C'erano una volta un re, un principe e un sacco di altri personaggi di Trick (/viewuser.php?uid=21078)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Drabble's night ***
Capitolo 2: *** Drabble's night #2 ***
Capitolo 3: *** Drabble's night #3 ***
Capitolo 1 *** Drabble's night ***
Nota:
Drabble
night numero... tre? Quattro? Poco male. Grazie a Gy per i prompt. (:
***
Life is beautiful that way
ArchiexRuby
263 parole
«Che
ti è saltato in mente, Archie?» domandò
placida lei, girando piano
il cucchiaio nella tazza di cioccolata calda. «Tu sei... tu
sei
Jiminy Cricket. Stavi per dimenticarlo per sempre, perché
hai--».
«Ruby,
ti prego...» mormorò lui rassegnato, sfilandosi
gli occhiali e
affondando il volto nelle mani. «È
complicato».
«Che
potrebbe esserci di più complicato di tutto questo
casino?».
Archie
si lasciò scappare uno sbuffo divertito. Quando
sollevò nuovamente
il viso, le sue labbra erano arricciate in un sorriso debole.
«Archie
Hopper era innamorato di te» sentenziò con
tristezza. «Jiminy
Cricket, senza offesa, non lo è mai stato».
Ruby
spalancò la bocca dallo stupore.
«Oh».
«Già.
Questo, Ruby, è molto
complicato».
La
ragazza lo fissò per qualche istante, poi scoppiò
in una risata
divertita. L'uomo raddrizzò gli occhiali e la
guardò interrogativo.
Il sorriso di Ruby parve ridare luce alla stanza.
«A
Red un po' piaceva Jiminy» confessò con un'alzata
di spalle. «Eri
l'unico che mi ascoltava. A Ruby non piaceva Archie, ma Jiminy...
Jiminy era sempre lì quando Red aveva bisogno».
Archie
la scrutò con espressione impenetrabile, poi
sollevò la propria
tazza a mezz'aria.
«Un
brindisi al totale caos delle nostre vite, dunque» propose
lui.
«Un
brindisi alla vita e basta, Archie» lo corresse lei con un
larghissimo sorriso. «Perché è bella,
perché è breve e perché
questa cioccolata è molto buona e tu sei ufficialmente
assunto da
Granny's come grillo del cioccolato».
Lui
scoppiò a ridere ed ogni cosa fra loro rimase
così, ferma fra due
tempi che non riuscivano ancora a sfiorarsi.
Era
la vita e basta, dopotutto.
***
L'unione
fa la forza
Granny e Geppetto
201 parole
Geppetto
l'aveva vista lucidare il legno della propria balestra fin dalle
prime luci della mattinata. Gli occhialini rotondi rischiavano ogni
tanto di scivolarle dal naso, ma la vedova Lucas si dedicava
imperterrita alla pulizia della propria arma, centimetro dopo
centimetro, secondo dopo secondo.
«Volete
che dia una controllata agli ingranaggi?» le propose lui con
voce
bassa.
Si
respirava poco, quel giorno. Si respirava appena, si camminava sulle
punte dei piedi, ci si muoveva come davanti al giaciglio di un
morente.
C'era
la paura, c'era la guerra, c'erano un sacco di cose che Geppetto non
aveva mai vissuto.
La
vedova Lucas rivolse un'occhiata divertita allo scalpello che l'uomo
stringeva nervoso in una mano.
«Fossi
in voi, Mastro Geppetto, andrei a cercarmi un'arma un poco
più
funzionale».
«Io
non combatterò».
Le
labbra della donna si storsero in una smorfia spossata.
Dimostrò
d'un tratto molti più anni di quanti il suo sarcasmo non
potesse
celare.
«Mia
nipote lo farà fino all'ultimo respiro. Io sono le spalle
che da
sola non potrebbe coprirsi».
Geppetto
non trovò nulla con cui replicare. Lui, d'altronde, si era
gettato
nella pancia di una balena per salvare un burattino.
***
ArchiexRuby
236 parole.
«Il
mondo è un posto molto più grande di quanto ci
illudiamo. Da qui è
facile ricordarsene».
Red
sobbalza e si volta di colpo. Il piccolo grillo inclina appena la
minuscola testa e sfila il buffo berretto.
«Perdonami.
Non volevo spaventarti».
Lei
scuote il capo e torna a scrutare distratta l'infinita distesa di
montagne che si estendono oltre i confini del castello di Snow.
