Non è un'altra stupida FanFiction su Glee

di Lena1897
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** E' un mercoledì mattina qualsiasi a Los Angeles ***
Capitolo 2: *** Era una scuola per fighetti e privilegiati ***
Capitolo 3: *** L'omelette è ormai fredda, ma a Kurt non importa ***
Capitolo 4: *** Hollywood è uno stramaledetto covo di serpi ***



Capitolo 1
*** E' un mercoledì mattina qualsiasi a Los Angeles ***


Disclaimer: Personaggi non miei (purtroppo) non ci guadagno un euro, ma solo tanto diletto. Non è mia intenzione denigrare nessuno con il titolo della storia, è solo un richiamo al film "Non è un'altra stupida commedia americana"; si tratta più che altro di autoironia.
Aggiornamento: Totally random, sorry



 

 

E' un mercoledì mattina qualsiasi a Los Angeles
(Prologo)



E' un mercoledì mattina qualsiasi a Los Angeles. Blaine entra in cucina e bacia la testolina bionda di Julia, la quindicenne che ha in affidamento da ormai 6 mesi. Si siede con lei a tavola e si versa del caffè mentre controlla le email. Una arriva dal prof. William Schuester e fa nascere un sorriso sorpreso ma entusiasta sul suo volto.
«Vicky, pare che le Nuove Direzioni abbiano passato le regionali» urla eccitato. La ragazzina davanti a lui non manifesta il minimo interesse per la cosa. Qualche secondo dopo arriva in cucina una donna: bassina, lunghi capelli castani con le punte rosso mogano, jeans stretti e maglia oversize.
«Qualsiasi cosa tu abbia urlato non ho sentito» lo informa con noncuranza mentre frega la sua tazza di caffè e la beve impunemente davanti ai suoi occhi
«Dicevo» la rimbecca evidentemente stizzito «che le Nuove Direzioni hanno passato le regionali. Faranno le nazionali qui a Los Angeles. Contro di noi».
«Tanto li battiamo» si inserisce Julia, usando lo stesso tono noncurante della sua madre adottiva e non staccando gli occhi dal suo cellulare di ultima generazione.
«Questo atteggiamento spavaldo sarà la rovina delle “Black swans”, te l'ho già detto, mai sottovalutare gli avversari» la redarguisce puntandole contro il dito. L'adolescente nel vederlo sgrana gli occhi e scuote la testa indignata.
«Punto primo, non puntare il dito come Zio Cooper, non ti rende più intenso, solo più ridicolo. Punto secondo l'anno scorso avevi detto di non sottovalutare quei Vocal Mortorio o come si chiamavano e guarda un po'... hanno chiuso per ottavi alle nazionali».
«E voi avete chiuso per settime» si inserisce la donna che ha finito di sorseggiare il caffè ed ha di nuovo riempito la tazza per restituirla a Blaine.
«Grazie, Vicky» e sembra si riferisca tanto alla colazione quanto al supporto morale. Peccato che Julia, ferita nell'orgoglio decida di fare la teenager offesa e senza dire una parola li lasci da soli, avendo cura di fare il più rumore possibile mentre sale le scale per recuperare la borsa della scuola.
«Quindi, pare che rivedrai il tuo vecchio insegnante e che il coro della nostra scuola si confronterà con il loro alle nazionali» riprende la ex performer, raggiungendo la sedia lasciata vuota da Julia e piantando i grandi occhi castani in quelli dell'altro.
«C'è di più in realtà. Visto che tanti dei ragazzi che hanno fatto parte delle Nuove Direzioni lavorano qui o ci passano in tournèe, Il prof. Schuester vuole organizzare una... rimpatriata» l'ultima parola sembra uscire a fatica dalle sue labbra.
«Ahn... » momora comprensiva « E lui ci sarà?» domanda discreta allungando la mano sinistra sul tavolo.
«Non ne ho idea» risponde l'ex usignolo tendendo a sua volta il braccio per stringere il palmo di lei.
«Beh, sono passati dieci anni. Magari non è più così carino» cerca di consolarlo.
«Era sulla copertina di Men's Health il mese scorso. Più bello che mai».
«Oh, sì, l'ho visto. Effettivamente era...» comincia a sventolarsi con la mano libera «Uh...» commenta distrattamente con aria sognante, strappando un'occhiata disperata a Blaine «Scusa, non sono d'aiuto, mi dispiace» cerca di riprendersi aumentando dolcemente il vigore della stretta delle loro mani.
«Hey, voi due. Devo ricordarvi che avete un lavoro e che io ho francese alla prima ora e che quella mi odia?» urla Julia fermandosi sulla porta con piglio indignato.
Blaine e Victoria la fissarono stralunati e poi si guardarono. Hanno negli occhi la stessa muta domanda: quanto devono essere cretine due persone per sposarsi al solo scopo di ottenere in affidamento un'adolescente despota bionda?







Angolo Autrice: Prima storia che scrivo su Glee e su una serie tv in generale. Victoria è l'unico personaggio nuovo che inserirò, mi serviva qualcuno accanto a Blaine che avesse lo stesso tipo di relazione che Rachel ha con Kurt. (Beh, a parte che Blaine e Victoria sono sposati e hanno una figlia in affidamento, ma non vi infervorate e non mandatemici. E' un matrimonio di copertura e tutti lo sanno, poi si spiega con calma)
Come si è capito è una Klaine e ci saranno accenni di Quick. Potrebbe esserci una coppia sorpresa, ma finché non sono certa non mi sbilancio. Principalmente è una Klaine, molto travagliata, perché le cose semplici non piacciono a nessuno.
Se vi ho incuriosito e volete avere il seguito, pregate affinchè io non mi smarrisca in sottotrame e chissà che altro xD

