulla per me.- mi sfidò.
Dovevo farlo.
Cercavo la forza di farlo.
Poi mi voltai di scatto verso Niall, ricordandomi solo allora del nostro spettatore.
Alzò le braccia al cielo.
-Oh, ma fate pure. La parte divertente è appena cominciata. Tutto questo è meglio di beautiful.- ci canzonò divertito.
Poi guardai di nuovo Zayn.
-Mi dispiace, Niall, ma Zayn se ne stava andando.- soffiai in faccia al moro. Questo sorrise soddisfatto e tronfio.
Ci oltrepassò dirigendosi verso la porta, tentando un’uscita ad effetto.
Poi si voltò, sferrando l’ultimo colpo.
-Vuoi sapere qual è il vero problema, Liz? La ragione per cui stai male, e perché devi affrontare tutto questo? La verità è che non ci sarebbero state complicazioni, se tu avessi fatto la scelta giusta. Se tu avessi scelto me.- dichiarò, fulminandomi con lo sguardo. –Ho detto di amarti, Payne. E com’è che si dice? ‘’Tutto finisce, l’amore è l’eccezione che conferma la regola’’. Devi capire che io non mi arrenderò, fino a quando non capirai di aver fatto la scelta sbagliata, scegliendo questa vita. E Harry. Ci si vede in giro, Payne. Ciao, Horan.-
Mi rivolse un’ultima occhiata e uscì, sbattendosi la porta dietro.
Avevo lo sguardo perso: cos’era successo? Ma soprattutto, perché era successo?
Non riuscivo a realizzare tutto questo.
Non volevo neppure pormi la questione se Zayn avesse ragione sì o no.
Prendere in considerazione l’idea di aver sbagliato, l’idea di una vita con Zayn, ora mi spaventava troppo.
E l’idea di abbandonare Harry mi faceva vedere i brividi.
Perché io lo amavo, più di ogni altra cosa.
Ma cosa provavo per Zayn?
Perché non ero riuscita a dirgli che non sentivo nulla nei suoi confronti?
-Wow.- sussurrò Niall, riportandomi alla realtà.
Ora avrei dovuto spiegargli un po’ di cose, ma da dove cominciare? E potevo davvero fidarmi?
Tuttavia, prima che potessi dire nulla, il biondo riprese a parlare.
-Non puoi negare che ha davvero stile. Quell’uscita, e quelle parole. Avrebbe lasciato di stucco chiunque.- mi fece notare, complimentandosi seriamente. Poi cambiò improvvisamente espressione, alzando le sopracciglia, con l’aria di chi la sa lunga .-Ma ora vorrei chiederti una cosa, Lizzie. Tu chi ami? Harry o Zayn? Perché sai di non poterli amare entrambi, vero?-
 



