Ti ho scritto.

di iwashere
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I'm sorry. ***
Capitolo 2: *** I was so mad at you. ***
Capitolo 3: *** Kind of hope. ***
Capitolo 4: *** I hated you, but now I can only regret you. ***
Capitolo 5: *** Hug me. ***



Capitolo 1
*** I'm sorry. ***


A Giulia, perchè mi dispiace e non te l'ho detto abbastanza.


I'm sorry.


Cara Rachel,
sono Jesse.
Come ti senti, tu? Perché io sto malissimo. Ho come un penso sul petto, all’altezza di cuore e polmoni, e fa dannatamente male. Se fossimo in uno di quegli stupidi film sdolcinati qualcuno direbbe che è il peso di un amore andato perso, ma dato che non siamo i protagonisti di un lungometraggio di questo tipo posso solo dirti che è senso di colpa.
Mi dispiace di averti tradita in questo modo, forse se ti avessi detto subito la verità sarebbe stato meglio. Ma non sarei stato io, purtroppo. Sono fatto così: mi danno un obiettivo e faccio di tutto per raggiungerlo. Non mi era nemmeno passato per l’anticamera del cervello che mi sarei innamorato affezionato a quei tuoi maglioni con gli animali, o che avrei aspettato per fare l’amore con te. Dovevi essere una ragazza di passaggio, un periodo che si sarebbe concluso secondo il volere di Shelby. (Cosa che effettivamente è stata, se vogliamo essere onesti.) E invece, guardami adesso, ti sto scrivendo una lettera come un fidanzato pentito e innamorato.
Lo sono?
Non lo so, l’unica cosa che sono certo di sapere è che la tua voce, Rach, merita di essere ascoltata da tutti, quindi spero che non vi ritiriate dalla gara. Voglio vedere come sfrutterai il dolore che ti ho arrecato per vincere le regionali - cosa che purtroppo non farete, insomma io sono la voce principale dei Vocal Adrenaline! Posso immaginarti benissimo a ridere ora, lo sai? Vorrei non conoscerti così bene, perché forse il dolore sarebbe meno forte.
Mi dispiace di averti mentito ma non mi dispiace di averti aiutata a trovare tua madre. Shelby non voleva altro che conoscerti, sai? All’inizio mi era sembrata un’idea assurda, quella di mandare me a trovarti per poi portarti da lei, ma non è andata così male, no? Mi ha detto che ti ha regalato un bicchiere, e io mi sono messo a ridere. Quando ha cercato di spiegarmi perché, l’ho fermata e le ho riferito che sapevo già la motivazione. E in quel momento, in quel preciso momento, mentre guardavo Shelby spalancare un po’ gli occhi per la sorpresa, ho sentito che ero finito. Perché sapere tutte queste piccole cose su di te – che non dici mai a nessuno perché sono solo tue – mi scalda il cuore e mi fa sentire amato. E forse sarà perché mi capita di rado di provare questa sensazione, ma mi rende felice. E io ho buttato tutto all’aria rompendoti un uovo in testa.
Mi dispiace Rachel Berry, perché potevamo avere un futuro. Volevo un futuro con te e non te l’ho mai detto.
 

Per sempre tuo,
Jesse.

 
P.s. questa lettera rimarrà chiusa in un cassetto perché ho avuto la mia possibilità e l’ho sprecata, continuare a far parte della tua vita non sarebbe giusto, sarebbe un’imposizione. Spero però, che ti ricorderai per sempre di noi e del nostro amore epico.
Perché io lo farò.


 

* - * - *
 

Questa mini-long è composta da cinque capitoli totali (tre lettere di Jesse e una di Rachel + epilogo) ed è online perché è un regalo di Natale per Giulia, sovra citata, alla quale dedicherò tutta la FF.
Spero ti piaccia - perché so che stai leggendo, dopo che ti ho costretta - e ho scelto le lettere perché te ne ho scritte tante, ma non te le ho mai fatte leggere. (E non lo farò!)

Al prossimo capitolo,
Tatiana.

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Capitolo 2
*** I was so mad at you. ***


A Giulia, perchè ero arrabbiata e ho detto cose stupide.
A Giulia, perchè posso rimediare e credo tanto in te.


 

I was so mad at you.