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Capitolo 2
*** Era una scuola per fighetti e privilegiati ***


 

Era una scuola per fighetti e privilegiati
 
 
Era una scuola per fighetti e privilegiati. Non c'era un altro modo per descrivere la Notre Dame High School di Sherman Oaks, Los Angeles. Una scuola privata, cattolica, dedita all'eccellenza in ogni campo. Ogni volta che Blaine entrava nel parcheggio sentiva di tornare ragazzo, piacevolmente avviluppato nell'ambiente classico ed elegante di una scuola di alto livello. Era un po' come tornare alla Dalton, ed era il principale motivo per cui quando aveva avuto occasione di entrare come insegnante non se l'era fatto ripetere più di una volta. 
Quello che era più sorprendente della NDHS era che al di là della facciata patinata dovuta alla stretta vicinanza con Hollywood, mantenesse un'aura di austerità e rigore. Vedere tutti quei ragazzi e quelle ragazze vestiti rigorosamente in grigio e blu sembrava dargli una sorta di sicurezza e non c'entrava certo il fatto che la divisa della Dalton implicasse pantaloni grigi e blazer blu.
«Ciao, vado» Senza aspettarsi una risposta Julia scivola fuori dall'automobile e se ne va a raggiungere un gruppetto di ragazze che la salutano calorosamente.
«Prima o poi dovrà imparare a rispettarci» sospira sconsolato l'ex Usignolo.
«Oh, Blaine, quanto adoro il tuo ottimismo» lo imbecca Victoria sganciando la cintura di sicurezza ed uscendo dal Suv. 
«Ci vediamo a pranzo?»
«No, a pranzo devo andare a ritirare i costumi per l'esibizione al galà degli ex alunni. Ci vediamo direttamente alle prove del Glee»
«Se ci arrivo vivo» si ritrova di nuovo a mormorare lui mentre chiude la macchina e si avvia verso l'edificio
«Adoro anche il tuo pessimismo, lo sai?» lo imbecca lei prima di baciarlo sulla guancia e girare verso l'ala nord. 
 
***
 
Al liceo McKinley William ed Emma sono seduti in sala professori. Quasi incredibile pensarlo ma a circa dieci anni dal matrimonio riescono ancora a guardarsi con quella luce di insana adorazione reciproca che provoca il voltastomaco alla Coach Sylvester. 
«Allora, William, come procedono i tuoi stupidi piani per rimettere insieme quel branco di debosciati del primo anno del tuo insulso Glee Club?»
«Bene, Sue, grazie» La risposta del professore è ovviamente esasperata «Rachel deve ritirare un premio a Los Angeles proprio quella settimana. Quinn e Puck verranno da San Francisco e si porteranno dietro Sam. Blaine, Mercedes e Tina non stanno nella pelle a quanto pare»
«Hai saputo niente più niente da Santana e Brittany?» Domanda Emma con un sorriso allegro e fiducioso.
«Brittany sta cercando di capire quanto ci rimetterebbe a saltare un paio di date del tour di Ke$ha»
«Sicuramente ci guadagnerebbe in qualità di vita » Commenta sdegnata Sue, ancora oltraggiata al pensiero che una delle sue Cheerios sculetti sul palco di quella così detta Pop star. Se proprio era tenuta a farlo, come minimo avrebbe dovuto ballare per Madonna.
«Santana sta ancora cercando una sostituta» si inserisce l'insegnante di storia, cercando di ignorare i suoi commenti.
«Come se il demenziale programma in cui è produttrice potesse andare peggio senza lei che manda tutto al diavolo»
«Sue, adesso è abbastanza» evidentemente Will ha superato il limite di insulti che possono essere dedicati ai “suoi ragazzi” per oggi.
« E va bene signor “Sono passati decenni ma non mi sono ancora accorto di avere un taglio di capelli ridicolo” vi lascio a gioire della vostra piccola riunione di famiglia» Prima ancora di finire la frase Sue è fuori dall'aula professori.
«Tu credi che se la sia presa perché non l'abbiamo invitata?» Domanda Emma dubbiosa.
«Beh, non è che mi invogli a farlo con il suo atteggiamento»
«Sì, ma Quinn, Santana, Brittany... persino Kurt, Mercedes, Blaine e Tina, sono tutti stati anche “suoi ragazzi”, Will. Forse Sue non è brava a manifestarlo, ma sono certa che abbia voluto bene a tutti loro»
«Già» Ammise Will, sconfitto dall'evidenza e dalla sua mancanza di sensibilità «le chiederò di venire domani» Emma si concede un sorriso ed un versetto di gioia che portano anche il marito a sorridere. 
«E Kurt?» Domanda poi trasecolando
«... Kurt» Ripete Will, rabbuiandosi di nuovo.





Angolo autrice: Eccomi risorta dalle ceneri con un aggiornamento. Ho pensato a lungo che cosa fare di questa storia, pare che il prologo non sia stato amato, quindi avevo anche in mente di cancellarla. Ma prima di andare con un colpo di spugna ho pensato di darle almeno altri 4 capitoli (escluso questo) per ingranare. Per evitare di impantanarmi con gli aggiornamenti ho deciso di optare per una cosa breve, più che altro a scene, così da poter provare ad aggiornare almeno una volta a settimana. Non garantisco nulla, ma ci provo. Poi se qualcuno pensa che sia meglio il famoso colpo di spugna ditemelo che non mi offendo xD
Alla prossima!

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Capitolo 3
*** L'omelette è ormai fredda, ma a Kurt non importa ***


 

Note preliminari: Ormai è ufficiale che la storia procede a scene, quindi ci sono molti dialoghi. Cerco di scriverla immaginando che sia una puntata di Glee, non so se rendo facile a voi leggerla in questo senso, ma lo spero. Le parti in corsivo sono (come si capisce leggendo man mano) dei flashback.


