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La campagna che si stendeva appena fuori Londra, aveva sempre
attratto Ginevra Weasley come un'ape con il miele. Adorava la vita tra il verde
e la tranquillità fin da quando abitava alla Tana, ma a causa dello studio, era
stata costretta ad arrangiarsi negli ultimi cinque anni, con un piccolo
appartamento nel cuore di Londra.
Non che le dispiacesse, anzi tutto sommato era anche divertente
poter vivere in città, con tutta quella gente, con i negozi sempre aperti e
disponibili, con tutta la vivacità insomma di una metropoli. Però staccare
ogni tanto la spina e rifugiarsi nella quiete della campagna era una cosa che
aveva sempre desiderato durante quegli ultimi anni.
E ora finalmente poteva ritenersi soddisfatta.
Il mondo ormai era in pace da quando Harry Potter era riuscito
ad uccidere Lord Voldemort. Era stata dura dover accettare un compito tanto
gravoso, ma alla fine il bambino sopravvissuto si era macchiato le mani
dell'assassinio del Signore Oscuro, che aveva gettato nel terrore l'intero mondo
dei maghi, e aveva liberato tutti.
Lei, come anche la sua famiglia e i loro amici si erano
impegnati per sostenere il ragazzo in quella difficile impresa, tanto che una
volta finita la scuola nessuno aveva pensato ad altro se non ad entrare
nell'Ordine della Fenice e a svolgere compiti da Auror.
Ma la Seconda Guerra così come era iniziata, era anche finita. Con
l'uccisione del Signore Oscuro, tutti loro si erano trovati disoccupati e senza
futuro, e ancora una volta ci era stato bisogno di una grande dose di coraggio e
di buona volontà per affrontare un'altra grande battaglia che era quella della
vita.
Ognuno di loro aveva scelto un modo per andare avanti. Suo
fratello Ron aveva deciso che l'Auror fosse la professione che più gli si
addiceva. Hermione, che era diventata sua moglie, aveva preferito intraprendere
la carriera di avvocato; aveva iniziato con le campagne per gli elfi domestici
ed era finita a difendere sia maghi che creature innocenti, da accuse
ingiuste.
Harry invece, memore dell'impegno con l'Esercito di Silente, si
era reso conto che non gli dispiaceva continuare ad insegnare Difesa Contro le
Arti Oscure, così Silente aveva acconsentito ad assegnargli la cattedra ad
Hogwarts.
Ora viveva lì, sempre impegnato ad aiutare i suoi studenti e a
declinare gentilmente confessioni d'amore di tante povere studentesse invaghite
di lui.
La sua amica Luna invece, aveva preso il posto del padre nella
direzione del Cavillo. Sempre persa nei suoi pensieri e nelle sue
fantasticherie, ogni tanto usciva con Harry, e questo la divertiva un
mondo. Erano una coppia poco assortita, ma Ginny sapeva bene che quei due
avessero molte più cose in comune, di quante lei stessa non ne avesse mai avute
con Harry.
E poi c'era Draco Malfoy. A sorpresa, l'arrogante, borioso,
antipatico Serpeverde, aveva rinunciato a fare il Mangiamorte, anche se non si
riuscì mai a capire il perché, e si alleò con l'Ordine della Fenice,
combattendo al loro fianco.
Ginny non parlò mai tanto con Malfoy, durante quei giorni di
battaglia, troppo presa com'era dalla guerra, perciò non riuscì mai a
verificare se quel ragazzo avesse davvero deciso volontariamente di cambiare lato
e passare a quello giusto, oppure la sua fosse solo convenienza, perciò restò
con quel dubbio che non le permise mai di fidarsi di lui.
Comunque alla fine della guerra, aveva deciso di partire. Per
quello che ne sapeva doveva essersene andato in Francia, ma quella fu solo una
notizia sfuggita a Silente durante uno dei suoi tanti discorsi e lei, già poco
interessata al biondino, non si era mai presa la briga di informarsi meglio.
Infine era rimasta lei. Gli orrori della guerra in cui era stata
volontariamente coinvolta l'avevano resa molto più dura di quanto non lo fosse
stata alla fine della scuola, tanto che solo con il pensiero di potersi dedicare ai
bambini, era riuscita ad accettare quello che aveva vissuto.
Pensare di aver ucciso e visto uccidere, perché ci potesse
essere un futuro per i bambini, l'aveva riportata a gioire della vita e ad
uscire da quel buco nero dove sembrava che fosse precipitata. Fu così che si
dedicò all'insegnamento.
Non fu semplice farsi accettare nella scuola specialistica per
diventare insegnante, soprattutto perché dopo il suo settimo anno ad Hogwarts,
la guerra era continuata per tre lunghi anni, e questo si era rivelato una vera
e propria penalità per lei.
Ma fortunatamente, grazie all'aiuto di Silente, era riuscita a
studiare e a conquistare il suo bell'attestato per l'insegnamento.
Ora sedeva in un autobus Babbano, che percorreva traballando una
strada di campagna. Non essendoci posti ad Hogwarts infatti, Ginny era stata
costretta a mettere un annuncio per trovare posto come insegnante privato, e
fortunatamente solo pochi giorni dopo, era stata convocata in un'abitazione
fuori Londra per educare una bambina di otto anni.
Non sapeva molto a dir la verità, e per questo la sua famiglia
aveva fatto non poche storie, perché avrebbe potuto anche trovare una
cantonata, ma lei, da brava testa dura quale era, si era impuntata e aveva fatto
le valigie per trasferirsi completamente nella casa in cui doveva lavorare.
E poi la signora con la voce dolce che l'aveva contattata, le
aveva dato una bella impressione, perciò perché farsi tanti problemi? E poi,
se mai, come aveva ipotizzato suo fratello Ron, si fosse trovata in un bel guaio
e magari qualcuno l'avesse attirata lì soltanto per farle qualche brutto
scherzo, lei di certo non avrebbe esitato a far conoscere la sua bella
preparazione da Auror!
Era arrivata. Lasciò l'autobus che continuò la sua corsa
traballante lungo la via deserta, e prese a percorrere un piccolo sentiero, che
culminava con un'enorme abitazione, che se non fosse stato per lo stile più
moderno, avrebbe potuto far concorrenza al castello di Hogwarts. Non c'erano
torri o grigi muri di pietra, come nella sua vecchia scuola, ma la struttura era
bianca e accogliente. Alcune finestre in stile gotico però, che facevano parte
di una costruzione al lato dell'abitazione molto più scura, le davano un aspetto
quasi spettrale. Per quel che le riguardava potevano esserci anche dei fantasmi
in quella casa...
E meno male che le avevano detto che si trattava di una villa!,
pensò atterrita, mentre osservava l'imponente costruzione.
Prese un forte respiro e continuò a percorrere il sentiero,
che ora era costeggiato da alti cipressi e alberi di eucalipto, imponendosi di
non spaventarsi e di recuperare tutto il suo sangue freddo.
Quando fu davanti al grande portone di quercia, sbatté con
decisione il battente con le sembianze di un serpente, e attese che qualcuno le
aprisse.
Poco dopo, comparve da dietro la porta una donna anziana, con un
grande sorriso che le illuminava il volto pienotto e gli occhi cobalto.
"Oh, salve! Lei deve essere l'istitutrice di
Vivian, prego entri pure!" la accolse gentilmente la donna. "Il mio
nome è Rachele Gobbins, e sono la governante di questa casa."
Ginny entrò nel grande
ingresso, guardandosi intorno, ma lo stupore per la vastità della grande sala,
fu troncato da uno sguardo meravigliato. "Ma come, non è lei che mi ha
contattato?" chiese confusa.
Mrs Gobbins sorrise.
"Certo signorina."
"Credevo fosse lei la
madre di... Vivian, giusto?" domandò ancora, adesso sentendosi una stupida
per aver pensato ad una cosa del genere. Rachele Gobbins non poteva avere meno
di sessant'anni, come diamine faceva ad essere la madre di una bambina di otto
anni?
"Oh no no no! Io sono
solo la governante, e la piccola Vivian è la figlia del padrone, è stato lui
che mi ha chiesto di contattarla." spiegò tranquillamente, le mani
intrecciate davanti al grembo e la postura rigida.
Ginny aveva aperto la bocca
per chiedere chi fosse il 'padrone', quando una piccola voce, riecheggiò
dall'alto della grande scalinata che si apriva davanti all'ingresso, e poi lungo
le alte pareti.
"Mrs Gobbins, chi è
venuto?"
Ginny alzò lo sguardo verso
la scalinata, dove notò una figuretta, di poco più di un metro, seria e
impettita. Poggiava la mano sul corrimano di legno scuro della scala bianca,
nonostante fosse difficile visto che era più alta la ringhiera di lei, e aveva
l'espressione piuttosto seria.
A prima vista, le ricordò
qualcuno che aveva già incontrato in precedenza, anche se non sapeva dire bene
chi. Bionda, gli occhi azzurri e scintillanti e un piccolo nasino rivolto
all'insù, che le dava un'aria altezzosa e superba.
"Oh, signorina Vivian,
lei è la vostra nuova istitutrice!" si affrettò a rispondere l'anziana
donna, con una sorta di reverenza appena accennata.
Ginny non pensò minimamente
di inchinarsi davanti ad una bambina, perciò fece qualche passo in direzione
della scalinata e le sorrise. "Molto piacere Vivian, il mio nome è Ginevra
Weasley, ma tu puoi chiamarmi Ginny!" cercò di mostrarsi gentile.
La bambina la scrutò per
qualche istante, prima di accennare un sorriso. "Molto piacere... Miss
Ginevra!"
Beh, aveva scelto di chiamarla
con il suo nome per intero, ma almeno le aveva sorriso.
"Signorina Weasley, se mi
vuole seguire le mostro la sua stanza... non vedo il suo bagaglio,
però..." esordì Mrs Gobbins, prendendo ad osservare il vuoto intorno a
Ginny.
"Sono tutti nella mia
borsa, li ho rimpiccioliti." spiegò indicando una borsetta beige che
portava a tracolla.
"Capisco, se vuole
seguirmi allora..." riprese l'altra, facendole strada su, verso la
scalinata.
Mentre salivano, Ginny iniziò
ad osservare l'interno dell'abitazione. Era davvero molto luminosa e
confortevole. A destra della scalinata doveva esserci un grande salone, da
quello che aveva potuto notare, mentre a sinistra per esclusione, immaginò la
sala da pranzo.
Al piano di sopra dovevano
esserci chissà quante camere, ma al momento l'attenzione di Ginny si spostò
sulla piccola figura in cima alle scale, che non si era mossa di un
millimetro.
"Ha bisogno di qualcosa,
Miss Vivian?" chiese cortesemente la signora Gobbins, una volta averla
raggiunta.
Vivian non rispose alla
domanda e fissò intensamente Ginny. "Mio padre mi ha detto che lei ha
combattuto contro Lei-Sa-Chi, è vero?" chiese all'improvviso, lasciando
stupita la rossa.
"Sì, è così!"
rispose decisa, sorridendole ancora.
"Capisco..."
mormorò la bambina, voltandole le spalle e allontanandosi senza più aggiungere
altro.
"Cerchi di perdonarla,
signorina Weasley, Vivian è sempre da sola in questa grande casa, perciò ha un
carattere diciamo un po'... particolare!" spiegò la donna, mentre si
dirigevano verso la camera di Ginevra. "Ecco, questa è la sua
stanza!" aggiunse poi, aprendo una porta in legno, e mostrando una camera
luminosa e confortevole.
Due grandi finestre lasciavano
che abbondanti raggi di sole entrassero attraverso le tende bianche e
illuminassero tutta la stanza. A sinistra troneggiava un letto a baldacchino; le
calate e il copriletto blu scuro spezzavano con tutto il bianco della camera.
Tutto sommato era anche
semplice, con quel comodo armadio a due ante, una cassettiera e una piccola
scrivania davanti ad una delle finestre. Sembrava fatta apposta per lei.
"Il padrone ha scelto
questa camera personalmente!" le spiegò Mrs Gobbins, notando la meraviglia
negli occhi azzurri della ragazza.
"Il padrone?" le
fece eco lei, notando quell'orribile appellativo.
"Sì, signorina Weasley,
il padrone mi ha detto di metterla a proprio agio e di esaudire ogni suo
desiderio."
"E... il 'padrone' non è
in casa in questo momento?" chiese ancora Ginny, marcando bene la parole
indesiderata.
Mrs Gobbins la guardò
sorpresa. "Oh no, signorina Weasley, il padrone non abita quasi mai qui, è
sempre via per affari di lavoro o personali!" chiarì, come se avesse detto
una cosa ovvia.
"Quindi Vivian non vede
mai suo padre?" domandò ancora una volta la rossa, mentre sentiva una
rabbia crescerle dentro.
La donna la guardò
tristemente. "No, mi dispiace signorina ma... purtroppo il signore non si
occupa molto di sua figlia... non le fa mancare niente, certo, ma il suo non lo
si può definire il comportamento di un padre..." concluse sconsolata.
Ginny si sentiva furiosa. Come
si faceva a lasciar vivere una bambina in quel posto, senza nessuno e ignorarla
completamente?
Che persona orribile poteva
essere per trattare in quel modo la propria figlia?
"Po... potrei sapere il
nome del 'padrone', Mrs Gobbins?"
"Oh, ma certo!" si
ricompose lei, tornando a sorridere. "E' il signorino Malfoy!"
Salve a tutti! Questa storia, non
so se qualcuno lo avrà capito, avrà una piega particolare. Mi sono ispirata
infatti, ad un capolavoro della letteratura inglese, che è Jane Eyre, solo che
dell'opera di Charlotte Bronte in realtà ha soltanto la trama di base. Per il
resto, mi sono divertita a plasmare questa storia, basandomi sui caratteri dei
due protagonisti. E poi ho voluto, per una volta, pensare ad un Draco padre che
poi di esserlo non gliene importi molto.
Ho preferito anche seguire gli
avvenimenti del quinto libro, in modo da non allontanarmi dalla vera storia.
Spero con tutto il cuore che vi
attiri e che mi mandiate dei commenti, così magari potrei regolarmi se
continuarla o meno.
Mi raccomando, scrivetemi, così
prenderò una decisione!^^
Ginny aveva ascoltato quelle
parole e immediatamente dopo si era sentita mancare. "C-come, prego?
Potrebbe ripetere? Sta parlando di Draco Malfoy? Quel Malfoy?!?!"
Mrs Gobbins sussultò per
quella reazione e le rispose decisamente intimorita. "C-certo... è lui il
padrone..."
La rossa sbuffò sonoramente.
"C'era da aspettarselo, che ci doveva essere la fregatura, andava tutto
troppo bene per essere vero!" si lamentò prendendo a percorrere a grandi
passi e con andatura nervosa la stanza da letto che le era stata assegnata.
"C'è forse qualcosa che
non va signorina?" chiese preoccupata Rachele, osservandola andare su e
giù.
"Il signor Malfoy ha
detto niente di me? Quando le ha chiesto di contattarmi, intendo..."
"Beh..." iniziò
l'anziana donna, pensierosa. "Mi ha soltanto spedito un gufo nel quale mi
chiedeva di contattare il suo numero e di darle questa camera, niente più
davvero!"
"Ed è convinta che non
mi stia prendendo in giro?" chiese ancora, l'aria di una che non aveva
nessuna intenzione di arrendersi.
"Il signorino Malfoy non
scherza mai quando si tratta di sua figlia, non credo ne sia capace..."
rispose quasi risentita la donna.
A quelle parole, finalmente
Ginny si fermò. Fissò Mrs Gobbins con stanchezza, e con un senso di
confusione nella testa. Cosa doveva fare? Accettare l'offerta di lavoro tanto
sperata o andare via lontano da quell'uomo che odiava tanto?"
"Mi assicura che il
signor Malfoy non verrà mai in questa casa?" domandò, come ultima
possibilità.
Rachele la guardò confusa, ma
le rispose con decisione. "L'ultima volta che è venuto è stato circa
quattro anni fa."
Ginny sospirò rassegnata.
"D'accordo... ho capito..."
"Resterà?" le
chiese speranzosa la donna.
Ginevra attese qualche istante
prima di sorridere. "Forse..."
*
La risposta che aveva dato,
rispecchiava realmente la sua mente in quel momento. Ginny era confusa e davvero
non era sicura se fosse il caso di restare in quella casa, con l'incubo
incessante di ritrovarsi Malfoy ad impartirle ordini, oppure di mollare tutto,
rifare le sue valigie e tornare nel suo appartamentino di Londra, in cerca di un
nuovo lavoro.
Di sicuro le appariva più
semplice la prima idea. Dopotutto Malfoy non entrava in quella casa da quattro
anni e davvero sembrava non avere interesse per sua figlia... già sua figlia...
per un attimo il pensiero che potesse essere come lui, o peggio come sua madre,
Narcissa Balck, le attraversò la mente e le causò un brivido dietro la
schiena: sarebbe stata poi capace di insegnare ad una bambina così terribile?
Non passò molto da questi
suoi contorti ragionamenti, che la porta si aprì piano piano, rivelando proprio
la presenza dell'oggetto dei suoi pensieri.
"Signorina Ginevra?"
chiese titubante la ragazzina.
La donna notò il suo fare
incerto e in mente le balenò che forse si era sbagliata. "Vivian,
giusto?" chiese con fare cordiale.
L'altra accolse quella domanda
come un permesso per entrare, aprì di più la porta, e dopo qualche passo
incerto entrò nella stanza; solo allora si ricordò di rimettersi in una
posizione più dignitosa, con la schiena diritta e le spalle impettite.
Ginny pensò che ci fosse
quasi costretta a quella posizione che aveva sempre distinto i Malfoy.
D'altronde, quante volte aveva visto Draco camminare per i corridoi della
vecchia base dell'Ordine della Fenice, con quell'aria di uno che voleva quasi
che si inginocchiassero al suo cospetto?
"Non c'è bisogno che tu
sia così tesa, Vivian, puoi essere più naturale se vuoi!" la esortò la
donna, con fare gentile.
Viviano sembrò combattuta. Si
morse un piccolo labbro rosso come una fragola guardando il pavimento.
"Ecco..."
Non si azzardò a muoversi
finché Ginny non le disse di avvicinarsi e di sedersi al suo fianco davanti
alla scrivania.
"Mio padre una volta mi
ha detto che devo stare composta... sempre." rivelò alla fine, dopo che si
fu seduta.
Ginevra la guardò con occhi
curiosi. "Tuo padre? Quando è venuto qui l'ultima volta?" chiese,
infastidita al solo pensare a quell'uomo.
"No, quando è venuto non
lo ricordo nemmeno, avevo solo quattro anni... però mio padre mi manda dei gufi
ogni tanto..." rispose con aria insolita la ragazzina. Ginny ipotizzò che
fosse triste ma allo stesso tempo abituata a quel tipo di trattamento.
Mai come in quel momento
sentì che avrebbe potuto affezionarsi a quella bambina come se fosse stata sua
figlia.
Poi pensò ai gufi di suo
padre. "Cos'è, il risveglio dei sensi di colpa?" chiese, ma la
bambina la guardò confusa, non comprendendo quelle parole, perciò Ginny si
affrettò a sorridere e a scuotere la testa benigna.
"Lascia perdere, piccola,
era solo un pensiero ad alta voce! Però adesso ascoltami bene!"
Vivian la guardò interessata,
gli occhietti azzurri fissi su quelli di ugual colore di lei. "Tuo padre mi
ha assunto per educarti, ma vorrei diventare anche un'amica per te. Sono pronta
a darti tanti consigli e a spiegarti tutto quello che vuoi sapere! Ora... visto
che papà non c'è, che ne dici di essere un po' più sciolta? Fai come
me!" le propose, poi iniziò a scrollare le spalle e ad agitarle.
Vivian iniziò ad imitarla e
pochi secondi dopo ridevano assieme. Ginny si sentì felice quando ascoltò la
risata argentina di quella bambina che per fortuna aveva molto poco di suo padre,
e finalmente sentì che la confusione nella sua testa era scomparsa.
Sarebbe rimasta con quella
bambina, non l'avrebbe lasciata sola.
*
E così restò. La signora
Gobbins la abbracciò felice, quando quella sera a cena, Ginny le spiegò che
aveva deciso di accettare l'offerta di lavoro; Vivian le aveva rivolto un sorriso
composto dall'altro capo del tavolo dove sedeva.
La donna si era sentita
accolta in quella casa, nonostante il padrone fosse una persona che lei odiava
tanto, ed era certa che in qualche modo sarebbe riuscita a fare di quella
bambina chiusa e seria, una personcina allegra e gioviale.
Lei, che era cresciuta amata e
protetta dai suoi sei fratelli, poteva solo immaginare cosa provasse Vivian
tutta sola in quella casa, e quel poco che sentiva non le piaceva affatto.
"Ti farò vedere io,
Malfoy! Altro che un gufo ogni tanto!" esclamò decisa, quando la notte del
primo giorno, contemplava lo splendido paesaggio che si stagliava dal suo
balcone e si lasciava trasportare verso buoni propositi assieme a quella brezza
fresca di fine estate.
Nelle prime settimane, Ginny
lavorò soprattutto sul carattere di Vivian. Voleva che si aprisse agli altri e
smettesse di fare tutto quello che suo padre le aveva raccomandato di fare nelle
poche lettere che le aveva inviato.
Ovviamente quella piccola
bambina aveva sempre preso come oro colato tutto quello che Malfoy le aveva
scritto e Ginny dovette rendersi conto che non sarebbe stato un lavoro semplice
ottenere dei buoni risultati molto presto.
Nonostante questo, Vivian si
rivelò una bambina molto intelligente e anche piuttosto preparata.
Rachele Gobbins spiegò a
Ginevra che in quei primi anni era stata lei stessa ad insegnare alla piccola,
oltre al fatto che l'aveva accudita fin da quando era in fasce. Mentre ne
parlava Ginny notò con quanto ardore e affetto gli occhi di Rachele si
illuminassero e comprese che quella donna
considerava Vivian, come una sua nipotina.
Mrs Gobbins le spiegò di
essere vedova e di abitare in quel maniero praticamente da sempre. Aveva
conosciuto Lucius Malfoy quando era stato un giovane studente di Hogwarts e aveva
praticamente cresciuto suo figlio fino a che non aveva lasciato quella casa con
suo grande rammarico.
Ginny si accorse di provare un
po' di pena per quelle due donne sole e abbandonate. Erano state tradite dalla
stessa persona che ora se ne stava chissà dove e non aveva alcun pensiero per
loro. Se possibile Ginny provò un disgusto ancora più grande per Malfoy.
Comunque a poco a poco, le sue
giornate assieme a Vivian e a Rachele, aumentarono velocemente e in poche
settimane Ginny si era completamente abituata ad abitare in quel maniero.
Durante quei giorni poi, aveva
avuto modo di visitarlo con calma e con, dovette ammetterlo, una certa
curiosità.
Malfoy Manor era una
costruzione a due piani che nascondeva molte sale e stanze che non venivano
usate da anni. Durante il suo primo giorno, Ginny aveva potuto osservare solo la
facciata esterna, e aveva immaginato che dall'ingresso principale di snodassero
due grandi sale, delle quali una veniva usata per i pranzi ufficiali.
Era una grande stanza luminosa
dall'aspetto imponente, con un tavolo enorme al centro, ricco di fregi e di
intagli elaborati. Le sedie erano dello lavorate nello stesso modo. Il tutto
richiamava lo stile con il quale era arredata quella sala, dai lampadari alla
copertura di legno che ricopriva le pareti. Nonostante la luce insomma, la sala
da pranzo dei Malfoy incuteva un certo timore.
Per fortuna sia Vivian che
Rachele pranzavano e cenavano in una saletta molto più piccola e accogliente.
L'arredamento rustico donava un senso di tranquillità a chi vi entrava e
decisamente Ginny si trovava molto più a suo agio lì dentro che non in quella
grande stanza.
Aveva saputo da Mrs Gobbins,
che quella che usavano in realtà era destinata alla sola colazione, ma dato che
anche a Vivian faceva impressione mangiare nella grande sala da pranzo, aveva
acconsentito ad utilizzare quella molto più semplice. Ginevra ovviamente, era
stata pienamente d'accordo con la bambina.
L'altra sala che Ginny aveva
intravisto il primo giorno era un grande salotto. Anche questo era sfarzoso ed
elaborato come tutto in quella casa ed era allo stesso tempo molto luminoso.
Quello che la donna non si aspettava era che da quella stanza si accedeva ad
un'altra, quella da ballo. Ancora più grande della precedente e davvero
spaziosa, doveva aver accolto centinaia di feste tenute dai Malfoy in tanti
anni. Ora però era in disuso, visto che nessuno in grado di organizzare un
ballo, abitava in quella casa.
Ginny vide il salotto e la
sala da ballo solo una volta, quando accompagnò Rachele per prendere alcune
stoviglie di una porcellana costosissima da una cristalliera enorme, e ne rimase
affascinata. Certo, conosceva già la grandezza di una sala data la sua
esperienza ad Hogwarts, ma così fastosa ed elegante, con quell'aria misteriosa
e quasi lo strascico di qualche lontana festa da ballo che una volta si era
tenuta lì, la entusiasmarono davvero.
Ginny però, poté scoprire
altri luoghi che in qualche modo le fecero scordare quelle due sale. Dalla scala
posta nell'ampio ingresso principale si accedeva al primo piano, quello
destinato alle camere dei padroni e a quelle degli ospiti. Sia Vivian che
Rachele avevano una stanza su quel piano.
Ma Ginny aveva scoperto che vi
era un altro piano in quella enorme abitazione. Vi erano in quel posto altre
camere per gli ospiti, ma l'aspetto vecchio e lugubre che avevano, e il mobilio
davvero antico e sicuramente tarlato, aveva preferito da sempre l'utilizzo delle
stanze del primo piano.
Vivian aveva una grande paura
a salire in quel posto e solo da molto piccola aveva avuto quell'esperienza che
di sicuro doveva averla terrorizzata. Ginny invece, dovette ammettere che quel
posto fosse davvero affascinante. Non aveva mai avuto paura dei posti bui e
silenziosi, o per lo meno se non nascondevano bestie feroci come nella Foresta
Proibita.
Ma quel piano così innocuo,
che al massimo avrebbe potuto nascondere qualche Molliccio o dei nidi di Doxy,
la attirava a tal punto, che quando aveva bisogno di pensare o di restare sola
con se stessa, saliva quei pochi gradini per trovare pace e silenzio tra quelle
stanze abbandonate.
A dir la verità, era stata
anche attirata da un buio corridoio che si snodava tra quelli del secondo piano.
Vi erano molte porte chiuse e davvero non sapeva cosa contenessero. Lo aveva
chiesto a Mrs Gobbins, ma anche lei si era rivelata ignara su quella faccenda.
In un primo momento aveva
sospettato che potesse contenere qualcosa di illegale. Da sempre infatti, tutti
sapevano che in casa Malfoy si nascondevano oggetti, libri e ingredienti
destinati alla Magia Oscura, ma quando vinta dalla curiosità e dal suo
buonsenso da ex-Auror, si azzardò ad aprirne una, non vi trovò che grigi muri
di pietra e carta da parati scrostata.
A dir la verità, quando
quella volta scelse tra le porte quella che si trovava proprio alla fine del
corridoio, di fronte a chi veniva, aveva sentito un rumore provenirvi
dall'interno, come di uno strano verso, ma non avendovi trovato nulla, pensò
che si fosse trattato di un topo o di un'altra bestiolina magica rinchiusa là
dentro. O meglio ancora di un fantasma.
Dopotutto che senso avrebbe
avuto quel grande maniero senza un fantasma?
E così aveva anche rinunciato
alla ricerca di un qualcosa di losco. A pensarci bene in effetti, Malfoy doveva
essersi sicuramente sbarazzato di tutta quella robaccia molti anni addietro,
quando aveva deciso di allearsi con gli Auror.
Insomma la sua ispezione finì
lì e lei continuò ad utilizzare quel piano per la riflessione e la
tranquillità.
Oltre a Vivian e a Mrs Gobbins,
ad una cuoca della stessa età della governante e a suo marito che si curava
dell'enorme giardino che circondava il maniero, non vi erano altri esseri umani
in quella casa. Tutte le pulizie, e la cura della casa, erano affidate agli elfi
domestici, che si aggiravano silenziosi e schivi tra quelle mura. Ginny pensò a
Dobby, che una volta aveva abitato quel posto, ma anche ad Hermione, che
sicuramente non avrebbe approvato la presenza di quelle creaturine nel maniero.
Aveva chiesto più volte a
Rachele come avesse fatto a sopravvivere tutto quel tempo da sola in quella
grande abitazione, ma l'anziana donna le aveva spiegato che la compagnia di
quella coppia che lavorava con loro era davvero piacevole e che vi era anche un
piccolo villaggio quasi del tutto magico, a due chilometri da lì, dove spesso
andava in visita con Vivian. Aggiunse poi che molti suoi parenti ci vivevano e
che spesso venivano al maniero e si trattenevano per alcuni giorni.
Ginny provò un senso di
sollievo, perché in qualche modo, nonostante preferisse la campagna alla
città, per attimo aveva pensato di essere davvero completamente isolata e con
la sola compagnia di una bambina e di tre persone anziane, ma per fortuna
sarebbe bastata una semplice passeggiata e avrebbe potuto vedere nuova gente.
In breve trascorsero
Settembre, Ottobre e anche Novembre e Dicembre. In quei lunghi mesi Ginny si
affezionò in maniera inaspettata a quella bambina che a poco a poco dimostrava
di avere un carattere dolce e bisognoso di affetto.
Per le feste natalizie, dietro
il permesso di Mrs Gobbins, Ginevra chiese ai suoi amici e ai suoi parenti di
farle compagnia. Hermione e Ron furono molto disponibili, ma purtroppo sia Harry
che Luna, reclinarono l'invito con scuse che a Ginny parvero poco credibili.
Sospettava infatti, con una certa contentezza, che avessero deciso di passare il
Natale insieme, perciò preferì non costringerli più di tanto.
Alla piccola festa che si
tenne al maniero si unirono anche i gemelli Weasley con le loro consorti e Bill
con sua moglie Fleur, assieme alla loro bambina di cinque anni.
Ginny aveva deliberatamente
evitato di rivelare che quello in cui si trovavano era nientemeno che il maniero
dei Malfoy, visto che nemmeno a lei era stata presa la briga di riferirglielo.
Quando infatti aveva ricevuto
la convocazione da Mrs Gobbins, le era stata data soltanto l'indicazione per
arrivarci e niente più.
Non aveva mai detto a nessuno
dei suoi familiari per chi effettivamente lavorava, perciò aveva presentato la
piccola Vivian come la figlia di uomo sempre assente e quella casa appartenente
alla bambina stessa. Suo fratello Ron in particolare ci aveva creduto e per lei
questo bastò più di ogni altro.
Ignorò persino i sospetti di
Hermione, quando lei non volle dirle il cognome di 'quest'uomo sempre in
viaggio'. Dopotutto della sua amica c'era da fidarsi e anche se lo avesse
scoperto non si sarebbe verificato un cataclisma come invece nel caso di suo
fratello maggiore.
Quanto a Bill e ai gemelli,
portarono una ventata di allegria in quella casa, spenta da chissà quanto
tempo. Vivian il giorno di Natale si lasciò trasportare dalla gioia generale e
si divertì come non mai in vita sua e Rachele Gobbins non smise mai di
ringraziare Ginny per come aveva trasformato quella bambina.
Passate le vacanze, Vivian era
però tornata quella di sempre, anche se spesso sul suo bel visino era stampato
un sorriso felice.
Ginny, incoraggiata da quel
cambiamento, non si era persa d'animo. Quando ripresero le lezioni, Vivian si
dimostrò molto più attenta e pronta a fare domande. Era curiosa, e parecchio
anche. Spesso le loro lezioni erano interrotte da una domanda della piccola e se
ne iniziava un'altra che le fugava ogni dubbio. Vivian era una bambina sveglia,
e apprendeva tutto con molta facilità e senza troppi sforzi.
La sua insegnante, aveva così
deciso di alternare alle mattinate di studio, divertenti pomeriggi di gioco. Con
il freddo di quei mesi era quasi impossibile uscire fuori nel grande giardino,
perciò Ginny aveva chiesto a Rachele di utilizzare il grande ingresso per i
loro giochi.
La governante, in un primo
momento era apparsa piuttosto titubante. Dopotutto quello era sempre stato il
temuto e rispettato maniero dei Malfoy, poteva permettere che una sua grande
sala, venisse utilizzata per giocare?
Ma alla fine, lasciandosi
trasportare dall'entusiasmo che aveva iniziato a nutrire Vivian per quei momenti
fuori dall'ordinario, e incoraggiata dal fatto che il padrone vivesse molto
lontano da lì, aveva concesso l'utilizzo dell'ingresso.
Ginny aveva utilizzato tutta
la sua fantasia e gran parte dei giochi e degli scherzi del negozio di Fred e
George per inventare nuovi passatempi, che spesso avevano a che fare anche con
il suo piano di studi.
Quando affrontarono i primi
accenni alle guerre magiche Ginny creò un campo di battaglia con tanti
soldatini di piombo trasfigurati in maghi, Giganti e quant'altro; ancora, aveva
creato un vasto prato fiorito per spiegare a Vivian le caratteristiche di alcune
piante e il comportamento degli insetti.
Quel pomeriggio di metà
Gennaio, aveva utilizzato un 'Campo di Neve da Camera', prodotto novità dei
suoi fratelli gemelli, per spiegare a Vivian come si creava la neve e come si
ghiacciava l'acqua. A lezione conclusa si era divertita a giocare con la piccola
intraprendendo una piccola battaglia di neve.
Vivian non smetteva di ridere.
In quella zona dell'Inghilterra nevicava poco e male, perciò la bambina non
aveva mai potuto assistere ad una coltre di neve come quella che avevano creato
nell'ingresso di Malfoy Manor. Insomma per la bambina fu come un sogno e come la
volta di Natale finì col ridere come una matta, seguita da Ginny che aveva
sempre amato le lotte con la neve che una volta faceva alla Tana.
Fu a malincuore che poco prima
dell'ora di cena, Vivian abbandonò il campo innevato per andare nella sua
stanza a prepararsi.
Ginny invece, voleva sapere
dove fosse andata Mrs Gobbins. Le aveva salutate allegramente subito dopo
pranzo, diretta al piccolo villaggio vicino al maniero, nonostante il tempo già
da diversi giorni, fosse in burrasca. Non era la prima volta che si assentava
per quelle visite, ma ogni volta almeno un'ora prima di cena, lei tornava con il
suo volto sorridente e ricordava a lei e alla bambina l'orario che dimenticavano
a causa dei loro giochi. Si chiese se quel tempaccio non l'avesse tenuta
bloccata da qualche parte.
Lasciò il campo da neve così
com'era. Sulla confezione infatti, vi era scritto che sarebbe scomparsa dopo
quattro ore, e quelle erano quasi scadute.
Si diresse verso l'entrata e
aprì una porta laterale affacciandosi verso il viale che portava all'ingresso.
Dapprima non vide nessuno, ma poco dopo, comparve la figura trafelata e in parte
fradicia di Rachele.
"Mrs Gobbins, cosa
succede?" le chiese preoccupata, notando lo stato ansioso della donna.
"Ho appena ricevuto un
gufo!" esclamò agitata, mentre ansimava per la lunga corsa. "Spero
con il cuore che l'ingresso sia nuovamente in ordine!"
"Per quale motivo?"
chiese Ginny, mentre sentiva nel cuore una sensazione agghiacciante.
"Avrei dovuto riceverlo
prima, quel gufo, ma con questo tempaccio non è riuscito a volare più in
fretta..." mormorò l'anziana donna, mentre cercava di riprendersi e di
asciugarsi con rapidi colpi di bacchetta.
"Di che gufo parla, Mrs
Gobbins?" chiese ancora Ginevra, sempre più preoccupata.
"Il padrone!"
replicò l'altra. "Sta venendo qui e tra pochissimo si Materializzerà
nell'ingresso principale!"
Ginevra rimase a bocca aperta,
decisamente stralunata, poi un terribile pensiero le venne in mente.
"Oddio, la neve!"
esclamò, ma un attimo dopo un incombente pop e poi una sonora caduta,
riecheggiarono nella grande sala d'ingresso del maniero.
Poi una vivace imprecazione e
una voce furiosa. "Che cosa succede qui dentro! Chi ha osato fare una cosa
simile!!!"
Bene, pensò Ginny
rammaricata, mentre si dirigeva nell'ingresso assieme a Rachele e incrociò lo
sguardo a dir poco rabbioso di Draco Malfoy, quello era proprio un pessimo
inizio!
Salve ragazzi! Mamma mia come siete
stati gentili, non avrei mai immaginato di avere tutte quelle recensioni per il
primo capitolo, davvero grazie!^^ Mi scuso con il cuore per il ritardo però, ma
sono partita per le vacanze e adesso mi sto uccidendo per aggiornare tutte le
mie storie che ho lasciato in sospeso, spero mi perdonerete ^^''... cmq spero
davvero di non farvi attendere più così tanto, anche perché questa storia mi
sta piacendo molto e sono davvero piena di idee! Come avrete potuto notare, ci
sono alcune profonde differenze rispetto a 'Jane Eyre' e vi avviso che ce ne
saranno altre, che di certo non renderanno meno avvincente questa storia!
Innanzitutto la piccola Vivian, come avrete notato, non è la bambina allegra e
viziata dell'opera, ma al contrario ha dei seri problemi di affetto... per il
resto... lo scoprirete da soli via via!
E adesso un grazie di cuore a
tutti!^^
_Kristel_: la prima a recensire e la prima a
ringraziare!^^ E credo la prima a cui devo le scuse per il mio ritardo!^^'' sei
davvero gentile, spero che anche questo secondo capitolo ti piaccia!
MaryChan: grazie anche a te!^///^ Arrossisco
sempre quando mi dicono che scrivo bene, io non ne sono mai convinta!
PiccolaVivy: eh eh, in effetti anch'io adoro
il nome Viviana (anche se non è il mio -.-), grazie per i complimenti!
Chicca: ti ringrazio e spero che la storia
continui a piacerti (anche se siamo ancora all'inizio)^^
Valentina: Certo che la continuo, con tutte
le recensioni che mi avete mandato! ^^ Grassie anche a te! (Ryta arrossisce
sempre di più per i complimenti...)
Nene_89: ciao bella! Ti consiglio di leggerlo
il libro, perché è una storia veramente eccezionale e che fa sognare
(sicuramente più di questa storia^^'') grazie cmq!
Angele87: sono onorata che tu legga anche
questa storia! Sentirmi fare i complimenti da una brava scrittrice come te mi
riempie di gioia!^^ Cmq concordo con il fatto che l'opera da cui mi ispiro sia
meravigliosa... mentre scrivo questa storia la sto perfino rileggendo!^^ Ah, ti
ringrazio per il particolare del nome, però ti rivelo (in via del tutto
eccezionale, ih ih ih) che la piccola è inglese sia di madre che di padre, ma
questo verrà approfondito e spiegato più avanti ^^
Hermy15: più che amore a prima vista io
direi odio a primo impatto (col suolo)! Ho paura che non sarà un tranquillo
incontro il loro... eh eh eh (e il mio animo bastardo si risveglia!) Cmq
tranquilla, non ho intenzione di dimenticare 'Il mio destino è qui con te',
anzi come puoi vedere mi sono impegnata ad aggiornare prima quella di questa
storia! Ti ringrazio per i complimenti! Un bacio!
IceCamille: davvero grazie per i complimenti,
anch'io adoro il libro!^^ per quanto riguarda gli occhi, ancora no ho deciso, ma
ti farà piacere sapere che di solito non mi piace rovinare i bei visini dei
nostri protagonisti... ^^
Tink: grazie, grazie, grazie!^^ Il libro
leggilo, perché è ancora più bello, te lo assicuro! Immagino però che avrai
messo su un po' di muffa, spero di non crearne altra però!^^'' Per il 10 tondo
forse ci sarà da aspettare, visto che questo capitolo è ancora di
introduzione... spero che riuscirai ad aspettare!^^ Un bacio
Luna Malfoy: ovviamente tu non manchi mai, e
anche dopo 'lunga e penosa malattia', alla fine sei riuscita a recensire! Mi
auguro vivamente che ti stia impegnando anche con le long-fic, oltre che con le
one-shot, altrimenti altro che i propositi mai conclusi di Draco, sarò io a
farti male! (Ehi, non ti fidi di me? NdDracoScandalizzato No NdRytaCandida
Guarda che io sono furioso per quello che ha combinato quella stracciona a
Malfoy Manor, quindi posso fare del m- NdDracoInterrotto Come osi, chiamarmi
così, Crucio! NdGinnyRisentita Ehi, aspetta, ne approfitti perché sono ancora
per terra, noooooo!!! NdDracoDolorante) Ok, lasciamo quei due la litigare, penso
che ne avranno per un bel po'... piuttosto spero che la depressione sia
passata... dopotutto Tu-Sai-Chi-Non-Zio-Voldy lo rivedrai tra poco, no? Un
bacione one one!^^
Ed è tutto! Un grazie anche a
tutti quelli che hanno letto questa storia senza recensirla!
Ehi però adesso non smettete, eh?
Se siete in tanti a recensire mi spronate di più e mi viene voglia di scrivere
più in fretta!^^ Insomma, RECENSITE!!!XD
La sua semplice e accomodante
camera da letto non era mai stata un rifugio più sicuro come quella sera.
Ginny fissava senza tuttavia
vedere niente, il panorama fuori da una delle due grandi finestre della stanza e
pensava con preoccupazione a quello che era accaduto nell'ingresso di Malfoy
Manor solo un'ora prima.
Per quale oscura e meschina
causa, il destino aveva fatto in modo che Malfoy si trovasse nell'ingresso
completamente ricoperto di neve, proprio due minuti prima che tornasse come
sempre? Non avrebbe potuto Materializzarsi cinque minuti dopo,
ed evitare così di scivolare sul ghiaccio e farsi del male?
Aveva ancora nelle orecchie le
sua urla di rabbia mentre provava a rialzarsi e ricadeva ancora per terra
tenendosi con una mano la gamba sinistra dolorante. Aveva riconosciuto subito
Ginny e non gli ci era voluto molto per pensare che la colpa fosse tutta sua.
Aveva provato a ritrarsi
quando lei e Mrs Gobbins erano accorse per aiutarlo a rialzarsi da terra, ma in
quel momento Ginny, pur sapendo di essere dalla parte del torto, non si era
spaventata più di tanto e aveva insistito per aiutarlo.
"Ci sei tu, dietro tutto
questo, vero Weasley?!?!" aveva esordito, mentre celava una smorfia di
dolore non appena aveva posato la gamba infortunata per terra. "Chi ti ha
autorizzato ad usare l'ingresso di questa abitazione per una cosa tanto...
sciocca!!!" concluse non sapendo nemmeno bene come definirla.
Ginny fece non poca fatica a
sollevarlo da terra e a rispondere contemporaneamente. "Non mi sembra il
caso di pensarci adesso, Malfoy, e poi ti assicuro che esiste una motivazione
valida per tutto questo!" spiegò.
"Lasciami andare, faccio
solo!" replicò bruscamente lui, scrollando le spalle e allontanandosi da
lei e da Rachele, che ne frattempo si era prodigata per il suo padrone con aria
ansiosa e preoccupata. Sapeva che avrebbe dato la colpa anche a lei per quello
che era successo.
Malfoy barcollò leggermente
quando la presa di Ginny e quella di Mrs Gobbins si allentarono, ma in qualche
modo e con una dignità insolita per una persona con una gamba dolorante,
riuscì a mantenersi ritto nella sua posizione.
"Signore, vuole che
chiami il medico di famiglia?" chiese sconvolta Rachele, guardando ora lui,
ora la sua gamba.
Draco la degnò appena di uno
sguardo. "Non ce n'è bisogno, si tratta soltanto di una storta. Piuttosto,
spero che la mia stanza sia pronta." cambiò discorso.
Gli occhi di Rachele
brillarono di preoccupazione. "Oh, mi dispiace signore, ma sono appena
rientrata in casa, con questo tempaccio il gufo che ha mandato è arrivato solo
qualche minuto fa e così..."
"Ho capito, ho
capito!!!" esclamò lui furibondo. "Allora dica agli elfi domestici di
preparare la mia stanza, e subito!!! Quanto a te, Weasley..." si rivolse
alla ragazza, mentre Mrs Gobbins scattava in cerca delle creaturine. Lo sguardo
era minaccioso, ma Ginny non si scompose nel guardarlo. "Vedi di sparire,
adesso, non ti voglio vedere qui." pronunciò quelle ultime parole con una
calma insolita, che preannunciava sicuramente una tempesta.
Ginny pensò bene di non
ribattere almeno per il momento, e si affrettò a chiudersi nella sua stanza.
Ed ora eccola lì, l'aria
triste e combattuta e il pensiero che la pace in quella casa almeno per il
momento si sarebbe interrotta.
Che diavolo ci faceva Malfoy
lì? Non le avevano detto che non si faceva mai vedere? E allora, come mai era
comparso all'improvviso creando un putiferio intorno a sé?
D' improvviso, il bussare
della porta la scosse dai suoi pensieri, facendola sussultare. "E'
permesso?"
La vocina timida di Vivian
giunse alle orecchie della ragazza, come una cosa graditissima. Si voltò verso
la porta e sorrise alla nuova arrivata. "Vieni, Vivian, entra pure!"
La bambina fece qualche passo
e richiuse la porta con calma. Ginny notò immediatamente che l'aria allegra di
qualche ora prima era scomparsa completamente dal suo volto, dove adesso
aleggiava un'espressione preoccupata e tesa.
"Ha..." iniziò
titubante la piccola. "Ha saputo che è arrivato mio padre?"
Ginny sospirò invitando a
sedere la bambina al suo fianco sul grande letto a baldacchino. "Sì,
Vivian, ero presente quando è arrivato..."
"E' successo qualcosa,
Ginny?" chiese ancora Vivian, volgendo gli occhi azzurri verso l'insegnante
e guardandola curiosa.
La rossa sorrise dolcemente.
Era felice che la piccola la chiamasse per nome, aveva iniziato solo due
settimane prima e ancora non ci aveva fatto l'abitudine, perciò si stupiva ogni
volta di come quella bambina fosse cambiata in così pochi mesi.
"No, tranquilla Vivian,
tutto bene!" rispose con calma. "Piuttosto, sei andata a salutare tuo
padre?" le chiese prendendole le manine.
La bambina torse il collo da
un lato con l'aria delusa. "Beh... mio padre non vuole nessuno tra i
piedi..."
"Ma tu sei sua
figlia." constatò Ginny con rabbia e acidità.
Vivian non rispose ed evitò
di incrociare ancora i suoi occhi. Dopo una lunga pausa di silenzio però,
la donna le accarezzò dolcemente la guancia.
"Non ti preoccupare,
piccola! Vedrai che a cena potrai salutarlo, e poi non dimenticare che ci sono
io ad aiutarti!" esclamò riportando il sorriso sul piccolo visino di
Vivian.
"Davvero?" chiese
con una piccola vocina speranzosa.
Ginny sorrise e le fece
l'occhiolino. "Contaci!"
Vivian lasciò la stanza
completamente cambiata rispetto a quando era entrata e anche a Ginny tornò
momentaneamente il buonumore. Buonumore che durò esattamente finché non venne
chiamata a mangiare.
La sua allegria svanì non
appena si accorse che la cena sarebbe stata servita nella grande sala da pranzo,
quella che aveva sempre odiato.
Inghiottì il colpo, pensando
che Malfoy non avrebbe mai approvato di pranzare in una stanzetta piccola e
modesta come quella che avevano usato fino al giorno prima. Entrò quindi nella
sala e notò immediatamente la terribile disposizione che era stata data ai
posti.
I quattro coperti erano stati
sistemati uno per ogni lato, e sedere su un fianco di quel tavolo così grande e
lungo dava davvero la piena idea della desolazione umana.
Evitando di far notare il suo
disappunto e salutando cordialmente le tre persone già sedute e in attesa, prese
posto a capotavola, esattamente di fronte a Malfoy. Peccato che la grande
distanza tra lei e il padrone di casa, permetteva appena di vederlo bene in
faccia.
Ai lati sedevano Mrs Gobbins
e Vivian. Quest'ultima era seria e silenziosa, sedeva composta e non osava
alzare la testa dal piatto. Più tardi Ginny seppe da Rachele che suo padre
l'aveva appena salutata, dopo di che le aveva a malapena rivolto la parola.
"Vedo che finalmente ci
hai reso graditi della tua presenza!" la canzonò Malfoy non appena la vide
entrare.
Ginny attese di sedersi, prima
di rispondere a quella battuta. "Se sono stata cacciata via e sono stata
avvisata solo un momento fa, non ho colpa." la sua voce era calma e
controllata, sapeva che il suo datore di lavoro avrebbe dato qualsiasi cosa pur
di farle perdere le staffe.
"Se sei stata cacciata
via conosci il motivo." puntualizzò lui senza degnarsi di guardarla e
preferendo concentrarsi sul piatto che gli era stato servito da un tremante elfo
domestico.
Quello era il momento di
attuare l'idea che le era venuta in mente non appena aveva messo piede in quella
grande e ricca sala. "Scusa, Malfoy, ma non ho sentito bene, sei così
lontano!" esclamò con un tono di voce piuttosto alto.
Sul volto di Draco apparve per
un attimo lo stupore, ma subito dopo la sua aria tornò seria come un tempo.
"Lasciamo perdere..." chiuse la conversazione con tranquillità, di
certo non pensando che Ginny volesse ancora continuare a ironizzare su quella
sistemazione. Aveva notato gli sguardi di Rachele e di Vivian e aveva visto scritto sulle loro facce lo stesso disappunto che provava lei.
"Hai detto qualcosa,
Malfoy?" chiese con lo stesso tono di prima.
Draco parve irritarsi.
"Di fare silenzio, Weasley! Non mi sembra che ti abbia dato il permesso di
parlare!" anche la sua voce si alterò, ma Ginny non parve contenta.
"Come, scusa? Ah, Malfoy,
già che ci sei, mi dici se dove siedi tu ha smesso di piovere? Dalle finestre
che ho qui a fianco si direbbe di no..." Concluse volgendo lo sguardo per
un attimo verso i vetri bagnati dalla pioggia.
Questo sembrò troppo per
l'orgoglio di un Malfoy, perciò posò con rabbia il bicchiere che aveva
in mano, provocando spruzzi di vino su tutto il tavolo, e fissò Ginny con un'espressione minacciosa.
"Adesso basta, Weasley,
mi hai stancato! Finiscila!!!" esclamò furioso.
Ginny ghignò divertita e
ignorò il leggero rossore che colorò le guance esangui dell'uomo per la
rabbia. "D'accordo." disse soltanto, poi senza farsi tanti scrupoli e
seguita per filo e per segno dallo stesso Malfoy, ma anche da una sbigottita
Rachele e da una Vivian che la fissava con la bocca aperta, prese il suo piatto,
le sue posate e il bicchiere e trascinò tutto assieme alla sua sedia al fianco
della bambina.
"Così va meglio!"
sentenziò decisa, sedendosi tranquilla e osservata da tutti. Si rivolse a Malfoy
e gli sorrise con semplicità. "Adesso posso anche finirla, grazie."
detto questo riprese a mangiare.
Malfoy non disse nulla, la
guardò per qualche secondo con disprezzo, prima di volgere nuovamente
l'attenzione alla sua cena e ad ignorarla per tutto il resto della serata.
Al termine di quel silenzioso
pranzo, Ginny dovette seguire Rachele nelle cucine per darle un piccolo aiuto.
Mrs Gobbins parlò molto poco con lei, ed evitò accuratamente di discorrere su
quanto accaduto quella sera.
Ginny rimase per un attimo
colpita da quell'improvvisa freddezza, ma immaginò che l'anziana donna,
difficilmente avrebbe mai approvato un comportamento tanto audace nei confronti
del proprio 'padrone'.
Quello che invece non si
aspettò fu la reazione di Vivian. La raggiunse nella sua stanza qualche ora
dopo. Era diventato un piccolo rito, la visita della donna e un bacio della
buonanotte, perciò anche quella sera Ginny si diresse nella camera della
bambina per salutarla.
"Ciao Vivian, sei già a
letto?" chiese con un sorriso. Dopo la freddezza di Rachele, aveva bisogno
davvero di un po' di calore per ritrovare il buonumore.
La bambina non rispose. Era
seduta sul suo letto, per metà avvolta dalle pesanti coperte invernali, e
sembrava impegnata nella lettura di un libro che le aveva consigliato la stessa
Ginny.
La donna si avvicinò al
grande letto a baldacchino con delle raffinate calate di un celeste chiarissimo,
e vi si sedette sopra. "Allora, sei riuscita a
salutare tuo padre?" chiese entusiasta. Alla fine della cena lei e Rachele
li avevano lasciati soli, quindi Malfoy doveva averle sicuramente concesso un
po' della sua attenzione.
Vivian non alzò gli occhi dal
libro, né cambiò la sua espressione seria. "No Miss Ginevra, mio padre era troppo
arrabbiato questa sera e ha preferito andare nella sua stanza." spiegò.
Ginny si rese conto con dolore
che quella piccola bambina aveva ereditato la freddezza di ghiaccio di suo
padre, e che riusciva a metterla in pratica perfettamente. Già il fatto che
avesse ripreso a chiamarla con il suo nome di battesimo lo dimostrava.
"Ma... non ti ha nemmeno
chiesto cosa hai fatto per tutto questo tempo?" chiese ancora titubante
Ginny.
Solo allora Vivian decise di
posare sulle gambe il libro e di alzare lo sguardo verso la sua insegnante.
"La prego Miss Ginevra, non faccia più quello che ha fatto oggi! Non
voglio che mio padre si arrabbi di più!"
Quella piccola preghiera,
espressa con le parole più formali che la donna aveva sentito uscire dalla
bocca della bambina solo la prima volta che l'aveva incontrata, intristì di
più l'animo di Ginny.
Chinò il capo sconfitta.
"D'accordo." fu la sua risposta, dopo di che si alzò in piedi, le
rimboccò le coperte e le diede un lieve bacio sulla fronte.
"Buonanotte..." le sussurrò, prima di lasciare la stanza preda dei
più tristi pensieri.
Le ci erano voluti quattro
mesi per avere la fiducia di Mrs Gobbins e della piccola Vivian ed era bastata
una sera perché quell'odioso di un Malfoy rovinasse tutto!
Possibile che riuscisse a
manifestare un'influenza così negativa su quella casa?
Dal suo arrivo il silenzio
cessò di esistere. Ogni giorno importanti dirigenti del Ministero, personaggi
sconosciuti, noti imprenditori e poi rappresentati di società e di imprese, si
Materializzavano e si Smaterializzavano in continuazione, soprattutto ora che
Malfoy era bloccato a causa della gamba ferita.
Alla fine era stato costretto
a chiamare il suo medico di famiglia e questi gli aveva diagnosticato una
piccola distorsione, guaribile in tre giorni. Per questo motivo tutto il suo
lavoro si era trasferito al maniero, trasformandolo completamente.
Vivian in quel periodo era
diventata incontrollabile. Non che cercasse di sospendere le lezioni per andare
nello studio di suo padre, ma la sua mente era sempre rivolta altrove, e in più
si aggiungeva il fatto che aveva ripreso a comportarsi come quando Ginny era
arrivata.
Il sorriso era completamente
svanito dalle piccole e rosee labbra della bambina e si mostrava sempre rigida e
tesa. Ginny doveva fare qualcosa per quella situazione, ma finché Malfoy non se
ne fosse andato, non vedeva alcuna soluzione.
Il giorno seguente all'arrivo
di Draco, Ginny si comportò come le aveva pregato Vivian. Sedette in silenzio
al suo sperduto e desolante posto e pranzò tranquilla e senza rispondere alle
poche malignità che il padrone di casa le riservò. Forse il suo silenzio lo
colpì, perché a cena non disse nulla e qualche ora dopo, la fece chiamare nel suo studio.
Ginny avrebbe preferito
evitarlo, ma la convinsero l'insistenza di Mrs Gobbins e forse anche il pensiero
di dirgliene quattro ora che Vivian non era presente.
"Con calma Weasley, tanto
nessuno ti sta aspettando!" la accolse lui con cattiveria, quando si decise
ad entrare nel suo studio.
Ginny corrugò la fronte
seccata. "Oh, salve anche a te Malfoy, sì io sto benissimo, grazie!"
replicò lei con lo stesso tono.
"Però, sei diventata
spiritosa in questi anni!" la schernì lui, regalandole un bel ghigno
divertito. Sedeva su una poltrona vicino al camino, la gamba ferita posata su un
comodo puff.
"Lo ero già da
prima." fu la risposta della ragazza. Si avvicinò a lui e incrociò le
braccia. "Allora, cosa vuoi."
Draco non rispose subito,
invece richiamò un'altra poltrona di pelle nera come la sua e invitò Ginny a
sedersi. La donna avrebbe preferito restare in piedi, ma pensò con un sorriso
che in quel caso Malfoy avrebbe potuto sentirsi... 'inferiore'.
"Allora?" lo esortò
una volta seduta.
"Come mai oggi sei stata
così silenziosa e adesso ti permetti di comportarti così
irrispettosamente?" le domandò lui inarcando un sopracciglio. Non si
riusciva a capire se fosse divertito da quella situazione oppure seccato.
"Perché adesso non
ferirei nessuno." rispose prontamente lei, immobile con le sue braccia
conserte.
"E chi feriresti?"
"Che domande, tua
figlia!" esclamò indignata. Le venne da pensare che fosse diventato ancora
più stupido dopo tutti quegli anni.
