Save Me.

di crige
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Ragazzina. ***
Capitolo 3: *** Strani incontri. ***
Capitolo 4: *** Dubbi. ***
Capitolo 5: *** Gioco. ***
Capitolo 6: *** Colpe. ***
Capitolo 7: *** Uscite e paure. ***
Capitolo 8: *** Decisioni. ***
Capitolo 9: *** Frequentarsi. ***
Capitolo 10: *** Non ho mai... ***
Capitolo 11: *** Bugie. ***
Capitolo 12: *** Genitori e gelosie. ***
Capitolo 13: *** Foto e domande. ***
Capitolo 14: *** Ancora segreti. ***
Capitolo 15: *** Ho Bisogno Di Te. ***
Capitolo 16: *** Legami. ***
Capitolo 17: *** Anna e il mostro dagli occhi verdi. ***
Capitolo 18: *** Reazioni diverse. ***
Capitolo 19: *** Rivelazioni. ***
Capitolo 20: *** Lasciarsi Andare. ***
Capitolo 21: *** Il tatuaggio. ***
Capitolo 22: *** Keep Calm. ***
Capitolo 23: *** Un tuffo nel passato. ***
Capitolo 24: *** E se....? ***
Capitolo 25: *** Spiegazioni. ***
Capitolo 26: *** Stupore. ***
Capitolo 27: *** Lui. ***
Capitolo 28: *** Aprirsi. ***
Capitolo 29: *** Ritorni. ***
Capitolo 30: *** Le cose belle. ***
Capitolo 31: *** Le cose belle, volume secondo. ***
Capitolo 32: *** Il Nuovo Oblò. ***
Capitolo 33: *** Ti Ho vista. ***
Capitolo 34: *** Confronti. ***
Capitolo 35: *** La Cena. ***
Capitolo 36: *** L' Amore ritrovato. ***
Capitolo 37: *** Scoperte. ***
Capitolo 38: *** Sganciare una bomba. ***
Capitolo 39: *** X Agosto. ***
Capitolo 40: *** Save Me. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


 
 
Francesca è una ragazza particolare.
Non è di una bellezza folgorante, ma non è nemmeno brutta. E', appunto, particolare.
Lunghi capelli castani, occhi verdi con qualche spruzzo marrone, naso perfetto, un corpo tonico e attinente allo sport che pratica.
Si, perchè Francesca fa rugby.
Ora non pensate male.
Non è detto che tutte le ragazze che frequentano questo sport siano mascoline e grasse.
Infatti, Francesca, non ha niente da invidiare a tutte le altre.
Almeno, fisicamente.
Questa è la storia di una ragazza dall' animo tormentato.
All' apparenza loquace e allegra, ma che in realtà è solo una maschera.
Francesca ha vent' anni, vive da sola e lavora in un pub.
E' piuttosto solitaria e molto spesso sulle sue.
Si ritroverà a doversi migliore, a dover rendere conto a un' altra persona e non più solo a sé stessa.
 
 
Alessia ha 17 anni ed è una studentessa modello.
Bassa, capelli ricci, occhi color nocciola e molto femminile.
Ama stare con le amiche e divertirsi.
Va spesso in discoteca e l' amore della sua vita è la pallavvolo.
Ha una famiglia perfetta: due genitori fantastici che l' adorano e un fratello maggiore che la supporta in tutto.
Sembrerebbe tutto rose e fiori, ma se avesse un segreto che pochi conoscono?
Un giorno si troverà davanti Francesca e presto, le loro vite, s' intrecceranno inevitabilmente.

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ANGOLO AUTRICE:

Salve!
E' il mio primo esperimento per una storia originale.
Inutile dire che ci saranno relazioni tra donna e donna con qualche scena di sesso, se questo in qualche modo vi disturba o vi turba, non leggete ^^
Ora è un po' tutto così, dal prossimo capitolo capirete meglio!
E' un esperimento e quindi come tale, vi pregherei di farmi sapere che ne pensate, così poi da decidere se contunuare la storia o meno!
Grazie mille per l' attenzione! :)

 

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Capitolo 2
*** Ragazzina. ***


 
 
Venerdì sera. Ore 23.30. Il "Danger" è, ovviamente, pieno di gente.
Francesca è appena arrivata e subito si è messa dietro il bancone pronta per servire i clienti.
E' stanca e nervosa.
Era agli allenamenti di rugby.
Sport che pratica da tutta la vita.
La squadra è la sua famiglia, ma non così per dire.
Quando a 15 anni, rivelò ai suoi genitori di essere bisessuale, venne cacciata fuori di casa.
Fu Eleonora, suo capitano nonche migliore amica, ad accoglierla in casa.
Eleonora è molto simile a lei: solitaria, pensierosa, ama la musica e il rugby più di qualsiasi altra cosa.
In realtà, loro, non hanno mai usato il termine "Migliori Amiche".
Non sono quel genere di persone che amano esternare i propri sentimenti. Non sono per niente brave a parole.
La verità è che più che amicizia, il loro rapporto è praticamente fraterno.
Se dovessero definirsi, direbbero che sono sorelle.
Dato i loro caratteri tremendamente simili, potrebbe anche essere, il problema è che fisicamente non si somigliano per niente.
Francesca ha gli occhi verdi, Eleonora azzurro intenso.
Francesca è castana, Eleonora bionda.
E Eleonora è leggermente più alta dell' altra.
Ad ogni modo, tutte e due, hanno un fisico ividiabile.
Adesso Francesca vive in una casettina, vicina a quella dove sta Eleonora con i genitori, praticamente diventati anche suoi.
E' vero, ha solo vent' anni, ma se si parla di esperienze, potebbe averne benissimo una trentina.
 
-Ce l' hai fatta, Feffe!- è Antonella, il capo di Francesca o Feffe, come la chiamano gli amici -zitta guarda, Anto, stasera ci hanno distrutto- risponde sbuffando, riempendo poi l' ennessimo bicchiere di birra.
-si vede, hai una faccia!- le dice quella -bhè, sempre meglio della tua!- le fa una linguaccia, facendola ridere -touchè!- 
 
Antonella ha 28 anni. Alta, slanciata, capelli neri e occhi marroni. 
Piearcing al naso e un braccio tatuato. 
Praticamente la solita, classica, barista.
Ha offerto il lavoro a Feffe, tre anni fa. 
Una sera la ragazza era lì tranquilla a sorseggiarsi una birra, quando dal niente, Antonella ha deciso di assumerla.
E ha fatto dannatamente bene.
Francesca ci sa decisamente fare! 
E' conosciuta da tutti.
Popolare per la sua particolare bellezza e per il carattere intrigante.
Il "Danger" è il pub più famoso in quel piccolo paesino.
E' quasi sempre pieno, specialmente nel fine settimana.
 
-ehy, Feffe!- un ragazzo moro, si siede al bancone. E' Lorenzo, l' angelo custode di Francesca.
 
Lorenzo è bello e affascinante, ma soprattutto è l' ombra della ragazza.
Si comporta da fratello maggiore.
Sono amici dai tempi dell' asilo e lui controlla che lei non si metta nei guai, come in passato.
A 16 anni ha, infatti, passato un periodo buio e frequentato giri poco raccomandabili.
 
-Lore, il solito?- domanda la barista, iniziando già a versarli un bicchiere di montenegro -sei la donna della mia vita!- risponde quello, sorridendole.
-Allora, come va con...come si chiamava? Ambra?- le chiede, iniziando a sorseggiare il liquore -te l'ho già detto!- sbuffa, infastidita -era una cosa così, niente di serio- 
 
Oramai l' amico ci ha rinunciato.
Francesca è così.
Non è tipo da rapporti duraturi e seri.
 
-va bene- si arrende mettendo le mani avanti -senti, domani sera Alessandro da' una festa, che fai? Vieni?-
 
L' ennesima solita festa.
Ovvero, musica, alcool, sesso, droghe leggere e un sacco di gente.
Alessandro è il migliore amico di Lorenzo.
Sono inseparabili.
 
-Boh, penso di si- risponde frettolosamente, porgendo due birre a un ragazzo -a proposito di Ale, dov'è?-
 
E' infatti strano che non sia in compagnia dell' amico.
Di solito dove vi è uno, vi è anche l' altro.
 
-E' con la sua nuova conquista- sbandiera davanti una mano, come a dire "solite cose" -Ele?- domanda lui.
 
-Non lo so. Non ci ho parlato- risponde l' altra, concedendosi un momento di pausa.
 
-certo siete strane voi due, eh! Scusa, è la tua migliore amica e non ci parli?- chiede stranito -quante volte te lo devo dire? Non è la mia migliore amica, è solo....solo Eleonora- alza le spalle, andando a sparecchiare qualche tavolo.
 
-Non ti capisco, comunque- ribatte quello -esco a fumare, ci becchiamo dopo-.
 
 
Francesca non vedeva l' ora che finisse il suo turno, così da poter rintanarsi in un tavolino isolato, con un libro in mano e una birra davanti.
E' questa, infatti, la cosa strana.
E' come se in lei, vi fossero due persone diverse: una ama bere, fumare, uscire con gli amici e divertirsi; l' altra, invece, adora stare per i fatti propri, magari con le cuffiette dell' iPod nelle orecchie e un bel libro in mano.
Due personalità opposte che risiedono in una sola persona.
Oppure, una delle due è quella vera e l' altra è solo una maschera?
In pochi hanno avuto il privilegio di aver avuto risposta a quella domanda.
 
-Feffe, mi servi al bancone!- Antonella le fa cenno di tornare a servire i clienti e di lasciar perdere i tavoli.
 
Esegue l' ordine, rimettendosi al suo posto.
 
-una Leffe media!- le fa cenno una ragazza.
 
Di solito Francesca non sta a perdere tempo a fare attenzioni a chi chiede le ordinazioni, ma quella volta, qualcosa in quella ragazza l' ha colpita.
E' bassina, coi capelli ricci e neri, ma tremendamente carina.
Indossa un paio di jeans chiari, una camicetta nera e ai piedi ha delle polacchine nere.
Scuote la testa, riprendendosi e porgendole la birra.
 
-hai gusto, ragazzina- le fa un occhiolino, indicandole la birra scelta.
 
Quella rimane un attimo sorpresa, rispondendo dopo qualche secondo -bhè, chi non ama la Leffe?- domanda retorica, prendendo il bicchiere dalle sue mani e portandoselo alle labbra -già- le sorride un ultima volta, per poi tornare a servire i clienti.
 
Inutile dire che per tutta la serata, non è riuscita a togliersi dalla testa quella ragazza.
 
                             
 
                                              **********
 
 
Alessia torna al tavolo dalle sue amiche, sorreggendo la sua birra.
Prende posto di fianco a Erica, la sua migliore amica.
Sono amiche e comnpagne di banco fin dalle elementari. Sono praticamente sempre insieme.
Compagne di pallavolo e di vita.
Erica è solare e sempre allegra.
Ha i capelli lunghi e neri, gli occhi azzurri ed è molto alta.
Di fronte a loro vi sono Arianna e Chiara, due compagne di classe.
Arianna ha i capelli corti e marroni, mentre Chiara lunghi e biondi. Tutte e due con gli occhi scuri.
Sono un quartetto inseperabile.
Fanno il liceo scientifico. La quarta.
 
-ehy, hai parlato con Feffe!- le dice euforica Erica -con chi?- chiede confusa l' altra -ma come chi? La barista! Francesca! Dai Ale, la conoscono tutti!- sbotta incredula, cercando conferma nelle altre amiche che annuiscono vigorosamente.
 
-Bhè, io non la conoscevo. Comunque, perchè ti esalti tanto?- sorseggia un altro po' di birra, guardandola interessata -perchè ha un gruppo di amici epici! Cose da feste tipo college americani! E poi dicono che lei sia fantastica anche se un po' strana. Da quello che ho sentito è una bravissima giocatrice di rugby- declama sempre più su di giri -vorrei tanto conoscerla- dice, in fine, cercando l' approvazione nelle compagne.
 
-Io non ci vedo niente di speciale! Mi sembra che ci divertiamo benissimo anche senza queste pseudo feste americane- borbotta, Alessia -sei noiosa! Ale- se ne esce Chiara -noi dicevamo solo che ci piacerebbe sapere che tipo sono lei e i loro amici- l' appoggia Arianna -e comunque, Francesca, ha un certo fascino! Diventerei quasi lesbica per lei!- anniusce convinta Erica, facendo ridere tutte.
 
La verità è che, Alessia, l' aveva notata eccome, Feffe.
E' da quando ha messo piede nel pub che non fa altro che guardarla.
Non per quello che le hanno detto le sue amiche, anche perchè fino a questo momento non ne sapeva niente, non sapeva neanche come si chiamava.
Sapeva solo che l' aveva attirata e affascinata in una maniera assurda.
E nemmen da dire che fosse vestita in maniera appariscente.
Indossa dei semplici pantaloni neri di una qualche tuta e una felpa dell' adidas e ai piedi, delle semplicissime converse rosse.
Un abbigliamento del tutto anonimo, ma che su di lei sta da Dio.
Adesso era impegnata a vagare con lo sguardo per tutto il locale, cercando di adocchiarla.
 
 
-Ale, sei tra noi?- ridacchia Erica, tirandole una leggera spinta -ehm, si, di cosa parlavate?- chiede, riportando la sua attenzione sulle amiche -dicevamo che è impressionante che riesca a leggere in mezzo a tutto questo casino!- le indica un punto del pub, più isolato, dove seduta a un tavolo c'è Lei, assorta nella lettura -cioè, io non ci riuscirei mai!- afferma Ari.
 
-Solo perchè dubito tu sappia anche solo cos'è un libro- sogghigna Alessia, suscitando alcune risatine generali -ah,ah, molto simpatica la ragazza!-
 
Inutile dire che il resto del discorso se lo è beatamente perso.
Troppo impegnata a fissare Lei.
Le sue amiche avevano ragione, come diavolo fa a leggere qui dentro?
Doveva ammettere che è davvero affascinante come persona.
Quando è andata al bancone per guardarla da vicino, con la scusa di prendersi una birra, si è persa in quegli occhi verdi e intensi.
Così chiari e profondi.
Subito si è detta che avrebbe anche potuto perdercisi e non uscirne mai più.
Voleva tanto parlarne di questa sua improvvisa ossessione.
Solo, però, che l' unica delle sue amiche a sapere che a lei piacciono le ragazze, è Erica.
Si è confidata con lei, un paio di anni fa.
L' amica le ha subito detto che per lei non era un problema e che era contenta che si fosse confidata con lei.
Da quel giorno la loro amicizia si era, se possibile, ancor più rafforzata.
Oltre a Erica solo un' altra persona è a conoscenza di quel segeto: Marco, suo fratello.
Lui lo ha scoperto da solo.
Una sera è rientrato a casa prima e l' ha beccata a sbaciucchiarsi con una ragazza sul divano.
Negare, quindi, non è stato possibile.
Ovviamente lui si è rivelato premuroso e disponibile, supportandola in ogni cosa.
 
-Ale, vuoi altro da bere?- le domanda Chiara -no, sono apposto così!- annuisce convinta -ok, io e Ari però si- e con quelle parole fa cenno alla barista al bancone di avvicinarsi.
Quella però, chiama Feffe, dicendole di pensarci lei.
 
-ohoh, guardate chi arriva!- Ari tira una gomitata euforica a Chiara, accennando alla figura di Francesca che stava venendo nella loro direzione, destreggiandosi in mezzo ai tavoli e a tutta la borgia di gente.
Una volta arrivata di fronte a loro, tira fuori un blocchetto -'sera ragazze, che vi porto?- sorride.
 
E, Dio, in quel sorriso Alessa vorrebbe tanto sparire.
S' incanta così tanto da accorgersi che quando sorride le si formano delle delizione fossette ai lati della bocca.
Si accorge anche, però, che i suoi occhi non sono d' accordo con quell' espressione.
Sembrano tristi e cupi.
 
-per me un vodka lemon e per lei, un Americano!- afferma Chiara -perfetto!- si appunta tutto sul foglio, rimettendoselo in tasca -oh, ragazzina della Leffe- si rivolge poi a Alessia -non ne vuoi un' altra?- le domanda diverita, prendendo il bicchiere vuoto dal tavolo -guarda che io ho un nome!- risponde, finta indispettita -scusami, quale sarebbe?- si appoggia con un gomito al tavolo, continuando a guardarla -Alessia!- alza il mento, rispondendole -bene. Vi porto subito le vostre ordinazioni, ve le farò io personalmente- fa un occhiolino, per poi girarsi e andare al bancone.
 
-Oh, Mio Dio!- Arianna si sventola il viso con una mano -ora concordo con te Erica- continua la ragazza -anche io mi farei lesbica per lei!- scoppiano tutte a ridere tranne Alessia, che era rimasta folgorata dal fascino di quella ragazza.
 
Insomma, quel naso perfettamente proporzionato al viso.
Quel taglio degli occhi particolare, quelle deliziose fossette agli angoli della bocca.
Quel tatuaggio sull' avambraccio, lasciato scoperto dalle maniche della felpa arrotolate fino al gomito.
Quei tre piercing all' orecchio desto, gli anelli alla mano destra....DIo, si era decisamente presa una cotta colossale.
 
-eddai Ale, e fattela una risata! Ti ha chiesto anche il nome! Sono ufficialmente invidiosa!- decreta Chiara -shh, eccola che torna- zittisce tutte Erica, lanciando un' occhiata eloquente a Alessia, facendole capire che lei aveva già intuito tutto. Come al solito.
 
-Ecco a voi! Un vodka Lemon e un Americano- Feffe porge loro i bicchieri -questi li offre la casa- dice allontanandosi -ciao ragazze e ragazzina- sorride beffarda in direzione di Alessia, prima di andarsene.
 
-Dio, la amo di già!- ride Erica, dando un buffetto affettuoso sul naso della migliore amica -tanto non abbiamo speranze, amiche mie- afferma Chiara -troppo bella?- chiede Arianna -no, troppo etero! Stava con uno fino a poco tempo fa- -bhè, anche noi siamo etero. Magari è un po' come più per più fa più e più per meno fa meno- si gratta la testa Erica, facendo di nuovo ridere tutte -ma che cazzo dici?- urla fra le risate Ale, seguita a ruota dalle altre.
 
Etero.
Quella parola bruciava nel petto di Alessia.
Tutti i suoi film mentali su lei e quella ragazza misteriosa, andati decisamente a puttane.
Eh, se ne farà una ragione.
O forse no.

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ANGOLO AUTRICE:

La storia inizia a definirsi.
Come avrete capito, sarà narrata, alternando i punti di vista delle due protagoniste.
In seguito potrei anche decidere di scrivere tutto in prima persona.
Fatemi sapere voi che ne pensate.
Spero vivamente che sia di vostro gradimento.
Un bacio e a presto!

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Capitolo 3
*** Strani incontri. ***


 
 
Erano le 8:30 quando tornò a casa dopo la sua oretta di corsa mattutina.
Era diventata ormai un' abitudine quella.
Ha iniziato quando i suoi genitori la sbatterono fuori di casa.
Le serve per scaricare lo stress, la tensione, ma soprattutto la rabbia.
Già, la rabbia.
Perchè nonostante, ormai, abbia 20 anni quella non se n'è andata.
Come possono due genitori, smettere di volerti bene solo perchè i tuoi gusti sessuali non coincidono con i loro?
Che razza di insegnamento dai ai tuoi figli, se insegni loro che amare un' altra persona è sbagliato?
Si può davvero giudicare un' altra persona, solo perchè si è innamorata di un' altra del suo stesso sesso?
Siamo nel 2013 e ancora, uno non può vivere in santa pace.
Francesca non ha mai smesso di farsi quelle domande.
Si è chiesta più volte il perchè del loro gesto.
Ci è stata e ci sta ancora male.
 
Quando le hanno chiuso la porta in faccia, non aveva un posto dove andare.
Se è ancora viva, lo deve a Eleonora.
L'ha portato a casa con se e, presto, la sua famiglia è diventata anche quella di Francesca.
 
-Buon giorno signora Malfi- saluta la sua vicina di casa, affaticata per le troppe buste in mano -ha bisogno di aiuto con quelle buste?- le sorride, avvicinandosi.
 
-Oh, Francesca- sorride di rimando -sei sempre così gentile- le prende tre buste dalle mani, portandogliele in casa. 
 
La signora Malfi è una simpatica vecchietta, rimasta vedova da un paio di anni.
E' solita portare a Feffe, dolci e biscotti fatti in casa per ringraziarla di alcune gentilezze che la ragazza usa farle.
Come ad esempio quella di aiutarla con la spesa, o con le pulizie in casa o nel sistemarle il giardino.
 
-E' sempre un piacere per me!- risponde solamente la ragazza, con una scrollata di spalle.
 
La salutò per poi entrare in casa propria.
Non era una casa molto grande.
Aveva due camere da letto: una sua e una per gli ospiti, di solito Eleonora; una cucina non troppo ampia, ma ben fornita e organizzata, due bagni (uno in camera propria e uno di fianco a quella degli ospiti) e un salotto abbastanza grande con un divano rosso a isola e una poltrona con tanto di televisore da 45 pollici, regalatole dai genitori di Ele: Giovanni e Maria.
 
Loro non erano stati molto contenti della decisione della "figlia acquisita" di andare a vivere da sola, ma alla fine hanno potuto solo darle la propria benedizione a condizione che abitasse vicino a loro.
Condizione accettata ampiamente, prendendo subito quella casina di fianco alla loro, appena compiuti i 18 anni.
Lavorava già al "Danger" e aveva, quindi, messo da parte un bel po' di soldi.
Adesso aveva totalmente piena autonomia economica.
 
Entrò in casa, abbandonando le scarpe da corsa vicino la porta.
Subito il suo fedele Terranova, le andò incontro facendole le feste, scodinzolando allegramente.
Terry, era la sua adorabile e fedele cagnetta.
Era stato il regalo per il suo 19esimo compleanno, da parte di Giovanni e Maria.
Si diresse in camera, accendendo lo stereo al massimo volume, che iniziò subito a emettere le prime note di "Don't stop me now" dei Queen.
I Queen sono una sua grande passione.
Se vuoi entrare a far parte della vita di Feffe, devi accettare che non ti amerà mai quanto ama Freddie Mercury.
 
Si spogliò velocemente, entrando successivamente nella doccia del suo bagno personale.
Si spalmò il bagnoschiuma su tutto il corpo, afferrando poi il contenitore a mo' di microfono, iniziando a cantare e a dimenarsi come una completa idiota.
 
-sapevo che ti drogavi, ma non pensavo fino a questo punto- una voce familiare la destò da quel momento di follia.
 
-Giuro, non mi pentirò mai abbastanza di averti dato una copia delle chiavi di casa- sbuffò, Feffe, iniziando a insaponarsi i lunghi capelli castani -e poi, potresti evitare di venirmi a disturbare mentre sono sotto la doccia!-
 
-oh, andiamo, come se non ti avessi già vista nuda!- soffiò l' altra.
 
-Ele, un conto è fare la doccia nello spogliatoio con tutta la squdra, un altro, è quando sono nella privacy della mia casa! Maledetta rompi coglioni! -si sciacquò la folta chioma prima di parlare di nuovo -ad ogni modo, che ci fai qui?-
 
-Ti volevo dire che mi ha chiamato Alessandro, vuole sapere se andiamo alla sua festa di stasera-
 
-mmm non lo so, Nene! Domani abbiamo la partita- sospirò la castana -però, se non andiamo, Lorenzo mi metterà il broncio a vita. Vabbè, andiamo, ma torniamo a casa presto- decretò, in fine, uscendo definitivamente dalla doccia -mi passi l' accappatoio?-
 
Eleonora le porse l' indumento, uscendo poi dal bagno e sedendosi sul letto dell' amica.
Nene era il nomigonolo con cui la chiamava solo Feffe.
Non si ricorda nemmeno quando ha iniziato a usarlo.
 
-Andiamo insieme?- chiese la bionda, una volta che Francesca tornò in camera.
 
-si, andiamo con la mia auto- rispose l' altra, iniziando a vestirsi.
 
- a stasera, allora- la salutò, uscendo.
 
-ma dove vai?- chiese, Feffe.
 
-IN GIRO!- fu la risposta che ricevette, prima di sentire il portone di casa chiudersi.
 
Era così tra loro.
Solo chi le conosceva bene poteva sapere che, in realtà, erano grandi amiche.
Da fuori, era difficile notarlo.
Tra loro era tutto un dimostrarsi l' affetto reciproco tramite piccoli gesti e poche parole, ma significative.
Era raro che si abbracciassero.
 
Una volta vestita con i suoi fedeli pantaloni della tuta e una qualche felpa, prese il guinzaglio e chiamò Terry.
Era l' ora della sua passeggiata, altrimenti sarebbe stata irrequieta per tutto il giorno.
Amava quel cane, più di qualsiasi altra cosa.
Terry era stata la sua compagna fedele nelle notti silenziosi della casa.
Nei suoi giorni più tristi e bui.
Le trasmetteva una felicità assurda.
Non avrebbe mai più potuto separarsene.
 
Mentre camminava, non era capace di levarsi dalla testa un chiodo fisso.
Era dalla sera prima che non faceva altro che pensare a quella ragazzina.
L' aveva colpita fin da subito.
Non si spiegava il perchè, ma era così.
Non che fosse di una bellezza eclatante, ma era decisamente carina.
Le aveva tenuto testa, senza lasciarsi scappare gridolini o senza sbavarle dietro come qualsiasi altra persona.
Ma questo voleva dire solo due cose: o che era tremendamente etero, oppure che non fosse minimamente interessata a lei.
Quindi, si disse che di certo non aveva speranze.
Certo, questo non vuol dire che avrebbe smesso di provarci.
Solo una cosa la preoccuapa: Nene non ne sarebbe stata contenta.
 
                   
                                    **********
 
 
 
Sabato mattina.
E, sabato mattina, sta a significare solo una cosa: Scuola.
Alessia si trovava, quindi, in classe.
Sbuffava sonoramente alla noia che, il suo professore di italiano, emanava anche a chilometri di distanza.
In fondo, cosa importava a lei di Pirandello e delle sue novelle?
Un bel niente!
 
-Ehi!- Erica le dette una gomitata, richiamando la sua attenzione -stasera, so che c'è una festa degli amici di Feffe!- le disse euforica, una volta ottenuto il suo sguardo.
 
-E Quindi?- le chiede, finta annoiata.
 
Si, Alessia sapeva che Erica aveva capito tutto ma non aveva ancora trovato il coraggio di confessare.
Ecco perchè si fingeva disinteressata a tutte le conversazioni delle sue amiche, che riguardavano Francesca e i suoi "epici" amici.
 
-oh, smettila di fingere!- le sussurra stizzita, la mora -so che ti piace! Ho visto come la guardavi ieri sera!- le lancia un' occhiata di superiorità, di una che sa di avere ragione.
 
-e se anche fosse? Non possiamo comunque presentarci alla festa senza essere invitate!-
 
-e che mi dici, se ti dicessi che in realtà, l' invito, lo abbiamo?- le dice con aria divertita.
 
-COSA?- urla, assumendo subito una posizione eretta e composta sulla sedia.
 
-Signorina Bianchi, vuole fare un giro in presidenza?- la richiama il professore. Già, dall' euforia si era totalmente dimenticata di essere in classe.
 
-no, prof. Mi scusi- abbassa lo sguardo colpevole, lanciando un' occhiataccia a Erica, che se la stava ridendo beatamente sotto i baffi.
 
Il professore tornò a spiegare, dopo aver espresso il suo disappunto per quella spiacevole interruzione.
L' urlo lanciato da Alessia, però, aveva scaturito la curiosità di due loro compagne sedute nei banchi di fronte.
Chiara e Arianna.
Le solite due pettegole e impiccione.
 
-Di cosa parlavate con così tanto interesse?- chiese, infatti, Chiara che si era girata verso le amiche.
 
-Stasera andiamo ad una festa organizzata da un amico di Feffe!- rivelò, Erica, estremamente entusiasta.
 
-Davvero?- spalancò gli occhi, un' incredula Arianna.
 
-Davvero! Quindi, mettetevi in tiro!- fece loro un occhiolino, tornando poi a prendere appunti, non curandosi delle maledizioni che, mentalmente, le stava inviando l' amica seduta accanto a lei.
 
 
                                          **********
 
Alessia sapeva che non doveva andare a quella festa.
Sapeva che le sue amiche si sarebbero fatte prendere dall' euforia, sperdendosi qua e là.
Sapeva anche che non doveva far bere troppo Erica, perchè le conseguenze le conosceva benissimo.
E, invece, impegnata com' era dal guardarsi intorno alla ricerca di una certa persona, aveva ampiamente lasciato in secondo piano tutto quello elencato sopra.
Infatti, la sua migliore amica, stava saltando per tutto il salone di quella casa immensa con una bottiglia di birra in mano, cantando a squarciagola l' ennesima canzone messa allo stereo, mentre le altre due sue amiche, le aveva date per disperse.
Pace, si disse.
Sono grandi e vaccinate.
 
Decise che quella musica troppo alta era diventata insopportabile e che, quell' aria densa di fumo di sigaretta e ben altro, stava iniziando a farle entrare un mal di testa assurdo, così pensò di uscire in giardino a prendere una boccata d' aria.
Una volta fuori, non notò subito due figure indistinte che le si stavano avvicinando.
Se ne accorse solo quando ormai, l' avevano intrapplata tra loro.
Erano due ragazzi, all' aprenza ubriachi e fatti.
Uno alto con i capelli e gli occhi scuri, vestito con pantaloni di pelle neri e una canotta anche quella nera, e aveva innumerevoli pearcing sul volto.
L' altro, invece, era vestito con un paio di jeans chiari, un golfino sopra una camicia ed era biondo con gli occhi chiari.
Due persone ben assortite, quindi.
Vestite diversamente, di aspetto diverso, ma che in quel momento sembravano avere lo stesso interesse.
 
-oh, ma cosa abbiamo qui?- disse il moro, con uno sguardo che non prometteva niente di buono -ti sei persa?-
 
Ora Alessia aveva decisamente paura.
Sapeva come andavno a finire certe cose.
Non doveva dare loro motivo di fare qualsiasi cosa.
 
-no, volevo solo prendere un po' d' aria- rispose cercando di mantenere la voce ferma -infatti, credo che rientrerò- fece due passi, ma il biondo le si parò di fronte.
 
-Ma come? Non vuoi divertirti un po' con noi?- le chiese con un finto tono dispiaciuto.
 
-Avanti, resta!- l' altro ragazzo l' agguantò da dietro, bloccandole le braccia, mentre il biondo le si mise davanti con tutta l' intenzione di sbottonarle la camicetta.
 
-LASCIATEMI!- gridò la ragazza, cercando di divincolarsi.
 
-tranquilla, dopo ti lasciamo andare dove vuoi- disse sprezzante il ragazzo pieno di pearcing.
 
Non aveva speranze di fuga.
Ormai lo sapeva.
Aveva capito come sarebbe andata a finire.
Smise di divincolarsi, capendo che era inutile.
Si abbandonò alle lacrime disperate che, silenziose, avevano iniziato a rigarle il volto.
 
Il ragazzo di fronte a lei, fece solo in tempo a sbottonarle il primo bottone, prima di essere bloccato da una voce.
 
-non avete sentito la ragazza? Lasciatela- Alessia aveva già sentito quella voce, ma non si ricordava il volto a cui apparteneva.
 
-e chi sei tu, per intrometterti?- la ragazza vide chiaramente il ghigno del suo "aggressore", tramutarsi in sguardo di sorpresa e terrore, una volta capito con chi stesse parlando.
 
-Feffe?- chiese, appunto, incredulo lasciando andare immediatamente Alessia e facendo segno al suo amico di fare lo stesso.
 
-Esattamente- rispose pacata l' altra -mi vuoi fare il favore di lasciare andare la mia amica?-
 
-Scusaci! Non sapevamo fosse con te- si allontanarono immediatamente scusandosi più volte.
 
Alessia era totalmente impalata sul posto.
Non ci aveva capito niente.
Perchè quei due ragazzi, al solo vedere Frncesca si erano impauriti e l' avevano lasciata senza fare storie?
E perchè, lei, sembrava del tutto indifferente a tale comportamento?
 
-Ehi- le si avvicinò, accarezzandole una guancia -stai bene?- a quella domanda, la riccia, si riscosse accorgendosi solo in quel momento di avere una mano della ragazza sul suo viso.
 
-io..si...ma che ci fai qui?- 
 
-dovrei chiederlo io a te- sorrise dolce -la festa è di un mio caro amico- le spiegò, abbassando la mano -sicura di stare bene? Vuoi un bicchiere d' acqua?- chiese premurosa.
 
Riuscì solo ad annuire, seguendola sotto un albero lì vicino.
Notò una coperta e un libro aperto, abbandonatovi sopra.
Di fianco era poggiata al tronco, una bottiglia d' acqua.
Dedusse che, molto probabilmente, Feffe era lì a leggere prima di essere disturbata dalle sue urla.
 
-siediti pure- la invitò, la ragazza dagli occhi verdi.
 
Ancora una volta, Alessia, rimase incantata da quegli occhi.
Erano così cupi e...tristi.
Stonavano totalmente con il perfetto sorriso dipinto sulle sue labbra.
Si chiedeva cosa la turbasse così tanto, cosa nascondesse sotto quella facciata allegra.
 
Si sedette sulla coperta, abbastanza grande per tutte e due.
Accettò il bicchiere d' acqua offertole e aspettò che anche Francesca si sedette, prima di parlare.
 
-come mai, quei tipi ti hanno dato ascolto?- le domandò, non troppo sicura di poterselo permettere.
 
-sono convinta che non vuoi saperlo- rispose semplicemente l' altra, facendo cadere l' argomento -insomma, che ci fai quì?- cambiò discorso.
 
-oh, sono stata talmente stupida da farmici trascinare dalla mia migliore amica e da altre due mie stupide amiche. Molto probabilmente adesso sono in giro per la casa, ubriache marce- scosse la testa contrariata -mi dispiace aver interrotto la tua lettura- disse, indicando il ibro ai suoi piedi.
 
-tranquilla, non fa niente- fece un gesto con la mano di non curanza -non ti piacciono le feste, eh?-
 
-Sono più tipo da discoteca- alzò le spalle, guardandola -come mai non sei con i tuoi amici?- le domandò, curiosa.
 
-Bhè, Alessando, il padrone di casa, è impegnato in una partita di poker clandestina. Lorenzo, il suo migliore amico e anche il mio, è come al solito al suo fianco. Mentre, Eleonora, dovrebbe essere quì da qualche parte con un libro in mano-
 
Feffe non sapeva perchè le stava raccontando tutte quelle cose.
Sapeva solo che si trovava a suo agio con quella ragazzina e che si sentiva in dovere di proteggerla.
Quando aveva sentito delle urla, mai avrebbe pensato di trovarsi lei, di fronte.
Era accorsa solo per aiutare, ma come aveva visto Alessia, si era sentita pervadere dalla rabbia e aveva dovuto richiamare tutto il suo autocontrollo per non fare "vittime".
 
-Ad ogni modio, io sono Alessia! Non so se ti ricordi, ma...-
 
-Eri al pub, ieri sera. Leffe media. Me lo ricordo- le sorrise porgendole la mano -io sono Francesca, ma chiamami pure Feffe-
 
Non poteva credere di star parlando veramente con lei.
Eppure era così, erano sedute una di fianco all' altra, a parlare tranquillamente come se si conoscessero da una vita.
E si sentiva bene, dannatamente bene.
Raramente si era sentita così a suo agio con un' altra persona.
Si, aveva avuto qualche relazione, ma non si era mai sentita "legata" a quelle persone, neanche lontanamente a come si sentiva con Francesca.
Ovvio, però, che una relazione con lei poteva solo immaginarsela, dato che le sue amiche le avevano detto che era etero.
 
-oh, eccoti- Eleonora interruppe la loro conversazione, piombandoli davanti senza preavviso -è tardi, Feffe! Domani dobbiamo giocare- le tese una mano, aiutandola ad alzarsi.
 
Francesca l' afferrò, lasciandosi tirare su.
Alessia osservava le due, incantata.
Quella nuova ragazza, apparsa, era davvero molto bella e si comportava in modo molto familiare con Feffe.
Era invidiosa, gelosa.
Anche lei avrebbe voluto prendere per mano Francesca o parlarci normalmente come se fossero vecchie amiche.
 
-Nene, lei è Alessia- le disse, indicandole la ragazza, ancora seduta a terra -Alessia, lei è Eleonora- 
 
Le due si strinsero la mano, sorridendosi.
Eleonora.
L'amica prima nominata da Feffe.
Era lei, quindi.
 
-Dai, Feffe, andiamo! Invece di startene qui a flirtare- scherzò la bionda, allontanandosi.
 
-scusala, è di poche parole- scosse la testa, divertita, la rugbysta -allora ci vediamo, ragazzina! E stai lontana dai guai!- 
 
-Già, come posso ringraziarti per prima?- chiese, titubante la più bassa.
 
-Vieni a fare il tifo per noi, domani, al campo da rugby alle 2 del pomeriggio- rispose l' altra, con una semplice alzata di spalle e incamminandosi verso l' uscita.
 
-Francesca?!- la richiamò la ragazza, facendola voltare -il libro!- 
 
-Tienilo tu- le sorrise -almeno avrai una scusa per venire domani e riportarmelo- le fece il suo immancabile occhiolino prima di sparire.
 
Ok, era confermato.
Alessia era, totalmente e incondizionatamente, cotta persa di quella ragazza.
Aveva un lato misterioso che la intrigava enormemente.
Per non parlare della sua particolare bellezza.
Quella sera, poi, aveva i capelli mossi, un paio di jeans attillati che le facevano un culo da paura e una maglietta degli Ac\Dc attillata, che fasciava perfettamente il suo ventre perfetto e il suo seno piccolo ma sodo.
Dio, era veramente fottuta.
Ma c'era un particolare che non aveva mancato di cogliere: la sua amica le aveva detto "invece di stare qui a flirtare", Flirtare.... cosa vorrebbe dire? Che Feffe non è così etero come pensava?
Aveva deciso: domani sarebbe andata a quella partita.

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ANGOLO AUTRICE:

Ecco un nuovo capitolo.
Abbiamo molti punti interrogativi: 

- Perchè Eleonora non sarebbe contenta se Francesca ci provasse con Alessia?

- Cosa nasconde Feffe? Perchè quei ragazzi la temono?

- Che accadrà alla partita? Cosa dirà, Erica, a Alessia?

Se v' interessa, continuate a leggere la storia!

Grazie a tutti quelli che l' hanno messa nelle seguite\preferite e a quelli che semplicemente leggono in silenzio!
Un grazie speciale a chi recensisce!
A presto!

 
 
 
                                          

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Capitolo 4
*** Dubbi. ***


ATTENIONE: Annuncio che questo capitolo è scritto in prima persona!
                    Ditemi se preferite che la storia sia scritta così o nell' altra maniera!

Detto questo, Buona lettura :D

_______________________________________________________________________________________________
 
 
 
Quella mattina mi alzai decisamente agitata e in ansia.
Avevamo una partita importante per il campionato.
Succede sempre così: quando ho una partita, divento irrequieta e dormo male.
Mettiamoci poi anche quella ragazzina tra i pensieri e il gioco è fatto.
 
Sbuffando mi dirigo in cucina dove trovo già Nene seduta al tavolo.
E' rimasta a dormire da me, la notte scorsa, come spesso succede.
Non sta volentieri in casa sua e, sinceramente, non ho mai capito il perchè.
Maria e Giovanni sono due persone eccezionali.
Io non avrei saputo che fare senza di loro.
 
Come prima di ogni partita, ho le cuffiette dell' iPod nelle orecchie con la musica a palla.
Stessa cosa anche Ele.
Siamo molto simili, sotto diversi aspetti.
Anche se così dannatamente diverse.
 
Lei non è di molte parole, ma tanto a noi non servono per capirci.
Ci scambiamo una rapida occhiata e nei suoi occhi, trovo già le risposte che cercavo.
Così, inserisco una cialda per il caffè nella macchinetta, prendo una tazzina e aspetto che il liquido caldo e scuro esca del tutto.
Una volta pronto, porgo la tazzina alla mia amica per poi ripetere la stessa cosa per me.
Quando anche il mio caffè è pronto, preparo due fette di pane tostato con burro e marmellata, passandone una a Nene.
Mi siedo di fronte a lei, mangiando nel più completo silenzio.
 
Non ho smesso neanche un secondo di pensare a Alessia.
Cosa sarebbe successo se non fossi intervenuta in tempo, ieri sera?
So perfettamente che avrebbe voluto farmi mille domande...
Non posso darle delle risposte.
Non capirebbe e poi è meglio che quella parte, rimanga sepolta lì dov'è.
Non ne vado fiera, anzi, me ne vergogno molto.
 
Sinceramente non so che voglio fare con lei.
Mi attrae e non solo fisicamente.
Vorrei davvero conoscerla meglio, anche se non so quanto giusto possa essere.
Non sono decisamente la persona adatta per lei.
Non sono la persona adatta per nessuno.
 
-Non dovresti pensare a lei- la voce della mia amica, mi risveglia da quei pensieri -non dovresti pensare a nient' altro se non alla partita- dice in tono calmo, senza alzare gli occhi nella mia direzione.
 
Ha aspettato di non sentire più la musica attraverso le mie cuffiette, per parlare.
Sa che altrimenti non l' avrei minimamente sentita.
 
-Tranquilla- la rassicuro, finendo di bere il mio caffè.
 
-Bene- afferma, alzandosi -vado a prepararmi- e con quelle parole, se ne torna in camera.
 
So perfettamente cosa voleva dirmi con quella frase.
Non approva.
Non approva e ha ragione, visto come è andata a finire l' ultima volta.
La realtà è che sono un disastro vivente.
La mia vita è complicata e il mio passato molto di più.
Voglio davvero lasciare che lei venga a contatto con tutto questo?
Una parte di me è fortemente orientata verso il "NO", ma c'è anche l' altra parte che spera vivamente di vederla al campo.
Dio, in che casino mi sto andando a ficcare?
 
                                            **********
 
 
Oddio, sono così eccitata!
Non vedo l' ora di rivederla!
Alla fine ho convinto Erica a venire con me alla partita.
Non che abbia dovuto faticare molto.
A quanto pare si è invaghita di un amico di Feffe e spera di vederlo tra gli spettatori.
E' sempre la solita.
 
Non ho saputo resistere alla tentazione e ho sfogliato il libro lasciatomi da lei.
Sono rimasta del tutto stupita e colpita.
E' pieno di annotazioni ai lati delle pagine.
Dio, ha una calligrafia rotonda e così dannatamente perfetta.
Ha sottolineato alcune frasi, riportando accanto il perchè.
Sembra una persona molto intelligente e acculturata, oltre a essere bellissima.
 
-Oh, sei ancora qui o ti sei persa nel tuo mondo fatto di unicorni e arcobaleni?- la mia amica mi tira un gomitata, richiamando la mia attenzione -Vuoi smetterla di pensare a lei? Sei ossessionata!-
 
-Parla quella che è da tre ore che si guarda intorno alla ricerca del suo bello- la sbeffeggio, sorridendo ironica.
 
-Guarda che, se sono qui, è solo per te- 
 
-oh, certo, certo!- faccio sarcastica, lanciandole un' occhiata che ha tutto da dire.
 
La sento sbuffare per poi tornare a guardarsi intorno.
Sono ormai le due, la partita dovrebbe iniziare a momenti.
Fa abbastanza freddo questo pomeriggio.
Infatti ho dovuto indossare il mio piumino viola e la sciarpa fatta a mano da mia nonna.
Sembro una cipolla: sono vestita a strati.
Ho la cannottiera, una camicia e sopra un golfino.
Indosso dei jeans chiari e un paio di polacchine nere.
Le mie scarpe preferite tra quelle che possiedo.
 
-guarda! Entrano in campo!- la mia amica mi indica un punto davanti a noi.
 
Scorgo delle figure vestite in pantaloncini e maglie da gioco.
Trovo subito la persona di mio interesse.
Dio, non l' avevo mai vista con i capelli legati.
Si vede molto meglio il suo viso perfetto.
Ok, sono completamente andata.
Accanto a lei c'è la sua amica.
Eleonora.
 
-Lore, che possibilità abbiamo di vincere?- sento chiedere da un ragazzo biondo, non troppo lontano da noi.
 
-Bhè, le altre sono forti. Ma ricorda che noi abbiamo Feffe sull' ala e Nene come estremo! Per non parlare dei nostri due mediani che sono eccezionali! Direi che sui 3\4 non dobbiamo preoccuparci! In mischia, forse, avremo qualche problema!- risponde un ragazzo moro, di fianco a lui.
 
Lore...starà per Lorenzo.
E se fosse l' amico nominato da Feffe l' altra sera?
Ad ogni modo, ala? Estremo? Che vuol dire?
3\4? E che c' entra la matematica con il rugby?
Non ci capisco niente.
 
-Ehm, Eri, te sai le regole di questo sport?- chiedo in un sussurro alla mia amica.
 
-Alcune, mio fratello ci è fissato!- risponde distrattamente, troppo impegnata a fissare quei due ragazzi di prima.
 
Che sia uno di loro due, del quale si è invaghita?
Mha.
 
-Bene, allora dimmi quando devo esultare!- 
 
La partita è iniziata e sinceramente non so neanche cosa devono fare.
SO solo che ho già inquadrato Francesca e che mi basta restare qui a fissarla.
 
Dopo ben 20 minuti, la palla arriva in mano a Lei.
Inizia a correre e cavolo, è davvero veloce!
Schiva due avversarie, andandosi poi a tuffare sotto dei pali.
Perchè si è buttata in terra?
Mentre io sono qui stranita, il pubblico scoppia in un boato, esultando.
 
-Ale, devi esultare!- mi dice ridendo, Erica.
 
Salto in piedi applaudendo forte, senza capire.
 
-Te lo avevo detto, Alessandro! Feffe è la migliore!- urla contento, il ragazzo di prima...ehm..Lorenzo?
 
 
Certo, devo dire, che con la divisa da gioco è ancora più bella.
Non posso farci niente.
Ha quell' aura di mistero che m' intriga molto.
E poi, ho ancora tutte quelle domande che mi frullano per la testa.
Perchè quei ragazzi le hanno dato ascolto?
Perchè lei era calma e tranquilla?
E' etero o no?
Ok, forse fra tutte le domande, l' ultima è quella di cui adesso m' importa di più.
 
Finita la partita, la squadra di Feffe ha vinto non so quanto a 0.
Wow, non pensavo fossero così brave.
Le mete le hanno fatte quasi tutte lei e la sua amica.
Ora tutta la squadra è riunita intorno all' allenatore.
 
Feffe è dietro Eleonora.
Le circonda il collo con le braccia, appoggiando la testa sulla sua spalla.
Cos'è questo fastidio che provo?
Cos'è questa sensazione nello stomaco?
Invidia?
Gelosia?
 
Dopo i vari festeggiamenti, le ragazze si dirigono verso la tribuna.
 
-Erica, vado giù!- dico alla mia amica, correndo verso la squadra.
 
Spero tanto di incrociarla.
Corro in fretta senza guardare dove vado, fino a quando non sbatto contro qualcosa.
O meglio, qualcuno.
 
-Dove corri, ragazzina?- Dio, è lei.
 
Mi ha agguantato al volo e adesso mi trovo tra le sue braccia.
Mi si azzera completamente la salivazione.
E' dannatamente bella.
Si è già sciolta i capelli e adesso, ribelli, le cadono sulle spalle.
E' sporca di terreno sulle guance, ma invece di risultare brutta o che ne so, è ancora più affascinante.
 
-Scusa...io...io- balbetto, incapace di rispondere, presa come sono a scrutare i suoi occhi così verdi e profondi.
 
-Prendi fiato, Alessia- scoppia a ridere, lasciando la presa intorno ai miei fianchi.
 
Alessia.
Cavolo come suona bene il mio nome, pronunciato da quelle labbra rosee e perfette.
 
-Ti ho riportato il libro- le porgo l' oggetto, sorridendo imbarazzata.
 
-Ti ringrazio- lo prende, mettendoselo sotto braccio -mi fa piacere che sei venuta. Piaciuta la partita?-
 
-ehm si, anche se non ho capito molto- confesso, timidamente -però una cosa certa è che sei bravissima!- le dico, estasiata.
 
Non ha il tempo di rispondere che viene travolta da due ragazzi.
L' abbracciano, facendole staccare i piedi da terra.
 
-Ale! Lore! Lasciatemi- urla tra le risate.
 
Quella scena mi fa sorridere.
Si vede che sono molto legati.
Una volta a terra, i due amici le fanno i complimenti e poi lei si porta vicino a me.
 
-Ragazzi, questa è Alessia- m' indica -Alessia, loro sono Lorenzo e Alessandro- mi presenta i suoi amici, che mi stringono la mano sorridendo allegri.
 
-Alessia! Eccoti, finalmente!- vengo raggiunta da Erica, che rimane imbambolata a fissare Lorenzo.
 
-Ehm, Ragazzi, lei è la mia amica Erica- la presento ai miei nuovi conoscenti che subito si presentano a loro volta.
 
Questo momento è davvero imbarazzante.
Siamo qui a fissarci negli occhi, senza sapere cosa dire.
Quando, finalmente, mi decido a parlare vengo interrotta da una nuova presenza.
Eleonora.
 
-Ciao, ragazzi!- abbraccia gli unici maschi presenti, per poi portarsi accanto a Feffe.
 
-Ottima partita, capitano!- Lorenzo imita un inchino, guadagnandosi uno scappellotto dalla diretta interessata.
 
-No, ha ragione! Sei stata fenomenale, oggi, Nene!- afferma entusiasta, Francesca.
 
Ok, quelle due non me la cantano giusta.
Lo vedo da come si guardano che non sono semplici amiche.
E poi, quando ieri sera Feffe ha accennato a lei, non ha specificato se sono amiche o meno.
 
-Come vi pare!- scuote la testa, imbarazzata -Senti, Feffe, io vado a farmi una doccia e poi vado a casa. Vieni con me, o ci troviamo lì?- le chiede, appoggiandole una mano sulla spalla.
 
Aspetta, abitano insieme?
Oddio, no!
 
-Arrivo subito, aspettami- le risponde, sorridendo.
 
-Perfetto- le morde giocosa una guancia, prima di defilarsi dopo aver dato un rapido saluto a tutti.
 
-oh,oh! Attenzione, attenzione! Si sono scambiate un gesto di affetto in pubblico! Prendete nota tutti di questo grandioso evento!- ride, Alessandro, seguito dall' amico.
 
-Smettetela, cretini!- molla una lieve spinta a entrambi, arrossendo visibilmente.
 
-Vabbè, noi andiamo! Ci vediamo stasera al Danger! Ciao ragazze- ricambiamo tutte il saluto e poi anche Erica, ci abbandona, dicendo di dover tornare a casa.
 
Rimaniamo solo noi due.
Sono al quanto stranita e abbattuta dalla complicità che hanno Feffe e Eleonora.
Si vede che sono molto unite.
Anche in campo, si capivano benissimo senza avere il bisogno di scambiarsi parola.
Credo di non poter competere.
 
-Cos'è quel muso, adesso?- scherza, Feffe, regalandomi un sorriso dolce.
 
-Niente, non mi sento tanto bene- mento, abbassando la testa.
 
Mi sento di colpo triste.
Non so perchè mi ha dato tanto fastidio quel gesto.
Oh, va bene, lo so il perchè.
 
-Oh, mi dispiace- mi scopiglia i capellli, giocosamente, strappandomi una breve risata -magari se stasera passi al pub, ti offro qualcosa- 
 
-Non so, domani ho scuola- 
 
-Oh, andiamo- insiste -puoi venire sul presto e stare poco- 
 
Perchè adesso insiste così tanto?
Non è forse già impegnata con Eleonora?
 
-Va bene! Vedrò che posso fare- le concedo.
 
La vedo sorridere smagliante.
Si abbassa, lasciandomi un leggero bacio sulla fronte.
 
-Grazie per essere venuta a fare il tifo- come al solito, se ne va, dopo avermi rivolto il suo immancabile occhiolino.
 
Ok, è ufficiale.
Sono totalmente cotta di quella ragazza.


_______________________________________________________________________________________________

ANGOLO AUTRICE:

Presto le cose prenderanno forma, non temete!
Siamo ancora all' inizio ;)
In questo capitolo ho dato più spazio ai pensieri e dubbi di Alessia, ma nel prossimo vedremo maggiormente Feffe.
Vi ricordo che Francesca ha un carattere enormemente particolare e che non è una persona di facile comprensione.
Ecco perchè ho deciso di scrivere in prima persona, forse vi aiuterà a capire meglio.
Vorrei tanto sapere che ne pensate, perchè se non avrà molto successo, la cancellerò, così da dedicarmi solamente alle alre mie storie ^^
Grazie a tutti quelli che leggono :B
Un bacio e a presto!

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Capitolo 5
*** Gioco. ***


 
 
-E quindi che farai? Ci andrai?- Mi domanda Erica.
 
-Bhè, sono o non sono qui da te a scegliere cosa mettermi?- le rispondo scocciata.
 
Ho passato ore a pensare e a decidermi.
Alla fine ho preso la mia decisione: andrò al Danger, stasera.
Ma ho uno scopo!
Voglio scoprire qualcosa di più su di lei. Voglio anche sapere cosa c'è veramente tra lei e Eleonora.
E' da quando le ho viste insieme, questo pomeriggio, che non riesco a togliermele dalla testa.
E' inutile, ormai, negarlo: mi piace. Mi piace da impazzire.
Solo non so cosa lei possa trovare in me, ammesso che non sia etero e ammesso che nel caso, non stia già con Nene.
A quel nomignolo faccio uno smorfia di disappunto.
Ok, è bellissima, ma è una persona fredda e distaccata.... 
Sbuffo.
 
-Ti vuoi calmare? Non è neanche un appuntamento!- ripete per l' ennesima volta.
 
-Grazie! Non ricordarmelo!- le sbotto contro.
 
-Comunque se ti può interessare, secondo me le piacciono le ragazze e...-
 
-E' FANTASTICO!- la interrompo, euforica.
 
-e..sta con Eleonora- termina, lanciandomi un' occhiataccia per averla interrotta.
 
-Wow, te non sei l' amica che dovrebbe infondermi positività?- 
 
-No, io sono l' amica realista e lo dico per il tuo bene. Non voglio vederti soffrire come con Anna- Sussurra quel nome, abbassando lo sguardo.
 
-Tranquilla, non succederà- finalmente indosso anche la maglietta e ora sono ufficialmente pronta per uscire.
 
Anna.
Nome e tasto dolente.
Siamo state insieme sei mesi, poi lei ha capito di essere etero.
Che vuol dire poi?
Non puoi stare insieme, baciare una ragazza e capire che non ti piace....DOPO SEI MESI!
Ci sono stata veramente male, ma ormai è acqua passata.
Credo.
Diciamo che sto cercando di autoconvincermi.
Il processo è ancora in corso.
Ok, si, vaffanculo...ci sto ancora male.
Ma solo perchè è una stronza.
 
-Feffe non è come lei- lo dico a lei, ma forse più a me stessa cercando di crederci.
 
-Come lo sai? Non la conosci nemmeno!- ribatte la mia amica.
 
-Infatti è quello che voglio scoprire stasera- mi avvicino a lei -ora devo andare, ti faccio sapere come va- le lascio un bacio su una guancia -e si, ti dirò se c'era anche Lorenzo- le faccio una linguaccia, scappando, prima che mi tiri dietro qualcosa.
 
-TI ODIO!- sento chiaramente urlare, prima di chiudermi il portone di casa sua dietro le spalle.
 
 
                                        **********
 
 
Stasera è una di quelle sere.
Una di quelle sere in cui i pensieri, i ricordi si appropriano della mia mente.
E non posso fare niente per evadere, fuggire.
O meglio, una cosa potrei farla: Leggere.
Ma sono a lavoro e il locale in questo momento è affollato.
Solo che non resisto più.
Ho davvero bisogno di staccare il cervello.
Perchè non esiste una spina?
Una spina che collega i pensieri.
Una spina che tu puoi decidere quando lasciarla attaccata, oppure quando staccarla.
 
Si, stasera è una di quelle sere in cui non sono socievole.
In cui scherzare non mi va per niente.
Stare in compagnia, poi, non ne parliamo nemmeno.
No, devo veramente ritagliarmi un angolino e leggere.
Perchè è inutile: te lo puoi ripetere mille volte, te ne puoi convincere, ma certe ferite non guariscono mai.
Si, credi di averci messo del disinfettante, dei punti di sutura e che adesso ci sia solo una piccola cicatrice, di cui neanche ti ricordi l' esistenza.
Ma non è così.
I punti di sutura saltano, la ferita torna a sanguinare e inevitabilmente, a far male.
Credevo di aver risolto.
Il problema è che lì, in quel punto è difficile arrivare a disinfettare.
Perchè dopo quel fatto, nessuno è più riuscito ad arrivare lì.
Nessuno mi ha toccato il cuore.
Nessuno vi è penetrato.
 
-Stacca- quella voce familiare mi riporta alla realtà, facendomi puntare gli occhi sulla figura davanti a me.
 
-Nene?!- dico, stranita e confusa dalla sua presenza.
 
-Ho detto stacca- ripete, con tono duro.
 
-Non posso. Il locale è pieno e..-
 
-Ho parlato con Anto. Stacca- dice di nuovo, facendomi segno di andarmi a sedere lontano.
 
Lo vedo dal suo sguardo preoccupato, che ha compreso tutto.
L'ho capito dal gesto non casuale di sfiorarmi la mano, quando sono passata di fianco a lei, che sa a cosa sto pensando.
E l'ho compreso dalla birra che mi ha portato una volta che mi sono seduta che, se ho bisogno, lei è qui.
 
Nene.
Come ho già detto, a noi non servono le parole.
Non servono i "Ti voglio Bene" o "io ci sono" o altre stupide frasi di circostanza.
Puoi parlare, vomitare parole quanto vuoi.
Ma sono i gesti che contanto.
Sono i gesti, che rimangono.
 
Finalmente posso leggere.
Finalmente posso incanalare i miei pensieri su altro.
Si, perchè quando leggi, entri in un altro mondo.
In un mondo fatto di volti che prendono forma nella tua mente.
In un mondo che narra situazioni, problemi a te estranei.
In un mondo, dove non sai già il finale.
In un mondo, in cui non sei te il protagonista.
 
 
-Ehm, ciao- una voce delicata giunge alle mie orecchie, riportandomi al caos del pub.
 
Alzo la testa, specchiandomi in due grandi occhi nocciola.
Contemplo quel volto imbarazzato e timido.
Quella figura esile e riccioluta.
Alessia.
Cavolo, me l' ero completamente dimenticata.
 
-Ehi, allora sei venuta- mi sforzo di dire, in tono dolce e amichevole.
 
No.
No, no, no.
Non è proprio serata.
Non è il momento adatto per starmi vicino.
Ma non posso certo mandarla via.
Che diavolo posso fare?
 
 
                                    **********
 
 
Entro al Danger e subito vengo sopraffatta dalla confusione.
C'è veramente tanta gente, tanti volti estranei.
Mi guardo intorno alla ricerca dell' unica persona di cui m' interessa.
Faccio due passi in direzione del bancone e finalmente dietro esso, noto una persona di mia conoscienza.
Ma non è Francesca.
E' Eleonora.
Non pensavo lavorasse qui.
Perfetto.
Ci sono altre cose che fanno insieme?
 
Mi avvicino a lei e non appena i nostri occhi s' incrociano, le sorrido.
 
-Ciao Eleonora- la saluto, amichevolmente, nonostante nella mia mente mi raffiguri di strozzarla.
 
-Ciao- risponde, impassibile.
 
Wow, Miss. Simpatia.
E il premio per la persona più estroversa del mondo va a.....Eleonora!
 
-C'è Feffe?-  le domando, intimorita.
 
Dio, mi fa quasi paura.
Quegli occhi di ghiaccio, sembrano penetrarmi.
Sembra che mi stia scrutando l' anima.
 
-laggiù- risponde, semplicemente, indicandomi il tavolo più isolato del pub.
 
-Ti ringrazio- mi congedo, sorridendo.
 
Mi volto e finalmente la vedo.
Impegnata come al solito nella lettura.
Solo che ha un' aria diversa dal solito: già da qui posso notare il volto corrucciato, mutato in un' espressione pensierosa, quasi....sofferente.
 
Mi avvicino un po' in imbarazzo.
Non vorrei disturbarla.
Ma in fondo, mi ha "invitato" lei.
 
-Ehm, ciao- la saluto, una volta di fronte al suo tavolo.
 
La vedo alzare lentamente gli occhi e percorrere tutta la lunghezza del mio corpo.
Lunghezza....diciamo bassezza, vai!
Alla fine sorride.
 
-Ehi, allora sei venuta!- si, sorride...ma ancora una volta i suoi occhi mi dicono tutto il contrario.
 
Stasera, poi, li ha di un verde più scuro quasi...impenetrabile.
Vi posso leggere tormento e tristezza.
Il suo sorriso è tirato, forzato.
Sembra quasi che si vergogni ad apparire sul suo viso.
 
-Se ti disturbo, posso andarmene- le dico, sperando che mi chieda di restare.
 
-Non dire stupitaggini. Siediti pure- evvai! Mi fa cenno di sedermi di fronte a lei, cosa che faccio subito.
 
La vedo posare il libro.
Cime tempestose.
Ne ho sentito parlare, ovviamente, ma non ho mai avuto la forza di leggerlo.
Credo di aver appena trovato un motivo valido per iniziarlo.
 
-Hai detto che domani hai scuola- afferma -che scuola fai?- mi domanda, senza però guardarmi.
 
-Il liceo scientifico- rispondo prontamente -sai, adoro la scienza e la matematica-
 
-Bhè, sei decisamente strana- ridacchia sotto i baffi -ma in senso positivo- si affretta ad aggiungere.
 
La vedo giocare con il boccale di birra, passandoselo da una mano all' altra.
Oh mio Dio.
Le sue mani.
Sono così dannatamente perfette.
Si vedono le venatura sul dorso.
Ha le dita strette e lunghe e molto curate.
Non lo avrei mai detto, dato lo sport che pratica.
Il polso destro ospita un braccialetto di cuoio intrecciato e uno di quelli "portafortuna" multicolore.
Mentre quello sinistro è addobbato solo con un elastico nero per capelli.
Le donano da impazzire.
O forse, qui, la pazza sono solo io.
E, finalmente, posso contemplare meglio quel tatuaggio sull' avambraccio destro.
E' una scritta: "Let it Be"....Beatles???
 
 
                                 **********
 
Mi sento i suoi occhi addosso.
Sento che mi scruta.
Vorrei dire qualcosa, ma stasera, le parole mi muoiono in gola.
Stasera capisco tutti i dubbi e le preoccupazioni di Nene.
Non posso lasciarmi andare.
Non posso LASCIARLA entrare.
Non è giusto per lei.
Non posso permettere che entri in tutto questo.
Non posso.
Però è così dannatamente innocente...un' innocenza che a me manca e che mi attira inesorabilmente.
Perchè sento questo senso di protezione nei suoi confronti?
 
-E te, hai già finito la scuola?- domanda, all' improvviso -quanti anni hai?-
 
-Quanti vorresti che ne avessi?- resto sul vago.
 
-Non puoi rispondere a una domanda con una domanda!- risponde, indispettita.
 
-E chi me lo vieta?- sorrido divertita della sua reazione.
 
Assume un' espressione pensierosa.
Incorcia le braccia sul tavolo, guardandomi negli occhi.
Il suo sguardo perplesso, tramuta presto in uno di sfida.
Cos' hai in mente, piccola e innocente Alessia?
 
-Ok, facciamo un gioco!- decreta, battendo una mano sul tavolo.
 
-un gioco?- chiedo stranita.
 
-Si!- afferma convinta -tu fai una domanda a me e io devo rispondere, poi io ne faccio una te e te devi rispondere-
 
-E chi mi obbliga?- 
 
-Dai, ti prego!- piagnucola, strappandomi un sorriso.
 
Un vero sorriso.
Il primo vero di tutta la serata.
Che effetto strano che mi fai.
 
-Sei consapevole, vero, che potrei anche mentire?!-
 
-Si, ma confido nella tua sincerità!- risponde contenta.
 
-E va bene, ma inizio io!- alzo il mento, in un finto gesto di superiorità, strappandole una lieve risata.
 
-D' accordo!- mi concede, rincrociando le braccia.
 
Cosa potrei chiederle?
Bhè, se è etero?
Anche se posso tranquillamente affermare che non lo è.
Altrimenti non starebbe flirtando con me.
Però, potrei comunque domandarglielo per togliermi ogni possibile dubbio.
Mmmm, no!
Meglio andarci piano.
 
-Età precisa?-
 
-Tutto qui? Mi aspettavo di meglio da te!- sorride beffarda -comunque, 17!-
 
17.
Perfetto, potrei anche essere punita dalla legge.
In teoria.
 
-Ora sta a me!- le faccio un gesto, per incitarla a continuare -Dimmi tu, quanti anni hai!-
 
Potrei anche mentirle.
Ma che senso avrebbe?
Non comprometto niente, rivelandole la mia vera età.
 
-20!- sospiro -sono vecchia- 
 
Ok.
Mi sto divertendo.
Come è possibile?
Quando ho queste serate, l' unica cosa che mi fa stare bene è stare da sola e leggere.
Si, decisamente, questa ragazzina ha un effetto strano su di me.
 
-Ti piace leggere?- le domando la prima cosa che mi viene in mente.
 
-Più o meno. Sono certa che non approveresti i miei gusti letterari- abbassa lo sguardo imbarazzata, arrossendo leggermente.
 
Come è carina.
Oddio.
Carina? Non può strapparmi questi pensieri diabetici.
 
-E perchè? Dai, dimmi che leggi!- insisto.
 
-E va bene- si arrende -Nicholas Sparks. Avanti, prendimi pure in giro!-
 
-No, tutt' altro. Ho letto qualche suo libro. Non è male! Un po' troppo smielato, forse, ma non male- la rassicuro.
 
In realtà, Nene, ci va matta per lui.
Ha tutti i suoi libri e mi ha anche costretto a leggerli quasi tutti.
E' innamorata persa di quello scrittore.
Piange come una fontana su ogni suo libro.
Per non parlare poi sui film che hanno fatto.
Chi l' avrebbe mai detto, vero?
Eleonora Santoro, la ragazza all' apparenza più fredda del mondo, che si commuove per un libro!
La prendo in giro ogni volta.
E' assai divertente.
Anche se poi mi picchia senza pietà.
 
-Non credevo fosse il tuo genere- rivela in tono contento.
 
-Ah, perchè? Ho un genere? Comunque, è Nene quella che ci va pazza!- al sentire quel nome si rattrista di colpo.
 
Per quale futile motivo?
Ho detto qualcosa di sbagliato?
No, non mi dire che è gelosa!
 
-Mi hai fatto due domande, comunque! Quindi ora sta a me fartene due!- annuncia -uno: Vivi con i tuoi? Due: Eleonora è la tua migliore amica?- 
 
Vivi con i tuoi.
Vorrei scoppiare a ridere, in questo momento.
Per me, i miei veri genitori, sono morti tanti anni fa.
Se adesso mi chiedessero chi vedo come figura paterna e materna, risponderei Giovanni e Maria.
Sono loro che mi hanno tirato su negli ultimi 5 anni.
E' grazie a loro se non sono finita in mezzo a una strada.
Se ho preso il diploma, se vivo per conto mio, se ho continuato a giocare.
Solo grazie a loro che mi hanno accolto come una seconda figlia.
Loro sono i miei genitori.
Loro e nessun' altro.
 
-Vivo da sola- nascondo tutto, dietro un finto sorriso -e puff- sospiro -Nene è..solo Nene- rispondo semplicemente.
 
Odio.
Odio le etichette.
Odio il dover dare un nome a ogni cosa.
Migliori amiche?
Fidanzata? Fidanzato?
Perchè?
C'è veramente bisogno di definire ogni cosa?
Cosa ti cambia dare un nome a un qualcosa?
Nene è Nene!
Non so definirla e neanche voglio definirla!
Le voglio bene come a una sorella.
Punto.
Devo veramente dare un nome al nostro rapporto?
 
 
Vedo che non è convinta.
Sembra abbattuta.
Non penserà davvero che stiamo insieme!
Mi ci viene da ridere al solo pensiero.
Io e Eleonora, insieme?
Oddio!
Nene è al 200% etero!
Giuro che potrei scoppiare a ridere da un momento all' altro.
 
 
-Sta a me- decreto -possiamo finire con questo gioco?- le sorrido dolce, posando una mano sulla sua.
 
Alza la testa di scatto.
Punta i suoi occhi nei miei.
Sorpresa. Gioia. Imbarazzo.
Ecco cosa mi comunicano le sue iridi.
Questo mi fa capire che non le dispiace il contatto.
 
Volto un attimo la testa e ho la conferma che cercavo.
Nene ci sta guardando.
Ha uno sguardo che parla.
E quello che dice, non mi piace per niente.
 
Ritiro la mano, tornando a guardare Alessia.
 
-Va bene, tanto devo andare a casa- mi sorride, alzandosi.
 
-Grazie per la compagnia- mi alzo a mia volta.
 
-Credi..- inizia, titubante -credi che potremmo rivederci per continuare il gioco?- arrossisce di colpo, facendomi sorridere.
 
-No, non continueremo il gioco- la vedo rabbuiarsi immediatamente -ma possiamo rivederci- sorride incredula a quelle parole.
 
Mi avvicino, poggiandole una mano su un fianco.
Mi abbasso lasciandole un bacio in fronte.
 
-Ci vediamo, ragazzina- e la lascio lì, totalmente imbambolata e boccheggiante.
 
E adesso, so già, che a casa mi aspetterà una ramanzina.
 
 
 
-Non puoi- sono le prime parole che sento, non appena varco la porta di casa.
 
-Dio, Nene! Mi hai spaventato!- mi porto una mano al petto dallo spavento, andandomi poi a sedere sul divano.
 
-Non fai per lei, Feffe!- dice in tono calmo, mettendosi di fronte a me.
 
Lo so.
Ha ragione.
Non sono la persona adatta per lei.
Lei è pure, innocente....
Io, decisamente, no.
 
-Lo so, Ele- lascio andare un sospiro -ma non posso farci niente. E' la prima persona che mi smuove qualcosa dopo...- mi si forma un groppo in gola, impedendomi di continuare.
 
No, non piangerò.
E' ormai tanto tempo che non mi lascio andare alle lacrime.
Non inizierò ora e per di più, davanti a Eleonora.
 
-Lui non te lo permetterà. E' già successo, Fra!- mi accarezza una guancia -non voglio che ti succeda niente-
 
-Lo so- metto una mano sulla sua, ancora a contatto con la mia guancia.
 
Ne ha sofferto anche lei, quella volta.
Si è spaventata.
In fondo, come posso biasimarla?
 
-Se pensi che ne valga la pena, ti darò tutto il mio apoggio- afferma, cercando il mio sguardo -ma solo in quel caso! Non buttarti a capofitto! Non lasciarti andare se non ne sei totalmente sicura- lascia andare un sospiro -promettimi che starai attenta, Feffe-
 
-Te lo prometto- le rispondo sicura, guardandola negli occhi.
 
-Bene, allora- si alza dal tavolincino dove era seduta e mi stampa un bacio sui capelli -ora devo andare- dice, avviandosi verso la porta.
 
-Torni a dormire qui?- le domando, voltandomi verso di lei.
 
-Per i miei si, in realtà no- esce di casa, chiudendosi l' uscio alle spalle.
 
Ci risiamo.
Devo coprirla di nuovo.
Ma lo faccio volentieri.
 
Sospiro, tenendomi la testa tra le mani.
Sono proprio sicura di volermi mettere in questo casino?
Alessia ne vale davvero la pena?
Ma soprattutto, è giusto nei suoi confronti?
 
Dio, mi scoppia la testa.
Ancora uno dei miei mal di testa cronici.
Mi alzo dal divano, dirigendomi in cuina.
Apro un mobiletto, tirando fuori un tubetto di pasticche.
Ne butto giù una, rimettendo a posto la confezione.
 
Vado in camera.
Mi spoglio, mettendomi i pantaloncini e la maglietta che uso per dormire.
Mi lascio cadere sul letto, a pancia in su, scrutando il soffitto.
 
Era da troppo tempo che non sentivo questo sentimento nel petto.
Era da tempo, che qualcuno non mi suscitava queste sensazioni.
Dio, Alessia, ma cosa mi fai?

_______________________________________________________________________________________________

ANGOLO AUTRICE:

Ho deciso che per ora la continuerò.
Vedremo più avanti, poi, se cambierò idea...

Per quanto riguarda la storia, le cose iniziano a prendere forma anche se rimane tutto, sempre un po' ambiguo.
Che mi dite di Eleonora? Vi piace come personaggio?
Come vi avevo già anticipato, Feffe, ha un carattere difficile. Ha un animo cupo e tormentano...e in questo capitolo lo abbiamo visto meglio.
"Lui non te lo permetterà" a chi si riferisce Nene? Lo scopriremo a tempo debito ;)
Alessia è così innocente e piccola...chi non vorrebbe proteggerla? *_*

Ad ogni modo, vi prego di lasciarmi una vostra impressione, così da capire se son sulla strada giusta e se le cose si capiscono bene o meno.
Insomma, consigliatemi o criticatemi!
Un bacio, a presto!

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Capitolo 6
*** Colpe. ***


6.
 
Corro.
Corro ormai da un tempo indefinito.
Sono uscita di casa nel cuore della notte e ho appena visto l' alba sorgere.
Le gambe mi fanno male, il fiato inizia a mancare, ma non m' importa.
Continuo a correre.
 
Un' altra notte insonne.
Un' altra notte passata a cercare di scollegare i pensieri.
A tentare di far terminare il film di ricordi nella mia testa.
 
Corro.
Mille immagini nella menta.
E nelle orecchie una canzone.
 
"..I have no heart,
   I' m cold inside.
   I have no, real intent..."
 
La stoppo.
Non riesco più ad ascoltarla.
Ogni parola, ogni nota è un coltello che s' infilza nel petto.
 
Salvami.
Qualcuno mi salvi.
 
 
Ed è quando mi trovo di fronte a quel posto che mi blocco immediatamente.
Il mio inconscio mi ha condotto qui.
Dove, forse, sarei voluta essere fin dall' inizio.
Dove IO dovevo essere, al posto suo.
 
Compro una rosa bianca allo stand lì vicino, già aperto.
Ormai la signora mi conosce e ogni volta, mi lancia occhiate compassionevoli.
Ma io non voglio compassione, non DEVO avere compassione.
Non è me che devono compiangere.
 
Sorpasso l' enorme cancello in ferro battuto.
Supero le prime strutture in marmo bianco.
Giro a sinistra e poi a destra.
Faccio altri dieci metri e mi fermo lì.
Davanti quella lapide.
La sua.
 
Mi siedo a gambe incrociate lì di fronte.
Davanti alle incisioni.
Sospiro.
Poso la rosa nel vasetto.
Levo quella appassita che avevo portato qualche giorno prima.
Me la rigiro tra le mani.
 
Rosa bianca.
Si dice che questa rosa, vada portata a qualcuno a cui devi chiedere scusa.
Io continuo a portarne.
Giorno dopo giorno, negli ultimi due anni.
 
E' cambiato tutto da quel giorno.
Io sono cambiata.
 
-Ehi- parlo piano, poggiando una mano sulla sua foto come a voler stabilire un contatto, come a sperare che così possa veramente sentirmi -sono io. Sono venuta a raccontarti le novità- 
 
Sorrido.
Un sorriso amaro.
Triste.
Colpevole.
 
-Nene credo esca ancora con quel tipo, ma lo sai com'è, non ne parla. Questa settimana ho dovuta coprirla ben tre volte, chissà se un giorno me lo farà conoscere. Inizio a pensare che non esista- rido.
 
Una risata breve, poco rumorosa.
Una risata che libera la tensione, il nervoso.
 
-E io...io ho conosciuto una ragazza- rivelo, sentendomi irrimediabilmente ancora più male -mi piace molto. Ma non so che fare. Nene non ne è molto contenta. Ha paura che succeda di nuovo, sai? Quello che ti ho raccontato qualche mese fa, ricordi?- 
 
Pausa.
Una pausa di speranza e illusione.
Illusione che senta una risposta.
Che le mie orecchie sentano di nuovo il suono della sua voce.
Illusione, appunto.
 
-Dice che, adesso, lui avrebbe anche un motivo. Non m' importa- sospiro, abbassando la testa -in fondo me lo merito. Meriterei di peggio- rialzo lo sguardo -comunque, Lei si chiama Alessia e dovresti vederla, piacerebbe anche a te! Ne sono sicura. Ha 17 anni, va ancora al liceo. E' piccola e.....e io ho paura. Ho una fottuta paura che se deciderò di provarci con lei, le succederà qualcosa. Non posso permetterlo...lo capisci, vero? Che devo fare? Ti prego, aiutami...-
 
Mi giro, appoggiando la schiena alla lapide.
Porto le gambe strette al petto, poggiando la testa sulle ginocchia.
Chiudo gli occhi lasciandomi cullare dalla lieve brezza mattutina.
E finalmente, riesco a riposare almeno una mezz' oretta.
 
Riapro gli occhi, cercando di mettere a fuoco e di ricordarmi dove mi trovo.
Ci metto poco a rendermene conto.
Mi giro nuovamente, tornando nella posizione iniziale.
Accarezzo quel nome, inciso con il ferro lavorato.
 
-E' tutta colpa mia- sussurro -dovevo esserci io qui- lascio andare un sospiro -mi manchi così tanto, F-
 
Mi sporgo in avanti.
Lascio un bacio su quella foto e mi alzo.
Do' un ultimo sguardo indietro, per poi dirigermi verso l' uscita.
 
Una volta fuori, mi rimetto le cuffiette nelle orecchie.
Metto play e quella canzone mi rimbomba in testa di nuovo.
Torno a correre.
Corro veloce, più veloce che posso, cercando di lasciare indietro tutti i pensieri.
 
"...Save me, save me, save me.
  I can't face this life, alone.
  Save me, Save me 
  Oh I'm naked and I'm far from home.."
 
 
                               **********
 
 
E' mercoledì.
Sono passati tre giorni.
Non l'ho più vista dopo domenica.
 
In compenso ho incontrato Anna.
Sta con un nuovo ragazzo e, ovviamente, deve sbattermelo in faccia.
Si può davvero essere così stronzi?
A quanto pare si.
 
Anna.
Sospiro.
E pensare che l' amavo davvero.
Ero pure pronta per fare IL grande passo.
Invece, lei, mi ha mollato per un ragazzo.
Uno stupido, inutile, ragazzo.
Stronza.
 
Menomale che Feffe non è così.
E' gentile, affascinante, bella e Dio, vorrei davvero rivederla.
 
-Ale, ti sei di nuovo persa nel magico mondo di Feffe?- sogghigna l' idiota di Erica -scusa se, come dici te, ti mancano i suoi occhioni verdi, basta che vai una sera al Danger e il gioco è fatto- batte insieme le mani, per dare valore alla sua tesi -e cazzo, chiedile di uscire una buona volta!- mi tira uno scappellotto, strappandomi un gemito di dolore.
 
-Ma sei scema?- ringhio, infastidita.
 
Torno ai miei appunti di filosofia.
Che noia.
Il professore è veramente una palla.
Poi, oggi, abbiamo un orario del cavolo!
 
Comunque, forse, tutti i torti la mia amica non ce li ha.
Magari devo farmi veramente avanti prima io.
Solo che mi mette in soggezione! 
E' così misteriosa e vaga.
Però ha delle labbra sottili e perfette, un corpo fantastico e due occhi che parlano...
 
-Allora, hai deciso?- è di nuovo Erica che torna a interrompere le mie fantasie.
 
-credo che ascolterò il tuo consiglio- le sorrido.
 
-Vai e conquista!- porta in alto un pugno, alzando un po' troppo la voce.
 
-E così, Vaghi, lei è a favore della guerra?- la interpella il prof, che stava esponendo i problemi e le continue guerre interne in Palestina.
 
-Oh, no...no, no, no! Assolutamente, no!- diventa di un rosso pomodoro al quanto imbarazzante, accasciandosi totalmente sulla sedia.
 
Rido sotto i baffi.
Ed ecco a voi, l' ennesima figura di merda di Erica Vaghi.
Ha preso più rapporti sul registro lei, che chiunque in questa scuola.
Però almeno ci strappa delle risate in queste mattinate noiose.
Sta simpatica a tutti, è impossibile che rimanga antipatica a qualcuno.
 
-Eri, questa va dritta, dritta sul diario che teniamo, sulle tue figure!- si gira, ridendo, Arianna.
 
-Siete molto solidali, si- brbotta sarscastica la diretta interessata.
 
-Dai, per farci perdonare per il nostro poco tatto, dopo scuola ti portiamo in centro a fare shopping!- afferma, euforica, Chiara -ti unisci a noi, Ale?-
 
-Certo!- sorrido raggiante.
 
Bhè, una bella uscita con le amiche, forse, è quello che ci vuole per staccare un po'.
Almeno per oggi, m' imponerò, di non pensare più a Feffe!
Ce la posso fare.
Spero.
 
 
                                      **********
 
Apro la porta di casa e subito Terry mi viene incontro scodinzolando.
 
-Ciao, cucciola- le faccio segno di saltarmi in collo e quando ubbedisce, la riempo di bacini su tutto il muso.
 
La mollo a terra e mi dirigo in cucina.
Apro il frigorifero, prendendo del succo d' arancia.
Me ne verso un po' in un bicchiere e poi lo ripongo.
Bevo tutto d' un fiato.
Ora devo solo farmi una doccia.
 
 
-Sono finiti i biscotti al cioccolato- sobbalzo, udendo quella voce all' improvviso.
 
Mi giro ritrovandomi Eleonora di fronte, con una scatola vuota di biscotti in mano.
Scuoto la testa, sbuffando.
 
-Sono finiti, perchè te li hai finiti! Lo sai che io quelli non li mangio- vado in camera mia, iniziando a spogliarmi.
 
-Comunque li devi ricomprare- alza le spalle con fare ovvio.
 
Vado in bagno, fiondandomi in doccia.
Apro l' acqua e lascio che, quella, porti via tutta la stanchezza.
 
-Io non devo fare proprio niente. Se li vuoi, te li compri- 
 
Borbottando un qualcosa di indefinito, esce da qui.
Dio, è insopportabile.
Sorrido.
Il primo vero sorriso della giornata e come al solito, grazie a Nene.
 
Esco dalla doccia, avvolgendomi nell' accappatoio.
Torno in camera e la trovo seduta sul mio letto.
Sta facendo le coccole a Terry.
Mi metto la biancheria, mi volto e la becco a scrutarmi il volto.
 
-Non hai dormito, nemmeno stanotte- non è una domanda.
 
Ha usato il suo solito tono calmo e impassibile.
Non dovrebbe fare paura, no?
E invece, quando si tratta di Nene, devi avere paura soprattutto di quel tono.
 
-Sei andata lì, vero?- lo domanda, ma solo per levare ogni dubbio.
 
-Si- rispondo semplicemente, infilandomi un paio di pantaloncini.
 
-Devi smetterla di prenderti la colpa. Non è colpa tua- scandisce quelle ultime parole, guardandomi duramente.
 
-C'ero io al volante- ribatto.
 
-Si, ma non sei te che non ti sei fermata alla stop- si alza in piedi di scatto, spaventando Terry, che si va a nascondere sotto il letto -ne abbiamo già parlato, Feffe! E' andata così, non potevi farci nulla! Quindi, smettila!- si porta davanti a me, puntando i suoi occhi nei miei.
 
-ok- rispondo, solamente.
 
Non importa quello che dice.
Non mi fa sentire meglio.
Io ero al volante.
IO guidavo.
Io dovevo morire.
 
-cambiati- 
 
-come?- domando stranita.
 
-Usciamo. Cambiati- mi da le spalle, uscendo di camera.
 
-DOVE ANDIAMO?- le urlo dietro.
 
-A COMPRARE I MIEI BISCOTTI!- 
 
 
                                       **********
 
 
-Dio, voglio morire- decreto, lasciandomi letteralmente cadere su una sedia, dentro il bar.
 
-I piedi mi stanno implorando pietà- esorta, Erica, sedendosi accanto a me.
 
Abbiamo girato due ore intere, senza mai fermarci.
Io e lei siamo morte e sudate.
Arianna e Chiara, invece, sembrano due roselline.
Fanculo.
 
-Oh, andiamo, quanto la fate lunga- ridacchia Chiara, seguita da Arianna.
 
-Avete svaligiato i negozi! Soprattutto Zara!- dico incredula.
 
-Vi odio- riesce solamente a dire, la mia migliore amica.
 
Sono ufficialmente distrutta.
Il bello è che, stasera, io e Eri abbiamo anche gli allenamenti di pallavolo.
Non posso farcela.
 
-Feffe cosa vuoi te?- a quella frase, mi giro di botto.
 
Feffe.
Eccola lì, in tutto il suo splendore.
Pantaloni della tuta dell' Adidas, una felpa a caso e un paio di converse.
Ha i capelli legati in un coda alta.
E' bellissima.
Poi sposto lo sguardo e storcio il naso.
Eleonora.
Ma viaggiano sempre in coppia, loro?
 
-Oh mio dio, hai visto chi c'è?- mi sussurra all' orecchio la mia amica -c'è anche Lorenzo e il suo amico!- gioisce contenta.
 
Possiamo parlare tranquillamente.
Tanto quell' altre due sono occupate in una fitta conversazione dove i nuovi acquisti fanno da protagonisti.
 
-Si, ho visto- dico, incantata ad ammirare quella figura stupenda.
 
-Noi andiamo al bagno- affermano, alzandosi, le nostre amiche.
 
Perfetto.
Il rumore delle loro sedie che scivolano sul pavimento, ha attirato gli sguardi di alcune persone di nostro interesse.
I miei occhi incontrano subito quelli di Francesca e lì, mi perdo.
Verde scuro.
Come l' altra sera.
Scuri e cupi.
 
-ehi, viene qui!- mi tira una gomitata, Erica, facendomi tornare alla realtà.
 
Il tempo di alzare la testa e me la ritrovo di fronte.
 
-ciao- sorride.
 
Un sorriso bellissimo.
Un sorriso perfetto.
Dio, mi nutrirei solo dei suoi sorrisi.
 
-ciao- rispondo, imbarazzata.
 
-Ehm, io vado in bagno- Erica scappa letteralmente, lasciandoci da sole.
 
-posso sedermi?- mi chiede, indicando la sedia davanti a me.
 
-certo- annuisco.
 
Cavolo.
Proprio ora la dovevo incontrare?
Sono sudata, spettinata e ho un aspetto orrbile.
 
-Sei molto carina, oggi- 
 
E con quella frase, mi spiazza.
Mi spiazza totalmente.
Non mi aspettavo un' uscita di questo genere.
E ora che le dico?
Penso di essere diventata dello stesso colore del mio maglione.
Rosso fragola.
 
-G-grazie- balbetto come una dodicenne alle prime esperienze -che ci fai qui?-
 
Ecco.
Domanda stupida.
Siamo in un bar, Alessia, che cavolo vuoi che ci faccia?
 
-Ho accompagnato i miei amici a prendere un caffè. Sono stata costretta, in realtà- sorride divertita -avrei preferito stendermi sul divano, davanti la tv- mi rivela -ma alla fine, sono contenta di essere uscita- afferma.
 
-E perchè?- domando, curiosa.
 
-Perchè ho incontrato te- sorride di nuovo e, di nuovo, mi spiazza totalmente lasciandomi senza parole.
 
-Io non so cosa dire- abbasso la testa, imbarazzatissima.
 
-Dì solo di si, alla mia prossima domanda- cerca il mio sguardo, continuando subito dopo -vuoi uscire con me, stasera?- 
 
Non me lo ha davvero chiesto, vero?
Ora mi svegierò e capirò che era solo un sogno.
Certo, bellissimo, ma pur sempre un sogno.
Sbatto le palpebre un paio di volte, ma le cose non cambiano.
Sono davvero in un bar, ad un tavolo con una delle ragazze più belle che io abbia mai visto e, davvero, questa ragazza mi ha chiesto di uscire.
Oh Mio Dio.
 
-Ho gli allenamenti stasera- dico, abbattuta -ma puoi venire in palestra e possiamo uscire dopo- mi affretto ad aggiungere.
 
-Allenamenti? Cosa fai?- chiede curiosa e veramente interessata.
 
-Pallavolo. Da una vita- rispondo orgogliosa.
 
-Mi piace la pallavolo- afferma -d' accordo-
 
-D' accordo...cosa?-
 
-D' accordo vengo in palestra e dopo usciamo- ride, divertita, del mio imbarazzo.
 
-Fantastico!- dico con forse troppo entusiasmo -ehm, voglio dire.... bene- 
 
-A stasera, allora- si alza, lasciandomi lì, come al solito.
 
Non ci posso credere.
Un appuntamento.
Io ho un appuntamento con Francesca.
Ok, credo che sto per svenire.
 
-Allora?- solo in quel momnento mi accorgo che Erica è tornata.
 
-Stasera usciamo- rivelo in un sussurro, ancora incredula.
 
-Grandioso!- esulta la mia amica -comunque, abbiamo perso quell' altre due- scoppia a ridere -dalla finestra del bagno, hanno visto la vetrina del negozio qui dietro e si sono fiondate subito fuori- continua a ridere contagiandomi.
 
Sono le solite.
Ma ora ho altro a cui pensare.
Non vedo l'ora che sia stasera.
 
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ANGOLO AUTRICE:

Salve ^^
Ecco a vuoi un nuovo capitolo.
Leggete bene, che vi ho lasciato sparsi quà e là indizi rilevanti per saperne di più su Feffe ;)
Finalmente Francesca ha chiesto di uscire a Alessia...come la prenderà Eleonora?
Le dirà qualcosa o le sarà indifferente?
Che vi aspettate, voi?
Fatemi sapere che ne pensate di questo capitolo :3
Grazie a tutti quelli che seguono\leggono\ preferiscono e in particolare quelli che recensiscono!
Un bacio e a presto!

Ps: A chi interessa, la canzone che ascolta Feffe all' inizio, è "Save Me" Dei Queen! ;) (Favolosa)

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Capitolo 7
*** Uscite e paure. ***


 
 
Tornata al bancone del bar, dai miei amici, le espressioni sui loro visi erano differenti.
Lorenzo aveva un sorriso a trentadue denti e quando mi sono avvicinata, mi ha dato una pacca sulla spalla.
La faccia di Alessandro sembrava dire un "era ora", accompagnata con un cenno della testa.
E poi c'era Nene.
Era impassibile.
Certo, impassibile agli occhi di tutti, ma non ai miei.
Il suo sguardo non mentiva.
Non ne era contenta.
 
Il tragitto in macchina fino a casa mia, è stato silenzioso.
Di un silenzio ingombrante.
Un silenzio rumoroso, carico di parole che vorrebbero uscire fuori.
Era uno di quei silenzi assordanti, dove ti senti di troppo.
 
E ora che siamo a casa mia sedute sul divano, davanti la tv, devo solo aspettare che si decida a parlare.
Posso quasi vedere come la sua mente stia lavorando per rielaborare le idee.
La sua espressione corrucciata, gli occhi ridotti a due fessure.
Le mani unite e le gambe accavallate.
 
Poi, tutto ad un tratto, le rughette sulla fronte si rilassano.
Gli occhi si spalancano.
Le mani mollano la presa e le gambe si dividono.
E' il momento.
 
-Perchè?- una semplice domanda, che tanto semplice non è.
 
-Mi fa stare bene, te l'ho già detto- rispondo in tono calmo e tranquillo.
 
Pausa.
La vedo girare la testa nella mia direzione.
Il suo sguardo puntato sul mio viso.
Mi scruta.
 
-Cos'è, lei, per te? Una botta e via come tutti gli altri? Vuoi davvero rischiare per così poco?- 
 
Il suo tono si fa più duro.
L' espressione cambia.
Arrabbiata.
Preoccupata.
 
-Non è una botta e via. Lei è diversa- lascio andare un sospiro, abbassando lo sguardo -Mi piace. Ho intenzioni serie, è la prima che mi fa sentire così dopo F...- 
 
Mi sento i suoi occhi puntati addosso.
Sento il suo respiro tornare regolare.
E poi, poi sento la sua manto muoversi sul divano e agganciarsi alla mia.
La stringe.
Rialzo lo sguardo su di lei.
 
-Io voglio solo che tu stia attenta- mi sorride dolce -sono dalla tua parte, sempre. Ma promettimi che prima di fare qualsiasi cosa, devi esserne completamente sicura. Promettimelo, Feffe-
 
Preoccupazione. Spavento. Amore.
Sono questi i sentimenti che scorrono nelle sue iridi di ghiaccio.
Sono queste le emozioni che leggo sul suo volto.
 
-Te lo prometto- accompagno quelle parole, con un cenno positivo della testa.
 
Mi sorride.
Si avvicina con il viso, al mio.
Mi lascia un bacio sulla guancia, soffermandosi qualche secondo.
Vi struscia il naso subito dopo.
Si allontana e si alza dal divano.
 
-Devo andare. Non torno qui, stanotte- va verso la porta, dandomi le spalle.
 
-ok- rispondo, solamente.
 
-Feffe- richiama la mia attenzione, quando ormai ha già una mano sulla maniglia -divertiti stasera- dice, prima di uscire definitivamente di casa.
 
Sorrido.
Ho la sua approvazione.
Ora devo solo avere la mia.
 
 
                                                  **********
 
 
-Calmati! Sembri un canguro ubriaco!- Erica mi afferra per un braccio, fermando i miei movimenti.
 
Siamo nello spogliatoio della palestra, per cambiarci.
E' da quando siamo arrivate che non riesco a smettere di muovermi.
Cambio peso da un piede all' altro, saltello, mi metto seduta e poi mi rialzo..
Non ce la faccio a stare ferma.
Sono troppo agitata.
 
-E' che sono in agitazione!- rivelo in un sospiro, sedendomi di nuovo sulla panchina.
 
-Ma dai? Non lo avrei mai detto!- risponde ironica, la mia amica.
 
Si guadagna un' occhiataccia.
Non dovrebbe tranquillizzarmi?
Che razza di migliore amica strana, che mi ritrovo!
 
-Andiamo ragazze! Andrea è già sotto rete che ci aspetta!- Viene a chiamarci Veronica, il nostro capitano.
 
Veronica è la classica pallavolista alta, bionda, slanciata, con un corpo che fa sbavare tutti: ragazzi e ragazze.
Può sembrare antipatica a prima vista, ma non lo è.
E poi, cazzo, è una schiacciatrice fantastica!
 
Io, data la mia bassezza, sono il libero della squadra.
Erica, invece, è l' alzatrice e si, è dannatamente brava.
Sembra che abbia un goniometro al posto delle mani: riesce a dare alla palla, la perfetta angolazione.
Te, le dici dove vuoi ricevere il pallone e lei provvede.
 
In questo momento siamo seconde in classifica.
Domani sera abbiamo la partita più importante e difficile del campionato.
Affronteremo la capo lista.
Sarà una partita ardua, ma interessante.
Non vedo l' ora.
 
-Ok, Ragazze- inizia Andrea, il nostro allenatore, una volta che ci siamo portate tutte in cerchio intorno a lui -iniziamo con un po' di corsa per il riscaldamento e poi passiamo a degli esercizi a coppia con la palla! Forza!- batte insieme le mani, dandoci il via.
 
Iniziamo a correre per tutto il perimetro del campo da pallavolo, in fila per due.
Io, ovviamente, sono in coppia con Erica.
 
-Non è ancora arrivata- sbuffo, dopo una rapida occhiata sugli spalti.
 
-Dalle tempo, Ale! Abbiamo appena iniziato!- risponde pacata.
 
Sbuffo di nuovo, continuando a correre.
Ho mai detto quanto odio correre?
Lo detesto!
Preferirei sfondarmi di addominali e flessioni!
 
-Forza, venite qui!- ci richiama, Andrea -mettetevi a coppie tutte: recezione e schiacciata. Alternatevi!- decreta -tranne Erica, Veronica e Alessia. Voi tre venite qui- le altre si mettono subito a lavoro, mentre noi ci avviciniamo a lui -voi voglio che facciate un altro lavoro!- ci guarda negli occhi, continuando subito dopo -Erica, voglio che alzi la palla a Veronica con diverse angolazioni- Erica annuisce, convinta -Veronica voglio che te, invece, schiacci su Alessia, così che lei si alleni sulla recezione! Mi servite in gran forma per domani sera!- ci batte un cinque a tutte e tre e poi ci mettiamo subito a lavoro.
 
Abbiamo un' alchimia assurda.
Ci troviamo molto bene insieme.
Ed è anche per questo, che andiamo molto d' accordo.
 
Vale, inizia subito alla grande.
Lancia delle schiacciate micidiali, rendendomi la vita difficile.
Devo fare i salti mortali per non far toccare terra alla palla.
 
Erica, invece, sta alzando da Dio come al solito.
E' fantastica.
 
-Ok, facciamo cinque minuti di pausa- ci sorride, il capitano.
 
-fiuuu, menomale- sospiro di sollievo, esausta.
 
In un gesto meccanico, porto lo sguardo sulle tribune.
Ed è allora che la noto.
Feffe è lì.
Seduta in cima, con le gambe stese davanti a se e i gomiti appoggiati sullo scalino dietro.
 
E' vestita diversa dal solito: jeans neri attillati, che fasciano perfettamente le sue gambe muscolose e perfette. Ma non di un muscoloso eccessivo, di un muscoloso giusto che non stona per niente con un corpo femminile.
E poi ha una camicia bianca, aperta, che sotto mostra, una cannottiera azzurra con una scritta che da qui non riesco a leggere.
Ai piedi, invece, porta delle nike alte. Penso l' ultimo modello.
Finalmente alzo gli occhi sul suo volto e, bhè, rimango folgorata.
Ha i capelli mossi, che le ricadono ribelli sulle spalle.
Le incorniciano perfettamente lo splendido viso che si ritrova.
 
Mi sta sorridendo.
Fa un cenno di saluto con la mano, che ricambio.
Incantata.
Sono completamente incantata.
 
-Ehi, asciugati la bava- Erica mi porge un fazzoletto, sogghignando.
 
-Sei una scema!- ribatto, cercando di tirarle un calcio.
 
Lei lo evita, allontanandosi, sempre ridendo.
Stupida.
Non potevo avere un' altra migliore amica, eh?!
Magari più seria.
Scuoto la testa divertita, tornando vicino Veronica.
 
-Dai ragazze, si ricomincia!- decreta, quest' ultima, facendo rimbalzare il pallonte in terra.
 
Allenamento, Alessia.
Devi rimanere concentrata sull' allenamento.
Non sulla splendida ragazza che si trova sugli spalti e che ti sta guardando con i suoi bellissimi occhi verdi e con quel corpo che...
 
-AAAAAAAAHIA!- urlo, quando il pallone mi colpisce in piena faccia.
 
-Ale, ma dove avevi la testa?- Vero mi si avvicina un po' preoccupata di avermi fatto male e un po' divertita.
 
Giro la testa verso Feffe, ignorando del tutto il mio capitano.
Ride, sta ridendo.
E Dio, quel suono così meraviglioso e sublime.
Non vorrei udire nient' altro.
 
E poi mi riprendo, immediatamente.
Ho appena fatto una colossale, gigantesca, figura di merda davanti ai suoi occhi.
Divento rossa, di un rosso imbarazzante e non solo a causa della pallonata in faccia.
 
-Dai, pensa positivo- mi dice Erica, avvicinandosi, accorgendosi del mio stato -almeno l' hai fatta ridere!- 
 
-Ma allora vuoi le botte, stasera!- questa volta il mio calcio, arriva perfettamente sul suo fondo schiena.
 
 
                                         **********
 
 
Era un po' che non ridevo così.
E non ha neanche fatto niente di speciale.
E', solo, così dannatamente carina.
 
L' allenamento è finito da una decina di minuti.
Devo solo aspettare che si faccia la doccia e esca dagli spogliatoi.
Non conoscendola bene, non so quanto possa metterci.
Ma, comunque, non ho fretta.
 
La conversazione avuta con Nene, mi ha lasciato un po' perplessa.
Ora so di avere la sua approvazione.
So che mi appoggerà qualsiasi cosa io decida.
Ma è proprio quì il problema.
Cosa deciderò?
 
Alessia è speciale.
Ha un qualcosa di diverso dagli altri e, questo, l'ho capito subito.
Il problema è un altro: sono pronta per buttarmi in una relazione?
 
Da due anni a questa parte, ho avuto solo storielle da una notte.
Niente complicazioni, niente doveri.
Non dovevo rendere conto a nessun' altro.
 
Sono pronta, a dover tornare a preoccuparmi di un' altra persona?
La verità è che mi prendo cura, male, di me stessa; cosa potrei combinare con un' altra?
Sono così confusa.
 
-Ciao- quella voce mi desta dai miei pensieri, facendomi portare lo sguardo su quella figura esile.
 
-Ehi- saluto a mia volta, alzandomi.
 
-Mi dispiace averti fatto aspettare- mette un broncio adorabile, che mi strappa un sorriso -ti sei annoiata?- domanda preoccupata.
 
-No, affatto- la tranquillizzo, sorridendole -sei molto brava, sai?- 
 
-Perchè, oltre a essere una bravissima giocatrice di rugby, t' intendi anche di pallavolo?- Sorride.
 
Finalmente sorride.
Finalmente posso tornare a bearmi di quella magnifica smorfia sul suo viso.
Quella smorfia che emana tranquillità e benessere.
Quella smorfia, che poi smorfia non è.
 
-No- rido, di quella affermazione -diciamo solo che ho seguito qualche partita alla tv- alzo le spalle -allora, che vuoi fare?- le domando, scortandola fuori dalla palestra.
 
-Ecco, in realtà- inizia un po' titubante e imbarazzata -c'era un film al cinema che m' interessava molto- abbassa lo sguardo -però se non hai voglia, fa niente. Possiamo andare...-
 
-Il cinema va benissimo- la interrompo, prendendole il borsone dalla spalla -andiamo, ho la macchina quì dietro- le faccio un cenno con la testa e la supero, dirigendomi verso la mia auto.
 
Carico quel peso nel bagagliaio, andando successivamente al volante.
Aspetto che salga a sua volta e poi metto in moto.
Lancio uno sguardo veloce al suo vestiario.
 
E' molto semplice.
Ha un paio di jeans, una felpa viola della Roxy e le sue immancabili polacchine nere.
Semplice, si, ma perfetta.
 
-Non importava che mi prendessi il borsone- dice, con ancora lo sguardo rivolto verso le sue scarpe.
 
-Sembri affaticata, non mi sembrava giusto farti portare quel peso inutile, dato che io sono fresca come una rosa- le srrido, rassicurandola.
 
-Bhè, grazie, allora- finalmente punta i suoi occhi sul mio volto -non lavori stasera? E gli allenamenti? Bella questa macchina!- dice una cosa dietro l' altra, senza prendere fiato.
 
Mi strappa una leggera risata.
Dio, quando inizia a parlare, diventa un fiume in piena.
Mi ricorda tanto una persona...
 
-Prendi respiro, Alessia- continuo a ridere -gli allenamenti li ho il martedì, giovedì e venerdì- rispondo, senza togliere gli occhi dalla strada -non lavoro stasera, perchè ho il turno di mattina domani, al bar del Danger. Lo sapevi? La mattina, il Danger, è un bar a tutti gli effetti- 
 
-Non lo sapevo!- rivela, sorpresa.
 
-Già e comunque, grazie, la macchina è un regalo dei genitori di Eleonora- dico, in fine, parcheggiando vicino al cinema.
 
-Regalo per cosa? Per cosa si regala una macchina?- chiede curiosa.
 
-Oh, è una lunga storia- rispondo, sbrigativa, ansiosa di cambiare argomento -dai, andiamo!- la esorto a scendere, regalandole un sorriso.
 
Non ora.
Non voglio che quelle immagini tornino adesso.
Scuoto violentemente la testa, come a voler ricacciare indietro quei ricordi.
 
-Feffe, voglio vedere quello!- ed è quella voce, la SUA voce, a scacciare quei brutti pensieri.
 
Le sorrido, incredula.
Non mi era mai successa una cosa del genere.
Strano, strano e curioso.
 
-Quale? Quello sull' alluvione?- le indico la locandina di fronte a noi.
 
-Si!- risponde prontamente.
 
Ci avviciniamo alla biglietteria.
Alessia tira fuori il portafoglio, ma è troppo tardi.
Ho già preso i biglietti per tutte e due.
 
-Dai, non dovevi!- mi dice, imbronciata.
 
-Bhè, io ho un lavoro, tu no. E' giusto che sia io a pagare- le faccio un occhiolino sorpassandola.
 
-Ok, forse ha un senso. Ma i pop corn li offro io!- mi fa una linguaccia, dirigendosi verso il bar del cinema.
 
Rido divertita di quel gesto.
Un gesto così spensierato e infantile.
Spensieratezza che io ho perso da ormai troppo tempo.
Infantilità che, forse, non ho mai avuto.
 
-Sediamoci qui, va bene?- le domando, indicando due poltroncine quasi nelle ultime file, quelle più in alto, di fronte allo schermo, dove vedi perfettamente.
 
-Direi di si!- risponde, entusiasta, occupandone subito una.
 
-Bene- affermo, sedendomi accanto a lei.
 
Da quant'è che non venivo al cinema?
Due anni?
Ci venivo sempre con una persona.
Con QUELLA persona.
Sembra passata una vita intera.
Ma forse, è proprio così.
 
 
                                               **********
 
Ho il cuore che mi batte all' impazzata.
Ho paura che possa uscirmi dal petto.
Ma non è assolutamente per l' ansia e l' agitazione che ti mette questo film.
E' solo la reazione che ho, avendo Francesca così vicino a me.
 
Posso sentire il suo profumo.
Profuma di cocco e vaniglia.
Una festa per le mie narici.
 
Da stasera in poi, il cocco sarà il mio frutto preferito e la vaniglia, la mia spezia d' eccellenza!
La metterò ovunque!
Vabbè, magari proprio ovunque no.
Vaniglia e carota.
 
-Bleah- esclamo a quel pensiero, senza rendermene conto.
 
-Che? Ti fa schifo?- chiede divertita, in un sussurro.
 
Solo ora mi accorgo della sua mano sul mio braccio.
Degludisco a vuoto.
La temperatura corporea che sale a dismisura.
Può una persona farti questo effetto?
Oh Mio Dio.
 
-Mi ha fatto un po' senso questa scena- mento spudoratamente, dato che la scena, manco l'ho vista.
 
-Ti ha fatto senso un cane che rincorre la pallina? Wow!- ride sotto voce, per non disturbare le altre persone e ritirando la mano dal mio braccio, per avvolgere le braccia intorno al suo stomaco.
 
Bene.
Siamo alla seconda figura di merda della serata.
Brava Alessia, forse se t' impegni batti il tuo record.
 
-Non prendermi in giro!- incrocio le braccia sotto il seno.
 
-Scusami- dice, asciugandosi le lacrime agli occhi.
 
Torniamo a rivolgere l' attenzione al film.
E di nuovo, il suo profumo torna a impossessarsi delle mie cavità nasali.
Scruto il suo profilo.
Il suo naso perfettamente proporzionato.
Il suo viso asciutto e deicato.
Gli zigomi alti.
 
D'un tratto si gira nella mia direzione.
Perfetto, colta sul fatto.
Sorride.
Mi porge una mano.
La guardo titubante e stranita.
Poi però, allungo la mia, afferrando la sua.
Intreccia le nostre dita, continuando a sorridere.
Poi riporta l' attenzione al film.
 
Mi perdo.
Mi perdo in quella presa forte e rassicurante, ma leggera allo stesso tempo.
Mi perdo nelle sue carezze, quando inizia a disegnare cerchi immaginari con il pollice, sul dorso della mia mano.
Ha il palmo soffice e levigato.
Mi stupisco ancora, di quanto le sue mani siano così curate nonostante lo sport che pratica.
Dio, amo le sue mani.
 
Sono talmente impegnata a fissare le nostre pelli a contatto, da non accorgermi neanche che il film è finito.
Le luci sono accese.
La gente inizia ad uscire.
Io però non me ne curo minimamente.
 
-Alessia- alzo lo sguardo, trovandomi il suo viso a pochi centimetri dal mio -il film è terminato. Vuoi rimanere a dormire qui?- sogghigna, liberando la sua mano e alzandosi.
 
Sento immediatamente freddo.
Come se quel contatto con lei, fosse di vitale importanza per me.
Rivoglio sentire la sua presa su di me.
Voglio sentirla di nuovo vicina.
 
-Molto divertente- riacquisto un po' di lucidità, alzandomi e superandola -sei davvero molto divertente- dico ironica, regalandole l' ennesima linguaccia della serata.
 
Ride di nuovo.
E di nuovo rimango affascinata da quel suono melodioso.
Potrei rimanere a sentirla ridere, per tutto il giorno.
 
-Dai, andiamo, ti porto a casa- sorride, con ancora l' ombra di una risata sul volto -è tardi, domani devi andare a scuola e io a lavoro- afferma, incamminandosi fuori dal cinema.
 
Ok, si, ammetto che mi è caduto lo sguardo sul suo sedere.
No, ok, il mio sguardo era fisso solo su quel punto.
Ma potete andarmi contro?
E' semplicemente una visione magnifica.
 
-Allora, vuoi rimanere a fissarmi il fondo schiena per tutta la notte, oppure ti decidi a salire in macchina?- 
 
Borbottando qualche parola indefinita, salgo in auto.
Complimenti Alessia, hai ottenuto un' altra figura di merda.
Magari riesci per davvero a battere il tuo record.
 
-Feffe- rompo il silenzio, richiamando la sua attenzione -posso farti una domanda?-
 
-Domandare è lecito, rispondere è cortesia- dice, sorridendo, senza mai togliere gli occhi dalla strada.
 
Ho notato che non lo fa mai.
Di distrarsi, intendo.
Non sposta mai lo sguardo dal parabrezza.
Guida attenta e sicura o c'è dell' altro?
 
-Cosa c'è tra te e Eleonora?- le faccio quella domanda che mi stringe lo stomaco da un po'.
 
Ho bisogno di sapere.
Devo sapere se tra loro due c'è qualcosa.
Perchè se così fosse, non avrei speranze.
Eleonora è bella da togliere il fiato e intrigante a modo suo.
 
-Ho notato che te devi dare un nome a tutto- risponde calma e pacata -vero? Vuoi avere ogni cosa sotto controllo-
 
Se non stesse sorridendo, direi che è arrabbiata.
Infastidita dalla mia domanda.
Ma quel sorriso sulle labbra, smentisce tutto quanto.
 
-Io invece non amo dare delle etichette- continua sempre con il solito tono -a Nene voglio un gran bene, è importante per me. Non m' interessa sapere altro. Ma te vuoi sapere se stiamo insieme o se c'è mai stato qualcosa tra noi, vero?- annuisco, permettendole di andare avanti -E' importante per te, sapere questo?- mi chiede.
 
-Si..mi piacerebbe saperlo- rispondo sinceramente.
 
-Va bene- afferma -Nene è come una sorella per me, non c'è mai stato nientre tra noi, se non una profonda amicizia- sorride di nuovo.
 
-Grazie per avermelo detto- dico, contenta e rassicurata dalle sue parole -devi girare qui, comunque! E' l' ultima casa in fondo!- le indico una serie di villette a schiera, davanti a noi.
 