Harry’s Point Of View
 
- Insomma, ci esci, ci passi la notte, e poi nessuno ti richiama. Il popolo maschile è davvero stronzo.- commentò Talia, con una bottiglia di whisky in mano, sdraiata sul braccio della poltrona di quel locale. La testa inclinata verso in basso, faceva sì che la lunga chioma bionda ricadesse dolcemente sul lato della poltrona bordò. Con la mano libera continuava a pettinarsi i capelli, con fare seducente. Le labbra erano colorate di un rosso sensuale e invitante, le gambe lasciate scoperte dai corti pantaloncini, e continuavano a strusciarsi l’una sull’altra.
Non riuscivo a toglierle gli occhi di dosso.
Non riuscivo a smettere di desiderarla.
-Forse perché tu hai il vizio di tenere le gambe troppo aperte.- le risposi a tono, sorridendo tronfio.
Lei mi guardò subito, felice che l’avessi sfidata, mentre Joe, completamente sbronzo, si lasciò andare ad una sonora risata.
Eravamo rimasti solo in quattro ormai: io, Talia, Joe e Kellan. Bridget e Stephanie se ne erano andate prima, per conto loro.
Ero venuto a sapere che si frequentavano. Ero a conoscenza dell’orientamento sessuale di Stephanie, ma non avevo mai preso in considerazione una sua possibile cotta per Bridget.
Ad ogni modo, ero molto felice per loro.
Almeno qualcuno qui aveva trovato la tranquillità.
-Non mi sembra che ti sia mai dispiaciuto.- scoccò le labbra rosse, e si attaccò alla bottiglia che aveva in mano.
-Non intendevo questo, infatti.- le risposi stando al gioco, e portando nuovamente lo sguardo su quelle labbra perfette.
Era bella, e sapeva di esserlo.
Il contrario di Elizabeth; lei era bella, ma aveva bisogno che qualcuno fosse lì a ricordarglielo.
Talia invece era sicura di sé, consapevole delle sue potenzialità. Ambiziosa. Carnale.
Sospirai, cercando di allontanare ancora la voglia di lei.
Si alzò di scatto.
-Devo andare via.- affermò.
-Con chi vai?- domandò curioso Joe.
La bionda scrollò le spalle, non essendosi posta minimamente la questione.
-Da sola.- rispose tranquilla.
-Ma non puoi, non è un bel quartiere questo.- si oppose Kellan.
Joe mi guardò di scatto, complice. –Ti accompagnerà Harry.-
Sbarrai gli occhi; stare da solo con Talia era rischioso. Sarebbe potuta succedere qualsiasi cosa, data la mia impulsività.
Ma probabilmente era proprio questo quello che voleva Joe.
Talia mi rivolse i due grandi occhi blu, e non riuscii a dire di no. Mi alzai, quasi felice della proposta, e condussi Talia fuori dal locale.
Era buio, e lei cominciò ad avere i brividi.
Non potendone fare a meno, e fastidiato dal rumore di denti che battevano, mi tolsi la giacca e gliela porsi, adagiandogliela sulle spalle.
Mi guardò riconoscente.
-Proprio come ai vecchi tempi.- commentò ricordando, con aria sognante.
-Già.-
Riprendemmo a camminare, silenziosi. Sentivo tensione, da parte sua.
E anche mia, perché stavo combattendo contro la voglia di lei.
Mi ero stampato in testa l’immagine di Elizabeth, la mia forza.
Dovevo resistere, per lei, per il bambino, per l’amore che le avevo giurato.
-Ora abbiamo anche smesso di parlare?- cercò di rompere il silenzio, mentre attraversavamo le strade del quartiere per raggiungere la casa.
-Perché, da quando noi due parliamo?- le feci notare divertito.
Rise lievemente, con una punta di imbarazzo.
Infatti, noi eravamo soliti fare altro, e non parlare.
-Non hai tutti i torti.- disse. –Però tu mi piacevi seriamente, Harry.- rivelò, abbassando timidamente lo sguardo.
Capii di essere piombato in un suo gioco; lei era diventata l’innocente e bella, mentre io dovevo essere l’uomo della sua vita.
Ma quella non era la nostra storia.
Quella era la vita mia e di Elizabeth.
Talia non era così.
-Anche tu mi piacevi, Talia.- dissi sincero. –Ma sai che ora le cose sono cambiate, vero?-
-Io lo so, e tu?-
mi guardò sottecchi, soddisfatta, perché probabilmente ero andato a parare esattamente dove voleva lei.
-Che intendi?-
-Non mi togli gli occhi di dosso, Harry. Pensi che io non me ne sia accorta?-