 

L'omelette è ormai fredda, ma a Kurt non importa
 

 

L'omelette è ormai fredda, ma a Kurt non importa. La guarda con interesse scientifico, come stesse cercando di sezionarla con lo sguardo. La presa sulla forchetta è molle, motivo per il quale sta quasi inerme a contrastare con il piatto bianco.
«Puoi sempre andarci senza di me, se vuoi» dice l'altro con noncuranza, gustandosi la colazione.
«Perché non dovresti venire?» chiede Porcellana alzando finalmente lo sguardo su di lui. Che si concede un ghigno malizioso che lo esaspera. 
«Non roteare gli occhi in quel modo, sei tu che hai parlato di venire. E' perfettamente normale che io ti faccia notare che... io vengo sempre»
«Molto di classe, davvero» commenta lasciando andare la forchetta e storcendo il naso. L'altro non sembra minimamente toccato.
«E' per Blaine?» Nel momento in cui il nome del suo primo amore viene citato Kurt stringe le labbra in una linea dura «Non sono geloso, te l'ho detto»
«Infatti non è che non voglio andarci perché ho paura che tu sia geloso» puntualizza «E' solo che... il passato è passato. La mia vita è qui a Parigi, ora»
«Appunto: il passato è passato. Che male può farti una cena con i tuoi ex amici?» Kurt si sofferma a guardare l'altro negli occhi, non sembra uno dei suoi soliti intrighi, è stranamente sincero.
«Se ci vado – e non ho detto che ci vado – Vorrei che venissi con me» Conclude alla fine.
«Kurt» lo richiama affettuosamente, allungando la mano sul tavolo in un gesto che vuole essere intimo, di supporto «Ovviamente» aggiunge con un sorriso aperto e incoraggiante «Sai quanto mi piace venire con te» ed eccolo il ghigno sfottente che ritorna.
«Non cambi mai»
«Perché so di piacerti così» 
 
***
 
Los Angeles è soleggiata, come sempre. Blaine vuole davvero fare una buona impressione, motivo per il quale ha gellato i capelli in modo impeccabile, ha infilato dei jeans tanto stretti che rischiano di provocargli escoriazioni se li toglie troppo in fretta ed ha messo il suo papillon rosso, il suo porta fortuna. Ha preso il treno e poi un autobus, l'appuntamento era alle 17.30 e lui per evitare figuracce ha pensato bene di essere lì con dieci minuti di anticipo.

Ci prova ogni santa volta ad essere puntuale, ma proprio non ci riesce. Victoria e la puntualità sono due concetti inconciliabili. Sta correndo come una disperata per San Fernando Road e per poco non ci rimette l'osso del collo quando gira a Peoria Street. C'è quasi. Ha solo... non può guardare l'ora nel cellulare, rischia di sbattere contro qualcosa o qualcuno. El Dorado Avenue, finalmente. 

Sta provando a chiamare la proprietaria della casa che deve visitare per affittare una camera, ma nessuno sembra rispondere, per ora. E' certo di non aver sbagliato indirizzo, è davanti al portone di un palazzo e c'è un cartello che riporta l'annuncio che ha letto sul giornale. Nella strada non troppo trafficata nota una ragazza correre come una forsennata, proprio nella sua direzione. La guarda dubbioso quando lei si ferma a meno di un metro, con il fiatone e piegata su sé stessa nel disperato tentativo di riprendere fiato. 
«Sei Blaine?» chiede tra gli ansiti.
«La signora Houston?» azzarda incerto. Si era aspettato una signora di mezz'età, per bene. Si è ritrovato con una circa ventenne con gli shorts sfilacciati, una maglia quattro volte più grande della sua taglia e gli anfibi. Per non parlare della massa di ricci metà neri e metà viola. 
«Mia madre. Io sono Victoria» risponde lei rimettendosi in piedi, ma tenendosi una mano sul fianco, evidentemente ancora a corto di fiato «Perdona il ritardo, le prove non finivano più» Prova a scusarsi.
«Non fa niente» E' gentile, comprensivo «Tutto bene?» Domanda poi constatando il suo stato di sofferenza.
«Eh, come no» conferma lei mentre cerca di ovviare alla bocca secca «Saliamo, sì?» Non aspetta nemmeno risposta, rovista nella sacca che porta a tracolla e trova le chiavi. Ci prova a far entrare prima lui, ma Blaine fa il cavaliere e le cede il passo, così lei si limita a fare strada.
«Allora, Blaine Anderson, da dove vieni?»
«Westerville, Ohio. Ma ho studiato Musical a New York, come ho detto a tua madre» spiega mentre sono in ascensore
«E che cosa ti porta nella città degli angeli?»
«Sono stato ingaggiato per uno spettacolo»
«Fico!» Esordisce lei mentre l'ascensore si ferma al sesto piano «Ah, già. Quelli del settimo e dell'ottavo si rifiutano di pagare le tasse condominiali, quindi tocca andare a piedi» annuncia greve continuando ad anticiparlo.
«Capisco» dice soltanto lui. Le premesse sono pessime. Probabilmente dovrà rassegnarsi ad andare a vivere con Cooper. 
«Quando cominci?»
«La prossima settimana. Ecco perché ho una certa urgenza di affittare» spiega mentre dopo due piani ed un aggiuntiva rampa di scale raggiungono l'attico.
«Beh, la camera qui è pronta, il prezzo lo conosci. Il quartiere è carino» esista un attimo mentre le chiavi scattano facendo aprire la porta «Benvenuto alla reggia degli Houston» annuncia entrando e tenendo la porta aperta per lui, un sorrisone allegro sulle labbra.
 