Mi sento sollevata.
Sollevata e felice.
Francesca mi piace davvero molto.
Ora so di avere una possibilità.
 
Ferma la macchina, di fronte casa mia.
Si gira verso di me, guardandomi negli occhi.
Sono tornati cupi e di un verde scuro.
La cosa non mi piace per niente.
 
Scende di macchina e io la imito.
Apre il bagagliaio, recuperando il mio borsone.
Mi accompagna davanti al portone.
Molla la borsa in terra e torna a guardarmi.
Siamo uan di fronte all' altra.
 
-Grazie per la serata- sorride, ma nella sua voce posso percepire che c'è qualcosa che non va.
 
-Grazie a te- mi avvicino di più a lei e il cuore inizia a battermi all' impazzata.
 
-Ti auguro una buona notte- 
 
-Anche a te- mi avvicino ancora, cercando il suo viso con il mio.
 
Siamo a pochi centimetri di distanza.
Fisso le sue labbra rosee e sottili.
Mi chiedo che sapore abbiano.
 
Ora pochi millimetri ci dividono.
Mi alzo sull punte.
Ma proprio quando sto per appoggiare le mie labbra sulle sue, lei volta la testa e finisco con accarezzarle la guancia.
Mi stacco stranita, confusa....ferita.
 
-Non posso farlo- mi dice, abbassando lo sguardo -non è colpa tua. Mi dispiace- e con quelle parole, se ne va, lasciandomi lì impalata con mille domande.
 
La vedo salire in auto, mettere in moto e sparire.
Non ci posso credere.
Mi ha lasciato con le solite frasi di circostanza.
"Non è colpa tua".
Già, lo dicono sempre tutti.
 
Ricaccio indietro le lacrime, che prepotenti volevano uscire.
Mi carico il borsone in spalla e entro in casa.
Mollo quel peso vicino la porta e mi dirigo in camera.
 
Mi metto sotto le coperte, senza neanche cambiarmi.
E' troppo semplice così, Feffe.
Io voglio sapere il perchè.
Voglio delle risposte.
Pretendo delle risposte.
 
Sembrava andare tutto bene.
E' stata una bella serata.
Rideva, era tranquilla.
E allora perchè?
 
Dopo la mia domanda su Eleonora, si è rabbuiata.
Che se la sia presa?
Forse ho sbagliato a chiedere.
Ho bisogno di chiarire con lei.
 
 
                                            **********
 
 
Non ce l' ho fatta.
Ho paura.
Ho paura a lasciarmi andare.
 
Lei mi fa sentire cose che non provavo da tempo.
Mi fa sentire bene.
Ma io non so se me lo merito.
Non so se LA merito.
 
Le nostre mani unite.
Quella sensazione di benessere che si è impadronita di me.
Non so se sono pronta per tutto questo.
Non so se posso affrontarlo di nuovo.
Non voglio stare male, ancora.
 
E se mi lasciassi andare, lasciandomi coinvolgere e Alessia, dopo poco, capisse che non sono fatta per lei?
Cosa farei?
No, non sono pronta.
Non ce la faccio.
 
E' da quando sono tornata a casa mia e mi sono seduta sul divano, che mi faccio queste domande.
Ho acceso la tv, solo per non essere avvolta dal silenzio.
Per non sentirmi sola come un cane, o meglio, CON un cane.
Dato che Terry è qui ai miei piedi che dorme.
 
All' improvviso sento la porta di casa aprirsi.
Mi volto e vedo la fgura di Nene.
Che ci fa qui?
Aveva detto che non sarebbe tornata.
 
Scruto i suoi occhi.
Capisco subito che c'è qualcosa che non va nel suo sguardo.
Dolore. Tristezza.
 
Non dice niente.
Si leva le scarpe, abbandonandole vicino la porta.
Mi viene incontro.
Si porta sul divano.
Si stende, appoggiando la testa sul mio stomaco.
Cerca la mia mano, stringendola subito nella sua.
 
Si, decisamente c'è qualcosa che non va.
Poche volte l'ho vista in questo stato.
E sempre per colpa della persona che frequenta.
Ma non me ne ha mai parlato apertamente.
E' fatta così.
 
Inizio ad accarezzarle i capelli con la mano libera.
La sento sospirare.
Un sospiro triste.
Devo distrarla dai suoi pensieri, ormai la conosco.
 
-Siamo andate al cinema- parlo piano, quasi sussurrando -abbiamo visto quel nuovo film sull' alluvione, hai presente?- annuisce solamente, stringendo un po' di più la mia mano -E' molto bello- continuo, senza smettere di accarezzarla -sai, l'ho vista allenarsi. E' davvero brava. Fa il libero- sorrido, al ricordo -è assai buffa- ridacchio -ad un certo punto mi ha chiesto se tra me e te c'è o c'è mai stato qualcosa- scoppio a ridere, senza riuscire a controllare ciò.
 
E finalmente la sento sorridere contro la mia maglietta.
La stretta al mio stomaco diminuisce, la preoccupazione cala.
Sposta la testa dal mio stomaco, all' incavo del mio collo.
Le lascio un bacio in fronte, per poi riprendere a parlare.
So di avere la sua attenzione.
 
-Dopo il cinema l'ho accompagnata a casa. Ha provato a baciarmi- lascio andare un sospiro -mi sono scansata, scusata e sono praticamente scappata- 
 
Al solo pensiero mi sento veramente in colpa.
Non dovevo lasciarla così.
Ma mi è presa la paura e il panico.
Non sapevo cosa fare.
 
-Perchè?- alza la testa di scatto, puntando i suoi occhi nei miei -a causa mia? Feffe, ti ho dato la mia approvazione. Cosa è successo?- domanda, ansiosa.
 
-Non ho trovato la mia, di approvazione- abbasso lo sguardo, colpevole.
 
Sento le sue dita sulla mia guancia.
Mi accarezza piano, richiedendo il mio sguardo.
Ha capito ttutto.
Ha capito le mie paura, la mia preoccupazione....il mio senso di colpa.
 
-Francesca- non mi chiama mai così, deduco che sta per fare un discorso serio -te lo meriti, ti meriti di essere felice- mi dice in tono duro -se lei ti fa stare bene, lasciati andare. Non pensare al resto. Al resto pensiamo io, Ale e Lore. Capito? Ci siamo, siamo con te. Io sono con te- mi sorride dolce.
 
-Ci devo pensare, Nene- lascio andare un altro sospiro.
 
Riporta la testa dove prima, lasciando che io continui ad accarezzarle i capelli.
Sa che non deve insistere.
Sa che ci penserò sul serio.
 
-Tu ne vuoi parlare?- le chiedo, riferendomi al suo stato d' animo.
 
-No, ma grazie- risponde solamente, come al solito.
 
Rafforza la presa tra le nostre mani, facendomi capire che sa che ci sono se vuole.
Rimaniamo così.
A fissare le immagini che si susseguono alla tv, senza guardarle veramente.
Ognuna avvolta e persa nei propri pensieri.
Le mani unite, le menti lontane.
 
_______________________________________________________________________________________________

ANGOLO AUTRICE:

Buon giorno ^^
Prima di tutto, un grazie speciale ai miei recensori!
Soprattutto a Mr_Mumu che ha segnalato la mia storia all' amministazione, per farla inserire tra le "storie scelte"
Io, davvero, non so che dire!
Ti ringrazio infinitamente, mi sento onorata! *_*

Ora, veniamo alla storia.
Altri indizi e passi avanti.
Chi è F??? Che ruolo aveva nella vita di Feffe? Avete delle ipotesi? Ditemi :)
Poi c'è la strana relazione di Eleonora....chissà, chissà.
In questo capitolo abbiamo visto il lato fragile di Nene. Fragile e forte allo stesso tempo.
Che ne pensate? Avete cambiato opinione su di lei?
Più che altro, Francesca, cambierà idea? Si lascerà andare?
E cosa farà Alessia?

Bene, ci vediamo al prossimo capitolo che, salvo imprevisti, arriverà come sempre fra due giorni! ;)
Grazie a tutti quelli che a modo loro seguono questa storia!
Un bacio!.

Ps: mi scuo per i probabili errori ortografici, ma sono di fretta e non ce l'ho fatta a rileggere tutto! Scusatemi.

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Capitolo 8
*** Decisioni. ***


 
 
Apro gli occhi.
Sbadiglio e mi stiracchio.
Ahi, un crampo al polpaccio.
Impreco e aspetto passi.
Perfetto.
 
Mi alzo e, come al solito, trovo già Nene seduta al tavolo in cucina.
Sta volta neanche mi ha aspettato per fare colazione.
Maledetta.
 
Ieri dopo esser state un altro po' sul divano, ci siamo ritirate nelle proprie stanze.
O meglio, io nella mia propria, lei in quella degli ospiti.
Forse non ha ancora capito che questa non è casa sua.
E' sempre la solita.
 
Prendo un bicchiere di latte freddo e mi preparo un toast.
E quando sto per mettermi a sedere suonano al campanello.
 
-Sono le 7 e 30, chi cazzo è a quest' ora?- sbotta, Ele, con sempre la voce assonnata.
 
-E' Lorenzo, ha detto che viene a farmi compagnia a lavoro- rispondo, mentre vado ad aprire.
 
Apro la porta.
Mi ritrovo davanti lui, tutto sorridente.
Che cazzo ha da sorridere già a quest' ora?
 
Neanche il tempo di chiederglielo, che vengo travolta da un suo abbraccio.
Mi stringe forte tra le braccia.
Mi alza in aria, facendomi girare.
Dio, lo odio.
 
-Feffe! Ti ho mai detto quanto ti voglio bene?- 
 
Ok, che cos' ha questo stupido?
Sapevo che non era normale, ma non immaginavo fino a questo punto.
 
-Mettimi giù!- gli ordino -Si può sapere cosa ti è preso?- 
 
Finalmente si leva i suoi ray ban scuri.
Scruto il suo sguardo.
Oh no.
Conosco quel luccichio nei suoi occhi.
 
-Ieri ho conosciuto una!- squittisce, come una ragazzina in calore.
 
Lo sapevo.
Mi porto una mano sulla fronte, scuotendo la testa.
Ok, non ho tempo per questo.
 
-Va bene, me lo racconterai a lavoro- lo spingo fuori di casa -andiamo che è già tardi- 
 
-CIAAAAO ELE!- urla, rimettendo la testa dentro la mia abitazione.
 
-Che cazzo urli? Vuoi svegliarmi il vicinato?- gli tiro un calcio nel sedere, costringendolo ad entrare in auto.
 
-Scusa eh, ma te non la saluti?- 
 
-L'ho avuta tutta la notte in casa, perchè dovrei salutarla?- rispondo, dopo essermi messa la cintura di sicurezza.
 
-Ripeto: siete strane voi due- mette in moto, dirigendosi al Danger.
 
Dio, si prospetta una luuuunga mattinata.
Non sono per niente preparata.
Non ho neanche dormito molto.
Troppo impegnata a tenere a bada i sensi di colpa, per come ho trattato Alessia.
Non ho ancora deciso cosa fare con lei
 
Nene dice che se mi fa stare bene, devo provarci fregandomene del resto.
Ma come posso fregarmene del resto?
Però lei è così speciale.
Mi sento tranquilla in sua compagnia e non succedeva da tanto tempo.
Uff, mi sta andando in pappa il cervello.
 
 
                                           **********
 
 
-Cioè, ti ha lasciato così senza una spiegazione?- domanda, per l' ennesima volta, Erica.
 
Stiamo andando a scuola.
A piedi.
Come ogni singola mattina.
 
Le ho raccontato della serata di ieri.
Di Feffe.
Del quasi bacio.
Della sua fuga immediata, subito dopo.
 
-Ti ho detto di si!- dico, affranta.
 
-Che stronza!- esortisce, con un' alzata di spalle.
 
-Smettila- la rimprovero -magari ha una spiegazione- continuo, guardandola -spero- sospiro.
 
-Lo spero anche io!- mi sorride -altrimenti le spacco il culo!- porta in alto il pugno, facendo una faccia che a regola doveva essere spaventosa, ma invece sembra più una che si sta cacando addosso.
 
-Erica, io ti voglio bene, lo sai. Ma pensi davvero di potercela fare? Insomma, lei gioca a rugby e credo che con una manata, ti metta a dormire- ridacchio, accelerando il passo.
 
-Dammi un po' di fiducia no?!- dice, finta arrabbiata.
 
Ho pensato ad ogni possibile spiegazione per il comportamento di Feffe, ma con scarsi risultati.
Insomma, cos'è che l' ha trattenuta?
Aveva l' alito cattivo?
Io, avevo l' alito cattivo?
La differenza di età?
Si è ricordata di un impegno importante?
Dio, devo sapere!
 
-Uffa, Eri! Ho bisogno di una spiegazione!- sbotto.
 
-E allora vai a chiedergiela!- rosponde, semplicemente.
 
-E come?-
 
-Bhè, sai dove e quando si allena, dove lavora. Non è difficile!- mi sorride, incoraggiandomi.
 
Ed è lì, che m' illumino.
Ieri sera mi ha detto che il Danger di mattina è un bar a tutti gli effetti.
Ha detto anche che oggi aveva il turno proprio di mattina.
Fanculo la scuola.
 
-Ok, vado!- mi volto, iniziando a camminare nella direzione opposta.
 
-Ma dove vai?- mi afferra per un braccio.
 
-Da Feffe! Ti chiamo dopo e coprimi a scuola!- le lascio un bacio su una guancia, riniziando a camminare.
 
-Ok, dirò che sei malata!- mi volto facendole un occhiolino -e in bocca al lupo, Ale!-
 
-Sisi, vai e conquista- ridacchio, dicendo quella frase, che Erica usa dire ogni volta che può.
 
Ce la puoi fare Alessia.
Vai lì, la metti alle strette e ti fai dare una motivazione.
Basta che non ti perdi nei suoi occhi.
Che non t' incanti a guardarla.
Dio, fa che non sia di pessimo umore.
 
                                    **********
 
-Insomma, ero con Alessandro a questa festa no? E lì incontro questa rossa focosa che mi si appiccica addosso e inizia a ballare strusciandosi a me. Insomma, una cosa tira l' altra e siamo finiti in una camera da letto a scambiarci le proprie opinioni. Sai cosa intendo, no?- 
 
-Ti prego, Lore, ho capito e in tutta sincerità non m' interessa!- lo stoppo, alzando una mano e tornando a fare i caffè che mi sono stati chiesti.
 
Inizio a pentirmi di aver accettato la sua proposta.
La prossima volta col cavolo che lo porto a lavoro con me.
Gli voglio bene, si, ma certe volte mi verrebbe da prenderlo a calci.
 
E poi io volevo solo un po' di tempo per me.
Per riflettere e pensare.
Per capire cosa voglio veramente.
Ho anche questo mal di testa che non mi lascia in pace.
 
-Lore- lo chiamo -mi prendi, per favore, le mie pasticche nella borsa?- 
 
-Perchè? Hai ancora quei mal di testa?- domanda, preoccupato.
 
-Si, ma tranquillo, non sono più tanto frequenti- lo rassicuro.
 
Annuisce, iniziando a rufolarmi nella borsa.
Lo capisco.
Capisco la sua preoccupazione.
Ma non ce n'è motivo.
Sto bene, adesso.
 
Non ho più dolori.
I mal di testa li ho di rado e solo quando sono sotto stress.
Poteva andarmi decisamente peggio, quel giorno.
 
-Tieni- mi porge la confezione, abbozzando un sorriso.
 
-Grazie- ricambio il sorriso, versandomi un bicchiere d' acqua.
 
Butto giù la pasticca.
Metto il bicchiere nel lavello.
Torno a guardare il mio amico che, come immaginavo, mi sta fissando.
 
-ok, cosa c'è?- faccio, scocciata.
 
-Dovresti dirmelo tu- risponde prontamente -cosa c'è che ti preoccupa?-
 
-Niente- 
 
-Feffe- mi richiama.
 
-Ti ho detto niente- ripeto, dandogli le spalle.
 
-Frà, ti conosco. Andiamo, sono io, puoi parlare con me- addolcisce il tono.
 
Sbuffo.
Sbuffo perchè lui e Nene mi conoscono troppo bene.
Sbuffo perchè ora mi tocca raccontargli tutto.
Ma soprattutto, sbuffo, perchè so già cosa mi dirà.
 
-E va bene- lascio andare un sospiro, voltandomi verso di lui -ieri sono uscita con Alessia, ti ricordi di lei?-
 
-Certo! Molto carina!- sorride a trentadue denti, scattando sull' attenti.
 
-Ecco, sono andata a prenderla agli allenamenti di pallavolo e poi siamo andate al cinema-
 
-E dopo?- domanda, interessato.
 
-E dopo l'ho riaccompagnata a casa e..- sospiro -e ha cercato di baciarmi, ma..-
 
-Ma te ti sei scansata- finisce lui per me.
 
-Già- mi limito a dire.
 
Rimaniamo a fissarci per un po'.
So cosa mi dirà.
E una parte di me sa che ha ragione, ma l' altra è bloccata dalla paura.
Non so che fare.
 
-Dovresti lasciarti andare- rompe il silenzio.
 
Ecco, appunto, lo sapevo.
Continuano a ripetermelo tutti.
Nene.
Lui.
Alessandro.
E perfino Maria, la madre di Eleonora, che in fondo è come se fosse anche la mia.
La fanno facile loro.
Ma non è per niente facile.
 
-Non è semplice- lascio andare un sospiro, abbassando lo sguardo.
 
-Feffe, sono passati due anni- mi mette una mano sulla spalla, allungandosi sul bancone -ti meriti di essere felice-
 
-Lo ha detto anche Nene- sorrido amara.
 
-Ho sempre detto che è una ragazza intelligente- soggnigna, strappandomi una leggera risata -Dai Feffe, provaci almeno!-
 
-Non posso semplicemente provarci, Lore!- butto lo straccio che ho in mano per pulire, nel lavello, in uno scatto di rabbia -perchè se poi capissi che non sono pronta? Cosa dirò a Alessia? No, non se lo merita. Io non la merito-
 
-Non dire queste cazzare!- sbotta, battendo una mano sul piano che ci divide -sei una persona meravigliosa, Feffe, devi imparare a crederci anche tu. Sai che non sarai mai in grado di farle del male- mi da un buffetto su una guancia, facendomi capire che non è arrabbiato.
 
Mi sforzo di sorridere.
Ma non credo di esserci propiamente riuscita.
E' che è tutto così complicato.
La mia vita è complicata.
 
-Va bene, ci penserò- gli concedo, vedendolo poi annuire soddisfatto.
 
Il rumore della porta che si apre ci fa voltare in quella direzione.
Una figura piccola e riccioluta.
Occhi color del cioccolato.
Jeans, camicetta bianca e polacchine nere.
Alessia.
 
-Ciao- saluta, timidamente.
 
-Ciao- rispondiamo in coro, io e il mio amico.
 
Gli sguardi incatenati.
I suoi occhi che mi parlano.
E' ferita e sono stata io ad averla ferita.
Ma leggo anche determinazione in quelle iridi ipnotiche.
Che ci fai, qui, piccola Alessia?
 
                                           **********
 
 
Concentrata, Alessia.
Rimani concentrata sul tuo obiettivo.
 
Ma come faccio?
Guardala, è bellissima.
Nike alte, jeans chiari, maglietta dell' Hard rock e capelli raccolti in una coda alta.
Ok, mi sono dimenticata perfino come mi chiamo.
 
-Come mai quì?- la sua domanda mi riporta alla realtà.
 
-Ehm, sono venuta a fare colazione- mento spudoratamente.
 
-E la scuola?-
 
-Assemblea d' istituto- mento di nuovo.
 
Mi metto a sedere al bancone.
Accanto a Lorenzo, che mi sorride amichevole.
Torno a guardarla.
Occhi verde scuro.
Perfetto, è di cattivo umore.
 
-cosa prendi?- mi domanda.
 
-Un cornetto al cioccolato e un cappuccino- rispondo, distrattamente, troppo concentrata a guardare i pearcing al suo orecchio destro.
 
-Subito- mi da le spalle, iniziando a trafficcre davanti a se.
 
Ok, Alessia.
Tieni lo sguardo alto.
Non fissare e ripeto NON, il suo perfetto fondo schiena.
Non guardare in basso.
Non guardare in......fanculo!
 
-Ecco a te- mi porge davanti il tutto, con un sorriso tirato.
 
-ok, ora basta!- sbotto, facendo sobbalzare sia lei che il suo amico -pensi di darmi una spiegazione entro breve o devo cavartela con la forza?- neanche mi sono accorta di essere scattata in piedi.
 
Sorpresa.
La vedo molto sorpresa e colpevole.
La sua espressione confusa, tramuta presto in un' espressione triste.
Bene, ora mi sento anche in colpa.
 
-Lore, dai un' occhiata qui- dice, rivolgendosi al ragazzo di fianco a me -te, vieni con me- mi fa cenno di seguirla nel retro.
 
Siamo in un corridoio stretto e un po' buio.
Ai lati ci sono un paio di porte tutte uguali.
Mi sento un po' in soggezione.
 
Siamo una di fronte all' altra.
Vicine.
Troppo vicine.
 
-Cosa vuoi sapere?- domanda in un sospiro, appoggiandosi con la schiena alla parete.
 
-Perchè te ne sei andata così, ieri? Ho fatto o detto qualcosa di sbagliato?- la imito, sorreggendomi al muro dietro di me.
 
-No, non è colpa tua- ripete la stessa frase della sera scorsa.
 
Mi sento presa in giro.
Mi sento l' idiota di turno che si prende una cotta per la ragazza che non può avere.
Sono così stupida.
 
-Non dirmi la solita frase di circostanza! Cosa sono per te, eh? Un passatempo?- soffio, arrabbiata.
 
-No, Ale...io..-
 
-io cosa?- la interrompo -sarò anche più piccola di te, ma non puoi trattarmi in questo modo!-
 
-Alessia, non..- tenta di nuovo, ma ancora la interrompo.
 
-Non hai il diritto di prendermi in giro, non...-
 
Mi sorprende scattando in avanti e mettendo le mani sul muro, ai lati della mia testa.
Di colpo il suo profumo mi avvolge.
Mi assale le narici.
Mi fa del tutto perdere la cognizione del tempo e dello spazio.
Come può farmi questo effetto?
 
-Mi dispiace- sussurra al mio orecchio, facendomi rabbrividere -Non posso-
 
-Che vuol dire che non puoi?- sussurro a mia volta, preda di questa situazione.
 
-Ho paura- rivela, sospirando.
 
La sua voce così bassa.
Credo di poter impazzire.
Ho bisogno di aria.
 
-Paura di cosa?- domando, confusa.
 
-Di te- confessa -per te- sospira di nuovo.
 
Il suo corpo così vicino al mio.
Vorrei toccarla.
Vorrei attirarla a me e baciarla.
 
-E io posso fare qualcosa per aiutarti?- deglutisco a vuoto.
 
-No, non dipende da te, ma da me-
 
-Feffe, io....mi piaci. Non voglio lasciarti andare...io..-
 
-Ti prego- m' interrompe, allontanandosi -ti prego, vai via- abbassa lo sguardo, abbandonando le braccia lungo i fianchi.
 
-Ma..-
 
-Ti prego- m' interrompe di nuovo.
 
Annuisco solamente.
Mi allontano.
Mi allontano da quella situazione, da quel posto....da lei.
Mi sento ferita, confusa, respinta.
Le ho confessato che mi piace e l' unica cosa che ha saputo fare è stata mandarmi via.
 
Prendo il cappotto, lanciando un breve cenno di saluto a Lorenzo.
Esco da lì.
Lasciandomi quella conversazione alle spalle.
 
Erica.
Ho bisogno di sfogarmi con Erica.
Perchè non posso farmi prendere dalla tristezza.
Non oggi.
Stasera abbiamo una partita importante.
Non devo pensare ad altro.
 
                                     
                                       **********
 
 
Quando non voglio pensare, ho poche scelte.
Posso leggere.
Posso immergermi nella lettura e concentrarmi su quelle lettere, parole, frasi stampate e scritte da qualcun' altro.
 
Oppure, posso spengere il cervello e buttarmi nel rugby.
Ed è esattamente questo che sto facendo.
 
Ho gli allenamenti.
Sono in campo con la mia squadra e l' allenatore ci sta facendo sgobbare come dei muli.
Ma è giusto così.
Abbiamo un primo posto da difendere.
 
In questo momento ho la palla in mano.
Rompo il primo placcaggio e evito il secondo.
Impegno la persona davanti e passo il pallone a Nene, sfruttando il due contro uno.
Meta.
 
-Bell' azione, Feffe!- Cinzia, la nostra apertuta, mi da una pacca sulla spalla sorridendo -gioca così domenica e abbiamo la vittoria assicurata- mi supera, andandosi a schierare.
 
-So cosa stai facendo- mi dice Nene, sorpassandomi -non ti aiuterà questo- 
 
Non mi guarda.
E' arrabbiata con me.
Abbiamo litigato.
Quando sono tornata a casa, le ho raccontato del mio incontro con Alessia.
Si è incavolata, dicendo che ho l' occasione per essere felice e che lo sta buttando via.
Non posso darle torto.
Non posso avrcela con lei, perchè ha ragione.
 
Basta, non devo pensare.
Mi butto, placcando violentemente Bianca e facendole un po' male.
Cazzo.
E' l' ennesima compagna di squadra che placco così duramente, stasera.
 
-Francesca!- mi richiama, Antonio, il mio allenatore -si può sapere che hai?- mi domanda una volta che sono di fronte a lui -vuoi infortunarmi tutte le giocatrici?- sorride, ma so che parla sul serio -perchè non vai a fare la doccia e ti riposi, eh?!- annuisco, senza ribattere.
 
Mi dirigo verso lo spogliatoio.
Entro, chiudendomi la porta alle spalle.
Mi spoglio velocemente, buttandomi sotto il getto d' acqua calda della doccia.
 
Riaccendo il cervello.
Tornano i pensieri.
Le preoccupazioni.
Le paure.
 
Alessia.
Perchè, adesso, vorrei averla quì?
Perchè vorrei sentire la sua presenza accanto a me?
 
M' insapono, lanciando successivamente il flacone di bagnoschiuma lontano, con rabbia.
 
-Fanculo- ringhio a denti stretti.
 
Praticamente vivo per conto mio da quanto avevo 15 anni e ora non riesco a prendere una fottuta decisione?
Ma perchè deve essere sempre tutto così complicato?
 
Esco dalla doccia.
Mi avvicino al mio borsone, asciugandomi.
Inizio a vestirmi.
 
Una volta vestita, mi lascio cadere sulla panchina.
Abbasso la testa, tenendomela con le mani.
Sospiro.
 
All' improvviso sento qualcuno sedersi accanto a me e passarmi un braccio intorno alle spalle.
Non c'è bisogno di vedere di chi si tratta.
Lo so di già.
 
-Non dovresti pensare così tanto, ti fa male- scherza -sai cosa devi fare- torna seria.
 
-Nene, io....mi dispiace per prima..non volevo litigare...io..-
 
-Lo so. Non preoccuparti- m' interrompe -vai da lei, Feffe. Dammi retta una volta ogni tanto. Smettila di pensare alle conseguenze, vivi e basta-
 
Alzo la testa.
Punto i miei occhi nei suoi.
La vedo sorridere.
E poi mi tira uno schiaffio dal niente.
 
-Ma che cazz..-
 
-Questo è da parte di Bianca. Per averla placcata a stronza- scoppia a ridere, coinvolgendomi.
 
-Già, dovrei scusarmi- dico, sentendomi un po' in colpa.
 
-Si, dovresti. Ma non ora. Vai da lei, adesso. Corri- mi punta un dito contro, minacciandomi -ok, corri, ma non in macchina. Capito?- aggiunge, preoccupata.
 
-Tranquilla, vado piano, lo sai- mi avvicino, stampandole un bacio su una guancia -grazie- sussurro, prima di afferrare la borsa e fiondarmi fuori.
 
 
                                               **********
 
-PUPPATECELAAAAA- Urla euforica, Erica, saltando per tutto lo spogliatoio e facendo ridere tutte.
 
Non posso ancora crederci.
Abbiamo vinto.
Siamo prime in classifica, adesso.
 
3 set a 2.
E' stata una partita bellissima e avvincente.
Le abbiamo stracciate.
 
-E smettila, Eri!- la richiama divertita, Veronica, prendendola per un braccio e tirandola giù dalla panchina -rispetto per le avversarie-
 
-ok, ok...rispetto..- dice la mia amica -MA GLI ABBIAMO FATTO IL CULOOOO- torna a saltare come un' idiota.
 
Vero, scuote il capo rassegnata.
Erica ormai è andata.
L' abbiamo persa.
 
Ora che la partita è finita è inevitabile, per me, tornare a pensare a Lei.
Non capisco di cosa ha paura.
Non mi sembra di essere un mostro cattivo.
 
Sospiro, entrando sotto la doccia.
Abbiamo le docce a cabina.
Quindi, stiamo sempre a coppie.
A me tocca sempre Erica.
 
-Su con il morale, amica- eccola che entra -ne troverai altre mille, anche più belle di lei-
 
-Zitta! Ti ricordo che quì, a parte te, nessuno sa del mio piccolo segreto- le tappo la bocca con una mano.
 
-Scusami-
 
La mollo, tornando a sciacquarmi.
Sospiro di nuovo.
Non capisco perchè Feffe la fa così difficile.
 
-Dai Ale, non mi piace vederti triste- mette il broncio -voglio vederti ridere-
 
-Tranquilla, presto mi passerà- la rassicuro.
 
Bugia.
La verità è che mi sono presa una cotta colossale.
Non mi passerà facilmente.
Che palle.
 
Esco dalla doccia, asciugandomi in fretta e vestendomi.
Voglio solo andare a casa mia.
Andare a casa e buttarmi sul letto per piangermi addosso.
 
-CIAO RAGAZZE- faccio un urlo generale di saluto, per poi uscire.
 
Percorro il corridoio degli spogliatoi.
Apro la porta in fondo, uscendo definitivamente dalla palestra.
Mi dirigo al parcheggio dove ho lasciato il motorino.
 
Come giro l' angolo, qualcuno mi afferra per un braccio, trascinandomi nel vicolo vicino.
Spavento.
Sono terrorizzata e ho gli occhi chiusi.
La persona che mi tiene imprigionata con le spalle al muro, non parla.
 
Però poi vengo travolta da un profumo di cocco e vaniglia.
Solo una persona ha quel profumo buono.
Apro di scatto gli occhi.
Feffe.
 
-Feffe!- la chiamo, con tono di rimprovero -mi hai spaventato a morte!-
 
-Scusa, non volevo- sorride.
 
Un sorriso sincero.
Un sorriso vero.
Un sorriso, che raramente le ho visto sul volto.
 
-Insomma, cosa vuoi?- le domando, confusa.
 
-Io sono un disastro- afferma, lasciandomi perplessa -sono un casino ambulante. La mia vita è un casino-
 
-Non capisco cosa c' entri, ora, questo- la interrompo, senza riuscire a capire.
 
-Quello che voglio dire è che ho paura a lasciarmi andare con te, perchè ho paura di trascinarti in questo casino. Non voglio farti soffrire- 
 
Ha lo sguardo triste.
Gli occhi ancora scuri e più cupi.
E' sincera.
E' sincera e si sta aprendo con me.
 
-Non puoi prendere te questa decisione. Non spetta solo a te. Siamo in due e io posso decidere benissimo per me stessa- 
 
Restiamo a fissarci per un tempo indefinito.
Le sue mani ai lati della mia testa.
Le mie, che afferrano la sua felpa.
Le sue labbra che richiamano le mie, come calamite.
Dio, quanto vorrei sapere che sapore hanno.
 
-Sei così bella- dice, all' improvviso -e hai giocato veramente bene, stasera- sorride.
 
-Mi hai visto?- domando sorpresa -Ma non avevi gli allenamenti?-
 
-Lunga storia- 
 
Ancora silenzio.
Ma non un silenzio imbarazzante.
E' uno di quei silenzi armoniosi.
Un silenzio dove non servono parole.
Dove gli occhi, parlano al posto tuo.
 
-Anche tu mi piaci- è ancora lei a rompere il silenzio.
 
-Ti prego, Feffe. Non andartene anche questa volta- la supplico.
 
-E' difficile starmi vicino- sospira -credi di poter resistere?-
 
-Lasciami almeno provare-  
 
Porta le sue mani, sul mio viso.
Accarezza le mie guance.
Vedo il suo sguardo alternarsi dai miei occhi alle mie labbra.
 
Sposto le mie mani sui suoi fianchi.
L' attiro addosso a me.
Ora siamo praticamente incollate.
 
-Sappi che potrai tirarti indietro quando vorrai- m' informa.
 
-Non lo farò- affermo, convinta.
 
Avvicina il viso al mio.
Sento chiaramente il suo respiro infrangersi contro il mio.
Chiude gli occhi.
E finalmente, appoggia le labbra sulle mie.
 
Le sfiora.
Le accarezza.
Per poi iniziare a muoverle con più convinzione sopra le mie.
 
Le sue labbra sanno di mare.
Sanno di vento e libertà.
Sanno di pace e tranquillità.
Sono morbide e soffici.
Semplicemente perfette.
 
Dischiude le labbra, accarezzandomi il labbro superiore con la lingua.
Mi chiede il permesso di entrare.
Permesso, che concedo quasi subito e più che volentieri.
 
Le nostre lingue s' incontrano.
Come se non avessero aspettato altro.
Si scontrano e poi si allontanano.
Si sfiorano e lottano tra loro.
 
Ha un sapore così buono.
Un sapore unico.
Dio, potrei perdermi in questo bacio.
 
Quante volte mi sono immaginata questo momento?
Quante volte da quanto l' ho vista, ho sperato che accadesse tutto questo?
E ora è pura realtà.
E' qui, davanti a me, e sta succedendo davvero.
 
Ci stacchiamo per mancanza di ossigeno.
Appogia la fronte contro la mia.
Riapre gli occhi, permettendomi di perdermi in quel prato verde.
Un verde adesso chiaro e scintillante.
 
-Sei bellssima- sussurra a pochi millimetri dalle mie labbra, strusciando poi il suo naso contro il mio.
 
-Grazie- arrossisco in una maniera imbarazzante -cosa siamo adesso?- le domando, all' improvviso.
 
-Ecco che torna la tua mania di controllo- sorride -comunque, dato che per te è importante, possiamo definirci come due persone che si frequanto. Va bene?-
 
-Va bene- sorrido a mia volta.
 
Sorride di nuovo.
Mi concede un ultimo sguardo.
Poi, lentamente, torna a impossessarsi delle mie labbra.
Ok, ora si, che sono completamente fottuta.
 
_______________________________________________________________________________________________

ANGOLO AUTRICE:

Prima di tutto, chiedo scusa per il ritardo!
Sono stata male, con tanto di febbre alta e quindi non ho potuto scrivere!
Mi dispiace!

Cooomuuunque, veniamo alla storia:
Finalmente quelle due ce l' hanno fatta!
In realtà non c'è molto da dire su questo capitolo.
Le cose si stanno smuovendo e ora ci resta solo aspettare e vedere come andrà.

Grazie a tutti quelli che leggono\seguono\preferiscono e ricordano!
Grazie infinite a chi perde due minuti per lasciarmi le proprie impressioni.
Siete fantastici!

A presto ^^

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Capitolo 9
*** Frequentarsi. ***


 
 
 
Sabato mattina.
Di solito prolungo la mia ora di corsa.
Però stamani ho veramente troppe cose da fare.
 
Infatti, sono appena tornata e mi devo muovere.
Abbandono le scarpe da corsa in una parte indefinita della casa.
Mi spoglio della t-shirt e dei pantaloncini.
Mi privo anche dell' intimo e mi butto sotto il getto d' acqua della doccia.
 
Amo pensare mentre mi faccio il bagno.
C'è un senso di pace e tranquillità.
Ci siamo solo io e i miei pensieri.
E' fantastico.
 
Penso a Alessia.
Al meraviglioso bacio di giovedì sera.
Alle sensazioni che mi ha scaturito.
 
Sensazioni, che pensavo fossero morte e sepolte dentro di me.
Morte e sepolte da molto tempo.
E invece, lei, è riuscita a riportarle a galla.
A farle riemergere.
 
Non ci siamo potute vedere, ieri.
A dir la verità non ho neanche il suo numero di telefono.
E devo assolutamente rimediare.
 
Esco dalla doccia, avvolgendomi nell' accappatoio.
Mi asciugo in fretta i capelli, lasciandoli mossi.
M' infilo il primo completo intimo che trovo nel cassetto.
Un paio di jeans chiari e la felpa della squadra.
Amo quella felpa.
Inforco il mio paio di Puma alte, afferro le chiavi della macchina e esco di casa.
 
Ma non vado troppo lontano.
Non ancora.
 
Mi avvicino alla villa accanto alla mia abitazione.
E' una villa mooolto grande.
Con un giardino fantastico.
 
Non ho bisogno di suonare, ho le chiavi.
Ebbene si, questa un tempo, era pure casa mia.
Si, è la "piccola casetta" di Eleonora.
O meglio, dei suoi genitori.
Lei vive ancora con loro.
Bhè, in fondo sono io quella strana.
E' normale che a vent' anni si viva ancora con i propri genitori.
 
Maria e Giovanni hanno fatto carriera nel settore delle assicurazioni.
Hanno messo su una grossa società.
Si sono fatti il mazzo per ottenere tutto quello che hanno.
Li ammiro molto.
 
-Maria?- chiamo ad alta voce, entrando in casa.
 
Una donna bionda e dagli occhi azzurri, mi viene incontro sorridendo.
E' la copia sputata di Nene.
Solo con un po' più di rughe.
Ma nonostante i suoi quarantacinque anni, è una bellissima donna.
 
-Francesca!- mi abbraccia forte, per poi lasciarmi andare -Hai bisogno di qualcosa? Vuoi un caffè? Hai fame?-
 
Sorrido.
Tipico di Maria.
Si preoccupa veramente troppo per me.
 
-No, Maria, grazie- le rispondo gentilmente -è che sto uscendo a fare la spesa, volevo sapere se ti mancava qualcosa-
 
-Oh, no, non preoccuparti!- mi lascia una carezza su una guancia -piuttosto, non mi hai più detto niente di quella ragazza- 
 
Eh, Maria.
E' come una mamma per me.
E più volte mi ha detto che, ormai, mi considera come una figlia.
Infatti, come ogni madre che si rispetti, non perde mai occasione per farmi domande sulla mia vita privata.
Ma lo apprezzo molto.
Apprezzo tantissimo il suo interessarsi a me e alla mia vita.
 
-Diciamo che ci sto lavorando- le faccio un occhiolino -ora devo proprio andare, ho un mucchio di cose da fare!- mi avvicino, dandole un bacio su una guancia.
 
-Certo, va' pure! E fai a modo, eh!- si raccomanda, come al solito.
 
Le sorrido.
Mi volto, andando verso la porta.
Ma proprio mentre sto per uscire mi richiama.
 
-Francesca?- mi giro nella sua direzione -hai per caso sentito Eleonora? So che era a dormire da te, stanotte, ma poi non si è fatta più sentire!- 
 
Ah, era a dormire da me?
Quante volte le ho detto di avvertirmi quando la devo coprire?
Dio, è sempre la solita testona.
 
-Ehm si, è a giro con Lorenzo! Doveva aiutarlo in non so che cosa!- mento spudoratamente.
 
-Oh, va bene. Ciao, tesoro- ricambio il suo sorriso, uscendo definitivamente da lì.
 
Come sono fuori dal cancello, tiro un sospiro di sollievo.
Devo veramente ricordare a Nene che se vuole che le pari il culo, mi deve almeno mettere al corrente.
Scuoto la testa, entrando in auto e mettendo in moto.
 
Prima di andare al supermercato, devo fare un' altra cosa.
Ho una rosa bianca da portare.
Una persona da salutare.
 
Perchè si, posso stare relativamente bene, adesso.
Ma quel senso di colpa che mi attanaglia il petto, non mi lascia mai.
E ho una soluzione anche per quello, ma non posso dirlo a nessuno.
Soprattutto a Nene.
Si arrabbierebbe molto.
 
                                          **********
 
-Voglio morireeee- Si lamenta per l' ennesima volta, Erica.
 
-Andiamo, mancano solo cinque minuti al suono della campanella!- cerco di confortarla.
 
Posso capirla, in fondo.
La prof. Rossi è veramente una noia mortale.
Io amo la matematica, ma lei è proprio una rottura.
 
-Certo, potresti farmi stare meglio, raccontandomi dettagliatamente cosa è successo fra te e una certa ragazza- mi sussurra, avvicinandosi.
 
-Non c'è assolutamente niente da raccontare!- abbasso la testa, arrossendo visibilmente.
 
-Ah, ed è per questo che sei diventata color aragosta?- alza un sopracciglio, scettica.
 
-Ci siamo solo baciate e ora ci frequentiamo!- dico, sbrigativamente.
 
-certo, certo- risponde, non troppo convinta.
 
Solo baciate.
Solo baciate è veramente riduttivo.
Mooolto riduttivo per descrivere quel bacio.
 
Feffe bacia da Dio.
Le sue labbra sono così soffici e morbide.
Non vedo l' ora di riassaggiarle.
 
-Insomma, si può sapere cosa vuoi?- le domando, stizzita.
 
-Niente, è che Francesca sembra una persona che non si accontenta solo del bacio. Insomma, secondo me si aspetta qualcosa in poco tempo...qualcosa più di un semplice bacio- 
 
-Ma che cazzo dici?- sbotto -Feffe è fantastica e non è quel tipo di persona!- 
 
Credo.
Insomma, spero.
In realtà non ne ho idea.
 
-Se lo dici tu- riporta lo sguardo di fronte a se -ad ogni modo, quand'è che vi rivedrete?-
 
-Non lo so- rispondo, affranta -non ho neanche il suo numero di telefono!- piagnucolo -spero almeno di trovarla al Danger, stasera-
 
-Ce la trovi di sicuro, è sabato!- dice, ovvia.
 
 
E' che ho una voglia matta di rivederla.
In un certo senso...mi manca.
Uff, sospiro.
 
Finalmente la campanella ci libera da quella prigione!
Io e Erica raccogliamo le nostre cose, uscendo di classe.
Arianna e Chiara, oggi, hanno deciso di andare al centro commerciale invece di venire a scuola.
Buon per loro.
 
Esco dalla struttura.
Guardo di fronte a me.
Rimango sorpresa.
Piacevolmente sorpresa.
 
L' auto di Francesca è parcheggiata dall' altra parte della strada.
Feffe è lì vicino, all' ombra di un albero.
Poggiata al tronco, con le braccia conserte.
Appena i nostri sguardi s' incontrano, sorride.
 
-Vai dalla tua bella, vai!- Erica mi schiocca una manata sul sedere e poi si defila.
 
-SEI UN' IDIOTA!- le urlo dietro, guadagnandomi una linguaccia.
 
Scuoto la testa divertita.
Torno a guardare davanti a me.
E' bellissima.
 
Mi avvicino a lei.
Attraverso la strada e le sono praticamente di fronte.
Sinceramente, non so come devo comportarmi.
 
Poi, inaspettatamente, lei si fa più vicina.
Mi abbraccia.
Dopo un attimo di sorpresa ricambio l' abbraccio.
 
-Ciao- soffia al mio orecchio.
 
-Che ci fai qui?- chiedo, stupita, staccandomi leggermente da lei.
 
-Ero nei paraggi- risponde vaga -posso baciarti?- 
 
Ecco, forse è il momento giusto per diglielo.
Per confessare questa piccola, insulsa, cosuccia.
Speriamo la prenda bene.
 
-Io...ecco...Feffe...non...-
 
-Non l' hai ancora detto a nessuno, di te- sorride, interrompendomi -non ti preoccupare, non è un problema- si sporge, lasciandomi un bacio su una guancia.
 
-Cioè, non ti da fastidio?- domando, incredula.
 
-No. E' una decisione tua, non spetta a me- risponde, con un' alzata di spalle -Ti accompagno a casa, vuoi? Io devo fare un po' di commissioni, altrimenti ti avrei chiesto di farmi compagnia-
 
-Ma io voglio venire con te!- dico, prontamente.
 
-Sono cose noiose, Ale. Come fare la spesa ecc- 
 
-Ti prego, portami con te! Tanto a casa mia non c'è nessuno! - insisto, agguantandomi alla sua felpa.
 
-E va bene- si arrende -però, allora, prima ti offro il pranzo- mi fa cenno di salire in auto.
 
Ubbedisco, sorridendo gioiosa.
Non ci posso credere.
Sto per passare un intero pomeriggio con Lei.
Mi sento la persona più fortunata del mondo.
 
                                         **********
 
Questa giornata, che doveva essere noiosa, si sta rivelando assai piacevole.
Speravo di fare presto, stamani, così da far la spesa.
Purtroppo mi sono trattenuta troppo al cimitero.
Come sempre.
 
Adesso sono con Alessia alla Piadineria.
Ha voluto pranzare lì.
Per me, era indifferente.
 
-Non ti sei proprio confidata con nessuno?- le domando, tornando all' argomento di prima.
 
-Si, con Erica e lo sa pure mio fratello Marco. Solo perchè mi ha beccato con la mia ex- risponde, vaga.
 
Quindi non è totalmente inesperta al riguardo.
E' stata già con qualcuno.
Non che me ne importi qualcosa, però, meglio così.
 
-Hai fatto bene, è importante parlarne- 
 
-E te?- mi chiede, addentando la sua piadina.
 
-Lo sanno praticamente tutti- 
 
-Ma le mie amiche mi hanno detto che, qualche tempo fa, stavi con uno- afferma, perplessa.
 
Rido.
Mi lascio andare a una risata rumorosa.
Non ci posso credere che c'è chi sparla di me.
 
-Bhè, è vero- rispondo con un' alzata di spalle -sono bisessuale- 
 
-Che culo!- esclama -cioè, se ti va male con un sesso, provi con quell' altro! E' fantastico!- 
 
Rido di nuovo.
L' ha detto veramente?
Santa ingenuità.
 
-Oh, se ti piace pensarla così...- finisco la mia piadina, con un morso, per poi gettare la carta nel cestino.
 
-E i tuoi lo sanno?- 
 
-Diciamo di si...- faccio, vaga -dai, andiamo!- la incito, cambiando immediatamente argomento.
 
Non perchè mi crei fastidio parlare dei miei genitori.
E' che non lo reputo nemmeno importante.
Loro non sono niente per me.
Come io non lo sono per loro.
 
Entriamo in macchina.
Sto per mettere in moto, quando lei mi afferra un polso.
 
-Ora puoi, sai?- mi sorride.
 
-Cosa?- chiedo, confusa.
 
-Baciarmi- 
 
Sorrido.
Avvicino il viso al suo.
Porto una mano dietro la sua nuca, avvicinandola a me.
 
Faccio scontrare le nostre labbra.
Le sue sono dolci e sanno di ciliegia.
Semplicemente le adoro.
 
E' lei, questa volta, ad approfondire il bacio.
Dischiude le labbra, facendo incontrare le nostre lingue.
Giocano insieme per qualche secondo e poi ci stacchiamo con uno schiocco.
 
Apro gli occhi, perdendomi nei suoi.
Nei suoi color nocciola.
I suoi così puri e innocenti.
Come il suo animo.
 
-E' meglio andare- le dico, allontanandomi.
 
Metto in moto, uscendo dal parcheggio.
Tutto questo sembra così familiare.
Ed è strano.
Dannatamente strano.
 
Non frequento una persona da due anni ormai.
Non sono più stata insieme a nessuno.
Quel ragazzo di cui Alessia parlava prima, era una specie di amico con benefici.
Niente di più.
 
Ma con lei..
Con lei non voglio solo andarci a letto.
Anzi, quella è l' ultima cosa a cui penso.
Con Alessia, voglio solo la normalità.
 
 
                                                 **********
 
-Allora, che ti manca?- le domando, una volta preso il carrello e essere entrare al Penny Market.
 
-Più o meno, tutto- risponde, semplicemente.
 
Si avvia nel reparto delle verdure.
Prende un po' di zucchine.
Poi delle carote.
E altra roba.
 
E così gioca in tutte e due le squadra, eh.
Interessante.
Quindi, devo aver paura che me la rubino in troppi!
 
-Wow, non ti facevo tipo da biscotti al cioccolato!- esclamo, divertita, vedendola afferrare delle confezioni di biscotti.
 
-Infatti non sono per me- dice, mettendo tutto nel carrello -sono per Nene, se non glieli prendo, scatena il finimondo!-
 
Ancora lei.
Ma è impossibile!
Si, saranno anche solo amiche.
Ma fanno troppe cose insieme, per i miei gusti.
 
-e non li ha in casa sua?- chiedo, innocentemente.
 
-Si, ma è più a casa mia che nella sua- 
 
-capisco- 
 
Non mi piace.
Anche Erica è la mia migliore amica, ma non facciamo tutto insieme.
ok, sono forse gelosa?
E' che Eleonora è bellissima.
 
-Senti, non ti devi preoccupare di Nene- si avvicina, accarezzandomi una guancia -è come una sorella per me e ho la sfortuna di abitare accanto a casa sua, dove sta con i suoi- dice, ironica.
 
-Scusami- abbasso la testa, sentendomi un po' in colpa per i miei pensieri poco carini.
 
-Non ti scusare per niente- si allontana, dopo avermi regalato un' occhiata dolce.
 
Ora è impegnata a fare scorta di carta igenica.
Rotoloni di scottex.
E altre cose simili.
 
Io, invece, m' incanto nel reparto dei dolciumi.
Davanti le rotelle di liquirizia.
Sono la mia rovina.
 
-Feffe, prendiamo queste?- prendo in mano un pacchetto, voltandomi.
 
Mi giro e non la vedo.
Dove diavolo è finita?
Era qui, fino a un secondo fa.
 
E poi, poi la trovo.
Sorrido.
Sta aiutando una signora anziana con le buste della spesa.
A quanto pare non riusciva a sollevarle.
 
Prende tutte e quattro le buste in mano e l' accompagna fuori.
La vedo caricargliele in macchina.
La saluta gentilmente e rientra nel supermercato.
 
-Sei fantastica- le dico, una volta che mi ha raggiunta.
 
-Perchè?- chiede confusa.
 
-Per quello che hai appena fatto- le schiocco un bacio sulla guancia.
 
La lascio lì, perplessa.
Approfitto della sua distrazione per mettere il pacchetto di liquirizie nel carrello.
Sorrido trionfante.
 
All' improvviso mi sento abbracciare da dietro.
Mi ritrovo con la schiena premuta contro il suo petto.
Rabbrividisco.
 
-Ti ho vista- sussurra al mio orecchio -ma te le prendo volentieri- mi libera, lasciandomi lì a boccheggiare come un' ebete.
 
-Muoviti! Ho un appuntamento da una parte!- mi chiama, risvegliandomi da quel momento di trance.
 
-E con chi?- chiedo curiosa.
 
-Con il mio uno grande amore- dice, iniziando a farmi ingelosire e non poco -il mio fisioterapista- rivela, facendomi scoppiare a ridere.
 
-Sei una stronza- le mollo un giocoso schiaffetto sulla spalla.
 
-Ahi, è proprio lì che mi fa male- fa finta di lamentarsi.
 
Ridendo e scherzando, ci dirigiamo alla cassa.
Paga la sua spesa e poi usciamo.
Entriamo in macchina e parte.
 
 
 
 
-Cosa hai fatto alla spalla?- le domando, una volta aver preso posto in sala d' aspetto.
 
-Oh, me la sono rotta un paio di anni fa e ogni tanto mi fa male- risponde con non curanza.
 
La sala è completamente piena.
Spero che non vadano in ordine di arrivo.
 
-Non mi hai ancora detto, perchè giovedì non eri agli allenamenti- affermo, girandomi nella sua direzione.
 
-L' allenatore mi ha mandato a fare la doccia prima, perchè stavo placcando troppo duramente le mie compagne-
 
-Cattiva ragazza- esclamo, facendola ridere.
 
Mi perdo nei suoi occhi.
Oggi così chiari e limpidi.
Sembra più serena e tranquilla del solito.
Ne sono molto felice.
 
Ad un certo punto, mi prende la mano, intrecciando le nostre dita.
Fisso per un po' le nostre pelli a contatto.
Poi torno a guardarla.
E mi viene in mente una cosa.
 
-Ho visto il tuo tatuaggio- le indico il braccio -Beatles?-
 
-Più o meno- risponde, vaga.
 
-Me la darai mai una risposta precisa?- 
 
-Vedremo- sorride, sarcastica.
 
-E falla finita!- rido, pizzicandole un fianco.
 
Si unisce alle mie risate, interrompendosi quando la porta si apre.
Ci giriamo e notiamo un vecchio signore, entrare, zoppicando.
E' visibilmente affaticato.
Le sedie, purtroppo, sono tutte occupate.
 
Feffe, però, mi stupisce ancora.
Si alza, andando a prendere quel signore sotto braccio.
 
-Venga, c'è un posto lì- lo accompagna, facendolo sedere.
 
-E' molto gentile- la ringrazia, cortesemente.
 
Francesca gli sorride.
Si mette in piedi di fianco a me, con la schiena poggiata alla parete.
Le prendo una mano, stringendogliela.
 
-Ripeto: sei fantastica-  le dico, totalmente in ammirazione.
 
Neanche il tempo di rispondere, che viene chiamata nello studio.
 
-Vieni con me o mi aspetti qui?- mi chiede.
 
-Vengo con te- rispondo, prontamente.
 
Entriamo nello studio medico.
Feffe saluta il suo fisioterapista con un abbraccio.
Si devono conoscere da molto.
 
E' un ragazzo giovane.
Biondo e con occhi castani.
Alto e con un bel fisico.
Ma conosce solo modelli e modelle, lei?
 
-Luca lei è Alessia- gli dice, indicandomi -Alessia, lui è Luca-
 
Ci stringiamo la mano.
Lui mi sorride ammalliante.
Poi si gira di nuovo verso Francesca.
 
-E' carina!- afferma.
 
-Non ci provare nemmeno- lo ammunisce, ridendo.
 
Mi ha appena reclamato?
Cioè, gli ha fatto intendere che sto con lei?
Fa che sia così.
 
-Allora, Feffe, ancora la spalla?- le domanda, facendola sedere sul lettino.
 
-E cos' altro, altrimenti?- dice, ironica.
 
-Va bene, diamo un' occhiata- 
 
Si priva della felpa.
Oh santi Lumi.
Degutisco a vuoto.
 
Ha un fisico da urlo.
Dio, quegli addominali bassi ben definiti.
Il ventre piatto, con gli addominali appena accennati.
E' bellissima.
 
Alzo lo sguardo ed è allora che la noto.
Una cicatrice abbastanza lunga sulla spalla.
Chissà come se l'è procurata.
Magari dopo che se l'è rotta, l'hanno dovuta operare.
 
-Sembra sia tutto apposto- afferma il ragazzo dopo averla maneggiata un po' -potrebbe essere un dolore relativo al tempo. Lo sai che a volte lo fa- 
 
-Già, Luca- 
 
-Facciamo che ti do una crema e se poi non ti passa, ci rivediamo. Ok?-
 
-Perfetto- salta giù dal lettino con una discreta agilità, indossando successivamente la felpa.
 
-Ecco, tieni- Luca le porge una scatolina, deduco sia la crema.
 
-Grazie!- lo saluta, prendendomi poi per mano e uscendo dallo studio.
 
 
Entriamo in macchina, in silenzio.
Certo che, Feffe, è davvero misteriosa.
Non parla mai dei suoi genitori.
Vive da sola.
Non racconta mai di sé.
Che strano.
 
-Vuoi che ti accompagni a casa?- mi chiede, rompendo il silenzio.
 
-A dire il vero non ho niente da fare- rispondo -e poi, volevo stare un altro po' con te- confesso, abbassando lo sguardo.
 
-Speravo lo dicessi- dice, stupendomi.
 
Mette in moto, entrando in strada.
All' improvviso mi tira il suo cellulare.
Un iPhone 4s? 
Oh mio Dio.
 
-Un iPhone????!- esclamo, incredula -Lavorare al Danger ripaga davvero così bene?-
 
-No- scoppia a ridere -è un regalo dei genitori di Nene-
 
-Una macchina e poi un iPhone- dico tra me e me -Sono ufficialmente invidiosa- rivelo, facendola ridere di nuovo.
 
-Dai, scrivimi il tuo numero! Così la prossima volta che voglio vederti, non sono costretta a rapirti!-
 
Le sorrido felice.
Inizio a digitare sullo schermo, salvando il mio numero.
Successivamente mi faccio uno squillo sul mio cellulare, così da avere anche io il suo.
 
Alla fine parcheggia davanti una casa.
Usciamo di macchina.
Apre il bagagliaio prendendo le buste.
Fa un cenno in direzione di una casa, di fronte a noi.
 
-Ecco, quella è casa mia-
 
                                                    
                                                 **********
 
-Ciao Terry!- esclamo, entrando in casa.
 
Terry ci è venuta incontro scodinzolando felice.
Ha sparso bacini di quà e di là, in cerca di coccole.
Coccole, di cui si sta occupando Alessia.
 
-Ale, puoi pure fare un giro, mentre io sistemo la spesa- le dico, andando in cucina.
 
-Siii- inizia a saltellare per tutta casa, facendomi ridere.
 
Svuoto le buste, mettendo, in fretta, tutto in ordine.
Vado poi in salotto.
Trovo Ale e Terry sul divano, davanti la tv.
 
-Allora, ti piace?- le domando, sedendomi di fianco a lei.
 
-Molto!- afferma, sorridendomi -chi ci sta nella villa enorme, qui accanto?-
 
-Eleonora con i suoi genitori- rispondo con non curanza.
 
-COOOSA?- urla, sorpresa -ora capisco tutti quei regali- 
 
Alzo le spalle, stendendomi.
Amo il mio divano, perchè è a penisola.
Posso tranquillamente stendere le gambe.
E' comodissimo.
 
All' improvviso, Alessia, appoggia la testa sulla mia spalla.
Mi posa una mano sullo stomaco, rivolgendo la sua attenzione alla tv.
Inspiro il suo profumo.
Sa di frutti di bosco.
E' molto buono.
 
Le metto una ciocca di capelli dietro l' orecchio.
Le stampo un bacio sulla testa.
Alza il capo, guardandomi.
 
Sorride.
Si avvicina, catturando le mie labbra.
Un bacio lento e dolce.
Senza pretese.
 
-Mi piace stare con te- mi rivela, in un sussurro.
 
-Vale lo stesso per me- le sorrido, rimpossessandomi delle sue labbra.
 
Approfondisco il bacio.
L' attiro a me, prendendola per i fianchi.
La faccio stendere, sovrastandola delicatamente, senza farle male.
 
Amo la sensazione dei nostri corpi a contatto.
Amo bearmi del suo profumo.
Profumo che mi ha colpito sin dalla prima volta che l' ho vista.
 
Le prendo le mani, intrecciando le nostre dita.
Inizio un' attenta degustazione del suo collo.
Sospira leggermente.
E' bellissima.
 
-Feffe- mi chiama -io, volevo dirti una cosa-
 
-Dimmi- le dico, puntando i miei occhi nei suoi.
 
-Ecco...volevo dirti...che io, si...insomma...non ho mai...mai fatto...- balbetto, imbarazzata.
 
-Oh..- dico, sorpresa -non preoccuparti- mi riprendo subito -non ho intenzione di fare quello- le sorrido, rassicurandola -non voglio solamente quello da te. Sei molto di più, per me- le confesso.
 
-Perchè non ti ho trovata prima?- chiede, ironica, richiedendo poi un bacio che non le nego.
 
E così è vergine.
Non m' importa, a dir la verità.
Se cercavo solo il sesso, non avrei cercato lei.
 
Alessia è speciale.
E' piccola e innocente.
E' una cosa seria per me.
 
-FEFFEEEEEEEEE- sobbalzo, sentendomi chiamare -oh, ma sei in compagnia-
 
-NENE!- scatto in piedi, prendendola per un braccio e trascinandola in cucina -non esiste suonare il campanello????-
 
-Brava, Feffe! Sono fiera di te!- mi da una pacca sulla spalla, ignorando del tutto le mie parole.
 
-Giuro che ti costringo a ridarmi le chiavi!- la minaccio.
 
-Dai, tolgo il disturbo- afferma, dirigendosi verso la porta -volevo solo dirti che domani giochiamo di mattina e non di pomeriggio-
 
-Si, va bene e poi magari mi dici anche dove cavolo eri stanotte! Tua madre credeva fossi a dormire da me!- la informo.
 
-Oh...ero...a giro- risponde vaga, uscendo di casa.
 
Scuoto la testa, rassegnata.
Torno in salotto.
Alessia è lì, dove l'ho lasciata, più imbarazzata che mai.
 
-Mi dispiace- le dico, sedendomi di fronte a lei, accarezzandole una guancia.
 
-Non importa- mi sorride -ti va di guardare un film?- domanda, successivamente.
 
-Certo, cerca pure quello che vuoi! Tanto ho sky- le dico, stendendomi.
 
-uuuuuuuh, c'è "The Last Song", tratto dal libro di Nicholas Sparks- batte le mani, euforica.
 
Sceglie quello.
Mette di nuovo la testa sulla mia spalla.
Le passo un braccio intorno alla vita, attirandola a me.
Sorrido.
 
Non mi sentivo così bene da non so quanto.
Ed è tutto merito suo.
Spero solo, vada tutto bene...

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ANGOLO AUTRICE:

Saaaalve ^^
Ce l' ho fatta ad aggiornare presto.
Spero che il capitolo sia di vostro gradimento.
Ho sparso indizi sul passato di Feffe, basta leggere attentamente e fare dei collegamenti.
Si può intuire qualcosa ;)
Alessia, si sta iniziando a fare delle domande.
Vedremo come continuerà!
Grazie a tutti, come sempre :D

Un bacio e a presto!

 

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Capitolo 10
*** Non ho mai... ***


 
 
Oddio sto morendo di freddo.
Se lo avessi saputo prima, mi sarei portata dietro una felpa.
Invece mi trovo qui, seduta in tribuna, con solo una camicetta.
E ovviamente anche i jeans, eh!
 
Mi piace vedere Feffe giocare.
Sembra nel suo habitat naturale.
Forse, perchè è esattamente così.
 
Sono seduta in mezzo a Lorenzo e Erica.
Che, detto tra noi, continuano a scambiarsi occhiate di nascosto.
Devo indagare.
 
La squadra di Francesca sta vincendo, ma non di molto.
Lorenzo mi ha spiegato che ogni meta vale 5 punti.
Se poi butti in mezzo ai pali anche il calcio, sono altri 2 punti.
Adesso stiamo 35 a 30 per "Noi".
 
Le avversarie, sono toste.
Non per nulla, sono seconde in classifica.
E' una partita avvincente.
Una cosa che però mi da fastidio, è che sono molto fallose.
 
Feffe si è presa già due placcaggi al collo e, nel rugby, è fallo.
Purtroppo l' arbitro non lo ha visto.
Arbitro di merda.
 
Un "ooooooooh" generale, scaturisce dalla tribuna, quando Francesca subisce un altro fallo.
Spero non si sia fatta male.
No, per fortuna, si è rialzata da terra.
 
-Oh, Oh tra poco ne vedremo delle belle- esclama, Lorenzo.
 
-Perchè?- Chiedo, curiosa.
 
-Hai presente quella che ha appena placcato Feffe?- annuisco, interessata -non finirà la partita-
 
Quelle parole mi lasciano perplessa.
Che intende dire?
Eppure l' arbitro non le ha dato il cartellino giallo.
E, in questo sport, con il giallo stai fuori 10 minuti.
 
Torno a guardare la partita.
La palla passa veloce tra le mani delle avversarie.
Arriva alla loro ala.
Davanti a lei c'è solo Francesca.
 
Feffe è ferma, l' aspetta.
L' altra corre veloce, cercando di batterla.
Francesca però la batte sul tempo.
Si abbassa, placcandola violentemente allo stomaco.
Spinge in avanti sulle gambe, sollevandola da terra, accompagnandola successivamente al suolo.
Oh, porca Eva.
 
-Ecco, quello si chiama Ribaltino- gioisce il ragazzo di fianco a me -e ti posso giurare che, quella povera ragazza, non si rialzerà- 
 
Ok.
Ora capisco cosa intendeva con la frase precedente.
Cavolo, non potrei mai fare questo sport.
 
Vedo, Eleonora, avvicinarsi a Francesca e scompigliarle i capelli.
Le sussurra qualcosa all' orecchio, facendola ridere.
Credo che mi stia uscendo del fumo dalle orecchie.
Sbuffo, forse, un po' troppo rumorosamente.
 
-Non devi essere gelosa di Ele- mi dice, infatti, Lorenzo -ti assicuro che non c'è e mai c'è stato qualcosa tra loro. Sono solo ottime amiche- mi sorride, rincuorandomi.
 
-Grazie- gli rispondo, ricambiando il sorriso.
 
Ieri sera, al Danger, ho parlato molto con lui.
Francesca aveva troppo lavoro da fare e quindi sono stata al tavolo con Lorenzo e Alessandro.
C'era anche Erica e, infatti, adesso possiamo considerarci tutti amici.
Ho scoperto, che sono veramente delle ottime persone e che sembrano tenere molto a Feffe.
Questo mi rende felice.
 
Finalmente, dopo altri 20 minuti, la partita si conclude.
40 a 30 per noi.
Feffe ha fatto due mete.
E' stata fenomenale!
 
Corro giù per gli scaloni.
Mi affretto a raggiungere Feffe.
Sta uscendo dal campo, per raggiungerci.
 
Mi appoggio con la schiena, alla rete divisoria del campo.
La aspetto.
Incrocia il mio sguardo.
Mi sorride.
 
Cammina, lentamente.
Si tiene una spalla.
La stessa che si è fatta vedere dal fisioterapista.
Speriamo non le faccia troppo male.
 
-Ehi- mi saluta, una volta giunta di fronte a me.
 
-Sei stata bravissima!- mi getto fra le sue braccia, stringendola.
 
-Ahi, piano, Ale- si scansa leggermente -mi fa male la spalla- afferma, facendo una smorfia di dolore.
 
 
Mi scuso, abbassando la testa.
Levo le mani dalla sua vita, abbandonandole lungo i miei fianchi.
Mi allontano leggermente.
 
-Scema- dice, attirandomi a se e abbracciandomi -non era mica un rimprovero- mi stringe, lasciandomi un bacio tra i capelli.
 
Sorrido beata.
Amo stare tra le sue braccia.
Vorrei tanto baciarla...
Ma siamo in un luogo pubblico...davanti a tutti...
 
-Grande Feffe!- si avvicina Lorenzo, complimentandosi.
 
Ci stacchiamo.
Mi regala un' ultima occhiata dolce e poi si gira verso i suoi amici.
 
-Già, è stata fantastica- si unisce a noi anche Eleonora, spuntata da non so dove -ti fa male?- chiede poi a Francesca, poggiandole delicatamente una mano sulla spalla.
 
-Un po'- ammette, sospirando.
 
Vedo la ragazza e Lorenzo, scambiarsi uno sguardo preoccupato.
Non capisco cosa ci sia da preoccuparsi tanto.
In fondo, Feffe, mi ha detto che le fa male spesso.
 
-Dopo ci do un' occhiata, ok?- le dice, la bionda.
 
-Come vuoi- risponde con non curanza, Feffe.
 
Se gli sguardi potessero uccidere, adesso Eleonora sarebbe già nella tomba.
Si, sono gelosa, va bene?
Sono fottutamente gelosa.
 
-Oh, allora stasera andiamo alla festa di Diego?- domanda, euforico, il ragazzo -Ale, vieni anche tu!-
 
-Lore!-  lo chiama, duramente, Francesca.
 
-Fidati di me- le mette una mano sulla spalla, annuendo.
 
-Va bene- 
 
Cosa vogliono dire questi ultimi scambi di battute?
Non ci ho capito niente.
Non vuole che vada con loro?
Non mi vuole alla festa?
Perchè?
 
-Ok, allora ci vediamo stasera!- Eleonora, saluta, defilandosi poi negli spogliatoi.
 
-Vado anche io, devo accompagnare Erica a casa- si dilegua anche Lorenzo.
 
COSA?
Che mi sono persa?
Ok, la mia migliore amica dovrà raccontarmi un po' di cose.
 
Sono talmente assorta nei miei pensieri, da non accorgermi che Francesca si è riportata davanti a me.
Sorride.
Nelle sue iridi, leggo il desiderio di baciarmi.
Lo vorrei anche io....ma qui non posso.
 
-Ti va di venire a pranzo da me? Stiamo un po' insieme e poi andiamo direttamente alla festa- mi propone, speranzosa.
 
-Ci sto!- concordo, contenta!
 
Evvai.
Un' altra giornata intera con Lei.
Inizio ad amare il fatto che abiti da sola.
 
Comunque, devo ricordarmi di chiederle della festa.
Se non vuole che vada, non importa.
Posso sentire cosa fanno le mie amiche.
Anche se non capisco il perchè.
Magari vuol stare un po' con i suoi amici.
 
 
                                                **********
 
Entro nello spogliatoio.
Raggiungo il mio solito posto, ringraziando ai vari complimenti che mi arrivano dalle mie compagne.
Mi lascio cadere sull panchina, di fianco al mio borsone.
 
Sospiro.
La spalla mi sta uccidendo.
Non mi faceva così male da un po'.
 
Sospiro di nuovo.
Non mi va che Alessia venga alla festa.
Non perchè non voglia stare con lei, anzi...
Ho solo paura che stia in mezzo a certe persone.
 
Mi fido di Lorenzo.
Se ha detto così, vuol dire che è sicuro che LUI non ci sia.
Lo spero vivamente.
Altrimenti...sarei nei guai.
 
-Fa' vedere- Nene s' inginocchia davanti a me, cercando il mio sguardo.
 
Annuisco.
Mi tolgo la maglietta restando in reggiseno.
Mi tasta la spalla, osservandola con cura.
 
-Sembra sia ok- decreta, alzandosi -ma appena arrivi a casa, tienici il ghiaccio ok?-
 
-Ok- rispondo -Nene, Alessia viene a pranzo da me, quindi...-
 
-Quindi, mi tengo lontana da casa tua- finisce al posto mio, sorridendo -mi dispiace per l' altro giorno-
 
-Tranquilla. Non stavamo facendo niente- la rassicuro, alzandomi a mia volta.
 
-Non mi sembrava. Eravate in una posizione compromettente- afferma, togliendosi la maglia.
 
-idiota- la spingo giocosamente -Sai che con lei, non lo farei mai. Stiamo insieme da neanche una settimana- 
 
-E poi lei è vergine- dice, spiazzandomi.
 
-E te come lo sai?- 
 
-Fidati, si vede- risponde, semplicemente.
 
-Se lo dici tu- 
 
Finiamo di spogliarci.
Agguantiamo i rispettivi accappatoi, dirigendoci verso le docce.
Mi posiziono in mezzo a Nene e Cinzia.
 
-Feffe, credo che quella povera ragazza, tu l' abbia uccisa- scherza, quest' ultima, facendo ridere tutte.
 
-E' la giusta punizione per avermi placcato al collo tre volte- rispondo, con una scrollata di spalle.
 
-Concordo!- afferma, Bianca -Ele, te che dici?-
 
-Dico che dobbiamo fare, presto, una cena di squadra!- declama, suscitando grida concordanti.
 
-ALE' ALE' IL CAPITANO- 
 
Continuamo a ridere e scherzare.
C'è una gioia generale per la splendida vittoria di oggi.
Ce la siamo meritata.
 
Esco dalle docce.
M' infilo l' accappatoio, tornando al mio borsone.
Mi asciugo in fretta e mi vesto.
Faccio un saluto generico e mi sbrigo a raggiungere Alessia.
 
-Mi dispiace averti fatto aspettare- le dico, una volta di fronte a lei.
 
-Fa niente- risponde, tremando visibilmente.
 
-Ehi, hai freddo?- le domando, sfilandomi la felpa e porgendogliela.
 
Mette le mani avanti, facendo due passi indietro.
Guarda la felpa e poi me.
 
-No, no! Hai solo una magliettina addosso!- mi dice, facendomi sorridere.
 
-Mettitela o te la metto con la forza-  
 
Si arrende.
Mi sorride, ringraziandomi.
Indossa l' indumento.
 
Scoppio a ridere.
Le sta veramente grande.
Del resto, è una nana.
 
-Non prendermi in giro- arrossisce in modo adorabile.
 
-Sei bellissima- soffio, abbracciandola -dai, andiamo, ho fame- mi stacco, superandola.
 
Era da tanto che non vedevo qualcuno con addosso una mia felpa.
Mi ha fatto un effetto strano.
Bello, si, ma strano.
 
Spero veramente che stasera vada tutto bene.
Non potrei perdonarmi se le succedesse qualcosa.
Non potrei sopportare anche quel peso.
 
 
 
 
-Sono morta- decreto, lasciandomi cadere sul divano.
 
-Se ti consola, cucini da Dio- afferma, sedendosi di fianco a me.
 
-Ti ringrazio-
 
Prendo la borsa del ghiaccio che avevo lasciato sul tavolincino di fronte.
Mi tolgo la maglietta, restando in reggiseno.
Mi porto la borsa sulla spalla.
Sospiro di sollievo.
 
Mi giro.
Alessia mi sta fissando.
Cosa ho che non va?
 
Seguo il suo sguardo.
Mi squadra totalmente il corpo.
Ah, ops.
Forse potevo evitare di togliermi la maglia.
 
Senza aprire bocca, indica un punto del mio busto.
So già cosa cosa sta guardando.
Il mio tatuaggio sul fianco.
 
-Non lo avevo notato dal fisioterapista- mi dice, avvicinandosi per vedere meglio -cos'è?-
 
-Parole di una canzone- rispondo, vaga.
 
-Quale?- chiede, curiosa.
 
-Too much love will kill you, Queen- 
 
Penso a quelle parole:
 
"..How would it be if you were standing in my shoes?
Can't you see that it's impossible to choose
No there's no making sense of it
Every way I go
I'm bound to lose..." *
 
Me lo sono fatto un anno fa.
Sentivo il bisogno di incidere quelle frasi, sulla mia pelle.
Già, cosa faresti, se fossi al posto mio?
 
-Non la conosco- rivela, affranta -me la farai ascoltare?-
 
-Certo! Anche perchè non puoi stare con me e non ascoltare i Queen- 
 
La vedo sgranare gli occhi.
Rimane a bocca aperta.
Che ho detto?
 
-Stiamo insieme?- domanda, stupita.
 
-Che io ricordi, si- rispondo, confusa.
 
Squittisce allegra, buttandomi le braccia al collo.
E ora che le prende?
Boh, io non la capisco.
 
-Allora devo assolutamente iniziare ad ascoltare i Queen!- si stacca, tornando a sedersi compostamente.
 
-Già, devi!- le metto una mano sulla guancia, accarezzandola piano.
 
Sorrido.
L' avvicino a me, strusciando il mio naso contro il suo.
Appoggio delicatamente le mie labbra sulle sue.
 
Approfonisce subito il bacio.
Cerca la mia lingua con bisogno.
Mi mette una mano sullo stomaco, avvicinandosi ulteriormente.
 
Incrocia una sua gamba fra le mie.
Porta l' altra mano sul mio collo.
Ok, credo di non voler più interrompere questo bacio.
 
Purtroppo, però, l' ossigeno viene a mancare.
Si allontana leggermente.
Sorride.
 
-E' da tutto il giorno, che lo volevo fare- confessa, appoggiando la testa sulla mia spalla buona.
 
-Anche io- le dico, iniziando ad accarezzarle i capelli.
 
-Posso stare così?- mi domanda, titubante.
 
-Certo-  
 
Sorride vittoriosa.
Prende il telecomando, accendendo la tv.
Cerca un film di suo interesse e poi, torna nella posizione di prima.
Dio, che effetto che mi fai, piccola Alessia.
 
 
                                              **********
 
Inspiro profondamente.
Amo, amo da morire, essere avvolta dal suo profumo.
Amo stare abbracciata a lei.
E ho appena scoperto che, amo, guardarla dormire.
 
Si, dopo un' oretta dall' inizio del film, si è addormentata.
Deve essere molto stanca.
E' così tenera.
 
Ha la testa all' indietro, appoggiata sullo schienale.
Le gambe stese davanti a se.
Una mano intrecciata alla mia.
Un braccio stretto interno alla mia vita.
E' bellssima.
 
E' ancora senza maglietta.
Scruto meglio il suo corpo, approfittando del fatto che dorma.
Chissà quanti altri tatuaggi ha.
 
Ho notato varie, piccole, cicatrici quà e là.
se le sarà procurate durante qualche partita.
Credo.
 
Riporto lo sguardo sul suo viso.
Adoro i suoi lineamenti così delicati.
Mi sono innamorata del suo naso perfetto.
Ma la cosa che più amo di Feffe, sono i suoi occhi.
Oltre alle sue mani, s' intende.
 
Quelle perle verdi.
Quegli occhi così profondi e espressivi.
Osservandola, ho appreso, che a seconda di che tonalità di verde sono, ha un certo tipo di umore.
 
Ad esempio: se sono verdi scuro, è di cattivo umore.
Diversamente, se sono chiari e limpidi, è di buon umore.
E' una cosa buffissima e estremamente interessante.
 
SObbalzo di sorpresa, vedendola aprire gli occhi.
Mi regala un dolce sorriso.
Stringe la presa sul mio fianco.
 
-Ciao- soffia -mi spiace essermi addormentata-
 
-Tranquilla- rispondo, sporgendomi per lasciarle un bacio a fior di labbra.
 
-Inizio ad avere freddo- confessa, scostandosi leggermente.
 
Prende la borsa del ghiaccio ancora abbandonata sulla sua spalle e la ripone sul tavolincino.
Si alza, dirigendosi in camera sua.
La vedo tornare poco dopo, con una felpa in mano.
 
-Mi ridai quella?- chiede, indicando quella che ho addosso -ti do questa che non mi sta più- 
 
Annuisco.
Mi tolgo l' indumento richiesto, porgendoglielo subito dopo.
Indosso la felpa che mi ha portato.
 
E' della Bear, rossa.
E' molto bella e più piccola dell' altra.
Mi sta molto meglio.
Sorrido.
Ha il suo profumo buono.
 
-Te la regalo- dice, tornando a sdraiarsi sul divano, stendendo le gambe addosso a me -e non accetto un rifiuto-
 
-Credo di non avere scelta, allora- esclamo, contenta.
 
-Vieni qui-  allunga le braccia nella mia direzione.
 
Ubbedisco immediatamente.
Mi porto sopra di lei, facendo attenzione a non farle male alla spalla.
Le stampo un bacio sulle labbra.
 
-Ti dona molto- afferma, portando una mano sulla mia guancia -sei bellissima-
 
Struscia il suo nasco contro il mio.
Dio, amo quando lo fa.
E' un gesto così dolce.
 
-Feffe- la chiamo, seria -non vuoi che stasera io venga alla festa, vero?- le faccio quella domanda, che mi turba da tutto il giorno.
 
-Ehi, no- mi afferra il viso con le mani, attirandomi a se -cosa te lo fa pensare?-
 
-Da come hai reagito a quando me lo ha chiesto Lorenzo..- abbasso lo sguardo, imbarazzata.
 
Aspetta un paio di secondi prima di rispondere.
La vedo titubare.
Sospira.
 
-Il punto è che so che persone ci saranno- dice, cercando il mio sguardo -non voglio che tu stia a contatto con loro. La maggior parte di quei ragazzi è stata in riformatorio, Alessia- m' informa, spiazzandomi -sarà pieno di gente come quella che ti ha "aggredito" in giardino, quella sera. Ricordi?- annuisco, interessata -Tu non c'entri niente con loro-
 
-Nemmeno te!- mi affretto a rispondere.
 
-Questo non puoi saperlo- sospira di nuovo.
 
-Sei stata in riformatorio?- le chiedo, curiosa.
 
-No- risponde, solamente.
 
-Allora non capisco. Come fai a conoscere quelle persone? Grazie a Eleonora, Lorenzo e Alessandro?-
 
-No, se te lo stai chiedendo, nemmeno loro sono mai stati in riformatorio- afferma -E' una lunga storia, ok? Te la racconterò un' altra volta-
 
-Va bene- mi arrendo.
 
In fondo non posso costringerla.
E' una cosa sua.
Me ne parlerà quando si sentirà pronta.
 
-Ale- riporto lo sguardo su di lei -stasera non ti devi mai allontanare da me o da uno dei miei amici, ok?-
 
-Ok- 
 
Posso capirlo.
Mi ricordo ancora la reazione che hanno avuto, quei due ragazzi, quando hanno visto Feffe.
Quelli che hanno cercato di violentarmi.
Erano terrorizzati.
Mi domando, ancora, perchè.
Ma non credo di potermi permettere di chiederglielo.
Me lo dirà lei...prima o poi.
Spero.
 
All' improvviso mi bacia una guancia.
Volto la testa nella sua direzione.
Mi sta sorridendo.
 
Mi sistemo meglio, sopra di lei.
Incrocio le nostre gambe.
Incollo gli occhi ai suoi.
 
Avvicino il viso al suo.
Catturo le sue labbra.
Lascio che sia lei, questa volta, ad approfondire il bacio.
 
Intreccia le mani nei miei capelli.
Dischiude le labbra, lasciando che le nostre lingue s' incontrino.
Dio, amo il suo sapore.
E' unico.
 
Porto le mani sotto la sua felpa.
Le accarezzo la pancia, abbandonandole lì.
Adoro sentire la sua pelle sotto le mie dita.
Mi da una sensazione di sicurezza.
Mi sento protetta.
 
Mi mordicchia il labbro inferiore.
Sospiro.
Non mi era mai successo con nessuno di provare, in così poco tempo, tutte queste emozioni.
Eppure con lei, mi sento tremendamente a mio agio.
Nemmeno con Anna mi sentivo così bene.
 
Mi stacco, lasciando la fronte appoggiata alla sua.
Mi sorride dolce.
Accarezza una mia guancia, lentamente.
 
-Credo di non volermi più muovere di quì- soffio sulle sue labbra.
 
-Allora non farlo- sussurra, rituffandosi sulla mia bocca.
 
 
                                                **********
 
Sarei rimasta sul mio divano, con lei, per tutta la vita.
Amo averla addosso.
Amo essere avvolta dal suo profumo.
Mi da quel senso di pace, che non provavo da tempo.
 
Purtroppo, l' ora del ritrovo per la festa, è arrivato troppo in fretta.
Ora siamo già tutti qui.
Alessia, come le ho detto di fare, è ancorata al mio fianco.
 
No.
Non voglio che le succeda niente.
Non deve succederle niente.
Non a lei.
 
La casa di Diego, è già completamente piena.
Ci sono barili di birra sparsi per tutto il giardino, sul retro.
Gente che fuma erba.
Gente già ubriaca.
Gente che tra poco scopa sui divani.
Si, una classica, solita, festa delle "Nostre".
 
"Nostre", per modo di dire.
Non mi considero più parte di loro, da molto tempo.
Mi salvò una persona, tempo fa.
E anche se, adesso, quella persona mi ha lasciato, continuo a non considerarmi più come queste persone.
Ho imparato che c'è molto altro.
C'è tutto un altro mondo, oltre tutto questo.
Un mondo, decisamente migliore.
 
 
-Ale, stai con Nene. Vado a prendere qualcosa da bere- le sussurro a un orecchio.
 
Annuisce.
Dico a Nene di tenerla d' occhio e mi allontano.
Attraverso il salotto e mi dirigo in cucina.
 
Prendo una lattina di coca per Alessia e una di Sprite per me.
Devo guidare.
Non posso e non voglio bere alcolici.
Meglio prevenire ogni possibile problema.
 
Abbandono la stanza, dirigendomi di nuovo dai miei amici.
Ma proprio quando sto per raggiungerli, vengo bloccata da una mia vecchia conoscienza.
Andrea.
 
-Feffe!- mi saluta, allegro -non ti vedevo in giro da un po'!-
 
-Già, ho avuto altro da fare- mi sforzo di sorridergli.
 
-Come stai? Ti sei ripresa molto bene, vedo- sogghigna, squadrandomi.
 
-Sto bene, si- rispondo, cercando Nene con lo sguardo.
 
Non mi è mai andato molto a genio.
E' stato per un po' con Eleonora.
Giuto il tempo che lei capisse quanto, lui, è idiota.
Non è una brava persona.
Come la maggior parte di quelli quì dentro, del resto.
 
-Eleonora, è impegnata o...?-
 
-Non credo siano affari tuoi- gli dico, in tono duro.
 
-Ok, ok. Scusa- mette su quel ghigno che non sopporto.
 
-Senti, devo andare- faccio per voltarmi, ma lui mi afferra per un polso -ti conviene lasciarmi- lo minaccio, lanciandoli un' occhiataccia.
 
-Come vuoi- afferma, lliberandomi -io se fossi in te, però, starei attento a dove vado- e con quelle parole, sparisce dentro una porte.
 
Lo so benissimo da sola, coglione.
Non credo di aver bisogno di qualcuno che me lo ricordi.
Certe cose, non le puoi semplicemente dimenticare.
 
-Ehi, chi era quello?- mi domanda, Alessia, una volta averla raggiunta.
 
-Un mio ex. Un coglione- risponde per me, Nene.
 
Le sorrido.
Ha capito perfettamente.
Come sempre, del resto.
 
-Ragazze!- ci richiama, Lorenzo -di là giocano a "Non ho mai", venite?-
 
-Cos'è?- chiede, la mia ricciola.
 
-uno inizia dicendo tipo "Non ho mai fatto la pipì" e se te, invece, hai fatto quella cosa, devi bere!- le spiega, il mio amico.
 
-Fico! Ci sto!- esclama, divertita.
 
-Lo sapevo che eri una tosta!- si scambiano un cinque, ridendo.
 
Mi passo una mano sulla fronte.
Scuoto la testa divertita.
Questo gioco, porterà solo guai.
Me lo sento.
 
                                              **********
 
 
Mi sto divertendo da morire.
Questo gioco è fantastico.
Perchè non sapevo della sua esistenza?
 
Feffe e Eleonora, bevono in continuazione.
Non è giusto.
Hanno praticamente fatto tutto.
Si, ok, sono ancora gelosa.
Problemi?
 
-Non ho mai.....baciato una persona del mio stesso sesso!- dichiara, il ragazzo di fronte a me.
 
Io bevo.
Feffe, ovviamente beve, lanciandomi uno sguardo divertito.
E poi, sorpresa delle sorprese, anche Nene beve!
E guarda Francesca.
Ok.
Mi sto incavolando.
Non era, forse, etero?
E perchè diavolo sta guardando Feffe?
 
-Continuiamo su questa frequenza- ride la ragazza di turno -Non ho mai avuto nessun genere di rapporto, con una persona del mio stesso sesso- 
 
Francesca beve.
Molti altri qui intorno, bevono.
Eleonora beve di nuovo.
Ok, ora non ci capisco niente.
 
-Feffe- le tiro una manica, richiamando la sua attenzione -ti dispiace se andiamo? Non mi sento molto bene- mento.
 
Mento, si.
Ma solo perchè non credo di sopportare oltre.
Spero solo che, Francesca, mi abbia detto la verità a proposito di lei e Eleonora.
 
-No, certo che no. Andiamo subito- risponde, prontamente -che hai?- mi domanda, preoccupata.
 
-Mal di stomaco-
 
Annuisce, alzandosi.
Salutiamo Lorenzo e gli altri e poi ce ne andiamo.
Mi prende per mano.
 
ci avviamo alla sua macchina.
Saliamo.
Mette in moto, dirigendosi verso casa mia.
 
Silenzio.
C'è un assoluto silenzio.
Non riesco a dire niente.
 
Non so cosa pensare.
La mia immaginazione, galoppa.
Nene e Feffe.
No, non ci voglio neanche pensare.
 
-Eccoci qui- afferma, spengendo l' auto, di fronte casa mia.
 
-Mi spiace averti costretto ad andare via- le dico, voltandomi a guardarla.
 
-Non dire stupitaggini- mi sorride, prendendomi una mano -è tutto ok?-
 
-Si- mento di nuovo.
 
-Sei così silenziosa- dice, accarezzandomi una guancia.
 
-Scusami- 
 
-Basta chiedere scusa per ogni minima cosa- soffia, avvicinando il viso al mio.
 
-Come vuoi- sorrido.
 
-Brava- annulla le distanze, poggiando le sue labbra sulle mie.
 
Mi perdo in quel bacio.
Mi lascio sopraffare dalle emozioni.
Lascio che i brutti pensieri mi scivolino via.
Mi devo fidare di lei.
 
-Buona notte- mormoro, staccandomi leggermente.
 
-'notte- sussurra.
 
-Ci vediamo presto?- domando, ansiosa.
 
-Assolutamente si- risponde prontamente, lasciandomi un bacio a stampo -ora vai, e fammi poi sapere come stai-
 
-Lo farò- le regalo un ultimo sorriso e poi scendo dalla macchina.
 
Apro il portone, entrando in casa.
Lascio andare un sospiro.
Voglio fidarmi di lei.
Spero solo di fare bene.


_______________________________________________________________________________________________

ANGOLO AUTRICE:

Buona sera ^^
Ce l'ho fatta ad aggiornare presto, anche questa volta!

Allora prima di tutto, per chi non lo sapesse, il tuatuaggio di Feffe vuol dire:

"
Come andrebbero le cose se tu fossi al mio posto?

Non capisci che è impossibile scegliere
Non c'è alcun modo di farsene una ragione
In qualsiasi direzione io vada

sono destinato a perdere"

Anche in questo capitolo, vi ho sparso un abbondante quantità di indizi ;)
Nel prossimo, Erica dovrà molte spiegazioni a Alessia!
E conosceremo meglio Alessandro!

Come al solito, grazie a tutti quanti ^^
Lasciatemi un commento, se vi va!
Un bacio!

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Capitolo 11
*** Bugie. ***


 
 
Ormai è un mese che, io e Feffe, stiamo insieme.
Mi sembra di non aver mai vissuto fino ad ora.
Come se mi mancasse lei, per essere completa.
 
Mi sento rinata.
Felice come mai prima d'ora.
Ed è tutto merito suo.
 
Siamo uscite insieme ogni volta che potevamo.
E' anche venuta a casa mia.
Io studiavo e lei leggeva comodamente seduta sul mio letto.
 
E' dura continuare a presentarla come una mia semplice amica..
Solo che non mi sento ancora pronta.
Ho paura della reazione che potrebbero avere i miei genitori.
I miei amici.
Le mie compagne di squadra.
 
Francesca non mi fa pressioni.
Anzi, dice che è solo una decisione mia.
Quando io deciderò di espormi, lei mi starà vicina.
Anche se vedo nei suoi occhi quanto le pesi il non potermi tenere per mano, baciare, quando e dove vuole.
Spero di trovare presto il coraggio che mi manca.
 
Ad ogni modo, è successa anche un' altra cosa, nell' ultimo mese.
Erica e Lorenzo....stanno insieme!
Io lo sapevo che gatta ci covava!
Erano troppo strani!
 
Erica è semplicemente efurica e fuori di se!
O almeno, più del solito.
Sono davvero felice per lei.
 
Me lo ha confessato una sera, quando sono rimasta a dormire da lei.
Ha detto che è stato lui a farsi avanti.
Hanno iniziato ad uscire e poi, niente, hanno deciso di provarci.
Sono carini insieme.
Non come me e Francesca, ma comunque carini.
 
-Insomma, quanto manca?- mi domanda, Erica, impaziente.
 
-Gira quì e ci siamo!- le dico, indicandole una stradina alla nostra destra.
 
Stasera ci aspetta una serata a casa della mia ragazza (Dio, amo chiamarla così!)
Siamo tutti.
E per tutti intendo anche Lorenzo, Alessandro e....Eleonora.
Sbuffo a quel pensiero.
E' inutile, ancora, non riesco a farmela piacere.
 
-Ti prego, dimmi che casa di Feffe è quella villa enorme!- esclama, la mia amica, una volta esser scese di motorino.
 
-Mi dispiace, quella è la casa di Ele. Quella di Francesca è quella accanto- rispondo, con un' alzata di spalle.
 
-Cazzo! Voglio Eleonora come migliore amica!- 
 
-Ehi!- le tiro una spinta, decisamente risentita.
 
-Scherzo, mon amour!- mi abbraccia di slancio, stritolandomi -lo sai che non potrei mai sostituirti!- mi schiocca un bacio su una guancia, liberandomi dalla sua presa.
 
-Si, si, vai va'!- la sorpasso, andando a suonare al campanello.
 
Ci apre Lorenzo, sorridente.
Ci fa entrare, salutando prima me e poi Erica, lasciandole un bacio sulle labbra.
 
Mi dirigo in salotto, da dove sento provenire delle voci.
Feffe è di spalle, davanti a lei c'è Eleonora.
Stanno litigando.
Cosa non strana, ultimamente.
 
-Mi avevi detto che avevi smesso!- le ringhia addosso, la bionda.
 
-Non sono comunque affari tuoi, Nene- risponde in tono calmo, Feffe.
 
Nene fa due passi indietro.
Sembra visibilmente ferita da quelle parole.
Si, litigano spesso nell' ultimo periodo, ma mai così pesantamente.
 
-Ehm, ragazze, sono arrivati gli ospiti- si intromette, Lorenzo, con tono titubante -Avete finito?-
 
-Si- soffia, Francesca -Tanto, Nene, stava giusto andando a prendere le pizze- 
 
-Già- dice, con tono sprezzante, facendoci un cenno di saluto e uscendo di casa.
 
Erica e il suo ragazzo, l' accompagnano alla porta.
Ci lasciano sole.
La mia ragazza non si è ancora girata.
 
Decido di avvicinarmi.
Mi porto davanti a lei.
Ha la testa abbassata e le mani strette a pugno.
Non l'ho mai vista così.
 
Le prendo il capo tra le mani, così da poterla guardare negli occhi.
Non ero preparata a quello che mi si è parato di fronte.
 
Ha un enorme livido rosso sullo zigmo destro.
Ha anche due enormi occhiaie.
Evita il mio sguardo.
 
-Feffe- sussurro -che diavolo hai fatto?-
 
Punta i suoi occhi nei miei.
Sospira.
Porta le sue mani sulle mie, ancora ai lati della sua testa.
 
-Ho preso una botta in allenamento- risponde, sporgendosi in avanti per darmi un bacio.
 
Bacio, che evito prontamente.
La sua risposta non mi convince.
Soprattutto dopo aver assistito allo scambio di battute tra lei e Ele.
 
-Non mentirmi- 
 
-Ti ho detto la verità- afferma, mettendomi una mano sulla guancia -posso avere un bacio, adesso?- 
 
Si apre in un enorme sorriso.
Sorriso che mi fa dimenticare tutto.
Odio quando fa così.
Quando fa la dolce e coccolosa per evitare domande o conversazioni scomode.
Il punto è che non mi riesce tenerle il muso.
Decido di lasciar perdere, almeno per il momento.
 
-Non te lo meriti- soffio, giocosa, avvicinando il viso al suo.
 
-Ti ho già detto quanto sei bellissima, oggi?- mormora, a un millimetro dalle mie labbra.
 
-Rufiana- rido, incrociando le braccia intorno al suo collo.
 
Mi avvolge la vita con le braccia.
Mi attira a se.
chiude gli occhi, prima di far incontrare le nostre labbra.
 
La imito, lasciandomi trasporare da quel dolce contatto.
E' lei ad approfondire il bacio.
Ogni volta, provo un' emozione unica.
 
-RAGAAAAAZZEEEEEEEEEEE- la voce dell' idiota della mia migliore amica, spezza quella magia che ci avvolge possessiva -SONO ARRIVATE LE PIZZEEEEEEE- urla di nuovo, dalla cucina.
 
Ci stacchiamo, tenendo però le fronti unite.
Mi prende le mani, incrociandole con le sue.
Mi lascia un bacio sulla punta del naso, sorridendo.
 
-Sarà meglio andare di là- afferma, allontanandosi leggermente -avremo modo di stare da sole, più tardi-
 
-Vorrei ben vedere!- esclamo, facendola ridere.
 
Si porta una mano al fianco, gemendo di dolore.
Preoccupata, scatto in avanti per sollevarle la maglietta.
Cerca di scansarsi, ma ormai è tardi.
Le alzo l' indumento, scoprendo un ampio livido dello stesso colore di quello che ha sul viso.
 
-Allenamenti, anche quello- si affretta a dire -Niente di che-
 
-Niente di che?- sbotto -è enorme, Feffe!- 
 
-Un po' di crema e sarò come nuova- mi fa un occhiolino prendendomi per mano.
 
Mi lascio portare in cucina, dove sono già tutti gli altri.
Farò finta di crederle, per adesso.
In fondo, potrebbe anche essere la verità.
Insomma, il rugby non è di certo danza classica.
Ok, se dovessi ritrovarla in queste condizioni, le farò il terzo grado.
Ora ci passo sopra...
 
La cucina di Francesca mi piace un sacco!
E' una stanza abbastanza grande, infatti è anche sala da pranzo.
Non è troppo accessoriata, anzi, c'è lo stretto indispensabile.
E' molto ben disposta, però.
I mobili e gli utensili sono tutti di un bianco perla, che dà molta luce alla stanza.
Al centro, vi è un tavolo nero, di legno.
E' rettangolare e abbastanza grande, infatti, ci stiamo tutti comodamente.
 
-Ciao Alessandro- saluto il ragazzo, che presumo essere arrivato da poco.
 
-'sera a voi!- sorride a me e a Feffe.
 
Sono già tutti intorno al tavolo.
Lorenzo e Erica sono seduti vicini.
Alessandro e Eleonora sono seduti capotavola.
Francesca va a sedersi vicino ad Alessandro, lontando da Nene.
Cosa strana.
Vabbè che hanno litigato, ma di solito tutto tornava normale subito dopo.
Stranita, mi siedo accanto a lei.
Ecco, perfetto, mi ritrovo pure vicino a Eleonora.
 
                                            **********
 
-Oh, no, ora c'è Grey's Anatomy e dovete fare silenzio!- esclama, Alessandro, sedendosi affianco a me sul mio divano in pelle nera.
 
-Concordo con lui, zitti tutti quanti!- lo appoggio, accendendo la tv.
 
Adoro, anzi, AMO Grey's Anatomy.
Nessuno può fiatare quando sono impegnata nella visione di questo telefilm.
E' il mio Dio.
E Arizona....Dio, Arizona, non ho parole per descrivere Jessica Capshaw!
 
Comunque, anche Alessandro ci va matto.
Lo guardiamo e commentiamo sempre insieme.
E, ovviamente, anche a lui piace Arizona.
Cioè, come fa a non piacere?
 
Anche Nene adora questa serie.
Ma adesso l' ultima cosa di cui abbiamo bisogno, è stare vicine.
Dobbiamo sbollire bene, bene.
 
Ha ragione.
Ha fottutamente ragione.
Non lo metto in dubbio, ma non posso farci niente.
 
Ho fatto semplicemente ciò che riesce ad alleviare il mio senso di colpa.
Ciò, che mi dà un po' di pace.
Che mi fa tornare a respirare, quando il peso sullo stomaco è troppo grande.
 
I segni sul mio corpo sono solo un futile dettaglio.
Dettaglio, che Eleonora non vuole lasciar perdere.
 
Dice che non mi fa bene, che un giorno potrebbe andarmi peggio.
E so che è così, so che ha ragione, ma davvero non m' importa.
Devo solo sperare che Alessia creda alla storia degli allenamenti.
 
Non posso diglielo.
Dovrei raccontarle anche la causa.
E non sono pronta per farlo.
 
-Perchè non vai a parlare con Nene?- mi sussurra ad un orecchio, Alessia, sedendosi tra me e Alessandro.
 
-C'è Grey's- rispondo semplicemente.
 
-Feffe- sospira, appoggiando una mano sulla mia coscia -io penso che..-
 
-Non importa cosa pensi te, Ale- le dico, pentendomene subito -Scusa, io non intendevo che..-
 
-Lo intendevi, eccome- si alza, senza degnarmi di uno sguardo.
 
Ringhio frustrata, lasciandomi andare contro lo schienale del divano.
Perfetto, ho fatto arrabbiare anche lei.
Non volevo dire quello.
 
-Forse dovremmo registrare la puntata e guardarla in un altro momento- afferma, il mio amico, riferendosi al telefilm.
 
-Già...-
 
-Feffe- mi chiama, dolcemente -vai da Nene, lo sai meglio di me che odia litigare con te- sorride, incoraggiandomi.
 
-Lo so, Ale- sospiro, portando lo sguardo su di lui -ma cosa dovrei dirle?-
 
-Che ha ragione- risponde, ovvio -come sempre, del resto- 
 
-Grazie, eh!- dico, fintamente offesa.
 
-Oh, andiamo! Lo sappiamo tutti che lei è il tuo cervello e la tua coscienza!- 
 
Già.
Lei è la mia coscienza.
Se sono ancora quì, forse è solo grazie a lei.
E non mi riferisco a quando mi ha accolto in casa propria.
Ma a tutto quello che è avvenuto dopo.
 
-Vado- dico, semplicemente, alzandomi.
 
So dove è. 
La conosco troppo bene.
 
Vado in cucina dove vi è la porta per uscire sul guardino.
Sorrido.
Ele è lì, sotto l' unico albero al centro del prato.
Sta leggendo.
 
Lentamente, mi siedo accanto a lei.
Lo sguardo rivolto davanti a me.
Le ginocchia al petto e le mani incrociate sopra di esse.
 
-Mi dispiace- sussurro, rompendo il silenzio.
 
Lei si limita a voltare pagina.
Può sembrare un gesto disinteressato.
Può sembrare che sia arrabbiata.
Ma io so di avere la sua più totale attenzione.
E so che non è arrabbiata, ma delusa.
 
-Hai ragione- sussurro di nuovo -e..-
 
-Sono affari miei- m' interrompe, voltando nuovamente pagina -sono affari miei, perchè tu sei affar mio- posa il libro di scatto, puntando i suoi occhi nei miei.
 
-Nene, io..-
 
-Cazzo, Feffe!- sbotta, interrompendomi nuovamente -lo vuoi capire che non sopporterei se ti succedesse qualcosa, di nuovo?- ringhia, lasciandomi senza parole -ti stai facendo del male per niente! Posso capire che tu voglia trovare qualcosa che affievolisca il tuo dolore, ma comportarti da masochista idiota, non ti servirà a niente!- si alza in piedi, iniziando a camminare avanti e indietro.
 
-Mi serve, invece..- ribatto, abbassando lo sguardo.
 
-A cosa, eh? A farti ammazzare! Ecco a cosa ti serve! Credi che risolveresti qualcosa se tu morissi a tua volta?- si ferma di botto, portandosi di fronte a me.
 
-Non mi faccio ammazzare!- alzo gli occhi sul suo volto -Faccio solamente qualche incontro di lotta...tutto qui..-
 
-Di lotta senza regole, Feffe! Lo sai cosa vuol dire? Che se al tuo avversario gira male, nessuno gli vieta di prendere un coltello e conficcartelo nello stomaco!- soffia, visibilmente in collera -ti avevo già pregato di smetterla, mesi fa! Mi hai mentito, Francesca. Avevi detto che avresti smesso! E invece oggi vengo a casa tua e ti trovo così- dice, indicandomi il volto.
 
-Mi dispiace- mi alzo a mia volta, fronteggiandola -mi dispiace, va bene?-
 
-No! Non mi basta! Voglio che tu la smetta!- 
 
-Non posso, Nene. Io....io, non posso- riabbasso la testa, incapace di sostenere il suo sguardo preoccupato.
 
Lascia andare un sospiro.
Abbandona le braccia lungo i fianchi.
Si allontana di qualche passo.
 
-Se non vuoi farlo per me, pensa a Alessia- mormora, dopo minuti di silenzio.
 
-Ci penso a lei- ribatto.
 
-Evidentemente non abbastanza- mi dice in risposta -altrimenti la smetteresti-
 
-Nene, io..-
 
-Va bene- m' interrompe -promettimi solo che mi dirai quando hai gli incontri, così da accompagnarti e assicurarmi che tu stia bene- 
 
-Come vuoi..- mi avvicino per abbracciarla, ma lei si scansa.
 
-Devo andare- mi da le spalle, incamminandosi verso il cancello.
 
-Dove vai, adesso?- le chiedo, in ansia.
 
-A giro- risponde, come sempre.
 
 
                                         **********
 
Vaffanculo.
Cazzo, vaffanculo.
Che bisogno c'era di rispondere così?
 
Sbuffando mi chiudo nella stanza degli ospiti, lasciandomi cadere sul letto.
E' una camera carina.
Vi è un armadio a angolo, bianco lucido, sulla destra appena entri.
Una scrivania in legno, in fondo, davanti la finestra.
Un letto matrimoniale in ferro battuto, alla parete di sinistra.
Accanto a esso, un semplice comodino nero.
 
In giro vi è qualche oggetto o libro che dovrebbero essere di Nene.
Meglio non toccare niente.
Non vorrei farla arrabbiare.
 
Che palle.
Io cercavo solo di fare la carina.
Mi sembrava semplicemente strano che quelle due si evitassero.
 
All' improvviso si apre la porta.
Mi giro, trovandomi di fronte Erica.
Dove ha lasciato il suo bello?
 
-Ehi- sorride, raggiungendomi sul letto e sdraiandosi accanto a me, a pancia in su.
 
-Lorenzo?-
 
-E' di là con Alessandro- risponde -Francesca?-
 
-Non è di là sul divano?- domando, stranita.
 
-No-
 
-Bho, io l' avevo lasciata lì- dico, con un' alzata di spalle.
 
-Avete per caso litigato?-
 
-mmm una specie- 
 
-Per quale motivo?- chiede, voltando la testa nella mia direzione.
 
-Le ho chiesto perchè non andasse a parlare con Eleonora e lei mi ha detto che non importa ciò che penso io-
 
Quelle parole mi hanno ferito.
E' la prima volta che mi risponde così.
Ci sono rimasta veramente male.
 
-Vuoi che vada a picchiarla?- 
 
-No-
 
-Fiuuu menomale- si porta una mano sulla fronte -altrimenti credo che ne avrei prese abbastanza- esclama, facendomi ridere.
 
-Quanto sei idiota!- le sorrido per poi poggiare la testa sulla sua spalla.
 
Adoro Erica.
Riesce a farmi ridere anche nei momenti più brutti.
Può essere anche una perfetta idiota, ma quando ho bisogno c'è sempre.
 
-Le hai poi ridomandato di lei e Eleonora?- domanda, all' improvviso.
 
Le ho esposto i miei dubbi, dopo aver giocato a "Non ho mai".
Lei mi ha detto che è possibile che Feffe non c' entri niente.
Eleonora poteva anche semplicemente mentire, per avere un pretesto per bere.
O perchè sa che sono gelosa di lei.
 
-No. Ho deciso di crederle senza il bisogno di ulteriori conferme-
 
Anche se i dubbi rimangono.
Ma in fondo, se non c'è fiducia reciproca, che razza di rapporto è?
E poi Francesca non mi ha mai dato motivo per dubitare di lei!
 
-Stasera dormirai per la prima volta quì- dice efurica, facendomi ridere.
 
-Dormirò, infatti. Dormirò e basta- 
 
Si e non vedo l' ora.
Non vedo l' ora di poter riposare tra le sue braccia.
Di sprofondare totalmente nel suo profumo.
E di svegliarmi, poi, vedendo lei come prima cosa.
 
-Sì e se cerca di approfittarsi di te, chiamami e le farò passare le voglie!- si batte un pugno sul petto per valorizzare il concetto.
 
-Ma se fino a qualche minuto fa, avevi il terrore che ti chiedessi di picchiarla!- la spingo leggermente, scoppiando in una risata rumororsa.
 
-Nego tutto!- si affretta a rispondere, aumentando la mia ilarità.
 
-Credi che sia possibile, il fatto che si sia procurata quel livido agli allenamenti?- le chiedo d' un tratto, tornando seria.
 
-Secondo me sì. Non devi preoccuparti!- sorride, rassicurandomi.
 
Lascio andare un sospiro.
"Mi avevi detto che avevi smesso".
Ripenso alle parole di Eleonora.
Chissà a cosa si riferiva.
Ho il diritto di chiederlo a Francesca?
Spero solo che se ci fosse stato qualche problema, me ne avrebbe parlato.
 
-Dai, torniamo di là, quello stupido telefilm dovrebbe essere finito!- esclama, alzandosi.
 
-Shhh vedi di non farti sentire o Feffe e Alessandro ci buttano fuori a calci!- ridiamo insieme a quella possibile scena, uscendo di camera.
 
Attraversiamo lo stretto corridoio.
Arriviamo in salotto e troviamo gli altri sul divano.
Feffe è seduta in mezzo a Lorenzo e Alessandro.
Stanno guardando una partita di rugby alla tv.
 
Erica va a sedersi accanto al suo ragazzo e io a lei.
Non rivolgo neanche uno sguardo a Francesca.
Sono ancora arrabbiata.
Aspetto che sia lei a parlare.
 
-Nene?- chiede la mia amica.
 
-Doveva andare via- risponde con non curanza, Alessandro.
 
-Andiamo anche noi?- domanda Lorenzo, in direzione della sua ragazza.
 
-Si, domani ho scuola- afferma quest' ultima, alzandosi dal divano e lanciandomi le chiavi del motorino -se ci trovo anche solo un graffio, ti ammazzo- mi minaccia, puntandomi un dito contro.
 
-Tranquilla- la rassicuro, tra le risate.
 
Erica si fa accompagnare da Lorenzo.
Così io posso usufruire del suo motorino per andare a scuola, domani mattina.
Non mi andava di far scomodare Francesca, per accompagnarmi.
 
-Mi dileguo anche io, mi devo vedere con una- Alessandro si alza a sua volta, salutando Francesca con un bacio sulla guancia -ci sentiamo-
 
Si dirigono tutti verso la porta, uscendo.
Rimaniamo sole.
Lo sguardo fisso sulla televisione.
Un silenzio imbarazzante ad avvolgerci.
 
-Scusami- sussurra, dopo qualche minuto.
 
-Non mi meritavo quella risposta- rispondo, semplicemente.
 
-Lo so. Mi dispiace- si avvicina, cercando il mio sguardo -ero nervosa e non dovevo trattarti così. Ma ti giuro che non pensavo quello che ho detto. M' importa cosa pensi, m' importa più di qualsiasi altra cosa- porto lo sguardo su di lei, lasciandola continuare -Ho parlato con Nene, abbiamo chiarito anche se penso sia ancora arrabbiata- storce il naso, contrariata.
 
-Posso chiederti perchè avete litigato?-
 
-Le avevo detto che avrei smesso di allenarmi sei volte a settimana. Che mi sarei allenata solo con la squadra, senza fare anche palestra per conto mio. Non vuole perchè dice che mi faccia male- mi risponde, con tono calmo.
 
-Forse ha ragione..- le dico, un po' stranita dal motivo così assurdo.
 
-Già...- 
 
Sorride.
Mi prende una mano, portandosela alle labbra per depositarvici un bacio.
Mi avvolge un braccio intorno alla vita, attirandomi a se.
 
-Pace?- domanda a un millimetro dalle mie labbra.
 
-Pace- rispondo per poi lasciarle un bacio a stampo -Ma solo se andiamo a dormire, perchè sono stanca morta-
 
 
                                             **********
 
Non vorrei mentirle.
Ma è l' unica cosa che posso fare adesso.
Non posso raccontarle tutto quanto.
Non capirebbe.
E forse...forse mi odierebbe.
 