Serrai le labbra imbarazzato.
Poi portai lo sguardo sul suo profilo, perfetto. Il naso all’insù, diverso da quello marcato di Elizabeth.
Le labbra carnose, la mascella piccola e delicata. Sembrava disegnato a matita da un grande artista.
-Osservare una bella donna ed esserne innamorato sono due cose diverse.- le spiegai.
-Pensi davvero che quella ragazza sia la donna della tua vita?- ora assunse un tono duro, e spaventato.
Si fermò, e capii che eravamo giunti a destinazione.
Mi si piazzò davanti, ed ebbi l’opportunità di ammirarla ancora. Alta, seno prorompente, e quei profondi e irresistibili occhi blu.
-Sì.- le risposi, senza nemmeno pensarci.
Lei scosse la testa, amareggiata.
-Staremo a vedere, Harry.-
-Buonanotte, Talia.-
le augurai, lasciandole un dolce bacio sulla guancia, e sfilandole il mio giacchetto. Poi, dopo aver aspettato che entrasse in casa, feci marcia indietro e mi diressi verso la mia, di casa.


Appena girai l’angolo fui travolto.
Qualcuno mi teneva attaccato al muro, con l’avambraccio davanti al collo, cercando di non farmi muovere.
Non avevo mai visto Louis Tomlinson così arrabbiato.
-Chi cazzo era quella, eh, Styles?-


 
***
Sono un po' in ritardo gente,
lo so.

Ma vi giuro, non avevo un briciolo di ispirazione.
Non sapevo proprio cosa scrivere.
Poi,
mentre stavo facendo la mia solita corsa pomeridiana,
mi è piombato in testa questo capitolo.
Ed eccolo qui.

Spero vi piaccia.
Come avete notato ho eliminato i dialoghi a copione.
Non mi piacevano.
Voi come preferite?
Poi volevo chiedervi...
Vorreste che dessi un volto ai personaggi?
Ad esempio Talia, Joe, Charlotte e blabla...

Ditemi voi.

Il prossimo capitolo arriverà prima,
ci proverò.


In questo capitolo ho amato la presenza di Niall
non so voi dfghjk

Vi chiedo, se vi va,
di passare anche dalla mia nuova storia
''Red''

Contattatemi su twitter @taysmuffjn

A presto
XXX

harrehs

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Capitolo 14
*** #Now and forever ***


Chapter 14th.
#Now and forever


 
 
Harry’s Point Of View
Appena girai l’angolo fui travolto.
Qualcuno mi teneva attaccato al muro, con l’avambraccio davanti al collo, cercando di non farmi muovere.
Non avevo mai visto Louis Tomlinson così arrabbiato.
-Chi cazzo era quella, eh, Styles?-
 
Cercai prima di realizzare la mia condizione e poi, senza troppi scrupoli, spinsi in avanti il mio aggressore liberandomi dalla sua presa. Furioso.
-Ma che cazzo fai?- sbottai dopo essermi divincolato.
-Ti ho chiesto chi era quella.- ribadì, non volendosi calmare.
Respirai a fondo e mi guardai intorno: forse alla ricerca di una risposta, o di una via di fuga.
Poi capii che aggirare Louis Tomlinson era un’impresa più impossibile che ardua.
-Un’amica.- dissi. Ed era la verità, eppure non lo convinse.
Sbottò a ridere malignamente.
Incrociò le braccia al petto e mi guardò con rimprovero, con odio.
Io cercai di reggere il suo sguardo al meglio.
-Ti ho difeso.- disse pacatamente dopo una lunga manciata di secondi. –Con Elizabeth. Io ti ho difeso. Le ho detto che tu la ami da impazzire. Che vivevi per lei e di lei. Tu…-
-Io la amo da impazzire.-
lo interruppi urlando. Scoppiai improvvisamente.
Qualcosa mi fece scattare.
Chinai il busto in avanti e lo spinsi ferocemente.
Mi guardò stupito e allibito, ma non ci mise molto a riprendersi.
-Non mi sembra.- sibilò malignosamente.
Alzai le braccia al cielo stufo.
-A nessuno interessa ciò che sembra a te, Tomlinson.-
-Lei lo sa?-
-Chi?-
-Elizabeth. Lo sa?-
-Cosa dovrebbe sapere?-
-Devi dirglielo.-
mi intimò. –O glielo dici tu, o glielo dico io, di stasera.- continuò serio.
Scossi la testa meccanicamente, senza indugiare.
-Sei il suo migliore amico, Lou. Dirgli questo peggiorerebbe le cose. La farebbe sentire male. Vuoi davvero questo?- incalzai.
Louis deglutì amareggiato. Dopotutto, non avevo tutti i torti.
Mi fissò per qualche secondo, in cui mi sentii un verme. Gli occhi si arrossarono velocemente e il mio mento cominciò a tremare. Non avevo vere risposte, non sapevo più a cosa appigliarmi.
-Ascoltami bene, Harry- riprese, furente, sibilando. Ogni parola era come una lama che si mi lacerava sempre più in fondo. –Tengo a quella ragazza più della mia stessa vita. Tu l’hai messa incinta. Tu l’hai messa nei casini. Se tu non fossi tornato forse le cose ora sarebbero diverse. Tu hai detto di amarla. Allora ascoltami ragazzo: fa sì che questi siano i mesi più belli della sua vita. Fa sì che non si penta mai più delle sue decisioni. E dimostrale che la ami, almeno un decimo di quanto lei lo dimostra a te ogni singolo giorno.-