Cara Rachel,
anzi no, ora come ora non mi sei tanto cara. Certo, sei la mia anima gemella e vali molto più di qualunque altra cosa, ma sono terribilmente arrabbiato.
Come hai potuto? Sono tornato per te, perché ti amavo – amo ancora – e tu baci quel gigante sul palco delle nazionali? Ero lì per te, quella sera. Ero lì perché sapevo quanto sarebbe stato importante se voi aveste vinto – cosa che non è successa proprio per colpa di quel bacio fuori programma.
Forse parlarti di quanto mi sia sentito tradito e deluso non servirà perché ammettiamolo, a questo punto siamo pari: ognuno di noi ha provocato all’altro un dolore enorme. (Solo che io non ho competizioni a cui partecipare, adesso.)
Vorrei solo sapere, Rachel, se sei pronta a rinunciare al tuo futuro.
Puoi farlo?
Perché sarai costretta. New York, Broadway, la NYADA e tutto ciò che ti meriti, non aspetteranno il tuo amore e non accetteranno mai un bacio imprevisto.
Ho detto delle cose cattive, l’altro giorno, e non avrei dovuto. Però sai che ero sincero, no? Che l’ho fatto per il tuo bene, lo sai vero?
Non potrei mai sopportare che tu mi odiassi. Sarebbe come se la parte più bella – e logorroica - di me mi si ritorcesse contro. Ma probabilmente ti sei già staccata da me, e non me ne sono reso conto, semplicemente.
Quando hai baciato Finn, è stato come vedere il mio cuore rompersi.
Non sentire le schegge o il dolore, solo vederlo.
Ti è mai capitato di rompere un vaso o un bicchiere? Una volta, da piccolo, ho fatto cadere un piatto dal tavolo, e ancora prima che arrivasse a terra avevo già impressa sulla retina l’immagine di quello in mille pezzi. Mia madre diceva che era lo spirito dell’artista, mio padre solo che avevo troppa fantasia.
E’ stato così anche quel giorno, sai? Mi sono allungato verso Mr. Shue per chiedergli, ingenuamente, se fosse stato da copione, ma sapevo già che non era così.
Ho visto il nostro ipotetico futuro – dove abitavamo insieme a New York mentre tu frequentavi l’università dei tuoi sogni e io tentavo di sfondare a Broadway – sfaldarsi in mille piccoli pezzi.
Stamattina hanno dato "Jar of hearts"* alla radio e mi sono ricordato della tua performance al ballo scolastico. Era questo quello che intendevo sai, Rach? Quando parlavo della tua bellissima voce e del tuo smisurato talento, mi riferivo proprio a questo. Avevi emozionato chiunque in quella sala, quella sera. Avevi smosso dentro tutti come ogni volta in cui canti. Avevi toccato me nel profondo.
Non mollare Rachel, d’accordo? So che detto da me forse varrà poco, perché io ho ceduto e mi sono arreso, all’UCLA.
Ma tu, almeno tu, vai fino in fondo. Fallo anche per me, in parte.
Credo molto in te, nella tua determinazione e nel tuo talento.
Cerca di eccellere dove io invece non sono riuscito – ebbene sì, matematica e scienze non mi vanno a genio per nulla, l’avresti mai detto?

Per sempre tuo, perché io, da quando sono tornato, non ho mai finto,**
Jesse.


 

* - * - *


Eccoci qui, nuovo Mercoledì, nuovo capitolo. Ebbene sì, ho deciso che sarà a pubblicazione settimanale, quindi devo prepararmi tutto per il prossimo aggiornamento, sperando di non arrivare in ritardo.
Spero vi piaccia, perchè per me scriverlo è stato particolarmente bello, e non vedo l'ora di sapere cosa ne pensate! (:
Ho delle note da scrivere e sono super emozionata:
*quella canzone è splendida, e consiglio di leggere ascoltandola. O soltanto di ascoltarla perchè beh, Lea è meravigliosa.
**velato riferimento a "Pretending", uno dei duetti Finchel che preferisco.
A Mercoledì prossimo,
Tatiana.

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Capitolo 3
*** Kind of hope. ***


A Giulia, perchè c'è sempre speranza.

Kind of hope.