Mi sento uno schifo per le bugie che le ho raccontato.
Mi sento uno schifo anche per come ho trattato Nene.
Mi faccio schifo quando mi comporto in questa maniera.
Sono un disatro.
Un disastro e un completo casino.
 
-Puoi cambiarti in bagno- la informo, una volta essere entrate in camera mia.
 
Sono davvero felice che rimanga a dormire qui.
Voglio stringerla fra le mie braccia per tutta la notte.
E' da molto che non dormo con qualcuno.
 
Credo ci sia più intimità nel dormire con una persona, che in tutto il sesso del mondo.
Ascoltare il suo respiro regolare.
Bearsi dei battiti del suo cuore.
Rimanere lì, a fissarla, mentre è più vulnerabile.
Trovo sia una cosa fantastica.
 
-Vado- risponde, prendendo la roba per dormire e chiudendosi in bagno.
 
Posso capire se si vegogna di spogliarsi di fronte a me.
Non è abituata.
Mi ha detto che neanche la sua ex ragazza, l' ha mai vista anche solo senza la magliatta.
 
Comunque, come già ho detto, a me non interessa solo andarci a letto con lei.
Anche perchè sennò, non avrei speso un mese a starle dietro.
 
Mi privo degli indumenti, indossando poi un paio di pantaloncini e una maglia che uso per dormire.
M' infilo nella mia parte di letto.
Quella a sinistra.
Ho sempre dormito da questa parte.
 
La mia camera è più o meno messa come quella degli ospiti.
Con la differenza che, ovviamente, è più personale.
Ci sono varie foto di Freddie Mercury sparse sui muri.
Una libreria piena di libri di ogni tipo e genere, situata in fondo alla stanza.
Una scrivania incasinata.
Una bacheca appesa alla parete, con attaccate varie foto, post-it, testi di canzoni.
E al centro della camera, vi è il mio letto.
Un enorme letto matrimoniale con le testate in pelle.
Arredamento gentilmente offertomi dai genitori di Eleonora.
 
-Eccomi- trilla allegra, Alessia, tornando in camera.
 
La squadro.
Ha un pigiama invernale bianco a pois rossi.
I capelli ricci, che le ricadono morbidi sulle spalle.
Adoro i suoi capelli.
Perchè non sono di quel riccio a cespuglio, che ti sta ritto sulla testa.
I suoi sono più boccoli naturali.
Boccoli che cadono armoniosi e le circondano il viso alla perfezione.
E' semplicemente perfetta.
 
-Carino il pigiama- ridacchio, facendole segno di raggiungemri.
 
-Non prendermi in giro- afferma, mettendosi sotto le coperte.
 
Sorrido avvicinandomi a lei.
Le passo le braccia intorno alla vita, attirandomela contro.
Sfioro il suo naso con il mio.
 
-ciao- soffio, sulle sue labbra.
 
-Ciao a te- sorride.
 
Catturo quelle due meraviglie rosee e perfette in un bacio.
Muovo lentamente la mia bocca sulla sua.
Mi porta le mani sul viso, approfondendo il bacio.
 
Lascio che la sua lingua trovi la mia.
Che si scontrino in un turbinio di sapori.
Dio, amo il suo sapore.
 
Senza staccare quel contatto, mi stendo sopra di lei.
Faccio vagare le mie mani, accarezzando il suo corpo.
La sfioro solamente.
 
Scendo a baciarle il collo.
La sua pelle emana un profumo buono.
Inspiro profondamente.
 
-Feffe, avevamo detto di dormire- ridacchia, puntando i suoi occhi nei miei.
 
-Scusami- sorrido, lasciandomi cadere di lato -è che sei bellissima- 
 
Arrosisce visibilmente.
Si mette su un fianco, guardandomi.
Allunga una mano, cercando la mia.
Lascio che intrecci le nostre dita.
 
-Mi dispiace- dice, stranendomi.
 
-E di cosa?-
 
-So che vorresti che noi....insomma...-balbetta, imbarazzata.
 
-Ehi, no- mi accarezza una guancia -io aspetterò tutto il tempo che ti occorre- sorrido, rassicurandola -è una cosa importante e tu ti devi sentire pronta-
 
-Avrei voluto incontrarti prima- rivela, avvicinandosi e sorridendo.
 
Mi giro a pancia in su.
Lascio che si accoccoli a me.
Porta la testa sul mio petto.
Intreccia una gamba tra le mia.
Mi mette una mano sulla pancia sotto la maglietta, a contatto con la mia pelle.
 
Lo fa spesso.
Mi ha detto che la fa sentire protetta.
Io, di certo, non mi lamento.
 
-Buona notte, piccola- sussurro, lasciandole un bacio tra i capelli.
 
-Notte, Feffe- risponde, cadendo nella braccia di Morfeo poco dopo.
 
 
_______________________________________________________________________________________________

ANGOLO AUTRICE:

Buona sera ^^
Ho rispettato l' aggiornamento anche questa volta! Yay!

Cooomuuunque, cosa ne pensate di questo capitolo?
Feffe fa degli incontri clandestini per affievolire il suo senso di colpa, riguardo a....??? Lo scopriremo...prima o poi!
Nene non è d' accordo e hanno litigato.
Lorenzo e Erica stanno insime...carini ^^
E di Alessandro scopriremo ogni capitolo qualcosa di più!

Fatemi sapere che ne pensate!
Grazie a tutti quelli che a modo loro seguorno questa storia!
Un bacio!

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Capitolo 12
*** Genitori e gelosie. ***


 
Nota numero uno: Eleonora Santoro, ha sempre ragione.
Nota numero due: Eleonora Santoro, ha un destro micidiale.
Nota numero tre: Dare sempre retta a Eleonora Santoro.
 
Cosa c'entra tutto ciò?
Semplice.
Ieri sera ho avuto un altro incontro di lotta.
Risultato? 
Ho preso una violenta botta al ginocchio.
Non riesco quasi a camminare.
 
Adesso, mi fa pure male la spalla.
Perchè?
Perchè, Nene, si è arrabbiata per questo e mi ha tirato un pugno.
 
Ma sinceramente, non m' interessa.
Sto bene.
Sono vivia.
Il dolore non mi fa pensare al senso di colpa che mi divora dall' interno.
O almeno, mi ci fa pensare meno del solito.
 
-Sai cosa più mi fa incazzare in tutto questo?- ringhia, Nene, sedendosi sul letto di fianco a me e mettendomi la borsa del ghiaccio sulla parte lesa -che domenica, cioè domani, abbiamo una partita e te non potrai giocare!- mi tira uno scappellotto, sbuffando sonoramente.
 
-Ahi, Nene!- mi massaggio la nuca, lanciandole un' occhiataccia -la vuoi smettere di picchiarmi?-
 
-No! Perchè sei un' idiota!- sbotta, mollandomi un altro colpo.
 
Lascio andare un sospiro, appoggiandomi con la schiena alla testata del letto.
Nene era lì, ad assistere al mio incontro.
Ho vinto, ma questo per lei non conta.
Conta solo che mi son fatta male e che non potrò giocare.
 
Scoccia anche a me non poter scendere in campo, domani, ma che ci posso fare?
Non posso smettere con questa cosa.
Quella porta sul mio "passato" è ancora lì.
Ma non è chiusa.
E' semi-aperta e ogni giorno, tende ad aprirsi sempre di più.
Per ricordarmi cosa è successo.
Cosa è successo, per colpa mia.
Perchè non importa cosa dicono tutti gli altri.
La colpa è solo mia.
 
-Cosa dirai ad Alessia? Allenamenti anche questa volta?- mi chiede scettica.
 
-No, le dirò che sono caduta questa mattina mentre ero fuori a correre- le rispondo, riportando lo sguardo su di lei.
 
-Va bene, senti- si arrende, sbuffando -mettiamo in chiaro una cosa- dice, tornando calma -in queste condizioni tu non guidi, stasera non verrai al Danger a meno che tu non ti senta meglio e Alessia non deve sapere niente. Non deve entrare in tutto questo. Non è il suo mondo- mi prende una mano, stringendomela.
 
-Sono d' accordo- rispondo solamente.
 
Si avvicina, mettendo la testa sulla mia spalla.
Stringe un po' di più la mia mano.
Sospira.
 
-Ho avuto paura, stanotte- confessa -sono passati mesi, ormai, eppure mi sembra solo ieri. Non sopporterei di rivederti in quello stato..-
 
-Tranquilla Nene, non succederà- cerco di rassicurarla, iniziando ad accarezzarle i capelli.
 
-E' questo il punto, Feffe: non puoi saperlo. Non puoi sapere cosa succederà-
 
Sospiro.
Ha ragione.
Ma non posso smettere.
Smettere, vorrebbe dire arrendersi al dolore.
E io non voglio arrendermi al dolore.
 
-Wow- sentiamo esclamare, voltandoci, e trovandoci di fronte Maria -se non sapessi che mia figlia sbava dietro gli uomini, direi quasi che state insieme- ridacchia, avvicinandosi al letto -e stareste pure benissimo!-
 
-Mamma!- la richiama, scocciata, la mia amica.
 
-Maria, non ti abbiamo sentito entrare- le sorrido.
 
-Ho fatto piano perchè non volevo svegliarti nel caso tu dormissi- dice in tono dolce -Ele mi ha detto che ti sei fatta male, posso vedere?-
 
-Certo- levo la borsa del ghiaccio, permettendole di vedermi il ginocchio.
 
Scruta attentamente.
Tocca piano in vari punti.
Poi, sorride.
 
-Non è niente di grave! Domani starai già meglio- afferma, contenta -ma niente partita! Chiaro?- 
 
-Chiaro- 
 
-Ok, io vado- esclama, Nene, alzandosi -ci vediamo più tardi- saluta entrambe con un bacio sulla guancia e si dilegua.
 
Maria sospira.
Sedendosi sul bordo del letto, vicino a me.
Si volta a guardarmi.
 
-Allora- inizia, con quel tono di voce che conosco fin troppo bene -come va con quella ragazza?- domanda, infatti.
 
-Bene- 
 
-Eddai, Francesca!- piagnucola -non essere di poche parole come mia figlia!-
 
-Va bene, va bene- rido -si chiama Alessia. Stiamo insieme da poco più di un mese. Ha 17 anni ed è molto carina. E' speciale- le racconto, senza riuscire a smettere di sorridere.
 
-Sono così felice per te- mi da un buffetto su una guancia -te lo meriti, dopo tutto quello che hai passato- mi sorride, con fare materno -i suoi sanno di voi?-
 
-No. Non sanno neanche di lei...- rivelo -ma non m' importa. Penso di poterla capire- dico, con tono amaro.
 
-Li hai più sentiti?- mi domanda, sistemandomi una ciocca di capelli dietro l' orecchio.
 
-No e non m' interessa-
 
Ed è così.
E' la verità.
Non me ne frega niente di loro.
Non sono i miei genitori, non sono la mia famiglia.
 
Sono cinque anni che non li sento.
Non li vedo e non ci parlo da quando mi hanno buttato fuori di casa.
Per strada.
Ho vissuto due mesi per strada, prima che Eleonora scoprisse tutto e mi portasse con sé.
Sono stati giorni orribili.
 
-Mi dispiace- 
 
-Non devi- le sorrido -tu mi hai dato una nuova famiglia degna di questo nome-
 
-Ringrazio ogni giorno, Eleonora, per averti portato da me, da noi- confessa, lasciandomi una carezza sulla guancia -sei come una figlia per me e Giovanni, lo sai. Ti vogliamo bene e puoi contare su di noi per qualsiasi cosa- dice, commossa.
 
-Lo so e non vi ringrazierò mai abbastanza- abbasso lo sguardo, imbarazzata.
 
-Non devi ringraziarci. E' compito dei genitori assicurarsi che i propri figli stiano bene- 
 
Mi ha detto tante volte che sono come una figlia per loro.
Ma ogni volta quelle parole mi entrano nel petto, riscaldandomi il cuore.
Mi fanno sempre questo effetto.
Rilasciano quel senso di benessere e felicità che solo la famiglia riesce a darti.
E, davvero, non potrò mai ringraziarli abbastanza per questo.
 
 
                                               **********
 
 
 
Stamani è una tortura stare a scuola.
La Rossi, la prof di matematica, è più noiosa del solito.
E come se non bastasse, ci si mette pure Erica!
 
E' tutta la mattina che ha in mano il cellulare e squittisce allegra ad ogni messaggio che riceve.
A quanto pare Lorenzo è "Cossssssì cariiiino". 
Parole della mia amica.
 
In realtà sono invidiosa.
Francesca non mi scrive quasi mai messaggi.
Li manda solo quando dobbiamo metterci d' accordo per qualcosa o cose del genere.
 
Lorenzo invece manda a Erica mille messaggi!
Del buongiorno.
Del buon inizio ora di lezione.
Del buon appetito.
Del buon pomeriggio.
Della buona sera.
Della buona cena.
Della buona notte.
 
Ok, forse così è troppo ma cavolo!
Anche io voglio il messaggio del buongiorno!
Sarà anche immaturo e infantile, ma non m' importa.
 
Che poi finisce che nemmeno io glieli mando!
Perchè non vorrei che si sentisse oppressa.
Uffa, che palle!
 
-aaaaaaaaaw- eccola con gli occhi a cuoricino, di nuovo!
 
-Cosa ti ha scritto questa volta?- domando, stizzita.
 
-Che non vede l' ora di rispecchiarsi nei miei occhi color del cielo- risponde con aria sognante.
 
-Oh mio Dio, penso che mi verrà il diabete!-
 
-Non fare l' acida solo perchè vorresti che Feffe scrivesse anche a te!- sbotta, tornando a digitare i tasti del suo telefono.
 
-Hai ragione, scusa- le sorrido -è solo che non la sento da ieri sera prima di cena!- sbuffo, appoggiando la testa sul banco.
 
E' sparita.
E' semplicemente sparita.
Ci siamo messe d' accordo su quando doveva venire a prendermi a scuola e poi è sparita.
 
Mi manca.
Non ci vediamo da giovedì mattina!
Quando sono andata al Danger a fare colazione.
Ieri avevo da studiare un botto e lei, invece, doveva accompagnare Nene non so dove.
Almeno sono conenta che quelle due abbiano chiarito!
 
C'è un' aria strana nel "gruppo", quando quelle due sono in guerra.
"Gruppo" perchè, ormai, io e Erica ci sentiamo un po' parte della combricola.
Ci troviamo bene con loro.
 
Sbuffo per l' ennesima volta.
A volte penso che Feffe mi nascondi qualcosa.
E' sempre così misteriosa.
E poi, voglio dire, come fa lei a conoscere quel tipo di persone?
Mi riferisco a quelle che ci sono alle feste a cui vengono invitati.
Cosa c' entra, lei, con quella gente che è finita in riformatorio?
Non ci capisco niente.
E lei neanche ne parla.
 
Ho paura a chiedere.
Ho paura perchè le cose fra noi vanno bene.
Non voglio rischiare di rovinare il nostro rapporto.
Ma è giusto?
E' giusto che io sia all' oscuro di tutto ciò?
E' giusto, questo, in un rapporto?
Non lo so...
 
-Oh, finalmente!- esclama, la mia amica, al suono della campanella.
 
-Ragazze- ci richiama, Chiara -stasera ci troviamo al Danger?- chiede, euforica.
 
-Certamente!- rispondo -Stasera usciamo insieme!- rispondo, guardando negli occhi tutte.
 
-Menomale! E' un po' che non ci vedevamo fuori da questa scuola!- aferrma Arianna.
 
-Va bene, allora a stasera!- 
 
Ci salutiamo, uscendo dall' istituto.
Mi guardo intorno alla ricerca di Francesca.
Ma non la vedo.
 
Dopo diversi minuti, vedo qualcuno che non dovrebbe esserci.
Eleonora.
Cosa ci fa, lei, quì?
 
-Che ci fa, Ele, fuori scuola?- mi sussurra ad un orecchio, Erica.
 
-Non ne ho idea!- dico, stranita.
 
-Bhè, è la pesudo migliore amica della tua ragazza, quindi, mi sa che vuole te!- mi spinge nella sua direzione -ci vediamo al Danger!- mi saluta, andando verso il suo motorino.
 
Confusa e curiosa, mi dirigo da Nene.
Chissà cosa vuole.
Ma, più che altro, dove diavolo è Feffe?
 
-Ciao- saluto, una volta di fronte a lei.
 
-Ehi- mi sorride, forse per la prima volta da quando la conosco.
 
-Francesca?- 
 
-Oh, stamani si è fatta male. Sai, è caduta mentre era fuori a correre- mi fa cenno di entrare in auto, entrando poi a sua volta.
 
-E' grave? E' andata all' ospedale? Come sta?..Doabbiamo andare a..-
 
-Calma, Nana!- m' interrompe -non è niente di grave. Ha solo un ginocchio gonfio. E' a casa sua, ti porto da lei-
 
-Ok e non chiamarmi Nana!- dico, indispettita, incrociando le braccia sotto il seno.
 
-Perchè? Lo sei!- scoppia a ridere lasciandomi perplessa.
 
Eleonora che ride.
L' amica silenziosa e riservata di Feffe, che ride?
Sono forse finita in un mondo parallelo?
 
-Ok- torna seria -non ti piaccio proprio, eh?- afferma, stupendomi -ho fatto, forse, qualcosa che ti ha innervosito o fatto arrabbiare?-
 
-No- rispondo, secca.
 
E' una conversazione abbastanza scomoda.
Mi ha preso alla sprovvista.
Che dovrei dirle?
 
-Eppure non ti piaccio- dice, guardandomi con la coda dell' occhio.
 
-Non è che non mi piaci- tento di salvarmi in calcio d' angolo -è che non ti ho ancora inquadrato bene e che..-
 
-E che sei gelosa- finisce al posto mio, lasciandomi a bocca aperta -lo vedo come mi fulmini con lo sguardo, cosa credi?- ride di nuovo -senti- inizia, seria -non hai motivo di esserlo. Non c'è niente tra me e Feffe. Ci lega solo un rapporto profondo, ma non sta a me spiegartelo- 
 
Che intende dire?
Cosa vuol dire, rapporto profondo?
E perchè, non può spiegarmelo lei?
Non ci capisco niente.
 
-Va bene- rispondo solamente -ma ti tengo d' occhio- le dico scherzosa, sorridendole.
 
-Ha ragione, Feffe, sai?-
 
-Su cosa?- domando, confusa.
 
-Hai davvero un bel sorriso- risponde, spiazzandomi.
 
Davvero Francesca pensa che io abbia un bel sorriso?
Ne ha parlato con lei?
Parla di me?
Oddio, sono al settimo cielo.
 
-Dai, andiamo. Ti sta aspettando- afferma, parcheggiando la sua Mini Cooper rossa.
 
Scende dall' auto, facendomi segno di seguirla.
Apre la porta di casa della mia ragazza, con la sua copia di chiavi.
Ancora non capisco perchè Feffe gliele abbia date.
 
Mi scorta fino alla camera da letto, da dove sentiamo provenire delle risate.
Bussa, entrando.
Feffe è suduta sul letto e affianco a lei c'è una donna bionda, con gli occhi azzurri.
Oh mio Dio, è identica a Eleonora.
 
-Mamma, si può sapere che ci fai ancora qui? Non hai da lavorare?- domanda, Nene.
 
E così, è sua mamma, eh?!
In effetti, come ho già detto, è la sua coppia sputata.
Solo, con qualche ruga in più.
La cosa che non capisco è cosa ci faccia qui!
Non dovrebbe esserci la madre di Francesca?
 
-Facevo compagnia alla mia figlia acquisita!- esclama, sorridendo.
 
Vedo Eleonora lanciarle un' occhiataccia.
Feffe abbassa solamente lo sguardo.
Figlia acquisita?
Che intende dire?
 
-Ehm, Maria- Feffe spezza quel silenzio imbarazzante -lei è Alessia- dice indicandomi -Alessia, lei da come avrai capito è la madre di Ele-
 
-Salve- dico imbarazzata, stringendole una mano, una volta che mi si è portata di fronte -piacere di conoscerla-
 
-Oh, il piacere è tutto mio! Francesca mi ha parlato tanto di te! Finalmente ti conosco! Dammi pure del tu- trilla allegra.
 
Ok, di aspetto sarà anche uguale a Nene.
Ma hanno il carattere totalmente diverso.
Maria è espansiva e regala sorrisi a destra e a manca.
Nene, invece, è riservata e difficilmente dà confidenza.
 
-Scusate, ma devo andare- afferma -Andiamo Ele, il pranzo dovrebbe essere pronto- si rivolge a sua figlia, facendole segno di seguirla fuori.
 
-Vai avanti, ti raggiungo- risponde la bionda, avvicinandosi a Feffe -Torno stasera per vedere come stai- le sorride, stampandole un bacio in fronte -ciao Nana- mi scompiglia i capelli per poi sorpassarmi e uscire.
 
Sbuffo a quel nomignolo.
Monto sul letto, accanto a Francesca.
 
-Si può sapere che mi combini?- le chiedo, giocosa, avvicinando il viso al suo.
 
-Devo imparare a guardare dove metto i piedi- risponde, annullando le distanze e poggiando le sue labbra sulle mie.
 
Un bacio dolce, lento.
Solo un semplice accarezzarsi.
Uno di quei baci, che trasmette tutta la dolcezza di Feffe.
 
Mi stacco leggermente.
La guardo negli occhi.
Scuri e cupi.
Brutto segno.
 
-E' tutto ok?- domando, preoccupata.
 
-Si, sono solo un po' arrabbiata perchè domani non potrò giocare- dice, indicandosi il ginocchio.
 
-Mi dispiace- le sfioro una guancia, stampandole un altro bacio sulla bocca.
 
-Fa niente. Vorrà dire che ti farò compagnia sulle tribune, se verrai- afferma, mettendomi una ciocca di capelli dietro l' orecchio.
 
-Posso rimanere da te, oggi pomeriggio? Perchè stasera, al Danger, ci saranno anche le mie amiche e non potremo..-
 
-Si, tranquilla. Non preoccuparti- Mi risponde, avendo già capito.
 
Sospiro.
Con il fatto che ci saranno anche Chiara e Arianna, non potrò starle appiccicata.
Altrimenti capiranno che c'è qualcosa tra di noi.
Vorrei solo trovare il coraggio di confessare tutto...
 
-Glielo dirò presto, te lo prometto-
 
-Ale, ti ho già detto che non è un problema- mi sorride, prendendomi per la vita e attirandomi a se -piuttosto, se hai fame, Maria mi ha portato un po' di lasagne. Sono nel forno- m' informa.
 
-Oh mio Dio! Amo le lasagne!- esclamo, scattando subito in piedi -corro, ne vuoi un po'?-
 
-Si, grazie.-
 
                                       
                                                   **********
 
Abbiamo finito di mangiare.
Lei è accoccolata a me.
Sdraiata in orizzontale con la testa sul mio stomaco.
Stiamo guardando la tv che ho in camera.
Ogni tanto si gira a guardarmi, scrutarmi.
 
Sento il suo sguardo indagatore.
Me lo sento addosso.
Sulla pelle.
Sento che c'è qualcosa che la turba e che vorrebbe chiedermi.
Ma ho paura di dove cada la sua curiosità.
 
In fondo, però, ha anche ragione.
Io so praticamente tutto di lei.
Dei suoi genitori, delle sue ex, dei suoi amici.
Lei non sa praticamente niente di me.
 
-Feffe- ecco, infatti, che mi chiama con quel suo tono serio che mi mette sempre ansia -posso chiederti perchè c'era quì la madre di Eleonora e non la tua?- mi domanda, titubante e senza guardarmi negli occhi.
 
Lascio andare un sospiro.
Sapevo che prima o poi avrei dovuto parlagliene.
Anche se speravo il contrario.
 
-E' complicato- le rispondo.
 
-Perchè?-
 
-Perchè i miei genitori non li vedo e non li sento da cinque anni, Alessia- si aza di scatto, puntando i suoi occhi nei miei -mi hanno cacciato di casa quando avevo 15 anni- le rivelo.
 
-Per quale motivo? Feffe...mi dispiace, io non lo sapevo...io..-
 
-Tranquilla, Ale- le sorrido -va bene, non mi da fastidio parlarne. Non te ne ho mai parlato perchè non lo ritenevo importante- le accarezzo una guancia, rassicurandola -Mi hanno cacciato quando ho rivelato loro, di essere bisessuale. Nene mi ha portato a casa con se. Ho abitato con lei dai suoi genitori fino all' età di 18 anni, quando ho deciso di vivere per conto mio. Ormai considero loro come la mia famiglia. Maria è come una madre per me e Giovanni come un padre-
 
-Sono felice che almeno, tu, abbia trovato delle persone buone, su cui far affidamento- sospira, abbracciandomi -mi dispiace per ciò che hai dovuto passare- la stringo a me, beandomi del suo profumo.
 
Sorrido amara.
E pensare che quello neanche mi sfiora.
L' abbandono dei miei genitori non mi dà alcun peso.
Non è quello che mi affligge ogni giorno.
 
Non è quello a cui penso la mattina quando mi sveglio.
Non è quello l' ultimo pensiero che ho, prima di addormentarmi.
E non è quello, a disturbare ogni mio sogno.
 
Da quando, però, Alessia è apparsa nella mia vita le cose vanno meglio.
Adesso c'è anche lei nei miei pensieri mattutini.
Ho pure lei in testa, prima di dormire.
E, spesso, è lei che compare nei miei sogni.
 
-Non hai fratelli o sorelle?- mi domanda, staccandosi leggermente per guardarmi negli occhi.
 
Fitta al cuore.
Speravo che non mi rivolgesse quella domanda.
Quello si, che mi pesa.
 
-Si, ho una sorella minore. Ma anche lei non la vedo da quel giorno- le dico, affranta -Adesso dovrebbe avere 16 anni- sorrido nostalgica.
 
-Come si chiama?-
 
-Marta- abbasso lo sguardo.
 
Mi manca.
Mi manca da morire.
Era la mia piccola, grande luce.
 
E' l' unica cosa che rimpiango di quel giorno.
Il non averla potuta vedere crescere.
Il non esserci stata per lei.
Vorrei tanto rivederla.
 
-Mi dispiace- ripete, per l' ennesima volta.
 
-Fa niente- riporto lo sguardo su di lei -ti dispiace se cambiamo discorso?-
 
-No, certo che no- si affretta a rispondere -possiamo parlare di quanto Lorenzo e Erica, siano diabetici?-
 
-Perchè?- le chiedo, scoppiando a ridere.
 
-Oh, andiamo!- sbuffa sonoramente -non fanno altro che mandarsi messaggini smielati ad ogni ora! Anzi, ogni minuto!- fa una smorfia disgustata, facendomi ridacchiare.
 
-Sai cosa vuol dire, questo?- le domando, vedendole fare un cenno negativo -che Lorenzo è innamorato di Erica. Non l'ho praticamente mai visto così preso. Di solito gli importa  solo portarsele a letto. Ma tranquilla, ti ripeto, la tua amica gli interessa davvero!- 
 
-Ne sono felice! Anche perchè se prova a ferirla, lo uccido!- afferma, strappandomi una risata.
 
-Mi piace, Erica- le dico, all' improvviso.
 
-Devo preoccuparmi?- alza un sopracciglio, allontanando il viso dal mio.
 
-Scema- la spingo leggermente -intendo mi piace come persona! Ci tiene molto a te, lo vedo da come ti guarda e questo mi fa piacere- sorrido, attirandomela addosso.
 
-Ah, si?- mi butta le braccia intorno al collo, sfiorandomi il naso con il suo.
 
-Si- soffio, catturando successivamente le sue labbra, in un bacio.
 
E' lei ad approfondirlo.
Cerca la mia lingua, intrecciandovi la sua.
Mi si porta a cavalcioni, senza interrompere quel contatto.
 
Porto le mani sulla sua schiena.
La accarezzo lentamente, da sopra la maglietta.
Le mordicchio il labbro inferiore, tirandolo leggermente.
 
Sorride.
Porta le mani sotto la mia canotta.
Mi sfiora la pancia con i polpastrelli.
 
La imito, andando ad accarezzarle la pelle della schiena.
E' liscia e morbida.
Semplicemente perfetta.
 
Si stacca.
Rimane comunque molto vicina.
Tanto che i nostri nasi si sfiorano tra loro.
 
-Non riesco a ragionare, se mi sfiori così- rivela, arrossendo lievemente.
 
-Sei tu che mi provochi- sussurro, sfiorando le sue labbra ad ogni parola.
 
-E come?-
 
-Perchè sei bellissima- 
 
Arrossisce di nuovo.
Non risponde.
Si rituffa, solo, sulle mie labbra.
 
Un bacio più passionale.
Travolgente.
Un bacio che mi fa impazzire.
Che riempe ogni fibra del mio corpo, del suo profumo.
 
Mi accarezza il busto.
Sale più su, senza osare troppo, però.
Abbandona le mani ai lati del mio seno.
 
Sospira, mentre le sfioro lo stomaco, ripetutamente.
Scendo a baciarle il mento, la mandibola, il collo.
Se continuiamo così, fermarmi sarà un bel problema.
 
-Non posso- sussurra, portando le mani sul mio viso e allontanandomi dalla sua pelle.
 
-Lo so- soffio, lasciandole un leggero bacio sulla bocca -non preoccuparti-
 
Sorride.
Poggia la testa nell' incavo del mio collo.
Stringe la mia canotta tra le mani.
Inspira il mio profumo.
 
-Grazie-
 
-Per cosa?- chiedo, confusa.
 
-Per essere così fantastica-
 
 
 
                                            **********
 
 
Non mi aspettavo una cosa del genere.
Non pensavo neanche lontanamente a quella possibilità.
Davvero, dei genitori, sono in grado di cacciare fuori di casa la propria figlia?
E con così tanta facilità?
 
Ora ho paura.
Ho ancora più paura che i miei possano fare lo stesso.
Come reagiranno quando confesserò loro che mi piacciono le ragazze?
E cosa diranno quando gli dirò che sto con una?
Ho paura.
 
-Ehi, Ale, sei fra noi?- Chiara mi sventola davanti una mano, richiedendo la mia attenzione.
 
-Ehm, si, scusate-
 
Siamo già al Danger.
Siamo sedute a un tavolo al centro.
 
Adoro questo pub.
Ha uno stile molto Irish!
Ovvero, un classico Pub irlandese!
 
Pieno di tavoli, panchetti, sedie di legno.
C'è anche un palco dove, spesso, suona qualche band.
E' fantasticom come posto.
E c'è sempre della buona musica.
 
Niente One Direction, niente Justin Bieber o qualche altro moccioso.
Solo classica, vecchia musica.
Per lo più gruppi degli anni '70-'80!
Amo soprattutto quando mettono qualche vecchio disco degli AC\DC.
Dio, li amo!
 
-E così, Erica, te stai con quel tipo laggiù?- domanda, Arianna, alla mia migliore amica incantata a fissare il suo bello.
 
-Si- risponde, sognante.
 
Lorenzo, Alessandro e Francesca sono a un tavolo più distante.
Sono vicini al palco.
Non capisco il motivo: di solito siedono a un tavolo più isolato.
Feffe mi ha detto che ci sarà una sorpresa.
 
Stasera, dato il suo problema al ginocchio, non lavora.
Mi ha detto che il suo capo, Antonella, è una persona molto disponibile.
Mi devo ricordare di chiederle come ha avuto il lavoro.
 
-E' un bel ragazzo!- afferma, Chiara.
 
-Si- ripete, Erica, facendoci ridere.
 
E' inutile.
E' completamente andata.
Sono felice per lei.
 
Oggi, con Francesca, mi sono spinta più oltre che con qualsiasi altra ragazza che ho avuto.
Non ho mai lasciato che qualcuno mi sfiorasse così.
E considerando che non ha fatto niente di che, mi ha fatto capire quanto io sia indietro riguardo l' argomento "Sesso".
 
ovviamente so cosa significa, eh!
Però non ho mai trovato la persona giusta.
Non mi sono mai sentita a mio agio con nessuno, prima di Feffe.
 
Con lei, provo emozioni e sensazioni uniche.
Non mi vergogno e sto veramente bene in sua compagnia.
Vorrei non separarmici mai.
 
-Oh Mio Dio!- esclama ad un tratto, Erica, indicando il palco.
 
Mi giro e rimango a bocca aperta.
Eleonora si è portata davanti al microfono.
oddio.
Non sapevo cantasse.
 
-Buona sera- saluta, Nene -stasera, canterò per voi, "My Immortal" degli Evanescence- 
 
Cosa?
La cantante degli Evanesce è Amy Lee.
La grande, fantastica, unica, Amy Lee.
Oddio.
 
-Sapevi che canta?- chiede Arianna a Erica.
 
-No e tu?- risponde lei, rivolgendosi a me.
 
-Perchè dovrebbe saperlo lei? Sei te che esci con il suo amico!- dice, stranita, Chiara.
 
-Oh bhè, qualche volta è uscita con noi- si salva, Erica, prima che le tirassi una manata.
 
La musica inizia.
Eleonora attacca.
Cavolo, ha una voce bellissima!
E' fantastica.
 
-Cazzo! Ma è bravissima!- esclama, la mia migliore amica.
 
Lo è davvero.
Feffe e Lorenzo si girano nella nostra direzione.
Sorridono beffardi.
Oh, ce la pagheranno per aver estromesso una cosa così fondamentale.
 
Francesca guarda Nene con orgoglio e ammirazione.
Ecco che la gelosia torna a impossessarsi di me.
Non posso farci niente.
 
La canzone termina.
Il pub scoppia in un boato.
Tutti si alzano in piedi per applaudire.
E' stata veramente eccezionale.
Mi costa ammetterlo, ma è la verità.
 
Ele ringrazia, scendendo dal palco.
Va al tavolo dagli altri.
Si siede, ovviamente, accanto a Feffe.
 
Francesca le sussurra qualcosa, facendola ridere.
Nene, di risposta, le tira una spinta giocosa.
La mia ragazza porta le mani avanti, come se volesse chiederle scusa, poi si avvicina e le stampa un bacio sulla fronte.
Fa per allontanarsi, ma Eleonora la trattiene per un braccio.
Si avvicina, lasciandole un bacio sul naso.
Ok, sto per andare lì a ucciderla.
So quasi per certo che lo sta facendo apposta.
 
-Forse credo che dovremmo rivalutare una cosa- rompe il silenzio, Chiara -secondo me Feffe è tutt' altro che etero. Guarda come si comporta con quella ragazza!-
 
Ci mancava anche la mia amica, adesso!
Dio, credo di voler ucciderla.
 
-Ma cosa dici! Anche io e Alessia ci comportiamo così tra di noi- interviene la mia migliore amica, lanciandomi uno sguardo che ha tutto da dire.
 
-Si dai, Chiara, pure noi due- annuisce convinta, l' altra nostra amica.
 
Vedo Eleonora girarsi nella nostra direzione.
Mi sorride, scoppiando poi a ridere.
Mi fa un occhiolino per poi girarsi verso la mia ragazza e dirle qualcosa.
 
Dopo pochi secondi mi arriva un sms al cellulare.
Prendo il telefono.
E' di Francesca.
Apro il messaggio.
 
"Nene mi ha detto di dirti che lo ha fatto apposta. Ama quando le lanci quelle occhiate fulminanti"
 
Sorrido.
Alzo lo sguardo.
Scuoto la testa, alla vista di quelle due idiote.
Stanno ridendo sommossamente, credo prendendomi in giro.
 
Scrivo velocemente un messaggio di risposta.
Premo invio.
 
"Dì a quella bionda impertinente che, se osa toccarti di nuovo, mando qualcuno ad ucciderla" 
 
Vedo la mia ragazza sorridere, per poi passare il celluare alla bionda.
La vedo ridere.
Si volta nella mia direzione, sorridendomi.
 
-Dai ragazze, è tardi, andiamo và!- afferma alzandosi, Erica.
 
-Ok- rispondiamo in coro.
 
Lancio uno sguardo di saluto a Feffe.
Mi sorride in risposta, alzando leggermente la mano.
Erica va a salutare Lorenzo e poi usciamo dal pub.
 
Sto rivalutando molto, Eleonora.
Ho cambiato idea sul suo conto.
Grazie, forse, alla chiacchierata che abbiamo avuto questa mattina.
E anche a ciò che mi ha raccontanto Feffe.
 
Ora capisco cosa intendevo con "rapporto profondo".
Praticamente, la famiglia Santoro, è diventata la famiglia di Francesca.
E' come se fossero veramente sorelle.
 
E' con quei pensieri che mi corico nel letto.
Mi metto sotto le coperte.
Spengo la luce sul comodino.
Ma proprio quando sto per addormentarmi, mi arriva un sms sul cellulare.
 
Lo afferro.
Sorrido.
E' Feffe.
 
"Buona notte piccola. Sogni d' oro. Ti adoro."
 
Le rispondo velocemente, per poi riabbandonare l' apparecchio sul comodino.
Non riesco a levarmi questo sorriso ebete dal viso.
Ho avuto anche io, il mio messaggino diabetico della buona notte.
E non sono mai stata più felice, di prendermi il diabete.
 
 
                                                **********
 
Odio.
Odio stare qui ferma a guardare.
Odio non poter scendere in campo a giocare.
Che odio.
 
Sono seduta sulle tribune.
Sono in mezzo a Alessia e Lorenzo.
Erica non è potuta venire e nemmeno Alessandro.
 
Sono irrequieta.
Non riesco a frenare il tic nervoso alla gamba.
Non posso stare ferma.
 
-Calmati- mi sussurra Ale, prendendomi una mano.
 
-Non ci riesco- sbuffo.
 
In quel preciso istante, Nene, viene placcata violentemente.
Non si rialza.
Scatto in piedi, preoccupata.
Sto per fiondarmi giù per gli scaloni quando, con fatica, la vedo rialzarsi.
 
Sospiro di sollievo, lasciandomi ricadere a sedere.
Non sopporterei se si facesse male.
 
-Tranquilla- tenta di nuovo di rassicurarmi, Alessia.
 
La partita è veramente tosta.
Stiamo vincendo, ma solo di 3 punti.
Le avversarie stanno giocando veramente bene.
 
-Ho bisogno di una birra- declamo, alzandomi -Lore, ne vuoi una?-
 
-No, grazie- risponde, sorridendomi.
 
-E a me non lo chiedi?- domanda, fintamente imbronciata, la mia ragazza.
 
-Non sarà grazie a me che ti darai all' acool!- scherzo, dandole un buffetto sul naso.
 
-Dai, Feffe, aspetta almeno la fine del tempo- mi dice il mio amico.
 
-Va bene- concedo, sedendomi di nuovo.
 
Oggi è venuta a vederci giocare, anche tutta la squadra maschile.
Siamo tutti molto amici.
Spesso andiamo a cena insieme, unendo le squadre.
Ho avuto anche qualche storiella da una botta e via, con alcuni di loro.
 
-Feffe!- mi sento chiamare da Valerio, il capitano della maschile -non ti avevo vista! Mi sembrava, infatti, che mancasse la migliore giocatrice in campo- dice, ammiccando visibilmente nella mia direzione -e anche la più bella- aggiunge -che hai fatto?- mi domanda, poi, in fine.
 
-Sei troppo genitle- gli rispondo -Ho un problema al ginocchio, niente di grave-
 
-Se vuoi, posso darci un' occhiata- 
 
-Prenderò in considerazione l' idea- scherzo, facendolo ridere.
 
Ehm, si.
Ho avuto un di quelle storiellie di cui parlavo prima, pure con lui.
Diciamo che son state più botte e via.
Non solo una notte.
Ma, ovviamente, niente di serio.
Mi divertivo e basta.
 
Primo tempo finito.
Mi alzo, con l' intenzione di andarmi a prendere una birra.
 
-Vengo con te- dice, con tono duro, Alessia.
 
Mi sembra strana.
E' rigida e sembrerebbe arrabbiata.
Che le prende?
 
Scendiamo gli scaloni della tribuna.
Ci diregiamo verso il bar.
All' improvviso, però, Alessia mi prende per un braccio, spingendomi dietro una colonna.
 
-Ale, ma che...-
 
Neanche il tempo di finire che mi trovo la sua bocca sulla mia.
Approfondisce subito il bacio.
Mi spinge contro la colonna, portandomi le mani sotto la maglietta.
Sospiro.
 
Ok, non che mi lamenti, ma che le succede?
Cerco di parlare, ma la sua bocca me lo impedisce di nuovo.
Mi mette le mani sul seno, chiudendole a coppa.
 
Questo non è decisamente da lei.
Le prendo le mani, allontanandola.
Cerco il suo sguardo.
 
-Ehi, che succede?- le chiedo, in tono dolce.
 
Non mi risponde.
Abbassa la testa.
Scioglie la presa tra le nostre mani, incrociando le braccia al petto.
Vedo scorrerle una lacrima lungo la guancia.
 
-Piccola- sussurro, catturandole quella lacrima solitara con il pollice.
 
L' abbraccio, stringendola a me.
La stringo forte, cercando di calmarla.
 
-Cosa c'è?- 
 
-Ho capito- risponde, tirando su con il naso.
 
-Hai capito, cosa?- domando, stranita.
 
-Quel ragazzo di prima...vai a letto con lui?- mi chiede, lasciandomi del tutto sorpresa.
 
-No! Cosa dici?- mi allontano leggermente, così da guardarla negli occhi.
 
-Ho visto come ti guarda e ho capito lo scambio di battute- mormora -mi dispiace se non posso darti quello che vuoi te-
 
-Alessia- la chiamo, in tono dolce -io non voglio niente in più, di quello che già mi dai- le metto una mano sulla guancia -non vado a letto con lui, almeno non più. E' una storia vecchia. Sto con te, adesso- le sorrido amorevolmente.
 
-Oh...- sospira -scusa! Scusa! Scusa! Scusa!- mi si getta al collo, scusandosi ripetutamente.
 
-Fa niente- le dico, stringendola a me -mi piace quando fai la gelosa- scherzo, facendola ridere.
 
-Ci conviene andare- si stacca, prendendomi per mano -la partita è riniziata-
 
 
                                            **********
 
Che idiota.
Sono una stupida idiota.
Come ho potuto pensare una cosa simile?
Feffe non mi avrebbe mai fatto una cosa del genere!
 
Però il pensiero di lei che va a letto con quel tipo, mi fa ribollire il sangue.
Chissà con quanti è stata.
In quanti hanno toccato quel corpo meraviglioso?
Dio, sono fottutamente gelosa.
 
La partita è appena finita.
Hanno vinto.
Grazie a Nene, che ha fatto meta all' ultimo minuto.
Una meta bellissima, tra l' altro.
Ha corso per tutto il campo.
Le avversarie non sono state capaci di arrestare la sua corsa.
Ora capisco perchè è il capitano della Squadra.
 
-Andiamo- mi dice, Francesca, prendendomi per mano e conducendomi giù dalle tribune.
 
Ci avviciniamo alla sua squadra.
Eleonora ci sta venendo incontro.
Sorride.
 
-Sei stata fantastica, Nene- Francesca lascia la presa sulla mia mano, per correre incontro a Ele e abbracciarla.
 
Correre.
Bhè, diciamo zoppicare.
Il ginocchio è ancora gonfio e le fa abbastanza male.
 
Lascia andare Eleonora, per poi dirigersi a fare i complimenti al resto delle sue compagne.
L' abbracciano tutte, di gruppo.
Si vede che tengono molto a lei.
 
-Piaciuta la partita?- Mi chiede, Nene, una volta che mi ha raggiunto.
 
-Si! Sei stata bravissima- affermo, sorridendo.
 
-Grazie, Nana- mi scompiglia i capelli -vieni anche tu a cena da me, stasera?- 
 
-Non vorrei disturbare! Insomma, se volete stare solo fra voi...-
 
-Non dire stupitaggini! Se così fosse, non ti avrei invitato!- mi spinge scherzosamente, facendomi arretrare di qualche passo e quasi cadere -oh, scusa!- si affretta ad afferrarmi in tempo -sono abituata a Feffe!- 
 
-Ecco, io non ho la sua stazza fisica! Sono più..-
 
-Nana- termina al posto mio, scoppiando a ridere.
 
-Stavo per dire mingherlina! Smettila di chiamarmi così!- 
 
-Che succede qui?- domanda, Feffe, raggiungendoci.
 
-Ele continua a darmi della nana- le dico, fintamente arrabbiata.
 
-Bhè, perche lo sei- afferma la mia ragazza, ridendo con la sua amica.
 
Dio, non le sopporto!
Sono odiose quando sono insieme!
Preferivo Eleonora quando stava sulle sue e non mi dava confidenza.
 
-Vi odio- incorcio le braccia al petto, voltando la testa indispettita.
 
-Io ti adoro, invece- Francesca mi abbraccia di slancio, sollevandomi da terra con estrema facilità.
 
-Stasera siete a cena da me. Alessia, dillo pure a Erica!- dice, Ele, prima di salutare e scomparire negli spogliatoi con il resto delle sue compagne.
 
Feffe mi rimolla a terra.
Mi porta le mani sui fianchi.
Sorride.
 
-Vorrei tanto baciarti, adesso- sussurra al mio orecchio, facendomi arrossire.
 
-Prometto che presto potrai- le dico, convinta delle mie parole.
 
-Prenditi tutto il tempo che vuoi- mi stampa un bacio sulla guancia -andiamo, stiamo un po' da me e poi andiamo da Nene-
 
-Ok- rispondo, lasciandomi guidare verso la sua macchina.
 
Lo farò.
Voglio farlo.
Voglio, davvero, dire tutto ai miei genitori.
Mi manca solo quel fottutissimo coraggio...
Se solo lo vendessero da qualche parte...


_______________________________________________________________________________________________

ANGOLO AUTRICE:

Salve^^

Nuovo capitolo!
Ci sono altri indizi su Feffe.
Li avete trovati? :D

Non c'è molto da dire, riguardo a questa parte.
Magari fatemi sapere voi cosa ne pensate.
Ditemi, che credete sia successo a Francesca?
M' interessa sapere cosa pensate al riguardo.
Sapere le vostre ipotesi! :)

Cercherò di aggiornare presto!
Un bacio :B

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Capitolo 13
*** Foto e domande. ***


 
Casa di Eleonora è veramente enorme.
Lo pensavo già vedendola dall' esterno.
Ora che, però, l' ammiro dall' interno mi accorgo di quanto effettivamente sia immensa.
 
Appenta entri, trovi di fronte un' ampia scalinata che si dirama in due.
Una di quelle classiche scalinate dei castelli principeschi delle fiabe.
Non pensavo esistessero sul serio.
 
Il pavimento è composto da piastrelle bianche, lucide.
Le pareti ospitano quadri di vari generi e artisti.
E ah, si, ad accoglierti c'è la cameriera.
 
Feffe mi conduce a destra, dove vi è la sala.
Chiamarla Sala è un eufemismo.
E' gigantesca!
Vi sono due divani a L in camoscio rosso, posti uno accanto all' altro.
E almeno quattro poltrone con la stessa fantasia, sparse per la stanza.
 
Al centro vi è un televisore piatto da almeno cinquanta pollici.
All' angolo destro, prende il suo posto, un camino a mattoni molto grande.
Il pavimento è in parquet nel quale, in mezzo, ospita un ampio tappeto credo persiano.
 
-Feffe, tu abitavi quì?- le chiedo, incredula, tirandola per la manica della camicia che indossa.
 
-Eh già-
 
-E perchè diavolo ti sei trasferita?!- esclamo, sconvolta.
 
Lei si limita a ridere.
Come al solito mi perdo in quel suono meraviglioso e sublime.
Potrei rimanere ad ascoltarla ridere, per giorni interi.
 
Stasera è bellissima.
Cioè, è bellissima sempre, ma stasera ha un qualcosa in più che non so definire.
E' vestita più femminile del solito.
 
Niente felpe.
Niente pantaloni della tuta.
E ai piedi ha un paio di polacchine beige che abbiamo comprato insieme.
O meglio, che io le ho fatto comprare.
 
Indossa un paio di jeans chiari, attillati, che le fasciano perfettamente il lato B.
Dio, quel lato B.
Ok, Alessia, non ti perdere.
 
Al posto della felpa, ha messo una camicia bianca.
Camicia attillata anche quella, infilata nei jeans.
Risalta molto bene il suo addome perfetto.
 
I capelli li ha tenuti mossi e ribelli.
Come sa che piacciono a me.
Amo i suoi capelli castani chiari.
Li vorrei anche io così!
 
-Dai, vieni, ti presento le mie compagne di Squadra- mi prende per mano, trascinandomi verso le sue amiche.
 
Siamo le ultime.
Sono già arrivate tutte.
Hanno già preso posto a sedere sui vari divani e poltrone.
 
-Ragazze- richiama la loro attenzione, una volta vicino -vorrei presentarvi la mia ragazza, Alessia-
 
La mia ragazza.
La sua ragazza.
Mi ha presentato come la sua ragazza.
Oh Mio Dio.
 
Si, so di esserlo.
Ma sentirselo dire...è...è...wow.
E' tutta un' altra cosa.
 
-Ciao Alessia!- salutano in coro, facendomi ridere.
 
Una ad una, si alzano.
Mi vengono di fronte, presentandosi.
Poi vanno da Feffe a congraturarsi.
 
Francesca mi ha parlato di alcune di loro.
Alcune con cui esce e si vede più spesso.
Come ad esempio Bianca e Cinzia.
 
Cinzia mi ha detto che è l' apertura.
E' una ragazza dal fisico slanciato, come Feffe.
E' bionda, capelli corti e occhi nocciola.
Porta un paio di occhiali da vista.
Ray Ban con la montatura nera, grandi, di quelli che vanno di moda adesso.
Devo dire che è molto carina.
 
Bianca, invece, è il mediano.
E' bassina e dal fisico esile.
Anche lei ha i capelli corti, ma neri.
Ha gli occhi scuri e un naso importante.
Non so definire se sia brutta o bella, diciamo che è particolare.
 
Feffe mi scorta fino a uno dei due divani.
Ci sediamo, intromettendoci nella conversazione delle sue amiche.
Parlavano della partita, prima che arrivassimo.
Ovviamente elogioavano Eleonora.
A proposito, dove è?
Manca solo lei.
Boh.
 
-Feffe, devo andare in bagno. Dove lo trovo?- sussurro a un suo orecchio.
 
-Vai al piano di sopra, è la seconda porta a destra- mi sorride, lasciandomi una dolce carezza.
 
Ricambio il sorriso, alzandomi.
Mi congedo scusandomi.
Torno alla scalinata all' entrata.
Prendo quella di destra.
Arrivata al piano superiore, conto due porte e entro.
 
Il bagno è...imponente.
C'è anche la sauna!
Ok, sono ufficialmente invidiosa di Nene.
 
Le piastrelle del pavimento e dei muri, sono di un azzurro opaco.
La cabina doccia è posizionata a sinistra ed è enorme.
Ci si entrerebbe in quattro, come minimo!
Alla parete di destra vi è la vasca, enorme anche quella.
In fondo c'è la sauna.
Il wc e il bidè, sono accanto alla vasca e davanti vi è il lavandino.
 
Esco dal bagno pochi minuti dopo.
Mi guardo intorno e rimango sorpresa notando che vi sono molte porte.
Ma quante cavolo di stanze ci sono?
 
La mia curiosità viene attirata da una porta semi-aperta.
So che è sbagliato, ma non riesco a frenare l' istinto di vedere cosa vi è dietro.
Mi avvicino, aprendola il più silenziosamente possibile.
Cerco a tastoni l' interruttore della luce.
Lo trovo, premendolo.
 
Mi si para davanti la visione di una camera da letto.
Poster dei Queen ovunque.
Bacheche con foto.
Testi di canzoni appesi al muro.
Ho capito perfettamente a chi doveva appartenere.
Era di Francesca.
 
Entro nella stanza, dando un' occhiata intorno.
Mi avvicino al comodino dove spicca una foto incorniciata.
Mi si gela il sangue, quando vedo cosa raffigura.
 
Feffe e una ragazza.
Feffe e una ragazza che si baciano.
Una ragazza molto carina.
 
Accanto vi è un' altra foto.
Una foto di lei.
Bionda, fisico pazzesco, occhi verdi scuro.
Il contrario di me, in poche parole.
 
Francesca ha detto di essersi trasferita quando aveva 18 anni.
Quindi credo che questa foto deve essere di quel periodo lì o prima.
Chi è quella ragazza?
E perchè non me ne ha mai parlato?
 
-Che ci fai qui?- sobbalzo di spavento, udendo quella voce.
 
Mi giro di scatto.
E' Eleonora.
E ora che cavolo le racconto?
 
-Io..io..cercavo il bagno, ma..ma..credo di..-
 
-Tranquilla- sorride, venendomi incontro.
 
Un sorriso nostalgico le ricopre il volto, quando il suo sguardo finisce su quelle foto.
Accarezza piano quella che ritrae solo la ragazza.
Poi torna a guardarmi.
 
-Non chiederglielo- sospira -non farle domande su quella ragazza-
 
-Perchè?-
 
-Non sta a me dirtelo- risponde solamente -Lo farà lei quando si sentirà pronta-
 
-Va bene- 
 
-Andiamo, si staranno chiedendo dove diavolo siamo finite- accenna un sorriso, facendomi cenno di seguirla.
 
La precedo, uscendo.
Dà un ultimo sguardo alla stanza.
Lascia andare un sospiro.
Spegne la luce.
Chiude la porta.
 
Anche io ho chiuso una porta.
Una porta dentro di me.
Una porta che si apre su quella ragazza.
Su tante domande.
Una porta, che riaprirò a tempo debito.
Una porta che, forse, tanto chiusa non è.
 
 
                                            **********
 
 
-Feffe, quando ci degnerai della tua presenza agli allenamenti?- mi domanda, Cinzia.
 
-Tranquille, martedì sarò tutta vostra- 
 
Sorrido.
Amo stare con loro.
Amo la loro compagnia.
Mi sa di famiglia, di casa.
Mi sento bene.
 
Vedo Alessia tornare.
Con lei c'è anche Nene.
Sorrido alla mia amica, che fa la sua entrata, inchinandosi.
 
-Finalmente, Capitano!- esclama, Bianca.
 
Alessia torna a sedersi di fianco a me.
Cerca subito la mia mano, intrecciandovi le dita.
Le metto un ciuffio ribelle dietro l' orecchio.
Sono totalmente incantata dalla sua bellezza.
 
Stasera è lei ad essere in jeans e felpa.
La mia felpa.
Quella che le ho regalato.
Le sta da Dio.
 
-Ragazze, sono arrivate le pizze- c' informa, la cameriera.
 
-Grazie Susy- le sorride, Nene -dai, andiamo, spostiamoci nella sala da pranzo!-
 
Eleonora ci fa strada.
Molte volte veniamo a cena quì.
Anche perchè spesso, come anche stasera, i suoi genitori sono fuori città per lavoro.
 
La sala è veramente grande.
Primeggia un grosso tavolino in legno, al centro.
Talmente grande da accogliere tutta la Squadra.
Siamo quasi trenta persone.
Un candelabro di cristallo, pende dal soffitto.
C'è un' imponente credenza alla parete di destra.
Quella di sinistra, invece, è occpuata da un televisore poco più piccolo di quello in salotto.
 
Adoro questa casa.
Vi ho trascorso gli anni più belli e intensi.
Quì, ho imparato cosa vuol dire essere una famiglia.
Cosa vuol dire avere dei genitori che ti supportano in tutto.
 
Ma non potevo rimanerci.
Troppi ricordi.
Troppe emozioni e sensazioni racchiuse in queste mura.
 
Avevo già deciso di trasferirmi, ma dopo quello che è successo, sono letteralmente scappata.
Nene mi ha compreso, anche se so che ci è rimasta male.
E' per questo che viene molto spesso a dormire da me.
 
-Mi spiace che Erica e Lorenzo non siano potuti venire- dico a Alessia, seduta accanto a me -scusami se ti senti fuori posto-
 
-No, le tue compagne sono molto simpatiche. Tranquilla- risponde, sorridendo.
 
-Quando vuoi andare via, dimmelo. Non farti problemi-
 
-Non preoccuparti- mi lascia un bacio a fior di labbra, rassicurandomi.
 
 
-Feffe, puoi venire un attimo con me? Prendiamo un paio di birre- Nene mi fa segno di seguirla in cucina.
 
Annuisco, seguendola.
Ho già capito dal suo sguardo, che c'è qualcosa di cui vuole parlarmi.
Qualcosa che la turba.
 
-Dimmi tutto, Nene- affermo, sedendomi al bancone al centro della cucina.
 
-Ha visto le foto- m' informa, spiazzandomi -per sbaglio è entrata in camera tua e le ha viste-
 
Sbianco.
Sgrano gli occhi.
Il cuore prende a battermi all' impazzata.
E adesso?
Dovrò dirle tutto?
 
-Ha chiesto...ti ha fatto..io..- balbetto, abbassando lo sguardo, incapace di formulare una frase.
 
-No, tranquilla- si avvicina, stringendomi una spalla -le ho detto di non farti domande e che le avresti raccontato te, quando saresti stata pronta- 
 
Alzo la testa, puntando gli occhi nei suoi.
Le lancio uno sguardo di gratitudine.
Uno sguardo colmo di affetto.
Non so che farei senza di lei.
 
-Grazie- le dico, solamente.
 
Annuisce e basta.
Mi alzo, abbracciandola stretta.
Ricambia l' abbraccio, accarezzandomi delicatamente la schiena.
 
-Va tutto bene, Scricciolo- 
 
Quel nomignolo mi strappa un sorriso.
Non mi chiama quasi mai così.
Ma quando lo fa, mi trasmette subito un senso di serenità assurda.
E' una cosa solo nostra.
 
Si stacca, stampandomi un bacio sulla guancia.
Struscia il suo naso sul mio collo.
E' un gesto che raramente si concede.
Non è tipo da dimostrazioni di affetto.
Ma bastano questi pochi gesti, per farmi capire quanto tiene a me.
 
-Dai, prendiamo due birre e torniamo di là- mi sorride -altrimenti la tua bella tornerà a pensare che ce la facciamo alle sue spalle- afferma, facendomi ridere.
 
Nene.
Può sembrare una persona fredda e distaccata.
Ma chi la conosce bene, sa che non è così.
Purtroppo, in pochi, hanno questo privilegio.
 
Torniamo in sala da pranzo.
Ci sediamo ai nostri posti.
Mi lancia un ultimo sguardo dolce, prima di rituffarsi in una conversazione con Lucia.
 
Mi giro verso Alessia.
Sta parlando con Cinzia e sembra divertirsi.
Sospiro.
 
Ha visto quelle foto.
Avrà mille domande in testa.
Mille domande alle quali so di non voler rispondere.
 
Non posso.
E' ancora troppo presto.
Io...io..non posso.
 
 
                                                       **********
 
 
Feffe si è incupita di botto.
I suoi occhi sono scuri, impenetrabili.
Le ho chiesto più volte se era tutto apposto.
Si è limitata ad annuire e a rispondere di si.
So che non è così, ma non voglio insistere.
 
Ho scoperto che Cinzia è molto simpatica.
E' solare e brillante.
Ha sempre la battuta pronta.
Ed è un' enciclopedia umana.
 
E' una persona molto colta.
Sa ogni cosa.
Ed ha più hobby e interessi di qualsiasi altra persona io abbia conosciuto.
 
-Come hai conosciuto Francesca?- mi domanda, riempendosi il bicchiere con del vino bianco.
 
-Al Danger- rispondo, sorridendole -e poi ci siamo riscontrate a una festa. Mi ha salvato da dei tipi loschi-
 
-Davvero?- ride -tipico di lei. Non riesce a stare buona e ferma davanti alle ingiustizie!- afferma, incuriosendomi.
 
-Che intendi dire?-
 
-Ad esempio, una volta giravamo in centro e finimmo per assistere a una specie di rissa: alcuni ragazzi, se la stavano prendendo con altri due che si tenevano per mano. Francesca è intervenuta, mettendoli letteralmente in fuga- scoppia a ridere, ricordando la scena -non c'è stato nemmeno il bisogno che io intervenissi. Ha preso lezioni di box e lotta libera, è un fenomeno, davvero-
 
E' per questo, allora, che anche quei due ragazzi che volevano approfittarsi di me, sono scappati appena l'hanno vista?
Avevano paura che li menasse?
Dio, quante domande mi frullano in testa.
 
-Da quanto vi conoscete?- le chiedo, curiosa.
 
-Da quando è venuta a giocare con noi. Dovrebbero essere..- ci pensa su -cinque anni, più o meno-
 
Cinque anni.
Da quando i suoi l' hanno buttata fuori di casa?
Dove giocava prima?
 
Mi volto nella sua direzione.
E' impegnata in una conversazione con Bianca.
Non sta ascoltando.
Meglio così, posso azzardarmi a chiedere.
Anche se so, non essere giusto.
 
-Dove giocava prima?- 
 
-Nel Prato!- risponde -Abitava lì, prima di trasferirsi quì. Abbiamo giocato contro molte volte. - continua, finendo l' ultimo pezzo di pizza -e no, non mi caverai nient' altro!- termina, facendomi un occhiolino.
 
-Ci ho provato- rispondo, con un' alzata di spalle, facendola ridere.
 
-Vedi di trattarcela bene- mi punta l' indice della mano destra, contro -o dovrai vedertela con tutte noi- 
 
-Lo terrò presente- sorrido, prendendo un sorso della mia coca-cola.
 
Cerco la mano di Feffe, sotto il tavolo.
La trovo, prendendogliela.
Sorrido, non appena si gira a guardarmi.
 
Mi lancia uno sguardo confuso.
Scuoto la testa, come a dire "lascia perdere"
Si avvicina, stampandomi un bacio in fronte e poi torna a parlare con la sua amica.
 
E' fantastica.
E' incondizionatamente, fantastica.
Non m' importa con chi stava prima.
Ora sta con me.
E questa, è l' unica cosa di cui m' interessa.
 
 
 
-Ti accompagno a casa?- mi chiede, dopo l' ennesimo mio sbadiglio.
 
Riesco solamente ad annuire.
Gli occhi mi si stanno chiudendo dal sonno.
Sono veramente stanca.
 
-Noi andiamo- afferma, Feffe -ci vediamo martedì agli allenamenti- si alza dal divano, prendendomi per mano.
 
-E' stato un piacere conoscervi, ragazze- dico, lasciandomi scortare alla porta.
 
-Anche per noi!- rispondono in coro, facendomi ridere.
 
Sono buffissime.
Sembrano una cosa sola.
Trovo che sia una cosa bellissima.
 
Entriamo in macchina, in silenzio.
I suoi occhi sono ancora scuri.
Qualcosa la turba, ma non ne parla, come al solito.
 
La macchina di Feffe, l' adoro.
E' una ypsilon lancia, color pastello.
E' una delle mie macchine preferite.
 
-Domani ti va di venire a casa mia?- le chiedo, voltandomi a guardarla -Ho da studiare. I miei non ci saranno per tutto il giorno, non voglio rimanere da sola-
 
-Certo- risponde, impassibile.
 
-Se non hai voglia, non importa- 
 
-Cosa ti ha fatto credere che non ne ho voglia?-
 
-La tua risposta secca- rispondo, imbronciandomi.
 
-Scusami- sorride senza distogliere lo sguardo dalla strada, come sempre -sono stanca pure io-
 
So che non è per quello.
SO che molto probabilmente non è neanche a causa mia.
E' in questo stato apatico da quando è tornata dalla cucina con Eleonora.
Mi domando cosa sia successo.
Non sono affari miei, comunque.
Credo.
 
-Allora ci vediamo domani?- domando, una volta che ha fermato la macchina davanti casa mia.
 
-A domani- si avvicina attirandomi in un soffice bacio.
 
-Buona notte- mormoro nel bacio.
 
-'Notte- dice a sua volta, staccandosi.
 
Le sorrido un' ultima volta, prima di scendere dall' auto.
Entro in casa, dirigendomi subito in camera.
Mi cambio velocemente, infilandomi immediatamente sotto le coperte.
E' stata una bella serata, in fondo.
Anche se quelle domande, sono ancora tutte lì.
 
                                   
                                          **********
 
Mi sveglio di colpo.
Scatto a sedere, ansimando.
Sono completamente sudata e tremo dalla testa ai piedi.
 
Era da tanto che non facevo quell' incubo.
Che non rivivevo quella scena così nitidamente.
Di solito era tutto più offuscato, confuso.
 
Butto violentemente le coperte di lato.
Mi alzo, dirigendomi verso la cucina.
Riesco a malapena a camminare.
 
Le gambe mi tremano.
Le mani pure.
La testa mi scoppia.
Non riesco a calmarmi.
 
Mi verso un bicchiere d' acqua, con l' intento di prendere una delle mie pasticche.
Me lo porto alla bocca, ma le mani mi tremano così forte da farlo cadere.
Si frantuma a terra, in mille pezzi.
 
Mi siedo al tavolo.
Poggio i gomiti sul ripiano, tenendomi il volto tra le mani.
Cerco di riprendere un respiro regolare.
 
-Feffe- il frastuono deve aver svegliato Nene, che dormiva nella stanza degli ospiti.
 
Mi si porta vicino.
Inizia a passarmi una mano tra i capelli.
Con l' altra mi accarezza la schiena.
 
-E' successo di nuovo- riesco solamente a dire.
 
La sento sospirare.
Si allontana, andando ad armeggiare con gli armadietti della cucina.
Torna poco dopo, mettendomi davanti un bicchiere d' acqua e una pasticca.
 
Di nuovo si allontana.
La sento raccogliere i vetri in terra.
Butta tutto nel cestino e torna da me.
Mi toglie le mani dal viso.
 
-Feffe! Ti sei tagliata- esclama, preoccupata.
 
Corre in bagno, dove tengo i medicinali.
Poco dopo, mi è di nuovo vicino.
Mi medica la mano, bendandola successivamente.
 
Mi pulisce pure il viso, dove era appoggiata.
Mi lascia una carezza.
Cerca il mio sguardo.
 
-Non è profondo- m' informa -bevi e butta giù- dice, indicandomi la pasticca.
 
Annuisco solamente.
Faccio come mi ha detto.
Bevo tutta l' acqua, ripoggiando successivamente il bicchiere sul tavolo.
 
-Grazie- sussurro.
 
-E' tutto ok?- chiede, sedendosi di fianco a me.
 
-No-
 
-Ne vuoi parlare?-
 
-No- rispondo di nuovo.
 
-Maratona Grey's Anatomy?-
 
-Si-
 
Mi prende per mano.
Mi fa sedere sul divano.
Prende un DvD di una stagione a caso e lo infila nel lettore.
 
Si siede accanto a me, premendo play.
Mi avvicino, poggiandole la testa sulla spalla.
Intreccia una sua mano con la mia sana.
Con l' altra inizia ad accarezzarmi i capelli.
Mi stampa un bacio in fronte, portando poi la sua attenzione al televisore.
 
Non ne voglio parlare.
Non ne posso parlare.
Non cambiarebbe niente.
Non cambierebbe le cose.
Non serve a nulla, parlarne.
 
Non c'è più.
Non c'è più ed è solo colpa mia.
E' colpa mia.
E' tutta colpa mia.
 
 
_______________________________________________________________________________________________

ANGOLO AUTRICE:

Buon giorno ^^

Ho pubbicato più in fretta che ho potuto.
Capitolo intenso e ricco di particolari.
Particolari importanti.

Riuscite a capirci un po' di più, adesso?
Fatemi sapere :)
Accetto critiche e consigli!
Grazie a tutti, come sempre :D

Un bacio :B
 

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Capitolo 14
*** Ancora segreti. ***


 
Non vedo l' ora che arrivi Francesca.
Dovrebbe venire quì, a casa mia.
Ci siamo sentite per telefono per metterci d' accordo sull' orario.
 
L'ho sentita molto fredda e distaccata.
Risposte a monosillabi.
Voce impassibile.
E' da ieri sera a cena da Eleonora, che è in questo stato.
Mi domando perchè.
 
Finalmente sento il suono del campanello di casa.
Mi precipito giù per le scale, andando ad aprire il portone.
Mi ritrovo davanti Fefffe o, forse, solo la sua brutta copia.
 
-Ciao- saluto, facendomi da parte per farla entrare.
 
-Ehi- mormora, entrando.
 
Lo sguardo mi cade sulla sua mano fasciata.
Se ne accorge.
La scosta.
 
-Mi sono tagliata raccogliendo i cocci di un bicchiere- m' informa, sempre con tono impassibile.
 
-ok- rispondo, non troppo convinta.
 
Le faccio segno di andare pure al piano superiore.
In camera mia.
Si avvia su per le scale, scomparendo dietro l' angolo.
 
Sono totalmente spiazzata.
I suoi occhi sono di un verde scuro che non ho mai visto.
Il suo viso è inespressivo.
Di solito quando mi vede, sorride.
Ora invece....
 
Comunque rimane bellissima lo stesso.
Anche con quel volto corrucciato.
Con l' espressione pensierosa.
E gli occhi che non comunicano niente.
 
Ha messo i soliti pantaloni della tuta.
Una felpa blu.
Le sue Nike alte.
E' bellissima.
 
Sospiro.
Salgo le scale.
La raggiungo.
 
La trovo già seduta sul mio letto.
La schiena poggiata alla testata.
Gambe incrociate e un libro in mano.
Non mi degna neanche di uno sguardo.
Ho fatto qualcosa di sbagliato?
 
Mi siedo alla mia scrivania.
Torno al libro di fisica.
Con, se possibile, ancor meno interesse di prima.
 
La prima volta che Feffe è venuta in camera mia, è scoppiata a ridere.
Ha detto che se la immaginava esattamente così.
Mi ha lasciato perplessa.
 
In fondo, è una stanza normale.
Le pareti sono bianche.
Attaccati a esse, c'è qualche poster di qualche gruppo che adoro.
Come ad esempio gli AC\DC e i Led Zeppelin.
 
Il letto è posizionato in fondo.
E'da una piazza e mezzo, in ferro battuto.
Lo adoro.
 
La scrivania, invece, è davanti la finestra.
L'ho voluta io, lì.
Almeno posso perdermi a osservare il paesaggio di fuori.
La finestra, infatti, dà su un parco giochi.
Amo stare a guardare i bambini che giocano.
Mi rilassa.
 
La parete di sinistra è totalmente occupata dall' armadio.
Un armadio rosso lucido.
L'ho voluto a cabina.
Ci passo spesso ore intere, dentro, per decidere cosa mettermi.
Sono un caso perso.
 
Sbuffando, torno alla fisica.
Non ci capisco niente.
Come si dice da queste parti: "non ci sorto".
 
Ogni tanto lancio qualche occhiata a Feffe.
Ma niente, è totalmente assorta nella lettura.
Come sempre quando legge.
 
Quando ha un libro in mano, tutto intorno a lei sparisce.
Ci sono solo lei e quelle parole stampate.
Lei e quel mondo scritto da qualcun' altro.
Non so come fa a isolarsi in questa maniera surreale.
 
Sbuffo di nuovo.
Odio la fisica.
E odio il professore che ci dà da studiare capitoli interi.
 
Non so neanche quanto tempo passa, prima che mi volti di nuovo.
Fatto sta, che quando mi giro, Feffe non sta più leggendo.
Si è addormentata.
 
La testa in giù.
Il libro che le è scivolato via dalle mani.
Le gambe stese davanti a se.
Quella visione buffa, mi fa scappare un sorriso.
 
Ancora sorridendo, mi alzo dalla mia postazione.
Mi avvicino con passo felpato al letto.
Mi metto a sedere accanto a lei.
 
Cerco di controllare l' istinto di baciarla.
Non ci riesco.
Silenziosamente avvicino il viso al suo.
Chiudo gli occhi.
Le lascio un veloce bacio sulle labbra.
 
Accarezzo i suoi lineamenti con l' indice della mano.
Ripasso il suo naso.
Gli zigomi.
Mi soffermo su quelle labbra sottili e perfette.
 
All' improvviso apre gli occhi.
Solo adesso noto che ha delle occhiaie enormi.
Sembra che non abbia dormito per una notte intera.
 
-Scusami, non volevo svegliarti- sussurro, allontanandomi un poco.
 
-Fa niente- mormora, stropicciandosi gli occhi -Scusa se mi sono addormentata-
 
-Non ti scusare, puoi dormire ancora se vuoi- le sorrido.
 
Scuote la testa in un cenno negativo.
Mi prende una mano.
Mi attira contro di se.
 
-Se dormissi, non potrei fare questo- afferma, catturando le mie labbra in un bacio.
 
Un bacio diverso dal solito.
Un bacio che non ha niente di dolce o romantico.
Un bacio dove non riesco a riconoscere la mia Feffe.
 
Dischiude subito le labbra.
Cerca la mia lingua con la sua.
La trova, iniziando a rincorrerla.
 
Con un suo colpo di reni, mi ritrovo sotto di lei.
Sospiro.
Quando sento le sue mani a contatto con la mia pelle.
 
Punta gli occhi nei miei.
Rabbrividisco.
Questa non è Francesca.
Non è lei.
Scruto le sue iridi, ma non la trovo.
Ancora quel verde scuro.
 
Si abbassa.
Cattura la pelle del mio collo.
Bacia, morde ogni parte che riesce a raggiungere.
 
-Feffe- la richiamo, cercando di liberarmi da quella presa salda.
 
Non risponde.
Si limita ad alzarmi la maglietta.
Fa scorrere le mani lungo il mio addome.
Va a lambire i miei seni.
 
Continua la sua scia di baci.
Raggiunge di nuovo le mie labbra.
Mi scanso, impedendole di baciarmi.
 
-Francesca!- esclamo, agitata e anche un po' impaurita.
 
Scuote la testa.
Finalmente fissa i suoi occhi nei miei.
Adesso la vedo.
La riconosco.
Leggo confusione, dispiacere.
 
Scatta indietro come una molla.
Guarda me e poi le sue mani.
Si alza in fretta dal letto.
 
-Scusa...io...io...devo andare- biascica, infilandosi velocemente le scarpe e uscendo di camera.
 
Sento sbattere il portone di casa.
Prendo un profondo respiro.
Mi calmo.
Che cavolo le è successo?
 
                                           
                                                **********
 
 
E' stata la prima volta in due anni, che ho guidato superando il limite di velocità.
Che ho corso per le strade come un' irresponsabile.
Che ho spento il cervello entrando in auto.
 
Che cosa ho fatto?
Non mi ricordo nemmeno come sia stato possibile.
Non ero in me..
 
Ho visto il suo sguardo spaventato.
Spaventanto da me.
Come faccio a guardarla di nuovo?
 
Tiro un altro pugno al saccone da box.
Una serie dietro l' altra.
Non curandomi delle goccioline di sudore che mi colano lungo il viso.
 
Non so da quanto sono rinchiusa quì.
Potrebbe essere passato un giorno intero.
Non ne ho idea.
 
Ho spento il cellulare.
Non mangio dalla cena a casa di Nene.
Non riesco a dormire tranquilla.
 
Come sono rientrata in casa, mi sono diretta nello scantinato.
Ho messo un saccone da box, lì.
Lo uso quando la sopportazione arriva al limite.
 
Le cuffie con la musica nelle orecchie.
Troppi pensieri nella testa.
Un peso enorme nel cuore.
 
Un' altra serie ancora.
Un pugno che precede un altro e un altro ancora.
Le noccole che iniziano a sanguinare.
Non me ne curo.
 
Il taglio sulla mano che inizia a pulsare.
Me ne frego.
Continuo a colpire il saccone.
Immaginando, al suo posto,la mia faccia.
 
Avete presente quando un dolore è troppo forte?
Mi riferisco a un dolore dell' animo.
Dello spirito.
 
Un dolore che ti opprime.
Che ti stringe lo stomaco.
Che annebbia ogni tuo pensiero.
 
Un dolore che fa nascere in te il desiderio di sentire male.
Un male fisico.
Un male, che superi quello interiore.
Che anche solo per qualche minuto, non ti faccia pensare.
Che allievi la morsa nel petto.
 
E' questo che vorrei adesso.
Vorrei che qualcuno mi prendesse a pugni.
Che mi faccia male.
Tanto male da farmi dimenticare, almeno per un secondo, questo peso che mi porto dietro.
E' diventato troppo grande, per me.
Non riesco più a sopprimere tutto.
 
All' improvviso sento una lieve pressione sulla spalla.
Mi volto di scatto con il pugno alzato.
Lo riabbasso subito.
Tolgo le cuffiette.
 
-Che ci fai, quì, Nene?- le chiedo, girandomi e tornando a colpire il sacco.
 
-Da quanto tempo sei quaggiù?- 
 
-Non lo so- rispondo sinceramente.
 
-Hai mangiato, qualcosa?- domanda, rimanendo alle mie spalle.
 
Non le rispondo.
Continuo a tirare pugni.
A scaricare la mia rabbia, la mia frustazione.
 
-Feffe- mi chiama, cercando di attirare la mia attenzione.
 
Non ci riesce.
La sua voce è solo un suono lontano.
Un lieve sibilio.
 
D' un tratto, mi spinge di lato.
Si mette tra me e il saccone.
Incrocia le braccia.
 
-Cos'è successo?- 
 
-Lasciami in pace, Nene- volto la testa, guardando altrove.
 
-Piantala- dice, con tono fermo -non riuscirai a farti picchiare da me-
 
-Chi ti dice che voglia farlo?- 
 
-Il tuo sguardo- mi indica il volto.
 
Sospiro.
Non ho bisogno dei suoi pugni.
Conto di prenderne all' incontro di stasera.
 
-Ti sbagli- le dico, tornando a guardare da un' altra parte.
 
-Cos'è successo, Feffe?- domanda di nuovo.
 
-Niente- mento.
 
-Va bene- allarga le braccia -Fai un po' come ti pare. Non dirmelo. Rimani quì a auto-distruggerti- mi sorpassa, dirigendosi verso la porta -quando avrai finito di fare l' idiota, sai dove trovarmi- e con quelle parole, se ne va, lasciandomi da sola.
 
Sbuffo.
Torno a colpire il saccone davanti a me.
Le noccole tornano a sanguinare.
Ma non è abbastanza.
 
 
Voglio sentire dolore.
Dolore sulla mia pelle.
Voglio sentire il dolore che mi merito.
 
Non dovrei essere quì.
Non dovrei essere io quella viva.
 
 
Vaffanculo.
Scaglio un pugno più forte dei precedenti.
Che cavolo avevo in testa?
Un altro pugno.
Ho quasi violentato Alessia.
Di nuovo un altro pugno.
Sono un fottuto disastro.
Lancio una serie di pugni, senza fermarmi.
 
All' improvviso la testa mi inizia a girare.
Barcollo.
La stanchezza arriva tutta insieme.
Cado in terra.
Perdo i sensi.
 
       
                                                    **********
 
Sospiro.
Porto i gomiti sul banco.
Appoggio la guancia sul palmo della mano.
Faccio finta di ascoltare il prof che parla di Freud.
 
Sbuffo.
Non sento Feffe da ieri.
Da quando è letteralmente scappata da casa mia.
 
Non risponde ai miei messaggi.
Ha il cellulare spento.
Non si è fatta vedere.
 
Inizio a preoccuparmi.
Non era lei, ieri.
Non era la Francesca che conosco io.
 
Non sono arrabbiata con lei.
Non sono neanche spaventata.
Sono solo confusa.
Vorrei sapere che le è preso.
 
Ora capisco cosa voleva dire con quella frase.
Con "non è facile starmi vicino".
Io però ho accettato.
Ho accettato ciò, prima di lasciarmi baciare.
Le ho detto che non mi sarei tirata indietro.
Infatti, non ho nessuna intenzione di farlo.
 
-Si può sapere che hai?- Erica mi rivolge quella domanda, al mio ennesimo sbuffo.
 
-Sai per caso se Lorenzo ha sentito Feffe?- le chiedo, invece.
 
-No, perchè?- 
 
-Uffaaa- appoggio la testa sul banco, sospirando.
 
-E' successo qualcosa, ieri, a casa tua? Avete...-
 
-No!- la interrompo subito -non abbiamo proprio fatto niente-
 
-E allora, che è successo?- chede, confusa.
 
-Ieri mi sembrava di non conoscere la persona che avevo di fronte. Cioè, era Feffe, ma non era lei!-
 
-Oh si, ora è tutto chiaro- dice, sarcastica, beccandosi un' occhiataccia.
 
Sono preoccupata.
Ho paura che abbia fatto qualche stronzata.
Se solo avessi il numero di Eleonora...
 
-Non la riconoscevo, Eri- sospiro, triste -ad un certo punto mi è letteralmente saltata addosso, con tutta l' intenzione di...- mi fermo di botto, arrossendo visibilmente.
 
-Cosa?- fa, indignata -giuro che la uccido!- 
 
-Stai buona- sorrido, di quell' affermazione -te l' ho detto, non era lei. Quando si è accorta di quello che stava facendo, è scappata via come un razzo...-
 
-Strano- 
 
La nostra conversazione viene interrota dal suono della campanella.
Oggi avevamo solo due ore: i professori avevano una riunione.
Menomale.
 
Raccogliamo le nostre cose.
Ci mettiamo lo zaino in spalla.
Usciamo di classe.
 
-Stasera abbiamo una partita importante, Ale- afferma, Erica -cerca di risolvere con Feffe, oppure di non pensarci-
 
-Ci proverò-
 
-E se hai bisogno, per qualsiasi cosa, chiama- mi sorride, spingendomi giocosamente.
 
Una volta fuori dall' istituto, Erica si blocca di colpo.
M' indica un punto davanti a noi.
Rimango sorpresa nel vedere Eleonora.
Saluto in fretta la mia amica, con un bacio sulla guancia, e corro verso la bionda.
 
-Feffe?- domano subito, una volta di fronte a lei.
 
-Sali in macchina, dobbiamo parlare- 
 
Tono freddo e distaccato.
Sembra tornata la solita, vecchia Nene.
Non mi piace.
 
Faccio come dice.
Salgo sulla sua Mini Cooper.
Mi metto la cintura, imitandola.
Mette in moto.
 
-Dove stiamo andando?- le chiedo.
 
-Ti accompagno a casa tua- risponde, senza guardarmi -cosa è successo ieri, con Feffe?- domanda, all' improvviso.
 
-Perchè?-
 
-Rispondi!- dice, in tono duro.
 
-Mi è praticamente saltata addosso, con tutta l' intenzione di..insomma...di...- balbetto imbarazzata.
 
-Oh- m' interrompe, avendo capito.
 
Sospira.
Stringe il volante.
Tanto da far sbiancare le noccole.
 
-Scusami- sbuffa -pensavo che tu le avessi rivolto domande indiscrete- 
 
-Non importa- mi affretto a dire -dov'è Francesca? Sta bene? Posso vederla?-
 
-Tranquilla- m' interrompe di nuovo -sta bene, ma è meglio se la lasci un po' da sola-
 
-Capisco...- abbasso lo sguardo -è che stasera abbiamo una partita importante- sospiro -pensavo venisse-
 
-Mi dispiace- è l' unica cosa che dice.
 
Si ferma davanti casa mia.
Spenge la macchina.
Si volta a guardarmi.
 
-Lascia che sia lei a farsi viva- 
 
-Va bene- annuisco, piano -grazie del passaggio-
 
-Figurati- 
 
Le faccio un cenno di saluto.
Scendo dall' auto.
Entro in casa, fiondandomi subito in camera.
I miei sono a lavoro.
Quindi posso benissimo restare quì a piangermi addosso.
 
                                                 
                                                   *********
 
Mi rigiro tra le lenzuola.
Non ho voglia di alzarmi.
Non ho voglia di fare niente.
 
Ieri è stata Nene a trovarmi nello scantinato.
Mi ha portato nel letto.
Ha aspettato che mi svegliassi e poi mi ha fatto mangiare a forza.
 
Dopo ciò, mi ha fatto una parte a culo che non finiva più.
Era arrabbiata, preoccupata.
Ma niente in confronto a come lo era, dopo che son tornata dall' incontro di lotta.
 
Il labbro spaccato.
Le noccole sbucciate dal pomeriggio.
Un taglio sulla guancia.
E' andata completamente in collera.
 
Sento il portone di casa aprirsi.
Dei passi lungo il corridoio.
Sento qualcuno entrare in camera e portarsi sul letto.
Si sdraia accanto a me.
 
-Cosa vuoi, ancora, Nene?- le chiedo, voltandomi su un fianco e dandole le spalle.
 
-Ho parlato con Alessia- risponde, facendomi girare nella sua direzione -è preoccupata per te-
 
Abbasso lo sguardo.
Non voglio pensare a lei.
Non voglio pensare al male che le ho fatto.
 
-Stasera ha una partita importante- afferma, d' un tratto -sperava che andassi a vederla-
 
Si mette su un fianco.
Siamo una di fronte all' altra, adesso.
Cerca il mio sguardo.
 
-Vai da lei. Hai bisogno di lei-
 
-Non posso- 
 
-Non è successo nulla, Feffe- si avvicina, attirandomi in un abbraccio -vai da lei- ripete, di nuovo.
 
Sospiro.
Ha ragione.
Ho bisogno di lei.
Ho bisogno di vederla, di parlarle.
Di scusarmi.
 
Ho bisogno di averla tra le mie braccia.
Di bearmi del suo profumo.
Della sua presenza.
 
Nene mi porta una mano sulla guancia.
Mi accarezza, lentamente.
Si avvcina, stampandomi un bacio in fronte.
 
-Non vorrebbe vederti così- 
 
Alzo la testa di scatto.
So benissimo a chi si sta rivolgendo.
E' strano, non ne parla mai.
 
-Mi manca, Nene- do voce a quel pensiero, per la prima volta, dopo un tempo che mi è parso eterno.
 
-Lo so. Manca anche a me- sorride, nostalgica -ma so anche che sarebbe felice per te. Per te e Alessia- mi porta una ciocca di capelli dietro l' orecchio -devi andare avanti, Feffe-
 
-Non ci riesco-
 
-Da sola, forse hai ragione. Ma non lo sei. Non sei sola- mi stringe una mano -hai Alessia. Lei è la tua boccata di aria fresca. La tua cura. Non hai bisogno di farti ammazzare dalle botte-
 
Ha ragione.
Come sempre.
Lei è la mia cura.
 
Quando sono con Alessia, non esiste nient' altro.
Esiste solo lei.
Lei e le sue incertezze.
Lei e i suoi occhioni color cioccolato.
Lei e i suoi baci.
Lei...solo...Lei.
 
-E se io adesso non volessi lei?- sussurro, avvicinado il viso al suo -se volessi te?-
 
Punto i miei occhi nei suoi.
Restiamo a fissarci.
Lo sguardo che varia tra i suoi occhi e le sue labbra.
Il suo fa lo stesso percorso sul mio viso.
Poi...poi scoppiamo a ridere insieme.
 
-Quanto sei imbecille!- dice, tra le risate, spingendomi giocosamente.
 
-Avresti dovuto vedere la tua faccia- mi avvolgo lo stomaco con le braccia, rotolandomi dalle risate.
 
-Questo è meglio non dirlo a Alessia- ride ancora.
 
-No! Qualcos' altro è meglio che non venga a sapere- le dico, tornando seria immediatamente.
 
-Tranquilla- mi rassicura.
 
Già.
Quello è meglio che non lo venga a sapere.
Anche se non eravamo in noi.
 
                                      
                                            **********
 
 
 
-Cos'è quel muso?- mi domanda, Veronica, nello spogliatoio -abbiamo vinto! Dovresti ridere!-
 
-Tranquilla, sono solo stanca- rispondo, vestendomi.
 
Sospiro.
Di Francesca ancora nessuna traccia.
Speravo che venisse.
 
Ho appena finito di fare la doccia.
Mi sono vestita e asciugata i capelli.
Sto aspettado che Erica sia pronta.
Stasera dormirò a casa sua.
 
-Andiamo- mi sorride, precedendomi.
 
Percorriamo il corridoio.
Una volta fuori dalla palestra, Erica si blocca come questa mattina.
Seguo il suo sguardo
Feffe.
 
-Vado- Erica si abbassa, lasciandomi un bacio sulla guancia -ci vediamo a casa mia- fa un cenno di saluto a Francesca e poi si dilegua.
 
Lentamente mi avvicino a lei.
Non so cosa dire.
Non so come comportarmi.
 
-Ehi- sussurra, una volta che le sono di fronte.
 
-Ciao- rispondo, alzando lo sguardo sul suo viso.
 
Rimango paralizzata.
Ha un taglio sulla guancia destra.
Il labbro spaccato e leggermente gonfio.
 
-Che hai fatto?- le dhiedo, preoccupata.
 
Alzo una mano, con l' intenzione di sfiorarle il viso.
Ma lei, mi blocca.
Noto le sue noccole sbucciate.
Che diavolo ha fatto?
 
-Niente di che- risponde, con un' alzata di spalle.
 
-Niente di che?? Sembri uscita dal film di Rocky!!-
 
-Hai giocato bene- afferma, spiazzandomi.
 
-Mi hai visto?- rimango stranita.
 
-Si- sorride.
 
Un sorriso vero.
Un sorriso sincero.
Un sorriso che non le vedevo sul volto, da un bel po' di tempo.
Un sorriso che mi fa dimenticare immediatamente tutte le domande che ho in testa.
 
-Mi dispiace- sospira -non so cosa mi è preso- abbassa lo sguardo, colpevole.
 
-Non importa, Feffe!- le dico, in tono dolce -non eri in te. Avevi dormito poco?- le prendo la mano sinistra, quella dove non ha il taglio.
 
-Già- mormora, continuando a tenere lo sguardo basso.
 
-Guardami- le alzo il mento con due dita.
 
Punto gli occhi nei suoi.
Ancora scuri, ma meno dell' altra volta.
Le sorrido.
 
-Non è successo niente. Va tutto bene- mi accocolo contro di lei, richiedendo un abbraccio che non mi nega.
 
Mi stringe a se.
Vengo inondata dal suo profumo buono.
Mi è mancata, terribilmente.
 
-Non voglio che, adesso, tu te ne vada- dico, con tono triste -voglio stare con te-
 
-Vieni a dormire da me- si stacca, accarezzandomi una guancia -ti prometto che terrò le mani a posto-
 
-Scema- ridacchio, spingendola leggermente.
 
Prendo il cellulare.
Scrivo un messaggio a Erica.
L' avverto che resterò a dormire da Feffe.
 
-Vengo a dormire da te, solo se mi stringerai tutto il tempo-
 
-Allora andiamo- sorride, felice.
 
Recupera il mio borsone da terra.
Apre il bagagliaio della macchina, poggiandolo lì.
Successivamente entra in auto, facendomi cenno di imitarla.
Ci mettiamo poco ad arrivare a casa sua.
 
Entriamo in casa, venendo subito accolte da Terry.
Ci viene incontro scodinzolando allegra.
Le dedichiamo qualche coccola, prima di dirigerci in camera.
 
Mi vado a cambiare in bagno.
Poi torno da lei.
E' già sotto le coperte.
 
Mi stendo accanto a lei.
Mi avvicino subito, cercando il contatto con il suo corpo.
Mi stringe a se.
 
-Mi sei mancata- soffio, sulle sue labbra.
 
-Anche tu- afferma, chiudendo le distanza e baciandomi.
 
Questa volta è un bacio dolce.
Uno di quei baci che sa dare solo lei.
Che mi fa entrare in uno stato di pace e benessere.
 
-Ti fa male?- le domando, sfiorandole il labbro.
 
-Adesso no- mi lascia un bacio giocoso, sulla punta del naso.
 
Naso, che poi vado a sfiorare contro il suo.
Incrocio le gambe tra le sue.
Porto le mani, a contatto con la pelle del suo addome.
 
-Non sparire mai più, così- accarezzo le sue labbra con le mie -mi hai fatto preoccupare-
 
-Mi dispiace- porta le sue mani sulla mia schiena, attirandomi ancora di più a se.
 
-Mi dici che ti è preso, l' altro giorno?-
 
La vedo incupirsi.
Sospira.
Riporta lo sguardo su di me.
 
-Non dormo bene, ultimamente- rivela -non so il perchè. Fatto sta che sono sempre stanca..- sospira di nuovo -infatti mi sono presa qualche giorno di ferie dal lavoro. Vedrò di riposarmi, così da evitare di..- s' interrompe, abbassando lo sguardo.
 
-E' tutto ok, Feffe- la rassicuro, accarezzandole la pancia -Domani però, stiamo tutto il giorno insieme-
 
-Ovvio che si- risponde prontamente, catturando le mie labbra in un nuovo bacio.
 
Si stacca per mancanza di ossigeno.
Appoggia la sua fronte sulla mia.
Sorride.
 
-Sei bellissima- mormora, sulle mie labbra.
 
Arrossisco di botto.
Mi fa sempre questo effetto.
Non posso farci niente.
 
Mi accoccolo contro il suo petto.
Inizia ad accarezzarmi i capelli.
Di tanto in tanto mi lascia qualche bacio sulla testa.
 
Mi beo di quelle attenzioni.
Lascio che questo senso di pace e protezione, mi porti tra le braccia di Morfeo.
No, penso di non poter più fare a meno di lei.
Sono completamente fottuta.
 
 
_______________________________________________________________________________________________

ANGOLO AUTRICE:

Buon giorno ^^

Lo so, vi avevo promesso un capitolo molto Feffe\Ale.
Ma prima ho dovuto pubblicare questo.
Ci sono alcune informazioni sparse quà e là.

Il prossimo sarà solo ed esclusivamente incentrato sulle nostre due protagoniste.
Niente Nene, niente Erica.
Niente Lorenzo o Alessandro.
Solo loro due ;)

Grazie ai nuovi lettori a quelli vecchi!
Grazie a chi commenta pubblicamente e a quelli che lo fanno in privato!
Siete fantastici ^^

Un bacio, a presto :)
 
 

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Capitolo 15
*** Ho Bisogno Di Te. ***


 
 
Apro gli occhi di scatto.
Mi guardo intorno, spaesata.
Prendo dei respiri profondi.
Cerco di mettere a fuoco, nonostante il buio della stanza.
 
Mi calmo.
Sono in camera mia.
Il peso che sento sul petto, è il capo di Alessia.
Il dolore che provo è la mia testa.
 
Realizzo.
Tiro un sospiro di sollievo.
Era solo un incubo.
Anzi, L' Incubo.
Ancora una volta.
La seconda, in pochi giorni.
Non mi succedeva da un po'.
 
I medici me lo avevano detto.
Mi avevano avvertito.
Dicevano che avrei avuto sogni ricorrenti su quella notte.
Sorrido amara.
 
Preferirei avere incubi solo su quel determinato momento.
Invece no.
Li ho anche su prima.
Come se, pure la mia testa, volesse ricordarmi cosa ho rovinato.
 
Momenti belli.
Anni in cui ero felice.
In cui mi sentivo leggera, spensierata.
Anni dove avevo ancora dei progetti.
Degli obiettivi.
 
Anni in cui avevo qualcuno accanto.
Sempre.
Qualcuno per il quale valesse la pena andare avanti.
Superare gli ostacoli, le difficoltà.
 
Ho portato via tanto.
E non solo a me stessa.
Ho fatto soffrire molte persone.
Sono una persona orribile.
 
Non doveva andarsene Lei.
Dovevo essere io, a spegnermi, quella notte.
Non Lei.
 
Lei aveva tutto da perdere.
Ha lasciato un grande vuoto in molti.
Io, io non avevo, non ho, vuoti da lasciare.
 
Cosa, chi, avrei lasciato?
I miei genitori?
Figuriamoci se a loro sarebbe importato qualcosa.
I miei amici?
Ho solo tre persone alle quali tengo veramente.
E avrebbero di sicuro superato presto la cosa.
 
No, decisamente, non doveva andarsene Lei.
Non doveva lasciarmi.
Ed è solo colpa mia, se lo ha fatto.
Lei non voleva farlo.
Non ha scelto lei di farlo.
 
E' colpa mia.
E' colpa mia se ho perso quello a cui tenevo di più.
Se ho fatto si, che la felicità mi scivolasse via dalle mani.
 
Era tutto per me.
Il suo amore, era tutto per me.
Il nostro amore, era tutto per me.
 
Nei suoi occhi vedevo tutto ciò di cui avevo bisogno.
Nelle sue braccia, trovavo tutto il calore che bastava a scaldarmi.
Nella sua mano, avevo tutto il supporto che mi serviva.
Nel suo cuore, vi era tutta la mia felicità.
 
In Lei, riposava la parte più bella di me.
Quella che più mi rappresentava.
Quella che mostravo a poche persone.
Quella che, dopo quella notte, non ho più riavuto indietro.
 
Sospiro.
Delicatamente sposto la testa di Alessia dal mio petto.
La appoggio lentamente sul suo cuscino, cercando di non svegliarla.
Le scosto una ciocca di capelli dal viso.
Mi perdo a fissarla.
 
Alessia.
Un nome, due sentimenti diversi.
Una lama a doppio taglio.
 
Da una parte, lei rappresenta la mia via di fuga.
La mia boccata di aria fresca.
La luce in fondo al tunnel buio, nel quale cammino da quella sera.
La mia possibilità di ricominciare.
Di essere salvata da me stessa.
 
Dall' altra parte, però, rappresenta la mia colpa.
Se quella notte fossi stata più reattiva, adesso, quì accanto a me non ci starebbe Alessia.
Alessia va di pari passo al mio senso di colpa.
Al mio dolore.
 
Sento dei sentimenti forti per lei e non dovrei provarne.
Non è giusto nei Suoi confronti.
Nei confronti di Lei che, a causa mia, ha perso la vita.
Io sono quì con Alessia mentre Lei non c'è più.
 
Non doveva andare così.
Non è questo che avevamo progettato.
Non è questo che ci eravamo promesse.
Tutto si è rovinato.
Io, ho rovinato tutto.
 
Mi alzo dal letto.
Mi dirigo nel bagno di camera mia.
Vado al lavandino, mi lavo il viso.
 
Guardo il mio volto allo specchio, senza riconoscerlo.
Dov'è il sorriso che mi caratterizzava?
Dov'è la luce nei miei occhi?
 
Sorrido triste.
Non può esservi luce in essi.
Perchè l' unica luce che c'era, è svanita per colpa mia.
Lei era la luce dei miei occhi e io l' ho uccisa.
 
In uno scatto di rabbia mi tolgo la maglietta.
Mi allontano di qualche passo, così da poter vedere anche il mio petto allo specchio.
Porto una mano sul mio cuore.
 
Sento le lacrime pizzicarmi gli angoli degli occhi.
Le ricaccio indietro.
Non merito di piangere.
Non merito di alleviare il mio dolore, con delle stupide e semplici lacrime.
 
Sospiro.
Lentamente riabbasso la mano.
Guardo il mio riflesso.
 
Un sorriso triste mi ricopre il volto.
Un sorriso colpevole.
Un sorriso che rispecchia quel dolore che mi porto dentro.
 
Quel dolore indelebile che mi caratterizza.
Indelebile, come quella piccola "F" d' inchiostro nero, incisa sulla mia pelle.
All' altezza del cuore.
Nel mio cuore, dove vi è solo Lei.
E dove fino a prima di conoscere Alessia, pensavo non vi fosse posto per nessun' altro.
 
Quella "F" che nascondo quasi sempre dietro a un po' di fondotinta.
Per evitare domande.
Per impedire agli stupidi, di dar spago alla loro stupida curiosità.
Pochi sanno.
Pochi, meritano di sapere.
 
                                    
                                        **********
 
Sbadiglio.
Mi stiracchio, stropicciandomi gli occhi.
Allungo una mano, di fianco a me.
 
Sorrido.
Quando vado a impattare contro un' altra mano.
Incrocio le nostre dita.
Apro gli occhi.
 
-Buongiorno- sorride.
 
Ed è davvero un buon, buongiorno!
Insomma, chi non vorrebbe svegliarsi con una bella ragazza come lei, vicino?
Con il suo sorriso, che ormai illumina il mio mondo.
 
Non le rispondo.
Mi avvicino, stampanole un bacio sulle labbra.
Saltandole successivamente addosso.
 
-Ciao- soffio, a un millimetro dal suo viso.
 
Incrocia le sue mani dietro la mia schiena.
Mi fa sistemare meglio sopra di lei.
Strofina il suo naso contro il mio.
Ho già detto quanto adoro, quando lo fa?
 
-Non dovresti prepararti? Andare a scuola?- mi chiede, con un finto tono di rimprovero.
 
-No- scuoto la testa, energicamente -Ho detto che oggi voglio passare tutto il giorno con te-
 
-Non credo di avere una buona influenza su di te- 
 
-Ce l' hai invece- ribatto, richiedendo un altro bacio.
 
Lascia che sfiori le sue labbra con le mie.
Che cerchi la sua lingua con la mia.
Che ci giochi a mio piacimento.
 
Mi stacco, incollando la fronte alla sua.
Mi specchio nei suoi occhi.
Ancora di un verde scuro.
 
La scruto, cercando di leggerle dentro.
E' così dannatamente difficile.
Non riesco mai a capire cosa le passa per la testa.
Cosa la turba.
 
Alla fine ci rinuncio.
Le sorrido.
Porto le mani, ai lati della sua testa.
Mi alzo leggermente.
 
-Sei ancora più bella, la mattina appena sveglia- sussurra, con quel tono basso e roco, che dovrebbe essere illegale.
 
Arrossisco, come sempre.
Abbasso un attimo lo sguardo.
Lo rialzo poco dopo, puntandolo di nuovo nei suoi due pozzi verdi.
 
-Tu sei più bella- le dico, facendola ridere.
 
-Certo, con il labbro spaccato e il taglio sulla guancia, ho un certo fascino- dice, sarcastica.
 
Smetto di ridere, di botto.
Le passo la mano sulla guancia ferita e poi, delicatamente, le sfioro il labbro con un dito.
Non mi ha ancora detto, come si è procurata queste lesioni.
 
-Mi dici, adesso, come ti sei fatta male?- la guardo, seria.
 
-Ho fatto a botte- rivela, con un' alzata di spalle.
 
-COSA?- 
 
-Non urlare- sorride -non è niente di che-
 
-Perchè diavolo hai fatto a botte? E con chi, poi?- chedo, confusa.
 
-Con due ragazzi- confessa, con ancora un tono di non curanza.
 
-Perchè?-
 
-Mi avevano fatto degli apprezzamenti poco carini- sbuffa, storcendo il naso -ora, se hai finito con il terzo grado, che ne dici di fare colazione?- mi scosta leggermente, alzandosi.
 
-Feffe!- la richiamo, dura.
 
-Davvero, Alessia, non è niente di cui preoccuparsi. Mi ha già fatto la ramanzina Nene quindi, per favore, basta- afferma, con tono stanco.
 
Fisso quelle occhiaie che, ormai, da qualche giorno padroneggiano sul suo volto.
Sono ancora più marcate rispetto ai giorni precedenti.
Non ha dormito.
Nemmeno stanotte.
 
Lascio andare un sospiro.
La vedo uscire dalla stanza.
Ho imparato che quando se ne va senza dire niente, è perchè ha bisogno di spazio.
Di essere lasciata un po' da sola.
 
Sbuffando, mi alzo a mia volta.
Raccolgo i miei jeans e rubo una maglietta dall' armadio di Feffe.
Fa caldo, in casa. per indossare la felpa e io, ho solo quella dietro.
Opto per una maglietta rossa, con su scritto "Firenze rugby Femminile" e lo stemma della squadra.
 
Mi chiudo in bagno.
Mi do' una sciacquata, vestendomi successivamente.
Una volta finito, decido di raggiungere Francesca.
 
La trovo in cucina.
E' di spalle.
Sta armeggiando ai fornelli.
 
Silenziosamente mi avvicino a lei.
Le circondo la vita con le braccia.
Affondo il viso nella sua schiena.
 
-Scusami, non volevo farti innervosire- mormoro, sentendola irrigidirsi un po'.
 
-Fa niente- sospira.
 
Si gira nella mia presa.
Mi mette le mani sui fianchi.
Mi attira a se.
 
-Ti dona molto quella maglietta- sorride, squadrandomi.
 
-Mi stà venti volte!- esclamo, dato che mi arriva poco più in alto delle ginocchia -sei troppo alta-
 
-O sei tu, ad essere troppo bassa?- scherza, stampandomi un bacio in fronte.
 
-Ah, Ah, Ah! Molto divertente!- le mollo una lieve manata sulla spalla, strappandole una breve risata.
 
-Senti- richiama la mia attenzione -che ne dici se ti porto a pranzo fuori?-
 
-Che non vedo l' ora!- le lascio un bacio a fior di labbra -posso portare Terry a fare una passeggiata, mentre te prepari la colazione?- le chiedo, speranzosa.
 
-Certo! Il guinzaglio è vicino alla porta!- m' informa, liberandomi dalla sua presa.
 
Le dedico un ultimo sorriso, prima di voltarmi.
Chiamo Terry, che mi viene incontro scodinzolando.
Le metto il guinzaglio, per poi uscire a godermi la brezza mattutina.
 
 
                                                **********
 
Un' altra bugia.
Diciamo che stavolta, però, è più una mezza verità.
Che ho fatto a botte, è vero.
 
Metto i toast appena preparati, in un piatto, sopra il tavolo.
Ho già appoggiato lì sopra, succo d' arancia, latte caldo e biscotti.
Non so con cosa Alessia fa colazione.
Io di solito mi limito a un caffè.
La mattina prima di giocare, invece, mi permetto il lusso di una fetta-biscottata con burro e marmellata.
 
Sospiro.
Mi siedo a tavola.
Aspetto che torni dalla passeggiata con Terry.
 
Mi passo una mano sugli occhi.
Sono stanca.
SOno veramente stanca.
 
Non sono più riuscita a riprendere sonno, stanotte.
Sono stata un po' in salotto, sul divano, insieme alla mia cucciolona.
Poi son tornata sul letto.
 
Mi sono limitata a guardare Alessia dormire.
Sorrido.
E' così piccola e innocente.
 
-Feffe! Siamo tornate!- la sua voce, mi desta da quei pensieri.
 
Entra in cucina sorridendo.
Terry viene a richiedere qualche coccola, prima di sparire in sala.
Ale si siede di fronte a me.
 
-uuuuuuuh adoro il succo d' arancia!- esclama, versandosene un po'.
 
-Prendi tutto quello che vuoi, io non faccio praticamente mai colazione- mi alzo, dirigendomi in salotto -quando hai finito, mi trovi sul divano- la informo, lasciandola sola.
 
Ho bisogno di un po' di spazio.
Di un po' di tempo.
Devo stare per un po' per i fatti miei.
 
Amo la compagnia di Alessia, davvero.
Ma a volte necessito di alcuni momenti per me.
Per tranquillizzarmi, evitando così di rispondere male a tutti.
 
Mi porto sul sofà.
Mi sdraio, appoggiando la testa sul bracciolo.
Occupo quasi tutti i posti.
Mi stiracchio, accendendo la tv.
 
Ci sono i cartoni amati.
Mi perdo a guardare Bloom e Stella che si trasformano in fate, per sconfiggere le Trix.
Che posso dire?
Le Winx hanno un certo fascino.
 
-Non pensavo avessi un debole per le rosse!- mi trovo di fronte la faccia divertita di Alessia, che ammicca in direzione di Bloom.
 
-Bhè, non si rifiuta mai una bella ragazza- scherzo, lasciando che mi si sdrai sopra.
 
Inspiro il suo profumo.
Sa di pesca.
Adoro il suo bagnoshiuma.
Amo averla addosso.
 
Lascio che incroci le gambe tra le mie.
Che attorcigli le mani tra i miei capelli.
Mi lascio baciare.
 
Punta i suoi occhi nei miei.
Mi perdo in quelle iridi color nocciola.
Quegli occhi così puri.
Come pura è la sua anima.
 
M' incanto a fissare il suo sorriso.
Quella smorfia in grado di trasmettermi un senso di pace non indifferente.
Che mi porta calore nel petto, riscaldando la mia corazza di ghiaccio.
 
Si tira più su, cercando di arrivare meglio all' altezza del mio viso.
Ma durante questa breve operazione, per sbaglio, mi sfiora il seno con una mano.
Ritira la mano, arrossendo visibilmente.
 
-Scusa, io..non..-balbetta, imbarazzata.
 
-Alessia- le accarezzo una guancia, sorridendo -tranquilla. Non ti devi scusare- le porto una ciocca di capelli ribelle, dietro l' orecchio -stiamo insieme, no? Non è sbagliato se per errore o no, mi tocchi-
 
-Lo so- lascia andare un sospiro fustrato -è che io non ho mai fatto niente di tutto questo! Niente che riguardi il ses..- si blocca di colpo, imbarazzata.
 
-Non è un porblema per me. Te l' ho già detto- le prendo una mano, intrecciando le nostre dita -Abbiamo tutto il tempo del mondo-
 
Sorrido della sua tenerezza.
Della sua insicurezza.
Della sua innocenza.
 
Appoggia la testa nell' incavo del mio collo.
Inizia a lasciarmi teneri baci su quella porzione di pelle.
Sospiro.
 
Intreccio una mano tra i suoi boccoli naturali.
Con l' altra le accarezzo la schiena.
Volto il capo, lasciandole un bacio sulla guancia.
 
Si alza leggermente.
Mi regala un sorriso luminoso.
Le lascio un buffetto giocoso sul naso.
 
-Voglio che tu sia la mia prima- mi confessa, spiazzandomi -sei importante, ormai, per me- 
 
Quelle parole arrivano a toccarmi il cuore.
Vi penetrano dentro, facendo vibrare le corde della mia anima.
All' improvviso, la morsa che mi stringe il petto, allenta un po' la presa.
 
-Alessia, io..io non so che dire- 
 
-Non dire niente- mi porta due dita sulle labbra -voglio che tu sia la mia prima- ripete, con più convinzione -riuscirai ad aspettare che io sia pronta?- chiede, con un po' di ansia.
 
-Aspetterò anche una vita intera- 
 
 
                                               **********
 
Siamo ormai in macchina da un' oretta.
OVviamente, Feffe, ha messo un CD dei Queen nello stereo.
Ci hanno accompagnato per tutto il viaggio.
Ho scoperto che è pure intonata.
Cavolo, c'è qualcosa in cui non è brava?
 
-Insomma, dove mi porti?- le domando, per l' ennesima volta.
 
- "..Is this the real life?
     Is this just fantasy?
     Caught in a landslide 
     No escape from reality.." -
 
 
Si mette a cantare.
Perfetto: proprio ora doveva partire "Bohemian Rapsody"?
Ora, per almeno i prossimi 6 minuti e più, non mi rivolgerà parola.
Troppo impegnata a intonare la canzone.
 
E' irrecuperabile.
Basta dire "Queen" e il suo cervello si spegne.
E l' unica cosa a cui pensa è "FreddieFreddieFreddieFreddieFreddie".
Secondo me è una mallattina!
 
Lascio andare un sospiro.
Va bene, cercherò di indovinare da sola, dove mi sta portando.
Vediamo un po'.
 
Allora, è uscita da Firenze e fin quì ci siamo.
Ha preso la Fi-Pi-Li.
Quindi, o andiamo a Livorno o a Pisa.
Giusto?
 
Mi piaccono tutte e due, come città.
Insomma, a Livorno, c'è il mare che è una meraviglia.
A Pisa, invece, c'è la torre e il centro è favoloso!
Ok, basta, voglio sapere dove stiamo andando.
 
Spengo di botto lo stereo.
Per la prima volta da quando ci frequentiamo, la vedo abbandonare lo sguardo sulla strada.
Si volta a guardarmi, furiosa.
 
-CHE CAZZO FAI????!- urla, indignata, riportando subito l' attenazione davanti a se.
 
-Non mi ascolti!- le dico, incrociando le braccia sotto il seno -ti parlo e non mi consideri!- metto su un broncio da schiaffi.
 