A quelle parole, un piccolo
sbuffo divertito vibrò sulle labbra dell'uomo. Questo fece irritare Ginny
ancora di più.
"Magari se svolgessi
meglio il tuo ruolo di padre, te ne accorgeresti!" ribatté acida.
Il volto di Malfoy si
contrasse come una statua di marmo. "Nessuno ti ha autorizzata a dirmi cosa
devo o non devo fare, Weasley! Sei qui solo per educare Vivian."
puntualizzò decisamente innervosito.
"Ah, questo è un altro
mistero irrisolto, perché diavolo sono qui!" fece lei, ignorando
completamente le minacce del biondo.
"Perché sei stata
assunta?" chiese lui sarcastico.
"Ma va? Che fortuna,
avermelo detto, guarda! Non ci sarei mai arrivata da sola! Intendevo perché
io!" spiegò con un tono di voce ancora più acido.
Draco fece spallucce.
"Perché ti conoscevo già ed era più comodo." spiegò con
semplicità.
Ginny lo fissò per qualche
istante allibita. "E se io fossi stata un'incompetente? Cosa avresti fatto?
Non ti sei preso nemmeno la briga di controllare che Vivian avesse una buona
insegnante, che razza di padre sei, tu?!" esclamò indignata.
"Ti ho già detto di
farti gli affari tuoi, in merito! E poi non ne avrei avuto bisogno!"
"E perché scusa? Ricordi
Malfoy? Io sono una Weasley, sono un'incapace per te, la stracciona,
ricordi?" esclamò ricordando tutti gli insulti che l'uomo che aveva
davanti le aveva rivolto per anni.
A questo punto Malfoy distolse
lo sguardo dai suoi occhi e lo rivolse verso il fuoco del camino.
"Beh, mi secca ammetterlo ma a differenza della tua famiglia, mi sei sempre
sembrata leggermente più in gamba."
Ginny lo osservò corrucciando
le labbra color ciliegia. "Devo prenderlo come un complimento?" chiese
sarcastica, nonostante lo pensasse veramente.
"Prendilo come ti
pare!" fu la risposta candida di Malfoy.
Seguirono alcuni minuti di
silenzio. Ginny aveva in testa un'infinità di domande da fargli, riguardanti
Vivian in particolare, ma temeva una risposta brusca da parte sua. Quando alzò
gli occhi dalle sue gambe, si accorse che Malfoy la stava osservando.
"Scommetto che hai in
testa un centinaio di domande da farmi." Come aveva fatto a capirlo? Ginny
ebbe la sensazione che Draco avesse letto negli occhi i suoi pensieri. Non le
piacque affatto.
"C-credo che sia il caso
che vada..." proruppe confusa, facendosi per alzare e voltando le spalle a
Malfoy.
Questi parve deluso. "Mi
sembrava che volessi sapere qualcosa."
Ginny incrociò i suoi occhi
di ghiaccio e notò che attendevano da lei una risposta. Fece un profondo respiro
e cercò di calmarsi. "E tu risponderai alle mie domande?" gli fece
eco.
Draco alzò le spalle con
calma. "A parte il fatto che dovrei essere io a impartire ordini e tu
dovresti ascoltarmi, non tanto perché sei una mia dipendente, quanto perché
dovresti sentirti in colpa per la mia gamba ferita..."
Ginny lo interruppe con uno
sbuffo insolente. "Beh, ferita, è solo una piccola distorsione!"
"Comunque mi costringe
qui seduto quando potrei andarmene fuori di qui." replicò lui deciso.
"Risponderò alle tue domande per quanto servirà a te per educare Vivian,
tutto qui." concluse fissando con sicurezza la donna.
Ginny decise di sedersi.
"D'accordo... allora... dov'è la madre di Vivian?" giunse subito al
dunque con la domanda che più volte aveva fatto a se stessa, ma non aveva mai
avuto il coraggio di manifestare.
"Non lo so."
"Ma è ancora viva?"
"Non lo so." rispose
di nuovo Draco. Sembrava tranquillo mentre ne parlava ma questo non sorprese più
di tanto Ginny.
Provò ancora con un'altra
domanda. "Per quale motivo sei così freddo con lei?"
"Non sono affari che ti
riguardano." fu la risposta secca.
Ginny si irritò. "Ma mi
avevi detto che avresti risposto-"
"Non ti serve conoscere
queste cose per educare Vivian, Weasley, quindi lascia perdere!" la
interruppe severo lui.
Ginny sbuffò esasperata. Ora
voleva andarsene da lì quanto prima. "D'accordo, non ti farò più
domande, però vorrei chiederti un favore..."
Malfoy inarcò un sopracciglio
sorpreso. "Una Weasley? Che mi chiede un favore?" ironizzò.
"Non è per me,
altrimenti non te lo avrei mai chiesto." ribatté decisa e tranquilla la
donna, mentre dentro covava una rabbia che per il momento sarebbe risultata
inutile da esprimere.
"Scommetto venti Galeoni
che si tratta di Vivian!" esclamò lui, senza un briciolo di bontà.
Ginny fece un altro profondo
respiro, mentre dentro di sé sentiva che prima o poi sarebbe esplosa.
"Ascoltami bene, ti chiedo di salutare tua figlia e di rivolgerle la
parola. Non sto parlando di baci o abbracci, ma solo di qualche parola di
interessamento; non so, chiedile come si trova, se sta bene, qualunque
stupidaggine! Per lei andrà benissimo!" concluse appassionata. Voleva
troppo bene a quella bambina e sarebbe arrivata a ridicolizzarsi davanti a
Malfoy, pur di avere per lei un po' di affetto.
"E cosa ti fa credere che
a me vada, di fare una cosa del genere?" domandò lui ironico.
Questo fu per Ginny come una
pugnalata nel petto. Quella furia che aveva nell'animo fu ormai impossibile da
trattenere e si manifestò con tutto la cattiveria di cui era capace.
"Ma certo!" esordì
con un sorriso amaro. "Dopotutto quale dimostrazione di affetto poterebbe
dare, il figlio di Lucius Malfoy!"
Parole sbagliate, si ritrovò
a pensare un attimo dopo, quando vide la reazione di Malfoy.
Il suo viso si contrasse
spaventosamente e gli occhi scintillarono di una rabbia innaturale e di profondo
disprezzo. "Non osare mai più
pronunciare quel nome!" sibilò con un tono di voce mai sentito prima.
Non era la prima volta che la
minacciava, eppure in quell'occasione ebbe davvero paura di lui.
Ciao a tutti!^^ Allora, argomento
delicato quello del caro paparino, vero? Ih ih ih, chissà perché... come
avrete notato in questo capitolo ho cercato di far notare il 'grande e
appassionato interesse' che Draco ha per la sua bella figliola... poverina, con
un padre così la vita è difficile... confidiamo nel grande cuore e nella testa
dura di Ginny, ovviamente!
Ho notato che molti hanno
apprezzato l'idea della neve in casa Malfoy... lo so che è strana, ma nella
storia originale il padrone di casa scivolava a cavallo sul ghiaccio e si faceva
male... dato che non ce lo vedo un mago arrivare a cavallo (anche di una scopa)
e che la cosa più semplice era che si Materializzasse in casa sua, ho giocato
un po' fantasia... ed ecco il risultato!^^
E dopo questo sproloquio senza
senso, passiamo a darvi un caloroso grazie a tutti quanti! Siete così gentili
che mi fate arrossire!^///^ E pensate che mi avete fatto felice così tanto che
ho deciso di aggiornare prima questa storia, invece de 'Il mio destino è... ops...
n-no... Luna, aspetta, stavo scherzando! Cioè, avevo già in mente quello che
dovevo scrivere e non potevo lasciar perdere... ti prego Luna...
Noooooooooooooooooo!!! (Ryta viene colpita da un fascio di luce. Luna Malfoy
ride sguaiatamente uscendo di scena. Poco dopo ricompare Ryta tutta
bruciacchiata e fumante. Si alza in piedi, si dà una spazzolata, si guarda
intorno con aria preoccupata e poi torna al pc)
Ok, adesso rispondiamo alle
recensioni, finché sono viva ^^''
_Kristel_: vorrà dire che per me diventerà
un vizio quello di ringraziarti per prima! Spero
che la tua curiosità sia stata appagata... o adesso è peggiorata? Eh eh eh ^^
Malesia:grazie!
Spero che, adesso che Malfoy ha una parte attiva, piaccia di più!^^
Kamomilla: Un grazie di cuore anche a te...
siete tutti così buoni! ^///^
Sissichi:Ci
credi che ho riso come una scema, quando ho scritto la scena della caduta di
Draco? E del seguito che mi dici? Eh eh... (Ryta ride ancora)
Ashley:Ho
aggiornato il prima possibile, come vedi, ho anche tralasciato... ehm, lasciamo
perdere, se no ricompare il giustiziere di prima ^^'' Grazie comunque!
Anonima: tranquilla,
questa storia continuerà fino alla fine, e con tutte le idee che ho in testa,
non dovrete attendere nemmeno tanto! ^^
Tink:ehm...
^^'' (Ryta si gratta la testa perché non sa da che parte incominciare...)
Allora, non è che Draco è stato travolto da una valanga di neve... è
scivolato su una lastra di ghiaccio e si è ucciso!... ma mi sa che questo è
peggio... però Ginny ha evitato l'impalatura! (Ryta sorride cercando di salvare
le apparenze)... ok, adesso però ti do un indizio in via del tutto eccezionale,
così mi faccio perdonare per l'ondata di muffa (Sei riuscita a spazzarla via,
poi?)... sei sicura che per Draco sia 'casa dolce casa'? Fai un po' tu le
conclusioni, se leggerai attentamente, io non dico di più! Ih ih ih (Ryta
sadica) Ciao ciao!
Valentina:Ehm...
credo che abbia preso gusto a concludere i capitoli con Draco furente... neanche
a farlo apposta l'ho fatto di nuovo!^^'' Però adesso abbiamo assistito al primo
incontro-scontro tra lui e Ginny, il che dovrebbe aver fatto capire molte cose,
o no? Ah, un grazie per i complimenti, ovviamente!^^
Chicca:davvero
non ti sembra banale? (Ryta paranoica ormai lo chiede in continuazione, le sue
beta-lettrici già non ne posso più!) Ok, non lo chiedo più, se no mi fanno la
festa! Ti ringrazio tanto, non sai quanto mi senta meglio quando leggo
recensioni così!^^ (Ehi, la trovata delle neve è opera nostra, però! Siamo
noi che l'abbiamo creata! NdFred&GeorgeIndignati Sì ragazzi, ma non lo
diciamo in giro, se no che figura ci faccio! NdRytaCheFaRagionare E noi che ci
guadagniamo? NdFred&GeorgeAguzzini Ok, pagamento in dolci va bene?
NdRytaSconfitta Urrà!!!! NdFred&GeorgeAlSettimoCielo) Ehm... grazie per la
trovata della neve, mi è costata una quantità industriale di dolci, però...
sigh...
Angy:davvero
la storia non e ban- (Le sue beta-lettrici le saltano al collo prima che possa
ripeterlo e iniziano a giocare al gioco del puffo -non ti lascio finché non
diventi blu-) Anf anf, ok, la smetto, ma lasciatemi respirare (Ryta cerca di
ricomporsi, questo è già il terzo attacco della giornata) Allora, grazie per i
complimenti, sei gentilissima, piuttosto hai visto com'è perfidamente bastarda
la nostra Ginny? Perfetta per tenere testa ad uno come Malfoy!^^
Serena: Grazie,
grazie grazie! (Ryta è ormai al settimo cielo) Sono contenta che piacciano le
parti descrittive, io di solito toppo in quel campo! ^^'' Per quanto riguarda il
finale... è a sorpresa, non vi dico niente per ora, altrimenti vi tolgo tutto
il gusto! Eh eh ciao ciao ^^
Pallina:
Tranquilla, come ho già detto non ho nessuna intenzione di interrompere questa
storia, quindi attendi pure con serenità i miei aggiornamenti (e pazienza
^^'')! Ah, finalmente qualcuna che mi chiede come faccio ad aggiornare tutte le
mie storie e non mi minaccia di morte (Grazie, mi fai commuovere!!! ç.ç)
Effettivamente è davvero difficile, ma cerco di alternare i capitoli delle
varie storie per aggiornarle tutte! E poi quando sono piena di ispirazione per
una fanfic, mollo le altre e cerco di essere veloce! Altrimenti poi subentrano
le minacce pericolose, soprattutto da parte di lettrici che conoscono il mio
indirizzo di casa (il che è peggio ^^'') Un grazie di cuore, cmq!^^
E' tutto! Ancora vi ringrazio per
tutti i bei commenti che mi avete mandato e un grazie anche a
tutti quelli che hanno letto questa storia senza recensirla!
Ehi però adesso non smettete, eh?
Se siete in tanti a recensire mi spronate di più e mi viene voglia di scrivere
più in fretta!^^ Insomma, RECENSITE!!!XD
Ormai sembrava che lei
vivesse di più nella sua stanza, da quando Malfoy era tornato a casa.
Si era rifugiata in quella
piccola isola di salvezza dove lui non sarebbe potuto entrare senza un suo permesso.
Lo aveva ancora negli occhi, quando l'aveva minacciata con quello sguardo di
ghiaccio e inquietante.
Si era sentita
terrorizzata, eppure lei era un'Auror, aveva combattuto contro maghi oscuri e
visto la morte in faccia un centinaio di volte! Ma quegli occhi glaciali
l'avevano sconvolta, tanto che quando lui, dopo quelle parole, aveva rivolto
l'attenzione al fuoco del camino e le aveva ordinato di sparire, lei non si era
opposta e non aveva perso tempo ad uscire dal suo studio.
Doveva essere davvero
delicato l'argomento riguardante suo padre, se reagiva a quel modo quando si
parlava di lui!
Comunque alla fine dovette
rendersi conto che non avrebbe potuto evitarlo in eterno, così decise di fare
buon viso a cattivo gioco e di presentarsi con una bella faccia tosta, a
colazione.
Ma quando il mattino dopo
entrò nella grande sala da pranzo, restò così sbalordita che dimenticò
completamenti tutti i suoi buoni propositi.
Fu la voce dello stesso
Malfoy ad attirare la sua attenzione prima di aprire la porta della sala.
"... di questa
istitutrice che ne pensi, è brava?"
Ginny aprì la porta e volse
immediatamente gli occhi azzurri sul viso sorridente e felice di Vivian.
"Davvero tanto, padre. Ed è anche molto buona, mi ha insegnato molte cose
interessanti che Mrs Gobbins non mi ha mai detto!"
Non riusciva a crederci!
Dopo tutti i viaggi mentali che si era fatta quella notte, lui aveva deciso di
ascoltare il suo consiglio e di parlare con la figlia!
Si avvicinò al tavolo e al
suo posto cercando di non perdersi nemmeno una virgola di quello che dicevano.
Notò però che Rachele non era con loro, quella mattina e immaginò che fosse
impegnata con la cuoca o ad impartire ordini a qualche elfo domestico.
"Non è detto che non
le sappia, Vivian." puntualizzò Malfoy con calma. Rivolse un'occhiata
significativa alla bambina, prima di riprendere a bere il suo caffè nero.
La piccola arrossì e
abbassò lo sguardo. "Mi scusi, padre, ha ragione..."
"Buongiorno
Weasley." disse Draco, notandola solo in quel momento e rivolgendole i suoi
intensi occhi grigi, completamente diversi rispetto alla sera precedente.
"Buongiorno."
rispose Ginny ancora leggermente stupita.
L'uomo tornò a rivolgersi
alla figlia. "Hai già dato una dimostrazione di magia, Vivian?" le
chiese.
La bambina rialzò nuovamente
gli occhi e annuì decisa col capo. "Sì, sì, padre! Due anni fa ho fatto
lievitare in testa alla cuoca, il porridge che aveva preparato... aveva un
sapore disgustoso." spiegò, storcendo la bocca al pensiero del brutto
sapore.
Il volto pallido di Malfoy
si dipinse di un ghigno. "Ottimo, Vivian, proprio una chiara
manifestazione da Malfoy!" esclamò soddisfatto. Ginny trattenne a fatica
uno sbuffo acido: non voleva certo rovinare quel momento magico alla piccola.
I suoi occhi infatti, si
illuminarono di gioia a quelle parole. Molto probabilmente suo padre non le
aveva mai fatto un complimento o aveva dato modo di essere soddisfatto di lei.
"Bene." esordì
poco dopo l'uomo, posando le mani sul tavolo e spingendole per allontanare la
sedia da questo. "Io vado a lavorare... Weasley, occupati tu, di Vivian.
Buona giornata." concluse sparendo nella sala adiacente.
Vivian seguì con lo sguardo
suo padre finché non le fu più possibile vederlo, poi volse gli occhi stupiti
ed eccitati verso Ginny. La donna sorrise.
"Tranquilla, piccola,
è andato tutto bene." la rassicurò gentilmente.
*
Purtroppo, l'attenzione di
Vivian quel giorno era destinata a restare a suo padre, visto che durante la
lezione, non aveva fatto altro che ricordare a Ginny di come lui le avesse domandato
tutte quelle cose e come si era sentita felice quando si era sentito orgoglioso
di lei.
Ginny non era seccata per
quelle interruzioni, perché sapeva che quella era la prima volta che Malfoy si
rivolgeva così a lei, ma alla fine fu costretta a concludere prima la lezione e
a lasciare libera Vivian.
La piccola, prima di
lasciare lo studio, aveva rivolto un'occhiata dispiaciuta alla donna e si era
scusata per il comportamento che aveva avuto il giorno prima.
Ginny si era mostrata
piuttosto gentile e senza farle notare il fatto che si era sentita ferita, le
aveva detto che avrebbe accettato le sue scuse, solo se avesse ripreso a
chiamarla 'Ginny'.
"Ci conti!" aveva
risposto contenta la bambina, prima di salutarla con un bacio e di avviarsi
nella sua camera, per prepararsi per il pranzo.
Nel pomeriggio Mrs Gobbins
aveva convinto Vivian a leggere un buon libro nella sua stanza per non
disturbare suo padre, così lei a malincuore aveva accettato, pur preferendo
ancora parlare con lui. Ginny però, le aveva spiegato che il passo che aveva
fatto suo padre quel giorno era stato davvero grande, perciò sarebbe stato
meglio evitare di approfittarne troppo.
Così alla fine, la donna si
era ritrovata a passeggiare per i corridoi del secondo piano del maniero, dove poteva
concedersi un po' di tranquillità in quel posto solitario e senza vita.
Il pensiero del repentino
cambiamento di idee di Malfoy, aveva occupato in gran parte la sua mente,
durante quelle ore solitarie. E alla fine era riuscita ad arrivare ad una conclusione:
tutto aveva a che fare con Lucius Malfoy.
Da che ricordava, il
vecchio padrone di casa era sempre stato freddo con tutti e Ginny aveva spesso
immaginato che lo fosse stato anche con la sua famiglia. Lo stesso
comportamento che aveva avuto Draco il giorno prima.
Ma poi lei gli aveva
ricordato i passi di chi stava seguendo e lui aveva cambiato modo di fare e
aveva accettato il suo consiglio. Forse quella minaccia, la sera prima, era
servita a qualcosa.
"E tu che fai
qui?" la voce sprezzante e leggermente sorpresa proprio del padrone di
casa, interruppe all'improvviso ogni suo ragionamento, provocandole un
sussulto. Si stupì di come i suoi sensi sviluppati da Auror non l'avessero
avvisata prima della sua presenza... ma d'altronde, Auror lo era stato anche
lui.
Si voltò con calma e cercò
di non sembrare spaventata. "Faccio due passi, do forse fastidio a
qualcuno?"
Malfoy ghignò. "Al
fantasma del maniero, forse." replicò senza scomporsi più di tanto.
Ginny fece finta di niente,
si avvicinò a lui di qualche passo e incrociò con decisione i suoi occhi grigi.
"Non avrei mai immaginato che seguissi il mio consiglio, stamattina."
"Non esaltarti troppo,
Weasley, se l'ho fatto è solo perché l'ho deciso da solo." puntualizzò lui
freddamente. "Piuttosto, se non mi sbaglio dovresti essere con Vivian,
adesso, a farle lezione. O hai deciso di non lavorare e rubare lo
stipendio?" chiese con una nota di cattiveria nella voce.
Ginny non si fece
intimorire e guardò Malfoy con aria decisa e seria. "Oggi ho concesso a
Vivian qualche ora libera. Si impegna molto ma si stanca anche altrettanto,
perciò un po' di riposo le fa bene a volte." spiegò con semplicità.
Ovviamente non poteva dirgli che era per il suo comportamento a colazione, che
Vivian si era dimostrata distratta a lezione.
Malfoy parve pensarci su,
prima di convincersi. "Bene." disse soltanto.
Calò un silenzio
imbarazzante, dopo quelle parole. Malfoy, le braccia incrociate, osservava
l'arredamento intorno a loro, forse cercando di ricordare come doveva essere
stato un tempo, mentre Ginny era combattuta su quello che voleva dirgli.
"Mi secca doverlo
dire, Malfoy..." esordì infine, gli occhi fissi sulle scarpe. "Ma
voglio dirti grazie, Vivian non aveva mai sorriso come oggi da quando sono qui."
"Non vi ci
abituate." puntualizzò immediatamente Draco.
Ginny sbuffò. "Ma
figurati! Sto facendo uno sforzo immane per fare una cosa che non avrei mai
immaginato di fare e tu te ne esci con 'Non vi ci abituate'?!? Quindi ti stai
riferendo anche a Vivian!"
Malfoy inarcò un
sopracciglio. "Vedo che l'argomento ti sta proprio a cuore!" constatò
questa volta seriamente.
"Certo che mi sta a
cuore! In questi mesi mi sono affezionata da morire a quella bambina che
farebbe di tutto pur di compiacerti, e tu che fai?"
"Fino a prova
contraria questa mattina le ho parlato." ribatté tranquillo l'uomo.
"Beh e allora vedi di
non smettere!" esclamò invece la rossa.
"Vedremo..."
rispose Draco, poi infilò le mani nelle tasche e fece per voltarsi.
Ginny decise di giocarsi il
tutto per tutto. "Se non vuoi diventare come lui, cerca di
ascoltarmi, anche se sono le parole di una Weasley!" disse con decisione.
Immaginò che Malfoy si
sarebbe voltato con la stessa espressione della sera precedente e che le
avrebbe rivolto delle altre minacce, ma invece si limitò a fermarsi, senza
cambiare posizione.
Dopo alcuni istanti,
riprese a camminare. "Ci vediamo a cena, Weasley, e vedi di non andartene
più a spasso su questo piano, non sei autorizzata a muoverti come vuoi, in
questa casa."
Ginny non ribatté. Preferì
il silenzio e un lungo sospiro quando sparì dall'ingresso che dava alla scala,
ad un'altra battuta velenosa. Dopotutto lui sembrava aver capito e Ginny era
convinta che Malfoy avesse parlato solo per avere l'ultima parola.
Ridiscese nella sua camera
e solo all'ora di cena si presentò al piano di sotto. Nella grande sala da
pranzo, trovò Rachele e Vivian che spiegavano ad un apparentemente interessato
Malfoy le loro visite quotidiane al paesino vicino al maniero.
Non poté fare a meno di
sorridere e di sentirsi vittoriosa.
*
* *
Nei giorni che seguirono,
Ginny trovò più volte Draco che parlava con sua figlia e notava che sempre di
più l'uomo pareva veramente interessato a quello che diceva la piccola. Qualche
volta l'aveva anche trovata nello studio di suo padre, intenta a mostrargli
come sapesse leggere.
E ogni volta notava che
Malfoy guardava la figlia intensamente, come se volesse cogliere qualcosa nei
tratti del suo viso, che potessero svelargli chissà che.
Ma questa era solo una mera
impressione della donna.
E poi, come ogni cosa bella
è destinata a finire, anche la presenza di Malfoy in quella casa svanì. Non
appena la distorsione alla gamba fu guarita infatti, Draco riprese la sua
normale attività lavorativa e al maniero quasi non si faceva più vedere.
Unico fattore positivo, fu
che dopo qualche giorno ritornava, anche se dopo nemmeno dodici ore era già
via.
Una mattina di domenica,
Vivian era impegnata in una cavalcata. Delle volte infatti, si dirigeva al maneggio
della villa, che si trovava dietro la grande abitazione, e passava delle ore
con i suoi cavalli preferiti, certamente gli unici migliori amici che avesse
mai avuto.
Malfoy, pur essendo un
giorno festivo, non era in casa, forse impegnato in un pranzo ufficiale o in
una festa tra colleghi.
Così quella mattina, non
avendo nulla da fare, Ginny decise di andare a fare quattro passi al piccolo
paese delle vicinanze.
Si chiamava Hay ed era
quasi del tutto magico. Ci vivevano molte famiglie di maghi, ma anche alcuni
Babbani che sapevano bene dell'esistenza della magia, grazie alle parentele
formatesi.
Dopo aver fatto due
chilometri a piedi, sotto un tiepido sole di febbraio, arrivò al paese
completamente gelata. Ma la confusione e la vita intorno a lei la attirarono
così tanto che dimenticò completamente di aver ritenuto stupida l'idea di
arrivare fin là.
Girovagò senza meta per la
piazza principale, che era circolare e al cui centro troneggiava una graziosa
fontana, in quel periodo completamente ghiacciata. I palazzi tutti intorno
davano l'idea di un antico borgo medioevale e persino le insegne dei negozi
erano intagliate nel legno.
Entrò in una libreria per
comprare qualche buona lettura e poi si attrezzò di pergamene e inchiostro,
ricordando di averli quasi finiti. Comprò per Vivian una scatola di matite
colorate, che animavano il disegno una volta completato, e infine, decise di
prendersi un po' di riposo e di scaldarsi con una bella tazza di cioccolata
fumante, in un allegro e affollato pub.
Si sentì decisamente meglio
quando il calore del locale la investì in pieno facendole riprendere colore sul
viso. Non aveva ancora nevicato quell'anno, ma il freddo era pungente e rigido
come se lo fosse stato.
Si sedette ad un tavolino
solitario, tra un gruppo di ragazzini liberi dagli oneri scolastici, che
ridevano e scherzavano senza ritegno, e quattro anziane signore, tutte
impettite nei loro scialli pesanti e impegnate in una fitta conversazione.
Ginny fece finta di niente
quando queste le rivolsero occhiate oblique non appena si era seduta vicino a
loro. Ordinò una tazza di cioccolata calda con panna alla giovane cameriera che
le si era avvicinata e si liberò del pesante cappotto che indossava. Adesso
iniziava anche a fare caldo in quel posto.
Poco dopo la cameriera
tornò con quello che aveva chiesto e Ginny iniziò a sorseggiare la sua
cioccolata, mentre con una mano sfogliava uno dei libri che aveva comprato.
Ma l'orecchio era ben teso
a sentire quello che le donne al suo fianco dicevano.
"Questa è la donna che
lavora dai Malfoy, me lo ha detto Rachele." sentì la prima. Era una
vecchietta magra e spigolosa, con un naso adunco e un cappellino giallo in
testa.
"Sì sì, e sembra
proprio una brava ragazza!" fece la seconda donna, con due occhi azzurri e
un naso schiacciato.
"Rachele mi ha detto
che la bambina si è affezionata a lei quasi quanto ad una mamma." spiegò
la prima vecchietta, quella col cappellino giallo.
A quel punto irruppe una
delle altre due donne che erano rimaste in silenzio. "Povera bambina,
finalmente avrà la madre che si merita!" esclamò con un tono basso ma
perfettamente udibile dall'orecchio sviluppato di Ginny, mentre con fare
teatrale congiungeva le mani.
"Sì, ma Rachele è
sempre stata un'ottima madre per la piccola!" puntualizzò risentita la
signora col cappellino.
La vecchietta
melodrammatica, che aveva gli occhi acquosi e i capelli tinti di un rosso vivo,
guardò inasprita l'amica. "Ma Rachele è stata come una nonna per Vivian,
invece lei ha bisogno di una giovane donna che le faccia da madre!"
"E che non sia una
Mangiamorte!" aggiunse decisa l'ultima vecchietta che ancora non aveva
parlato.
Ginny quasi non affogò con
la cioccolata. Allora i suoi timori erano fondati, la madre di Vivian era una Mangiamorte.
Vuotò la sua tazza, pagò la cameriera e uscì di corsa dal locale senza più dare
adito alla conversazione.
La differenza di
temperatura per poco non le mozzò il fiato in gola, ma cercò di non pensarci e
si avviò spedita verso il maniero. Poi si fermò.
Che diavolo stava facendo?
Cambiava qualcosa se la madre di Vivian fosse stata una Mangiamorte oppure no?
Si sentì una stupida, per
un attimo aveva pensato che avesse bisogno di una spiegazione, ma ripensandoci
non serviva davvero a niente. Vivian non aveva certo preso il carattere di una
spietata assassina, allora perché crucciarsi tanto?
Fissò il terreno
pensierosa, mentre un forte senso di colpa le assalì l'animo. Vivian era una
bambina dolce e gentile, quando voleva sapeva essere allegra e vivace, eppure
alla prima rivelazione su di lei, aveva subito pensato che fosse sbagliato e
che Malfoy avrebbe dovuto dirle che la piccola era figlia di una Mangiamorte.
Si sentì uno schifo, mentre
con passo fiacco tornava al maniero. Non volle vedere la bambina, perché
sentiva che se l'avesse abbracciata e le avesse chiesto cosa aveva fatto quella
mattina, lei sarebbe scoppiata a piangere e si sarebbe sentita ancora più
sporca per quello che aveva pensato.
Fu così che in fretta e in furia
si nascose al secondo piano dell'abitazione, dove nessuno avrebbe potuto
raggiungerla. Abbandonò il cappotto vicino alle scale e si sedette vicino ad
una finestra che dava sul retro, dalla quale scorse Vivian che cavalcava su un
destriero grigio chiaro.
La vide che rideva e si
divertiva, mentre Rachele le raccomandava di fare attenzione. Con loro c'era
anche il giardiniere che controllava che nessuno si facesse del male.
La piccola e sua madre non
avevano nulla a che fare, questa era la cosa più importante. Quella visione
riuscì a calmarla e a distendersi. I suoi occhi apparvero più sereni, nel
riflesso del vetro e quel semplice pensiero le fece sparire ogni dubbio.
Ma la sua mente curiosa
adesso formulava decine di domande, tra cui la più pressante era 'Come era
arrivata Vivian in quella casa?'. Da quello che ricordava, Malfoy era entrato a
far parte degli Auror circa otto anni prima, esattamente l'età della piccola.
Quindi doveva essere concepita prima del suo ingresso tra le file della
resistenza. Ma poi, cosa era accaduto?
L'unico modo per avere una
risposta sarebbe stato chiedere direttamente a Malfoy cosa era accaduto, ma lui
aveva da subito fatto capire che non aveva nessuna intenzione di approfondire
l'argomento.
Un rumore improvviso però,
la distolse dai suoi pensieri. Si alzò di scatto, pur non essendo spaventata.
Se si fosse trattato di un Doxy avrebbe dovuto fare attenzione al loro veleno,
mentre se avesse trovato un Molliccio avrebbe dovuto vedersela con le sue paure
più nascoste. E lei ne aveva tante dopo la guerra.
Impugnò la bacchetta e si
diresse verso la fonte del rumore. Era lo stesso corridoio in cui aveva dato
un'occhiata tempo prima e che l'aveva tanto insospettita. Ma questa volta la
porta non era quella in fondo, ma la seconda a destra.
Si avvicinò con cautela,
pronta a percepire ogni più flebile rumore. Per ora sentiva solo il suo respiro
regolare e lo scricchiolio delle assi di legno sotto i suoi piedi.
Poi uno strano verso
strozzato provenne da quella porta. Ginny prese un forte respiro e senza
perdere tempo entrò nella stanza. Si stupì di trovarla vuota.
Non c'erano tendaggi in cui
si potessero nascondere bestioline magiche, né armadi o cassetti in cui trovare
Mollicci. Solo qualche scatolone di legno e un baule.
Forse è lì che si nasconde,
pensò la donna, facendosi coraggio ed dirigendosi verso il centro della stanza.
Di fronte a lei si trovava il baule. Ma questo non si muoveva, non traballava
come fanno di solito i nascondigli dei Mollicci, anzi sembrava proprio che lì
dentro non ci fosse niente.
Si guardò intorno, ma non
trovò nulla che potesse farle pensare ad una presenza in quella stanza. Era
grigia e vecchia, malamente illuminata da una finestra incrostata di sporco e
di polvere, e senza mobilio.
La curiosità però, la
spinse ad aprire quel baule. Sapeva che non poteva farlo, Malfoy le aveva anche
proibito di arrivare fin lassù, ma il rischio la attirò ancora di più.
Si inginocchiò cautamente,
senza smettere di tenere stretta la bacchetta e con due dita, tolse il fermo
che teneva chiuso il contenitore.
Aprendolo non vi trovò
dentro un Molliccio, ma una cosa del tutto inaspettata. Sul coperchio del baule
vi erano le iniziali R. G. e dentro un porte-enfant molto semplice, privo di
alcun fronzolo, tipico del corredo dei bambini.
Nonostante tutto in quella
stanza fosse sporco, gli oggetti in quel baule erano bianchi e puliti, come
conservati con cura. Ginny seppe da subito che quel porte-enfant era stato di
Vivian e immaginò che Rachele Gobbins, la proprietaria del baule, avesse custodito
quell'oggetto come un prezioso ricordo.
Dentro trovò anche dei
piccoli oggetti da neonato, come biberon e scarpine di lana, e si sentì
intenerita quando notò un paio di tutine minuscole e rosa, che completavano
quei ricordi. Quello doveva rappresentare il passato di Vivian, era ovvio. La
immaginò così piccola e indifesa, alla ricerca di un po' di affetto e si sentì
triste, per tutto quello che doveva aver passato.
Ancora una volta ricordò
con quanta stoltezza aveva pensato di dover sapere che sua madre era una
Mangiamorte.
Osservò ancora con
interesse e tenerezza quei piccoli oggetti e guardò meglio nel baule alla
ricerca di qualche altro ricordo. L'unica cosa che trovò fu una lettera.
Spinta dalla curiosità,
l'aprì. Dentro, solo poche e semplici parole: 'Questa è tua figlia. Curatela
tu.'
"Tsk, questo è grande
gesto di una madre!" ironizzò sdegnata. Ora sentiva di provare un
disprezzo enorme per quella donna. Sospirò rassegnata, visto che nessuno
avrebbe potuto sentirla, e rilesse ancora una volta quel biglietto.
Notò con sorpresa che non
c'era il nome della piccola.
"Chissà se..." ma
il suo pensiero ad alta voce si perse, quando una sensazione, come di una
cascata gelata sulla sua spalla, la colpì in pieno, facendola sussultare e
voltare spaventata.
Era un fantasma quello che
aveva davanti. Un bianco e orribile fantasma di donna che a bocca aperta faceva
versi striduli e vagamente folli. I capelli ora argentei, erano scomposti e
coprivano in parte il viso. Era vestita di una camicia bianca e lunga fino alle
caviglie magre. I polsi erano rigati di un liquido che al momento della morte
doveva essere stato sangue.
Era ancora scioccata da
quell'interruzione improvvisa, che non le riuscì di cacciarla via a parole. Si
accucciò ancora di più vicino al baule, mentre questa si avvicinava sempre di
più, gli occhi spettrali e pazzi fissi su di lei. In mano aveva un coltello e
nonostante fosse un tutt'uno con il suo spirito, a Ginny fece accapponare la
pelle.
Chiuse gli occhi
terrorizzata, trattenendo il fiato, finché...
"Ehi tu! Vai
via!" una voce irritata dietro il fantasma, fece voltare questo di scatto.
Lo spirito, riconosciuto il padrone, distolse l'attenzione dalla sua vittima e
si allontanò attraverso il muro.
Ginny respirava ancora
affannosamente, quando riaprì gli occhi e si ritrovò la mano di Malfoy, tesa
verso di lei.
Ginny emise un profondo
sospiro. Decise di accettare quell'aiuto e si alzò in piedi, accompagnata dal
braccio forte del biondo.
"Chi... chi diavolo
era?!" riuscì ad esclamare, sconvolta.
"Il fantasma del
maniero, è una vecchia Malfoy che si è suicidata... trecento anni fa,
credo." spiegò l'uomo, fissando il punto in cui lo spettro era scomparso.
Ginny avrebbe voluto
ringraziarlo, ma una sua occhiata obliqua al baule che aveva alle spalle, non
glielo permise. "Vedo che sei andata in giro a ficcanasare!"
constatò, con un tono di voce seccato.
La rossa abbassò lo sguardo
sentendosi mortificata. "Mi dispiace, solo che ho sentito un rumore
e..."
"Non mi importa di
quello che hai sentito, ti avevo detto di non venire da queste parti." la
interruppe severamente lui.
"H-hai ragione, ma in
paese mi hanno detto delle cose e..."
Malfoy inarcò un
sopracciglio e sembrò che cercasse di conoscere la verità scrutandola così
intensamente negli occhi. "Che tipo di cose?"
Ginny prese un altro grosso
respiro. Ormai era inutile nascondere la verità, gli avrebbe raccontato tutto.
"Ho sentito una conversazione di alcune signore, questa mattina. Dicevano
che la madre di Vivian era una... Mangiamorte." concluse, tentennando un
po' sull'ultima parole.
Malfoy non parlò. Restò in
silenzio a scrutarla, così la rossa decise di continuare la sua spiegazione.
"Inizialmente sono rimasta un po' sorpresa, ma poi mi sono resa conto che
non me ne importava niente di chi fosse sua madre. E poi, mentre ero qui a
pensare, ho sentito dei rumori provenienti da questa stanza, credevo ci fosse
un Molliccio nel baule e l'ho aperto e..."
"Quello deve averlo
conservato Mrs Gobbins." la interruppe ancora una volta lui, serio in
volto. "Non credevo che avesse conservato tutto."
"Mrs Gobbins è molto
affezionata a Vivian, anch'io avrei conservato tutte le cose appartenute a mia
figlia, una volta cresciuta." spiegò con calma la donna. Poi le venne in
mente la lettera che aveva trovato. Si piegò nel baule e la prese in mano con
titubanza.
"Questa
lettera..." iniziò porgendola all'uomo. "E' quella che ti ha mandato
sua madre?"
Malfoy la prese in mano. La
fissò per qualche istante, forse rileggendola più volte, finché non rivolse gli
occhi verso Ginny e un sorriso amaro gli deformò il volto.
"Beh, ora lo sai. Ho
trovato quel porte-enfant e questa lettera davanti alla porta di casa, sette
anni fa. Mi ha mollato Vivian perché lei era una Mangiamorte e non poteva
occuparsi di lei, le dava fastidio, credo."
"E dato che tu eri un
Auror, la cosa era utile." concluse per lui Ginny. "Ma... come mai
tu, hai deciso di schierarti dalla parte dell'Ordine?" si azzardò a
chiedere.
Lo sguardo fino ad allora perso
di Malfoy, si accese di sarcasmo. "Lascia perdere, Weasley, non sono cose
che ti riguardano!" esordì. Ginny capì che quel tono pungente non era
riferito a lei.
"Quindi è stato solo
per affari personali se ti sei unito a noi, affari che ovviamente non mi
riguardano." si corresse immediatamente la donna. Aveva centrato
pienamente il problema, a quanto pareva.
"Vivian lo sa?"
decise di cambiare discorso.
"Per il momento
no." rispose lui. La donna si stupì di come fosse ancora calmo e
tranquillo. Avrebbe potuto infuriarsi per quella sua intromissione, dirle di
stargli alla larga e di non fare più domande, eppure era ancora lì, che
rivelava ad una sconosciuta una parte oscura del suo passato.
"Ascoltami."
iniziò alla fine lei, incrociando le braccia. "Non mi aspettavo che anche
per te fosse così difficile la situazione, però adesso hai ancora tempo per
rimediare. Tua figlia ti adora, Malfoy, e adesso che le parli non fa altro che
pensare a te! Potresti anche dimenticare il passato se pensi che ti ha portato quel
piccolo fiore come figlia."
Credeva che in quel modo
avrebbe potuto convincere l'uomo ad aprirsi di più con Vivian, ma la sua
reazione fu del tutto inaspettata.
Un altro sorriso amaro gli
dipinse il volto, prima che la sua espressione si trasformasse in quella odiosa
e sprezzante di sempre. "Lascia perdere, Weasley, non sprecare la tua
forza di convincimento con me."
A Ginny quella risposta non
piacque. Perché diavolo era così testardo?
"Ma per quale motivo,
scusa! E' tua figlia, accidenti, perché non vuoi fare il padre!" insisté
disperata.
Malfoy scosse la testa.
"Non capiresti, Weasley." le disse soltanto.
"Forse se ci
provassi!" ribatté la donna, incrociando le braccia stizzita. "Mi
piacerebbe tanto sapere cosa c'è di difficile in un legame di sangue!"
Malfoy alzò gli occhi ormai
vinto. Sul volto lo stesso ghigno cattivo di sempre, quello che usava quando da
giovane si prendeva gioco di lei e della sua famiglia. Ma negli occhi c'era un
qualcosa di nascosto, l'ombra di un segreto tenuto racchiuso per anni.
"E tu sei tanto sicura
che Vivian sia davvero mia figlia?"
Ola! E tu sei sicuro che arrivi vivo alla fine della storia? Ehm... scusate,
piccolo sfogo da autrice bastarda!^^'' Allora, cosa ne pensate? A quanto pare
in questo capitolo sono state scoperte un bel po' di cose. Anche se il casino è
ancora totale e nuovi interrogativi si apriranno nelle vostre menti, ih ih ih
(-.- Non so decidermi sei sei più bastarda tu, o Voldemort! NdLunaIndecisa)
Diciamo che facciamo a gara su chi fa più il cattivo...^^ Allora, mi scuso per
il ritardo come sempre, ma purtroppo il tram tram quotidiano è iniziato ed io
ho avuto la meravigliosa notizia che gli esami di ammissione per la facoltà che
ho scelto, che erano stati eliminati, sono stati reintegrati e forse la
prossima settimana mi tocca farli! (ed io non ho toccato libro da quando sono
finiti gli esami!) Ma si può essere più sfigati?!?!? (Vediamo un po', io sono
ricercato da uno spietato mago oscuro e assassino, mi hanno ucciso i genitori e
il padrino, vivo con dei Babbani odiosi, mi fa sempre male la cicatrice, la
ragazza che mi piaceva era un rubinetto ambulante e cosa manca? Ah, sì, la
Cooman predice la mia morte ogni volta vado a lezione da lei. Ora, secondo te,
chi è più sfigato? NdHarryMinaccioso) Ehm... ok, sì, si può essere più sfigati,
a questo mondo!^^'' Ma tu che ci fai qui, non sei il protagonista di questa
storia!è.é
Ma basta con gli sproliloqui! Andiamo alla parte più bella, cioè a
ringraziarvi tutti per le magnifiche recensioni che mi avete mandato! Non
smettete, mi raccomando!!!! XD
Sissichi: Hai visto che Draco migliora? Certo, la rivelazione a fine
capitolo cambia un po' le cose, però... ah, sono contenta che la scena della
cena ti sia piaciuta, perché è una delle mie preferite!^.-
Goten: Beh, spero di averti accontentato con questo capitolo, però
adesso si spiega perché Draco faccia saltare i nervi!^^
Malesia: Oh, come sei generosa!^///^ E adesso che la trama si
infittisce?
Serena: Per quel che io sappia Draco ci vede benissimo è solo il suo
neurone che si chiama 'Orgoglio', che non gli lascia tregua e lo rincretinisce
così! (Ehi, come osi dirmi che sono cretino! NdDracoIndignato Ok, ok, non lo
sei, abbiamo appurato NdRytaCheLoHaPocoInConsiderazione) Hai visto com'è dolce
Vivian in questo capitolo? Io l'adoro quella bambina!
Alexia: (Ci risiamo, chi osa dire che sono uno stupido?!?!?
NdDracoIncazzatoNero Non è che magari lo sei, visto che in tanti lo pensano?
NdRytaCheFaNotare Ma... ma hai capito cos'ho detto alla fine del capitolo?
NdDracoSconfitto Va bene, avviso importante, Draco non è scemo, ha solo
problemi personali! NdRytaCheDàUnaComunicazioneUfficiale) Allora, a parte
quello che ha detto adesso, mi sembra che Draco si sia un po' sciolto, ma...
vedremo come si comporterà adesso! Cmq Grazie infinite!^^
_Kristel_: Come sempre grazie! Davvero ti piacciono i caratteri dei
personaggi? Io mi scervello sempre per quello di Draco che è il più
difficile... di solito non sono così cattiva come lui!^^''
Hermione: che bello, una new-entry! Allora, in effetti Malfoy deve
aver sofferto parecchio se reagisce a quel modo quando si parla di suo padre e
sotto le righe questa volta ne avrai avuto la piena conferma! Grazie per i
complimenti, ovviamente!^^
Anonima: Ma sei sempre lo stesso che mi recensisce?O.o Cmq
grazie davvero tanto!^^
Claudia: Grassie!!!^^
Angy: Beh, come avrai notato, Malfoy non sembra così insensibile, ma
stiamo a vedere, il bello deve ancora venire!^^ ciao ciao!
Meiko: ciao! Innanzitutto ti ringrazio molto per i complimenti e
poi ti voglio dire che in effetti il carattere di Malfoy è completamente
diverso da quello del signor Rochester. Diciamo che è sempre il solito
Malfoy!^.-
Luna Malfoy: Io caccio fuori tutti sti inciuci?... (Ryta ci
pensa un attimo) Sì, hai ragione, ma adesso che hai letto sto capitolo, che mi
dici, non è peggio? Va be' che ormai sai tutto... e cmq si meritava di peggio
Malfoy, per quello che ha fatto, altro che una piccola caduta come quella! E
non mi dire che aveva i suoi buoni motivi, perché... perché... non lo dico se
no rovino il seguito! Un bacio, ciccia!:*
Petronilla: Ti ringrazio per i complimenti, sei stata davvero
generosa! Mi fa piacere sentirmi dire che scrivo bene, ma sono ancora più
contenta, quando riesco a trasmettere le stesse emozioni che provo io quando
scrivo! Davvero un grazie immenso! Cmq, anche se non ami le coppie Hermione/Ron
ed Harry/Luna, tranquilla, questa storia è dedicata esclusivamente a Draco e
Ginny!
Fine. Siete tantissimi e vi ringrazio, vi assicuro che non è affatto una
fatica rispondere a tutti!^^ Non smettete, però vi prego, se recensite lo
sapete che aggiorno più in fretta! Un grazie anche a tutti quelli che hanno
letto questa storia senza recensirla!
"E tu sei tanto sicura
che Vivian sia davvero mia figlia?"
Ginny rimase
impietrita nel sentire quelle parole. Provò a cercare una traccia di scherno
nei suoi occhi, ma vi trovò solo serietà e chissà, forse una punta di
amarezza.
"C-come hai
detto?" soffiò, provando ancora incredula.
Draco incrociò le
braccia seccato. "Hai capito benissimo, Weasley, non c'è bisogno che
faccia il pappagallo!" replicò.
La ragazza iniziò ad
agitarsi. "Ma... ma non possibile! Voglio dire, Vivian sembra la
copia di tua madre, non può..."
"Ti sbagli,
Vivian è molto simile a sua madre." la interruppe lui con calma.
"Ha lo stesso viso di Gloria, anche se lei era mora..."
Gloria... quello era
il nome della madre snaturata di Vivian. Fino ad allora non aveva mai trovato
antipatico quel nome così da sentire repulsione mentre veniva pronunciato.
Lasciò da parte quel
pensiero, ancora impegnata in quella strenua difesa. Fissò Malfoy negli occhi,
ma prima di aprire bocca, lui la precedette.
"Sveglia
Weasley, hai idea di quanti Mangiamorte con la sua capigliatura militassero tra
le file di Voldemort?"
Ginny allargò gli
occhi sorpresa. Come aveva fatto a rispondere ancora prima che lei formulasse la
domanda? Non ricordava che fosse un buon Legilimens, eppure era riuscito a
leggere nel suo sguardo senza problemi. Già una volta lo aveva fatto e non le
era piaciuto, era come se non avesse difese contro di lui.
"Ho capito,
però, non è detto che non possa essere davvero tua figlia!" provò
ancora, ignorando quella sensazione.
Draco scosse la
testa. "Lasciamo perdere, Weasley, non capiresti..."
"Ci risiamo! Io
non sono un'idiota, Malfoy! Forse non ti è ancora entrato in testa che anche i
miei neuroni funzionano?" replicò stizzita la donna. Odiava quando faceva
così.
Malfoy non rispose.
Per un attimo in quella stanza risuonarono soltanto i rumori delle assi che
scricchiolavano sotto i loro piedi.
Ginny sospirò.
"Va bene, lasciamo perdere, se è questo che vuoi, però ricordati che
anche se non avete un legame di sangue, tu l'hai cresciuta comunque come tua
figlia..."
Le parole le morirono
in gola, quando sentì un rumore provenire dal corridoio che portava in quella
stanza. Si zittì di colpo e volse gli occhi verso la porta, in attesa di vedere
chi si avvicinava. Anche Malfoy fece altrettanto.
Rimasero in silenzio
per un po', mentre sentivano dei passi tentennati che si avvicinavano.
E poco dopo fece
capolino la testolina bionda di Vivian. Sembrava spaventata, ma non appena vide
suo padre, un mezzo sorriso stentato, le illuminò il volto. Ginny le sorrise
incoraggiandola.
Vivian dapprima non
disse nulla, poi, quando una ragnatela le sfiorò il dorso bianco della sua
manina, fece un balzo in avanti spaventata.
"Papà,
papà!" urlò raggiungendo le sue gambe e aggrappandovisi. Durò tutto per
pochi istanti.
Malfoy si piegò in
avanti sorpreso sfiorandole le spalle, ma non riuscì a reagire a quella
reazione improvvisa, così Vivian ebbe il tempo di capire quello che aveva fatto
e di ricomporsi, arretrando imbarazzata di qualche passo.
"Ehm... volevo
dire, padre... Mrs Gobbins mi ha detto che era tornato e io... ecco...
volevo salutarla..." spiegò agitata, il capo chino e le dita intrecciate
dietro la schiena impiegate in una tortura nervosa.
Ginny volse uno
sguardo carico di significato a Draco, che lui dovette cogliere, perché la
fissò per alcuni istanti, prima di rivolgere nuovamente l'attenzione alla
bambina.
"Ho capito,
Vivian. Ora però torna giù, questo non è un buon posto per te." rispose
con calma.
La piccola sorrise
compiaciuta. "D'accordo. La aspetto a cena!" esclamò con aria
allegra, prima di fare un buffo inchino e di correre verso la scalinata per il
primo piano.
Per qualche istante
nessuno aprì bocca, poi Ginny decise di prendere la parola. Fissava ancora il
punto in cui era sparita la piccola Vivian.
"E'
strano..." esordì. Malfoy si voltò di scatto verso di lei con aria
interrogativa. Ginny gli sorrise. "Vivian è sempre stata terrorizzata da
questo posto, eppure lei ha vinto le sue paure per raggiungerti... forse tu
potresti vincere i tuoi pregiudizi per fare altrettanto!"
Lo lasciò da solo
con quelle parole, convinta che anche se si fosse trattato di un arrogante,
testardo Malfoy, lui avrebbe pensato seriamente a quell'ammonimento.
*
Purtroppo, con sommo
dispiacere di Vivian, Malfoy non si fece vedere a cena.
Ginny dovette
impegnarsi parecchio per spiegarle che suo padre si sentiva poco bene e che
aveva dei pensieri molto importanti per la testa, ma niente impedì alla bambina
di esibire un triste broncio per tutta la serata, finché non andò a letto.
E a nulla valsero
anche alcuni giochi Babbani che Ginny cercò di insegnare alla piccola per
trascorrere qualche ora allegramente. In poche parole solo suo padre avrebbe
potuto farle tornare il buonumore.
Ma Malfoy non si fece
vedere per tutta la serata. Ginny era sfinita, quando fu ora di andare a letto,
ma quando posò la testa su quel comodo giaciglio, si rese conto di non riuscire
a dormire.
Provò a rigirarsi
nel letto un paio di volte, ma il sonno sembrava inesistente. Fu così che dopo
aver controllato che fosse passata la mezzanotte, sicura di non trovare più
nessuno in giro, uscì dalla sua stanza e scese nelle cucine, con l'intenzione
di mangiucchiare qualcosa.
Di solito funzionava
così. Se non riusciva a dormire, si cucinava qualcosa e pian piano il torpore
la coglieva. Quella era la prima volta che capitava da quando era al
maniero, ma questo non le avrebbe certo impedito di utilizzare la grande cucina
di cui disponeva l'abitazione.
Aveva infilato sopra
la camicia da notte a fiori una giacca da camera blu scuro e un paio di pantofole
dello stesso colore. Silenziosamente e con passo felpato raggiunse il pian
terreno e poi le cucine, dove optò per un paio di crepes.
Aveva imparato a
cucinarle da sua madre e le erano sempre piaciute da morire, tanto che alla fine
quello era diventato il suo piatto più frequente durante quegli spuntini
notturni.
Ebbe un po' di
difficoltà a trovare tutti gli ingredienti e gli utensili necessari, ma alla
fine riuscì a prepararne un piatto intero. Ci spalmò sopra del cioccolato e le
ripiegò con cura, già pregustando una bella scorpacciata.
Ma non appena si
voltò con il piatto in mano e un bicchiere di latte nell'altra, diretta nella
saletta della colazione, scorse con sua sorpresa una figura familiare,
appoggiata allo stipite della porta e con le braccia incrociate, che la
osservava da chissà quanto tempo.
"Si può sapere
che diavolo stai facendo?" la sua voce carica di scherno non la scompose
più di tanto, anche se non si aspettava davvero di trovarselo in un luogo che
credeva per uno come lui, sconosciuto e soprattutto a quell'ora.
"Tu che ci fai
sveglio a quest'ora?" rispose lei con un'altra domanda.
"Tu?" fece
invece lui, alzando un sopracciglio e fissando il piatto di crepes con aria
curiosa e ironica.
"Non riuscivo a
dormire." rispose con calma la rossa, decidendo di sedersi al piccolo
tavolo che si trovava in cucina e posando il piatto e il bicchiere.
"Però non mi
sembra che tu stia cercando di porvi rimedio." la schernì lui,
avvicinandosi al tavolo e posandovi i palmi sulla superficie.
"Beh, di solito
se mangio mi viene anche sonno!" spiegò seccata Ginny, poi lo scrutò con
aria scherzosa. "E tu, che ci fai qui a quest'ora? Non credevo che un
Malfoy si abbassasse ad entrare in una cucina!"
Malfoy si sedette di
fronte a lei con molta nonchalance. "Vorrei ricordarti che questa sera non
ho cenato? Magari adesso avrei fame." spiegò con cattiveria. "Che
roba è?" chiese poi assumendo un'espressione quasi disgustata.
Ginny, che per un
attimo aveva avuto pietà di lui e aveva pensato di porgergli il piatto perché
assaggiasse una crepe, sentì la rabbia montarle dentro e poggiò un braccio tra
quella specialità e la mano di Draco.
"Se ti fanno
schifo, non c'è bisogno che tu le assaggi. Puoi sempre cucinarti qualcosa da
solo..." replicò nervosa.
Malfoy le rivolse uno
sguardo quasi volesse dire: 'Secondo te, io sono uno che cucina?', poi ignorò
il braccio che Ginny aveva messo a protezione e allungò la mano per prendere
una crepe.
"Chi lo avrebbe
mai detto che avrei assaggiato qualcosa cucinato da un Weasley! Non ci avrai
messo il veleno, spero..." aggiunse sospettoso, prendendo in mano una di
quelle leccornie e osservandola attentamente.
Ginny ne prese un'altra
con noncuranza e l'addentò. "Visto che non sapevo che ci fossi stato tu,
per questa volta mi è sfuggito..." spiegò con calma.
"Però, Weasley,
sei diventata spiritosa!" la schernì lui, dopo aver assaggiato la crepe.
"Me lo hai già
detto, cambia repertorio, Malfoy." puntualizzò lei, tranquilla.
Dopo alcuni istanti
di silenzio, Ginny lo fissò curiosa. "Allora?"
Draco le rivolse uno
sguardo interessato. "Allora che?"
La ragazza sbuffò.
"Come mai solo il tuo cervello ha preso sonno! Sveglia, Malfoy, come sono
le crepes!" ironizzò esasperata.
"Mi sembra di
non averti dato il permesso di rivolgerti così, a me... ricorda che sono sempre il
tuo datore di lavoro." spiegò con aria minacciosa lui, fissandola
intensamente con i suoi occhi grigi.
"E allora tu
vedi di non tirarmi fuori queste battute." replicò lei candida, sorridendo
con aria pungente.
Draco finì di
mangiare la sua crepe in silenzio, quindi si pulì la bocca con un tovagliolo e
chiuse gli occhi, come se dovesse dare un solenne giudizio. Ginny lo osservò
rapita inspirare profondamente e riaprire gli occhi.
"Ho mangiato di
meglio." sentenziò deciso.
La ragazza fu tentata
di spiaccicargli sulla faccia tutto il piatto con le crepes rimanenti, ma poi la
minaccia di qualche istante prima le risuonò nella mente e il pensiero che
avrebbe potuto licenziarla la fece desistere.
Si limitò a prendere
un'altra crepe e a divorarla con stizza. "Se continui così diventerai un
pallone." le ricordò lui con tono maligno.
"Se lo
diventerò non saranno fatti tuoi." ribatté lei, gli occhi chiusi e sul
volto un'espressione offesa.