Cara Rachel,
mi sento un po’ patetico a continuare a scriverti, sai? Ma è più forte di me, l’unica persona con cui vorrei parlare ora sei tu.
Rivederti alle Nazionali è stato… illuminante. E’ stato come respirare di nuovo dopo tanto tempo in apnea.
Quando ho scoperto che due membri delle New Directions erano nel mio auditorium, durante le Provinciali, speravo che foste tu e Finn. Insomma siete i leader, perché avrebbero dovuto mandare qualcun altro? E invece c’erano solo Kurt e Mercedes – quando, esattamente, Hummel è diventato un uomo? A stento lo riconoscevo, anche se non l’ho ammesso.
Sono stato un coach molto severo, con i Vocal Adrenaline. Esigevo sempre il meglio, non gli lasciavo un attimo di respiro e li spremevo fino all’ultima goccia di energia. Hanno dato il massimo ad ogni performance e non mi hanno mai deluso – spaventato, forse, solo quando la mia voce principale mi si è rivoltata contro. Nemmeno oggi a Chicago mi hanno deluso, o fatto pentire di aver cominciato ad insegnare: abbiamo perso ma l’abbiamo fatto con dignità perché tutti hanno visto il nostro talento.
O il loro, almeno.
Mi sono chiesto tante volte se fossi stato un insegnante abbastanza bravo, abbastanza qualificato, se fossi semplicemente all’altezza. Ogni volta mi dicevo che forse ero ancora troppo giovane, che l’unica competenza che avevo erano i miei, di campionati nazionali.
Poi però vedevo persone come Wade, andare sul palco con una consapevolezza di sé e una voglia di essere sé stesso così grande, che credevo fosse anche un po’ merito mio.
Volevo vincere – perché lo sai, per me vincere è tutto – ma forse volevo essere un po’ come il professor Schuester: un’ispirazione.
No, hai ragione, la voglia di vincere scavalca tutto il resto. Come sempre.
Non so perché sto scrivendo a te, Rachel, davvero non lo so. Forse perché solo tu puoi capire quanto io mi senta disorientato adesso.
La AADA* ha accettato la mia domanda di iscrizione, i corsi cominceranno a metà Settembre. Dire che sono elettrizzato è un eufemismo, ma è da qualche settimana che sono nel mezzo di un attacco di panico – due settimane e tre giorni, per la precisione, da quando la lettera è arrivata.
Voglio davvero andare a studiare lì, perché è una scuola prestigiosa e io avrei l’opportunità di imparare un sacco di cose nuove e interessanti, ma ho paura di fallire di nuovo, come con l’UCLA.
Non posso permettermi di perdere di nuovo, mi capisci, no?
A questo punto ci si aspetterebbe che io inviassi questa lettera. Che aspettassi una tua risposta. Ma tu stai per sposarti, e sottoporti i miei problemi sarebbe sbagliato, ingiusto ed egoista.
Sembravi felice a Chicago, l’altro giorno. Sembravi finalmente al tuo posto, a casa.
Eppure, ti ricordavi ogni cosa di me, come lo faccio io. Ha alimentato una speranza in me, sai? Ho pensato, per un momento, che tu mi pensassi ancora, ogni tanto. (E ho notato che hai abbracciato Finn appena è apparso come se ti stessi proteggendo da me e dal mio fascino.)
E’ stato per questo che ho parlato con Carmen. Non avrò mai il coraggio di dirtelo, e forse nemmeno l’opportunità, ma le ho detto che ti meritavi quel posto.
E lo pensavo. Lo penso anche ora. Ricorda, Rachel, “credo molto in te”. (Sono certo di avertelo detto, oltre che averlo scritto.)
Non so quanto il mio pensiero abbia influito, ma spero di esserti stato d’aiuto.
Non so se ti amo ancora, però posso dirti con certezza che ad emozionarmi, sei ancora dannatamente brava.
 

Per sempre tuo,
Jesse.

 
P.s. Dovrei rinominare lo scatolone che contiene le mie lettere da “Di Rachel” con “A Rachel”, avrebbe più senso, non trovi?
P.p.s. Mi sembra inutile ribadirti quanto secondo me, sposare Finn ora sia una scelta sbagliata, o per lo meno affrettata.
 

* - * - *


Eccoci qui, nuovo Mercoledì, nuovo aggiornamento! Questa è l'ultima lettera di Jesse - ma non ditegli addio, tornerà presto sui vostri schermi!
Fatemi sapere che ne pensate perchè questa probabilmente è la lettera a cui tengo di più.
Le note, prima di dimenticarmene:
*AADA, American Academy of Dramatics Arts. E’ a New York e esiste davvero. Non ho scelto la NYADA per un motivo, giuro.

Tatiana.

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Capitolo 4
*** I hated you, but now I can only regret you. ***


A Giulia, perchè certe volte, mi manchi ancora.
 

I hated you, but now I can only regret you.