Sbuffa sonoramente.
Batte le mani sul volante.
Schiocca le labbra.
 
-Non ci posso credere- borbotta tra se e se -ha spento su un capolavoro- continua a borbottare -non ci posso credere- ripete, di nuovo.
 
-Ora mi vuoi prestare attenzione?- 
 
-No- risponde secca.
 
-Stai scherzando, spero!- esclamo, scioccata.
 
-Ti rendi conto di cosa hai fatto?- chiede, sempre indignata -hai interrotto pure sul pezzo più bello! Non puoi fermare la canzone su "Galileo", cazzo!-
 
-Cioè, preferisci ascoltare i Queen, a me?- 
 
-Ehi, è di Freddie Mercury che stiamo parlando- dice tutto con fare ovvio.
 
-Te sei malata, te lo dico io!- sbuffo, in un misto tra il divertito e il rassegnato.
 
Non mi risponde.
Si limita a riaccendere lo stereo.
Riprende a cantare da dove si era interrotta.
E' completamente andata.
 
 
 
 
 
 
Parcheggia una ventina di minuti dopo.
Siamo a Livorno, lungo mare.
E' bellissimo.
 
 
-Allora, decidi,- mi dice, una volta scese di macchina -cosa vuoi mangiare? Panino? Pizza? Pasta?-
 
-Un panino! Ma che sia buono!- rispondo, prontamente.
 
Si avvicina sorridendo.
Mi prende per mano.
Mi attira contro di se.
 
-Quì, posso baciarti?- chiede, scostandomi un ciuffo di capelli dalla fronte.
 
Annuisco.
Nessuno quì mi conosce.
Non devo rendere conto a nessuno.
 
Sfiora il mio naso con il suo.
Chiude gli occhi.
Appoggia delicatamente le sue labbra sulle mie.
Non c'è bisogno di approfondirlo.
E' perfetto così.
 
-Andiamo- si scosta da me, tenendomi però sempre per mano -ti porto da un vecchio amico-
 
S' incammina, tirandomi dietro.
Mi guardo intorno.
Inspiro l' aria fresca di mare.
 
Adoro questo posto.
C'ero stata già qualche volta con i miei genitori.
Ma con lei è ancora più bello.
 
Mi scorta in un piccolo piazzale.
Vi è un camioncino, da classico paninaro delle giostre.
Subito, un odore di salsiccia cotta, s' impossessa delle mie narici.
 
La piazzia non è troppo grande.
E' circondata da piccole palme.
Al centro vi sono un paio di tavolini bianchi, di plastica.
Mi piace.
 
-Ciao, Gianni!- saluta l' uomo dietro il bancone del furgoncino.
 
-Francesca!- esclama, sorpreso -Cosa giri da queste parti? Non ti fai vedere da un po'!- abbandona la sua postazione, per scendere ad abbracciare la mia ragazza.
 
Gianni.
E' un uomo di mezza età.
Folti baffi grigi e capelli sparati, dello stesso colore.
Un po' grassottello, ma molto buffo.
 
-Lei è Alessia- mi presenta, sorridendo.
 
-Molto piacere- mi batte una mano sulla spalla, tornando poi a rivolgersi a Feffe -cosa vi servo?-
 
-Per me un panino salsiccia, ketchup e cipolle- risponde, dopo averci riflettuto un po'.
 
-Per me un hot-dog, con tutte le salse!- mi affretto a dire.
 
-Saranno pronti tra qualche minuto!- ci fa un occhiolino, tornando poi sul furgoncino.
 
Feffe mi trascina fino a un tavolo.
Torna poi indietro a prendere due bottigliette di coca-cola.
Me ne porge una, sedendosi di fronte a me.
 
-Allora, ti piace il posto?- mi chiede, prendendo un sorso della sua bibita.
-Molto!- rispondo prontamente -come hai conosciuto Gianni?-
 
-Ci venivo spesso- dice, vaga.
 
-Da sola?- le domando, curiosa.
 
-Sei in vena di domande, oggi, eh?- constata, rivolgendomi un sorriso tirato.
 
-E' che non mi dici mai niente...- sospiro.
 
La vedo guardarmi incerta.
Si lascia andare contro lo schienale della sedia.
Lascia andare un sospiro.
 
-Hai ragione- afferma, stupendomi -diciamo che molte volte venivo in compagnia- inizia, tornando a sedersi compostamente -in compagnia di una persona alla quale tenevo molto- abbassa lo sguardo, sorridendo nostalgica -ma che adesso non fa più parte della mia vita- conclude, tornando a guardarmi.
 
-Grazie- 
 
-Per cosa?- domanda, stranita.
 
-Per non avermi mentito- rispondo, semplicemente.
 
Poco dopo Gianni ci porta i nostri panini.
Lo ringraziamo, iniziando a mangiare in silenzio.
Ogni tanto lascio qualche occhiata a Feffe, che ricambia sorridendo.
 
Chissà se la persona a cui si rivolge, è la ragazza delle foto.
Quella ragazza che non riesco a togliermi dalla mente.
Per quale motivo, Eleonora, non ha voluto dirmi niente?
Uffa.
Quelle domande non se ne sono ancora andate.
 
   
                                            **********
 
 
"Per non avermi mentito"
Quella frase è ancora nella mia testa.
Mi rimbomba dentro, colpendomi ripetutamente.
 
Se solo sapesse.
Se solo fosse a conoscienza di tutto.
Di certo, non mi ringrazierebbe.
Anzi, mi odierebbe.
 
-Feffe?- Alessia richiama la mia attenzione, strattonandomi per la manica della felpa.
 
-Si?-
 
-Ti ho chiesto se andiamo a sederci su quello scoglio lì- dice, indicandomi un punto davanti a noi.
 
-Certo- le rispondo, andandomi a sedere sullo scoglio, piatto e levigato, da lei indicato.
 
Si siede a sua volta.
Tra le mie gambe.
La schiena appoggiata al mio petto.
Le mani intrecciate alle mie, abbandonate sul suo ventre.
 
Le lascio un bacio su una guancia.
Metto il mento sulla sua spalla.
Mi perdo a fissare il mare davanti a noi.
 
E' chiaro e limpido.
Calmo.
E' una tavola.
Mi verrebbe quasi voglia di fare il bagno.
 
-Non mi hai mai parlato dei tuoi genitori- le dico, all' improvviso.
 
-Non me lo hai mai chiesto- risponde, semplicemente.
 
-Bhè, te lo chiedo ora- sorrido.
 
-Mia madre si chiama Lucia, insegna italiano alle elementari. E' da lei che ho preso la bassezza e i riccioli- ridacchia, riprendendo poi a parlare -mio padre, invece, si chiama Michele ed è contabile di un' azienda della quale non mi ricordo mai il nome. Da lui ho preso gli occhi-
 
-Tuo fratello?-
 
-Ha 22 anni! Si chiama Marco! Studia medicina e abita in affitto con due suoi amici, a Pisa!- m' informa -lui, invece, ha preso gli occhi chiari di mamma e l' altezza e i capelli lisci da mio padre! Siamo una famiglia molto unita- sorride, felice.
 
-Ne sono contenta-
 
Sospiro.
Penso alla mia, di famiglia.
Ai miei genitori sempre assenti, troppo presi dalle loro vite.
A mia sorella, che ho praticamente creciuto io.
 
Marta.
Chissà come sta.
Chissà che bella ragazza è diventata.
 
Sorrido amara.
Ho provato a rivederla.
Ma i miei hanno cambiato casa e forse anche città.
Numeri di telefono.
Sono spariti, facendo finta che io non sia mai nata.
 
All' improvviso mi sento accarezzare una guancia.
Scuoto la testa, ricacciando indietro quei pensieri.
Apro gli occhi, non ricordando neanche di averli chiusi.
 
Mi trovo davanti, Alessia.
Alessia che mi guarda con dolcezza.
Che mi sorride, rassicurante.
Inclino la testa, apporfondendo il contatto della sua mano sul mio viso.
 
-Mi dispiace- sussurra, portandosi più vicino.
 
-E di cosa?-
 
-Di averti fatto pensare a cose tristi- mi si porta a cavalcioni, buttandomi le braccia al collo.
 
-Non è colpa tua- le sorrido.
 
-Vorrei poter fare qualcosa- afferma, con tono abbattuto.
 
-Allora, baciami- mormoro.
 
Avvicina il viso al mio.
Si tuffa sulle mie labbra.
Con bisogno.
 
Bisogno di trasmettermi tutto il suo appoggio.
Bisogno di sentimi vicina.
Di sentirmi, in un certo senso, sua.
 
Mi lascio cadere all' indietro, portandola giù con me.
Si stende meglio sul mio corpo.
Abbandona le mie labbra, andando a lambire il mio collo.
 
Insinuo le mani sotto la sua maglietta.
Le accarezzo la schiena.
Scendo fino al sedere, per poi risalire.
 
Sospira.
Porta le mani sotto la mia felpa.
Sfiora il mio ventre, il mio addome, fino ad arrivare al mio seno.
 
Un mio sospiro si infrange contro la sua bocca.
Bocca che catturo poco dopo, con la mia.
Cerco la sua lingua, trovandola quasi subito.
 
Sento l' eccitazione salire.
La passione prendere il possesso del mio corpo.
Alessia è riuscita a riaccendere in me, sensazioni che non provavo da tempo.
 
Muove le sue mani sopra il mio reggiseno sportivo.
Mi scappa un gemito.
E menomale che era nuova a queste situazioni!
Pensa se c' aveva confidenza!
 
Mi avventuro con le mani sotto i suoi jeans.
Accarezzo i suoi glutei perfetti, da sopra gli slip.
Beandomi dei suoi ansiti.
 
La sento irrigidirsi un po'.
Decido di finirla lì.
Riporto le mani sulla sua schiena.
Mi stacco leggermente.
 
Riapro gli occhi.
Le lascio un bacio sul naso.
Strusciandovi, poi, il mio contro.
 
-E' tutto ok?- le chiedo, accarezzandole una guancia.
 
-Si- annuisce, abbandonando le mani sul mio stomaco.
 
-Sicura?-
 
Annuisce di nuovo.
Sorride, rassicurandomi.
 
-Posso farti una domanda un po' personale, Feffe?- mi domanda, titubante e anche leggermente imbarazzata.
 
-Sentiamo..-
 
-Te quando hai...insomma...a quanti anni...-
 
-15- la interrompo, avendo capito a cosa si riferisce.
 
-oh..- afferma, sorpresa -e l' amavi quella persona?-
 
Amare.
Dire che l' amavo è riduttivo.
Non espire neanche lontanamente il sentimento che provavo per quella persona.
No, decisamente non lo esprime.
 
-Si- rispondo, solamente.
 
Apre bocca per dire qualcosa, ma viene interrotta dal suono del mio iPhone.
Mi è arrivato un messaggio.
Recupero il telefono dalla tasta dei pantaloni della tuta.
E' di Nene.
Poche semplici parole.
 
"Ho Bisogno di te"
 


_______________________________________________________________________________________________

ANGOLO AUTRICE:

Ok, è l' una passata, ma ce l'ho fatta!
Mi è presa l' ispirazione ho dovuto fissare tutto!
Alla fine ho deciso che, forse, tanto schifo non faceva e che potevo provare a pubblicare!
Ditemi voi, quindi! ;)

Comunque, ora dovreste aver capito quasi tutto!
Le cose sono abbastanza chiare, adesso, no?!

Prima di lasciarvi, vorrei ringraziare i nuovi lettori, per aver messo la storia tra le seguite\preferite!
Un grazie in particolare ai nuovi recensori!

Ad ogni modo, spero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento!
Fatemi sapere che ne pensate, se vi và!

Un bacio!
 

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Capitolo 16
*** Legami. ***


 
 
Feffe è preoccupata.
Lo leggo nei suoi occhi.
Lo percepisco dai suoi gesti.
 
Guida veloce.
Con prudenza, ma veloce.
Tamburella le dita sul volante, impaziente.
 
Da quando le è arrivato quel messaggio al telefono, è entrata in un profondo silenzio.
Ha detto solo che dovevamo andare.
Non mi ha detto neanche di chi, cosa si tratta.
Così fa preoccupare anche me.
 
-Francesca- richiamo la sua attenzione, prendendole la mano posata sul cambio -di chi era il messaggio?-
 
-Nene- risponde, solamente.
 
Eleonora.
Ancora lei.
La mia gelosia nei suoi confronti si è affievolita.
Ma non è sparita del tutto.
 
Chissà cosa c'era scritto.
Chissà cosa vuole dalla mia ragazza.
Ma per averla resa così nervosa, deve essere importante.
 
Parcheggia sotto casa mia.
Sono solo le tre del pomeriggio.
Speravo di passare più tempo con lei.
Ma la capisco.
 
-Ci sentiamo?- le chiedo, con già una mano sulla maniglia.
 
-Ti mando un messaggio io, ok?- 
 
-Ricordati che stasera ho gli allenamenti di pallavolo- le ricordo, abbozzando un sorriso.
 
-Lo so, vedrò di cercarti o prima o dopo- si sporge verso di me, lasciandomi un bacio a fior di labbra.
 
Le dedico un ultimo sguardo dolce.
Scendo di macchina e aspetto di vederla sparire.
Sospiro, entrando in casa.
 
Non so cosa pensare.
A volte è impenetrabile.
Si chiude in se stessa e non mi lascia entrare.
Odio quando fa così.
Perchè non ho la minima idea di come poterla aiutare.
 
-Alessia?- mi sento chiamare.
 
Mi dirigo verso la cucina.
E' da lì che proveniva quella voce.
Sorrido, trovando mia madre intenta a spalmare un po' di nutella sul del pane.
 
-Com'è andata a scuola?- mi chiede, facendomi cenno di sedermi davanti a lei.
 
-Bene- mento spudoratamente.
 
Ripenso a questa mattina.
Alle coccole di Feffe.
Ai suoi baci, le sue carezze.
E' stato tutto così perfetto.
Mi manca di già.
 
-Dove sei stata fino ad ora?- mi chiede, lanciandomi uno sguardo malizioso -con un ragazzo?-
 
-Mamma!- la richiamo, con tono di rimprovero -ero con Erica!-
 
-Sei sempre con lei!- piagnucola -Non è che magari...insomma...state...ecco...insieme?-
 
-Ma cosa dici???- 
 
-Non ci sarebbe niente di male, eh! Vorrei solo saperlo!- mette le mani avanti, come a giustificarsi.
 
Per un attimo, sono stata tentata di dirle tutto.
Di rivelarle la "vera" Alessia.
Di parlarle di Feffe e dirle quanto è fantastica.
Per un attimo.
Un solo attimo, prima di cambiare idea.
 
-Vedi troppi film, mamma!- ridacchio, alzandomi dal tavolo -vado in camera, tra poco viene Erica per fare la lezione!-
 
-Va bene, tesoro- sospira rassegnata.
 
Adoro mia madre.
Ci assomigliamo molto.
Lei è poco più alta di me.
Occhi celesti, riccioli che le cadono ribelli sulle spalle.
 
Abbiamo anche caratteri simili.
A tutte e due piace molto andare in discoteca a scatenarci.
Adoriamo Nicholas Sparks e spesso, ci scambiamo anche i vestiti.
Insomma, è favolosa.
 
Salgo le scale, scrivendo un sms a Erica.
Le chiedo di raggiungermi appena può.
Ho bisogno di parlare con qualcuno.
 
Entro in camera mia.
Mi lascio cadere sul letto.
Prendo l' iPod dal comodino.
M' infilo le cuffiette nelle orecchie.
Riproduzione casuale.
Pigio play.
Sorrido per la casualità della canzone appena iniziata.
Bohemian Rapsody.
Scoppio a ridere da sola, come una perfetta idiota.
 
 
                                             **********
 
Non so cosa pensare.
Non so cosa possa essere successo.
Non è da lei.
 
Nene non è tipo che chiede aiuto.
Non è una persona che si lascia andare.
Solo una volta mi ha mandato un messaggio del genere.
 
Quella volta è degenerato tutto.
La situazione ci è scappata di mano.
Ci siamo lasciate prendere dal dolore.
Non abbiamo ragionato.
E abbiamo commesso un errore.
Un grosso errore.
 
Parcheggio in fretta, davanti casa.
Mi dirigo a passo svelto verso villa Santoro.
Apro il cancello e successivamente il portone, con la copia delle mie chiavi.
 
Silenziosamente salgo le rampe di scale.
Non vorrei che i genitori di Ele, siano in casa.
Non vorrei che facessero domande.
 
Arrivo di fronte camera sua.
Busso delicatamente alla porta.
La apro lentamente.
 
Nene è sul suo letto.
Girata su un fianco.
Mi dà le spalle.
 
Sospiro, chiudendo l' uscio.
Era da tanto tempo che non mettevo piede in questa camera.
Troppi ricordi.
 
E' una stanza enorme.
Ci sono pure un divano e una poltrona.
Un televisore da cinquanta pollici.
Un camino all' angolo, vicino la finestra.
 
Il letto è gigantesco, al centro della camera.
La parete di destra è occupata da una grande libreria.
In quella di sinistra, invece, prende posto un armadio a cabina.
Ho sempre amato la sua stanza.
 
Mi porto sul suo letto.
Mi sdraio accanto a lei, a pancia in su.
Allargo le braccia.
E' un invito.
 
Un invito che lei accoglie subito.
Si gira, accoccolandosi a me.
Nasconde il viso nelll' incavo tra la mia spalla e il collo.
Mi avvolge lo stomaco con un braccio.
La stringo a me.
 
Aspetto che sia lei a parlare.
Aspetto che si senta pronta.
Di solito non fa così.
E' raro che si lasci abbracciare.
Che cerchi un contatto fisico.
Mi sto preoccupando seriamente.
 
La sento sospirare contro la mia pelle.
Struscia il suo naso sul mio collo.
Volto la testa, lasciandole un bacio tra i capelli.
 
-E' finita- rivela in un sussurro.
 
Non ho bisogno di chiedere a cosa si riferisce.
Lo so già.
Solo una cosa può ridurla così.
 
La cosa che l' ha aiutata a rialzarsi.
A rialzarsi dopo che io le ho portato via una delle persone più importanti per lei.
La persona che ci ha unito.
Che ci ha fatto trovare.
Era importante per me, quanto lo era per lei.
 
Si riferisce a Lui.
Lui che non ho mai conosciuto.
Che mai mi ha presentato.
 
Lui che le ha ridato il sorriso.
La speranza, la voglia di reagire.
Reagire per se stessa e...per me.
 
Mi giro su un fianco.
Mi porto di fronte a lei.
L' abbraccio, attirandomela addosso.
 
Tiene ancora il viso nascosto contro il mio collo.
Incrocia le nostre gambe.
Stringe la mia maglietta tra i pugni.
 
-Mi dispiace- sussurro ad un suo orecchio, iniziando ad accarezzarle i capelli.
 
Sa che quelle parole non sono rivolte solo a quello che mi ha appena detto.
Sono rivolte a tutto il resto.
Hanno un significato maggiore.
Un peso, maggiore.
 
Un peso che mi porto dentro da due anni.
Un peso che mi stringe il cuore.
Che risucchia tutta la mia voglia di vivere.
 
Alza la testa.
Punta i suoi occhi nei miei.
Mi dedica uno sguardo di rimprovero.
 
-Non è colpa tua- afferma, in tono duro -smettila di prenderti questa responsabilità- porta una sua mano sul mio volto.
 
-Non posso- abbasso gli occhi, incapace di sostenere il suo sguardo.
 
Sospira.
Mette la testa dove prima.
Lasciando la mano sul mio viso.
Porto la mia sopra la sua.
La stringo dolcemente.
 
-Mi vuoi dire perchè?- le chiedo, tornando all' argomento di prima.
 
-Non potevamo continuare così- mormora.
 
-Chi è Lui?-
 
-Non posso dirtelo- risponde, appiattendosi ancora di più, contro di me.
 
Mi limito a stringerla.
Ho imparato, ormai, quando vuole chiudere una conversazione.
Quando non ne vuole parlare.
E' inutile insistere.
 
-Mi dispiace aver interrotto la tua giornata con Alessia-
 
-Non dire stupitaggini, Nene- 
 
Mi lascia un bacio alla base della gola.
Inizia a risalire il mio collo a suon di baci.
Porta il suo viso, all' altezza del mio.
Vedo il suo sguardo alternarsi dai miei occhi alle mie labbra.
 
-Non farlo- le dico, sorridendole -abbiamo già sbagliato una volta-
 
-Non voglio pensare- ribatte -e questo è l' unico modo-
 
-No, non è vero- le accarezzo una guancia -possiamo andare a ubriacarci al Danger con Bianca e Cinzia-
 
Sorride.
Un sorriso vero e divertito.
Un sorriso, che vale più di mille parole.
 
-Ci sto-
 
-Ok, ma paghi tu!- la spingo di lato, coinvolgendola nelle mie risate.
 
-Diciamo che paga papino!- sorride beffarda, mostrandomi una carta di credito, recuperata dal cassetto del comodino.
 
-Non avrai..-
 
-Oh, si- m' interrompe sogghignando.
 
-Non lo facevamo, da quanto? Tre anni?-
 
-Appunto, dobbiamo rimediare!- 
 
Scoppiamo a ridere.
Quante volte, in passato, abbiamo rubato la carta di credito a Giovanni.
Uscivamo riempendoci di alcool alle feste.
Facevamo spese folli, ma mai troppo grandi.
Così che non si accorgesse di niente.
Anche se, alla fine, ci beccava sempre.
 
Ma Giovanni è...Giovanni.
Farebbe qualsiasi cosa per noi.
Si limitava a sgridarci per poi sorridere subito dopo.
E' fatto così.
 
-Ora che facciamo, però?- le chiedo, mettendomi a sedere.
 
-Partitina alla playstation?-
 
-Tanto ti faccio il culo- affermo, con aria di finta superiorità.
 
-Vedremo- 
 
Sono contenta di vederla sorridere.
So che lo fa solo per non stare a pensarci troppo.
so che non ha risolto niente.
Soffre ancora.
Ci sta ancora male.
Ma non è da Nene piangersi addosso.
E' eccezionale.
 
                                    
                                                     **********
 
 
Sogno.
Sogno di me e di Feffe.
Sul mare, sotto il sole.
 
Sogno e dormo beata.
O almeno, dormivo.
Prima che due mani mi strattonassero, strappandomi violentemente da quel sogno perfetto.
 
Apro gli occhi.
Mi ritrovo davanti Erica.
Stesa su un fianco di fronte a me.
 
-Sei una stronza!- afferma, sorridendo.
 
-Perchè?- domando, confusa.
 
-Mi hai lasciato da sola a scuola, mentre te eri a fartela da qualche parte con la tua ragazza!-
 
-Ma stai zitta!- le salto addosso, iniziando a farle il solleticolo.
 
Ridiamo come pazze.
Iniziamo a punzecchiarci a vicenda.
Rotoliamo sul letto, sfacendo tutte le lenzuola.
 
Dopo diversi minuti ci femriamo.
Ci stendiamo a piancia in su.
Cerchiamo di riprendere un respiro normale.
 
-Allora, mi vuoi dire che hai fatto, stamani?-
 
-Feffe mi ha portato a pranzo sul mare, a Livorno- rispondo, con un' alzata di spalle.
 
-wooooow- butta le braccia in alto, urlando la sua approvazione.
 
-Come mai, oggi, sei più idiota del solito?- mi giro a guardarla con aria sospetta.
 
Sorride beffarda.
Ricambia il mio sguardo.
Si gira su un fianco, puntando il gomito sul materasso e sorreggendosi la testa con la mano.
 
-Che mi diresti se ti dicessi che nemmeno io ero a scuola?- inizia, spiazzandomi -ma che ero con una certa persona a casa sua, a fare tutt' altro che studiare?!-
 
-Non ci credo!- scatto a sedere, puntandole un dito contro.
 
-Oh, si!- annuisce, divertita.
 
-Ma state insieme da poco più di un mese!-
 
-E quindi? Io lo amo e lui ama me. Non vedo dove sta il probelam!- afferma, semplicemente.
 
-Ti ha trattato bene, almeno?-
 
-E' stato fantastico!- sorride, sorniona.
 
Mi getto addosso a lei, abbracciandola.
Non la vedevo così felice da un bel po'.
Dopo che ha rotto con Riccardo è stata veramente male.
Ci s'è messa poco dopo aver compiuto 16 anni.
 
Riccardo è stato il suo primo, grande amore.
Sono stati insieme più di un anno.
Poi lui l' ha lasciata per una più grande.
Ma le cose erano cambiate già prima, tra loro.
Da quando lui è andato all' università.
Erica era irriconoscibile.
 
-Sono così contenta per te!- dico, euforica.
 
-Pensa quanto lo sono io, dopo aver constatato che è messo meglio di Riccardo!- 
 
-Ericaaaaaa! Sei la solita pervertita!- le mollo una scherzosa manata sulla spalla.
 
-Bhè, anche quello è importante!- dice, facendomi ridere.
 
-Se lo dici te- ribatto, continuando a ridere -ad ogni modo! Stasera, allora, andiamo al Danger a festeggiare! Dopo gli allenamenti, ovviamente!-
 
-Va bene!- concorda, aprendo poi bocca per aggiungere altro, ma venendo interrotta dal suono del mio cellulare.
 
Lo afferro.
Mi è arrivato un messaggio.
Sorrido.
E' Feffe.
 
-Hai un sorriso ebete sul volto, non ti chiedo neanche chi è- sospira, Erica, buttando gli occhi al cielo.
 
Non le rispondo.
Apro l' sms.
Leggo.
 
"Ehi, Piccola. Sarei voluta passare a vederti allenare, ma Nene ha bisogno di me. Passeremo la serata al Danger. Mi dispiace. Un bacio, Ti adoro"
 
Sbuffo.
Eleonora.
Sempre e solo Elenora.
Che palle.
Lascio andare un sospiro, rispondendole.
 
"Tranquilla, lo capisco. Ci vediamo lì, mi sa! Io e Erica avevamo deciso di andarci! Sentiremo anche Chiara e Arianna! Salutami Ele! Ti adoro anche io"
 
-Che dice?- domanda, curiosa, la mia amica.
 
-Che stasera sarà al Danger- rispondo, distrattamente -manda un messaggio a Chiara e Ari, senti se ci raggiungono lì!-
 
-Ok, capo!- mi fa un saluto a mo' di militare, afferrando il suo telefono e facendomi scoppiare a ridere.
 
Spero almeno di riuscire a passare del tempo con Feffe, stasera.
Mi bastano anche solo pochi minuti.
Ho solo bisogno di sentirla....mia.
 
                                  
                                              **********
 
 
-Vi ricordate di quella volta che abbiamo fatto a pugni con quella squadra della Calabria?- domanda, Cinzia, iniziando a ridere successivamente.
 
-Si!- risponde Bianca, unendosi alle risate -Feffe, te ne hai mandate all' ospedale due!-
 
-Bhè si, non ne vado proprio fiera!- ammetto, alzando le spalle.
 
Mi mancavano queste serate.
Serate dedicate al cazzeggio più totale.
Certo, dovrei lavorare, ma il locale non è molto frequentato questa sera.
Posso, quindi, permettermi di rimanere a parlare un po' con le mie amiche.
 
-Dov'è finita Ele?- chiede, Cinzia, guardandosi intorno.
 
-E' andata a scegliere che canzone cantare!- le rispondo, alzandomi dal tavolo -scusate, è entrato un gruppo di ragazzi! Torno più tardi!-
 
Mi dileguo, andando dietro il bancone del pub.
Servo i clienti, chiacchierando un po' con loro.
Conosco, ormai, praticamente tutti quelli che vengono quì.
 
All' improvviso, vedo entrare Alessia.
Si guarda un attimo intorno.
Sorride, quando incrocia il mio sguardo.
 
E' seguita da Erica e quelle altre due sue amiche.
Non mi sono mai andate molto a genio, quelle due.
Non so spiegarmi il perchè.
Solo, non mi inspirano fiducia.
 
Si siedono al loro solito tavolo.
Quello vicino alla colonna, al centro del locale.
Alessia si alza, venendomi incontro.
 
-Ciao- mi saluta, una volta di fronte al bancone.
 
-Ehi- le dedico un sorriso dolce -cosa vi porto?-
 
-Per me una Leffe media- risponde, sorridendo, ricordando il nostro primo incontro -e per le altre un vodka Lemon, un Gin tonic e una Beck's!-
 
-Fammi indovinare, l' altra birra è per Erica, vero?- le chiedo, divertita.
 
-si- annuisce, ridendo -dobbiamo festeggiare!-
 
-So già cosa!- le faccio un occhiolino -mi ha chiamato Lorenzo, oggi pomeriggio-
 
-Feffe- assume quel tono serio, che ormai ho imparato a conoscere -credi di riuscire a trovare del tempo per noi due, stasera?- mi domanda, titubante.
 
-Certo- rispondo subito.
 
Apre bocca per rispondermi, ma viene interrotta dall' espandersi di una voce.
Una voce che rimbomba per il pub.
Una voce che conosco benissimo.
Nene.
 
Mi volto verso il palco.
Eleonora e lì, in piedi, dietro il microfono.
Canta ad occhi chiusi.
 
Non ho bisogno di vedere il suo sguardo per capire che sta soffrendo.
Che sta cercando un modo per esternare il suo dolore.
Sta male e la sua voce, esprime tutta la sua sofferenza.
 
"..Nobody said it was easy 
   It’s such a shame for us to part 
   Nobody said it was easy 
   No one ever said it would be this hard 
   Oh take me back to the start..."
 
I coldplay.
Sono il suo gruppo preferito.
Li adora.
E questa canzone...questa canzone è quello che sente in questo momento.
 
-Francesca- Alessia richiama la mia attenzione -è tutto ok?- domanda, preoccupata, notando il mio sguardo perso nel vuoto.
 
-Si, non preoccuparti- le sorrido, rassicurandola.
 
Io sto bene.
E' Nene quella che sta male.
E io non posso sopportare di vederla così.
 
-Senti- le dico, tornando a guardarla -vieni tra mezz' ora nel bagno sul retro, ok?-
 
-Va bene- concorda.
 
Le passo il vassoio con le bevande che mi aveva chiesto.
La saluto, guardandola tornare al suo tavolo.
Sospiro, raggiungendo a mia volta, le mie amiche.
 
Mi lascio cadere sulla sedia di fronte a Bianca.
Guardo le mie due compagne di squadra.
Sono totalmente rapite dalla bellissima voce di Ele.
Come poterle biasimare?
E' fantastica.
 
-Ragazze- puntano lo sguardo su di me -c'è Alessia, ma siccome le sue amiche non sanno di lei, e quindi di conseguenza nemmeno di noi, fate finta di non conoscerla ok?-
 
-ok!- rispondono in coro.
 
Eleonora finisce di cantare.
Ringrazia, per poi raggiungerci.
Si siede di fianco a me.
Cerca la mia mano, intrecciandovi la sua.
 
Sta davvero male, per concedersi quel gesto davanti a tutti.
Per cercare un contatto fisico, non curandosi della gente intorno.
Gli altri non notano il suo malessere.
Io, invece, riesco a leggerlo in ogni fibra del suo corpo.
 
-Ho bisogno di bere- mi sussurra a un orecchio.
 
Annuisco.
Mi alzo dal tavolo, dirigendomi allo scaffale degli alcolici.
Prendo una bottiglia di Vodka e quattro bicchieri.
Torno al tavolo, poggiando tutto lì.
 
-Servite, offre la casa- affermo, riprendendo il mio posto.
 
Nene mi lancia uno sguardo di gratutudine.
Uno sguardo che sostituisce qualsiasi parola.
Ogni parola, sarebbe comunque superflua per noi.
Ci basta guardarci negli occhi, per comprenderci.
 
 
                                                  **********
 
 
Non lo sopporto.
Non sopporto come si toccano.
Come si guardano.
 
E' da quando Eleonora si è seduta al tavolo, che tiene la mano di Francesca intrecciata alla sua.
E Feffe non le dice niente.
Anzi, l' asseconda pure.
 
In questo momento, le ha appena accarezzato una guancia.
Carezza, alla quale la bionda ha risposto con un bacio sulla fronte.
Non mi piace.
 
Ad ogni modo è un comportamento strano, da parte di Ele.
Non si è mai comportata così.
Anzi, è difficile anche solo che l' abbracci, Feffe.
 
Francesca mi ha detto più volte che, Eleonora, non è tipo da manifestazioni di affetto.
Che dimostra il suo voler bene, attraverso dei piccoli gesti.
Ma ora, mi sembra che si sbagli di grosso.
 
-Calmati- mormora al mio orecchio, Erica -tanto tra poco andrai da lei-
 
-Si, ma....uffffffffff- sbuffo, irritata.
 
Erica mi scompiglia giocosamente i capelli.
Mi strappa un sorriso.
Stampandomi successivamente un bacio sulla guancia.
 
-Sapete, stasera Feffe è ancora più affascinante- ecco, ci mancava anche Chiara!
 
-Cosa dici?- ride, Arianna.
 
-Si! Con quei jeans chiari attillati e quella camicia nera, molto femminile, è davvero bella!-
 
-Chiedile di uscire!- la prende in giro, Ari.
 
-Ah, ah, ah! Spiritosa!- risponde l' altra, facendole una linguaccia.
 
-Ok, io vado in bagno!- decreto, alzandomi.
 
Sono due idiote.
E' impossibile.
E ok, stasera non è decisamente serata.
 
Mi reco dove mi ha dato "appuntamento" Francesca.
Entro nel bagno, aspettando pazientemente.
Sono nervosa.
Sono nervosa e non è un bene.
 
Dopo pochi minuti, la porta si apre.
Feffe entra, sorridendo.
Chiude a chiave, venendomi in contro.
Mi schiaccia tra il muro e il suo corpo.
 
-Ehi- soffia, sulle mie labbra.
 
-Ciao- dico, con tono impassibile.
 
Mi guarda confusa.
Si stacca leggermente, liberandomi da quella presa.
Mette le mani sui miei fianchi.
 
-Che c'è?- mi chiede, cercando il mio sguardo.
 
-Niente- mento.
 
-Ale- mi richiama, cantilenando -non mentirmi-
 
-E' che...che...- m' interrompo, lasciando andare un ringhio frustrato.
 
-Che...cosa?-
 
-Non mi piacciono le attenzioni che dedichi a Nene stasera e che lei dedica a te, ok?- rivelo, tutto d' un fiato.
 
-Oh..-
 
Si allontana di qualche passo.
Incrocia le braccia al petto.
Sospira.
 
-Lo so che tra voi non c'è niente, ma..-
 
-Alessia- m' interrompe -Lei è la mia famiglia, capisci?- mi chiede, stranendomi -ha avuto una pessima giornata e ha bisogno di me, di sentirmi vicina- continua, riavvicinandosi -Non posso negarle niente- torna a schiacciarmi contro il muro -le devo tutto- porta le sue mani sul mio viso -ma sto con te e sei l' unica che voglio-
 
Punta i suoi occhi nei miei.
Sono scuri, ma hanno quella luce familiare.
Quella luce che li caratterizza quando è sincera.
Quando è emozionata.
 
-Mi dispiace- le dico, sentendomi una stupida.
 
-Non importa- afferma, annullando finalmente le distanza e posando le labbra sulle mie.
 
Lascia che sia io ad approfondire il bacio.
Dischiudo le labbra, andando a cercare la sua lingua.
Sorrido, quando riesco a trovarla.
 
Il bacio da dolce e passionale, si fa famelico.
Le butto le braccia al collo.
Feffe mi prende per le gambe, alzandomi.
Le avvolgo intorno alla sua vita.
 
Mi schiaccia ancora di più contro il muro.
Va a lambire il mio collo, lasciando una scia di soffici bacci.
Si stacca poco dopo, appoggiando la fronte sulla mia.
 
-Dovrò fare una doccia fredda, appena arrivo a casa- dice, sorridendo.
 
-Mi mancherà non dormire tra le tue braccia, stanotte- confesso, con tono triste.
 
-Domani stiamo insieme, ti va?- 
 
-Non posso- rispondo, abbattuta -devo fare una ricerca per scuola con Chiara!-
 
-E non puoi neanche venire ai miei allenamenti e stare con me, dopo?- 
 
-Si, questo lo posso fare- sorrido, contenta.
 
-Bene-
 
Cattura di nuovo le mie labbra.
Ma per un semplice sfiorarsi.
Non serve approfondirlo.
 
Struscia il suo naso contro il mio.
Ormai ha capito che, amo, quando lo fa.
Molla la presa, facendomi toccare terra di nuovo.
Torna a guardarmi negli occhi.
 
-Devo tornare a lavoro- soffia.
 
-Va bene- metto su un broncio triste.
 
-Ehi- sorride, accarezzandomi una guancia -ti penserò tutto il tempo-
 
-Anche io- le lascio un altro casto bacio, per poi dirigermi verso la porta -ci sentiamo più tardi per telefono?-
 
-Contaci- mi dedica uno dei suoi sorrisi dolci.
 
Sorrido a mia volta, prima di uscire.
Sospiro, tornando dalle mie amiche.
Mi volto, guardando Feffe tornare da Eleonora.
Le sorride, lasciando che di nuovo, Lei, prenda la sua mano.
 
Posso capire cosa le unisce.
Il rapporto che hanno.
Solo, non so se riuscirò a conviverci...
 
_______________________________________________________________________________________________

ANGOLO AUTRICE:

Ok, sono quasi le 2, quindi se c'è qualche orrore ortografico, spero che mi perdonerete!

So che molti di voi penseranno che questo capitolo sia inutile e "palloso".
Ma, invece, è importante.
Importante perchè si capisce che tra Francesca e Eleonora è, effettivamente, successo qualcosa.
Quindi, cosa accadrà? Lo scoprirà, Alessia?

Nene non è di certo di buon umore.
Questo comporterà qualcosa?
Vedremo!

Pensate, soprattutto, come tutto questo influenzerà Feffe....

Insomma, spero che mi lascerete un vostro parere ^^
Grazie a tutti quelli che, a modo loro, seguono questa storia!
Vorrei dire che sono davvero molto felice, per le bellissime recensioni al capitolo precedente! 
Sia pubbliche che private!
Vi ringrazio davvero tanto! :D

Cercherò di aggiornare appena mi sarà possibile!
A presto!
Un bacio!

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Capitolo 17
*** Anna e il mostro dagli occhi verdi. ***


 
 
Tra poco dovrò inventarmi altre scuse per uscire.
I miei si stanno insospettendo.
Non credono quasi più, che esca con Erica praticamente tutte le sere.
 
Dovrò dirgli la verità.
Spero solo di riuscirci presto.
Devo dimostrare a Feffe, che ci tengo a Lei.
Alla nostra relazione.
E dirlo ai miei, è il primo passo.
 
-Credi che Feffe, si sia fatta anche qualche sua compagna di Squadra?- domanda, ad un certo punto, la mia migliore amica.
 
-Che razza di domande fai?- le ringhio contro, tirandole una spallata.
 
-E' una domanda lecita! Insomma, è figa! Non si può certo dire il contrario!- porta le mani avanti, come a volersi giustificare -io penso che ogni donna, lesbica e non, vorrebbe portarsela a letto!-
 
-Sei seria?-
 
-Certo!- annuisce, convinta.
 
-Erica, faresti bene a chiudere quella bocca!- le punto contro l' indice di una mano, minacciandola.
 
Lo sapevo che non dovevo portarla con me.
Sapevo che avrebbe fatto commenti del genere.
Dovevo venire agli allenamenti di Francesca, da sola.
Solo che è buio sulle tribune e ammetto che avrei avuto paura a starmene quì sola, soletta.
 
Però, ora che ci penso, se Erica avesse ragione?
Se Feffe fosse stata a letto con alcune sue compagne di Squadra?
Come reagirei al riguardo?
Ok, devo chiederle di chiarirmi ogni dubbio.
Così, solo per banale curiosità.
 
-uuuh, ahia!- esclama, la mia amica, assistendo ad un duro placcaggio che Eleonora ha fatto nei confronti della mia ragazza -Dimmi un po': ma quanti lividi ha, Francesca, sul corpo a causa del rugby?-
 
-Non lo so...- ammetto, imbarazzata.
 
-Come?- si gira di scatto nella mia direzione -va bene che non ci sei ancora andata a letto, ma almeno solo in intimo l' avrai vista!?-
 
Scuoto la testa in un cenno negativo.
Erica si porta una mano sulla fronte, rassegnata.
Si avvicina, mettendomi un braccio intorno alle spalle.
 
-Alessia- inizia, con tono serio -non è difficile! Le togli i vestiti, lei li togli a te e poi..-
 
-Piantala!- la interrompo subito, più imbarazzata che mai -non ho detto che non so come si fa! E comunque, non sono affari tuoi!- volto la testa, indispettita -e no, non l'ho vista neanche con solo l' intimo addosso ok? Il nostro rapporto è molto più profondo e non si riduce solo al sesso!-
 
-Perchè non lo fate per niente!- ribatte, la mia amica.
 
-Giuro che sto per ucciderti!- l' ammonisco, fulminandola con lo sguardo.
 
-Va bene, va bene- ritira il braccio dalle mie spalle, allontanandosi un po' -non sono affari miei, scusa-
 
Torniamo a guardare gli allenamenti.
Devo ammettere che, Feffe, in tenuta da rugby è veramente moooolto sexy.
Quei pantaloncini che mettono in risalto le sue gambe perfette.
La maglietta stretta che cinge alla perfezione le sue curve, quel suo seno piccolo ma sodo.
E poi, le sue scarpette da gioco sono le più fighe!
 
-Oddio, io credo che sarei morta dopo solo venti minuti di allenamento- declama, Erica.
 
-Perchè fumi come una ciminiera!- 
 
-Non è vero! Che ne sai? Magari anche Feffe fuma, eppure regge benissimo!- incrocia le braccia al petto, risentita.
 
-Francesca non fuma!-
 
-Ne sei sicura?- mi domanda, alzando un sopracciglio.
 
Sto per ribattere, quando mi blocco.
Effettivamente, no, non ne sono sicura.
So solo che io non l'ho mai vista fumare.
 
-Le chiederò!- rispondo, scrollando le spalle -e comunque, Francesca, va a correre praticamente tutte le mattine!-
 
-Non la invidio!-
 
-La invidieresti, se sapessi che fisico si ritrova!- mi atteggio, fiera.
 
-Allora l'hai vista!- 
 
-Solo senza maglietta- dico, con non curanza.
 
-Lo sapevo che in realtà sei una vecchia volpona!- scoppia a ridere, senza controllo.
 
Scuoto la testa, rassegnata.
Riporto lo sguardo sul campo.
Sorrido.
Hanno finito.
 
-Andiamo!- mi alzo, iniziando a scendere i gradini della tribuna.
 
Arrivo fino all' entrata del campo da gioco.
Aspetto la mia ragazza lì.
Non vedo l'ora di stare un po' con lei.
 
Un sorriso si estende prepotente sul mio volto, quando la vedo venirci incontro.
Sorriso che se ne va, non appena noto Eleonora dietro di lei.
Sembrano gemelle siamesi!
Non si staccano mai!
 
-Ehi- esclama, una volta di fronte a noi -ciao, Erica!- aggiunge, in direzione della mia amica.
 
-Ciao Feffe- saluta quest' ultima -tu fumi?-
 
-Cosa?- chiede, stranita.
 
-Non l' ascoltare, è un' idiota!- rispondo, lanciando un' occhiataccia a Erica.
 
-Ciao ragazze- si aggiunge, Ele, alla conversazione.
 
Ha un' aria strana.
Sembra quasi....triste.
Non l' avevo ancora vista così.
 
Si avvicina a Francesca.
L' abbraccia da dietro, posando il mento sulla sua spalla.
Lo sguardo basso, a fissare un punto indefinito.
 
Odio.
Che odio.
Che bisogno c'è di abbracciarla?
Davanti a me, poi!
 
-Ale- richiama la mia attenzione, Feffe -faccio una doccia veloce e poi andiamo, ok?- mi sorride dolce.
 
-Ok, ti aspetto quì- mi sforzo di ricambiare il sorriso.
 
Si stacca da Nene.
Mi accarezza una guancia, stampandomi un bacio in fronte.
Mi dedica un' ultima occhiata smielata, prima di voltarsi e sparire nello spogliatoio.
Ovviamente con Eleonora a seguito.
 
-Ritira gli artigli!- sogghigna, Erica, spingendomi leggermente di lato.
 
-Dio, non lo sopporto!- sbotto, sedendomi su un muretto lì vicino.
 
-Dai, anche io e te ci comportiamo così- afferma, sedendosi accanto a me.
 
-Si, ma non capisco che bisogno c'è di farlo davanti a me!-
 
-Ale, stai esagerando- sorride, saltando giù e rimettendosi in piedi -dalle più fiducia! Ora io devo andare, sai, Lorenzo mi aspetta- mi stampa un bacio su una guancia per poi allontanarsi.
 
-Io le do fiducia- borbotto, tra me e me.
 
Sto esagerando davvero?
Cioè, sono io che leggo male le cose?
Anche io e Erica facciamo così?
Aaaaaaaaaaaaah.
 
-EHI, ALE!- sobbalzo, spaventata.
 
Alzo la testa.
Vedo Cinzia corrermi incontro.
Le sorrido.
 
-Ciao!- saluto, allegra.
 
-Aspetti Feffe?-
 
-Eh già- rispondo, sempre sorridendo.
 
-Hai visto per caso, Antonio, uscire?-
 
-Antonio?- chiedo, stranita.
 
-Si! Il nostro allenatore! Alto, moro, occhi verdi, sui 35 anni!-
 
-No, mi spiace-  scuoto la testa.
 
-Uffaaaa! Dovevo dirgli che mancherò per una settimana agli allenamenti!- sospira -vabbè! Ricorda alla tua ragazza che, sabato sera, è con me, Ele e Bianca!-
 
-Che fate di bello?- 
 
-Oh, le solite cose- sogghigna -ma senti, perchè non ti unisci a noi così lo vedrai con i tuoi occhi?-
 
-Non so. Non voglio intromettermi nelle vostre cose-
 
-Tranquilla! Dirò a Feffe che voglio che tu ci sia!- mi scompiglia i capelli, correndo via successivamente.
 
Chissà in cosa consistono queste "solite cose".
Magari dopo le chiedo spiegazioni.
Anzi, ho intenzioni di farle parecchie domande.
Ci sono ancora troppe cose che non so su di lei.
 
                                               ***********
 
Credo di aver battuto il mio record di "doccia fatta in meno tempo possibile".
E' che mi scoccia far aspettare Alessia.
Stasera, poi, fa anche abbastanza freddo.
Non vorrei si ammalasse per colpa mia.
 
Recupero il mio borsone dalla panca.
Me lo metto in spalla, correndo fuori dallo spogliatoio.
La mia attenzione viene catturata da due figure indistinte, in mezzo al campo.
Strizzo gli occhio, cercando di mettere a fuoco.
 
Nene e Antonio.
Sembra che stiano litigando.
Mi domando per quale motivo.
Ad ogni modo, non sono affari miei.
 
Continuo a correre.
Esco dal campo.
Sorrido, quando vedo Alessia seduta su un muretto poco distante.
Sta facendo ciondolare le gambe.
E' adorabile.
 
Mi avvicino, parandomi di fronte a lei.
Lascio in terra il borsone.
Mi faccio spazio tra le sue gambe.
Poggio le mani ai suoi lati.
 
-Ciao- sussurro, sporgendomi verso di lei.
 
-Ciao- risponde, lasciandosi baciare.
 
Catturo le sue labbra in un bacio dolce.
Le sfioro solamente.
Lascio che sia lei, a decidere se e quando approfondirlo.
 
Un sospiro mi esce prepotende dalla bocca, non appena la sua linga passa sul mio labbro inferiore.
Sorrido, lasciando che incontri la mia.
Subito, il suo sapore, torna a impossessarsi delle mie papille gustative.
 
Si stacca poco dopo.
Sfiora il mio naso con il suo.
Riapre gli occhi, permettendomi di specchiarmi in quel manto color nocciola.
 
-Ti porto al pub di un mio amico, vuoi?- le chiedo, accarezzandole una guancia.
 
-Mi basta stare con te- mormora, strappandomi un sorriso.
 
La prendo per i fianchi, alzandola.
La lascio a terra poco dopo.
Le tendo una mano, intrecciando le mie dita con le sue.
Recupero il borsone e ci dirigiamo verso la mia auto.
 
 
 
 
-Possiamo rifare il gioco?- mi domanda, all' improvviso.
 
-Che gioco?- chiedo, confusa, sorseggiando un po' della mia birra.
 
-Io faccio una domanda a te e tu ne fai una a me!-
 
L'ho portata al pub poco fuori città di un mio amico.
Leonardo.
E' un trent'enne che ha avuto fortuna, aprendo il locale giusto nel posto giusto.
E' simile al Danger come aspetto.
Solo un po' più moderno.
Diciamo che non è proprio stile Irish.
 
-Alessia, non hai bisogno di un gioco per rivolgermi delle domande- 
 
-Questo vuol dire che mi risponderai?- chiede, euforica.
 
-Vedremo- sorrido, beffarda.
 
-Mi accontento- sospira -vediamo- si gratta il mento, pensierosa -cosa farete sabato sera tu, Cinzia, Bianca e Ele?-
 
Oh, cazzo.
Non posso neanche inventarmi una cazzata.
Quella stupida di Cinzia ha invitato anche lei.
Devo ricordarmi di ucciderla.
 
-Staremo a casa mia a bere, fumare erba e giocare a giochi stupidi come "non ho mai" e "obbligo o verità"- confesso, sospirando.
 
-Fumi erba?- domanda, contrariata.
 
-Raramente- 
 
-Non mi piace- afferma, guardandomi duramente -ma non posso di certo impedirtelo-
 
Mi limito a finire di bere la mia birra.
La osservo mentre è intenta a cercare un' altra domanda da pormi.
Chissà da cosa deriva tutta questa curiosità improvvisa.
 
-Fumi?-
 
-Qualche volta si- ammetto.
 
-Quando è...- si blocca di colpo, con la bocca aperta, fissando la porta.
 
Mi volto, cercando di individuare cosa le ha fatto avere quella reazione.
L' unica cosa che riesco a notare, però, sono una ragazza e un ragazzo che si tengono per mano.
Sono gli ultimi a essere entrati.
 
-Ale- le prendo la mano, che ha abbandonato sul tavolo -che succede?-
 
Sembra riscuotersi.
Punta i suoi occhi nei miei.
Vi leggo tristezza e stupore.
Che le prende?
 
-Quella ragazza è Anna...- rivela, sussurrando.
 
Anna.
Mi ha parlato di lei.
E' la sua ex.
Quella che dopo sei mesi ha "capito" di essere etero.
Cosa al quanto stupida e falsa, per i miei gusti.
 
La rabbia prende il possesso di me quando mi torna a mente l' altra parte che mi ha raccontato.
Anna è anche la stessa ragazza che ha cercato di costringerla a fare sesso.
Quella che, se non arrivava Erica, riusciva a "violentarla".
 
Serro la mascella.
Stringo i pugni.
Cerco di controllarmi, ma è difficile.
E' difficile quando l' unico pensiero che ho è quello di spaccare la faccia a quella puttanella.
 
-Feffe- la voce di Alessia mi desta da quei pensieri -stai tranquilla- sorride, rassicurandomi.
 
Ricambio il sorriso.
Sorriso che se ne va, una volta che Anna viene al nostro tavolo.
Mette una mano sulla spalla della mia ragazza.
Le sorride.
 
-Alessia- dice, sorpresa -non ti avrei mai immaginato quì- si sporge in avanti, dandole un bacio su una guanca, troppo vicino alla bocca.
 
Non mi piace.
Sto immaginando mille modi diversi per farla fuori.
Non so se è gelosia o qualcos' altro.
Fatto sta che quella ragazza non mi piace.
 
-Ciao Anna- Alessia si alza, baciandole le guance.
 
Ok, è Gelosia.
Provo gelosia nei suoi confronti.
Ed è strano.
Dannatamente strano.
 
Era da tanto tempo che non provavo questo sentimento.
L'ho provato solo una volta nella mia vita.
E solo per una persona.
 
Questa constatazione mi fa sorridere.
Mi fa rendere conto di quanto Alessia sia diventata importante, per me.
E da una parte trovo che sia una cosa bellissima.
Dall' altra, mi spaventa a morte.
 
-Anna, lei è Francesca- mi indica, sorridendo.
 
Mi alzo, sforzandomi di sorridere.
Le stringo la mano, presentandomi.
Stringendogliela, forse, un po' troppo forte. 
Ops, che peccato.
 
-Oh, deduco che tu sia la..-
 
-La sua ragazza, si- marco bene quelle parole, sforzandomi di mantenere il sorriso.
 
-Bhè, vogliate scusarmi, ma devo tornare dal mio ragazzo- dice, allontanandosi leggermente -ciao Alessia! Francesca è stato un piacere- volta le spalle, andandosene definitivamente.
 
-Che troia- affermo, lasciandomi ricadere sulla sedia.
 
-Feffe, siamo forse gelose?- Alessia sogghigna, prendendosi gioco di me.
 
-No- mento spudoratamente -è solo che quella tizia non mi piace-
 
-Oh, certo- sorride beffarda, bevendo la sua birra media.
 
-Allora, non continui con le domande?- cambio argomento, così da portare l' attenzione su altro.
 
 
                                          ***********
 
Feffe è gelosa.
Gelosa di me.
Giuro che sto facendo i salti di gioia.
Questo dimostra che tiene a me.
Che sono importante per lei.
Sono felicissima.
 
Comunque, concentriamoci sulle domande.
Vediamo.
Voglio sapere se è stata con qualcuno di squadra sua.
 
-Sei mai stata con una delle tue compagne di Squadra?-
 
La vedo titubare.
I suoi occhi si fanno scuri di colpo.
Sono attraversati da un velo di tristezza.
Non volevo farla rabbuiare...
 
-Parli di quelle attuali?-
 
-Si- rispondo, confusa.
 
-No, sono tutte etero- risponde, scrollando le spalle.
 
Accenna un sorriso.
Si alza, stiracchiandosi.
Afferra il boccale vuoto.
 
-Vado a prendermi una coca, vuoi qualcosa?-
 
-No, grazie- scuoto la testa in un cenno negativo -ma vado un attimo in bagno- mi alzo a mia volta, dirigendomi alla toilette.
 
Chissà cosa le è preso.
Con quella domanda, intendeva dire che in passato è stata con qualcuno che ora non gioca più con lei?
Oppure era solo per essere chiara?
Non ci capisco niente.
 
Aspetta.
A casa Santoro, nella vecchia camera di Francesca, Nene ha guardato la ragazza della foto con fare nostalgico.
L' ha anche accarezzata dolcemente.
Questo vuol dire che pure lei c'era molto affezionata.
Che fosse in squadra con loro?
Per questo, Feffe, si è intristita?
Perchè ha pensato a lei?
Mi chiedo dove sia quella ragazza e perchè non me ne abbia mai parlato.
Ho tutte queste domande in testa, alle quali non riesco a dare una risposta...
 
Torno al tavolo, notando che Francesca è già seduta.
Fissa il vuoto, sorseggiando la sua bibita.
Mi spiace averle rovinato l' umore.
 
-Feffe- richiamo la sua attenzione, una volta essermi avvicinata -che ne dici di andare da qualche parte dove possiamo stare da sole?-
 
-C'è un parco quì vicino, possiamo andare lì- propone, sorridendomi.
 
-Si!- annuisco, contenta.
 
-Allora andiamo- si alza, prendendomi per mano.
 
Usciamo dal pub.
Andiamo a piedi, tanto è quà vicino.
Adoro stare mano nella mano con lei.
Mi dà un senso di sicurezza che non ho mai provato con nessun' altro.
 
-Non mi piace Anna- dice, all' improvviso.
 
-Si, credo di averlo capito- ridacchio.
 
-Insomma, non sembra neanche il tuo tipo- 
 
-Il mio tipo?- chiedo, stranita.
 
-Si! E' troppo alta! E' una spilungona e presuntuosa! E poi, si veste al buio? E' peggio di Aria di Pretty Little Liars!-
 
Scoppio a ridere.
E rido ancora di più, dopo aver incrociato il suo sguardo contrariato.
E' troppo buffa in versione "mostro dagli occhi verdi".
Gelosia, per intenderci.
 
Si blocca di colpo.
Mi attira a se, posando le mani sui miei fianchi.
Mi guarda negli occhi, portandomi una ciocca ribelle dietro l' orecchio.
 
-Ti ha fatto del male- sussurra -non mi piace-
 
-Feffe, è una cosa passata- sorrido.
 
-Non m' interessa- scuote la testa -nessuno deve permettersi di farti del male- sfiora il mio naso con il suo -tu sei mia-
 
Mia.
Tu sei mia.
Mia.
 
Quell' aggettivo possessivo non mi è mai sembrato più bello.
Pronunciato da lei assume tutto un altro significato.
Mi fa sentire importante.
 
-Anna non è più niente per me- le poso una mano sul viso -voglio solo te-
 
Mi alzo sulle punte.
Poggio le mie labbra sulle sue.
Approfondisco il bacio con bisogno.
 
Lascio che il suo sapore prenda totale possesso di me.
Mi lascio avvolgere dal suo profumo buono.
Incrocio le mani nei suoi capelli.
L' attiro maggiormente a me.
 
Si stacca poco dopo, sospirando.
Posa le mani sul mio volto.
Mi sorride.
Mi riprende poi per mano, continuando a camminare.
 
Nessuno mi ha mai fatto sentire così bene.
COn Feffe è tutto così semplice e bello.
Rende ogni cosa speciale.
Vorrei tanto poterla presentare ai miei genitori.
 
Ma ho paura.
Ho paura che mi caccino di casa come hanno fatto i suoi.
Ho paura di deluderli.
 
Ci sediamo su una panchina.
Poggio la testa sulla sua spalla.
Inizio a giocherellare con gli anelli della sua mano destra.
 
-Ne valeva la pena?- le chiedo, all' improvviso -Ne valeva la pena perdere i tuoi genitori?- alzo la testa, cercando i suoi occhi.
 
Mi scruta.
Non mi risponde.
Porta davanti il mio viso, le nostre mani intrecciate.
 
-Ne vale la pena?- chiede, sorridendo.
 
Prendo un attimo per riflettere.
Anche se non ne ho bisogno.
Si.
Si che ne vale la pena.
Lei, ne vale la pena.
Annuisco, sorridendo.
 
-Alessia- mi chiama, con tono dolce -i tuoi genitori, sono presenti nella tua vita?-
 
-Si- rispondo, confusa.
 
-Si interessano a te? Ai tuoi hobby? Alle tue passioni? Ti chiedono come è andata a scuola? Ti preparano da mangiare? Ti rimboccavano le coperte quando eri piccola?-
 
-Feffe, non capisco...-
 
-I miei no- m' interrompe, sorridendo amara -non si sono mai interessati a me. Mi sono sempre preparata il cibo da sola. Per me e mia sorella. Sapevano che giocavo a rugby, solo perchè mi vedevano uscire con il borsone- 
 
-Cosa c'entra, questo?-
 
-Quello che voglio farti capire è che ai tuoi genitori, importa di te. Non vorrebbero mai perderti per una cosa del genere- mi sfiora una guancia -non potrebbero mai cacciarti di casa, perchè senza di te la loro vita cambierebbe- mi sorride, dolce -la vita dei miei, non è cambiata quando mi hanno perso perchè vivevano esattamente come se io non ci fossi-
 
Non pensavo che, Feffe, avesse vissuto con tutto quello.
Credevo che avesse un bel rapporto con i suoi genitori, prima che rivelasse loro la sua vera identità.
Non posso credere che abbia vissuto così.
 
-Mi dispiace- affermo, con le lacrime che minacciano di uscire -non immaginavo che...-
 
-Tranquilla- m' interrompe di nuovo -non è stato tanto male, in fondo. Ho potuto fare tutto quello che volevo- alza le spalle, in segno di menefreghismo -ho capito cosa vuol dire avere dei genitori, solo quando Nene mi ha portato a casa sua-
 
Per la prima volta mi trovo a ringraziare di cuore Eleonora.
Chissà dove sarebbe ora, Francesca, se lei non l' avesse portata con se.
Non voglio neanche pensarci.
 
-Ad ogni modo, te l'ho già detto- continua, tornando a guardarmi -prenditi tutto il tempo che ti occorre- si avvicina, stampandomi un bacio giocoso sul naso.
 
Mi limito a sorriderle.
A sorriderle e a catturare le sue labbra in un bacio necessario.
Un bacio dolce e lento.
Voglio riuscire a trasmetterle tutto l' affetto che provo nei suoi confronti.
 
 
                                           ***********
 
Non parlavo dei miei con qualcuno, da diverso tempo.
L' ultima volta che ne ho parlato, fu con Maria.
Gliene parlai la prima volta che le dissi che le volevo bene.
Che, ormai, era lei mia madre.
 
Nemmeno con Nene ne ho mai parlato così apertamente.
E' una cosa che preferisco tenermi per me.
Seppellirla e non tirarla più fuori.
Perchè mi fa pensare a mia sorella.
 
Mi chiedo come stia.
Se i miei l' abbiano iniziata a trattare a modo.
A considerare.
Vorrei solo trovarla e portarla via con me.
 
-Feffe- Alessia richiama la mia attenzione -Cinzia mi ha detto che prima giocavi nel Prato. E' lì che abitavi?-
 
-Si-
 
Maledetta Cinzia.
Perchè non riesce a farsi gli affari propri?
Si, devo ricordarmi di ucciderla.
 
-Quando hai capito che ti interessavano anche le ragazze?-
 
-Quando mi sono trovata a pensare troppo spesso a una ragazza- rispondo, semplicemente.
 
-E quando è successo?- chiede, curiosa.
 
Va bene.
Voglio risponderle.
In fondo, non posso nasconderle tutto.
Qualcosa posso anche dirgliela.
 
-Sai, abitavo a Prato- inizio, guardandola negli occhi -ma venivo a scuola quì a Firenze, perchè il Liceo grafico non c'era- rivelo.
 
-Ecco perchè non hai avuto difficoltà a finire gli studi!- esclama.
 
-Infatti- annuisco -comunque, nell' aula accanto alla mia, c'era una ragazza. Una bella ragazza. Ne rimasi affascinata, ne ero completamente ossessionata- sorrido, al ricordo -ed è quando sognai cose poco caste su di lei che capii che, forse, poteva interessarmi anche il genere femminile-
 
Quello che non potevo sapere a quel tempo, era che alla fine mi sarei innamorata di Lei.
Che avrei rinunciato a tutto per lei.
Che avrei rivelato ai miei genitori di essere bisessuale, solo ed esclusivamente per lei.
 
Per smettere di nasconderci.
Per vivere il nostro amore alla luce del sole.
Cosa che poi abbiamo felicemente fatto.
Fino a quando.....io non ho rovinato tutto....
 
-Francesca- Alessia mi scuote una spalla, risvegliandomi dai miei pensieri -a che pensavi?- sorride.
 
-Niente di importante-
 
Certo.
Niente di importante.
Pensavo solo alla persona con la quale pensavo di passare il resto della mia vita.
Con la quale dovevo andare a convinvere nella casa dove, adesso, vivo da sola.
Niente di importante.
No?!
 
-Andiamo? Domani ho scuola- si alza dalla panchina, tendendomi una mano.
 
-Andiamo- declamo, afferrando la sua mano e alzandomi.
 
Torniamo indietro.
In silenzio.
Ognuna avvolta nei propri pensieri.
 
Prima o poi dovrò dirglielo.
Dovrò raccontarle tutto.
Ogni cosa.
Dovrò dirle di Lei.
Dovrò rispondere alle mille domande che ha in testa, da quando ha visto quelle foto nella mia vecchia camera a Villa Santoro.
 
Sospiro.
Rafforzo la presa sulla sua mano.
Si volta a guardarmi, curiosa.
Mi limito a sorriderle, per poi riportare lo sguardo di fronte a noi.
 
-Domani lo dirò a Chiara e Arianna- afferma, all' improvviso.
 
-Cosa?-
 
-Di noi!- annuisce, convinta.
 
-Non devi sentirti costretta- mi blocco, attirandomela contro.
 
-Lo so, ma voglio farlo- mi accarezza una guancia -voglio che sappiano con che persona meravigliosa, sto-
 
-E chi è? Voglio conoscerla!-
 
-Scema- ride, spingendomi scherzosamente.
 
-Voglio che mi chiami, se ci sarà qualche problema- metto le mani sui suoi fianchi -e le picchierò- 
 
-Dubito che ce ne sarà bisogno- ridacchia -sapessi cosa dicevano su di te- si allontana, riprendendo a camminare.
 
-Che intendi?- mi affretto a raggiungerla.
 
-Niente di che- risponde, con un' alzata di spalle -a quanto pare fai colpo anche sulle ragazze etero- mi lancia uno sguardo di rimprovero.
 
-Bhè non è colpa mia!- sorrido, beffarda.
 
-Toglimi una curiosità- si gira a guardarmi -quante ragazze etero ti sei portata a letto?-
 
Il mio pensiero va subito a Nene.
Pensiero che cerco di scacciare immediatamente.
Quello è stato un errore.
Un terribile errore.
Non dovevo lasciare che accadesse.
 
-Con un paio..- rispondo, vaga -ma niente di serio-
 
-Sciupafemmine!- esclama, entrando in auto.
 
-Non esagerare- rido -sono loro che venivano da me- salgo a mia volta.
 
Si limita a unirsi alle mie risate.
Si mette la cintura, scuotendo la testa.
La imito, mettendo poi in moto.
 
-Feffe, domani sarò tutto il giorno con le ragazze- m' informa -dobbiamo fare una ricerca per scienze- sbuffa, scocciata -ci sentiamo per telefono, però, va bene?- chiede, speranzosa.
 
-Certo- 
 
Meglio così.
Almeno potrò dedicare del tempo a Nene.
Odio vederla in quello stato.
Spero che, con la serata di sabato, si riprenda un po'.
Lei ha fatto tanto per me.
E' l' ora che io ricambi.


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ANGOLO AUTRICE:

Salve ^^

Eccomi quì con un nuovo capitolo!
Ho messo tante informazioni in esso.
Lo avevo già scritto da un po', ho portato solo qualche modifica.
Che ne pensate?

Una Feffe gelosa.
Un paio di rivelazioni.
Indizi sparsi quà e là.
Se leggete bene, potrete già capire tutto ;)

Aspetto con ansia le vostre impressioni!
Spero che vogliate lasciarmi un commentino!
Anche per seminare consigli o critiche!
Mi farebbe piascere ^^

Un bacio e a presto!

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Capitolo 18
*** Reazioni diverse. ***


 
Forse era il momento giusto qualche ora fa.
Al bar.
Davanti a un caffè.
 
Forse era il momento giusto, una ventina di minuti fa.
Durante una pausa dallo studio.
Quando parlavamo di cose superflue e inutili.
 
E, di certo, il momento giusto non è adesso.
Adesso che siamo immerse nella ricerca per scuola.
E che siamo avvolte dal silenzio.
Fatta eccezione per il leggero fruscio, delle pagine che vengono voltate.
 
Sbuffo sonoramente per l' ennesima volta.
Seduta a questo tavolo, a casa di Chiara.
Con accanto Erica.
Mi sento oppressa.
Rinchiusa nella mia insicurezza.
Nella mia paura.
 
Erica che mi tira gomitate su gomitate.
Che mi sprona a parlare.
Che tenta di farmi capire, che non è importante il momento.
Ma il mio coraggio.
 
-Ok, ragazze! Non ne posso più- decreta, Arianna, lanciando la penna sul tavolo.
 
-Avanti, abbiamo fatto una pausa solo mezz' ora fa- si lamenta, Chiara, la secchiona del gruppo.
 
-Bhè, possiamo farne un' altra- proprone, Erica -e parlare, magari, di cose che ci son successe e che vogliamo condividere- dice, vaga, lanciandomi una rapida occhiata.
 
-Oppure possiamo continuare, così da finire il prima possibile- dico, tirando un calcio alla mia migliore amica.
 
-Ahi!- 
 
-Che hai, Erica?- domanda, Arianna.
 
-Niente, è la canzone, no?!- alza le spalle -"ahi, ahi, ahi, ahi...un giorno t' innamorerai.."- canticchia, guardandomi di nuovo.
 
Ok, ora la strozzo.
So esattamente cosa sta cercando di fare.
E non mi piace.
Non mi piace, affatto!
 
-Lo studio ti fa male!- scoppia a ridere, Ari -direi che ci vuole una pausa!-
 
-E va bene!- si arrende, Chiara.
 
-Evvai!- gioscono in coro, quell' altre due.
 
Lascio andare un sospiro rassegnato.
Poso il libro sul ripiano.
M' incastro la matita dietro l' orecchio.
Guardo Erica, che mi fa cenno di parlare.
 
-Ragazze- attiro la loro attenzione, facendole voltare nella mia direzione -c'è una cosa che dovrei rivelarvi...-
 
-Noooo, cosa sarà mai?- tenta di fingere, incredulità, la mia migliore amica.
 
-Erica..- la richiamo, con tono duro.
 
-Scusa- abbassa lo sguardo, colpevole.
 
-Insomma, cosa ci devi dire?- chiede, impaziente, la secchioncella.
 
Ok, o adesso o mai più.
Sposto lo sguardo da Arianna a Chiara.
Prendo un bel respiro.
 
-Sono lesbica- confesso -e sto con Feffe- 
 
Silenzio.
Occhi sgranati.
Bocche spalancate.
Corpi rigidi.
Non è un buon segno.
 
-Bon per te! E' una figa da paura!- tenta di smorzare la tensione, Eri.
 
Le lancio uno sguardo riconoscente.
Purtroppo, però, quella sua uscita non ha prodotto nessun effetto.
Non so cosa aspettarmi.
 
-Io mi sono spogliata davanti a te- balbetta, incredula, Arianna.
 
-Non ci posso credere- dice, Chiara.
 
Leggo stupore nei loro occhi.
Sorpresa.
Delusione.
E si, anche ribrezzo.
 
-Insomma, ragazze, anche voi facevate vari apprezzamenti a Francesca!- ringhia, Erica, alterandosi un po'.
 
-Si, ma per scherzare! Non credevamo di certo che, Alessia, fosse una di quelle!-
 
-Ma di quelle, chi? Questa è pura omofobia!- sbotta, alzandosi in piedi, la mia migliore amica.
 
Lo sguardo basso.
Fisso sul tavolo.
Incapace di dire qualsiasi cosa.
Sento le lacrime pizzicarmi gli occhi.
Sto per crollare.
 
-E' sempre, Lei! E' la stessa Alessia di sempre!-
 
-Si, che potrebbe saltarci addosso nel sonno!- ribatte, Arianna.
 
E lì, scoppio.
Non mi rendo neanche conto di quello che faccio.
Mi sembra di essere estranea al mio corpo.
Come se vivessi le cose da fuori.
Come aspettatrice.
E non da protagonista.
 
Non so neanche come sono arrivata fuori da quella casa.
Come ho iniziato a correre.
Non so neanche dove sto andando.
Devo solo scappare.
Evadere da tutto quello.
 
Facevo bene ad avere paura.
Facevo bene a volermi nascondere.
Volevo evitare quelle reazioni.
Che, di sicuro, non saranno le ultime e le uniche.
 
 
                                             **********
 
 
-Cosa farebbero, Meredith e Cristina, se stessero soffrendo?- domanda, Nene, sbucando dalla cucina.
 
-Si ubriacherebbero con la Tequila?- Tento, alzando le spalle.
 
-Oppure?- sorride, beffarda, avviandosi al mio stereo, in salotto.
 
-No, non vorrai...-
 
-Oh, si!- fa ancora qualche passo, verso l' arma del delitto.
 
-No, ti prego, Nene! Siamo negate, entrambe!- la supplico, alzandomi dal divano.
 
Troppo tardi.
Accende lo stereo.
Una frequenza radio a caso.
 
Inizia a dimenarsi, come un' idiota.
Saltella per la sala.
Ondeggia i fianchi e scuote i capelli, lasciati liberi e ribelli.
 
-Nene!_ tento di richiamarla all' intelligenza.
 
-JUST DANCEEE!- mi urla, correndo nella mia direzione e trascinandomi in quel deliro.
 
Scuoto la testa, rassegnata.
Sospiro.
Le sorrido, per poi seguirla in quella pazzia.
 
Si, ecco perchè ci stiamo comportando come due idiote.
Lei non si è ancora ripresa da quella rottura.
E ne ha tutti i motivi di soffrire.
Posso capirla.
 
Così, abbiamo deciso di imitare le due gemelle siamesi di Grey's Anatomy.
Bhé e finché Nene, sorride, mi va bene tutto.
Farei qualsiasi cosa per lei.
Davvero, qualsiasi.
 
-Ok, sono morta- decreta, spegnendo lo stereo e lasciandosi cadere sul sofà.
 
-Idem- affermo, sdraiandomi per tutta la lunghezza del divano, stendendo le gambe sul suo stomaco.
 
-Ehi!- esclama, indignata -così io ci sto male-
 
-Fatti tuoi!- rido, chiudendo gli occhi.
 
Passano pochi secondi di silenzio.
Prima che si liberi e mi salti addosso.
Si adagia su di me.
Riapro gli occhi, trovandomi di fronte il suo sorriso beffardo.
 
-Come la mettiamo, adesso?- chiede, ridendo.
 
-Per quanto mi riguarda, io sono comoda-
 
-Anche io-
 
-Perfetto- sospiro, ributtando la testa all' indietro, sul bracciolo.
 
Nene poggia la testa sul mio petto.
Incrocia le braccia intorno al mio collo.
La sento sospirare.
 
-Perchè litigavi con Antonio, ieri?- le domando, iniziando ad accarezzarle i capelli.
 
La sento irrigidirsi un po'.
Si prende qualche secondo, prima di rispondere.
Sospira di nuovo.
 
-Prometti di non arrabbiarti, se te lo dico?- 
 
-Va bene- le concedo, confusa.
 
-Gli ho chiesto di non farti giocare, domenica, contro il Prato- confessa.
 
-Perchè?-
 
-Perchè so quanto sia difficile per te...- alza la testa, puntando i suoi occhi nei miei -ma lui si è arrabbiato e ha detto che ci servi, perchè loro non sono messe per niente male- 
 
-Quindi, giocherò?-
 
-Si- mi guarda, colpevole.
 
-Capisco- le sorrido, rassicurandola -so perchè lo hai fatto e no, non sono arrabbiata e...Nene?-
 
-Si?-
 
-Grazie- 
 
Sorride.
Un sorriso smagliante.
Di quelli che da tempo non le vedevo sul volto.
 
Si, sorride.
I suoi occhi, però, mi dicono tutto il contrario.
Sono spenti e vuoti.
Tristi e turbati.
C'è qualcosa che non mi ha detto.
 
-Devi dirmi altro?-
 
-No- risponde, convinta.
 
Non voglio forzarla.
Ma so perfettamente che mi nasconde qualcosa.
Qualcosa di importante.
Ma non posso costringerla a parlare.
 
-Devo andare- afferma, alzandosi -ci sentiamo- si abbassa, stampandomi un bacio sulla guancia.
 
-ok- rispondo, solamente.
 
Sospiro, vedendola uscire di casa.
Non la riconosco.
Non è la Eleonora forte e sicura di se, che conosco io.
Questa, è solo la sua brutta copia e non mi piace per niente.
 
Sento suonare il campanello.
Mi alzo dal divano.
Mi dirigo al portone.
 
-Nene, hai finalmente capito l' utilità del..- dico, aprendo la porta, ma interrompendomi una volta visto chi ho di fronte.
 
-Feffe...- mormora, gettandosi tra le mie braccia.
 
-Alessia!- esclamo, preoccupata.
 
Ha gli occhi gonfi e rossi.
Sembra aver pianto tanto.
E' zuppa, completamente bagnata.
Fuori piove e lei ha addosso dei semplici jeans e una felpa.
Si prenderà un malanno.
 
La prendo in braccio.
Chiudo la porta con un calcio.
Vado nel bagno di camera mia, la faccio sedere sul mobile vicino al lavandino.
 
-Torno subito- le dico, lasciandole un bacio in fronte.
 
Che cosa l'ha ridotta così?
Giuro che qualunque cosa sia, chiunque sia stato, se ne pentirà amaramente.
 
 
                                        ***********
 
Mi sento vuota.
Svuotata di ogni sensazione.
Emozione.
 
Non so come sono arrivata a casa di Francesca.
Non so perchè ho freddo e tremo.
Non so perchè sono fradicia dalla testa ai piedi.
 
Mi sembra di avere il cervello spento.
Disconnesso.
Le cose, le situazioni, si susseguono ma io è come se non ne facessi parte.
 
-Piccola- alzo lo sguardo, trovandomi di fronte Feffe.
 
Mi scruta.
Mi fissa.
E' preoccupata, anche se cerca di non darlo a vedere.
 
-Ti devi togliere questi vestiti bagnati- afferma, indicandomi l' indumenti che ho addosso -e mettere questi- alza i panni che ha in mano, facendomeli vedere -te li lascio quì e ti aspetto fuori, così potrai cambiarti-
 
Fa per andarsene, ma io l' agguanto per la felpa.
Serro i pugni intorno a quella stoffa.
La guardo, con sguardo supplichevole.
 
-Ok, non me ne vado- annuisce, ricevendo il messaggio -ma devi seriamente metterti qualcosa di asciutto-
 
Annuisco.
Lo sguardo perso nel vuoto.
Non riesco a elaborare i pensieri.
Tutto quello che ho in testa, sono le immagini dei volti schifati di quelle che credevo amiche.
 
Francesca mi si avvicina.
Inizia a sfilarmi la felpa, titubante.
Me la toglie del tutto, gettandola poi in terra.
Mi passa un asciugamano sulla pelle.
 
-Arreggitelo al petto, ok?- di nuovo annuisco, senza proferire parola.
 
Faccio come mi ha detto.
Lascio che mi sganci il reggiseno e che me lo sfili.
Mi ha detto di tenere l' asciugamano lì, così da non guardarmi il seno.
Sorrido, della sua dolcezza.
 
-Ehi, era un sorriso quello?- esclama, felice, stampandomi poi un bacio sulla punta del naso -mettiti la maglia, ok? Io mi volto-
 
Mi passa l' indumento, girandosi successivamente di schiena.
Mi asciugo per bene il petto.
M' infilo la maglia.
E' una semplice t-shirt, nera, con un numero dietro.
Deduco che sia una che usa per allenarsi.
Inspiro il suo profumo, racchiuso nelle fibre del tessuto.
Mi tranquillizzo, un po'.
 
-Feffe- la richiamo, facendola voltare.
 
-Adesso ti togli anche i pantaloni e l' intimo e ti metti questi- fa un cenno, in direzioni dei panni posati vicino a me -spero che ti vadano bene-
 
Mi sorride, per poi voltarsi di nuovo.
Ancora una volta, faccio come mi ha detto.
Finisco di cambiarmi, gettando gli indumenti bagnati in terra.
 
-Ti asciugo i capelli- m' informa, prendendo il phon, attaccandolo alla spina.
 
Mi lascio cullare dalle sue carezze.
Dalla dolcezza dei suoi gesti.
Delle sue paroli dolci, sussuratemi all' orecchio.
 
Mi lascio avvolgere dal suo profumo buono.
Dalla tranquillità che mi trasmette, la sua sola presenza.
Mi lascio rassicurare dal suo sorriso.
Semplicemente, smetto di pensare.
 
Spenge il phon.
Lo ripone nel cassetto del mobile di fronte a me.
Mi si porta davanti.
Mette una sua mano sulla mia guancia.
Sorride dolce.
 
-Alessia, ne vuoi..-
 
-Ho sonno- la interrompo, abbassando lo sguardo.
 
-oh- sospira, sorpresa -ok- dice, successivamente.
 
Mi prende in braccio.
La guardo confusa.
Un sorriso le esce spontaneo sul viso, quando incrocia il mio sguardo curioso.
 
-Ti porto a letto- afferma, con non curanza.
 
Sorrido come una scema.
Forse non si è accorta del doppio senso nella sua frase.
Meglio non farglielo notare.
 
Mi adagia sotto le coperte.
Si siede, poi, accanto a me.
La schiena poggiata alla testata del letto.
Le gambe distese.
 
Mi avvicino a lei.
Ho bisogno di sentirla vicino.
Di sentire il calore del suo corpo.
Di sentirmi protetta e al sicuro.
Come solo fra le sue braccia, riesco a sentirmi.
 
-Starai quì?- sussurro, poggiando la testa sul suo stomaco.
 
-Non vado da nessuna parte- sorride, iniziando ad accarezzarmi i capelli.
 
Mi tranquillizzo.
Chiudo gli occhi.
Mi lascio cullare dalle sue coccole.
Passa poco tempo, prima che finisca tra le braccia di Morfeo.
 
 
                                         **********
 
 
In mano un libro.
Un braccio avvolto intorno alla vita di Alessia.
In testa, mille domande.
 
Perchè ha pianto?
Perchè non ha voluto parlarmene?
Chi e cosa, l'hanno ridotta così?
 
Ho bisogno di sapere.
Ho bisogno di capire.
Così da poter comprendere cosa fare e come comportarmi.
 
Non mi è piaciuto vederla in quello stato.
Sembrava un cucciolo smarrito.
Aveva lo sguardo perso nel vuoto.
Non mi ha praticamento rivolto parola...
 
Lascio andare un sospiro frustrato.
Quasi sobbalzo di spavento, quando sento suonare il campanello.
Sorrido contenta, notando che Alessia dorme ancora.
 
Adagio la sua testa sul cuscino.
Le rimbocco le coperte.
Le lancio un ultimo sguardo dolce, prima di andare ad aprire il portone.
 
Mi trovo davanti Erica.
Si fionda in casa come una furia.
Gesticola con le mani in aria.
 
-E' successo un casino, Feffe!- blatera, lasciandomi perplessa -Non so dov'è! E' scappata e io, non so che fare! E se fosse finita arrotata da una macchina? Se fosse morta affogata mentre passava sotto un ponte? Insomma, hai visto che acqua sta venendo? Non vorrei che fosse da..-
 
-Erica!- esclamo, prendendola per le spalle e bloccando quel suo deliro -se stai parlando di Alessia, t' informo che è quì e che sta dormendo in camera mia! O almeno spero, dato che stai urlando!-
 
-Oh- la sua bocca si blocca a forma "O".
 
Sospira di sollievo.
Mi abbraccia di slancio, spiazzandomi.
Dopo pochi secondi di sorpresa, le batto una mano sulla schiena, confusa.
 
-Grazie, grazie, grazie, girazie!- ripete come un disco rotto.
 
-Non devi ringraziarmi! E' lei che è venuta da me!- mi stacco da quella presa soffocante, dirigendomi sul divano -e ora, te, mi racconterai tutto- le dico, facendole cenno di sedersi accanto a me.
 
-Va bene- decreta, lasciandosi cadere sul sofà -Ale, ha detto ad Arianna e Chiara di lei e di voi- sorride, imbarazzata -e loro non l'hanno presa per niente bene- abbassa lo sguardo, sospirando -le hanno detto delle cose orribili-
 
Serro i pugni, con rabbia.
Fisso un punto indefinito davanti a me.
Lo avevo detto, io, che quelle due non mi piacevano.
 
So cosa sta provando Alessia.
So cosa sta pensando.
E non posso sopportarlo.
 
Ci sono passata pure io.
Sia con alcuni miei amici, che con i miei genitori.
E non è stato per niente piacevole.
Non essere accettati per quello che si è, dalle persone a noi vicine, fa davvero male.
 
Ci sono persone che non capiscono che siamo essere umani.
Che siamo esattamente come loro.
Il nostro orientamento sessuale, non dice chi siamo.
Non fa di noi, dei "diversi".
 
-Mi sento in colpa- afferma, all' improvviso -io l'ho spinta a parlare, lei non voleva farlo..-
 
-Non dire stupitaggini- le metto una mano sulla spalla, stringendola leggermente -hai fatto la cosa giusta. Alessia voleva farlo, ma non trovava il coraggio- cerco il suo sguardo, sorridendo una volta averlo trovato -nessuno poteva immaginare che quelle due fossero così chiuse di mente- concludo, sospirando.
 
-Dio, vorrei tanto baciarti, adesso- dice, fissandomi a bocca aperta -oh, cazzo!- esclama, portandosi una mano davanti alla bocca -l' ho detto a voce alta?!-
 
-ehm...si-
 
-Oh, cazzo!- ripete -sono un disastro- si batte una mano sulla fronte, facendomi ridere -non dire a Alessia che l'ho detto, altrimenti mi uccide!-
 
Rido di nuovo.
Ora capisco perchè, la mia ragazza, sia così attaccata a lei.
Erica è esilarante.
Riesce a farti ridere anche nei momenti meno opportuni.
E poi....e poi, si vede che ci tiene molto a lei.
Questo, può solo farmi piacere.
 
-Tranquilla- la rassicuro, facendole un occhiolino.
 
-Me ne vado- si alza, imbarazzatissima -dille di farsi sentire, quando si sveglia- mi sorride, per poi voltarsi e uscire.
 
Scuoto la testa, realmente divertita.
Quella ragazza è strana.
Strana, ma forte.
Mi piace.
 
Torno in camera.
Riprendo la posizione di prima.
M' immergo di nuovo nella lettura.
Senza però dargli la dovuta attenzione.
 
L' unica cosa a cui riesco a pensare, è che vorrei tanto prendere a botte quelle due galline.
Non riesco a credere che abbiano reagito così.
Mi sembravano molto attaccate a Alessia.
Ok che non mi piacevano, ma questo non voleva dire che non vedessi che le volevano davvero bene.
E' assurdo come certe convinzioni, portino a far cambiare idea alle persone.
 
-Feffe- quel leggero mormorio, mi fa portare lo sguardo sulla ragazza sdraiata di fianco a me.
 
-Sono quì- le dico, posando il libro e allungando una mano nella sua direzione.
 
Sorride.
Incrocia le sue dita con le mie.
Mi si porta vicino.
Si siede, poggiando la testa sulla mia spalla.
 
-Mi dispiace per prima-
 
-Non ti scusare per niente- la rimprovero dolcemente -io ci sarò sempre per te- 
 
Alza la testa.
Punta i suoi occhi commossi nei miei.
Si avvicina, richiedendo un bacio.
Bacio che non le nego.
 
Lascio che catturi le mie labbra con le sue.
Che le muova dolcemente, sopra le mie.
Lascio che la sua linga s' intrecci con la mia.
 
Porto una mano sulla sua guancia.
L' attiro maggiormente a me.
Sospira, quando poso l' altra mano sul suo fianco.
 
Si stacca poco dopo.
Tiene la fronte incollata alla mia.
Mi sorride.
 
-Ho detto di noi alle mie amiche e...-
 
-Lo so- la interrompo, lasciandola confusa -Erica è passata di quì e mi ha detto tutto- torno ad accarezzarle il viso -non ti preoccupare, ok? Ci sono io con te, affronteremo questa cosa insieme e..-
 
-Ti amo-  soffia, interrompendomi.
 
 
______________________________________________________________________________________________

ANGOLO AUTRICE:

Saaalve ^^

Ok, gente!
E' quasi l' una e io ho un mal di testa allucinante, quindi, se il capitolo è orribile scusatemi!
Infamatemi pure, ma limitatamente!
Accetto anche le offese, solo se veramente creative!

Insomma, vi ho messo dentro un po' di cose.
La reazione delle due stupide (scusate, ma nemmeno io le sopprto).
Il fatto che Eleonora nasconda qualcosa.
Eeeee, il "Ti amo" buttato lì, in mezzo, da Alessia.

Spero che non pensiate che sia lì a caso.
Se poi pensate che non c' incastava niente, ditemelo pure.
Accetto qualsiasi cosa.

Sappiate, però, che quel "Ti Amo", avrà un impatto molto forte su Feffe.
Non vi dico, però, se in positivo o se in negativo!

Spero che vogliate lasciarmi un parere!
Nel caso, non vedrò l' ora di leggere ciò che avete da dire!

A presto!
Un bacio ^^

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Capitolo 19
*** Rivelazioni. ***


 
Ok.
Bomba sganciata.
E non so neanche come, quelle parole, siano potute uscire dalla mia bocca.
Non che non le senta davvero, ma è leggermente più complicato di così.
 
La verità è che ci ho pensato tanto.
Ho pensato spesso se rivelarle i miei sentimenti.
E come rivelarglielo.
Ci ho pensato talmente tanto, che alla fine quelle due paroline sono uscite da sole.
 
Di loro spontanea volontà.
Come se avessero vita propria.
Come se non ne potessero più di restare rinchiuse, nascoste.
 
Mi sono accorta di amarla qualche settimana fa.
Mi sono accorta di amarla quando con un suo semplice sorriso, mi è tornato il buon umore.
Mi sono accorta di amarla e quel pensiero, quella consapevolezza non mi ha più abbandonato.
 
Ma era di questo che avevo paura.
Era questo che mi bloccava da sputare il rospo.
Era la paura di un suo silenzio, che mi ha impedito di sbatterle in faccia i miei sentimenti.
 
Francesca è qui.
Immobile davanti a me.
Mi guarda, ma invece di posarsi su di me, il suo sguardo mi trapassa.
Mi trafigge.
E' come se fosse da tutt' altra parte.
 
Il corpo rigido.
La bocca leggermente aperta.
Le mani strette a pugno sui suoi ginocchi.
 
-Feffe..- sussurro, cercando di attirare la sua attenzione.
 
Tentativo inutile.
Andato a vuoto.
Inconcludente.
 
Sospiro.
No, non sono delusa.
Non sono arrabbiata o ferita.
Sapevo quasi per certo che non mi avrebbe risposto.
 
So che ci tiene a me.
Che sono, in qualche modo, importante per lei.
Ma non mi ama.
 
L' unica cosa che non capisco, è questo suo stato di trance.
Di totale assenza.
Il suo essere così totalmente lontana.
 
-Francesca- tento di nuovo -parlami, dì qualcosa- le dico, quasi con tono di supplica.
 
Ho bisogno che mi rivolga parola.
Che mi dica qualsiasi cosa.
Ho bisogno che mi parli.
Per capire se è tutto apposto o se, invece, ho rovinato tutto.
 
-Io..- si schiarisce la voce, puntando finalmente gli occhi nei miei -io, ho bisogno di tempo- sospira -per favore, lasciami da sola- si sporge in avanti lasciandomi un bacio a fior di labbra, per poi alzarsi e chiudersi in bagno.
 
Mi lascio andare indietro, sul letto.
Mi sdraio a stella nel centro.
Sbuffo.
 
Perchè è sempre tutto così misterioso con lei?
Perchè non si apre con me?
Perchè non mi dice cosa sente, cosa prova?
Cosa le passa per la mente?
 
Fanculo.
Si, ora sono arrabbiata.
Sono stufa di dover capire sempre da sola, cosa le passa per quella testa dura.
 
Mi alzo dal letto.
Prendo tutte le mie cose.
Mando un messaggio a Erica, dicendole di trovarci al nostro solito bar in centro.
Andrò a piedi, non mi farà male fare due passi e smaltire la rabbia.
 
 
                                                    ***********
 
 
Sento il portone di casa sbattere.
Sospiro, lasciandomi cadere sul pavimento, con la schiena poggiata alla porta.
Abbasso la testa, tenedomela fra le mani.
 
Ti Amo.
Quelle parole mi rimbombano ancora nella testa.
Mi entrano dentro, facendo un gran casino.
 
Non me lo aspettavo.
Non ero preparata.
Insomma, stiamo insieme da solo due mesi e mezzo.
 
Sorrido amara.
Non è per quello che non ero preparata.
La verità è che non sarò mai pronta.
 
Non sarò mai pronta a sentir pronunciare quelle parole da un' altra persona.
Non sarò mai pronta a lasciarmi amare da un' altra persona.
Un' altra persona che non sia Lei.
Lei, la prima e ultima persona che io abbia mai amato.
 
Non posso farle anche questo.
Non posso amare qualcun' altro.
Non è giusto.
Non è giusto nei suoi confronti.
 
Mi alzo di scatto, con rabbia.
Rabbia verso me stessa.
Rabbia verso questi sentimenti che provo.
Che provo, e non dovrei provare.
 
Esco dal bagno.
Mi cambio, indossando pantaloncini e felpa.
Metto le scarpe da corsa e mi catapulto fuori di casa.
Inizio a correre.
 
Corro, scaricando la mia frustrazione.
Corro non curandomi della direzione che prendo.
Corro, lasciandomi guidare dall' istinto.
 
So già dove il mio corpo è diretto.
Và, dove la mia mente già si trova.
Nel posto dove dovevo essere io.
 
Mi blocco solo una volta arrivata a destinazione.
Guardo l' ingresso davanti a me.
Riprendo fiato.
Poi, lentamente, m' incammino all' interno.
 
Conosco le lapidi a memoria.
I volti delle foto.
I fiori che, puntualmente, vengono abbandonati ai loro piedi.
 
Sospiro, una volta arrivata di fronte a quella di mio interesse.
Mi siedo, come al solito, a gambe incrociate davanti alla foto del suo volto.
Cerco di sorridere, ma con scarsi risultati.
 
-Ehi..- sussurro, sfiorando con la mano, quella foto familiare -ci ho provato- sorrido triste -ci ho provato davvero a lasciarmi andare, a provare di ricominciare a vivere, ma non ci riesco. Pensavo di farcela, ma mi sbagliavo-
 
Lacrime.
Da quant'è che non ne versavo?
Da quant'è che non venivano a rigarmi il volto?
 
-La verità è che vorrei solo che tu fossi ancora quì- un singhiozzo mi esce prepotente dalla gola -e mi uccide. Mi uccide, perchè questo non è possibile. Non posso riaverti indietro...io...- 
 
Mi lascio andare.
Appoggio la testa sul marmo bianco di fronte a me.
Lascio che il pianto mi scuoti il petto.
Mi scuoti l' animo.
 
Lascio che il dolore venga fuori.
Che il senso di colpa esploda in ogni sua forma.
Ci vogliono parecchi minuti, prima che sia di nuovo in grado di parlare.
 
-Alessia mi ha detto che mi ama- mormoro, alzando il viso -io non le ho risposto. Come posso dirle che sono ancora innamorata di te?- scaglio un pugno in terra, ferendomi alle noccole -come posso dirle che sono innamorata di te, ma che provo qualcosa anche per lei?- nuove stille salate, tornano a bagnarmi le guance -e mi dispiace! Mi dispiace così tanto! Non dovrei amare nessun' altro oltre a te! Te lo avevo promesso. Ti avevo detto che saresti stata l' unico amore della mia vita e invece, ho rovinato tutto quanto..-
 
 
                                               **********
 
Sono seduta ad un tavolino.
Davanti a un caffè.
Al bar di fiducia mio e di Erica.
 
La sto aspettando.
Ho bisogno di parlarle.
Di sfogarmi.
 
Alzo la testa, quando sento la porta del locale aprirsi.
Vedo la mia amica venirmi incotro di corsa.
Vorrei sorriderle, ma non ci riesco in questo momento.
 
-Ok, sappi che se ti ha detto quella storia del bacio io non c'entro niente! E' colpa sua e della sua figaggine che..-
 
-Che cavolo stai dicendo?- la interrompo, confusa -e poi aspetto, che bacio? Quale storia?-
 
-Ah..Non ti ha detto niente, eh?- si batte una mano sulla fronte, sedendosi sulla sedia di fronte a me -allora perchè mi hai detto di venire quì? Cosa c'è di così urgente?-
 
-Su questa storia del bacio ci ritorneremo- le lancio un' occhiataccia -comunque, ti ho detto di venire quì, perchè ho confessato a Feffe di amarla e lei non mi ha risposto- le rivelo, tutto d' un fiato.
 
-Non ti ha detto niente?-
 
-No- scuoto la testa, sconfortata -o meglio, si! Mi ha detto che le serve tempo e mi ha chiesto di lasciarla da sola-
 
Sono ancora arrabbiata.
Piena di dubbi e di paure.
Odio quando Francesca si chiude a riccio e non mi fa entrare.
 
-Senti, Ale- inizia, con tono dolce, poggiando una sua mano sulla mia -non è detto che non ricambi, magari l' hai solo presa di sorpresa, oppure non si sente ancora pronta a rivelarti i suoi sentimenti. Insomma, lo sai che Feffe è una persona chiusa e riservata..-
 
-Ma è proprio questo che non capisco!- sbotto, battendo una mano sul tavolo e facendo girare un po' tutti -stiamo insieme, no?! Non capisco perchè non debba parlarmi, aprirsi con me! Con lei sembra tutto un gioco ad indovinelli- sbuffo sonoramente.
 
-Che pensi di fare, allore? La vuoi lasciare?- 
 
-No!- esclamo, prontamente -certo che no! Ma voglio parlarle, voglio esporle i miei pensieri!-
 
Apre bocca per ribattere, quando s' interrompe all' improvviso.
Sul suo volto appare un sorriso ebete.
Mi volto per vedere cosa ha visto, quando capisco.
Lorenzo.
 
Lorenzo è appena entrato nel bar e ci sta venendo incontro.
Una volta al nostro tavolo, si abbassa stampando un bacio sulle labbra a Erica.
Si siede vicino a lei.
 
-Ciao- mi saluta, allegro -spero di non disturbarvi-
 
-Scusa, Ale, ma stavo andando da lui quando mi hai mandato il messaggio- si giustifica, la mia amica.
 
-Tranqulla- le sorrido, rassicurandola.
 
Il mio sorriso, non convice però il suo ragazzo.
Mi scruta per diversi secondi.
Poi, si decide a parlare.
 
-E' tutto ok?- mi chiede, con un tono dolce, che mi lascia sorpresa.
 
-Più o meno- sospiro -è che certe volte, la tua migliore amica non la capisco proprio!-
 
-E' successo qualcosa a Feffe?- domanda, preoccupato.
 
-No, no- mi affretto a rispondere -non so nemmeno io cosa sia successo-
 
-Perchè?-
 
-Le ho detto che la amo e lei mi ha detto che voleva stare da sola- rivelo.
 
Il suo sguardo si fa preoccupato.
S' irrigidisce.
Erica lo guarda confusa, per poi rivolgermi un' occhiata perplessa.
 
-Capisco- afferma, in fine.
 
-Ho sbagliato, secondo te?-
 
-No, ovvio che no- sorride, tranquillizzandomi -dalle tempo, ok?-
 
-Uffaaaaaaaaaaaaa- sbuffo -non capisco perchè non parla con me. Sono io che non vado bene?-
 
Mi osserva per qualche minuto, in silenzio.
Si siede composto sulla sedia.
Lascia andare un sospiro.
 
-Ok, senti- inizia, passandosi una mano sugli occhi -Non sei te il problema- dice, sicuro -E' lei che è fatta così. Devi sapere che quando i suoi la buttarono fuori di casa non lo disse a nessuno, neanche a me- sorride amaramente -abitò due mesi per strada, dormendo quà e là da qualche conoscente. Andava a scuola regolarmente, si presentava agli allenamenti come se niente fosse, scopriì da solo cosa era successo- si lascia andare a una breve risata -mi arrabbiai tantissimo, le dissi di venire a stare da me, ma si rifiutò. Eleonora, poi, la obbligò a trasferirsi da lei e non si sa come ha fatto, dato che si odiavano a morte-
 
-Si odiavano?- domanda, incredula, Erica.
 
-Oh si- ride -era esilarante starle a sentire litigare-
 
Quelle informazioni mi lasciano senza parole.
Mi spiazzano totalmente.
Non sapevo niente.
 
Non sapevo che avesse vissuto per strada.
Credevo che lo avesse detto subito a Ele, trasferendosi da lei.
Non pensavo di certo che si odiassero.
Cosa intende poi?
Ora si, che non ci capisco più niente.
 
-Io non capisco- mormoro -perchè non lo disse neanche a te?-
 
-Perchè Feffe odia dipendere da qualcuno- risponde, semplicemente -è sempre stata abituata a cavarsela da sola, a badare a se stessa per conto suo. Preferisce tenersi le cose per sé e cercare da sola un modo per risolvere i problemi e uscirne fuori- alza le spalle, sorridendo -quindi, credimi, quando ti dico che non sei tu il problema. Dalle i suoi tempi, ok?-
 
-Ok- mi limito a dire.
 
-Io credo che non sarei mai riuscita a vivere così per due mesi- afferma, ad un certo punto, la mia amica -insomma, dove faceva la doccia? Cosa mangiava?-
 
-Bhè, si lavava e riusciva a raccattare qualcosa da mangiare, dove si fermava a dormire-
 
-Capisco- 
 
-Alessia, io non ti ho detto niente, capito?- mi guarda, serio.
 
-Capito- annuisco.
 
 
                                              ***********
 
Non so da quanto tempo sono quì.
Non so da quanto sto fissando questa foto.
Non so neanche, quando sarò pronta per andarmene.
 
Fisso quei suoi occhi verdi smeraldo.
Quel colore scuro, in cui amavo perdermi.
Quegli occhi sempre così scintillanti e pieni di vita.
Di gioia di vivere.
 
-Sei bellissima- mormoro -sei sempre stata bellissima-
 
Quasi sobbalzo, quando sento una mano posarsi sulla mia spalla.
Volto la testa trovandomi di fronte quel volto familiare.
Sorride, sedendosi successivamente di fianco a me.
 
-Ti ho vista uscire a correre- sussurra -sapevo di trovarti quì-
 
-Che ci fai quì, Nene?- le chiedo, tornando a guardare la ragazza nella foto.
 
-Sono venuta a salutarla- risponde, alzando le spalle -ci vengo spesso anche io, sai?-
 
-Lo so-
 
Un dolce silenzio ci avvolge.
Un silenzio nostalgico.
Ricco di ricordi.
Di emozioni e sensazioni, ormai lontane.
 
Un silenzio rassicurante.
Ma ricco di malinconia.
Un silenzio che, difficilmente, puoi condividere con qualcuno.
 
-Hai pianto- non è una domanda, la sua.
 
Mi afferra una mano.
Intreccia le nostre dita.
Cerca il mio sguardo.
 
-Cosa è successo, Feffe?-
 
-Alessia mi ha detto che mi ama- confesso in un sussurro.
 
-Capisco- punta i suoi occhi sulla foto di fronte a noi -Lei sarebbe felice di questo, perchè tu non lo sei?-
 
-Non posso esserlo- abbasso lo sguardo -non è giusto-
 
-Lei vorrebbe che ti rifacessi una vita! Che tu tornassi ad essere felice! Non è colpa tua se è morta!-
 
Ripete quelle parole, per l' ennesima volta.
"Non è colpa tua".
Lo è, invece.
Potevo evitarlo, potevo provare a evitare l' impatto con quella macchina..
 
-Tu ami Alessia- dice, prendendomi il viso tra le mani -è per questo che ti senti in colpa. Credi che non sia giusto nei suoi confronti se ami un' altra persona, ma non è così! Hai il diritto di rifarti una vita!-alza un po' la voce, scuotendomi leggermente -smettila di darti la colpa! Ti prego, smettila!-
 
-Non posso-
 
-Sai cosa ti dico? Non è giusto neanche nei confronti di Alessia!- soffia, spiazzandomi -quella povera ragazza ti ama e merita il tuo amore! Ma non te ne accorgi? Non ti accorgi di come sorridi quando sei con lei? Della serenità che ti avvolge, con la sua sola presenza? Hai bisogno di lei! Lei può salvarti da tutto quello che ti porti dentro!-
 
Quelle parole mi colpiscono nel profondo.
Arrivano a scuotermi l'anima, il cuore.
Il dolore che mi porto dentro, viene appiattito per un po'.
 
-Sono un disastro, Nene! Non vado bene per Alessia-
 
-Sai qual'è la cosa buffa?- sogghigna -all' inizio pensavo che tu non fossi la persona giusta per F, poi però mi sono dovuta ricredere. Non avrei scelto persona migliore di te, per lei. L' hai resa felice e l' hai amata come nessun' altro avrebbe mai potuto fare. E' per il sorriso che padroneggiava sempre sul suo volto, da quando te sei entrata nella sua vita, che ho smesso di metterla in guardia su di te-
 
-Non capisco cosa c'entri, ora, questo...- 
 
-Quello che sto cercando di farti capire, è che non importa quello che penso io o quello che pensi tu. Devi lasciare che sia Alessia, a decidere per se. Siete in due in questa relazione, non ci sei solo tu. E cosa più importante, te sei una persona meravigliosa, Feffe, devi imparare a convincertene anche tu-
 
Si alza, tirandomi su con se.
Si gira in modo da essere di fronte a quella foto, a quelle scritte.
La imito, lasciando che catturi una mia mano con la sua.
 
-Salutala, Feffe- sussurra -perchè ora dobbiamo andare. Devi andare a parlare con Alessia. Non ti dico di dirle che la ami, ma si merita una misera spiegazione-
 
-Va bene-
 
-Ciao, F!- sorride, dolce, trasciandomi poi verso l' uscita.
 
 
                                                     **********
 
Aaaaaaaaaah come faccio a concentrarmi sulla matematica, adesso?
Neanche guardare dalla finestra della mia camera, i bambini che giocano, mi rialassa!
Il problema è che Feffe non si è ancora fatta sentire e io mi sto preoccupando.
 
Sbuffo.
Mollo lapis e libro sulla scrivania, uscendo successivamente di camera.
Vado al piano inferiore, in cucina.
 
Apro il frigo prendendo il succo d' arancia.
Me ne verso un bicchiere.
E proprio quando sto per portarmelo alla bocca e bere, suonano al campanello.
 
-ARRIVOOOOOOOOOOO- urlo, lasciando il bicchiere sul ripiano e correndo ad aprire.
 
Rimango sorpresa nel trovarmi Francesca di fronte.
Sorride imbarazzata.
La scruto.
 
Capelli mossi.
Converse rosse.
Jeans chiari.
Giacchetto lungo, nero.
E' bellissima.
 
-Ciao- saluto, dopo qualche minuto.
 
-Ehi- mormora -posso entrare?-
 
Annuisco.
Mi faccio da parte, permettendole di entrare in casa.
Le faccio segno di seguirmi in camera.
 
Una volta dentro, chiudo la porta.
Feffe si toglie il giacchetto, rivelando una t-shirt rossa del Rugby Firenze.
Si siede poi sul letto, puntando i suoi occhi nei miei.
 
Mi vado a sedere alla scrivania.
Giro la sedia verso di lei.
E' Francesca, a rompere il silenzio.
 
-I tuoi?-
 
-Babbo a lavoro e mamma a fare la spesa- rispondo, distrattamente.
 
-Stavi studiando?-
 
-Già- annuisco -e ora che abbiamo finito i convenevoli, mi dici cosa ci fai quì?-
 
La vedo sospirare.
Fissa le sue scarpe, prima di tornare a guardarmi.
Prende un bel respiro, per poi parlare.
 
-Mi dispiace- sospira -mi dispiace di aver reagito così- abbassa lo sguardo, colpevole -io non posso risponderti, ancora. Ma questo non vuol dire che non provi dei sentimenti forti per te- abbozza un sorriso -io provo qualcosa per te, qualcosa che non provavo da tempo, ma è ancora troppo presto per dare un nome a questo sentimento e io..-
 
Non la faccio finire.
Corro tra le sue braccia.
La stringo forte.
 
-Pensavo volessi lasciarmi- sussurro, contro la pelle del suo collo.
i
Non mi risponde.
Si limita a stringermi a se.
Mi lascia un soffice bacio sulla guancia.
 
Si lascia cadere indietro sul letto, portandomi con se.
Si gira su un fianco.
La imito, così da esserle di fronte.
 
In silenzio, inizia a lasciarmi dolci carezze sul viso, con una mano.
Sorride, incatenando i suoi occhi ai miei.
Con l' altra mano, cerca la mia intrecciando le nostre dita.
 
Avvicina il volto al mio.
Chiude gli occhi.
Cattura le mie labbra in un bacio.
Bacio che approfondisco con bisogno.
 
Incrocio le nostre gambe.
Mi stringo ancora di più a lei.
Come a voler scomparire, a volermi fondere in un unico corpo.
 
Ho sofferto il suo silenzio.
Ho sofferto quella sua breve assenza.
E adesso, ho solo bisogno di sentirla vicina.
 
Ma sento anche di doverle parlare.
Di dover condividere con lei i miei pensieri.
Di doverli dar voce.
 
Mi stacco leggermente.
Porto una mano sul suo viso.
Le lascio un bacio a fior di labbra, prima di parlare.
 
-Ho bisogno di parlarti- confesso, non riuscendo più a trattenermi.
 
-Ti ascolto-
 
-Non sopporto più tutti questi misteri- abbasso lo sguardo, imbarazzata -insomma, hai tutte queste cose di cui non mi parli e va bene, lo capisco, ma stiamo insieme e odio il fatto che ci siano segreti tra noi e io...-
 
Mi mette due dita sulla bocca, bloccandomi.
Sospira.
Chiude gli occhi per un secondo, prima di riaprirli.
 
-Nene mi ha detto che hai visto le foto nella mia vecchia camera- afferma, spiazzandomi.
 
-Si e mi dispiace, io non volevo! Io..-
 
-shhh- mi blocca di nuovo -va bene, Ale- sorride, rassicurandomi -c'è qualcosa che vuoi chiedermi?-
 
Si.
Ci sono almeno miliardi di cose che vorrei chiederti.
Ma ce n'è una, in particolare, che non riesco a togliermi dalla testa.
 
-Perchè non mi hai mai parlato di lei?- le chiedo, raccogliendo un po' di coraggio.
 
La sento irrigidirsi.
Aumenta la presa intorno alle mie dita.
Poi, poi si alza di scatto.
 
-Vieni con me- 
 
-E' quasi ora di cena, Feffe! I miei..-
 
-Vieni con me- m' interrompe -dì loro che ceni fuori-
 
-Ma..-
 
-Ti prego- m' interrompe nuovamente.
 
-Ok- sospiro, dopo qualche secondo.
 
Recuperiamo i cappotti.
Usciamo di casa, entrando nella sua auto.
Mette in moto, mentre io prendo il cellulare per avvertire i miei.
 
Il tragitto è silenzioso.
Non capisco cosa ha in mente.
Non so neanche dove stiamo andando.
 
Rimango sorpresa, quando si ferma davanti al cimitero.
Scendiamo dalla macchina.
Mi prende per mano, dirigendosi all' interno.
 
Camminiamo per qualche minuto.
Alla fine, si blocca davanti a una lapide.
Leggo il nome.
Federica Guidi.
Poso poi lo sguardo sulla foto.
Non ci posso credere.
 
E' quella ragazza.
La ragazza delle foto nella vecchia camera di Francesca.
Bionda, occhi verde scuro, bellissima.
 
-Feffe, ma...-
 
-Lei è F- sussurra -era la mia ragazza-


____________________________________________________________________________________________________________

ANGOLO AUTRICE:

Buona sera ^^

Lo so, sono un po' in ritardo!
Mi dispiace!
Ho avuto problemi con internet, questa settimana.
Causa fulmini che mi hanno fuso il modem -.-

Cooooomuuuunque, eccomi quì con un nuovo capitolo!
Che ne pensate?
Vi è piaciuto?