"Ho... pensato
molto a quello che hai detto, Weasley."
Ginny riaprì gli
occhi sorpresa. Aveva sentito bene?
"Sì, Weasley,
hai sentito bene." replicò lui deciso.
Ecco che lo faceva di
nuovo, ma perché diavolo le leggeva tutto negli occhi?
Tossicchiò un paio
di volte abbassando lo sguardo, cercando di non far caso ancora una volta a
quella sensazione. "Beh, è strano che tu dia ascolto a qualcuno..."
spiegò con calma.
Draco ghignò.
"Hai ragione, infatti questa volta è successo perché le mie intenzioni
erano le stesse!" puntualizzò con fare convinto.
Ginny gli rivolse un
sorriso molto simile al suo. "Non ti smentisci mai, eh, Malfoy?"
Draco non rispose, ma
il sorriso di Ginny si addolcì. "Ho sudato sette camicie per convincere
Vivian che stavi poco bene, questa sera, ma lei si è intristita ugualmente
perché non ha potuto cenare con te. E' incredibile quanto ti adori!"
esclamò sentendosi sempre più legata a quel piccolo scricciolo bisognoso di
affetto.
"Beh, vedrò,
quello che posso fare!" ribatté Malfoy, con fare brusco.
Ginny non se la prese
per quella risposta. Sapeva bene che un Malfoy non avrebbe mai potuto abbassarsi
a darle ragione! Continuò a sorridere, finché lui non rialzò i suoi occhi
penetranti e non la fissò sorpreso.
Ginny non si mosse,
quando all'improvviso allungò una mano sulla sua guancia e le passò il
pollice con una leggera pressione.
"Sei
incredibile, Weasley, ti sei sporcata di cioccolato come una bambina!"
esclamò lui con fare scherzoso.
Ma il ghigno
abbandonò velocemente il volto dell'uomo mentre al suo posto comparve
un'espressione seria e intensa. Ginny si sentì rapita da quello sguardo così
magnetico e avvertì un brivido dietro la schiena, quando lui continuò ad
accarezzarle la guancia, nonostante non ci fosse più del cioccolato a
macchiarla.
Che cos'era quella
strana sensazione nel petto che l'aveva colta? E quello sfarfallio all'altezza
dello stomaco che l'aveva quasi fatta sussultare? E quel desiderio così intenso
di sentire il corpo di Malfoy più vicino a lei che l'aveva completamente
spiazzata? No, non poteva sentirsi così, eppure...
La mano di Draco si
allontanò improvvisamente dal suo viso e l'uomo si alzò velocemente
schiarendosi la voce.
Ginny rimase per un
attimo senza fiato, prima di riprendersi, puntellare le mani sul tavolo e
imitare Malfoy. "Beh... credo che adesso sia il caso di andare a dormire...
è tardissimo!" disse, sentendo l'imbarazzo crescerle dentro.
Malfoy si voltò, le
disse soltanto "Buonanotte, Weasley." e poi svanì dalla porta che
dava nella saletta della colazione, mentre la sua vestaglia da camera nera,
svolazzava al passaggio.
*
Bene. Se prima non
riusciva a dormire, adesso aveva anche preso a fissare il soffitto della sua
camera, come un'idiota!
Sentiva ancora il
tocco delicato della mano di Malfoy sulla sua pelle. Istintivamente si portò
una mano sulla guancia, e avvertì il calore intenso che emanava. Era arrossita,
ovviamente.
Ma come diamine era
possibile che lei fosse arrossita per lui? Era Draco Malfoy, accidenti, il suo
nemico fin da quando frequentava Hogwarts! Lui era il ragazzo che si era sempre
divertito a schernirla e ferirla ogni volta che ne aveva l'occasione. Perché,
allora era arrossita?
Si disse che
sicuramente era stata solo soggezione. Il fatto di scoprire un'altra faccia del
Draco Malfoy che non conosceva, doveva averla confusa e spiazzata, di
conseguenza, quel momento di debolezza era stato causato da quello stato di
confusione, perciò era ovvio che quelle strane sensazioni che aveva provato non
erano per niente serie.
Ma allora perché
sentiva il cuore che non accennava a smettere di battere e aveva sentito il
bisogno che le dita lunghe e affusolate di Malfoy la sfiorassero ancora?
Era solo lo shock, si
disse, non poteva essere altrimenti!
Si rigirò diverse
volte nel letto, senza riuscire ad addormentarsi. Lo spuntino notturno non
poteva avere effetto, se ogni volta che chiudeva gli occhi, le ritornava alla
mente l'immagine del volto di Draco.
Continuò così fino
all'alba, quando ormai, stanca si assopì leggermente fino al suono della
sveglia due ore dopo.
Con quel poco che
aveva dormito era stata costretta tuttavia ad alzarsi e a prepararsi per la
colazione. Si era vestita controvoglia e sbuffando era scesa al piano di sotto.
In sala da pranzo
aveva trovato Vivian che chiacchierava con Malfoy, il sorriso di nuovo sul suo
dolce visino.
Non appena entrò,
sentì una morsa all'altezza dello stomaco e l'agitazione in corpo, ma fece
finta di niente e dopo aver ostentato un debole 'Buongiorno', si era seduta al
suo posto. Notò che Malfoy non le aveva dato molta attenzione.
Aveva risposto al suo
saluto come aveva fatto tutte le mattine che si era trovato a colazione e poi
aveva dedicato il suo interesse alla figlia.
"Allora, Vivian,
cerca di farti trovare pronta al maneggio tra due ore." disse lui, con un
tono che aveva un che di perentorio.
Ginny guardò ora
Malfoy ora la piccola, incuriosita. "Pronta... per cosa?" chiese.
Quando incrociò gli occhi del biondo si sentì arrossire, perciò preferì
volgere il suo sguardo verso Vivian.
Fu Malfoy a parlare,
però. "Vivian mi ha chiesto di accompagnarla in una cavalcata, quest'oggi.
Dato che nessuno in questa casa può farlo, ci penserò io." spiegò con
calma, sorseggiando come al solito il suo caffè nero.
"Ah...."
fece in risposta Ginny, chinando il capo verso il suo piatto.
"Se non le
dispiace, Miss Ginevra, potrei studiare questo pomeriggio?" aggiunse Vivian
titubante, volgendo uno sguardo a suo padre.
"Tranquilla, non
c'è nessun problema!" la interruppe sorridente Ginny. "Va a
divertirti e poi penseremo questo pomeriggio a recuperare le ore perdute."
La piccola le sorrise
raggiante, ringraziandola con la sua vocetta vivace. Malfoy a quel punto si
alzò in piedi e salutò lei e la bambina, dicendo di avere un affare da
sbrigare, prima della famosa cavalcata, così si congedò velocemente.
Ginny si sentì
decisamente meglio, quando Draco se ne fu andato da quella stanza e si accorse
che il suo stomaco, che fino ad un attimo prima era stato chiuso, aveva iniziato
a reclamare cibo, così iniziò a fare colazione. Vivian la salutò dicendo che
l'avrebbe aspettata nello studio, così da studiare qualcosa prima di uscire e
la lasciò sola.
Mentre mangiava
così, in silenzio, Ginny si diede almeno venti volte della stupida. Si era
sentita come una bambina quando era entrata in quella stanza e aveva visto
Malfoy, ma quella storia non poteva continuare così!
Lei era una Weasley e
lui un Malfoy. Lei una povera insegnante al suo servizio e lui il suo ricco
datore di lavoro. Nient'altro. E poi come faceva a piacerle un uomo che aveva
odiato fino a qualche settimana prima?
Impossibile, l'unica
vera verità era che aveva commesso l'errore di abbassare le difese e aveva
avuto compassione della situazione in cui si era trovato Malfoy, niente di più.
Ora l'unica cosa che
doveva fare era dimenticare quel momento di debolezza e aver presente chi era
veramente Draco Malfoy. Solo il nome avrebbe dovuto ricordarle con chi aveva a
che fare.
Con questi pensieri
si alzò da tavola e raggiunse la piccola Vivian nello studio, dove la
trovò che disegnava. Le permise di continuare perché immaginava che la sua
attenzione sarebbe rimasta rivolta altrove per le due ore seguenti e infine le
diede il permesso di andare a prepararsi per la cavalcata con suo padre.
Si fece convincere ad
accompagnarla fino al maneggio e per tutto il tragitto Vivian non poté fare a
meno di ripetere quanto fosse felice per la bella avventura che l'aspettava.
Arrivate lì,
trovarono già Malfoy che attendeva al fianco di un destriero bianco come la
neve, davvero molto bello. Anche il cavaliere era affascinante, si ritrovò a
pensare Ginny, quando notò che indossava la divisa da equitazione.
Scosse con vigore la
testa ricordandosi della promessa che aveva fatto e ripetendo nella mente il suo
nome che aveva sempre detestato pronunciare.
E' solo un
Malfoy... è solo un Malfoy...
Draco non disse nulla
sul fatto che stesse aspettando già da un po' la figlia, così salì in groppa
al suo cavallo, mentre veniva imitato da Vivian, e poi lanciò un'occhiata a
Ginny.
"Vuoi venire con
noi, Weasley?" chiese con tono ironico. Sapeva bene cosa Ginny gli avrebbe
risposto, ma lei immaginò che fosse solo un modo per prenderla in giro, come
faceva di solito.
"Io non so
andare a cavallo." rispose piatta.
Draco ghignò.
"Hai ragione, dimenticavo che la tua famiglia non si è mai potuta
permettere un cavallo!" la schernì ancora una volta.
Vivian lo guardò non
molto contenta, ma non si azzardò a fiatare, conoscendo la sua precaria
situazione. Ginny non si preoccupò di questo, mostrò un sorriso amaro senza
incrociare i suoi occhi e preferì non ribattere con una battuta pungente, come
lui si aspettava.
Malfoy rimase infatti
sorpreso, ma dopo aver fatto voltare il cavallo, richiamò la figlia. "Ci
vediamo più tardi Weasley!" salutò con il suo solito tono ironico.
Ginny non rispose, ma
salutò con un gesto della mano, e osservò i due che iniziavano a cavalcare
prima lentamente poi con sempre più velocità verso l'immenso prato in cui si
estendeva il parco dei Malfoy.
Hai visto cosa ti
ha fatto? Lui è solo un Malfoy... un Malfoy che hai scoperto essere un uomo,
però...
*
Nei giorni che
seguirono, Malfoy mantenne davvero la promessa e dedicò molto del suo tempo
alla piccola Vivian. Ovviamente il loro rapporto era sempre molto formale, ma
già il fatto che Draco frequentasse quell'abitazione con più assiduità e che
non disdegnava una buona chiacchierata con la figlia era un notevole passo
avanti.
Nel frattempo Ginny
preferì evitarlo il più possibile. Sapeva che se avesse cercato di fare a meno
di vederlo, sicuramente prima sarebbe tornata a considerarlo come aveva sempre
fatto.
All'inizio non fu
semplice, ma poi via via, iniziò a trascorrere più tempo con Rachele o con la
cuoca e addiceva la scusa di voler lasciare da soli padre e figlia, oppure
inventava di stare poco bene o di non avere voglia di partecipare alle loro
conversazioni. Aumentò anche le visite al paese di Hay, rintanandosi in
libreria o nel grazioso caffè del luogo.
Con il migliorare
delle giornate poi, preferì passeggiare per i giardini, piuttosto che starsene
al chiuso nel maniero.
Non si rintanava più
al secondo piano come prima. Aveva deciso di dare ascolto alle parole di Malfoy
una volta tanto, e di lasciar perdere quel posto abitato da quell'odioso
fantasma, così da non doverselo più trovare tra i piedi.
Una bella mattina di
domenica, Ginny aveva convinto Vivian ad uscire con lei e a passeggiare per i
vialetti dai quali spuntava la prima erbetta dopo l'inverno. Un pallido sole di
Marzo intiepidiva appena l'aria, ma tutto sommato con un mantello addosso, fuori
si stava davvero bene.
Con in mano un album
da disegno, Ginny aveva proposto a Vivian di provare a ritrarre un oggetto dal
vivo, poi lei le avrebbe insegnato come migliorare il disegno.
Era sempre stata
brava in quella materia. Disegnava praticamente da quando era una bambina e
quella passione non l'aveva mai abbandonata. A volte si definiva anche bravina,
visto che riusciva quasi sempre a catturare fedelmente le immagini che ritraeva.
Vivian dapprima era
stata titubante. Avrebbe preferito suo padre a quel lavoro, ma lui aveva
ricevuto la visita di un famoso membro del Ministero della Magia perciò era
occupato fino a tempo indeterminato. Dato che i due però passeggiavano per i
giardini, Ginny aveva convinto la bambina a seguirla così da 'Poter prendere
due piccioni con una fava'.
Ovviamente Vivian ne
era stata entusiasta. Lei e la donna si erano quindi messe a sedere su una
panchina di marmo e avevano iniziato a ritrarre la natura intorno a loro.
Mentre erano
impegnate, Draco passò con il suo visitatore poco lontano da loro. Vivian
avrebbe voluto raggiungerlo, ma fu sapientemente fermata dalla donna, che non
voleva nemmeno immaginare cosa sarebbe successo in caso contrario.
La piccola allora, si
era avvicinata all'orecchio della rossa per una proposta. "Ginny, non
potrebbe fare il ritratto di mio padre?" le aveva chiesto.
La donna ci aveva
pensato un po' su, ma quando aveva preso a fissarlo per cercare i particolari
per schizzare il viso, si era sentita persa. Era arrossita come un'idiota e
aveva continuato a fissarlo con aria ebete come incantata.
Fin da quando era
stata una
studentessa di Hogwarts, aveva spesso sentito le sue compagne di stanza elogiare
l'aspetto affascinante di Malfoy, ma i suoi occhi offuscati dall'odio e dal
rancore verso di lui non avevano mai accettato la chiara evidenza dei fatti.
I suoi lineamenti
appuntiti, poi il naso, la bocca sottile e infine gli occhi, quello sguardo
intenso e penetrante erano veramente affascinanti come tutte avevano sempre
pensato. Solo che non se ne era mai accorta.
Che pensiero
stupido...
Quando però, sentì
una strana risata di Vivian, scosse il capo imbarazzata e sorrise alla piccola.
"Non credo di poterlo fare, Vivian..." disse assumendo un'aria
dispiaciuta.
La bambina la guardò
stupita e leggermente delusa. "Perché?" chiese con una vocina
abbacchiata.
"Mi dispiace, ma
non posso proprio." insisté lei irremovibile.
"Cosa, se mi è
lecito saperlo?" la voce del padrone di casa, risuonò alle sue spalle,
provocandole un sussulto.
Si voltò prendendo
fiato verso di lui. Malfoy aveva infatti congedato il suo ospite e aveva
raggiunto lei e la bambina, curioso di sapere cosa ci facessero anche loro fuori
dal maniero.
Ginny scosse il capo
ed esibì un sorriso di circostanza. "Niente di importante, Malfoy."
rispose secca, senza mostrare tentennamenti.
"Gin-.. cioè,
volevo dire, Miss Ginevra non vuole farle il ritratto che le ho chiesto!"
disse invece Vivian, alzandosi in piedi sulla panchina e posando le mani sui
fianchi con fare autoritario.
La donna si voltò di
scatto verso di lei, scioccata. E lui pensava ancora che Vivian non fosse sua
figlia! Con quel carattere!
Draco incrociò le
braccia divertito. "E sentiamo, per quale motivo non vorresti? Sarei un bel
soggetto per un ritratto!" esclamò convinto.
"Questo è uno
dei buoni motivi per cui non lo farei mai." puntualizzò Ginny decisa.
Draco ghignò.
"E quali sarebbero gli altri?"
Fregata, colpita e
affondata, colta sul fatto, e un'altra sfilza di frasi fatte di questo genere le
passarono per la mente in pochi istanti.
Dato che lei non
rispondeva, Malfoy si avvicinò di qualche passo. "Sto aspettando,
Weasley..." aggiunse, mentre Vivian guardava interessata ora lei ora suo
padre.
Ginny si sentiva
sempre più in trappola. "N-no... è solo che... ecco, non verrebbe mai
bene e forse non ti piacerebbe!" provò sperando che si accontentasse di
quella balla buttata sul momento.
Le sopracciglia di
Draco si curvarono pericolosamente, chiaro segno che non aveva creduto ad una
sola parola di quella che aveva detto.
"Oh, insomma, ti
ho detto che non lo faccio!" esordì alla fine, esplodendo. Si voltò in
fretta e, prese le sue cose, si allontanò sotto lo sguardo sospettoso di Malfoy e
quello scioccato di Vivian.
*
Non volle rincontrare
Malfoy e Vivian per quel giorno, così dopo essersi preparata, era uscita fuori
in silenzio, diretta ad Hay. Aveva portato con sé un piccolo cestino per
pranzare, preparatole dalla cuoca, in questo modo avrebbe potuto trascorrere
tutta la giornata lontano dal maniero.
Si era comportata
stupidamente quella mattina, ma davvero al momento non aveva nessuna intenzione
di dare spiegazioni. Ovviamente perché in quel caso avrebbe dovuto inventare
un'altra frottola e non aveva nessuna idea in mente né nessuna voglia di
mentire, in particolar modo a Vivian.
Girovagò in cerca di
una meta per tutto il giorno, visitò centimetro per centimetro tutto il paese,
come se non lo avesse già fatto altre volte, si sedette per ore ad una
panchina, leggendo un libro che aveva comprato e infine si era rintanata fino
all'ora di chiusura nel grazioso pub del paese.
Si sentì una stupida
quando il gestore del locale le aveva gentilmente fatto notare che avrebbe
dovuto chiudere, e così lei si era nuovamente e di controvoglia incamminata
fino al maniero.
L'unico fattore
positivo era che a quell'ora di notte tutti dovevano essere già a letto, così
lei sarebbe sgattaiolata nella sua camera per riposare.
Sapeva bene che non
poteva certo scappare per tutta la vita, ma sicuramente il giorno dopo avrebbe
avuto la forza di affrontare tutto quanto.
Aprì con cautela la
porta secondaria che si trovava a fianco del grande portone principale e il più
silenziosamente possibile salì le scale verso la sua stanza.
Per poco con le prese
un colpo, quando giunta al primo piano sentì una chiara e infastidita voce
familiare.
"Adesso entri in
casa come un ladra, Weasley?"
Per la seconda volta
in un giorno, Ginny si sentì in trappola. Si voltò sconfitta, abbozzando un
sorriso stentato.
Draco Malfoy, le si
avvicinò con le braccia conserte e l'espressione severa. "Che fai,
Weasley, cerchi ancora di evitarmi?" domandò ancora.
Ginny si sentì
colpita nell'animo. "C-certo che no! Perché mai dovrei evitarti!"
esclamò maledicendo la voce che le tremava appena.
Draco aggrottò un
sopracciglio decisamente non convinto. "Dimmelo tu, il perché. A me sembra
che da un po' di tempo tu mi stia evitando." spiegò con voce ferma e
calma.
La donna si agitò
ancora di più. "Ti ripeto che stai sbagliando, e poi perché diamine ti
dà così fastidio!"
"Non lo so
perché mi dà fastidio, so solo che non mi piace." ribatté convinto lui.
"Senti, Malfoy,
evita di comportarti come un bambino, perché non lo sei più!" ironizzò
la rossa, dopo che una risatina nervosa le fu sfuggita dalle labbra.
Draco si avvicinò di
qualche passo, diminuendo di molto la distanza tra loro, continuando a mantenere
lo stesso cipiglio indispettito. "Ma a me sembra che fino ad ora chi si è
comportato da bambina sia stata tu."
Aveva ragione. Aveva
maledettamente e perfettamente ragione. E odiava quella situazione.
"N-non è
vero..." mentì, chinando il capo e arretrando di qualche passo. Lui le si
avvicinò ancora.
"Ne sei proprio
sicura?" continuò lui imperterrito.
"Adesso basta,
Malfoy, mi ha stancato questo interrogatorio! Ho sonno e me ne voglio andare a
dormire!" sbuffò alla fine, cercando di voltarsi.
Draco riuscì ad
afferrarle un braccio e la tirò a sé, costringendola a voltarsi. Ginny si
sentì mancare, quando si ritrovò il volto dell'uomo a pochissimi centimetri
dal suo. Sentì il suo respiro leggermente più agitato che le solleticava le
guance, ma non le dispiacque.
"Non ti avevo
dato il permesso di andartene." disse serio. Il suo tono di voce pareva
tranquillo, nonostante la situazione.
La donna pensò che
in quel momento non si sarebbe potuta spostare di un millimetro e si sentì
combattuta come non mai. Da una parte aveva pensato di colpirlo e andarsene
nella sua stanza, ma dall'altro sentì il desiderio di assaporare quelle labbra
così vicine alle sue.
Sentì un brivido
caldo dietro la schiena, quando il suo sguardo si fece più intenso e i suoi
occhi puntarono quelli azzurri di lei. E pensò che le gambe non avrebbero retto
a lungo quando lesse in quello sguardo puro e semplice desiderio.
Draco eliminò la
distanza tra di loro completamente e iniziò a baciarle le labbra. E allora
Ginny non si curò più di niente. Lasciò che la mano che le bloccava il
braccio, le cingesse con possessività la vita e dischiuse la bocca per
assaporare meglio quel bacio così intenso.
Si aggrappò alla
camicia che lui indossava, mentre Draco le accarezzava la chioma fulva
lentamente.
Ma quando per
mancanza di ossigeno si sciolsero da quel bacio e si guardarono ancora una volta
negli occhi, quell'incanto si perse.
Si allontanarono come
se scottassero entrambi e volsero gli occhi verso altre direzioni. Ginny si
pulì la bocca con una mano, mentre Draco si schiarì la gola.
"Bene..."
iniziò lui, dopo alcuni istanti di imbarazzante silenzio. "E' ovvio che
quello che è successo è stato solo un incidente."
"Ovvio, solo un
momento di debolezza." aggiunse Ginny in tono piatto.
"Che ovviamente
dimenticheremo e non influirà in futuro."
"Certamente."
"Beh, ora credo
sia il caso di andare a dormire."
"Mi sembra una
buona idea."
"Buonanotte,
Weasley."
"Buonanotte."
Si separarono
prendendo opposte direzioni, senza dire più niente.
Avevano concordato
che quel bacio non era stato niente, ma quando Ginny si chiuse nella sua camera
e si posò una mano sul cuore che non smetteva di battere freneticamente, non
poté fare a meno di pensare ad una sola cosa.
Salve a tutti, ragazzi!^^
Allora, avete visto che non ho perso molto tempo ad aggiornare? (Cioè non è
passata un intero secolo, prima di veder pubblicato questo capitolo -.-) Ma
dopotutto, visto che mi arrivano così tante recensioni mi sembra giusto non
deludere le vostre aspettative, perciò mi impegno sempre ad aggiornare quanto
prima... senza togliere niente alle altre storie, ovvio. Il fatto è che questa
ultimamente mi ispira di più, rispetto alle altre, perciò riesco a scrivere
più in fretta e con più idee (Quindi avidi lettori delle mie altre storie,
riponete le armi e abbiate indulgenza di me ^^'')...
Visto che mi sono persa in
chiacchiere, torniamo al punto cruciale... cosa vorrà dire, Ginny con
quell'ultima frase? Eh eh eh, dopo tante liti finalmente un avvicinamento tra
quei due, era proprio ora! Il problema è che adesso non si sa se è reciproco,
dopotutto Malfoy ha messo bene in chiaro le cose... mah, si vedrà! Per ora vi
avviso che nel prossimo capitolo ci sarà un bel colpo di scena (diciamo
così...)
Per ora pensiamo a
ringraziarvi tutti quanti uno per uno. Siete tantissimi ma non mi lamento di
certo, anzi vi ringrazio moltissimo perché mi spronate sempre di più!^^
Serena: Puoi
dormire sogni tranquilli! Con tutte le idee che ho in mente e tutto
l'incoraggiamento che mi date, questa fanfic continuerà fino alla fine e non
penserò nemmeno più per un attimo di non continuarla! (Ryta risoluta)
Grandioso il fantasma, vero? Usarlo per far spaventare la madre di Vivian,
dici?... vedremo, per ora non dimenticarlo, perché forse comparirà in futuro,
eh eh!^.- Ah, Draco deve aver perso quel pezzettino di cervello che si era
comprato, visto il suo comportamento alla fine del capitolo... credo che dovrò
mandarlo a comprarsene un altro po'... Un bacio!
GeorgeWeasley:
Ciao! Ti ringrazio tanto per i complimenti!^^ Mi chiedi come continua? Beh per
ora... così!^^
Goten:
Ecco qui il nuovo capitolo... spero che sia ancora avvincente!^.- Per quanto
riguarda la paternità di Vivian... beh, non si sa bene ancora niente, ma
prevedo nuovi indizi tra qualche capitolo!
Malesia: continuo,
continuo... in questo capitolo mi sono soffermata più sui pensieri di Ginny...
per le rivelazioni... chissà!
Hermione:
Non mi offendo mica se mi dici che sono bastarda, anzi, credo che più passi il
tempo e più io lo stia diventando davvero!^^ Cmq credo di sì, se continuerai a
recensirmi io aggiornerò più in fretta (basti pensare che spesso tralascio le
altre storie per questa... ops...^^'')
Marcycas
- The Lady of Darkness: Marcycuccia! (Ryta cerca di ingraziarsi la sua
nuova lettrice) Ma figurati, non importa se ti sei accorta in ritardo di questa
storia, non me la prendo mica! (Ryta nota che Marcycas si è un po' calmata,
quindi si rivolge a Lady, parlando sottovoce) Ma non eri tu, quella bastarda e
sanguinaria? Com'è che da un po' di tempo a questa parte dobbiamo temere più
lei di te? (Lady scuote la testa rassegnata. "Se voi la fate arrabbiare,
non è certo colpa mia!" si difende la personalità Dark, mettendo le mani
in avanti. "E poi non dimenticare che le persone più tranquille sono
quelle che fanno più paura quando si arrabbiano! Tu dovresti saperlo bene... -.-''...").
Cmq, state bene attente con la storia della paternità e con il fatto del
cambiamento di Draco, perché quando si saprà qualcosa, allora penserete:
"Accidenti, è vero!" Per ora non dico altro... Un bacione
Anonima: Già, già, in effetti la vera madre non ha
proprio il diritto di chiamarsi tale (nota: il nome l'ho scelto prendendo spunto
dalla dea 'Glory' di Buffy... anche se come aspetto non ci siamo...), speriamo
solo che il presunto padre recuperi un po' le cose! Per il momento sembra che
sia sulla buona strada, chissà in futuro!^^
_Kristel_: Beh,
penso ci vorrà un po' per avere qualche altra rivelazione sulla paternità di
Vivian. Per ora spero ti sia piaciuta questa parte diciamo più... romantica!^.-
Oh, io come sempre ti ringrazio, eh?^^
Pesciolina90:Hai
ragione, ma dopotutto adesso entriamo nel vivo della storia, perciò penso che i
capitoli diventeranno uno più interessante dell'altro! (Garantisco io! Quando
c'è Draco Malfoy nei paraggi ogni capitolo è interessante! NdDracoImmodesto)
^^'' ecco, appunto...
Petronilla:
Eccoti accontentata! Romanticismo allo stato puro credo (E una sfilza di trip
mentali della protagonista, anche!-.-') Sinceramente non so se Draco è
follemente innamorato di Ginny, visto come si è comportato, ma vedremo cosa
accadrà in futuro, no?
Klaretta: Ciao! Ti ringrazio molto per i
complimenti, sei carinissima! Anch'io adoro 'Jane Eyre'... decisamente è uno
dei miei libri preferiti!^^ Continua a seguirmi mi raccomando!
PiccolaVivy: è
assicurato che ti innamorerai della storia! (Di quella originale, non della mia,
ovvio^^'') Fammi sapere poi se ti è piaciuta!
Castalia:
Ehm... spero vivamente che tu sia riuscita a dormire durante questi giorni...
ho aggiornato prima, ma è comunque passato un po' di tempo, non vorrei aver
procurato l'insonnia con la mia storia!^^ Cmq anch'io ho visto il film e devo
dire che è stato fatto abbastanza simile alla trama originale, anche se
ovviamente per esigenze di tempo sono state eliminate alcune parti che ho
adorato leggendo il libro e che penso aggiungerò in questa storia. Spero
continuerà a piacerti!
Aira:
Ti ringrazio tanto, per i complimenti! Ho letto la tua recensione ed ho
provato a mandarti un'e-mail, però non so se ti è arrivata, perché forse c'è
stato qualche problema. Cmq non ti conviene mandare una storia senza l'HTML,
perché ti verrebbe tutta attaccata e sarebbe difficile da leggere! Lo so per
esperienza...
Bibi: Ho sempre dato retta ad un vecchio proverbio
latino: "De gustibus non est disputandum" (Non si deve litigare sui
gusti, per la cronaca), perciò non posso farci niente se non ti piace, ma di
sicuro non mi vergogno di mettermi in gioco e di provare a lasciarmi trasportare
dalla passione che ho per scrivere. Se poi do fastidio a qualcuno con le mie
storie, c'è sempre un tasto a sinistra nella parte alta dello schermo, che
serve per tornare indietro. Di più non si può fare.
Luna Malfoy: sempre con calma, sai? Tanto poi sono io
quella che viene spennata viva perché non aggiorno se tu non mi recensisci!
Vedo che tu, Marcycas e Lady ce l'avete per abitudine di far rincantucciare quel
povero sfig- ehm... Draco in un angolo, tutto tremolante... e adesso che abbiamo
appurato che non tenta più di ucciderti, immagino che vedremo sempre più
spesso scene simili... soprattutto con quello che accadrà in futuro! (Eh, già,
perché io so che accadrà, mentre gli altri no! NdLunaVittoriosa) Sì, ma non
lo dire in giro, già abbiamo detto che se tu non recensisci io non aggiorno,
potremo pagarne le conseguenze...
E' tutto, Un ultimo
avviso: chi ha letto il libro, saprebbe riconoscere a quale punto corrisponde
l'ultima parte del capitolo? Non è uguale, ma è cruciale, direi... pensateci
bene!
Ora, un grazie ancora a
tutti e anche a quelli che hanno letto questa storia senza recensirla! E
intanto vi sprono a continuare a commentarmi!^^
Se qualche anno prima, magari quando frequentava ancora Hogwarts, le
avessero detto: 'Vedrai che ti capiterà di baciare Draco Malfoy e proverai
qualcosa per lui.', certamente lo avrebbe preso per un malato di mente.
Eppure
quella era la chiara evidenza dei fatti.
Nemmeno
la notte prima aveva appassionatamente, per giunta, baciato Draco Malfoy, e aveva
chiaramente ammesso di provare qualcosa.
Era
impazzita? Probabilmente sì.
Era
seduta davanti alla specchiera della sua stanza, fissava il suo viso arrossato
come se avesse corso, e gli occhi eccitati e illuminati da una strana luce.
Non
si era mai sentita così... così... come definirsi?
Innamorata?
Possibile, difficile dirlo, visto che non le era mai capitato seriamente...
forse era più una cotta, la sua. Già, una cotta passeggera che sarebbe svanita
molto presto.
Si
alzò in piedi guardando l'orologio. Era ora di colazione, perciò non poteva
tardare.
Continuò
a ripetersi mentre scendeva le scale, che non era niente di importante, che era
stato solo desiderio, quella sera, e che comunque Draco aveva messo bene in
chiaro le cose...
...
Draco... da quanto tempo aveva iniziato a chiamarlo così? Esattamente da quando
quella notte era tornata in camera... agghiacciante.
Ma
no, è solo una stupida cotta passeggera, vedrai che passerà...
Eppure
non riuscì ad ignorare quel debole ma insistente pensiero che da un momento
all'altro lo avrebbe rivisto. Lo avrebbe trovato a chiacchierare nella grande
Sala da Pranzo assieme a Vivian, e allora immaginò che i loro occhi si
sarebbero incrociati mentre si salutavano e avrebbero ricordato forse con
imbarazzo quel bacio appassionato.
Scosse
immediatamente la testa. "Stupida, che diavolo vai a pensare! Non sei più
una bambina!" si ammonì da sola, aggiungendo un colpetto in fronte con la
mano aperta.
Ma
prese un forte respiro per poi trattenerlo, ed aprì la porta che dava sulla
sala.
Rimase
di sasso, quando si accorse che era vuota. Nessuna colazione invitante ad
aspettarla, nessuna Vivian a salutarla con un sorriso, e soprattutto nessun
Draco.
Dov'erano
finiti?
Senza
indugio si diresse verso le cucine, ma passando attraverso la saletta della
colazione, vi trovò Mrs Gobbins, che sorseggiava tranquillamente il the da una
tazza fumante, mentre la piccola Vivian le raccontava qualcosa che aveva a che
fare con una certa cavalcata con suo padre.
Rachele
alzò gli occhi per sorridere alla bambina e solo in quel momento si accorse
della figura impalata davanti alla porta, che la fissava stupita.
Gli
occhi le si illuminarono. "Oh, Ginevra, buon giorno." le disse
dolcemente.
Ginny
si sentì presa in considerazione e pensò bene di avvicinarsi al tavolo.
"Come mai qui?" chiese confusa, accarezzando la testolina bionda di
Vivian che riprese a bere il suo latte inaspettatamente silenziosa.
"Da
oggi riprendiamo ad usare questa saletta, Ginevra, basta con quella grande
sala." le disse l'anziana donna, arricciando le labbra.
"Come
mai? Non credevo che D-... il signor Malfoy lo avesse consentito." domandò
ancora la rossa, dandosi mentalmente della stupida per la gaffe che stava per
fare.
Rachele
sorrise. "Ma ora il padrone non c'è, quindi abbiamo di nuovo la nostra
libertà." rispose candidamente.
"In
che senso non c'è?" chiese la ragazza, agitandosi.
"Ma
come non lo sa? Il padrone è partito questa mattina, molto presto."
Le
ci volle una buona dose di forze per non spalancare la bocca come un'idiota.
"P-Partito?!" chiese stupita. Come fosse possibile non riusciva a
spiegarselo; da quando si era avvicinato a Vivian non mancava mai da casa se non
per qualche impegno di lavoro, ma questa era la prima volta che si parlava di
partire.
Possibile
che fosse per...
"Ginny,
non è giusto! Io voglio vedere papà!" il lamento imbronciato della
bambina la distolse dai suoi pensieri. Le rivolse un'occhiata ancora un po' tesa
e stentò un sorriso.
Le
fece tenerezza quella piccola bambolina con il labbro rosa sporgente e lo sguardo
crucciato. Istintivamente le accarezzò una guancia.
"Ma
forse avrà avuto un impegno di lavoro, Vivian, vedrai che tornerà
presto." cercò di rassicurarla, ma mentre parlava si accorse che lo stava
facendo più per se stessa che per la piccola.
"Mi
dispiace, cara, ma ho paura di no." replicò spiacente Rachele.
Ginny
si sentì male. Come mai aveva voluto partire così all'improvviso?
"Perché?"
chiese Vivian, ancora con voce lamentosa.
Mrs
Gobbins le rivolse uno sguardo dolce e comprensivo. "Vivian, tuo padre ieri
mattina è stato invitato a trascorrere un periodo di vacanza nell'abitazione di
alcuni suoi amici. Non poteva rifiutare."
"E
perché?" questa volta a parlare fu Ginny, ma il tono di voce fu lo stesso.
Si portò una mano alla bocca, pensando a quando si fosse istupidita.
Fortunatamente
Rachele non notò quel tono di voce deluso. In caso contrario avrebbe potuto
pensare di avere davanti due bambine, entrambe di otto anni.
Posò
la tazza nel piattino e si asciugò le labbra con delicatezza, prima di rialzare
lo sguardo verso Ginny. "A questi inviti partecipano tutte le famiglie
benestanti del posto, ed è una buona occasione per fare affari o per mantenere
un certo rispetto. Dopo la morte -ahime!- del Signor Lucius, è il Signorino che
deve mantenere alto il nome dei Malfoy. E' già stato minato in passato, non è
giusto che adesso non venga più rispettato." spiegò con calma.
Ginny
non si stupì né si fece coinvolgere dall'entusiasmo con cui Rachele aveva
parlato della casata Malfoy. Lei li aveva sempre disprezzati e sapeva che da tempi
immemorabili avevano avuto a che fare con le Arti Oscure. Immaginò anche che a
quella festa le famiglie, oltre che benestanti, sarebbero state anche
Purosangue.
Il
suo sguardo si indurì, ma prima di parlare chiaramente con Rachele, mandò
Vivian nello studio, raccomandandole di prepararsi per la lezione.
Vivian
ubbidì silenziosa, forse troppo delusa per l'assenza del padre. Solo quando
furono sole, Ginny decise di riprendere il discorso; stimava Mrs Gobbins, ma
temeva che inneggiasse ciò per cui lei aveva sempre combattuto.
"Rachele...
lei sa che il signor Lucius Malfoy era un Mangiamorte?" le chiese senza
giri di parole.
Mrs
Gobbins non si scompose. Lisciò con le mani rugose la tovaglia di lino bianca,
mantenendo lo sguardo fisso su di essa.
"Purtroppo
lo so." disse con voce grave.
Da
quelle parole, Ginny si sentì sollevata. Le rivolse un sorriso incoraggiante,
che la spingesse a continuare.
"Sa,
Ginevra, ho accudito il defunto Lucius fin da quando aveva poco più di dieci
anni. Non è mai stato un bambino docile, ma dopotutto non lo erano nemmeno i
suoi genitori. Non mi affezionai a lui, quanto lo feci con... Draco."
La
ragazza si stupì di sentire per la prima volta il nome dell'uomo, pronunciato
dalle labbra della governante. Rimase in silenzio, ascoltando con attenzione il
racconto di Rachele.
"Fin
da quando nacque capì subito che sarebbe stato diverso da suo padre. Lo
affidarono a me perché non volevano che un comune elfo domestico si occupasse
di lui, e dato che il Signor Lucius si fidava di me, mi ordinò di accudirlo e
di crescerlo. Posso assicurarle, Ginevra, che Draco è come un figlio per
me."
La
luce negli occhi della donna era forte e decisa, come quando Ginny aveva difeso
Vivian dalle supposizioni di Malfoy.
"Non
sono mai stata d'accordo con gli affari del Padrone e non fui d'accordo quando
anche Draco decise di diventare un Mangiamorte, ma io ero solo una povera
vecchia al servizio di una grande casa da molti anni, non potevo né era mia
intenzione ribellarmi o far valere la mia idea. E poi speravo che almeno lui
potesse capire il suo sbaglio. Ancora non riesco a crederci, quando avvenne...
anche se non nel migliore dei modi..."
Gli
occhi azzurri di Ginny si allargarono. Cosa voleva dire con quelle ultime parole?
Non la interruppe però, voleva continuare ad ascoltarla.
"Purtroppo
mi sbagliai credendo che si fosse redento... lo ritrovai ancora più chiuso e
incattivito di quando era diventato un Mangiamorte... ho anche sperato che con
l'arrivo di quella bambina ritrovasse la serenità... ma mi sbagliavo. Quello
che gli era accaduto, credo lo abbia marchiato per sempre..."
"Che..."
la sua voce si mosse da sola. "... cosa gli è accaduto?" chiese senza
più freni.
Rachele
però, parve risvegliarsi solo in quel momento. Le mostrò un sorriso di
circostanza e si alzò in piedi, iniziando a raccogliere le tazze. "Niente,
bambina... ormai non importa più. Da quando sei arrivata, hai portato una
ventata di vita in questa grande casa e ho notato che anche il Padrone ne ha
risentito." spiegò con il suo tono dolce, tornato come prima.
Ginny
notò che aveva ripreso a chiamare Draco con quell'orribile appellativo. Sorrise
comunque alla gentilezza della donna e accettando una tazza pulita che le porse.
"La
ringrazio."
"Speriamo
solo che torni presto!" esclamò l'anziana. Ormai il suo modo di fare era
tornato quello di sempre e sembrava quasi impossibile che un attimo prima avesse
rivelato con una voce spenta a grave qualcosa che molto probabilmente si portava
dentro da anni.
Ginny
mostrò un'aria incuriosita. "Come mai si preoccupa tanto?"
"Oh,
perché non si sa mai quanto durino questi incontri tra nobili! L'ultima volta,
a casa della signorina Parkinson, so che hanno fatto vacanza per un mese
intero!"
La
ragazza fissò allibita Rachele. Un mese?! Ma era lunghissimo!
Aveva
quasi deciso di affogare da sola con quei pensieri angosciosi, quando un altra
cosa le tornò alla mente, spinta dalla curiosità.
Mrs
Gobbins era quasi uscita dalla saletta, quando Ginny la richiamò.
"Mi
dica una cosa, Rachele." le disse osservandola avvicinarsi per ascoltare
meglio. Le tazze sporche nel vassoio si agitavano impercettibilmente riempiendo
di un leggero tintinnio la luminosa saletta dalle pareti verde scuro ricamate
con opali dorati.
"Ha
per caso detto... Signorina Parkinson?" chiese notando una stupida
intonazione acida sulle ultime parole.
Il
sorriso di Rachele si illuminò. "Oh, certo! Proprio la bella signorina
Pansy Parkinson!"
Le
labbra di Ginny si curvarono in una smorfia disgustata. Da quando Pansy
Parkinson era bella?
"Non...
non ricordavo che fosse una bella ragazza..." disse comunque, sfidando
l'entusiasmo sin troppo intenso dell'anziana donna.
"Infatti,
cara, ma il tempo e lo sviluppo hanno fatto la loro parte. La Signorina
Parkinson ha davvero un bel viso e un collo, potrei dire... ellenico! Prima era
un po' pienotta, ma adesso ha proprio le curve al punto giusto e i lineamenti
sono molti raffinati. E' diventata davvero una bella donna poi, con quei capelli
neri come la pece e quegli occhi scuri e lucenti! In molti ormai sono convinti
che il Padrone la sposerà!"
Le
ultime parole ebbero lo stesso effetto di una doccia gelata. Doveva
aspettarselo. Cosa credeva, che un uomo affascinante come Draco, sarebbe rimasto
scapolo a vita? Matematicamente impossibile, si disse.
Sorrise
forzatamente, mentre Mrs Gobbins la salutava e usciva dalla saletta continuando
ad elogiare quella che a suo tempo era stata denominata dalla sua amica Hermione:
'Quella vacca totale di Pansy Parkinson'.
A
quanto pareva, doveva essere diventata une bella donna. E la promessa sposa di
Draco Malfoy, per giunta.
Si
era sentita una stupida a provare quelle emozioni poco prima. Una completa
idiota che si era lasciata andare ai sentimenti come quando faceva da bambina. E
adesso era ovvio che ci stesse male.
Dopo
essersi accorta che aveva spalmato per un buon quarto d'ora un cucchiaino di
marmellata sulla stessa fetta biscottata, decise di correre ai ripari. Doveva reagire e
dimenticare quella faccenda.
Il
bacio, i loro discorsi, quei sentimenti ogni volta che lo vedeva con sua figlia,
dovevano tutti sparire.
E
la prima cosa da fare era mettere per inciso le cose... anzi per disegno.
Mentre
nello studio, Vivian era impegnata in un piccolo compitino di matematica, Ginny
prese il suo album da disegno e si mise all'opera.
Ritrasse
Pansy Parkinson come gliel'aveva descritta Mrs Gobbins. Non tralasciò nessun
dettaglio al caso, il collo ellenico, gli occhi scuri e lucenti, immaginò la
sua splendida e curata capigliatura corvina e disegnò il suo corpo pieno ma
sensuale ed elegante. Fu più semplice del previsto, soprattutto rispetto a
quello che fece dopo.
Cambiò
infatti foglio e iniziò a disegnare se stessa. Fin dall'inizio aveva giurato di
ritrarsi esattamente così com'era, non tralasciò nessuna imperfezione del
viso, nessun difetto del corpo, rimarcò le sue brutture e non evitò di
disegnare anche le cose che più di sé odiava.
Non
si era mai definita brutta, ma era chiaro che non fosse una bellezza. A
cominciare dalla sua capigliatura rossa, per passare alle numerose lentiggini
che ancora assediavano i suoi zigomi. E poi la pelle delicatissima e pallida e
il naso leggermente schiacciato. Il suo corpo tutto sommato le piaceva, ma non
aveva mai avuto un gran seno né curve troppo eccessive. Di certo non come la
Parkinson.
A
fine lavoro guardò entrambi i disegni e si sentì decisamente soddisfatta. Non
solo aveva fatto un buon lavoro, ma aveva fatto chiarezza sui suoi sentimenti e
ormai aveva ben distinta un'idea nella mente che di certo non le avrebbe fatto
cambiare parere.
Non
poteva in alcun modo competere con Pansy Parkinson.
Lei
non era bella, carina sì, forse brutta per qualcuno, ma di certo non bella. E
insignificante anche.
La
Parkinson era una bellezza da ammirare, era una donna di cui bastava sentire il
nome, perché gli occhi di Rachele si illuminassero.
Lei
invece, era una scialba e povera insegnante, a servizio nella casa di un ricco
membro del Ministero, niente di più. In pochi per strada si giravano a
guardarla e in pochissimi riuscivano ad apprezzarla seriamente. Lei era solo
questo.
Ma
invece di deprimersi, Ginny decise di appendere i due disegni nella sua stanza.
Le sarebbe in futuro, bastato guardare quei ritratti, per ricordarsi che non
avrebbe mai potuto arrivare lontano se avesse coltivato quei sentimenti.
E
il fatto che Draco, anzi Malfoy, sarebbe stato lontano per chissà quanto tempo,
l'avrebbe aiutata parecchio.
*
Ben
presto i giorni divennero settimane, due per la precisione, e Aprile, con i suoi
fiori profumati e il suo caldo sole, riempì l'aria di primavera.
Ginny
approfittava sempre più di quelle belle giornate, tanto che aveva trasferito in
giardino, le sue lezioni con Vivian.
La
piccola non disprezzava di certo quel cambiamento, ma era chiaro che dietro la
sua momentanea allegria, si celava un sentimento di nostalgia verso suo padre,
che non aveva dato nessuna notizia di sé da quando era partito per quella vacanza
con i suoi amici.
Dal
canto suo, Ginny era molto contenta di questo. Sembrava che i suoi ragionamenti
avessero realmente funzionato, ma temeva che se Malfoy fosse tornato al maniero,
molto probabilmente avrebbe avuto serie difficoltà a dimenticare quei
sentimenti, che ancora aleggiavano nel suo cuore, anche se in maniera meno
intensa.
Un
lunedì mattina, Ginny era uscita dalla sua stanza, com'era abitudine, per recarsi
a colazione. Quel giorno si sentiva più allegra del solito e voleva proporre a
Vivian una bella passeggiata tra i campi e i fiori che coloravano e allietavano
la zona.
Eppure
fin dall'inizio, si accorse che nella grande abitazione non regnava il solito
silenzio. Gli elfi domestici erano sbucati fuori all'improvviso e si affettavano
da una parte all'altra, portando lenzuola pulite, copriletti sporchi e ogni
altro ancora.
Scendendo
le scale, notò che Mrs Gobbins era nell'ingresso, intenta ad impartire ordini
ad un gruppetto di elfi tremolanti e nello stesso tempo ad accogliere ed
istruire cinque ragazze e tre ragazzi su qualcosa che non le era ben chiaro.
"Signora
Rachele..." si intromise la ragazza, mentre l'anziana donna diceva ai nuovi
arrivati di fare attenzione a che il Salotto e la Sala da Ballo fossero in
ordine entro poche ore.
Ginny
dovette chiamarla una seconda e una terza volta, prima che Rachele si accorgesse
di lei.
"Oh,
cara! Ben svegliata!" la salutò, gli occhi illuminati di agitazione.
"Mi dispiace non poter fare colazione con lei, ma sono molto
indaffarata!" spiegò, dirigendo la comitiva verso la grande doppia porta
scura del salotto.
"Non
c'è problema... ma cosa sta succedendo, qui?" chiese Ginny confusa,
sorridendo alla donna.
"Dobbiamo
preparare tutto entro questo pomeriggio, cara! Santo Cielo, ma non poteva
avvisarci prima!" esclamò poi, girando su se stessa e dirigendosi con aria
ansiosa verso un gruppo di elfi che volevano a tutti i costi spolverare un
prezioso quanto pericolante vaso su una colonnina. Iniziò ad urlare e
minacciare nervosamente le povere creature, ignorando completamente Ginny.
Cosa
stava accadendo? Era ovvio che non ci capisse niente, ma ancora peggio nessuno
voleva darle una spiegazione. Rachele era troppo occupata per darle ascolto, gli
elfi domestici non la ritenevano della famiglia perciò non avrebbero
risposto ad alcuna domanda, i ragazzi che erano stati mandati nel salotto erano
dei perfetti sconosciuti, che altro poteva fare?
"Ginny!
Ginny!" un attimo dopo, la vocetta squillante di Vivian, proruppe nella
grande sala, riecheggiando fino alla cima delle scale.
La
ragazza si voltò per osservare la bambina correre allegra verso di lei e
aggrapparsi goffamente per essere presa in braccio. Era piuttosto pesante, ma la
sua forza sviluppata negli allenamenti per diventare Auror era più che
sufficiente per sorreggerla.
"Che
succede? Sei molto felice, oggi!" esclamò la rossa, incuriosita. Non
pensò a cosa di solito erano dovuti i cambiamenti di umore della bambina.
"Certo
che lo sono, Ginny!" rispose la piccola con un sorriso luminoso. "Oggi
torna papà!"
Non
sapeva se avesse ricevuto un colpo in testa, una doccia gelata o una freccia
infuocata in pieno petto. Fatto sta che dovette posare per terra Vivian, perché
le forze le vennero meno.
Malfoy
tornava.
Era
chiaro che prima o poi sarebbe successo, però non si aspettava che sarebbe
stato così presto. Mrs Gobbins aveva parlato di almeno un mese, non di due sole
settimane!
"Ne...
ne sei sicura?" chiese con un tono di voce bassissimo. Non era possibile,
non era vero...
"Sicurissima,
Ginny!" fece la bambina che evidentemente non si era accorta di nulla.
"Hai visto quanto casino? E tutto perché vengono anche gli amici di
papà!"
Ok,
il suo cuore si era fermato. Non pompava più sangue, perché i suoi neuroni si
erano completamente persi e poi perché aveva smesso di respirare. Non era
ancora morta? Peccato, perché vista la situazione sarebbe stata la cosa
migliore da fare.
Amici
di papà significava per forza Pansy Parkinson, quindi si sarebbe dovuta
sorbire proprio la coppietta felice e prossima alle nozze. Una tortura, in
pratica.
Tanto
valeva ricevere un paio di Cruciatus e poi finire all'altro mondo con un'Avada
Kedavra.
"Ginny,
tutto bene?" chiese la piccola, spostando il capo da un lato e guardandola
con i suoi occhietti azzurri preoccupati.
La
rossa abbassò lo sguardo e si impose di sorridere. "Va tutto bene,
Vivian... e ricordati che non si dice 'casino'." le fece mantenendo un tono
di voce pacato. La bambina si morse il labbro inferiore come se fosse stata
beccata mentre compiva una marachella. "Ora vai nello studio, non appena
avrò messo qualcosa sullo stomaco inizieremo la lezione." aggiunse con fare materno, dandole
un affettuoso buffetto sulla guancia.
"Ok!"
esclamò recuperando il sorriso e prendendo a salire le scale di corsa.
Ginny
la osservò finché non prese il corridoio del primo piano, sparendo così dalla sua
vista. A Vivian aveva detto le parole giuste, perché doveva andare tutto bene.
Tra gli Auror le avevano insegnato ad essere forte e lei in quel momento doveva
esserlo per affrontare una battaglia. Sarebbe stato difficile, ma era sicura che sarebbe
riuscita ad uscirne vincitrice. Doveva convincersi che prima o poi vedere quei
due insieme non le avrebbe dato alcuna emozione.
Dopo
la colazione, Rachele chiese aiuto a Ginny, così anche la lezione con Vivian fu
rimandata. Non che la piccola non fosse scontenta, anzi l'idea di rivedere suo
padre la emozionava tanto che molto probabilmente non avrebbe seguito nulla.
Tutta
la mattinata e metà del primo pomeriggio trascorsero tra pulizie e preparativi.
Tutte le camere del primo piano furono aperte e sistemate, mentre il secondo fu
sigillato a chiave per evitare che qualche curioso facesse la brutta conoscenza
del fantasma del maniero; le cucine poi, furono attrezzate per i grandi pranzi che
sarebbero stati preparati.
Il
Salotto e la Sala da Ballo furono ripuliti da tutta la polvere, i lenzuoli che
proteggevano mobili, lampadari preziosissimi e almeno una decina di divani dai
tessuti più costosi, furono fatti sparire e ogni cosa venne pulita e
lucidata.
Ginny
constatò quello che aveva sempre pensato di quelle due sale: che erano
spettacolari. Bellissime nella loro imponenza e splendide nella loro eleganza e
ricchezza.
Il
salotto era rettangolare e molto ampio. Al centro, sulla parete più lunga di
fronte all'entrata, troneggiava un elaboratissimo camino antico, rivestito di
un legno scuro, identico a quello che tappezzava i muri tutto intorno. Sui lati
più corti e per quasi tutto quello lungo, poi, si alternavano librerie e
credenze intagliate finemente con lo stesso stile del camino. Per terra vi era
il parquet, presente in molte sale della casa. Davanti al camino ancora, tre
divani in pelle nera circondavano un pregiato tavolino basso.
Al
centro della stanza un pianoforte a coda nero, raccoglieva un'alta lampada di
bronzo scuro e alcune poltrone della stessa fattura dei divani.
Altri
sofà, un tavolino più alto con una lampada bronzea e un triclinio decorativo
erano disposti vicino alla libreria più grande su uno dei lati corti per creare
una zona per la lettura.
Era
molto elegante e tutte le decorazioni, gli stendardi di famiglia, le armature
agli angoli e gli arazzi sui muri, non stonavano con l'ambiente che poteva quasi
definirsi accogliente.
La
Sala da ballo invece, era molto più sfavillante. Era circolare e dal soffitto
molto alto. I muri erano in stucco veneziano, lucidi e rosei, bordati da strisce
curve dorate che impreziosivano l'insieme. Il pavimento era di marmo Rosa di
Francia, così lucido dopo la bella pulita che gli fu data, da riflettere
l'immagine al contrario dell'intera sala.
Ancora
dai lampadari, forse anch'essi d'oro, pendevano
centinaia di prismi dalle mille sfaccettature, che a contatto con la luce del
sole, proveniente dal grande finestrone tondo sul soffitto, riflettevano sui muri i colori dell'arcobaleno e donavano a quel
posto un effetto che incantava l'osservatore.
Quante
volte, da ragazzina, aveva sognato di poter ballare in una sala del genere,
magari assieme al suo principe azzurro. Ignorò accuratamente il pensiero, tra
l'altro impossibile, che Malfoy avrebbe potuto invitarla a danzare con lui, e si
concentrò sul compito che Mrs Gobbins le aveva affidato.
Appena
dopo pranzo, infatti, Rachele le chiese di andare ad Hay per comperare alcune
cosette che sarebbero servite per cucinare nei giorni seguenti. Si trattava
soprattutto di spezie, che erano state consumate per preparare le cena di quella
sera.
Dato
che era quasi tutto pronto e che il suo compito non era urgente, Ginny si prese
qualche ora di libertà. Dopo aver acquistato le spezie nell'emporio del paese,
vagò per un paio d'ore, pensando di recuperare le forze, prima di affrontare
'l'allegra comitiva'.
Furono
davvero rilassanti, visto che quando si diresse verso il maniero si sentiva
davvero pronta a tutto.
Secondo
le istruzioni che Malfoy aveva mandato a Rachele, i suoi amici e lui sarebbero
dovuti arrivare verso le sette del pomeriggio.
Ginny
guardò l'orologio; erano solo le sei. Bene, pensò, ho ancora un'ora a
disposizione prima dell'inizio.
Ma
quando varcò la soglia secondaria del maniero ed entrò nell'ingresso, più di
una decina di pop la fecero trasalire. Un attimo dopo diverse persone
comparvero davanti a lei. Erano arrivati.
"Oh!"
esclamò piano, alzando lo sguardo e dando un'occhiata veloce alla comitiva e
attirando così l'attenzione su di lei. "Siete in anticipo...
benvenuti..." disse sorpresa, cercando di mantenere un tono tranquillo.
Notò
immediatamente che tra quella folla mancava qualcuno, il padrone di casa per
l'esattezza.
Abbozzò
un sorriso, sentendosi osservata. "Ehm... se volete attendere un attimo
chiamo la governante." provò celando l'imbarazzo dietro una finta
scioltezza.
Fece
per voltarsi, ma una voce presuntuosa, che aveva un che di familiare, giunse
alle sue orecchie. "Aspetta un secondo, tu sei una Weasley!"
Voce
sgradevole, donna sgradevole. E chi mai poteva essere ad aver parlato?
"Qualche
problema, Parkinson?" chiese con aria di sfida la rossa, incrociando il suo
sguardo sprezzante e posando con nonchalance una mano sul fianco.
Pansy
Parkinson si presentò davanti ai suoi occhi in tutta la sua nuova bellezza e
arroganza. Era davvero come l'aveva descritta Rachele, bella ed elegante, e
quell'abito da strega verde bottiglia che la fasciava, le donava un aspetto
quasi imponente.
In
molti avrebbe suscitato rispetto, ma in Ginny no. Sapeva bene infatti, che forse
poteva essere cambiata d'aspetto, ma certamente non di carattere. La
guardava ancora con quell'aria schifata con cui era fissata da tutti i
Serpeverde quando frequentava Hogwarts.
