DUBLIN SKY
Ad anna che oggi compie diciotto anni dedico la sua gemella di pixel e
bites
CAPITOLO PRIMO: NUMERO 100 O’CONNELL STREET
Minuscoli, insignificanti puntini rilucevano nell’oscura
volta dublinese. Il sole era calato da un pezzo lasciando posto ad una notte
inquieta. L’orologio aveva appena finito di battere gli ultimi rintocchi delle
ventitré, ma nessun’ombra si aggirava per i viali e le strade della città
irlandese. C’era un qualcosa nell’aria che lasciava presagire … magie. Gli
abitanti assopiti profondamente non poterono notare che la notte era
stranamente silenziosa: nessun rumore, nessun fruscio, nulla di nulla, solo un
cupo silenzio.
D’un tratto il vento sollevò le poche foglie dal manto
stradale e le fece vorticare a mulinello per la via desolata. Qualcuno stava
arrivando. Quello che nessuno sapeva era che nello stesso istante a Guadalajara
sarebbe accaduto qualcosa che avrebbe cambiato per sempre il corso degli
eventi.
DUBLINO, 23.05
Tutto taceva nella piccola casetta al numero 100 di O’Connell
Street. I cinque abitanti dormivano di un sonno profondo e il loro ritmato
respiro era scandito dai lievi rintocchi dell’orologio a pendolo.
All’improvviso un tonfo.
Si svegliò così Annie. Un rumore sordo come di una caduta
la destò bruscamente lasciandola perplessa per qualche secondo. Aveva solo
sognato quel rumore? Rimase in ascolto. La casa assopita sembrava non essersi
accorta di nulla. Decise di tornare a dormire, probabilmente si era trattato
solo di un brutto sogno…BANM!!!
La ragazza scattò a sedere sul letto con il cuore
impazzito che batteva a mille nel suo petto: c’era un estraneo nella sua
camera.
-lumus!-
Una fiocca luce filtrò dalle ante dell’armadio richiuse
male e illuminò scarsamente la camera. Annie riavutasi dall’immediato sbigottimento
fece correre veloce la sua mano sul comodino ad afferrare qualcosa che
prontamente si strinse al petto.
Senza cigolii un’anta si aprì e ne uscirono arruffate
ciocche di capelli a contorno di curiose iridi verdi che si posarono cautamente
sugli oggetti della stanza. Molto lentamente l’intruso decise di uscire.
-lumus maximum-
Un’ondata di dorata luce invase la stanza rivelandone ogni
più piccolo dettaglio, compreso la sua proprietaria appollaiata sul letto con
dipinta in viso un’espressione profondamente stupita.
Harry represse a stento un’imprecazione, aveva creduto che
la stanza fosse vuota e ora si era fatto scoprire alla grande usando la magia
di fronte ad una babbana!! Si chiese come le cose sarebbero potute andare
peggio in quel giorno e si augurò che l’orologio arrivasse in fretta a battere
la mezzanotte.
Dopo l’iniziale sbigottimento, Annie accese la luce sul
suo comodino e balzò in piedi accanto al letto scrutando attentamente il
ragazzo uscito dal suo armadio. Già perché proprio di un ragazzo si trattava …
ed era uscito dal suo armadio!!!
“pensa cervello pensa ad una scusa per questa babbana” si
disse Harry, ma la miriade di scuse e idee che balenarono nella sua mente
furono una più idiota dell’altra: la schianto? Mi spaccio per il controllore
del gas? Dichiaro una candid camera?
Come poteva essere entrato un ragazzo nel suo armadio???
Annie continuava a fissarlo pietrificata, il cervello incapace di pensieri
razionali come per esempio svegliare il resto della famiglia. Eppure c’era
qualcosa…ma non riusciva a capire cosa. Poi d’un tratto lo vide.
-Harry Potter!! Tu sei Harry Potter non è vero? Non posso
sbagliarmi-
Per qualche istante Harry non riuscì ad afferrare a pieno
l’assurdità della scena e rispose un po’ perplesso con un
-Ehm si-
-Oh non ci credo Harry Potter in casa mia…in camera mia!!!
Non ci credo è un sogno!!-
“Ehy ma come faceva la ragazzina babbana a conoscere il
suo nome?”
-Oh ti prego devi assolutamente farmi un autografo con
dedica sulla tua figurina delle cioccorane!! Le mie amiche schiatteranno
dall’invidia, la prendo subito-
E corse verso un cofanetto posto sulla scrivania a lato
del letto.
“Sono sulle figurine delle cioccorane???? Da quando sono
sulle figurine delle cioccorane? E come faceva una babbana a conoscere le
cioccorane?”
-
ma tu non sei babbana?-
-
io? Oh no di certo!-
-
ma vivi in una casa babbana!-
-
beh è una lunga storia e poi questa non è la mia
famiglia, ma prima firma qui-
Harry guardò con attenzione un altro se stesso che, da
dietro una cornice, cercava disperatamente di appiattirsi il ciuffo per
nascondere la cicatrice e rise. Però, non era poi così male in quella foto
chissà da dove l’avevano scovata, probabilmente era una delle centinaia di foto
scattategli da Colin Canon.
-
e da quando c’è una mia foto sulle cioccorane?-
-
ma come non lo sai? È uscita la nuova
collezione!!!-