Si, lo so, c'è poco Feffe\Ale ma in compenso ho messo qualche rivelazione quà e là.
Insomma, finalmente sappiamo il nome di F!
Tra poco scopriremo perchè, poi, la chiamao F e non semplicemente Fede.
Insomma, è una cazzata eh, ma vabbè xD

Pooooi ci sono vari indizi su Nene\F e sul passato di Feffe.
Insomma, non è proprio un capitolo inutile, no?
Spero che vi sia piaciuto e di non avervi annoiato troppo >_<

Per ora vi saluto e prometto di riprendere i miei soliti tempi di aggiornamento!
Un bacio e a presto ^^

Ps: Dichiaro ufficialmente aperto il concorso "trova un nome alla ship Feffe\Ale" (Ship=coppia...per chi non lo sapesse).
       Insomma, ricevo vari messaggi privati con i nomi più imporbabili e vi giuro, che è esilarante.
       Quindi se vi va, divertitevi a inviarmi i vostri nomignoli! Via recensioni o messaggio privato, come vi pare ;)
       Il nome più originale e carino,  verrò proclamato vincitore e m' impegnerò ad usarlo nelle note future :D
 

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Capitolo 20
*** Lasciarsi Andare. ***



ATTENZIONE: una breve premessa!
Il capitolo è lunghino e vi consiglio di rimandare la lettura, se credete di non avere tempo per leggerlo                     tutto insieme.
Spero di non annoiarvi!
Detto questo, Buona Lettura ^^

_____________________________________________________________________________________________
 
Alessia fissa alternativamente me e la foto di Federica.
Apre e richiude la bocca più volte.
Non sa cosa dire.
Lo posso capire.
 
Dovevo dirglielo.
Non potevo continuare a nasconderglielo per sempre.
Si merita di sapere.
 
Mi siedo, aspettando che Alessia faccia lo stesso.
Una volta che si è seduta, cerca subito la mia mano, intrecciando le nostre dita.
Abbasso lo sguardo su quella presa, stringendo di rimando.
Poi riporto l' attenzione di fronte a me.
 
-Mi dispiace- soffia, rompendo il silenzio -io non lo sapevo Feffe. Non ti avrei mai chiesto niente, altrimenti! Non..-
 
-Tranquilla- la rassicuro -volevo parlartene-
 
Lascio andare un sospiro.
E' dura ricordare.
Rivivere tutto quanto.
Non ne ho mai parlato a voce.
Non ce n'è mai stato bisogno.
 
Eleonora e tutti gli altri sapevano già tutto quanto.
Quando mi sono risvegliata in quel letto di ospedale, non ho dovuto dare spiegazioni.
Ho solo aspettato che mi confermassero, quello che dentro sentivo già.
Lei non c'era più.
 
-E' successo due anni fa- le rivelo, in un sussurro -un incidente d' auto. Una macchina non si è fermata alla stop e l' ha travolta..-
 
Non ce la faccio.
Non ce la faccio a dirle che ero io al volante.
Che ho potuto solo assistere senza poter fare niente.
Abbiamo visto quell' auto venirci incontro e poi, poi nient' altro.
 
-Ti ricordi della ragazza della mia scuola, di cui ti ho parlato?- le chiedo, riprendendo a parlare, una volta averla vista annuire -era lei- sorrido, nostalgica -siamo state insieme tre anni...-
 
-Stavate insieme, quindi, quando è...-
 
-Si- rispondo, avendo intuito la sua domanda -Lei è stata la mia prima. La prima di tutto..-
 
Porto una mano sulla sua foto, come d' abitudine.
Alessia mi si avvicina ulteriormente, circondandomi la vita con le braccia.
Posa la testa sulla mia spalla.
Mi volto, lasciandole un bacio in fronte, facendole capire che è tutto ok.
 
-E' bellissima- mormora.
 
-Già, lo è- 
 
-Posso farti una domanda?- mi chiede, un po' titubante.
 
-Puoi chiedermi tutto quello che vuoi-
 
Si scosta leggermente, così da guardarmi negli occhi.
Porta una mano sul mio volto.
Con l' altra, cerca di nuovo la mia.
 
-Giocava a rugby anche lei, vero?-
 
-Si- annuisco -nel Firenze- 
 
-Quindi ci avevi anche giocato contro, quando eri nel Prato..-
 
-Si, ma quando l'ho vista a scuola non l' avevo ancora collegata a quel contesto- 
 
-Capisco- afferma, pensierosa.
 
-Perchè mi hai chiesto questo?- le domando, confusa.
 
La vedo sospirare.
Abbassa lo sguardo, prima di riportarlo su di me.
E' tesa e non ne capisco il motivo.
 
-Che rapporti aveva, lei, con Eleonora?-
 
Quella domanda, riporta alla luce mille ricordi.
Mi riporta agli anni passati.
Mi strappa un leggero sorriso.
 
Nene mi odiava.
E io non sopportavo lei.
Non voleva che F uscisse con me.
Certo, ne aveva tutte le ragioni, ma non lo sopportavo.
Non sopportavo il fatto che s' intromettesse tra di noi.
 
-Fede e Nene sono cresciute insieme- le rivelo -si sono conosciute da piccole e poi hanno fatto tutte le scuole insieme. Condividevano lo stesso sport, gli stessi amici, gli stessi interessi. Come diresti tu, erano migliori amiche..-
 
-E tu chi hai conosciuto per prima?-
 
-Federica- sorrido, al ricordo -Ele non mi sopportava e io non sopportavo lei. Era sempre in mezzo, troppo protettiva nei confronti di F e questo mi dava sui nervi-
 
-Non si direbbe, dato il rapporto che avete ora- sorride, accoccolandosi a me.
 
-Le cose sono cambiate quando mi ha costretto ad andare ad abitare da lei. Abbiamo scoperto di avere molte cose in comune...-
 
Cade il silenzio.
Io persa nei miei ricordi.
Alessia nei suoi pensieri, scossa da tutte quelle scoperte.
 
Credevo che non avrei mai potuto parlare di Federica.
Che mi avrebbe ferito ancora di più.
E invece...invece mi sento, in un certo senso, sollevata.
 
Sollevata perchè non devo nasconderle più questa parte.
Certo, ho estromesso la cosa più importante, ma le ho parlato di lei e questo è un enorme passo avanti.
Mi sento stranamente bene.
 
Federica mi manca da morire.
Mi manca ogni secondo della mia vita.
Basta anche solo una semplice parola, per farmela ricordare.
E questo mi uccide.
 
Ma Nene ha ragione.
Non è neanche giusto nei confronti di Alessia.
Perchè lei è quì.
E' quì vicino a me e si merita tutta la mia attenzione.
 
F rimarrà sempre una parte importante della mia vita.
E' la persona che mi ha cambiato, migliorato.
Che mi ha fatto vedere le cose, sotto un' altra prospettiva.
Nessuno potrà mai prendere il suo posto.
Ma ora so che, anche Alessia, occupa un posto di rilievo.
 
 
                                               **********
 
Non posso nenache immaginare quanto dolore, Feffe, abbia dovuto sopportare.
Quanto dolore si porta ancora dietro.
Non so come faccia a convivere con tutto questo.
 
Francesca ha rinunciato a tutto, per quella ragazza.
Ai suoi genitori, alla sua città Natale, alla sua vecchia Squadra...
Per cosa poi?
Per vedersi strappare tutto, via dalle mani.
 
Sento solo che voglio starle vicina.
Non voglio abbandonarla.
Mai.
Non la lascerò mai.
 
Sono innamorata di lei.
Sento che è la persona che voglio vicino.
L' unica che io voglia.
 
E ora, dopo tutto quello che mi ha detto, capisco le parole di Lorenzo.
Capisco perchè Feffe e Nene non si sopportassero.
Capisco, adesso, questo loro rapporto quasi morboso.
Capisco il fatto che, Francesca, non voglia dipendere da nessuno.
E il fatto di capire, di poter finalmente comprendere qualche aspetto della sua vita, mi fa sentire vicina a lei come mai prima d'ora.
Gliene sono grata per avermi rivelato tutte queste cose.
 
-Andiamo- afferma, alzandosi, dopo quelle che mi sembrano ore -ceniamo e poi ti riaccompagno a casa-
 
Annuisco solamente, seguendola.
Ho notato come i suoi occhi si siano rabbuiati di colpo.
Deve essere stata veramente dura, per lei, parlarmi di tutto quello.
 
Salgo in auto, imitandola.
Mi sta portando a casa sua.
Riconosco la strada.
Infatti, dopo pochi minuti, parcheggia sotto quell' abitazione ormai familiare.
 
La seguo in casa e poi in cucina.
Mi siedo al tavolo, osservandola cucinare.
Sta preparando un piatto di pasta.
 
Porto poi l' attenzione a Terry.
Si è avvicinata richiedendo qualche coccola.
Sorrido, accarezzandola.
 
All' improvviso, però, sento un sonoro tonfo.
Alzo lo sguardo di scatto.
Noto il mestolo che stava usando Feffe, a terra.
Lei china sul ripiano del mobile, che si tiene la testa tra le mani.
L' aria sofferente.
 
-FEFFE!- mi alzo, preoccupata, andandole in contro.
 
Non mi risponde.
M' indica lo sportello sopra le nostre teste.
Lo apro, notando una confezione di pasticche.
 
-Ale dammene una- geme di dolore.
 
Mi sbrigo a fare come mi ha detto.
Le porgo una pasticca e un bicchiere d' acqua.
Butta giù tutto.
Rimane in quella posizione per parecchi minuti.
 
Non so cosa fare.
Non capisco cosa le sia preso.
Mi sento impotente.
 
Mi avvicino lentamente.
Mi chino su di lei.
Inizio a passarle una mano tra i capelli.
Con l' altra, le accarezzo piano la schiena.
 
La vedo sorridere.
Quel gesto mi strappa un sospiro sollevato.
Sembra stare meglio.
 
-Scusami- soffia, puntando gli occhi nei miei -a volte mi succede-
 
-Cosa..-
 
-Niente di grave, tranquilla- m' interrompe, avvolgendomi in un abbraccio -è già passato-
 
-Ok, ma ora tu ti siedi e lasci cucinare me- le dico, con finto tono autoritario.
 
-Come vuoi tu- si scosta, prendendo posto a tavola -Nana- soggnigna, beffarda.
 
-No, eh! Non ti ci mettere anche tu! Basta e avanza Eleonora!- l' ammonisco, finendo di preparare la cena, da dove aveva lasciato lei.
 
Le strappo una leggera risata.
Ci invertiamo i ruoli.
Lei fa le coccole a Terry.
Io cucino.
 
Dio, mi ha spaventato a morte.
E poi, che vuol dire "A volte mi succede"?
Non è normale.
E non è normale, neanche che lei ne parli così alla leggera.
Chissà che le è preso...
 
 
                                               **********
 
E' inutile.
Questo mal di testa non mi lascia in pace.
E' come se qualcuno mi trapanasse il craneo.
Non volevo far preoccupare Alessia.
Ma non mi sento neanche di spiegarle..
 
Comunque abbiamo cenato in tranquillità.
Non mi ha più fatto domande su F e gliene sono estremamente grata.
Per oggi, direi che può bastare.
 
Adesso siamo sul divano.
Come al solito io mi sono stesa occupando tutti i posti.
Lei è accoccolata sopra di me.
Stiamo guardando la tv.
 
Una fitta più forte delle altre, mi fa gemere di dolore.
Mi porto una mano alla tempia, massaggiandomela.
Sicuramente il fatto di avr ricordato tutto quello, non ha aiutato per niente.
 
-Francesca- soffia, Alessia, preoccupata.
 
Alza la testa dal mio petto.
Mi porta una mano sul viso, accarezzandomi una guancia.
Sorride dolce.
 
-Ti fa ancora male?-
 
-Già- sospiro.
 
-Perchè non vai un po' sul letto?- propone, premurosa.
 
-Ti devo accompagnare a casa- rispondo, ovvia.
 
-Assolutamente no- dice, contrariata -io stasera non mi muovo di quì- 
 
-Ma, Ale..-
 
-Ho già avvertito i miei- m' informa, con una scrollata di spalle -non ti lascio in queste condizioni-
 
Sorrido.
Avvicino il viso al suo, richiedendo un bacio.
Si lascia baciare, incrociando le mani nei miei capelli.
 
Dischiudo le labbra, andando ad esplorare la sua bocca con la lingua.
La sfiora con la sua, facendomi sospirare.
Sto per portare le mani sotto la sua maglietta, quando un' altra fitta di dolore mi fa bloccare immediatamente.
 
-Vai a letto- m' impone, alzandosi.
 
-D' accordo, mammina- la sbeffeggio, alzandomi a mia volta e andando in camera.
 
Mi fa una linguaccia, seguendomi.
Una volta in camera, non mi faccio problemi a cambiarmi di fronte a lei.
Indosso maglietta e pantaloncini e m' infilo sotto le coperte.
Alessia è rimasta impalata sulla porta.
Sogghigno del suo sguardo sbarrato.
 
-Che fai? Non vieni a farmi compagnia?- 
 
-sssì- balbetta, stendendosi sotto le coperte, al mio fianco.
 
Si avvicina al mio corpo.
Mi fa appoggiare la testa sul suo petto.
Inizia ad accarezzarmi i capelli, lentamente.
 
-Dormi, io sono quì- sussurra, lasciandomi un bacio su una tempia.
 
Sorrido beata.
Mi lascio coccolare.
La sento accendere la tv, ma non me ne curo.
Era da tanto che non mi sentivo così bene.
 
Chiudo le mani a pugno sul suo petto.
Incrocio le gambe con le sue.
Mi rannicchio completamente contro di lei.
 
In questo momento sono totalmente vulnerabile.
Non mi piace farmi vedere in questo stato, dagli altri.
Ma Alessia non è una persona qualsiasi.
 
Sento gli occhi più pesanti.
La stanchezza farsi presente.
Mi addormento in poco tempo.
 
 
                                                 **********
 
Ok.
Amo tutto questo.
Amo averla addosso.
Amo occuparmi di lei.
 
Certo, non mi fa piacere che senta male.
Non posso negare, però, che averla tra le mie braccia mi fa stare tremendamente bene.
Per una volta sono io che coccolo lei e non il contrario.
Questa cosa mi rende felice.
 
Non m' importa che non abbia risposto al mio "Ti Amo".
L' importante, per me, è sapere che io la amo.
Che ormai senza di lei non saprei che fare.
Che Lei è diventata l' aria che respiro.
Aspetterò paziente, fino a quando non udirò quelle due paroline uscire dalla sua bocca.
 
Non so quanto tempo sia passato da quando si è addormentata.
So solo che il film è finito e che io non ho minimamente sonno.
Voglio solo restare quì ad osservarla dormire.
E' bellissima.
 
Tutto ad un tratto, apre gli occhi.
Vengo abbaggliata da quelle due pietre preziose.
Da quel verde intenso e ipnotico.
 
-Ciao- soffio, stampandole un bacio sulle labbra.
 
-Quanto ho dormito?- chiede, stropicciandosi gli occhi.
 
-Non troppo- rispondo, semplicemente -passato il mal di testa?-
 
Annuisce, sorridendo.
Poi, ridendo, mi salta addosso.
Struscia il suo naso contro il mio.
Dio, questo gesto mi fa impazzire.
 
-E' solo merito delle tue coccole- 
 
-Vorrà dire che te le farò più spesso- dico, con un tono fintamente fiero.
 
-Brava- afferma, giocosa.
 
Porta una sua mano sul mio volto.
Mi dedica un sorriso dolce.
Poi, fa scontrare le nostre labbra.
 
Un bacio lento e passionale.
Una lotta di lingue e di sospiri.
Mani che si cercano.
Gambe che si incrociano tra loro.
 
Porto le braccia sulla sua schiena.
Lascio andare un sospiro, quando sento le sue mani a contatto con la mia pelle.
Mi accarezza il ventre.
 
-Ti Amo- mormoro sulle sue labbra, staccandomi leggermente.
 
-Alessia, io...-
 
-Shhh- la interrompo, sorridendo -Lasciati amare e basta- le accarezzo una guancia -puoi farlo?-
 
-si, penso di si- sorride.
 
-E ora voglio fare l' amore con te- confesso, lasciandola senza parole.
 
-Sei sicura?- mi domanda, premurosa.
 
Non le rispondo.
Mi limito a ricatturare le sue labbra con le mie.
Le mordo il labbro inferiore, strappandole un sospiro.
 
Riprende ad accarezzarmi la pancia, con più convinzione.
scende a baciarmi il collo.
Mi tira una porzione di pelle, mordendola piano.
 
Si, sono convinta.
Voglio che sia lei la mia prima.
voglio donarmi a lei come non ho mai fatto con nessuno.
Voglio sentirmi sua.
Voglio essere solo sua.
 
 
                                                        **********
 
Sento il cuore esplodermi di felicità.
"Fare l' amore con te".
Amore.
Non sesso.
Solo Amore.
 
Voglio farla sentire bene.
Voglio che la sua prima volta sia indimenticabile.
La nostra prima volta.
 
Spero che ci abbia pensato bene.
Che non sia una decisione presa così su due piedi.
Non voglio che poi se ne penta.
 
Un suo sospiro più forte, mi fa capire che è il momento di darle di più.
La privo della maglia, senza mai interrompere il contatto visivo.
Voglio che stia tranquilla.
Che non si agiti.
 
Le lascio una scia di baci sul collo.
Scendo sulla spalla, poi sul braccio.
Bacio ogni più piccolo pezzo di pelle.
Venero quel corpo fantastico, come se fosse una Dea.
Ma in fondo, lo è.
E' una Dea.
La mia Dea.
 
Le bacio il petto.
Il ventre.
Torno poi su, all' altezza del suo viso.
 
Mi specchio in quegli occhi color cioccolato.
Le lascio un bacio sulla punta del naso.
Sorride e annuisce.
 
Faccio così scorrere le mani sul suo corpo.
Accarezzo il suo profilo con delicatezza.
Arrivo poi al bottone dei suoi jeans.
Riporto lo sguardo sul suo volto, per cercare un minimo cenno di ripensimento.
Non ne trovo.
Le sorrido, iniziando a privarla di quell' indumento ormai scomodo.
 
Getto i pantaloni sul pavimento, con non curanza.
Risalgo le sue gambe a suon di baci.
Mi alzo leggermente, così da avere totale visione di quel corpo stupendo.
 
-Sei bellissima- soffio, sulle sue labbra.
 
Arrossisce, imbarazzata.
Intreccio le mani con le sue, portanole ai lati della sua testa.
Mi riadagio su di lei.
 
-Non succederà niente che tu non voglia- alterno ogni parola con un bacio sulle labbra.
 
-Voglio- afferma, sicura.
 
M' impossesso della sua bocca per un bacio più passionale.
Più bisognoso.
Che di casto, non ha proprio niente.
 
Porto le mani dietro la sua schiena.
La faccio sedere, in modo da sganciarle il reggiseno.
La privo, poi, anche di quell' indumento.
 
Mi prendo qualche secondo per ammirare quelle due lune piene.
Quel suo seno perfetto, più grande del mio.
Quellla visione, aumenta la mia eccitazione ancora di più.
 
Avevo dimenticato tutte queste sensazioni.
Avevo dimenticato cosa volesse dire fare l' amore.
Cosa significasse scoprire e desiderare un corpo, non solo per l' atto sessuale in se.
 
Io voglio che Alessia sia mia.
Mia totalmente.
Non voglio permettere a nessun' altro, di poter anche solo sfiorare la sua pelle.
 
Scendo a baciarle il collo, fino ad arrivare a lambire i suoi seni.
Stuzzico quel bottoncino fremente con la lingua.
Mentre con una mano, mi occupo dell' altro.
 
Mi beo dei suoi gemiti.
Dei suoi ansiti.
E' perfetta.
 
Faccio scorrere una mano, lungo il suo ventre.
Arrivo ad accarezzarle l' inguine, con riverenza.
Sfioro poi la sua parte più sensibile, strappandole un gemito più forte degli altri.
 
Percorro successivamente, quello stesso percorso con la lingua.
Infilo i pollici sotto l' orlo dei suoi slip.
Ancora una volta porto lo sguardo sul suo volto, cercando un segno di disdegno.
Ancora una volta non ne trovo.
Così, impaziente, la libero anche di quell' ultimo pezzo di stoffa.
 
 
                                            **********
 
Sono completamene nuda.
Nuda e esposta a lei.
E non mi riferisco solo alla nudità del mio corpo.
 
Il fatto è che sono totalmente nelle sue mani.
La mia felicità dipende da lei.
Il battito accelerato del mio cuore, dipende da lei.
Io, dipendo da lei.
E non posso farci niente.
 
Sto per donarmi a lei.
Sto per fondermi con lei.
Sto per diventare sua.
 
All' improvviso un senso di vergogna mi colpisce.
Nessuna delle mie ex mi aveva mai visto nuda.
E' la prima volta che mi ritrovo in questa situazione con qualcuno.
E non so che fare.
Inconsciamente, porto le mani a tapparmi il corpo.
 
Feffe, però, fa scorrere le sue mani lungo le  mie braccia, fino a raggiungere le mie.
Intreccia le nostre dita.
Le riporta ai lati della mia testa.
 
-Non ti nascondere da me- sussurra, sorridendo dolce -sei meravigliosa-
 
Ancora una volta è riuscita a rassicurarmi.
Amo la sua dolcezza.
Amo la sua accortezza nei miei confronti.
La amo e basta.
 
-E tu completamente vestita- sorrido, ritrovando la serenità.
 
Sorpresa di quella mia affermazione, si alza leggermente, sorreggendosi sulle braccia.
Sorride, sedendosi sul mio bacino, senza farmi male.
Mi dedica un ultimo sguardo tenero, prima di togliersi la maglia.
 
-Contenta?-
 
-Per il momento, si- rispondo, rimpossessandomi delle sue labbra.
 
chiudo gli occhi, godendomi ogni sensazione.
Ogni suo tocco.
Mi sfiora come se fossi fatta di cristallo.
Con una delicatezza disarmante.
 
Sospiro, quando sento la sua bocca sul mio ventre.
Lascia una scia di baci, fino ad arrivare al mio inguine.
Mi apre le gambe, accarezzandomi le coscie con lentezza.
Gemo sonoramente, al sentire il suo respiro sulla mia intimità.
 
Un urletto eccitato, mi esce prepotente dalla bocca, quando bacia direttamente il mio centro.
Sento la sua lingua stuzzicarmi piano.
Il piacere, invadere ogni fibra del mio corpo.
 
-Apri gli occhi- susssurra, una volta tornata all' altezza del mio viso.
 
Faccio come dice.
Mi ritrovo davanti, il suo sorriso rassicurante.
Mi accarezza una guancia.
 
-Cercherò di fare il più piano possibile- mormora -non voglio farti male-
 
-Non lasciarmi- la supplico, cercando una sua mano e afferrandola.
 
-Sono quì con te- afferma, sicura, tuffandosi sulle mie labbra.
 
La sua mano si fa spazio tra le mie gambe.
Mi accarezza dolce, con venerazione.
Poi, lentamente, fa entrare un dito in me.
 
All' inizio sento un leggero fastidio.
Un piccolo bruciore.
Bruciore, che aumenta man mano che si fa strada dentro di me.
 
Francesca inizia a lasciarmi soffici baci su tutto il viso.
Gemo di dolore, quando spinge con più convinzione.
Stringe la presa sulla mia mano.
 
-Mi dispiace- ripete al mio orecchio, senza smettere di lasciarmi teneri baci.
 
Poi, poi il dolore lascia spazio al piacere.
Mi lascio completamente andare a quella nuova sensazione.
Sensazione, adesso, estremamente piacevole.
 
Questa volta gemo di piacere, buttando la testa all' indietro.
Accorgendosene, Feffe, aggiunge un secondo dito.
Prende un ritmo più calzante.
Senza che neanche me ne accorga, prendo a spingere il bacino contro la sua mano.
 
Bastano altre poche spinte mirate, a farmi raggiungere il culmine.
Mi lascio andare al primo orgasmo della mia vita, inarcando la schiena contro di lei.
 
-Adesso sei mia- soffia, una volta aver ritrovato i miei occhi.
 
-Lo sono sempre stata- dico, stampandole un bacio sulle labbra.
 
Sorride, per poi lasciarsi cadere al mio fianco.
Mi acoccolo contro di lei.
Mi sento in pace.
Mi sento completamente rilassata.
Ma voglio che, pure lei, provi quello che ho provato io.
E che lo provi, per mano mia.
 
                                
                                                   **********
 
Sentimenti contrastanti prendono posto dentro di me.
Felicità da una parte.
Malinconia e nostalgia dall' altra.
 
Felicità per la consapevolezza che Alessia è mia.
Solo mia.
Felicità per aver capito che lei è la mia cura.
La cura per la parte buia di me stessa.
 
Ma provo malinconia.
Malinconia perchè queste stesse sensazioni le ho provate solo con Federica.
Nostalgia, perchè la sua presenza mi manca molto.
 
Mi dò della stupida per quei pensieri.
Non devo provare quei brutti sentimenti.
Non ne ho motivo.
Federica rimane una parte importante.
Ma è il passato.
Alessia è il mio presente.
E spero, anche il mio futuro.
 
All' improvviso rotola su di me.
Punta gli occhi nei miei.
Sorride.
 
-Grazie- mormora sulle mie labbra.
 
-Per cosa?-
 
-Per tutto questo- risponde, semplicemente -non mi sono mai sentita così bene-
 
-Sei felice?-
 
-Sei tu la mia felicità- annulla le distanze, baciandomi.
 
Io sono la sua felicità.
Non posso credere che lo abbia detto davvero.
Non riesco a non sorridere come un' emerita ebete.
 
Mi lascio baciare.
Lascio che trovi la mia lingua con la sua.
Che esplori il mio corpo cone le sue mani.
 
Mi sfiora.
Mi accarezza lentamente.
Ma quando la sento intenzionata a privarmi dei pantaloncini, la blocco.
 
-Alessia, non devi farlo per forza se non te la senti- porto una mano sul suo viso, accarezzandole una guancia.
 
-Voglio farlo- annuisce convinta, rassicurandomi.
 
Le dedico un' ultima occhiata dolce, prima di chiudere gli occhi.
Intreccio le mani nei suoi boccoli scuri.
Lascio che mi sfili i pantaloni.
 
Sfiora le mie gambe con i polpastrelli.
Risale il mio corpo a suon di baci.
Apro gli occhi, solo quando sento il suo respiro infrangersi sulle mie labbra.
 
-Non so come si fa- ammette, abbassando lo sguardo.
 
-Ei- le dico, circondandole il viso con le mani -Stai tranquilla, ok? Fatti guidare dall' istinto-
 
-Ma se non...-
 
-Alessia- la interrompo -non ti preoccupare- 
 
Imprigiono le sue labbra con le mie.
Un semplice accarezzarsi, sfiorarsi.
Un contatto soffice, per trasmetterle la sicurezza che le manca.
 
-Va bene- sorride, rituffandosi sulle mie labbra.
 
Le prendo le mani, portandole sull' orlo del mio reggiseno sportivo.
L' aiuto a togliermelo.
Poi, torno a intrecciarle nei suoi capelli.
 
Titubante, poggia le mani sul mio seno.
Tasta, esplora, prendendoci confidenza.
Piano, piano le sue carezze si fanno più intense, concrete.
Raggiunge le mani con la bocca, baciando ogni lembo di pelle.
Gemo sonoramente, al tocco della sua lingua su un mio capezzolo.
 
Alessia mi sta facendo riscoprire sensazioni che temevo di aver perduto per sempre.
Mi fa sentire amata, coccolata.
Non è solo del fottutissimo sesso.
Questo è amore.
E avevo dimenticato, cosa volesse dire.
 
Impaziente mi toglie anche l' ultimo indumento.
Accarezza direttamente il mio centro.
Vi passa il palmo della mano, più volte.
 
Sento il piacere crescere.
L' impazienza, farsi strada in me.
Ho bisogno di sentirla in me.
 
-Ti prego- soffio, spalancando gli occhi nei suoi.
 
Un lungo sospiro mi esce dalla bocca, quando improvvisamente entra in me con un dito.
Si muove piano, inesperta.
Cerca il ritmo giusto.
 
Inizio a seguire i suoi movimenti, con il corpo.
La prego di darmi di più.
Mi accontenta subito, aggiungendo un secondo dito.
 
-Dio, sei bellissima- mormora, baciandomi.
 
Soffoco un gemito più sonoro degli altri, nella sua bocca.
Vengo tra le sue dita.
Il suo nome che danza sulle mie labbra.
La leggerezza sul mio cuore.
 
Si accascia su di me, esausta.
Intreccia le nostre dita, portandole ai lati della mia testa.
sorrido felice.
 
-Hai visto? Non era difficile-
 
-Solo grazie a te- afferma, stampandomi un bacio sulle labbra.
 
-Non ho fatto niente-
 
-Hai fatto molto invece- mi contraddice -Oggi ti sei aperta con me, ti sei donata a me e sei stata la mia prima volta- sorride, con gli occhi lucidi -è grazie a te, se sono felice-
 
-Sono io che devo ringraziare te- sfioro il suo naso con il mio -è solo grazie a te, se il sorriso è tornato sul mio viso-
 
Sorride, per poi sbadigliare.
Si stropiccia gli occhi, intenerendomi.
Le circondo la vita con le braccia.
 
-Ora dormiamo, ok?- 
 
-Sarà meglio! Domani ho il compito di matematica- esclama, terrorizzata.
 
Ridacchio, lasciando che si stenda al mio fianco.
Nasconde il volto nell' incavo del mio collo.
Intreccia le gambe con le mia.
La sento sorridere contro la mia pelle.
 
-Feffe- mi richiama, in un sussurro -io sono tua, vero?-
 
-Assolutamente- 
 
Si stringe di più a me.
Con una mano cerco la sua.
Inizio ad accarezzarle i capelli con l' altra.
Si addormenta in poco tempo.
 
Vorrei riuscire a dirle che la amo.
Ma quelle parole, proprio non vogliono uscire.
Spero di riuscirci presto.
Intanto, mi godo la sua presenza.
Spero solo di non rovinare tutto, questa volta.

_____________________________________________________________________________________________

ANGOLO AUTRICE:

Ok, Buona sera ^^ 

Poche cose, prima di lasciarvi!

1- Vi aspettavate una reazione diversa, da parte di Alessia? Vi consiglio di aspettare il prossimo capitolo. Quando elaborerà per bene, tutte le informazioni ricevute.

2- Spero che la loro prima volta non vi sembri affrettata perchè, credetemi, ci ho pensato veramente tanto su come  e quando farla avvenire. Ho scritto e cancellato questo capitolo, almeno cinque volte!

3- Vi chiedo scusa per il ritardo: a qualcuno avevo detto che avrei aggiornato ieri, ma come vi ho detto prima, questo capitolo è stato veramente impegnativo.

4- Se vi chiedete quando Feffe le dirà del fatto che al volante c'era lei, vi dico che dovrete aspettare ancora un po'....rimarrete sorpresi!

Eh si, i misteri e i segreti non sono finiti (mi sento un po' come in Pretty Little Liars...non so se qualcuno di voi lo segue. E' inquietante quel telefilm)

Comunque, spero che vogliate lasciarmi i vostri pareri.
Sono a vostra totale disposizione per domande e curiosità.
Ovviamente sono ben accette anche le critiche :)

Un bacio e a presto ^^

Ps: Per il nome della ship, sappiate che se la giocano il Feffessa (non so perchè ma mi fa veramente ridere xD) e l' Aleffe.
Se avete altri nomi, suggerite pure ;)

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Capitolo 21
*** Il tatuaggio. ***


 
Rilassata e riposata.
Ecco come mi sento.
Sto decisamente bene.
 
Spero solo che, quando riaprirò gli occhi, tutto sarà vero.
Che non sia un mio solito sogno.
Ma che sia realtà.
 
Quindi, dovrei trovarmi nel letto di Feffe.
Lei accanto a me.
E completamente nude.
 
Ok, Alessia.
Conta fino a tre e poi apri questi benedetti occhi.
Ce la puoi fare, è semplice.
 
Uno.
Due.
Due e un quarto...
Due e mezzo...
Due...oh al diavolo!
 
Apro gli occhi e tiro un sospiro di sollievo.
Un sospiro felice.
Sono tra le braccia di Francesca.
La testa sul suo petto.
Un braccio sul suo stomaco.
Una gamba tra le sue.
 
Sorrido, osservandola.
Dorme beatamente.
L' espressione serena, il corpo rilassato.
E' perfetta.
 
Alzo il capo per osservarla meglio.
Un brivido mi sale lungo la schiena, ricordandomi che è nuda.
Nuda e bellissima.
 
I capelli spettinati, sparsi sul cuscino.
Un braccio intorno alla mia vita.
Il petto che si alza e si abbassa, ritmicamente...
E poi, poi il respiro mi si spezza in gola.
 
Come ho fatto a non notarlo prima?
Come ho fatto a non vedere quel piccolo tatuaggio all' altezza del cuore.
Quella piccola ma ingombrante "F".
 
F....di Federica.
F della sua ex ragazza.
Ragazza che amava profondamente e che, molto probabilmente, ama ancora.
 
Silenziosamente, abbandono il letto.
Recupero panni e intimo e esco di camera.
Mi dirigo nel bagno degli ospiti.
Chiudo la porta a chiave.
Mi fiondo in doccia, sotto il getto d' acqua calda.
 
Sospiro fustrata.
Chiissà quando se lo è fatto.
Prima dell' incidente?
Dopo?
 
Eppure sono convintissima di non averlo mai visto prima.
Forse lo nascondeva sotto del fondotinta.
E' possibile....no?!
E se, invece, se lo fosse fatto di recente?
No, no, voglio scacciare quel pensiero.
 
Insomma, abbiamo fatto l' amore stanotte.
Ora ci apparteniamo.
Mi sono donata a lei.
Feffe si è lasciata amare, dovrà pur contare qualcosa, no?!
 
Se prima mi trovavo a tre metri sopra il cielo, ora sono scesa a due.
Perchè al piano superiore, c'è Federica.
E mi sento oppressa da lei.
 
Come posso competere con lei?
Francesca ha rinunciato a tutto per quella ragazza...
Io quanto credo di poter contare?
Sicuramente, presto, si stancherà di me...
 
Lascio andare un altro sospiro.
Mi abbasso, recuperando un flacone di bagnoschiuma intravisto pochi minuti prima.
Non posso fare a meno di sorridere quando leggo che fraganza è.
Cocco e vaniglia.
Il profumo di Feffe...
 
Decido di usarne un bel po', così da avere il suo profumo addosso per tutto il giorno.
Così da sentirla vicina.
Da sentirla, mia..
 
Magari mi sto solo facendo dei trip mentali inutili.
Quel tatuaggio significa solo che non l' ha dimenticata e che non vuole dimenticarla.
Che l' amerà per sempre, ma che è andata avanti.
Si, è inutile fasciarsi la testa prima di rompersela.
 
Cazzo.
Sono felice.
Ho avuto la mia prima volta con una ragazza fantastica.
Sono innamorata come mai lo sono stata.
Quindi si, cazzo!
Voglio godermi questa felicità!
 
Soddisfatta dei miei ultimi pensieri, esco dalla doccia.
Mi asciugo velocemente corpo e capelli.
Indosso i vestiti e torno in camera da Feffe.
 
Sorrido, trovandola ancora immersa nel mondo dei sogni.
Mi dispiace svegliarla, ma tra poco Erica passerà per andare a scuola.
E voglio salutarla, prima di andare via.
 
Mi inginocchio in terra, davanti al suo viso.
Incrocio una mano tra i suoi capelli.
Inizio a lasciarle baci su tutto il viso.
 
-Buongiorno- sussurro, una volta che ha aperto gli occhi.
 
-mmm- mugula, passandosi una mano sulla faccia.
 
-Devo andare, Feffe- la informo, accarezzandole il viso -Erica sarà quì a momenti-
 
-No!- soffia, prendendomi per i fianchi e alzandomi di peso.
 
Mi porta sopra di lei.
Mi stringe a se.
La sento sospirare tra i miei capelli.
Ridacchio.
 
-Ti ricordo che ho scuola- punto le mani ai lati della sua testa, alzandomi leggermente, così da guardarla negli occhi.
 
-Resta quì- mormora, sfiorandomi il naso con il suo.
 
-Non posso, ho il compito di matematica- 
 
-Oggi, almeno, stiamo insieme?- chiede, speranzosa.
 
-sono con Erica- dico, in tono triste -ma tanto ci vediamo stasera! Con Ele, Cinzia e Bianca, no?!-
 
-Giusto- sorride.
 
Ok, se non mi lascia presto, non so quanto potrò resistere.
Insomma, avere il suo corpo nudo così vicino al mio, mi sta rendendo difficile alzarmi e andarmene.
L' unica cosa a cui riesco a pensare è di volerla sfiorare, toccare.
 
-Devo andare- ripeto, cercando di alzarmi.
 
Feffe, però, mi ricattura tra le sue braccia.
Punta i suoi occhi nei miei.
Mi strappa un bacio lento e dolce.
 
-Stanotte è stato magnifico- sussurra, con dolcezza.
 
-Si, lo è stato- le sorrido, accarezzandole una guancia.
 
Ricambia il sorriso, mollando la presa.
Lascia che mi alzi.
Poi, il suo sorriso dolce, tramuta in uno beffardo.
Infatti, dopo pochi secondi, si alza a sua volta lasciando che il lenzuolo le scivoli via dal corpo.
Degludisco a vuoto, davanti a quella visione magnifica.
 
La vedo avvicinarsi.
Mi cinge la vita, attirandomi a se.
Inizia a lasciarmi teneri baci su tutto il collo.
 
-Non dovevi andare?- soffia, al mio orecchio, con voce roca e sensuale.
 
-Sei una stronza- biascico, in preda a mille sensazioni diverse.
 
Sogghigna bastarda.
Fa scivolare una mano, fino a chiuderla a coppa sul mio sedere.
Porta una gamba in mezzo alle mie.
Inizia a spingerla contro il cavallo dei miei jeans.
Mi strappa un sospiro strozzato.
 
-Sì, sono una stronza- afferma, per poi liberarmi da quella presa e allontanarsi ridacchiando.
 
Rimango del tutto impalata sul posto.
Il respiro affannato e decisamente incredula.
Cioè, mi lascia quì così?
La risposta mi arriva, quando la vedo sparire in bagno.
 
-SALUTAMI ERICA- urla, da dietro la porta.
 
Si, Feffe.
Sei decisamente una stronza.
Una stronza con un corpo fantastico, però.
 
 
                                              **********
 
Felice.
Ecco cosa mi verrebbe da rispondere se, adesso, qualcuno mi chiedesse come sto.
Sono Felice.
Felice come non mi sentivo da troppo tempo.
 
E' incredibile come, quella piccola nana ricciola, sia riuscita a sconvolgere del tutto la mia vita.
Sconvolgere in meglio, naturalmente.
E' una cosa che, ancora, non riesco a spiegarmi del tutto.
 
Alessia è speciale.
Ed è mia.
E dopo stanotte, ne ho decisamente la conferma.
 
Sorridendo, esco dalla doccia.
Mi vesto e mi asciugo i capelli in fretta.
Ho un impegno con Nene, stamani.
 
Dobbiamo andare a fare la spesa per stasera.
Prevedo già che ci sarà un casino assurdo.
Conoscendo come sono Bianca e Cinzia da ubriache.
 
Saluto Terry e esco di casa.
Apro il cancello di Villa Sartoro con le mie chiavi.
Decido, poi, di suonare il campanello del portone, invece di entrare con le mia copia di chiavi.
Mi viene ad aprire Susy, la cameriera.
 
-Buongiorno, Susy! Sono quì per Ele- le sorrido, cordiale.
 
-Ciao Francesca! Vai pure, dorme ancora, come sempre!- scuote la testa divertita, facendomi entrare.
 
Come immaginavo.
Nene ama dormire.
Fosse per lei, dormirebbe tutto il giorno.
 
Salgo le scale, dirigendomi al piano superiore.
Tutte le volte, vengo bombardata da una marea di ricordi.
Li ributto indietro, cercando di non pensarci.
 
Silenziosamente, apro la porta della sua camera.
Entro nella stanza, chiudendomi l' uscio alle spalle.
Mi avvicino al letto.
 
Ele sta dormendo al centro.
Sdraiata a stella.
Le coperte, scivolate di lato.
La bocca aperta.
Sopprimo una risata a quella visione buffa.
 
Mi porto sul materasso, vicino a lei.
Inizio a scuoterla piano.
Ottengo solo un mugolio, mentre si gira su un fianco, dandomi le spalle.
 
-Nene- la chiamo, con tono dolce.
 
-Sto dormendo- è la risposta che ottengo.
 
-Dai! Dobbiamo andare a prendere le cose per stasera!- la spingo leggermente.
 
-Vacci tu-
 
-Guarda che chiamo Susy e le dico di buttarti giù dal letto!- la minaccio, puntandole un dito contro.
 
Bhè, Susy è una donnacciona tanto alta quanto larga.
Massiccia e moooolto robusta.
Molte volte ha alzato Ele di peso, buttandola in vasca.
 
-Ok, sono sveglia!- scatta a sedere, terrorizzata.
 
-Perfetto! Lavati, vestiti e andiamo!- salto giù dal letto, ridendo.
 
-Ti odio- mormora, dirigendosi poi in bagno, dopo avermi mostrato il dito medio.
 
 
 
 
-Che dobbiamo prendere?- domanda, sbadigliando, entrando nel supermercato.
 
-Alcolici, patatine...queste cose quì- rispondo, con un' alzata di spalle.
 
Annuisce.
La vedo sparire dietro uno scaffale.
Sospiro.
 
E' strana.
E' distratta e sembra...triste.
E' del tutto assente.
 
Credo sia ancora per la stessa cosa.
Lui.
Lui del quale neanche so il nome.
Non ne ha più parlato.
Non mi ha detto più niente.
 
So solo che, Nene, ha delle occhiaie assurde.
Un aspetto orribile.
E l' umore sotto terra.
Non mi piace vederla così.
Non mi piace per niente.
 
-Sei troppo allegra, oggi- sobbalzo, vedendomela spuntare all' improvviso -è successo qualcosa?-
 
-No- dico, sbrigativa, dirigendomi nel reparto alcolici.
 
-Certo, quindi questa tua espressione da post-sesso è del tutto casuale, vero?- 
 
-Ma come...-
 
-Ti ricordo che io la conosco- sorride, beffarda.
 
-Ok, evitiamo di tornare su questo argomento!- affermo, prendendo una bottiglia di BrancaMenta e infilandola nel carrello.
 
Ridacchia, allontanandosi.
Ok, avrà anche l' aria triste.
Ma rimane comunque la solita stronza.
 
-Feffe- mi richiama, voltandosi.
 
-Si?-
 
-Sono contenta per te- sorride dolce, per poi sparire di nuovo.
 
 
                                                 **********
 
E anche il compito è andato.
Mi stiracchio sulla sedia, al suono della campanella.
Mi volto verso Erica, impegnata a rivolgere insulti sottovoce, alla prof di matematica.
 
-Eri, ti ho fatto copiare tre esercizi, vedrai che almeno la sufficienza l' hai presa- cerco di rassicurarla.
 
-Se non prendo almeno 6, mia madre mi fa fuori!- sospira, sconsolata.
 
-Dai, ci parlo io con mamma Monica- le lascio un buffetto sulla guancia, strappandole un sorriso.
 
E' l' intervallo.
Tutti quelli di classe nostra, sono usciti in cortile.
Noi due abbiamo deciso di rimanere in classe.
Almeno così, evitiamo Chiara e Arianna.
E' già insopportabile, averle sedute di fronte.
Non fanno altro che lanciare frecciatine cattive.
 
-Non mi hai detto, perchè hai dormito da Feffe!- afferma, all' improvviso, addentando il suo panino.
 
-E' venuta a scusarsi e mi ha invitato a cena- rispondo, vaga.
 
Non posso dirle di Federica.
Non mi sembra corretto nei confronti di Francesca.
Credo che se vorrà, glielo dirà lei.
 
-Che cosa carina!- esclama, sognante.
 
-Si, abbiamo cenato e poi siamo andate a letto e abbiamo fatto l' amore- 
 
-Capisco..- annuisce, per poi sgranare gli occhi e lanciare in aria il panino -COSA???!!-
 
-Hai capito bene!- sorrido, felice.
 
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH- mi salta addosso, stringendomi in un abbraccio soffocante -e com'è stato? E' stata dolce? ti ha fatto male? Ti ha forzato? Vuoi che la uccida? E'..-
 
-Erica!- la prendo per le spalle, interrompendola -una domanda per volta!- scoppio a ridere -comunque, no, non mi ha forzata in alcun modo! E' stata dolcissima...- sorrido, ricordandomi quei momenti.
 
-Sarà meglio per lei- accompagna quelle parole con un cenno della testa -AAAAAAAAAAAAAAH SONO COSI' CONTENTA PER TE!!!- mi ricattura in una presa da orso.
 
-Erica, mi stai soffocando!-
 
-Aspetta!- si stacca, improvvisamente, guardandomi seria -avete usato precauzioni, vero?!-
 
-Erica...- la guardo, in un misto tra il divertito e lo scioccato.
 
-Oh, già...- 
 
Scoppio a ridere incontrollatamente.
E' veramente un' idiota.
In poco tempo si unisce alle mie risate.
Continuiamo così per diversi minuti, fino a quando non mi torna in mente una cosa.
Smetto di ridere, immediatamente.
 
-Cos'era quella storia del bacio?- le chiedo, alzando un sopracciglio.
 
-Oh, bbbhè- balbetta, colta di sorpresa -è possibile che io abbia detto a Feffe, che avrei voluto baciarla..-
 
-COSA?- 
 
-Si, ma era un momento dolcissimo dove lei mi stava consolando e poi è colpa sua! Insomma, è troppo figa! Dovrebbero farle una multa per troppa figaggine!-
 
-Non ci posso credere- mi porto una mano sulla fronte -sei veramente scema!- scuoto la testa, divertita -perchè ti stava consolando?-
 
-Niente di che...- risponde, sbrigativa.
 
-Erica- la richiamo, duramente.
 
-Ok- sospira, rassegnata -le ho detto che mi sentivo in colpa per quello che è successo con Chiara e Arianna..-
 
-Non è colpa tua, Eri- le dico, in tono dolce.
 
-Ma sono io che ti ho costretto a dirglielo..-
 
-Si, ma io volevo farlo!- le prendo una mano, intrecciando le nostre dita -ho capito che, se non mi accettano, sono solo problemi loro-
 
-Ti Voglio Bene, Ale- sorride, abbracciandomi.
 
-Te ne voglio anche io, scema- ricambio l' abbraccio, sospirando beata.
 
Il suono della campanella, interrompe quel momento diabetico.
Ci stacchiamo punzecchiandoci a vicenda.
Le dedico un ultimo sorriso, prima di rivolgere l' attenzione al prof appena entrato.
 
 
                                                    **********
 
-No, Cinzia! Non dare la birra a Terry!- corro dalla mia amica, strappandole la bottiglia di mano.
 
-Oh, andiamo! La vuoi privare delle cose belle della vita?!- mi domanda, sconcertata.
 
-Sei ubriaca e io non ti rispondo!- scuoto la testa divertita, allontanadomi.
 
Perfetto.
Non sono neanche le dieci di sera e ho già perso Cinzia.
Bianca è sulla buona strada.
Nene, non so neanche dove diavolo si è cacciata.
 
Tiro un sospiro di sollievo, quando sento suonare alla porta.
Mi fiodno ad aprire.
Sorrido, vedendo il viso dispiaciuto di Alessia.
 
-Scusami, non ce l'ho fatta a liberarmi prima!- si giustifica, entrando e chiudendo il portone.
 
-Shhh- la zittisco, costringendola contro la porta -ora sei quì, no?!- 
 
Non le do modo di rispondere.
Mi fiondo sulle sue labbra, rubandole un bacio dolce.
Porto le mani sui suoi finachi, attirandola a me.
 
-Prendetevi una camera!- quella voce ci interrompe.
 
Mi stacco dalla mia ragazza, voltandomi.
Trovo Nene che sorride beffarda.
Una bottiglia semi vuota di Vodka, nella mano destra.
Nella sinistra, uno spinello già avviato.
 
-Wow, che buon esempio di capitano- affermo, sarcastica.
 
-Oh, grazie! Mi ci impegno molto- risponde, di rimando -ciao Nana- saluta, prima di sparire in salotto.
 
-Vedo che hai tutto sotto controllo- ridacchia, Alessia.
 
-Ehi- esclamo, finta indignata -io non sono la balia di nessuno! Se vogliono bere e fumare, possono farlo. Tanto resteranno tutte a dormire da Nene- 
 
-Ho capito- sorride -dai andiamo dalle altre- mi prende per mano, andando in sala.
 
La scena che ci troviamo di fronte, è estremamente esilarante.
Bianca e Cinzia, che si picchiano sul tappeto per un cioccolatino.
Nene che fa da giudice.
 
-Arrenditi, troia!- esclama, Bianca, prendendo l' altra per i capelli.
 
-Troia sarai te, zoccola!- risponde, l' altra, mordendole un braccio.
 
Alessia scoppia a ridere, sedendosi sul divano.
Eleonora si limita a stapparsi una birra, lasciando a terra la bottiglia vuota di vodka.
Io vado a dividere le altre due.
 
-La volete smettere?!- alzo Bianca di peso, trascinandola lontano da Cinzia.
 
-Mi ha rubato l' ultimo cioccolatino!- piagnucola, cercando di liberarsi dalla mia presa.
 
-Avevi a essere più sveglia!- le fa una linguaccia, l' altra.
 
Sospiro rassegnata.
Mollo quella stupida in terra, ordinandole di stare seduta.
Prendo una birra, porgendogliela.
Ne porto un' altra a Cinzia.
Poi ne prendo una anche per me e mi vado a sedere accanto a Alessia.
 
-Ti prego! Fatele più spesso queste serate!- ride quest' ultima, poggiando la testa sulla mia spalla.
 
-Zitta e bevi, và!- le dico, passandole la bottiglia che ho in mano.
 
-Ok! Ora giochiamo a "Non ho Mai!"- propone, la nostra apertura.
 
-Inizio io!- afferma, Bianca -Non ho mai....fatto una cosa a tre!-
 
Cinzia scoppia a ridere, bevendo.
Nene la segue a ruota.
Alessia le guarda, incredula.
 
-Ehm, Ale, passami la birra..- mormoro, titubante.
 
Apre la bocca, senza dire niente.
Mi passa la bottiglia.
Mi guarda bere.
Poi, poi scoppia a ridere.
 
-Non ci credo- borbotta tra le risate -poi mi racconti, eh!- 
 
Tiro un sospiro di sollievo.
Menomale che non se l'è presa.
E' successo più di un anno fa, comunque.
Meglio lasciar perdere.
 
-sta a me!- scatta a sedere, Cinzia -Non ho mai....
 
 
                                                   ***********
 
 
Ok, amo ufficialmente queste loro serate.
Non ho mai avuto amicizie così.
Persone con le quali ubriacarmi e fare cazzate.
L' unica è Erica.
Ma non siamo ai loro livelli.
 
Bianca e Cinzia sono completamente andate.
Bianca è collassata sul tappeto.
Cinzia sta parlando a macchinetta con me, che faccio finta di ascoltarla.
Nene e Feffe, sono sparite in cucina a fumarsi l' ennessimo spinello.
O meglio, Nene fuma, Francesca cerca di farla ragionare.
 
Eleonora è strana, stasera.
Non mi ha punzecchiato come al solito ed è stata spesso per i fatti propri.
Sembra triste...
Boh.
 
-Cinzia- la chiamo, dopo che mi è balenata in mente un' idea -come era Federica?-
 
-Oh, ti ha parlato di lei?- ridacchia, totalmente ubriaca -Fede era eccezionale. Piena di energie e di tanta voglia di vivere. Riusciva sempre a coinvolgerti in ogni cosa- sorride notalgica, trovando un briciolo di lucidità -era una giocatrice fantastica e lei e Feffe, erano la coppia d' oro. Credevamo tutti, che non si sarebbero mai lasciate-
 
Quell' ultima affermazione mi fa stringere lo stomaco.
Tutti i dubbi e le paure di questa mattina, tornano a impossessarsi della mia mente.
Francesca è ancora innamorata di lei, così tanto, da non poter amare me.
 
-Ok, andiamo, scoppiate!- Eleonora fa la sua comparsa in salotto, battendo le mani -andiamo a dormire che domani pomeriggio abbiamo una partita tosta!-
 
-Agli ordini, capitano- Cinzia scatta in piedi salutando prima me e poi Feffe, seguendo successivamente fuori di casa Nene e Bianca.
 
Osservo Francesca, riunire un po' in giro.
Faccio per alzarmi e aiutarla, ma mi fa cenno di rimanere seduta.
Riunisce per un altro paio di minuti, poi si lascia cadere accanto a me.
 
-Ti sei divertita?- mi chiede, sorridendomi dolce.
 
-Molto- rispondo, con un tono impassibile.
 
Non volevo usare quel tono di voce.
Ma quei pensieri mi frullano ancora in testa e non riesco a cacciarli.
Ho paura di essere solo un rimpiazzo...
 
-Che hai?- domanda, accorgendosi che qualcosa non va.
 
-Vieni a dormire da me- le dico, invece, spiazzandola -i miei non ci sono-
 
-Ale, ma...-
 
-Ti prego- mormoro.
 
Non voglio separarmi da lei.
Ho bisogno di sentirla vicina.
Di sentirtla mia.
Ho bisogno che mi aiuti a mandar via questi dubbi, queste preoccupazioni.
 
-Vado a prendere dei panni, allora- si alza, senza aggiungere altro.
 
 
 
La osservo spogliarsi e mettersi i vestiti per dormire.
I suoi soliti pantaloncini e quella maglietta scolorita, che però adoro.
Mi raggiunge sotto le coperte.
 
Si stende su un fianco, nella mia stessa posizione.
siamo una di fronte all' altra.
Mi scruta.
 
-Mi dici, per favore, cosa c'è che non va?- mi domanda, all' improvviso.
 
-Io..-
 
-Ti sei pentita di quello che è successo ieri notte?- m' interrompe, sospirando.
 
-No!- mi affretto a rispondere -certo che no!- ripeto, avvicinandomi a lei.
 
Porto una mano sul suo volto.
Intreccio le gambe con le sue.
Sospiro.
 
-Allora che c'è?-
 
-Ho visto il tatuaggio- confesso, abbassando lo sguardo -quello sul petto-
 
-Oh- afferma, sorpresa -e non potevi semplicemente dirmelo?- mi alza il mento con due dita, così da guardarmi negli occhi -l'ho fatto dopo l' incidente- mi rivela -cercavo un qualcosa, per sentirla più vicina..-
 
Non le rispondo.
Mi limito a nascondere il volto nell' incavo del suo collo.
A stringermi a lei.
 
-Piccola..-
 
-Abbracciami- sussurro, interrompendola.
 
Stranita, fa come le ho chiesto.
Mi avvolge la vita con le braccia.
Mi attira ancora più a se.
Mi lascia un bacio tra i capelli.
 
-Sei la cosa più bella che ho- mormora al mio orecchio -non dubitarne mai-


_____________________________________________________________________________________________

ANGOLO AUTRICE:

Buona Sera ^^

Eccomi quì con un nuovo capitolo.
Come avrete capito, è di passaggio.
I prossimi saranno più movimentati.

Ci saranno scoperte, sorprese e flashback!
Insomma, le cose si faranno più interessanti.
Le cose semplici e falici, piacciono a tutti......ma non sarebbe reale.

Spero di avervi fatto sorgere qualche domanda e un po' di curiosità.
Aspetto le vostre impressioni!
Come al solito, sono a vostra disposizione per qualsiasi domanda o curiosità (scusatemi la ripetizione).

Un bacio e a presto ^^

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Capitolo 22
*** Keep Calm. ***


 
Un gioco di sospiri.
Una lotta di gemiti.
Mani che si cercano.
Cuori che si trovano.
 
Parole sussurrate.
Desideri espressi.
Nomi sospirati.
Sensi che si ampliano.
Piacere, goia, amore.
 
Corpi sudati.
Corpi che si muovono allo stesso ritmo.
Corpi che si fondono.
Corpi poi stremati, che si godono il contatto reciproco.
 
-Buongiorno- sussurra, Feffe, lasciandomi un bacio a fior di labbra, per poi lasciarsi cadere al mio fianco.
 
-Oh, lo è stato- sospiro beata, stiracchiandomi.
 
Mi giro su un fianco, di fronte a lei.
E' stesa pancia in su, intenta a contemplare il soffitto.
Il respiro, ancora un po' affannato.
 
Mi perdo a fissare il suo corpo nudo.
Le sue curve perfette.
Le sue forme toniche e sode.
E' semplicemente bellissima.
 
Stamani mi sono svegliata con lei addosso.
Era già sopra di me, impegnata a lasciarmi sciee di baci umidi sul collo.
E' stato decisamente un buon risveglio.
 
Certo, tutto questo mi ha fatto piacere.
C'è una cosa, però, che mi preoccupa.
Il suo sguardo.
 
E' di nuovo assente.
Persa in chissà quali pensieri.
Smarrita non so dove.
Ma penso di sapere il motivo.
 
Mi avvicino a lei, silenziosamente.
Metto una mano sulla sua guancia, facendole voltare il viso verso di me.
Le sorrido.
 
-Rendimi partecipe- sussurro, sfiorandole il naso con il mio.
 
E' un gesto nostro.
Un gesto che mi rassicura immediatamente.
che mi trasmette la sua dolcezza, il suo amore.
Spero di riuscire a trasmetterle le stesse mie sensazioni.
 
-E' complicato- sospira, abbassando lo sguardo.
 
-Provaci- la sprono, cercando i suoi occhi.
 
Mi fissa, scrutandomi.
Abbozza un timido sorriso.
Lascia andare un sospiro teso, prima di parlare.
 
-Oggi rivedrò persone che ho lasciato tempo fa, alcune delle quali, non mi hanno perdonato di averle lasciate- rivela, giocherellando con le nostre dita intrecciate.
 
Lo sapevo che era per quello.
Ero certa che, il suo malumore, dipendesse dalla partita di oggi pomeriggio.
Firenze contro Prato.
 
Lorenzo, un paio di giorni fa, mi spiegò alcune cose.
Mi disse che, Francesca, non vede le sue ex compagne da quando se n'è andata.
Perchè il Prato retrocesse lo stesso anno che Feffe se ne andò.
Quindi, non ha più giocato contro il Firenze.
Alcune sue compagne, danno la colpa a Feffe per la retrocessione.
Sono convinte che se lei non se ne fosse andata, avrebbero mantenuto la posizione.
 
-Hai spiegato, loro, perchè te ne sei andata?- le chiedo, intrecciando la mano libera tra i suoi capelli.
 
-Ho detto semplicemente che mi dovevo trasferire- risponde, sospirando -dopo che i miei mi cacciarono di casa, continuai ad andare agli allenamenti regolarmente, come anche a scuola- spiega, stringendo la presa tra le nostre mani -Ho vissuto due mesi per strada, prima che Nene mi obbligasse ad andare da lei. A quel punto, dissi alle mie compagne, che me ne sarei andata-
 
Questo me lo ha detto anche Lorenzo.
Mi chiedo ancora perchè, Francesca, abbia dato retta a Eleonora e non a lui.
Non riesco a spiegarmelo.
Ma non è importante, adesso.
 
-Dopo, loro, scoprirono di me e di Federica e si arrabbiarono molto. Se la presero anche con lei, una sera, aggredendola sia verbalmente che fisicamente- 
 
-Sono solo delle stupide- sbotto, poggiando la fronte contro la sua -fregatene di quello che pensano loro, Feffe!- dico, sfiorando le sue labbra con le mie, ad ogni parola -loro non sanno niente, non ti possono giudicare-
 
-Non sanno niente, perchè io non gli ho detto niente- mormora -in fondo, non hanno tutti i torti ad avercela con me. Io le ho abbandonate nel momento del bisogno, ero il loro capitano e le ho lasciate senza una spiegazione..-
 
-Questo, però, non gli da il diritto di aggredire qualcuno- affermo, contrariata -non è colpa tua se a loro torna comodo pensarla così- le sorrido, avvicinandomi ulteriormente al suo corpo -potevano chiederti di spiegargli le cose, ma non lo hanno fatto. Quindi,- inizio, rubandole un bacio a fior di labbra -quindi scendi in campo, oggi, e dai il meglio di te. Fregatene del resto ok? Io sarò lì a guardarti e a fare il tifo per te-
 
Finalmente la vedo sorridere.
Un sorriso spontaneo e sincero.
Il mio cuore fa le capriole, diventando più leggero.
 
-Ti ho già detto quanto ti adoro?- chiede, rotolando sopra di me.
 
-No, non mi sembra- sorrido, divertita.
 
-E ti ho già detto quanto sei bellissima?- 
 
-Non oggi- rido, incrociando le braccia dietro la sua schiena.
 
Avvicina il viso al mio.
Mi accarezza una guancia, senza smettere di sorridere.
La sua bocca è a un millimetro dalla mia.
 
-Sei bellissima- sussurra, azzerando la distanza e posando le sue labbra sulle mie.
 
Lascio che dischiusa le labbra.
Lascio che accarezzi la mia lingua con la sua.
Lascio che giochino insieme per un po', prima di staccarmi.
 
-Ok, i miei non tornano prima di pranzo- constato -quiiiindi- capovolgo le posizioni, portandomi sopra di lei -direi di riprendere da dove abbiamo lasciato poco fa- 
 
-Concordo- sorride maliziosa, prima di ricatturare le mie labbra in un nuovo bacio.
 
 
 
                                        ***********
 
Ansia.
Sento solo ansia.
E non la solita ansia prima di ogni partita.
E' un' ansia diversa.
 
E' un' ansia racchiusa in un bozzolo.
Un bozzolo costituito da preoccupazione e paura.
Un mix micidiale.
 
Preoccupazione che qualcosa possa andare storto.
Che le mie ex compagne facciano o dicano qualcosa che possa far tornare la "vecchia Francesca".
Paura che io non riesca a controllare quella parte di me.
 
Questa volta non c'è Federica a tranquillizzarmi.
Non c'è la sua presenza a mettere un freno a quel lato del mio essere.
c'è Alessia.
E lei, non sa neanche l' esistenza di quella parte.
Ho paura perchè, Nene, non basterà a rassicurarmi.
 
-Stai tranquilla- Alessia mi stringe la mano intrecciata alla sua, cercando di farmi stare calma -andrà tutto bene-
 
-Lo spero tanto- sospiro, abbozzando un sorriso.
 
Stiamo camminando mano nella mano.
Abbiamo appena raggiunto il campo.
Tra poco dovremmo separarci.
Devo andare nello spogliatoio a cambiarmi.
 
Questa mattina le sue parole mi hanno un po' confortato.
E' stato incredibile come è riuscita a risollevarmi il morale.
Ma, questo, ha confermato ancora una volta che lei è speciale.
 
-Bene, Bene, Bene- quella voce femminile, mi fa voltare di scatto.
 
Mi trovo davanti una vecchia conoscenza.
Alta, slanciata, capelli lunghi neri e occhi castani.
Emily.
 
-Ciao, Em- saluto, con tono impassibile.
 
-Ciao, Feffe- ricambia con lo stesso tono -vedo che hai cambiato gusti- afferma, indicando Alessia.
 
-Lei non c'entra niente, lasciala fuori- ringhio, facendo un passo avanti.
 
-Tranquilla- sorride, amara -non farei mai niente di male alla ragazza del mio ex capitano- 
 
Serro i pugni.
Mi sento addosso, lo sguardo sorpreso di Alessia.
Lancio uno sguardo duro alla persona di fronte a me.
 
-L'ho già sentita questa frase- le dico, duramente.
 
-Quella troietta se l'è meritato- sogghigna, riferendosi a Federica.
 
sento il sangue ribollirmi di rabbia.
Come osa parlare di lei in quel modo?
Nessuno deve permettersi di nominarla, specialmente così.
 
Lascio la mano di Alessia.
Scatto in avanti, con tutta l' intenzione di colpirla.
Però, una presa forte e sicura sulla mia spalla, mi blocca sul posto.
 
-Che succede quì?- Nene si para davanti a me, incrociando le braccia.
 
-Niente che t' interessi, Santoro-  le ringhia contro, dedicandole un' occhiataccia.
 
-Allora, dato che non sta succedendo niente, perchè non vai dalla tua squadra a prepararti per la partita?-
 
-Stavo giusto andando- sorride falsamente, prima di tornare a rivolgersi a me -preparati a perdere, Francesca- dice, andandosene successivamente.
 
Immobile.
Sono totalmente immobile e con lo sguardo puntato dove, fino a poco tempo prima, c'era Emily.
Le mani stretta a pugno.
La mascella serrata.
Il respiro pesante.
 
-Alessia, vai sulle tribune, ok?- le dice la mia amica, indicandole gli spalti.
 
-Ok- acconsente -stai calma- mi sussurra, dopo avermi lasciato un bacio sulla guancia.
 
Nene aspetta che si allontani, prima di parlarmi.
Mi si para di fronte.
Mi incornicia il volto con le mani.
Cerca il mio sguardo, puntanto le sue iridi di ghiaccio, nelle mie.
 
-Non devi starla a sentire ok? Né lei, né le altre- mormora dolce -scendiamo in campo, giochiamo e poi ognuno andrà per la sua strada- mi butta le braccia al collo, stringendomi forte -andrà tutto bene, Scricciolo- sussurra, sentendomi ricambiare l' abbraccio.
 
 
                                                  ***********
 
Raggiungo Erica, Lorenzo e Alessandro sulle tribune.
Mi lascio cadere accanto alla mia amica.
Lo sguardo dritto davanti a me.
La mente del tutto staccata e fissa sulla scena di poco prima.
 
-Che hai?- mi chiede, Erica, preoccupata.
 
-Io e Feffe abbiamo avuto uno spiacevole incontro- rivelo.
 
-Chi?- domanda, Lorenzo, in ansia.
 
-Una certa Emily- mormoro, alzando le spalle.
 
-Oh, no- afferma, il ragazzo.
 
-Oh, no, cosa?- porto l' attenzione su di lui, immediatamente.
 
Lo vedo sospirare, teso.
Il suo sguardo preoccupato, non mi tranquillizza per niente.
Nemmeno quello di Alessandro.
Sono totalmente terrorizzati.
 
-Emily era l' amica più stretta di Francesca, quella della squadra con cui aveva legato di più- spiega, sospirando -ed è anche quella che, insieme ad altre quattro, accerchiò Federica per poi aggredirla fisicamente-
 
Si, anche Erica sa di F.
Feffe dopo che me ne ha parlato, ha dato il via libera a Lorenzo per dirlo alla mia amica.
Ha detto che era giusto così, essendo la mia migliore amica e la ragazza del suo migliore amico.
Ma non ce l' ha fatta a dirglielo lei di persona.
E posso perfettamente capirla.
 
-Perchè lei e non Feffe?- chiedo, confusa.
 
-Perchè loro dettero la colpa a Fede, per l' abbandono di Francesca- 
 
-Ma non ha senso!- sbotto, arrabbiata.
 
-Lo so- s' intromette, Alessandro -Francesca, dopo quell' episodio, si presentò al campo di Prato infuriata più che mai. Iniziò una rissa. Lei da sola, contro tutte loro. Ne uscì mal ridotta, ma anche molte di loro uscirono malconce-
 
-Ma neanche una, appoggia Feffe?- domanda, incredula, la mia amica.
 
-Si, ovviamente. Qualcuna si, ma comunque poche-
 
-che schifo di persone- affermo, portando l' attenzione alle Squadre che scendono in campo.
 
-Già- rispondono in coro, gli altri tre.
 
 
 
 
La partita è iniziata.
E' una partita molto fisica e combattuta.
Non si cerca di evitare il placcaggio.
Si cerca l' avversario.
Lo si punta, tentando di batterlo.
Di superarlo fisicamente.
 
Ecco, perchè, ci sono stati molti cartellini gialli.
Due persone uscite per infortunio.
Tre inizi di rissa, sventati.
 
Eleonora cerca di far mantenere la calma.
Emily, il capitano dell' altra squadra, provoca invece in tutti i modi, cercando di far finire la partita a botte.
La conosco da nemmeno un giorno e già la odio.
 
Feffe ha subito parecchi falli.
Placcaggi duri.
Offese.
Nonostante tutto, non ha mai reagito.
Ha risposto con i fatti, sul campo, segnando tre mete di fila.
Il Firenze sta vincendo in modo netto.
Ed è anche per questo che, le avversarie, sono nervose e irascibili.
 
-Oddio che corpo fantastico!- esclama, Erica, vedendo Francesca alzarsi la maglia per pulirsi la faccia.
 
-EHI!- esclamiamo in coro, io e Lorenzo, indignati.
 
-Oh andiamo! Tu te la porti a letto- dice, indicando me -mentre tu, vorresti tanto farlo!- indica il suo ragazzo, per poi incrociare le braccia al petto -quindi, perchè non dovrei volerlo anche io?-
 
-Non ha tutti i torti, in effetti- bisbiglia Alessandro.
 
-Zitto tu!- diciamo di nuovo insieme, verso di lui.
 
-Oh, dai,- sbuffa, la mia amica -mica ho detto che lo farò! E poi lei ha occhi solo per te e....OH CAZZO!- urla, portandosi le mani alla bocca, fissando il campo.
 
La tribuna scoppia in un boato sorpreso.
Volto di scatto la testa.
Vedo distintamente, Feffe, tirare un pugno a Emily.
Nene che cerca di bloccarla, invano.
 
La mia ragazza, scatta come una furia verso un' altra ragazza.
Le rifila un cazzotto nello stomaco, facendola piegare su se stessa.
Alla fine, Bianca e Cinza con l' aiuto di Eleonora, riescono a bloccarla.
L' arbitro si porta davanti a lei, mostrandole il cartellino rosso.
Le ragazze, la portano fuori dal campo, verso lo spogliatoio.
 
Mi alzo subito in piedi.
Corro giù per gli scaloni.
Vedo, intanto, tornare in campo Cinzia e Bianca.
Affretto il passo, dirigendomi dove le ho viste sparire poco prima.
 
Arrivo negli spogliatoi.
Spalanco la porta.
Trovo Francesca e Eleonora a litigare.
E poi, poi sento qualcosa che mai avrei voluto sentire.
 
 
                                                **********
 
Le parole di Nene non sono servite a niente.
Non mi hanno tranquillizzato.
Non sono riuscite a calmarmi.
 
Mi scorta nello spogliatoio, dove tutte le altre si stanno già cambiando.
Come entro, piomba il silenzio.
Si voltono a guardarmi.
 
OVviamente loro sanno tutto.
Sono state presenti in tutta la storia mia e di Federica.
Hanno visto la ma felicità e poi, il mio dolore.
 
Abbozzo un sorriso, andandomi a sedere sulla panca.
Nene si siede vicino a me.
Mi sprona a cambiarmi.
Cosa che faccio immediatamente.
 
Una volta che siamo tutte pronte, Ele ci richiama.
Ci riuniamo in un cerchio.
Abbacciate strette, l' una all' altra.
 
Nene fa il solito discorso pre-partita.
Ci infonde forza e coraggio.
Ci trasmette la grinta e la voglia di vincere.
 
Dopo, succede qualcosa che non mi aspettavo.
Si stringono intorno a me.
Sussurrano frasi e parole confortanti come:
 
"Non sei da sola, siamo una Squadra"
 
"Siamo una famiglia e affronteremo questo insieme"
 
"Non pensarci Feffe, pensa a quando dopo ci riempiremo di birra!" 
 
Si, ok.
L' ultima era da parte di Cinzia.
Cinzia, che è riuscita a strapparmi una risata.
Ancora una volta, trovo il sostegno di cui avevo bisogno, in loro.
Loro che sono la mia roccia.
La mia casa.
La mia famiglia.
 
 
 
 
-Ehi, tutto ok?- Nene mi aiuta a rialzarmi, dopo l' ennesimo duro placcaggio subito.
 
-Si- rispondo, freddamente, schierandomi nella mia posizione.
 
Sono al limite della sopportazione.
Non ce la faccio più a reggere gli insulti e i falli.
Non tanto quelli rivolti a me.
Quelli non mi fanno effetto.
Sono quelli rivolti alle mie compagne di squadra, che mi fanno innvervosire.
 
Loro non c'entrano niente con tutto questo.
Non dovrebbero prendersela con loro.
Dovrebbero rifarsi solo ed esclusivamente con me.
 
Sospiro, guardando di fronte a me.
Il gioco riprende.
La palla arriva veloca a Emily.
Ala dell' altra squadra.
 
Corre veloce, cercando di battermi in velocità.
Mossa stupida.
Sa che sono più veloce di lei.
 
La raggiungo senza difficoltà.
La placco da dietro, buttandola fuori dal campo.
Lei si rialza con fatica, sogghignando nella mia direzione.
 
-Guardati, Feffe- ridacchia -la tua vita non ha un senso, hai mollato noi e tutto il resto per cosa? Per una puttanella da quattro soldi, che poi è morta-
 
E lì, lì non ci vedo più.
La rabbia prende il possesso di me.
E questa volta, questa volta non c'è Federica a fermarmi.
 
Mi libero dalla presa di Nene, corsa nella nostra direzione non appena udite quelle parole.
Scatto verso Emily.
Le mollo un pugno in piena faccia, facendola cadere a terra, priva di sensi.
 
Vedo Luisa, un' altra mia ex compagna, venirmi incontro con la mano alzata.
Senza pensarci, mi scaglio verso di lei.
Le lascio un cazzotto in pieno stomaco.
La vedo cadere sulle ginocchia, piegata su stessa a tossicchiare.
 
-Basta, Feffe!- Cinzia mi circonda la vita con le braccia, da dietro.
 
-Dai, non ne vale la pena- afferma, Bianca, bloccandomi i polsi lungo i fianchi.
 
Arriva anche Nene, che mi si para di fronte.
Mi guarda duramente.
In uno sguardo misto tra sofferenza e arrabbiatura.
 
Non sento niente intorno a me.
Sento solo quelle parole, pronunciate con cattiveria, rimbombarmi nella testa.
Puttanella.
Morta.
 
Vedo l' arbitro alzare il cartellino rosso nella mia direzione.
Mi sento trascinare via.
Sono del tutto estranea al mio corpo.
 
Le gambe molli.
Le mani che mi tremano.
La testa che mi scoppia.
E rabbia, tanta rabbia, scorrermi dentro le vene.
 
D' un tratto sento la porta dello spogliatoio sbattere.
Le mani di Nene sulle mie spalle.
Mi scuote forte, urlandomi parole in faccia, che non sento.
Che mi entrano da un orecchio e mi escono dall' altro.
 
Federica non era una puttanella.
Era la persona migliore che io abbia mai conosciuto.
Era il ritratto della perfezione.
Era..
 
-FRANCESCA!- sbraita, circondandomi il viso con le mani e scuotendomi -MI STAI ASCOLTANDO?-
 
Punto gli occhi nei suoi.
Torno in me.
Che diavolo ho fatto?
 
-Che ti è saltato per la testaa, eh? So che quello che ha detto ti ha ferito, ha ferito anche me, ma non dovevi reagire così!- ringhia -sei scesa al suo livello e cosa ci hai guadagnato? Un bel niente!-
 
-Se lo è meritato!- sbotto, indietreggiando di qualche passo.
 
-NON DOVEVI REAGIRE!- urla, di nuovo.
 
-Tu non capisci!-
 
-Si, invece!- ribatte, duramente -Lei era la persona più importante della mia vita!- mormora -so come ti senti, so cosa provi! Lo provo anche io! E so anche che lei non avrebbe voluto questo! Avrebbe voluto che tu restassi calma! Te lo disse anche quella volta, te lo ricordi? Ricordi cosa ti disse quando andasti a Prato a fare quella maledetta rissa?- mi punta un dito contro, alzando di nuovo la voce.
 
Si, che me lo ricordo.
Si arrabbiò molto.
Diceva che io ero migliore di così.
Che quella parte violenta di me, non doveva più uscire.
Che dovevo imparare a sopprimerla.
A sopprimerla anche senza il suo aiuto.
Ma come posso fare?
 
-Che non si risolve niente con la violenza- sussurro, abbassando lo sguardo.
 
-Esatto, Feffe- conferma, sempre con quel tono duro -Non sei da sola! Siamo insieme in tutto questo! Dobbiamo aiutarci!-
 
-E COME?- sbotto, urlandole contro -FINENDO A FARE SESSO, PER RABBIA, COME L' ULTIMA VOLTA?!-
 
Mi blocco.
Mi blocco quando vedo la porta aprirsi.
Quando vedo la porta aprirsi e entrare Alessia.
 
Alessia che mi guarda incredula.
Gli occhi lucidi e pieni di delusione, di dolore.
La bocca leggermente aperta.
Una mano ferma sulla maniglia.
 
-Alessia- soffio, facendo due passi verso di lei.
 
Scuote la testa in un cenno negativo.
Indietreggia lentamente.
Mi guarda un' ultima volta, prima di voltarsi e correre via.
 
 
 
_______________________________________________________________________________________________


ANGOLO AUTRICE:

Ma buona sera ^^
Oh almeno, spero che lo sia.

Allora, piaciuto il capitolo?
Spero di si.
Insomma, ci ho buttato dentro tante informazioni.
E diaciamo che è abbastanza movimentato, no?

Non aggiungo altro.
Vi dico solo che, nel prossimo capitolo, vi aspetterà un flashback!
Chissà, magari accontenerò il desiderio di qualcuno ;)

Vi lascio!
Spero di leggere presto, le vostre impressioni e aspettative!
Un bacio ^^
 
 
 

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Capitolo 23
*** Un tuffo nel passato. ***


 
 
Poco più di un anno prima...
 
 
E' già passato un anno.
Un fottutissimo anno.
Un anno che Lei non c'è più.
 
Lascio andare una risata amara.
Una risata colma di rancore.
Rancore verso me stessa.
Una risata da persona fuori di sé.
Da persona, annebbiata dall' alcool.
 
Mi rigiro tra le lenzuola.
Pancia in su.
La bottiglia di vodka, stretta tra le braccia.
 
Penso che ho fatto bene a trasferirmi quì.
Penso che non avrei retto tutte quelle fotografie.
Tutti quei ricordi.
Quegli spezzoni di vita che mi tornano in mente, prepotenti.
 
Il cellulare s' illumina.
Squilla di nuovo.
A vuoto.
A vuoto, perchè non risponderò.
Come le volte precedenti.
Non ho bisogno di Nene e dei suoi "non è colpa tua".
 
Fanculo.
Sarebbe più facile se mi prendesse a pugni.
Se m' insultasse.
Se mi dicesse che si, cazzo, è colpa mia.
 
Era la sua migliore amica, no?
E allora perchè non ce l' ha con me?
Perchè non mi odia?
Dovrebbe farlo.
Dovrebbe odiarmi.
Sarebbe giusto.
 
Finisco di bere quella bottiglia.
A goccia.
Lascio che mi senta la gola andare in fiamme.
Come in fiamme, è il mio animo da quella sera.
 
Sospiro e mi giro su un fianco dando le spalle alla porta, quando sento il portone di casa sbattere.
Non la voglio vedere.
Non voglio che venga quì.
 
-Francesca- Nene entra in camera, avvicinandosi al letto -perchè diavolo non mi rispondi?-
 
E' arrabbiata?
Arrabbiata perchè non le ho risposto?
Dovrebbe essere arrabbiata, perchè le ho portato via la persona più importante per lei!
Non perchè non ho risposto alle sue fottutissime telefonate.
 
-Allora? Pensi di darmi una risposta?- posso immaginare come, nervosamente, si sia passata una mano tra i capelli.
 
-Vattene- soffio, lasciandomi cadere la bottiglia dalle mani.
 
La osservo mentre, lentamente, rotola sul pavimento.
Inclino la testa, seguendo il suo percorso.
Sobbalzo, quando va a sbattere contro il comodino.
 
-Feffe!- ringia, portandosi sul letto e afferrandomi rabbiosamente una spalla, facendomi voltare -guarda che non ti serve a niente, ridurti così!-
 
-Non sono affari tuoi!- dico, girando la testa dall' altra parte.
 
-Lo sono, invece!- ribatte, con tono duro -lo sono da quando sei entrata nella sua vita!-
 
-Bhè, ora non c'è più. Quindi, non devi più preoccuparti per me-
 
-che cavolo dici?!- sbraita, lasciando la presa sulla mia spalla.
 
-Lasciami in pace, ok?- scatto a sedere, guardandola dritta negli occhi -è colpa mia se è morta! E' colpa mia se non fa più parte della tua vita! Avevi ragione! Non andavo bene per lei! Dovevi insistere, convincerla a non avere niente a che fare con me! Fanculo Nene! Sarei dovuta morire anche io!-
 
Posso vedere come il suo sguardo, sorpreso, tramuti in uno pieno di rabbia.
Non mi sposto, quando la vedo alzare il pugno.
Lascio che il suo colpo, arrivi dritto sulla mia guancia destra.
 
Lascio che si sfoghi su di me.
Lascio che continui a colpirmi.
Sul volto, sullo stomaco, sulle braccia.
Non provo neanche a pararmi.
 
Mi si porta a cavalcioni.
Chiudo gli occhi.
Non sento neanche dolore.
Probabilmente è l' effetto dell' alcool.
Oppure è la mia coscienza che sa di meritarselo.
 
-Reagisci!- urla, scagliandomi l' ennesimo colpo.
 
-No- mormoro.
 
-COLPISCIMI!- urla di nuovo, mollandomi un cazzotto nello stomaco.
 
-No- ripeto.
 
-Fede era una stupida, se amava una codarda come te!- dice, all' improvviso.
 
Quelle parole mi fanno immobilizzare ulteriormente.
Fede...stupida.
Non può averle dette davvero.
 
-Magari ti tradiva pure!- afferma, con cattiveria.
 
Qualcosa dentro di me si smuove.
A quelle parole, i miei sensi si risvegliano.
Apro gli occhi di scatto.
 
Afferro Nene per le spalle, levandomela di dosso.
Le salgo sopra.
Le blocco le mani ai lati della sua testa.
 
-RITIRA QUELLO CHE HAI DETTO!- le urlo, in faccia, fuori di me.
 
-E' la verità!- 
 
-NO!- le scaglio un pugno sul viso.
 
-RITIRALO!-
 
Scuote la testa in un cenno negativo.
Ringhio di rabbia.
Le resituisco i colpi di prima.
Ma lei non fa come me poco fa.
Lei reagisce.
 
Si libera dalla mia presa.
Mi tira un calcio, spingendomi di lato.
Poi si scaglia su di me.
 
Continuiamo a picchiarci per diversi minuti.
Il dolore fisico che passa in secondo piano.
Quello dell' animo, che alimenta la furia.
 
Ora Nene è sopra di me, a cavalcioni.
Mi blocca le mani ai lati della testa.
Cerca di regolarizzare il respiro.
 
La luce che proviene dalla finestra, si proietta sulla sua schiena.
Inclino la testa.
Non può essere.
 
I capelli di Ele, d' un tratto, diventano dello stesso biondo di Federica.
I suoi occhi celesti, appaiono di un verde smeraldo.
E' l' effetto dell' alcool, vero?!
 
-Fede- sussurro.
 
-Mi manca molto- mormora, Nene, poggiando una mano sulla mia guancia.
 
-E' colpa mia-
 
-Smettila di dirlo- sfiora il suo naso con il mio, poggiando poi la fronte contro la mia.
 
Punto gli occhi nei suoi.
Ho così tanto bisogno del calore di un altro corpo.
Dell' affetto di un' altra persona.
 
Lo sguardo varia dalle sue iridi di ghiaccio, alle sue labbra.
Fa quello stesso percorso un paio di volte.
La rabbia che sento, mi fa desiderare di possederle.
 
-Fallo- sussurra, spiazzandomi -se ti fa stare meglio, fallo-
 
-Ma..-
 
-Fallo- ripete, con più convinzione.
 
Torno a immaginare il volto di F.
Immagino lei, al posto di Nene.
Immagino il suo corpo.
Chiudo gli occhi.
Poi, poi con rabbia scontro le mie labbra con le sue.
 
Non c'è niente di dolce.
Non c'è niente di romantico.
Niente di passionale.
Non c'è amore nei miei gesti.
E nemmeno nei suoi.
 
C'è solo rabbia.
Rabbia nello strapparci i vestiti di dosso.
Nel rubarci baci disperati.
 
C'è frustrazione.
Senso di abbandono.
Bisogno di non pensare.
Di lasciarsi andare.
 
C'è disperazione e consapevolezza.
Disperazione per la mancanza di una persona.
Consapevolezza che quel corpo contro il tuo, non è il suo.
Non potrà mai più essere il suo.
Consapevolezza che quella presenza dentro di te, non è lei.
Che quella persona che si muove con te, non sarà mai Lei.
 
Geme di dolore a causa delle mie spinte irruente.
Dettate dalla rabbia.
Rabbia.
E' solo lei la protagonista di questo amplesso.
 
-Non è vero che ti ha tradito- ansima, entrando in me -e non era stupida-
 
Una lacrima mi scende sul viso a sentire quel contatto.
E' così diverso dal suo.
Il suo era dolce, lento, gentile.
Sfiorava la mia pelle, come se fossi fatta di vetro.
Per quanto io tenga a Nene, non potrà mai essere lei.
 
Ci stendiamo, accanto, sfinite.
I respiri irregolari.
I corpi che ancora tremano.
 
E poi, poi prendo atto di tutto quello che è successo, di colpo.
Mi risveglio come se avessi fatto una doccia fredda.
che diavolo abbiamo fatto?
 
Scatto in piedi.
Rinizio a vestirmi, velocemente.
Non doveva succedere.
 
-Feffe- mi chiama, Nene, mettendosi a sedere, coprendosi con il lenzuolo -tranquilla, è tutto ok-
 
-No!- mi volto nella sua direzione -Non dovevo farlo!-
 
-Lo abbiamo fatto in due-
 
-Abbiamo sbagliato!- ribatto, infilandomi la felpa.
 
-Eri ubriaca e entrambe eravamo arrabbiate. E' successo- afferma, alzando le spalle -si, è stato un errore, ma non ricapiterà- si alza a sua volta, recuperando i suoi indumenti.
 
Mi siedo sul bordo del letto.
Abbasso la testa, tenedomela tra le mani.
Lascio andare un sospiro.
Non dovevo lasciarmi prendere dalla rabbia.
Federica me lo diceva sempre.
 
Mi diceva che quando sono arrabbiata non ragiono.
Che faccio cose di cui poi mi sarei pentita.
Mi diceva che non ero in me.
Che dovevo imparare a controllare quella parte, che per troppo tempo ho lasciato uscire, senza fare niente.
Non le piaceva chi diventavo, quando mi arrabbiavo.
 
E allora, smisi.
Smisi di lasciami comandare dalla rabbia.
Smisi di reagire.
Ho imparato a farmi scivolare le cose via di dosso.
A non subire.
Ho imparato grazie a lei, alla sua presenza.
Alla sua pazienza.
Ma ora, ora lei non c'è più.
 
-Francesca- Nene s' inginocchia davanti a me -guardami- mi prende le mani, incrociando le nostre dita -va tutto bene- sussurra, poggiando la sua fronte contro la mia -non è successo niente di grave. Ci siamo lasciate prendere dal momento. E' un giorno difficile per entrambe. Non facciamo diventare una sciocchezza, una tragedia. sono convinta che Fede ci stia guardando e che stia ridendo di noi- ridacchia, strappandomi un sorriso.
 
-Va bene- soffio.
 
-Vuoi che me ne vada?- mi chiede, in tono dolce.
 
-No- rispondo -resta quì, ti prego. Non voglio rimanere da sola-
 
Annuisce.
Mi fa stendere sul letto, coprendomi successivamente con il lenzuolo.
si stende poi accanto a me, abbracciandomi da dietro.
 
-Non sei sola- sussurra al mio orecchio -ci sarò sempre io, con te-
 
-Aveva ragione F-
 
-Su cosa?- chiede, confusa.
 
-Non sei una stronza- sorrido, facendola ridere.
 
 
                                                ***********
Tempo attuale...
 
 
Non ci posso credere.
Non ci voglio credere.
Eppure, è così.
 
Mi ha mentito.
Deliberatamente.
Mi ha mentito per tutto questo tempo.
 
Mi sento tradita.
Sono completamente spiazzata.
Non riesco neanche a piangere.
Perchè, in fondo, una parte di me lo ha sempre saputo.
 
Ma non ho mai voluto ascoltarla.
L' ho soppressa.
Sepolta in un angolo remoto e buio.
Ma ora, ora è uscito tutto fuori.
 
Corro sulle tribune, senza guardarmi indietro.
Non voglio vedere se mi sta seguendo.
Non voglio neanche stare a sentire cosa ha da dire.
Cosa dirà per giustificarsi.
 
Raggiungo Erica.
La prendo per mano, tirandola.
Ho bisogno di andare via.
 
Lo vedo da come mi guarda, che ha capito.
Ha capito che c'è qualcosa che non va.
E ha capito, che riguarda Francesca.
 
Saluta Lorenzo e Alessandro.
Poi, senza dire niente, si lascia portare via.
Corre in silenzio al mio fianco.
 
Arriviamo al suo motorino.
Salgo dietro di lei.
Aspetta che mi sia sistemata a modo e poi parte.
 
So dove sta andando.
Al nostro posto.
Ci andiamo sempre quando vogliamo stare da sole.
Quando abbiamo bisogno di silenzio, per pensare.
 
Mi stringo a lei.
E finalmente, lascio scorrere le lacrime sul mio volto.
Lacrime che vengono portate via dal vento.
Quanto vorrei che, quel vento, portasse via anche questo nuovo peso sul mio stomaco.
 
Arriviamo al fiume.
Parcheggia e scendiamo.
Mi prende per mano.
Ci dirigiamo sul prato.
 
C'è un grosso albero, poco più in là da dove siamo noi.
Dietro il quale, si ererge una piccola collinetta erbosa.
Noi ci mettiamo sempre ai piedi di quella.
Nascoste agli occhi di tutti.
 
Ci sediamo, sempre in silenzio.
Erica mi scruta, cercando di capire qualcosa.
Di tanto, in tano, mi asciuga qualche lacrima che lascio scappare.
 
-Ale- mi chiama, all' improvviso -che è successo?- si fa più vicina, stringendomi in un abbraccio confortante.
 
Mi lascio andare contro di lei.
Mi lascio stringere.
Ho bisogno di un abbraccio.
Ma per quanto adori gli abbracci di Erica, purtroppo, non mi trasmettono la stessa sicurezza di quelli di Francesca.
 
E mi odio per questo.
Mi chiedo se mi abbia mentito anche su altre cose.
Come ad esempio sul suo affetto per me.
Se mi usasse e basta?
Se non contassi niente per lei?
 
-Ho sentito..- inizio, prendendo un bel respiro -ho sentito Feffe e Nene litigare e poi...- mi blocco, a causa del nodo in gola che non riesco a buttare giù.
 
-Poi?- mi sprona, la mia amica, iniziando a passarmi una mano tra i capelli.
 
-Sono state a letto insieme, Eri- rivelo, lasciando andare un singhiozzo -l'ho sentito dire da Francesca-
 
-Oh, Ale- mormora, dispiaciuta, stringendomi di più.
 
-Mi ha mentito, capisci?- scoppio a piangere, senza più riuscire a trattenermi -io glielo avevo chiesto più volte e lei mi ha sempre mentito- 
 
-Mi dispiace così tanto- sussurra al mio orecchio.
 
-Molto probabilmente sono solo un fottuto passatempo per lei!-
 
-No, questo no- mi contraddice -si vede da come ti guarda, che esisti solo tu per lei. Che sei la cosa più importante-
 
-E allora perchè mi ha mentito?- le chiedo, asciugandomi il volto con rabbia.
 
-Non lo so- sospira -ma stai pure certa che le spacco la faccia!- afferma, convinta -ovviamente con l' aiuto di qualcun' altro- aggiunge poi -sono convinta che le ragazze del Prato, sarebbero liete di darmi una mano!-
 
La guardo, incredula.
Completamente scioccata.
Poi, poi scoppio a ridere.
 
Rido per non piangere.
Rido di amarezza, tristezza.
Una risata che, di gioioso, non ha proprio niente.
 
-No- scuoto la testa, frenando le risate -non voglio che qualcuno le faccia male- mormoro, abbassando lo sguardo.
 
-Ma lei ne ha fatto a te! E questo non mi piace per niente!-
 
-Lo so- sospiro -ma penso che abbia già sofferto abbastanza-
 
-Questo però non la giustifica. Che le costava dirti la verità?-
 
-Io, penso che...-
 
Vengo interrotta dal suono del mio cellulare.
Lo afferro.
E' Francesca.
Butto giù, immediatamente.
Noto di avere cinque chiamate perse, tutte da parte sua.
E pure dei messaggi.
 
Li apro, iniziando a leggerli.
Dicono tutte le solite cose.
"Scusami", "Ti prego rispondimi", "Fammi spiegare".
No, avevi il tempo per farlo e non lo hai usato.
Hai preferito mentirmi.
 
Spengo il telefono.
Lo ripongo in borsa.
Gettandola poi lontano.
 
-Era lei?- mi domanda, Erica.
 
-Si- annuisco -vuole che la lasci spiegare-
 
-Bhè, fallo! Senti che ha da dirti-
 
-No!- rispondo, prontamente -ne ha avuto di tempo, per dirmi la verità. Ora basta-
 
-Ora basta?-
 
-Si, è finita-
 
 
                                                  **********
 
-Cazzo!- sbotto, vedendo Alessia correre via.
 
-Feffe- sussurra, Nene, avvicinandosi di qualche passo.
 
-NO!- la blocco, alzando una mano nella sua direzione.
 
Mi dirigo verso il borsone.
Vi getto dentro tutte le mie cose.
Me lo metto poi in spalla.
Faccio per uscire dagli spogliatoi, ma Ele mi afferra per un polso.
 
-Dove vai?- 
 
-Lasciami andare!- ringhio, cercando di liberarmi.
 
-Non fare cazzate!-
 
-Torna in campo, Nene!- affermo, riuscendo finalmente a togliere la sua mano.
 
Non doveva saperlo.
Non doveva venire a saperlo così.
Dovevo dirglielo.
Dovevo dirle la verità quando me lo ha chiesto.
 
-Le serve tempo- mi dice, facendomi immobilizzare sull' uscio -dalle il suo spazio-
 
-Non sto andando da lei- 
 
-E dove, allora?- domanda, avvicinandosi.
 
-Non sono affari che ti riguardano- soffio, voltandomi nella sua direnzione.
 
-Vuoi fare altri danni?- chiede, ironica -perchè, vorrei ricordarti, che ti sei presa un' espulsione! E ti va bene, se Emily e quell' altra, decidono di non sporgere denuncia nei tuoi confronti!-
 
-Non m' importa!- le urlo conto.
 
crede che mi possa interessare, adesso?
Che me ne freghi qualcosa di una stupida espulsione o di una qualche denuncia?
che si fottano quelle due stupide.
 
M' importa solo di Alessia.
Di come l'ho ferita.
Chissà cosa sta pensando di me...
Mi odierà...
 
-Non fare la stupida, Feffe!-
 
-Hai finito? Posso andare?- le dico, con tono sprezzante.
 
-Dove diavolo devi andare?-
 
-A lavoro! E dopo ho un impegno-
 
Impegno.
Impegno sta per incontro di lotta.
Incontro che userò per scaricare la rabbia.
 
-Smettila! Smettila di comportarti come se tu l' avessi già persa!- mi urla contro, afferrandomi per il colletto della maglietta.
 
-Come pensi che possa perdonarmi questo, eh?!-
 
-Spiegale! Dille come stanno le cose! Non c'è niente tra noi! Non è stato amore! E' stato solo sesso!-
 
-Questo non cambia le cose, Nene! Io le ho mentito! Lei si è fidata e io, invece, le ho mentito! E lei, lei se n'è andata..-
 
Lei se n'è andata.
Quella consapevolezza mi cade addosso all' improvviso.
Ho lasciato andare, la cosa più importante.
 
Mi lascio cadere in ginocchio.
Mi nascondo il viso tra le mani.
Sento gli angoli degli occhi pizziccarmi.
Poi, poi le lacrime iniziano a scendere senza controllo.
 
-Shhh, Scricciolo- Nene s' inginocchia davanti a me, avvolgendomi in un abbraccio.
 
-No, non capisci- soffio -Io la amo..-
 
E finalmente lo ammetto.
Lo dico ad alta voce per la prima volta.
E quelle parole, adesso, mi fanno male.
 
Mi fanno male perchè non è così e non è a Nene che contavo di dirlo.
Mi fanno male perchè sembrano non avere un senso, adesso.
Mi fanno male, ma allo stesso tempo, mi riscaldano il cuore.
 
-Lo so, Feffe, lo so- sussurra, al mio orecchio, accarezzandomi lentamente la schiena.
 
-La amo- ripeto, lasciandomi andare al pianto.
 
-Ti giuro che troveremo il modo di rimediare- mormora -Te lo prometto-
 
-No- esclamo, alzandomi di scatto -io devo trovarla- affermo, recuperando il borsone e correndo fuori.
 
-FRANCESCA!- mi urla dietro, Nene.
 
No, non posso stare quì a piangermi addosso.
Non posso restarmene senza fare niente.
Devo trovarla.
Devo spiegarle.
Devo dirle che lei è la cosa più importante per me.
Devo dirle che mi dispiace.
Non voglio perdere anche lei.
Non posso permettermi di rovinare anche questo.
Non me lo perdonerei.
 
Prendo il cellulare, provando a chiamarla.
Intanto raggiungo la macchina, gettando il borsone nel bagagliaio.
Salgo in auto.
 
-Fanculo!- esclamo, quando mi butta giù.
 
Le scrivo l' ennesimo messaggio.
Metto poi in moto, uscendo dal parcheggio.
Non può essere finita così...


______________________________________________________________________________________________

ANGOLO AUTRICE:

Buon giorno ^^

Per favore, non odiatemi.
Però, che vi aspettavate?
Alessia si sente tradita e per una persona che mette la sincerità alla base di un rapporto, questo è imperdonabile.

Francesca, da parte sua, si sente una merda.
Non vuole perderla, è determinata a farsi perdonare.
Ci riuscirà?
E che dite, farà qualche stronzata per placare il suo senso di colpa, la sua tristezza?

E poi, poi c'è Nene.
Nene che si sente in colpa per quello che è successo.
In colpa e in ansia.
Ansia che, Feffe, possa compiere qualche cazzata.
Quindi, che pensate, farà qualcosa per cercare di far sistemare le cose?
O lascerà che Alessia e Francesca, risolvino per conto loro?

Che mi dite, ve lo immaginavate così o diversamente il momento di follia di Feffe e Nene?
Pensavate che ci fosse amore?
Io penso che, comunque, un po' di amore ci sia stato.
Del resto non c'è solo un tipo di Amore, no?
Ci sono diverse sfumature.
Come ad esempio, l' amore verso tuo fratello o tua sorella.
L' amore per i tuoi genitori.
Amore per la tua migliore amica o il tuo migliore amico.
Io, quindi, penso che l' amore fosse presente.
Un amore fraterno, solido.
Voi che ne pensate?

Come sempre, aspetto i vostri pareri!
Spero che il capitolo via sia piaciuto!
A presto, un bacio ^^

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Capitolo 24
*** E se....? ***


 
Ho provato a cercarla in ogni posto.
Nel suo preferito.
Nel mio preferito.
In palestra.
Al Danger..
 
Niente.
Non riesco a trovarla.
Non so dove possa essere.
E sono in ansia.
 
Ho bisogno di spiegarle.
Ho bisogno di sapere se mi odia o no.
Devo parlarle.
 
Non voglio perderla.
Non voglio rovinare tutto.
Spero solo, che non sia già troppo tardi.
 
Ormai sono parcheggiata sotto casa sua, da un tempo indefinito.
Se non arriva presto, finirà che farò pure tardi a lavoro.
Ma non m' importa di questo, adesso.
M' importa solo di lei.
 
Finalmente, la vedo arrivare.
A piedi.
Testa bassa, passo spedito.
Musica nelle orecchie.
 
Prendo un bel respiro.
Scendo di macchina.
Le vado incontro.
 
Sobbalza di spavento.
Si toglie le cuffiette.
Alza la testa, puntando i suoi occhi nei miei.
Non vi è sorpresa, in essi.
Solo tanta delusione e tristezza.
Mi sento così in colpa...
 
-Alessia..- sussurro, facendo un passo verso di lei.
 
-Vattene- soffia, decisa, sorpassandomi.
 
-Aspetta- l' afferro per un polso -fammi spiegare, ti prego-
 
Si volta di scatto.
E' arrabbiata, quasi furiosa.
Mi si porta davanti, con sguardo duro.
 
-Spiegare?- sbotta, incredula -avevi il tempo per farlo! Te l'ho chiesto più volte e te mi hai sempre mentito!-
 
-Non è stato amore, è staso solo ses..-
 
-Non m' interessa!- scuote la testa, in un cenno negativo -mi hai mentito!- mormora, con gli occhi lucudi -Quindi, perchè adesso dovrei lasciarti parlare?-
 
Perchè ti amo.
Ecco, perchè.
Ecco cosa vorrei dirle.
Cosa il mio cuore vorrebbe dirle.
Ma il mio cervello, me lo impedisce...
 
Apro la bocca per dire qualcosa, ma la richiudo subito.
Abbasso la testa, colpevole.
sospiro.
 
-Vattene- ripete, in tono duro -è finita-
 
Alzo il capo di scatto.
No, non può essere finita.
Non così.
Non per colpa mia, di nuovo.
 
-No, Ale..-
 
-Ti prego- sussurra,interrompendomi, cercando di asciugarsi le lacrime -vai via..-
 
Non posso vederla così.
E per di più, a causa mia.
Non posso non ascoltarla.
Glielo devo..
 
Annuisco, abbassando lo sguardo.
Lascio cadere le braccia lungo i miei fianchi.
Serro i pugni.
E poi, poi la supero.
 
 
 
                                                       **********
 
La osservo salire in macchina, partire e andarsene.
Andarsene lontanto.
Lontano da me.
 
Lascio andare un sospiro frustrato.
L'ho lasciata andare...
Avrò fatto la scelta giusta?
 
Non lo so.
So solo che adesso non riesco proprio a stare ad ascoltarla.
Non riesco a passarci sopra.
Mi ha mentito e questo, non posso perdonarglielo.
 
Mi asciugo le lacrime che, silenziose e indisturbate, avevano iniziato a scendere.
Chiudo la poca distanza che mi separa dal portone di casa.
Entro, cecando di fare il più piano passibile.
 
Non ho voglia di incontrare i miei.
Non ho voglia di trovare una spiegazione al mio stato d' animo.
Al mio aspetto.
 
Inizio a salire le scale che portano al piano superiore.
Sto per entrare in camera, quando sento chiamarmi.
Che nervi.
 
-ALEEEEE- è mia madre -SCENDI! VIENI A VEDERE CHI C'E'!!-
 
A quelle parole, m' illumino.
Non ci posso credere.
Ha detto che sarebbe arrivato solo la prossima settimana.
 
Mi fiondo in fretta in cucina.
Entro in stanza.
Lo cerco subito con lo sguardo.
Non ci vuole molto prima che i nostri occhi s' incontrino.
Sorrido raggiante, correndoli incontro.
 
-Fratelloneeeeeeeee- gli salto in collo, abbracciandolo stretto.
 
-Ciao, Sorellina!- ride insieme a me, facendomi volteggiare.
 
-E' arrivato poco fa, ci ha fatto una sorpresa- s' intromette mia madre.
 
Marco mi lascia in terra.
Mi scompiglia i capelli con una mano.
Dio, quanto mi è mancato.
 
Adoro mio fratello.
Sa chi sono veramente e mi ha sempre sostenuto.
Mi ha coperto con i nostri genitori.
Ha sempre detto che, qualunque cosa decida, lui sarà dalla mia parte.
 
Poi però, l' euforia, si fa da parte e tutti gli avvenimenti successi oggi, mi ripiombano addosso.
Francesca...
E pensare, che volevo presentarla a Marco.
 
-Io..- mi schiarisco la voce, cercando una scusa per andare in camera -io, non mi sento tanto bene- mento, sentendomi subito in colpa -vi dispiace se vado a letto a riposare?-
 
-Che hai tesoro?- chiede mamma, mettendomi una mano sulla fronte -non mi sembra che tu scotta-
 
-Ho un po' di mal di testa e mi fa male la pancia-
 
-Hai bisogno di qualcosa?- domanda, premurosa.
 
-No, mamma! Solo di dormire un po'-
 
-Va bene, se ti serve qualcosa, chiama!- mi lascia un bacio sulla fronte, andando poi in salotto.
 
Aspetto che mia madre se ne vada.
Muovo due passi, in direzione delle scale.
La voce di mio fratello, però, mi blocca sul posto.
 
-Non sei mai stata brava a mentire- afferma, facendomi voltare nella sua direzione -pensi di dirmi cosa hai realmente?- sorride, dolce.
 
-Non ho niente-
 
-Certo, e io sono la regina d' Inghilterra!- ridacchia, abbassandosi, così da fissare i suoi occhi nei miei -sai, non ti ho vista così triste, nemmeno quando Anna ti mollò. Deve essere davvero importante per te, chi ti ha ferito-
 
Abbasso la testa.
Sento gli occhi, riempirsi nuovamente di lacrime.
Lo sapevo, che avrebbe capito.
Lui capisce sempre.
 
-Alessia- mi alza il mento con due dita -cosa è successo?-
 
-La persona che amo, mi ha mentito su una cosa a me importante- soffio la verità, lasciando che mio fratello mi asciughi il volto.
 
-E le hai chiesto perchè lo ha fatto?-
 
-No, non la voglio neanche ascoltare- scuoto la testa energicamente, facendo due passi indietro.
 
-Ale, magari ha una spiegazione valida- sorride, mettendomi una mano sulla spalla -lasciale spiegare-
 
-Io...io, non posso-
 
-Va bene- sospira -la decisione è solo tua- mi lascia un buffetto sul naso -ricorda però, che una seconda possibilità, non si nega a nessuno! Specialmente alla persona di cui si è innamorati- mi regala un enorme sorriso, per poi raggiungere mamma in sala.
 
Come faccio a darle un seconda possibilità?
Come faccio a crederle di nuovo?
A darle fiducia?
No, semplicemente non posso.
 
 
                                                **********
 
 
La luce del mattino, che penetra dalla finistra, picchietta prepotente sul mio viso.
Mi riscuote dai miei pensieri.
Mi accoglie facendomi notare che, stanotte, non ho dormito per niente.
 
Mi giro su un fianco, dando le spalle alla porta.
Chiudo gli occhi, sospirando.
Come ho potuto rovinare tutto, anche questa volta?
 
"E' finita".
Quelle parole hanno creato uno spacco dentro di me.
L' ennesimo.
 
Come faccio a rialzarmi, adesso?
Dove trovo la voglia di scendere da questo letto e affrontare la vita?
Dove troverò un' altra ragione, per non mandare tutto a puttane e raggiungere Federica?
 
Alessia non vuole neanche parlarmi.
Non vuole ascoltarmi.
Lasciarmi spiegare.
 
Ma in fondo ha ragione.
Le ho mentito.
Sapevo che per lei era importante e io le ho mentito deliberatamente.
Come può tornare da me, adesso?
 
Mi copro con il piumone fin sotto il naso.
Rannicchio le ginocchia al petto.
Sospiro di nuovo.
 
Ho provato a non pensarci.
Ho provato di tutto.
Ma nemmeno l' incontro di ieri, mi è servito.
 
All' improvviso sento sbattere il portone di casa.
Passi familiari lungo il corridoio.
Nene.
 
E' solo per lei se, ieri sera, non mi sono lasciata andare.
Se ho parato i colpi dell' avversario, impedendo che mi colpissero.
E' solo per lei, che sono ancora quì.
 
La sento entrare in camera.
Non dice niente.
Si porta solamente sul letto, stendendosi a pancia in su.
Il classico solito invito.
Invito che, però, non voglio accogliere.
 
-Vieni a correre?- chiede, rompendo il silenzio.
 
-Non mi va- mormoro.
 
Sospira.
La sento muoversi.
Probabilmente, adesso, è stesa su un fianco intenta a contemplare la mia schiena.
 
-Stanotte ho sognato Federica- sussurra, spiazzandomi -ho sognato di quella volta che siamo andate a mangiare sul mare, ti ricordi? Quando tu e lei avete litigato per una sciocchezza e F si rifiutava di parlarti-  posso immaginarmi, come un enorme sorriso, sia apparso sul suo volto -allora, te lo ricordi?-
 
-Si, mi ricordo-
 
-L' hai tormentata, finchè non ne ha avuto più ed è stata costretta ad ascoltarti- 
 
-Dove vuoi arrivare, Nene?- le chiedo, voltandomi, per guardarla negli occhi
 
-Da punte parti- afferma, con un' alzata di spalle -dico solo che, dopo che l'hai obbligata a lasciarti spiegare, tutto è tornato come prima-
 
Ho capito il suo intento.
Ho compreso perfettamente il suo discorso.
Ma ricordare certe cose, non mi aiuta per niente.
 
-E' diverso-
 
-Perchè?- chiede, confusa.
 
-Perchè Federica sapeva che l' amavo- sussurro, abbassando lo sguardo.
 
-E tu vai da Alessia e diglielo!-
 
-Non posso!- sbotto, battendo un pugno sul materasso -non posso! Perchè non voglio che pensi, che io glielo abbia detto solo per farmi perdonare! Non è così che contavo di diglielo!-
 
-Capisco- sospira -ma cosa pensi di fare allora, eh? Restartene quì a piangerti addosso? Vuoi perdere un' altra persona che ami?-
 
Vedo come si è pentita subito di aver pronunciato quelle parole.
Lo posso leggere nei suoi occhi.
Apre bocca per dire qualcosa, ma non glielo permetto.
 
-Fanculo, Nene- mi alzo dal letto, andando verso il bagno.
 
-Feffe- mi afferra per un polso, facendomi voltare -mi dispiace, ok?- si passa una mano tra i capelli, nervosamente -è solo che speravo di non vederti mai più, così-
 
Molla la presa, lasciandomi andare.
Abbandono le braccia lungo i fianchi.
Abbasso la testa.
 
-Puoi lasciarmi da sola, per favore?-
 
-Francesca..-
 
-Per favore- la interrompo -ti prego, vai via-
 
-Come vuoi- si arrende.
 
Si avvicina.
Mi stampa un bacio su una guancia e poi se ne va.
La vedo prendere il cellulare prima di sparire.
Entro in bagno, solo dopo aver sentito il portone di casa chiudersi.
 
 
                                                     *********
 
 
Stare a scuola, oggi, è una tortura.
Io che non riesco a concentrarmi.
Il prof di Lettere, più noioso del solito.
Arianna e Chiara che non fanno altro che lanciare frecciatine cattive.
 
Quanto vorrei alzarmi e urlargli contro.
Dirgli che non sto più con Francesca.
Che sono solo delle persone chiuse di mente.
E che non so, come io abbia potuto volere bene a delle idiote del genere.
 
Sto scarabocchiando su un foglio, da un po'.
Distrattamente.
Così distrattamente che tra le mille scritte e disegnini senza senso, spunta un "Feffe" con cuoricini da cornice.
Me ne accorgo e lo cancello subito, passandoci sopra più e più volte la penna nera.
 
Erica lo nota.
Mi strappa la biro di mano, guardandomi con rimprovero.
Sospiro.
 
-Io non ti capisco- dice a bassa voce, per non farsi sentire -Lasciala parlare, no?-
 
-Sono troppo arrabbiata- rispondo, secca.
 
Non posso.
Ha tradito la mia fiducia.
Non riesco a starla a sentire.
 
Ieri, mia madre, mi ha fatto un discorso strano.
Mi ha chiesto chi era quella ragazza che mi aspettava fuori casa.
Ci ha visto litigare.
Penso che abbia capito.
 