Pansy
avrebbe certamente ribattuto, se una voce incuriosita, non si fosse alzata
tra i presenti. "Ginny?! Non ci credo, sei proprio tu?!"
Dapprima
la rossa non capì chi stesse parlando, ma quando due occhi azzurro cielo, attraversati
da un lampo quasi violetto, e una bionda capigliatura come un campo di grano, le
si fecero incontro, un sorriso luminoso si accese sul suo volto e un allegro
ricordo le tornò alla mente.
"Blaise!
Da quanto tempo!" esclamò, prendendogli la mano.
Blaise
Zabini salutò Ginny dandogli due baci sulle guance e guardandola allegramente.
Fino a quel momento non aveva pensato per un secondo che fra gli amici di Malfoy
ci potesse essere proprio lui, ma ora che lo aveva davanti agli occhi, si rese
conto che avrebbe dovuto pensarci prima.
Dopotutto
Blaise e Malfoy erano parenti, ed erano stati gli unici a lavorare per gli Auror.
Per
l'esattezza Blaise non era mai stato d'accordo con le idee della sua famiglia e
subito dopo il diploma si era unito all'Ordine della Fenice. Era sempre stato un
ottimo compagno e un buon amico, nonostante più di una volta avesse manifestato
quel classico atteggiamento tipico dei Serpeverde.
Prima
dell'arrivo di Draco tra gli Auror lei e il ragazzo erano stati molto amici, ma dopo quello che
accadde, Blaise aveva preferito la compagnia del cugino, così dopo un po'
di tempo si erano visti sempre di meno, fino a perdere i contatti alla fine
della Seconda Guerra.
"Oh
cielo! Siete già arrivati!" la voce agitata di Mrs Gobbins attirò
l'attenzione di tutti, distogliendola finalmente dai due ragazzi. Doveva aver
sentito le loro voci, e si era affrettata verso l'ingresso. "Prego,
accomodatevi! Le vostre camere sono al piano di sopra. Per qualunque bisogno
potete chiedere a me o all'elfo domestico che è stato assegnato alla vostra
stanza." spiegò con maestria la donna, facendo segno con un braccio di
seguirla verso le scale.
Blaise
rimase con Ginny, e insieme osservarono i nuovi ospiti salire al primo piano. La
rossa non poté non sentire la battuta sprezzante che Pansy Parkinson le
rivolse, riguardo al fatto che forse era stata assunta come serva.
"Non
farci caso." le disse Blaise, con tono superficiale. "Non è mai stata
molto intelligente, dovresti saperlo."
Ginny
sorrise. "Sono contenta che ci sia anche tu, qui. Già mi immaginavo
l'inferno... ma a proposito, dov' è... ehm... Malfoy?" chiese mutando la
sua espressione in una confusa.
"Draco
ha ricevuto un gufo mentre eravamo tutti assieme. Penso si tratti di lavoro,
perché è scappato via all'improvviso e ci ha detto di venire qui senza di
lui." spiegò pacato. "Ma a proposito, che ci fai tu, qui?"
chiese poi incuriosito.
"Non
sono la serva di Malfoy, come ha detto quell'oca, ma l'insegnante privata di
Vivian. Vivo qui praticamente da otto mesi!" spiegò la rossa.
Lo
sguardo di Zabini si incupì, quando Ginny nominò Vivian. "Quella
bambina..." disse con aria malinconica. "Non la vedo dal giorno in cui
Gloria la portò qui..."
L'attenzione
di Ginny si rivolse completamente verso quelle parole. "Ma allora conoscevi sua madre? Mi sai dire qualcosa?" domandò a raffica, con un tono
agitato. Forse poteva avere qualche informazione in più, di quelle che era
riuscita a spillare da Draco.
Blaise
la guardò sorpreso. "Non credevo che tu sapessi di Gloria..."
constatò.
La
donna abbassò lo sguardo, ora decisamente più intimidita. "Beh... so solo
che era una Mangiamorte e che mollò Vivian appena nata, a Draco..."
spiegò.
Ci
furono alcuni istanti di silenzio, nei quali Zabini parve riflettere, quindi
mostrò un sorriso che a Ginny non parve molto naturale. "Credimi, Ginny,
è quello che so anch'io, non posso darti altre informazioni. Anzi dopo che
Vivian venne portata qui, io non ebbi più modo di rivederla, perché fu in quel
periodo che Draco si allontanò da questo maniero..." le disse
tranquillamente.
"Non
fa nulla." rispose con fare amichevole la rossa. "Ora va a cercare la
tua stanza... io devo andare in cucina a portare queste cosette." aggiunse
alzando il braccio e mostrando una busta di carta che aveva in mano.
"D'accordo,
ci vediamo più tardi, così saluterò Vivian."
I
due si accomiatarono prendendo direzioni opposte. Ginny non era convinta che
quello che le aveva detto Blaise fosse vero, ma per il momento preferì non
indagare. Sia Rachele che lui nascondevano qualcosa di ben più importante,
rispetto a quello che sapeva lei, ed era certa che prima o poi sarebbe arrivata
alla verità.
*
Malfoy
non tornò nemmeno per cena. Mandò un gufo agli invitati, pregandoli di
banchettare pure senza di lui. Gli amici, già abbastanza affamati, decisero
quindi di prenderlo alla lettera, così cenarono e fecero baldoria per più di
due ore.
Dopo
cena, Mrs Gobbins li fece accomodare nel Salotto, visto che tutti avevano deciso
di attendere per lo meno in piedi, il padrone di casa.
Ginny
non incontrò ancora Pansy e il resto del gruppo, perché cenò assieme a Vivian
e a Rachele nella saletta della colazione, evitando accuratamente di farsi
vedere in giro.
Ma
aveva deciso di portare Vivian da Blaise, così qualche ora più tardi, si era
trovata davanti alla porta del Salotto, in cerca dell'amico.
Zabini
si accorse immediatamente di lei e si avvicinò all'entrata, congedandosi da
alcuni amici.
"Allora,
dov'è il piccolo scricciolo?" chiese allegramente, posando i palmi delle
mani sulle ginocchia e volgendo lo sguardo curioso verso Vivian, che attendeva
timorosa, con una manina aggrappata ai jeans di Ginny.
Le
era stato detto che il signor Blaise era un amico di suo padre e che voleva
tanto conoscerla. Vivian aveva accettato di buon grado, come con ogni cosa che
riguardava il suo genitore.
"Salve."
disse la bambina, facendosi coraggio e mostrando un'aria spavalda e seria, pur
non mollando la presa dal pantalone della ragazza.
"Sei
diventata davvero grande, Vivian! L'ultima volta che ti ho visto eri un
fagottino che piangeva continuamente!" scherzò dolcemente Blaise,
scompigliandole la chioma bionda. Vivian detestava quando le facevano così, ma
lasciò comunque che l'amico di papà la salutasse, anche perché sembrava
simpatico.
Ginny
sorrise alla piccola, ma quando alzò lo sguardo verso l'interno della sala, non
poté non notare Pansy Parkinson che con alcune sue amiche, probabilmente dello
stesso stampo, aveva tutta l'aria di fare battute maligne, guardando Vivian.
"C'è
qualche problema, Parkinson?" chiese Ginny, infastidita. La donna sedeva
poco distante da lei, perciò le fu facile formulare la sua domanda, senza che
anche gli altri invitati si accorgessero di cosa stava accadendo. Si erano tutti
un po' dispersi per il grande salone, chi suonava al piano, chi chiacchierava
davanti al camino scoppiettante, chi ancora leggeva placidamente un libro.
Pansy
e le sue amiche invece, sembravano essersi sedute nel posto meno visibile per
spettegolare senza freni.
La
donna presa in causa, si alzò in piedi e con aria civettuola, si avvicinò alla porta. "Direi di
sì..." disse con voce strascicata, osservando Vivian.
La
piccola si sentì intimorita da quella donna che sembrava tanto cattiva. Si
avvicinò ancora di più a Ginny e si aggrappò completamente alla sua gamba.
"Cosa
succede, Pansy?" chiese Blaise, mantenendo un'aria tranquilla. Da che
ricordava Ginny, Zabini non si era mai sbilanciato troppo quando doveva prendere
parti in situazioni di quel genere e questa era una cosa che non aveva mai accettato di lui.
La
mora dette appena un'occhiata all'amico, quindi volse ancora gli occhi scuri e
cattivi verso la piccola.
"Succede
che mi piacerebbe sapere che ci fa qui questa... bambina. Non credevo che Draco
accettasse di infastidirci con una trovatella!"
Ora
stava esagerando. "Chi ti autorizza a dire una cosa simile di Vivian!"
replicò alterata Ginny. Non aveva mai odiato Pansy Parkinson come in quel
momento. Sentiva la piccola stringerle tesa la gamba e la sua rabbia aumentò
ancora di più.
La
donna le rivolse un'aria sprezzante. "Lo stesso vale per te, Weasley. Le
serve non dovrebbero nemmeno avvicinarsi a questa stanza."
"Prova
a dire un'altra parola ed io..."
"Cosa
succede, qui?"
La
voce seria e imperiosa del padrone di casa alle sue spalle, interruppe la
minaccia di Ginny. La ragazza si voltò con il cuore in gola e si sentì mancare
il fiato quando incrociò il suo sguardo.
Tuttavia
i suoi occhi sembravano furiosi e agitati.
"La
tua serva mi ha offeso, Draco, dovresti averlo sentito!" si affrettò a
trovare una giustificazione la Parkinson.
Ginny
volse ancora il capo verso di lei e la guardò con odio, ma non le riuscì di
replicare, perché ancora una volta la voce di Draco la anticipò.
"Questa
bambina è mia figlia, Pansy, e vorrei che venisse trattata come tale. E Weasley
non è una mia serva, ma la sua insegnante privata, quindi evita la prossima
volta di rivolgerti a loro con quel tono."
Era
ovvio che non ammettesse repliche. Ginny si sentì trionfante, mentre osservava
Pansy che balbettava le sue scuse e si allontanava verso le sue amiche, anche se
ancora non aveva chiaro in mente come Malfoy avesse fatto ad ascoltare tutta la
conversazione se era appena arrivato.
Incrociò
ancora gli occhi grigi di Malfoy, ma non vi trovò solidarietà, né una traccia
di sentimento positivo. Quello sguardo le ordinava invece di uscire da quella
stanza e di seguirlo.
Iniziarono
a camminare quindi verso l'ingresso, le spalle di Draco davanti a lei e la
manina tesa e stretta di Vivian nella sua.
D'un
tratto Malfoy si fermò e si voltò verso di lei. Ignorò completamente Blaise
che li aveva seguiti, con aria preoccupata.
Ginny
provò a sorridere, non le piaceva quell'aria tesa. "Ti ringrazio Malfoy,
se-"
"Lascia
perdere i ringraziamenti." la interruppe lui, gelido. Lo sguardo era lo
stesso che per la prima volta l'aveva spaventata. "Per questa volta passi,
ma se oserai ancora una volta minacciare qualcuno dei miei ospiti sappi che
rimpiangerai di essere nata. Te lo garantisco."
"Ma
Pansy-" provò a ribattere Ginny.
Draco
la interruppe nuovamente. "Eri presente quando l'ho ripresa, o
sbaglio?"
"E
se ci riprovasse? Non è giusto che quell'oca senza cervello offenda Vivian in
questo modo!" reagì la rossa, odiando quell'atteggiamento nei suoi
confronti.
Lo
sguardo di Draco, se possibile, si congelò ancora di più, mentre un brivido di
terrore e di angoscia attraversò la schiena della ragazza. "Gradirei un
po' più di rispetto per Pansy, Weasley. In fondo è quella che potrebbe
diventare la Signora Malfoy."
Ben
ritrovati a tutti!^^ E' da più di un mese che non mi faccio sentire, lo so, ma
come vi avevo promesso nella one-shot che ho pubblicato ultimamente (a
proposito, andate a leggervela, se vi va, e fatemi sapere se vi piace! Il titolo
è 'Andò per scottare...' ed è una Draco/Ginny doc!^.-), questo
capitolo era in fase di lavorazione. Mi ci è voluto un po', perché l'ho
praticamente scritto a round tra un impegno ed un altro, ma alla fine sono
riuscita a postarlo... una faticaccia, vi assicuro!
Ma
adesso pensiamo alla storia... allora, piaciuto questo capitolo? Questo Draco,
ho paura che non sappia ancora bene cosa vuole dalla vita, prima bacia Ginny e
poi la minaccia, poi parla di Signore Malfoy! Mah... (Se non lo sai tu che scrivi -.- NdDraco Non mi
interrompere tu, che questa volta sei stato un bastardo! NdRyta Beh, se l'è
meritato, non doveva girarsi in quel modo! NdDracoCheCercaRagioni Di chi stai
parlando, scusa? NdGinnyConKatanaInMano Ehm...^^'' di quella stupida oca della
Parkinson! NdDracoCheFissaKatana Ma... sniff... Dracuccio, io sono la tua
promessa sposa! NdPansy Brrr... >.< Ma Ryta non potevi trovare un altro
personaggio che facesse la parte della Signorina Ingram? NdDracoSchifato Senti,
non piace nemmeno a me, ma ormai ho scelto lei come personaggio, e poi di che ti
lamenti, te l'ho fatta anche bellissima! NdRyta Ma è pur sempre Pansy!
NdDracoCheNonSiArrende Uff, mai contento tu! Non dimenticare che ho io in mano
la tastiera e chissà se non mi venga in mente di farti finire cieco e monco!
NdRytaSpazientita Pansy! Dove sei andata! NdDracoCheCercaSalvezza)
Dov'eravamo
rimasti? Ah, nel capitolo scorso vi avevo dato un indovinello, cioè se eravate
in grado di capire in quale punto del libro eravamo... la risposta è (rullo di
tamburi): la notte dell'incendio nella camera del Signor Rochester. Proprio
quello appiccato dalla moglie pazza... ehm... sì, forse era un po' difficile da
capire, ma serviva a spoilerare sulla partenza del padrone di casa dai suoi
amici. Il fatto è che c'era un avvicinamento sia nella storia originale che in
questa fanfic... ma lasciamo perdere... è meglio... (Ma perché l'hai dato
allora, l'indovinello! NdDraco Monco e cieco, monco e cieco NdRyta Ok, me ne
vado NdDraco)
Passiamo
ai ringraziamenti, va!^^
Aura:
Ok, la pubblicazione non è stata proprio fulminea (diciamo anche lentissima
NdDraco Monco e cieco, monco e cieco NdRyta Basta! Ho capito, sto zitto!
NdDracoSpazientito), però spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo!^.-
Marcycas
- The Lady of Darkness: tralascio il fatto che sogno non so da quanti anni di
partecipare ad una manifestazione tipo il Romix ma in questa mia cavolo di
città non accadrà mai (invidia nera), cmq so che ormai il libro l'hai finito
(e ci credo, non posto da più di un mese! NdMarcycas&LadyStufeDiAspettare),
quindi qualcosa l'avrai capita... quanto al fatto che Ginny ormai è cotta,
penso che in questo capitolo sia stato ben chiaro. Un bacione
Serena:
allora, penso che in questo capitolo Draco avrà fatto pochi affari con i
dentifrici e avrà venduto parecchia magnesia, visto l'acidume dell'ultima
parte, cmq spero che anche l'ultimo film mentale di Ginny sia stato di tuo
gradimento!^.- Quanto a Glory... beh forse poteva sembrare un 'cattivo' fuori
dagli schemi, ma a) Ha torturato brutalmente Spike, b) ha fatto del male a Spike;
c) per colpa sua Buffy è morta e Spike ha pianto. Trai tu le conclusioni (e che
c'è da concludere, ti piace Spike! ndDracoCheNonNePuòPiùDiStareZitto Senti,
ti dico e ti ripeto che ancora non ho stabilito se farti finire monco e storpio,
vuoi che prenda una decisione al momento, dettata dalla rabbia? NdRytaMinacciosa
Glom...-.-'' NdDraco)... hai visto? Il fantsma lo hanno sigillato al secondo
piano... porello... ih ih ih Un bacione!
Goten:
ti ringrazio davvero tanto! Arrossisco sempre con tutti questi complimenti, cmq
non è Vivian il problema, ma Mister-Non-So-Che-Voglio-Dalla-Vita... non so se
mi spiego!^^''
Sabryy:
un grazie di cuore anche a te! Purtroppo ormai non ci sono più i voti, però mi
fa piacere ugualmente riceverli!^^
Hermione:
ciao! Hai visto? Ho aggiornato di nuovo... ehm... per ricambia, intendi Draco...
ho paura che sarà una cosa difficile, questa...^^
Jennina:
benvenuta allora!^^ Spero continuerai a seguirmi, cmq per ora più che le
debolezze, fioccano le minacce! E Draco-Sono-Un-Ghiacciolo-Malfoy per il momento
sembra piuttosto in versione aguzzino-bastardo. Speriamo per il futuro,
ovviamente...^^
PiccolaVivy:
ti ringrazio tanto... però sappiamo tutto che l'originale è meglio!^^ Un bacio
Meimi:
grazie! E' molto difficile caratterizzare i personaggi, soprattutto Draco... spero di non
sbagliare!
_Kristel_:
ok, non ho aggiornato prestissimo, però ho mandato un capitolo bello lungo!
In effetti anche a me è piaciuta molto la scena del bacio e se te lo dico io
che sono tentata almeno un milione di volte di riscrivere intere scene, perché
non sono convinta...
Senda:
grazie, grazie, grazie! Anche se i voti non ci sono più, sono cmq
felicissima!^^
_Miwako_:
caspita, sono davvero riuscita a convertire una lettrice che non recensisce in
una lettrice che recensisce?O.o Non credevo che la mia storia fosse anche
miracolosa! Scherzo, spesso capita anche a me di non recensire perché ho poco
tempo, magari mi salvo i capitoli di una storia e quando ho il tempo di leggerli
hanno già aggiornato! Cmq ti ringrazio davvero tanto, cercare di non uscire
fuori dai personaggi credo sia il lavoro più difficile; ti chiedi sempre: 'E
lui come reagirebbe?', 'E lei cosa direbbe?', a volte stacco la scrittura anche
solo per pensare alle loro reazioni. Sapere che tutto sommato riesco a rendere
credibili i miei personaggi è un traguardo grandioso!
Aira:
spero che in tutto questo tempo, tu sia riuscita a risolvere i tuoi problemi con
la posta. Purtroppo non posso aiutarti, perché anch'io ho avuto diversi
problemi, che ancora non so come sono riuscita a risolvere. Cmq l'html non è
difficile, basta scrivere sulla pagina Normale e poi copiare e incollare il
testo della pagina HTML. Io faccio così. Ma se non ci riesci, so che la
webmistress potrebbe aiutarti. Se entri nella pagina Collabora, che si trova in
alto nel sito, troverai le istruzioni. Ti ringrazio per i complimenti! Un bacio
Petronilla:
devo essere sincera, ti credo fermamente, perché spesso anch'io immagino i
personaggi vestiti con abiti dell'Ottocento, e trovo difficile descriverli con
quelli più moderni! Cmq è chiaro che Ginny sia innamorata di lui, quello che
non è chiaro è proprio lui... mah...
Castalia:
grassie!^///^ decisamente quella conclusione è stata migliore di quest'ultima!
Luna
Malfoy: so che ancora non mi hai recensito, ma basta il pensiero, anche se
ovviamente se vuoi salva la vita, dovrai rimediare entro domani!^___^ Un bacione
Bene,
è tutto! Vi rimando ancora a leggere la one-shot che ho scritto, 'Andò per
scottare', e anche la long-fic dedicata a Ginny e Draco, 'Sei il mio
nemico'. Ah, e per i fan di Remus Lupin c'è anche una ficcina tutta per
lui, 'Feeling of Emptiness'. Spero andrete a darci un'occhiata!^.-
E
non smettete di recensire!!!!
Un
bacio a tutti e un grazie a tutti quelli che hanno letto questa storia, anche se
non la commentano.
"Gradirei un
po' più di rispetto per Pansy, Weasley. In fondo è quella che potrebbe
diventare la Signora Malfoy."
La
voce gelida di Draco risuonò nell'aria del grande ingresso di casa
Malfoy.
Ginny
avvertì una sensazione di angoscia dentro di sé e per un attimo sentì chiaramente il suo cuore vacillare. Ma non lo avrebbe mai dato a vedere.
Sostenne con tutto il coraggio che aveva, lo sguardo freddo dell'uomo davanti a
lei e prese un forte respiro per calmarsi e riprendere il controllo.
"Non
mi importa di quello che diventerà, non dimenticare che anche tua figlia è una
Malfoy e pertanto va rispettata ancora di più." replicò duramente,
lasciando andare la manina di Vivian, ma avvicinandola a sé con un abbraccio.
Draco
non rispose. Voltò le spalle e si diresse nel Salone, richiudendo la porta.
Per
un attimo una musica allegra proveniente dall'elegante stanza si espanse
nell'aria, poi tornò il silenzio.
Ginny
tirò un sospiro di sollievo, quindi si accasciò stancamente sui primi gradini
della grande scalinata in marmo. Blaise le si avvicinò, mentre Vivian preferì
sedersi al suo fianco, ancora leggermente scossa dall'accaduto.
"Certo
che te la sei vista brutta..." azzardò con calma Zabini, scrutando la sua
reazione.
La
donna incrociò il suo sguardo con decisione. "Se l'è cercata, lui e il
suo orgoglio! Quella cretina della Parkinson ha offeso sua figlia, mi domando se
gli faccia piacere che quella sparli come vuole di lui e della sua
famiglia!" si lamentò. Ormai la tensione si era sciolta e Ginny si era
sentita libera di dar voce a tutta la sua rabbia e di sfogarsi.
"E
poi ho lottato per anni contro terribili assassini, credi che non abbia il
coraggio di affrontarlo? Tsk! 'Rimpiangerai di essere nata', sì certo,
come no!" continuò, facendogli il verso.
"E
quell'attimo di esitazione? Mi sembra che tu ci sia rimasta male, per quello che
ti ha detto..." provò ancora Blaise con fare indagatore. Ora si era seduto
dall'altra parte, vicino alla ragazza e la scrutava con attenzione per cogliere
ogni suo minimo movimento.
Ginny
si sentì soffocare, ma evitò accuratamente di arrossire. "Mi sembra
ovvio!" sbottò poi, facendo sussultare, sia lui che la bambina che
stringeva in silenzio il suo braccio. "Pensi che la vita per Vivian sarà
facile, quando... quella, entrerà in questa casa come la signora
Malfoy?!"
Zabini
non rispose, rimase ad osservarla ancora per qualche istante in silenzio, cosa
che non piacque molto alla rossa. Cosa credeva, di riuscire a farle ammettere
che era rimasta male perché era cotta di lui? Mai. Non c'era stato niente di
serio tra loro due e lei stessa era convinta che fosse solo una sbandata,
perciò la sua reazione non aveva niente a che vedere con i suoi sentimenti. Era
solo per Vivian, punto.
"Ginny...?"
la vocina titubante proprio della piccola Malfoy, ruppe quel silenzio, portando tutta l'attenzione
su di lei.
La
donna le sorrise incoraggiante, accarezzandole una guancia. Si sentiva così
triste per lei, era chiaro che fosse ancora scossa e forse preoccupata per quello che era
successo.
"Che
cosa significa... 'trovatella'? chiese ingenuamente, ma con il chiaro sentore
che non dovesse essere niente di buono.
Ginny
sospirò sentendo il cuore colmo di pena per lei. "E' una cosa brutta,
Vivian, ma te la spiegherò quando sarai più grande. Per adesso non pensarci,
perché quella signora cattiva dice solo bugie per ferire la gente..."
"Quella
vecchiaccia cattiva, Ginny!" la corresse la piccola con un sorrisino
sadico sul volto. E quello credeva che non fosse sua figlia!
"Sì,
Vivian, quella vecchiaccia cattiva. Però promettimi che non la chiamerai mai
così quando sei con le altre persone, altrimenti tuo padre si arrabbia!"
la ammonì dolcemente, carezzandole il capo.
La
bambina annuì convinta. "D'accordo... però non ho capito perché papà si
è arrabbiato, questa volta, tu hai detto solo la verità a quella vecch- ops!"
si interruppe, portandosi una manina davanti alla bocca e guardando Blaise, che
sorrise con fare complice.
"Non
lo so cosa passa per la testa di tuo padre, certe volte... bah, ora non
pensiamoci più!" concluse alzandosi in piedi e spazzolandosi i jeans, non
che ce ne fosse realmente bisogno, visto che Malfoy Manor brillava come non mai
per la visita improvvisa. Aveva voglia solo di andarsene a letto. Era stanca e
non si era accorta di non stare molto bene.
"Sarà meglio andare a
dormire, è tardi ed io
sono stanca. Per non parlare del fatto che da domani riprendiamo le
lezioni."
Vivian
sbuffò impercettibilmente, ma accettò comunque la mano della rossa e prese a
salire le scale per il primo piano assieme a lei.
Ginny
si rivolse un'ultima volta verso il vecchio amico, prima di congedarsi. "Buonanotte,
Blaise, torna pure a divertiti con il Padrone del Mondo." ironizzò,
incrinando la voce sulle ultime parole. "E grazie per la compagnia."
concluse più dolcemente, sorridendo all'uomo.
Blaise
osservò lei e la piccola sparire dietro l'angolo del corridoio, prima di
tornare nel Salone assieme ai suoi amici.
*
La
porta si aprì di scatto, spinta dalle sue mani agitate... correva senza pensare
di riprendere il fiato che ormai non aveva più, voleva solo arrivare presto...
molto presto...
Temeva
di non fare in tempo, e allora corse ancora più velocemente... prima le scale,
poi uno stretto corridoio e ancora una porta grigia...
Si
fermò di colpo, ansimante e terrorizzata, quando capì che ormai non ci sarebbe
stato più niente da fare... era veramente, troppo tardi...
Due
occhi azzurri scintillanti di follia e una risata indemoniata catturarono la sua
attenzione per un secondo, prima di svanire e di mostrare il terribile
scempio...
Lacrime
copiose scesero sul volto, ma non riuscì a muovere più di un passo... scorse
gli innocenti corpicini, martoriati da quelle bestie sanguinarie, ormai senza
vita... rivide con orrore i disegni colorati che tappezzavano le pareti, sporchi
di sangue, schizzato durante l'attacco...
"Perchè...
perché loro..." ripeté serrando con forza la mascella per contenere i
singhiozzi disperati...
Iniziò
a sentirsi soffocare... quel sangue innocente le opprimeva le narici, e un senso
di angoscia e di rabbia la pervase... le forze le mancarono... rovinò per terra,
sentendo il fiato mozzo... le lacrime erano inarrestabili, ma il peggio era che non
riusciva più a respirare... non ce la faceva... sarebbe morta anche lei se non
avesse ripreso, ma non riusciva, vedeva tutto buio... solo
le tenebre...
Si
mise a sedere sul letto, completamente sudata e ansimante.
Si
toccò il petto che si muoveva in maniera irregolare, per cercare di calmarsi,
ma un ondata di tristezza la colse in pieno e un pianto liberatore le diede la
possibilità di sfogo.
Ancora
quel sogno, e ancora la stessa sensazione di morire di asfissia... quante volte avrebbe rivissuto il momento più
brutto della sua vita?
Già
da sveglia cercava di non pensarci, di dimenticare... quel giorno di sette anni
fa non era riuscita ad arrivare in tempo e aveva permesso che un gruppo di
Mangiamorte facesse quello scempio in una scuola elementare... erano solo
bambini, povere anime innocenti strappate alla vita da quegli orribili
assassini... uno schifo.
Aveva
avuto grossi problemi a riprendere a combattere, dopo quell'episodio, ma alla
fine ne era uscita fuori. Si era fatta coraggio e aveva promesso a se stessa che
se fosse riuscita a garantire ai bambini rimasti in vita un futuro migliore,
quando quell'inutile guerra sarebbe giunta al termine, allora si sarebbe
occupata di loro, non importava in che modo, bastava poterli aiutare e averli a
fianco... era per questo che aveva scelto di dedicarsi all'insegnamento.
Lasciò
che altre lacrime scivolassero silenziose sulla coperta blu che ricopriva le sue
gambe, ripensando all'ultima volta che aveva fatto quel sogno.
Erano
passati molti mesi, ma ricordava perfettamente che era stato prima di conoscere
Vivian. Da allora aveva sempre avuto sonni tranquilli.
Eppure
quella notte era successo di nuovo. Non si chiese il motivo però, perché lo
conosceva già.
Dopo
la lite di quella sera, era fermamente convinta che la sua frustrazione fosse
dovuta alla situazione di Vivian, ma quando, in silenzio nel suo letto, aveva
preso a pensare, si era sentita una stupida.
Era
per se stessa quella tristezza, solo perché sentiva di provare qualcosa per
quel bastardo di Malfoy, mentre lui aveva tutte le intenzioni di sposare
un'altra.
Sussultò,
quando sentì sopra la sua testa la risata agghiacciante di una donna. Sbuffò
tra le lacrime, passandosi una mano tra la chioma scomposta per quel sonno
agitato. Ci mancava solo il fantasma adesso!
Lo
ringraziò mentalmente quando tornò il silenzio e riportò la mente verso i
pensieri che l'avevano costretta ad un brusco risveglio. Ma cosa c'era da capire
ancora? Cosa poteva fare per cambiare la situazione?
Poggiò
la testa sulle ginocchia con aria abbattuta e lasciò che quel pianto liberatore
continuasse. Altro sapeva di non poter fare.
*
Rispetto
alla mattina precedente, dove la confusione era regnata indisturbata, quel
giorno sembrava che la grande abitazione dei Malfoy, fosse stata abbandonata
persino dai domestici.
Aleggiava
ovunque un silenzio indisturbato, mentre i raggi tiepidi del sole irradiavano il
maniero, rendendolo ancora più brillante e luminoso.
Tutta
'l'allegra comitiva' era fuori per chissà cosa e Mrs Gobbins e tutti gli inservienti
erano impegnati nelle cucine o fuori, visto che Malfoy aveva deciso di far
pranzare i suoi ospiti in giardino.
A
Ginny non dispiacque per niente quella tranquillità, tanto che finalmente, dopo
tanto tempo, riuscì a fare una lezione serena con Vivian.
Si
era alzata decisamente più stanca della sera precedente. Quella notte aveva
dato libero sfogo al suo stato d'animo per molto tempo e solo un'ora prima
dell'alba si era nuovamente addormentata.
Fortunatamente
il fantasma non si era fatto più sentire, perché altrimenti Ginny sarebbe
stata capace di trovare un modo per farla soffrire anche dopo la morte.
Il
suo stato d'animo era giù praticamente come le sue occhiaie, ma per quelle era
bastata un po' di magia; per la tristezza invece avrebbe dovuto dar fondo a
tutte le sue scorte di coraggio e di ottimismo.
Poco
prima di incontrare Vivian infatti, si era ripromessa di pensare con più positività.
Era vero, si sentiva depressa, ma se si fosse messa d'impegno avrebbe scacciato
quel sentimento stupido e inutile dal suo cuore e avrebbe dedicato la sua
completa attenzione alla piccola.
Sarebbe
stata solo quella la sua preoccupazione, e nient'altro. E prima o poi si sarebbe
fatta delle grasse risate -o meglio ancora si sarebbe schifata- ripensando al
fatto di aver provato qualcosa per un uomo come Draco Malfoy.
"Ginny,
questo pomeriggio, andiamo fuori per una passeggiata?"
Vivian
distolse il suo sguardo dalla pergamena sulla quale era impegnata in un piccolo
problema di aritmetica e guardò con occhi speranzosi la sua insegnante.
Da
quando Malfoy era tornato in quella casa, Vivian non era mai stata così
tranquilla durante una lezione. Se n'era stata composta e silenziosa per tutto
il tempo, prestando attenzione alle spiegazioni di Ginevra e facendo tutto
quello che la rossa le chiedeva. Non c'erano dubbi che il suo comportamento
fosse dovuto all'episodio della sera precedente e Ginny aveva paura che la
bambina non provasse più la stessa adorazione per suo padre.
A
cominciare dal fatto che non le aveva chiesto dove fosse quella mattina.
Sorrise
alla piccola con fare incoraggiante. "Perché no! E già che ci siamo,
possiamo anche andare ad Hay a fare un po' di spese, che ne dici?"
Vivian
manifestò la sua gioia saltando praticamente al collo della ragazza, per
abbracciarla. Entrambe avevano bisogno di starsene un po' in pace e di
dimenticare quel brutto giorno.
Pranzarono
nella saletta della colazione assieme a Rachele, la quale fu anche avvisata
della loro visita al paese nel pomeriggio.
Non
persero altro tempo e subito dopo uscirono dal maniero, ben attente a non
avvicinarsi al luogo in cui era stata imbandita la tavolata per gli ospiti.
Vivian
fu adorabile, quel giorno. Riuscì a riportarle il sorriso e il buonumore già
prima di arrivare ad Hay. Fu molto divertente andare per negozi,
cercando qualche bel abitino per la piccola e per lei, o ordinando due belle
tazze di cioccolata calda con panna nel pub, e ridendo come due matte per tante
piccole sciocchezze.
Era
incredibile come quella bambina potesse dimostrarsi tanto vitale, dopo tutti
quegli anni passati in isolamento in quel grande maniero. Forse semplicemente
adesso aveva imparato come lasciarsi andare e non pensare che tutto il mondo
ruotasse intorno a suo padre.
Nonostante
il sole fu tramontato, Ginny e Vivian non tornarono al Malfoy Manor che dopo
cena. Ridevano ancora quando aprirono la porticina laterale e misero piede nel
grande ingresso, ma si zittirono in un lampo, non appena videro Mrs Gobbins
dirigersi preoccupata verso di loro.
"Oh,
cielo! Finalmente siete tornate! Vi siete rese conto di che ore sono?!"
chiese sconvolta l'anziana donna, posando una mano agitata sul braccio di Ginny.
"Ci
scusi, Rachele, ma non volevamo tornare subito a casa, così abbiamo cenato ad
Hay e..."
"Non
importa." la interruppe Mrs Gobbins ansiosamente. "Anzi il fatto che
abbiate già cenato vi servirà a prendere tempo."
"Che
intende dire?" chiese Ginny confusa, prendendo tra le mani la mantellina
leggera che Vivian indossava per coprirsi dalla brezza notturna primaverile.
"Il
Padrone vuole che Vivian sia presente questa sera in Salotto e lei dovrà
accompagnarla." spiegò brevemente l'altra, affrettandosi a spingerle verso
la grande scalinata.
La
rossa strabuzzò gli occhi. "C-cosa?! No, non se ne parla! Io non posso
venire, sono stanca e..."
"Mi
spiace, Ginevra cara, ma il Signore ha ordinato categoricamente che ci fosse
anche lei. Ha detto che se non si presenta la porterà di peso in qualsiasi
situazione si trovi!"
Ginny
sospirò affranta. Ma cosa aveva fatto di male, nella vita, per meritarsi
questo?
"Ma
Vivian non vorrà stare assieme a quella..." riprovò cercando un appiglio,
ma fu nuovamente interrotta, questa volta dalla stessa bambina.
"No
Ginny, io voglio andare da mio padre, questa sera. Non ho paura di quella vec-
ehm... di quella signora cattiva e si mi dice qualcosa di male le dirò che
andrò a riferirlo a papà, così vediamo!" spiegò con convinzione. Negli
occhi ardeva un desiderio di rivalsa.
"Non
ho paura di lei e anzi spero tanto che papà la rimproveri di nuovo, come ha
fatto ieri! E poi voglio vedere cosa fanno tutti quei signori, sono
curiosissima!" concluse implorante, e con un'espressione buffissima che
fece sorridere Ginny.
"D'accordo.
Andiamo a cambiarci e a farci belle, così più tardi andiamo da tuo
padre." assentì sconfitta da tutto quell'entusiasmo. Se voleva superare le
sue debolezze, avrebbe dovuto comunque affrontarle, e quello forse era il modo
migliore.
"Vi
consiglio di entrare nel Salotto prima che i signori abbiano finito di cenare,
in questo modo attirerete meno l'attenzione." consigliò ora più
tranquilla, Mrs Gobbins. "Io adesso andrò in Sala da Pranzo, per vedere
che sia tutto a posto, ma siate veloci, ormai non manca
molto!"
Insieme
salirono verso le loro stanze e Ginny lasciò che la bambina si vestisse da
sola. Era al corrente che Vivian sapeva essere autonoma e non avrebbe mai
permesso che lei l'aiutasse in quel genere di cose, ma in ogni caso le avrebbe dato
un'occhiata prima di scendere al piano di sotto.
Nel
frattempo lei sapeva
già cosa indossare. Tra i tanti abiti semplici, ne aveva uno da strega blu
pervinca, modesto ma anche elegante che metteva in risalto i suoi occhi azzurri.
Era aderente fino alla vita e scendeva in una gonna svasata fino a coprire anche
i piedi. Le maniche si allargavano sui polsi ed era bordato su quei punti e sul
collo a barca che le lasciava scoperte le clavicole, da alcuni sobri ricami
acqua marina che
richiamavano qualche composizione esotica e sconosciuta.
Sistemò
i capelli in una crocchia elegante e lasciò che alcune ciocche vermiglie
ricadessero compostamente sulle spalle e ai lati del viso. Tra i capelli poi,
posò un fermaglio a forma di farfalla, con le ali in bronzo scuro e tempestate
su alcuni punti di piccoli zirconi azzurri e blu.
Ai
piedi un paio di ballerine dello stesso colore dell'abito. Un velo di trucco ed
era pronta.
Sistemò
meglio l'abitino bianco che aveva Vivian e le spazzolò la morbida chioma
bionda, fermandola ai lati da due mollettine fatte di brillantini.
Vivian
non si fece sfuggire dei complimenti verso la donna, ma Ginny preferì ignorare
la sua modesta bellezza e invece concentrare l'attenzione
sulla piccola fata che si era presentata poco dopo nella sua stanza.
Vivian era
una bambina incantevole e davvero in alcuni aspetti ricordava vagamente Narcissa Black, solo
che la piccola era molto più vivace e le mancava la puzza sotto il naso di sua
nonna.
Arrivarono
nel Salotto appena pochi minuti prima che vi entrassero gli invitati. Ginny si
era sistemata in un punto poco visibile della grande stanza, su una comoda
poltroncina di pelle nera, come tutte le altre nella sala, e aveva portato con
sé uno dei suoi libri preferiti.
Vivian
invece sedette dapprima al suo fianco, poi impaziente, chiese alla ragazza il
permesso di prendere un libro che aveva visto sulla libreria vicino alla porta
d'entrata, che raffigurava degli splendidi esemplari di draghi.
Ginny
annuì mostrandosi rilassata, nonostante dentro di sé era come un vulcano in
eruzione. Era preoccupata per le reazioni degli ospiti di Malfoy e nello stesso
tempo temeva di doversi sorbire le effusioni della dolce coppietta per tutta la
sera. Ma perché quell'antipatico del suo datore di lavoro non poteva farsi gli
affari suoi e lasciarla rintanarsi nella sua tranquilla, silenziosa e innocua
stanza?
Sospirò
osservando Vivian avvicinarsi alla libreria e prendere il tomo desiderato e per
poco non scattò in piedi, quando dalla porta fece il suo ingresso il piccolo
corteo di streghe guidato da Pansy Parkinson.
Combattuta
sul da farsi e memore della minaccia di Malfoy, non reagì immediatamente e anzi
rimase a guardare cosa accadde dopo.
La
Parkinson infatti, non appena mise piede nel grande Salotto e notò la presenza
di Vivian alla sua destra, voltò i suoi occhi scuri verso la piccola e le
mostrò un'aria disgustata. "E tu che ci fai qui, trovatella?"
Vivian
tremò impercettibilmente per un secondo, ma prese coraggio e mostrando una
faccia sorpresa esclamò guardando alle spalle della donna. "Papà!"
Pansy
si voltò di scatto, quasi preoccupata e notò con grande disappunto che dietro
di sé non c'era proprio nessuno, visto che le altre streghe si erano accomodate
all'interno della sala e che tutti gli uomini non si erano ancora fatti vedere.
Riportò scioccata l'attenzione sulla bambina, che mostrò un sorrisetto sadico
alla donna e si voltò senza aggiungere altro, raggiungendo Ginny.
La
rossa non fu mai così fiera di Vivian come quella sera. Le accarezzò
dolcemente una guancia e le permise di sedere sulle sue gambe, per osservare
insieme quel libro che a detta della piccola doveva essere veramente
interessante.
Qualche
istante dopo anche i maghi della comitiva fecero il loro ingresso nel Salotto e
Ginny si lasciò salutare da Blaise, che si avvicinò con fare amichevole per
dare un'altra fastidiosa scompigliata ai capelli alla bambina. Si sentì invece
morire, quando Draco si mostrò in tutta la sua eleganza e non diede cenno
nemmeno di averla vista, lì, rintanata nel suo cantuccio.
Vivian
invece, si alzò in piedi e andò a salutare suo padre con la solita eleganza
proveniente dai suoi geni. Draco la trattò con molto riguardo rispetto alla
sera precedente, e anzi la presentò a tutti i suoi ospiti. In poche parole non
era trascorsa nemmeno un'ora e già Vivian era al centro dell'attenzione di
tutti i presenti.
Ginny
si limitò ad osservarla da lontano e a mandarle cenni affermativi, ogni volta
che la piccola le rivolgeva l'attenzione, preoccupata, quasi a volersi chiedere
se la sua insegnante stesse bene.
Quanto
adorava quella bambina. Già quella preoccupazione verso di lei, nonostante
fosse la beniamina di quella serata, la rendeva così piena di orgoglio e di
affetto da farle superare ogni ondata di tristezza che saltuariamente la
colpiva.
Non
porse però, la completa attenzione solo a Vivian. Da brava osservatrice qual
era cercò di osservare tutti gli altri invitati al maniero. Certo, bisognava
aggiungere anche che aveva preso a fissare Malfoy per almeno venti minuti buoni,
asserendo che era davvero affascinante, quella sera.
Indossava
un pantalone nero dal taglio classico e una semplice camicia bianca di cotone
spesso, ma pareva avere molto più stile dei suoi tanti amici vestiti di tutto
punto chi in giacca e cravatta, chi ancora con preziosissimi abiti da mago da
chissà quanti galeoni.
Dovette
distogliere lo sguardo da lui, perché si accorse che al contrario Pansy le
lanciava parecchie occhiate oblique, nonostante fosse impegnata in sciocche
conversazioni con le sue amiche.
Blaise
le si avvicinava di tanto in tanto, cercando di fare conversazione, ma tornava
tra i suoi amici dopo poco tempo, richiamato da uno di loro.
Capì
che non facevano poi granché durante quegli incontri. Oltre alle persone
interessate a Vivian, alcuni chiacchieravano in piccoli gruppetti, come Malfoy e
un paio di signori dall'aria austera che parlavano di questioni inerenti al
lavoro al Ministero, o Zabini e altri cinque o sei maghi che trovavano piuttosto
divertente raccontare aneddoti strani, vecchi chissà quanti anni; altri ancora,
come due giovani streghe dall'aria simpatica, che vantavano due belle voci
melodiose, si facevano accompagnare da quattro giovanotti al pianoforte e
intonavano vecchie e nuove canzoni provenienti dalle tradizioni popolari, ma
anche dagli ultimi successi dei più grandi musicisti magici in voga in quel
periodo.
Pansy
e le sue amiche invece, sembravano saper fare solo una cosa nella loro vita:
spettegolare.
Sulle
persone non presenti, su quelle lontane che pochi metri da loro, sulle mogli dei
Ministri, sulla povera gente che a differenza loro doveva lavorare per vivere, e
su un mucchio di altre cose stupide e raccapriccianti per una come Ginny.
Quando
poi si rese conto che Pansy aveva compreso che fosse più facile e meno
pericoloso offendere lei, piuttosto che Vivian, aveva preso a far ricadere ogni
argomento su Ginny.
La
Weasley non era una persona da considerare, e quindi poteva essere schernita, la
Weasley non avrebbe mai potuto sposare un Ministro, la Weasley era povera in
canna e perciò doveva fare la serva per Malfoy, la Weasley era orribile nel suo
misero vestitino scialbo, la Weasley non poteva permettersi un buon estetista
perché le mancavano i soldi, Weasley, Weasley, Weasley...
Quanto
la odiava e quanto avrebbe desiderato lanciarle una bella maledizione Cruciatus
davanti a tutti e farla soffrire per almeno cinque minuti! Ah, dopo sì che si
sarebbe sentita meglio!
Respirò
a fondo, ma quasi trattenne il fiato, quando Pansy iniziò a parlare delle
inettitudini delle istitutrici private, argomento in cui ovviamente c'entrava
anche lei.
"Proprio
non capisco come Draco abbia fatto ad assumere una come la Weasley! Ma insomma,
di sicuro ci saranno state decine di insegnanti migliori di lei! O forse si
sarà divertito a trattarla come una schiava, dopotutto lo sanno tutti che gli
Weasley sono dei pezzenti!"
Il
sangue di Ginny ribolliva. Stringeva convulsamente i pugni e sentiva un
fastidioso pizzicore agli occhi, ma non avrebbe mai pianto davanti a lei e a
tutta quella gente. Trattenne con forza le lacrime e anche la sua voglia di
urlarle in faccia tutta la sua rabbia, mentre si chiedeva ancora perché diavolo
avesse preso alla lettera la minaccia di Malfoy e non aprisse bocca per
ribattere.
"Io
non mi sono mai trovata bene con quelle istitutrici! Sono tutte capaci di
prendere lo stipendio per non fare nulla! E di sicuro anche la Weasley sarà
così! Capisco che Draco lo trovi divertente, ma affidare proprio sua figlia
nelle mani di un'incompetente come quella, è proprio da matti!"
Questo
era troppo. Approfittò del fatto che l'attenzione del simpatico gruppetto fu
catturata da uno dei maghi che chiacchierava con Zabini e scivolò fuori da
quella stanza. Si sentiva umiliata e abbattuta e non le importava che Malfoy le
avesse ordinato di essere presente per tutta la serata. Al diavolo lui e tutti i
suoi amici, e anzi per evitare di doverlo incontrare, si nascose nello studio
dove faceva lezione a Vivian.
Quello
sarebbe stato l'ultimo posto in cui l'avrebbe cercata, se mai uno come lui so
fosse abbassato a tanto. Si accasciò scompostamente sul divano a due posti,
color vinaccia, lasciando finalmente libero sfogo alle sue lacrime. Quando aveva
iniziato a lavorare in quella casa, non pensava che sarebbe stato così
difficile, ma ormai sapeva anche bene che non sarebbe più stata in grado di
lasciarla.
*
La
porta della scuola si aprì nuovamente davanti ai suoi occhi... era agitata e
preoccupata, e voleva correre sempre più velocemente... temeva fosse troppo
tardi...
E
scoprì che fu davvero così... spalancò quella porta grigia e trovò davanti a
lei l'inferno e un demonio ululante di felicità che le sorrideva con gli occhi
brillanti di follia pura... una lunga massa di capelli neri e lucenti coprì la
vista di quello sguardo indemoniato, prima di svanire completamente e lasciare
lei e la sua disperazione in mezzo a quella valle di morte...
Ancora
i corpi insanguinati dei bambini... ancora quell'odore acre del sangue... ancora
quella sensazione di soffocamento... stava diventando di nuovo buio... presto
sarebbe svenuta o peggio morta... non respirava...
Con
un sussulto e un respiro molto forte, aprì gli occhi di scatto, alzando la
testa dal bracciolo del divano dello studio.
Ansimò
spaventata, posando una mano sulla fronte e si accertò per l'ennesima volta che
in realtà il suo respiro c'era eccome, vista la sua irregolarità.
Come
sempre non frenò le lacrime e i singhiozzi disperati e pianse lì, seduta su
quel piccolo divano su cui si era addormentata.
Ma
scoprì di non essere sola. Si era appena accorta che qualcuno si era avvicinato
a lei, che una mano calda si posò distrattamente sulla sua spalla.
"Weasley,
stai bene?"
Ginny
fremette e alzò gli occhi spaventati verso Draco, che aveva preso a fissarla
vagamente preoccupato e si era messo a sedere al suo fianco.
Non
pensò che chi aveva davanti fosse proprio lui, non le importò che lei non era
che una dipendente al suo servizio... in quegli attimi terribili avvertì solo
il desiderio di avere un conforto al proprio fianco... un conforto amato poi.
Si
aggrappò senza troppe pretese alla sua camicia, posando la fronte sul suo
petto. Avvertì un impercettibile sussulto di Malfoy, quando gli si avvicinò,
ma lo ignorò come tutto il resto.
"Erano
solo dei bambini... solo dei bambini..." mormorò tra i singhiozzi.
Quelle
parole dovettero avere una specie di spiegazione per l'uomo, che si rilassò e
posandole una mano dietro la nuca e una intorno alla vita, lasciò che Ginevra
si sfogasse, in silenzio e carezzandole dolcemente il capo.
Ginny
pianse, assaporando quel momento con intensità e ringraziandolo per quella
vicinanza nonostante non fosse niente per uno come lui.
Solo
dopo diversi minuti, Ginny decise di staccarsi, soltanto perché sapeva che
sarebbe bastato un altro poco per impedirle di lasciarlo andare.
"O-ora
va meglio..." biascicò con voce spenta, asciugandosi le lacrime con la
manica dell'abito. "Grazie..." mormorò poi accennando un sorriso,
quando Draco le posò sulla mano libera un fazzoletto bianco.
Inspirò
profondamente il suo profumo aspro e pungente, fremendo per quella gentilezza
così insolita per uno come lui.
"Cosa
è successo?" chiese poco dopo, senza troppi preamboli.
Ginny
tirò su col naso, asciugandosi l'ultima lacrima dal viso e cercò di recuperare
un tono di voce normale. "Stavo sognando... tutto qui." rispose
piatta.
"Un
sogno non fa quest'effetto, Weasley, nemmeno se è il peggiore degli
incubi." replicò deciso Draco. Continuava a fissarla con insistenza, come
se volesse leggerle negli occhi la verità. Ma tanto valeva dirgliela, dopotutto
lui lo aveva fatto in precedenza.
"Hai
ragione... ma questo è un ricordo... un orribile ricordo..." fece una
pausa di silenzio, nella quale Malfoy non le scollò gli occhi di dosso e attese
senza parlare che continuasse.
Ginny
fece un lungo respiro e chiuse gli occhi. Quando li riaprì fu pronta a
spiegargli tutto. "Ricordi l'attacco alla scuola elementare di sette anni
fa?"
Draco
finalmente volse il capo verso un punto imprecisato della libreria che
fronteggiava il divanetto. "Certo che lo ricordo... fu un fatto terribile
e ne parlarono per mesi i giornali." rispose con calma. Non disse altro, ma
era ovvio che la stesse esortando a continuare.
Sul
volto di Ginny comparve un sorriso amaro. "Beh, fui io la prima ad arrivare
sul posto." pronunciò quelle parole come se avesse rivelato un grave
peccato.
Draco
rivolse nuovamente i suoi occhi grigi su di lei. "Posso capire che ti abbia
scioccata, ma è una cosa vecchia ormai..."
"No,
tu non capisci!" lo interruppe lei bruscamente. Sapeva che avrebbe sminuito
la faccenda, ormai aveva imparato a conoscerlo a sufficienza.
"Io
avrei potuto evitare quello scempio, ma sono arrivata in ritardo! E tutti quei
poveri bambini erano innocenti, non avevano fatto niente di male!" si
sfogò alzando un po' il tono di voce.
Malfoy,
tuttavia non si scompose. "Nonostante tutto quello che è successo non puoi
cambiare il passato. Sbaglio o sei stata proprio tu a dirmi di guardare
avanti?" constatò con calma.
Ginny
si alzò in piedi e prese a percorrere in su e in giù il piccolo studio.
"Questa volta è diverso, Malfoy... per quell'episodio ho passato quasi un
mese al S. Mungo ogni giorno in preda ad attacchi in cui smettevo di
respirare... è stato terribile..."
"Guarda
che me lo ricordo, c'ero anch'io se non l'hai dimenticato." ribatté lui
continuando con la sua flemmatica tranquillità.
"Appunto!"
esclamò la rossa, fermandosi e guardandolo negli occhi. "Quindi ti
ricorderai quanto sia stato difficile!"
"Io
ricordo solo che poi ne sei uscita da sola. E due mesi dopo avevi ripreso a
combattere in prima linea." spiegò serafico, zittendola all'istante.
Era
vero. In quei giorni si era messa d'impegno a superare quel terribile momento e
fu in quel periodo che aveva fatto la sua promessa, che aveva deciso di fare
l'insegnante.
Abbassò
sconfitta il capo e riprese a camminare lentamente. "Però quei sogni non
mi hanno mai abbandonato e adesso ho ricominciato a farli... non mi capitava da
un po', ma ora..." mormorò con un fil di voce.
Draco
si alzò in piedi e si sistemò la camicia gualcita dall'attacco di
Ginny. "Beh, se mi stai dicendo che hai intenzione di arrenderti, sappi che
mi deludi. Questo vuol dire che tutto quello che mi hai detto su Vivian in
realtà per te sono solo parole. Mi hai criticato, ma in realtà sei tu quella
che non passa ai fatti." sentenziò secco, senza scomporsi.
Ginny
si sentì ferita. "Non è vero che non passo ai fatti!" si lamentò
piccata. "Ho provato mille volte a non pensarci, ma non è così semplice!
Basta un po' di depressione e subito il mio pensiero corre a quel giorno!"
L'uomo,
che fino quel momento aveva preferito rivolgere l'attenzione alla porta per
uscire, si fermò voltandosi verso la rossa.
"Forse
se evitassi di scappare come hai fatto questa sera, sarebbe già un buon
inizio."
Ginevra
aprì la bocca indignata, senza però che da essa ne uscisse alcun suono.
Draco
le rivolse un ghigno. "Andiamo Weasley, Pansy te ne ha dette di tutti i
colori e tu hai preferito andartene via in lacrime? Credevo avessi un
caratterino più forte!"
"Guarda
che sei stato tu a minacciarmi di non farlo!" ribatté acida, riducendo gli
occhi a due fessure.
L'uomo
ridacchio brevemente. "Io ti ho vietato di minacciare i miei ospiti, non di
startene zitta."
Se
ne andò lasciandola con quelle semplici parole e richiuse la porta alle sue
spalle.
Ginny
si sedette sul divanetto, leggermente sconvolta e rimase a fissare il vuoto
pensierosa, martoriandosi l'unghia del pollice per una buona mezz'ora.
Ma
chi era l'uomo che l'aveva consolata quella sera? Quello che l'aveva baciata
qualche giorno prima? Forse... ma di certo non quello che l'aveva minacciata
l'ultima volta!
Sospirò
rassegnata. Più lo conosceva e più Malfoy era un mistero per lei!
Solo
quando la pendola del corridoio, segnò in lontananza l'una di notte, decise di
uscire da quello studio. Decisamente si sentiva molto meglio rispetto a prima e
adesso aveva una voglia matta di rispondere a tono a quell'oca odiosa di Pansy
Parkinson!
Il
suo desiderio parve esaudirsi, perché mentre tornava in camera, incrociò la
scocciatrice che si ritirava nella sua, seguita da tutto il resto della comitiva
che creava una leggera confusione nel pur ampio e luminoso corridoio. Scorse
anche Draco in lontananza, ma evitò accuratamente di incrociare il suo sguardo
che la fissava incuriosito.
"Oh,
ma guarda chi abbiamo qui! L'incompetente della Weasley!" esclamò
divertita la Parkinson, sorridendo sdegnosamente all'indirizzo della rossa.
Ginny
mostrò l'espressione più falsa e serafica che conoscesse. "Oh insomma,
Parkinson, ancora con questa storia? E' tutta la sera che continui, forse
perché non sei capace di parlare d'altro..." mormorò con un tono più
basso, ma perfettamente udibile. "In ogni caso la questione mi sembra
chiusa. Se Malfoy non mi ha ancora licenziata nonostante sia qui da quasi otto
mesi, vuol dire che il mio lavoro è ben apprezzato. Dopotutto proprio tu
lo conosci bene, e dovresti sapere che il mio datore di lavoro non è molto
paziente per queste cose!"
Pansy
balbettò qualcosa di poco comprensibile e guardò le sue amiche e i presenti
per carpire le loro reazioni. Sembrava che tutti fossero d'accordo con quello
che aveva detto Ginny. In effetti il ragionamento non faceva una grinza.
Ginevra
salutò con gentilezza tutti i presenti, quindi si chiuse in camera e si lasciò
andare ad una risata liberatoria solo quando fu al sicuro nel suo bagno.
Ora
sì che si sentiva meglio, ed era sicura che avrebbe affrontato qualsiasi cosa.
Salve
ragazzi, era da un po' che non mi facevo viva, vero? (Ryta ignora gli sguardi
inceneritori dei lettori) Beh, in effetti dall'ultimo aggiornamento sono passati
un po' di secoli, ma come avrete notato prima o poi un nuovo capitolo spunta
sempre! Il fatto è che mi piacerebbe scrivere più spesso, ma come ormai ben
sapete il tempo libero per me è diventato un lido lontano e
irraggiungibile!^^
Ma
parliamo d'altro, non voglio tediarvi con i miei problemi, perché tanto lo so
che non mi salveranno dal linciaggio!^.- Allora, questo Draco è sempre più
misterioso, eh? Mah, chissà perché cambia umore ogni due secondi, io proprio
non lo capisco! (devi vedere io! NdGinny) Questa volta abbiamo scoperto cosa
avvolgeva il passato di Ginny e questo vi assicuro che influirà per il
futuro... dopotutto questa storia si intitola 'Il buio ha i tuoi occhi',
no?