***
 
L'aula coro della Notre Dame è invasa dalle urla belluine di quindici adolescenti isteriche. Blaine e Victoria stanno provando seriamente a calmarle ma le Black Swans non vogliono saperne di regolare il volume. 
«Ragazze è il consiglio a decidere. Ed ha deciso che il coro deve essere misto» Ripete per l'ennesima volta l'ex usignolo.
«Ma perché? I ragazzi non ci servono» Trasecola Audrey, una delle studentesse dell'ultimo anno.
«Noi siamo perfette come siamo» le da man forte Julia.
«Perfette, pff» Sbuffa uno dei suddetti ragazzi che dovendosi unire al coro si trova nella stanza.
«Hai qualcosa da ridire, George?» Chiede belligerante la senior.
«Beh, non è che abbiate mai portato un trofeo nazionale alla scuola, fino ad ora. Magari con un po' di testosterone, chi lo sa...»
«Se quello che ci serve è il testerone tu che ci fai qui?» Insinua crudele la leader dei cigni.
«Molto di classe, davvero» applaude Blaine, scioccato dai livelli del discorso
«Vieni qui che te lo faccio vedere...» sta già rispondendo George prima che Victoria scatti in piedi
«E allora!» Trasecola sconvolta «Devo necessariamente ricordarvi che c'è una croce appesa alla porta e che questi discorsi sono totalmente inappropriati?» Finalmente cala il silenzio «Bene, ora che ho la vostra attenzione... Le cose stanno così. Il consiglio ha imposto che il rapporto tra ragazze e ragazzi debba essere almeno di tre ad uno. Dato che abbiamo quindici cigni, abbiamo trovato cinque ragazzi che volessero unirsi al coro» Il mormorio di protesta ricomincia quando con voce ancora tonante l'insegnante prosegue «Il che ci porta ad avere venti membri. Dato che ce ne servono solo dodici, se qualcuno proprio non può sopportare di cantare con un maschio, è libero di lasciare il gruppo» Silenzio, shock.
«C'è un'altra cosa» Blaine lo dice con calma, misurando il tono, cercando di tenere buone le ragazze con lo sguardo «Il consiglio ha chiesto che il coro cambi nome per uniformarsi a quello della banda, delle Cheerleader e della squadra di football» 
«Dovremmo chiamarci Knights anche noi?» Esplode Jenny, contralto del terzo anno.
«E' poco femminile» Si lamenta Carrie, soprano del secondo. 
«Così come “Black swans” è poco maschile» fa notare Jerry, un altro dei ragazzi che si suppone si unisca al coro.
«A me piaceva» momora Blaine all'orecchio di Vicky che trattiene un sorriso. Poi torna a rivolgersi ai ragazzi «Abbiamo patteggiato» annuncia solenne «Chevalier» Scandisce con orgoglio «Abbiamo pensato che il francese ricordasse giovanna D'Arco, una grande condottiera, donna» Di nuovo il silenzio.
«Bene, è stato bello, in bocca al lupo per le nazionali» annuncia Audrey alzandosi ed andandosene seguita a ruota da tutte le senior più Jenny e Carrie. Nell'aula oltre ai ragazzi restano solo Julia e due matricole.
«Adesso sì che le Nuove direzioni ci batteranno» Annuncia funerea, scoccando un'occhiata colma di odio prima al gruppo dei ragazzi e poi ai suoi genitori adottivi, specialmente a Blaine.

 
***
 
Santana sta tenendo un colloquio con l'ennesima aspirante produttrice dello show di cui al momento lei stessa è responsabile. Questa volta la donna che ha di fronte non sembra un'idiota qualunque. Scorre di nuovo il suo curriculum, viene dal Bronx, ma ha frequentato l'NYU laurendosi con buoni voti ed ha fatto qualche piccola esperienza con delle web serie girate in New Jersey. 
«Va bene, Adesso l'ultima domanda, Debra» Annuncia seria «Se il regista viene da te e ti dice che le ultime sei scene vanno riscritte e quindi sono da girare nuovamente cosa che renderà necessario sforare di almeno una settimana, cosa fai?» Debra ci pensa su, arriccia le labbra, poi allunga la schiena e porta il petto in fuori, come si mettesse sull'attenti, pur rimanendo seduta.
«Gli dico che ha avuto tutto il tempo per leggere la sceneggiatura e disapprovarla quando era il momento. Se le cose sono pessime come dice ha al massimo tre giorni e che ovviamente pagheremo la troupe con i soldi che tratteremo dal suo cachet» Santana sorride, pienamente soddisfatta. 
«Debra, benvenuta alla TWC. Cominci lunedì» Dopo averle stretto la mano ed averla accompagnata fuori dal suo ufficio recupera il cellulare e si siede sulla scrivania, accavallando le gambe con innata sensualità.
«Britt?» Pausa «Sarà bene che tu dica a Linda di farsi il culo alle prove... finalmente ballerà alla ribalta con Ke$ha perché noi ci vediamo a Los Angeles fra tre settimane» Pausa di nuovo, mentre lei sorride «Mi manchi anche tu. Adesso devo andare. Ci sentiamo questa sera su Skype. Ciao» una volta riagganciato il telefono si sporge per prendere la cornetta del fisso, compone un numero e poi mette il vivavoce.
«Pronto?» Chiede una voce resa metallica dal telefono, ma chiaramente acuta e piacevole.
«Ciao, come sta la mia stronzetta preferita?»
«Ciao Santana» Risponde Quinn con un chiaro tono di sorriso «A che devo l'onore di una chiamata in pieno orario di lavoro?»
«Indovina chi viene a Los Angeles per la rimpatriata delle nuove direzioni...» Suggerisce sogghignando
«Mi prendi in giro? Viene anche Brittany?»
«Puoi scommetterci il tatuaggio di Ryan Secrest! La dannata trinità di nuovo riunita» Annuncia vittoriosa.
 