Forse lei sa.
Sa più di quello che non dice.
Credo che aspetti solo che sia io a dirle tutto quanto.
 
Ma che motivo ho, ora, di farlo?
Io e Francesca non stiamo più insieme.
Non ho, quindi, una buona ragione per mettere a rischio il rapporto con i miei genitori.
 
-Perchè vuoi farti del male?-
 
-E' lei che me ne ha fatto- dico, riportando lo sguardo sul foglio.
 
-Magari è successo un secolo fa!-
 
-Erica, fino a due anni fa, Feffe stava con Federica!- soffio, puntando gli occhi nei suoi.
 
-Bhè, può sempre averla tradita!-
 
-Fidati, è impossibile!- sorrido, amara.
 
-Come ti pare! Io, comunque, continuo a dire che dovresti lasciarla spiegare!-
 
Sta per dire qualcos' altro, ma s' interrompe.
Recupera il cellulare dalla sua tasca.
Lo guarda stranita.
 
-Chi è?- chiedo, curiosa.
 
-NessunO!- si affretta a rispondere -è...è mia madre! Dice che c'è anche lei a pranzo-
 
-Perchè mi sembra tanto, una scusa inventata sul momento?-
 
-Perchè lo è?- alza le spalle, colpita sul fatto.
 
-Chi è, quindi?-
 
-E' Lorenzo- sospira -non volevo che...insomma..tu ti sei eppena lasciata e io...-
 
-Eri- la interrompo, sorridendole -solo perchè io e Feffe non stiamo più insieme, non vuol dire che non sono più contenta per te e Lore! Sono felice per te! Puoi raccontarmi di voi, come facevi prima-
 
-Va bene- mi regala un sorriso smagliante.
 
Sorriso che però non mi convince.
Mi nasconde qualcosa.
Ma sono troppo stanca per indagare.
 
Non ho dormito stanotte.
La mia mente continuava a mandarmi immagini di me e Francesca.
Del nostro primo bacio.
La nostra prima volta...
Ancora, non riesco a credere che mi abbia mentito.
 
Non posso fare a meno di chiedermi, se mi abbia mentito anche su altre cose.
Su di noi, ad esempio.
Le importava davvero?
O ero solo un rimpiazzo, un passatempo?
 
Eppure era così dolce.
Così fantastica.
Così....così...così Feffe!
Poteva semplicemente dirmi la verità quando gliel' ho chiesto.
 
Ma se....se lo avesse fatto?
Se mi avesse detto la verità?
Se, quindi, fosse una cosa recente?
Se mi avesse tradita con Eleonora?
 
In fondo, Nene, era strana ultimamente.
E quelle due, sembravano ancora più unite.
Ele cercava sempre un contatto fisico con Francesca.
Feffe glielo lasciava fare...
Se fosse veramente così?
Non voglio neanche pensarlo.
 
 
_______________________________________________________________________________________________


ANGOLO AUTRICE:

Buon giorno ^^

Non ho da dire molto :)
Solo che questo, come avrete capito, è solo un capitolo di passaggio.
Il prossimo sarà molto movimentato e......diverso.
Sarà scritto in maniera diversa.
O meglio...da un punto di vista, diverso.

Dico solo una cosa: chi ama Nene o\e Erica, lo amerà ;)

Aspetto le vostre impressioni, anche se so che come capitolo è un po' penoso!
Un bacio ^^

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Capitolo 25
*** Spiegazioni. ***


 
Una settimana.
Una settimana che devo sopportare la visione di Feffe in questo stato.
Una settimana che, Francesca, sembra tornata a  quella che era prima di conscere lei.
 
Ero scietticca all' inizio.
Non credevo che quella Nana, potesse in qualche modo aiutarla.
Ma poi l'ho visto.
 
Ho visto come sorrideva in sua presenza.
Ho visto come le si illuminavano gli occhi al solo vederla.
Ho visto come era più tranquilla con lei accanto.
 
Solo con una persona è stata così.
solo con Federica, Feffe, sembrava un' altra.
Sembrava una ragazza felice, spensierata.
Una ragazza senza problemi.
Una ragazza che lei, purtroppo, non sarà mai.
 
Ne ha dovute passare tante, ancor prima di conoscere F.
I suoi genitori del cavolo..
Il dolversi occupare di sua sorella..
Guadagnarsi i soldi che i suoi non le davano..
 
Inizialmente, non volevo che una persona come lei, intaccasse la vita di Fede.
Non volevo che la trascinasse con se, nel suo oblio.
Non volevo che poi, anche lei, finisse nei guai.
 
Dopo, però, ho visto che effetto l' una faceva sull' altra.
Non avevo mai visto Federica così felice, così presa da qualcuno.
E Feffe, Feffe era cosparsa di una luce nuova.
Non sembrava neanche lei.
Ma poi, poi tutto si è rovinato.
 
Quella macchina di merda.
Quell' uomo che guidava ubriaco, morto sul colpo anche lui.
Non pteva andarsene soltanto lui?
Perchè anche Fede?
Cosa aveva fatto di male, per meritarsi ciò?
 
-Ele?- quella voce mi desta dai miei pensieri.
 
Alzo lo sguardo.
Lorenzo e Alessandro mi scrutano.
Li guardo stranita.
 
-che diavolo c'è?- chiedo, confusa.
 
Siamo a casa mia.
Stiamo giocando a Biliardo, nella sala giochi.
Feffe non c'è e non so neanche dove diavolo sia.
E questa cosa, mi manda in subbuglio.
 
-C'è che tocca a te- si lamenta, Ale -vabbè che ci stai stracciando, ma potresti almeno fingere interesse- 
 
-Scusate- sospiro -non ci sono molto, stasera-
 
-Lo abbiamo notato- afferma, Lorenzo.
 
E' che ho paura faccia qualche cazzata.
Ho paura che succeda come qualche mese fa.
Non voglio rivederla così.
Non posso.
 
Feffe è diventata fondamentale, per me.
E' la sorella che non ho mai avuto.
Per quanto volessi bene a Federica, non sono mai arrivata a considerarla come una sorella.
La consideravo la persona più importante della mia vita, ma mai come una sorella.
 
Francesca si, invece.
Mi preoccupo per lei e lei si preoccupa per me.
Siamo il sostegno l' una dell' altra.
Un po' come Meredith e Cristina.
Io sono la sua famiglia e lei è la mia.
 
-Qualcuno sa dov'è Feffe?- 
 
-Figuriamoci- sbuffa, Lore -in quest' ultimi giorni, è già tanto se si fa vedere!-
 
-Puoi trovarla solo al Danger, nei suoi turni di lavoro- 
 
-Che palle!- sbotto, lanciando la stecca lontano.
 
Vado a sedermi al tavolino poco distante.
Le braccia incrociate.
La testa poggiata su esse.
 
Dovevamo dirglielo.
Dovevamo dire, a Alessia, che siamo state a letto insieme.
Dovevamo dirle tutto noi.
Non aspettare che lo scoprisse così.
Fa bene ad essere arabbiata, ma non mi aspettavo che lasciasse la mia amica.
 
-Dai, Ele- Alessandro si siede accanto a me, passandomi una mano sulla schiena -vedrai che quelle due torneranno insieme e che Francesca tornerà come prima-
 
-Non capisci, Ale- mormoro -Alessia ha ragione, avremmo dovuto dirle tutto quando ce lo ha chiesto-
 
-Dai! siete finite solo a letto insieme! Non era amore! Lo sappiamo noi e lo sapete voi!- sbotta, l' altro maschio nella stanza -noi c'eravamo in quel periodo, possiamo capire perchè è successo! Dovrebbe capirlo anche Alessia!-
 
Si, lo abbiamo dovuto dire anche a loro.
Abbiamo dovuto spigearli tutto.
O meglio, io, ho dovuto farlo.
Da quando Alessia l' ha lasciata, Feffe è sparita.
 
-Come fa a capirlo? Non c'era in quel periodo! Non ha visto in che condizioni eravamo! Non può capire!- ribatto, alzando un po' la voce.
 
-Allora devi fare in modo che lo faccia- risponde, calmo, sedendosi accanto a Ale.
 
-E come?- 
 
-C'è solo una persona alla quale, Alessia, ora da ascolto- sorride, beffardo.
 
-E chi?-
 
-Erica-
 
 
                                                    ***********
 
Mi ha chiamato per uccidermi.
Me lo sento.
Vuole uccidermi e liberarsi del mio corpo.
 
Vuole farmi fuori perchè non sono riuscita a far cambiare idea ad Alessia.
Oppure vuole sbarazzarsi di me, perchè è segretamente innamorata di Lorenzo e vuole portarmelo via.
O magari è segretamente innamorata di me e vuole dichiararsi.
 
In fondo è andata a letto con Feffe.
chissà se le ragazze, invece, le piacciano!
Forse ha ragione Alessia e non è stato solo sesso, fra di loro.
 
Ad ogni modo, non posso suonare a questa porta.
Non posso affrontare l' ira della ragazza dagli occhi di ghiaccio.
Non posso...
 
-Erica- all' improvviso la porta si apre, rivelandomi un' Eleonora gocciolante in asciugamano -che ci fai quì fuori? Entra- si fa da parte, facendomi entrare -mia madre mi ha detto che c'era qualcuno fermo fuori dalla porta-
 
-Bbbhè ecco, mi ero incantata a fissare il delicato e grazioso legno con cui è composta la porta...-
 
-Ok- dice, confusa -dai, seguimi-
 
Mi fa strada su per le scale.
Dio, questa casa è immensa.
Non ci ero ancora stata.
Ale mi aveva detto che era enorme, ma non pensavo così tanto.
 
Superiamo un paio di porte e poi entriamo in una.
Mi chiudo l' uscio alle spalle e mi guardo intorno.
Oddio.
Ha una camera degna delle migliori principesse.
E' favolosa.
Ok, sono ufficialmente invidiosa.
 
-Siediti pure sulla poltrona o sul divano- sorride, prima di prendere alcuni panni e sparire dietro una porta che, presumo, essere il bagno.
 
Sembra amichevole.
Quindi scarterei l' opzione che riguardava uccidermi.
Scarterei anche quella dove voleva sbarazzarsi di me per arrivare a Lorenzo.
Oh mio Dio!
Rimane solo quella dove vuole dichiararmi il suo amore nei miei confronti!
E che le rispondo, adesso?
 
Cioè, non che non sia bellissima.
Non che non sia interessante.
Ma ho altri gusti.
A me piacciono i ragazzi e sto insieme ad uno bellissimo e favoloso e perfetto e...
 
-Erica- Eleonora spunta fuori dal bagno, sedendosi di fronte a me -ti ho chiesto di venire quì per parlarti di una cosa-
 
-Oh, io ti ringrazio, ma sono innamorata di Lorenzo e per quanto tu sia bellissima io..-
 
-che diavolo stai dicendo?- chiede, stranita.
 
-Oh, non mi hai chiesto di venire quì per dichiararmi il tuo amore?-
 
-Dio, no!- esclama, con faccia schifata.
 
-Ehi, vabbè che non sono bella come te, ma non capisco quell' espressione di ribrezzo!- dico, risentita.
 
Con mia grande sorpresa, scoppia a ridere.
Eleonora Santoro che ride.
La ragazza di ghiaccio che si tiene lo stomaco dalle risate.
Sono forse finita su "Scherzi a parte"??!!
 
-Oddio!- dice, tra le risa -non posso credere che tu abbia pensato una cosa del genere-
 
-Allora perchè sono quì?- domando, imbronciata.
 
-Per parlarti, per cercare di far tornare insieme quelle due stupide!- continua a ridere, asciugandosi ogni tanto le lacrime.
 
-Ah..-
 
Ok, questa opzione non l' avevo prevista.
Quando una settimana fa ho ricevuto il suo messaggio che mi diceva che stava trovando un piano per farle ricongiungere, non mi aspettavo che quel piano, coinvolgesse anche me.
 
-Ho parlato con Lorenzo e Alessandro- m' informa, una volta essersi ricomposta -loro pensano che solo tu, possa far ragionare Alessia- 
 
-E come dovrei fare?-
 
-Bhè, io racconterò a te come sono andate le cose e tu lo dirai a lei- risponde, semplicemente.
 
-D' accordo- acconsento.
 
-Vedi, non è stato programmato- inizia, con un sorriso tirato -era l' anniversario della morte di Federica- sospira -Feffe stava di merda e io pure. Quel giorno ero preoccupata per lei, conoscendola avevo paura che potesse fare qualche cazzata. Ho ptovato a chiamarla molte volte, a mandarle messaggi ma senza mai ricevere risposta- abbassa lo sguardo -così ho deciso di provare a vedere se era a casa sua. Sono andata lì e l'ho trovata completamente ubriaca sul letto. Apatica, distante. Ho provato prima a parlarle dolcemente, poi le cose si sono fatte più burrascose, sono volate parole forti e abbiamo finito con il prenderci a botte. Sono stati rabbia e dolore a spingerci a quel gesto, ce ne siamo pentite subito e abbiamo deciso che, non essendo stato niente di importante, non avremmo detto niente a nessuno..-
 
-Oh- sospiro, sorpresa -ora è più chiaro-
 
-Già- riporta lo sguardo su di me, cercando di sorridere -era questo che, Francesca, voleva spiegare a Alessia. Non c'è stato amore nei nostri gesti. Solo, solo rabbia-
 
-Capisco- annuisco -e ora, io, cosa dovrei fare?-
 
-Cerca di farla ragionare! Cerca di convincerla a tornare da lei- si porta indietro, appoggiandosi allo schienale della poltrona -dobbiamo farle tornare insieme, Erica! Non voglio che Feffe torni a distruggersi-
 
-In che senso?-
 
-Non ti preoccupare di questo. A lei ci penso io- si alza, venendomi incontro -tu convinci solamente Alessia-
 
-Ci proverò-
 
 
 
                                                  **********
 
 
 
Non posso negarlo.
Non posso fare finta di niente.
Semplicemente, non posso.
 
Francesca mi manca.
Mi manca ogni istante di ogni giorno.
Mi manca in ogni momento.
In ogni posto.
 
Quello che è successo, non ha cancellato il mio amore per lei.
Non ha spazzato via, i sentimenti che provo nei suoi confronti.
Non l' ha elimiata dal mio cuore.
E nemmeno dalla mia testa.
 
La sento continuamente.
sento la sua presenza costantemente.
Me la sento dentro.
 
Ma come posso lasciar perdere?
Come posso ignorare che mi ha mentito?
Come faccio a darle di nuovo fiducia?
 
E' passata una settimana, eppure ancora non posso crederci.
Non posso credere a quello che è successo.
Non posso credere ancora che, Feffe, mi abbia mentito.
 
Sembrava sempre così sincera.
Così dolce e protettiva.
Così...così dannatamente, Feffe!
 
Non riesco a concentrarmi su niente.
Non riesco a non pensarla.
A non pensare a Lei, a Noi.
 
Alla prima volta che l'ho vista.
Al nostro primo appuntamento.
Al nostro, bellissimo, perfetto primo bacio.
La nostra prima volta..
La mia prima volta...
Mi manca da morire...
 
Ma non posso lasciar perdere.
Non riesco a darle nuovamente fiducia.
Come faccio a dire quando è sincera e quando non lo è?
 
-ALEEEEE- l'urlo di mia madre, mi riporta alla realtà -C'E' ERICA! STA SALENDO!-
 
Erica?
Che diavolo vuole?
Ci siamo viste stamani a scuola!
 
Bha.
Mi metto a sedere nel centro del letto.
Mi tolgo le cuffiette dell' iPod dalle orecchie.
 
-Saaalve!- entra in camera saltellando, buttandosi letteralmente sul letto -che fai di bello?-
 
-Niente di che- rispondo, con una scrollata di spalle -tu che ci fai quì?-
 
-Non posso venire solamente a trovare la mia cara, dolce migliore amica?-
 
-Erica- le lancio uno sguardo di rimprovero.
 
-e va bene!- sbuffa, sedendosi compostamente -devo parlarti-
 
-Sentiamo-
 
La vedo agitata.
Si tortura nervosamente le mani.
Mi lanca occhiate di scuse.
Ma per quale motivo?
 
-Ok, io te lo dico- mugola -ma fammi finire di parlare senza interrompermi-
 
-Va bene- acconsento.
 
-Ho parlato con Eleonora- mi rivela, spiazzandomi -mi ha spiegato la dinamica dell' amplesso-
 
-Amplesso?-
 
-Si, di come son finite a letto insieme!- risponde, iniziando a farmi innervosire -mi ha detto che è successo più di un anno fa, il giorno dell' anniversario della morte di Federica-
 
Questo non lo sapevo.
E' normale, stupida come sono, non ho voluto lasciarla parlare.
Ciò, però, non toglie quello che è successo tra quelle due.
 
-Ele ha detto che era preoccupata per Feffe perchè non rispondeva né alle sue chiamate, né ai suoi messaggi e così ha deciso di andare a vedere se fosse a casa sua. L' ha trovata a letto ubriaca marcia, ha provato a farla ragionare civilmente, ma non è servito. Alla fine sono volate parole pese e hanno finito con il prendersi a botte per poi far sfociare tutto in sesso- sospira, distogliendo lo sguardo per pochi secondi -non è stato amore, Ale. Stavano male tutte e due, è stato solo un gesto dettato dalla rabbia. Hanno deciso di non dire niente perchè non è stato importante. Volevano solo dimenticare, fare finta che non fosse mai successo. Se ne sono pentite subito- allunga una mano, poggiandola sulla mia -so che Feffe ti ha mentito e non doveva, ma aveva le sue ragioni. Non voleva ricordare, perchè quel ricordo le fa male. Non ti dico di perdonarla, ma cerca di capirla..-
 
Ora tutto mi è più chiaro.
Non riuscivo a capire come fossero finite a a fare sesso.
Cosa le avesse spinte a farlo.
Dato che Feffe mi ha detto più volte che, Ele, per lei è come una sorella e nient' altro di più.
 
Avevano solo bisogno l' una dell' altra.
Avevano bisogno di staccare la spinta per un po' di tempo.
Avevano bisogno di non pensare, perchè la realtà faceva schifo.
Faceva male.
 
Non posso neanche immaginare cosa potessero provare.
Non ho mai provato, per fortuna, un dolore simile.
Non posso, quindi, guidicare.
 
Certo, ora ho capito.
Ma non posso comunque far finta che non sia successo.
Capisco perchè Feffe mi abbia mentito, ma non posso darle di nuovo fiducia.
semplicemente, non so come fidarmi...
 
-Ale..- Erica mi scuote leggermente, richiamando la mia attenzione -sei arrabbiata con me?-
 
-No!- mi affretto a rispondere -certo che no, scema- le sorride, rassicurandola.
 
-Allora perchè hai quella faccia?-
 
-Ho semplicemente capito perchè mi ha mentito- sospiro -ma io non posso far finta di niente, capisci?-
 
-Si, capisco- sospira anche lei, abbassando lo sguardo -e ora che intendi fare?-
 
-Non lo so...-
 
 
                                            **********
 
 
Sparire.
Essere invisibile.
Riuscire a far finta di non esistere.
 
Mi riesce bene tutto questo.
Mi riesce dannatamente bene.
L' ho fatto per quindici anni.
Posso tornare a farlo, adesso.
 
Mi sento vuota.
Sento di non avere una ragione per alzarmi dal letto, la mattina.
sento di non avere più quella fiamma dentro, che mi spingeva a lottare e ad andare avanti.
 
So che Nene è preoccupata per me.
So che anche Lorenzo e Alessandro lo sono.
Ma cosa posso farci?
 
Alessia mi manca.
Mi manca come l' aria.
Mi manca terribilmente.
 
Era la luce di speranza in fondo al tunnel buio, in cui mi trovo da più di due anni.
Era il mio arpiglio.
Era il motivo per non lasciarmi andare.
Per continuare a lottare.
Ma, come al solito, ho rovinato tutto.
 
Scaglio un' altra serie di pugni al saccone.
Non so da quanto tempo sono chiusa quà sotto.
So solo che mi ci sono rinchiusa quando era ancora giorno.
E adesso, fuori, è buio.
 
Sto evitando tutti.
Non mi va di vedere nessuno.
Non mi va di fare niente.
 
Vado a lavoro.
Sto fuori di casa il più possibile, così da evitare le visite di Nene.
Vago per Firenze, senza mai stare troppo in un solito punto.
Non vado neanche agli allenamenti.
Fanculo, non m' interessa di niente.
 
Credevo di avercela fatta, finalmente.
Credevo di essere riuscita a tirare fuori la testa dall' acqua.
Credevo di stare molto meglio.
Ma mi sono accorta che non era così.
 
Era solo merito di Alessia.
Della sua presenza.
E adesso, adesso mi ritrovo ad amare una persona che non fa più parte della mia vita, di nuovo.
 
Il campanello suona.
Il telefono squilla incessantemente.
Una chiamata.
Un messaggio.
Una chiamata.
Un messaggio...
 
Va avanti così da divers tempo.
Forse dovrei andare ad aprire la porta.
La testa mi scoppia, tutto questo rumore è insopportabile.
 
Mi allontano dal saccone.
Indosso la felpa che mi ero tolta.
Salgo le scale, andando ad aprire il portone.
 
-Finalmente!- esclama, Nene, entrando in casa -si può sapere che cavolo stavi facendo?-
 
-Tiravo due colpi- rispondo semplicemente, dirigendomi in cucina.
 
Apro il frigorifero.
Prendo due birra.
Le apro, passandone una alla mia amica, che però rifiuta.
Pazienza, la berrò io una volta finita questa.
 
-Che ci fai quì?- le domando, cercando di finire in fretta, così da tornare a quello che stavo facendo.
 
-Ho buone notizie- sorride -la tua espulsione è stata ridotta e niente denuncia per te- m' informa, contenta -una volta aver spiegato come sono andate le cose, l' aribitro ha cambiato idea e i genitori di Emily e l' altra, hanno capito e impedito che ti recassero danni-
 
-ok-
 
-ok?- dice, scioccata -tutto quì? Non ne sei felice?-
 
-Non mi cambia niente- rispondo, alzando le spalle -tanto per ora non gioco-
 
-Va bene, ma solo per due partite! Poi sei totalmente riabilitata!-
 
-No, non hai capito- butto la bottiglia vuota nel cestino, afferrando quella piena -non voglio giocare-
 
-Mi prendi per il culo?- sbotta, arrabbiata.
 
-Sono serissima-
 
-Feffe!- fa due passi nella mia direzione, bloccandosi una volta che ho alzato la mano libera.
 
-Adesso, se non ti dispiace, avrei da fare- le dico, facendo un cenno in direzione della porta.
 
Mi guarda per qualche secondo.
E' incredula, ferita, arrabbiata.
Decisamente la reazione che mi aspettavo.
 
-Fanculo, Feffe- mormora, prima di dirigersi all' uscio e uscire di casa.
 
Sospiro, appoggiando le mani sul ripiano davanti a me.
Devo allontanarmi da tutti.
O finirò di ferire anche loro.
 
Nene, Alessandro, Lorenzo..
Non posso permettermi di far loro del male.
Non posso coinvolgerli nel casino che sono.
 
Il campanello suona di nuovo.
Sarà sicuramente Nene, che non si è arresa.
Sospirando, vado ad aprire la porta.
 
-Nene, ti ho già detto che ho da fare e che...- mi blocco immediatamente.
 
-Ciao, Feffe-
 
-Alessia...-
 


_______________________________________________________________________________________________

Buon giorno ^^

Prima di tutto, chiedo venia per il mostruoso ritardo!
A mia discolpa, posso dire, che nelle ultime due settimane mi sono successesse parecchie cose.
Insomma, si sa, quando trovi l' amore, tutto il resto perde importanza.
Cooomuunque, prometto che cercherò di tornare ad aggiornare regolarmente!

Veniamo al capitolo.
E' un azzardo.
E' stata una sfida, per me, mettere i punti di vista di Nene e Erica.
Non so cosa sia uscito.
Se qualosa di bello o estremamente brutto.
Ad ogni modo, da ora in poi, torneranno soltanto i punti di vista di Feffe e Ale.
Ma fatemi sapere cosa ne pensate!!

Spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Abbiamo la coalizzazione di Eleonora e Erica.
Alessia che ha capito, ma che non può fidarsi di nuovo.
Feffe che sta tornando ad auto-distruggersi.
E adesso?
Cosa succederà?
Cosa ci fa, Alessa, da Francesca?

Cercherò di aggiornare presto!
Mi scuso ancora per il ritardo!
Aspetto, come sempre, le vostre impressioni!
Un bacio a tutti......e in particolare a Te.

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Capitolo 26
*** Stupore. ***


 
 
La porta si apre.
I miei occhi si spalancano.
Il cuore esplode, batte all' impazzata.
Dio, è bellissima
 
Ecco qual'è stato il mio primo pensiero.
La prima cosa che ho pensato, quando Feffe mi è apparsa di fronte.
E' bellissima.
 
Pantaloncini corti.
Felpa nera.
Capelli arruffati.
La fronte imperlata di sudore.
Una birra in mano.
Quanto può essermi mancata?
 
Me ne accorgo appieno proprio adesso.
Adesso che mi rispecchio in quei suoi due smeraldi verdi.
Così scuri adesso.
Scuri e cupi, esattamente come la prima volta che l'ho incontrata.
 
Un debole e sorpreso sorriso sulla sua faccia, ad accogliermi.
Le nocche delle mani, sbucciate.
So dov'era.
So cosa stava facendo.
Mi chiedo solo se sono io, il motivo, della sua rabbia.
 
-Posso...Posso offrirti qualcosa?-
 
E' la sua voce a interrompere questo silenzio imbarazzante.
Silenzio che è piombato, non appena abbiamo messo piede in cucina.
E' la prima volta che non mi sento a mio agio, in sua presenza.
 
-Un bicchiere d' acqua, grazie- abbozzo un lieve sorriso, prendendo posto su una sedia, intorno al tavolo.
 
Feffe annuisce.
La vedo prendere un bicchiere e riempirlo.
Si avvicina, porgendomelo.
 
Si siede davanti a me.
Ogni tanto sorseggia la sua birra.
Cerca in tutti i modi di evitare il mio sguardo..
 
-Insomma..- si schiarisce la voce, incrociando le mani sul ripiano davanti -che ci fai quì?-
 
Perfino la sua voce mi è mancata.
Così calma e profonda.
Così armoniosa e sensuale allo stesso tempo.
Ma non posso, non posso far prevalere il cuore alla ragione..
 
-Io..io volevo parlarti- la vedo annuire, spronandomi a continuare -sono...sono stata informata di come..ecco, di come tu e Eleonora, avete...-
 
-Ho capito- m' interrompe, abbassando la testa.
 
Le mani unite.
Il capo abbassato.
La schiena incurvata.
Mai, mai l'ho vista così vulnerabile.
 
-Francesca- sospiro -io sono venuta a chiederti scusa- a quelle parole, alza la testa di scatto, sorpresa -ti chiedo scusa per non averti lasciato spiegare e ti perdono, ti perdono per avermi mentito. Posso capire perchè lo hai fatto...-
 
-Alessia, io..-
 
-Aspetta, non ho finito- la interrompo, sorridendo appena -io ti perdono, Feffe. Però, però non posso tornare con te. Hai tradito la mia fiducia e non sono pronta a fidarmi di nuovo, non ci riesco, capisci?-
 
-Sì, lo capisco..- sospira, tornando ad abbassare lo sguardo.
 
Tutto questo fa male a lei, tanto quanto ne fa a me.
Pensavo di aver trovato in lei, una persona fidata.
Una persona che mi sarebbe stata sempre accanto..
Che avrebbe imparato ad amarmi..
 
E invece, invece mi sbagliavo.
Feffe mi ha mentito.
E...e non mi ama.
Lei ama ancora Federica e io, io non sono neanche lontanamente simile a lei.
Quindi, mi dispiace, ma le cose non possono tornare come prima.
Non ce la faccio.
 
-Quindi che facciamo, adesso?- mi chiede, all' improvviso.
 
-Ecco, se per te va bene, possiamo provare a essere amiche. Certo, ci vorrà del tempo, ma è sempre un inizio..no?-
 
-Certo- alza la testa, cercando di donarmi un sorriso.
 
-Non ignoriamoci, ok?-
 
-Ok- mi concede, alzandosi.
 
Mi alzo a mia volta.
Le sorrido leggermente, avvicinandomi.
Richiedo un abbraccio, che lei non mi nega.
 
Mi stringe a sé e tutto ad un tratto, il tempo si ferma.
Vengo catapultata in un altro posto.
Un posto dove mi sento al sicuro.
Dove mi sento felice e imbattibile.
Dove niente mi sembra impossibile.
Un posto, che è solo Nostro.
 
Posto, che svanisce, non appena mi lascia andare.
Trattengo le lacrime, mentre le lancio un' ultima occhiata di saluto.
Mi lascio baciare la fronte e poi, poi esco da quella casa piena di ricordi.
 
 
                                                       **********
 
Mi sento vuota.
Mi sento un robot.
Un' automa che va avanti solo per inerzia.
 
Prendo un boccale, lo riempo del tipo di birra richiesta e lo porgo al cliente.
Prendo un bicchiere, preparo la bevuta urlatami da una tizia brutta e scorbutica e gliela lascio sul bancone.
vado avanti cosi da un' ora buona, senza rendermi veramente conto di quello che faccio.
 
Una parte di me, è sollevata.
Sollevata dal fatto che, Alessia, mi abbia perdonato.
Che abbia capito le mie ragioni.
Ma non mi basta.
 
Mi manca.
Mi manca come l' aria.
Lei mi stava ridonando, piano piano, la parte più bella di me.
E adesso, adesso quel poco che mi era tornato indietro, mi è stato strappato di nuovo.
Ed è nuovamente, solo colpa mia.
 
-Ehi, testona, come andiamo?-
 
Sollevo lo sguardo sul mio amico biondo.
Abbozzo un sorriso.
Poi riporto l' attenzione sui boccali di vetro vuoti, disposti ordinatamente davanti a me.
 
-Feffe?- mi sventola una mano davanti al viso -ci sei?-
 
-Che vuoi, Alessandro?- punto gli occhi nei suoi, inclinando leggermente la testa di lato.
 
Sorride.
Si siede sullo sgabello dietro il bancone, di fronte a me.
Gli allungo una birra.
Ringrazia, bevendone un po'.
 
-Sai per caso, per quale motivo, Eleonora non si è ancora vista?-
 
-Non so che dirti- rispondo sbrigativamente, voltandomi.
 
Lo so benissimo il perchè.
Non mi diceva "Fottiti" da un bel po'.
Questo vuol dire che è arrabbiata sul serio.
Ma va bene così.
 
Devo allontanare tutti quanti.
O finirò per ferire anche loro.
E non voglio.
Non posso permettermelo.
 
-Francesca- il mio amico, richiama la mia attenzione -tu sembri in lutto e lei è sparita! Questo vuol dire solo una cosa, ovvero, che avete litigato! Mi vuoi dire, per favore, per quale ragione?-
 
-Non sono affari tuoi!-
 
-Lo sono, invece!- sbatte una mano sul ripiano, facendomi sobbalzare e facendo voltare qualche persona curiosa -siete le mie migliori amiche! Siete affar mio!-
 
-Cercala e fattelo dire da lei!- rispondo a tono, voltandomi di nuovo verso di lui.
 
-Si può sapere che ti prende?- sbotta, avvicinando il viso al mio.
 
E proprio quando sto per rispondere, la sento.
Sento quella risata cristallina, che riconoscerei in mezzo a mille altre.
I miei occhi volano automaticamente nella direzione di quel suono.
 
E lì, lì la vedo.
Seduta insieme a Erica e Lorenzo, al solito tavolo vicno la colonna.
Quando sono arrivati?
Neanche me ne sono accorta.
 
Percorro con lo sguardo, tutta la lunghezza del suo corpo.
Dai suoi boccoloni neri, alla linea perfetta del suo piccolo naso, a quelle labbra rosee e stupende.
Il suo seno prosperoso, la sua pancia appena accennata, le sue gambe toniche.
E' così....perfetta.
Perfetta nei suoi jeans chiari e nel suo semplice maglione rosso con scollo a V.
Sorrido, appena scorgo le sue immancabili polacchine nere.
 
-Feffe, se ne vuoi parlare io..-
 
-Non c'è niente da dire- lo interrompo bruscamente -ora se non ti dispiace, devo tornare a lavorare-
 
-Ma..-
 
-Ciao, Ale- e con quelle parole, lo lascio lì , sparendo nel retro.
 
Mi appoggio, con la schiena, alla parete del lungo corridoio.
Prendo dei respiri profondi.
Cerco di calmarmi.
 
Come ho fatto a lasciarla andare?
Come ho potuto rovinare tutto?
Dio, sono un fottuto disastro.
 
-FANCULO!- sbotto di rabbia, scagliando un pugno contro il muro.
 
Il dolore alla mano è forte.
Ma, niente, in confronto a quello che sento dentro.
Al peso che, ormai, non controllo più.
 
Mi guardo la mano ferita.
Le nocche sanguinano, le lesioni si sono riaperte.
Hanno ripreso a sanguinare, come il mio cuore.
 
 
                                               **********
 
Mi ero ripromessa di non farlo.
Mi ero detta di trattenermi.
Me lo ero imposto.
E invece non ho resistito.
 
Ad un certo punto, mi sono voltata.
Mi sono voltata e sono rimasta per minuti interi a fissarla.
Lì, dietro al bancone, impegnata ad accontentare i clienti, era perfetta.
 
Ma nella sua bellezza, qualcosa stona.
E quel qualcosa, è il suo sguardo.
Quegli occhioni tristi, che troppo spesso le ho visto addosso.
 
Mi domando se sarò in grado di esserle solo amica.
Non riesco neanche ad andare a parlarle.
Posso solo fissarla da lontano.
 
-No, Lore, non dirglielo!- Erica si fionda sul suo ragazzo, cercando di tappargli la bocca.
 
-Stai ferma!- Lorenzo si libera di lei e torna a guardarmi -Alessia,  la tua migliore amica, ti ha raccontato della sua bellissima performance in cucina?- mi chiede, trattenendosi dal ridere.
 
-No- sorrido, spronandolo a raccontare.
 
-Stavamo facendo una torta! L'ho incarita di sbattere le uova fino a farle emozionare, così da poterle aggiungere allo zucchero e lei, sai cosa ha fatto?- scuoto la testa, negando -si è messa a cantare alle uova!- scoppia a ridere coinvolgendomi.
 
-Cosa?- urlo in faccia a Erica, piangendo ormai dalle risate -e cosa stavi cantando?-
 
-I Will Always Love You- urla, Lorenzo, a sua volta.
 
-Bravi si- borbotta la mia amica -prendete in giro! Ma è colpa sua! Che ne so io, che vuol dire far emozionare le uova! Ho iniziato a cantare perchè a me, quella canzone, fa sempre emozionare!-
 
A quella affermazione, io e il mio amico, ridiamo ancora più forte.
Non ci posso credere.
Ma quanto può essere scema?
 
-Smettetela di sfottere!- s' imbroncia, incrociando le braccia.
 
-Ora so che regalo farti per il compleanno, Erica- le dico, tornando seria.
 
-Che cosa?- si volta nella mia direzione, con gli occhi luccicanti.
 
-Un manuale di cucina!- rispondo, tornando poi a ridere.
 
Per fortuna che ci sono loro due, adesso.
Mi hanno costretto ad uscire.
Altrimenti me ne sarei stata volentieri in camera a piangere.
 
Anche se Lorenzo, mi ricorda Feffe.
Hanno alcuni modi di fare molto simili.
come ad esempio ignorare l' esistenza del tovagliolo.
Si puliscono sempre la bocca, passandoci sopra il dorso della mano.
 
Sono contenta che Erica abbia trovato una persona come lui.
E' veramente fantastico con lei.
Sono felice per loro.
 
-Ciao Ragazzi- ci saluta, Alessandro, raggiungendoci al tavolo.
 
Ha un tono affranto.
Non è allegro come al solito.
Eppure, quando è andato a parlare con Feffe, era spensierato come sempre.
 
-Che è successo?- gli chiede il suo migliore amico, facendoli segno di sedersi.
 
-Ho litigato con...- s' interrompe, guardandomi.
 
-Oh, andiamo, ne potete parlare tranquillamente!- affermo, non troppo convinta.
 
In realtà mi fa male.
Una parte di me, correrebbe subito da lei a baciarla.
Ma l' altra...l' altra ha una fottuta paura che possa mentirmi di nuovo.
Che possa avermi mentito anche su di noi.
Che mi abbia solamente usato...
No, non ce la faccio.
 
-Perchè avete discusso?- è di nuovo Lorenzo a parlare.
 
-Le ho chiesto cosa fosse successo con Eleonora e mi ha risposto che non sono affari miei- 
 
-Bene, quindi, abbiamo due problemi: il primo è che Ele è sparita e che non si rifarà vedere fino a quando non sbollirà un po' di rabbia e il secondo è che Feffe, è tornata....Feffe!-
 
-In che senso?- domando, al ragazzo moro.
 
-Devi sapere che al liceo, Francesca, era la classica ragazza che i genitori ti dicono di non frequentare. Era un pericolo per gli altri, ma soprattutto per se stessa-
 
-Ok, ora stai un po' esagerando, Lore- lo interrompe il biondo -non credo che stia tornando a quei livelli-
 
-Ok, io non ci sto capendo più niente!- afferma, Erica.
 
-Va bene, diciamo che non dobbiamo perdere di vista Feffe perchè, conoscendola, potrebbe fare qualche cazzata- 
 
Quell' affermazione di Lorenzo mi lascia perplessa.
Cosa intende dire con "qualche cazzata"?
Cosa faceva, Francesca, al liceo?
 
Ecco, è proprio di questo che stavo parlando!
Io non so praticamente niente di lei!
Mentre lei di me, sa tutto quanto!
Come posso fidarmi?
 
-Mi dispiace- sospiro, abbassando lo sguardo.
 
-Ehi, Alessia- Alessandro mi sorride, poggiandomi una mano sulla spalla -non è colpa tua! Hai avuto le tue ragioni, non devi sentirti in colpa per questo. E' Feffe che è...mmm, particolare-
 
-Particolare?-
 
-Ne ha passate tante- s' intromette Lorenzo -adesso deve solo ritrovare un equilibrio. Noi restiamo calmi e attenti, ok?-
 
-Io cercherò di starle il più lontano possibile- 
 
-Si Ale, forse è meglio così- afferma, il biondo, mentre Erica cerca di darmi conforto passandomi una mano sulla schiena..
 
Lei non ha bisogno di me.
Avrebbe bisogno di Federica.
Ma io non sono lei e mai potrò esserlo...
 
 
                                               **********
 
Quando i miei mi hanno cacciata di casa, mi sono sentita sollevata.
La prima cosa che ho pensato è stata "Si, cazzo, è finita".
Non avrei più dovuto sopportarli.
 
Non avrei più dovuto sopportare le sgridate insensate da parte di mia madre.
Non avrei più dovuto subire i colpi, ingiustificati, ricevuti da mio padre.
I pianti spaventati di mia sorella.
 
Già...ma poi, poi è proprio a lei che ho pensato.
Marta.
Come avrebbe fatto senza di me?
 
Io le cucinavo i pasti.
Io la portavo a scuola.
Io mi procuravo i soldi per comprarle i vestiti.
Io...mi prendevo le botte al posto suo...
 
Forse dovevo rimanere in quella casa.
Avrei evitato tante cose.
Una tra queste, il senso di colpa verso Federica...
 
Sorrido amara.
Prendo un sorso dall' ennesima birra.
Continuo a camminare, senza neanche sapere dove sto andando.
 
Ora faccio anche pensieri stupidi.
Se non fossi uscita da quella casa, non avrei vissuto gli anni più belli della mia vita insieme a F.
Non avrei capito cosa vuol dire amare e essere amati.
E' stata lei ad insegnarmelo.
 
E' solo che...è solo che non sopporto più..
Federica non c'è....Alessia non c'è...
Ho cacciato anche Nene...
Sono un completo danno.
Rovino sempre tutto.
E' solo colpa mia se sono in questo stato.
 
-Feffe!- mi sento chiamare da una voce familiare.
 
Mi volto.
Vedo venirmi incontro Lorenzo.
Sapevo che dopo Alessandro, sarebbe venuto anche lui.
 
-Dove l' hai lasciata la tua bella?-
 
-Ehi, sei ubriaca?- mi chiede, una volta avermi raggiunto.
 
-Dipende dai punti di vista- ridacchio, finendo di bere la bottiglia.
 
Torno a camminare.
Il mio amico mi affianca, in silenzio.
Ogni tanto mi lancia qualche occhiata preoccupata.
 
-Va bene, basta!- esclamo, guardandolo -cosa c'è?-
 
-Dovresti dirmelo tu- dice, alzando le spalle.
 
-Dirti cosa? eh? Che dovrei dirti?- sbotto, bloccandomi di colpo -che, di nuovo, ho rovinato la cosa più bella che avevo? che ho fatto la stronza prima con Nene e poi anche con Ale? Che in questo momento, vorrei solo raggiungere Federica?-
 
-Smettila!- mi urla contro, afferrandomi per le spalle -ti rendi conto di quello che hai detto?-
 
-si, me ne rendo conto perfettamente!- rispondo a tono -ed è ciò che sento!- mi libero dalla sua presa, allontanadomi di qualche passo.
 
-Dovresti vivere anche per lei! Dato che lei non può più farlo!- 
 
-NON PUO' PIU' FARLO PER COLPA MIA!- urlo, con le lacrime agli occhi.
 
-Feffe..- 
 
-Lasciami in pace!- mi giro e inizio a correre.
 
Corro sperando che non mi segua.
Corro lasciando che le mie lacrime, se le mangi il vento.
Corro, senza una meta precisa.
 
Quando me ne sono andata di casa, non pensavo andasse così.
Avevamo dei progetti.
Avevamo tante speranze.
Era tutto rose e fiori.
E invece, adesso, rimangono solo le spine.
 
Rallento il passo, fino a fermarmi.
Il mio inconscio mi ha portato al campo da rugby.
Posto, dove so per certo, di trovare Nene.
 
viene sempre quì quando vuole stare da sola.
Il rugby è tutta la sua vita.
Ci assomigliamo molto, in questo...
 
Guardo verso le tribune e la scorgo.
Noto la sua figura, appoggiata di spalle alla ringhiera.
Non è sola.
 
Vedo un' altra figura.
Strizzo gli occhi, cercando di mettere bene a fuoco.
Mi si spalanca la bocca di sorpresa, quando capisco di chi si stratta: è Antonio, il nostro allenatore.
Bocca, che raggiunge il terreno, quando li vedo baciarsi....
 

_______________________________________________________________________________________________

Buona sera ^^

Eccomi quì con l' aggiornamento!
Cosa ne pensate?

Alessia ha perdonato Feffe, ma non se la sente di tornare con lei.
Non riesce a darle nuovamente fiducia.
Voi che dite?

Feffe, ovviamente, si prende tutta la colpa.
E' arrivata al limite.
Non sopporta più tutto quello che ha dentro.
Cosa farà?
Qualche idea da parte vostra?

E poi, abbiamo scoperto chi è il misterioso Lui di Nene!
Ve lo aspettavate?
Chi pensavate che fosse???

Bhè, aspetto le vostre impressioni e vi lascio con la promessa di aggiornare presto!
Un bacio a tutti e grazie per la pazienza!

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Capitolo 27
*** Lui. ***


 
 
-Ma perchè non vuoi dei bambini?-
 
Ancora la solita domanda.
Ne abbiamo discusso spesso.
Ma che devo dire?
Ho solo 18 anni, in fondo.
 
-Fede, lo sai come la penso!- ribatto.
 
Le dono giusto un' occhiata, prima di tornare a concentrarmi sulla strada.
La sento sbuffare.
Incrocia le braccia, mettendo il broncio.
 
Ecco, odio quando fa così.
La odio perchè è adorbile!
La odio, perchè non mi riesce dirle di no.
 
-E va bene, prometto che tra qualche anno ne riparleremo- le concedo, sospirando.
 
Si gira di scatto nella mia direzione.
Gli occhi le brillano di gioia.
Un enorme sorriso si estende sul suo volto.
Dio, quanto è bella.
 
-Davvero?- 
 
-Davvero- ricambio il sorriso, sfiorandole la guancia.
 
Riporto la mia attenzione davanti a me.
E' una nottata tranquilla.
Non ci sono molte macchine in giro.
 
-Feffe?- mi richiama, titubante.
 
-Dimmi- 
 
-Tu mi ami, vero?-
 
Ci risiamo.
Ogni tanto ha bisogno di essere rassicurata.
Di sentirsi sicura nelle sue sicurezze.
Ma la amo anche per questo.
 
-Amore, lo sai che ti amo più della mia stessa......FEDE!!!-
 
Una macchina non si ferma allo stop.
Ci viene incontro a tutta velocità, da destra.
Prende in pieno lo sportello dalla parte di Federica.
Inutile il mio urlo spaventato...
 
 
 
Mi sveglio di colpo.
Scatto a sedere, ansimando.
Sono sudata fradicia.
 
Mi ci vuole qualche secondo per rendermi conto di essere in camera mia.
E non in quella macchina.
Non a quella sera...
 
La testa mi scoppia.
Ma molto probabilmente è colpa di tutto quello che ho bevuto e fumato.
Pessima scelta, quella.
 
Mi scosto il lenzuolo di dosso.
Lentamente mi alzo, dirigenomi in bagno.
Ho bisogno di darmi una sciacquata.
 
Dalla finestra, penetra qualche raggio di luce.
Questo mi fa capire che è mattinata inoltrata.
Ma in fondo, non ho niente da fare.
 
Mi sciacquo la faccia.
Mi rinfresco il corpo.
E poi torno in camera da letto.
Giusto il tempo di mettermi un paio di pantaloncini, che suonano alla porta.
 
Mi domando chi cavolo è di domenica mattina.
So per certo che non è Nene.
E' ancora troppo presto per riuscire a fare finta di niente.
Lei è incazzata e io, dopo quello che ho visto ieri sera, preferisco evitarla.
 
Apro la porta e mi ritrovo davanti l' ultima persona alla quale avrei pensato.
Un sorriso sulla faccia.
Troppe buste in mano.
E gli occhi che mi squadrano il corpo.
Forse avrei dovuto mettermi anche una maglietta e non restare in reggiseno sportivo.
 
-Erica?- 
 
-Ciaaaao Feffe!- saluta, cordiale.
 
Mi sposto per farla entrare.
Mi chiedo che cavolo ci faccia quì.
Non credo l' abbia mandata Alessia..
 
-In cosa posso aiutarti?- le domando, scortandola in cucina.
 
Devo ancora mangiare qualcosa.
Non tocco cibo da ieri a colazione.
Se non metto qualcosa sotto i denti, finirò per svenire.
 
-Non vorrei sembrare scortese, ma non è che potresti metterti qualcosa addosso?- domanada, imbarazzata -credo che sto iniziando a chiedermi se io sia effettivamente etero o meno-
 
La guardo un attimo stranita.
Poi scoppio a ridere.
Non ci posso credere.
 
-Cosa?!- esclamo, in mezzo alle risa.
 
-Non è colpa mia se sei una  gran figa!- si difende, sedendosi al tavolo.
 
-Va bene, va bene!-
 
Torno in cucina poco dopo.
Mi siedo davanti a lei.
Sono curiosa di sapere che cosa vuole.
 
-Insomma- inizia, guardandomi -come sai, domani è il compleanno di Alessia e io le ho organizzato una festa a sorpresa. Vorrei farle una torta, ma sono veramente negata in cucina. Ecco, Lorenzo mi ha detto che tu, invece, sei un Dio e mi domandavo se...-
 
-Ti aiuto volentieri- le sorrido -quando vorresti..-
 
-Ora!- risponde, prontamente, afferrando le buste che aveva prima in mano e posandole sul tavolo -per caso, ho già fatto la spesa!-
 
-Per caso, eh- ridacchio, divertita.
 
-Assolutamente- annuisce seria, prima di estendersi in un enorme sorriso.
 
-Va bene, dai, a che dolce avevi pensato?-
 
-La Mimosa?!- 
 
-E' la sua preferita..- affermo, abbassando lo sguardo.
 
-Già..- 
 
Oggi non avevo ancora pensato a lei.
Non mi ero ancora fermata a riflettere su quanto mi manchi.
Altrimenti, avrei subito collegato il fatto che domani è il suo 18esimo compleanno.
E che io, le ho comprato il regalo almeno un mese fa..
 
-Dai, mettiamoci ai fornelli- mi alzo dal tavolo, seguita da Erica -tu inizia con il rompere quattro uova in questa bacinella- le dico, porgendole il contenitore.
 
-Ehm si...non credo di essere molto brava in questo-
 
-Ho capito- sospiro -tu mi peserai l' ingredienti, il resto lo faccio io-
 
-Questo credo di poterlo fare!- esclama, contenta.
 
Scuoto la testa, divertita.
Prendo tutto l' occorrente che mi serve per fare la crema.
E mi mentto all' opera.
 
-Allora, Erica, che le hai regalato?- 
 
-Bhè, intanto le ho fatto un cartellone enorme con delle nostre foto e frasi di canzoni e le ho scritto una lettera- dice, tutta contenta -e poi, ho preso due biglietti per New York! Uno per me e uno per lei! Albergo già prenotato per una settimana!-
 
-Cavolo, avrai speso una fortuna!-
 
-Naaah, è da qualche anno che risparmio per questo! Non vedo l' ora di vedere la sua faccia!!- esclama, con gli occhi che le brillano.
 
Alessia è fortunata ad avere Erica come amica.
E' veramente una persona eccezionale.
Sono felice che l' abbia vicino.
 
-Feffe, sicura di stare bene? Hai gli occhi un po' rossi e l' aria stanca...- afferma all' improvviso.
 
-Tranquilla, ho solo dormito poco-
 
In realtà non ho dormito per niente.
Solo un' oretta e ho fatto ancora quell' incubo.
Sono sfinita...
 
-Ok! Senti, se vuoi puoi venire anche tu, domani! Credo che le farà piacere ad Alessia, vederti-
 
-Non credo sia il caso, ma grazie comunque-
 
No, non sopporterei.
Non sopporterei di averla vicina e non poterla neanche sfiorare.
Non posso esserle amica.
Io la amo...
 
                                                     **********
 
 
E così, mi sono fatta trascinare alla partita.
Firenze vs. Pesaro.
Non dovrebbe essere troppo tosta.
Almeno, da quello che ha detto Alessandro.
 
Lorenzo mi ha assicurato che Francesca non ci sarà.
So che le hanno ridotto l' espulsione.
Ma a quanto ho capito, lei non vuole giocare comunque.
So che ha litigato con Eleonora, per questo..
 
-Emozionata per i quasi 18?- il ragazzo della mia amica, mi siede accanto, sorridendomi.
 
-A dir la verità, credo che non mi cambi niente- rispondo, con un' alzata di spalle.
 
-Amica mia- s' intromette, Erica -non voglio sentirti dire certe eresie!-
 
-Oh, finalmnte ti degni di farti vedere- esclamo, al suo arrivo -si può sapere dove cavolo sei sparita, questa mattina?-
 
-Ehm, ero a fare la spesa con mamma!- risponde, prendendo posto accanto al suo ragazzo.
 
Sto per ribattere quando, Alessandro, si siede affianco a me.
E'appena arrivato.
Ma ha l' aria strana..
 
-Ehi, Ale, tutto ok?- gli chiedo, con un tono di voce basso, così che solo lui possa sentirmi.
 
In quest' ultimo periodo, ho legato molto con lui.
Parliamo spesso e siamo usciti insieme anche un paio di volte.
Ho trovato in lui, un ottimo amico.
 
-No- sospira -ho provato a parlare con Eleonora, ma anche lei come Feffe, non ne vuole sapere-
 
-Ma si sa di preciso, per cosa hanno litigato?-
 
-Io so solo che Ele, era andata da lei a dirle che tra due partite avrebbe potuto rigiocare e che Feffe le ha risposto un po' male..-
 
-Tutto quì? Mi sembra strano...-
 
-Non so che dirti..- si scompiglia i capelli con una mano, portando poi l' attenzione al campo.
 
Sospiro.
E' strano sentirsi estranea alla persona che ami.
Vorrei avere il diritto di andare da lei a chiedile come sta.
Ma non posso...
 
La ferita è ancora fresca.
La delusione è ancora viva in me.
La paura che possa mentirmi di nuovo, non se n'è ancora andata.
 
Però, però non posso fare a meno di preoccuparmi per lei.
Di domandarmi se è tutto apposto.
Di chiedermi se si sta comportando a modo,  oppure se sta facendo l' idiota.
Non posso neanche chiederlo a Eleonora, dato che non si parlano...
 
Domani compirò 18 anni e nemmeno m' interessa.
Quando ho conosciuto Francesca, ho iniziato a immaginare come sarebbe stato.
Ho immaginato lei che mi viene a prendere a scuola e che mi porta a pranzo fuori.
Ho immaginato di passare tutto il giorno in sua compagnia.
Di passare la serata a fare l' amore..
E invece, adesso, adesso non c'è neanche la più minima possibilità che tutto questo accada..
 
-EVVAI!- l' urlo contento di Lorenzo, mi riporta alla realtà.
 
Eleonora ha segnato la terza meta della partita.
Il Firenze sta letteralmente stracciando la squadra avversaria.
Ele, oggi, sembra più agguerrita del solito..
E' una furia, sta giocando da Dio.
O almeno, per quel poco che ho seguito.
 
sospiro, voltando la testa di lato.
Come se fossi stata attirata da qualcosa.
O meglio, da qualcuno.
Lei.
 
Francesca è in piedi, sotto le tribune.
Poggiata con la schiena al muro.
Sembra quasi una statua.
 
Fisso il suo profilo.
E' così perfetta..
Così...bellissima..
 
Bellissima nei suoi jeans chiari.
Nelle sue nike alte.
Nella sua maglietta rossa della Squadra.
con i capelli lasciati ribelli sulle spalle.
 
Tutto ad un tratto, si gira.
Alza la testa.
I nostri squardi si trovano.
 
Mi perdo, come sempre, nei suoi occhioni verdi.
Sono leggermente arrossati e stanchi.
Posso dedurre che non dorme da un paio di giorni..
spero tanto, di non essere io la causa...
 
Abbozzo un sorriso.
Lei mi dedica un' altra leggera occhiata e poi, poi se ne va.
Sembra un' altra persona..
Non ho trovato la mia Feffe in quelle iridi..
E' così diversa...
E comunque, ormai, non posso più considerarla Mia...
 
 
                                                         **********
 
 
Mi è bastato incrociare il suo sguardo per un secondo, per far impazzire il mio cuore.
Mi ha sorriso e tutto intorno a me, si è fermato.
Mi sono persa nei suoi occhi nocciola.
Così profondi e sinceri.
Bellissimi..
 
-Ciao, Fede- sorrido alla foto, sfiorandola per un secondo.
 
Ho sentito la necessità di venire quì.
Di sedermi quì e isolarmi un attimo da tutto il resto.
Ho bisogno di sentirla vicina, anche solo per pochi minuti.
 
-Alessia mi ha lasciato- sospiro -in fondo, me lo sono meritato-
 
Fa male ammetterlo ad alta voce.
Mi sento come se fossi di nuovo circondata dal buio.
come se non trovassi una via di fuga da tutto questo.
Ma, forse, una via di fuga non c'è..
 
-Io e Nene non ci parliamo- conitnuo, abbassando lo sguardo -e ho scoperto, finalmente, chi è il suo misterioso ragazzo-
 
Più ci penso e più mi domando come ho fatto a non accorgermene.
Ho avuto la loro storia, sotto il naso, per tutto il tempo.
Per tutti questi anni.
Com'è possibile che io non lo abbia capito?
 
Troppe volte arrivavano insieme agli allenamenti.
Troppe volte li ho visti litigare da una parte.
Troppe coincidenze, che adesso riesco a spiegarmi.
Perchè, Nene, non me lo ha detto?
 
-Sai, F? In quanto a testardaggine, Ele ti assomiglia molto- 
 
Ricordo come se fosse ieri, le nostre uscite.
Ridevamo un sacco e si, litigavamo anche parecchio.
Sempre per delle cavolate.
Mi mancano quei tempi...
 
-Devo andare...- affermo, alzandomi in piedi.
 
Avvicino il viso, alla sua foto.
La sfioro leggermente.
Sorrido nostalgica.
 
-Alla fine, avremo avuto tutti i bambini che volevi- sussurro, prima di voltarmi e andarmene.
 
Esco dall' enorme cancello in ferro battuto.
Mi dirigo alla macchina, persa nei miei pensieri.
Non mi accorgo della sua presenza, fino a quando non arrivo alla mia auto.
 
-Feffe- alzo lo sguardo, trovandomela di fronte.
 
-Nene..- mi blocco sul posto, incrociando le braccia.
 
La scruto.
Ha un livido poco sotto l' occhio.
Ha l' aria stanca. 
Sarà il post-partita...
 
-come stai?- mi chiede, facendo due passi nella mia direzione.
 
-Come sta Antonio?-
 
A quelle parole, s' immobilizza.
E' sorpresa.
Sicuramente si starà chiedendo come lo so.
 
-come...-
 
-Vi ho visti- la interrompo -ieri, al campo-
 
-Ah..- sospira -scusami, non potevo dirtelo! Io..-
 
-Tranquilla, credo di poterlo capire- la interrompo di nuovo -scusa, devo andare..-
 
Faccio il giro, andando verso lo sportello del guidatore.
Non ho voglia di parlare con lei.
Non voglio vedere nessuno...
 
-Francesca- richiama la mia attenzione -pensi di venire, domani?-
 
So a cosa si riferisce.
Alla festa per Alessia.
Come fa a chiedermi una cosa del genere?
Come faccio ad andarci?
 
-No- rispondo, secca.
 
-E pensi di tornare agli allenamenti?-
 
-No- rispondo, di nuovo.
 
-Ma perchè?-
 
-Non mi va!-
 
-Non fare la stupida, Feffe!- sbotta, calciando un sassolino.
 
-Senti, Nene! Federica non c'è più, quindi puoi smetterla di fingere che t' importi di me! Non ci lega più niente!- 
 
Mi accorgo delle parole che ho pronunciato, quando ormai è troppo tardi.
Eleonora è completamente paralizzata.
La bocca semi aperta.
Le mani strette a pugno, abbandonate lungo i fianchi.
Lo sguardo ferito.
 
-Vaffanculo Creatini- dice con tono sprezzante, prima di andarsene.
 
Bene, ho combinato un casino.
Nene è incazzata nera adesso.
Lo posso capire dal fatto che mi ha chiamato per cognome.
come faceva i primi tempi.
Ma più che arrabbiata, è ferita.
 
-Cazzo!- sbotto, tirando un colpo sulla carrozzeria dell' auto.
 
Se Federica mi vedesse adesso, sarebbe molto delusa.
Non mi parlerebbe neanche.
E farebbe di molto bene...
 
 
                                                        **********
 
 
 
Non ne posso più di stare in casa.
In camera mia, c'è ancora una felpa di Feffe abbandonata sulla sedia.
Ricordi delle volte che abbiamo fatto l' amore su questo letto.
Non ce la faccio a stare quì.
Ho bisogno di uscire.
 
Afferro il sopra della tuta rossa dell' Adidas e mi dirigo fuori di casa.
Subito, la fresca brezza serale, m' invade il viso.
Respiro a pieni polmoni.
Si, ci vuole proprio una bella passeggiata.
 
Mi ficco le cuffiette dell' iPod nelle orecchie.
Riproduzione casuale.
Inizio a camminare, tenendo la testa bassa.
 
Il tempo di girare l' angolo, che sbatto contro qualcosa.
O meglio, qualcuno.
Alzo la testa e rimango del tutto sorpresa.
 
-Feffe?- esclamo, togliendomi le cuffiette.
 
La squadro.
Ha un livdo sullo zigomo, molto evidente.
Lo sguardo stanco e spaesato.
Che le è successo?
 
E' vestita allo stesso modo di questo pomeriggio.
E, come questo pomeriggio, non posso fare a meno di pensare che sia bellissima.
Mi domando, che ci faccia quì.
 
-Io...io stavo vendendo da te, ma se devi andare da qualche parte...-
 
-No- la interrompo dolcemente -vuoi passeggiare con me?-
 
-Certo- risponde, abbozzando un sorriso.
 
Camminiamo fianco a fianco.
Ogni tanto ci scambiamo uno sguardo di sottecchi.
Mi fa un effetto strano averla così vicina e non poterla prendere per mano.
 
La scruto e mi chiedo come si sia procurata quel livido.
Non gioca  più, quindi la scusa del rugby non regge.
Non credo, comunque, di avere il diritto di chiederglielo.
 
-Insomma, hai detto che stavi venendo da me...- dico, rompendo il silenzio.
 
-Si, ecco- sospira, bloccandosi di colpo -Domani è il tuo compleanno..-
 
Quelle parole mi lasciano perplessa.
Se lo ricorda..
Mi porto davanti a lei, cercando il suo sguardo.
Aspetto che prosegua...
 
-18 anni, eh?- sorride, imbarazzata.
 
-Già..-
 
-Io, io ti avevo preso una cosa prima che...insomma...prima che succedesse tutto il resto- m' informa, prendendo dalla tasca dei pantaloni, una scatolina -è una sciocchezza..-
 
Me la porge, evitando il mio sguardo.
La prendo, rigirandomela tra le mani.
E' una scatola rettangola, bordeaux.
La apro, ansiosa di vedere cosa contiene.
 
Una collanina.
Una collana con un ciondolo a forma di rondine.
E' bellissima, io..
 
-Una volta mi hai detto che avresti voluto essere una rondine, per volare e guardare tutto dall' alto. Per migrare e visitare psti sempre nuovi, senza mai però dimenticarti dove sta il tuo nido....- mi spiega, lasciandomi sorpresa.
 
Non pensavo se lo ricordasse.
In quell' occasione mi disse che, Lei, voleva essere il mio Nido..
Non posso credere che se lo ricordi ancora..
 
-Feffe è...io non so cosa dire..- 
 
-Non importa. Non devi dire niente..- afferma, riportando lo sguardo a terra.
 
Senza sapere il motivo.
Senza sapere il come.
Senza pensare, mi fiondo tra le sue braccia.
La stringo forte.
 
La stringo perchè parole non ci sono.
Perchè nessuna lettera, congiunzione, sillaba o frase, può esprimere anche solo lontanamente quello che sento.
La stringo, sperando di trasmetterle ciò che provo in questo momento.
 
Dopo un attimo di smarrimento, la sento ricambiare.
Mi abbraccia, schiacciandomi contro di se.
La sento respirare tra i miei capelli.
Mi beo del suo profumo buono.
 
E ancora una volta, mi sento al sicuro.
Mi sento protetta.
Mi sento....a casa.
 
-Bene, bene, bene- qualcuno si avvicina, battendo le mani.
 
Sento Francesca irrigidirsi.
Si stacca subito, portandosi di fronte a me.
Che succede?
 
-Francesca, quanto tempo- 
 
E' un ragazzo.
Un ragazzo alto, biondo e occhi verdi.
Assomiglia a qualcuno che ho già visto..
Ma non mi ricordo dove.
 
-Fabio, che cosa vuoi?- gli chiede, Feffe, con tono duro.
 
-Vedo che non ci hai messo tanto tempo a rimpiazzare Federica-
 
E ora che c'entra lei?
Che la conosca pure lui?
Chi è questo Fabio?
 
-Non è come pensi tu-
 
Francesca mi copre con il suo corpo.
E' come se volesse proteggermi.
Ma proteggermi da cosa?
 
-Ah, no? E come la penso?-
 
-Non stiamo insieme-
 
-Non mentirmi!- si arrabbia, avanzando di qualche passo nella nostra direzione -ho visto come la guardi! Esattamente come guardavi Fede!-
 
-Lei non c'entra niente!- Feffe, fa qualche passo indietro, facendomi indietreggiare anche a me.
 
-E sentiamo, hai detto alla tua amichetta perchè Lei non c'è più?-
 
-Fabio, vattene!- ringhia, alterandosi -Alessia- si volta verso di me -devi andartene-
 
-Feffe, ma..- cerco di ribattere, ma lei m' interrompe.
 
-Fai come ti dico!-
 
Fabio si mette a ridere.
Ride, alternando lo sguardo da me a Feffe.
Poi, scuote la testa.
 
-Alessia, Francesca ti ha detto come sono andate le cose?-
 
-Si!- rispondo, con tono di sfida.
 
-Ah, si?- esclama, sorpreso, tornando a guardare Francesca -e ti ha detto anche che è stata lei ad uccidere mia sorella?-
 
Ok, forse ho capito male.
Sua sorella?
Federica era sua sorella?
Ecco a chi assomigliava....
Ma che vuol dire che l' ha uccisa Feffe?
 
-Alessia, corri!- Francesca urla, strattonandomi -vai a chiamare Nene- sussurra, successivamente, così che lui non possa sentire.
 
-ok- acconsento, voltandomi e iniziando a correre.
 
Sento Feffe dire a Fabio di lasciarmi andare.
Che io non c'entro niente.
Che è una cosa tra loro..
 
Non ci capisco più nulla.
Federica non è morta in un incidente d' auto?
Che cosa c'entra Francesca?
 
Ok, basta.
Devo correre da Eleonora.
Adesso, so solo questo...

_______________________________________________________________________________________________

Buona sera ^^

Eccomi quì, come avevo promesso a qualcuno! :)
Allora, inizio subito con lo spiegare il titolo del capitolo.
Per chi non lo avesse capito, "Lui" è lo stesso lui di cui si parla nei primi capitoli.
Ricordate quando Nene ha detto a Feffe "Lui non te lo permetterà" e cose così?
Ecco, Lui, è Fabio! 

Comunque, finalmente sappiamo la dinamica vera  e propria dell' incidente.
Contente\i?

Che ne pensate di Nene e Feffe separate?
Si, lo so, neanche a me piacciono ma si risolverà ;)
E Erica? ahahahah xD

Va bene, vi lascio!
Aspetto le vostre impressioni con molta ansia!
Grazie a tutti, come sempre :D
Un bacione!

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Capitolo 28
*** Aprirsi. ***


 
Quegli occhi.
Quel manto erboso sotto un sole ardente.
Quei due specchi verdi che riflettono la sua persona.
Quegli occhi, così simili ai suoi.
 
Così simili e allo stesso tempo, così diversi.
Si, perchè quelle due iridi non esprimono Amore.
Esprimono odio, rabbia, rancore.
Non mi guardano come mi guardavano la loro fotocopia al femminile.
 
Non mi guardano con ammirazione, venerazione.
No.
Mi trapassano.
Mi attraversano, ferendo tutto ciò che incontrano.
 
Quì, davanti a me, ho una persona ferita, a pezzi.
Mi trovo di fronte a un dolore che  io stessa provo sulla mia pelle.
A un dolore che non va a ondate, ma che è costante.
Un dolore acuto, impossibile da reprimere.
Un dolore che io e io soltanto, ho creato.
 
Ecco perchè non provo paura, timore.
Ecco perchè sostengo quello sguardo accusatorio.
Perchè so che me lo merito.
Mi merito tutto questo astio, mi merito tutto quello che accadrà.
 
E' già successo.
E' avvenuto qualche mese fa.
Fabio mi ha aspettato fuori dal "Danger".
Si è avvicinato e ho lasciato che si sfogasse su di me.
Che liberasse la sua ira, la sua rabbia.
Poi, sfinito, si è allontanato, mi ha voltato le spalle e se n'è andato.
 
Mi ha ridotto abbastanza male.
Ma ce l'ho fatta a chiamare Nene.
E' venuta e, senza dire una parola, mi ha portato a casa.
Ho visto dai suoi occhi di ghiaccio, che aveva capito tutto.
Non c'è stato bisogno di spiegare.
E adesso, adesso credo che la cosa stia per ripetersi.
 
-Dovevi morire tu, al suo posto- afferma, sprezzante.
 
-Lo so- 
 
-E' stata colpa tua-
 
-Lo so- ripeto, di nuovo.
 
Che altro dovrei dire?
E' vero.
Ha ragione.
Io ero al volante, io non ho visto quella macchina, io ho lasciato che ci prendesse in pieno!
 
-Eri come una sorella per me- soffia, avvicinandosi un poco -e tu, invece, mi hai portato via quella effettiva-
 
-Mi dispiace- mormoro, abbassando la testa.
 
-E adesso, vengo a sapere che hai una nuova ragazza. Che hai dimenticato mia sorella, così facilmente- ringhia, arrabbiato.
 
-No!- punto gli occhi nei suoi, stringendo i pugni lungo i fianchi -non l'ho dimenticata! Non potrei mai farlo!-
 
-Non lascerò che tu sia felice! Dovrai sopportare quello che sopporto io!-
 
-Lascia fuori Alessia da tutto questo!- alzo il tono, sporgendomi in avanti -Lei non c'entra niente!-
 
Un cazzotto mi arriva dritto nello stomaco.
Cado sulle ginocchia, tossendo.
Mi stringo le braccia intorno al corpo, cercando di ritrovare il respiro.
 
-Ecco, è così che sto ogni giorno!- si abbassa, arrivando all' altezza del mio viso -l' assenza di Federica mi pesa così tanto, che mi manca il respiro! Per quanto mi sforzi per non pensarci, non ci riesco! Vorrei che fosse ancora quì, ma per colpa tua non può esserci!-
 
Quelle parole mi trafiggono come lame.
Mi trafiggono perchè so esattamente che peso hanno.
Peso, che mi porto sulle spalle pure io.
 
Sono l' artefice non solo del mio dolore.
Ma anche del suo.
Di quello di Nene e di tutti i suoi amici.
Di quello di due genitori, che hanno perso la propria figlia...
 
-Io la Amo ancora- dico, non appena recupero fiato.
 
-ZITTA!- urla, tirandomi uno schiaffo sulla guancia destra -tu non l' hai mai amata! Tu l' hai uccisa!-
 
"Tu l' hai uccisa".
Quella frase mi rimbomba in testa, come il suono di una campana.
Mi entra dentro, schiacciandomi il cuore.
 
Alzo lo sguardo, giusto il tempo per vedergli alzare un braccio.
chiudo gli occhi.
Mi preparo per un nuovo colpo.
 
Potrei reagire.
Potrei difendermi.
Con il corso di karatè e judo che ho frequentato, non mi sarebbe dificcile contrastarlo.
Eppure, non voglio farlo.
Non voglio farlo, perchè mi merito tutto questo.
 
-Non ti azzardare a toccarla con un solo dito-
 
Quella voce mi arriva dritta alle orecchie.
Sapevo che sarebbe accorsa, ma dopo la litigata al cimitero, non ne ero troppo convinta.
E invece, invece lei è quì.
Come sempre.
 
-Eleonora, stanne fuori- Fabio si allontana leggermente -non ce l'ho con te, anche se non riesco ancora a capire come tu possa starle vicina. E' colpa sua se Federica non c'è più!-
 
-Non è colpa sua!- ribatte, Nene, avvicinandosi ulteriormente -anche la polizia che ha esaminato la dinamica dell' incidente, ha constatato che, Francesca, non avrebbe potuto fare niente per evitare quella macchina!-
 
-Cosa?- 
 
Alzo di scatto la testa, voltandola nella direzione di quella voce.
Sgrano gli occhi, sorpresa.
No, non doveva essere quì.
Non doveva sentire.
Non doveva venirlo a sapere così.
 
 
                                               **********
 
 
Immobile.
Con la bocca spalancata.
La mente piena di sorpresa e incredulità.
 
Francesca era in macchina con Federica.
Lei guidava.
Lei ha assistito ed è stata coinvolta nell' incidente.
Lei....lei, poteva morire...
 
Perchè non me ne ha mai parlato?
Perchè ha sempre taciuto questo particolare così importante?
Bene, questa è un' altra conferma del fatto che non so assolutamente niente, su di lei.
 
-Lei era al volante!- soffia, Fabio, non curandosi di me.
 
-Ma non poteva fare niente!- si altera, la bionda, andando verso Feffe -non puoi prendertela con lei! Dovresti avercela con l' uomo che le ha travolte!-
 
-Lui ha avuto ciò che si meritava, è morto!-
 
-Lo so! E' per questo che devi andare avanti, Fabio!- addolcisce un po' il tono -credi che a Federica farebbe piacere, sapere che te la rifai con Francesca? Che la massacri di botte? Lo sai quanto lei l' amasse, quanto Feffe era importante per lei! Non vorrebbe tutto questo!-
 
-Che ne sai, tu, di cosa vorrebbe mia sorella?!- ringhia, alzando la voce.
 
-Era la persona più importante per me!-
 
Porto lo sguardo su Feffe.
E' inginocchiata a terra.
Il segno di una manata, sulla guancia.
Lo sguardo fisso su di me.
 
Uno sguardo di scuse.
Uno sguardo colpevole.
Uno sguardo, pieno di dolore e sofferenza.
 
Ora ho capito.
Vedendo quello sguardo, riesco a comprendere.
Francesca è avvolta dal senso di colpa.
Si sente l' assassina della  persona che amava.
 
Come puoi, pensarlo?
Come puoi solo pensare una cosa del genere?
Lei non vorrebbe che tu soffrissi così.
 
-Era mia sorella!- afferma, il ragazzo, con la voce un po' incrinata -era la mia sorellina-
 
Il luccichio di una lacrima, lungo la sua guancia.
Dolore e sofferenza anche nelle sue iridi.
Non è una cattiva persona.
E' soltanto una persona a cui è stato tolto un pezzo.
Un pezzo importante.
Un pezzo, del proprio cuore.
 
-Vai a casa, Fabio- Nene lo avvicina, abbracciandolo -rifletti su tutto questo e se proprio non riesci a darti piace, sappi che incolpare Feffe, non ti sarà di nessun aiuto-
 
Dopo, succede tutto velocemente.
Fabio che si stacca violentemente dall' abbraccio e si allontana in moto.
Francesca che sviene tra le braccia di Eleonora.
Nene che la carica in macchina, con un po' di fatica.
Nene che mi dice di salire in auto con loro.
E poi, poi solo il silenzio ad avvolgerci.
 
Troppe cose e informazioni, vagano nella mia testa.
Troppi pensieri la affollano.
Troppe emozioni, in così poco tempo.
 
-Alessia- la ragazza alla guida, richiama la mia attenzione -se hai qualche domanda, falla a me, non a lei-
 
In effetti qualche domanda ce l'ho.
Ne ho anche troppe.
Ma, una, una in particolare mi sta divorando.
 
-Ha sofferto?-
 
-No- scuote la testa -è morta sul colpo. Quando i medici sono arrivati sulla scena, non c'è stato niente da fare-
 
-E Feffe?- domando, in un sussurro.
 
-Lei è stata fortunata- un sorriso amaro, si espande sul suo volto -se l'è cavata con una settimana di coma, una clavicola rotta e un mal di testa cronico-
 
-Chi le ha detto che Federica era...-
 
-Non c'è stato bisogno di diglielo- afferma, sospirando -se lo sentiva, ha voluto solo che io glielo confermassi-
 
-Io non riesco a...non riesco..-
 
-Non te lo ha detto, perchè non voleva ricordare- m' interrompe -non voleva rivivere tutto quanto. Lo sogna già, quasi ogni notte. Stupidamente si da la colpa per la sua morte, ma Lei non poteva farci niente. L' uomo al volante dell' altra macchina era ubriaco, non si è fermato allo stop e l'ha travolte. E' entrato dalla parte di Federica, lo schianto è stato forte...-
 
-Dev' essere stato orribile...- sussurro, abbassando la testa.
 
-Lo è tutt' ora- mormora -Federica era una persona solare e divertente. Era molto aperta con tutti- sorride, nostalgica -le piaceva ridere e far ridere. Aveva una parlantina assurda, a volte anche insopportabile. Si fidava troppo delle persone e si affezionava sempre subito. Insomma, tutto il contrario di me e Francesca- si lascia scappare una breve risata.
 
-E Feffe...-
 
-Feffe non è più tornata la stessa- m' interrompe, di nuovo - se prima era chiusa e solitaria, adesso è impenetrabile! Quasi un' eremita. Quello che potevo fare, io l'ho già fatto. Adesso sta a te...-
 
-Che vuoi dire?- chiedo, confusa.
 
-Se non te ne sei accorta, sei proprio cieca-
 
-Ma di cosa?-
 
-Mi spiace, ho la bocca cucita- sorride, parcheggiando davanti casa di Francesca -avanti, scendi e vai ad aprire la porta- mi dice, porgendomi le chiavi dell' abitazione.
 
Le prendo, uscendo dalla macchina.
Faccio ciò che mi ha detto e mi appoggio alla parete dell' ingresso.
La vedo passare con Feffe su una spalla, diriigendosi in camera.
 
Mi chiedo cosa voleva mai dire.
A che si riferiva?
Io non capisco più niente.
Ci sono così tante cose che vorrei chiederle....
 
 
                                             **********
 
 
Non ho bisogno di aprire gli occhi per capire dove sono.
Sento benissimo l' odore di casa.
La morbidezza delle lenzuola.
L' opprimenza della mia stanza.
 
Credo di aver perso i sensi.
La mia mente ha deciso che era troppo.
Troppo da sopportare, da tenere.
E allora, semplicemente, si è spenta.
Ha dato forfait.
Ha alzato bandiera bianca.
Black out.
 
Si, s'è spento tutto, ma i ricordi no.
I pensieri sono emersi sottoforma di sogni.
E tutto, è tornato a galla.
 
Una volta Federica mi disse che non si può vivere di ricordi.
Perchè i ricordi affollano la mente e ti opprimono.
Ti lasciano vivere nell' illusione che niente sia cambiato e niente potrà mai cambiare.
Perchè quando poi scrolli la testa e riemergi da quei frammenti di vita, tutto ti ripiomba addosso.
Lei diceva che i brutti momenti esistono, per farci appprezzare appieno quelli belli, quando arrivano.
 
Insomma,la mente fa brutti scherzi, ma in fondo non è altro che il nostro inconscio.
Quindi, alla fine, siamo noi stessi che troviamo sempre il modo di farci del male.
Forse è il dolore che ci rende vivi.
Che ci tiene incollati alla realtà, no?!
Forse il dolore, è il motore che ci mantiene in vita.
 
Già, il dolore.
La prima e unica cosa che ho provato, quando aprii gli occhi in quella stanza bianca e impersonale.
Quando la mia paura più grande, mi è stata confermata.
Ricordo, ancora, quale fu il mio primo pensiero.
"E adesso, come faccio a vivere?"
 
 
Ogni persona quando nasce, deve imparare a fare una cosa: abituarsi alla vita.
E' questo che t' insegnano fin da subito.
Perchè, in fondo, è questo che devi fare: vivere.
E io, da quel giorno in poi, ho dovuto riniziare tutto da capo.
Ho dovuto riabituarmi alla vita.
Alla vita, senza di lei.
 
Mi sento uno sguardo addosso.
Uno sguardo bruciarmi sulla pelle, scrutarmi.
E, a quel punto, decido che è l' ora di aprire gli occhi e affrontare tutto.
 
Affrontare le iridi di ghiaccio di Nene.
Affrontare il fatto che, Alessia, adesso sa tutto quanto.
Affrontare il discorso "Fabio".
 
-Finalmente-
 
Eleonora sospira di sollievo.
Cerca il mio sguardo.
Ci fissiamo per qualche secondo, in silenzio.
Poi, poi mi arriva un colpo sulla spalla.
 
-Non dire mai più una cosa del genere!- mi minaccia, con tono duro.
 
So a cosa si riferisce.
Alla mia uscita poco carina, al cimitero.
Parole, che non penso minimamente.
 
-Non è vero che non ci lega più niente- mormoro, abbassando la testa -sei la mia persona-
 
-Vorrei ben vedere!- esclama -altrimenti vorrei sapere chi ti salverebbe il culo!-
 
Torno a guardarla.
Sorride.
Il mio cuore, fa un balzo di felicità.
Si alleggerisce un po'.
 
-Mi dispiace- 
 
-Lo so- risponde, accarezzandomi una guancia -ho chiamato Antonella. Lo faccio io il tuo turno al Danger, stasera! Tu riposati-
 
-Ma, io..-
 
-Shhh- m' interrompe, seria -fai come ti dico e zitta-
 
-Grazie-
 
Si sporge verso di me.
Mi abbraccia stretta.
La sento sospirare contro il mio collo.
 
-Sistemerò tutto io, Scricciolo- 
 
Mi stampa un bacio sulla tempia.
Mi dedica un' ultima occhiata.
Poi esce di camera, lasciandomi da sola.
 
Ancora una volta, mi trovo a pensare come farei senza di lei.
Nei mesi successivi alla morte di Fede, Nene mi è stata fondamentale.
Mi è stata sempre accanto, impedendomi di compiere cazzate.
Mi ha aiutato a fare i primi passi nella mia nuova vita.
E' principalmente per lei, se sono ancora quì.
 
-Posso entrare?- 
 
Mi volto verso la porta e la vedo.
La vedo in tutta la sua bellezza.
Avvolta in un alone di insicurezza e imbarazzo.
Dio, quanto è tenera.
 
-Certo- sorrido, facendole segno di sedersi sul letto.
 
-Come stai?- chiede, sedendosi.
 
-Come se qualcuno mi stesse trapanando il cervello- sdrammatizzo, riuscendo a strapparle un sorriso.
 
Sorriso, che porta luce nel mio animo tormentato.
Che illumina il mio mondo tetro.
Che mi ricoda, perchè Lei è il mio motivo.
 
Il motivo per alzarmi la mattina.
Per affrontare gli ostacoli che la vita mi pone davanti.
Il motivo, per non abbandonarmi al dolore.
 
-Alessia, io...-
 
-Non devi dire niente- m' interrompe, dolcemente -posso capire perchè non me lo hai detto-
 
Quella frase mi lascia del tutto stupita.
Mi aspettavo di dover dare delle spiegazioni.
Di dover affrontare il discorso.
E, invece, lei ha già capito tutto.
Ma in fondo, dovevo immaginarlo.
Alessia è speciale.
 
 
                                                       *********
 
 
Posso vedere chiaramente, quanto sia stanca.
Le occhiaie marcate.
Gli occhi pesanti, che non vedono l'ora di chiudersi.
Il viso stravolto, che vorrebbe solo sprofondare nel cuscino.
 
Francesca mi osserva.
Noto il suo sguardo, sulla mia collana.
Collana da lei regalatomi, qualche ora prima.
Le sue labbra che si estendono in un sorriso.
 
Il silenzio ci avvolge.
Ma, finalmente, è tornato ad essere uno dei nostri soliti silenzi.
Niente più imbarazzo o voglia di fuggire.
E' un silenzio rassicurante.
Un silenzio ricco di parole, che non serve pronunciare.
Un silenzio, che dice già tutto quanto.
 
-Faccio degli incontri di lotta- afferma, all' improvviso.
 
-Cosa?-
 
-Hai capito bene- dice, con leggerezza -è quella la causa di tutti i lividi e i segni sul mio corpo-
 
-Quindi quando mi dicevi che te l' eri fatti in allenamento...-
 
-Mentivo- alza le spalle, in un gesto di non curanza.
 
-E perchè me lo stai dicendo, adesso?- chiedo, stranita.
 
-Perchè non voglio più nasconderti niente-
 
Quella frase mi riempe di gioia.
Una gioia inaspettata.
Gioia che non avevo previsto.
Di quelle che ti riscaldano dall' interno.
 
Francesca vuole aprirsi totalmente a me.
Vuole mettersi a nudo, di fronte a me.
Non vuole più nascondere la vera lei.
E questo, questo può solo rendermi felice.
 
-Quindi, è per questo che i due ragazzi che hanno cercato di violentarmi quella sera alla festa, hanno avuto paura di te?-
 
-Diciamo che hanno sperimentato su loro stessi, le mie mosse di karatè- sogghigna, facendomi ridacchiare.
 
-Come farai con Fabio?- le domando, successivamente.
 
-Non lo so- sospira -Lorenzo vuole che lo denunci, ma io non me la sento. In fondo, posso capirlo..- abbassa la testa, colpevole.
 
-Feffe, dovresti smetterla di darti la colpa..- mi permetto di dirle, cercando una sua mano e stringendola.
 
Alza la testa stupita.
Porta lo sguardo sulle nostre mani, sorpresa.
La vedo sorridere.
Poi fissa gli occhi nei miei.
 
-Vorrei riuscirci- dice, infine -ma ancora non ci riesco-
 
-Ci lavoreremo, allora- le sorrido, spingendola giocosamente.
 
Mi è mancato tutto questo.
Mi è mancata la nostra familiaretà.
Mi è mancato il sentirmi in diritto di farle delle domande.
Mi chiedo, mi chiedo se anche per lei sia lo stesso.
 
-Alessia- richiama la mia attenzione.
 
-Si?-
 
-Auguri- soffia, indicandomi la sveglia sul comodino -è mezzanotte, questo vuol dire che sei ufficialmente maggiorenne-
 
Mi regala uno dei suoi sorrisi più belli.
Sorriso, che mi fa esplodere in un urletto felice.
Mi fiondo tra le sue braccia.
Mi stringe, inspirando il mio profumo.
 
Alzo la testa.
Mi accorgo di essere a pochi centimetri di distanza dal suo volto.
Alterno lo sguardo dai suoi occhi, alle sue labbra.
Resisto un altro po'.
Ma poi, poi il cuore prevale sulla ragione.
Senza pensarci, poggio le mie labbra sulle sue.
E mille fuochi d' artificio mi esplodono nel petto.
Se questo non è Amore, allora non so cosa sia.


_______________________________________________________________________________________________

ANGOLO AUTRICE:

Buona sera...o buon giorno??
Vabbè, dipende dai punti di vista ù.ù

Lo so, sono in ritardo!
Mi dispiace, ma la mia ragazza mi ha fatto una sorpresa e sono stata fuori per una settimana.
Potrete mai perdonarmi? :(
Altrimenti prendetevela con lei e non con me ù.ù

Comunque, veniamo alle cose serie.
Che ne pensate del capitolo?
Giuro che ho cercato di fare il meglio che posso.

So che questi sono capitoletti.
Che forse non sanno di niente.
Che sono un po' noiosetti....
Ma spero che vi piacciano comunque.

Finalmente Nene e Feffe si sono riavvicinate.
Fabio  se n'è andato, anche se non sembra intenzionato a lasciar perdere.
E Alessia....Alessia ha agito d' impulso.
Quindi, che succederà ora?
Bhè, spero che starete con me per scoprirlo!

Grazie mille a tutti quanti!
A quelli che leggono in silenzio\seguono\ricordano\preferiscono.
Un grazie immenso a chi mi ha messo tra gli autori preferiti *.*
E uno ugualmente grosso a chi deciderà di lasciarmi un suo parere!

A presto (sta volta davvero!) :D

-Crige-

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Capitolo 29
*** Ritorni. ***


 
Scossa elettrica.
Brividi lungo tutto il corpo.
Cuore che batte a due mila.
Respiro che viene a mancare.
 
Ogni bacio di Alessia, mi ha sempre fatto questo effetto.
Ogni suo tocco, mi procurava tutto ciò.
E, adesso, posso provarlo di nuovo.
 
Alessia si stacca velocemente, come se si fosse scottata.
Mi guarda incredula e sorpresa a sua volta.
Neanche lei stessa, avrebbe mai pensato di poter essere così impulsiva.
A me, comunque, non dispiace affatto.
 
-Scusa, io..io..- balbetta, mettendosi una mano davanti la bocca.
 
Sono del tutto immobile.
Sento il petto esplodermi di felicità, di beatitudine.
Non mi sarei mai aspettata, di ritorvarmi una gioia simile così tutta insieme.
 
Alzo una mano, bloccando il balbettio di Alessia.
Sorrido.
Con l'altra mano, vado a sfiorarle la guancia.
 
-Mi manchi- mormoro, puntando i miei occhi nei suoi.
 
Dopo un attimo di sorpresa, ricambia il sorriso.
Gli occhi nocciola, le brillano di emozione.
Poi, poi si butta tra le mie braccia.
 
La stringo forte.
Poggio la testa, sulla sua.
Inspiro il suo profumo buono, beandomene.
 
-Sono stata una stupida!- afferma, liberando qualche lacrima.
 
-Avevi le tue ragioni- cerco di tranquillizzarla, lasciandole qualche bacio sulla tempia.
 
-Siamo state separate un mese, per una cavolata!-
 
-Ehi- sussurro, staccandomi un poco, così da guardarla negli occhi -non ha importanza, adesso- le sorrido -ora siamo quì, no? E ti giuro, che non farò mai più niente per farti allontanare-
 
Sorride felice.
Strofina il suo naso contro il mio, regalandomi nuovi brividi.
Si avvicina, cercando le mie labbra.
 
-Feffe!- Nene irrumpe nella stanza -oh scusate, ho inerrotto il tanto atteso momento della riunione?- sorride, sarcastica -fatevelo dire, siete due idiote!-
 
-Nene cosa vuoi?- le chiedo, scocciata.
 
-Dirti che sto per andare al Danger per coprire il tuo turno di lavoro!-
 
-Anche tu lavori lì?- domanda, confusa, Alessia -è una cosa che mi son sempre chiesta-
 
-No- scuote  la testa, la bionda -solo quando qualcuno è troppo idiota- soffia, guardandomi -va bene, me ne vado! Se dovete consumare, fatelo prima del mio ritorno!-
 
-NENE!- la richiamo, incredula.
 
Eleonora Santoro è conosciuta per essere la regina dei ghiacci.
Per non ridere quasi mai.
Quindi, proprio adesso deve rivelare la sua parte sarcastica e divertente?
 
-Me ne vado, me ne vado!- alza le mani in segno di resa -buona serata!-
 
-Eleonora!- Alessia la richiama prima che abbandoni la stanza -se provi a portarti di nuovo la mia ragazza a letto, ingaggerò qualcuno per fartela pagare!- la minaccia, puntandole un dito contro.
 
-Ehi, calma gli animi, piccolo Hobbitt! Per quanto Feffe sia fantastica a letto, preferisco di gran lunga qualcosa di più grosso e...-
 
-NENE!!!- la richiamo, nuovamente, scioccata.
 
-Ho capito: ciao!- ridendo, ci lascia sole.
 
Ale si copre la faccia imbarazzata.
Io non so che cosa dire.
E il silenzio ci avvolge.
 
Una cosa è sicura: mi ha chiamato "la mia ragazza".
Quindi è ufficiale: stiamo di nuovo insieme.
Quella consapevolezza, non poteva rendermi più felice.
 
-Scusa, ama mettermi in imbarazzo- 
 
-Tranquilla- dice, tuffandosi di nuovo tra le mie braccia -odio dover tornarmene a casa, adesso- sospira.
 
-Non puoi proprio restare, eh?- domando, speranzosa.
 
-No- risponde, affranta -i miei si staranno chiedendo dove sono e poi ormai, ho chiamato Erica chiedendole di venire a prendermi. Dovrebbe essere quì a momenti-
 
-Va bene- sospiro -domani però ci vediamo-
 
-Assolutamente!- trilla, allegra -vado!- fa per saltare giù dal letto, ma io l' afferro per un braccio, tirandomela contro.
 
-Non ancora- sussurro, sulle sue labbra, prima di chiudere definitivamente le distanze.
 
Poggio le mie labbra sulle sue.
La sento distintamente sorridere.
Inizio a muoverle, lentamente.
Sospiro di gioia.
 
Piano,piano le accarezzo il labbro superiore con la lingua.
Neanche due secondi dopo, che dischiude la bocca, facendomi entrare.
Le nostre lingue si ricontrano.
Tornano a giocare tra loro, come se non avessero aspettate altro.
 
Il sapore di Alessia, mi torna prepotente in bocca.
Nemmeno nei miei ricordi, avrei potuto rendergli giustizia.
Mi è mancato tutto questo.
 
Mi sento come se fossi tornata a casa dopo un lungo viaggio.
Mi sento leggera, libera.
Mi sento come se fossi uscita da una gabbia, dopo tanto tempo.
 
Una gabbia fatta di dolore e tristezza.
Di sensi di colpa.
Senza possibilità di fuga.
O almeno...fino ad ora.
 
Ci stacchiamo lentamente.
Sfioro il suo naso, con il mio.
Apro gli occhi, specchiandomi nei suoi color del cioccolato.
Eccomi, finalmente, mi sono ritrovata.
 
Ho ritrovato la mia anima in quelle iridi.
La mia vera essenza.
La mia felicità, che solo lei riesce a donarmi.
 
-Ora puoi andare- le dico, liberandola dalla mia morsa.
 
-Già- sospira, senza muoversi.
 
-Alessia, sento distinintamente Erica attaccata al suo clacson- aggiungo, divertita.
 
-OH, CAZZO!- esclama, balzando giù dal matrimoniale -scappo! Ci sentiamo domani!- mi stampa un bacio a fior di labbra e fugge.
 
 
 
                                                    **********
 
 
-Dimmelo di nuovo!- mi prega, la mia migliore amica.
 
Sbuffo, sorridendo.
E' la quinta volta che le racconto di ieri sera.
La sua parte preferita è quella del bacio.
La solita pervertita.
 
-Eri, dovresti ascoltare il prof- la rimprovero scherzosamente -non farti gli affari miei e di Feffe!-
 
-Ma tu sei la mia migliore amica!- mette il broncio -quindi, affar mio!-
 
-Per quanto la cosa che hai appena detto sia estremamente carina- le sorrido -non cambio idea!-
 
-Ti odio!- sbuffa, incrociando le braccia.
 
E' da quando mi è venuta a prendere, ieri sera, che vuole sapere tutto.
Il problema è che vuole che continui a ripeterglielo.
Vuole anche sapere quando ci rivedremo.
Il punto, è che non lo so nemmeno io.
So solo che, Francesca, ha detto oggi.
Ma oggi, è molto indefinito come periodo temporale.
 
-Ma quindi state di nuovo insieme?- chiede, ancora.
 
-Si- rispondo, distrattamente.
 
-E vi siete baciate?-
 
-si!-
 
-E quindi potremo riuscire tutti insieme?- domanda, speranzosa.
 
-Si-
 
-E andate di nuovo a letto insieme?-
 
-Si- scuoto la testa, realizzando solo adesso le sue parole -cosa? NO!-
 
-Perchè? Se non vuoi andarci tu, ci vado io!- 
 
-Ma sei scema?!- soffio, incredula.
 
-No!- risponde, tranquillamente -è comunque un' esperienza che m' incuriosisce e poi, penso che Feffe sia una gran figa e non ci penserei due volte, se ci fosse l' occasione di portarmela a..-
 
-Non finire neanche la frase!- l' ammonisco, imbarazzata.
 
-Va bene, va bene- alza le mani, come a giustificarsi -come siamo nervosetti- dice, fra sé e sé -forse una bella dose di sesso sfrenato, ti servirebbe..-
 
-ERICA!- 
 
-Alessia!- mi richiama il professore -è intenzionata a seguire la lezione o vuole uscire fuori?-
 
-Mi scusi- mormoro, con le guance in fiamme per l' imbarazzo -ti odio- sussurro, poi, in direzione della mia amica che se la ride sotto i baffi.
 
Sorrido, tornando a guardare fuori dalla finestra.
Penso a quanto mi sento felice.
A quanto, il solo sapere di riavere Francesca vicino, mi renda allegra.
 
Penso all' incidente che le ha portato via Federica.
A quanto si deve sentire in colpa, ingiustamente.
A quanto ancora soffra.
 
Penso a Fabio.
A come può prendersela con lei.
Anche Feffe poteva morire quel giorno.
Poteva perdere tutte e due, invece che una sola.
Sono sicura che, Federica, non vorrebbe che lui trattasse in questo modo, la persona che ha amato più di se stessa.
Come puoi trattare così, Francesca?
 
Penso che sia la persona più buona che io abbia mai conosciuta.
La più altruista.
La più...la più tutto!
Feffe è.....è Feffe!
Come fa, qualcuno, a prendersela con lei?!
E' impossibile.
 
Ieri, quando l'ho baciata, mi sono sentita il cuore in gola.
Batteva così forte che, per un attimo, ho aavuto paura potesse uscirmi dal petto.
Mi sono sentita pervadere da un senso di benessere senza eguali.
Mi sono sentita, finalmente, a casa.
Nell' unico posto dove sarei potuta essere.
 
-ALESSIA!- sobbalzo, a quell' urlo di Erica.
 
-Che ti urli?-
 
-E' un' ora che ti chiamo!- si lamenta -la campanella è suonata da cinque minuti!-
 
-Ah- mi alzo, raccogliendo le mie cose dal banco.
 
Infilo tutto nella cartella.
Me la metto in spalla.
E poi, insieme a Erica, m' incammino verso l' uscita dell' edificio.
 
Una volta fuori, vengo acceccata dal sole.
Sorrido a quella bella giornata.
Tutto sembra andare d' accordo con il mio umore.
 
Ormai è quasi maggio.
Finalmente si inizia a respirare aria di mare.
Anche se, abitando a Firenze, ci tocca fare almeno due ore di macchina, prima di vederlo!
 
Porto lo sguardo davanti a me.
Scruto ogni singola persona.
Genitori, amici, nonni che aspettano la persona per la quale sono quì.
 
Ma poi, poi i miei occhi incontrano due iridi verdi, così familiari.
Il mio cuore, inizia a battere all' impazzata.
Un sorriso spontaneo, si apre sul mio volto.
Feffe.
 
-Ho capito, ci vediamo!- Erica, sorride, salutandomi con una pacca sul sedere per poi allontanarsi.
 
Il mio corpo si muove da solo.
Corro incontro a Lei.
Lei e Lei soltanto.
Mi fiondo tra le sue braccia.
 
Francesca mi solleva, con facilità.
Iniziamo a girare insieme.
Dopo poco, mi lascia a terra, stringendomi in un abbraccio da orso.
 
-Che ci fai quì?- le chiedo, allegra.
 
-Ti porto a pranzo fuori, no? Dobbiamo festeggiare i tuoi 18 anni!- risponde, ovvia
 
-Evvai!- esulto, correndo subito in macchina.
 
 
                                              **********
 
Osservo Alessia mangiare la sua piadina.
Non posso fare a meno di pensare a quanto sia bella.
A quanto io mi senta felice di vederla ancora far parte della mia vita.
Vita, che lei mi ha ridonato.
 
Lei con i suoi occhioni color nocciola.
Lei con i suoi boccoli naturali e ribelli.
Lei con la sua piccola statura, ma con un cuore immenso.
Lei, il mio unico sorriso.
 
Non riesco a spiegare bene, quanto io felice sia.
Non trovo le parole.
Forse perchè parole non ci sono.
Non hanno ancora inventato un aggettivo all' altezza di questa felicità.
So solo che il superlativo assoluto, non basta.
Forse dovrei usare un superlativo relativo alla seconda.
Del tipo sono molto, molto, molto, molto felice.
O un superlativo assoluttissimo.
Ad esempio, sono felicissimissimissimissimissima.
Ma neanche questo, basterebbe.
 
Così, per spiegare a Nene cosa sento, ho usato un nostro linguaggio.
Un linguaggio segreto.
Un linguaggio che noi due usiamo, quando non riusciamo a spiegare qualcosa:
Il Linguaggio Grey's Anatomiano.
 
Le ho detto, che mi sento come Callie quando Arizona le ha detto di volere dei figli, alla fine della sesta stagione.
Quando, dopo la sparatoria, si sono ritrovate.
E si sono scambiate quel bacio intenso e ricco di emozioni.
Ecco, mi sento così.
Con la stessa aria di beatitudine che sia Callie, sia Arizona, avevano dipinta in volto.
 
Certo, forse non è l' esempio più adatto, visto come è andata a finire la nona stagione, però, vabbè!
che resti tra noi, piango ancora per quell' ultimo episodio.
Insomma, l'ho visto quando io e Alessia ci eravamo già lasciate.
No, non è stato per niente bello.
 
-Feffe?- Alessia richiama la mia attenzione, sventolandomi una mano davanti.
 
-Si?-
 
-Mi stavi fissando in un modo abbastanza inquietante- sorride, picchiettandomi l' indice della mano sulla fronte -a che pensavi?-
 
-A Grey's Anatomy- rispondo, senza pensarci.
 
-No, dico: sei quì con me e pensi a quello stupido telefilm?- chiede, fintamente offesa.
 
-Ehi!- esclamo, indignata -punto primo: non è uno stupido telefilm, è il mio Dio! Punto secondo: pensavo a Grey's Anatomy rapportato a noi due-
 
-Ah- dice, sorpresa -in che senso?-
 
-Pensavo che sono felice quanto lo è stata Callie quando è tornata insieme ad Arizona, nella sesta stagione!-
 
-Ok, non so di cosa stai parlando, ma credo sia una cosa carina!- afferma, contenta -quindi ora ti strapazzo!- mi si lancia addosso, gettandomi le braccia al collo.
 
-Stai ferma! Mi fai rovesciare la birra!- bubbolo, poggiando la bottiglia sul tavolo.
 
-Preferisci la birra a me?- domanda, indignata, staccandosi leggermente.
 
-Ora, no, ecco..- cerco di prendere tempo -diciamo che si...siete sullo stesso livello!-
 
-Cosa???!- urla, ancora più indignata -mi paragoni alla birra?-
 
-Guarda che è una cosa bella da dire!- cerco di giustificarmi -la birra mi rende felice! La birra mi fa stare bene!- dico, saccente -ecco! Tu per me sei come una birra ghiacciata nel pieno caldo estivo!-
 
-Ancora non mi convinci- s' imbroncia, incrociando le braccia.
 
-Sei...sei...sei come una birra nel bel mezzo del deserto!- tento di nuovo.
 
-Feffe- ride -calmati! Stavo scherzando!- mi si rigetta addosso -sono strafelice se tu mi paragoni alla birra!-
 
Sospiro di sollievo.
Stringo le braccia intorno al suo corpo esile.
si, sento davvero che non potrei essere più felice di così.
 
Poi, però, l' argomento che mi ha ossessionato per tutta la notte, mi ritorna in mente.
Per quanto sia contenta, c'è una cosa che sento di doverle dire.
C'è una cosa di cui voglio parlare.
 
-Alessia- la chiamo, scostandomi, così da vederla negli occhi -possiamo parlare un attimo?-
 
-Certo- acconsente, confusa.
 
-Vedi, io...io vorrei riniziare le cose con calma, senza fretta, senza accellerare le cose, capisci?-
 
-Si!- annuisce -capisco, perfettamente! In effetti, anche io volevo parlartene- mi rivela, sedendosi compostamente sul marciapiede dove siamo sedute -si, ti considero la mia ragazza, ma vorrei riniziare con il frequentarci, riscoprirci, perchè anche se un mese sembra poco tempo, in realtà è un bel po'! Insomma, sono successe un po' di cose..-
 
-Sono d'accordo- affermo, stampandole un bacio a fior di labbra.
 
-E poi, poi lo dirò ai miei!-
 
-Cosa?-
 
-Hai capito bene!-
 
 
                                                  **********
 
 
Sento che è arrivato il momento.
Farò passare ancora un paio di giorni.
Aspetterò che le cose con Feffe tornino di nuovo stabili.
E poi, poi lo dirò ai miei.
 
Sono stanca di nascondermi.
Sono stanca di mostrare quella che non sono.
Sono stanca di non poter parlare dei miei sentimenti con i miei genitori.
Voglio essere del tutto sincera, con loro.
 
Feffe mi guarda, sorpresa.
Poi mi sorride.
Mi sfiora una guancia con i polpastrelli, come fossi fatta di cristallo.
 
-Lo sai che, per quanto mi riguarda, non devi se non te la senti- 
 
-Ma io voglio!- ribatto, convinta -voglio che sappiano che sono felice e che conoscano la persona che mi ha reso tale-
 
-Ti Adoro, lo sai?-
 
-Lo so- sorrido.
 
Per un momento, un solo momento, ho sperato che mi dicesse altre parole.
Che potesse ricambiare il sentimento che provo io.
Per un solo momento, ho sperato che mi dicesse "Ti Amo".
 
Chissà se potrà mai amarmi.
Chissà se ci riuscirà.
Chissà se sentirò quelle due paroline, uscire dalla sua bocca.
Sinceramente non lo so, ma lo spero tanto.
 
-Lo sai che Erica vorrebbe venire a letto con te?- le dico, all' improvviso.
 
-Si, lo so- ride, divertita -me ne sono accorta-
 
-Non mi piace- mugolo, incrociando le braccia.
 
-Alessia- si avvicina, circondandomi il volto con le mani -lo sai che io voglio solo e soltanto te-
 
Come si può non sorridere di fronte a tali parole?
Come si fa a non far battere il cuore all' impazzata?
Come si fa a respirare?
 
-E io voglio solo te- è la prima cosa, che mi viene da dire.
 
Ed è così, è la verità.
Non posso neanche immaginare di stare senza di lei.
Non posso neanche pensare di avere qualcun' altro accanto, che non sia Feffe.
Ormai, Lei è diventata il mio tutto.
 
L' ho capito in questo mese di lontananza.
L' ho capito perchè la sua assenza, mi soffocava.
Perchè senza la sua presenza, non trovavo motivi per sorridere.
 
E io la Amo.
La Amo così tanto, che fa male.
La Amo, perchè ormai non saprei fare altrimenti.
 
-Alessia, andiamo?- domanda, risvegliandomi dal mio dolce torpore d' amore -devo passare da casa a cambiarmi-
 
-Certo- rispondo, alzandomi.
 
Ci dirigiamo alla sua macchina.
Entriamo, allacciandoci le cinture.
Feffe mette in moto, uscendo dal parcheggio.
 
Guardo l' alternarsi di case, fuori dal finestrino.
Vedo sfrecciare il centro di Firenze, sotto i miei occhi.
Ancora una volta, mi viene da pensare a quanto questa città sia magnifica.
 
Magnifica almeno quanto lo è Francesca.
Francesca dal suo animo solitario.
Franccesca dal suo aspetto statutario.
Francesca con il suo carattere buono e dolce.
Francesca con la sua aura di mistero così eccitante.
Ecco, Francesca è come Firenze.
Talmente bella, che rimane nella memoria di tutti quelli che la vedono.
 
Parcheggia davanti casa propria.
Scendiamo di macchina, dirigendoci verso la porta.
Ma subito, la nostra attenzione viene catturata da una ragazza seduta davanti l' uscio.
 
-Ciao, Francesca- esclama, timidamente, scattando in piedi, appena notata la nostra presenza.
 
Chi è questa ragazza?
Come fa a conoscere, Feffe?
Non rinizieremo mica, con i segreti, vero?
 
La scruto:
Capelli castani, quasi della stessa tonalità di Francesca.
Occhi celesti ed espressivi.
Abbastanza alta, con un fisico nella norma.
Ma chi è?
 
-La conosci?- chiedo, curiosa, rivolta a Feffe.
 
Mi accorgo subito che c'è qualcosa che non va.
La mia ragazza è completamente bloccata.
La bocca aperta, gli occhi sgranati.
Sembra...sorpresa e...incredula.
 
-Marta...- sussurra, prima di correre ad abbracciarla.


_______________________________________________________________________________________________

ANGOLO AUTRICE:

'sera!
Come avevo promesso a qualcuno, eccomi quì, con un nuovo capitolo!

Feffe e Alessia, si rifrequentano!
Contenti?
Spero di si!

In questo capitolo abbiamo il lato divertente di Nene!
La solita stupidità di Erica!
E qualcosa di Grey's Anatomy!
A proposito, spero di non aver fatto spoiler! :(

Detto questo, vorrei fare un po' di pubblicità alla mia nuova storia.
Si chiama "Love Of My Life"!
Parla della storia di amore tra Feffe e Federica!
Ha avuto già dei buoni riscontri *.*
Se qualcuno è interessato, vi lascio il link :)

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1876542&i=1

Con ciò, vi lascio!
Un bacio a tutti! <3

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Capitolo 30
*** Le cose belle. ***


 
Dicono che le cose più belle sono quelle che non ti aspetti.
Quelle che ti capitano all' improvviso.
Quelle che ti colpiscono il cuore da un momento all' altro.
Quelle, davanti alle quali, ti ritrovi a piangere di gioia senza sapere né il come, né il quando.
 
Dicono anche, che si piange di gioia, quando l' emozione è troppo forte.
Troppo forte da poterla esprimere, rovinare, con le parole.
Un' emozione pura, che ti esplode nel petto, lasciandoti senza respiro.
Dicono....dicono un sacco di cose, ma ne tralasciano moltissime.
 
Non dicono, ad esempio, del momento dell' incredulità.
Di quel piccolo periodo di tempo, in cui ti chiedi se ciò che stai vedendo è finzione o realtà.
E allora, chiudi gli occhi e provi a sentire.
Si, a sentire, perchè le cose più belle, non sono quelle che vedi con gli occhi.
No, le cose più belle, sono quelle che vedi con il cuore.
 
E il mio cuore, adesso, batte all' impazzata.
Mi sale in gola, per poi tornare al suo posto nella cassa toracica.
Batte, batte così forte perchè la verità è solo una:
Lei, è davvero quì davanti a me.
 
Lei che pensavo di aver perduto per sempre.
che credevo di non rivedere mai più.
Lei, mia sorella.
 
La osservo, mentre vaga per casa, guardandosi in torno.
Scruto il suo aspetto idilliaco.
Così maturo e aggraziato, rispetto a come me lo ricordavo.
 
E' cresciuta, Marta.
E' diventata un' adolescente con gli occhi pieni di vita.
Con la gioia di vivere.
Si, e sembrerebbe così, se mi fermassi alle apparenze.
 
Ma io conosco mia sorella.
conosco i suoi occhi, i suoi mille sguardi diversi.
E nel suo, ora, oltre che a gioia, leggo paura e dolore.
Sentimenti, che mi viene spontaneo collegare subito a due persone.
I nostri genitori.
 
-E così, hai sempre abitato quì, da quando te ne sei andata?- mi domanda, con un sorriso, accomodandosi sul divano in salotto.
 
-Bhè, ecco, no- rispondo, prendendo posto accanto a lei, seguita da Alessia -fino a 18 anni, sono stata a casa Santoro-
 
-Santoro...- ripete, grattandosi la testa confusa -aaaaah- esclama, poi, dandosi un colpo in fronte -l' amica di Federica, vero?-
 
Sentir pronunciare il suo nome così inaspettatamente, mi provoca un colpo al cuore.
Perdo il respiro per un attimo.
Poi le sorrido, annuendo.
 
-A proposito, ho letto sui giornali..- abbassa la testa, dispiaciuta -mi spiace, sapevo quanto era importante per te-
 
-Già..- sospiro -ma parliamo d' altro- torno a sorriderle -sei...sei..Dio!- esclamo -sei guarita!-
 
Forse è stata questa la sorpresa maggiore.
Quando lasciai casa, Marta era ancora "malata".
Aveva unidici anni, ma mentalmente, ne aveva molti meno.
 
A dieci anni, mentre giocava nel bosco, inciampò e rotolò giù per una discesa sassosa.
Sbattè violentemente la testa.
Quando si risvegliò, non era più la stessa.
I medici dissero che c'erano poche probabilità che tornasse in sé.
Bhè, ora, eccola quì...
 
-Si- trilla, allegra -dopo che te ne sei andata, sono cambiate un po' di cose- si rattristra, abbassando lo sguardo -tutto quello che i nostri genitori dicevano di fare a te, ho dovuto farlo io e quindi diciamo che sono dovuta crescere, per forza di cose...-
 
-Mi dispiace!- affermo, colpevole -ho provato a tornare, a cercarti! Ma è come se foste spariti nel nulla...-
 
-Si, ci siamo trasferiti poco fuori Prato- m' informa -loro facevano come se tu non fossi mai esistita...-
 
-Non mi riesce difficile, crederlo- sorrido, amara -che ci fai, quì, Marta?- le chiedo, in fine.
 