Caro Jesse,
io non le so scrivere le lettere. Non so dove imbucarle, cosa scrivere sulla busta, come iniziare né come concludere.
Mi hanno insegnato a cantare, recitare e ballare. A sopportare e a stringere i denti, ma mai a scrivere una lettera.
Ti ho visto, l’altro giorno. Eri in metropolitana con alcuni amici – compagni di corso, forse? Colleghi di lavoro, magari? Non lo so, non te l’ho nemmeno chiesto. Ero seduta qualche posto più a destra di te, e piuttosto che affrontarti sono scesa alla prima fermata disponibile dopo aver passato il viaggio con il volto girato dalla parte opposta.
Ti odio Jesse, perché mi rendi debole.
Ho sempre avuto la testa sulle spalle, un sorriso sulle labbra e qualche canzone da cantare al momento giusto. L’altro giorno, senza nemmeno avermi detto nulla, mi hai sconvolta: uscendo dal vagone ho dovuto tirare un enorme respiro per non svenire. (Ebbene sì, ho ancora gli attacchi di panico, a volte.)
Bene, ti ho detto quello che dovevo dirti.
Però, tenendo fede a ciò che ho detto all’inizio, non sapendo come chiudere questo pezzo di carta, sono costretta a continuare.
Mi manchi Jesse. Mi manchi e me ne sono resa conto solo quando ti ho visto ridere con quei ragazzi che probabilmente avevano fatto una bella battuta. O forse ti avevano detto “buona fortuna” per qualcosa e hai sorriso come fai sempre.
Ma lo fai ancora? Quanto tempo è che non ti dico “buona fortuna”?
Mi manchi Jesse.
Io e Finn ci siamo lasciati, dopo le Nazionali. Ho dovuto scegliere la NYADA – anche se tecnicamente ha scelto lui per me. Ma non me ne pento. Questo posto è la mia vita, in poche parole. La mia professoressa di danza mi odia, ma non importa, perché io sono brava lo stesso.
Ho conosciuto anche un ragazzo: si chiama Brody. E’ davvero bello, e crede molto in me, e non so perché te ne sto parlando. Non dovrei, no? Insomma, fa male vedere la persona che ami che pensa a qualcun altro, no?
A me ha fatto male. Ma tu mi ami ancora? Non te l’ho nemmeno chiesto.
Sarebbe lecito se tu non lo facessi, dopo tutto quello che ti ho fatto passare e viceversa. A volte penso che forse non siamo semplicemente destinati ad essere. Altre volte invece, penso che ci troveremo sempre e che siamo destinati ad appartenere l’uno alla vita dell’altra. (Mi capita di pensarlo spesso, quando passo sotto il cartellone di Wicked. Come nei nostri sogni più coraggiosi, aspetto di vederti su quel palco a duettare con me.)
Ti odio Jesse, perché se mi avessi dato una possibilità, mi sarei impegnata per essere parte della tua vita e per farmi amare.
Ti odio Jesse, perché sei talmente talentuoso, da arrivare ai miei livelli. E di superarli, a volte. (Sei diventato più bravo, Jesse? Mi sembra di non sapere più nulla su di te.)
Ti odio Jesse, perché hai parlato con la mia esaminatrice e non me l’hai detto. Dopo la nostra esibizione, dopo la vostra performance, dopo la premiazione o prima di ripartire per Lima. C’erano migliaia di momenti in cui mi avresti potuto chiamare e dirmi: “Ehi Rach, ho parlato con la signora Tibideaux e ti ho aiutata ad entrare nell’università dei tuoi sogni”.
Ma non l’hai fatto. Hai preferito scappare, come facciamo sempre noi due.
Da cosa scappiamo poi, esattamente? Dal destino o dall’amore? Dall’odio o dalle possibilità?
Vorrei potessi rispondermi, Jesse.
Ti odio Jesse, però mi manchi.
 

Rachel, che non sa nemmeno come firmare una lettera.

 

* - * - *
 

L'ansia mi sta mangiando viva, quindi non faccio altro che lasciare a voi i giudizi.
Questo capitolo sblocca tutto, e dopo c'è solo l'epilogo.

Tatiana, che sparisce a torturarsi fino a che non saprà cosa ne pensate.

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Capitolo 5
*** Hug me. ***


A Giulia, perchè sei tu.

 

Hug me.