Cmq
vi garantisco che d'ora in poi la nostra protagonista diventerà molto più
combattiva e perciò si distaccherà un po' dal personaggio originale di Jane
Eyre e vedrete che combinerà!^^ E Vivian? Non è un amore? Ha già iniziato a
darsi da fare con quell'oca della Parkinson! Sono fiera di lei!^___^
Per
quanto riguarda la trama di questa storia vi avviso che da adesso in poi non
seguirà proprio quella originale (appunto a cominciare dalla
protagonista), perché sinceramente non ci vedo una Ginny che se ne sta zitta e
buona in un angolo per tutta la durata della permanenza degli amici di Draco...
non è nel suo carattere perciò vi assicuro che in futuro accadrà qualche
bella sorpresa... non dico altro, il resto verrà pian piano! Ih ih ih ih...
E
adesso un grazie enorme a tutti quanti! Ragazzi dovrei fare un monumento ad
ognuno di voi, siete stati così gentili a mandarmi tutte quelle recensioni, che
sono salita al settimo cielo! Wow, mai così tante per un capitolo, davvero
grazie!!!^___^
Oryenh:
Non fa niente se non mi hai recensito prima questa storia, perché anzi ti
sei ben rifatta con quei due bei commenti che mi hai mandato!^.- Allora, vedo
che già dall'inizio hai centrato il problema... ma non ti dico quale, è più
divertente se lo scopri da sola! Eh eh (me bastarda nell'animo). Quanto a
Draco... di botte ne avrà avute abbastanza da Luna, Lady e Marcycas, quindi ti
posso assicurare che giustizia è stata fatta! E poi questa volta si è fatto
anche perdonare, no? Un bacio
Goten: spero
ardentemente anch'io che Pansy faccia quella fine, ma cmq nel frattempo ci
penserà Ginny a darle pan per focaccia!Draco le idee chiare non ce le ha
proprio! Ma il suo comportamento ha un perché, te lo garantisco! ^.-
_Kristel_:
Eh eh eh... Pansy non la sopporta proprio nessuno, eh? (Nemmeno io, cmq
-.-) Dopo questo capitolo, poi...
MoonLilith: Ti
ringrazio molto per i complimenti! In effetto Jane Eyre è uno dei miei libri
preferiti!
Meimi:
ed eccone un altro di aggiornamento! Spero che questo sia ancora più ricco di
sorprese!
Enika:
Beh sì, Draco sa farlo proprio bene, l'antipatico... però questa volta
si è fatto perdonare, visto che ha consolato la nostra Ginny! Eh eh...
Senda:
ti ringrazio molto sia per i complimenti che per le critiche!^.- Fa sempre
bene ricevere consigli, però devo chiederti un favore: ho riguardato molto i
miei capitoli, cercando i punti in cui mi ripetevo, ma non ho ben capito se ti
riferisci ad alcune frasi in particolare o a certe parole. Mi piacerebbe molto
che mi spiegassi meglio, davvero! Quanto alla velocità negli aggiornamenti, mi
dispiace davvero tanto, ma sto scrivendo tre storie contemporaneamente, per non
parlare delle one-shot che ogni tanto mi vengono in testa e che butto giù prima
di dimenticarle. Se poi si aggiunge il fatto che l'università che frequento mi
porta via praticamente metà e a volte tutto il giorno, potrai capire che mi è
materialmente impossibile aggiornare più presto. Spero vorrai scusarmi e
continuerai a seguirmi. Un bacio
Malesia:
Grazie come sempre!^___^ Lo so che il capitolo è finito male, per questo
motivo questa volta vi ho regalato una conclusione più decente. Spero vi sia
piaciuta!
PiccolaVivy:
ringrazio tanto anche te per i complimenti... non immaginavo che una mia
storia potesse avere l'effetto di una droga, eh eh... un bacio
Marcycas
- The Lady of Darkness: Whahahahahahahahahaha! (Ryta si rotola per
terra senza più fiato) Oddio... bwhahahahahahahaha! Non ci credo, siete
fantastiche! Eh eh (strascichi di ridarella)... mhm... allora, riprendiamoci!
Adoro queste recensioni, mi fanno sempre morire! Molti si chiedono dove sia la
moglie pazza, ma è inutile che vi facciate queste domande! Ricordate che vi ho
detto? Questa storia non prende alla lettera quella originale, perciò qualche
sorpresa ci sarà sempre! Già da questo capitolo se ne hanno i primi
avvertimenti... non avete capito? Fa lo stesso, vi assicuro che è meglio la
sorpresa!^.- Ah, avete visto? La conversazione tra Draco e Ginny è andata bene
alla fine, quindi potete tirare un sospiro di sollievo! Due baci
Luna
Malfoy:
whuawhuawuhawuhawuhawuhawuha... aiut-... ahahahahahaha! Non respir-
biiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiip! (Dalla porta della camera di Ryta compaiono due
dottori in stile ER che la rianimano prima che muoia soffocata. Quando Ryta si
riprende, caccia via i dottori e riprende a rispondere alle recensioni.) Allora,
basta ridere. Dopotutto è Ginny quella con le crisi respiratorie, mica io!
Allora eh eh eh... no! Basta! Dunque... dov'eravamo rimasti? Ah, ti perdono per
non aver recensito! (Frase solenne) Ok, adesso passiamo alle cose serie (anche
se non mi sembra che questa risposta ne abbia mai avute -.-)... ti ringrazio per
le pulci nell'orecchio, come vedi ce ne sono già tante. Tu continua a mandarle,
visto che sai taaaaante cose di questa storia. (Luna inghiotte il vuoto quando
lo sguardo omicida dei lettori si sposta su di lei) E Draco questa volta è
salvo? (Lo chiedo a tutte e tre le assassine, si è salvato dalla pena capitale?
Io spero di sì, perché mi serve ancora un po'! Ih ih ih...) Un bacione anche a
te, ciccia!
Hermione: certo,
Pansy è stata proprio una gran bastarda, però c'è da dire che in questo modo,
Ginny si è fatta consolare da Draco (e dimmi se è poco!^.-) e Vivian ha tirato
fuori tutta la sua faccia tosta da Malfoy ed è passata al contrattacco! Prevedo
tempi duri per la povera Parkinson!
Serena: E
lo sai che per me è proprio Spike l'unico che può impersonare Draco da adulto?
Concordo pienamente con te, e chissà se prima o poi con l'aiuto di Luna non
riuscirò a fare le locandine di questa storia. E ovviamente il volto del bel
biondino sarà quello di Spike!^.- La storia della mamma si scoprirà molto più
in là, nel frattempo attenta ad alcuni particolari, saranno importanti in
futuro!
Aira:
Sono contenta che sei riuscita a risolvere quel problema. Anch'io ci sono
passata all'inizio e poi una mia grande amica mi ha dato una mano e alla fine ho
imparato qualcosa... cmq effettivamente non sopporto la coppia Harry/Cho, e ti
prometto che appena ho un secondo di tempo vado a scaricarmi la tua storia! Un
bacio
Lely77:
^///^ Grazie infinite! I tuoi complimenti mi hanno davvero fatto
arrossire! Se devo essere sincera più volte avevo pensato di scrivere una
storia originale, ma fino ad adesso non mi sono mai reputata ancora abbastanza
brava per poterlo fare. Qualche idea cmq ce l'ho e penso che prima o poi le
butterò giù. Cmq ti ringrazio per l'incoraggiamento, mi ha fatto molto
piacere!
Castalia:
Eh eh, l'idea dalla padella è proprio ottima... chissà se prima o poi
non mi viene in mente qualcosa (Draco inghiotte il vuoto toccandosi il
bernoccolo che gli ha procurato Castalia) Scherzi a parte, la storia del
matrimonio vi ha scioccato davvero molto! Continuate a leggere e vedrete che
accadrà, vi dico solo questo! Un bacio
Florinda: ma
se non vi lascio con il fiato sospeso poi, che gusto c'è? Scherzo, spero cmq
che questo capitolo sia piaciuto, dopotutto un po' finisce bene!
Lollo:
mi dispiace ma come ho detto più di una volta ho sempre poco tempo per
scrivere, cmq non ti preoccupare, prima o poi i miei aggiornamenti ci sono
sempre! (prima o poi NdDracoInsinuatore Sdeng! NdMartelloSullaTestaDiDraco)
Ce
l'ho fatta! Rispondere ai vostri commenti è faticoso, ma vi assicuro che per me
è la parte più bella e divertente! Mi raccomando, continuare a recensire, ne
sarei felicissima!^___^
Ah,
un ultimo avviso... vi ricordo che ho scritto una one-shot dedicata alla coppia
Draco/Ginny, 'Andò per
scottare', se vi va e non l'avete letta, dateci un'occhiata!
Con
questo vi saluto e vi mando un bacio! Ah, e un grazie a tutti quelli che hanno letto questa storia, anche se
non la commentano.
Da
quella famosa sera, in cui Draco aveva mostrato un altro lato nascosto del suo
carattere, erano trascorsi quasi otto giorni.
Ginny
anche questa volta aveva preso alla lettera il consiglio di Malfoy e aveva preso
a comportarsi con i suoi amici in maniera più aperta.
Rispondeva
a tono alla Parkinson, ben attenta a celare ogni cattiveria dietro una
falsissima cordialità, e chiacchierava con i maghi e le streghe che non avevano
nessun problema ad avvicinarla.
Quando
poi si era sparsa la voce che Ginny fosse stata un'Auror e che aveva combattuto
in prima linea durante la Seconda Guerra, molti avevano preso a trattarla
diversamente... quasi con più cordialità.
I
più giovani erano quelli più affabili. Le era capitato qualche volta che
raccontasse qualche episodio della sua vita nell'Ordine della Fenice o che
esprimesse le sue opinioni, senza esitare, sugli argomenti che giornalmente
venivano portati nella discussione.
Malfoy
aveva disposto anche che sia lei che Vivian partecipassero ai pasti. E la
bambina ovviamente ne era felicissima, al contrario di Ginevra, che a volte
desiderava realmente un po' di tranquillità.
Il
problema era che stare in compagnia degli amici di Malfoy equivaleva a non
abbassare mai la guardia. Prima di tutto perché la Parkinson aveva la
cattiveria per lei sempre pronta, e poi perché aveva più volte sospettato che
quella compagnia non fosse del tutto indifferente a qualche legame con le Arti
Oscure.
Dopotutto
erano tutte famiglie di Purosangue, cognomi che più di una volta Ginny aveva
sentito nominare tra i Mangiamorte e che all'epoca della scuola avevano con
orgoglio fatto parte della casata dei Serpeverde. Non si sarebbe stupita se
avesse scoperto che qualcuno di essi avesse collaborato con Lord Voldemort al
tempo della guerra e che fosse riuscito a farla franca e a passare inosservato.
Soprattutto
tra i maghi più vecchi serpeggiava quel dubbio, mentre i più giovani si
limitavano solo a ribadire i concetti di purezza di razza e di ricchezza dei
nobili casati a cui appartenevano.
Comunque
Ginny aveva cercato di non mostrarsi sospettosa ed esibendo brillantemente un
comportamento sempre educato ed impeccabile era riuscita a farsi rispettare da
gran parte del gruppo.
Da
come aveva notato la prima sera, la comitiva non faceva poi molto durante la
giornata. Si parlava, si scherzava, si trattavano argomenti di lavoro, al limite
si faceva qualche partita a Quidditch o a scacchi o a qualche altro gioco da
maghi, ma in sostanza secondo Ginny si sprecava la vita senza motivo.
Certe
sere avrebbe preferito giocare assieme a Vivian nell'Ingresso del Maniero, come
faceva prima del ritorno di Malfoy, piuttosto che far compagnia agli amici del
padrone di casa. Anche la piccola a poco a poco si era stancata di quelle
persone e spesso finiva per sedersi al fianco di Ginevra per leggere un libro o
la pregava con insistenza perché giocasse con lei a Sparaschiocco o a scacchi.
Ginny
acconsentiva di buon grado, annoiata come la piccola e insieme capitava che
finivano per estraniarsi, chiudendosi in un mondo tutto loro dove agli altri non
era permesso di entrare.
Altre
volte invece, era Blaise che riusciva a portare una ventata di allegria in
quelle noiose serate. Nonostante quelle fastidiose scompigliate ai capelli che
riservava sempre a Vivian, era riuscito ad entrare in sintonia con la bambina e
anche con Ginny. La donna si era resa conto di aver ritrovato il vecchio amico
con cui chiacchierava e si confidava al tempo dell'addestramento per Auror e
questo le aveva fatto più che piacere.
Soprattutto
da quando si era resa conto che Malfoy le parlava sempre meno e che appariva
sempre più strano.
Lo
aveva osservato molto. Delle volte appariva tranquillo e rilassato, altre
sembrava nervoso per chissà cosa e se la prendeva con tutti. Sfoggiava un
sorriso strafottente e magari se ne usciva con qualche cattiveria su chissà chi
come se volesse far del male a tutti quelli gli capitavano a tiro.
Dopo
molte congetture, Ginny aveva rinunciato a capirlo. L'unica cosa chiara era che
avesse qualche serio problema che lo affliggeva, ma che ovviamente non voleva
rivelare a nessuno. Nemmeno a Blaise, visto che anche lui si chiedeva spesso
cosa fosse successo al cugino.
Una
sera, Ginny lo aveva beccato per caso nel frutteto del maniero. Era un lungo
viale abbastanza largo, costeggiato da ampie aiuole in cui crescevano floridi
alberi da frutto. Ce ne erano di ogni tipo e in quel periodo dell'anno, erano
decisamente splendidi, con i loro fiori colorati e le gemme che indicavano
l'inizio della primavera.
Era
completamente buio, ma la lieve luce della luna rischiarava il sentiero, dando a
quel luogo qualcosa di magico e di misterioso. Ginny adorava quel posto, lo
aveva scoperto da quando Draco le aveva vietato di andarsene a spasso per il
secondo piano del maniero e da allora era diventata la sua meta preferita.
Riusciva sempre a trasmetterle tranquillità ogni volta che percorreva quel
viale.
Dopo
aver accompagnato Vivian a letto, non avendo nessuna voglia di tornare in
Salotto assieme agli amici di Malfoy, aveva deciso di andare a fare una
passeggiata e per caso si era imbattuta proprio nel padrone di casa.
Era
seduto su una panchina di marmo, la testa bassa e le braccia che reggevano la
fronte. Aveva un'aria tormentata, pensò Ginny in un primo momento, mentre aveva
sentito l'istinto di avvicinarsi.
"Malfoy...
tutto bene?" gli aveva chiesto cercando di non mostrarsi troppo
preoccupata.
L'uomo
era sussultato quando aveva sentito la voce della strega, e aveva alzato il capo
sorpreso.
Ginny
aveva notato che la sua fronte era imperlata di sudore e che la sua espressione
era tesa. Non le era parso così quando quella sera lo aveva intravisto in
Salotto, ma poi si chiese quando era sparito dalla stanza e non lo aveva visto
più.
Draco
abbassò nuovamente il capo e sbuffò seccato. "Sì, Weasley, sto bene. Ora
puoi anche andartene." replicò con voce autoritaria.
"Che
gentilezza, Malfoy! Ti ho solo chiesto come stavi, non un aumento di
stipendio." rispose acida la rossa, incrociando le braccia e guardandolo
torva.
Il
biondino appoggiò la schiena contro il marmo della panchina e mostrò
un'espressione maligna. "Non sono fatti che ti riguardano, Weasley, non sei
la mia balia."
Ginny
ignorò la battuta e lo fissò preoccupata, avvicinandosi a lui di un altro
passo. "Ha... ha per caso a che fare con... Vivian?" chiese titubante.
"Non
nominare quella mocciosa, Weasley... mi infastidisce." replicò secco,
lasciando Ginevra sconvolta.
"Ma...
ma che stai dicendo...? E' di tua figlia che stai parlando!" gli fece
notare immediatamente con un tono più che scioccato. Che cosa gli era preso per
uscirsene con quelle parole così crudeli?
Draco
sembrò scuotersi e tornare in sé. Il suo sguardo si fissò un attimo su Ginny
e apparve colpevole. "Giusto... é mia figlia..." mormorò. Si alzò
in piedi e si passò un mano tra i capelli per riprendere contegno. "Ci
vediamo in Salotto con gli altri Weasley... ora devo andare..."
Si
allontanò lasciandola dubbiosa e allibita. Chi altro era quel Draco Malfoy che
aveva visto seduto su quella panchina? Un'altra parte di lui che nessuno
conosceva? Che significato aveva quell'espressione combattuta e quale quelle
parole maligne contro il suo stesso sangue?
Una
forte preoccupazione si impadronì di lei. Forse non era tutto sistemato come
aveva pensato qualche tempo prima.
*
Il
mattino dopo aveva fatto una gran fatica a fare lezione a Vivian.
Dopo
quello a cui aveva assistito, non era riuscita in alcun modo a chiudere occhio.
Si era rigirata nel letto chiedendosi il perché di quel comportamento, ma mai
le era venuta in mente una possibile e plausibile soluzione.
Quella
sera, dopo
aver girovagato ancora per il frutteto, era tornata in Salotto e vi aveva
trovato Malfoy che conversava amabilmente con dei suoi amici, come se non fosse
accaduto nulla. Lo aveva visto sorridere e fare qualche battuta e non gli aveva
staccato gli
occhi di dosso nemmeno quando Pansy se n'era uscita con qualcosa come 'Cos'ha da
guardare la Weasley? E' invidiosa del mio futuro marito?', che Ginny non aveva
nemmeno ascoltato.
E
quella mattina le ci erano volute abbondanti dosi di trucco per poter nascondere
quelle orribili occhiaie e almeno quattro caffè per poter avere la mente
abbastanza lucida per svolgere i suoi doveri di insegnante.
Fortunatamente
Vivian non fu attenta come al solito. Aveva infatti saputo dalla cuoca, che
molto probabilmente a giorni avrebbero organizzato un ballo per gli ospiti a cui
ovviamente, la piccola sognava di partecipare.
Ginny
era così stanca che non ci aveva fatto caso più di tanto, e quando dopo pranzo
era riuscita finalmente a trovare un momento di tranquillità, era uscita nei
giardini per godere del caldo sole primaverile, seduta comodamente su
un'altalena a due posti, magari anche con l'intento di sonnecchiare serena.
Pensava
che nessuno, nel luogo appartato che aveva scelto, avesse potuto disturbarla, e
invece sentì chiaramente il rumore di alcuni passi che si avvicinavano e aprì
gli occhi incuriosita, chiedendosi chi fosse.
"Ciao."
fece la voce tranquilla di Blaise.
Cercando
di non mostrare lo scontento per l'intrusione, abbozzò un sorriso e si passò
una mano tra la chioma fulva per rassettarli.
"Ciao...
che ci fai da queste parti?"
"Ogni
tanto vengo qui per rilassarmi... Draco e i nostri amici sono impegnati in una
noiosissima partita a criket... sono scappato prima che potessero chiedermi di
giocare..." spiegò storcendo la bocca al pensiero.
Ginny
ridacchiò. "Non ti piace proprio il criket a quanto vedo..."
Zabini
si sedette al sua fianco e fece dondolare lentamente l'altalena. "E poi
volevo parlarti un po'... mi sei sembrata strana oggi, a pranzo." la
guardò fisso negli occhi e mostrò un'aria preoccupata. "Non avrai avuto
ancora problemi con mio cugino spero..."
La
ragazza accennò un sorriso, sentendosi lusingata per quell'interessamento.
"Ti ringrazio, ma la verità è che sono un po' stanca... avevo qualche
pensiero per la testa e non ho dormito..." fece un grosso e stanco
sbadiglio, portandosi la mano alla bocca per nasconderlo. "Per non parlare
di quel fastidiosissimo fantasma... ha la brutta abitudine di ridere proprio
sopra la mia stanza, non lo sopporto più!"
"Ridere?"
fece Blaise sorpreso, allargando gli occhi blu e mostrando meglio quelle
particolari sfumature pervinca.
Ginny
annuì. "Sì... una volta ho fatto un brutto incontro con lui... ce l'avrà
con me, forse..." spiegò con calma, posando poi la testa sul morbido
cuscino per rilassarsi.
"E'
per questo che speravo di riposarmi un po', questo pomeriggio..."
L'uomo
non rispose. Restò in silenzio immerso in chissà quali pensieri mentre Ginny
abbandonò la mente stanca, chiudendo gli occhi.
"Comunque
è vero..." aggiunse poco dopo, sentendosi libera di confidarsi con
l'amico. "Ho avuto una piccola discussione con Malfoy ieri sera... e tutto
perché mi sembrava un po' strano..."
Blaise
sembrò tornare sulla terra, voltando il capo sorpreso. Dopo aver registrato le
parole della rossa, fece un lungo sospiro, accomodandosi anch'egli sullo
schienale. "Allora non me n'ero accorto solo io... forse gli altri non se
ne rendono conto, ma a volte... non lo so... non mi convince il suo modo di
fare... sembra che nasconda qualcosa..."
"Già..."
disse soltanto Ginevra. Non aggiunsero altro. Lei richiuse nuovamente gli occhi
e si fece prendere da un lieve torpore, mentre lui restò a fissare il vuoto,
volando lontano con la mente e lasciando che solo il frusciare delle foglie
sugli alberi e il cinguettio degli uccelli, riempisse quell'aria primaverile.
*
Ben
presto la notizia del ballo si fece più sicura.
Vivian
era stata la prima ad avvisare Ginny, una mattina di cinque giorni dopo. Era
entrata nello studio con un sorriso che faceva il giro della faccia e aveva
gridato tutta contenta che di lì a due giorni si sarebbe tenuto un ballo serale
per intrattenere gli ospiti di Malfoy.
Ginevra
non accolse la notizia come la bambina. Certo, da una parte aveva sempre sognato
di poter partecipare ad un simile evento e l'occasione che le capitava la eccitava
parecchio, ma dall'altra parte vi erano diversi piccoli motivi per cui più di
una volta si era detta che sarebbe stato meglio starsene chiusa in camera,
quella sera.
In
primis perché non avrebbe avuto un cavaliere. O per lo meno quello che lei
avrebbe desiderato. La notte prima del ballo aveva sognato di ballare assieme a
Malfoy e il giorno dopo non aveva avuto il coraggio di guardarlo in faccia per
metà mattinata, finché lui non aveva detto una cattiveria verso di lei e presa
dalla rabbia, si era decisa a rispondergli a tono.
Altro
problema era che si sarebbe certamente sentita fuori posto. Vedere sicuramente
Malfoy ballare con quell'oca della Parkinson le avrebbe fatto sicuramente male,
e senza contare che non aveva la minima idea di come vestirsi. Di certo non con il solito vestitino azzurro che
ormai indossava una sera sì e l'altra pure.
Già
doveva sorbirsi le critiche continue di Pansy... avrebbe dovuto ascoltarle anche
quella sera?
In
poche parole il suo sogno si sarebbe rivelato un incubo, così aveva iniziato a
ponderare bene la cosa e pensare bene se fosse il caso di rinunciare.
Ma
poi
era arrivata la sorpresa. Malfoy le aveva recapitato un bigliettino molto
sintetico, nel quale le ordinava di portare Vivian a Londra, per scegliere un
abito adatto all'occasione.
Andate
a Diagon Alley da Madama McClain e scegli un abito per Vivian. Dato che anche tu
dovrai partecipare al ballo, trovane uno anche per te. Se non lo farai, sarai
costretta ad indossarne uno scelto da me, quindi non pensare di rinunciare. Ti
ho dato soldi abbastanza per permettervi quello che volete.
"Agli
ordini, padrone..." aveva rispose lei acidamente, fissando il bigliettino
con rabbia.
Sempre
quel tono come se impartisse ordini ai suoi elfi domestici. Dannato lui e la sua
aria boriosa! E dannata lei che si era innamorata di un tipo simile!
Vivian,
ovviamente aveva accolto la notizia felicemente. Aveva buttato giù dal letto
Ginny all'alba del giorno del ballo, perché potessero andare a Diagon Alley.
Per
la donna in fin dei conti non era stato un gran peso, visto che aveva deciso che
avrebbe fatto visitare alla bambina la famosa via magica di Londra e le avrebbe
mostrato tutte le bellezze e le stranezze di quel posto.
Persero
molto tempo da Madama McClain. Vivian era stata indecisa tra un abito molto
sfarzoso pieno di trine e merletti che a Ginny fecero accapponare la pelle ed
uno di un azzurro tenue, non molto elaborato e di ottima fattura. Lungo fino al
ginocchio, aveva sul davanti delle strane pieghe che partivano dal collo a barca
e
arrivavano alla cintina di seta e poi si aprivano sulla gonna ondeggiante e
svasata. Le manichine erano a tre quarti, strette all'estremità e larghe dalla
spalla in giù.
La
scelta dell'abito di Ginny invece, era caduta su un elegante vestito verde
scuro, dal tessuto di seta cangiante in riflessi rossicci e dorati. Lasciava le
sue spalle e le braccia lattee scoperte, e dalla vita in giù seguiva le
sue forme perfette fino a svasarsi leggermente all'altezza del ginocchio e
scendere più largo fin quasi a terra. Il corpetto era molto semplice e il tutto
era corredato da un raffinato scialle in tulle dello stesso colore dell'abito da portare
sulle braccia o sulle spalle.
Non
aveva voluto sapere quanto costasse quell'abito, perché quando le mostrarono il
conto complessivo, a cui erano state aggiunte anche due paia di scarpe e dei
graziosi gioielli per completare l'opera, per poco non mancò che le prendesse
uno choc anafilattico. Si chiese come diavolo facesse Malfoy a permettersi tutto
quel lusso e a pagare così tanto dei vestiti, quando lei con quella stessa
cifra, avrebbe vissuto per un mese intero.
Dopo
aver fatto un giro turistico di Diagon Alley, aver ammirato le vetrine dei
negozi, aver comprato qualche nuovo libro al Ghirigoro e aver assaggiato il
famoso gelato di Floran Fortebraccio, decisero di tornare al Maniero nel
pomeriggio, giusto per avere il tempo di prepararsi a dovere.
A
dir la verità l'idea era venuta a Vivian. Era stupefacente, come quella bambina
avesse in corpo, senza rendersene conto i geni della perfetta nobil donna.
Certamente doveva averli ereditati da suo padre, non dalla quella perfida
assassina che era stata sua madre.
Tornarono
così a casa, nonostante Ginny si sentisse sempre meno convinta di partecipare a
quel ballo. Per quanto le riguardava, avrebbe anche potuto provare a barricarsi
in camera con qualche incantesimo potente, in modo che Malfoy non riuscisse a
recuperarla e a portarla di forza nella sala da ballo, ma c'era da contare anche
che aveva speso una barca di soldi per quell'abito, e nonostante non pensasse a
Malfoy come ad un uomo molto tirchio, come minimo si disse che avrebbe dovuto
fargli il favore di indossarlo.
Così
era iniziata una lunga permanenza nella sua stanza per poter apparire decente e
magari strappare qualche ballo durante la serata, da parte di qualche mago
ospite.
Non
aveva più avuto modo di parlare molto con Blaise in quei giorni, perciò non
sapeva nemmeno se lui avesse mai voluto essere il suo cavaliere.
Nonostante
il pensiero di dover fare da tappezzeria per tutta la serata, si fece un bel
bagno, lavò accuratamente i capelli e indossò il famoso abito, con
un'attenzione snervante.
Truccò
il viso in modo non molto appariscente e poi si occupò della sua capigliatura
fulva. La arricciò con qualche sapiente incantesimo e fermò i ciuffi in alto,
con un fermaglio allungato e su cui vi erano dei graziosi fiori in ferro
battuto. Lasciò che alcuni sfuggissero scompostamente fino alle spalle e che
gli altri ricadessero morbidamente dal fermaglio in una deliziosa cascata di
fiamme.
Era
ormai giusta l'ora fatidica, quando terminò di dare qualche accorgimento, anche
a Vivian e di sistemare ciò che aveva lasciato fuori posto.
Si
guardò allo specchio un'ultima volta, pensando di non essere la stessa persona
che si rifletteva e che quella doveva essere un suo clone che aveva rinchiuso la
vera Ginny da qualche parte in quel maniero, e trattenendo nervosamente la
bambina per mano, si avviò nella Sala da Ballo.
La
musica era già alta, quando attraversò il salotto e varcò la grande e
trionfale soglia di quella grande sala delle feste e proprio come aveva
immaginato le volte precedenti in cui aveva avuto occasione di vederla, tutta
illuminata e sistemata, aveva un aspetto da favola.
"Che
bella! Non l'avevo mai vista così!" esclamò la piccola, con il viso
completamente rivolto al soffitto a cupola e gli occhi che vagavano eccitati da
una parte all'altra.
"Hai
ragione... è splendida..." concordò la donna, osservando tutto con
stupore.
Notò
che alcuni ospiti erano già arrivati e conversavano con Draco, che sedeva
compostamente su uno dei divanetti che circondavano la sala.
In
un angolo erano stati preparati dei tavoli con i rinfreschi e la cuoca aiutata
da alcuni inservienti che erano stati assunti quando gli ospiti del padrone di
casa erano arrivati, attendevano tranquillamente le richieste degli invitati.
Non
vide Rachele, ma immaginò che si fosse rintanata in camera per rilassarsi dopo
le innumerevoli fatiche. Quello che avrebbe dovuto fare lei, si disse, quando
fece il suo ingresso Pansy con le sue amiche.
Prese
posto su uno dei divani non molto distante dal tavolo dove si trovava la cuoca,
già pensando che più tardi avrebbe potuto fare un paio di chiacchiere se si
fosse trovata a far da tappezzeria.
Vivian
si precipitò a salutare suo padre e a mostrargli con eleganza l'abito che
portava e la splendida pettinatura che Ginny le aveva fatto.
Vide
Draco sorridere e carezzare la guancia della figlia, mentre i maghi che erano
con lui fecero qualche complimento alla piccola come se si trattasse di una cara
nipotina.
Sorrise
osservando quel gesto e per un attimo arrossì quando il biondino alzò lo
sguardo per incrociare il suo. Aveva un'aria seria, ma Ginny distolse
immediatamente gli occhi, così che non poté capire che significato avesse
quella sua espressione.
Vivian
tornò da lei dopo il saluto, ma ben presto fu richiamata ancora da alcune
streghe più anziane e così la rossa si ritrovò nuovamente sola.
Le
danze si aprirono, molti cavalieri cercarono le loro dame, altri si dedicarono
al rinfresco, ma nessuno si accorse di lei. Ginny restò seduta, proprio come
aveva previsto, a guardare quella festa, come se fosse entrata in un Pensatoio.
Cercò
con lo sguardo Blaise, ma si accorse che danzava con una giovane e graziosa
strega bionda, con cui aveva più volte scambiato qualche chiacchiera. Sospirò.
Addio
unica speranza di ballare, questa sera...
Osservò
ancora con una certa noia, le altre coppie che si muovevano a ritmi di valzer e
ballate antiche e moderne, suonate da un'orchestra invisibile, e si accorse che
sulla pista mancava proprio quella che a lei sarebbe più interessata.
Scorse
infatti, Malfoy intento a discutere con gli stessi maghi con cui lo aveva
trovato appena arrivata e Pansy invece... dov'era finita quell'oca?
"Guarda,
guarda... questa sera, la tappezzeria ha anche le lentiggini!"
La
sua odiosissima voce le arrivò di fianco, facendola rabbrividire. Prese un
forte respiro e una dose di coraggio per rispondere a tono alla stupida e si
voltò mostrandosi sicura.
Vacillò
per un secondo, quando la vide così vicina e così bella davanti a lei.
Indossava uno splendido abito finemente lavorato con degli stranissimi ricami
d'oro, di color rosso scuro. Imponente come lei, come il suo sguardo e come la
sua complicatissimi acconciatura che la faceva apparire una regina.
Non
poté fare a meno di sentirsi piccola a insignificante con quell'abitino che
aveva considerato fino ad un attimo prima, costosissimo.
"Mi
pare di non essere l'unica, che aspetta un cavaliere." replicò comunque,
incrociando le braccia e facendosi coraggio mentalmente.
Vide
la Parkinson irrigidirsi appena, dopo le sue parole, ma non sembrava pronta ad
arrendersi così facilmente. "Oh, ma io per lo meno ce l'ho un cavaliere...
sai com'è, la differenza è determinante."
Determinante
per spaccarti la faccia, sicuro... pensò la rossa, fingendo un sorriso.
"Preferisco
restarmene qui seduta, che essere considerata meno importante dal mio
cavaliere." ribatté serafica, lanciando appena uno sguardo a Malfoy
dall'altra parte della sala.
A
Ginny sembrò che la donna prima o poi sarebbe esplosa, per quanto divenne rossa
dalla rabbia. Di certo sarebbe stato un vero spettacolo, ma poi la festa sarebbe
finita e di certo Malfoy se la sarebbe presa con lei.
Mentre
pensava che forse stesse iniziando a parlare a vanvera, non si accorse dell'aria
maligna che aveva assunto l'espressione di Pansy.
"Sai
pezzente? La differenza tra noi è che io sposerò Draco, mentre tu al massimo
potrai restartene qui seduta ad osservarlo per il resto della tua vita."
Ginny
restò senza fiato. Possibile che se ne fosse accorta? Eppure era stata
attentissima, faceva sempre finta di niente... certo, qualche volta si era
ritrovata a fissarlo, ma era per capire cosa avesse... sì ok, anche perché
sentiva qualcosa per lui, però...
"Ginny."
si sentì chiamare da una voce che mai aveva sentito così amica.
Si
voltò di scatto, ringraziando mentalmente Blaise per la coincidenza con cui era
arrivato alle sue spalle, salvandola dalle insinuazioni della Parkinson.
Zabini
le si avvicinò sorridente e le posò una mano sulla spalla. "Mi
concederesti il prossimo ballo?" le chiese con aria solenne.
Ginevra
annuì ancora confusa, ma mentre si alzava in piedi, prese coraggio per parlare.
"Scusami, Parkinson, ma ho di meglio da fare, che dare retta alle tue
stupidaggini." rispose con voce atona, senza nemmeno guardarla in faccia.
Seguì
Blaise al centro della pista, mentre ancora le parole di quella fattucchiera le
vorticavano in mente.
"Tutto
bene?" le chiese il biondo, guardandola con aria preoccupata.
Ginny
si accorse che aveva iniziato a muoversi a passo di danza senza rendersene
conto. "Cosa?... S-sì... sì... è solo che... niente, tranquillo... colpa
della Parkinson!" lo rassicurò abbozzando un sorriso e dandogli una pacca
sulla spalla con la mano che era vi posata sopra.
"Non
c'entrerà per caso quello che ha detto prima?" provò lui, già conoscendo
la risposta.
La
rossa arrossì imbarazzata e balbettò confusa. "M-ma... ma..."
sospirò abbassando il capo sconfitta. "Sì... è per quello... e adesso
dammi della stupida idiota, tanto lo so già."
Blaise
alzò gli occhi al cielo con aria pensierosa e ironica allo stesso tempo. "Mh...
beh, direi che ti sei scelta un uomo impossibile... non è stata una mossa
astuta..."
"Certo
che non lo è stata!" esclamò lei piccata. "Credi che lo abbia fatto
apposta? Quello è Malfoy accidenti, l'ho odiato per una vita e più di una
volta ho sognato di farlo fuori, è ovvio che sono stata una cretina!"
Zabini
rise divertito. "In amore non esiste la ragione, dovresti saperlo..."
La
donna non rispose, continuò a ballare in silenzio, volgendo lo sguardo oltre la
spalla dell'amico. Aveva ragione su tutti i fronti... dopotutto più volte si era
chiesta se avesse smesso di pensare da quando era entrata in quella casa.
Alzò
il capo di scatto, quando notò a pochi metri di distanza, una nuova coppia che
aveva iniziato a ballare.
"No...
ti prego..." mormorò chiudendo gli occhi e mordendosi il labbro inferiore.
Blaise
dapprima la guardò sorpreso, poi volgendo il capo nella direzione in cui
tentava di non guardare la ragazza, comprese il motivo di quella reazione.
Draco
aveva inviato Pansy a ballare con lui e adesso volteggiavano sapientemente al
centro della sala.
"Ma
che gli prende... fino ad un attimo fa, era tutto impegnato in discorsi di
lavoro..." pensò ad alta voce, guardando i due stupito. Scosse il capo
tornando a guardare Ginny, che adesso ballava ad occhi chiusi.
"Lasciali
perdere, Ginny... pensa al tuo cavaliere adesso."
La
donna aprì gli occhi per incrociare quelli dell'amico. Gli sorrise grata,
guardando la sua espressione dolce. "D'accordo... tanto lo sapevo che prima
o poi sarebbe successo..." spiegò con un tono non molto entusiasta,
posando la testa sulla spalla di Zabini.
Faceva
male, ma era la dura realtà. E lei aveva sempre fatto affidamento su quella per
non illudersi come una sciocca. Si impose di non pensarci e anzi, decise di
cambiare argomento.
"Adesso
che ci penso..." alzò gli occhi azzurri e li incrociò con quelli
incuriositi di Blaise. "Carina quella strega con cui ballavi." fece
notare, dando anche una nota di malizia all'intonazione della voce.
Sapeva
che Zabini non era tipo da imbarazzarsi... in questo e in altri atteggiamenti
assomigliava in maniera assurda a suo cugino. No... ancora lui in testa... non
doveva pensarci.
"Sì...
è diversa dalle altre." rispose infatti l'uomo, con un sorriso tranquillo.
"Hai
ragione, è simpatica e anche molto carina... non posso darti che un bell'in
bocca al lupo e augurarti che ti vada bene!"
La
musica si fermò proprio in quel momento, così che Ginny, approfittando della
presa dell'uomo che si era allentata, arretrò di qualche passo.
"Vai
dalla tua dama adesso, e grazie!" aggiunse con un tono allegro.
Blaise
le si avvicinò di nuovo e si accostò al suo orecchio. "Lo auguro anche a
te." soffiò deciso, lasciando spiazzata la ragazza.
Ginny
lo vide allontanarsi e raggiungere la biondina che sarebbe stata la sua dama per
tutto il resto della sera e sospirò rassegnata.
Quelle
parole... le aveva dette per rincuorarla, non c'erano dubbi... dopotutto era
ovvio che non sarebbe mai successo niente di niente.
Notò
i grandi finestroni che davano sul giardino, aperti, e decise di riprendere
fiato in tutta tranquillità dove certamente sarebbe passata inosservata.
Uscì
godendo del fresco primaverile e della splendida serata illuminata dalla luna
quasi piena. Camminò un po' per aumentare la distanza dalla Sala da Ballo e si
fermò davanti ad una delle tante fontane che circondavano il maniero.
Raffigurava delle creature marine simili alle Sirene che abitavano il lago
davanti ad Hogwarts e che reggevano delle strane ed elaborate brocche dalle quali
sgorgavano allegri zampilli d'acqua.
Imponente
ma spettacolare... si disse, osservandola. Da lontano le arrivarono le note
della nuova musica che era stata avviata.
Chiuse
gli occhi cercando di tranquillizzare il suo animo in subbuglio. Che situazione
assurda, lei piccola insegnante squattrinata che viveva in quel grande maniero,
che indossava abiti elegantissimi e che era innamorata del padrone di casa.
Nemmeno nei libri si potevano leggere storie simili!
"Deve
essere un tuo vizio questo."
Sussultò
sentendo quelle poche parole pronunciate da quella bocca arrogante che tante
volte avrebbe voluto cucire nel vero senso della parole e tante altre baciare.
Si
voltò sorpresa e gli mostrò un'aria scioccata, mentre i riccioli vermigli si scossero
al movimento e ricaddero ai lati del viso scompostamente.
Malfoy
dapprima restò in silenzio, restando ad osservarla alla luce lontana della sala
da ballo unita a quella pallida della luna. Scosse poi il capo, abbassandolo per
un secondo e tornando a guardarla con la sua solita aria canzonatoria.
"Dicevo...
che deve essere un tuo vizio quello di andarti a nascondere qui fuori a metà
serata."
Ginny,
che non gli aveva staccato gli occhi di dosso da che lo aveva visto, distolse lo
sguardo e lo puntò per terra al suo fianco.
"Ti
sbagli, non mi nascondo... vengo qui solo per starmene un po' in pace, senza scocciatori."
le ultime parole furono pronunciate con un tono che voleva includere anche lui.
Come
diavolo poteva cercare di dimenticarlo se non la lasciava tranquilla nemmeno in
quei momenti?
"Ti
capisco..." disse invece Draco, ficcandosi le mani in tasca e muovendo
qualche passo, guardandosi intorno. Ginny lo guardò stranita. "Questo
posto è sempre stato ottimo per un po' di tranquillità." spiegò poi.
"A-anche
il frutteto?" domandò senza pensarci la donna, che si diede poi della
cretina per aver per l'ennesima volta parlato a vanvera.
Malfoy
mostrò un sorriso enigmatico. "Sì... anche il frutteto." continuò
come se nulla fosse.
"Mi
sembra strano trovarti qui... credevo fossi impegnata a divertirti con mio
cugino..." aggiunse con aria annoiata, dando uno sguardo alla fontana.
Ginny
aprì e chiuse la bocca, non riuscendo a comprendere il significato di
quell'affermazione. Che importava a lui come passava la serata e con chi?
"Blaise
ha la sua dama... non te n'eri accorto? Ah, già... eri troppo impegnato con la
tua cara Pansy per accorgertene!"
Regnò
il silenzio dopo quelle parole. E Ginny per l'ennesima volta si diede della
stupida per la sua insulsa uscita. Come se anche lei non avesse visto Draco
parlare di lavoro con i suoi ospiti per tutta la serata.
Le
note che riempivano l'aria fino a quel momento, si spensero lentamente e pochi
secondi dopo ricominciarono con un valzer di un famoso compositore Babbano.
Ginny
fissava gli alberi alla sua sinistra, quando si sentì prendere all'improvviso
la mano e percepì il lieve tocco delle labbra di Draco sul dorso.
"M-ma...
cosa..." biascicò sconvolta, osservando con gli occhi spalancati l'uomo
impegnato a cingerle la vita e a sorreggerle il braccio in posizione da ballo.
"Mi
sembra che tu sia in grado di ballare, no?" fece lui in risposta, con
un'aria così naturale che Ginny fu tentata di prenderlo a schiaffi. Era tutto
inutile, non riusciva proprio a capirlo! Era un vero mistero, quell'uomo!
Mosse
i passi lentamente, poi con più maestria, facendosi guidare dallo stile
impeccabile di Malfoy. Non era mai stata una grandissima ballerina, ma con lui
come partner le sembrava di essere perfetta.
"Non
c'è male... ma potresti fare di meglio..." sentenziò lui poco dopo. Ginny
incrociò il suo sguardo arrossendo per la vicinanza, ma celando l'imbarazzo
dietro un'aria stizzita.
"Mai
contento, eh, Malfoy?"
"Che
vuoi farci... mi piace la perfezione, Ginevra." rispose pacato lui,
continuando a guidarla e muovendosi in piccoli cerchi tipici di quel tipo di
ballo.
La
donna chiuse gli occhi e abbassò il capo per non mostrare l'aria imbronciata e
imbarazzata. Con che diritto ora la chiamava anche per nome?
"Comunque
credevo peggio... e con quell'abito potrei anche prenderti per una bella donna." aggiunse lui
seguitando tranquillamente a ballare e a schernirla con il suo solito ghigno
stampato in volto.
"Ah...
devo prenderlo come un complimento, oppure cercare di picchiarti perché non ti
riesce mai di essere gentile?" lo rimbeccò mostrandosi seccata.
Draco
si finse pensieroso. "Penso che devi prenderlo in entrambi i modi..."
"Ovvio.
Che non si dica che ti sprechi in complimenti per una come me." ribatté
con un tono che le uscì forse troppo amaro. Quando se ne rese conto il danno
era fatto.
Malfoy
restò in silenzio per qualche istante, ma Ginny non seppe mai a cosa stesse
pensando perché non ebbe il coraggio di alzare lo sguardo per vedere la sua
espressione.
"Non
mi sembra ci sia mai stato bisogno di parole." rispose lui, spingendola in
avanti per farle fare una giravolta e fermarla davanti a lui nello stesso
istante in cui si fermò la musica.
"Credo
sia il momento di tornare in Sala... ho visto Vivian un po' stanca prima e penso
ti stia cercando per andare a letto."
"S-sì...
giusto..." mormorò confusa la donna, abbassando il capo.
"Grazie
per il ballo, Ginevra... e buonanotte."
Si
avviò per primo verso la sala, lasciando Ginny in preda ai sentimenti
che l'avevano colta quando Draco aveva pronunciato quelle parole.
E
si rese conto che ballare in un giardino, di notte, davanti ad una fontana e in
completa solitudine con quell'uomo che si era scoperta di amare, era molto più
affascinante e intenso del suo sogno di bambina che aveva realizzato senza che
ne accorgesse Blaise, poco prima.
*
Se
per ogni volta che si era messa a fissare il soffitto questo si fosse consumato
un po', di certo si sarebbe trovata senza un tetto sulla testa.
Era
come al solito in quel grande letto, avvolta dal lenzuolo e dalla coperta
leggera come sempre di colore blu e fissava quello stramaledettissimo soffitto
bianco e spoglio, senza riuscire ad addormentarsi.
Sbuffò
per l'ennesima volta, quando il ricordo di quel ballo le tornò alla mente e un
brivido di trepidazione le attraversò la schiena.
Aveva
ballato assieme a Draco... aveva ballato con lui... le aveva fatto persino il
baciamano e le aveva fatto capire qualcosa con quelle ultime parole...
O
era stata solo una sua suggestione? Forse sì, forse ormai era impazzita
completamente, quindi era ovvio che capisse tutt'altro e si costruisse
illusioni...
Doveva
dormire, non poteva restare sveglia ogni notte per pensare a lui e ai suoi
inutili e disastrosi sentimenti. Se aveva ballato romanticamente con Malfoy, non
significava che sarebbe dovuta restare con gli occhi spalancati ripensandoci
come un'adolescente alla sua prima cotta!
Prese
un forte respiro e si decise a rivolgere lo sguardo oltre la testata del letto.
Se c'era una cosa che riusciva a calmarla era guardare i ritratti che aveva
fatto tempo prima, in cui aveva raffigurato se stessa e Pansy Parkinson.
Ecco,
è lei la sua futura moglie, Ginny! La vedi? Tu non hai speranze! Dimenticalo e
mettiti immediatamente a dormire!!
Sbuffò,
ignorando la fitta al cuore che le veniva ogni volta che faceva quei pensieri e
si rilassò sul cuscino, chiudendo gli occhi.
Ok,
forse c'era riuscita... adesso avrebbe smesso di pensare e il sonno l'avrebbe
colta a momenti... tanto era anche stanca... solo un po'... ancora un attimo...
"Aaaahrg!
No... no... Ha ha ha ha ha ha!"
Aprì
gli occhi di scatto e si mise a sedere scioccata.
Non
poteva sbagliarsi, quello era un grido e veniva sopra la sua testa! E quella
risata... era sempre la stessa, solo più intensa del normale... era il
fantasma, quel rompiscatole che spesso si aggiungeva per negarle il sonno... ma
il grido... la voce era diversa...
Si
alzò in piedi indossando una vestaglia da camera e si avvicinò lentamente alla
porta. Sentì voci e movimenti nel corridoio, così decise di uscire fuori
portando con sé la bacchetta.
Non
appena aprì la porta, vide uno degli amici di Malfoy, in un elegante camicia da
notte e in ciabatte, passare davanti a lei con aria preoccupata e chiedere ai
suoi compagni cosa fosse successo.
"Ho
sentito un urlo terribile! E quella risata!" esclamò spaventata una delle
streghe più giovani, aggrappandosi al braccio di una sua amica. Entrambe erano
in vestaglia e cuffietta.
C'era
una tale confusione in quel piano che Ginny non fu assolutamente notata, così
le riuscì di osservare le reazioni degli ospiti e di notare la mancanza del
padrone.
Si
era appena chiesta dove diavolo fosse finito, che apparve dalla scalinata che
portava al secondo piano.
"State
buoni signori, è stato solo un falso allarme... è il fantasma del maniero ed
è particolarmente dispettoso!" si affrettò a rispondere, accompagnando
per le spalle i maghi e le streghe che trovava al suo passaggio. Indossava la
sua solita vestaglia nera, che frusciava elegantemente ad ogni movimento.
"M-ma
Draco, è pericoloso?" chiese scioccamente Pansy avvicinandosi a lui e
guardandolo spaventata.
Ginny
sbuffò divertita in silenzio, evitando di ricordare che anche lei aveva avuto
paura di quello spettro una volta.
"E'
solo un fantasma, Pansy, l'unica cosa che sa fare è ridere e gridare per
infastidire gli ospiti..." si rivolse poi a tutto il gruppo, facendo vagare
lo sguardo che si posò per una frazione di secondo su quello di Ginny. Ghignò
con fare ironico. "Sapete come sono i Malfoy, no? Sempre al centro
dell'attenzione!" scherzò.
Alcuni
suoi amici risero, altri fecero qualche gesto di resa con le mani e tornarono
stancamente nelle loro stanze. In pochi minuti il corridoio fu nuovamente
silenzioso e buio e la tranquillità sembrava essere tornata nel maniero.
Ma
non tutti erano tornati a letto. Ginny aveva approfittato del caos del rientro
degli ospiti nelle stanze, per chiudersi in camera e vestirsi. Il suo istinto di
Auror le diceva che non tutto andasse bene. Era successo qualcosa e soprattutto
c'era qualcuno al secondo piano e non poteva essere Malfoy, perché anche lui
aveva l'aria di essersi svegliato improvvisamente.
E
poi quella voce non era la sua... era diversa, ma altrettanto familiare...
Inforcò
la bacchetta nella tasca dei jeans e si chiuse meglio la giacca sentendosi
infreddolita per lo sbalzo di temperatura tra la stanza e il corridoio.
Voleva
capirci qualcosa e l'unico modo era parlarne con Malfoy. Si avviò verso la sua
stanza in silenzio e si accostò alla porta, pronta a bussare debolmente per non
fare rumore.
Ma
fu in quel momento che si accorse che la porta era semichiusa e che la fioca
luce di un'abatjour proveniva dallo spiraglio aperto, assieme ad una voce
nervosa.
"Non
una sola parola, mi hai capito? Non. Osare. Parlare."
La
tentazione fu troppo forte. Posò una mano sul legno e aprì la porta scoprendo
uno spettacolo raccapricciante.
Vide
Malfoy spostarsi da sopra il letto su cui era piegato e il corpo di Blaise
riverso sul giaciglio e completamente ricoperto di sangue.
Trattenne
il fiato, con lo sguardo sconvolto e fu solo quando sentì nuovamente la voce di
Malfoy, che riuscì a spostare gli occhi da quella scena orribile.
"Che
ci fai qui?!"
Provò
a cercare una spiegazione plausibile, ma convenne che fosse più giusto aiutare
Zabini che sembrava si stesse dissanguando.
"Che
cosa gli è successo?!" esclamò scioccata, avvicinandosi al letto e
alzando le mani non spendo dove metterle in tutto quel sangue.
"Cosa
ci fai tu qui!" replicò furioso Draco, guardandola con gli occhi grigi in
quel momento duri e freddi.
"Ho
sentito ridere quel cavolo di fantasma e gridare qualcuno, volevo sapere cosa
fosse successo!" spiegò agitata, fissando ora l'uomo ora Blaise che
respirava a fatica. Da quello che Ginny aveva potuto capire, doveva avere degli
squarci all'altezza del petto e dello stomaco. Non sapeva se avesse lesioni
anche agli organi interni, ma di certo sarebbe potuto morire in ogni caso di
dissanguamento.
"Dobbiamo
portarlo al S. Mungo!" aggiunse con un tono di voce più alto di un'ottava,
già pensando a come fare per farlo arrivare fino all'ospedale.
"Non
ce n'è bisogno. Farò venire il medico di famiglia. Ci aiuterà lui."
replicò impassibile Draco. Aveva la stessa espressione di quando quella volta
l'aveva minacciata e di quella sera nel frutteto. Quello sguardo che a Ginny
incuteva timore più di una schiera di Mangiamorte.
"Ma
è gravissimo, ce la farà? E poi che diavolo gli è successo!!" continuò
imperterrita la donna, carezzando ansiosa la fronte di Zabini, completamente
imperlata di sudore.
Malfoy
mosse qualche passo al centro della stanza. "Era andato a ficcanasare al
secondo piano e quando ha visto il fantasma si è spaventato ed è caduto sui
vetri rotti di una finestra." spiegò con quella flemma che celava di certo
un nervosismo ben più intenso.
"Resta
un attimo con lui, vado a chiamare il medico." aggiunse, Smaterializzandosi
con un crack e lasciando Ginny da sola.
Lei
cercò di calmare il respiro agitato portandosi una mano al petto. Doveva star
calma... se c'era qualcuno che aveva bisogno di conforto quello era Blaise... ma
come aveva fatto a farsi del male in quel modo?
Improvvisamente
si sentì acchiappare per il collo della giacca, con una tale forza e una tale
veemenza da un ferito in quelle condizioni, da lasciarla spiazzata.
"Blaise,
ma cos-" balbettò sconvolta, ma la sua flebile e agitata voce, la
interruppero in un attimo. Fissò intimorita gli occhi dell'uomo in quel momento
spalancati e sofferenti. L'azzurro delle sue pupille si era sostituito ad un blu
scuro come il mare in tempesta.
Ciao
a tutti! Allora, tralasciamo inutili commenti primo perché tanto so già che in
testa avrete un sacco di domande e poi perché ho poco tempo e per la mia vita e
per la vostra curiosità è meglio sbrigarsi, visto che questo aggiornamento è
arrivato un pochettino in ritardo.^^''(E di questo vi chiedo umilmente perdono)
Vorrei
solo sapere cosa ne pensate e soprattutto se la parte del ballo non è stata
banale... l'ho riscritta diverse volte e sempre con questo timore... spero vi
sia piaciuta!
E adesso passiamo a ringraziarvi tutti
quanti! Quanti siete... ragazzi, vi adoro!ç____ç
Senda:
e in effetti hai ragione, Pansy non si arrende così facilmente a addirittura
capisce che Ginny prova qualcosa per Draco... ok, per una volta uno sprizzo di
intelligenza non fa male!^.-
Stellina: Abbandonare
la fic? No no, su questo puoi star tranquilla! L'unico problema è il tempo e
l'ispirazione... se non ci sono purtroppo i tempi si allungano, però come vedi
prima o poi il capitolo esce fuori! Draco è ambiguo, lo so, ma pian piano si
scoprirà e vedrete che bella sorpresa, eh eh!
_Kristel_:
ti ringrazio come sempre... Pansy è sempre più bastarda vero? Fortuna
che Ginny sa come difendersi...
Melly: Oh,
ti ringrazio molto! Sei davvero gentile... e spero tanto di continuare bene.
Nemmeno a me piacciono molto le storie tutto miele (parola di autrice
bastarda!^.-)
Oryenh: eh
eh eh (risata misteriosa dopo aver letto l'ultima recensione) tu che dici dopo
questo chap? Eh eh eh (E smettila di ridere! Mi fai impazzire!! NdOry) vedrai
cosa accadrà, vedrai! Bwhahahahahahaha!
Marcycas
- The Lady of Darkness:
oh oh oh... colgo l'occasione per darvi un bentornate e spero che anche
questa volta evitiate di torcere capelli, visto che non mi sono scoperta molto
(beh... magari a Pansy... non me la prenderei in quel caos...) Per Vivian penso
non ci sia bisogno... quando Draco si deciderà penso che le insegnerà tuuuuto
quello che sa. Se la prende Lady non vorrei mi diventasse una pazza omicida,
senza offesa, ma visto come ti diverti con i personaggi delle tue storie, mi
preoccupo per la piccola... ancora penso a Kreaker... eh eh eh, lo sapete che
scherzo!:P
Marta:
grassie!^^
Tink: *Ryta
si guarda intorno in cerca di Tink* Tiiiiink!!!! Sei ancora viva?! *Sospira* Ok,
la risposta la scrivo lo stesso... spero che la ascolterà prima o poi...
Allora... come sempre mi fai morire con le tue recensioni! Visto che ho
aggiornato in questo secolo?!(Sorriso a trentadue denti) Sì, ok, con un ritardo
di qualche lustro però alla fine ci sono riuscita! La storia come avrai notato
si sta evolvendo ancora... Draco e Ginny si avvicinano... di mogli pazze e di
non vedenti ancora non se ne parla... Pansy sembra avere un guizzo di
intelligenza... e tante altre cose... spero basto fino al prossimo aggiornamento
(che non so quando sarà...-.- chiedo venia) Cmq ti assicuro che non potrei mai
ucciderti perché come vedi anch'io mi perdo spesso e non aggiorno, quindi a
meno che non iniziamo una bella battaglia a suo di padellate in testa, penso
proprio che ti perdonerò!^.- Ah... ora che ci penso... dov'è finita la tua
storia io sto ancora aspettando!
Serena:
Contenta? Ho aggiornato per la tua felicità! Solo che adesso devi
aspettare il prossimo...T_T mhm... buona fortuna... ohi, che ne pensi di Draco
che invita Ginny a ballare? Non è caruccissimo?!^__^ Un bacio!
Nisi
Corvonero: Devo essere sincera sono molto tentata di far del male a
Pansy... ma devo ancora decidere... cmq ti ringrazio molto per i
complimenti!^__^
Aira:
Me rea confessa, perché ancora non ha avuto il tempo di leggere la tua
ficci... ti prego perdonami, prometto che lo faccio!!!!*Imploring* cmq, W
Ginny!!!! Concordo, concordo!^^
Lollo: Ginny
cerca di star calma, ma ti posso assicurare che se potesse picchierebbe Malfoy
ogni volta che apre bocca!^.- eh eh eh!