In un batter d’occhio Louis sparì. O meglio, non feci caso alla sua uscita. Continuavo a ripetermi quelle parole.
A cercare di accettarle come vere.
Restai lì impalato per non so dire quanto tempo; Louis mi aveva rinfrescato la memoria. Cercavo di respirare, di restare lucido e di non scoppiare. La risposta era una sola.
Avevo bisogno di lei.
E ne avevo bisogno per tutta la vita.
Tastai la mia giacca, soffermandomi sulla tasca. Una scatoletta quadrata catturò la mia attenzione.
Ero pronto, ed era il momento di tirarla fuori.
 
 
Elizabeth’s Point Of View
Sentii una porta aprirsi e tirai un sospiro di sollievo: Harry era tornato. Non riuscivo ad addormentarmi fino a quando non tornava a casa. Fino a quando non era accanto a me, ed io fra le sue braccia.
Lo amavo, ne ero sicura.
-Sei sveglia?- mi sorrise entrando.
Annuii e chiusi il libro che stavo leggendo, togliendomi gli occhiali per rivolgergli completamente il mio viso.
-Ciao.- lo salutai raggiante, mentre lui veniva a lasciarmi un dolce bacio sulle labbra. Poi si sdraiò stanco sul letto senza neanche cambiarsi e si sporse su di me, cominciando ad accarezzarmi la pancia.
-Che leggi?- domandò.
-Non ti cambi stasera?- chiesi io, quasi simultaneamente. Ridemmo entrambi.
-Come vuole, signorina.- si alzò lentamente e sparì in bagno.

Passarono una decina di minuti, e Harry non tornava.
-Harry? Va tutto bene lì dentro?- domandai preoccupata.
Pochi secondi dopo uscì, in canottiera e mutande, con una mano fra i capelli e l’altra dietro la schiena.
-D’accordo- cominciò, camminando meccanicamente avanti e indietro per la stanza. –Non pensavo di doverlo fare così. Volevo che fosse speciale e io non dovevo essere vestito in questo modo, e non doveva essere così tardi e noi dovevamo essere…-
-Harry, che succede?-
lo bloccai, alzandomi e posandogli una mano sulla spalla.
Me la prese e la baciò. Il gesto che fece dopo mi fece trasalire incredula.
Si chinò di fronte a me, in ginocchio.
Respirò a fondo.
-Harry che stai facendo?- domandai tremando.
Lentamente ed esitante mi mostrò la mano che prima era dietro la schiena. Una scatoletta blu stava chiusa nel suo pugno.
Dischiuse la mano e la aprì, sbattendomi in faccia un costoso e meraviglioso anello di fidanzamento.
Era semplice e perfetto, senza troppi fronzoli. Un anello in oro bianco, con un diamante verde speranza che spiccava.
Semplice e perfetto.
Verde, come gli occhi di Harry.