Rachel ci ha messo una settimana ad incontrare di nuovo Jesse sulla metropolitana. Ora ha scoperto che il martedì pomeriggio, alle sedici e venti, è sempre sulla linea A perché dopo le sue lezioni alla AADA – Rachel non si era mai sentita così orgogliosa come quando ha scoperto che studia lì – va a fare un corso di pianoforte.
Jesse insegna ancora. Non ha smesso, perché gli piaceva farlo e ne aveva ancora la possibilità.
Rachel si è ritrovata, ancora non ha capito come, a seguirlo tutti i martedì fino a vederlo entrare nel palazzo a cinque piani fatto di mattoni. Ormai sa che un secondo prima di entrare dà uno sguardo al cielo, anche se non ha ancora capito come mai.
Sa che rimane lì dentro due ore, nonostante la sua lezione duri solo novanta minuti. Non ha ancora capito cosa fa in quell’altra mezz’ora di stacco.
Sa che dopo il corso, non torna a casa. Va al campus e si trova sempre con lo stesso ragazzo alto e biondo che lo abbraccia stretto ogni volta che lo vede, come se fosse la prima, o l’ultima.
Rachel non sa chi sia quel biondino, ed è per questo che oggi non ha intenzione di girare la testa o di nascondersi dietro un uomo alto come ha fatto nell’ultimo mese.
Rachel oggi vuole salutare Jesse. Perché non ha ancora capito come si spedisce una lettera, ma forse per una volta deve prendere il destino per mano e strattonarlo fino ad abbracciarlo.
La metropolitana frena, una volta in banchina, e Rachel, in piedi di fronte ad un’anziana e un uomo d’affari, oscilla pericolosamente fino a cadere addosso a quest’ultimo. Ha già pronte delle scuse più che convincenti quando si accorge di un paio di braccia legate attorno alla sua vita. Il panico dura solo un secondo, prima che una voce calda e familiare risponda per lei.
“Scusi, la mia ragazza non voleva darle fastidio. Ci spostiamo subito, scusi ancora.” Il tutto corredato dal suo solito ghigno, che non è mai andato via, e dai suoi bellissimi occhi azzurri.
La prima volta che Jesse St. James riabbraccia Rachel Berry, lo fa per salvarla da una caduta epica.
 

* - * -*

 
“Quindi, uhm, sei a New York. Com’è stare nella Grande Mela?” Rachel nasconde il viso dietro la tazza di caffè nero che ha ordinato e ha pagato Jesse per lei, e lo guarda mentre alza un sopracciglio e soffoca una risata.
“E’ davvero questo che vuoi chiedermi, Rachel?” Non mi chiama più Rach. “Insomma, è un mese che mi pedini e ora mi chiedi com’è stare qui?” Rachel arrossisce e vorrebbe sotterrarsi sotto metri e metri di terra. Come ha fatto a scoprirla? E perché non ha detto nulla? E’ ingiusto, ora lei sta facendo al figura della stalker, e non se lo merita. Non del tutto, almeno.
“Rach, fammi una domanda. Una qualsiasi di quelle che hai pensato, o continueranno a rimbombarti in testa.” Jesse sorride dolcemente, questa volta,  e la Berry si lascia andare ad un sospiro di sollievo: il suo soprannome è tornato prepotente e Jesse la conosce ancora così bene da sapere cosa pensa.
“Perché guardi il cielo, Jesse? Prima di entrare nel palazzo, nella tua aula di piano, guardi sempre in alto. Come mai?” potrebbe essere una domanda stupida, ma Rachel sente il bisogno fisico di tornare a sapere tutto su Jesse. Sente di dover cominciare con le piccole cose per arrivare a quelle più importanti. La mancanza di Jesse ormai è tangibile nella sua vita, e deve porci rimedio.
Jesse sembra sorpreso, forse perché nessuno se n’è mai accorto prima. Che l’amore della sua vita l’abbia fatto, non fa altro che fargli pensare che forse, sono davvero sul punto di avere un’altra occasione. Sorride e canta un verso di una canzone* “Only the sky is the limit. È diventato il mio mantra, da quando sono qui. Mi sto impegnando per non avere nessun debito a fine semestre e per avere dei voti alti. Ho combattuto per la parte da protagonista nel musical e l’ho ottenuta. Sto facendo tutto quello che voglio fare, perché New York racchiude tutte le possibilità della vita. Vedi questo bar?” apre le braccia e indica tutto il piccolo locale in cui si sono recati appena usciti dalla metropolitana. “L’ho trovato per caso, la prima settimana che ero qui, perché mi sono perso sbagliando fermata. È stato un errore ma ne ho ricavato qualcosa di buono. Sono più maturo ora, Rach. È per questo che guardo il cielo, perché quando arriverò là” Rachel fa per parlare ma Jesse l’interrompe, perché ancora una volta sa cosa vuole dire “perché sì, non andrò all’inferno. Il diavolo non mi rivuole indietro a causa del patto che abbiamo fatto.” Ride di gusto e St. James si unisce a lei, perché è tanto che non si sente così compreso e al suo posto.
La prima volta che Jesse St. James fa ridere di nuovo Rachel Berry, è perché facendo il vanesio la fa divertire.
 

