C'erano una volta un re, un principe e un sacco di altri personaggi

di Trick
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Drabble's night ***
Capitolo 2: *** Drabble's night #2 ***
Capitolo 3: *** Drabble's night #3 ***



Capitolo 1
*** Drabble's night ***


Nota: Drabble night numero... tre? Quattro? Poco male. Grazie a Gy per i prompt. (:


***


Life is beautiful that way
ArchiexRuby
263 parole

«Che ti è saltato in mente, Archie?» domandò placida lei, girando piano il cucchiaio nella tazza di cioccolata calda. «Tu sei... tu sei Jiminy Cricket. Stavi per dimenticarlo per sempre, perché hai--».
«Ruby, ti prego...» mormorò lui rassegnato, sfilandosi gli occhiali e affondando il volto nelle mani. «È complicato».
«Che potrebbe esserci di più complicato di tutto questo casino?».
Archie si lasciò scappare uno sbuffo divertito. Quando sollevò nuovamente il viso, le sue labbra erano arricciate in un sorriso debole.
«Archie Hopper era innamorato di te» sentenziò con tristezza. «Jiminy Cricket, senza offesa, non lo è mai stato».
Ruby spalancò la bocca dallo stupore.
«Oh».
«Già. Questo, Ruby, è molto complicato».
La ragazza lo fissò per qualche istante, poi scoppiò in una risata divertita. L'uomo raddrizzò gli occhiali e la guardò interrogativo. Il sorriso di Ruby parve ridare luce alla stanza.
«A Red un po' piaceva Jiminy» confessò con un'alzata di spalle. «Eri l'unico che mi ascoltava. A Ruby non piaceva Archie, ma Jiminy... Jiminy era sempre lì quando Red aveva bisogno».
Archie la scrutò con espressione impenetrabile, poi sollevò la propria tazza a mezz'aria.
«Un brindisi al totale caos delle nostre vite, dunque» propose lui.
«Un brindisi alla vita e basta, Archie» lo corresse lei con un larghissimo sorriso. «Perché è bella, perché è breve e perché questa cioccolata è molto buona e tu sei ufficialmente assunto da Granny's come grillo del cioccolato».
Lui scoppiò a ridere ed ogni cosa fra loro rimase così, ferma fra due tempi che non riuscivano ancora a sfiorarsi.
Era la vita e basta, dopotutto.

***



L'unione fa la forza
Granny e Geppetto
201 parole

Geppetto l'aveva vista lucidare il legno della propria balestra fin dalle prime luci della mattinata. Gli occhialini rotondi rischiavano ogni tanto di scivolarle dal naso, ma la vedova Lucas si dedicava imperterrita alla pulizia della propria arma, centimetro dopo centimetro, secondo dopo secondo.
«Volete che dia una controllata agli ingranaggi?» le propose lui con voce bassa.
Si respirava poco, quel giorno. Si respirava appena, si camminava sulle punte dei piedi, ci si muoveva come davanti al giaciglio di un morente.
C'era la paura, c'era la guerra, c'erano un sacco di cose che Geppetto non aveva mai vissuto.
La vedova Lucas rivolse un'occhiata divertita allo scalpello che l'uomo stringeva nervoso in una mano.
«Fossi in voi, Mastro Geppetto, andrei a cercarmi un'arma un poco più funzionale».
«Io non combatterò».
Le labbra della donna si storsero in una smorfia spossata. Dimostrò d'un tratto molti più anni di quanti il suo sarcasmo non potesse celare.
«Mia nipote lo farà fino all'ultimo respiro. Io sono le spalle che da sola non potrebbe coprirsi».
Geppetto non trovò nulla con cui replicare. Lui, d'altronde, si era gettato nella pancia di una balena per salvare un burattino.

***



ArchiexRuby
236 parole.

«Il mondo è un posto molto più grande di quanto ci illudiamo. Da qui è facile ricordarsene».
Red sobbalza e si volta di colpo. Il piccolo grillo inclina appena la minuscola testa e sfila il buffo berretto.
«Perdonami. Non volevo spaventarti».
Lei scuote il capo e torna a scrutare distratta l'infinita distesa di montagne che si estendono oltre i confini del castello di Snow. Jiminy le vola accanto e si appoggia fra le pieghe del suo mantello rosso.
«Dimmi, Red... come puoi pensare che non esista un posto per te in un mondo così grande?».
Non riesce a non regalargli un placido sorriso di riconoscenza.