I suoi occhi, che mi guardavano speranzosi.
-Elizabeth Payne- cominciò. –Sai che non sono bravo in queste cose. E che non so mai che dire, quando si tratta di essere romantici. Quindi non mi divulgherò troppo e cercherò di non dire assurdità, anche se già lo sto facendo.- rise e risi anche io, cercando di trattenere le lacrime e di sorridere. –Lizzie, sei la donna della mia vita. Non lo dico così per dire, ne sono sicuro. Voglio vivere il resto della mia vita con te, voglio dar vita a una famiglia con te. Voglio cucinarti il pollo a Natale, voglio tenerti la mano quando partorirai, voglio sentirti dire che mi ami fino alla fine dei miei giorni, voglio fare l’amore con te fino a quando potrò farlo, voglio averti accanto quando cominceranno a cadermi i capelli, voglio andare con te ai colloqui con i professori, voglio vederti sull’altare accanto a me, voglio leggere il mio nome scritto su di te, per sempre. Ti amo e non so altro. Voglio che tu sia mia e di nessun altro. Sei tutto ciò di cui ho bisogno, ciò di cui non riesco a fare a meno. Sei il sesso migliore della mia vita. Tu sei tu, e senza di te io non sarei io. Quindi, Elizabeth Payne, vuoi sposarmi?-
Terminò.
E io restai in silenzio.
Senza alcuna risposta.
Cercavo di rendermene conto.
Io, Elizabeth Payne, ero incinta.
Io, Elizabeth Payne, avevo un uomo che mi amava.
Io, Elizabeth Payne, amavo.

In quel momento, senza neanche pensarci, non diedi una risposta, ma mi mossi.
Mi inginocchiai, così com’era lui. Eravamo l’uno davanti all’altra, e lui mi guardava sbigottito, ancora in attesa di una risposta.
Eravamo alla pari.
Ci amavamo allo stesso modo. E così sarebbe dovuto essere.
-Harry Styles- cominciai. –Sai che non sono brava in queste cose. Non so mai che dire, quando si tratta di essere romantici. Ma ti amo. Come non ho mai amato. E so che voglio averti accanto fino a quando sarà possibile. Voglio che tu sia lì a cucinarmi il pollo a Natale, perché io non so farlo. Voglio essere costretta a sentirti cantare sotto la doccia e a sbuffare infastidita. Voglio essere disturbata da te ogni volta che leggo un libro. Voglio sentirti dire che mi ami ogni giorno. Voglio essere donna, con un uomo accanto. Con te accanto. Voglio che tu sia mio, e di nessun altro. Sei il sesso migliore della mia vita. Voglio te. Voglio amarti. Voglio…-
Fui interrotta dalle sue labbra. Dalla sua frenesia. Dal suo amore.
-Sì o no?- ribadì sussurrandomi sulle labbra, tenendomi avvinghiata a lui.
-Mille volte sì.- affermai convinta.



***
Okay,
ritardo stratosferico.

Come avete visto sto cercando di rimediare,
e ho aggiornato anche le altre storie.
Ma il tempo è poco purtroppo.
Inoltre,
questo capitolo è anche cortissimo.
Penso sia un capitolo di passaggio,
anche se comunque accade una cosa molto importante
ovvero la richiesta di matrimonio di Harry.
Volevo farla particolare,
diversa dalle altre,
ma non sono convinta di esserci riuscita.

Comunque,
le scuse sono d'obbligo,
e spero di riuscire ad aggiornare prima.
Manca poco alla fine della storia,
insomma,
mancano pochi mesi al parto.

Bene, ora mi dileguo
se vi va passate anche dalle altre storie

Su twitter sono
@taysmuffjn

Un bacio
harrehs

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