* - * - *

 
 
Come si siano ritrovati alle dieci di sera, a passeggiare per le vie di New York, nessuno dei due lo sa. C’è un vento leggero che scompiglia i capelli di Rachel e fa stringere gli occhi a Jesse, ma nessuno dei due si azzarda a tornare a casa.
C’è silenzio da qualche minuto, ma è uno di quei silenzi amorevoli, pieni di cose non dette, di domande non poste e di speranze infinite. È un silenzio di cristallo, fatto apposta per essere bello ma fragile di natura. Mentre Rachel è nel mezzo di una crisi interiore perché non sa cosa dire e come dirlo, Jesse la salva dal problema uscendo con un misero: “Sono arrivato.” E a Rachel cade il mondo addosso, perché non vuole dirgli addio, non vuole salutarlo, non può permettersi di perderlo di nuovo. Vorrebbe dire tutte queste cose, ma riesce soltanto ad annuire e fare un segno di saluto con la mano sinistra.
E’ un attimo: Jesse si gira e la luce del lampione illumina meglio il solco sull’anulare di Rachel, dove fino a qualche mese fa c’era l’anello di Finn. Dovevo sposarmi, si dice, e ora sono qui a non fare niente mentre l’unico ragazzo che può capirmi davvero sta andando via.
Così gli corre dietro, Rachel, lo prende per un braccio e lo bacia. Un bacio veloce, uno sfiorarsi di labbra quasi impercettibile che però significa tutto e niente. Quando Rachel si stacca da lui, Jesse è spaesato, e l’unica cosa che riesce a fare è chiedere il motivo di quel gesto, sussurrando appena, così che solo lei possa sentirlo.
“L’ho fatto perché sei tu, Jesse. Sei l’unica persona per cui rinuncerei a tutto, e sei l’unico che non mi chiederebbe mai di farlo. Sei l’unico ragazzo per cui passerei dei pomeriggi interi girovagando sulle metropolitane di New York solo per sapere dove vai. Perché ti ho amato, e so di poterti amare ancora. Perché abbiamo bisogno di tempo, e possiamo darci tempo, se vuoi. Perché voglio che tu lo voglia. Perché sono contorta, ma so che hai capito cosa intendevo.” Sorride appena, e Rachel sorride con lui. “Dirti che ti amo, adesso, sarebbe mentire. Ma voglio ricominciare a farlo. Voglio amarti di nuovo Jesse, sono sicura di questo.”
Jesse sorride davvero, un sorriso tutto denti, uno di quelli che gli creano le fossette sulle guance. Prende la mano di Rachel, e le chiede se vuole salire a bere qualcosa. Rachel ovviamente accetta, e per lei, sentirsi al proprio posto, sentirsi al sicuro, con la mano di Jesse stretta attorno alla sua, torna ad essere la normalità.
Perché sa che sarà complicato, ma abbracciare Jesse - come sta facendo ora perché il portone è troppo piccolo per passarci in due ma a lasciarsi andare non ci pensano neanche – è probabilmente il suo più grande talento.
La prima volta in cui Jesse St. James decide di farsi amare, corrisponde alla prima volta in cui Rachel Berry ricomincia a vivere.

* - * - *

E' finita. E' finita e io ne sono molto orgogliosa, stranamente.
Prima di tutto voglio ringraziare quella cucciola di mess perchè mi sostiene sempre. "Sei la mia preferita, qui dentro". <3

Ovviamente, ora devo spiegare a Giulia il perchè. L'ho promesso, e mantengo la mia parola.
Ho scelto questo regalo, perchè era l'unico modo che avevo per parlarti a cuore aperto. Perchè ti amo, e sei il mio Jesse e la mia Rachel. Per tutto il discorso di Rachel, perchè vorrei avere il coraggio per dirtele anche io, quelle cose.

Grazie di tutto, a presto! *suona come una minaccia ma io sto singhiozzando*
Tatiana.

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