***
 
Prima che lui arrivasse l'appartamento era spoglio e triste. Victoria non si era mai dedicata a personalizzarlo più di tanto dal momento che ci andava solo per dormire e che praticamente collassava a letto senza rendersi minimamente conto di cosa la circondasse. Nei week end per lo più finiva a dormire nei letti di amiche o del fidanzato del momento. 
Poi Blaine aveva deciso di affittare la seconda camera e da quel momento lei aveva smesso di andare a dormire altrove. Insieme avevano scelto le tende, la nuova tappezzeria del divano, avevano riempito gli scaffali vuoti della libreria e personalizzato la cucina. 
Un anno insieme. Trecentosessantacinque giorni per imparare ad adorare Blaine Anderson e per lasciargli imparare ad adorare Victoria Houston. Ed ora eccoli lì. Seduti nel divano, tristi, un martedì mattina qualsiasi, con gli scatoloni aperti, in attesa di essere riempiti.
«Come farò senza di te?» domanda per l'ennesima volta disperata, abbracciata a lui, come se stesse per partire per il fronte; i capelli biondo cenere arruffati sulla sua spalla. 
«Troverai un altro coinquilino» le ripete per la centomilionesima volta. 
«Ma non sarà te...» piangucola tirando su con il naso «Che ci torni a fare in Ohio?! Tu non sei nato per l'Ohio»
«Non ho come pagare l'affitto» prima che Victoria lo incalzi per l'ennesima volta le mette una mano sulla bocca per chiuderla «...e non resterò qui a sfruttare la tua stupida cotta per me» un sorriso divertito «Non ce l'hai fatta a convertirmi all'eterosessualità» scherza.
«Beh, se avessi più tempo chi lo sa...» insiste capricciosa. Blaine si mette a ridere. E' davvero ora di riempire gli scatoloni. Fa per alzarsi quando suona il telefono. È un numero sconosciuto. 
«Pronto?» Pausa «Sì, sono il signor Anderson» In realtà ogni volta che lo chiamano Signor Anderson ha l'istinto di dire che suo padre non c'è «Il mio...? Un colloquio? Beh, ma certo» Pausa, sguardo incredulo «Giovedì mattina va benissimo. La ringrazio, preside Connelly. A giovedì» dopo aver chiuso la chiamata scuote il capo perplesso «Chi diavolo ha mandato il mio curriculum ad un liceo privato per farmi assumere?» Domanda sconvolto. Ma non appena nota lo sguardo entusiasta e al contempo colpevole di lei fa due più due «Vicky...?»
«Non sono stata io» dice saltando in ginocchio sul divano sulla difensiva.
«Vicky...» ripete Blaine, piantando uno sguardo fin troppo consapevole in quello dell'altra.
«...Diciamo che potrei aver accennato a mio padre che ero dispiaciuta del fatto che tu fossi costretto a tornare a Westerville e che il tuo talento sarebbe stato sprecato. E diciamo che lui potrebbe avermi suggerito che la sua cara amica Stephanie Connelly, preside della Notre Dame High School cercava un nuovo insegnante di musica per i corsi pomeridiani. A quel punto io potrei aver mandato il tuo curriculum a mio padre che lo ha mandato alla sua amica...» il tutto viene detto d'un fiato «Ma insomma io qui parlo di situazioni ipotetiche, non di cose successe per davvero» ma qualsiasi altra scusa sta per accampare viene spazzata via e sostituita da un urlo mentre lui l'abbraccia e la solleva, per poi ridepositarla sul divano e guardarla negli occhi raggiante.
«Se io non fossi gay al 100% in questo momento ti chiederei di sposarmi»
«Tzè... dammi un altro anno e ti faccio vedere che dovrai rivedere quella percentuale» ed entrambi ridono, felici.

 



 

 

Note Postliminari (esiste come parola?): La Notre Dame High School in cui Blaine e Victoria insegnano e che Julia frequenta esiste davvero ed ha un glee Club che si chiama Chevalier. All'inizio non avevo ancora scelto una scuola, ma in seguito, avendo trovato un'ambientazione reale ho deciso di allinearmi con la realtà usando il nome vero del coro della scuola. L'appartamento di Victoria in cui Blaine va ad abitare si trova nella Sun Valley, non sapete lo stress su google maps per trovare i nomi delle strade xD
La scena di Kurt, anche se non specificato chiaramente, si svolge nel suo appartamento di Montmartre a Parigi e quello con cui parla è ovviamente il suo ragazzo.
Sì, Victoria cambia colore di capelli con la stessa facilità con cui si cambia le mutandine. 


Note di Background (per chi si fosse perso qualche pezzo, inclusa me): Blaine ha frequentato la NYADA e si è diplomato li brillantemente un anno dopo Kurt e Rachel. Quando si trasferisce a Los Angeles è single e lo fa perché attraverso un professore ha ottenuto un ruolo in una produzione di "The Full Monthy". Victoria parla di prove, non l'ho inserito nel pezzo perché non aveva senso, ma se siete curiosi sappiate che Vicky è un soprano lirico e le prove di cui parla sono un allestimento della "Carmen" di Bizet (non ve lo aspettavate, vero? xD)
 

Note dell'autrice: Va beh, mi pare normale, no?! Una non aggiorna per due mesi e poi in due giorni posta due capitoli. Non lo so perché, sarà che ho voglia di vedere come va a finire, sarà che boh, oggi è il glee day e quindi mi sembrava corretto postare un aggiornamento, visto che era pronto. I capitoli avranno più o meno tutti questa lunghezza da ora in poi, spero non vi si affatichino gli occhi. E come sempre grazie per la lettura ^-^

