Nightmares

di anorexic of emotions
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5.1 ***
Capitolo 6: *** 5.2 ***
Capitolo 7: *** 5.3 ***
Capitolo 8: *** 5.4 ***
Capitolo 9: *** 5.5 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Sono in un parco giochi con mia madre, strano. Lei odia i parchi giochi.
Meglio non pensarci, divertiamoci.
Mi guardo intorno e vedo una ruota panoramica che gira pigra, lenta e senza luci; un ponte vecchio che sta cadendo a pezzi ed una piscina con al centro un gioco in stile Takeshi's Castle: due aste di gomma poste una in verticale a reggere l'altra in orizzontale, che gira. Attira subito la mia attenzione e corro a guardarlo. Attraverso la strada sotto il ponte, dove l'acqua esce dalla piscina; qui vedo almeno un centinaio di piccoli uccelini azzurri, alcuni appoggiati al ponte, altri a terra stesi, a pancia all'aria, senza vita. Mi chiedo cosa ci sia che non va e vedo un clown in lontananza. "Probabilmente lavora qui!" e corro a chiedergli spiegazioni. Perdo mia madre tra la folla, ma non m'importa. La prima cosa adesso è capire perché quegli uccellini sono morti.
Mi avvicino all'uomo e sto per porgli la mia domanda, quando si gira e mi guarda... Posso specchiarmi nei suoi occhi color rosso vermiglio e nei suoi denti che sfoggia nel sorriso che va da un orecchio all'altro, malvagio. Allora ho un'intuizione e guardo verso l'attrazione principale del parco... Non posso crederci! Scoppio in lacrime... Sopra quella trappola mortale sono sospesi Bill e Saul, i miei migliori amici. Il gioco è rimanere sulla giostra il maggior tempo possibile mentre gira e cercare di spingere l'altro in acqua. Cadranno inevitabilmente entrambi nel veleno che stanno sorvolando. Inizio a urlare, ma dalla mia gola esce un sussurro. Sono accecata dalle lacrime e voglio solo che scendano da lì sopra. Come faccio? Sono in trappola! Come farò a vivere senza di loro?
Guardo nell'acqua, sperando di scorgere uan via di fuga per le persone più importanti per me e vedo ciò che mi lascia impietrita per almeno dieci minuti: quello che era il corpo di mia madre senza vestiti e i lunghi capelli neri, strappati dalla sua cute, che galleggiano ognuno per conto suo in quella fogna maledetta. Perché nessuno se ne accorge? Perché nessuno ferma quella tortura?
"Nicoleeeeeeeeeeeeeee!"
Chi è che mi chiama?
"Nicoleeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee"
La voce proviene da molto lontano e guardandomi intorno vedo solo folla, l'aria inizia a mancarmi... Eppure non soffro d'asma!
Sto per svenire, sto per svenire, rischio di affogare nelle mie stesse lacrime, non vedo nulla!
"Nicoleeeeee"
"Chi seii?!?"
----------------------------
"Nicole, alzati, è tardi. Devi andare a scuola"
"Mamma?"
"Che c'è?"
"Ti voglio bene"

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Capitolo 2
*** 2 ***


Sono davanti al computer cercando l'ispirazione per scrivere, mia madre è andata a fare la spesa e il suo compagno è di sopra che dorme.
La casa è grande, a tre piani e io mi trovo in un salone immenso completamente vuoto.
C'è qualcuno che mi guarda. Non lo vedo, ma lo so.
Percepisco la sua presenza. Sento i suoi passi furtivi, il suono del suo respiro e gli occhi assassini che lasciano trapelare le sue intenzioni.
So che è dietro di me, ma ho paura di girarmi.
Lascio che stia lì come un'ombra a leggere tutti i miei sfoghi, a gustarsi il mio terrore con i pop corn in mano perché sono immobilizzata.
L'unica cosa che posso fare, è mettermi le cuffie per non sentire più quei rumori che non smettono mai di tormentarmi.
Sento la sua mano sulla mia spalla, guardo ma non c'è niente.
Sono pazza? Forse.
Cosa mi sta succedendo?
Perché vedo qualcosa che non c'è?
Ho un'immaginazione troppo sviluppata?
Qualcuno mi salvi, qualcuno mi salvi.
Mi sembra di essere sola a lottare contro il nulla, contro qualcosa da cui non posso difendermi.
Perché, se non c'è nulla, io continuo a sentire che è lì? Continuo a sentire che mi osserva, che si prende gioco di me, che mi tortura psicologicamente, vuole farmi crollare.
Io sono più forte di te. Non cadrò. E se lo farò saprò rialzarmi.
Puoi giurarci, che mi rialzerò!