Non posso più rimandare quella domanda.
Ho bisogno di sapere.
Devo sapere cosa l' ha portata quì.
 
-Sono riuscita a trovarti, molto più facilmente di quanto pensassi- sorride, furba -mi è bastato chiedere a Emily-
 
-Cosa?- esclamo, incredula.
 
-Si!- annuisce -la tua vecchia amica! Mi ha detto che loro hanno giocato contro il Firenze circa un mese fa e che tu giocavi con loro! E' stato semplice, poi, andare al campo di rugby quì e chiedere di te-
 
-Ok, ma non hai ancora risposto alla mia domanda..-
 
-Non ne potevo più, Francesca- sospira -vivere in quella casa è un inferno! Adesso tutte le botte me le prendo io, i lavori in casa li faccio tutti io! Non ho una vita sociale, vado avanti con i soliti tre abiti che ho perchè non mi danno i soldi per comprarli. Nell' ultimo anno, sono riuscita a mettere qualcosa da parte con qualche lavoretto part-time che ho trovato. Soldi, che ho speso per raggiungerti- dice tutto d' un fiato, con le lacrime agli occhi -ti prego, non farmi tornare da loro-
Si getta tra le mie braccia, nascondendo il viso nel mio collo.
 
E' tutta colpa mia.
Se non me ne fossi andata, Marta non avrebbe dovuto sopportare tutto questo.
Ci sarei stata io a proteggerla, a provvedere ai suoi bisogni.
Sono stata solo un' egoista...
 
 
                                                 **********
 
Mi ci son voluti venti minuti buoni, per realizzare.
Per capire che, la ragazza di fronte al portone, era la sorella di Francesca.
Non posso credere, ancora, a questa cosa.
 
La scruto e, ad ogni occhiata più attenta, riesco a cogliere nuove somiglianze con Feffe.
Lo stesso taglio di occhi.
Le fossette sulle guancie che si formano, ad ogni sorriso.
La venatura ben delineata sul dorso delle mani.
Lo stesso naso perfetto.
Dio, sono due sorelle bellissime.
 
Non mi sono intromessa nei loro discorsi.
Ma ho potuto cogliere alcuni particolari.
Ad esempio che Marta ha avuto un qualche incidente e che ora è guarita.
Che ha già compiuto sedici anni.
Ma la cosa che più mi ha lasciato senza parole è un' altra.
 
La cosa che mi ha colpito e angosciato, è tutt' altra cosa.
Non ne avevo idea.
Francesca non me ne ha mai parlato.
Raramente mi ha raccontato dei suoi genitori.
Mai, mai e ripeto MAI, avrei pensato che venisse picchiata.
Che la sua vita in quella casa, fosse un inferno ancor prima di rivelare loro che fosse bisessuale.
Non posso sopportare il pensiero, che ha dovuto subire tutto ciò.
 
-E quindi, tu- dice ad un tratto, Marta, indicandomi -sei la sua nuova ragazza?-
 
-Ehm si- rispondo, un po' imbarazzata.
 
-Figo!- esclama -mia sorella ha sempre avuto buon gusto!- sorride, facendomi un occhiolino.
 
Cos'è, un vizio di famiglia fare quel gesto?
E poi, fino a qualche minuto fa, lei non stava piangendo tra le braccia di Feffe?
Devo dire che le sorelle Creatini, sono piene di sorprese.
 
-Marta- Francesca torna in sala, restando in piedi di fronte a noi -ti ho preparato la stanza degli ospiti, puoi andare a farti una doccia se vuoi! Ti ho lasciato qualche abito che a me non va più- la informa, sorridendo.
 
-Vado subito!- balza in piedi, buttandole le braccia al collo -grazie Tata- le lascia un bacio sulla guancia e sparisce nel corridoio.
 
Osservo Feffe, sospirare e sedersi accanto a me.
E' visibilmente commossa, forse per il nomignolo usato da sua sorella.
Mi riempe di orgoglio, vederla prendersi cura di lei, in questo modo tenero e premuroso.
 
-Ehi- mormoro, avvicinandomi e incrociando le dita della mano, con le sua -tutto bene?-
 
Volta il viso nella mia direzione.
Punta i suoi occhi lucudi nei miei.
Sorride.
E' bellissima.
 
-Si- annuisce, piano -devo solo rendermmi ancora conto della cosa- sussurra, nascondendo il volto nel mio collo - non posso credere di averla quì-
 
Sento la mia pelle inumidirsi.
Segno che sta piangendo.
Mai, l' avevo vista così vulnerabile.
 
-Che c'è, Feffe?-
 
-E' colpa mia- afferma, spiazzandomi -se non me ne fossi andata di casa, lei non avrebbe dovuto sopportare tutto questo!-
 
-Non te ne sei andata tu, ti hanno cacciato via- 
 
-Dovevo portarla via con me- tira su con il naso, stringendosi ancora di più a me.
 
-Non avevi un posto dove andare! Non avresti potuto offrirle qualcosa di meglio!- le alzo il viso, così da guardarla negli occhi -ma adesso puoi, Francesca! Ora puoi provvedere per lei! Puoi donarle una vita migliore! Non pensare al passato, ma pensa al presente e al futuro! Futuro che tu puoi offrirle!- le asciugo le lacrime, con i pollici -hai capito?-
 
-Si- annusce, non troppo convinta.
 
-E ora me lo fai un sorriso?-
 
Piano, piano, un sorriso si espande sul suo volto.
Si avvicina, strusciando il naso contro il mio.
Poi mi stampa un bacio lento e dolce, sulle labbra.
 
-Grazie- mormora, per poi avvolgermi in un abbraccio.
 
La stringo a me.
Inspiro il suo profumo.
Cocco e vaniglia, una fraganza che ho imparato ad amare.
 
Non posso neanche immaginare cosa stia provando in questo momento.
Quanto difficile sia sopportare tutto.
Il sentirsi in colpa verso Marta e Federica.
Le situazioni che si sono venute a creare.
Come fa una persona sola, a reprimere tutto ciò?
Sinceramente non lo so.
So solamente, che le starò vicino, in ogni caso.
 
-Devi andare- dice, staccandosi -hai un appuntamento con Erica, no?-
 
-Oh, cazzo!- esclamo, balzando in piedi -hai ragione! Devo scappare!- 
 
-Vuoi che ti accompagni?-
 
-No, stai pure quì- dico, recuperando le mie cose -tanto Eri, mi aspetta al nostro bar, che è quì vicino!- 
 
-Ok!-
 
-Vado!- le lascio un bacio a fior di labbra e corro verso la porta -ciaaaaooooooo!- urlo, uscendo.
 
Non sono sicura che Feffe stia meglio.
Posso leggere nei suoi occhi, quell' inconfondibile alone di dolore e preoccupazione.
Devo inventarmi qualcosa, per riuscire a non farle pensare alle cose brutte, anche solo per un giorno!
Ora però, sarà meglio che corra!
Altrimenti, Erica, mi uccide!
 
 
                                               **********
 
 
Osservo Marta mangiare.
Si ingozza come se non mangiasse da mesi.
Ha già divorato tre piatti di pasta, due fette di carne e tre porzioni di pureé.
E' un pozzo senza fondo.
 
Ma lo posso capire.
Mi ha detto che, da quando non cucino più io per lei, le tocca un misero piatto di pasta a pranzo e un' insalata e petto di pollo a cena.
Poche volte, i piatti variano.
Questa cosa, mi ha fatto ribollire il sangue nelle vene.
Una cosa è certa: conto di prendere provvedimenti.
 
-Ma quindi, che lavoro fai?- biascica, a bocca piena.
 
-Lavoro al "Danger" il pub più famoso, da queste parti-
 
-Che ganzata!- esclama -e hai la macchina?-
 
-Si- 
 
-Che cos'è?- chiede ancora.
 
-Una ypsilon Lancia, color pastello- rispondo.
 
-Mi ci porti a fare un giro?-
 
-Certo!- sorrido della sua euforia.
 
-Lorenzo, dov'è? Mi manca molto! E Alessandro? Ma poi...-
 
-Marta!- rido, bloccando il suo fiume di domande -calma, abbiamo tutto il tempo del mondo!-
 
A quella frase, si rattrista di colpo.
Lascia andare le posate nel piatto.
Abbassa la testa.
 
-E se mi cercassero?-
 
-Dubito, lo facciano- affermo -e in ogni caso, ho intenzione di chiedere la tua custodia-
 
-cosa?- alza il capo di colpo, incredula.
 
-Si- annuisco, convinta -voglio che tu stia con me. Ho una casa, un reddito abbastanza alto per poterti mantenere e se non dovesse bastare, ne troverò un altro e conosco delle persone che possono aiutarci-
 
-Davvero?- chiede, commossa.
 
-Si! Domani sentirò Maria, la mamma di Eleonora. Lei conosce un avvocato famoso, magari può convincerlo a darci una mano-
 
-Sarebbe un sogno!- urla, felice, alzandosi e correndomi incontro, per poi gettarsi addosso a me -ma che diranno i nostri genitori?-
 
-Ci penso io a loro, tu non preoccuparti di questo-
 
-Ti Voglio Bene-
 
Quelle tre parole, riscuotono il mio animo tormentato.
Portano un po' di calore, nelle zone fredde del mio cuore.
Quante volte, ho sognato di serglielo ridire.
 
-Anche io, Marta- la stringo a me, sorridendo -e ora, dimmi un po'- dico, staccnadomi leggermente -hai voglia di andare ad una festa?-
 
-siiii, di chi?-
 
-Per il 18esimo compleanno di Alessia- la informo, alzandomi dalla sedia.
 
-che figo!- esclama -sai, mi piace! Ottima scelta!- afferma, per poi scappare verso camera sua -mi cambioooo!-
 
Scuoto la testa divertita.
Mi sembra ancora un sogno.
Ho paura di svegliarmi e vedere che era solo frutto della mia mente.
Che non sia reale.
Che Marta non sia veramente quì.
 
Sorrido.
Però è così.
Lei è quì.
E lotterò per far si che ci rimanga.
Nessuno riuscirà più a portarmela via.
 
-Eccomi- spunta dal corridoio, con addosso un vestito giallo senza spalline, che le arriva a metà coscia -questo me lo hanno regalato i miei compagni di classe, per il compleanno-
 
-Tu così, non escì- incrocio le braccia, scrutandola.
 
-Perchè?-
 
-E' troppo corto! Sei praticamente nuda!- brontolo.
 
-Andiamo Francesca! Non sei né mia madre, né la mia ragazza!- ride, andando verso la porta -e ora, muoviti! Voglio divertirmi!-
 
Sconfitta, mi dirigo al portone.
Le lancio un' altra occhiataccia, per poi uscire.
Mi segue fino alla macchina, sedendosi dal lato del passeggero.
 
-Mettiti la cintura- 
 
-Vaaaa Bene!- cantilena, poggiando poi i piedi sul cruscotto.
 
-Butta giù quei piedacci!- la sgrido.
 
-Che palleeee!- si lamenta, ubbedendo -sei una vecchia!- mi sbeffeggia, ridendo.
 
-Ooooggeeeesù!- sospiro, mettendo in moto.
 
Ok.
Sarà una convivenza mooolto più complicata di quanto pensassi.
Ma di certo, non mi scoraggio.
Avrò la sua custiodia.
Costi quel che costi!
 
 
                                               **********
 
 
Ho una migliore amica, scema.
Del tutto pazza.
Fuori di testa.
Mai mi sarei aspettata una cosa del genere.
 
Mi ha organizzato una festa a sorpresa!
Con tutti i nostri amici.
Compagni di classe, ecc.
 
Ha affittato una stanza enorme.
Ha ingaggiato un dj e allestito una pista da ballo.
La cena è a buffet e c'è veramente di tutto.
Mi ha detto che ci ha pensato lei, ma che è stata aiutata da mio fratello e i miei genitori.
E' fenomenale, davvero.
 
-Lo sai che ti adoro, vero?- le sussurro, avvicinandomi, dopo aver salutato tutti gli invitati.
 
-E non hai ancora visto niente- 
 
-In che senso?- chiedo, confusa.
 
-Tieni- sorride, porgendomi una busta.
 
La afferro.
Sul retro spicca una scritta dorata: "Per Alessia".
La apro, impaziente di aspettare oltre.
 
Trovo una lettera, che leggerò in separata sede.
E poi, e poi la sorpresa più grande.
Due biglietti per New York.
 
Spalanco gli occhi, rimandendo a bocca aperta.
Guardo Erica che mi sorride, annuendo.
Alla fine, urlo di gioia, buttandole le braccia al collo.
 
-SEI SCEMAAAAAAAAA!- esclamo -AVRAI SPESO UNA FORTUNA!!-
 
-Nhaaaa- ride, lei, ricambiando l' abbraccio.
 
-Sei speciale-
 
-Lo so, lo so, tutti vorrebbero una migliore amica bella, simpatica, altruista, divertente, allegra come me!-
 
-Certo- rido -e soprattutto modesta!-
 
-Ovviamente- fa finta di sventolarsi, con una mano, per poi scoppiare a ridere -vedrai, sarà una settimana indimenticabile! Partiamo pochi giorno dopo la fine della scuola!-
 
-Non vedo l' ora!!- affermo, euforica.
 
Non ci posso credere.
Una settimana a New York.
Sola, con la mia migliore amica.
Un sogno!
 
-Comunque, dimmi, l' hai ordinata tu quella ragazza stafiga che è appena entrata?- domanda, sorridendo.
 
Mi volto di scatto.
Sorrido.
Francesca.
 
-E chi è quell' altra ragazza? E' la sorella che mi dicevi?-
 
-Si- rispondo, senza però distogliere lo sguardo da Feffe.
 
-Cazzo!- esclama -ma sono tutti fighi quelli della sua famiglia?-
 
-Boh- sospiro, distrattamente.
 
-Ma quindi, state di nuovo insieme, no? E avete già consumato?-
 
-Erica!- mi giro nella sua direzione -che domande fai?-
 
-E' una domanda lecita- risponde, seria.
 
-Che palle!- dico, esasperata -no! Abbiamo deciso di andarci piano!-
 
-COSA?- scoppia a ridere come un' ebete -ma come fai? io a solo vedere lei e sua sorella, mi sono immaginata una cosa a tre in una piscina e...-
 
-Basta!- mi allontato, imbarazzata -non voglio stare a sentire le tue uscite pervertite!-
 
-AVANTI!- urla -AMMETTILO CHE LO HAI PENSATO ANCHE TU!-
 
Scuoto la testa, incredula.
Ma come fa ad esssere così idiota?
Penso di avere la faccia rossa come un peperone.
Ho bisogno di bere qualcosa.
 
Mi dirigo al tavolo delle bevande.
Sono intenta a versarmi un po' di cocacola, quando sento due braccia familiare avvolgermi da dietro.
sorrido, riconoscendo Feffe.
Mi bacia una guancia.
 
-Ciao, bella festeggiata- sussurra al mio orecchio, con voce roca, facendomi rabbrividire e non di certo per il freddo -piaciuta la sorpresa?-
 
-Ah,ah- è l' unica cosa che riesco a dire.
 
-Hai voglia di accompagnarmi un po' fuori?- mi chiede, staccandosi un po'.
 
Torno a respirare regolarmente.
Inghiottisco a vuoto.
Poi, annuisco.
 
Usciamo, avventurandoci nel grande parco circostante.
Mi prende la mano, camminando in silenzio.
Adoro questi nostri momenti.
Sono ricchi di emozioni e sentimento.
Sentirla così vicina, mi fa battere il cuore all' impazzata.
 
-Ho intenzione di chiedere la custodia di Marta- dice, all' improvviso.
 
-E come farai?-
 
-Chiederò l' aiuto alla madre di Eleonora- risponde, semplicemente.
 
-Trovo sia la cosa più giusta-
 
-Davvero?- chiede, bloccandosi.
 
-si- rispondo, mettendomi di fronte a lei -penso che tu sia fantastica e che possa provvedere a lei magnificamente. Solo un pazzo, non si affiderebbe a te per qualcosa. Io, ad esempio, ti affiderei la mia vita- sorrido, sfiorandole una guancia -io ti starò vicino, qualunque decisione tu prenda-
 
Fino ad adesso, questa giornata, non poteva andare in modo migliore.
Fino ad adesso, credevo che non potevo essere più felice di così.
O almeno, fino a due secondi prima.
Prima...di...questo..
 
-Ti amo-
 
-Cosa?- balbetto, sorpresa.
 
-Ti amo-


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ANGOLO AUTRICE:

' Ssssssssssssssalve ^^

Vito? 
Mi sto impegnando ad aggiornare in fretta.
Contenti?

Bene, veniamo al capitolo!
Che ne pensate di Marta?
Io trovo che sia molto carina :)
Speriamo che Francesca reisca ad ottenere la sua custioda!
Che dite?

E poi bhè...penso che voi tutti siete ancora lì a pensare al "ti amo"
Ve lo aspettavate?
Non ci resta che aspettare di vedere cosa succederà!

Un bacio e grazie mille a tutti quanti ^^

Ps: Per chi seguisse la mia nuova storia "Love Of My Life", informo, che il nuovo capitolo dovrebbe arrivare domani! 
      Un abbraccio <3

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Capitolo 31
*** Le cose belle, volume secondo. ***


 
 
Ho pensato così tanto a come diglielo.
E' buffo da dire, ma non trovavo le parole.
Quando alla fine, di parole, sono soltanto due.
 
Pensavo che non sarei mai riuscita a dirlo di nuovo a qualcuno.
Anzi, a provare nuovamente questo sentimento.
E invece mi sbagliavo di grosso.
 
Volevo aspettare il momento giusto.
Volevo aspettare che io fossi pronta.
Volevo che fosse speciale e progettato nei minimi dettagli.
Ma come ho già detto, le cose più belle, sono quelle che accadono all' improvviso.
 
Quelle due paroline, mi sono uscite fuori senza che neanche me ne accorgessi.
Sono schizzate dalle mie labbra, lanciandosi nel vuoto.
Sono uscite di loro spontanea volontà.
Forse è così che doveva andare.
 
Forse, dovevo ascoltare di più il mio corpo.
Dovevo chiudere gli occhi e ascoltarmi.
Stare in silenzio e non pensare.
Se lo avessi fatto, avrei capito subito che ero pronta a dire ad Alessia, cosa provo per lei.
Il mio corpo, mi ha mandato mille segnali e io non sono stata capace di coglierli.
 
Dovevo capire che ero pronta, dal cuore che prende a battermi all' impazzata, quando incrocio i suoi occhi nocciola.
Dalle mani che mi sudano, quando lei è vicino a me.
Dal respiro che viene a mancare quando, anche solo per sbaglio, mi sfiora.
Dovevo capire che il momento era arrivato, quando la mia mente, non riusciva a smettere di pensare a lei.
 
-Ti Amo- ripeto, sorridendo.
 
-Tu..- balbetta, incredula -tu, mi hai...mi hai..- si blocca, prende un bel respiro e punta le sue iridi nelle mie -tu mi ami?- domanda, sorpresa.
 
-Ti Amo-
 
-Io pensavo che... pensavo di non essere all' alltezza...io pensavo di...-
 
La interrompo, poggiandole due dita sulle labbra.
Mi avvicino di qualche passo, avvolgendole la vita, con l' altro braccio.
Le sorrido, impnotizzata da quegl' occhi così puri e sinceri.
 
-Tu sei la cosa più bella che poteva capitarmi- affermo, sicura -sei la mia luce in fondo al tunnel, il sole che ha portato un po' di serenità nella mia vita. Tu sei tutto per me, Alessia-
 
-Davvero?-
 
Annuisco, accarezzandole una guancia.
Con l' altra mano, le metto una ciocca ribelle, dietro l' orecchio.
Sfioro il mio naso con il suo e poi la bacio dolcemente.
 
E come ogni volta che le nostre labbra s' incontrano, dentro me, si anima una festa.
Una festa dettata dal battito impazzito del mio cuore.
Il suo ritmo, seguito dai polmoni che si dilatano e restringono velocemente, eseguendo una danza tutta loro.
La gola che si secca del tutto, come se avessi suonato per ore e ore la tromba.
Se avessi ascoltato prima tutto ciò, non avrei avuto paura a dar voce ai miei sentimenti.
 
-eh, no- la voce di Nene interrompe quel momento magico -ma è possibile che vi becco sempre, quando vi controllate le tonsille a vicenda?!- chiede, retorica -non c'è un record per questo? Perchè questa è già la terza volta che vi becco e vorrei ricevere un premio- soffia, ironica.
 
-Nene- la richiamo, scocciata -se non ti levi di quì, l' unica cosa che riceverai, sarà un calcio nel culo!-
 
-Come siamo nervosi!- porta le mani avanti, in segno di resa -cos'è, non avete ancora consumato?-
 
-Cosa?- esclama, imbarazzata, Alessia.
 
-NENE!- ringhio, in tono di rimprovero.
 
-E va bene, ho capito- indietreggia -lo chiederò a Erica!-
 
Non mi da neanche il tempo di risponderle, che volta le spalle e se ne va.
Mi volto verso la mia ragazza e noto un certo rossore sulle sue guancie.
Ma è possibile che non riusciamo a stare più di dieci minute da sole, in santa pace?
 
-Mi dispiace- le dico, dandole un buffetto sul naso.
 
-Fa niente- sorride -però forse dovresti andare a sentire cosa voleva-
 
-Già- sospiro -dopo, però, stiamo un po' insieme?-
 
-Spero di si- 
 
-Va bene, andiamo!- affermo, incamminandomi verso l' entrata della stanza.
 
Arrivo al portone.
Sto per aprirlo, quando Alessia mi blocca.
Mi fa girare, portandomi di fronte a lei.
 
-Prima di entrare, me lo ridici un' altra volta?- domanda imbarazzata, abbasando la testa.
 
Sorrido della sua tenerezza.
Le porto due dita sotto il mento, facendole alzare il capo.
Punto i miei occhi nei suoi, senza distogliere mai lo sguardo.
 
-Ti Amo- 
 
 
 
                                              **********
 
Chi ha detto che non esiste la resurrezione?
Che è solo invenzione degli umani, per credere in qualcosa di più grande di loro?
Ecco, quel tale, si sbagliava di grosso.
 
Si sbagliava perchè io, stasera, penso di essere morta e risorta in cinque minuti.
Tempo che mi è serivto per realizzare che, quelle due parole, sono uscite veramente dalla bocca di Feffe.
Per realizzare che era tutto vero e per trovare una risposta da darle.
Ovviamente, non ho potuto pensarne una adeguata.
 
Ero totalmente paralizzata.
Immobile.
Incredula.
Non potevo credere alle mie orecchie.
 
Ormai mi ero rassegnata al fatto che, Francesca, non avrebbe mai potuto amarmi.
Che non ero all' altezza di Federica.
Che, dopo di lei, non sarebbe più stata in grado di amare nessun' altro.
 
E invece, invece mi ama.
La persona che amo più di qualsiasi cosa al mondo, ricambia il mio sentimento.
Francesca mi ama...
 
Mi sento come un bimbo obeso di fronte ad una torta al cioccolato.
Come un austronauta a pochi minuti dall' atterraggio sulla Luna.
Come il gatto Silvestro quando finalmente mangerà Titty.
Mi sento felice, come credevo di non poterlo mai essere.
Feffe non poteva farmi regalo più bello di quel "Ti Amo".
 
Quel Ti Amo sussurrato all' improvviso.
Quel Ti Amo così tanto atteso.
Quel Ti Amo, pronunciato dal cuore di Francesca, che ha portato il messaggio fin dentro al mio.
 
 
Entriamo nella sala e veniamo subito assalite dalla musica a tutto volume.
Francesca mi sfiora un braccio, regalandomi un' ultima occhiata dolce.
Poi si allontana, andando a strappare la birra di mano a Marta.
scuoto la testa divertita, guardandomi intorno alla ricerca di Erica.
 
Alla fine la trovo.
E' all' angolo alcolici, che sta ridendo con Eleonora.
Questa loro amicizia, mi preoccupa.
Quelle due, insieme, sarebbero in grado di combinare qualsiasi cosa.
 
-Di che state parlando?- chiedo, raggiungendole.
 
-Di te, ovviamente- risponde, ovvia, Erica.
 
-E di cosa, in particolare?-
 
-Bhè, io vi lascio- afferma, Eleonora, allontanandosi.
 
 
Torno a guardare la mia migliore amica.
Le rivolgo uno sguardo indagatore.
Sguardo, che cerca accuratamente di evitare, versandosi un altro bicchiere di vodka.
 
-Allora?-
 
-Uffaaa- sbuffa, arrendendosi -stavamo solamente dicendo che, presto, tu e la tua bella vi rinchiuderete in camera da letto per una settimana intera a fare...-
 
-Fermati!- alzo una mano davanti al suo viso, stoppandola -non lo voglio più sapere-
 
-Menomale- sospia di sollievo -hai bisogno di me o posso andare a vedere dove diavolo si è ficcato il mio ragazzo?-
 
-Bhè, in realtà, volevo dirti una cosa...- sorrido, sorniona.
 
-Cosa?- domanda, curiosa.
 
-Feffe mi ha detto che mi ama!- esclamo, lanciando un gridolino finale.
 
-CAZZOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!- urla, la mia amica, buttando le braccia in aria -LO SAPEVO, LO SAPEVO!- mi si butta addosso, stringendomi in un abbraccio stritolante -sono così felice per te, è così bello e...-
 
 
-Erica?!- mi stacco da quella stretta soffocante, allontanadomi leggermente -stai piangendo?-
 
-Bhè, che vuoi? Sembra tanto uno dei quei film in cui i due protagonisti s' incontrano, si innamorano, passano del bellissimo tempo insieme, poi succede qualcosa e si lasciano e alla fine del film tornano insieme dicendosi delle frasi sdolcinate ed estremamente carine che tu puoi solo piangere e...- balbetta tra le lacrime, prendendo poi un tovagliolo dal tavolo così da asciugarsi il viso.
 
Un po' confusa e spiazzata, l' abbraccio.
Le lascio un bacio sulla tempia.
Battendole una mano sulla schiena.
 
-Va tutto bene, va tutto bene- 
 
-Siete perfette insieme- continua -siete come i teletubbies-
 
-Cosa?- domando, incredula.
 
-Si! Loro sono 4 esserini dal carattere differente, che però si completono. Quando sono insiem sono sempre felici e fanno star bene chi li guarda- si soffia il naso, per poi continuare a parlare -o almeno, è quello che trasmettono a me quando li guardo in tv. Si, voi siete come i Teletubbies!-
 
-I teletubbies...- ripeto, ancora più confusa.
 
-Si, sai? La canzoncina!- esclama, come se fosse una cosa ovvia -Tinky Winky, Dixy, Lala, Po!- si mette a cantare, improvvisando un balletto.
 
-ok, Erica- la prendo per le spalle fermandola -grazie- le dico, non troppo convinta -perchè ora non vai da Lorenzo?-
 
-si- annuisce, finendosi di asciugare le lacrime.
 
La guardo allontanarsi,incapace di elaborare un pensiero.
Mi chiedo se le sue parole siano dovute all' alcool o se sono frutto suo.
Io e Feffe.....come i Teletubbies?
Penso che se la paragonassi a quei cosi, mi picchierebbe.
 
 
 
 
                                                  **********
 
 
-Lorenzo!- afferro il mio amico pre un braccio, strattonandolo -non ti avevo chiesto di guardare mia sorella?-
 
-E l'ho fatto!- si difende -era solo una birra!-
 
-Ha sedici anni!- 
 
-Vogliamo parlare di cosa facevi tu a quell' età?- domanda, alzando un sopracciglio.
 
-Appunto per quello non voglio che beva!-
 
Io e mia sorella abbiamo due caratteri opposti.
Ma certi atteggiamenti, gusti, sono identici.
Uno di questi, ho appena scoperto essere la birra.
 
-Dai su, ci penso io- afferma, Alessandro, arrivando in mio aiuto -voi andate dalle vostre belle!- ci scaccia, andando a ballare con Marta.
 
Certe volte, Lorenzo, è davvero inaffidabile.
Una cosa gli avevo chiesto, una!!
E lui non l' ha fatta.
 
Ma in fondo, è colpa mia.
Come posso pretendere di chiedere la sua custioda, se non sono neanche in grado di tenerla d' occhio?
Non dovrei delegare altri, per questo compito.
Da ora in poi, farò le cose seriamente.
 
-Feffe- mi sento chiamare, da una voce alle mie spalle.
 
-Nene!- esclamo, girandomi e trovandomela di fronte -ti stavo cercando!-
 
-Anche io- sorride -andiamo fuori?- propone, porgendomi una birra.
 
-Direi di si- annuisco, seguendola in giardino.
 
Iniziamo a camminare, in silenzio.
Un silenzio familiare, rilassante.
Silenzio che tutte e due usiamo per prendere tempo e riflettere sulle parole da usare.
Un silenzio, che sa di casa.
 
-Bhè, ecco- inizia, appoggiandosi con la schiena ad un albero -non abbiamo ancora parlato veramente, di quello che hai visto al campo...-
 
Sapevo che questa conversazione sarebbe arrivata.
In realtà, non vedevo l' ora che arrivasse.
Che mi desse una spiegazione.
Ma poi, son successe troppo cose tutte insieme.
E non abbiamo più avuto un' occasione per parlare.
Mi è mancata un sacco, Nene.
 
-Ti ascolto..- le dico, sedendomi sul muretto di fronte a lei.
 
-E' iniziato tutto cinque mesi dopo la morte di Federica- sospira, abbassando la testa -avevo bisogno di qualcuno con cui parlare, sfogarmi. Ovviamente non potevo farlo con te. E Alessandro e Lorenzo avevano già da condividere il tuo di dolore, non potevo dargli il peso anche del mio..- prende un bel respiro, prima di continuare -andavo spesso al campo a correre, a calciare il pallone in mezzo ai pali e vedevo che, Antonio, restava lontano a guardare. Dopo qualche settimana, ha iniziato ad avvicinarmi, a chiacchierare, darmi consigli di gioco e poi bhè, una cosa tira l' altra e mi sono innamorata..- sorride, calciando un sassolino -lui mi ha aiutato ad accettare il fatto che Fede non c'era più, mi è stato vicino, mi ha supportato, ha fatto si che io mi rialzassi da terra e tornassi a vivere. Mi ha ridato la forza, forza che mi serviva per stare accanto a te, che altrimenti non avrei avuto...-
 
S' interrompe, lasciando andare un altro sospiro.
Il silenzio torna ad avvolgerci di nuovo.
La conosco bene.
Non ha bisogno di una mia risposta, adesso.
Sta solo cercando le parole per continuare.
 
-Federica era la mia anima gemella in una vita sbagliata- sussurra -la amavo come fosse mia sorella e da quando l' ho conosciuta ho sempre cercato di proteggerla, di tenerla lontana da ciò che poteva ferirla, far star male- la sua voce è incrinata, sul punto di spezzarsi -ma l' unica volta che avrei dovuto proteggerla davvero, non ci sono riuscita. Mi sono data la colpa, sai? Per la sua morte, intendo. Se avessi accettato la sua proposta di andare al cinema, se così facendo voi non foste uscite in macchina per andare a cena dai suoi genitori...lei sarebbe ancora quì e...- lascia andare un ringhio frustato.
 
Si asciuga gli occhi con la manica della maglietta.
Tira su con il naso.
Prende un bel respiro e poi torna a parlare.
 
-Antonio mi ha aiutato a capire che non è stata colpa mia, come non è stata colpa tua- mi guarda per un attimo, per poi riabbassare la testa -non ti ho detto niente, perchè avevo paura che tu non capissi- confessa -che tu mi giudicassi e ti allontanassi. Non posso perdere anche te, lo capisci? Sarebbe troppo da sopportare e...-
 
Non la lascio finire.
Con un balzo scendo dal muretto e corro a raggiungerla.
L' abbraccio di slancio, stringendola a me.
 
-A me basta che tu sia felice, non m' importa chi ti rende tale. Mi basta che tu lo sia- sussurro al suo orecchio.
 
-Mi dispiace non avertelo detto- mormora.
 
-Non fa niente- sorrido.
 
-Sai, Feffe, se io uccidessi qualcuno, tu saresti l' unica persona che chiamerei per aiutarmi a far sparire il cadavere..-
 
-La cosa è reciproca, Nene..-
 
Eccolo di nuovo.
Il nostro linguaggio segreto.
Il Grey's Anatomiano.
 
Con quelle parole, Nene mi ha detto che sono la persona più importante per lei.
Quella di cui si fida di più.
Quella più vicina.
Con quelle parole, mi ha fatto capire per l' ennessima volta, che Lei per me ci sarà sempre.
 
 
                                                 **********
 
sono evasa.
Sono fuggita dalla mia festa.
Sono scappata nel giardino fuori, alla ricerca di Feffe.
Sta succedendo il degenero là dentro e io ho bisogno di un po' di silenzio.
 
Ho visto rientrare Eleonora, ma non la mia ragazza.
Ele aveva gli occhi arrossati.
Mi domando cosa sia successo.
Spero solo che non li abbia così, perchè hanno fumato erba.
Altrimenti la uccido.
 
Dopo cinque minuti buoni che giro tra gli alberi, la scorgo.
E' di spalle, poggiata con le braccia alla staccionata.
Ha lo sguardo fisso davanti a sé, in un punto indefinito del paessaggio sottostante.
 
-Ehi- sussurro, avvicinandola.
 
Solo allora noto la sigaretta nella sua mano.
A giudicare dal puzzo di fumo che emana, non deve essere la prima che si fuma.
E lei, fuma solo quando è nervosa o troppo arrabbiata.
 
-Ehi- mormora, dopo un po'.
 
-Che ci fai quì?-
 
-Avevo bisogno di un po' di tranquillità- risponde semplicemente.
 
-Anche io- sorrido.
 
Lentamente volta la testa nella mia direzione.
Scruta il mio volto per un po'.
Poi, sorride.
 
-Perchè? La festa non ti piace?-
 
-Sisi- mi affretto a rispondere -è che sta un po' degenerando-
 
-Che mi sono persa?- chiede, curiosa.
 
-Bhè, il semi spogliarello di Erica ubriaca, interrotto a stento da un Lorenzo al quanto divertito e arrabbiato, allo stesso tempo- dico, ridacchiando -Cinzia e Bianca che se le stavano dando di santa ragione, per un cioccolatino..-
 
-Allora è un vizio, il loro!- scoppia a ridere, coinvolgendomi.
 
-A quanto pare- dico, tra le risate.
 
Piano, piano le risa si affievoliscono fino a cessare totalmente.
Francesca torna seria, senza però distogliere lo sguardo dal mio viso.
Scruto i suoi occhi, cercando risposta al suo nervosismo.
 
Le sue iridi sono di un verde scuro.
Segno che c'è sicuramente quslcosa che non va.
Mi domando cosa sia, dato che fino a poco tempo prima, andava tutto bene.
 
-Che hai, Feffe?- le chiedo, impedendole di prendere un' altra sigaretta.
 
Le strappo il pacchetto dalle mani.
Un pacchetto di Chesterfield blu, da 10.
Ve ne sono solo tre, dentro.
E a giudicare dalle sue buone condizioni, ne deduco che l'abbia comprato da poco.
 
-Niente- risponde, cercando di riprendersi le sue sigarette.
 
-Guarda che non te le ridò, fino a quando non mi avrai detto che ti prende- m' impongo, nascondendo il pacchetto dietro la schiena.
 
-Alessia, davvero, è tutto ok- ribatte.
 
-Ti sei pentita di ciò che mi hai detto?- le domando, in un sussurro, abbassando la testa.
 
-Ehi- mormora, abbracciandomi -certo che no!- afferma -Ti Amo sul serio-
 
-E allora che c'è?- sospiro, staccandomi leggermente.
 
Franceca si allontana.
Appoggia la schiena alla staccionata, lasciando andare un sospiro.
Porta lo sguardo al suolo.
 
-Pensavo ai miei genitori- rivela, spiazzandomi -se voglio chiedere la custodia di Marta, sarò costretta a vederli in tribunale..- 
 
-Hai paura di come reagiranno?-
 
-No- scuote la testa -ho paura di come posso reagire io-
 
Quella frase mi lascia del tutto senza parole.
Non riesco a coglierne il senso.
Non capisco..
 
-Provo tanta rabbia verso di loro, Alessia- mormora -mi raffiguro spesso di fare a loro, ciò che hanno fatto a me e a Marta. Abitare in quella casa, era un inferno. Vivevo costantemente nella paura che, un giorno, mio padre sarebbe impazzito sul serio e sarebbe arrivato a compiere qualcosa di orribile- continua, cercando di trovare le parole per spiegarsi -non sono mai stata brava a tenere a freno la rabbia- confessa -e ho paura che, vedendoli, mi si spenga il cervello e che agisca senza pensare-
 
-Non succederà- affermo, sicura.
 
-Come lo sai?-
 
-Perchè io sarò con te- le dico, avvicinandomi e prendendole una mano -sarò lì con te in ogni passo e ti impedirò di fare stupitaggini-
 
-Me lo prometti?-
 
-Te lo prometto-
 
 
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ANGOLO AUTRICE:

'Sera ^^

Oh, ora non potete dire che non aggiorno presto, eh!
Ringraziate il mio cane, che mi ha dato l' ispirazione (non fate domande, al riguardo ù.ù)

Coooomuuunque, veniamo a noi!
c'è un po' di tutto in questo capitolo, no?!
Il ritorno di Nene e del suo fottuto tempismo, le uscite stupide di Erica, le somiglianze di Marta con la sorella e qualche scena dolce della nostra Feffessa\Aleffe (sinceramente non ho ancora capito come la volete chiamare xD)

Che mi dite?
Quale scena vi è piaciuta di più tra:
-Nene e Feffe in una nuova puntata de "Il Linguaggio Grey's Anatomiano"
-Alessia e Erica in "siete come i Teletubbies"
-Francesca e Alessia in "sei la cosa più bella che poteva capitarmi.
-Bianca e Cinzia nella Sagra di "le zuffe per un cioccolatino" (ammetto che questa è la mia preferita!)

Ok, ho sparato anche troppe cazzate per stasera!
Come sempre, aspetto le vostre impressioni!
Grazie a tutti quelli che, a modo loro, seguono la mia storia! ^^
Siete fantastici, un bacio :3

Ps: Per la mia Ragazza che afferma che non dico mai niente per lei, questo è per te: "Ho visto cosa potresti regalarmi per Natale^^ "(lo so, sono una persona molto romantica :3)

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Capitolo 32
*** Il Nuovo Oblò. ***


 
 
Apatia.
Lo stato di Apatia, è caratterizzato dall' assenza di qualsiasi reazione, di fronte a fatti e situazioni che la vita ci pone davanti.
In poche parole, di totale indifferenza.
 
Il soggetto non da segni di vita.
Non parla.
Non comunica, in alcun modo, con il mondo esterno.
Non esprime ciò che sente.
Neanche a gesti.
Il soggetto in questione, è Feffe.
 
Da quando siamo tornate dal tribunale, non ha aperto bocca.
si è rintanata in camera sua, senza neanche guardarmi.
Ha chiuso la porta, tagliando i ponti con il mondo esterno.
E lasciando fuori anche me.
 
Ma non ho nessuna intenzione di lasciarglielo fare.
Non ancora, non per l'ennesima volta.
Siamo una coppia e voglio che mi renda partecipe.
 
-Feffe?- la chiamo, bussando piano al portone.
 
Ovviamente, come immaginavo, non ottengo risposta.
Neanche un grugnito.
Un sussurro o un sospiro.
 
Alla fine, decido di entrare ugualmente.
Entro nella stanza, chiudendomi l' uscio alle spalle.
Mi soffermo qualche secondo a fissare la persona di fronte a me.
 
Francesca è rannicchiata su un financo, sul letto.
Da le spalle alla porta.
Sembra quasi che stia dormendo, ma so che non è così.
 
Muovo qualche passo in avanti e, non ottenendo nessuna reazione da parte sua, mi siedo vicino a lei.
La scruto attentamente.
Gli occhi chiusi.
Il respiro regolare.
Sembra così calma, eppure chissà cosa sta accadendo dentro di lei...
 
-Francesca- mormoro -mi spieghi che c'è? Non è andata male-
 
Non riesco a capire.
Pensava che il processo sarebbe durato un giorno?
Che sarebbe stato veloce e indolore?
In tal caso, doveva sapere che non sarebbe stato così.
 
Marta è minorenne.
La causa è molto complicata.
Si mette in dubbio la veridicità di due genitori.
Del loro comprotamento verso la figlia.
Non è affatto semplice.
E ovviamente, il giudice, non poteva lasciarla in custodia a Feffe fino a quando non ha preso una decisione.
Era normale che la mandasse in una casa famiglia, per tutto il tempo prima della sentenza finale.
 
-Feffe- la scuoto leggermente, cercando di ottenere una reazione -ti prego, parlami-
 
Niente.
Nemmeno un battito di ciglia.
Continua a tenere gli occhi chiusi.
A stare immersa nel suo mondo, nei suoi pensieri.
 
Odio quando fa così.
Quando mi taglia completamente fuori.
Due settimane fa, mi dice che mi ama e ora, invece, mi esclude.
Non capisco!
 
Poi, poi mi soffermo.
Un lampo mi attraversa la mente.
Forse ho capito.
 
-E' per i tuoi genitori?-
 
La vedo irrigidirsi.
Apre gli occhi di scatto.
Scatta a sedere.
Allungo una mano, per accarezzarle la schiena..
 
-Non toccarmi- quel sussurro, mi fa bloccare il braccio a mezz'aria.
 
-Francesca- cerco di stare calma, mantenendo un tono lieve -c'è qualcosa che non mi hai detto?-
 
Crolla di nuovo nel silenzio più totale.
Le mani strette a pugno, abbandonate sul letto, lungo i fianchi.
La testa china.
Gli occhi nuovamente chiusi.
 
-Mi vuoi parlare?- alzo un po' la voce, innervosendomi -mi vuoi rendere partecipe? Dici di amarmi e poi neanche mi consideri! E' questa l' importanza che mi dai?- quasi urlo, esasperata, vedendola alzarsi e dirigersi alla porta -FRANCESCA, RISPONDIMI!-
 
-BASTA!- urla, a sua volta, tirando un pugno al portone, facendoci un buco.
 
-Feffe!- esclamo, preoccupata, raggiungendola -ti sei fatta male?-
 
-Vattene- mormora, senza degnarmi di uno sguardo.
 
-Ma...-
 
-Ho detto, vai!- apre la porta, incitandomi ad uscire.
 
La sorpasso, dedicandole un' occhiata confusa e scioccata.
Sbatte la porta, una volta che sono uscita.
Recupero le mie cose e esco di casa.
 
Che diavolo le è preso?
Mai l'ho vista così.
Mai mi ha trattato in questa maniera.
Eppure, eppure non riesco ad avercela con lei.
Ad essere arrabbiata.
C'è qualcosa di strano, qualcosa che non mi torna.
Solo una persona, può aiutarmi.
 
 
                                                                       **********
 
 
Mi ributto a peso morto sul letto.
Mi stendo a stella nel centro.
Gli occhi puntati al soffitto.
 
La mano pulsa.
Forse sanguino.
Non me ne curo.
Non è la prima volta che sfondo una porta.
 
Sento il respiro regolarizzarsi.
I battiti del cuore, tornare regolari.
Ma è questa....cosa...dentro, che non riesco a placare.
 
Lo sguardo di totale indifferenza dei miei genitori.
Come se il non avermi visto o il non avere avuto mie notizie per cinque anni, non li toccasse.
Potevo anche essere morta e a loro non sarebbe importato.
 
Ma in fondo, di cosa mi stupisco?
Cosa mi aspettavo?
Che avrei voluto mi dicessero?
 
"Ci sei mancata"?
"Che bello vederti"?
Tsè, neanche nei miei sogni, potrebbe succedere.
 
Sono entrata in quell' aula spoglia.
Davanti a me, il mio avvocato.
Daniele Conforti.
Uno dei più in gamba, a detta di Maria.
Quest' ultima al mio fianco.
Alessia, che mi teneva la mano.
 
Loro si sono sedute vicine, dietro di me.
Daniele mi sussurrava alcune dritte.
Poi, poi ho sentito il portone sbattere.
Mi sono voltata e li ho visti.
 
Roberto e Alice Creatini.
Operaio lui.
Commessa di un negozio di abbigliamento, lei.
Due persone come tante altre.
Normalissime, viste da fuori.
 
Mi sono passati accanto, scrutandomi.
Mi hanno guardato senza batter ciglio, impassibili.
Poi si sono girati verso il loro avvocato.
E non si sono più voltati.
 
Sbuffo, sentendo sbattere la porta di casa.
Chiudo gli occhi.
Non avevo dubbi che, Alessia, andasse a chiamare rinforzi.
 
Mi rendo conto di non averla trattata bene.
Di aver reagito male, insensatamente.
Ho avuto uno scatto d' ira, incontrollato.
Uno di quelli che non avevo da molto tempo.
 
Alessia non si meritava quel trattamento.
E' che quella frase che ha detto..
Quelle parole urlate così..
Mi hanno ricordato quel giorno...
 
Il giorno, in cui mia madre mi ha visto baciare Federica sotto casa.
Il giorno in cui ho dovuto rivelare chi sono veramente.
Il giorno che mi hanno mandato via.
 
-Francesca- mi sento chiamare, da quella voce tanto familiare quanto fastidiosa.
 
Apro gli occhi, sospirando.
Mi giro su un fianco, dandole le spalle.
La sento sbuffare e prendere posto sul letto.
 
-Ho visto il nuovo oblò- scherza, riferendosi al buco nella porta -non male, ma potevi fare di meglio-
 
Non mi va di scherzare.
Non mi va di parlare.
In realtà, non avrei voglia neanche di respirare.
E questo, Nene, lo sa benissimo.
 
-Avanti- dice, scuotendomi piano -che ti hanno detto?-
 
Mi conosce troppo bene.
Sapevo che avrebbe capito.
Lei, capisce sempre.
 
-Vuoi che gli spacchi la faccia?-
 
Sospiro.
Mi rivedo la scena di questa mattina.
Stringo i pugni, sentendo la rabbia salire.
 
Aspettavo Maria e Alessia che erano andate in bagno.
Mi stavo fumando una sigaretta, fuori dal tribunale.
Vengo raggiunta da mio padre.
Mi ha strattonato per un polso, facendomi voltare.
"Non ci riuscirai" mi ha soffiato, a un millimetro dal viso.
"Non sei nessuno", è l'ultima cosa che mi ha detto, prima di andarsene.
 
"Non sei nessuno".
Pensavo che mai, avrei riudito quelle parole uscire dalla sua bocca.
Pensavo che non avrei più dovuto riaprire quelle cicatrici che mi porto dietro.
Pensavo che....pensavo di aver chiuso con il mio passato.
 
Ma non posso, non posso lasciar perdere.
Lo devo a Marta.
E si, lo devo anche a me stessa.
 
-Devi controllare questi scatti d' ira- dice, all' improvviso -Alessia non si meritava quelle parole, l' hai spaventata-
 
Quella frase, mi risveglia completamente dai miei pensieri.
Ho spaventato Alessia..
Alessia ha paura di me...
 
-Hai contato fino a dieci, prima di esplodere?- chiede, sospirando -Federica te lo diceva sempre-
 
-Federica diceva tante cose- mormoro -anche a te- 
 
-Del tipo?-
 
-Di non rompere le palle alla sua ragazza- sorrido, sentendola ridere.
 
Mi volto nella sua direzione.
Mi metto a sedere, poggiando la schiena alla testata del letto.
Nene mi scompiglia i capelli, scherzosamente.
 
-Alessia è arrabbiata?-
 
-No, solo preoccupata- mi rassicura, stringendomi una spalla -è di là-
 
-Non ho voglia di vederla, adesso- abbasso la testa, colpevole.
 
-Va bene- annuisce, comprensiva -prenditi il tuo tempo e fatti passare la rabbia-
 
Devo spiegarle.
Devo renderla partecipe.
So di averla ferita e, questa cosa, fa male anche a me.
 
-Ok, dato che hai finalmente riscoperto l' uso della parola, io me ne vado- afferma, alzandosi -parla con la Nana e sistema le cose, ok?-
 
-Ok- acconsento, tornando a stendermi su un fianco.
 
 
                                                                 **********
 
 
Non sento urlare, quindi questo è positivo, no?!
Vuol dire che Feffe non ha di nuovo dato di matto, vero?
Eleonora è sana e salva, giusto?
 
-Tranquilla, non penso che l' abbia uccisa- mi rassicura, Erica, continuando a sgranocchiare patatine davanti la tv.
 
Ho chiamato Erica, dopo che Ele è arrivata quì.
L'ho pregata di raggiungermi e di farmi compagnia.
Non avevo voglia di rimanere da sola.
 
Perchè avrei iniziato a pensare.
A pensare a come mi ha risposto Francesca.
A come mi sono sentita, nuovamente, tagliata fuori.
A pensare di non essere all' altezza per lei.
 
-e allora perchè non esce da quella camera?- chiedo, indicando la porta della stanza di Francesca.
 
-Magari stanno fumando una canna- dice, distrattamente, rubando altre patatine dal sacchetto.
 
-La smetti, per favore, di ingozzarti come un maiale?-
 
Erica si gira nella mia direzione.
Mi fa il labbrino triste, posando il pacchetto.
Inizia a mugolare come un canino bastonato.
 
-E va bene!- soffio, esasperata.
 
-Evvai!- trilla, allegra, tornando a immergere le mani in quel cibo immondizia.
 
-Cioè, io sto entrando in crisi e l' unica cosa che tu sai fare, è mangiare?-
 
-nof ef colfpa mfia- biascica, sputando qualche pezzettino.
 
-Erica, fai decisamente schifo!-
 
-Vaffanculo- 
 
-Ok, questo l'ho capito- dico, ironica, girandomi verso la tv.
 
Sbuffo, incrociando le braccia.
Ho bisogno di parlare con Feffe.
Devo sapere che è successo.
 
All' imrovviso sento chiudere una porta.
Dopo pochi secondi vedo sbucare Eleonora dal corridoio.
Ci sorride, sedendosi sul divano, stendendo le gambe sul tavolo di fronte e strappando il pacchetto di patatine dalle mani di Erica.
 
-Ehi!!- si lamenta, quest' ultima, guardandola male.
 
-Dove le hai trovate?- le chiede la bionda, riferendosi a ciò che ha in mano.
 
-Nello scompartimento sopra il cucinotto-
 
-Appunto- sorride, vittoriosa -queste sono quelle che la mia cara amica Feffe, compra per me!-
 
Erica spalanca gli occhi, terrorizzata.
scatta a sedere composta.
La vedo, distintamente, ingoiare a vuoto.
 
-Giuro che te le ricompro- si affretta a dire, spaventata.
 
-Sarà il caso- afferma, con tono duro, guardandola male.
 
-Invece di parlare di patatine- dico, a denti stretti, lanciando un' occhiataccia a tutte e due -mi vuoi dire come sta Francesca?-
 
-Probabilmente, sul letto- 
 
-ERICA!- la rimprovero.
 
-Ok, scusa- porta le mani avanti, alzandosi -non si può neanche scherzare- brontola, dirigendosi verso il bagno.
 
Eleonora sospira, lasciandosi sprofondare meglio nel divano.
Afferra il telecomando, cambiando canale.
Ovviamente, Grey's Anatomy.
 
-Feffe sta bene- mormora, d' un tratto -ha solo bisogno di stare un po' da sola. E' fatta così-
 
-Ma non riesco a capire, come mai è...-
 
-I suoi genitori- m' interrompe, senza togliere lo sguardo dal televisore -credo che suo padre o sua madre, le abbia detto qualcosa-
 
-Ma siamo state sempre insieme e...-
 
M' interrompo, capendo.
Forse quando io e la madre di Eleonora siamo andate in bagno, Francesca ha parlato con uno dei due.
Infatti, quando poi l'ho raggiunta, ho notato che c'era qualcosa che non andava.
 
-E il buco nella porta?- le chiedo, sperando di ottenere una spiegazione.
 
-Scatti d' ira- sospira, voltandosi nella mia direzione -prima che io la conoscessi, li aveva molto spesso. Sopportava così tanto, sia la situazione in casa che fuori, che poi bastava un niente e saltava come una molla. Federica le insegnò a controllarsi e infatti, non aveva questi scatti da un bel po'..-
 
Federica.
Sempre e solo lei.
Esce fuori da ogni discorso.
Io non sono lei.
Non posso essere lei.
Ho paura di non essere abbastanza...
 
-Tu vai bene per lei- mormora, riportando l' attenzione allo schermo -sono contenta che ti abbia trovato-
 
Mai avrei pensato di sentir uscire quelle parole dalla sua bocca.
E mai, avrei immaginato che mi avrebbero fatto così tanto piacere.
Credevo di non starle simpatica.
 
Sto per dirle qualcosa, quando Erica fa la sua apparizione in salotto.
Sospira beata, sedendosi in mezzo a me e a Ele.
Prende il telecomando abbandonato sul sofà, per cambiare canale.
 
-Che pensi di fare?- Ele la guarda male, bloccandoole il braccio.
 
-Non voglio vedere questa cavolata!- mugola, l' altra.
 
Eleonora rimane a bocca aperta, scioccata.
Posso quasi vedere il fumo che le esce dagli orecchi.
Erica non ha ancora imparato che non deve dire certe cose.
 
-Eri, ti conviene scappare- le suggerisco, sottovoce.
 
-Ma..-
 
S' interrompe, vedendo arrivare Francesca.
La mia ragazza si avvicina lentamente, facendo un cenno di saluto rivolto a tutte.
Si ferma vicino al sofà, guardandomi.
 
-Ok, vieni Erica, andiamo- Nene si alza, prendendo per un braccio la mia amica.
 
-Ma io voglio vedere la tv!-
 
-Ho detto andiamo!- la strattona, facendola alzare -ti porto nel mio giardino, in piscina-
 
-ok!- trilla, correndo subito fuori di casa.
 
La bionda scuote la testa, divertita.
Saluta Feffe e me e si allontana.
Prima però di uscire, si volta nella nostra direzione.
 
-Erica mi ha finito le patatine- è l' unica cosa che dice, prima di uscire.
 
 
                         
                                                                        **********
 
 
Mi siedo sul divano, ad un certa distanza da Alessia.
La scruto attentamente, senza aprire bocca.
Leggo sollievo e ansia, nelle sue iridi.
 
-Mi dispiace- mormoro, abbassando lo sguardo -non volevo risponderti male o farti spaventare-
 
Con mia grande sorpresa, Alessia mi sorride.
Si avvicina, prendendomi fra le sue, la mano ferita.
La sfiora delicatamente.
 
-Ti fa male?- chiede, notando il gonfiore e l' enorme ematoma.
 
-Si, ma non credo sia rotta- 
 
-Ok, ma se domani ti fa male, andiamo a farla vedere- dice, puntando i suoi occhi nei miei -vado a prendere del disinfettante, così te la medico-
 
Detto ciò, si alza, andando in bagno.
La vedo sparire nel corridoio.
Rimango al quanto confusa.
 
Dovrebbe essere arrabbiata con me.
Ricordo le infinite paternali che mi rivolgeva Federica, dopo un mio scatto d' ira.
Si arrabbiava sempre.
 
Invece, invece Alessia si è preoccupata per me.
Non mi ha neanche tirato uno scappellotto.
Non mi ha rimproverato per il buco nella porta o per averla trattata male.
Non riesco a capire.
 
Torna in sala, sempre sorridendo.
Si porta vicino a me.
Mi prende la mano ferita, iniziando a disinfettarla.
Una volta finito, la fascia.
 
-Dovresti essere arrabbiata- sussurro, chinando la testa.
 
-Lo sono- risponde, semplicemente -e aspetto una tua spiegazione- mi alza il capo, così da guardarmi negli occhi -ma solo quando sarai pronta tu-
 
Sospiro.
Mi piego in avanti, coprendomi il viso con le mani.
E' difficile, per me, parlare di quello che sento.
Non ci sono più abituata.
 
-Hai detto una frase che mi ha ricordato una cosa- sussurro -è la stessa che disse mia madre, quando mi vide baciare Federica sotto casa. Prima che mi cacciasse- rivelo -mi spiace aver reagito così, ma..-
 
-Da ora in poi, ti lascerò i tuoi momenti di silenzio senza disturbarti- m' interrompe, prendendo la mia mano sana e intrecciandovi le dita con le sua -ti lascerò i tuoi spazi e aspetterò che sia tu a venire a parlarmi- cerca il mio sguardo, sorridendo una volta averlo incrociato -ma mi aspetto che tu lo faccia, perchè stiamo insieme e..-
 
Non la faccio finire.
Intreccio la mano fasciata nei suoi capelli, attirandola a me, non curandomi delle fitte di dolore.
Faccio scontrare le nostre labbra, richiedendo un bacio necessario.
 
Passo la lingua sul suo labbro superiore.
Aspetto che dischiuda le labbra, per cercare la sua.
Sospiro, una volta averla trovata.
 
Le accarezzo la guancia, senza mai lasciar tregua alle sue labbra.
Libero la mano intrecciata alla sua e la porto al lato del suo seno.
Mi sporgo ancora di più verso di lei, fino a farla cadere all' indietro e sovrastarla.
 
-Andarci piano, ricordi?- mugola, tra un bacio e un altro.
 
-Scusa- le sorrido, alzandomi leggermente.
 
Scivolo dal suo corpo.
Mi risiedo compostamente.
Le porgo una mano, aiutandola a fare lo stesso.
 
-Prometto di renderti partecipe- mormoro -sei tutto per me-
 
-Promettimi anche un' altra cosa...-
 
-Cosa?- chiedo, confusa.
 
-Promettimi di non lasciarmi più da sola con Erica e Eleonora!- dice, in tono di supplica.
 
-Giuro!- scoppio a ridere, coinvolgendola.
 
Non so cosa ho fatto per meritarmi una persona come lei.
Non so se me la merito.
Non so precisamente cos'è.
Ma so soltanto che, se questo non è Amore, allora non so cosa sia.
 
 
______________________________________________________________________________________________________________________________

ANGOLO AUTRICE:

Buon giorno ^^

Chiedo venia.
Mi postro ai vostri piedi, supplicando pietà.
Giuro che avevo tutte le migliori intenzioni per aggiornare presto.
Ma, la scorsa settimana era il compleanno della Mia ragazza e ho deciso di farle una sorpresa e raggiungerla.
Infatti, sono ancora da lei e tra un giro e un altro, ho avuto poco tempo per scrivere.
Pensate che l'ho potuto fare solamente mentre lei stava studiando (lo sta ancora facendo, tra l' altro xD)

Coooomuuunque, veniamo alle cose serie:

Devo iniziare dicendo una cosa: DIO QUANTO AMO NENE CHE FA LA BULLA.
La metterò un po' più spesso ù.ù
Erica è sempre Erica.
Feffe deve ringraziare che la porta non fosse di un legno pregiato, come ad esempio di quercia (giuro che è possibile fare un buco in una porta con un pungo! E' successo ad una mia cara amica D:)
Alessia è dolcissima e comprensiva come al solito.
E si, amo la Feffessia\Aleffe, voi??

Come sempre, aspetto le vostre impressioni.
Sperando che il capitolo vi sia piaciuto, vi lascio!
Un bacio e scusate ancora per il ritardo ^^

Ps: come ho scritto anche nell' ultimo capitolo di "Love Of My Life", la scorsa settimana ho scritto una nuova storia. Una breve shot, se volete leggerla questo è il link :)  
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1902700&i=1

PPs: Annuncio: c'è qualcuno di Bologna? Perchè molto probabilmente mi trasferirò lì a settembre e, non conoscendo anima viva, volevo trovare qualche faccia a mica :'(

PPPs: Sarà un trauma lasciare la mia adorata Toscana <\3

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Capitolo 33
*** Ti Ho vista. ***


 
 
-Fèfè, aspetta!-
 
-Quante volte ti devo dire, che non devi chiamarmi così?- brontolo, entrando in camera.
 
Federica mi segue, chiudendo poi la porta.
Arrivo di fronte la finestra, dandole le spalle.
La sento sbuffare.
 
-Non mi piace- afferma, con tono piatto -odio quando fai così-
 
Mi limito a restare in silenzio.
Prendo dei respiri profondi, cercando di calmarmi.
Chiudo gli occhi, tagliando fuori tutto il resto.
 
-Mi vuoi rispondere?- si lamenta.
 
La sento sospirare.
Cammina un po' avanti e indietro.
Successivamente si lascia andare sul mio letto.
 
-la violenza non risolve niente- mormora -devi cercare di controllare questi tuoi scatti d'ira-
 
So che ha ragione, lo so.
Ma mi si è spento il cervello.
Ho smesso di pensare e ho agito e basta.
 
Non sono riuscita a sopportarlo.
Le hanno fatto del male.
Emily e quelle altre stupide.
Non si dovevano permettere.
 
-Ti hanno aggredita- dico, con tono duro.
 
-Ma, questo, non ti da il diritto di andare da loro con l' intenzione di picchiarle tutte!- ribatte, sospirando -guarda come ti hanno conciato-
 
Apro gli occhi.
Fisso il mio volto, riflesso sul vetro della finestra.
Storcio il naso, alla vista del labbro rotto e di un occhio nero.
 
Prendo un bel respiro.
Poi mi volto verso di lei.
E' seduta e mi sta guardando.
 
Lentamente mi avvicino.
Mi siedo al suo fianco.
Punto i miei occhi nei suoi.
 
-Mi spiace- sussurro -per tutto- aggiungo, guardando l' enorme livido sotto il suo occhio.
 
Alzo una mano.
Le accarezzo una guancia, portandole una ciocca ribelle dietro l' orecchio.
Successivamente, con i polpastrelli, vado a sfiorarle la parte lesa.
Mi sento così in colpa.
 
-Non è colpa tua- dice, come se mi avesse letto nel pensiero -sono loro, ad essere delle stronze-
 
-Mi dispiace comunque- sospiro, abbassando la testa.
 
-Francesca- richiama il mio sguardo -smettila- sorride dolce -non pensiamoci più. Promettimi solo che non farai mai più una cosa del genere-
 
-Prometto che ci proverò- le sorrido, intrecciando le dita della mano, con le sue.
 
-Mi accontento- 
 
Mi sporgo in avanti, abbracciandola.
La stringo a me, inspirando il suo profumo.
Subito, ritrovo la calma.
E' incredibile l' effetto che mi fa, la sua sola presenza.
 
-Ti Amo-  mormoro, al suo orecchio.
 
-Anche io- risponde, stringendomi di più -Fèfè- aggiunge, poi, scoppiando subito a ridere.
 
 
 
Mi sveglio di botto.
Il cuore che batte a duemila.
Il respiro affannato.
Il campanello, che continua a suonare insistente.
 
Scatto a sedere.
Mi passo una mano sulla faccia, sospirando.
Recupero un po' di calma e poi, vado ad aprire.
 
Apro la porta e mi ritrovo davanti Alessia.
Alessia tutta sorridente.
Bella come sempre.
 
Il suo sorriso, mi fa dimenticare immediatamente il sogno che ho fatto.
Si sporge in avanti, lasciandomi un bacio a fior di labbra.
Poi porta davanti alla mia faccia, due sacchetti.
 
-Ehi, per un attimo ho temuto che tu fossi andata a correre- dice, allegra -invece stavi dormendo, eh!- ride, entrando in casa.
 
-Pensa che mi hai svegliato tu- sorrido, chiudendo l' uscio e raggiungendola in cucina.
 
-Per farmi perdonare, ti ho portato un croissant alla crema!- mi porge un sacchettino bianco -volevo fare colazione con te- m' informa, addentando il suo cornetto al cioccolato.
 
-Hai fatto bene- affermo, prendendo posto al tavolo, di fronte a lei.
 
-Ti ho portato una cosa!- confessa, prendendo un pacchettino dalla sedia al suo fianco -è una sciocchezza-
 
E' un pacchetto quadrato.
Me lo rigiro un paio di volte tra le mani, per poi decidere di aprirlo.
Levo tutta la carta, sorridendo una volta aver capito di cosa si tratta.
 
E' un quadretto di Freddie Mercury.
Uno di quelli da appendere al muro.
E' molto carina.
 
-Ho pensato che potevi attaccarlo alla porta di camera tua, così da coprire il buco- sorride contenta, puledosi la bocca dai residui di cioccolato.
 
-E' molto bello- esclamo, alzandomi per abbracciarla.
 
Avvolge le braccia intorno alla mia vita.
Posa il capo sul mio petto.
La sento sospirare.
 
-Stai bene?- mi chiede, all' improssivo.
 
-Si, tranquilla- mento.
 
-Me lo diresti se ci fosse qualcosa che non va?-
 
-Alessia- la chiamo, staccandomi leggermente, così da guardarla negli occhi -è tutto apposto, non preoccuparti-
 
-Sono sicura che la causa di Marta, andrà bene- 
 
- Lo spero tanto- le sorrido, lasciandole un buffetto sul naso.
 
Sorride di rimando.
Si sporge verso di me, richiedendo un bacio.
Bacio, che non le nego.
 
Lascio che catturi le mie labbra, con le sue.
Che cerchi la mia lingua, con la sua.
La lascio giocare un po', prima di staccarmi.
Struscia il suo naso con il mio, per poi saltare giù dalla sedia.
 
-Devo andare- afferma, dispiaciuta -ma stasera ci vediamo al Danger, ok?-
 
-Perfetto-
 
-Ciao, Feffe- si alza sulle punte, lasciandomi un bacio a fior di labbra.
 
-Ciao- mormoro, vedendola uscire.
 
Mi siedo di nuovo al tavolo.
Appoggio i gomiti sul ripiano, nasconendo il viso tra le mani.
Lascio andare un sospiro.
 
Non so perchè non le ho detto la verità.
Forse avrei dovuto dirle del sogno.
Del fatto che mi ha scosso un po'.
Solo, solo avevo paura che non capisse.
 
Non so perchè ho sognato Federica.
E perchè proprio quell' espisodio.
Forse per gli ultimi fatti successi.
 
Sbuffo.
Quel pomeriggio me lo ricordo come se fosse ieri.
Venne da me, quando scoprì cosa avevo fatto.
Ma come potevo restarmene senza far niente, dopo aver saputo che qualcuno le aveva fatto del male?
Semplicemente non potevo.
Come non potrei restarmene ferma adesso, se qualcuno ferisse Alessia.
Nessuno tocca le persone che amo.
 
 
                                                 **********
 
 
Guardo Feffe servire i clienti.
E' così naturale.
Così a suo agio.
Eppure, stamani, mi sembrava un po' tesa.
 
Non ho creduto alle sue parole.
Penso che ci sia qualcosa che non va.
Che non ha voluto dirmi.
 
Ma ormai ho imparato a lasciarle il suo spazio e il suo tempo.
Se vorrà dirmelo, sarà lei a venire da me.
Io aspetterò pazientemente.
 
-Ti dico di si!- sbotta, Erica, attirando la mia attenzione.
 
-No! E' Phoeebe che ha le premonizioni!- ribatte, Eleonora.
 
-Piper!-
 
-Phoebe!-
 
-Pipeeeeeeeer!-
 
-Phoebeeeeeee!-
 
-ok, piantatela!- le zittisce, Lorenzo -cercate su internet no?- 
 
-Giusto!- batte un pugno sul tavolo, la bionda.
 
Quest' ultima prende il suo iPhone nero, dalla tasca.
Ci aggeggia qualche minuto.
Poi, sorride trionfante.
 
-Alla faccia tua, stronza!- esclama, mettendo il telefono davanti il volto di Erica.
 
-E' stata una svista- sbuffa, la mia migliore amica, imbronciandosi e incrociando le braccia.
 
Mi passo una mano sulla faccia, sospirando.
Scuoto la testa divertita.
Quelle due, insieme, sono insopportabili.
 
-Ei- Francesca ci raggiunge, sedendosi di fianco a me -che si dice?-
 
-Che Erica è una Looooseeer!- risponde prontamente, Eleonora, portandosi una mano sulla fronte, a forma di L e voltandosi in direzione di Erica.
 
-Stupida bionda- borbotta, questa, sempre più imbronciata.
 
-come mi hai chiamato?- 
 
-Stupida!- soffia, facendole una linguaccia.
 
-Sei morta- afferma, Ele, con tono piatto e guardandola dritta negli occhi.
 
-Cazzo- mormora, Erica, prima di darsela a gambe.
 
Ele la rincorre subito.
Sfrecciano in mezzo ai tavoli.
Poi, ovviamente, la bionda ha la meglio.
Si lancia, placcandola.
 
-Ok, ho già visto troppo- ridacchia divertita, la mia ragazza -vieni fuori con me?- mi chiede, successivamente.
 
-Certo!-
 
La seguo fuori dal locale.
Si accomoda con la schiena, contro la parete.
Estrae dalla tasca un pacchetto di sigarette, accendendosene una.
 
-Ho sognato Federica, stanotte- confessa.
 
Sapevo che mi aveva nascosto qualcosa.
Sapevo che non stava bene, che era strana.
E si, immaginavo c'entrasse lei.
 
-L' incidente?- chiedo, portandomi di fronte a lei, incrociando le braccia.
 
-No- scuote la testa, in un cenno negativo -ho sognato una nostra piccola discussione- rivela, puntando finalmente i suoi occhi nei miei.
 
-Riguardo a...?- la sprono a continuare.
 
-Non le piaceva quando usavo la violenza. Diceva che dovevo cercare di controllare i miei scatti d' ira-
 
-Bhé, aveva ragione- 
 
-Già- sospira, tirando poi un' altra boccata dalla sigaretta.
 
Aspetto che sia lei a continuare.
Le serve il suo tempo.
Non voglio costringerla a fare o a dire, qualcosa che non vuole.
Sa che io sono quì e che non me ne vado.
 
-Credo che rinizierò ad andare agli allenamenti-
 
-Si?- domando, piacevolmente sorpresa.
 
-Si- annuisce -mi aiuta a gestire la rabbia e, dato che non faccio più gli incontri di lotta, ne ho bisogno-
 
-Sono d' accordo- mi limito a dire.
 
All' improvviso, getta a terra il mozzicone.
Scatta in avanti, prendendomi per le braccia e spingendomi delicatamente al muro.
Porta le mani, ai lati della mia testa.
Gli occhi, fissi nei miei.
 
-Io Ti Amo, Alessia- soffia -ma devi capire che una parte di me, ama e amerà per sempre Federica. Lei è stata una parte importante della mia vita. Non posso semplicemente dimenticarla, capisci?- abbassa la testa -però tu, tu sei la cosa più preziosa che ho. Mi hai insegnato a respirare, di nuovo. Mi hai riportato alla vita. Quindi si, io amerò sempre Federica, ma ci sei tu adesso e non devi sentirti inferiore a lei, perchè non lo sei- alza di nuovo lo sguardo, catturando il mio -sei tutto per me e non voglio perderti. So che è difficile starmi vicino, quindi se vuoi tirarti indietro io...-
 
-Smettila- la interrompo, con le lacrime agli occhi -non dirlo neanche- porto una mano sulla sua guancia, sorridendole -questa scena, mi ricorda tanto il nostro primo bacio e ti ricordi, cosa ti dissi quella volta, quando mi dicesti quelle stesse identiche parole? Ti dissi che non lo avrei fatto- poggio la mia fronte, contro la sua -io non me ne vado, non ti lascio. Sei una parte di me, ormai-
 
Sospira, commossa.
Chiude un attimo gli occhi, per poi riaprirli.
Struscia il suo naso con il mio.
Successivamente, mi abbraccia stretta.
 
-Tu sei il mio Amore ritrovato-
 
 
                                               ***********
 
 
Dopo esserci ricomposte, siamo tornate al tavolo.
Erica e Eleonora stavano ancora battibeccando.
Alla fine, Erica, ha comprato la pace offrendole una birra.
Nessuno ha la meglio con la cara, vecchia Santoro.
 
Stringo la mano di Alessia, sotto il tavolo.
Penso che non potrei essere più in pace di così.
Con lei ho ritrovato la calma, la tranquillità.
 
Certo, ci sono ancora dei momenti bui.
Ma con lei affianco, so per certo di poterli superare.
Ormai, non penso più che essi mi inghiottiranno.
Adesso, sono sicura di poterli battere.
 
-Guardate chi c'è!- esclama, d' un tratto, Erica.
 
Ci voltiamo, tutti, nella direzione da lei indicata.
Scruto un po' tutte le figure.
Alla fine capisco a chi si riferisce.
Serro mascella e pugni.
 
-Anna- mormora, Alessia.
 
E, come se questa avesse sentito, si gira dalla nostra parte.
Sorride, vedendo la mia ragazza.
Poi, si avvicina a passo svelto.
 
-Ale!- trilla, baciandole le guance -ciao, Francesca, giusto?-
 
-Ciao- dico, con tono piatto.
 
-E te chi sei?- chiede, senza grazia, Eleonora -Aria di Pretty Little Liars?-
 
-Come scusa?- domanda, stranita, la tro...ehm, ragazza.
 
-Bhé, ti vesti uguale-
 
Erica, per poco, non si strozza con la coca-cola che stava bevendo.
Inizia a tossire, per poi sfociare in un attacco di risate.
Alessia la guarda in un misto tra l' arrabbiato e il divertito.
Io, invece, mi segno mentalmente di offrire una birra alla mia amica.
 
-Non so che sia- soffia, Anna -allora, come stai?-
 
-Bene- risponde, la mia ragazza -tu?-
 
-Insomma, io e Paolo ci siamo lasciati-
 
-Ow, che peccato- afferma, fintamente dispiaciuta, la migliore amica di Alessia.
 
-Aaaah, aspetta, ho capito!- esulta, trionfante, Nene -tu sei la troia che stava prima con Ale e che l' ha lasciata per un ragazzo!- 
 
Erica ride di nuovo, coinvolgendo Lorenzo.
Anna si porta una mano sulla bocca, visibilmente offesa.
Io, io...bhé..me la rido.
 
-Ele!- la riprende, Alessia, indecisa se ridere o meno.
 
-Che razza di persone frequenti?- ringhia, la stronza, in direzione della mia ragazza -ma in fondo, dovevo immaginarmelo, da una come te-
 
E lì, lì non ci vedo più.
Scatto in piedi, parandomi di fronte a lei.
Serro i pugni, guardandola malissimo.
 
-Ti conviene andartene- affermo, con tono duro.
 
-Altrimenti?- chiede, in tono di sfida.
 
-Ti spacca il culo, bella!- dice, Erica, puntandole un dito contro.
 
-Fottetevi- sbotta, girando i tacchi e andandosene.
 
-PREFERISCO FARMI FOTTERE!- le urla dietro, la ragazza del mio amico.
 
Eleonora scoppia a ridere, richiedendo un cinque.
Lorenzo scuote la testa, divertito e rassegnato.
Alessia, con mia grande sorpresa, se la ride beatamente.
 
-Non sei arrabbiata?- sussurro al suo orecchio, sedendomi al mio posto.
 
-No, è stato esilarante- continua a ridere -offro da bere a tutti!- esclama, guadagnandosi una scompigliata di capelli da Nene.
 
 
 
                                                 **********
 
 
Non mi sono mai sentita così vicina a Francesca, come stasera.
La stretta salda delle nostre mani.
La sua gelosia nei miei confronti.
Il suo "poteggermi" da Anna.
 
Anche se in fin dei conti, non è che mi volesse uccidere.
Però, mi ha leggermente offeso.
E Feffe, ha preso le mie difese.
 
Ho rivalutato, Erica e Ele insieme.
Sono state molto utili e esilaranti.
Anche se continuo a credere che siano un pericolo pubblico.
 
-Erica, scendi di lì!- esclama, Lorenzo, alzandosi in piedi.
 
Inizio a pensare, che abbiamo fatto bere troppo Erica.
Perchè penso ciò?
Bhè, è sul tavolo che sta facendo una specie di spogliarello.
 
-E' questo che mi son persa, al tuo compleanno?- mi chiede, divertita, Feffe.
 
-Si, più o meno-
 
-Ok, ragazze! La porto a casa- declama, il nostro amico, prendendo la sua ragazza e caricandosela su una spalla -buona notte-
 
-VAI E CONQUISTAAAA- urla, la mia amica, prima di essere portata via.
 
La piccola folla che si era creata intorno a noi, si dilegua.
Eleonora smette di ridere e torna a bere.
Francesca mi prende nuovamente la mano.
 
-Bhè, io me ne vado- afferma, la bionda, alzandosi.
 
-Dove?- le domanda, Francesca.
 
-Dove mi pare- risponde, semplicemente, dirigendosi verso l' uscita.
 
La mia ragazza sospira, divertita.
Si gira verso di me, sorridendomi.
Amo perdermi nei suoi occhioni verdi.
 
-Andiamo anche noi?-
 
-Va bene- acconsento, recuperando il mio giacchetto.
 
La seguo fuori.
La prendo a braccetto, mentre ci dirigiamo verso la macchina.
Saliamo in auto e mette in moto.
 
-Feffe- richiamo la sua attezione -posso farti una domanda?-
 
-Dimmi- sorride, senza togliere gli occhi dalla strada.
 
-Anche quando stavi con Federica, avevi i tuoi momenti di silenzio?-
 
-Si- annuisce -è una cosa di cui ho sempre avuto bisogno- rivela -perchè questa domanda?-
 
-Niente, pura curiosità-
 
E' da un po' che volevo chiederglielo.
Ero curiosa di sapere se, quei suoi momenti, fossero dovuti alla perdita di Federica.
E ora che so che non è così, non so perchè, ma mi sento meglio.
 
-Eccoci- dice, una volta arrivate di fronte casa mia -ti accompagno-
 
-ok-
 
Scendiamo dalla macchina e ci dirigiamo verso il mio portone.
Prima di entrare, mi giro verso di lei.
Le butto le braccia al collo, baciandola.
 
E' un bacio lento, dolce.
Uno sfiorarsi.
Un semplice bacio della buona notte.
 
-Dormi bene- mormora, baciandomi la fronte.
 
-Anche tu- rispondo, entrando successivamente in casa.
 
Accendo la luce, salendo le scale.
Prima di andare a letto, vado in cucina.
Apro il frigo, prendendomi qualcosa da bere.
Lo richiudo subito dopo.
Mi volto e quasi prendo un infarto, trovandomi mia madre davanti.
 
-Ti ho vista-

_______________________________________________________________________________________________

Saaaaaaaaaalve ^^

Forse dovrei scusarmi per il ritardo .-.
Ma farò la finta tonta e arriverò subito a esporre il capitolo ù.ù

Alloooora, spero che lo abbiate trovato abbastanza divertente.
Ho voluto alleggerire la pillola.
La pillola che porta su il nome di "the end".
Eh si, perchè ormai mancano davvero pocchissimi capitoli, alla fine di questa storia.
Credetemi, ne soffro molto anche io.

Ad ogni modo, che mi dite del capitolo?
Io penso di adorare, Erica e Nene insieme xD
E poi c'è la scena diabetica di Feffe e Alessia, fuori dal Danger.
Lo spoigliarello di Erica.
Nene che da della troia a Anna.
Insomma, anche quì, potete decidere il vostro momento preferito.
E, se vi va, scvrivetemi qual'è :)

Non ho nient' altro da aggiungere!
Aspetto le vostre impressioni e se avete qualche domanda!
Un bacio e grazie a tutti quanti, come al solito ^^

Ps: La mia dolce ragazza, ieri, ha pubblicato una nuoa storia. Storia che sta avendo, già, qualche riscontro positivo! Insomma, se non avete niente da fare e se vi và, passateci ^^ 
Ecco il link: 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1946979&i=1

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Capitolo 34
*** Confronti. ***


 
Rientro in casa, fischiando per chiamare Terry.
Subito mi correi incontro, scodinzolando.
Mi salta addosso, iniziando a leccarmi la faccia.
 
-Ciao, cucciolona- esclamo, lasciandole qualche carezza.
 
-Oh, si, che scena commovente- dice, ironica, Nene -me le hai ricomprate le mie patatine?- chiede, sparendo in cucina.
 
Sbuffo, seguendola.
Ebbene si, stanotte dormirà da me.
Son tornata a casa e me la sono ritrovata al portone.
Che ci posso fare? E' la solita.
 
Entro in cucina.
La trovo seduta sul ripiano vicino ai fornelli, intenta a ingozzarsi.
Dovrei smettere di comprargliele.
 
-fi fguardfiamo Gref Anatfgmy?- biascica, masticando a bocca aperta.
 
-Ok, fai schifo- declamo, prendendomi una birra dal frigo -e non ho capito una sola parola di quello che hai detto!-
 
-Ho detto- ripete, ingoiando il boccone -ci guardiamo Grey's Anatomy? Magari la settima stagione, la tua preferita!-
 
-Non fare la leccaculo!- la rimprovero -non te la compro più quella robaccia- 
 
-Ma sono buone!- si lamenta, indicando il pacchetto di patatine che ha in mano.
 
-pff- sbuffo, andando in salotto.
 
Mi accomod sul divano, stendendo i piedi sul tavolincino di fronte.
Recupero il telecomando, accendendo la tv.
Vago un po' su sky, finchè non trovo una partita di Rugby.
 
-uuuuuh, lascia quì- esclama, la mia amica, tuffandosi letteralmente sul divano -ci sono i Lions!-
 
-Va bene- alzo le spalle, prendendo un altro sorso dalla bottiglia.
 
Piano, piano, Eleonora scivola vicino a me.
Si sdraia orizzontalmente, poggiando la testa sulla mia spalla.
Sospira.
 
-Eri con Antonio, vero?- le chiedo, all' improvviso.
 
-Già- risponde solamente.
 
-Come mai non sei ancora con lui?-
 
-Abbiamo avuto una discussione- mormora, facendo finta di concentrarsi sulla partita.
 
-ok, come vuoi- sospiro -lo sai, vero, che se vuoi io sono quì?!-
 
-si, lo so- alza lo sguardo, puntando gli occhi nei miei -ho solo bisogno di stare un po' con te- confessa, prima di tornare a fissare lo schermo.
 
Quella frase mi fa sorridere.
Mi fa sorridere, perchè anche io provo lo stesso bisogno.
E' un po' che non passiamo del tempo insieme.
Mi mancava.
 
-Ieri mattina, sono stata al cimitero- rivela, senza preavviso -sono andata da Federica. Volevo sentirla vicino-
 
-Perchè?-
 
Da quanto Fede è morta, raramente Nene è andata a trovarla al cimitero.
Dice sempre che le mette tristezza.
Che le ricorda, costantemente, che lei non c'è più.
Ed è difficile andare avanti, avendo sempre quel pensiero in testa.
 
-Non lo so- ammette, sospirando -stupidamente, speravo di sentire la sua voce. Sai, un "Smettila di fare l' orgogliosa, testona"- sorride nostalgica, cercando di imitare la sua voce.
 
-Te lo diceva sempre- ridacchio, coinvolgendola.
 
Ci perdiamo per un po', ognuna nei propri ricordi.
Distrattamente, prendo ad accarezzarle i capelli, con la mano libera.
La vedo chiudere gli occhi, per qualche secondo, per poi riaprirli.
 
Posso vedere lo stesso alone di dolore e triztezza, che caratterizza i miei.
Posso chiaramente concepire i suoi pensieri.
Perchè, molto probabilmente, sono identici ai miei.
 
-Mi manca molto- mormora, abbassando lo sguardo.
 
-Anche a me-
 
Piomba di nuovo il silenzio.
Uno dei nostri silenzi familiari, rassicuranti.
Uno di quei silenzi, di cui abbiamo spesso bisogno.
Che condividiamo con piacere.
Uno di quei silenzi da cui, entrambe, sappiamo di poterne anche non uscirne più.
 
-Vado a prendere la cassa di birra, in frigo- sussurro, alzandomi.
 
-Sarà il caso- 
 
 
 
                                                   **********
Brividi lungo la spina dorsale.
Il sangue gelato.
I polmoni bloccati, che non riescono a respirare.
 
Gli occhi, spalancati in quelli della donna di fronte a me.
Il suo sguardo severo.
Le mani, chiuse a pugno sui suoi fianchi.
 
Degludisco a vuoto.
Tutte le paure che avevo rinchiuso in un angolo della mia testa, tornano a impossessarmi di me.
Mille immagini e conclusioni diverse, mi si parano davanti, come film.
 
-Siediti- 
 
Ubbedisco.
Lentamente, scosto una sedia del tavolo, sedendomi.
Guardo mia madra fare lo stesso.
Abbasso la testa, sentendomi colpevole.
 
-E' quello che penso?- chiede, con tono impassibile -era una ragazza, quella?-
 
-Si- confesso, in un sussurro.
 
-Come è successo?- domanda -da quant'è che sai di..di..di essere così?-
 
A quelle parole, alzo lo sguardo di scatto.
Guardo mia madre con incredulità.
Quella domanda, mi sembra l' inizio della fine.
 
-io...io...da un po'- ammetto.
 
-Capisco- dice, amara -per tutto questo tempo, quindi, io ero convinta di conoscere mia figlia e, invece, non sapevo proprio niente..-
 
-Mamma, io..-
 
-Mia figlia, sta con una ragazza- m' interrompe -mia figlia è lesbica- mormora, più a se stessa che a me -e io non sapevo niente-
 
Accuso il colpo, riportando lo sguardo sul tavolo.
Riconosco delusione, nella sua voce.
E questo, questo mi fa male.
 
-Io stavo per dirvelo!- piagnucolo, sull' orlo delle lacrime -volevo dirvelo, io..-
 
-zITTA!- urla, spaventandomi -vai in camera tua-
 
-Ma, mamma..-
 
-VAI!- 
 
Mi alzo di corsa, fuggendo.
Ma invece di dirigermi in camera, vado verso la porta.
La apro, gettandomi in strada.
 
Inizio a correre, ignorando i richiami di mia madre.
Voglio lasciarmi alle spalle quella conversazione.
Lo sguardo deluso, della donna che mi ha messo al mondo.
Le sue parole, colme di rancone e tristezza.
 
Non mi accetta.
Mia madre non mi accetta.
La mia più grande paura, mi si è realizzata davanti agli occhi.
 
Senza neanche essermene accorta, arrivo di fronte ad un' abitazione ormai familiare.
Mi blocco, cercando di regolarizzare il respiro.
Poi, prendo il cellulare dalla tasca, componendo un numero.
 
-Alessia, ma che..-
 
-Apirmi, ti prego- sono le uniche parole che dico, prima di scoppiare a piangere.
 
 
 
                                                 **********
 
 
 
 
 
Scatto a sedere, svegiandomi di colpo.
Il campanello suona incessantemente.
Sento Eleonora, imprecare dalla "sua" camera.
 
Mi alzo, andando al portone.
Lo apro, trovandomi di fronte Erica e Alessia.
Mi soffermo su quest' ultima.
 
Lo sguardo basso.
Le guance arrossate.
Trema dalla testa ai piedi.
Che cavolo è successo?
 
-Ale..- mormoro.
 
Come si sente chiamare, si fionda tra le mie braccia.
Scoppia a piangere incontrollatamente.
Guardo interrogativa, Erica.
 
-Ti spiego, dopo- afferma, entrando in casa e chiudendo la porta.
 
-Che cazzo succede?- domanda, Nene, entrando in sala -eh no, anche quì no- si lamenta, vedendo Erica -me ne torno in camera- brontola, tornando nella sua stanza.
 
Sbuffo, buttando gli occhi al cielo.
Mi siedo sul divano, prendendo in collo Alessia.
Subito, nasconde il viso nell' incavo del mio collo.
 
-Ehi, Piccola, è tutto ok- sussurro, al suo orecchio.
 
-Sua madre vi ha viste baciarvi- dice, con non curanza, Erica.
 
Mi volto di scatto nella sua direzione.
Sgrano gli occhi, collegando le cose.
No, ti prego.
Fa che non le sia successo come a me.
 
-Tranquilla- mi rassicura -per quello che mi ha raccontato, io penso che sia solo delusa che non glielo abbia detto-
 
Sospiro, stringendo più forte la mia ragazza.
Inizio a passarle una mano sulla schiena, cercando di calmarla.
Con l' altra cerco la sua, stringendogliela.
 
-Andrà tutto bene- le dico, ancora -ci sono io con te, risolveremo questa cosa insieme-
 
Piano, piano, la sento calmarsi.
Il suo pianto si riduce, fino a cessare del tutto.
Tira su con il naso, puntando finalmente i suoi occhi arrossati, nei miei.
 
-Scusa se sono piombata così, senza avvertire- mormora -non volevo svegliarti-
 
-Ehi- le accarezzo una guancia -io per te, ci sono sempre-
 
Avvicino il viso al suo, stampandole un bacio sulle labbra.
Bacio, attraverso il quale, cerco di trasmetterle il mio supporto.
Voglio farle capire che, in qualsiasi modo vadano le cose, io ci sarò.
 
-Sono scappata di casa- rivela, abbassando la testa -e sono corsa da Erica-
 
-E io l'ho portata quì- finisce per lei, quest' ultima.
 
-Hai voglia di parlarne?- le chiedo, baciandole il naso.
 
-No- scuote la testa, in un cenno negativo -voglio solo dormire-
 
-ok- acconsento.
 
Mi alzo, sempre con lei in braccio.
Mi dirigo in camera mia, lasciandola delicatamente sul letto.
Le rimbocco le coperte, sedendomi al suo fianco.
 
-Dormi- le sfioro i capelli -io ti raggiungo tra poco-
 
Annuisce, chiudendo gli occhi.
Sospiro, guardandola.
Sembra così piccola e indifesa.
Non voglio che le succeda, quello che è capitato a me.
Ma, in fondo, i suoi genitori sono diversi dai miei..
Spero tanto che la accettino.
Altrimenti, non mi faccio problemi: penserò io a lei.
 
Torno in salotto, dove avevo lasciato Erica.
La trovo comodamente stesa sul divano, con i piedi poggiati sul tavolincino.
Ha acceso la tv, mettendo su Boing.
In mano, tiene il paccheto di patatine di Eleonora, già incignato da lei.
 
Le siedo di fianco.
Lascio andare l' ennesimo sospiro della serata.
Poi, mi rivolgo a lei.
 
-Grazie per averla portata quì-
 
-Figurati- trilla, facendo il saluto dei soldati.
 
All' improvviso, sbuca Nene.
Rimane impalata di fronte al divano.
Fissa, indemoniata, Erica.
 
-Tu- tuona, puntandole un dito contro -le mie patatine!-
 
-Oh, cazzo!- esclama, alternando lo sguardo, tra Ele e il sacchetto che ha in mano -scusa, ero distratta! Non ci ho pensato e..-
 
-Io ti ammazzo!- 
 
Con quelle parole, si getta addosso alla mora.
Le strappa le patatine di mano, gettandole sul tavolincino.
Iniziano uno strano incontro di lotta.
 
-Ok, finitela!-  le divido, allontanadole -Alessia è di là che cerca di dormire! Smettetela di fare casino! Per di più, per una questione tanto stupida!- 
 
-Ha iniziato lei!- piagnucola, Erica.
 
-Io? Sei tu che entri in casa mia e prendi le mie cose e..-
 
-Basta! uno: Nene, questa non è casa tua- sbotto, guardando la mia amica -due: andate a dormire, prima che vi butti fuori a calci!-
 
-Siiii posso dormire con Eleonora?-
 
-NO!- si affretta a dire, Nene.
 
-Perchè no?- mette il broncio, la migliore amica della mia ragazza.
 
-Perchè sei una zanzara fastidiosa!- 
 
-E va bene- si arrende -dormirò sul divano-
 
-Fosse per me, ti farei dormire in terra..- brontola a bassa voce, la bionda.
 
-Nene!- la richiamo, scocciata.
 
-okok, vado a dormire!- detto ciò, sparisce in camera.
 
-Notte- dico, prima di andarmene.
 
 
Mi sembra di gestire un asilo.
Ha ragione Alessia!
Quelle due, insieme, sono insopportabili.
 
 
                                          **********
 
Sento il materasso, abbassarsi.
Segno che, Feffe, deve essere tornata a letto.
Sospiro, aprendo gli occhi.
 
Francesca è sotto le coperte.
E' su un fianco, di fronte a me.
Sorride, portando una mano sul mio viso.
 
-Piccola- soffia -stai un po' meglio?-
 
-Più o meno- mormoro.
 
Mi avvicino, lasciandomi avvolgere dalle sue braccia.
Incrocio le gambre fra le sue.
Poggio la testa, nell' incavo del suo collo.
Inspiro il suo profumo.
Profumo, che sa di casa.
 
Penso che era da troppo tempo, che non dormivo con lei.
Che non sentivo il suo corpo, così vicino al mio.
Ancora una volta, mi trovo a pensare a quanto mi sia mancata.
Come ho potuto credere, di poter vivere senza di lei?
 
-Ho paura- confesso, all' improvviso.
 
-Lo so- sospira -ma sono sicura, che andrà tutto bene-
 
-Come fai a dirlo?-
 
-Perchè i tuoi genitori, ci tengono a te. Ti vogliono bene, non sono come i miei- mi sorride, rassicurante -vedrai che capiranno-
 
-Lo spero tanto- sussurro, stringendomi maggiormente a lei.
 
Francesca inizia a lasciarmi teneri baci, lungo tutto il viso.
Mi accarezza i capelli, facendomi rilassare.
Mi bacia le labbra, una volta averci fatto sorgere un sorriso.
 
-Ti Amo, Alessia- sussura, al mio orecchio -e non permetterò che ti facciano del male-
 
E' con quelle parole e le sue attenzione, che mi addormento.
Che sprofondo in un sonno tranquillo e poco agitato.
Sognando di una probabile vita, insieme a lei.
Perchè è con lei, che voglio restare.
 
 
 
Mi sono svegliata presto.
Mi sono alzata, cercando di non svegliare Feffe.
Mi sono recata in sala, lanciando uno sguardo a una Erica dormiente e russante, sul divano.
L' ho svegliata, implorandola di venire con me.
 
Mi ha seguita, non facendoselo ripetere due volte.
E adesso siamo quì, di fronte al portone di casa mia, trovando il coraggio di entrare.
Prendo un bel respiro, giro la chiave e varco la soglia.
 
Come, mia madre, sente il portone di casa aprirsi, si fionda giù per le scale.
Si blocca, vedendomi.
La vedo, distintamente, tirare un sospiro di sollievo.
 
-Buon giorno, Sara- la saluta, Erica.
 
-Ciao, mamma- mormoro, abbassando lo sguardo.
 
-Venite in cucina, ragazze- dice, lasciandomi di stucco -vi preparo la colazione-
 
Ci lanciamo un' occhiata confusa, prima di seguirla.
Ci sediamo al tavolo, vicine.
Guardo mia madre, intenta ad armeggiare ai fornelli.
 
-Mamma- la chiamo, facendola voltare.
 
-Non adesso, Alessia- 
 
-Ti prego- la supplico.
 
Si gira, sospirando.
Prende posto davanti a noi.
Non riesco a decifrare il suo sguardo.
 
-Oh, dai, Sara!- sbotta, la mia migliore amica -guarda il lato positivo: non dovrà preoccuparsi del fatto che possa rimanere incinta! E poi le assicuro che, Francesca, è una ragazza adorabile! Insomma, lavora, vive per conto suo e...-
 
-Erica, puoi lasciarci sole?- le chiede, cortesemente, mia madre.
 
-oh, ok- dice, con aria sconfitta, alzandosi -ciao, Ale- mi saluta con un bacio sulla guancia, per poi andarsene.
 
Ok, forse era meglio se venivo senza Erica.
COme diavolo le è venuto in mente, di uscirsene così?
E' veramente un' idiota.
 
-Mamma, io...-
 
-No, aspetta, fà parlare prima me- m' interrompe, alzando una mano -ho chiamato tuo padre e abbiamo parlato un po'- mi rivela -e siamo arrivati alla conclusione che...che ho sbagliato- ammette, lasciandomi, piacevolmente, sorpresa -tu sei mia figlia, Alessia. Ti ho fatto nascere io e ti ho cresciuta. Ti voglio bene così come se e se....se...questo, fa parte di te, devo accetterlo- sospira -ho reagito male, perchè ho sempre pensato che tu mi dicessi tutto-
 
-Stavo per dirtelo, mamma!- esclamo, con le lacrime agli occhi -volevo farlo!-
 
-Lo so, Tesoro, lo so- mi tranquillizza, posando una sua mano sulla mia -io e tuo padre, se tu sei d' accordo, vorremmo invitare questa Francesca, a cena-
 
-Davvero?-
 
-Davvero-

_______________________________________________________________________________________________

ANGOLO AUTRICE:

Buona sera ^^

Oggi pomeriggio, ho passato il tempo a scrivere!
Insomma, quale metodo migliore per non pensare, se non lo scrivere?
Cos', ho iniziato a buttare giù quello che avevo in mente!
Spero non vi dispiaccia!

Finalmente, Alessia, può stare tranquilla!
I suoi la accettano :D
Presto, vedremo Feffe alla prese con una cena dai "Suoceri"
Che vi aspettate?

Non possono mancare, ovviamente, i battibecchi tra Nene e Erica!
Quest' ultima non ha ancora capito che non deve toccare le patatine di Eleonora.
Presto la ucciderà, ne sono sicura xD

Insomma, non ho altro da dire!
Spero che il capitolo, sia stato di vostro gradimento!
Grazie mille, come sempre, a tutti quelli che a modo loro, seguono questa storia!
Un bacione ^^

Ps: come ho detto, oggi ho passato il tempo a scrivere.
E ho buttato giù anche questa piccola storiella.
Parla di Erica e...boh, sinceramente è una "storia degenero"!
Ma se amate Erica, vi consiglio di passare a leggerla!
Se vi và, lasciatemi un parere :D


http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1959541

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Capitolo 35
*** La Cena. ***


 
 
Panico.
Il cuore batte all' impazzata.
Il respiro diventa corto e affannato.
Le mani sudano.
Il terrore s' impossessa di te.
 
Ti guardi intorno.
Cerchi aiuto.
Cerchi di calmarti, inutilmente.
E' questo che succede, no?
 
Gli attacchi di panico, si manifestano improvvisamente.
Possono verificarsi per svariati motivi.
Punti, su cui tu sei più vulnerabile.
Cose per cui hai più timore, paura, angoscia.
 
Le persone reagiscono, a questi attacchi, in modi differenti.
C'è chi entra ancora più nel pallone, finendo per svenire.
Chi inizia a guardarsi intorno, cercando di attirare l' attenzione di qualcuno.
Chi soffia dentro una busta di cartone, in modo da regolarizzare il respiro.
E poi, poi ci sono io.
 
-Ti cacciano fuori a calci!- starnazza, Nene, agitando in aria la bottiglia di vodka.
 
-STAI LONTANA DA MIA FIGLIA, BARBONA- urlo, imitando il vocione di un uomo, per poi attaccarmi al mio Branca-Menta.
 
Sì.
Siamo ubriache marce.
Completamente andate.
Di fuori come un culo.
 
Perchè?
Bhè, è iniziato tutto con una telefonata.
La Sua telefonata.
 
"Feffe, i miei domani sera ti vogliono a cena".
Ride, Lei.
E' contenta e allegra, Lei.
E' tutta felice, LEI.
 
Io, invece, sto morendo di ansia.
Subito dopo quella telefonata, ho chiamato Eleonora.
Si è presentata con due bottiglie di Vodka per lei e due di Branca-Menta, per me.
Ce ne siamo già scolata una a testa.
E, le cose, ci stanno sfuggendo di mano.
 
-Posso dire di star male, no?- 
 
-Certo, così capiranno che sei solo una codarda- ridacchia, completamente ubriaca.
 
Sbuffo.
La vista è già un po' annebbiata.
La testa gira.
Si, posso dire di non essere solo leggermente brilla.
 
Siamo stese a terra.
Sul tappeto, al centro del salotto.
Siamo intente a fissare il soffitto.
Dobbiamo trovare una soluzione.
 
-Scusa, come hai fatto quando sei andata, per la prima volta, a cena a casa di Fede?-
 
-E' stato facile, in realtà- mormoro, ricordando quella sera -è bastato parlare di rugby con suo padre- 
 
-Già, è vero- 
 
Forse è questo il problema.
La telefonata di Alessia, mi ha ricordato quella che mi fece Federica.
Aveva appena detto ai suoi genitori, di noi.
Loro, tutti contenti, m' invitarono a cena.
 
Ricordo che non avevo la minima idea di come comportarmi.
Stetti tre ore a decidere cosa mettere.
Lorenzo ha cercato di tranquillizzarmi, per tutto il pomeriggio.
 
Sorrido.
Sono stata una stupida.
Perchè, appena Federica mi ha aperto il portone e sorriso, ogni paura è andata a puttane.
Ma forse, forse perchè sapevo che, i suoi genitori, erano tranquillissimi per il fatto che a lei piacessero le ragazze.
Bastava solo che li piacessi io.
E bhé, così fu.
 
Dopo la sua morte, le cose son cambiate.
Sua madre è venuta a trovarmi in ospedale.
Mi ha detto che era contenta che io fossi viva.
Ma che non poteva più riuscire a vedermi.
Non perché mi desse la colpa, ma perchè le ricordavo sua figlia.
E quanto lei fosse felice e allegra.
In fondo, posso capirlo.
 
-Male che vada ti getti dalla finestra!- propone, Nene, credendo di aver avuto un colpo di genio.
 
-Certo, mi porto un paracadute dietro- dico, sarcastica.
 
-BRAVA!- esclama, alzando il pugno in aria.
 
Lascio andare un sospiro.
E se non dovessi andare a genio ai suoi genitori?
Se, in realtà, non avessero accettato la situazione?
Che palle.
 
-Dai, Feffe- la mia amica, volta la testa nella mia direzione -vedrai che andrà tutto bene-
 
-Già- annuisco, poco convinta -in fondo, il fatto che i miei mi abbiano cacciato di casa a 15 anni, che vivo da sola da quando ne avevo 18, che non sono andata all' università e che voglio la custodia di mia sorella, non è poi così rilevante, no?-
 
-No- scuote la testa, pensierosa -neanche quella che spacciavi, che facevi incontri di lotta e che Fabio ti vuole morta, lo è..- mormora, con lo sguardo perso nel vuoto -ecco, magari quello evita di dirlo-
 
-Sono fottuta- piagnucolo, battendomi una mano sulla faccia.
 
-Ok- afferma, Nene, alzandosi -giro di Tequila- dice, saccente, barcollando verso la cucina.
 
La mia vita è un disastro.
Come posso pensare di andare bene per qualcuno?
Di poter piacere ai genitori della mia ragazza?
Sarà un fottuto casino!
 
-Su, siediti- Ele torna dalla cucina, con una bottiglia in mano.
 
Riempe due bicchierini.
Li poggia sul tavolo.
Me ne porge uno.
 
-Al mio tre- soffia -1, 2, 3-
 
Li buttiamo giù a goccia.
Il liquore scende per la gola, bruciando un po'.
Dio, amo questa sensazione.
 
-Bene- mormora -e adesso, passiamo alle altre bottiglie-
 
-Forse, forse non è una buona idea ubriacarmi la sera prima della cena, vero?- 
 
-Non so- risponde, scrollando le spalle.
 
Mi ributto in terra.
Scruto il soffito.
Ci penso un po' su...
 
-Ok, passami la bottiglia-
 
 
                                                        **********
 
 
 
Entro in classe, saltellando.
Arrivo in fondo all' aula, buttando lo zaino sul banco.
In fine, mi siedo, sospirando.
 
Sono felice.
Finalmente tutto sta andando nel verso giusto.
Le cose non potrebbero andare meglio di così.
 
I miei hanno invitato Francesca a cena.
Mi fanno domande su di lei.
Sembrano aver accettato bene la cosa.
Ne sono davvero contenta.
 
Ad un certo punto, sento la porta sbattere.
Mi giro, vedendo entrare Erica.
Le spalle piegate in avanti.
Le braccia abbandonate lungo i fianchi.
Lo sguardo assonnato.
I capelli in disordine.
Vorrei tanto riderle in faccia.
 
-Voglio piangere- piagnucola, lasciandosi cadere sulla sedia di fianco alla mia -anzi, no! Morire!-
 
-Che succede?-
 
-La sveglia alle sei di mattina, di giugno, dovrebbe essere illegale!- brontola -è anticostituzionale!-
 
-Ma piantala!- rido, lasciandole un leggero colpo sulla spalla -oggi facciamo solo due ore!-
 
-Due ore nel girone dell' inferno!-
 
-puff- sbuffo, prendendo dei libri dallo zaino.
 
-Con il culo che mi ritrovo, capace oggi m' interroga pure!- si lamenta, poggiando la fronte sul ripiano.
 
-Dai, chi vuoi che interroghi il penultimo giorno di scuola?-
 
-Spero nessuno!- mormora -o interpellerò il mio avvocato-
 
Scuoto la testa, divertita.
Sistemo diario e astuccio sul banco.
Apro "La Divina Commedia" a caso, leggendo.
 
Proprio in quel momento entra il prof.
Si siede alla cattedra.
Fa l' appello, per poi passare a leggere il terzo canto del Paradiso.
 
-Ma stasera, non hai Feffe a cena?- mi chiede, all' improvviso, Erica.
 
-Si!- rispondo, con occhi sognanti.
 
-Dici che i tuoi, l' hanno presa bene?-
 
-Credo di si- affermo, alzando le spalle -mamma ha detto che non vede l' ora di conoscerla-
 
-E Francesca che dice?-
 
-Sinceramente non lo so- scuoto la testa, pensierosa -è da ieri pomeriggio che non la sento- metto il broncio -era con Ele-
 
-Ah, allora- dice, soffocando una risata.
 
-Allora, che?-
 
-Secondo me, si son cannate fino allo sfinimento-
 
-Ma smettila!-
 
Spero per la mia ragazza, che Erica non abbia ragione.
Non vorrei che mi si presentasse in casa, con gli occhi rossi e il viso sconvolto.
Anche se, devo ammettere, quando mi ha detto che avrebbe passato la serata con Eleonora, mi sono preoccupata.
Quelle due, insieme, sono due imprudenti e scoppiate.
 
-Ma Marta?- 
 
-E' ancora alla casa famiglia- rispondo, un po' triste -Feffe va a trovarla ogni tanto, dice che si trova bene ma che vorrebbe stare con lei-
 
-Ci credo- sospira -povera ragazza. Ma erano davvero così terribili i loro genitori?-
 
-Si, Eri. Da quel poco che mi ha raccontato Francesca, direi proprio di si-
 
-Stronzi- sussurra, riportando l' attenzione sul libro.
 
Ho promesso a Francesca che, un giorno di questi, l' avrei accompagnata a trovare sua sorella.
Vuole portarla un po' al mare.
E, sinceramente, anche io vorrei andare in spiaggia.
 
Lo leggo nei suoi occhi, che è triste e preoccupata.
Spero tanto che la causa finisca in suo favore, altrimenti non so cosa potrebbe fare.
In tutta verità, mi spaventa un po'.
 
Non so effettivamente, di preciso, cosa Feffe ha o non ha fatto nella sua adolescenza.
Non so cosa è in grado di fare.
Non mi ha ancora spiegato, perchè conosce tutte quelle persone poco raccomandabili.
E forse, forse non glielo chiedo perchè ho paura di sapere la risposta.
 
-Che odio!- soffia, Erica, lanciando il cellulare sul banco.
 
-Che hai?-
 
-Lorenzo!- esclama, sottovoce -non esce con me neanche stasera! E' con Alessandro! Dio, quei due sono una cosa sola!-
 
-Come Feffe e Nene- sospiro -devi imparare a conviverci-
 
-Bhè, almeno Lore e Ale non sono andati a letto insieme!- 
 
-Grazie, per avermelo ricordato- dico, a denti stretti.
 
-Prego!- risponde, tutta sorridente.
 
-Non vedo l' ora che sia stasera!- saltello sulla sedia, euforica -spero che si vesta bene e che non metta i pantaloni della tuta!-
 
-La vedo dura- ridacchia -Feffe adora la tuta-
 
-Zitta tu-
 
Ancora ridacchiando, infila la testa tra le pagine del libro.
Sbuffo, guardandola male.
Stupida.
 
-Ok, dato che è avanzato del tempo- il prof, richiama l' attenzione -interrogo!-
 
Quell' affermazione, fa saltare tutti sulla sedia.
In particolare, Erica, alza la testa di scatto.
Lo sguardo pieno di terrore.
 
-Credo che chiamerò....- ci lascia tutti in sospeso per qualche secondo -Erica!-
 
-Cazzo!- impreca, in un sussurro, alzandosi -chiama il mio avvocato- mormora nella mia direzione, dirigendosi poi alla cattedra.
 
Soffoco una risata.
Mi nascondo, dietro il libro.
Quante probabilità c'erano che interrogasse e che chiamasse proprio lei?!
Meno di zero!
 
-Allora, Erica, sei pronta?- le chiede, il prof, una volta che si è seduta.
 
-Da morì- risponde, sarcastica.
 
-Perchè non iniziamo......parlando del Quinto Canto dell' Inferno? Raccontami di Paolo e Francesca-
 
-Ecco..- balbetta, prendendo tempo -bhè, Francesca faceva le corna al su' omo con Paolo, no? E un giorno 'sto poveretto li becca a letto insieme a fare fiki fiki e quindi, in prenda alla disperazione, li ammazza-
 
Sapevo che sarebbe andata male.
Ne ero consapevole.
Ma dopo quella risposta, sono stata convinta al cento per cento.
Vabbè, dai!
In compenso, ha fatto ridere tutta la classe.
Un po' meno, però, il professore...
 
 
                                                 **********
 
Una cena.
E' solo una semplicissima cena.
un sedersi a tavola e mangiare.
 
Non devi fare niente, Francesca.
Solo aprire e chiudere la bocca.
Masticare.
Fare qualche complimento alla cuoca.
Non sfiorare loro figlia, neanche per caso.
Solo...mangiare.
 
Mi ripeto quelle parole, come un mantra.
Chiudo gli occhi.
Prendo un bel respiro.
Li riapro e, senza pensarci oltre, premo quel fottuto campanello.
 
La visione che mi si para di fronte, dopo pochi secondi, è celestiale.
Alessia è qui, davanti a me.
I boccoli che le ricadono sulle spalle.
Un enorme sorriso dipinto in volto.
Il suo corpo perfetto, fasciato da un vestitino estivo, senza spalline, di colore bianco che le arriva poco sopra il ginocchio.
E' semplicemente perfetta.
 
-Ehi- soffio, dopo essermi ripresa, aver chiuso la bocca e essermi asciugata la bava.
 
-Ciao!- trilla, allegra -sei in anticipo!-
 
-Scusa, avevo paura di arrivare tardi- mi giustifico, grattandomi nervosamente la testa.
 
-Non ti preoccupare- scuote la testa, afferrandomi per un braccio e trainandomi dentro -ti stavamo aspettando!-
 
Percorro quell' anticamera, ormai familiare.
Il cuore che batte all' impazzata.
Il panico che si rimpossessa di me.
Spero solo che vada tutto bene.
 
Mi scorta in salotto.
Come mi vedono, i suoi genitori, spengono la tv e si alzano dal divano.
Si avvicinano, sorridendo imbarazzati almeno quanto me.
 
-Tu devi essere Francesca- afferma, la donna, stringendomi una mano -io sono Lucia, la mamma di Alessia-
 
-E' un piacere conoscerla, signora- rispondo, cortesemente, ricambiando la stretta.
 
-Oh, dammi pure del tu- sorride, cordiale.
 
La osservo.
Alessia mi aveva detto che aveva preso molto di sua madre, ma non pensavo così tanto.
Sono praticamente identiche.
Mi sembra di vedere la mia ragazza tra vent' anni.
 