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Capitolo 4
*** Hollywood è uno stramaledetto covo di serpi ***


 

Hollywood è uno stramaledetto covo di serpi
 
 
Hollywood è uno stramaledetto covo di serpi. Tina ci ha fatto l'abitudine, dopo anni passati ad interpretare ruoli minori e a fare comparse come l'orientale del gruppo ha sviluppato una certa assuefazione ai sorrisi finti ed ai casting che non passerà mai. Per fortuna il sabato mattina c'è quel piccolo rituale che si perpetra con rassicurante puntualità: il brunch alla caffetteria “Vulcano” con Blaine. Arrivano praticamente insieme, incontrandosi sulla porta. Ordinano, parlano del più e del meno e poi arrivano al solito discorso.
«L'hai saputo?»
«Saputo cosa?» Domanda Blaine con aspettativa.
«Dell'aggiornamento della lista presenti alla riunione delle Nuove direzioni. Pare che ci saremo tutti. E con tutti intendo... tutti!» L'ex Usignolo esita, ha quasi paura di chiederlo.
«...Kurt ci sarà?»
«Viene direttamente da Parigi. Non che mi stupisca insomma. Se Rachel viene da New York e Artie smolla il Canada non vedo perché Kurt non dovrebbe...»
«Perchè Parigi è in Europa. E perché Kurt non ha mai dato segnale di voler intrattenere rapporti con nessuno di noi, a parte Rachel» le fa notare, torturando il suo cupcake, giocando a togliere i piccoli smarties che lo decorano. 
«Non è vero. Alle mie email di Natale ha sempre risposto» mormora lei, meno vivace.
«Anche alle mie, per quello che vale» risponde nello stesso tono da cane bastonato. 
 
 
***
 
Guardare la porta non è sufficiente, deve varcarla. Il prof. Schuester è davvero combattuto tra una vocina che gli dice di andar via e far finta di niente ed una seconda, quella della coscienza (con un tono estremamente simile a quello di Emma) che gli impone di fare l'uomo e chiedere scusa alla Coach Sylvester. Will entra nell'ufficio di Sue e la trova immancabilmente a fare esercizio con i pesi. L'ufficio non è cambiato, se non si tiene conto dei nuovi sette trofei nazionali vinti dai Cheerios nel corso degli anni. Nel vederlo l'allenatrice posa il peso da tre chili sul pavimento e si mette in piedi, lisciando le pieghe della parte superiore della tuta.
«Ma guarda, il signor “Mi è morto il barbiere negli anni '90 e sono troppo fedele per trovarne uno nuovo” ha deciso di venire a farmi visita. A che devo l'onore?» William è già estremamente pentito di aver ceduto alla coscienza, ma con uno sforzo ed un sospiro si fa coraggio. 
«Sue, so perché ti comporti così...»
«Così come, William?» Domanda lei con estrema noncuranza.
«So che tieni ai ragazzi e sei offesa perché non ti ho chiesto di venire con noi a Los Angeles, privandoti dell'occasione di rivederli» stavolta è il turno di Sue di inspirare e scegliere il tono più neutro possibile.
«Come se mi importasse qualcosa della fine che hanno fatto» sbotta andandosi a sedere dietro la scrivania «Se non si sono presi il disturbo di farsi sentire durante questi anni è evidente che non ne avevano l'interesse. Quindi perché dovrei essere io ad interessarmi a loro?»
«Perché gli vuoi bene. E perché sai che i ragazzi a volte sbagliano o semplicemente dimenticano» Sue si trova a stringere le labbra e guardare altrove «Vieni a Los Angeles, un accompagnatore in più fa sempre comodo e alle cheerleader che sono nel glee darebbe carica sapere che tu sei lì a tifare per loro»
«Io, tifare per il Glee club?!» Ma già il tono è più morbido, di resa «L'unico motivo per cui non rifiuto è per sbattere in faccia un bel “Ve l'avevo detto” a te ed al tuo stupido gruppetto di aspiranti falliti quando non vi classificherete nemmeno tra i primi dieci» a Will scappa un sorriso, sa bene che alla resa dei conti Sue sarà quella che applaudirà più forte, perché infondo nelle Nuove Direzioni ci crede, solo che non le piace ammetterlo.
«Prepara le valige, si parte tra tre settimane» annuncia avviandosi alla porta.
«Will» Lo richiama Sue quando ormai sta richiudendosela alle spalle, costringendolo a fermarsi per ascoltarla. Un momento di pausa in cui sembra che stia per dire qualcosa di sentimentale «I tuoi capelli fanno comunque schifo» conclude annuendo, fiera di sé stessa.
«Grazie, Sue» risponde lui, scuotendo il capo e richiudendosi la porta alle spalle.
 