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Capitolo 3
*** 3 ***


Scommetto che ti è successo almeno una volta di stare nel buio della tua stanza, in quello stato che non si può definire né sonno né veglia, aspettando che Morfeo ti culli tra le sue braccia... Mentre il resto della tua famiglia dorme... E in quel momento sentire un rumore; vedere ombre che si allungano in tutte le direzioni, senza sapere da dove provengano...
In quei momenti scommetto che sei tornato bambino per un po', che hai immaginato il mostro nell'armadio o l'assassino nascosto sotto il letto e hai cercato di rifugiarti nascondendoti sotto il lenzuolo.
Io ho sempre fatto così: immaginavo le cose peggiori e il mio lenzuolo mi proteggeva. Abbracciavo il mio peluche, smettevo anche di respirare, quando sentivo la presenza troppo vicina. Magari se avesse pensato che fossi già morta, avrebbe smesso di perseguitarmi e avrebbe cercato un'altra vittima.
Che comportamento da vigliacca.
Domani mattina, sarò coraggiosa. E giuro che cercherò questa persona, questa cosa... Questa presenza... In ogni angolo della casa.
La mattina dopo, appena sveglia, questo è il mio primo pensiero.
Mi alzo dal letto e guardo sotto di questo... Nella mia mente apparte l'immagine di un uomo rannicchiato, gli occhi vitrei scrutatori fissi nei miei, pronto ad afferrarmi ed uccidermi.
Do un primo sguardo veloce, poi un altro più attento. Niente.
Apro l'armadio e nel farlo un'altra immagine mi angoscia: l'armadio rosso a causa di litri e litri di sangue che non so da dove provengano. Nello spostare la gran quantità dei miei vestiti, trovo una donna impiccata con numerose ferite da lama.
Sposto i vestiti, ancora niente.
Apro la porta ed è un sollievo non vedere nessun masso cadermi in testa, come avevo immaginato prima.
Perché i miei incubi mi perseguitano anche di giorno?
Perché ho paura di aprire l'armadio, di tenere la luce accesa di notte, di guardare sotto il letto se non ho paura di morire?
Perché ho paura della paura stessa?
Scommetto che è successo anche a te che stai leggendo, di avere paura di qualcosa che non esiste.
Sì, parlo proprio con te.
So che sei lì, so che mi osservi... E io sto osservando te.
Come ti senti, adesso?

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Capitolo 4
*** 4 ***


Ed eccoci arrivati alla fine di un'altra monotona giornata di scuola.
Ed ecco il portone d'ingresso, sempre affollato di ragazzi e ragazze che parlano, ridono e si affrettano a tornare a casa.
Evito tutti, e torno da sola. Sono di cattivo umore, non ho voglia di vedere gente.
Prendo il pullman, sempre troppo affollato per stare comodi, spero non passi il controllore perché, tanto per cambiare, non ho comprato il biglietto.
Fila tutto liscio ed arrivo alla fermata del pullman, che si trova a una distanza di circa 500 metri da casa mia.
Ecco, questo è l'esempio perfetto di quando 500 metri possano fare paura.
Non è una grande distanza, non è difficile da attraversare, ci vuole qualche minuto o, per chi è veloce come me, qualche secondo. Eppure...
Fa freddo, eppure il sole è alto nel cielo, senza nemmeno una nuvola.
La strada è deserta, fatta eccezione di un uomo sulla settantina seduto in veranda a contemplare il paesaggio, la fronte spaziosa riflette la luce del sole.
Inizio a camminare, lentamente rispetto al solito, in direzione di casa.
Ora che ci penso, è da un anno che sono innamorata di Bill.
Oh mio Dio, che imbarazzo.. Se qualcuno mi sentisse!
(Bum bum bum)
Il mio cuore batte sempre così forte quando ci penso!
Cosa?
Ma sono passi, quelli che sento dietro di me?
Eppure la strada è deserta, non capisco!
(Bum bu-bum bu-bum bum)
Il battito aumenta, il sudore scende freddo sulla mia fronte e sulle mie guance.
Mi fermo, senza il coraggio di guardarmi intorno.
(Bu-bu-bum bum)
Ricomincio a camminare
(bumbumbumbum)
accellero il passo
(bu-bu-bu-bu-bum)
sento i passi dietro di me sempre più veloci e vicini, mi sta raggiungendo
(bumbumbumbu-bumbumbum)
Vedo il cancello di casa mia, se riuscissi a raggiungerlo sarei salva...
Mancano ancora circa cento metri, non so se ce la faccio
(bumbumbumbum)
è troppo veloce, lo sento sempre più vicino!
(bum bu-bum bu-bu-bu-bum)
Inizio a correre...Corre dietro di me!
(bu-bu-bu-bu-bu-bu-bu-bu-bu)
Il cancello! Il cancello! Sono salva!
Finalmente, mi giro verso la strada per vedere in viso il mio aggressore.
Niente.
L'unico essere vivente è il vecchietto che contempla il panorama, sempre seduto sulla sua sedia in veranda, sempre con lo sguardo perso nel vuoto.
Vuoto come la mia testa.