Castalia: grazie!
Sono contenta che ti piaccia anche questo capitolo!^^ Oh, carucci anche quando
ballano, vero?^^ ih ih, un bacio!
Florinda:
Non fa niente e anzi ti ringrazio per i complimenti! Scusami se no ti ho
risposto all'email, ma ho avuto dei problemi con la posta. Cmq come vedi sono
ancora viva e pronta a continuare questa storia e anche Sei il mio nemico che
sarà la prossima storia di cui mi occuperò! Un bacio
Hermione:
ti assicuro che se leggi il libro non te ne pentirai!^.- Cmq purtroppo per
avere capitoli lunghi ci vuole anche tempo e col poco che ho... purtroppo non è
facile... cmq tranquilla, perché prima o poi aggiorno sempre!^^
Petronilla:
'azie!^/////^ Mi fate arrossire quando ricevo questo complimenti!^___^
Spero che sia caruccio anche questo chap, visto che i due cocchi si stanno
avvicinando! Prometto di leggere la tua storia... però ti prego, dammi un po'
di tempo, ok?^^'' Un bacio
Luthien: grazie
infinite anche a te!^^
Luna
Malfoy:
ale ohhhhh! Davvero vai giù a buttare due righe? Ma beeeeneeee! Intanto
goditi questo aggiornamento! Eh eh eh... lo so Ginny è una grande e lo
diventerà ancora di più, te lo assicuro! Quanto a Draco... beh, tu già sai,
perciò puoi immaginare ... eh eh eh... scrivi, mi raccomando e non pensare solo
a Tu-Sai-Cosa!^.- baci baci!
E'
tutto! Ancora un grazie enorme e spero che non smettiate mai di recensirmi! E un
grazie anche a chi legge questa storia, anche se non la commenta!^^
Ora
vado a riposarmi e a pensare a come impostare i nuovi capitoli delle altre
storie! Eh eh, un saluto a tutti e recensite, mi raccomando!!!^O^
Ginevra
fissava sconvolta il volto congestionato dal dolore di Blaise. L'aveva afferrata
per la giacca e aveva cercato di dirle qualcosa, ma che purtroppo al momento non
riusciva a capire.
Di
chi stava parlando? E che cosa poteva avere a che fare con quello che gli era
accaduto?
Ma
la risposta non arrivò mai. Nel momento stesso in cui Zabini riaprì la bocca
per parlare, due pop riempirono l'aria e il ragazzo rilasciò velocemente
la presa dalla strega, permettendole di rialzarsi.
Ginny
si voltò ad incrociare lo sguardo teso di Draco appena tornato assieme ad un
uomo molto anziano che portava con sé una valigetta. Aveva un aspetto
minaccioso, era magro e raggrinzito e una striscia di capelli bianchi gli
attraversava il retro della testa altrimenti calva. Aveva sul naso un paio di
occhialetti di corno bianchi e un naso lungo e stretto.
Ginny
lo trovò molto inquietante, ma si allontanò comunque dal letto per farlo
avvicinare a Blaise. Mentre osservava in silenzio e con aria preoccupata il
medico che controllava lo stato del ferito, avvertì la presenza di Malfoy al
suo fianco.
"Esci
di qui, Ginevra e scendi nelle cucine... dovrai trovare una Passaporta, attivala
dicendo 'E' l'ora giusta.' e aspetta il nostro arrivo." le bisbigliò
nell'orecchio con un tono che sembrava leggermente più calmo.
Ginny
ubbidì dopo avergli rivolto un'occhiata. Il viso era ancora teso come prima, ma
appariva ben chiaro che si stesse sforzando per restare calmo. La sua inquietudine
appariva però troppo assurda. Poteva capire che fosse preoccupato per suo
cugino, ma sentiva che nascondeva qualcosa. Qualcosa che aveva a che fare con le
ferite di Blaise e con quello che le aveva detto lo stesso ragazzo.
Richiuse
la porta alle spalle e scese nelle cucine senza far rumore. Ben presto però si
accorse che il silenzio del maniero le opprimeva le orecchie e le dava
particolarmente fastidio. Iniziò a far rumore con le scarpe cercando di
acquietare quell'angoscia e quando entrò in cucina, si sentì libera di
picchiettare con le dita le pentole appese al muro. Dopotutto la cuoca dormiva
in una casetta nel retro del maniero e difficilmente avrebbe sentito qualcosa,
visto che non si era svegliata nemmeno con tutto il trambusto di qualche tempo
prima.
Si
guardò in giro ancora leggermente frastornata, in cerca della Passaporta. Si
ricordò che avrebbe dovuto chiedere a Malfoy che forma avesse, e si diede della
stupida, ma poi si rese conto che stando lì ferma a piangersi addosso non
sarebbe servito a niente. Iniziò a cercare sotto i mobili, aprì stipi e dispense,
girovagò per qualche minuto nella cucina e ad un certo punto le venne in mente
che forse Draco l'aveva mandata alla ricerca di qualcosa di inesistente solo per
levarsela di dosso.
Poi
notò su una mensola una strana sveglia in ottone. Si avvicinò e la osservò
attentamente. Era l'oggetto meno impolverato su quel ripiano per cui ipotizzò
che dovesse essere stato utilizzato da poco. La prese tra le mani e tornò sui
suoi passi fino alla scalinata nell'ingresso.
Aspettò
che arrivassero Malfoy e gli altri, per attivarla, così si posizionò con la
schiena sul corrimano rilasciando il respiro stancamente.
Osservò
torturandosi il labbro, l'enorme ingresso quasi completamente al buio. Non aveva
acceso lampade o torce per non insospettire nessuno, perciò ora aveva la
visione di quella sala illuminata soltanto dai deboli raggi di luna che
filtravano attraverso i vetri posizionati in alto ai lati del portone
principale.
Tutto
quel bianco e quella raffinatezza non le donavano un'aria spettrale, anzi è
giusto dire che le donarono una certa tranquillità.
E
allora la sua mente si fece più lucida. Si trovava in una situazione assurda.
Seduta per terra, con la schiena contro il corrimano e una sveglia di ottone tra
le mani. Mentre al piano di sopra uno dei suoi migliori amici stava per morire
dissanguato. E come se non bastasse le aveva detto qualcosa che avrebbe potuto
dare un senso logico a tutta quella situazione assurda, ma lei non l'aveva
capita.
Chi
cavolo è, che no ride? A cosa si stava riferendo?
Di
nuovo quelle domande le balzarono alla mente. Ripercorse quello che le aveva
detto Malfoy quando era entrata senza permesso nella sua stanza.
Ha
visto il fantasma, si è spaventato ed è caduto.
Ha
visto il fantasma... era lui allora che non rideva. E allora perché lei lo
aveva sentito ridere? Per Merlino erano giorni che lo sentiva ridacchiare
istericamente, che cavolo si inventava Blaise?
Sospirò
affranta. Non c'erano dubbi, tutto le appariva assurdo. E si stava anche
stufando di restare da sola come una scema. Voleva sapere in che condizioni
fosse Blaise, dannazione. Ora si sarebbe alzata in piedi e di sarebbe diretta in
camera di Malfoy. Magari questa volta avrebbe bussato e poi...
"Ginevra,
hai trovato la Passaporta?"
Si
voltò sussultando e tendendo confusamente la sveglia. I suoi occhi videro
Malfoy e il dottore impegnati a sorreggere un Blaise molto pallido ma per lo
meno ancora vivo e fasciato da un'enorme benda su tutto il busto. Barcollò
leggermente in bilico su uno scalino, ma inghiottì per farsi coraggio e avanzò
di un passo.
"Non
l'ho ancora attivata. Ho aspettato che arrivaste." spiegò con calma,
rendendosi conto che Draco non avrebbe mai potuto prendere in mano la sveglia e
decidendo di posarla sulla parte del corrimano in legno che si chiudeva in un
elegante ricciolo e che sembrava un'ottima base.
"E'
l'ora giusta." pronunciò poi. La sveglia si illuminò leggermente e tremò per
qualche istante.
"Perfetto."
soffiò Malfoy senza entusiasmo. Prese respiro per via del peso di Zabini che si
portava addosso e poi guardò Ginny con aria seria.
"Puoi
tornare a dormire Ginevra. Io porterò soltanto Blaise nell'ambulatorio del
dottor Archie e poi tornerò qui." spiegò solo a titolo informativo.
Ginny
annuì, ma poi guardò preoccupata Zabini. "Come sta adesso?"
Fu
il dottor Archie a parlare. La sua vocina sottile e inquietante si addiceva
perfettamente alla persona. "Se la caverà. Il signor Zabini ha avuto un
brutto incidente, ma tra qualche giorno tornerà come prima." chiarì
brevemente, sistemando gli occhialetti che erano scivolati dal naso e
avvicinando poi la mano alla Passaporta.
Malfoy
fece altrettanto, stringendo il corpo del cugino e in un secondo furono
risucchiati via. Ginny fissò il vuoto che si era creato dalla loro sparizione
per qualche istante, prima di risedersi a peso morto per terra e sospirare.
Ok,
che la situazione era assurda l'aveva chiarito. Ma che se ne stesse ancora lì
invece di tornarsene a letto era ancora più stupido. Si sorprese del desiderio
che aveva attraversato la sua mente. Voleva aspettare Malfoy.
Per
cosa poi? Per chiedergli cosa era accaduto e farsi mandare a quel paese?
No.
In realtà voleva solo aspettare che tornasse per chiedergli come stesse. Ecco
la vera ragione. Ecco perché la situazione non era più soltanto assurda, ma si
stava dirigendo verso i confini dell'impensabile. E questo la stava
terrorizzando. Più della vista di Blaise con il petto squarciato.
Sussultò
quando il rumore della Materializzazione riempì l'aria. Incrociò lo sguardo
sorpreso di Draco, restando in silenzio ad accogliere la sua reazione.
"Che
ci fai ancora qui?" le chiese con un tono che sapeva di seccato, ma anche
di incuriosito.
Ginny
si alzò in piedi spazzolandosi i pantaloni impacciata. E brava, e ora che gli
diceva?
"Ehm...
beh... niente, volevo solo sapere se andava tutto bene..." provò a
spiegare evitando di incrociare il suo sguardo.
Malfoy
inarcò un sopracciglio poco convinto e sbuffò prendendo a scendere la scale e
a portarsi al pian terreno. "Te l'ho detto un attimo fa, Ginevra... Blaise
se la caverà."
Ginny
si decise ad alzare lo sguardo e a guardarlo con aria decisa. "Non parlavo
di lui." spiegò osservando intensamente i suoi occhi grigi, come se in
quel modo lui potesse leggere nei suoi il vero significato di quelle parole.
Restarono
in silenzio per qualche istante, prima che Draco le voltasse le spalle e si
incamminasse verso la cucina. "Sei stanca, vai a dormire." le disse
mentre lei aveva iniziato a seguirlo con passo più svelto per poterlo
raggiungere.
"Ora
non... non ho molto sonno... figurati se dormo dopo quello che è
successo..." rispose abbassando leggermente gli occhi e fissando il
pavimento mentre il suo sguardo si incupiva appena. Riportò gli occhi sulle
spalle dell'uomo quando attraversarono la Sala da Pranzo.
"Nemmeno
tu mi sembra che te ne stia andando a letto." constatò leggermente
sarcastica.
Draco
alzò le spalle lievemente, aprendo la porta che dalla Saletta della Colazione
portava alle Cucine. "Magari visto che sono il padrone di casa, potrei
anche fare quello che voglio che ne dici?" replicò senza guardarla.
"Sì,
ma anche tu mi sembri stanco."
"E
che ne sai tu?"
"Te
lo si legge in faccia."
"Mi
sa che non sei brava a capire lo stato delle persone."
Ginny
aggrottò le sopracciglia e lo fissò indispettita. Odiava quando faceva così,
lei cercava di instaurare un dialogo normale e lui se ne usciva con quelle frasi
secche che la innervosivano sempre!
Si
fermò stringendo i pugni mentre Draco si avvicinava al mobile di fronte
all'entrata e aperto lo stipo, tirava fuori il bollitore del the. "Ne vuoi
una tazza?"
E
come sempre la sbalordiva. Un attimo fa le stava ordinando di andarsene fuori
dai piedi e ora le stava anche offrendo del the.
Represse
una smorfia sconvolta e si sedette al tavolo che si trovava al centro sospirando
rassegnata. "Con il latte, grazie."
"Potresti
anche collaborare, dopotutto io lo sto preparando." ribatté lui quasi
risentito, accendendo la fiamma del fornello con la magia e avvicinandosi al
tavolo.
La
ragazza spalancò la bocca sorpresa. "Hai messo su solo il bollitore... si
esaurirebbe lì secondo i tuoi standard, preparare un the?"
Draco
non rispose. Prese posto di fronte a lei come se niente fosse e raccolse dal
ripiano alle sue spalle, due tazze bianche in ceramica, lavorate finemente ai
bordi.
Ginny
chiuse gli occhi con quieta disperazione. Si alzò in piedi sbuffando e
recuperò latte, limone, zucchero e soprattutto il barattolo con il preparato
del the da mettere in infusione.
Posò
tutto sul tavolo e si sedette prendendo a fissarlo come a voler capire cosa
diavolo avesse quella sera. Era stano. Non era il solito Draco. Se non fosse
convinta di conoscerlo sembrava che avesse bisogno di aiuto perché le sue
difese erano crollate.
"Che
c'è?" la sua domanda brusca la distolse dai suoi pensieri facendola
sussultare lievemente. Si ricompose quasi subito, tossicchiando e prendendo un
grosso respiro.
"Posso
sapere cosa è successo questa notte?" venne subito al dunque. Sentiva che
quello che era accaduto non aveva niente a che vedere con la spiegazione che
aveva avuto. Sarà stato il suo Sesto senso, ma quella storia puzzava troppo per
poterci credere.
"Quello
che ti ho già detto, Ginevra... o vuoi che aggiunga che mio cugino è stato un
incosciente irresponsabile?" spiegò l'uomo con una nota di cattiveria
nella voce. Anche lui la stava fissando, ma aveva preso da un po' a giocare con
il manico di una delle tazze. Seguiva la curva della ceramica sfiorandola ancora
e ancora, come se non avesse nient'altro da fare.
Ginny
lo guardò poco convinta. "Ma perché lo è stato? Dopotutto è solo salito
al piano di sopra... perché poi...?"
Il
volto dell'uomo si contrasse leggermente e parve molto più nervoso di prima.
"Sapeva bene che non era sicuro che ci andasse e mi sembra di averti già
detto che quel fantasma è particolarmente violento. E' cattivo, Ginevra e
avrebbe costretto anche te a farti del male se non l'avessi scacciato io quella
volta." le spiegò con aria seccata.
Sembrava
che il discorso non gli piacesse. Che gli desse fastidio e che non volesse
pensarci più. Ma ormai l'animo di Ginny era troppo preso dalla situazione per
accorgersene.
"Ma
è solo un fantasma! Che mai potrebbe fare se non può toccarci!"
"Può
spaventare, com'è capitato a te e com'è capitato a Blaise." ribatté
serio, ma stanco di quelle domande.
Ginny
si massaggiò le tempie esasperata. "Ho capito... ma allora come mi spieghi
lo squarcio che aveva Blaise sul torace? Era troppo grande e violento per una
semplice caduta su dei vetri rotti!" continuò imperterrita.
"Non
è stata una normale caduta."
"E
tu che ne sai."
"Me
lo ha detto lui stesso."
"E
come faceva se non riusciva a parl-"
"Prima
che arrivassi a rompere me lo ha spiegato!"
Le
ultime parole vennero esclamate ad alta voce, tanto che costrinsero Ginny ad una
resa. Proprio nello stesso istante poi, il bollitore iniziò a fischiare
riempiendo la cucina di quel rumore assordante.
Entrambi
si guardarono con rabbia negli occhi per qualche istante, prima che Draco
interrompesse il contatto. Si alzò in piedi e si voltò velocemente.
"Non
mi va più il the, vado a dormire."
Uscì
dalla cucina lasciandola da sola in preda alla rabbia. Non capiva. Non riusciva
a comprenderlo. E finivano sempre per litigare.
Spense
il fornello e abbandonò il bollitore lì dov'era, lasciando la Cucina.
*
Vedere
tutte quelle facce tranquille la mattina seguente fu davvero impressionante.
Pochi si erano accorti dell'assenza di Blaise, e nessuno sembrava essersi curato
di quello che li aveva svegliati in piena notte appena qualche ora prima.
Ginny
aveva avuto modo di chiacchierare con la ragazza con cui aveva trascorso la
serata precedente Zabini e da quanto aveva capito, Draco aveva spiegato a tutti
che il cugino era partito alle prime luci dell'alba per affari di lavoro
urgenti.
Nessuno
era preoccupato, niente turbava la loro vita tranquilla e il loro inutile ozio.
E
osservarli in silenzio, mentre nel proprio animo si agitavano diverse emozioni,
era di quanto più insoluto e confusionario avesse mai provato.
Tranne
forse quando aveva avuto modo di avere a che fare con alcuni Babbani, durante la
Guerra, completamente ignari del pericolo che incombeva su di loro.
Ora,
non che gli ospiti di casa Malfoy fossero in pericolo, però il pensiero di quel
piano superiore non aveva lasciato la mente di Ginny nemmeno per un secondo. E
sopratutto la curiosità di saperne di più sulla faccenda.
La
spiegazione di Malfoy non la convinceva molto, il fantasma lo aveva visto anche
lei ovviamente, e ricordava perfettamente il terrore che aveva provato nel
trovarlo alle proprie spalle all'improvviso, però quelle parole di Blaise dette
poco prima che arrivasse il medico e soprattutto la sua strana ferita non le
davano la certezza che tutto quello che era accaduto si esaurisse lì.
Malfoy
le aveva nascosto certamente qualcosa. E qualcosa che aveva a che fare con
quella zona del maniero e con il famoso fantasma.
Era
seduta lì, nel giardino ormai rigoglioso e assolato, assieme alla piccola
Vivian intenta a scrivere una piccola cronaca del ballo avvenuto la sera
precedente (Ginny aveva approfittato dell'entusiasmo della bambina per farle
scrivere qualcosa), e intenta ad osservare ogni minima reazione degli ospiti di
Malfoy che si trovavano a pochi metri da lei impegnati in un'accesa discussione
sull'ultima partita di Quidditch vinta dall'Inghilterra.
Non
che ci fosse molto da vedere. Tutti si comportavano normalmente, ma più che
altro era quel tutti che la disturbava. Anche Malfoy appariva estraneo a
quella vicenda, eppure aveva ancora negli occhi il suo viso teso e l'aria stanca
della notte prima. Il nervosismo quando l'aveva beccata sulla porta e quando
avevano discusso in cucina.
Ma
niente di tutto questo traspariva dal volto in quel momento allegro e
tipicamente accondiscendente da padrone di casa dell'uomo. Quello della notte
prima e quello davanti a lei erano due persone diverse.
Si
chiese come ci riuscisse. Lei non aveva chiuso occhio quella notte, era stanca e
in testa aveva solo quanto era accaduto. Non aveva voglia di divertirsi né di
chiacchierare con qualcuno.
Tutto
il contrario di quanto invece stava facendo Draco.
E
il nervosismo delle ore precedenti, unito a quello che stava provando in quel
momento mutarono in rabbia. Una muta e inspiegabile rabbia che covava dentro di
sé.
"...è
un gufo..."
La
vocetta di Vivian la fece trasalire. Si voltò scuotendo impercettibilmente la
testa e guardandola con aria confusa, quando notò che sul bracciolo della sedia
in vimini su cui sedeva si era appollaiato un gufo dall'aria familiare.
Nonostante avesse le zampe ben artigliate alla sedia, si muoveva da una parte
all'altra, impaziente di attirare l'attenzione del destinatario della posta che
portava.
"Leo!"
esclamò la rossa sorpresa. Gli accarezzò la testolina, mentre anche Vivian
faceva altrettanto con il corpo piumato, ridendo per l'aria agitata del rapace e
gli sfilò la missiva che portava legata alla zampa.
Srotolò
la pergamena e sgranò gli occhi quando si rese conto di cosa avesse appena
letto. "O-ommerlino!" esclamò alzandosi in piedi. "Come ho fatto
a dimenticarlo!"
Scacciò
il pensiero che le era per un attimo apparso in mente sul fatto che la causa
avesse un paio di occhi grigi e una capigliatura bionda e si avvicinò con passo
spedito al tavolo intorno cui sedevano gli ospiti di Malfoy.
Si
accostò a Draco, tossicchiando per attirare l'attenzione su di lui. Per un
attimo ci fu silenzio e tutti la fissarono chi incuriosito chi seccato, poi
Ginny prese fiato.
"Ehm...
ti spiace venire un attimo con me? Dovrei parlarti di una cosa urgente..."
provò a spiegare sperando che l'uomo non facesse obiezioni.
Draco
fissò prima lei e poi la lettera che aveva ancora in mano. Si era accorto del
gufo quando era planato nelle vicinanze e immaginò che la richiesta della donna
avesse a che fare con quella missiva.
Si
scusò con i suoi amici, quindi si alzò in piedi e condusse Ginny in casa.
La
ragazza lo seguì senza fiatare. Quello che doveva chiedergli erano un po' di
ferie... avrebbe acconsentito?
"Di
cosa volevi parlarmi?" chiese il mago, con voce quasi brusca, quando si
fermò nell'ingresso del maniero.
Ginny
ripensò alla lite che avevano avuto e pensò che ce l'avesse ancora con
lei. Chiuse e riaprì gli occhi stringendo la pergamena nella mano.
"Ehm...
ho ricevuto un gufo da mio fratello Ron... si sposa con Hermione e mi ha chiesto
di essere presente alle sue nozze."
"Così
all'improvviso?" chiese lui poco convinto.
La
strega si morse un labbro. "Ehm... no... in realtà sapevo già la data, ma
mi è sfuggito di mente... mi hanno mandato una lettera chiedendomi che fine
avessi fatto... e... ti sto chiedendo ora di darmi qualche giorno di
ferie..."
"Quanto
giorni." chiese duramente Draco.
Lei
si strinse nelle spalle. "Non molti credo... voglio dire, questa settimana
di preparativi e poi un giorno per riprendermi dalle fatiche... avevo promesso
di dare una mano, perciò non posso esimermi."
Malfoy
incrociò le braccia e la fissò severamente. "Quindi mi assicuri che da
qui alla prossima settimana sarai tornata?"
Ginny
annuì. "Penso di sì... sì..."
Lo
sentì sospirare seccato, prima di tornare sui suoi passi verso il giardino.
"Fa come vuoi, ma solo una settimana, sia ben chiaro."
"Grazie."
provò lei con voce incerta, osservandolo mentre si allontanava.
Draco
le rivolse uno sguardo serio, prima di scuotere la testa e di sparire dietro la
porta d'ingresso. "Lascia perdere..."
*
Fu
pensando per l'ennesima volta che non riusciva a capire per niente Malfoy, che
partì la mattina seguente, utilizzando il camino del maniero.
Poteva
comprendere il fatto che fosse indispettito con lei per quella famosa
discussione, ma addirittura evitare di rivolgerle parola per il resto del
giorno, quello proprio non lo accettava. Ma diamine! Che aveva fatto dopotutto?
Con i suoi amici e con Pansy era allegro e simpatico, mentre con lei tirava
fuori tutta la sua aria arrogante e non le parlava.
Odiava
quel modo di fare, soprattutto perché si sentiva ferita per ogni sguardo seccato che le lanciava. Ormai i sentimenti che provava per lui erano ben chiari
dentro di sé, e perciò ammettere che le provocava sofferenza quel suo
comportamento era di quanto più doloroso avesse provato.
Fu
quindi quasi con un sospiro di sollievo che salutò Vivian, da cui si fece
promettere come era accaduto con Malfoy, che sarebbe tornata presto, e Mrs
Gobbins.
Nessun
altro si fece vedere quando se ne andò dal maniero. Lì per lì Ginny non ci
fece caso, ma quando due ore dopo aveva iniziato a sentire già la mancanza per
quell'abitazione, per Vivian e soprattutto per Malfoy, si scusò con la sua
famiglia che l'aveva già impegnata nei preparativi e si era chiusa nella sua
vecchia stanza della Tana per restare da sola.
Era
stata felice di rivedere tutti i suoi parenti e gli amici, ma in fin dei conti
aveva imparato a sentire come casa sua proprio il Malfoy Manor, strano a dirsi,
e la lontananza dalle persone che adesso considerava molto importanti non le donava
la stessa allegria che avrebbe provato se si fosse trovata a tornare a casa in
un'altra situazione.
In
ogni caso, dopo un mezzo pomeriggio passato a piangersi addosso, aveva deciso
che non poteva continuare così e che si sarebbe messa d'impegno per far passare
quella settimana il più velocemente possibile.
Ed
effettivamente, una volta sommersa da preparativi nuziali, aveva avuto poco
tempo per pensare a cosa si era lasciata dietro, così il giorno delle nozze era
arrivato in un attimo e fu con aria confusa che assistette al fatidico sì tra
suo fratello e alla sua migliore amica.
Quanto
aveva aspettato quel momento non lo sapeva nemmeno lei stessa; fu per quello che
non seppe evitare di commuoversi durante la cerimonia. In quel momento si era
sentita veramente felice, ma nel fondo del suo cuore, ammise di aver voluto che
accadesse anche a lei.
Però
il pensiero della situazione in cui si trovava le aveva troncato ogni desiderio lasciandolo
inespresso, e lei aveva dovuto accettare la dura realtà che l'uomo di cui era
innamorata non avrebbe mai compiuto quel gesto con lei.
Ci
stava ancora pensando, quando durante il banchetto dopo la funzione, Hermione si
avvicinò a lei con aria preoccupata. L'aveva vista da sola mentre tutti si
divertivano e partecipavano all'allegria di quel giorno.
"Ginny
va tutto bene?"
La
donna alzò lo sguardo sulla nuova cognata e restò per un attimo a fissarla.
Nonostante l'aria lievemente ansiosa era chiaro quanto fosse raggiante.
Dopotutto era il giorno del suo matrimonio...
Ginevra
annuì scuotendosi. Fino a quel momento era rimasta a fissare senza in realtà
vederla, la pista da ballo che si trovava al centro del giardino in cui si
svolgeva la festa.
Sorrise.
"Sì, tranquilla... ero solo pensierosa..." spiegò rendendo più
vivace il tono di voce e l'espressione del viso.
Hermione
sospirò scuotendo la testa e si sedette al suo fianco. "Ginny, Ginny...
sono mesi che non ti fai sentire e ti dimentichi anche del matrimonio di tuo
fratello... e hai sempre
la testa tra le nuvole..." le rivolse un'occhiata scherzosamente maliziosa.
"Non ti sarai innamorata?" chiese.
Ginny
quasi rischiò di cadere dalla sedia a quelle parole. Reagì sussultando e
guardando l'amica con aria imbarazzata e con le gote infiammate. "M-ma no!
Hermione, cosa vai a pensare!"
L'amica
la osservò continuando a sorridere e reggendo il mento su una mano. "Mh...
se lo dici tu..."
Era
il momento di cambiare discorso. Conosceva Hermione e sapeva bene che se si
fosse messa d'impegno sarebbe stata capace di farle rivelare al mondo di essere
innamorata di Draco Malfoy. E a quel punto non voleva nemmeno immaginare cosa
sarebbe successo.
"Non
pensavo a quello... è che mi sono ricordata di una cosa... volevo parlartene
già da un po' ma non c'è stata occasione..." iniziò passandosi dietro
l'orecchio un boccolo vermiglio sfuggito all'acconciatura.
"Dimmi
pure..." replicò l'amica facendosi interessata e sedendosi più
compostamente sulla sedia di fianco alla rossa.
"Ecco...
mi dispiace parlarne proprio oggi... forse non dovrei..." improvvisamente
perse tutta la voglia di far emergere quell'argomento, ma ormai aveva iniziato e
poi aveva ancora molti dubbi che voleva risolvere. Hermione comunque le fece
segno di andare avanti. Forse aveva intuito dove volesse arrivare, ma sembrava
ugualmente tranquilla.
Continuò
a torturarsi le mani, preferendo fissare queste piuttosto che l'amica.
"Hermione... tu eri addetta all'amministrazione delle notizie sui
Mangiamorte vero?"
La
sposina novella annuì in silenzio. Aveva capito e nonostante avesse leggermente
indurito la sua espressione, aveva continuato ad osservare Ginny in attesa che
continuasse.
"Ecco...
scusami davvero, ma qualche settimana fa mi è capitato di sentir nominare una
donna... dicevano che si trattava di una Mangiamorte e così mi sono
incuriosita..."
"Niente
di preoccupante spero..." ribatté Hermione corrugando la fronte.
Ginevra
pose le mani in avanti agitandole. "No no, tranquilla! Mi ha solo
incuriosito, tutto qui... ho sentito dire che era particolarmente strana...
libertina direi..."
Hermione
si fece pensierosa. "Beh... di donne Mangiamorte non ce n'erano molte...
qual era il suo nome?"
"Gloria...
so solo questo..."
"Mh...
Gloria... sì, Gloria Rockwood! Beh, certamente era una delle più strane dopo
Bellatrix Lestrange... ma di certo non libertina... da quanto ne so ne aveva
solo uno di compagno."
Ginny
alzò il capo sospirando. "Sì, lo so anch'io... Malfoy..." spiegò.
"Però è strano... mi è stato detto che era molto lussuriosa... ma forse
prima che si lasciasse con Malfoy..."
"Non
lo so di preciso... le notizie che avevamo della Rockwood la avvicinavano
parecchio a lui... soprattutto dopo la morte della moglie... ma può darsi che
già da prima si frequentassero."
La
rossa fissò stranita l'amica, come se avesse detto un'oscenità. "Ma
perché, era sposato?" chiese stupita chiedendosi quante cose avrebbe
ancora scoperto su Draco.
Hermione
fece altrettanto, anzi la guardò come se la sua migliore amica fosse
improvvisamente impazzita. "Perché, te la sei già dimenticata? Eppure
l'hai incontrata anche tu alla finale di Quidditch, quella volta..."
La
strega restò in silenzio per qualche istante, cercando di registrare le parole
dell'amica e di capire perché pur parlando la stessa lingua non riuscissero a
capirsi. Solo dopo un'improvvisa illuminazione spalancò la bocca per parlare
aggrottando le sopracciglia.
"Aspetta
un momento... ma di quale Malfoy stai parlando tu?" chiese allungando il
collo, impaziente di avere una risposta.
Hermione
si stinse nelle spalle allargando le braccia e mostrando i palmi. "E di chi
se no! Lucius Malfoy!"
*
E
finalmente tutto tornava. L'odio di Draco per suo padre, i dubbi sulla
paternità di Vivian nonostante i tratti caratteristici dei Malfoy,
l'indifferenza del biondo per la figlia... ogni cosa andava a posizionarsi
nell'angolino mancante che formava il quadro completo della situazione.
In
poche parole Gloria Rockwood era stata la compagna di Draco, ma
contemporaneamente anche quella di Lucius. E certamente quando il primo lo aveva
scoperto, aveva mollato tutto e si era schierato dalla parte opposta. Non quella
del Bene, ma semplicemente quella che andava contro suo padre e la donna che lo
aveva tradito.
Ora
le tornava anche quello. Non aveva mai accettato che Draco fosse diventato Auror
per seguire ideali di pace e di bontà. Non sarebbe stato Draco Malfoy in quel
caso. Invece ora aveva la conferma che tutto quello che lui aveva fatto era
stato solo per odio e vendetta. Un concetto molto più che plausibile.
E
poi era arrivata Vivian. La pietra dello scandalo. Come fare ad accettare una
bambina che sarebbe potuta essere anche sua sorella?
Che
pensiero orribile.... figlia o sorella...
Ogni
volta che Ginny ci pensava, un brivido le correva lungo la schiena. Draco non
poteva saperlo, decisamente non sarebbe servito nemmeno un test per scoprire la
paternità. Ma Ginny era convinta che a Malfoy questo non importava. Aveva
rinchiuso quella figlia o sorella nel suo grande maniero che aveva preso ad
evitare e se n'era andato errando per il mondo cercando di recuperare un
equilibrio impossibile.
Fino
al suo arrivo ovviamente. Peggio per lui che l'aveva contattata solo perché la
conosceva!
Era
grazie alla sua testardaggine se Malfoy aveva capito quanto non fossero
importanti i legami di sangue. Padre o fratello non importava, se poi Vivian
viveva felice e cresceva serena. E questo doveva averlo capito. Uno come Malfoy
non si sarebbe mai comportato in quel modo, in caso contrario.
Fu
con questi pensieri che finalmente percorse i viali alberati e fioriti del
maniero, quel pomeriggio di lunedì, appena una settimana dopo la sua partenza.
Era
stata contenta di poter tornare. Il matrimonio alla fine era volato via,
Hermione e Ron erano partiti per la loro romantica luna di miele e lei era
potuta tornare finalmente dove si era sentita a casa.
Aveva
una voglia matta di rivedere Vivian, ma soprattutto di incontrare ancora Draco.
Voleva parlargli di quello che aveva saputo, certo, ma non si trattava solo di quello. Una
sola settimana era stata via e le era mancato come se si fosse assentata per un
secolo. Desiderava parlarci ancora, litigare anche con lui. L'importante era che
quegli occhi grigi la fissassero ancora.
Si
sentiva una stupida, ma ormai si era arresa. Sapeva che niente più avrebbe
potuto farle cambiare idea. Si era innamorata di Draco Malfoy. Punto. Il resto
non aveva importanza.
Percorse
la strada che portava fino all'ingresso, ma non entrò subito. L'idea era quella
di fare una bella sorpresa, magari entrare dal giardino sul retro. Certo, alla
cuoca sarebbe venuto un infarto, ma il suo pensiero volava anche verso Vivian,
che non vedeva l'ora di riabbracciare.
Si
era incamminata lungo il perimetro del maniero quindi, ma non aveva ancora raggiunto la
porta secondaria quando percepì una voce oltre la sua spalla sinistra.
"Che
fai, entri di soppiatto come i criminali?"
Quasi
fece un salto di un metro quando si voltò di scatto trovandosi davanti Malfoy.
Era seduto sui gradini di un piccolo porticciolo che ornava quel giardino.
Arrossì
molto velocemente, avvertendo il battito cardiaco particolarmente accelerato. Si
portò una mano al petto, sperando che si calmasse prima che una vena coronarica
partisse per sempre. "Mi... mi hai spaventato..." spiegò ansimando
per lo spavento.
Draco
le mostrò un ghigno e sbuffò divertito. "Per così poco... di certo non
potrai mai fare il ladro in vita tua, Ginevra."
Ginny
roteò gli occhi, decidendo di avvicinarsi e di sedersi al suo fianco. "Oh,
ti ringrazio per il benvenuto, davvero." replicò ritrovando la sua vena
sarcastica che per un attimo aveva perso.
In
realtà si sentiva felice. Era stata la prima persona che aveva incontrato al
suo ritorno, e soprattutto aveva notato con soddisfazione che si trovava da solo.
Draco
sbuffò come se gli desse fastidio quel suo avvicinamento, ma le fece comunque
posto perché si sedesse. "Cosa ti aspettavi, un coro in festa per il tuo
ritorno?" rispose a tono lui, con la stessa gradazione di voce.
"Lasciamo
perdere..." scosse la testa rassegnata. "Comunque come vedi ho
mantenuto la promessa. Sono tornata in fretta."
L'uomo
fissò il muretto che circondava il giardino, colorato di rosso dalla luce del
tramonto. "Piuttosto, com'è andata? La Granger è riuscita finalmente a
far entrare un po' di sale in zucca a tuo fratello?"
Ginny
fece una smorfia. "E' stato lui a chiederle di sposarla, sai? Quindi penso
non sia del tutto stupido." ribatté acida. Aveva sempre odiato quando
qualcuno, e soprattutto lui, prendeva in giro la sua famiglia. Incupì però
subito dopo la sua espressione, abbassando lo sguardo.
"Ho...
ho saputo altro invece..."
"Riguardo
a cosa?" chiese con fare annoiata il biondo, giocherellando con un
ciuffetto d'erba al suo fianco che spuntava dal terreno.
"Riguardo
a Gloria Rockwood..."
Seguirono
alcuni istanti di silenzio, nei quali si percepì solo il leggero frusciare
delle foglie degli alberi piantati in quel piccolo paradiso.
"Vedo
che hai saputo il suo cognome." constatò poi Draco, con voce atona.
Ginny
gli rivolse una breve occhiata, ma non scorse niente sul suo viso di granito.
"Non solo quello..." aggiunse con voce tentennante. Draco non disse
nulla, perciò alla strega sembrò bene continuare.
"Ho
saputo anche... il perché non sei convinto di essere il padre di Vivian."
preferì spiegarsi in quel modo. Aveva paura di nominare suo padre, perciò
evitò accuratamente di farlo.
Attese
un po', cercando di registrare la sua reazione, ma solo quando l'uomo sospirò
rassegnato, capì che non se la sarebbe presa con lei.
"Ho
amato quella donna." iniziò Draco con voce triste. Abbassò lievemente lo
sguardo e fissò gli occhi su un punto imprecisato, rivangando con la mente dei
ricordi particolarmente dolorosi.
"L'ho
amata molto e credevo che sarebbe stata la mia compagna per tutta la vita. Ci
crederesti, Ginevra? Eppure dopo nemmeno pochi mesi mi sono reso conto di quanto
fossi stato stupido... di quanto mi ero illuso..."
Fece
una pausa, nella quale continuò a torturare il ciuffetto di erba e ad osservarlo
intensamente. Tornò poi a guardar il muretto. "La beccai a letto con mio
padre un giorno in cui tornai prima da una missione che mi aveva affidato
Voldemort. Fu l'ultima volta che vestii i panni di Mangiamorte. La sera stessa
me ne andai dal covo e chiesi udienza a Silente."
"Deve
essere stato terribile." provò Ginny sentendosi improvvisamente triste per
lui.
Draco
sbuffò sarcastico. "Certo che lo è stato... ma mi sono sentito peggio
quando mi sono ritrovato Vivian tra le mani. Aveva solo pochi giorni e Gloria
l'aveva lasciata qui al Maniero perché la crescessi al posto suo... non sapeva
che farsene lei..."
"A
quel punto non sapevo se quel marmocchio che avevo davanti che urlava come un'ossessa
fosse mia sorella o mia figlia. Non la volevo, ma non sono mai stato un mostro e
perciò ho lasciato che crescesse qui accudita da Mrs Gobbins. Non pensavo che
avrei mai pensato di affezionarmi a quella bambina..." si voltò verso la
donna, mostrandole un'aria fintamente seccata. "Per lo meno finché non sei arrivata
tu."
Le
venne spontaneo sorridere al suo indirizzo. "Te la sei cercata, mi
sembra."
Draco
annuì col capo distogliendo i suoi occhi da lei. Sul suo volto comparve l'ombra
di un sorriso. "E' vero... credimi Ginevra, non hai idea delle volte in cui
ho pensato di cacciarti via, quando ti intestardivi sulle cose, poi..."
La
donna sbuffò alzando gli occhi al cielo. Ovvio che parlasse così, era vero
dopotutto... però poteva anche evitare di dirlo...
"...ma
non mi sono mai pentito di averlo fatto."
Ancora
silenzio dopo quelle parole, ancora pensieri sospesi e mute speranze.
Eccola,
un'altra faccia di Draco Malfoy che era capace di sbalordirla. La guardava così
intensamente, come se si aspettasse da lei una reazione a quelle parole. O
meglio una determinata reazione.
Ma
Ginny non capiva. Non riusciva a comprendere cosa volesse da lei. Restò a
specchiarsi nel grigio dei suoi occhi fino a che si rese conto di non poter più
resistere.
Si
costrinse a distogliere lo sguardo e a posarlo sul prato di fronte a lei. La sua
voce tremò, ma sentiva di non poter reggere nemmeno quel silenzio.
"Ehm...
piuttosto... non ci sono i tuoi amici?" cambiò discorso nonostante una
parte di lei avrebbe voluto approfondire quello precedente.
A
quelle parole, anche Draco chinò il capo emettendo un lungo respiro. Attese
alcuni istanti, prima di rispondere con voce annoiata.
"No.
Sono andati via ieri."
"Ah..."
la mente volò verso un solo pensiero. "Anche Pansy è andata via?"
Non
ottenne subito una risposta. Restò tuttavia in attesa evitando di rivolgersi a
lui. E non si accorse dell'occhiata penetrante che le stava lanciando.
Ciao
a tutti! Vi prego, vi prego, vi prego! Scusateeeeee!!! *imploring con le
mani giunte*
Non
volevo farvi aspettare tanto davvero, ma è stato più forte di me. Chiamatelo
calo di ispirazione, chiamatelo calo di impegno, fatto sta che non riuscivo a
concludere questo benedetto capitolo! Mi sedevo, lo rileggevo e restavo a
fissarlo senza la voglia di conrtinuarlo. Vi chiedo perdono davvero.
Comunque
alla fine il blocco è passato, mi sono messa d'impegno e finalmente sono
riuscita a finirlo.^_^ Allora, piaciuto? Eh sì, bisogna ammettere che ci sono
delle rivelazioni interessanti... chi l'avrebbe mai detto che cosa nascondeva
Vivian? E beh, spero di aver in parte soddisfatto la vostra curiosità. Dico in
parte perché c'è ancora qualche sorpresa in serbo! Solo due capitoli e finisce
tutto, tra l'altro...
Vorrei
chiarire una cosa sul titolo di questa storia, perché mi è stato chiesto il
motivo per cui l'ho adottato. Se qualcuno lo avrà notato è il titolo di una
canzone di Ramazzotti. Quando l'ho ascoltata mi sono venuti in mente il Draco e
la Ginny di questa storia e così ho deciso di inserirlo. Il vero significato è
che entrambi nascondono delle ombre dietro i loro sguardi, qualcosa che
nascondono e che fanno parte del loro passato. Come Ginny con l'incidente della
scuola, così Draco con Gloria hanno avuto delle brutte esperienze che hanno
abilmente celato agli altri, ma che hanno confidato a loro stessi. Questo è il
semplice significato. Spero di aver chiarito i vostri dubbi.^^
Ora
passiamo ai ringraziamenti! Mamma quanti siete, grazie!!! Vi adoro!!!
Stellina:
per il momento ho risolto uno dei dubbi su cui si basa questa storia, nel
prossimo capitolo prometto che se ne chiarirà un altro moooolto importante!^.-
Ruka88: anch'io
adoro Draco e Ginny! E' per questo che prometto che sarò un fulmine a
concludere questa storia e ad aggiornare le altre!
Florinda:
aggiornerò presto, lo prometto!^.-
Nisi
Corvonero: Blaise
è sopravvissuto come avrai notato... per Draco e Ginny vedremo nel prossimo
capitolo...
Lydia: ti
ringrazio tantissimo! Mi fa piacere sapere di avere qualche nuova lettrice di
questa storia a cui piace! E non preoccuparti che farò un monumento a
Petronilla per la bella pubblicità che fa a questa storia!^^
Aira:
ti ringrazio, sono contenta!^_^
Terry: uh
bene! Sono felice che ti sia piaciuta proprio quella parte! Grazie! (ovviamente
evito di parlare di questo finale...-.-'')
Opalix:
devo dire che sono stata davvero contenta quando ho visto il tuo nome tra
le recensioni. Ora che mi ci fai pensare, in effetti questa storia è un po'
lenta, ma penso che in parte sia dovuto alla mancanza di azione (visto che tutto
si basa sui sentimenti, sui dialoghi e sui legami tra i personaggi) e in parte
perché si ispira ad un libro che io ho trovato di per sé molto lento. Jane
Eyre si muove con una lentezza che sì, ti coinvolge, però a tratti stanca
anche. Comunque spero di aver eliminato nelle ultime battute questo difetto e
anzi mi hai fatto fare il balletto del cane della pubblicità dell'Happy Hippo
quando mi hai detto che il mio stile è migliorato! Davvero, grazie!^o^ Uh non
pensare che mi sono scordata di te eh? Ho finalmente trovato il tempo di finire
di leggere la tua storia e di iniziare il seguito (mi è preso un colpo quando
ho letto l'ultimo chap °.°), appena mi rimetto in pari, aspettati un mio
commento, eh! Un bacio!:*
Angele87: oh
un'altra bella sorpresa! Bentornata direi! ^^ E beh, Malfoy è pur sempre Malfoy
dopotutto! Mica pizza e fichi!XD Ti ringrazio per il commento della scena del
ballo! Tutto sommato anche a me piace, perciò sono contenta quando me lo dite!
Blaise, tesoro è ancora vivo ed è sulla via di guarigione, ma per il momento
ho trovato più importante pensare a quei due... anche perché la situazione è
complicata ancora... un bacio!:*
Fanny: ti
ringrazio! Se devo essere sincera, Vivian è forse il mio personaggio preferito
in questa storia, quando lei interagisce mi impegno sempre per farla apparire
reale e non finta come spesso accade! Per gli orrori di grammatica... eh, quelli
mi perseguitano purtroppo... e soprattutto quelli di battitura... prima o poi mi
metterò d'impegno per scovarli tutti!^^ Uh, il libro, come sempre lo consiglio:
è sicuramente molto più bello di questa storia!^.-
Lollo: ehm....
per tempo accettabile vanno bene tre mesi?^^'' Oddio, chiedo umilmente scusa
anche a te...
*ale_black**: uh,
non lo so nemmeno io... davvero trasmetto qualche emozione con questa storia...
wow!
Katia:
grazie! Sentirmi dire che questa è una delle poche storie che ti
piacciono mi rende davvero felice!^_____^ Ginny e Draco prima o poi... non dico
niente, però ti anticipo che io adoro gli Happy-end... fai due più due...^^
Shaka:
davvero un grazie immenso anche a te. I vostri complimenti mi fanno
arrossire e mi fanno impazzire, vi adoro!^^ Spero che il significato del titolo
sia più chiaro adesso. In effetti ripensandoci non è semplice da capire, sorry!^^''
Lella80:
io continuo nel dire che a Petronilla ci vorrebbe un monumento! Allora, ti
ringrazio per i complimenti e accetto tranquillamente il tuo commento sulla
scena del ballo. Credo che in effetti sia apparsa banale, però la mia idea era
un altro momento per avvicinare ulteriormente Ginny e Draco. Ho pensato ad un
romantico ballo sotto la luna e quello alla fine è stato il risultato. Ho
cercato in tutti i modi di non renderlo troppo smielato, ma alla fine, vabbé,
fa niente!^^ Per quanto riguarda la Bipolarità di Draco, rimando al prossimo
capitolo. Prometto che si capirà tutto lì. Ancora i misteri non si sono
esauriti!^^
Hermione: Povero
Draco... vabbè che il dott Jekyl era pure carino (ho in mente il film in questo
momento), ma ce lo vedi in versione Mr Hide? (sta qui dietro di me che urla che
una cosa simile a lui non potrà mai accadere...-.-) vabbé, cmq come vedi
Blaise è ancora vivo, ma non credo comparirà più in questa storia... forse
alla fine credo o lo nominerò solamente, ancora devo decidere. Quanto al
secondo commento che mi hai lasciato, sì le sorelle Brontë erano tutte
scrittrici (però al momento mi sfugge le terza... credevo fossero solo due).
Charlotte Brontë ha scritto Jane Eyre, mentre Emily ha scritto Cime Tempestose.
Quello però, non l'ho ancora letto ne ho visto la fiction che hanno trasmesso,
sorry. Ho comprato il libro e appena entro in vacanza penso che lo leggerò...
Lily2000:
un grazie di cuore anche a te. Il fantasma è ancora un mistero, ma vi
assicuro che nel prossimo capitolo tutto verrà a galla... e anche
qualcos'altro! Perciò solo un po' di pazienza!^^
Castalia:
grazie, son contenta!^^ Blaise è vivo, chi lo ha ridotto così... Ginny non è
sicura del fantasma e nemmeno voi immagino... uh uh uh...
Spero
di avervi nominati tutti!^^ Un grazie ancora di cuore e anche a tutti quelli che
leggono questa storia anche se non la recensiscono (che da quel che sembra sono
tantissimi, quindi thank's!!!^o^)
Non
seppe dire con certezza quando riprese a respirare. Se dopo che scappò via dal
giardino con una stupida scusa o quando si trovò al sicuro nella sua stanza,
dopo aver corso come una matta lungo le grandi sale del maniero.
In
ogni caso dovette ammettere che quella rivelazione, per quanto prima o poi se la
aspettasse, l'aveva a dir poco sconvolta. Era assurdo pensare a quante volte si
era aspettata che Malfoy le desse la 'bella notizia', e a quante si era
preparata la reazione da mostrare.
Avrebbe
dovuto essere tranquilla, sorridere all'indirizzo di Malfoy, fare una faccia di
bronzo e augurare una buona vita matrimoniale, al limite. E invece, dopo averla
sentito con le sue orecchie, era rimasta un minuto buono in silenzio, a fissare
il vuoto, cercando di registrare quelle parole, che la sua mente non voleva
assolutamente accettare.
Poi
aveva compiuto un notevole sforzo di volontà e si era voltata verso l'uomo. Ma
non aveva sorriso. L'attimo dopo si era sollevata in piedi di scatto e di spalle
gli aveva biascicato qualche parola che nemmeno ricordava. Poi aveva fatto finta
di ricordarsi improvvisamente di Vivian ed era entrata a velocità dall'ingresso
secondario.
Il
tutto senza lasciare a Malfoy il tempo di replicare.
A
dir la verità non le importava quello che Draco avrebbe detto in risposta.
Quello che aveva saputo le era più che sufficiente e anzi ora che ci pensava
con più calma, seduta sul suo letto a baldacchino, mentre alcune stupide
lacrime le scivolavano sulle guance, era convinta che avrebbe fatto meglio ad
evitarlo per i giorni seguenti, o non sarebbe stata in grado di accettare la
situazione.
Perché
non c'era altro da fare. Per quanto non volesse pensare a Malfoy sposato alla
Parkinson, lei non era nessuno per poter anche solo considerare di annullare le
nozze. Lei era solo la umile insegnante di sua figlia... o di sua sorella,
quello che era... ma solo quello. Non aveva potere sulle sue decisioni, forse
lui l'aveva usata come spalla con cui confidarsi qualche volta, ma certamente lo
aveva fatto perché sapeva quanto fosse innocua sotto tutti i punti di vista.
Lei
non avrebbe mai rivelato i suoi segreti a qualcuno, lei avrebbe continuato la
sua inutile esistenza anche conoscendo i lati più nascosti di lui. Lei non
avrebbe fatto niente altro che la spalla. Qui finiva il suo compito.
Poi
Pansy Parkinson avrebbe pensato a svolgere quello della donna, della moglie.
Scosse
le testa stancamente. Come aveva potuto anche solo pensare di essere qualcosa in
più per Malfoy, di una semplice collaboratrice?
Illusa.
Stupida illusa che non era altro.
Si
era riproposta sempre più spesso di lasciar perdere pensieri tanto infantili,
aveva fissato quei due ritratti che aveva appeso di fronte al letto, fino a che
non aveva iniziato a vedere e ad immaginare difetti del suo disegno e pregi di
quello di Pansy che nemmeno esistevano. Si era ripetuta più volte che il suo
scopo era solo quello di crescere ed educare Vivian, eppure alla fine la sua
mente e il suo cuore, senza nemmeno che se ne rendesse conto -o forse facendo
finta di niente-, le avevano giocato il brutto scherzo.
I
sentimenti che avrebbe dovuto reprimere si erano accentuati, erano diventati così
forti e intensi che le non era stato possibile frenarli ed erano esplosi quella
sera, dopo la rivelazione delle nozze con Pansy.
Tornò
velocemente alla realtà, quando la porta della camera si aprì con lentezza,
emettendo un rumore sordo. Immaginando chi dovesse essere, si asciugò in fretta
le lacrime, passando le dita sotto gli occhi. Avrebbe voluto anche sorridere, ma
le fu impossibile improvvisare qualcosa di credibile, così si limitò ad
osservare la nuova arrivata, esclamando il suo nome.
"Vivian!"
La
piccola non si fece pregare, quando vide che le braccia della donna si erano
allargate per accoglierla, e con una piccola corsetta le fu vicino.
La
abbracciò sorridendo entusiasta e cingendole quel che riusciva della vita con
le braccine. "Ginny! Mi sei mancata!"
Solo
quando avvertì il calore della piccola e il profumo dolce dei suoi capelli,
l'ombra di un sorriso le apparve sul volto. "Anche tu mi sei mancata,
sai?" le rispose, accarezzandole la chioma bionda.
Ora
era lei l'unico scopo della sua vita presente. Era a lei che doveva dedicare le
sue forze, concentrare la mente ogni giorno per crescerla ed educarla. Lo
avrebbe fatto anche dopo le imminenti nozze. Dopotutto non si aspettava di certo
che la Parkinson una volta diventata la signora Malfoy, avrebbe assolto anche il
ruolo di madre.
"In
questi giorni ho fatto lezione con Mrs Gobbins, ma è stata una barba! Lei non
è brava come te." continuò la bambina, esibendo un tenero broncio.
Ginny
ridacchiò, evitando di farsi vedere da Vivian. Voleva bene a Rachele, ma sapeva
comunque che era una donna anziana, parecchio all'antica, e decisamente le sue
lezioni erano molto più pesanti e noiose di quelle di Ginevra.
"E'
brava anche lei, Vivian... solo... ha un metodo diverso, ecco."
La
bambina la guardò per un attimo pensierosa, inclinando il capo da un lato.
"Mhm... allora preferisco il tuo metodo." concluse decisa, annuendo a
se stessa e sedendosi di fianco alla donna.
Era
incredibile come quel piccolo frugoletto riuscisse a farla star bene. Si sentiva
sempre a suo agio con lei, sapeva come comportarsi e riusciva a comprenderla
anche solo incrociando i suoi occhietti vispi.
Tutto
il contrario di quando era con suo padre. O con suo fratello. In ogni caso era
stato appurato che un legame di sangue univa entrambi, perciò si poteva
realmente affermare che le somiglianze che li accomunavano erano indubbie.
Però,
per quanto somigliasse a Draco, Vivian non era uguale a lui. Lei era un libro
aperto, lui un mistero. Lei era vivace e spontanea, lui chiuso e freddo. Vivian,
adesso che ci pensava, forse non somigliava nemmeno così tanto a Narcissa Balck,
come aveva più volte immaginato.
Si
chiese se per caso quei caratteri non li avesse ereditati dalla madre, magari
Gloria Rockwood prima di diventare una Mangiamorte psicolabile, era stata una
bambina spontanea e allegra come adesso lo era sua figlia.
Le
scompigliò i capelli affettuosamente sospirando e alzandosi in piedi verso la
toilette, dove aveva posato appena arrivata, la sua borsa.
La
piccola la seguì leggermente confusa, osservandola nei suoi movimenti.
"Che hai Ginny?" le chiese più incuriosita che preoccupata.
La
donna si voltò nella sua direzione mostrandole un'espressione rassicurante.
"Sono solo un po' stanca. Prima di arrivare qui, ho dovuto sbrigare delle
faccende." le spiegò.
"Ah,
allora sbrighiamoci, così andiamo a cena."
Ginevra
scosse la testa. "Non verrò a cena oggi. Ho solo bisogno di riposare.
Potresti avvisare tu, Mrs Gobbins?"
Vivian
parve delusa. Chinò il capo, iniziando a giocherellare con l'orlo della veste
che indossava. "D'accordo... andrò ad avvisarla..." mormorò poco
contenta.
Intenerita
da quella vista, Ginny le si avvicinò per chinarsi fino alla sua altezza. Le
prese il visino tra le dita, accarezzandolo lievemente, e le sorrise.
"Ti
prometto che domani ti racconterò tutto! Del matrimonio e di tutte le cose che
ho fatto, ti va?"
Lo
sguardo della piccola si illuminò velocemente. Saltellò battendo le mani
entusiasta. "Sì sì! Certo che mi va! Allora vado da Mrs Gobbins, però
domani non studiamo!"
Non
fece in tempo a replicare che non era contemplata la perdita di un'altra
lezione, che Vivian era già scomparsa dietro la porta e si era precipitata al
piano di sotto per avvisare Rachele.
Le
venne spontaneo scuotere la testa rassegnata. Adorava quella bambina, non
avrebbe mai potuto separarsi da lei. Avrebbe anche accettato di convivere con la
presenza costante di Pansy, pur di restare al suo fianco.
Se
non avesse potuto avere Malfoy, per lo meno avrebbe dedicato la sua vita al suo
sangue.
*
Non
fu semplice, ma in qualche modo riuscì anche il giorno seguente ad evitare
Malfoy. Fortunatamente un impegno di lavoro lo aveva tenuto lontano per tutto il
giorno, e persino a cena, per lo meno Vivian, dovette fare e meno di suo padre.
Era
assurdo doverlo pensare, dopotutto se voleva restare in quella casa, avrebbe
dovuto affrontare prima o poi la situazione, avrebbe dovuto reagire e
incontrarlo. Ma da un lato non sapeva come lui si sarebbe comportato d'ora in
poi, visto tra l'altro, che non gli rivolgeva la parola da quando aveva saputo
della notizia; dall'altro non era convinta di quale sarebbe stata la sua, di
reazione, quando l'avrebbe rivisto.
Era
tutto così complicato, non era arrivata che da un giorno e già era stanca di
quella nuova situazione. Quando era tornata al maniero, credeva stupidamente che
tutto sarebbe tornato come prima, che avrebbe ripreso la solita vita assieme
alla piccola e convivendo con Malfoy.
Ma
ora. Ora tutto cambiava.