***
 
Mercedes fa vibrare il suono per un'ultima volta regalando al pezzo la chiusura eccezionale che tutti si aspettano. Da dietro il vetro dello studio di registrazione il suo produttore applaude lentamente e le sorride soddisfatto; mentre la sua assistente sventola il suo cellulare, lasciandole intuire che ci sia qualcuno che la cerca. 
«Greg, abbiamo finito per oggi?» domanda togliendosi le cuffie.
«Sì, Mercedes, puoi andare. Domani alla stessa ora»  le raccomanda mentre lei esce dalla cabina di registrazione per raggiungerli nella sala del mixer. Ascoltano la canzone che ha registrato, una ballad intensa e che sa di Blues vecchia maniera «Fra due mesi, la passeranno in tutte le radio»  Assicura il produttore pienamente soddisfatto.
«Non vedo l'ora!»  Gongola lei «Beh, allora a domani. Grazie a tutti, ragazzi»  saluta i due tecnici e poi Shelly, l'assistente, che le restituisce il cellulare.
«Ti ha chiamato mezzo mondo mentre stavi registrando»  le annuncia come se fosse una cosa entusiasmante.
«Davvero? Sarà successo qualcosa di importante»  mentre lo dice scorre le quindici chiamate perse, quasi tutte le chiamate vengono dai ragazzi del glee «Sarà per la rimpatriata » spiega più sollevata.
«Gli dirai del tuo debutto da solista?»  Shelly le tiene la borsa mentre lei esamina anche messaggi ed Email.
«Non lo so, probabile»  le risponde dopo averle sorriso «A domani» ripete prendendo la borsa ed uscendo dallo studio di registrazione. Non appena è fuori mette su gli occhiali da sole e scorre la rubrica, trovato il nome che cerca pigia sul touch screen il tasto di chiamata. Quattro squilli.
«Mercedes, tesoro, lo sai che ora è qui?»  Domanda una voce acuta ed arzilla.
«Beh, non deve avere molta importanza visto che non hai il tono di uno che stava dormendo»  all'altro capo sente qualcuno dire “Kurt, raccroche*”. Una voce chiaramente maschile «Kurt che stavi facendo?»  Domanda non certa di volerlo sapere.
«Etien je t'en prie, donne-moi un minute*»  sente dire avendo la sensazione che Kurt abbia allontanato il telefono, chiaramente parla all'altra persona «Mercedes sarei occupato con una... cosa»  Dopo di che rumori strani.
«Kurt...?» 
«Ciao, Mercedes»  Una voce strascicata, inconfondibile «Sono certo che hai un ottimo motivo per chiamare con la consapevolezza che qui siano le 4 del mattino. Ma io e Kurt eravamo nel bel mezzo di un round di sesso riappacificatore quindi...»  Mercedes non ha mai saputo cosa l'altro stesse per dire perché con un isterico “Sebastian” e probabilmente qualche gomitata Kurt si è riappropriato del cellulare.
«Scusa... Mercedes... Mercedes ci sei ancora? … Pronto?»  Mercedes non parla per un minuto buono.
«Kurt, era Sebastian Smythe quello con cui ho appena parlato?»  Stavolta è il sopranista a tacere «Beh, ti chiederei che diavolo ci fai con lui, ma sfortunatamente per me credo di averlo capito» 
«Mercedes, non è come pensi»  La interrompe frettolosamente.
«Non, importa. Mi spiegherai quando ci vedremo»  dice mantenendo un tono duro, ma anche aperto al dialogo «Ti avevo chiamato per questo, ho letto il messaggio di Rachel in cui c'era scritto che vieni a Los Angeles. Volevo dirti che non vedo l'ora»  il tono ora è più tranquillo, amichevole.
«Anche io non vedo l'ora»  c'è un sorriso nel tono di Kurt “Sì anche io non vedo l'ora. Possiamo tornare al mio...” dovunque dovesse tornare non si seppe mai perché con buona probabilità la bocca di Sebastian era stata chiusa in malo modo «Senti, ti chiamo tra qualche ora, quando sarò più lucido e... solo, soprattutto» 
« Okay... ma Kurt, quando verrà il momento me la devi spiegare nei dettagli perché questa davvero è quasi impossibile da capire» 
«Lo farò. Ciao, Mercedes» 
«Ciao, Kurt» 
Durante la telefonata Mercedes ha fatto cinque isolati e si è ritrovata in uno dei tanti Starbucks di Los Angeles. Victoria ha già occupato un tavolo e quando la vede sventola la mano in sua direzione. La cantante le sorride, va al banco e prende le ordinazioni per entrambe per poi raggiungerla.
«Ciao grande star» 
«Non sono una star, Vicky. Non ancora almeno»  Le dice poggiando cappuccino e caffè marocchino sul tavolo prima di abbracciarla, per poi prendere posto.
«Allora, come va con l'album?»  Domanda interessata.
«Tutto alla grande» Victoria intuisce subito che c'è qualcosa. Di solito Mercedes comincia a parlare delle canzoni che registra e non la smette più.
«Chi è che ci ha ripensato e non viene alla rimpatriata delle Nuove Direzioni?» La interroga con un velo di amara consapevolezza.
«No, nessuno» risponde subito la Diva soul sulla difensiva «Anzi, è ufficiale che anche Artie torna dal Canada per quel Week end» 
«Allora qual è il problema?» Insiste . 
«E' che... ho appena sentito Kurt»  Indugi su indugi.
«Rachel non ha detto che lo ha sentito e che viene anche lui?»  Domanda perplessa.
«Sì, e ci ho parlato poco fa al telefono e me lo ha confermato...»  
«Beh, grandioso, no?»  Intercala entusiasta «E' grandioso, giusto?!»  Insiste, visto che l'altra non partecipa alla sua allegria «Mercedes che cavolo succede? Insomma so che tu adori Kurt. Tu e Blaine non fate che parlare di Kurt e nelle rare volte in cui ho avuto modo di parlare con Rachel lei mi ha rimbambito di aneddoti su Kurt. Così come tutti. Insomma con voi è una specie di “Tutti pazzi per Kurt” cosa che, lasciamelo dire, è strana ma che mi ha contribuito a creare attorno a lui un velo di eccitate mistero in questi dieci anni. Mistero che non vedo l'ora di scoprire» 
«Kurt sta con un altro»  Sputa fuori all'improvviso. Victoria si zittisce e per qualche secondo osserva il suo caffè.
«Va bene. Insomma, nessuno ha presupposto che dovesse darsi al celibato. Dopotutto Blaine è sposato con me...» 
«Sì ma non è la stessa cosa. E poi c'è dell'altro» Pausa, inspirazione, espirazione, scrollata di capo, occhi bassi, rassegnazione «Kurt sta... io credo, in realtà sono più che sicura, che Kurt stia con Sebastian Smythe»  Rialza lo sguardo per cercare quello di Victoria e la trova attonita.
«Quel Sebastian Smythe?» Non che si possa equivocare ovviamente, ma vuol essere certa di aver capito bene. Il triste annuire di Mercedes è la sentenza che mette fine ad ogni dubbio «Porco. Diavolo. In. Catene.»  Sillaba dando una volontaria testata sul tavolo.
 