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Capitolo 5
*** 5.1 ***


Un'altra monotona mattinata di domenica.
Sono le nove, come tutte le volte io mi sto svegliando e mia madre sta facendo le pulizie.
Vado a fare colazione e a vestirmi, in attesa dei miei zii che, come tutte le volte, sono invitati a pranzo a casa nostra. I nonni, come sempre mattinieri, sono arrivati qui prima che mi svegliassi e mentre nonno guarda la partita, nonna aiuta mia madre con le pulizie.
Suona il citofono, sono arrivati.
Odio la domenica, è così noiosa.
Apro il cancello e li faccio entrare, come tutte le volte.
Sono le dieci e trenta e, come tutte le volte, devo aiutare in cucina.
Come tutte le volte, tutte le donne cucinano e tutti gli uomini stanno fuori a guardare la televisione, oggi gioca la nostra squadra e non si perderebbero la partita per nessun motivo al mondo.
Mentre cuciniamo, qualcuno lancia un sasso contro la finestra e mi affaccio a vedere.
Il sangue gela nelle vene, è lui.
Non so esattamente chi sia, so solo che è l'essenza dei miei incubi.
Lui è il mio incubo.
L'uomo che tutte le notti mi osserva mentre dormo, l'uomo che mi segue mentre cammino, l'uomo che probabilmente adesso è dietro di me e si diverte a leggere ciò che scrivo, si gusta la mia paura.
L'uomo che mi perseguita così tanto che probabilmente ora è anche dietro di te, ben nascosto, e osserva tutto ciò che fai.
Ora finalmente ha un volto...Cioè, non è il suo. Indossa una maschera, di un lilla sbiadito, come il colore della pelle di un cadavere. Non riesco a vederlo bene, perché sono miope e abito al terzo piano. Capisco solo che ha dei lineamenti deformi e nessuno se ne accorge, pensano che sia un normale passante. Perché lo vedo solo io?!
Mi allontano dalla finestra, non riesco a guardarlo.
Continuo a cucinare, quando sento suonare il citofono.
Ora lo faranno salire!
Corro in salone, più veloce che posso e cado al primo gradino delle scale.
Sento aprire la porta d'ingresso...
Cosa faresti se il tuo incubo peggiore entrasse dentro casa tua?
Cosa faresti se il pericolo fosse proprio il luogo in cui ti senti più al sicuro?
Quella casa, adesso, è una trappola mortale; eppure è casa mia, il posto in cui mi sono rifugiata tutte le volte, il posto in cui credevo il male non potesse raggiungermi..
E adesso?