Jiminy le vola accanto e si appoggia fra le pieghe del suo mantello
rosso.
«Dimmi,
Red... come puoi pensare che non esista un posto per te in un mondo
così grande?».
Non
riesce a non regalargli un placido sorriso di riconoscenza.
«Ti
senti bene?».
Ruby
non riesce a trattenere lo spavento e si gira improvvisamente. Archie
abbozza una smorfia di scuse e raddrizza i ridicoli occhiali.
«Perdonami.
Non volevo spaventarti».
«Tranquillo».
Fa le spallucce e solleva il cappuccio della felpa rossa. Poi parla
di nuovo senza nemmeno rendersene conto, come in un sogno
già fatto
mille volte. «Questo posto è così
stretto».
«Il
mondo è molto più grande di quanto ci
illudiamo».
«Secondo
te dove potrei andare, io?».
Per
la prima volta, Ruby si accorge che Archie non sa cosa dire. Eppure
c'è qualcosa nella sua testa che preme per venire fuori,
qualcosa
che le aveva già detto, qualcosa che l'aveva fatta sentire
libera.
Qualcosa
che non esisteva.
"In
un mondo così grande c'è un posto per ognuno di
noi".
«Non
lo so, Ruby».
C'era
qualcosa di profondamente sbagliato in quella risposta.
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Capitolo 2 *** Drabble's night #2 ***
Nota:
Grazie mille a MedusaNoir per i bellissimi prompt. (:
***
L'altra sera sulle scale ho visto un uomo
che non c'era
ArchiexRuby
196 parole
All'inizio
non si accorge nemmeno di lui.
È
seduto sul primo gradino dello studio, proprio dove la luce del
lampione non riesce ad arrivare, e la giornata è stata
talmente
sfibrante che Ruby non desidera che un'aspirina e un cuscino sotto la
testa.
Ma
quando lo vede si blocca dall'altra parte della strada, incerta.
Archie si fissa le mani, ha l'aria distante, persa, distrutta.
«Archie?».
Solleva
piano lo sguardo – è assente, è penoso.
«Sono
Jiminy Cricket...» mormora debole fra sè. Affonda
le dita nei
capelli rossi e la sua schiena trema appena. «Buon Dio, io
sono
Jiminy Cricket..».
Ruby
serra addolorata gli occhi e gli appoggia una mano sulla spalla, gli
artiglia con forza la camicia – perché lei
è lì, entrambi sono
lì, e lui è la voce della coscienza, dannazione,
e non può
mollarla da sola.
L'indomani
lui è il primo a cercare di abbandonare Storybrooke.
«Non
posso sopportare oltre, Ruby. Mi dispiace».
È
laconico, è sterile, è l'addio più
frustrante che lei abbia mai
sentito – Ruby lo insegue, grida il suo nome, ma al di
là delle
lenti di quei ridicoli occhiali il suo sguardo non è mai
stato tanto
vuoto.
***
Immagine
RumpelstiltskinxBelle
112 parole
C'era
una volta un castello sperduto...
Belle
gli sfiora appena il viso con gli occhi che brillano di feroce
frenesia, di sconcerto, di meraviglia... ed è vero.
Nessun
uomo aveva mai osato entrarvi.
Rumpelstiltskin
abbozza un sorriso incerto, ma è nervoso, è
spaventato, e le dita
di Belle sulla sua mandibola ardono come la magia stessa.
Nessun
uomo aveva mai sconfitto la Bestia che lì vi risiedeva.
E
poi Belle ride, gli getta le braccia al collo e lo bacia –
ora che
può lo bacia dieci, cento, mille volte, ed ogni volta sembra
sempre
la prima.
Ma
questa è un'altra favola, e qui mostri e castelli sono tutti
fatti
di aria.
134
parole.
Whale
la guardava spesso al di sopra del bicchiere di whisky, con la gola
insolitamente arida e l'incontenibile desiderio di farla crescere ad
irretirgli i sensi.
Aveva
avuto così tante donne che talvolta si domandava quanto
tempo fosse
trascorso dalla prima – e sembrava un'eternità,
sembrava la
reminiscenza di una vita passata – ma in lei si agitava
qualcosa
che non aveva mai animato il loro sguardo.