Come
sarebbero state le sue giornate, d'ora in poi? Quando Pansy sarebbe diventata la
Signora Malfoy, lei come avrebbe vissuto in quel posto? Sarebbe mai stata
felice, pur sapendo che in quella stessa abitazione vi sarebbero stati anche i
coniugi e che avrebbe dovuto vederli assieme per anni?
E
Vivian, avrebbe mai accettato come madre la Parkinson? Avrebbe mai permesso che
una donna come lei, frequentasse il padre e dettasse legge in quella casa?
Erano
questi i pensieri che la accompagnarono per tutto il giorno e fino a sera,
quando vogliosa di cambiar aria per un po', dopo aver augurato la buonanotte
alla piccola, si era rifugiata nel frutteto del maniero.
Passeggiava,
riflettendo per l'ennesima volta su quella situazione così intricata. Scuoteva
la testa, quasi a voler scacciare quei pensieri che la tormentavano tanto, ma
poi la sua mente ci tornava ancora e ancora, perché il futuro oscuro che la
aspettava, era troppo gravoso per pensare di scrollarselo di dosso.
Si
inoltrò un poco tra gli alberi che mostravano ormai i frutti maturi, per poter
ammirare i fiori delle artemisie e dei rododendri, appena sbocciati, che
costeggiavano il muretto che divideva il frutteto dagli eleganti giardini che
circondavano il maniero.
Aspirò
il profumo, sorridendo appena. Quella era la stagione che aveva sempre adorato.
Non troppo caldo né troppo freddo, i fiori nel pieno del loro vigore e i frutti
dolci appena usciti.
Camminò
ancora un po' lungo il muretto, mantenendo il capo chino e le braccia
intrecciate dietro la schiena. Non poteva andare avanti così. La sua vita non
era mai stata inutile, per quanto qualcuno lo pensasse. E sprecarla in quel
modo, vivendo come un'ombra in quella casa, era quanto di più orribile potesse
pensare.
Ma
d'altra parte anche separarsi da Vivian era qualcosa di enormemente doloroso.
Scacciò
accuratamente il pensiero che le balenò in mente subito dopo. Era ovvio che
fosse ancora più doloroso dimenticare Malfoy, ma quella era una cosa che doveva
affrontare, volente o nolente.
Sussultò
quando il frutto dei suoi ragionamenti si materializzò improvvisamente a pochi
metri da dove si trovava. Doveva essere entrato dal cancelletto laterale così
non si era accorta subito del suo arrivo.
Le
venne spontaneo trattenere il respiro, e cercò immediatamente di dirigersi
verso l'uscita, prima che lui si potesse accorgere della sua presenza. Sembrava
non averla notata infatti. Lo vide osservare attentamente alcuni alberi da cui
ancora non erano stati colti dei frutti.
Restando
accostata ai cespugli del muretto, si mosse lentamente ed evitando alcun rumore,
lanciando di tanto in tanto qualche occhiata rassicurante verso le spalle di
Malfoy.
Fu
con grande sforzo che non cacciò un urlo, quando udì chiaramente la sua voce,
piena del solito tono provocatorio e strascicato.
"Che
fai, scappi, Ginevra?"
Beccata,
pensò con aria rassegnata. Era inutile continuare a scappare; oramai il caso -o
forse lo stesso Malfoy- aveva voluto che lei affrontasse la questione. E se le
era stata data un'occasione per risolverla, allora non doveva tirarsi indietro.
Prese
un forte respiro per farsi coraggio e si avvicinò a lui, ancora di spalle,
ricordandosi mentalmente di non aver paura e di farsi coraggio.
"Pensavo
volessi restare da solo. Non volevo disturbare." replicò Ginny con tono
particolarmente serio.
Malfoy
si voltò lentamente, continuando ad ammirare le bellezza del frutteto al
crepuscolo. "No, non mi disturbi, al contrario."
Incrociò
il suo sguardo e Ginny si accorse di vacillare, quando incontrò il grigio dei
suoi occhi. No, non poteva perdere la forza adesso, doveva andare avanti.
Volse
le sue pozze azzurre da un lato, facendosi però più vicina.
"Vorrei
parlarti Ginevra." aggiunse Draco, apparentemente, impassibile al movimento
di lei.
Ginny
lo seguì senza fiatare. Gli si accostò e senza dire altro, presero a camminare
lungo il viale che culminava con un grande e centenario ippocastano, sotto cui
era stato elegantemente sistemato un piccolo chiosco per ripararsi dalla calura
estiva.
Dopo
alcuni minuti in cui solo il frusciare lento delle foglie e il ronzio degli
insetti notturni riempì il silenzio che aleggiava, finalmente Draco si decise a
parlare.
"Dimmi,
Ginevra, tu sei felice qui?" le chiese a bruciapelo.
La
donna esitò un attimo prima di rispondere. "Lo sono stata, sì." fece
una pausa nella quale deglutì cercando di eliminare quel groppo alla gola che
le si era formato da quando lo aveva incontrato.
"Conoscere
Vivian e Rachele mi ha fatto bene. E anche questo posto, tutto sommato non è
male. Molto meglio di Londra lo è sicuro."
Malfoy
continuò a camminare e Ginny a seguirlo, nonostante avesse preferito di gran
lunga sedersi da qualche parte. Man mano che parlava con lui, tutta la forza
sembrava mancarle e le gambe avrebbero ceduto da un momento all'altro.
"Capisco..."
continuò l'uomo con un sospiro. "Quindi immagino ti dispiacerà quando
andrai via."
Il
sapore ferroso del sangue si insinuò fastidiosamente nella sua bocca, quando si
morse forse con troppa violenza, entrambe le labbra.
Andarsene?
Ma certo, ovvio. Cosa si aspettava!
Lei
ci stava rimuginando su così tanto e lui aveva già deciso tutto. Non la voleva
in casa, ora che vi sarebbe entrata la Parkinson, o forse era stata quella
fattucchiera a chiedergli di mandarla via... o magari entrambi.
In
ogni caso era chiaro che non fosse la benvenuta in quel maniero. E per quanto lo
sapesse già nel profondo del suo cuore, non riusciva ad accettarlo ugualmente.
"Mi
sono preso la briga di informarmi per un altro posto come insegnante privato. Ho
buoni contatti, quindi avrai la possibilità di lavorare con una buona famiglia
e sarai anche ben retribuita." continuò Draco, intercettando forse il suo
silenzio come una richiesta a spiegarsi meglio.
Non
voglio andar via... non mi importa di questo buon lavoro!
"Andrai
da una signora che vive in Irlanda, a Dublino. Accudirai i suoi tre figli."
continuò imperterrito lui, probabilmente -sperò Ginny- ignaro delle stilettate
che infliggeva al suo cuore ad ogni parola.
"E....
e Vivian?" riuscì a mormorare la donna, pur con un tono di voce tremante.
"Vivian
non resterà qui, tranquilla." rispose l'uomo come se niente fosse.
"Andrà in collegio finché non arriverà la lettera per Hogwarts. So bene
che non sopporta Pansy e credo che l'odio sia reciproco, quindi eviterò che si
creino tensioni in casa dopo il matrimonio."
Ginny
mantenne il viso fisso per terra. Aveva la gola arida e quel nodo diventava ad
ogni istante sempre più soffocante. Sentiva gli occhi bruciare per le lacrime
che stava miracolosamente trattenendo, ma che non sapeva quanto ancora avrebbero
retto negli occhi ormai colmi.
"Perché..."
disse solo con rabbia e frustrazione. "Perché fai questo."
Fu
a quel punto che Draco si fermò. Si rivolse a lei completamente e se Ginny
avesse trovato il coraggio di alzare lo sguardo, vi avrebbe intravisto anche
un'ombra di curiosità sul volto.
"Sì,
ma perché!" esclamò ancora la rossa, sollevando finalmente il capo e
mostrandogli i suoi occhi ormai inondati di lacrime che scendevano lungo le
gote, lasciando delle tracce luminose grazie ai raggi di luna.
Malfoy
le si fece più vicino e la fissò seriamente negli occhi. "Dimmelo tu, il
perché." le ripropose la domanda.
Ginny
lo fissò confusa, scossa ormai anche dai singhiozzi che aveva rinunciato a
reprimere.
"Dimmi
il perché ti comporti in questo modo, perché non sei contenta di quello di cui
ti parlo... e dimmi perché stai piangendo così, quando dovresti essere solo
contenta di liberarti finalmente di me."
Silenzio
dopo quelle parole. E tanti pensieri in testa. Era arrivato il momento
finalmente, ormai non aveva più niente da perdere, doveva solo andare avanti e
liberarsi di quel terribile peso che le gravava sul cuore.
"Perché
ti amo, Malfoy...." biascicò con voce roca, chinando il capo e posando un
pugno leggero sul petto dell'uomo. "I-io ti amo... e non posso sopportare
tutto questo..."
E
improvvisamente, senza che se lo aspettasse, Draco le posò una mano sul viso,
prendendole ad accarezzarle la guancia e a cancellarle le tracce di lacrime.
Ginny trovò ancora la forza di intrecciare il suo sguardo con il proprio. Restò
a fissare quegli occhi metallici che adesso la guardavano come cercassero di
leggerle l'anima.
Ma
non si sentì nuda, come se le sue barriere ormai cadute mostrassero quello che
nascondeva ormai da troppo tempo. Al contrario quello che avvertì fu sicurezza,
un calore che si contrapponeva totalmente alla freddezza che aveva sempre
pensato di vedere in quegli occhi di ghiaccio.
E
allora si lasciò andare, si abbandonò a quello sguardo che a poco a poco si
fece sempre più vicino e si sostituì ad un buio pieno di emozioni, quando le
loro labbra vennero in contatto.
Fu
un bacio lungo, ma semplice, una muta rassicurazione -o forse manifestazione-
che quello che aveva pensato fino a poco prima era stato solo un orribile
incubo.
Racchiuse
le labbra tra i denti, assaporando il gusto di quel legame che tante e tante
volte aveva desiderato, quando questo si sciolse. Tuttavia non poté fare a meno
di mostrargli uno sguardo angosciosamente confuso, quando i loro occhi si
specchiarono ancora gli uni negli altri.
"Dillo
ancora... ma chiamami Draco." fece in risposta lui.
Quello
di Ginny non era un carattere che si potesse sottomettere, perciò fu normale
che di colpo tutte le domande, tutte le incongruenze vennero a galla e
premettero per uscire dalle sue labbra.
Prese
un forte respiro, pronta a ribellarsi, ora che quel bacio le aveva donato ancora
la forza di lottare, ma due dita dell'uomo posate delicatamente sulla sua bocca
e la sua voce, come sempre decisa, le impedirono di andare oltre.
"Io
non sposerò Pansy Parkinson, Ginevra."
Poche
parole. Malfoy non era mai stato un uomo dai grandi discorsi, ma in quei pochi
suoni, era in grado di spiegare ogni cosa, di dare tutte le informazioni e le
risposte di cui si aveva bisogno. Di cui lei, aveva bisogno.
E
questo bastò a Ginny, perché, gli si scagliò contro picchiandogli un paio di
volte le spalle e poi aggrappandosi a lui, mostrandogli quanto fosse non solo
risollevata, ma anche tanto in collera.
"Io
ti amo, stupido di un... Draco! Ti amo..." continuò con un tono di voce
sempre più basso.
E
in risposta, l'uomo le cinse la vita con forza, lasciando che i loro corpi
aderissero come una cosa sola. "C'è solo una donna che io sposerò."
aggiunse convinto, affondando il viso nell'incavo del suo collo bianco e
respirando il suo profumo.
Non
poteva credere che tutto quello che stesse vivendo non fosse uno dei suoi tanti
stupidi sogni, ma si trattasse della pura realtà. Era vero. Era stretta tra le
braccia della persona che amava e che mai avrebbe pensato di amare a quel modo.
Ed era felice.
Finalmente
dopo tanto tempo, sentiva dentro di sé una felicità e una leggerezza d'animo
che non avrebbe mai pensato di provare.
Si
baciarono ancora, trasmettendo tutta la loro passione in quel unione e fondendo
le loro lingue e le loro anime, come una cosa sola.
"Perché..."
soffiò ancora Ginny quando il bacio si sciolse di nuovo e restarono alcuni
istanti immobili, il fiato corto contro le loro labbra.
Draco
la baciò ancora, prima sulla bocca e poi sulla fronte, quindi la abbracciò di
nuovo, accostando il viso al suo orecchio.
"Perché
credevo il contrario. E volevo allontanarti prima che tutto diventasse
insopportabile." rivelò. Ginny notò chiaramente la nota grave nella sua
voce.
Si
scostò leggermente da lui e lo guardò seria, cercando di leggere nei suoi
occhi, come lui faceva sempre con lei. E scoprì la verità. Il grande Draco
Malfoy, l'uomo di ghiaccio che tanto aveva odiato da bambina e che tuttavia
aveva sempre considerato forte, adesso le stava mostrando le sue debolezze.
Già
in passato lo aveva fatto, ma adesso le stava rivelando di aver avuto paura dei
suoi sentimenti. E si era rimesso al suo giudizio. Perché sapeva che rischiava
il disprezzo, ora che le aveva confessato la verità.
Non
aveva forse giocato con i suoi sentimenti, celandole la realtà e inventandosi
quel finto matrimonio con la Parkinson? E non le aveva persino detto di doversi
allontanare da quella casa?
Ma
l'ultima cosa che in quel momento Ginny avrebbe provato, sarebbe stata il
disprezzo.
Mai
come in quel momento infatti, aveva capito di amarlo. Non aveva più senso
rivangare il passato, ora che aveva la certezza dei suoi sentimenti. Draco era
rimasto scottato già una volta e la paura che potesse accadere ancora era la
cosa più naturale che potesse immaginare.
Gli
circondò il collo con le braccia, posandogli un leggero bacio sul collo."Non importa, Draco... ora non più."
E
in risposta ebbe le braccia dell'uomo strette intorno a lei con una foga nuova.
Ormai
non c'era più spazio per i dubbi. Solo un cammino fatto di certezze.
*
Quando
salì al primo piano del maniero, immaginò il suo stato d'animo come quella
scalinata bianca. Come se ad ogni passo diventasse più leggera, e quella sera
ne aveva fatti molti.
L'ultimo
ostacolo si manifestò con l'arrivo di Rachele, che incontrò lei e Draco, che
salivano lentamente presi per mano. Malfoy le spiegò con molta serietà che non
ci sarebbe stato alcun matrimonio, quando l'anziana donna, cercò di ricordargli
che era un uomo fidanzato.
Aggiunse
poi che non aveva la minima idea di dove fosse finita Pansy, dopo che l'aveva
cacciata in malo modo la sera in cui aveva cercato di infiltrarsi nella sua
stanza.
Rachele
ne era rimasta così scioccata, che era scomparsa verso la sua stanza,
borbottando freddamente e ancora scossa la buonanotte.
A
Ginny era dispiaciuto da morire per la donna, nonostante avesse provato un certo
piacere nel sapere quelle notizie sulla Parkinson, ma si ripromise di affrontare
seriamente l'argomento l'indomani mattina.
Ora
era convinta di aver bisogno di riposo, dopo tutte le emozioni che aveva provato
quella sera. Draco la accompagnò fino alla sua camera e poi le schioccò
l'ennesimo bacio sulle labbra, prima di allontanarsi verso la sua stanza.
E
Ginny lo aveva osservato fino a che non era svanito alla sua vista, prima di
chiudersi la porta alle spalle.
Quando
fu da sola, si mosse meccanicamente per prepararsi e andare a dormire, mentre la
sua mente rivisse continuamente quell'episodio a cui ancora stentava a credere.
Si
rilassò sui cuscini, senza smettere di pensarci e come tante volte, quel famoso
e bianco soffitto ridivenne interessante da osservare.
Niente
sonno. Solo una mente troppo sveglia per potersi permettere di rilassarsi.
Non
seppe quanto tempo restò in quella posizione o meglio dopo quanto tempo si
ritrovò a bussare alla porta di Draco, maledicendo quello che stava facendo.
Lui
la accolse con un delizioso ghigno sul volto e un'aria fastidiosamente
somigliante a uno che si aspettasse il suo arrivo.
"Cos'è,
senti già la mia mancanza?" le chiese ironico, vedendola in difficoltà e
impegnata a trovare le parole adatte per giustificare la sua presenza.
Non
servirono altre parole in fin dei conti. Quando Ginny rassegnata a non avere
niente da dire, sostenne il suo sguardo e poi lo baciò appassionatamente, ogni
intento fu facilmente palesato.
Il
grande e morbido letto di Draco, accolse velocemente i due amanti, che liberi
dagli ostacoli rappresentati dagli abiti, sciolsero tutto l'ardore che per mesi
avevano tenuto a freno.
E
mai come quella volta Ginny aveva fremuto tanto, sotto il tocco di quelle mani
gentili e sensuali, di quei baci roventi sulla pelle, del calore di quel corpo
sopra il suo.
Aveva
lasciato che le labbra di Draco, lasciassero lunghe scie sulle sue braccia,
lungo collo, sui seni e giù fino al ventre. Aveva ricambiato con la stessa
passione, lasciando che le sue mani scorressero leggere sulla sua schiena
pallida e sulle ciocche bionde.
Aveva
invocato il suo nome e si era aggrappata a lui con forza, quando lo aveva
sentito dentro di sé e l'orgasmo li aveva colti entrambi, tra baci e carezze.
E
si erano guardati ancora negli occhi, sudati e ansimanti, come a suggellare
quell'unione e ad esprimere senza parole i sentimenti che si erano librati in
quella stanza.
E
solo allora la stanchezza prese il sopravvento su entrambi e il sonno li colse
ancora abbracciati e nudi, ancora più legati e consapevoli di prima dell'amore
che li univa.
*
Risvegliarsi
avvertendo chiaramente il calore di qualcun altro al proprio fianco, fu per
Ginny una sensazione davvero strana.
Dapprima
sgranò gli occhi, cercando di capire dove fosse finita, poi il ricordo di tutto
quello che era accaduto la sera e la notte precedenti, le tornò a galla.
Arrossì
sicuramente, guardandosi intorno e poi voltandosi lentamente verso dove credeva
Draco dormisse ancora.
Sussultò
quando si accorse che era già sveglio e la fissava con quella sua aria che
tante volte aveva odiato, come se la stesse prendendo in giro.
Le
venne spontaneo mostrare un'espressione sconvolta, a cui in risposta Malfoy
inarcò un sopracciglio.
"Weasley,
vorrei ricordarti che sei venuta di tua spontanea volontà qui." le disse
malizioso, il volto posato su una mano e il gomito sul cuscino.
Ginny
strinse con forza il lenzuolo sul petto. Aprì e richiuse la bocca un paio di
volte, cercando di calmarsi e di spiegarsi assieme.
"Questo
lo so, stupido! E ti assicuro che-"
Ma
a Draco non servirono assicurazioni. Preferì interromperla con un bacio,
tirandola in avanti per la nuca con una mano e sporgendosi un poco, fino a
raggiungere il suo viso a metà strada.
Quando
per esigenze di ossigeno, furono costretti a riprendere fiato, Ginny sospirò
contro le sue labbra.
"Non
era Ginevra?" gli chiese.
Malfoy
ghignò. "Vedo che l'hai notato allora... Ginevra." replicò pungente,
riprendendo a lambire nuovamente la sua bocca.
Non
riusciva a spiegare tutte le emozioni che provava quando baciava Draco Malfoy.
Era un misto di passione, ma anche di dolcezza che si tramutavano in scariche
elettriche che le attraversavano il corpo.
Se
tutto quello che aveva vissuto appena la sera prima, fosse potuto sembrare un
sogno, quel bacio aveva appena smentito tutto e ciò non fece che aumentare la
convinzione di quanto ogni cosa fosse reale.
Sorrise
anche lei contro la sua bocca. "Allora sono riuscita dove la Parkinson ha
toppato, eh." scherzò.
A
quelle parole, Draco si mise a sedere, dandole le spalle per scendere dal letto
e rivestirsi. Sbuffò mentre lanciava all'aria il lenzuolo.
"Non
mi parlare più di lei, quella donna è stata in grado di farmi superare il
limite della pazienza."
La
rossa ridacchiò, osservandolo. "Non che sia tanto difficile..." lo
provocò alludendo a se stessa.
Draco
sembrò intercettare i suoi pensieri. "No Ginevra, lascia stare, tu sei un
caso a parte."
Si
alzò in piedi indossando i pantaloni. "La sera stessa in cui sei partita,
quella sciocca donna è entrata qui dentro senza il mio permesso. Mezza nuda,
ovviamente." si lasciò sfuggire una smorfia di disgusto al ricordo.
"Le ho intimato di andarsene, ma non ha voluto sentire ragioni... Ha
iniziato a sparare stronzate su te e su Vivian e a quel punto la mia pazienza è
andata a farsi benedire: l'ho fatta levitare nei giardini così come stava e ho
chiuso tutte le entrate per il maniero."
Ginny
lo guardò basita. "L'hai lasciata tutta la notte lì fuori?!" domandò
sconvolta, la bocca semiaperta e gli angoli della bocca increspati all'insù.
Draco
scrollò le spalle facendo schioccare la lingua. "Certamente." si
infilò una maglietta e rivolse alla donna l'aria più sincera che conoscesse.
"Credi
che avrebbe potuto impietosirmi?" inarcò un sopracciglio alla domanda. In
risposta Ginny scosse la testa con convinzione.
"In
ogni caso non ne ho più voluto sapere di lei. La gente di Hay ha vociferato di
aver visto una fantasma in mezzo ai campi quella notte. Comunque in questa casa
non è più entrata."
Ginny
rise di gusto al pensiero di cosa avesse passato quella donna, ma poi la
curiosità si fece più intensa. "E i tuoi amici? Hanno detto niente?"
"Niente
di che. Hanno pensato avesse avuto qualche impegno, come era successo già a
Blaise. Tutto qui."
Alle
parole dell'uomo, di colpo il ricordo dell'amico riaffiorò alla sua mente.
Smise di ridere, facendosi velocemente più seria e guardò Draco con aria
indagatrice.
"Lui
come sta?" chiese con un tono di voce più grave.
Draco
non si scompose, quando comprese a chi si stesse riferendo. Continuò nella sua
occupazione imperterrito. "Sta benissimo. Quella ferita è già guarita e
ora di sta godendo un meritato riposo in qualche isola tropicale. Mi ha mandato
un gufo, giusto ieri mattina."
Per
quanto la situazione fosse ancora parecchio ambigua agli occhi di Ginny, la
donna sentì che quanto le aveva detto, non fosse una menzogna. Sospirò
ripensando a tutto quello che era accaduto prima che partisse e a quanti dubbi
ancora si celavano dietro Draco Malfoy.
Era
incredibile come nonostante quello che era accaduto e nonostante Draco avesse più
volte mostrato il suo vero essere a Ginny, potesse ancora però, nascondere
qualcosa. Perché era chiaro che fosse così.
Non
tutta la verità era ancora venuta a galla. E Ginny non sapeva se sarebbe mai
accaduto.
*
Fu
molto facile parlare con Vivian e spiegarle tutta la faccenda.
Quando
sulla tromba delle scale, notò per caso Ginny e suo padre che uscivano dalla
stessa stanza a quell’ora
del mattino, il visino le si illuminò per qualche istante e restò nella stessa
posizione fino a che non incrociò lo sguardo di Draco. A quel punto fece una
smorfia sorpresa e prese a scendere le scale di corsa, lasciandosi sfuggire una
leggera risata.
Ginny
sospirò imbarazzata. Vivian era sempre stata una bambina intelligente e di
certo non le ci era voluto molto per capire ogni cosa.
Una
volta raggiunta la sala della colazione, trovarono solo la piccola intenta a
sfamarsi. La videro sorridere dietro un tazzone di latte, ma in un primo momento
regnò il silenzio.
Fu
Draco a parlare per primo; Ginny era rimasta per tutto il tempo ad osservare,
ora l’uno ora l’altra,
cercando disperatamente un argomento di conversazione, ma a quanto pareva l’aver
confessato a Malfoy i propri sentimenti, le doveva aver distrutto anche qualche
neurone, in particolare quelli della conversazione.
“Ascolta
Vivian.” Iniziò l’uomo,
con aria seria, mentre posava la tazzina di caffè nero sul tavolo.
La
piccola si fece subito attenta, allontanò da sé ogni cosa per osservare meglio
il volto del padre.
“Se
ti dicessi che Ginevra potrebbe diventare la tua mamma, ne saresti contenta?”
Domanda
pressoché inutile pensò Ginny, visto l’entusiasmo
che provocò nella piccola.
Le
venne spontaneo sorridere, quando notò che Vivian si costrinse malamente a
reprimere un’esclamazione di gioia. Se
avesse potuto forse, si sarebbe anche messa in piedi sulla sedia.
“Sì!
Voglio dire, certo, mi farebbe piacere! Tantissimo!”
rispose alla fine, con un tono veramente allegro.
Sul
volto di Draco apparve un sorriso che una volta tanto non aveva niente di
derisorio o di maligno. Era schietto, sincero e forse, vista la situazione,
anche dolce.
“Perfetto.” aggiunse soltanto, alzandosi
in piedi. “Devo
sbrigare alcune faccende, adesso. La lascio a te.”
si rivolse a Ginny, con un saluto e uscendo dalla sala con passo tranquillo.
Lasciarla
a lei, cosa volesse dire, lo scoprì qualche istante dopo. Vivian attese
esattamente tre secondi, prima di avvicinarsi saltellando alla donna e
guardandola con quell’aria
incuriosita e bramosa di sapere.
“Davvero
diventerai la mia mamma? Ginny, è così?”
La
rossa si intenerì quando scorse nel suo tono di voce anche una nota di
speranza. Annuì col capo, prendendola tra le braccia e permettendole di sedere
sulle ginocchia.
“E’ ancora presto per dirlo, ma
credo che forse sarà così.”
rispose. In realtà non voleva ammetterlo nemmeno lei. Aveva paura che solo
dirlo avrebbe potuto far svanire l’incanto. Fortunatamente questo
alla piccola bastò, perché le gettò le braccia al collo e le schioccò un
bacio sulla guancia.
“Allora
sono felicissima! Io ti vorrei davvero come mamma!”
spiegò entusiasta, aggrappandosi con forza a lei. Ginny ricambiò l’abbraccio
con dolcezza, avvertendo ancora un’ondata
di gioia pervaderle dentro. La dimensione della sua vita era cambiata così
radicalmente che era ancora difficile rendersene pienamente conto.
Solo
ieri era la povera e insignificante insegnante della figlia di Draco Malfoy. Ora
le si prospettava un futuro di moglie e persino di madre.
Non
avrebbe mai potuto sperare tanto.
Il
momento di felicità però, si spense leggermente, quando sulla soglia della
saletta, comparve Mrs Gobbins che osservava l’abbraccio
con aria che a Ginny parve decisamente grave.
Lasciò
andare la piccola e tossicchiò avvertendo lo gola arida. “Buongiorno,
Rachele.” Mormorò avvertendo un certo imbarazzo. Doveva parlarle. Adesso non
poteva più tirarsi indietro.
L’anziana
donna rispose con tono di voce serioso e si sedette al tavolo per la colazione.
Dopo alcuni istanti in cui regnò il silenzio e nei quali Vivian, tornò al suo
posto, avvertendo nell’aria una certa tensione, Ginny cercò le parole adatte
per spiegarsi alla governante.
Prese
infine un forte respiro, facendosi coraggio. “Rachele, vorrei spiegarmi per
quello che è accad-”
“Non
c’è bisogno che si spieghi, Ginevra. Credo di aver capito come stanno le
cose.”
Le
parole di Mrs Gobbins non fecero altro che acuire il senso di colpa della rossa.
“Sì, ma vorrei scusarmi con lei, è successo tutto così in fretta e adesso
non voglio che ce l’abbia con me perché…”
Ma
Rachele la interruppe ancora. “Non c’è bisogno neanche che si scusi. Mi
creda.”
Ginny
finalmente si zittì, permettendo alla donna di sospirare, mentre posava gli
occhiali che aveva tolto, sul tavolo.
“Mia
cara Ginny, se ieri sera ho dato modo di pensare di essere stata delusa da te,
allora devo essere io a chiederti scusa.”
Le
chiedeva scusa? E per cosa?
“So
di essere soltanto una governante in questa casa, ma ho provato un senso di
fastidio, venendo a sapere che il Padrone mi aveva preso in giro. Ha idea da
quanto va in giro dicendo che avrebbe sposato la signorina Parkinson?”
Ginny
scosse la testa, reprimendo l’impulso di sorridere. Rachele continuò nella
sua spiegazione, prendendo a preparare la colazione.
“Quello
che voglio dire è che sono più che felice del fatto che abbia scelto lei e non
la signorina. Anzi, penso anche di dover ammettere di essermi fatta un’idea
sbagliata su quella donna. Non posso certo dimenticare di Vivian in lacrime tra
le mia braccia.”
A
queste parole, il rumore di un cucchiaino che cadeva per terra, si propagò per
la stanza, dando più di un motivo a Ginny per voltarsi verso la bambina.
Certamente
era accaduto qualcosa in sua assenza che quel visino, ora arrossito per
l’imbarazzo, aveva tenuto nascosto per non darle un dispiacere.
Non
le disse nulla, però. Si limitò a sorridere rassicurante e a rivolgersi a Mrs
Gobbins. “Bene, meglio così direi. Adesso mi sento meglio sapendo che ha
conosciuto la vera personalità di Pansy Parkinson.” il volto le si addolcì.
“E che acconsente anche alla nostra relazione.”
Rachele
ricambiò allo stesso modo. “Draco è come un figlio per me. E saperlo con te
mi rende molto più serena.” le rivelò.
Ginny
sgranò gli occhi, colpita. Poche volte, da quando la conosceva, aveva avuto
modo di vederle quello sguardo materno e di sentirla parlare in quel modo.
Restò
in silenzio, sorridendo e decidendo di accogliere le richieste del suo stomaco
che reclamava.
*
“Ha
detto che è felice, sai?”
“Meglio
così.”
Ginny
sorrise contro il sole al tramonto. Inspirò a fondo l’aria di quel posto che
appena la sera precedente aveva significato una svolta nella sua vita e si
accostò maggiormente contro il petto di Draco che sedeva assieme a lei sotto
l’ippocastano su una panchina di vimini.
Non
notò il suo sorriso sarcastico che gli sfuggì dalle labbra, quando la sentì
più vicina. Chiuse invece gli occhi, rilassandosi al tocco delle sue mani sulla
chioma color fiamma.
“Dì
la verità, anche tu sei più tranquillo adesso.” lo provocò increspando le
labbra. Al silenzio dell’uomo che seguì, si scostò da lui e lo guardò
incuriosita negli occhi. “Tu ci tieni a Rachele, non è vero?”
Malfoy
scrollò le spalle, voltandosi lentamente verso il panorama del lungo viale del
frutteto. “Non lo so. Da quando riesco a ricordare, lei c’è sempre stata.
Forse anche più di mia madre… quindi, penso sia così.” rispose con
franchezza.
Ginny
fu colpita improvvisamente da una strana malinconia. “Posso chiederti un
favore… Draco?” non era ancora semplice chiamarlo per nome. Lui incrociò il
suo sguardo, rendendolo sarcastico. “Non so, Ginevra. Conoscendoti potrebbe
non favorirmi molto.”
Lei
inarcò un sopracciglio. “Però, che fiducia.” tornò subito dopo seria,
riuscendo a leggere nei suoi occhi metallici un assenso. “Smetti di pensare al
passato. A Vivian, a sua madre, ai tuoi genitori, alla guerra. Chiudi tutto.”
La
sua voce si fece quasi una preghiera, mentre continuava a parlare. “Ora come
ora non c’è più niente che ti deve ricordare il passato. Hai accettato
Vivian come tua figlia, abbiamo chiarito i nostri sentimenti e tutto sta andando
per il verso giusto. Quello che ti chiedo è semplicemente di smettere di
torturarti!” conclusa un po’ più appassionata del dovuto.
Si
morse un labbro in attesa della sua reazione. Lo vide chinare il capo
pensieroso, forse indeciso sul da farsi, forse colpito da quelle parole. Non
riuscì a capirlo con sicurezza. L’unica cosa di cui si rese conto fu la sua
voce troppo impostata per sembrare credibile.
“Ci
proverò.”
Restò
a fissarlo per alcuni istanti in silenzio, celando un’espressione che voleva
essere severa. Quando lo ascoltò si rese conto che i trascorsi di Malfoy erano
ancora troppo presenti nel suo passato per poterli dimenticare.
Quando
biascicò un “D’accordo.” e distolse lo sguardo da lui, si rese conto che
doveva ancora mancare qualcosa a quel puzzle che si era ricomposto via via da
quando era entrata in quella casa. E i pezzi che erano a lei sconosciuti erano
molto più rilevanti di quanto immaginasse.
Dopo
quella risposta restarono in silenzio, tornando vicini. Osservarono
l’imbrunire, guastato dall’arrivo di alcune enormi e grigie nuvole da ovest,
molto probabilmente con in testa gli stessi pensieri. Sicuramente anche Draco
aveva compreso la perplessità di Ginny. Ma non aveva comunque detto nulla.
Aveva preferito mantenere quell’aria di ipocrisia suggellata dalle sue ultime
parole.
Alla
fine era stata Ginny a rompere quel silenzio. Era convinta di non poterlo
sopportare più, quando sbadigliò, portandosi una mano alle labbra.
“Che
sonno… speriamo di riuscire a dormire questa notte.”
Non
si accorse subito dell’ambiguità delle sue parole. Fu quando il silenzio
continuò, ma carico di un’aria diversa, che sgranò gli occhi, cogliendo il
senso di quella frase.
“Ti
ripeto che la scelta di… restare sveglia, è sempre stata tua.” la rimbeccò
con quella voce pungente e strascicata.
“Non
parlavo certo di te!” replicò lei velocemente, mettendosi seduta al limite
della panchina e passandosi le mani sulle braccia, avvertendo improvvisamente
una ventata più fresca.
“Mi
riferivo al fantasma! Spero di non sentirlo ridere anche questa notte.” spiegò
calmando il suo tono ad ogni parola.
Il
volto di Draco si incupì inspiegabilmente. Restò in silenzio per alcuni
istanti, poi lanciò un’occhiata al frutteto improvvisamente agitato da una
brezza sempre più forte.
Ginny
non notò l’ombra che attraversò il viso dell’uomo; scrollò le spalle e
osservò anche lei quello che sembrava il principio di un violento acquazzone.
“Giuro
che la prossima notte insonne, salgo su e cerco un modo per-”
Le
parole le morirono in gola, quando avvertì una presa brusca, sul suo braccio
esile. Allargò gli occhi, girando il collo velocemente verso Draco e trattenne
il fiato quando incontrò il vecchio sguardo che già altre volte l’aveva
spaventata.
“Non
andare lassù.”
Quelle
tre parole ebbero l’effetto di gelarle il sangue nelle vene. Restò a fissarlo
spaventata, avvertendo anche un formicolio al braccio che lui continuava a
stringerle con forza.
Dov’era
finito lo sguardo dolce e rammaricato di appena una sera prima? Le sarebbe
bastato anche quello ironico e malizioso che usava per prenderla in giro. Ma
quello che leggeva nei suoi occhi, no. Credeva di essersene liberata finalmente,
ma forse non era così.
Per
un attimo credette di piangere, quando avvertì il viso farsi sempre più
bagnato. Ma non erano lacrime, fortunatamente.
La
pioggia, dapprima leggera e fitta e poi sempre più intensa, scrosciò dai
pesanti nuvoloni che avevano coperto la zona. Fu quell’acqua fredda a
risvegliare entrambi.
Draco
lasciò la presa e si alzò in piedi di scatto, portando il viso da un’altra
parte che non fosse quella della rossa.
“Torniamo
in casa.” mormorò serio, volgendosi poi un’altra volta per prenderle la
mano e trascinarla fino alla porta d’ingresso.
Ginny
lo seguì ancora scossa, senza più parlare. Sapeva che con quelle ultime
parole, Draco avesse mascherato anche una scusa, ma comunque la sua reazione così
inaspettata l’aveva sconvolta.
E
adesso era convinta che se voleva trovare le risposte a tutti i suoi dubbi,
doveva cercarle dove lui le aveva proibito di avvicinarsi.
Si
scusò con lui mentalmente, mentre lo salutava con un breve bacio sulle labbra e
gli augurava la buonanotte.
*
Ironia
della sorte, la mezzanotte era passata da ore ormai, ma di risate spettrali
nemmeno l’ombra. Ginny era rimasta sveglia, senza ovviamente riuscire a
dormire. Fuori impazzava una vera e propria tempesta e i lampi, i tuoni e il
vento incessante, uniti ad una pioggia torrenziale, non facevano che aumentare
l’agitazione che imperversava nel suo animo.
Appena
entrata in camera si era asciugata e poi si era rivestita in fretta, decidendo
di sedere sul letto in attesa che tutti fossero a dormire.
Aveva
aspettato molto, indecisa sul da farsi, ma alla fine aveva infilato la bacchetta
nella tasca dei jeans –sempre in disobbedienza ad una delle tante regole
strampalate di Moody- ed era uscita fuori dalla stanza.
Fece
molta attenzione a non fare il minimo rumore, quando attraversò i corridoi con
le varie stanze. Anche se ormai molte di esse erano vuote, non voleva comunque
correre alcun pericolo.
Salì
quindi le scale con cautela, temendo stupidamente che qualcuno potesse sentire
il rumore del suo cuore che le martellava nel petto.
Quando
fu arrivata al terzo piano, lanciò un’occhiata al polveroso e antiquato
androne su cui si affacciavano le tante porte che davano l’accesso alle stanze
che Ginny aveva esplorato durante la sua prima permanenza al maniero.
Forse
quello che cercava era stato nascosto bene, o forse -iniziò a credere- non si
trovava quando lei aveva controllato quel posto, ma era stato messo dopo.
Non
aveva la minima idea di cosa cercare, ma non si perse d’animo e prendendo un
forte respiro si inoltrò nel corridoio, decisa ad aprire tutte quelle porte per
scoprire la verità.
Aveva
quasi raggiunto quella che si trovava esattamente di fronte al passaggio, quando
si arrestò di colpo.
Un
rumore alle sue spalle. Si voltò velocemente, aumentando la velocità del suo
respiro. Si impose di star calma. Era un Auror per Merlino!
Regolarizzò
i battiti del suo cuore e prese a camminare nella direzione opposta, proprio
dove credeva di aver sentito quel rumore.
Era
esattamente dall’altra parte del corridoio, dopo aver superato le scale. In
una di quelle camere, dove molto probabilmente si nascondeva il famoso fantasma.
Ricordò
improvvisamente le parole di Blaise. Forse era da lì che doveva iniziare le sue
ricerche.
‘Lui
non ride.’ Le disse la notte in cui rischiò di morire in circostanze che
a Ginny non parvero mai chiare.
Strinse
i denti, decidendo di cercarlo e di affrontare lo spettro. Era lui che non
rideva? E allora se non era lui, chi altro avrebbe potuto…
Interruppe
il flusso dei suoi pensieri, allargando gli occhi. Si arrestò davanti ad una
delle porte e con la mano a metà strada tra il suo corpo e la maniglia piena di
polvere e ragnatele.
Chi
altro. Il punto della questione stava proprio lì.
Un
altro rumore la fece sussultare. Questa volta era una risata. Sollevò il capo e
fissò il legno, rendendosi conto che proveniva da dietro di esso.
Indurì
l’espressione, impugnando con una mano la bacchetta, mentre con l’altra
abbassava la maniglia e si faceva strada.
Un
attimo dopo ebbe la completa visione di una camera quasi spoglia, ma più pulita
e ordinata rispetto alle altre. Davanti a lei una finestra attraverso la quale i
lampi si insinuavano illuminando a giorno ogni cosa. Anche la figura che vicino
ad essa, mostrava le spalle coperte da un pesante mantello scuro.
Fece
un passo in avanti, tenendo in avanti la bacchetta, ma la sua presa vacillò,
quando l’ombra, voltandosi non si rivelò il fantasma che aveva visto tempo
prima lassù.
Occhi
di ghiaccio contornati da un’espressione folle e ancora quella risata. Risata
che adesso risuonò fastidiosamente familiare alle sue orecchie.
Restò
atterrita e immobile riconoscendo la pazza figura che riviveva nei suoi sogni,
assieme alle immagini del giorno del massacro nella scuola.
Era
lei, non poteva sbagliarsi. Era lei che aveva ucciso tutte quelle vite
innocenti, era lei che le aveva causato quelle crisi respiratorie, era lei che
l’aveva segnata a vita con le sue azioni.
Tutto
l’odio e il rancore per quella donne si concretizzarono in un tentativo di
attacco. Sollevò l’arma pronta a scagliare un incantesimo su quella donna che
continuava a fissarla derisoria, come se non la credesse capace di un gesto
simile.
“Ma
guarda, un topino impaurito.” la sentì affermare divertita.
Fu
sul punto di lanciarle contro un Diffindo, quando la stessa presa di solo poche
ore prima, le strinse ancora il braccio pronto a colpire, e gli stessi occhi
glaciali incontrarono i suoi angosciati. Draco era arrivato alle sue spalle e
l’aveva fermata prima che potesse far qualcosa.
“Cosa
ci fai qui.” una domanda non di certo. Un ordine, una minaccia, comunque la
vedesse erano parole fredde e maligne, scandite con una lentezza da toglierle il
fiato.
E
allora capì.
Anche
quell’ultimo tassello si riunì e il puzzle fu veramente completo.
Davanti
a lei c’era il passato di Draco. Quello che lui non era in grado di
dimenticare. Gloria Roockwood si era presentata davanti ai suoi occhi,
gettandola nell’angoscia più nera.
Un
solo pensiero razionale le attraversò la mente. La Roockwood era una
Mangiamorte e lei era un’Auror.
Nonostante
la presa di Malfoy, sollevò di poco il braccio, decisa comunque a scagliare
l’incantesimo.
“Non
lo fare.” le intimò l’uomo, facendo forza su di lei.
“Devo
farlo, Draco, è lei che ci ha rovinato la vita!” esclamò in risposta,
cercando di divincolare il braccio. L’ennesima risata della donna, non fece
che agitarla ancora di più.
“Non
lo fare.” ripeté imperterrito il biondo, con un tono di voce più
spazientito.
Ma
Ginny era troppo scossa per potergli dare retta. Con un ultimo brusco strattone
riuscì a liberarsi della sua mano e caricò il colpo esclamando un “No!”.
Si
fermò di botto, come attonita, lasciando che il braccio crollasse contro il
fianco, quando ascoltò le sue parole, esplose con rabbia e toni seriamente
minacciosi.
“Ti
ho detto di non toccarla, Weasley!”
Dentro
di sé qualcosa si ruppe completamente. Osservò smarrita il suo volto indurito
dal nervoso e dalla collera.
“Che…
che cosa sei tu.” mormorò scuotendo la testa, indietreggiando di qualche
passo. Nelle orecchie ancora quella risata folle, che infrangeva il silenzio
assieme al rumore della tempesta.
Quello
non era l’uomo di cui si era innamorata. E quello non era l’uomo che diceva
di amarla.
E
mentre si voltava per scappare via, pensò che forse non lo era mai stato.
Ehilà!
Questa volta ho fatto uno strappo alla regola, decidendo di pubblicare il
capitolo di questa storia (causa più ispirazione). L’avrei pubblicato prima
se non avessi avuto il pc morto per un po’, purtroppo e anzi questo capitolo
ha rischiato anche la cancellazione. Ma fortunatamente qualche anima pia ha
salvato tutto prima di formattare il pc, quindi ho evitato il suicidio.^^’’
Avviso
già in anticipo che adesso mi dedicherò alle altre storie, visto che le ho un
po’ lasciate da parte (e mi scuso con i lettori ^^’’). Per il momento vi
lascio con questo che dovrebbe essere il penultimo.
Mi
piacerebbe sapere cosa ne pensate: ormai tuuuutta la verità è venuta a galla e
sono accadute un po’ di cosette. Pansy ha fatto, ovviamente, una brutta fine
(ero tentata per l’uso della violenza, poi ho optato per una bella
umiliazione, spero sia piaciuta cmq ^^), Ginny e Draco hanno dichiarato i propri
sentimenti e poi… ehm… ok per il resto non dico niente, perché rischio le
botte…^^’’
Adesso
un ringraziamento a tutti!
Di
solito lo faccio uno per uno, ma ho notato che le recensioni riguardavano un
po’ tutte lo stesso argomento. Come schiattaPansy-Vacca-Totale-Parkinson.
Vi
faccio un ringraziamento complessivo allora!
Ruka88
Lollo
Terry
Nisi
Corvonero:
Stellina
*ale_black**
(ehm, aggiungo che per il momento non è in programma un seguito, sorry.
^^’’ Cmq non idea di cosa mi proporrà la mia mente malata…)
Lydia
Opalix
(Concordo
con Gloria-Vacca-Quanto-Pansy… e grazie per il complimento, mi ha colpito ^^)
Castalia
Hermione
(la partita di Quidditch di cui parlo è quella del quarto libro. Forse mi sono
spiegata male, ma nel capitolo precedente, Hermione crede che Ginny stia
parlando di Malfoy Senior non di Draco, quindi alla domanda sul fatto se è
sposato, la riccia si sta riferendo a Narcissa. Poi ovviamente capisce
l’errore. Chiedo scusa… a volte mi esprimo come un bradipo ^^’’)
Takami
Florinda
Marcycas-
The Lady of Darkness (arrivata a questo
punto, sei ancora viva o cerchi vendetta?*Ryta
si assicura* ^^)
Aira
Ginny
Black (grazie per i complimenti! Cmq Harry
attualmente frequenta Luna. Ho parlato di lui molto di sfuggita, soprattutto
perché non mi piace molto quella coppia, però mi dispiaceva anche lasciarlo da
solo, quindi ho optato per un breve cenno ^^)
Ed
eccoci alla fine. Un grazie ancora di cuore e anche a tutti quelli che leggono
questa storia anche se non la recensiscono (che da quel che sembra sono
tantissimi, quindi thank's!!!^o^)
Uh,
vorrei fare un po’ di pubblicità ad un gioco di ruolo a cui partecipo da un
po’ di mesi e che sto praticamente adorando! Il suo nome è Flagrate e
ovviamente è su Harry Potter, quindi per tutti i fan, consiglio di darci
un’occhiata!
Vorrei sprecare due paroline prima di iniziare. Perché
vorrei scusarmi con tutti i lettori di questa storia. E’ vero, è trascorso un
anno e mezzo dall’ultima pubblicazione e poi non vi ho più dato mie notizie. Vi
ringrazio per le tante richieste di concludere la fanfic e – avete fatto
benissimo – anche per le minacce. E vi ringrazio se adesso avete ancora voglia
di leggere quest’ultimo capitolo.
In questi ultimi mesi ci sono stati dei momenti terribili e
altri al contrario meravigliosi che mi hanno allontanato dalle mie storie. E in
più, perché le cose non vengono mai sole, ho dovuto lottare a più riprese con pc
senza vita e internet assente.
Ora finalmente ho ripreso in mano le mie storie e ho tutta
l’intenzione di concluderle una per una. Ammetto che scrivere mi è mancato, ma
mi rendo anche conto che prima non avrei potuto avere lo stesso risultato se mi
fossi messa a chiudere Il buio, cosa di cui vado soddisfatta.
Ora non vi annoierò ancora e vi auguro una buona lettura!
^^
IL BUIO HA I TUOI OCCHI
CAPITOLO 12
Il trillo di una campana risuonò nel silenzio della
campagna assolata. I rintocchi allegri e alternati interruppero l’amenità del
luogo immobile all’ora di pranzo.
E a seguire un vociare vivace e concitato si sparse per le
vie del piccolo villaggio situato in quel luogo.
“Ricordatevi che domani abbiamo una verifica, ragazzi!”
All’improvviso sulla porta della stanza accanto alla
chiesetta, adibita ad aula scolastica, comparve l’insegnante che da qualche mese
aveva preso i pochi ragazzi del villaggio rimasti senza guida, quando il loro
vecchio maestro era scomparso alla veneranda età di ottantaquattro anni.
Solo pochi si voltarono annuendo e salutandola. I più
piccoli scorazzarono verso casa, gridando, felici per il meritato riposo dopo
un’intera mattinata trascorsa sui banchi scolastici.
L’insegnante sospirò rassegnata. Conosceva quei ragazzi
solo da poco, ma ormai aveva imparato a conoscerli bene… e in qualche modo ad
affezionarsi a loro.
“Se lo ricorderanno, tranquilla.”
Una voce alle sue spalle la richiamò. Non le servì voltarsi
per sapere chi fosse, ma dopo aver chiuso la porta, decise di incrociare
comunque il suo sguardo.
“Lo so bene, padre John.”
Pochi instanti di silenzio nei quali lei lo aveva guardato
divertita e come in attesa… e in effetti si stava chiedendo quando sarebbe
esploso. Giusto cinque secondi.
“Ohhhh, Ginny! Quante volte ti ho detto di non chiamarmi
così! Mi fa sentire vecchio!”
Lei ridacchiò, avvicinandosi all’uomo e battendogli una
mano sulla spalla. “Ma se ti ci chiamano tutte le vecchiette del villaggio.
Perché non posso farlo anch’io?”
John le rivolse un’occhiata obliqua, tanto che i suoi occhi
azzurri si nascosero sotto le palpebre per qualche secondo. “Perché abbiamo la
stessa età e tu non sei una vecchietta, ma una bella ragazza.”
Un piccolo sbuffo divertito, celando l’imbarazzo per quel
complimento, le sfuggì dalle labbra, mentre si accingeva a riporre i libri nella
borsa.
“Non ti smentisci mai, eh John. E sei un pastore…”
“Non so se ne sei al corrente, ma i pastori protestanti
possono sposarsi.” Replicò l’uomo, avvicinandosi alla cattedra con pochi passi
veloci. Allargò le braccia, iniziando quello che Ginny definiva ‘il monologo del
convicimento’. In sostanza John iniziava un lungo soliloquio nel quale spiegava
per punti e per ipotesi come sarebbe stata felice la loro vita assieme, se solo
lei si fosse decisa a sposarlo.
Ma quella volta Ginny aveva fame e non le andava proprio di
stare ad ascoltarlo. Perciò pose una mano davanti alla sua bocca, piegandosi in
avanti oltre la scrivania. “Alt. So già cosa vuoi dirmi, non c’è bisogno che lo
ripeti. Tanto la mia risposta è sempre la stessa.”
Lo sguardo di John si fece capriccioso, come i suoi alunni
quando lei è costretta a rimproverarli. Ma in effetti, pensandoci bene, padre
John aveva spesso dei modi di fare un po’ infantili; nonostante fosse ritenuto
il miglior partito nell’intero villaggio: bello, onesto e di condizioni modeste.
Ginny doveva ritenersi fortunata per quella corte, ma non per questo si era mai
fatta convincere.
“Dai, non ha senso che mi rifiuti! Sei sola e anch’io, sei
una bella donna e anche molto buona. Come puoi….”
“John, non ti amo. Quante volte devo dirtelo? Non mi sposo
senza amore e dovresti evitarlo anche tu, visto che lo predichi così tanto nei
tuoi sermoni. Mi dispiace.”
Se ne uscì dalla stanza con un passo celere, stringendosi
la borsa al petto. Nonostante tutto si sentiva in colpa. Sapeva che c’era
dell’affetto nei suoi confronti, ma lei….
Lei non poteva amarlo. Non dopo così poco tempo.
Nel rientrare nella stanza che aveva affittato ad
un’eccentrica signora del posto, gettò la sacca in un angolo e poi sprofondò nel
suo letto.
Ogni volta era la stessa storia, John tornava all’attacco,
lei replicava – dapprima in maniera gentile, poi sempre più bruscamente – e
finiva col rivangare nella mente il motivo per cui era scappata via e si era
nascosta in quel villaggio sperduto nella brughiera inglese, dove nessuno sapeva
che il suo vero nome non era Ginny Weyler, ma Ginny Weasley e dove nessuno
sapeva che era una strega.
*
“Che… che cosa sei tu….”
Era corsa via da quella soffitta, senza voltarsi indietro
nemmeno una volta. Aveva sceso le scale di corsa e aperta la porta d’ingresso si
era riversata nei giardini. E poi aveva continuato a correre e a correre,
continuato fino a che non aveva visto le prima case di Hay e le gambe non
l’avevano retta più.
In un primo momento non si era accorta di aver raggiunto il
villaggio, tanto aveva la vista offuscata dalle lacrime e dalla pioggia che
scendeva incessante. Si era accasciata contro un muro e lì aveva continuato a
piangere per un tempo indecifrabile, cercando di recuperare il respiro, già
difficoltoso per il troppo dolore.
L’aveva tradita. Aveva tradito la sua fiducia… e
soprattutto l’aveva soltanto presa in giro.
Non era lei la persona più importante nella sua vita. Non
lo era nemmeno sua figlia. Era ancora Gloria Rookwood ad occupare i suoi
pensieri.
Eccola quell’ombra che lo assillava, ecco il motivo per cui
lei non sentiva che stesse dando tutto se stesso.
Lui amava ancora quell’assassina. E lei non poteva
competere con quel legame.
Singhiozzò ancora per diversi minuti, fino a quando non si
era risollevata in piedi e aveva ripreso a camminare. Nonostante la stanchezza,
voleva allontanarsi da quel posto. Doveva farlo, il prima possibile. Così alla
fine, decise di ignorare qualsiasi legge sul controllo della magia e decise di
Smaterializzarsi.
Non seppe nemmeno lei dove arrivò. La mente troppo
offuscata non le aveva dato l’opportunità di eseguire l’incantesimo
correttamente e così si era improvvisamente ritrovata nel bel mezzo di una
campagna buia. Ma almeno lì non pioveva.
Mosse qualche passo, cercando di guardarsi intorno e in un
primo momento aveva vagato come ubriaca, senza sapere dove andare. La vista
ancora annebbiata, ma cosa peggiore una sensazione di spossatezza e di crollo
mentale. Poi all’improvviso si era piegata in due, crollando su se stessa. E
aveva cominciato a tossire. Un attacco di crisi respiratorio, proprio nel bel
mezzo del nulla… si contorse su se stessa, continuando a piangere e cercando
inutilmente di respirare, di poter incamerare ossigeno. Ma il dolore era troppo
forte e lei non riusciva a calmarsi.
Sarebbe sicuramente morta, se all’improvviso non l’avesse
colpita una luce e lei nel delirio e nella crisi non aveva intravisto un ciuffo
di capelli biondi.
“Dra-…..drac-….o…”
“Chiamiamo subito il medico, presto! Questa ragazza sta
male!!” una voce lontana, un ultimo pensiero a lui. Poi più niente.
Nell’incoscienza, ricordò solo strani e lunghi sogni, molti
dei quali terribili incubi.
Sognò Draco e Gloria nella scuola dove furono trucidati i
bambini, poi Vivian torturata da Gloria… e altri sogni ancora più strani, come
il maniero dei Malfoy in fiamme, lui orribilmente deturpato e la signora Rachele
distrutta dal dolore.
Poi l’incoscienza finì e lei si era trovata in un letto
candido e piccolo, in una stanza dall’aria un po’ vecchia, ma sapientemente
arredata in modo da renderla accogliente e confortevole.
Si era chiesta dove fosse finita e da quanto tempo era
scomparsa, ma l’unica risposta che ricevette fu sottoforma di un vassoio
lasciatole accanto, sul comodino, con del brodo caldo.
Si era rifocillata a fatica. Si sentiva debole e spossata e
soprattutto era convinta di avere la febbre, considerato che la testa le doleva
e le girava ad ogni movimento.
Dopo quel primo pranzo, alternò momenti di incoscienza ad
altri in cui era sveglia, ma fino a quel momento si era sempre trovata da sola.
Poi, una mattina di un paio di giorni dopo qualcuno aveva
bussato alla porta e lei ansiosa aveva replicato. Rivide di nuovo quel ciuffo di
capelli biondi e in quel momento si rese conto di quanto era stata stupida a
pensare che fosse stato lui a salvarla.
La persona che aprì la porta fu un uomo di chiesa – forse
un pastore – dall’aria veramente giovane. Aveva grandi spalle e un bel
portamento, gli occhi azzurri come il cielo e la capigliatura bionda, ma non
come quella che lei conosceva bene. Era il colore del grano maturo, quella che
vide sul capo del prete.
Accennò un sorriso, quando lui si scusò e chiese di poter
entrare. Sembrava un tipo piuttosto alla mano, ma era ancora troppo presto per
poter dare un giudizio.
“Sono contento che ti sia ripresa…. Quando ti abbiamo
trovata eri in pessime condizioni e abbiamo creduto il peggio….” Dopo queste
ultime parole si era oscurato, ma solo il tempo di sederle accanto. Aveva
scrollato le spalle recuperando il sorriso. “Ma adesso è tutto finito! Allora
come ti senti?”
Fino ad allora lei non aveva parlato, ma la colpì il modo
di porsi dell’uomo così gioviale anche con un’estranea. Si chiese se non fosse
prerogativa degli uomini religiosi.
“Ora molto meglio, grazie…. Quanto… quanto tempo sono stata
qui?” cercò poi di domandare, mentre sentiva una leggera preoccupazione
assalirla.
“Con oggi sono dieci giorni. Hai avuto una febbre da
cavallo che non accennava ad abbassarsi. Ma come hai fatto a ridurti in quel
modo?! Non avrai certo cercato di farti un bagno nel laghetto del signor Ross!”
Improvvisamente si ricordò che era stata ritrovata
completamente fradicia nonostante in quel posto non piovesse. Strinse i pugni
nel lenzuolo senza sapere cosa rispondere. Aveva la mente ancora troppo confusa
per poter mentire in così poco tempo.