Devo ammettere che, Lucia, è davvero una bella donna.
Bassa con lunghi boccoli neri, proprio come Alessia.
Il taglio degli occhi identico alla figlia.
Fa davvero una bella figura con quel vestito nero, semplice ma moderno allo stesso tempo.
 
-Sono contento che hai accettato il nostro invito- attira la mia attenzione, l' uomo -io sono Michele e sono il padre, da come avrai capito- mi regala un sorriso che, stranamente, riesce a tranquillizzarmi un po'.
 
E' un bell' uomo.
Non c'è altro da dire.
Ora capisco perchè, Alessia, è così bella.
 
Michele è abbastanza alto.
Ha pure un bel fisico, nonostante gli anni che ha.
Gli occhi sono di un colore strano, direi sul grigio.
A differenza del padre di Nene, ha pure tanti capelli.
 
-Vi ringrazio per l' invito- 
 
-Oh, non ringraziare per niente! E' un piacere!- trilla, Lucia -che ne dite di andare a tavola?-
 
-Direi che è un' ottima idea- acconsente, Alessia.
 
Michele ci fa strada.
Lo seguiamo verso la cucina.
Dietro di lui, segue Lucia.
In fondo, ci siamo io e Alessia.
 
Alessia che mi lancia occhiate rassicuranti.
Che mi sfiora indistintamente una mano, cercando di tranquillizzarmi.
Adoro questo suo cercare di mettermi a mio agio.
 
-Francesca siediti pure quì- mi dice, la donna, indicandomi la sedia al lato sinistro del tavolo.
 
Mi siedo, guardandomi intorno.
I mobili non sono stati spostati, dall' ultima volta che son venuta quì.
Il tavolo è piccolo, quadrato.
Davanti a me ho Alessia.
Alla mia sinistra sua madre e alla mia destra, suo padre.
 
-Spero che le lasagne ti piacciano- 
 
-Certo, Lucia! Grazie- le sorrido, lasciando che mi riempa il piatto.
 
-Allora, Francesca- si schiarisce la voce, il capo famiglia -Alessia ci ha detto che lavori...-
 
-Si- annuisco -faccio la barista al Danger, da quattro anni-
 
-E vivi con i tuoi genitori?- domanda, la donna.
 
E lì, mi blocco.
Che dovrei dire?
La verità?
O inventarmi una cazzata?
 
-Veramente, io...-prendo tempo, guardando Alessia, cercando di trovare aiuto -io...-
 
-Francesca è stata cacciata dai suoi genitori quando aveva quindici anni- finisce per me, la mia ragazza -da allora ha vissuto dalla famiglia di una sua cara amica fino a quando, a diciotto anni, è andata a vivere da sola in una casina accanto alla loro..-
 
-Mi dispiace, io non lo sapevo! Sono stata indelicata e..-
 
-Non si preoccupi- la interrompo, gentilmente -non poteva saperlo-
 
-E perchè ti hanno cacciato?- chiede, Michele.
 
-Per la mia sessualità- rispondo, tranquillamente, con un' alzata di spalle.
 
-Che cosa barbrara- commenta, in un sussurro.
 
-Povera ragazza- mormora, sua madre.
 
Ecco.
Ora penseranno che sono una sfollata.
Non voglio commiserazione.
Non voglio pietà.
 
-E' un' ottima giocatrice di rugby- cambia argomento, Alessia, lanciandomi uno sguardo di scuse.
 
-Davvero?- 
 
-Non esageriamo- arrossisco, rispondendo all' uomo -me la cavicchio, diciamo così-
 
-Non fare la modesta- ridacchia, Ale -sei bravissima-
 
-Non è vero-
 
-Lascialo giudicare a noi, questo- sorride, Lucia -ti verremo a vedere e ti faremo sapere il nostro parere-
 
Quella frase, non so perchè, ma mi lascia un po' commossa.
Queste due persone, neanche mi conoscono, eppure si interessano a me.
I miei genitori, non sono mai venuti a vedermi giocare.
Mai.
 
 
                                                 **********
 
Quando ho sentito suonare il campanello, sono andata in fibrillazione.
Ho sperato con tutto il cuore, che non si fosse presentata con la tuta.
Ma quando ho aperto la porta, non mi aspettavo così tanto.
 
Feffe ha indosso un paio di jeans chiari, strettissimi.
Una camicia bianca molto femminile.
Le polacchine che le ho fatto comprare, ai piedi.
I capelli sciolti e pettinati con cura.
Un filo di matita nera agli occhi.
E' semplicemente bellissima.
 
Ho notato subito, lo sguardo di approvazione che le ha rivolto mia madre.
Mio padre, invece, mi lascia un po' dubbiosa.
Non so cosa devo aspettarmi.
Spero solo che accettino tutto questo.
 
-Fumi?- le domanda, all' improvviso, mio padre.
 
-Raramente- risponde, Feffe, stranita.
 
-Bevi?-
 
-Occasionalmente e mai troppo- mente, spudoratamente.
 
-Ti droghi? 
 
-Babbo!- esclamo, scioccata.
 
-MICHELE!- lo richiama, mia madre.
 
-Sono domande lecite- si difende lui, con aria saccente.
 
-Bhè, comunque, no- conclude quella discussione, Francesca.
 
Vedo che è nervosa.
Ha la mascella serrata.
Lo sguardo duro e ansioso.
La postura rigida.
Voglio solo che stia bene.
 
-Hai l' AIDS?-
 
-Ok, ora piantala!- ringhia, a denti stretti, mamma -è l' ora del dolce-
 
Noto, distintamente, Feffe sospirare di sollievo.
Le lancio un' occhiata di scuse.
Accenna un sorriso, mimandomi un "tranquilla" con le labbra.
 
-Ecco quà- esclama, mia madre, posando sul tavolo il Millefoglie.
 
-Lo ha fatto lei?- le chiede, la mia ragazza.
 
-Si- 
 
-E' davvero buonissimo- soffia, mettendosi in bocca un' altra cucchiaiata.
 
-Grazie e dammi del tu- la rimprovera, scherzosamente.
 
La fine della cena, trascorre tranquillo.
La conversazione è finita sulla scuola.
Sul suo diploma e se ha intenzione di riprendere gli studi.
 
Adesso, Francesca, si è offerta di aiutare mamma a sparecchiare la tavola.
Sorrido, vedendole chiacchierare tranquillamente.
Sopiro, dirigendomi in bagno.
 
I miei sembrano aver accettato la cosa.
Certo, devono ancora farci l' abitudine.
Ma mi sembrano abbastanza tranquilli.
 
Mi lavo le mani, diretta in sala.
Quando, però, vedo Francesca bussare alla porta dello studio di mio padre.
La scorgo entrare e, curiosa, appoggio l' orecchio all' uscio, cercando di ascoltare la conversazione.
 
-Ha un secondo?- le sento chiedere a babbo.
 
-Certo, siediti pure-
 
-Grazie- risponde.
 
Sento chiaramente il rumore della sedia che struscia sul pavimento.
Posso immaginarmi la mia ragazza sedersi e prendere un bel respiro.
Mi chiedo che vuole dirgli.
 
-Le chiedo di farmi finire di parlare senza interrompermi, se le è possibile-
 
-Va bene- acconsente, lui.
 
-Senta- inizia, schiarendosi la voce -io lo so di non essere la persona più adatta del mondo, per sua figlia. So che è difficile dare fiducia ad una persona come me e so anche che questa situazione è difficile da accettare. Ma io tengo molto ad Alessia e le posso garantire che farò di tutto per renderla felice. Certo, ho fatto molti sbagli ma da essi ho imparato molte cose. Vivo per conto mio, ho un reddito buono e adesso sto cercando di ottenere l' affidamento di mia sorella minore. Lucia mi ha detto che hai saputo che, in passato, sono stata convolta in risse- la sento sospirare, rimanendo sorpresa -come ho detto ho fatto degli sbagli, ma so per certo che non li commetterò più e..-
 
-Ho saputo, sì- la interrompe, facendomi gelare il sangue -mi sono informato e so più o meno quasi tutto sul tuo conto- quelle parole, mi fanno preoccupare, non so cosa aspettarmi -ad esempio, so che hai subito maltrattamenti costanti dai tuoi genitori, so che ti mantieni da sola, so che hai fatto a botte solo per difendere le persone che ami. Sono al corrente dei problemi di tua sorella e tutto il resto- un sorriso speranzoso, prende possesso del mio volto -devi sapere, Francesca, che io sono molto amico dell' avvocato Conforti- quella rivelazione, mi lascia del tutto senza parole -mi ha detto che tipo di persona sei e posso dirti che, una persona che non si è mai arresa, che non è rimasta a piangersi addosso ma che, nonostante tutto, si è rimboccata le maniche per ottenere quello che vuole, è il tipo di persona che immagino al fianco di mia figlia- posso chiaramente sapere che sta sorridendo -quindi, se sei venuta a parlarmi per avere la mia benedizione sulla vostra relazione, sappi che non ne hai bisogno, perchè l' hai di già. Mi sono solo divertito a metterti in imbarazzo- ride -il fatto che tu sia una ragazza, non mi cambia niente. A me basta che la mia bambina sia felice, il resto sono solo futili dettagli-
 
Commossa dalle parole di mio padre, abbandono la mia postazione.
Mi dirigo in cucina da mia mamma.
La raggiungo, abbracciandola stretta.
 
-Grazie- sussurro, lasciando andare qualche lacrima.
 
-Non devi- mi lascia un bacio sulla fronte -è una bella persona e se tu sei felice, lo siamo anche noi-
 
Sì, adesso posso dirlo.
Adesso posso urlare al mondo quanto sono felice.
Quanto sono fortunata.
E sì, anche quanto sono innamorata.
 
______________________________________________________________________________________________

Ciaaaao ^^

Partiamo con la routine di scuse:
Scusate, ho avuto molto da fare e ho potuto aggiornare solo adesso.
Potrei dare di nuovo la colpa alla mia ragazza, che da lunedì a oggi è stata quì e non mi ha fatto scrivere,  ma non è solo colpa sua ù.ù
Ho avuto degli impegni e quindi bhè, non ho potuto scrivere!

Ma sono le 3 passate, sono quì, ho appena finito di scrivere e ho aggiornato.
Quindi, non vogliatemi troppo male! ç_ç

Coooomuuunque, per aver aggiornarto, questa volta, dovete ringraziare non il mio cane, ma ben sì l' Estathè!
Si, sono drogata di Estathè e, dopo aver finito la bottiglia, ho finito anche il capitolo!
Che poi, la bottiglia, mi è stata regalata dalla mia ragazza, quindi potete ringraziare benissimo Lei xD

Finalmente abbiamo avuto questa benedetta cena.
Tra domande imbarazzanti, serate alcoliche e interrogazioni bastarde, il capitolo è volato xD
Spero sia stato di vostro gradimento!
Se volete, fatemi sapere che ne pensate.
Se avete qualche domanda, sarò lieta di rispondere!

Vi lascio, dicendovi che il prossimo capitolo sarà molto intenso e che affronteremo un tema, che si svolgerà intorno alla frase "Tu sei il mio Amore ritrovato".
Frase che, non so se vi ricordate, è stata detta da Feffe a Alessia, due capitoli fa.
Bene, detto ciò, non mi resta che augurarvi la buona notte!

Grazie, come sempre, a tutti quanti!
Un bacione ^^

Ps: Per chi segue anche "Love Of My Life", vi informo che sto facendo il possibile per aggiornarla domani, entro pranzo!

Ps: se ci sono ORRORI ortografici, tempi verbali scoppiati e parole storpiate, scusatemi! Ma è tardi e ho sonno! A quest' ora il mio cervello si rifiuta di funzionare! -.-' 

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Capitolo 36
*** L' Amore ritrovato. ***


 
Quando t' innamori, tutto ti sembra più bello.
Ogni cosa appare sotto una luce nuova.
Una luce, che rende migliore tutto ciò che abbaglia.
 
Si dice che chi è innamorato, vede con gli occhi di un bambino.
Ovvero, è come se vedesse per la prima volta.
Così che, nnaturalmente, non può rimanere che affascinato da ciò che lo circonda.
 
Sorride al sole che sorge.
Rimane incantato a fissare l' esplosione di colori in cielo, quando esso tramonta.
E' meravigliato sin dall' inizio del giorno, fino a quando finisce.
 
La persona di cui sei innamorato, ti sembra la migliore di tutto il mondo.
La più bella.
Ami i suoi pregi, ma ancora di più i suoi difetti.
Tutto di lei, ti affascina.
 
Il suono soave della sua risata.
Il suo sorriso spontaneo.
Il modo in cui dice il tuo nome.
Qualsiasi cosa lei faccia o dica, ti fa innamorare ancora di più.
 
L' amore è certezza e incertezza.
E' felicità e dolore.
L' amore, l' amore è ciò che avvolge ogni cosa.
 
Ecco perchè, quando finisce, tutto ti sembra spento.
Sembra non avere più un senso.
Ti senti privo di ogni forza, sentimento.
La voglia di vivere ti abbandona.
La spinta per alzarti dal letto la mattina, non arriva più.
Pensare alla persona che ami, non ti fa più sorridere felice.
Perchè non sorridi più a lei, ma al suo ricordo.
 
Un ricordo prima gioioso, ora intriso di dolore.
Adesso, ogni cosa di Lei ti irrita.
Ma mai, mai potresti pentirti di aver vissuto tutto ciò.
 
Ogni persona che conosci, ti lascia qualcosa quando se ne va.
Un qualcosa che, tuo malgrado, ti arricchisce.
Gli sbagli, errori non vanno rinnegati.
No, da essi devi solo imparare.
 
E' per questo che non puoi rinnegare quell' Amore perduto.
Perchè, nonostante tutto, quando c'era ti rendeva  la persona più felice del mondo.
Ti sentivi imbattibile.
Ti sentivi un' altra persona.
 
Certo, non puoi rinnegarlo, ma non puoi impedire che ti ferisca.
Che il tuo cuore vada in mille pezzi.
Che la tua vita, ti sembra non appartenerti più.
Che tutto ti opprima.
Tanto, da voler lasciare tutto e fuggire.
Fuggire da te stesso.
 
Ma che accadrebbe, se d' un tratto tu riniziassi a respirare?
Se tornassi a guardare le cose, attraverso gli occhi di un bambino?
Se d' un tratto, tutto il dolore venisse sostituito da uno strano calore interiore, che ti esplode prepotentemente nel petto?
Eh, che faresti se ritrovassi l' Amore?
 
 
 
 
                                                                                        **********
 
Mi ha sempre affascinato il pianto di gioia.
Quando una cosa ti rende talmente tanto felice, da portarti a piangere.
Quando dentro di te, esplodono mille emozioni diverse, che l' unica cosa che puoi fare è versare lacrime.
 
Raramente mi è successo.
Raramente mi sono messa a piangere di felicità.
Ho quasi sempre pianto di dolore, tristezza.
 
Ho pianto quando ho saputo della morte di Federica.
Quando ho dovuto abbandonare Marta.
Quando ho creduto di aver perso Alessia.
 
Ho pianto e continuo a piangere, per la morte di Mufasa.
Per la morte della madre di Bambi.
Quando la vecchietta abbandona Red nella foresta.
si, ok, la Disney mi ha sempre strappato qualche lacrima e continua a farlo.
 
Ma adesso, adesso piango di gioia.
Piango mentre mi giro ad abbracciare Alessia.
Mentre vedo il sorriso smagliante di Maria.
Mentre ridacchio divertita, alla faccia annoiata di Nene.
Piango, piango e non riesco proprio a smettere.
 
-E' finita!- esulta, Alessia, lascianodomi mille baci su tutto il viso.
 
-Ce l' abbiamo fatta- mormoro, al suo orecchio.
 
-No, ce l' hai fatta- sussurra, sorridendo trionfante.
 
Mi stacco e mi perdo a guardare i suoi occhi.
M' incanto di  fronte alla sua bellezza.
Cosa ho fatto, per meritarmela?
 
-Grazie- soffio commossa, a Maria, una volta essermi ripresa dal mio momento di trance.
 
-E di cosa?- sorride, allargando le braccia -sarà un piacere, veder crescere un' altra Creatini-
 
Lascio andare altre lacrime, mentre mi fiondo tra le sue braccia.
Tra le braccia della donna, che mi ha insegnato cosa vuol dire voler bene.
Cosa significa essere una famiglia.
Cosa significa, avere una madre che si preoccupa per te.
 
-Non finisce quì- sibila, mio padre, passandoci accanto.
 
Mi limito a guardare i miei genitori, con odio.
Non udiranno parole, uscire dalla mia bocca.
Non ho neanche una parola, per loro.
Posso solo guardarli con disprezzo, mentre li vedo uscire dall' aula del tribunale.
 
All' improvviso, vengo travolta da un uragano.
Un uragano che mi salta sulla schiena, urlando.
Uragano, che porta il nome di Marta.
 
-Sono liberaaaaaaaaa- esclama, stritolandomi.
 
-Andrà tutto bene, adesso- le dico, dopo averla fatta scendere dalle mie spalle.
 
-Grazie- mugola, al mio orecchio, abbracciandomi -hai mantenuto la promessa-
 
-Farei di tutto, per te- 
 
Ebbene si, abbiamo vinto la causa.
Marta non dovrà più tornare in quella casa.
E i miei genitori, dovranno stare alla larga da noi.
 
Non sembravamo avere speranze, a dir la verità.
Il giudice diceva che io, non avrei potuto provvedere a Marta.
che vent' anni sono troppo pochi, per prendersi un incarico così grande.
E che, quindi, lei sarebbe restata alla casa famiglia.
Almeno, così aveva detto, fino a quando non è intervenuta Maria.
 
Lei si è offerta di prendere in adozione mia sorella.
Si è offerta di badare a lei, come se fosse sua figlia.
Come aveva fatto con me, anni fa.
 
A quel punto il giudice non ha più potuto ribattere.
La famiglia Santoro è molto conosciuta in città.
Sono molto rispettati da tutti.
Quindi, Marta, fa parte dei Santoro senza alcuna obiezione.
 
 
                                               **********
 
 
-Oh mio Dio!- esclama, Marta, entrando nella camera preparatale e guardandosi intorno -ho il bagno in camera! Cazzo!-
 
-ehi!- la richiama, Francesca -Cosa sono queste parole?-
 
Sorrido divertita da quella scena.
Mi soffermo sulla porta, appoggiandomici con una spalla.
Mi perdo a osservare la mia ragazza.
 
Amo come si prende cura di sua sorella.
Amo quel suo lato premuroso.
sarebbe un' ottima mammina.
 
-Non saltare sul letto!- la brontola, di nuovo -Senti, perchè non vai a farti una doccia?- le propone, sull' orlo di una crisi isterica.
 
-Ok!- trilla, saltando giù e chiuendosi in bagno.
 
-Oggesùùù- sospira, Feffe, sedendosi su una poltrona della camera -è iperattiva!-
 
Ridacchio, avvicinandomi.
Lascia che le sieda in collo.
Mi avvolge la vita, con le braccia.
 
-Grazie- mormora.
 
-Di cosa?- chiedo, confusa.
 
-Di essermi rimasta vicino- dice, ovvia.
 
-Non essere scema- soffio, lasciandole un bacio a fior di labbra.
 
Feffe sorride, accarezzandomi una guancia.
Avvicino il viso al suo, facendo scontrare i nostri nasi.
Sorrido.
 
Adoro questi nostri silenzi.
Silenzi fatti di sguardi e carezze.
Colmi di parole superflue.
Silenzio che sa di casa.
Silenzio, che viene interrotto bruscamente.
 
-AIUTOOO!- urla, Erica, entrando in camera.
 
-E te che diavolo ci fai qui?- le domando, vedendola nascondersi in fretta sotto al letto.
 
-Shhh, o mi ucciderà- mi zittisce, lasciandomi perplessa.
 
D' un tratto, vediaamo entrare Eleonora.
Si guarda intorno, con aria sospetta.
Poi guarda Francesca e, senza che nessuna delle due apra bocca, la bionda si dirige verso il letto.
 
Si abbassa.
sorride trionfante.
In fine, afferra Erica per un piede, trascinandola fuori.
 
-Aaaaaaaaaaaaaah- urla, spaventata -mi dispiace! Imploro pietà! Non volevo, non l'ho fatto apposta- parla a raffica, proteggendosi il volto con le mani.
 
-Sei morta- declama, Ele, afferrando un cuscino.
 
-No, ti prego!- 
 
scuse invane.
Sotto gli occhi, assai divertiti, mia e di Feffe, Eleonora prende a cuscinate la mia migliore amica.
Migliore amica, che si divincola chiedendo pietà.
Ovviamente, non viene accontentata.
 
-Si può sapere che è successo?- chiede, la mia ragazza.
 
-Questa- cuscinata -stupida- altra cuscinata -imbecille- altro colpo -ha distrutto- indovinate? Cuscinata -il mio poster- cuscino colpisce corpo di Erica -di Patrick Dempsey- termina, con una raffica di cuscinate.
 
-Non l'ho fatto apposta!- si difende, la mora -e poi è pure brutto!-
 
-IO TI AMMAZZO!!- urla, arrabbiata, la bionda.
 
Feffe sospira, rassegnata.
Mi fa cenno di scendere.
Ubbedisco, guardandola dirigersi verso le nostre amiche.
 
-Piantatela- dice, con tono piatto, togliendo l' arma del delitto dalle mani di Eleonora -ho un mal di testa atroce-
 
-Sagge parole, Frà!- afferma, Erica, alzandosi da terra.
 
-Ok- sospira, Francesca, rivolgendosi alla mia migliore amica -uno: non chiamarmi mai più, Frà. Due: se non la finisci di far incazzare Nene, io ti elimino dalla faccia della terra e 3...-
 
-sparisci o giuro che ti cavo gli occhi e te li faccio mangiare e poi ti prendo a calci nel cu..-
 
-Ok, Nene, andiamo- decreta, la mia ragazza, trasciando la sua amica fuori di camera.
 
Erica tira un sospiro di sollievo.
si siede sulla poltrona di fianco a dove son seduta io.
Sorride.
 
-Son contenta che sia finito tutto bene-
 
-Già, anche io- concordo con lei, sorridendo -finalmente, Marta, potrà sentirsi a casa e Feffe..-
 
-Ma che hai capito?- chiede, interrompendomi -io intendevo per il fatto che quella pazza bionda, non mi ha ucciso!-
 
Sto per dire qualcos' altro, quando Marta esce dal bango.
Indossa solo una magletta lunga e un asciugamano, che avvolge i suoi capelli castani.
Dio, è impressionante quanto somiglia a Francesca.
 
-Ciao!- trilla, Erica, andandole incontro -io sono la perfetta, bellissima, simpaticissima migliore amica di Alessia, Erica-
 
-Piacere- le stringe la mano, l' altra -Marta, la sorella di Francesa-
 
Le vedo chiachcierare sottovoce.
Si conoscono da due secondi e stanno già escogitando qualche dannO??
Non voglio sapere cosa.
 
Tempo due minuti, che quelle due iniziano a saltare sul letto.
Neanche il tempo di dir loro di smetterla, che tornano in camera Feffe e Nene.
Ecco, lo sapevo.
 
-SCENDETE DI LI'!!- esclama, la bionda -vi ammazzo, Sgorbi!!- ringhia, prima di montare sul letto e placcarle tutte e due.
 
-Ok, basta- soffia, Feffe -andiamo a casa mia che ho bisogno di riposarmi un po'-
 
-Va bene- dico, prima di salutare tutte e seguire la mia ragazza.
 
 
                                              **********
 
 
 
Entro in casa e, senza dire una parola, mi dirigo in camera.
Mi sdraio su letto, a pancia in su.
Scruto il soffitto.
 
-Che c'è?- chiede, Alessia, stendendosi accanto a me.
 
-Non lo so- mormoro.
 
Ed è così, è la  verità!
Non so cosa ho.
Sento solo, un vuoto.
 
Un piccolo pezzo di me, che si stacca dall' enorme puzzle e se ne va.
Un senso di tranquillità, che si espande dentro di me.
E' come se, come se qualcosa fosse andata a posto.
Ma forse ho capito di che si tratta.
 
Per troppo tempo ho lasciato quella porta aperta.
Porta che dava sui miei genitori, su mia sorella.
Il senso di colpa per aver abbandonato quest' ultima.
E adesso, adesso finalmente tutto è andato come doveva.
 
I miei genitori non potranno più farci del male.
Marta fa di nuovo parte della mia vita e io della sua.
Niente potrà più dividerci.
Ne sono sicura.
 
-Feffe- richiama la mia attenzione, voltandosi su un fianco nella mia direzione -c'è qualcosa che ti preoccupa?-
 
Rifletto sulla sua domanda.
Mi giro, così da esserle di fronte.
Mi perdo nei suoi occhi.
C'è qualcosa che mi preoccupa?
 
Si, ho paura di perdere Alessia.
Ho paura di non averla più nella mia vita.
Ho paura che possa lasciarmi, che possa andarsene.
Ho paura, perchè non credo di poterlo sopportare, un' altra volta.
 
Lei rappresenta il mio Amore.
Amore che per troppo tempo ho lasciato vagare, senza una meta.
Amore che credevo non facesse più parte di me.
Amore, che pensavo di non poter più provare per nessun' altro, dopo Federica.
 
E incece, adesso, è quì.
Quì davanti a me.
Con i suoi boccoli neri.
I suoi occhi castani.
Il suo sorrisone smagliante.
 
E mi sembra di non aver mai visto Amore più bello.
Persona più meravigliosa.
E il senso di colpa per la morte di F, si affievolisce sempre di più.
Perchè quando la guardo, quando guardo Alessia, tutto il resto sembra perdere d' importanza.
 
Alessia è il mio Amore.
E' il mio Amore, quello con la A maiuscola.
Quello che ti fa battere il cuore all' impazzata.
Che ti fa mancare il respiro.
Che ti riempe pienamente, senza aver bisogno di qualcos' altro.
 
con Alessia, io ho ritrovato il mio Amore.
La voglia di amare di nuovo.
Di donarmi completamente, ad un' altra persona.
Ma soprattutto, la forza, di lasciarmi amare di nuovo.
 
Di lasciare che qualcuno, conosca la vera me stessa.
La forza per fidarmi, per essere dipendente da una persona.
La forza per lasciarmi, pineamnete, nelle mani di qualcuno.
Si, Alessia è il mio Amore ritrovato.
 
-Finché ho te, niente mi preccupa- sussurro, accarezzandole una guancia.
 
La vedo sorridere.
Si lancia tra le mie braccia, lasciandosi stringere.
La sento sospirare beata.
 
-Ti amo, lo sai?-
 
-Si e la cosa è reciproca-
 
Alza la testa, così da guardarmi negli occhi.
Ci perdiamo l' una nello sguardo dell' altra, per un tempo indefinito.
In fine, si avvicina, facendo scontrare le nostre labbra.
 
Come esse vengono a contatto, dentro di me, sento smuovere qualcosa.
I polmoni si dilatano.
Il cuore prende a fare mille capriole.
Il peso che mi accompagna da anni, si affievolisce.
 
-Fà l' amore con me- le dico, posandole una mano sul viso.
 
Non risponde.
Si limita a cercare di nuovo la mia bocca.
Un bacio lento, dolce.
Bacio che diventa passionale e famelico.
 
In poco tempo, la stanza si riempe di sospiri.
Di parole sussurrate.
Di fruscii leggeri, causati dai vestiti che scorrono lungo la pelle, fino a depositarsi in terra.
 
Mani che si scontrano, intrecciano.
Corpi che diventano uno solo.
cuori che si trovano.
Occhi che fanno l' Amore.
 
-Sei bellissima- soffio, entrando in lei.
 
Con leggerezza, dolcezza.
Senza alcune furia.
Senza rovinare la pace del momento.
 
E finalmente, torno a sentirla di nuovo mia.
Mia totalmente.
Mia, mia, mia.
E glielo dico, glielo ripeto, finchè un sospiro più forte degli altri, non le abbandona la gola.
 
Accarezzo il suo corpo, con lo sguardo.
I suoi seni grandi e perfetti.
Il suo addome snello e tonico.
Le sue gambe allenate e liscie.
E poi, poi il suo viso.
 
Quei due occhioni nocciola, così penetranti e espressivi.
Quel suo nasino a patata, che riempirei di baci per tutto il giorno.
E poi, le sue labbra.
Quelle due nuvolette rosa, soffici e invitanti.
Dio, è meravigliosa.
 
 
                                                 **********
 
Lo sguardo di totale venerazione di Francesca, mi fa arrossire.
Mi fa sentire come se fossi l' unica ragazza sulla Terra.
Come se esistessi soltanto io.
 
Osservo il suo corpo nudo.
Finalmente, di nuovo a contatto così mio.
E mi sembra la cosa più giusta del Mondo.
La cosa più naturale che ci sia.
 
Il suo sorriso colmo di amore.
La presa salda delle nostre mani.
I nostri occhi, che si cercano in continuazione.
 
-Come fanno a dire che tutto questo è sbagliato?- sussurro, capovolgendo le posizioni, così da sovrastarla.
 
-Sono persone ignoranti- mormora -che ignorano il significato di Amare-
 
-E tu, tu lo ignori?- 
 
-Non potrei mai, ignorare un qualcosa di bello come te- 
 
E quella risposta mi basta.
Basta a farmi partire il cuore a mille.
A farmi strozzare le parole in gola.
A farmi mancare il respiro.
Basta, a farmi innamorare ancora più di lei, se mai questo sia possibile.
 
Con una mano, le accarezzo tutto il corpo.
Parto dal suo viso, fino a soffermarmi sul suo fianco.
Le accarezzo più volte, l' osso sporgente del bacino.
 
Le bacio il collo, strappandole qualche sospiro.
Con l' altra mano, le accarezzo il seno.
Continuo a venerare il suo corpo, come fosse fatta di cristallo.
 
Mi è mancato tutto questo.
Mi è mancato sentire la sua pelle sotto le mie dita.
Sentirla sospirare.
Sentirla..mia, completamente.
 
Il tocco delle sue mani leggere, su di me.
Il muoversi in sincronia, dei nostri corpi.
Sfiorarsi, conoscersi di nuovo, amarsi.
 
Faccio scivolare un dito in lei, con dolcezza.
Incarca la schiena, gemendo.
spalanca gli occhi nei miei, guardandomi con Amore.
 
-Sei tutto per me- sussurro al suo orecchio, senza frenare i miei movimenti -mi sei mancata tanto-
 
-Anche tu- sospira, gettando la testa all' indietro.
 
Non esiste qualcosa di più bello di Lei.
Qualcosa di più altruista, di più dolce.
Francesca è una forza della natura.
E, conoscerla, è stata la cosa migliore che mi potesse capitare.
 
Fermo graduatamente le spinte, quando la sento gemere più forte.
Mi accascio sul suo corpo, sfinita.
Mi stringe a se, sospirando.
 
-E' stato come se fosse la prima volta- le dico, senza muovermi dalla mia posizione.
 
-Non ti lascerò andare, mai più-
 
Sorrido contro la pelle del suo petto.
Piano piano, sento gli occhi appesantirsi.
E il sonno, arrivare prepotentemente.
 
 
 
Mi sveglio, stiracchiandomi.
Mi stropiccio gli occhi, per poi aprirli lentamente.
Con delusione, non trovo Francesca vicino a me.
 
Scatto a sedere, coprendomi con il lenzuolo.
Mi guardo intorno, non trovandola da nessuna parte.
La porta del bagno è aperta e, quindi, posso vedere che non c'è.
 
-Feffe?- la chiamo, non ottendendo risposta.
 
Recupero i miei vestiti, vestendomi velocemente.
Esco di camera, girovagando per casa.
La chiamo di nuovo, senza risultati.
 
Alla fine arrivo in giardino.
E la scena che mi trovo di fronte, mi lascia totalmente immobilizzata.
Inizio a tremare senza neanche accorgermene.
 
-Oh, bene, sei arrivata- soffia, il ragazzo, lanciandomi uno sguardo divertito.
 
-Lasciala stare!- ringhia, Francesca, parandosi di fronte a me -lei non c'entra niente!-
 
Fabio.
Fabio con una pistola.
Pistola, puntata verso la mia ragazza.
 
-Tu mi hai portato via mia sorella e adesso, io ti porterò via lei!-
 
-Non ti ci azzardare!-
 
-Feffe- mormoro, agganciandomi alla sua maglietta.
 
-Piccola- sussurra, lanciandomi una breve occhiata -andrà tutto bene-
 
Mi rivolge uno sguardo strano.
Sguardo, in direzione del rigonfiamento nella tasca dei miei pantaloni.
Poi, poi si gira di nuovo verso Fabio.
 
Ma certo!
Il cellulare!
Con Francesca davanti che mi copre, posso benissimo comporre un numero, senza essere vista.
 
Lentamente, afferro il telefono.
Lo estraggo con cautela.
Scorro piano la rubrica.
Seleziono il numero, lasciando la chiamata aperta.
Speriamo capisca.
 
-Vattene, Fabio!- sibila, la mia ragazza.
 
-Non senza aver portato via qualcosa!- sorride, in maniera molto macabra.
 
-E' una follia!- sbotta, Francesca -finirai in galera e i tuoi genitori perderanno anche te!-
 
-ZITTA!- urla, il ragazzo -che ne sai te? Eh?- soffia -non sai cosa abbiamo passato, a causa tua!-
 
-Appunto!- esclama, Feffe -la colpa è solo mia! Alessia non c' entra niente! Rifattela con me!-
 
Ti prego, fa che faccia presto.
Non voglio che le succeda niente.
voglio che tutto questo finisca.
 
Finalmente, in lontananza, sentiamo le sirene della polizia.
Fabio è totalmente sorpreso.
Sorpreso, prima di arrabbiarsi totalmente.
 
-Tu!- tuona, nella mia direzione -che diavolo hai fatto?-
 
-Feffe!- mi volto di scatto, al sentir quella voce familiare -Fabio, che intendi fare? La polizia sta arrivando, non hai possibilità di fuggire!-
 
-Nene, vattene!- dice, allarmata, Francesca -vai via di quì!-
 
-Scordatelo! Non ti lascio- ribatte, quest' ultima.
 
-Oh, ma che quadretto romantico- afferma, ironico, il ragazzo.
 
-Alessia, scappa, ora!- mi ordina, la mia ragazza.
 
-Ma..-
 
-Fallo!- ribadisce, senza darmi possibilità di ribattere.
 
Così, così faccio come dice.
Mi giro, iniziando a correre.
Con la coda dell' occhio, vedo Francesca, scattare in direzione di Fabio.
Poi, poi uno sparo, squarcia l' aria.
 
 
 
 
                                                                                      **********
 
Amore e odio.
Sono questi i sentimenti, che smuovono le persone.
Che le portano a prendere decisioni stupide e folli.
 
Sono questi i sentimenti che le portano all' impulsività.
A non ragionare.
A far prevalere il cuore, sulla ragione.
 
Non c'è Amore senza odio.
Come non c'è il bene, senza il male.
Il Paradiso e l' Inferno.
 
Amore e odio.
Due sentimenti forti.
Forse i più travolgenti.
 
Sentimenti puri.
Sentimenti che condizionano la tua vita.
Che ti rendono schiavo e dipendente.
 
L' Amore offusca tutto il resto.
Accieca la ragione.
Non c'è spazio per nient' altro.
Ma non è forse così, anche per l' odio?
 
L' odio ti porta ad essere ossessionato da una persona.
Ad essere irritato per ogni suo gesto.
Godi quando quella persona sta male.
T' innervosisci, quando la vedi ridere.
 
Amore e odio, sono due sentimenti contrastanti.
Due sentimenti ugualmente prevalenti.
ovvero, che prevalgono su tutte le emozioni.
 
L' Amore non ti fa ragionare.
Non ti fa vedere le cose come sono, realmente.
Rende tutto migliore, tutto più bello.
 
L' odio è uguale, ma contrario.
Ti porta a vedere solo il male.
Solo la parte negativa.
 
Alla fine, è così, no?
L' Amore e l' Odio sono identici:
Ti portano a compiere azioni delle quali, molto probabilmente, ti ricorderai e forse pentirai, per sempre.


_______________________________________________________________________________________________

ANGOLO AUTRICE:

Buona sera ^^

Scusate il ritardo, ma ho avuto un po' di problemi personali.
Comunque, non divago.

Come avete notato, in questo capitolo, ho aggiunto due parti.
Una all' inizio e una alla fine.
La prima, diciamo che era d' introduzione.
La seconda, bhé, spero che ci siate arrivati da soli ;)
Ma soprattutto, spero che nel complesso, vi sia piaciuto.

Ci tengo tanto a questo capitolo.
L' ho scritto e cancellato molte volte.
E alla fine, non sono propriamente e totalmeente soddisfatta del risultato finale.

Non ho altro da aggiungere.
Aspetto le vostre impressioni.
Grazie mille a tutti quelli che, a modo loro, seguono questa storia,
Un grazie speciale a chi recensisce e a chi mi ha messo tra gli autori preferiti *.*
Un bacio e a presto ^^

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Capitolo 37
*** Scoperte. ***


 
Ho sempre odiato i funerali.
A cosa servono?
Perchè vengono celebrati?
 
C'è veramente chi sta meglio, dando l' ultimo addio alla persona persa?
Perché, cosa cambia?
Non torna indietro.
Quella persona non c'è più.
 
Non la sentirai più ridere.
Non vedrai mai più i suoi occhi.
Non udirai più la sua voce.
Non stringerà la tua mano.
Non risponderà, al tuo addio.
 
La verità è che, ai funerali, ci sentiamo inadatti.
In costante imbarazzo.
Trattenere le lacrime o lasciarsi andare?
Dare appoggio alle persone vicine o rinchiudersi nel proprio dolore?
Salire sull' altare per far smettere il prete, di dire cazzatue sulla persona che ami, o lasciar perdere?
 
Non sappiamo come ci si comporta.
Perchè non siamo noi stessi.
Non siamo al pieno delle nostre facoltà mentali.
 
Avete mai partecipato a un funerale?
Se si, vi ricordate proprio tutto?
Io, io non ricordo niente.
 
Non ricordo niente, perchè è come se non ci fossi stata.
Come se, al mio posto, ci fosse stata una sagoma di cartone.
Inespressiva, immobile.
Che sarebbe cambiato, se fossi scoppiata a piangere?
 
I funerali sono inutili.
Fanno solo stare peggio.
Ti ricordano che quella persona non c'è più.
E mai, potrà esserci di nuovo.
 
-Ho sempre amato questa scena- sorride, Nene, indicando il televisore -il funerale di George, alla fine, è stato abbastanza allegro! Insomma, Izzie, Cristina, Meredith e Alex si son messi pure a ridere!-
 
Continuo a guardare davanti a me, senza veramente ascoltarla.
Non le rispondo.
Non ho voglia di parlarne.
 
-Feffe?- mi richiama, avvicinandosi -ti fa male da qualche parte?-
 
Perchè sono ancora quì?
Perchè quel proiettile mi ha solamente preso di striscio ad un fianco?
Perchè non mi ha preso in pieno?
Me lo sarei meritato.
 
-Alessia tornerà tra poco- m' informa -è andata nell' altra stanza, a prenderti qualche vestito di ricambio-
 
Lascio andare un sospiro.
Alessia.
Mi sono buttata verso di lei, quando ho visto Fabio puntarle la pistola contro.
Sono riuscita a salvarla...almeno lei..
 
-Feffe, ti prego- sussurra, stringendomi una mano -parlami, dì qualcosa-
 
Cosa dovrei dirti, Nene?!
Alessia poteva morire, per colpa mia.
Avrei potuto perdere la persona che amo, per colpa mia.
Un' altra volta.
Come posso perdonarmelo?
 
Volto la testa dall' altra parte.
Fisso il muro della stanza di Ele.
M' incanto a fissare quella parete bianca.
 
Mi hanno rimesso oggi, dall' ospedale.
Cinque giorni di ricovero per una pallottola di striscio, sono anche troppi.
Antibiotici, punti e via.
 
-A Fabio li hanno dato vent' anni per tentato omicidio- mormora -forse ti farà piacere, saperlo-
 
-Piacere?- sbotto, girandomi verso di lei -Piacere, Nene? Come può farmi piacere?-
 
-Io, credevo..-
 
-Lui ha reagito così per il dolore!- la interrompo -dolore che io li ho procurato! Quella pallottola, avrebbe dovuto 
prendermi in pieno!-
 
-Non dire cazzate- ringhia -non è colpa tua! Federica non è morta per colpa tua! Non hai ucciso la mia migliore amica! Non hai preso una pistola e le hai sparato!- soffia, con le lacrime agli occhi.
 
Piomba il silenzio.
Restiamo a fissarci.
Vedo una lacrima lenta, scenderle la guancia.
Alzo una mano, catturandola con l' indice.
 
-Mi dispiace-
 
-Non importa- scuote la testa, allontanandosi -parla con Alessia, non evitarla- abbassa il capo, facendo due passi indietro 
 
-io devo andare- dice, incamminanosi verso la porta.
 
-Dove vai?-
 
-Da Antonio- risponde, prima di uscire.
 
Sospiro frustrata.
Chiudo gli occhi.
Ricaccio indietro le lacrime.
 
Vorrei tanto non sentirmi così, Nene.
Vorrei davvero riuscire a non darmi la colpa.
Ma come posso fare?
 
Tutte le volte che penso a quella notte, l' immagine del volto sorridente di Federica, prende possesso della mia mente.
Lei neanche si era accorta di quella macchina.
Sorrideva.
Sorrideva come sempre.
Sorrideva, anche poco prima di morire.
Come ho potuto farti questo, Amore mio?
 
 
                                              **********
 
Se ripenso a quella sera, il mio cuore smette di battere.
Smette di battere proprio come nel momento, in cui ho visto Francesca sanguinante a terra.
Nel momento in cui ho sentito Nene urlare.
Vedere entrare i poliziotti e intimare Fabio di lasciare la pistola a terra.
Dopo lo hanno ammanettato e portato via.
Intanto, qualcuno, aveva fatto chiamare un' ambulanza.
 
Io, in tutto questo, ero del tutto immobile.
Incapace di dire o fare qualcosa.
Mi hanno caricato di peso sull' ambulanza.
Hanno chiamato i miei genitori e li hanno fatti venire a prendermi.
 
Solo dopo, ho realizzato che Francesca ha intercettato il colpo indirizzato a me.
Che si è lanciata per salvarmi, proteggermi.
Francesca, molto probabilmente, mi ha salvato la vita.
 
Non mi parla da cinque giorni.
Si limita a fissare un punto.
Neanche mi guarda.
Ho paura, ho paura di quello che le passa per la testa.
 
Nene mi ha detto di darle tempo, ma di non lasciarla da sola.
Di parlarle e aspettare.
Ma come faccio ad aspettare?
 
Ho avuto paura di perderla.
Di non averla più nella mia vita.
Come faccio a non abbracciarla?
A non dirle quanto la amo?
Non ci riesco...
 
Sospiro, entrando nella vecchia camera di Feffe a villa Santoro.
Per il momento, starà quì da loro.
Dormirà con Nene, così se avrà bisogno di qualcosa si rivolgerà a lei.
 
Chiudo la porta e mi dirigo verso l' armadio.
Tiro fuori qualche vecchia maglia che potrebbe ancora starle e le lencio sul letto.
Poi, mi dirigo verso la libreria così da cercare qualcosa che possa leggere.
 
Leggo i vari titoli, quando qualcosa colpisce la mia attenzione.
Allungo una mano, afferrando un quaderno rilegato perfettamente a mano.
E' di media grandezza, color rosso acceso.
Lo apro e rimango senza parole leggendo una scritta.
 
"F to F"
 
Mi porto a sedere sul letto.
Non resistendo più alla curiosità, inizio a sfogliarlo.
Avevo già capito di cosa potesse trattarsi e adesso, ne ho la conferma.
 
E' una specie di quaderno-ricordo.
Ci sono disegni, scritte, foto..
Quaderno-ricordo della storia tra Francesca e Federica.
Non credevo che, la mia ragazza, fosse tipo da queste cose.
 
Nella prima pagina c'è un disegno.
un bellissimo disegno che ritrae alla perfezione Feffe e l' altra ragazza.
E sotto, altre frasi
 
Con una scrittura elegante e precisa che non riconosco, è scritto:
"Fèfè, disegni da Dio! Anche se non hai reso giustizia alla mia bellezza! eheheh"
 
"Quante volte devo dirti di non chiamarmi Fèfè? Comunque hai ragione, è impossibile ritrarre la tua bellezza.."
 
Oh mio Dio, il disegno lo ha fatto Feffe?
Sa disegnare?
Perchè non me lo ha mai detto?
E' bravissima!
 
Salto qualche pagina e mi trovo davanti ad un racconto.
Un racconto di una loro giornata.
Non so se è giusto quello che sto facendo, ma sento il bisogno di farlo.
 
"Oggi io, Féfè e la Testona siamo andate al mare! *.*"
 
E' Federica a scrivere.
Deduco che la Testona sia Eleonora.
 
"La mia ragazza e lei, si sono punzecchiate per tutto il tempo! Sembrano due bambine quando fanno così, però le amo. Sono le persone più importanti della mia vita.
Ora non gasarti, Fèfè!
E' stata una bellissima giornata e, finalmente, io e la mia ragazza abbiamo deciso che avremo tanti bambini.."
 
Io e la mia ragazza.
Leggo più volte quelle parole.
Parole che suscitano strani sensazioni.
Si può essere gelosi di una persona che non è più in vita?
 
"Frena F, io non ho detto proprio niente!" scrive, Feffe.
 
"Ma io li voglio e tu mi ami, quindi li avremo vero?"
 
"Non fare quel maledetto broncio...smettila...ho detto smettila.....e va bene!"
 
Bambini?
Parlavano già di mettere su famiglia?
Ecco perchè, ora, Francesca neanche accenna ad una cosa del genere...
 
Apro il quaderno ad una pagina a caso.
Mi ritrovo davanti un ritratto di Federica che dorme su un letto.
Letto che riconosco essere questo sul quale son seduta.
 
Un brivido mi sale lungo la schiena.
Il pensiero di Feffe che fa l' amore con un' altra persona, mi fa impazzire.
Sospiro, leggendo sotto.
 
"Tu sei la mia rosa.
Mi hai insegnato cosa vuol dire amare e essere amati.
Mi hai fatto assaggiare la felicità.
Ti Amo così tanto, Amore Mio.."
 
Amore mio.
Francesca non mi ha mai chiamato così..
 
 
"Fèfè, stiamo diventando forse romantiche?
E dove è finita la mia musona?
E poi scusa, mi hai lasciato nel letto a dormire da sola, senza restare ad abbracciarmi?
Ti odio >_<"
 
Questo quaderno è la testimonianza di quanto si amassero.
Di quanto Federica, fosse importante per Francesca e viceversa.
Di come F, ha aiutato la mia raagazza.
La persona che ha scritto quì, sembra un' altra, rispetto a quella che è ora.
 
Solamente adesso, mi rendo conto di quanto la morte di Federica l' abbia segnata.
Ha spento il suo sorriso.
La fonte della sua felicità.
Lei l' aveva salvata e andandosene, l' ha fatta ripiombare nel buio.
 
"Oggi, Federica, si sente male e sapete perchè?
Perchè non contenta di aver divorato la sua pizza, ha finito la mia e anche quella di Cinzia e Bianca!
Finalmente è arrivato la tua punizione!
Lo vuoi capire che non puoi mangiare come un pozzo senza fondo?
Ti fa male!"
 
"Non rimproverarmi!
Perchè non vieni quì e mi stringi, invece?
Voglio le coccole"
 
Salto altre pagine.
Dovrei chiudere questo libro e metterlo a posto.
Mi fa sta facendo del male e non è giusto nei confronti di Feffe.
Ma non resisto.
Arrivo all' ultima pagina...
 
"Ho comprato la casetta vicina a Villa Santoro!"
 
"Finalmente, Fèfè! Adesso dobbiamo arredarla e poi ci andremo a vivere insieme!"
 
"E' casa mia! Cosa c'entri, tu?"
 
"Tu sei Mia e quindi anche parte della tua casa, lo è! E poi mi ami e sai che andremo a vivere insieme, perchè non puoi fare a meno di me e io di te <3 "
 
"Quanto sei scema!"
 
"Perchè?"
 
"Perchè lo sai che, questa casa, l' ho presa per noi, Amore"
 
"Infatti lo so! Ma amo sentirtelo dire"
 
 
La casa di Feffe aveva quello scopo?
Dovevano andare a convivere?
Parlavano di mettere su famigllia e di vivere insieme?
 
Corro a leggere in cima alla pagina.
Sulla destra è riportata una data.
15 Maggio 2011.
 
-Quella è stata scritta il giorno prima dell' incidente-
 
Quella voce, mi fa sobbalzare.
Mi volto di scatto, trovandomi davanti il viso triste di Eleonora.
Si avvicina, sedendosi a fianco a me.
 
-Lo hai trovato, eh?- sorride nostalgica -Fede ha insistito talmente tanto per farlo, che alla fine Feffe dovette cedere- 
sorride nostalgica -come può, Francesca, sentirsi in colpa per la sua morte?- sussurra, prendendomi il quaderno dalle mani e iniziando a sfogliarlo distrattamente.
 
La vedo soffermarsi su una pagina.
La legge, sorridendo triste a qualche parola.
Per la prima volta, vedo una lacrima scenderle lungo il volto.
 
-Ele..-
 
-F era tutto per me- mormora, interrompendomi -era sempre sorridente, allegra. Mi chiamava Testona- sorride, asciugandosi gli occhi -era l' unica persona alla quale davo ascolto. L' unica che ho lasciato avvicinare- passa una mano sulla carta, sospirando -quando arrivò Feffe, pensavo che le cose sarebbero cambiate, che lei non avrebbe più avuto tempo per me e invece, invece Dio solo sa, quanto mi sbagliavo. M' includeva nei suoi progetti, nei suoi discorsi; correva da me anche solo per raccontarmi una stupidata- altre lacrime iniziano a scenderle incontrollate -la mia vita, girava intorno a Lei-
 
-Ele..tu..tu l' Amavi- dico, stupita.
 
Si gira a guardarmi.
Gli occhi tristi, rassegnati.
Lo sguardo colpevole.
 
-No, Ale- scuote la testa -io la amo-
 
Si alza, riponendo il quaderno al suo posto sulla libreria.
Si sofferma qualche secondo, prima di tornare verso di me.
Si passa un braccio sugli occhi, asciugandosi le lacrime.
 
-Non dire niente a Feffe- soffia, abbassando lo sguardo -e vai da lei, ha bisogno di te-
 
Annuisco, vedendola uscire.
Quella rivelazione, mi ha lasciato sconvolta.
Adesso, adesso mi spiego molte cose.
 
 
                                                       **********
 
 
Sento dei passi.
chiudo gli occhi.
Sospiro.
La porta si apre.
 
-Alessia, non...-
 
-Ciao, Francesca-
 
Mi volto di scatto, procurandomi fitte alla ferita sul fianco.
Incredula, guardo la donna di fronte a me.
Alta, bionda, occhi verdi..
 
-Se...Serena..- balbetto, incapace di credere ai miei occhi.
 
Un sorriso timido, si espande sul suo volto.
Cammina lentamente verso di me.
Mi scruta dalla testa ai piedi.
Sospira.
 
-Posso?- chiede, indicando il letto.
 
-Certo- mormoro, guardandola sedersi.
 
Restiamo in silenzio.
Mi perdo a fissarla.
I suoi lineamenti dolci.
I suoi occhi smeraldo.
Quel naso, che riconoscerei in mezzo ad altri mille.
I capelli dorati.
Dio, è la copia di come sarebbe stata Federica da grande...
 
-Come stai?- rompe il silenzio, puntando lo sguardo nel mio.
 
-Bene-
 
-Sono contenta- annuisce, sorridendo -Non so cosa sia preso a mio figlio io ti chiedo...-
 
-Mi dispiace- soffio, incapace di trattenere oltre le lacrime -ho rovinato la tua famiglia. Ti ho portato via prima Federica e poi Fabio. Dovevo morire io quella sera e..-
 
-Non dirlo neanche- m' interrompe, duramente -non è colpa tua, tutto quello che è successo- afferma -dovresti darti la colpa della felicità di mia figlia, del sorriso costante sul suo volto, delle sue risate! Ma non della sua morte. Tu sei vittima di quell' incidente, non l' artefice-
 
-Ma se io avessi avuto i riflessi pronti, se...-
 
-Non avresti potuto fare niente, Francesca- ribatte, stringendomi una mano -quell' uomo andava troppo veloce!-
 
-Ma io mi sono accorta di quella  macchina!- dico, in mezzo al pianto -Federica, no! Lei sorrideva e...-
 
-Appunto! Lei sorrideva- sorride commossa, rafforzando la presa sul mio arto -sorrideva, Francesca. Sorrideva perchè era felice. Tu, la rendevi felice- 
 
Si asciuga una lacrima che le scorreva lungo la guancia.
Mi sfiora una guancia.
Mi porta una ciocca di capelli ribelle, dietro l' orecchio.
 
-Guardati- soffia -sei ancora più bella. Sei diventata una donna bellissima- 
 
-Serena, io..-
 
-No, Francesca, basta- m' interrompe dolcemente -è andata così, né io né te possiamo farci niente. Possiamo solo ricordarla con un sorriso, come lei avrebbe voluto. Devi andare avanti, farti una nuova vita- mi accarezza i capelli, con fare materno -Federica sarebbe fiera della persona che sei diventata e sono sicura che Alessia le piacerebbe- sorride beffarda, facendomi un occhiolino.
 
-Come..-
 
-Hai una sorellina molto chiacchierona- ride, strappandomi un sorriso -non ti do la colpa di quello che è successo e non 
dovresti dartela neanche tu-
 
-E' difficile- sussurro, abbassando la testa.
 
-Lo so, Francesca, lo so- concorda -ma non siamo soli a questo mondo e tu, hai tante persone intorno che tengono a te e che ti amano. Basta con i sensi di colpa, pensa solo a essere felice. Credi di riuscire a fare questo, per me?- mi guarda, speranzosa.
 
-Ci proverò- le sorrido.
 
-Grazie- ricambia il sorriso, per poi alzarsi.
 
-Devo andare- afferma, lasciandomi un bacio tra i capelli -sai dove abito, se qualche volta vuoi passare a trovarmi-
 
-Lo farò-
 
-Ciao, Francesca- mi rivolge un' ultima occhiata dolce, prima di lasciare la stanza.
 
Serena.
Ricordo ancora quando Federica me la presentò.
Pensai subito che era la sua copia sputata.
 
Mi accolse in casa come una figlia.
Accettò felicemente la nostra relazione.
Federica diceva sempre che, sua madre, era la fonte della sua ispirazione.
Che da grande sarebbe voluta essere esattamente come lei.
 
La sua visita, mi ha sorpresa.
Era da due anni che non la vedevo.
Da quando mi svegliai dal coma, in quel letto di ospedale.
 
Lei non mi da la colpa dell' incidente.
Non ce l' ha con me, per la morte di sua figlia.
Non è arrabbiata con me...
 
-Feffe- 
 
Alessia entra nella camera.
La guardo avvicinarsi.
Si siede accanto a me.
 
La osservo.
E trovo che sia bellissima.
Come avrei fatto a vivere senza di lei?
Cosa avrei fatto se l' avessi persa per sempre?
Non ci voglio neanche pensare.
 
Non ci devo pensare.
Perchè lei è quì, vicino a me.
E' quì e mi sta sorridendo.
 
-Hai bisogno di qualcosa?- chiede, titubante.
 
Ci penso un po'.
Allungo una mano, prendendo la sua.
Le sorrido.
 
-Sì- annuisco -di te-
 
La vedo sorridere, sorpresa.
Si avvicina ulteriormente.
Un po' impacciata, attenta a non farmi male, mi abbraccia.
 
-Mi sei mancata- mormora -non farlo mai più di non considerarmi per così tanto tempo-
 
-Mi dispiace- mormoro -mi dispiace per tutto-
 
-TI dispiace?!- esclama, incredula -Francesca, tu mi hai salvato la vita! Di cosa dovresti dispiacerti?- mi posa una mano sulla guancia, avvicinando il volto al mio -ti amo così tanto, ho avuto paura di perderti-
 
-Non succederà mai-
 
-Ti prego, non lasciarmi-
 
E lì, la bacio.
La bacio come se non ci fosse un domani.
Come se fosse l' ultima volta che posso farlo.
Catturo le sue labbra senza volerle più lasciare.
Incrocio una mano tra i suoi boccoli, spingendola verso di me.
 
-Ti Amo- sfioro il suo naso con il mio.
 
-Ti Amo anche io-
 
 
                                                      **********
 
 
Francesca si è addormentata con la testa sul mio petto.
Dorme tranquilla per la prima volta, in cinque giorni.
Le accarezzo distrattamente i capelli.
 
Penso ancora a quel quaderno.
A quelle parole allegre e a quei momenti felici, descritti.
Penso a quanto Feffe era diversa, a quanto era felice.
 
Da quelle pagine posso chiaramente capire, che Federica era esattamente come tutti la descrivono.
Solare, buona, fantastica.
Posso capire perchè Feffe l' amasse.
 
Sono rimasta sconvolta dalla rivelazione di Eleonora.
Federica non era solo la sua migliore amica.
Lei l' amava.
Quanto deve essere stato dificile, per lei, vederla insieme ad un' altra persona?
Restarle accanto da amica, quando avrebbe voluto essere qualcosa di più?
Doveva amarla veramente molto per mettere la sua felicità, prima della propria.
 
-Alessia- 
 
Quel mugolio, mi desta dai miei pensieri.
Vedo Francesca alzare la testa e stropicciarsi gli occhi.
Le accarezzo una guancia, sorridendole.
 
-Dormito bene?-
 
-Si- soffia, annuendo.
 
Mi avvicino lasciandole un bacio a fior di labbra.
L' aiuto a sedersi.
Le sistemo il cuscino dietro la schiena.
Faccio per allontanarmi, ma lei mi trattiene per un braccio, costringendomi a restarle vicino.
 
-Stai quì- sorride -ho bisogno di sentirti accanto-
 
-Tutto quello che vuoi-
 
-Te- 
 
-Mi hai già- ridacchio, baciandole una guancia.
 
-Meglio per me, allora- dice, lasciandomi un buffetto sul naso.
 
-Feffe, io..-
 
-SORELLONAAAAAAAAAAAAAA- l' uragano Marta, fa la sua entrata rumorosa nella stanza.
 
Salta sul letto, rischiando di finire addosso a Feffe.
La rimprovero con lo sguardo.
Lei sorride non curandosene.
 
-Come stai?- trilla, sporgendosi per baciare la sorella sulla guancia.
 
-Con i timpani perforati- scherza, sorridendole -dove eri?-
 
-A giro-
 
-Ok, l' influenza di Nene ti fa male- afferma, la mia ragazza, scuotendo la testa divertita.
 
Ecco, stavo per dire a Feffe che ho trovato il quaderno e ora non posso più farlo.
Forse questo è un segno.
Magari non devo dirle niente.
Forse dovrei..
 
-Eccoti quì, Sgorbio!- ringhia, Nene, facendo la sua comparsa nella stanza.
 
-Ohoh- esclama, terrorizzata, la più piccola.
 
-Feffe, dì a tua sorella di non toccare più le mie cose!-
 
-Cosa hai fatto, Marta?- le chiede, Francesca, sospirando.
 
-Niente- si affretta a rispondere, l' altra.
 
-NIENTE???- urla, indignata, la bionda -ma perchè tutti hanno la fissa di mangiare le mie patatine?!-
 
-Che succede, quì?- domanda, Erica, sgranocchiando qualcosa.
 
E' dallo sguardo infuriato di Eleonora, che capisco che quel qualcosa sono le sue patatine.
Posso quasi vedere il fumo che le esce dalle orecchie.
E credo che anche la mia migliore amica se ne sia accorta.
Infatti, in men che non si dica, ha raggiunto Marta sul letto nascondendosi dietro di lei.
 
-Ok, ho deciso- afferma, Ele, cercando di mantenere la calma -andrò a stare nella tua casa, finché non sarai guarita!- soffia, rivolgendosi a Feffe.
 
-Quindi dovrò venire a trovarti lì?- chiede, Erica.
 
-Perchè dovresti andare a trovarla, scusa?- domando, stranita.
 
-Perchè le voglio bene?!- 
 
-Me lo stai dicendo o chiedendo?-
 
-In realtà stavo cercando di sviare la domanda- risponde, pacatamente.
 
-E per quale motivo?- s' intromette, Feffe.
 
-Ok, basta- c' interrompe, la bionda -io e Erica stiamo insieme, ok?-
 
-COSA????- urliamo in coro, io e la mia ragazza.
 
-Ve ne siete accorte ora? Io l'ho capito subito- dice in tono saccente, Marta.
 
-E menomale che dovevo stare a riposo- mormora, Francesca.



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ANGOLO AUTRICE:

Buon pomeriggio ^^

Sappiate che non vi dirò niente!
Per il prossimo capitolo sono ancora un po' indecisa.
Dipenderà da cosa scriverete nelle vostre recensioni a proposito di Erica e Nene xD
Mi è scappata così, chissà potrei decidere che non era tutto un loro scherzo ben architettato, per far distrarre Francesca, ma che è la pura e semplice verità ù.ù

Per quanto riguarda il resto del capitolo..
Alessia ha trovato "F to F" e ne è rimasta sconvolta
Ha appreso altre cose su Feffe e forse gliene parlerà.
La rivelazione di Eleonora, ve la aspettavate?

Franscesca grazie all' intervento di Serena, che da come avrete capito è la madre di Federica e Fabio, sta lavorando sui suoi sensi di colpa.
vedremo come si evolverà!

Aspetto con ansia i vostri pareri!
Grazie mille a tutti ^^
Un bacio :3

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Capitolo 38
*** Sganciare una bomba. ***


 
Molto spesso, le notizie più schoccanti, vengono dette all' improvviso e con scioltezza.
Vengono buttate lì, senza dargli il giusto peso.
Semplicemente viene sganciata la bomba, lasciando che questa colpisca tutti i presenti.
 
In fin dei conti è più semplice così, no?!
Perchè perdere tempo a trovare le parole giuste?
Perchè stare ore e  ore nel proprio cantuccio, a crogiolarsi su una cosa?
Diciamola e basta!
Tanto, cosa cambia?
 
Non è forse la stessa cosa dire: "ehi, passami il sale" e "ehi, sono incinta e il padre non sei tu"?!
Non si può usare la solita intonazione?
chi ce lo vieta?
Nessuno!
 
La verità è che, spesso, riflettiamo tanto su come dire una cosa che, questa, alla fine esce di sua spontanea volontà!
Magari in un momento meno opportuno!
Come ad essempio, mentre fai l' amore con il tuo lui o la tua lei, te ne esci dicendo "Ti ho arrotato il cane! Scusa, ma non lo avevo visto!"
In quel momento, molto probabilmente, l' altra persona neanche ti considera perchè troppo presa a fare altro e tu, la passi liscia.
Bhé, almeno finchè lui\lei cerca il cane e non lo trova.
 
Ad ogni modo, tu ti senti leggero.
Ti senti libero.
Hai la coscenza apposto e un peso in meno sullo stomaco.
Perchè, diciamocelo, alla fine non importa come o quando dire una cosa.
L' importante è dirla, no?!
 
 
 
 
                                                                                   **********
 
Sicuramente ho capito male.
Deve essere per forza così.
Insomma, dai, è impossibile!
Si odiano!
 
Alterno lo sguardo da un' Alessia schoccata, a una Marta contenta e pimpante.
Fisso un' Erica imbarazzata e con le guance leggermente arrossate.
Finendo con una Nene indifferente e rassegnata.
 
Alla fine, sospiro.
No, non sta scherzando.
No, non ho capito male.
Le cose sono davvero così.
 
-Potete lasciare me e Nene sole, per favore?- mormoro, puntando gli occhi in una parte indefinita della stanza.
 
Alessia annuisce.
Si sporge verso di me, lasciandomi un bacio sulla guancia.
Mi sussura un flebile "a dopo", uscendo successivamente dalla stanza, seguita dalle altre due.
 
Eleonora si avvicina, sedendosi sul letto.
si porta vicino a me, appoggiando la schiena alla testata.
Si fissa le mani, nervosa.
 
-Mi spieghi?- le chiedo, con tono impassibile -tu non eri etero?-
 
-Bhè, sono venuta a letto con te- sussurra, con un' alzata di spalle.
 
-Si, ma era diverso! Era un momento difficile e...-
 
-E lo è anche adesso!- sbotta, puntando finalmente lo sguardo su di me -insomma, guardati! Potevi morire! Potevo perdere anche te!- soffia, con le lacrime agli occhi -con Antonio le cose andavano male già da un bel po'! Lo sai anche tu, che litigavamo spesso...-
 
-Si, ma non mi spiego come sia possibile. Tu e Erica? Come, quando è successo?-
 
Nene sospira.
Si passsa una mano tra i capelli, fissando per un attimo il soffitto.
Poi torna a guardarmi.
 
-Il giorno che Fabio ti ha sparato- rivela -sono andata a casa mia e ho trovato Erica ad aspettarmi. L'ho fatta entrare, abbiamo iniziato a parlare e...e..è successo! Ci siamo baciate- la vedo sorridere distrattamente -non so come sia possibile, ma sento una connessione con lei. Si, mi fa impazzire a volte la vorrei uccidere, ma...mi ricorda molto Federica- confessa -è solare, divertente, imbranata, rompipalle...è...è speciale-
 
-Ho capito- annuisco, lentamente -e tu sei felice? Cioè, non rimpiangi niente?-
 
-Francesca- dice, decisa, puntando gli occhi nei miei -non avrei lasciato Antonio, altrimenti, se così non fosse-
 
-Quando...-
 
-Stamani- m' interrompe -ti ho detto che andavo da lui, no?-
 
-Già- sospiro -e quindi state insieme o..-
 
-Ci frequentiamo- risponde, sorridendo -mi trovo bene con lei, Feffe. Non so come sia possibile, ma è successo e non mi sembra sbagliato..-
 
-Non lo è infatti- la interrompo, dolcemente -sai, era da tanto che non ti vedevo sorridere così- 
 
Allungo una mano, afferrando la sua.
Intreccio le nostre dita.
Le sorrido.
 
-Lo sai che io ti appoggerò sempre-
 
-Lo so- mormora, senza smettere di sorridere.
 
-Ho bisogno di riposarmi- affermo, passandomi una mano sugli occhi.
 
-Vieni quì- dice, avvicinandosi.
 
Mi fa appoggiare la testa sul suo petto.
Inizia ad accarezzarmi i capelli.
Mi lascia un bacio sulla tempia.
 
-Non so che avrei fatto se ti avesse ucciso- la sento mormorare, prima di addormentarmi.
 
 
 
                                                                                   **********
 
 
-Ora, te, vieni con me!- dico, alla mia migliore amica, spingendola verso la vecchia camera di Feffe.
 
La spingo dentro la stanza.
chiudo la porta.
Mi siedo sul letto, aspettando che lei faccia lo stesso.
 
-che c'è? Avevo promesso a Marta che saremo andate a fare shopping!- 
 
-Erica! Non fare finta di niente!- la rimprovero, battendo una mano sul materasso, invitandola a sedersi.
 
-E va bene- si arrende, sedendosi.
 
Sono ferita.
Mi chiedo perchè non me lo abbia detto.
Perchè ha aspettato che la...la..la Cosa...uscisse così?
Io non capisco.
 
-Perchè non me lo hai detto?-
 
-Non sapevo che dire- ammette, abbassando la testa -insomma, credevo di essere etero al cento per cento! E invece, invece cinque giorni fa, lei mi ha baciato e io mi sono sentita morire- la vedo sorridere, sorniona.
 
-Ma come è successo? Voglio dire, voi vi odiate!-
 
-Non è vero!- esclama, imbronciandosi -io ho sempre ammirato Ele! La trovo una persona fantastica-
 
-Ok, ma ancora non capisco!-
 
-Nemmeno io riesco a spiegarmelo- ammette, sospirando -mezz' ora prima credevo di essere innamorata di Lorenzo, poi parlo con lei, mi sfiora e sento il cuore battermi all' impazzata! Sento come se fossi finalmente arrivata a casa, come se fossi nel posto giusto e..-
 
-Ho capito- sorrido -sei cotta-
 
-Si, credo di si- abbassa lo sguardo, arrosendo visibilmente.
 
-Erica, tutto questo è bellissimo, davvero! Ma...ma Lorenzo?-
 
La vedo sospirare.
Si piega in avanti, tenendosi la testa fra le mani.
Sbuffa rumorosamente.
 
-Gliel'ho detto- rivela -si è arrabbiato abbastanza. Non riusciva a capire, si è arrabbiato anche con Ele. Mi ha chiesto se ne ero sicura, o se era solo un momento un po' così e quando gli ho detto che provo davvero qualcosa per lei, lui si è congedato dicendo che li serve del tempo e che ha bisogno di stare da solo. Credo che ci sia Alessandro, con lui- si asciuga una lacrima, che aveva preso a scenderle il volto -mi dispiace tanto, non volevo ferirlo. Ma non posso stare con lui, sapendo di provare qualcosa per un' altra persona, no?-
 
-Shhh, Eri- mormoro, accogliendola tra le mie braccia.
 
La cullo un po', lasciandola sfogare.
Le lascio versare tutte le lacrime di frustrazione.
Dopo parecchi minuti, si tira su, asciugandosi il viso.
 
-Sto bene- sussurra, tirando su con il naso.
 
-Sicura?- 
 
-Si- annuisce, abbozzando un sorriso.
 
-Avete, si insomma...avete...-
 
-NO!- sobbalza, portando le mani avanti -o almeno, non ancora!-
 
-Capisco-
 
-Comunque, quando succederà, io poi dovrò andare a letto con Francesca!-
 
-COSA???!- urlo, incredula.
 
-Si, segui il mio ragionamento: Tu sei andata a letto con Feffe, Eleonora uguale...manco io!-
 
-Sto per ucciderti!- dico, glaciale.
 
-Ma ha senso!-
 
-Ok, allora dopo, io dovrò andare a letto con Ele!- la sfido, alzando un sopracciglio.
 
-Va bene, la mia idea non mi piace più- afferma, imbronciandosi.
 
Ancora mi riesce difficile crederci.
Insomma, lei e Eleonora, insieme?
Mi sembra tanto una cosa surreale.
E invece...
 
-Sei convinta della tua scelta, vero?-
 
-Assolutamente!- risponde prontamente -Eleonora è quello che voglio- sorride smagliante.
 
-Bene e ora...- dico, alzandomi -devi aiutarmi!- esclamo, sull' orlo di una crisi isterica.
 
-che succede?-
 
-Ecco, io ho trovato una cosuccia e non so se parlarne con Feffe-
 
-Che hai trovato?- domanda, curiosa.
 
-Un quaderno ricordo suo e di Federica- rivelo, sospirando.
 
-Cosa?- esclama, alzandosi in piedi.
 
-Si, cercavo qualcosa da farle leggere e l'ho trovato!-
 
-Devi diglielo- afferma, senza esitare -parlane con lei-
 
-Sapevo che lo avresti detto- mormoro, abbassando lo sguardo.
 
So che devo farlo.
So che devo dirle che ho trovato quel quaderno.
Ma il punto è: Come glielo dico?
 
 
 
 
                                                 **********
 
 
-Dai, Fèfè! Aspettami-
 
Federica mi rincorre, ridendo.
Cerca di starmi dietro.
Ma è impossibile, sono più veloce d lei.
 
-Ho vinto- declamo, con il fiatone, arrivando al punto prestabilito.
 
-Non è giusto- soffia, una volta avermi raggiunto -non verrò mai più a correre con te!-
 
-Sei una mezzasega!-
 
-Ehi!- mi schiaffeggia una spalla -uno, non si dicono queste parole! Due, sono la tua ragazza! Dovresti trattarmi meglio!-
 
Rido, attirandola a me.
L' abbraccio stretta.
Sfioro il mio naso contro il suo.
La bacio, poi, dolcemente.
 
-Non sei la mia ragazza- soffio, sulle sue labbra.
 
-Ah, no?- mette su quel broncio che adoro.
 
-No!- rispondo, sorridendo -tu sei l' Amore della mia vita-
 
-awwwwwwwwwwww- lancia un urletto gioioso, buttandomi le braccia al collo -sei la mia orsacchiottina coccolosa-
 
-No, ok! Non ti allargare- faccio una smorfia di disgusto a quel nomignolo.
 
-Fai tanto la dura e invece sei un cucciolo tenerone!- mi pizzica una guancia, scoppiando a ridere.
 
M' incanto ad udire quel suono melodioso.
Mi ritrovo a sorridere come una perfetta ebete.
Dio, è bellissima.
 
-Amore- porto una mano sul suo viso, richiamando la sua attenzione.
 
-Dimmi- trilla, felice.
 
-Vuoi abitare con me per il resto della tua vita?-
 
-Ovvio che sì, Fèfè!- risponde, prontamente, abbracciandomi.
 
Ignoro, ormai, quel ridicolo soprannome.
La stringo a me, ispirando il suo profumo.
Potrei morire tra le sue braccia.
 
-Ti amo così tanto- sussurro al suo orecchio.
 
-Anche io- mormora -mia orsacchiottina coccolosa- aggiunnge, ridendo.
 
 
 
 
Mi sento scuotere dolcemente.
Piano piano apro gli occhi, trovandomi nel buio della mia stanza.
Cerco di mettere a fuoco, accorgendomi solo dopo della presenza di Alessia.
 
-Ehi- soffia, baciandomi le labbra -che stavi sognando? Sembravi così serene e felice- 
 
-io...niente- mento, cercando di mettermi a sedere, ignorando le fitte di dolore al fianco -Nene?-
 
-E' di là con Erica e Marta- m' informa -Hai sete?- chiede, poi, premurosa.
 
-Un po'- ammetto -mi prendi una birra?-
 
-Scema!- ridacchia -lo sai che non puoi bere alcolici! Stai prendendo dei farmaci-
 
-pfff- sbuffo -ci ho provato-
 
Scuote la testa, rassegnata.
Mi si porta più vicino, appoggiando la testa sulla mia spalla.
Le lascio un bacio tra i capelli.
 
Sospiro ripensando al sogno che ho fatto.
Ricordo perfettamente quel giorno.
Iniziammo a fantasticare sull' andare a convivere.
 
So che eravamo giovani.
So che era troppo presto.
Eppure quando pensavo a me stessa da adulta, non riuscivo ad immaginarmi senza di lei.
Era davvero il mio tutto.
 
Sorrido.
Si, sorrido.
Sorrido perchè tanto le cose non vanno mai come vorresti tu.
Devi cercare di essere pronto a tutto.
Non puoi rimanere a piangerti addosso, devi rialzarti e continuare a lottare.
E io, adesso, sto lottando con Alessia.
Perchè, ormai, è Lei il mio tutto.
 
-Feffe- mormora, richiamando la mia attenzione -credi che Erica e Eleonora dureranno?-
 
-Io credo di si- rispondo, subito -Nene non si sarebbe mai persa in una cosa del genere, altrimenti. Credevo solo che entrambe fossero etero convinte-
 
-Si, Erica mi ha detto che nemmeno lei riesce a spiegarselo- afferma -ma in fondo è una loro decisione, no? Noi non possiamo e non dobbiamo intrometterci-
 
-Infatti non lo faremo- concordo, intrecciando le dita della mia mano con le sue -daremo loro solo il nostro supporto. Mi spiace solo per Lorenzo, però. Lui la ama davvero..-
 
-Già- sospira -ma per quanto mi dispiaccia, io preferisco che la mia miglire amica sia felice e se la sua felicità dipende da Eleonora, bhè, allora mi adatterò-
 
-Va bene, Piccola- acconsento, lasciandole un dolce bacio su una tempia.
 
Finalmente mi sento in pace.
Mi sento bene come non mi sentivo da due anni.
Mi sento veramente felice e lo devo solo ad Alessia.
 
 
 
                                                                                      **********
 
 
Cerco le parole giuste per diglielo.
Cerco un modo per iniziare l' argomento.
Ma non mi viene assolutamente niente.
 
Sono quì, a godermi le sue attenzione e le sue coccole.
Apparentemente spensierata, ma dentro sto morendo.
Basta, devo diglielo.
Non so come, ma devo farlo.
 
-Francesca- alzo la testa, guardandola negli occhi -ti devo dire una cosa-
 
-Ti ascolto-
 
-Io..sai, ero nella tua vecchia camera, cercavo qualcosa da farti leggere e ho trovato...-
 
- "F to F"- sospira, interrompendomi.
 
-Già- annuisco, abbassando il capo -mi spiace, so che non avrei dovuto aprilo e che non sono affari miei, ma...-
 
-Non l'ho buttato, perchè non ce l'ho fatta- mi rivela, non lasciandomi continuare -quando Fede è...è..insomma, dopo che sono stata rimessa dall' ospedale, ho preso le cose indispensabili e mi sono subito trasferita. Non riuscivo a stare un minuto di più, in questa casa- confessa, abbozzando un sorriso -non potevo gettarlo. Ci sono le sue tracce su quei fogli, c'è la prova della sua esistenza, del periodo che abbiamo trascorso insieme. Lei mi ha salvato, Alessia- mormora -Lei mi ha insegnato che nella vita non c'è solo la tristezza o il dolore. Mi ha fatto capire cosa vuol dire amare e essere amati. Semplicemente, mi ha salvato- ripete, portando una mano sul mio volto -non rinnego e non rimpiango quello che ho vissuto con lei e quello che lei rappresentava per me, ma ci sei tu adesso e Dio, ti amo così tanto che mi fa male-
 
Assorbo una a una tutte le sue parole.
Mi colpiscono il petto, risalendo fino ai miei occhi commossi.
Fanno battere all' impazzata il mio cuore, riscalndandomi.
 
-Perchè non mi hai detto che disegni benissimo?- le chiedo, lasciando che catturi le mie lacrime con i pollici delle mani.
 
-Semplicemente perchè non disegno più- risponde, con una scrollata di spalle -non l'ho più fatto, dopo averla persa-
 
-E' un peccato, però- dico, tristemente -Hai un gran talento-
 
-Ti prometto che se mai ne sentirò il bisongo, tornerò a disegnare, ok?-
 
-Siiiiii- esulto, gettandole delicatamente le braccia intorno al collo -ti amo- soffio, sulle sue labbra-
 
-Anche io- sorride.
 
Rcambio il sorriso, sporgendomi verso di lei.
Catturo le sue labbra con le mie.
Le muovo delicatamente sulle sue.
 
Fa scorrere la sua mano, lungo la mia schiena, regalandomi mille brividi sempre nuovi.
Porta l' altra sul mio viso, attirandomi maggiormente a se.
Dischiudo le labbra, accogliendo la sua lingua nella mia bocca.
 
E' un bacio lento, dolce.
Uno di quei baci, attraverso il quale posso chiaramente sentire tutta la dolcezza di Feffe.
Tutto il suo amore nei miei confroni.
Amore, che mi riempe totalmente.
 
-Amore, mi passi quel bicchiere d' acqua sul comodino, per favore?- chiede, staccandosi leggermente.
 
Rimango perfettamente immobile.
Apro e chiudo la bocca più volte, incapace di dire qualcosa.
"Amore".
Mi ha chiamato "Amore"..
 
-Tu mi hai....tu mi hai chiamato Amore?- balbetto, incredula.
 
-Si- risponde, confusa -ho forse sbagliato? Non sei per caso il mio Amore?-
 
-Assolutamente si- gioisco, rituffandomi sulle sue labbra.
 
Dopo un attimo di sorpresa, Feffe ricambia il bacio.
Sorride sulle mie labbra, stringendomi a se.
Dio, sono così felice.
 
-Aspetta- si blocca di colpo -ma se Erica e Eleonora si frequentano, questo vuol dire che finalmente smetteranno di farsi la guerra?-
 
-Credo di si!-
 
-Oh, menomale!- sospira di sollievo.
 
Sorride, avvicinandosi di nuovo.
chiude gli occhi, sfiorando il suo naso con il mio.
Sta per baciarmi nuovamente, quando sentiamo urlare.
 
-ERICA IO TI AMMAZZO!- 
 
Ci giriamo verso la porta, giusto in tempo per veder sfrecciare Erica nel corridoio.
Dietro di lei, Eleonora la insegue armata di una scopa.
In fine passa pure Marta, che se la ride beatamente impugnando una telecamera.
 
-Ok, come non detto- esclamiamo in coro, prima di scoppiare a ridere.
 
 
_______________________________________________________________________________________________

ANGOLO AUTRICE:

Buon giorno ^^

Chiedo scusa per il ritardo, ma ho avuto molti problemi personali e non ho potuto aggiornare prima!.
Imploro venia! 

Ad ogni modo, come avrete visto, ho deciso di ufficializzare la nuova coppia!
Ovvio, vedremo Lorenzo un po' distaccato e confuso, ma ne varrà la pena....credo!
Spero che la mia nuova scelta, sia di vostro gradimento!
Non è proprio campata in aria dal nulla: avevo già pensato di farle finire insieme, in un futuro seguito.
Si, ci sarà il seguito di "Save Me"...ma devo ancora lavorarci ;)

Per chi fosse curioso di sapere come è andata quel giorno, tra Nene e Erica...bhè....mi dispiace, ma credo di...........aver scritto una one-shot a parte! ehehehe!
Ecco il Link! Ditemi che ne pensate ;)

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2058345

Spero che vogoliate lasciarmi i vostri pareri!
Ringrazio tutti, come sempre!
Specialmente per le bellissime recensioni al capitolo precedente *.*
Un abbraccio virtuale a tutti i miei lettori!
Un bacio ^^

Ps: ieri ho scritto un' altra storiellina...insomma, se volete leggerla e magari lasciarmi un parere, ve ne sarei molto grata!

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2055455&i=1

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Capitolo 39
*** X Agosto. ***


AVVERTENZE: il seguente, è un capitolo Bonus! Ovvero, un capitolo in più che ho deciso di scrivere, per staccare dalla tristezza di quelli precedenti.
Quindi è senza pretese!
Spero che vi piaccia ;)
Buona lettura ^^

_______________________________________________________________________________________________



 
Il 10 Agosto.
La notte di San Lorenzo.
La notte delle stelle cadenti.
 
Quante facce rivolte verso l' alto, quella sera.
Quanti occhi avidi di stelle.
Quante persone in cerca del proprio desiderio.
Quanta illusione vice nell' aria.
 
Le stelle cadenti.
Esse sono un altro tra i mille mezzi, trovati dall' uomo, per crearsi speranza.
Per cercare qualcosa al quale aggrapparsi.
Aggrapparsi, per non lasciarsi cadere giù.
 
Si spera in qualcosa di migliore.
In qualcosa che vorremmo accadasse.
Un qualcosa, che ci porti felicità.
 
Passiamo quella sera ad osservare il cielo.
A sperare di vedere una stella cadere, così da attaccarle un nostro desiderio nascosto.
Desiderio che, mlto probabilmente, non si avvererà mai.
 
Ma basta la speranza, no?
Basta un briciolo di possibilità che esso possa succedere, a farci stare meglio.
A metterci in pace cn noi stessi.
 
Ma attenzione.
Un conto è sperare in qualcosa.
Un altro, è illuderci.
E la distanza tra la speranza e l' illusione è una stella cadente, che porta su di sé più desideri.
 
 
                                                                                    **********
 
 
Una serata tranquilla.
Un rilassarsi in compagnia.
Così, era stata spacciata.
 
Dovevo sapere, però, che sarebbe stato tutt' altro.
Non dovevo lasciarmi coinvolgere.
Dovevo scuotere violentemente la testa e oppormi.
 
Ma come avrei potuto?
Non so dire di no a quegli occhioni nocciola.
E quindi, quindi eccomi quì.
 
Quì, a passare la serata del 10 agosto sulla spiaggia.
Con Alessia, Nene e Erica.
Tende, cena a sacco e birra.
Chi diavolo me lo ha fatto fare?
Ah già, occhioni nocciola.
 
-Ehi, che c'è?- mi sussurra, Alessia, sporgendosi verso di me.
 
-Niente- sbuffo, scostandole un ciuffo di capelli da davanti gli occhi -solo, guarda!- soffio, indicando un punto davanti a noi.
 
La scena, in effetti, poteva anche essere divertente.
Insomma, Erica che schizza Nene con l' acqua e poi scappa, convinta di salvarsi.
Finendo col ritrovarsi bagnata fradicia, perchè buttata in mare dalla sua ragazza.
 
sua ragazza.
Mi fa ancora strano pensare a Nene, in quel senso.
Chissà quando mi ci abituerò.
 
-Lo sai com'è Erica- mi dice, dolce, strappandomi un bacio a fior di labbra  -se non rompe le palle, non è contenta-
 
-Lo so, lo so-
 
-Vado da lei, ti mando Ele a farti compagnia- afferma, alzandosi e fuggendo.
 
Lascio andare un sospiro.
Distrattamente mi porto una mano al fianco, sulla ferità non ancora del tutto cicatrizzata.
Si può avere costanemente paura, che possa capitare di nuovo una cosa simile?
 
Ma non ho paura per me.
Ho paura per Alessia.
Non sopporterei se le capitasse qualcosa.
 
Quella pallottola era destinata a Lei.
Lui la voleva morta.
Se non avessi intercettato quel proiettile...che cosa sarebbe successo?
 
-Ok, che hai?-
 
Quella voce mi risveglia dai miei pensieri.
Alzo la testa, trovandomi di fronte Nene.
Sorride, sedendosi sul telo da spiaggia, accanto al mio.
 
-Nulla- rispondo, scuotendo la testa -solo qualche pensiero stupido-
 
-Ho notato- sospira -non devi preoccuparti così tanto. Non ne hai più motivo-
 
-Lo so, ma è difficile- abbozzo un sorriso -come va con Erica?-
 
-E' insopportabile!- sbotta -è iperattiva, chicchiera sempre, è appiccicosa e...e...ed estremamente carina- arrossisce, abbassando lo sguardo.
 
-Oh, la Santoro che diventa tutta rossa? Questa mi mancava!- scoppio a ridere, guadagnandomi un pugno sulla spalla.
 
-Smettila!- ringhia -o altrimenti vuoi che imiti il tuo sorriso a ebete quando hai Alessia nelle vicinanze?-
 
-Ok, ho afferrato- 
 
Crolla il silenzio.
Ci incantiamo a fissare le nostre ragazze, sedute in battigia, a parlare fittamente.
Sorrido, sospirando.
 
-Siamo completamente fottute-
 
 
 
                                                        **********
 
 
Forse ho sbagliato a insistere con Feffe.
Magari voleva riposarsi.
Insomma, non si è ancora ripresa del tutto.
Forse dovevo lasciare che decidesse lei, cosa fare.
 
-Guarda che mi ha fatto quella bionda impertinente- piagnucola, Erica, indicandosi -sono completamente mezza-
 
-Avevi a non romperle le palle- 
 
-Da quando sei dalla sua parte?- 
 
-Non sono dalla parte di nessuno- dico con un' alzata di spalle -ma lo sai che, Ele, è una persona tranquilla che ama il silenzio e lo starsene per i fatti propri-
 
-Che palleeee- esclama, lasciandosi cadere di fianco a me -quando però siamo da sole, è tutta baci e abbracci-
 
-Non ci credo!-
 
-Oh si- sorride sorniona -è molto dolce-
 
-Scusa, ma mi risce impossibile pensarlo- rido, regalandole una lieve spinta.
 
-Ti dico che è così- s' imbroncia -non ha neanche provato ad andare oltre ai baci, sai?-
 
-Bene, vuol dire che ti rispetta-
 
-già!-
 
Raramente ho visto Erica così felice.
Così presa da qualcuno.
Non lo era neanche per Lorenzo, in questo modo.
 
Sono contenta che abbia trovato Eleonora.
E' una persona forte, determinata e fa di tutto per far star bene le persone a lei care.
Quindi si, trovo sia perfetta per la mia migliore amica.
 
-E' che non so come si fa!- sbotta, all' improvviso.
 
-Ma cosa?-
 
-Il sesso tra ragazze!- risponde, ovvia -Insomma, Ele lo ha già fatto con Feffe!-
 
-Grazie per ricordarmelo ogni volta- dico, scocciata.
 
-Come posso competere con Francesca?- chiede, più a se stessa che a me -ok, ho trovato!-
 
-Che?-
 
-Facciamo Sesso, Ale!- esclama, come se avesse avuto un' idea geniale.
 
-COSA?-
 
-si! Facciamo sesso io e te! Così mi insegni e non farò figuracce!- 
 
-Tu sei completamente matta!- mormoro, incredula.
 
-Avanti, lo so che non sono Francesca, però non mi sembra di essere bruttissima! Quindi, perchè non vuoi..-
 
-Perchè sei la mia migliore amica!- quasi urlo, completamente shoccata.
 
-Anche Feffe e Ele lo sono, eppure....- alza un sopracciglio, lasciando la frase in sospeso -eddai! Io voglio portarmi a letto quella strafiga della mia ragazza!-
 
-E Allora fallo! Ma senza coinvolgermi!-
 
-E se facessimo una cosa a quattro?- sorride, contenta.
 
-NO!-
 
-Che palle che sei!- sussurra, sconsolata -sono destinata a fare una pessima figura-
 
-Ma che ne sai! Non puoi saperlo! Magari, invece, andrà benissimo. Anche io pensavo di non essere capace e invece è stato bellissimo. Vedrai che sarà così anche per te!-
 
-Uff- sbuffa -va bene..-
 
-Dai, torniamo dalle musone!- decreto, alzandomi di scatto.
 
Si alza a sua volta, seguendomi.
Raggiungiamo Feffe e Eleonora agli asciugamani.
Vedo Erica prendere posto accanto alla bionda.
Io mi vado a sedere tra le gambe di Francesca, con la schiena poggiata al suo petto.
 
Subito mi avvolge la vita con le braccia, abbandonando le mani sul mio stomaco.
Porto le mie sulle sue, intrecciando le nostre dita.
Poggia il mento sulla mia spalla, lasciandomi un bacio dolce sulla guancia.
 
-Ok, io mi son rotta le palle di fissare il cielo- afferma, Ele, alzandosi -neanche ci credo a 'ste cazzate! Me ne vado a farmi una canna in tenda e dopo dormo. Buona notte-  saluta, incamminandosi.
 
-Ma dai, Ele, aspettami!- la segue, Erica -mi avevi promesso che avrei dormito tra le tue braccia!-
 
-Come siamo teneri, Santoro- la sbeffeggia, Feffe.
 
-Creatini, ammazzati!- alza una mano, mostrandole il dito medio -sorriso ebete, ricordi?-
 
Entra in tenda, sparendo al suo interno.
La mia migliore amica la segue, chiudendo poi la cerniera.
Torna il silenzio familiare, ad avvolgerci.
 
 
                              
 
                                                 **********
 
 
E' da dopo l' incidente, che sento l' irrefranabile bisogno di avere Alessia vicino.
Pelle contro pelle.
Di sentire che sta bene.
 
La notte mi sveglio di soprassalto e la cerco accanto a me.
Sospiro, poi, quando la scorgo dormire batamente.
Allora mi avvicino e la stringo.
Come per assicurarmi che sia stato solo un brutto incubo.
 
-A che pensi?- mi chiede, all' improvviso.
 
-A quanto ti amo- 
 
Le bacio il collo, lentamente.
Le sfioro la pancia, con la punta delle dita.
La sento sospirare.
Sorrido sulla sua palle.
 
Non abbiamo ancora fatto l' Amore.
Alessia ha paura di farmi male.
Dice di voler aspettare che la ferita sia completamente cicatrizzata.
E io, in fondo, son d' accordo.
 
-Feffe- sospira, -smettila! Lo sai che non mi so controllare se mi sfiori così-
 
-Scusa- soffio, dandole un ultimo bacio dietro l' orecchio -è colpa tua. Sei tu che sei bellissima-
 
-Scema- arrossisce, abbassando lo sguardo.
 
Torno ad avvolgerla in un abbraccio.
Amo avere il suo corpo, così a contatto con il mio.
Mi sento a casa.
 
Alessia alza la testa, scrutando il cielo.
La imito, facendo vagare gli occhi in ogni direzione.
Ad un certo punto, vedo una stella cadere tra le altre.
 
-Ah, l'ho vista!- esclamo.
 
-Dove? Uffaaaaa io no!- si lamenta, voltandosi -l'hai espresso un desiderio?-
 
Si mette di fronte a me, incrciando le gambe.
Cattura una mia mano con la sua.
Mi scruta attentamente, in attesa di risposta.
 
-Perchè?-
 
-Come perchè?- chiede, confusa -tutti sanno che quando si vede una stella cadente, dobbiamo esprimere un desiderio-
 
-No, questo lo so- rispondo, lasciandola perplessa -il punto è: perchè dovrei esprimerne uno? Ho già tutto quello che mi serve-
 
-E cosa avresti?- domanda, furba, avvicinandosi.
 
-Una certa Nana boccolosa, dagli occhi nocciola-
 
-Ehi! Non chiamarmi Nana!- ride, buttandosi su di me e facendomi cadere all' indietro -oddio scusa! Ti ho fatto male?- fa per alzarsi, ma io la trattengo.
 
-No- soffio, a un millimetro dal suo viso -non provare a muoverti di quì-
 
-Ma se ti faccio male e...-
 
-Chi era, oggi, quel ragazzo che hai salutato?- 
 
-Che c'entra, ora? Era Ivan, comunque, perchè?-
 
-Perchè la prossima volta che ti sfiora, lo uccido- dico, glaciale.
 
-Aspetta- si alza leggermente -è per questo che hai avuto il muso per tutto il giorno?-
 
-Non ho avuto nessun muso!- mento, voltando la testa di lato.
 
Ok, mi ha dato fastidio.
Quel bamboccio del cavolo.
Tutto moine e toccheggiare.
Stava per fare una brutta fine.
 
-Feffe!- mi richiama, con tono di rimprovero, prendendomi il viso e portandoselo di fronte al suo.
 
-Tu sei solo mia, capito?- Sfioro le sue labbra con le mie, ad ogni parola.
 
-Lo sai che è così-
 
-Pffff- sbuffo.
 
Alessia scuote la testa divertita e rassegnata.
Punta i palmi delle mani sulle mie guance.
Sorride.
 
-Amo quando fai la gelosona-
 
-Non sono gelosa!-
 
-si, invece- annuisce, contenta -e mi piace da morire-
 
Cattura le mie labbra in un bacio.
Si adagia completamente su di me, incrociando le nostre gambe.
Mi libera il viso, andando a intrecciare le dita della sua mano, con le mie.
 
-Lo sai che voglio solo te- afferma, sicura.
 
 
                                              **********
 
 
Sospiro, sentendo le mani di Francesca abbandonare le mie e posarsi sulla mia schiena.
Va a lambirmi il collo, con le labbra.
Un gemito strozzato, abbandona la mia bocca, quando sento la sua lingua sulla mia pelle.
 
-Feffe...-
 
-I was her, She was me..- canticchia, al mio orecchio, scaturandomi mille brividi -we were one, we were free and if there's somebody calling me on...She's the one..-
 
Sorrido per quelle parole.
Alzo la testa, trovando i suoi occhi.
Un verde chiaro, limpido.
 
-Non pensavo ti piacesse Robbie Williams!-
 
-Diciamo che qualche canzone, la ascolto volentieri- scrolla le spalle, con non curanza -comunque è così, sai?-
 
-Cosa?-
 
-Tu sei l' unica- mormora, portando una sua mano sul mio viso.
 
-Ti Amo- è l' unica cosa che riesco a dirle.
 
Butto le braccia intorno al suo collo, stringedola.
La sento aumentare la presa, ricambiando l' abbraccio.
Nascondo il viso sulla sua spalla.
 
Inspiro il suo profumo, riempendomi le narici.
Lasciando che quell' odore familiare, mi faccia sentire a casa.
Mi sento così protetta, fra le sue braccia.
 
-Federica ti chiamava Fèfè- dico, all' improvviso -quindi io voglio trovarti un soprannome che sia solo mio-
 
-Va bene- acconsente -hai già in mente qualcosa?-
 
-mmm, vediamo...- ci penso su, illuminandomi non appena ho trovato un nome -allora, siccome ami la birra e sei come un grande orsacchiotto, ti chiamero.... BeerBear-
 
-Come?-
 
-BeerBear- ribadisco, con tono saccente -è perfetto!-
 
-Alessia, io non credo che..-
 
-Eddai- m' imbroncio -a me piace-
 
-E va bene- si arrende, sospirando.
 
Cala di nuovo il silenzio.
Mi beo del rumore delle onde in lontananza, che si schiantano sulla battigia.
Francesca inizia ad accarezzarmi i capelli, lasciandomi di tanto in tanto qualche bacio sulla tempia.
Dio, è tutto così perfetto.
 
-Non lasciarmi mai- mormoro.
 
-Non lo farò- dice, convinta -ci sarò fino a quando lo vorrai tu-
 
-Sicura? Perchè potrebbe essere per sempre-
 
-Sicura- conferma, stringendomi di nuovo.
 
Non so come ho fatto tutto questo tempo, senza di lei.
Ora che fa parte della mia vita, mi rendo conto di quanto io non abbia mai vissuto.
Mi rendo conto del fatto che, fino ad ora, mi sono limitata a vivere la mia vita da spettatrice.
Ma ora, ora sono io la protagonista.
 
-Chi ti ha fatto gli occhi e quelle gambe, ci sapeva fare. Chi ti ha dato tutta la dolcezza, ti voleva bene..-
 
-Cos'è, stasera mi parli a suon di canzoni?- le chiedo, divertita.
 
-Sei il primo mio pensiero che al mattimo mi sveglia, l' ultimo desiderio che la notte mi culla. Sei la ragione più profonda di ogni mio gesto, la cosa più incredibile che conosco..- sorride, continuando a canticchiare il motivetto.
 
-E falla finita!- rido, mollandole un leggero colpo sulla spalla.
 
-Se m' innamorassi davvero, saresti solo tu, l' ultima notte al mondo io la passerei con te, mentre felice piango..- finisce di cantare, ridendo.
 
-Tu sei scema!-
 
-Ehi, io canto per te e questo è il ringraziamento?!- esclama, fintamente offesa -allora, come mi rispondi?-
 
-Ogni volta che parlo di te, tu fai parte o non parte di me?-
 
-Non ti salverai citando Venditti, stronzetta!- scoppia a ridere, iniziando a farmi il solletico.
 
-Eddai, Feffe, smettila!- urlo, nel mezzo delle risate.
 
Rotoliamo una sopra all' altra, continuando a ridere come due idiote.
Alla fine, stanche, ci arrendiamo spalancando braccia e gambe.
Mi avvicino a lei, poggiando la testa sul suo petto.
Subito mi stringe a sé.
 
-Sei tutto quello di cui ho bisogno- sussurra -Sei tu la mia stella cadente-
 
 
_______________________________________________________________________________________________

ANGOLO AUTRICE:

'Sera ^^

Non mi scuso neanche più per il ritardo xD
Non ho proprio scuse, in effetti ù.ù
Pffff la ricerca di una casa, vale??? Perchè sennò mi gioco quella!! xD

Ad ogni modo, come ho detto, questo è un capitolo senza pretese.
Un capitolo Bonus!
Quindi, non ho molto da dire.
Spero di non aver fatto venire il diabete a nessuno.

Comunque, un paio di cosine e poi vi lascio:
-Volevo scrivere una shot sulla prima volta di Nene e Erica, che ne pensate?
-Love Of My Life, la aggiornerò quando concluderò Save Me!
-Il seguito di Save Me, arriverà solo dopo che avrò portato un bel pezzo avanti LOML.
-Il prossimo sarà l' ultimo capitolo di Save Me ç_ç

Detto ciò, ringrazio tutti come sempre!
Un bacio ^^

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Capitolo 40
*** Save Me. ***



Le batoste arrivano quando meno te lo aspetti.
Colpiscono senza prima annunciarsi.
E' per questo che fanno male: perchè non eri preparato.

E' quando tutto va bene, che sei più vulnerabile.
Che le cose ti feriscono maggiormente.
Che sono più dure da digerire, buttare giù.

Un attimo prima ti senti tre metri sopra il cielo.
Un secondo dopo, ti ritrovi sotto terra.
Perché è così che funziona.

Arriva un qualcosa a sconvolgere il tuo equilibrio.
Il tuo benessere.
La tua felicità acquistata dopo tante fatiche e sacrifici.
Un qulcosa che ti butta a terra e ti fa ripartire da zero.

E' per questo che molti dicono che la felicità non è uno stato d' animo costante.
Ma che è un attimo, una piccola frazione di vita.
Un ricordo, un' immagine che ti strappa sempre un sorriso.

Le batoste sono gli esami che la vita ti pone.
Te le porge, per metterti alla prova.
Per testare fino a che punto puoi arrivare.
Per vedere quanto forte sei.
O meglio, per vedere se sei forte abbastanza da poter reggere fino in fondo al percorso.

Perché è quando sei a terra, senza più niente da perdere, che viene fuori chi sei veramente.
Perché è allora che devi stringere i denti, rialzarti e continuare a lottare.
La vita non è solo gioie.
Ci sarà sempre un qualcosa che, ad un certo punto, ti toglierà il sorriso.
Spetta a te decidere se vuoi che quel qualcosa, ti tolga anche la voglia di vivere.

Sappi, però, che se rinuncerai.
Se dirai basta.
Se ti tirerai indietro.
Non rinuncerai solo alla vita.
Ma anche a tutto quello che essa può offrirti.
Quindi, guarda dentro di te, scruta i volti delle persone che ami e chiediti: sono pronto a rinunciarvi?




                                               **********


In quest' ultimo anno sono cambiate veramente tante cose.
Mai avrei pensato che la mia vita potesse essere stravolta ancora una volta.
Ancora una volta, in meglio.

Ero abituata, ormai, a ricevere bastonate su bastonate.
Ero abituata a dover sopravvivere.
A dover sempre stringere i denti e cercare di andare avanti.

Mi guardavo allo specchio e non mi riconoscevo.
Mi vergognavo di ciò che ero diventata.
Tanto che alla fine, avevo pure smesso di rimanere lì davanti a scrutarmi.

Mi sono accorta di essere cambiata, qualche mese fa.
Una mattina mi sono svegliata e ho capito subito che c'era qualcosa che non andava.
Qualcosa di diverso.
Poi ho sorriso.
Si, ho sorriso.
Ho sorriso, perchè ho capito.

Per la prima volta dopo quella maledetta sera, mi sono svegliata senza il mal di testa.
Senza quel fottuto trapano nel capo.
Senza quel dolore allucinante.
E lì, ho finalmente capito che le cose erano cambiate.

Da quel giorno, notavo sempre più miglioramenti.
Meno dolori fisici.
Ero quasi sempre di buon umore.
Sempre meno voglia di uscire a fare a pugni.
Finalmente, mi ero ritrovata.
Mi Sono ritrovata.

Però adesso, adesso ho la conferma di questo cambiamento.
Perchè mai, mai in quest' ultimi anni, entravo quì con il sorriso sulle labbre.
Mai mi sono avvicinata a Lei, con il sorriso.

Afretto il passo, destreggiandomi fra le varie lapidi di marmo bianco.
Stringo forte il fiore che ho in mano.
Mi blocco solo dopo essere arrivata a destinazione.

Scruto quella foto familiare, sorridendo ancora più ampiamente.
Poi mi siedo, nella solita posizione.
Poso una mano su quell' immagine.

-Ciao- mormoro, allegra -scusami se sono venuta a trovarti poco, ultimamente. Ma ho avuto molte cose da fare- dico, senza mai abbassare lo sguardo -io e Alessia siamo andate un week-end a Mirabilandia, ci credi? Io che odio quei giochi infernali!- rido, ricordando le molte volte che Federica mi supplicava di andarci -alla fine mi sono pure divertita!- smetto di ridere, tornando seria -ma non sono quì per parlarti di questo, oggi. Sono quì per fare una cosa che negli ultimi anni, non ho mai fatto- sospiro -sono sempre venuta quì a scusarmi, a dirti quanto mi manchi e quanto io ancora ti amo e...e non mi sembra giusto- sorrido, timidamente -non è giusto ridurre la nostra storia, solamente a questo. Io sono quì stamani, Fede, per ringraziarti- affermo, senza batter ciglio -ti ringrazio perchè è solo grazie a te se io sono ancora quì. E' grazie a te se ho trovato persone come Eleonora e i suoi genitori, se ho trovato un lavoro, una casa e si, so che tu hai fatto in modo che io trovassi Alessia- sospiro -io ti ringrazio F, perchè tu mi hai salvato. Mi hai salvato da me stessa, dal male che mi stavo facendo. Tu mi hai dato l' Amore e hai fatto in modo che capissi che pure io sono in grado di amare. Tu mi hai insegnato che non ci sono solamente cose cattive, nella vita. Ma che ci sono anche gioie e che la felicità è sempre dietro l' angolo e che sta a noi, fare di tutto per trovarla- 

Prendo una pausa, scrutando il suo volto.
Mi perdo nei suoi occhi smeraldo.
Sorride anche in quella foto.
Lei sorrideva sempre.
Era fatta così.
Poche volte mi ha mostrato le sue lacrime.

-Chiederti scusa, non cambia le cose e adesso l'ho capito. Posso rimediare cercando di essere felice, come tu volevi. Ti prometto, Fede, che farò di tutto per avere sempre il sorriso, per vivere la mia vita al meglio come tu mi hai insegnato. E ti prometto anche, che terrò d' occhio la Testona- rido, pensando a tutte le volte che Federica la chiamava così -Grazie Federica, grazie per aver fatto parte della mia vita. Grazie per avermi salvato-

Mi alzo in piedi, scuotendomi i pantaloni dalla polvere.
Dedico un ultimo sguardo dolce alla sua foto.
Sorrido abbassandomi, posando il fiore tenuto fin ora in mano, su quel marmo bianco.
Una rosa rossa.

-A presto, F-



                                                     **********


Se un anno fa, mi avessero detto che sarei stata impegnata con una ragazza bellissima e fantastica, mi sarei messa a ridere.
Avrei detto che sarebbe stato impossibile.
che mai sarebbe potuto accadere.
Ma ora, ora capisco quanto mi sbagliavo.

Prima di conoscere Francesca, credevo che l' Amore vero non esistesse.
che era soltanto un' illusione inventata dall' uomo, per dare un senso alla propria vita.
Un qualcosa in cui credere e sperare.

Dopo la storia con Anna, mi ero ripromessa di non aprirmi più con nessuno.
Di stare alla larga da ciò che tutti chiamano Amore.
Di non dipendere più da una persona.
Poi però, è arrivata Feffe.

Feffe è piombata all' improssivviso nella mia vita, come un fulmine a ciel sereno.
E' arrivata e ha stravolto completamente tutte le mie convinzioni.
Grazie a lei, ho capito cosa è l' Amore.

Cosa vuol dire essere innamorati.
Saper di poter sempre contare su qualcuno.
Cosa vuol dire non sentirsi mai soli.

Francesca è la mia roccia.
E' il mio angelo personale.
Ed in quest' ultimo anno, ho imparato a conoscerla.
E più la conosco, più mi innamoro di Lei.

Sorrido, vedendola avvicinarsi.
Esce da quell' enorme cancello in ferro battuto, sorridendo.
Sono veramente colpita dall' enorme cambiamento che ha fatto.
Colpita e molto ogogliosa.

-Hai fatto?- le chiedo, una volta che mi si è portata di fronte.

-Si- annuisce, allegra -andiamo?-

-certo- rispondo, contenta, porgendole una mano.

Mano che afferra prontamente con la sua.
Intreccia le nostre dita.
Rimane qualche secondo a fissare il contrasto delle nostre pelli a contatto.
Sorride.

-Allora, dove vuoi andare a festeggiare?-

-Tu che avevi in mente?- domando, furba.

-Bhé, diciamo che casualmente c'è un tavolo per due in un certo tuo ristorante preferito, che ci aspetta-

-Hai prenotato al cinese?-

-Ovvio- dice, attirandomi verso di lei.

-Potrebbe iniziare a piacermi, la cosa- sorrido -e dopo?-

-pfff ora vuoi sapere troppo- volta la testa di lato, sbuffando.

Rido, buttandole le braccia al collo.
Si unisce alle mie risate, prendendomi per la vita.
Mi schiaccia contro di sé.

-Ok, tu hai pensato al prima- dico, attirando la sua attenzione -io avrei dei progetti per il dopo- affermo, sorridendo maliziosamente.

-Potrebbe iniziare a piacermi, la cosa- ripete la mia stessa frase, ricambiando il sorriso.

-Bhé, Amore, facciamo un anno insieme! E' una cosa importante! Dobbiamo festeggiare per bene, no?-

-Giusto- afferma, convinta -quindi, che ne dici se andiamo?-

-Va bene!- acconsento -e..Feffe?- 

-Si?-

-Ti Amo- mormoro, guardandola negli occhi.

-Ti Amo anche io- sorride, baciandomi.



                                                     **********



I momenti "No" capitano a tutti.
Sono quei momenti in cui ti senti a terra, a pezzi.
In cui pensi di non farcela.
Dove la  voglia di vivere, viene a mancare.

Ti butti sul letto.
Metti la playlist più deprimente, che hai sul computer.
Scruti il soffitto e ti chhiedi quanto la tua vita faccia schifo.

Inizia ad elencare tutte le cose negativi.
Te la prendi con te stesso.
Mandi a fanculo tutto e tutti, più volte.

Ti senti talmente giù, che più niente sembra avere un senso.
Nessuno sembra essere più così importante.
E tu ti chiedi che scopo hai nel mondo.

Sono quei momenti bui.
Quelli che seguono una batosta.
Una brutta notizia ricevuta all' improvviso.

"succede", ti dicono.
"Capita a tutti".
"prova a dormirci su".

Consigli, su consigli.
Come se per loro fosse facile, no?
Che ne sanno tutti, di quelli che senti tu?

Ognuno reagisce al dolore in maniera diversa.
C'è chi si chiude in se stesso.
Chi ha biogno di stare in compagnia.
chi piange a dirotto.
Chi fa finta di nulla.
Ma il dolore c'è e non riesci a mandaro via.

Perchè la verità è che da soli non ce la facciamo.
Certo volte il dolore è troppo grande.
La batosta è troppo grossa.
E in quei casi non abbiamo bisogno di consigli.
Di canzoni deprimenti.
Non abbiamo bisogno di piangere.
In quei casi, si ha solamente bisogno, di qualcuno che ci salvi.


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ANGOLO AUTRICE:

Saaalve ^^

E' con immenso dispiacere che annuncio la fine di Save Me.
E' così, siamo arrivati alla conclusione.
Questa storia finisce quì.
Spero che l' ultimo capitolo sia stato di vostro gradimento.

E adesso, veniamo ai ringraziamenti.
Ringrazio tutti voi che avete letto con così tanto interesse.
Ringrazio chi ha preferito\ricordato\seguito questa storia e tutti quelli che mi hanno lasciato un loro parere.
E' soprattutto grazie a voi che ho potuto finire di scrivere questa FF.

Ci ho messo veramente tutta me stessa e spero che abbiate apprezzato.
Ho amato scrivere "Save Me" e dar vita a questi personaggi :' )

Come già ho detto, ci sarà un seguito!
Non verrà subito, però.
Voglio prima portare un bel pezzo avanti "Love Of My Life".
Storia che consiglio di leggere a tutti i curiosi sulla relazione tra Feffe e Fede ;)

Ancora sentiti ringraziamenti a tutti voi!
A presto, spero!
Un bacione immenso <3

-Crige-

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