Ruby
giocava a far la donna più di tutte le altre, ma era la
più
bambina. Era la discola che marinava la scuola, l'adolescente che
fumava di nascosto alle fermate degli autobus, quella che ascoltava
musica che non capiva, quella che non aveva ancora imparato a tirare
i fili della propria vita.
Oh, quanto sarebbe stato divertente insegnarglielo... dopotutto,
l'esperto di vita e di fili era lui.
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Capitolo 3 *** Drabble's night #3 ***
Note:
Purtroppo non
riesco a
ricordare esattamente né i prompt né chi ha
fillato i prompt. Sono
una persona molto disordinata. (:
***
«Quello
che la gente ama più dell'eroe è vederlo
cadere», Spider Man.
Jiminy
CricketxMalefica
146
parole
Si
dimena nella sua mano con foga crescente, tenta di liberarsi dalla
sua stretta diabolica – malefica
– e geme in un soffio
sempre più esile e distante. Malefica ride, ride
nell'oscurità
della sua torre e stringe ancora le dita, si gode l'acuto strillo di
dolore del piccolo insetto.
«Di'
alla tua Regina che non sono intenzionata a trattare».
«A-avete
già... già preso Aurora. C-cosa v-vi
porterà tutto q-questo?».
Gli
occhi di Malefica si stringono in un'espressione di contegnosa
superbia.
«Ad
ogni cosa. A tutto ciò che nessuno di voi potrà
mai avere. Gioca a
fare l'eroe, mio caro... sarò io, quella che
resterà immortale».
«Io...
i-io non s-sono un... un e-eroe...».
«Oh,
sì che lo sei...» sussurra lei leziosa.
«E ciò che più mi
diverte è sapere che cadrai, Jiminy Cricket... e quando
cadrai, ti
farai più male di quanto non ti stia facendo io».
***
What-If
– Belle spara a Hook
Belle,
Hook
215
parole
A
Belle non è mai stato insegnato a vivere sul serio in quel
mondo
tutto strano fatto di luci distorte e parole sconosciute, ma ha visto
la morte, l'ha vista davvero, ne ha imparato a riconoscere l'odore, e
il sangue che scorre fra le sue dita non odore che di lei.
L'uomo
ai suoi piedi geme fra i denti sporchi, gli occhi celesti puntati al
grigiore del cielo, e trema convulso, trema mentre il sangue scappa
fra le loro dita e si allarga in una pozza sempre più scura.
«M-mi
dispiace...».
Non
ha mai sparato, Belle. Non sapeva cosa fosse una pistola, non sapeva
cosa potesse fare.
Non
lo sapeva davvero.
Hook
alza appena un dito e le sfiora appena la mascella, lascia una
sottile scia rossa sulla sua pelle nivea e sogghigna a stento.
È la
sua smorfia, quella, la smorfia di un teschio che ha dimenticato come
sorridere.
Come
vivere.
«N-non
è colpa tua».
Belle
si morde i denti e preme, preme, preme su quel buco nero da cui esce
tutto quel sangue... e lei ha sparato, buon Dio, lei ha sparato
davvero...
«È
la v-vita, dolcezza... p-prende tutti, prima o poi».
Arrangia
un occhiolino, sputa un grumo di sangue e se ne va così come
ha
vissuto.
Senza
pubblico e senza applausi.
***
«Il
problema non è il problema. Il problema è il tuo
atteggiamento
rispetto al problema», Pirati dei Caraibi.
Red/RubyxArchie/Jiminy
147
parole
«Benissimo.
Facciamo la muffa qui dentro. Non vedevo l'ora. Con un po' di fortuna
trascorrerà così tanto tempo che il mondo
scorderà l'onta dei Bee
Gees».
Lo
fissa con aria esasperata, caccia un'imprecazione volgare e gli
sferra un pugno sul braccio. Lui pare ricordarsi di essere vivo,
strilla fra i denti e le rivolge un'occhiata innervosita.
«Voglio
restare da solo. Ho bisogno di pensare».
«No,
non ne hai bisogno. Fai sempre un sacco di casini quando
pensi». Si
accoccola sul bracciolo della sua poltrona come una gatta e aggiunge:
«Pessimo psichiatra. Pessima coscienza. Pessimi
occhiali».
Archie
si lascia scappare un soffio divertito.
«Guarda
il lato positivo» riprende lei con un mezzo sorriso.
«Non hai più
le antenne».
E
lui alla fine ride – forse c'è ancora un punto da
cui può
guardare il mondo e sentirsi bene nei panni di se stesso.
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