«Ti senti bene?».
Ruby non riesce a trattenere lo spavento e si gira improvvisamente. Archie abbozza una smorfia di scuse e raddrizza i ridicoli occhiali.
«Perdonami. Non volevo spaventarti».
«Tranquillo». Fa le spallucce e solleva il cappuccio della felpa rossa. Poi parla di nuovo senza nemmeno rendersene conto, come in un sogno già fatto mille volte. «Questo posto è così stretto».
«Il mondo è molto più grande di quanto ci illudiamo».
«Secondo te dove potrei andare, io?».
Per la prima volta, Ruby si accorge che Archie non sa cosa dire. Eppure c'è qualcosa nella sua testa che preme per venire fuori, qualcosa che le aveva già detto, qualcosa che l'aveva fatta sentire libera.
Qualcosa che non esisteva.
"In un mondo così grande c'è un posto per ognuno di noi".
«Non lo so, Ruby».
C'era qualcosa di profondamente sbagliato in quella risposta.

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Capitolo 2
*** Drabble's night #2 ***


Nota: Grazie mille a MedusaNoir per i bellissimi prompt. (:



***
L'altra sera sulle scale ho visto un uomo che non c'era
ArchiexRuby
196 parole

All'inizio non si accorge nemmeno di lui.
È seduto sul primo gradino dello studio, proprio dove la luce del lampione non riesce ad arrivare, e la giornata è stata talmente sfibrante che Ruby non desidera che un'aspirina e un cuscino sotto la testa.
Ma quando lo vede si blocca dall'altra parte della strada, incerta. Archie si fissa le mani, ha l'aria distante, persa, distrutta.
«Archie?».
Solleva piano lo sguardo – è assente, è penoso.
«Sono Jiminy Cricket...» mormora debole fra sè. Affonda le dita nei capelli rossi e la sua schiena trema appena. «Buon Dio, io sono Jiminy Cricket..».
Ruby serra addolorata gli occhi e gli appoggia una mano sulla spalla, gli artiglia con forza la camicia – perché lei è lì, entrambi sono lì, e lui è la voce della coscienza, dannazione, e non può mollarla da sola.
L'indomani lui è il primo a cercare di abbandonare Storybrooke.
«Non posso sopportare oltre, Ruby. Mi dispiace».
È laconico, è sterile, è l'addio più frustrante che lei abbia mai sentito – Ruby lo insegue, grida il suo nome, ma al di là delle lenti di quei ridicoli occhiali il suo sguardo non è mai stato tanto vuoto.



***
Immagine
RumpelstiltskinxBelle
112 parole

C'era una volta un castello sperduto...
Belle gli sfiora appena il viso con gli occhi che brillano di feroce frenesia, di sconcerto, di meraviglia... ed è vero.
Nessun uomo aveva mai osato entrarvi.
Rumpelstiltskin abbozza un sorriso incerto, ma è nervoso, è spaventato, e le dita di Belle sulla sua mandibola ardono come la magia stessa.
Nessun uomo aveva mai sconfitto la Bestia che lì vi risiedeva.
E poi Belle ride, gli getta le braccia al collo e lo bacia – ora che può lo bacia dieci, cento, mille volte, ed ogni volta sembra sempre la prima.
Ma questa è un'altra favola, e qui mostri e castelli sono tutti fatti di aria.


 

134 parole.

Whale la guardava spesso al di sopra del bicchiere di whisky, con la gola insolitamente arida e l'incontenibile desiderio di farla crescere ad irretirgli i sensi.
Aveva avuto così tante donne che talvolta si domandava quanto tempo fosse trascorso dalla prima – e sembrava un'eternità, sembrava la reminiscenza di una vita passata – ma in lei si agitava qualcosa che non aveva mai animato il loro sguardo.
Ruby giocava a far la donna più di tutte le altre, ma era la più bambina. Era la discola che marinava la scuola, l'adolescente che fumava di nascosto alle fermate degli autobus, quella che ascoltava musica che non capiva, quella che non aveva ancora imparato a tirare i fili della propria vita.
Oh, quanto sarebbe stato divertente insegnarglielo... dopotutto, l'esperto di vita e di fili era lui.