***
 
«Noah Puckerman!» Quinn, in piedi in mezzo al salotto, le mani ai fianchi le sopracciglia contratte, in pieno stato di delirio «Ti avevo chiesto di fare una sola cosa. Una!» Puck sul divano sta per replicare ma lei lo blocca con un cenno della mano «Dovevi prenotare il volo per Los Angeles per noi tre e per Sam. Dovevi prenotarlo entro ieri sera perché poi sarebbe scaduta la promozione. Dimmi, Noah, perché sono andata in agenzia a ritirare i biglietti e mi hanno detto che non c'era nessun biglietto da ritirare?» Il tono è andato in crescendo ed alla fine si è fessurizzato in una specie di ringhio felino.
«Calmati, Fabray»
«Non dirmi di calmarmi, Puck! Ti avevo chiesto una sola cosa. Io mi occupo della casa, delle bollette, di tua figlia. Ti avevo chiesto solo di prenotare quei maledettissimi biglietti entro ieri» Puck si alza e dal retro del Jeans tira fuori una busta bianca e la offre a Quinn. Aprendola trova tre biglietti più il ridotto per Lisa. Confusa guarda l'altro negli occhi, balbettando .
«Sono passato a prenderli questa mattina. Mitch non te l'ha detto?»
«Non c'era. C'era Ellis, lo stagista che mi ha solo detto che non c'erano biglietti a nostro nome. Ho pensato che...»
«Che io non li avessi prenotati» consapevole al punto di non arrabbiarsi nemmeno «Il pensiero che Ellis sia più fatto di Heidi a cui le pecorelle fanno ciao e che quindi fosse inattendibile non ti ha nemmeno sfiorato, vero?» Evidentemente colta in fallo la ex capo cheerleader stringe le labbra ispirando, in imbarazzo «E' bello fregarti ogni tanto, mammina» a Quinn scappa un sorriso, la postura si scioglie e si avvicina a Noah per abbracciarlo «Hey, hai saputo di Kurt?»
«Cosa? Ha ritrattato e non viene?» Domanda allarmata.
«No, per venire viene. Solo che viene con Sebastian Smythe. In tutti i sensi a quanto pare»
 
***
 
«Rimarrai per sempre il mio migliore amico» 
«Anche tu... Ti amo» 
«Perché lo stiamo facendo allora?» 
«Perché sappiamo entrambi che non è abbastanza. Finirà come la prima volta» 
«Non ti tradirò, Kurt, non questa volta» 
«So che sei sincero. Il punto è che non lo sappiamo. Potrei tradirti io. Parigi è così lontana, Blaine» 
«Non importa. Se anche dovessi trasferirti su Marte, io ti amerò per sempre» 
«Questa è la cosa più triste e al tempo stesso la più meravigliosa. Che ci ameremo per sempre, anche se non stiamo più insieme» 
«Quello che non capisco è perché... se non è la distanza il vero problema, perché?»
«Adesso sto per dire una cosa che non si dovrebbe mai dire. Ma vuoi la verità e te la meriti. Per quanto io ti ami, Blaine, amo di più me stesso e fin tanto che sarà così non posso tenerti legato a me. Non sarebbe giusto»
«Canteresti con me? L'ultima volta...» 
«Cosa vuoi cantare?»  
Blaine prende la chitarra e comincia la versione acustica di una fin troppo nota canzone di James Morrison. Kurt si inserisce nei pezzi che dovrebbero essere di Nelly Furtado. Le loro voci armonizzano perfettamente e sui loro volti, nei loro occhi lucidi c'è tutto il dolore di una separazione inevitabile. Quasi in contemporanea scene una lacrima mentre cantano i due versi finali  “Let me hold you for the last time/It's the last chance to feel again
«Addio, Blaine» Momora andandosene, prima di sentire la risposta dell'altro.
«Arrivederci, Kurt» singhiozza lasciandosi andare sul letto. 





Traduzioni:
* Kurt, riaggangia
** Etien (diminuitivo di Sebastien, francese di Sebastian), ti prego, dammi un minuto



Note dell'autrice: Credo di dovervi serie spiegazioni dopo questo aggiornamento xD
Intanto la prima scena che non era assolutamente prevista, ma che ho DOVUTO scrivere perché ho adorato Tina e Blaine insieme nella 4x11. Dai, non dite no, m'ha fatto troppa tenerezza lei. Non avrei mai pensato di accoppiarli fra l'altro prima di ieri, quindi...
Non odiatemi per il Kurtbastian. Non è colpa mia... è che ho questa passione per le coppie che non stanno né in cielo né in terra (tipo la Drarry, per chi bazzica Harry Potter). Più non si possono vedere, più io ci vedo tensione sessuale repressa. Devo farmi curare, lo so. 
Vi avevo promesso l'accenno di Quik. E' corta lo so. Ma pian piano provo a dare spazio a tutti. Notare Puck in modalità Gossip Girl, uno dei miei momenti di maggior demenza. Il flashback finale l'ho inserito perché c'è chi mi aveva chiesto perché Kurt e Blaine si fossero lasciati, ecco, qui un po' si capisce. (ho rubato un po' la filosofia a Samantha Jones, del resto se dovevo ispirarmi a qualcuno, tanto vale ispirarmi ad un'icona)
Finalmente un po' di musica... adesso sembra un po' più glee... o no? Boh xD

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