Comunque non ce ne fu bisogno, perché l’uomo le picchiettò
delicatamente su una spalle e le offrì un sorriso sincero.
“Non importa se adesso non ne vuoi parlare. Quando sarai
pronta sarò qui ad ascoltarti. Per il momento vorresti almeno dirmi come ti
chiami? Giusto per tranquillizzare la nostra signora Lawrence che ti ospita che
non sei una teppista che è venuta qui per portare disgrazia.”
“Ah, sì!” esclamò lei come risvegliandosi. “Ginny W-….
Weyler. Ginny Weyler… e può tranquillizzare Mrs Lawrence che non sono una
teppista ma un’insegnante… e che il suo brodo è eccezionale.”
L’uomo ridacchiò, alzandosi in piedi. “Bene, Ginny Weyler,
sarà fatto. Ah, il mio nome è John. Sono padre John, ma preferirei evitare di
essere chiamato così, mi fa sentire vecchio.”
Ginny aveva sorriso, osservandolo avvicinarsi alla porta e
salutarla. Quando poi era rimasta sola, aveva chinato lo sguardo e di colpo
aveva lasciato che tutti i ricordi tornassero a galla.
Ormai sicura di essere lasciata tranquilla, si abbandonò
sul letto piangendo per diverso tempo.
La sua salute migliorò molto in fretta da quel giorno.
Fortunatamente aveva sempre avuto una costituzione di ferro, anche se sospettava
che quel crollo fosse stato causato non tanto dalla corsa sotto la tempesta,
quando dal crollo psicologico che aveva avuto a causa di Malfoy.
Dopo alcuni giorni passati a compiangere se stessa, il suo
senso pratico aveva infine prevalso e con grande determinazione aveva deciso che
si sarebbe impegnata a superare il dolore e a ricominciare una nuova vita.
D’altronde quel posto offriva molte opportunità. Già un
paio di giorni dopo il suo risveglio, padre John era venuto a chiederle le sue
intenzioni – cioè se avesse o meno intenzioni di andarsene – perché da alcune
settimane il maestro che insegnava ai ragazzi del posto li aveva lasciati e lui
era stato costretto a dividersi tra lezioni per i suoi piccoli fedeli e sermoni
per quelli più grandi.
Le aveva lasciato il tempo di pensare, ma già da quando le
era stato proposto quell’impiego ne era rimasta convinta. Avrebbe avuto un
lavoro… e in quel caso Miss Giuliet, una donna dall’aria eccentrica ma molto
simpatica, le avrebbe permesso di affittare una sua stanza.
“Ha una grande casa, ma è anziana e vive da sola…. Penso
che sarà contenta di avere compagnia.” Le aveva detto John, il giorno in cui le
aveva spiegato quell’opportunità.
E questo aveva convinto Ginny ancora di più.
Infine non aveva più avuto dubbi, quando potendo finalmente
uscire a vedere il villaggio, ne era rimasta affascinata.
Le piaceva la vita di quel posto. Hobbyville, come si
chiamava, era un piccolo paesino sperduto nella brughiera. Babbano ovviamente.
Lì esistevano leggende su streghe e fantasmi, ma erano solo credenze popolari
che raccontavano i nonni ai nipoti. Non c’era nessun mago o strega in quel
villaggio, di questo ne era sicura, perché altrimenti avrebbe percepito la magia
come aveva imparato a fare quando aveva fatto il corso da Auror. E questo era un
grande punto a favore: perché lei aveva deciso di non usare più la magia. Aveva
anche lasciato la sua bacchetta al maniero quella notte, perciò aveva preso
quell’incidente come un segno del destino e aveva rinunciato ai suoi poteri.
Hobbyville in ogni caso era un villaggio pieno di gente
buona e semplice. Erano soprattutto famiglie di contadini che si accontentavano
dei loro raccolti e avevano pochissimi contatti con i paesi più vicini (che
distavano almeno 30 miglia da ogni parte). E poi c’erano tanti bambini. Allegri,
vivaci e spensierati, la gioia di vivere incarnata. E sicuramente fu questo che
convinse del tutto Ginny a restare.
Dagli abitanti in un primo momento era stata vista con
diffidenza: era la straniera misteriosa che era comparsa da chissà dove in
maniera molto strana.
Ma poi aveva iniziato ad insegnare ai loro figli, e i
bambini coinvolti nello studio come non lo erano mai stati con il loro vecchio
insegnante, avevano fatto cambiare la sua opinione.
E in poco tempo si era fatta conoscere e amare da tutti.
Aveva ricominciato a sorridere e a godere della vita, tanto
che il dolore si era a poco a poco attenuato ed era stato chiuso in un angolo
del suo cuore.
Angolo che però, tornava a farsi sentire ogni volta che si
trovava da sola… e ogni volta che discuteva con John, che aveva iniziato a farle
la corte appena poche settimane dopo il suo arrivo.
Ma lei non poteva amarlo….
*
“Piccola Ginny, non vuoi cenare, questa sera?”
La domanda era giunta da dietro la porta della stanza. La
ragazza si era alza dal letto nel quale era sprofondata in un sonno agitato e si
era avvicinata all’uscio.
Aprì la porta sbadigliando e poi passandosi una mano tra i
capelli per ravvivarli.
“Sì, Miss Giuliet. Mi scusi se ho saltato il pranzo.”
In effetti nonostante la fame, una volta tornata a casa le
era passata la fantasia di mangiare e aveva finito con l’addormentarsi, dopo un
pianto mesto.
La signora, sorrise dietro i suoi grandi occhiali, mettendo
bene in mostra il rossetto sgargiante che portava sulle labbra.
“Ma tranquilla, mia cara. Non importa. Adesso però vieni a
cena, perché non sta bene saltare anche quella. Ti deperirai, bambina.” La
ammonì, prendendole il viso tra le mani. Poi, con una scrollata di spalle, si
era voltata verso le scale.
“Ti aspetto di sotto, bambina mia. Non fare tardi.”
Ginny aveva risposto di non preoccuparsi e poi aveva
richiuso la porta sorridendo.
Miss Giuliet era davvero una donna stravagante. Minuta ma
composta, sempre ben truccata e portava degli abiti sgargianti, corredati da uno
stuolo di braccialetti e di collanine. Così com’era le ricordava in maniera
impressionante la Cooman, tanto che la prima volta che l’aveva vista, aveva
creduto fosse una strega. Ma non aveva percepito magia in lei, perciò aveva
concluso che si trattasse solo di una donna stramba.
I suoi modi, comunque erano gentili e disponibili e fin
dall’inizio aveva preso a trattarla come una figlia.
Ginny si era sistemata velocemente, cambiandosi d’abito e
spazzolandosi i capelli. Guardandosi allo specchio si ricordò di aver lasciato
tutti i vestiti al maniero e che era stata fortunata nel trovare dei vecchi
abiti di Miss Giuliet, da indossare. Aveva scelto quelli meno vistosi e ne aveva
fatto il suo guardaroba.
Scuotendo il capo per non pensare a Malfoy, per l’ennesima
volta, era scesa giù per le scale a passo svelto.
In sala da pranzo trovò Miss Giuliet intenta a versare nei
piatti un invitante e profumato spezzatino. Il suo stomaco le ricordò di essere
a digiuno da ore e perciò fu ben contenta di sedersi a tavola. E le bastarono
pochi minuti per vuotare il piatto con soddisfazione.
In questo aveva preso decisamente dai suoi fratelli.
Ricordava ancora bene le lotte con Ron, Fred, George e gli altri su chi dovesse
prendere l’ultimo pezzo di focaccia o di carne.
Questo le fece venire in mente che effettivamente le
mancava molto la sua famiglia. Ma ormai faceva parte del passato….
“Bambina mia… cosa ti turba?” la domanda le era arrivata
alle orecchie spiazzandola. Prima di allora Giuliet non aveva mai osato
chiederle nulla.
L’aveva guardata un po’ sconcertata, non sapendo cosa
rispondere. Poi alla fine aveva optato per un neutrale “Nostalgia.”
L’anziana donna aveva stretto le labbra preoccupata. “Ginny
cara… se c’è qualcosa che posso fare… anche solo ascoltare. Padre John è
convinto che tu abbia sofferto molto per qualcosa, mi ha raccontato che deliravi
tanto quando sei arrivata qui. Ma certe cose non si possono dire ai maschietti….
Se invece hai bisogno di aiuto…”
“Grazie. Ma non mi sento ancora pronta.” Si era affrettata
ad interromperla. Era stata sincera. Il problema non era la persona a cui
parlarne, ma lei stessa. Il dolore era ancora troppo forte, nonostante cercasse
in ogni modo di non pensarci.
Miss Giuliet sospirò rassegnata, alzandosi in piedi per
portare via i piatti. “Ho capito, bambina…. Come preferisci.”
Lei non aveva commentato, anzi aveva fatto finta di niente,
decidendo di prendere un sorso di vino. Fu mentre prendeva in mano la bottiglia
che le venne un colpo. Una voce lontana, ma ben conosciuta, forse troppo
conosciuta le attraversò la mente.
“….Ginny!”
E la bottiglia era andata in frantumi. In pratica era
esplosa.
“Ommerli-!” Ginny esclamò alzandosi in piedi di colpo,
spaventata. Senza rendersene conto aveva usato la magia involontariamente e il
vino era andato a versarsi un po’ ovunque.
Cosa peggiore Miss Giuliet si era spaventata a tal punto,
che per alcuni istanti l’aveva fissata sconvolta, gli occhi fuori dalle orbite e
una mano sul petto che si muoveva velocemente.
“M-mi scusi… non so come ho fatto… devo averla stretta
troppo forte!” si affrettò a spiegare, agitata. Si augurò che ci credesse.
Miss Giuliet, recuperò un po’ di autocontrollo e si
avvicinò alla ragazza. “Non importa, Ginny, non importa! Era una vecchia
bottiglia! Ma se ti sei fatta male…”
“No, sto bene…” la tranquillizzò controllandosi la mano e
il braccio. “Sto…. Bene.”
La donna la controllò non convinta e poi tirò un sospiro di
sollievo. L’istante dopo aveva incominciato a ripulire il disastro, borbottando
ancora un po’ scossa.
“Dannate vecchie bottiglie… dannate.”
Ginny si apprestò ad aiutarla, ma dentro probabilmente era
più scossa della sua padrona di casa. Non poteva credere a quello che aveva
udito. E non poteva essere stata un’invenzione della sua mente.
Quella era la voce di Malfoy.
*
Erano due giorni che non faceva altro che pensarci.
Nonostante si sforzasse di fare altro, di impegnare ogni momento della sua
giornata, la mente la riportava sempre a quella voce, a quel richiamo che tanto
l’aveva turbata.
E non solo perché sapeva a chi appartenesse quella voce,
quanto per il tono che era stato usato.
Sembrava disperato.
“Non è possibile…” si ripeteva ogni volta che arrivava a
quel punto nei suoi ragionamenti. Non era possibile che lui fosse disperato.
E non era possibile che sentisse la sua voce a chissà
quante miglia di distanza. Non l’aveva calcolato mai con esattezza, ma sapeva di
essersi Smaterializzata praticamente dalla parte opposta dell’Inghilterra.
Doveva convincersi di lasciar perdere, perché altrimenti
quella storia l’avrebbe portata verso l’esaurimento… anzi, verso un altro
esaurimento, come quello che aveva avuto mesi prima.
Anche se si riteneva davvero disperata se era arrivata a
sentire voci nella sua testa….
“Terra chiama Ginny…? Ti avrò disponibile o attenderò che
ti risvegli dal mondo dei sogni?”
Ginny scosse la testa confusa. Quando tornò a concentrarsi
si ritrovò in sacrestia, seduta al grande e vecchio tavolo che si trovava nella
stanza. Ma davanti a sé non c’erano più i compiti che correggeva, bensì il
faccione preoccupato di John.
“Ehi… stai bene?”
Lei si schiarì la voce, sbattendo le palpebre più volte.
“S-sì sì. Ero solo soprapensiero, scusa.”
L’aria dell’uomo si incupì per qualche istante. “Pensi
sempre a cose sgradevoli…” mormorò come se fosse un’affermazione. E prima che
Ginny potesse chiedergli spiegazioni – non tanto perché non sapesse di cosa
parlasse, tanto perché voleva sapere come facesse ad intuirlo – John sollevò le
braccia.
“Sono venuto in pace. Giuro che non ti assillerò.”
Ginny sospirò accennando un sorriso. “Allora sei ben
accetto. Questi compiti mi stanno facendo impazzire. Nemmeno Vivian era-”
Inghiottì il resto delle parole, quando si rese conto di
cosa stava dicendo. Un’improvvisa morsa nel petto la costrinse a trattenere il
fiato. Le era costato abbandonare quella casa e Malfoy… ma le era costato tanto
anche abbandonare Vivian.
Come avrebbe vissuto adesso con un padre snaturato ed una
madre assassina? Come avrebbe fatto a mantenere quel sorriso che con tanto
sforzo era riuscita a tirarle fuori?
La immaginava triste e sola… ma quasi sperò che Malfoy –
Malfoy… da quanto aveva ripreso a ri-chiamarlo per nome? Forse da quando si era
resa conto che Draco le faceva molto più male – l’avesse mandata in collegio
come aveva prospettato quando fingeva di voler sposare la Parkinson. Almeno lì
sarebbe stata al sicuro e lontana da tanta cattiveria e devianza.
Non riusciva a restare impassibile anche a questo e a fare
finta di niente. Quando tutta la tristezza la colpì di nuovo, si portò una mano
alla bocca e gli occhi le si riempirono di lacrime.
“Scusa…” biascicò cercando di alzarsi in piedi. Non voleva
piangere davanti a John… sarebbe stato come mandare a monte tutti i suoi
propositi. Ma fu lo stesso pastore a fermarle un braccio per evitare che
fuggisse e a posarle l’altra mano sulla spalla.
Tra le lacrime intravide il suo sguardo rassicurante, non
quello di un corteggiatore, ma di un amico… una persona fidata a cui aprirsi. Fu
come se un enorme macigno si sollevasse per farla respirare.
E lo abbracciò. Si strinse forte a lui in cerca di sostegno
e il calore che ricevette fu così inaspettato e intenso da permetterle di
lasciarsi andare, finalmente.
“Mi dispiace…mi dispiace…” mormorò tra i singhiozzi, mentre
John le accarezzava i capelli e la stringeva con rassicurazione. Non disse
nulla, permettendole di sfogarsi per tutto il tempo che le serviva, ma
continuando a mostrarle tutto il calore di cui aveva bisogno.
Non seppe dire quanto tempo era trascorso, ma sicuramente
fu un lungo pianto liberatore. Aveva pianto già tante altre volte… ma mai in
maniera così intensa come in quell’occasione.
Quando finalmente i singhiozzi diminuirono si scostò da
lui, sciogliendo l’abbraccio.
“Ti ho macchiato tutto il maglione…” constatò osservando
l’alone scuro del golf grigio scuro di John. Si asciugò le lacrime – o quello
che riusciva – con il palmo di una mano.
Lui sorrise, osservandosi la macchia. “Non importa…” il
tono così tranquillo e dolce con cui parlava la rasserenavano e soprattutto la
spingevano a parlare, a spiegare quello che aveva taciuto e che da quando era
accaduto non aveva mai espresso a voce.
“John il motivo per cui non ti posso sposare è perché amo
un’altra persona. La amo a tal punto essere fuggita dal mio passato in cerca di
un po’ di pace.”
Nella pausa che seguì, l’uomo la osservò attento, ma
l’espressione non mutò; continuò ad essere confortante come prima.
“Mi ha ferito… ha tradito la mia fiducia e-e… e me ne sono
andata. Ma continua a perseguitarmi, perché nonostante sia lontano da qui il
pensiero vola sempre a lui… e alla figlia che amavo e che mi ha costretto ad
abbandonare.”
A quel punto la domanda di John la spiazzò. “Lui?”
Ginny sollevò il capo che aveva appena chinato per un
sospiro e per asciugare ancora le lacrime insistenti. Lo sguardo che gli lanciò
fu di pura confusione.
“Voglio dire.. è stato lui a costringerti? Hai detto di
essere stata tu ad andartene…”
“Noo! Non è stato lui… ma…” balbettò in risposta, scuotendo
la testa. Non riusciva a capire dove la volesse portare. “L’ho capito io… non me
l’ha detto chiaramente, ma l’ho sentito.”
John le rivolse un sorriso, ma decisamente lei si sentì
come se la stesse compatendo. “Mia cara Ginny, in alcuni momenti difficili si
possono esprimere alcune cose che non si desiderano. E’ nella natura degli
uomini.”
Le lacrime della ragazza cessarono d’improvviso e Ginny fu
colta alla sprovvista. “M-ma…. Nooooo… no…. Non è possibile. Credimi John, la
situazione era evidente, non mi potevo sbagliare.”
John restò immobile, sorridendole. “Anche sbagliare è nella
natura umana. Se mi dici che la situazione era particolare, ancora meglio.”
Era senza parole. Ma accettare quello che il pastore le
diceva era troppo per lei. E comunque John non sapeva cosa ci fosse dietro, non
sapeva di Gloria, non sapeva che tipo fosse Malfoy. E con certa gente non si
poteva parlare di natura umana.
Continuò a fare cenni di diniego col capo, nervosamente. E
poi si asciugò definitivamente le tracce di pianto dal viso. “Mi dispiace, John.
Ma non sono d’accordo. Lui non mi ama come vorrei, anche se fosse.” Chiuse gli
occhi, quasi volesse chiudere la faccenda e non vedere più nemmeno lui. E restò
ferma così, quando l’uomo si alzò dalla sedia, battendo le mani sulle cosce.
“Non ti sto dicendo cosa devi fare, solo quello che penso.
Ma potrei sbagliarmi anch’io. Perciò non continuerò oltre… spero solo che dopo
questo sfogo tu stia meglio e decida cosa è meglio per te.”
Non attese risposta, quando si allontanò uscendo dalla
sacrestia. La lasciò sola tra i suoi pensieri confusi sapendo quanto dovesse
riflettere.
Ma lei da riflettere non aveva un bel niente. La decisione
l’aveva già presa. Sarebbe rimasta.
Quello che pensava di Malfoy era la verità e non sarebbe
stata certo qualche voce nella sua testa a farle cambiare idea.
*
Quel giorno era stato decisamente spossante. Piangere in
quel modo la stancava, ma soprattutto era la mente ad affaticarsi tanto da
logorarla.
Così quando era rientrata in casa, si era congedata da Miss
Giuliet ed era corsa in camera, dove si era addormentata per un tempo
indefinibile. Quando riaprì gli occhi infatti vide che tutto era buio e anche le
luci dell’abitazione erano state spente.
Controllando l’orologio capì che era notte fonda, ma lei
ormai aveva dormito abbastanza e quella stanza le sembrò quasi stretta quando si
rese conto che la notte era fresca, ma serena e la voglia di una passeggiata
notturna l’aveva attirata non appena aveva messo il naso fuori dalla finestra e
aveva visto la luna piena illuminare i campi.
Cercando di non svegliare Miss Giuliet era scesa al piano
di sotto ed era uscita nel cortile, dove aveva preso una bella boccata di aria
fresca.
Adorava passeggiare, ma di notte in quel posto così
tranquillo e sereno era veramente invitante. Così si incamminò lungo la via
principale – quella che portava fino alla chiesetta e che percorreva ogni giorno
-, aggirò l’edificio religioso e continuò verso la campagna sconfinata. Lì non
c’erano campi arati, ma solo prati incolti e piccoli viottoli battuti.
Nonostante ormai l’autunno si fosse inoltrato, la brughiera offriva ancora molta
suggestione. E così per un po’ si perse in quel mare d’erba dove non esistevano
problemi o pensieri.
Lì non aveva bisogno di indossare una maschera, lì era
libera di essere stessa, libera di smettere di pensare, libera di essere Ginny
Weasley. Lì era solo una creatura vivente, assieme alle altre che popolavano la
natura.
“Attenta a non perderti.” La voce la fece in un primo
momento trasalire, ma quando si rese conto di chi parlava si rilassò e lo
sguardo che gli lanciò fu contornato da un sorriso.
“Parli della mia testa o del mio corpo?” replicò
scherzosamente.
John le si avvicinò, ma questa volta non la sfiorò. Aveva
l’aria stranamente seria.
Ginny si strinse ancora di più nello scialle che si era
messa sulle spalle e distolse lo sguardo. Da quando conosceva John non lo aveva
mai visto con quell’aria… sembrava quasi innaturale.
“Di entrambi…” fu comunque la risposta tranquilla.
“E…. come mai anche tu qui a quest’ora?” non le dava
fastidio che fosse lì, ma credeva che a quell’ora nessuno se ne andasse a
spasso… tranne lei.
“Non riuscivo a dormire… pensieri.” Tossicchiò cercando di
cambiare discorso. “Ti vedo un po’ più serena di questo pomeriggio… immagino che
sia perché hai preso una decisione?”
Lei annuì senza parlare. Era convinta, convintissima di
quello che aveva deciso. Non poteva fare altrimenti....
Stava per aprir bocca a spiegarsi, quando l’uomo la
interruppe. “Prima di sentire cosa hai deciso, vorrei dirti una cosa.” I suoi
occhi azzurri che fino a quel momento si erano persi nell’infinità della
brughiera, si fissarono su di lei, costringendola ad incrociarli. L’espressione
seguitava ad essere seria e questo la imbarazzava.
“Ascolta Ginny. So che il tuo cuore è occupato, ma se vuoi
davvero chiudere con il passato un modo ci sarebbe e potrebbe affrettare le
cose. In fondo penso che un po’ di affetto nei miei confronti ci sia e io ti
amo. Veramente. Mi sono innamorato di te, della tua vitalità, del tuo sorriso… e
anche delle tue lacrime. Quello che ti chiedo è di sposarmi, di permettermi di
aiutarti a dimenticare e a tornare ad essere felice. Il mio amore è sincero,
Ginny, non ti sto mentendo.”
Quella fu la prima volta che non rispose subito. E che non
roteò gli occhi. E che non si infervorò.
Restò incatenata a quello sguardo determinato, soppesando
una proposta che aveva fino a quel momento respinto, ma che adesso le appariva
come una soluzione accettabile.
Si prese alcuni momenti per rispondere, nei quali chinò il
capo, socchiudendo appena gli occhi.
Avrebbe potuto sposarlo davvero… avrebbe avuto la
possibilità di tornare ad essere felice, di farsi una famiglia e di continuare
ad insegnare a quei bambini.
E stava per dargli una risposta, quando lo sentì di nuovo.
“Ginny! Ginny! Perdonami! Perdonami…”
E fu come se un fulmine le avesse attraversato il cervello.
Strizzò gli occhi, esclamando di sorpresa e stringendosi su se stessa. Si
inginocchiò trattenendo il respiro, mentre quella voce si ripeteva ancora una
volta.
“Ginevra… perdonami!”
“Ginny, che hai?!” un’altra voce si sovrappose a quella di
Draco. Lei scosse la testa, coprendosi le orecchie con le mani.
“Non posso farlo! Non posso! Perdonami!” esclamò sentendo
di nuovo i singhiozzi assalirla.
Questa volta John non la abbracciò, le posò una mano sulla
schiena, lasciando che si calmasse da sola, ma lei sentì un sospiro sfuggirgli
dalle labbra.
“Non posso sposarti, John… devo…. Devo tornare da lui…” la
voce tremante uscì da sola, mandando a quel paese ogni decisione. Era quello che
aveva sempre voluto e adesso ne aveva avuto solo la prova.
Il solo fatto di pensare di vivere la sua vita con un’altra
persona le faceva sentire la sua presenza, anche da quella parte di mondo e le
ricordava che era impossibile.
John le accarezzò la testa con dolcezza. “Ho capito. Non
importa…” rispose tranquillo, ma da quello che conosceva Ginny, sapeva che
doveva essere distrutto. Questo la fece piangere ancora di più e le ci volle un
bel po’ prima di riuscire a riprendersi.
Poi, visto che le ginocchia le dolevano in quella
posizione, si mise a sedere e prese dei lunghi respiri per cercare di riaversi.
Aveva la testa tra le mani quando le riuscì di parlare
senza singhiozzare. “Perdonami John. Sono una pessima donna. Abbandonerò quei
bambini e te…”
La colpì il modo con cui ridacchiò, segno che in qualche
maniera aveva incassato il colpo… o per lo meno ci stava provando.
“Mah, prima o poi sentivo che avresti preso un’altra
strada… in fondo ho solo fatto un ultimo tentativo.”
Lei lo guardò stranita. “Eri convinto che ti avrei detto di
no? Guarda che ero sul punto di accettare, prima che…”
“Prima che sentissi quale era la tua vera strada.” Concluse
lui per lei, forse con un briciolo di rassegnazione. Smise di guardarla,
perdendo nuovamente lo sguardo sull’orizzonte. “Non puoi andare contro la
volontà di chi sta lassù.”
Ginny non rispose, lasciò vagare anche lei gli occhi sulla
brughiera. Non credeva nel suo Dio, ma nel Destino sì. E forse non aveva tutti i
torti.
Cacciò un lungo sospiro, mentre si passò una mano dietro la
nuca e poi sulla spalla. “Credo partirò domani. Saluterò i miei ragazzi e poi
farò le valigie…. Oddio, valigie… dimentico che sono arrivata qui senza niente.”
John le sorrise tornando a guardarla. Le posò un bacio
sulla tempia, prima di scompigliarle i capelli – e ricevere un mugolio di
protesta in risposta - “Non è vero… sei arrivata qui con il tuo cuore.”
*
Salutare i suoi ragazzi fu forse la cosa più difficile.
Vedere le loro facce deluse quando la notizia della sua partenza imminente
arrivò il giorno dopo fu quanto di più straziante conoscesse… senza contare il
dolore che le aveva causato Malfoy, ovviamente.
Ma ormai aveva capito che non poteva continuare a fuggire.
Avrebbe affrontato di petto quella storia e ne avrebbe dato una conclusione. Se
positiva o meno era ancora un dubbio, però.
In cuor suo sperava in qualcosa… quella voce non poteva
tradirla. Era il tono di una persona disperata e in cerca di aiuto. Ma poi, se
fosse stata solo la sua coscienza a suggestionarla e a farle credere di dover
tornare indietro?
In ogni caso però, avrebbe chiarito molti dei dubbi che
aveva in testa – e quelli che gli aveva imposto John – e in più avrebbe avuto la
possibilità di cercare Vivian, con o senza il consenso di Malfoy.
Quando salì sul carro del signor Lawrence, che si era
offerto di accompagnarla fino al paese vicino, dove partivano i pullman per la
città più vicina, Miss Giuliet le venne dietro con le lacrime agli occhi.
“Bambina mia, aspetta! Hai dimenticato questi!” le sollevò
una borsa contenente gli abiti che aveva usato in quei mesi. Miss Giuliet le
sorrideva tra le lacrime quando l’aveva ringraziata di cuore. “Vanno meglio a te
che ad una povera vecchia. E almeno così ti ricorderai di me, ogni volta!”
Ginny abbracciò commossa quella donna che le aveva fatto da
madre in quei mesi e piangeva ancora quando si lasciò alle spalle il villaggio.
Non incontrò John, quel giorno. O più precisamente fu lui
che non si fece vedere, ma lei non indagò oltre. Per quanto le dispiacesse non
poterlo salutare sapeva quanto stesse soffrendo e rispettava la sua scelta. Così
si congedò definitivamente da quel posto che tanto l’aveva aiutata quando tutto
le era apparso tetro e insignificante.
“Spero che verrà a trovarci un giorno di questi… o si
dimenticherà di noi?” domandò il vecchio e burbero signor Lawrence, mentre il
carretto sobbalzava sulla strada dissestata.
Lei scosse la testa, abbracciando anche lui. “Ma certo che
no! Ovvio che tornerò a trovarvi!”
E non mentiva. L’avrebbe fatto perché non poteva scordarsi
di loro.
Quando raggiunsero il paese più vicino, Ginny insistette
perché il signor Lawrence ripartisse senza aspettare che prendesse il pullman.
“E’ tardi e fa buio sempre più presto… non voglio che torni
a casa di notte.” La rassicurazione era vera, ma in cuor suo Ginny aveva deciso
che si sarebbe Smaterializzata fino al Malfoy Manor senza dover viaggiare per un
giorno intero in qualche autobus scalcinato.
Il signor Lawrence accettò poco convinto, ma alla fine si
decise a salutarla e a tornarsene al villaggio, borbottando.
Finalmente sola, Ginny evitò di farsi vedere in giro nel
paese e si affrettò verso un boschetto limitrofo alla zona abitata. Lì, al
sicuro da occhi indiscreti, prese un forte respiro e chiuse gli occhi,
concentrandosi.
Ricordava ancora bene come si faceva e la sensazione
sgradevole della Smaterializzazione non si fece tardare a sentire. Destinazione
Malfoy Manor.
Finalmente avrebbe avuto la verità. Finalmente era pronta
per affrontare il passato. Cosa le avrebbe indicato il futuro?
Quando riaprì gli occhi, sentendo di essere arrivata, la
prima cosa che fece fu di restare senza fiato. E le pupille le si dilatarono
orripilate.
Quello che vide davanti a sé non era il famoso e maestoso
maniero della famiglia Malfoy che aveva conosciuto tanto bene.
Di quello non ne restavano che cumuli e macerie.
*
Allarmata si guardò intorno, ma non vide nulla che potesse
aiutarla a capire. Era tutto distrutto, persino i giardini erano stati ridotti
in cenere. Doveva esserci stato un incendio, quindi… ma il resto? Il maniero
sembrava che fosse esploso.
Non vedeva edifici ridotti in quello stato da quando era in
corso la guerra.
Si passò una mano tra i capelli frustrata. E Malfoy? E
Vivian? Dov’erano finiti?
C’era solo una soluzione a quel punto. Arrivare fino ad Hay
e chiedere informazioni. Anche questa volta si Smaterializzò per fare prima,
incurante dei divieti. Fortunatamente ricomparve alle spalle di alcune casupole,
così riuscì ad intrufolarsi nel villaggio senza dare nell’occhio. Questo, almeno
per i primi dieci minuti. Quando la gente si accorse di chi si trattasse, iniziò
a squadrarla con circospezione tanto da infastidirla e da costringerla a
rintanarsi nel pub che era solita frequentare. Anche lì trovò alcuni sguardi
obliqui, ma lei li ignorò dirigendosi direttamente al bancone. Conosceva molto
poco il garzone, nonostante l’assidua frequentazione dei mesi precedenti, perciò
sulle prime si sentì un po’ in imbarazzo.
“Mi scusi… vorrei chiederle alcune informazioni.”
“Forse posso aiutarla io, signorina.” Una vecchietta
dall’aria familiare rispose prima che il garzone ne avesse il tempo. Si voltò
osservandola sorpresa. Doveva averla vista più volte quando si era recata nel
villaggio, perché se la ricordava molto più di certi abitanti.
Sorrise comunque cortese e le si avvicinò. “Se lo farà, le
sarò debitrice.” Replicò.
La donnina la accompagnò ad uno dei tavoli, ma prima volle
offrirle da bere. Al suo gentile rifiuto, decise di spiegare ogni cosa.
“Sono un’amica della povera Rachele… oh, povera donna,
immagino il dolore!”
“Che è successo?!” domandò preoccupata Ginny. Fino ad
allora non l’aveva mai abbandonata un leggero senso di inquietudine, ma nel
sentire quella vecchietta l’ansia aumentava.
La donna si avvicinò di più alla ragazza come se volesse
parlarle in privato. “Cose terribili! Non si sa come sia successo. Mesi fa è
scoppiato un incendio improvviso al maniero e poi c’è stata una tremenda
esplosione. L’abbiamo sentita noi fin qui.. eh sì, che io ho l’udito un po’
rovinato e dormivo anche… perché è successo di notte, gliel’ho detto?”
Ginny fece di no col capo. Ascoltava la signora trattenendo
il fiato: non le riusciva proprio di respirare con quell’agitazione che la
logorava.
“Sì! E’ successo di notte! C’era una tempesta tremenda e il
maniero è andato distrutto! Fortunatamente la mia cara Rachele era fuggita via
con la bambina! Ma il povero signor Malfoy…” la donna scosse il capo,
socchiudendo gli occhi. E Ginny si sentì morire.
“E’ stato terribile. Rimase coinvolto nell’esplosione… e
non si sa proprio come mai restò vivo.”
“Oh Merlino, grazie…” mormorò in tutta risposta la ragazza,
senza nemmeno pensarci. Il solo pensiero che Draco fosse ancora vivo, la
sollevava.
“Come ha detto?” domandò la vecchietta, portandosi una mano
a coppetta vicino l’orecchio. Ginny agitò le mani, nervosamente.
“Niente, niente! Lasci stare! Piuttosto… come sta adesso
Drac-ehm… il signor Malfoy?”
“Non molto bene, da quanto so. Pare abbia perso la vista… e
anche una mano, mi hanno detto. E’ terribile, povero signor Malfoy…”
La cosa lanciò nuovamente Ginny nello sconforto. Adesso
capiva che la voce che aveva percepito nella sua testa era la vera di Draco.
Stava soffrendo.
Si accorse solo dopo che l’anziana la stava fissando di
sottecchi. “Sa’… credevamo tutti che fosse morta. Si vociferava che fosse
rimasta coinvolta nell’esplosione e che non ce l’avesse fatta.”
“Oh… no…” in qualche modo si impose di rispondere. Per
quanto avesse una gran voglia di piangere, ora doveva andare avanti. “Mi aveva…
mi aveva licenziata prima. Non ne sapevo niente dell’esplosione, né
dell’incendio.”
Alla vecchietta questo bastò perché congiunse le mani
davanti a sé e si agitò avanti e indietro. “Una cosa terribile, mi creda.
Terribile!”
“E…. adesso per caso sa dove si trovano tutti?” chiese,
celando il tono speranzoso che voleva uscir fuori.
“Oh, ma certo! Mi scrivo ancora con Rachele e la posta la
mando sempre in Irlanda, i Malfoy hanno un’altra abitazione sul lago Ree. Lei è
rimasta assieme alla cuoca ad accudire il signor Malfoy, mentre quella povera
bambina… in collegio. Lui non la vuole più con sé ora che è così menomato.”
Deglutendo amaro per le parole della donna, si congedò in
tutta fretta, senza lasciare molte repliche. Era inutile ormai restare lì,
doveva raggiungerlo subito.
Quello che aveva sentito era terribile, Draco era in
condizioni…. Ed era solo? E Gloria che fine avesse fatto? Possibile che
quell’esplosione l’avesse causata uno dei due?
Tornò nel punto in cui si era Materializzata e recuperata
la borsa di Miss Giuliet si concentrò per cercare di comparire in Irlanda.
L’incantesimo era piuttosto difficile, considerato che non conosceva il posto,
così finì per ricomparire a quello che – da quanto le avevano detto, dopo aver
chiesto indicazioni – era un paese ad una cinquantina di miglia dal lago.
Riprovò una seconda volta e finalmente la superficie blu notte dell’acqua le
comparve davanti. E a pochi metri una grande abitazione. Ciò che la colpì del
posto era che a differenza del resto del lago che era immenso – non ne vedeva la
riva – ma che si dimostrava piuttosto accogliente e abitabile, la zona in cui si
trovava la grande casa sembrava la più malsana e inospitale.
Alberi alti e scuri la circondavano e in alcuni punti
l’acqua del lago tendeva a ristagnare, formando delle pozze verdastre e
sicuramente maleodoranti. Decisamente era il posto meno indicato per viverci.
Mentre si avvicinava a quella casa, poteva solo immaginare lo stato di abiezione
in cui si trovava Draco.
Suonò alla porta un paio di volte prima che qualcuno
venisse ad aprirle. Quando il viso di Rachele comparve dietro la porta, il
battito del suo cuore accelerò. Anche lei le era mancata in tutto quel tempo e
poi trovare Rachele, avrebbe significato trovare Malfoy. Era vicina a lui in
maniera assurda, e la cosa la agitava forse anche troppo. Dopotutto non sapeva
cosa o chi avrebbe trovato in quella casa.
Rachele Gobbins, quando riconobbe la nuova arrivata,
scoppiò in lacrime e la abbracciò in barba a tutto il suo distacco inglese di
cui tante volte Ginny si era lamentata. La strinse forte come una madre che
rivede la figlia perduta e mescolò i singhiozzi a parole sconnesse.
“Credevo di non averti più rivisto… quella notte… credevo…
il padrone…”
La ragazza la rassicurò commossa, cercando di consolarla e
di spiegarle che era tornata e che prima di esserne sicura non se ne sarebbe
andata.
“Oh, lei non se ne andrà, signorina Ginevra.” Replicò
immediatamente la donna, ricomponendosi e tirando fuori da una manica un
fazzoletto ricamato con cui si asciugò il viso. “Il Padrone ha bisogno di lei.
Lo sento chiamarla ogni notte e ogni volta che si addormenta. Non può andare
via!”
Le parole di Rachele fecero aumentare la tachicardia della
rossa. Che John avesse avuto ragione?
“Ma… ma Rachele.. e Gloria? Lei era… quella notte era…”
“Era lì, lo so. L’ho vista anch’io, quando ha tentato di
uccidere la piccola Vivian.” E qui Ginny sentì un moto di rabbia pervaderla in
tutto il corpo. “Ma poi il padrone si è frapposto tra la bambina e quella donna,
e la sua mano….” Rachele singhiozzò ancora. “E’ come se fosse morta. Non riesce
più a muoverla e ha un colore così spettrale. Credo che rimarrà così per
sempre.”
Ginny le accarezzò un braccio cercando di confortarla.
Allora quello che diceva la vecchietta era tutto vero. “E… gli occhi?”
Mrs Gobbins sospirò affranta. “Ci ordinò di uscire e di
scappare verso il villaggio e io presi Vivian e corsi via, nonostante mi
riuscisse difficile… ancora non so come alla mia età sia riuscita a fare tanto.
E Vivian scalciava e gridava, perché voleva tornare da suo padre… e chiamava
lei, credendo fosse ancora al Maniero.”
“Ero fuggita quella sera stessa…” mormorò sentendosi
terribilmente in colpa. Non credeva che fosse accaduto tutto in quella stessa
notte. Ma Rachele scosse il capo.
“Non importa, signorina Ginny. Posso immaginare cosa deve
aver provato quando ha visto.. quella donna.”
Le sorrise grata. Come aveva fatto a sopravvivere senza le
buone risposte di Rachele?
“E… poi… cosa accadde?”
Mrs Gobbins tornò ad assumere l’aria malinconica di poco
prima. “Eravamo a metà strada tra il villaggio e il maniero, quando è esploso
tutto. Non dimenticherò mai quel rumore… è stato terribile. Per un attimo
credetti di essere morta e di non essere riuscita a portare la piccola in salvo.
Poi però mi ritrovai sotto la pioggia, con Vivian che piangeva e osservava
quello che restava della nostra casa. Fu come se mi si spezzasse il cuore…”
ancora alcuni lucciconi si addensarono negli occhi della donna, ma lei li
asciugò velocemente con il fazzoletto.
“Furono momenti terribili, e ricordo tutto con confusione,
fino a che il Padrone non fu ritrovato in fin di vita tra le macerie.
Fortunatamente fu portato al St Mungo e non in uno di quegli ospedali babbani…
ma nonostante tutto non sono riusciti a fare nulla, né per la mano, né per i
suoi occhi.”
“I medici dicono che nell’esplosione deve aver battuto
violentemente la testa. Non sanno se è una cosa definitiva, ma quando ho parlato
con loro mi sono sembrati molto poco convinti di una ripresa… mi dispiace.”
Le scuse erano partite, perché Ginny stava piangendo e non
se ne era nemmeno accorta. Le lacrime erano scese da sole, per il troppo dolore
che le causava ascoltare il resoconto di tutta quella storia. Poi il pensiero
volò verso l’ultimo tassello. “E lei?”
Lo sguardo di Rachele si indurì. “Lei è morta. E’ stato il
Padrone ad ucciderla.”
Ancora una volta si coprì la bocca con una mano. L’aveva
uccisa. Allora… allora forse si era sbagliata… forse lui…
“Signorina Ginny credevo non l’avrei mai più rivista, ma
adesso sono finalmente felice. Potrà aiutare il Padrone e farlo uscire dallo
stato in cui si trova. Ci ha costretto a trasferirci in questo luogo orribile e
se ne sta sempre rintanato nella sua stanza al buio. E’ irascibile con tutti e
ha mandato persino la mia Vivian via di qui! Solo lei può aiutarci!” la guardò
con occhi imploranti. “Quando dorme, solo in quei momenti si lascia andare e
invoca il suo nome. Ed è una pena vederlo in quello stato. Deve fare qualcosa,
la prego!”
E solo allora, finalmente, si poté leggere determinazione
negli occhi di Ginny. Posò una mano su quella di Mrs Gobbins e la rassicurò.
“Non si preoccupi, lasci fare a me.”
*
Bussò alla porta giusto per accertare la sua presenza, le
buone maniere al momento erano l’ultima cosa a cui stesse pensando.
Era terribilmente agitata e in cuor suo provava anche una
certa paura nel ritrovarlo in quelle condizioni. Non le faceva pena, ma dolore,
perché poteva solo immaginare quanto avesse sofferto in quei mesi.
Quando entrò nella stanza la colpì immediatamente l’odore
di chiuso. Represse una smorfia e cercò con calma la posizione della finestra.
Spalancandola di certo non avrebbe fatto entrare molta luce, visto che ormai il
sole era tramontato, ma per lo meno avrebbe dato aria a quel posto solitario.
Così si diresse direttamente e spalancò le ante. Inspirò
l’aria fresca per farsi forza e fu felice di constatare che la luna ancora
luminosa rischiarava la stanza quel tanto da poter intravedere le cose.
Per ora quel poco di luce le sarebbe bastato.
“Rachele, ti ho detto mille volte di non aprire quella
finestra!” la voce del padrone di casa le giunse alle orecchie quando era ancora
voltata di spalle. Nel girarsi verso il resto della stanza, trattenne ancora il
fiato e con lo sguardo vagò in cerca di lui.
Lo trovò che camminava a piccoli passi, emergendo da un
angolo buio, forse nei pressi del letto. Un raggio lunare colpì il suo viso che
le apparve furioso e sofferente. Aveva gli occhi chiusi e alcune cicatrici sul
viso, all’altezza di essi. La mano che era stata colpita era immobile contro il
suo petto e le sembrò più scura dell’altra.
Con una morsa al cuore, scosse la testa e si decise a
parlare.
“Non sono Rachele.” Fortunatamente la voce non le uscì
tremante, come aveva temuto. Appariva stranamente tranquilla. O forse era
semplicemente impazzita.
Osservò la sua reazione, che dapprima confusa, si avvicinò
pian piano alla realtà. E infine capì che lui l’aveva riconosciuta.
“Ginevra…” un soffio incredulo, che per miracolo Ginny udì,
gli sfuggì dalle labbra.
Draco indietreggiò di un passo e spostò il volto da un
lato, come se non volesse vederla, nonostante l’impedimento.
“Cosa ci fai qui?”
La donna posò le mani sui fianchi in una chiara posizione
polemica. “Beh, mi sembra che sia stato proprio tu a chiamarmi.”
“Sbagli. Io credo piuttosto che ti ho fatto pena e sei
venuta a vedere come mi sono ridotto.” La replica fu dura e gelida, ma Ginny non
si perse d’animo.
Aveva imparato che avere a che fare con Malfoy era
un’impresa e per averla vinta non si poteva arrendersi alle prime difficoltà.
Così ignorò le sue parole e scosse la testa.
“Non mi pare che tu sia diventato Legilimens, Malfoy. Non
sapevo nemmeno cosa ti fosse accaduto, quando sono tornata al maniero… e l’ho
trovato in quello stato.”
Draco cacciò uno sbuffo amaro, ma lei continuò
imperterrita.
“Ho chiesto informazioni che mi hanno portato qui, ma ti
posso assicurare che la mia decisione non ha niente a che vedere con il tuo
stato.”
“E per cosa saresti venuta allora? Per prenderti gioco di
me? Per vendicarti come avresti dovuto fare quella notte?”
“Per capire.” Fu la sua risposta. L’uomo si zittì,
sollevando il capo verso di lei, gli occhi sempre chiusi ma le palpebre che
fremevano. Immaginò che avrebbe dato qualsiasi cosa per poterla vedere in quel
momento.
“Ieri notte stavo per accettare una proposta di
matrimonio...” per un attimo credette che Malfoy si fosse irrigidito. “… stavo
per farlo, ero convinta che solo in quel modo ti avrei dimenticato e avrei
ricominciato a vivere tranquillamente. Ma quando stavo per rispondere mi sono
resa conto che non avrei mai risolto nulla.” Parlava con tranquillità e
purtroppo – se ne rendeva conto – con una certa freddezza. Era come se in
qualche modo desiderasse che Malfoy la supplicasse di perdonarlo, come se
volesse che lui soffrisse ancora un po’, prima di rivelargli quanto ancora lo
amasse.
“Perché quella notte ho visto cose che non avrei mai
creduto… e tu mi hai ferita e delusa profondamente.”
“Sarà stato più facile odiarmi.”
“Oh sì…” rispose lei, ridacchiando nervosamente. “Non puoi
nemmeno immaginare quanto ti ho odiato.” Fece una pausa nella quale si avvicinò
a lui, lo sguardo fisso sulle sue palpebre chiuse.
“Ma ti ho odiato al pari di quanto ti ho amato… e ti amo
tuttora. Se sono qui è solo perché desideravo vedere se c’era ancora una
possibilità, se mi sbagliavo sul tuo conto.”
“Non c’è bisogno che me lo chiedi, ho sbagliato e ti ho
mentito.”
“Sì, ma hai pagato per questo. E questo mi basta.” Si
accostò completamente a lui e sollevò una mano per una carezza sul suo viso. Lui
rimase immobile. “E soprattutto hai dimostrato che quello che ti inseguiva era
solo un fantasma del passato, e che sei riuscito a distruggere. Non credere che
non lo abbia notato…” il suo tono si era addolcito, ma evidentemente questo era
troppo per lui, che si ritrasse dal suo tocco scostando il viso e si allontanò
di qualche passo.
“Non ti posso dare nulla in questa condizioni. Lasciami
perdere.”
“Non serviranno due occhi e una mano per amarmi.” Ostinata,
si avvicinò nuovamente a lui e gli prese il viso tra le mani. “Non ripetere lo
stesso errore, permettimi di entrare nella tua vita, per favore…”
“Ti condannerò ad una vita infelice.” Provò ancora e questa
volta la donna colse una nota di disperazione in quella voce.
Ma lei sorrise e poi gli sfiorò le labbra per un istante.
“Lo sarebbe comunque senza di te.”
E fu come se anche le ultime barriere furono sciolte; Draco
sollevò il braccio sano per abbracciarla e lei ricambiò stringendosi a lui. E
finalmente Ginny si sciolse e poté piangere come aveva voluto fare fin da quando
lo aveva visto dopo tutto quel tempo.
Rimase così contro di lui, assaporando quel momento e
sentendo che da quel momento in poi avrebbe smesso di soffrire.
Dopo tanti ostacoli il loro amore si poteva realizzare.
FINE
Fine. Non mi sembra vero di aver potuto chiudere questa
storia con un capitolo decente (che mi auguro sia veramente… la mia impressione
potrebbe anche far cilecca u.u). Ovviamente prima che partano parolacce e
lamentele, vorrei avvisarvi che ho anche scritto un piccolo epilogo.
Dato che la storia doveva concludersi così, ho voluto
completare la trama con un capitoletto a distanza di alcuni anni.
Niente paura, non vi farò aspettare un altro anno per
pubblicarlo =P E’ già scritto e lo posterò tra qualche giorno. Spero potrete
pazientare un pochino ^^’’
Con questo ringrazio tutti coloro che hanno letto questa
storia e un grazie in particolare a: Lydia, Florinda, lilyblack, Minako_chan,
ruka88, dana, lella80, hermione, Slytherin_Princess, Marcycas – The Lady of
Darkness, terry, Armonia, Maki91, Melisanna_, Ryne, Lizzy Malfoy, __sana91__,
Ciupi II, Roberta 90, melly86, paola, Cl33 e Kristin.
Mi trovo qui seduta nel giardino della nostra
grande casa sul lago Ree. Da quando ho convinto mio marito a far fare dei lavori
di risanamento l’aria non è più lugubre e tetra e il lago ha smesso di essere
una palude malsana. Ora nelle giornate estive il posto diventa allegro e solare
ed è un toccasana per tutta la famiglia. Non ho molta voglia di alzarmi, ho
il sole contro e sono totalmente rilassata. Tanto più che il mio Medimago mi ha
escluso categoricamente qualsiasi sforzo nel mio stato. Ho dovuto persino
lasciare temporaneamente il mio lavoro di insegnante, perché il mio secondo
figlio – anzi, mia figlia - nascerà tra poco più di un mese e io ormai sono
arrivata quasi alla fine di lunga gravidanza. Non ho mai smesso di insegnare, fu la mia promessa e continuerò a portarla a termine, perciò fin da quando sono arrivata qui, ho trovato un posticino come maestra in un piccolo paese nelle vicinanze. Non ne ricavo molto, ma è la vicinanza coi bambini che mi interessa. Ho gli occhi chiusi, ma da
lontano sento la voce squillante del mio primo figlio, il piccolo Matt, o come
suo padre si ostina a ricordarmi, Mathias Cornelius Gideon Malfoy. Il primo nome
l’ho scelto io, tutti gli altri il mio adorato noiosissimo marito. Povero
figlio, temo che quando entrerà ad Hogwarts, sarà una dannazione, quel nome così
altisonante. Fortunatamente Matt sa il fatto suo e già me lo immagino a
dettar leggere tra i suoi compagni, come faceva suo padre ai tempi della
scuola. Draco lo sta richiamando all’ordine… ne avrà combinata un’altra delle
sue. Non mi muovo, so che ci penserà lui, visto che ormai può farlo. La
grande sorpresa che nessuno si aspettava fu infatti che riguadagnasse la vista.
Accadde il giorno in cui nacque il nostro Matt, ricordo che era seduto accanto
al mio letto mentre tenevo in braccio il piccolo e quello che mi disse, mi fece
quasi venire un colpo. “Tsk! Non è possibile! Un Malfoy dai capelli rossi!”
io mi ero voltata sconvolta. Come aveva fatto a notare i ciuffetti rossicci con
cui era nato Matt? “Draco… tu ci vedi!” Lui mi aveva lanciato un
sorrisetto, ma compresi che stava trattenendo la sua gioia veramente con molto
sforzo. Fu immediatamente visitato dai Guaritori, i quali, molto sconcertati,
confermarono la diagnosi. La vista era tornata perché il trauma al cervello che
aveva subito nell’incidente di quella famosa notte, si era riassorbito e aveva
così dato la possibilità ai nervi ottici di riprendersi. All’inizio vedeva
soltanto ombre e distingueva i colori… ma pian piano ricominciò a vedere sempre
meglio, fino ad oggi. Adesso la sua vista è quasi del tutto recuperata, fa
ancora fatica a distinguere gli oggetti più lontani, ma nel complesso non so chi
ringraziare per questo dono così speciale. Purtroppo per la sua mano non c’è
mai stato nulla da fare. E’ ancora così come la trovai quando tornai da lui, ma
ormai si è abituato a far le cose con la sola sinistra e ci facciamo tutti poco
peso. Per Matt poi è un vanto. Sa che è così perché suo papà ha combattuto
contro un vero Death Eater, per salvare la sua sorellina preferita. Già,
perché Vivian per Matt è la sorella maggiore che adora e da cui si fa riempire
di coccole. Fui io a convincere Draco a far tornare a casa Vivian. Nei primi
due anni con noi e poi su e giù da Hogwarts per le vacanze, tornò nelle nostre
vite e divenne per me quello che già pensavo in qualche modo. Una figlia. Non
abbiamo mai testato la veridicità sul fatto se lo fosse veramente anche per
Draco, per noi lo era comunque, perciò abbiamo ritenuto superfluo fare
ulteriori analisi. Che Lucius Malfoy fosse o meno suo padre a nessuno
importava e nemmeno a Vivian… quando l’anno scorso Draco ha voluto raccontarle
tutta la verità. E’ una ragazza molto intelligente e riflessiva, ha compreso
immediatamente quanto Draco soffrisse per quella situazione e con un sorriso lo
ha rassicurato chiudendo definitivamente ogni questione. “E che importa? Sei
sempre tu che sei stato mio padre.”
Ora si trova da qualche parte in giro per questi
boschi con il suo nuovo fidanzato. Vivian è anche una splendida ragazza e ha
la brutta abitudine di cambiare partner come farebbe coi calzini, cosa che fa
disperare seriamente Draco. Tutta la gelosia paterna si sfoga con continui
bisticci tra padre e figlia che poi sono sempre io costretta a sedare. Una
faticaccia! Avete idea di cosa significhi porre fine ad una lite tra due
Malfoy? L’ultima volta li ho quasi schiantati, quando hanno pensato bene di
venire a discutere dove mi trovato io con un gran mal di testa e le gambe
gonfie. E’ stata una fortuna che sia arrivato Matt a ridere di noi e dei
nostri bisticci familiari. Quel bambino sembra più intelligente di tutti noi
messi assieme, effettivamente. Basti pensare che riesce sempre a fregarti quando
parli con lui ed è impossibile spuntarla. Credo che persino Draco sia
leggermente preoccupato da questa cosa, ma figurarsi darlo a vedere! Per il
momento è l’unico in famiglia che riesce a tenergli testa e a dimostrarsi più
forte. Quanto a Vivian, se potesse lo riempirebbe di coccole e di regali
senza mai smettere.
Siamo una strana famiglia, ma molto molto felice.
Delle volte vorrei che Rachele potesse vedere cosa siamo diventati. Ci ha
lasciato prima che nascesse Matt, dopo una vita lunga e decisamente difficile,
ma lo ha fatto con serenità, convinta che finalmente ciò che più amava avesse
trovato la pace. E così è stato. Nonostante alcuni momenti più ostici non
ricordo un giorno in cui non sono stata felice di aver fatto questa scelta. E’
stato difficile, ovviamente. Ma niente nella vita è facile e soprattutto le cose
più belle si raggiungono dopo molta fatica. Io e Draco di ostacoli ne abbiamo
avuti tanti, ma alla fine li abbiamo superati e ancora oggi, dopo dieci anni ci
amiamo come allora.
Ora apro gli occhi ridacchiando. Matt mi è venuto
incontro per abbracciarmi il grembo. E’ orgoglioso perché presto anche lui
diventerà un fratello maggiore e non vede l’ora che nasca la nostra
bambina. Draco ci raggiunge tranquillo, sul volto un sogghigno mentre Matt
parla a sua sorella e gli spiega che presto dovrà ascoltare quello che le dirà
perché lui è nato già da un po’. Mi lascio accarezzare una spalla da mio
marito e poi accolgo il bacio che si è chinato a darmi. “Ti amo…” mi sussurra
nell’orecchio. “Ehi! Io sto parlando! Un po’ di attenzione!” Matt ci richiama
all’ordine e insieme lo osserviamo cambiare il broncio in un sorriso luminoso.
Avevo ragione a pensarlo allora quando tornammo
assieme e ancora adesso ne sono più che convinta. Finalmente ho raggiunto la
piena felicità.
FINE
E con questo siamo veramente alla fine ^^ E’
stata decisamente una lunga storia (lunga perché vi ho fatto penare parecchio,
lo ammetto) e lungo è stato il percorso che ha superato. Ora, rileggendo i
primi capitoli mi rendo conto di quanto sia cambiato il mio modo di scrivere (e
spero sia stato in meglio) Comunque, è arrivato il momento di salutarvi. Non
farò un seguito, sinceramente non ci vedo niente di più per la conclusione di
questa storia. Preferisco scrivere nuove storie (oh, in un anno e passa, vi
assicuro che di idee nuove ce ne sono :P) e dedicarmi a quelle ancora in
sospeso. Vorrei però ringraziarmi per il sostegno e per averla letta fino
alla fine e per avermi incoraggiato e criticato. Ringrazio particolarmente
Roberta90, Rigel, Carla91, flori, lydia, Minami77, Rayne, dady,
Natsumi89 e stellina the best, che fino alla fine hanno voluto
inserire un piccolo commento. E ringrazio anche tutti coloro che hanno letto
questa fanfic, anche se non hanno dato voce ai propri pensieri. Un piccolo
chiarimento (ho notato che forse ho lasciato un po’ di dubbi e di questo chiedo
perdono ^^’): Blaise viene attaccato da Gloria che si nasconde in soffitta,
esattamente dal giorno in cui arriva la comitiva (con Pansy e gli altri) al
maniero. Draco infatti, viene trattenuto e stranamente Ginny se lo ritrova alle
spalle mentre discuteva con Pansy su Vivian. Dato che Blaise conosceva la storia
di Gloria, sospettava che non ci fosse solo un fantasma in soffitta e perciò
decide di indagare, rimanendo ferito. Quando vuole spiegare a Ginny cosa gli è
accaduto, sa che Draco è all’erta e riesce a dire alla ragazza solo quello che
gli aveva creato il sospetto. Quando infatti Ginny si lamentava delle risate del
fantasma, lui dopo l’incidente si è premurato di dirle che il fantasma non ride,
per cui c’era qualcos’altro al terzo piano. Ovviamente Ginny, lo scoprirà il
giorno in cui scappa via. Il resto, spero sia chiaro a tutti ^^ Con questo vi
saluto e vi mando un bacio enorme. Arrivederci alla prossima storia! Ryta
Holmes