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Capitolo 3
*** Drabble's night #3 ***


Note: Purtroppo non riesco a ricordare esattamente né i prompt né chi ha fillato i prompt. Sono una persona molto disordinata. (:

***
«Quello che la gente ama più dell'eroe è vederlo cadere», Spider Man.
Jiminy CricketxMalefica
146 parole

Si dimena nella sua mano con foga crescente, tenta di liberarsi dalla sua stretta diabolica – malefica – e geme in un soffio sempre più esile e distante. Malefica ride, ride nell'oscurità della sua torre e stringe ancora le dita, si gode l'acuto strillo di dolore del piccolo insetto.
«Di' alla tua Regina che non sono intenzionata a trattare».
«A-avete già... già preso Aurora. C-cosa v-vi porterà tutto q-questo?».
Gli occhi di Malefica si stringono in un'espressione di contegnosa superbia.
«Ad ogni cosa. A tutto ciò che nessuno di voi potrà mai avere. Gioca a fare l'eroe, mio caro... sarò io, quella che resterà immortale».
«Io... i-io non s-sono un... un e-eroe...».
«Oh, sì che lo sei...» sussurra lei leziosa. «E ciò che più mi diverte è sapere che cadrai, Jiminy Cricket... e quando cadrai, ti farai più male di quanto non ti stia facendo io».


***
What-If – Belle spara a Hook
Belle, Hook
215 parole

A Belle non è mai stato insegnato a vivere sul serio in quel mondo tutto strano fatto di luci distorte e parole sconosciute, ma ha visto la morte, l'ha vista davvero, ne ha imparato a riconoscere l'odore, e il sangue che scorre fra le sue dita non odore che di lei.
L'uomo ai suoi piedi geme fra i denti sporchi, gli occhi celesti puntati al grigiore del cielo, e trema convulso, trema mentre il sangue scappa fra le loro dita e si allarga in una pozza sempre più scura.
«M-mi dispiace...».
Non ha mai sparato, Belle. Non sapeva cosa fosse una pistola, non sapeva cosa potesse fare.
Non lo sapeva davvero.
Hook alza appena un dito e le sfiora appena la mascella, lascia una sottile scia rossa sulla sua pelle nivea e sogghigna a stento. È la sua smorfia, quella, la smorfia di un teschio che ha dimenticato come sorridere.
Come vivere.
«N-non è colpa tua».
Belle si morde i denti e preme, preme, preme su quel buco nero da cui esce tutto quel sangue... e lei ha sparato, buon Dio, lei ha sparato davvero...
«È la v-vita, dolcezza... p-prende tutti, prima o poi».
Arrangia un occhiolino, sputa un grumo di sangue e se ne va così come ha vissuto.
Senza pubblico e senza applausi.

***
«Il problema non è il problema. Il problema è il tuo atteggiamento rispetto al problema», Pirati dei Caraibi.
Red/RubyxArchie/Jiminy
147 parole

«Benissimo. Facciamo la muffa qui dentro. Non vedevo l'ora. Con un po' di fortuna trascorrerà così tanto tempo che il mondo scorderà l'onta dei Bee Gees».
Lo fissa con aria esasperata, caccia un'imprecazione volgare e gli sferra un pugno sul braccio. Lui pare ricordarsi di essere vivo, strilla fra i denti e le rivolge un'occhiata innervosita.
«Voglio restare da solo. Ho bisogno di pensare».
«No, non ne hai bisogno. Fai sempre un sacco di casini quando pensi». Si accoccola sul bracciolo della sua poltrona come una gatta e aggiunge: «Pessimo psichiatra. Pessima coscienza. Pessimi occhiali».
Archie si lascia scappare un soffio divertito.
«Guarda il lato positivo» riprende lei con un mezzo sorriso. «Non hai più le antenne».
E lui alla fine ride – forse c'è ancora un punto da cui può guardare il mondo e sentirsi bene nei panni di se stesso.

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