Il ciliegio di Flower street

di morghi_94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** il tramonto di Jane ***
Capitolo 2: *** Sogno alla menta interrotto ***



Capitolo 1
*** il tramonto di Jane ***


Il tramonto di Jane


Aveva i suoi occhi di ghiaccio fissi su quello spettacolo raccapricciante, nonostante ciò non provava niente. In quel momento era solamente dominata da un sorriso perverso che le solcava il volto mentre una lacrima le scorreva ancora lungo la guancia destra.  Uno spiraglio di luce di un arancione intenso le illuminava proprio quegli occhi gelidi e impassibili e un ciuffo di capelli castano-chiari che, sotto quella luce, davano luminosi riflessi quasi rossi.  Rosso…era il colore dominante in quell’enorme stanza semibuia.  Jane non poteva vederlo, ma lo percepiva. Sentiva ancora dei rivoli di sangue scorrerle sulle dita e cadere a terra silenziosamente, quasi come se la stessero accarezzando dolcemente per confortarla ed esprimerle la loro approvazione per ciò che aveva fatto. Man mano che riacquistava sensibilità, sentiva quelle piacevoli sfumature arancioni scaldarle appena il volto, in modo molto delicato e piacevoe. Il martello insanguinato cominciava pian piano a scivolarle dalla mano ma Jane non si oppose alla forza di gravità e lo lasciò cadere sul pavimento di legno chiaro.  Quando il pesante oggetto cadde, la giovane si sentì cedere le gambe e decise che anche per lei era giunto il momento di non contrastare quella forza potente che governa il mondo.  Jane crollò pesantemente sulle sue ginocchia, portò istintivamente le mani avanti per non battere la testa sul pavimento e rimase così a lungo. Si accorse che sul pavimento si stavano rompendo in mille piccoli diamanti delle gocce cristalline che scendevano dal suo viso e Jane si lasciò completamente abbandonare sul suo fianco destro. Si era appena accorta della nitida impronta rossa lasciata sul pavimento, quando cominciò a sentire che quei piccoli cristalli che uscivano dai suoi occhi diventavano sempre più numerosi e incessanti e finivano per essere accolti dal tiepido legno, che li assorbiva. Jane si rannicchiò su sé stessa, la sua vista divenne sempre più offuscata, fino a che anche quel suo ultimo spazio terreno divenne buio, mentre i raggi arancioni del sole sparivano accarezzandole un’ultima volta le gambe lisce,  lasciandola per sempre nell’oscurità e nel silenzio.

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Capitolo 2
*** Sogno alla menta interrotto ***


Jane Watson era comodamente seduta, nel salotto di casa sua, su di un divano di pelle di un inconsueto color giallo opaco; quella scelta bizzarra le ricordava talvolta le disapprovazioni di sua madre al riguardo. “Andiamo Jane, non puoi seriamente pensare di prenderti il divano di quel colore!” “Perché, che c’è di male? È un colore come un altro, non mi sembra poi tanto inguardabile…” “Sarà….ma se le cose stanno così figlia mia, non invitarmi mai a casa tua….”. Se ci pensava sorrideva, perché sapeva che in fondo sua madre scherzava e riteneva sarebbe veramente stata una discussione assurda se così non fosse stato. Socchiuse le labbra rosse e sottili e soffiò leggermente sulla superficie della tazza di tè bollente che teneva in mano, l’aroma alla menta che emanava l’infuso le dilatava le vie respiratorie facendola sentire rilassata e in pace con se stessa. Chiudeva gli occhi respirando a pieni polmoni quell’intenso profumo ed era come se per alcuni secondi riuscisse a non sentire più nulla di quello che la circondava, riusciva a fare spaziare l’immaginazione, che di solito la portava a vedere immensi spazi aperti, interamente bagnati dal sole, prati sconfinati con erba verdissima e fiori di ogni forma, colore e dimensione. Una lieve brezza umida le scompigliava i capelli mossi e sembrava quasi avvolgerla; lei allora si lasciava sospingere da quella natura amica e allargava le braccia, quasi stesse provando a volare… Driiiinnn. Driiiiinnn. “Che palle!”. Il suo cellulare stava squillando a più non posso, cercando di attirare la sua attenzione in ogni modo possibile. Jane era determinata a lasciarlo suonare fino a quando la persona che la stava cercando non si fosse arresa, se non fosse stato per la vibrazione insistente, che continuava a far muovere autonomamente il telefono, che si stava dirigendo ormai alla fine della scrivania su cui era appoggiato. Fu così che Jane, sbattendo un po’ irritata la tazza di tè sul basso tavolino di vetro, si alzò dal divano tanto disapprovato e rispose alla chiamata. La voce di Thelma era entusiasta:” Ciao tesoro! Allora come stai? Pensavo, e se ci incontrassimo oggi pomeriggio? Ho delle news….!! Non ti voglio anticipare niente ma hai presente il figlio….”. Thelma era una giovane donna sempre allegra, piena di vita e iniziative nuove, e Jane, pur essendo l’opposto dell’amica per carattere, aveva imparato ad apprezzarla e sembrava anzi che questa loro polare diversità le unisse ogni giorno di più. Thelma adorava parlare e, a volte (ma non per cattiveria) Jane doveva costringersi a non ascoltarla per un po’ in modo da evitare di farsi venire il mal di testa: ed era infatti quello che stava facendo in quel momento; la sua voce aveva un che di stridulo attraverso l’apparecchio, ma la rabbia iniziale era già sparita perché comunque era al corrente del fatto che quella voce forse un po’ troppo acuta e stravagante l’aveva aiutata in mille situazioni e che in altrettante future non l’avrebbe abbandonata. “Sì sì, dai, mi racconterai tutto più tardi, non ti preoccupare”. “Bene! Allora dove ci troviamo?... 'da Alfred’ alle 16 ti può andare? Ah, perché non porti anche Louie? Così ci facciamo anche un giro nel parco quando ho finito le mie super news… e ti risparmi di doverlo portare fuori più tardi al buio…può diventare rischioso”. “Rischioso!? Ma dai Thelma non farmi ridere. Se c’è una paura che non ho è proprio quella di mostri maniaci inesistenti presenti in questo centro disabitato!” Jane si lasciò scappare una risata alla sua battuta di pessimo gusto. ” E poi forse ti dimentichi di Louie… nessuno mi può toccare in sua presenza, lo sai bene anche tu…!”. Sorrise, ripensando a quando aveva presentato per la prima volta il suo cane a Thelma. “comunque d’accordo, ci vediamo lì, ciao…si si ciao”. Riattaccò e guardò fuori dall’ampia finestra del salotto che dava su Flower Street: l’enorme albero di ciliegio che occupava praticamente tutta l’area della finestra era pieno di bellissimi e delicati fiori rosa, i rami ai quali questi erano attaccati vennero scossi leggermente dalla brezza primaverile e Jane lo interpretò come un cenno di saluto e un invito ad uscire, dato che i fiori illuminati quasi di luce propria le suggerivano che dovesse essere una giornata fantastica. “Che bella giornata” pensò mentre involontariamente le sue labbra si allargarono in un delicato sorriso

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