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Capitolo 6
*** 5.2 ***


Cosa succederà adesso? Mi ha in pugno.. Non posso scappare.
Sento mio zio urlare "Nicole! È arrivato un tuo amico!"
Perché non capisce?
Voi lo vedete, no? Zio, lo vedi? Indossa una maschera deforme per nascondere qualcosa di forse ancora più deforme...
Forse una vera forma non ce l'ha proprio.
Eppure adesso è qui, davanti a me.
Ho paura di alzare gli occhi e guardarlo.
Ho paura di incontrare i suoi, di occhi.
Ho paura che questa volta riuscirà ad avermi, che non riuscirò a farla franca come tutte le volte.. Perché le altre volte era immaginazione, era un incubo. Adesso è qui, davanti a me.
Qualcuno mi salvi, qualcuno mi salvi!
Ho bisogno di aiuto, ho bisogno di una via di scampo!
Il respiro si blocca in gola, le ginocchia cedono e non so come farò a fare quello che sto per fare.
Prendo una rincorsa proprio verso di lui, evitando sempre i suoi occhi di petrolio che la maschera lascia intravedere.
Corro più veloce che posso e passo giusto affianco a lui, rischiando la vita spingendolo con tutta la forza che ho, per varcare la soglia che è proprio alle sue spalle e chiudere a chiave la porta.. Adesso ho un po' di tempo di vantaggio, giusto il tempo di prendere l'altra chiave... O sfondare la porta.
"AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHH"
La voce di mia zia. L'ha presa.
Diamine!
Devo fare il giro del palazzo per tornare in casa e liberarla, oppure..
IO LO SO DOVE LA PORTA!
Corro il più veloce possibile verso quel palazzo abbandonato due isolati a destra dal mio palazzo e m'infiltro.
Mio zio e il mio cuginetto Danny sono già lì.. Come hanno fatto?
Poco importa.
"Danny! Dammi una mano! Prendi la corda!"
Il piccolo ubbidisce, impaurito.
Probabilmente dato che ha 6 anni può capire il mio stato d'animo.
"Che devo fare, Nicky?" mi urla tra le lacrime.
Questo mi spinge a piangere a mia volta, ma non posso lasciarmi accecare.. Non ora.
Ricaccio in dentro le lacrime e urlo "legala! Legala al punto più fermo che trovi, in basso."
"D'accordo! Dammi un minuto che lo trovo!"
Lego la corda a mia volta ad un punto fermo e dico a Danny di seguirmi nell'altra stanza quando ha finito.
Corro da mio zio e, in preda alla disperazione, dico "zio, per favore, seguimi nell'altra stanza.. Non puoi stare qui, è pericoloso"
"ora mi spieghi cosa succede... Non hai idea dei pianti che Danny ha fatto per venire qui. Che gli hai messo in testa?"
"Zio, te lo giuro.. Nulla! Ma ora non c'è tempo per parlare, vieni di là e ti spiego tutto quello che vuoi!"
"TU ORA MI DICI TUTTO, SIGNORINA! SEI CRESCIUTA PER QUESTI GIOCHETTI!"
Inizio a piangere.
"E NON PIANGERE! NON SEI PIU' UNA BAMBINA, TI HO DETTO!"
"Zio, per favore..." un singhiozzo mi spezzò le parole in gola.
Sento dei passi.
Devo scappare!
Ora mi prenderà! L'ho scampata una volta, non posso pretendere di riuscire di nuovo.........
Zio, ti voglio bene... Ma non posso restare qui.
In fondo, è me che vuole.

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Capitolo 7
*** 5.3 ***


Inizio a correre per i tortuosi corridoi e per le scale, sempre seguita da Danny.
In una delle stanze troviamo una palla da bowling, la metto nello zainetto del piccolo che intanto si era fermato nella stanza accanto a rimediare delle mazze di scopa.
Mentre torna indietro sento sbattere la porta, con tutta la forza possibile e poi di nuovo quell'urlo.
"Mamma!" geme Danny che si avvicina e stringe la mia gamba a sé.
"Shhh.. Possiamo ancora salvarla, però non devi fare rumore" lo ammonii e lui si limitò ad annuire. Aveva capito.
Piano piano, ascoltando da dove provenivano i passi, ci muovevamo al terzo piano di quel palazzo, il penultimo.
Probabilmente adesso davvero non avremmo avuto scampo perché non potevamo lanciarci di sotto e se ci avesse trovato saremmo stati in trappola. Dovevamo nasconderci bene.
Trovai un armadio e lo aprii, era pieno di scatoloni e roba vecchia. Sussurrai "Dan, io sono troppo grande e non c'entro, però tu puoi nasconderti.. L'importante è che mi lasci lo zainetto"
"Nicky, non posso.."
"perché no? Dai, non fare il bambino.. L'hai visto anche tu!"
"sono allergico alla polvere"
Non ebbi il tempo di rispondere che sentii i passi più vicini, era arrivato al nostro piano ed era giusto dietro la porta.
Uscimmo sul terrazzo e in quel momento entrai nel panico.
Danny, sempre fiducioso, scuoteva i riccioli biondi ad ogni passo come fa sempre quand'è nervoso.
Io, intanto, cercavo un altro nascondiglio.. Ma sfortunatamente non ce n'erano.
È anche mattina, non possiamo nasconderci al buio.................
BUMMM
Sento sbattere la porta, quella della stanza nella quale eravamo. Ecco, ci ha trovati.
"Nicky? Come facciamo ora?" Singhiozzò Dan.
"Non lo so... Non ne ho la più pallida idea"
Si sedette sull'angolo del terrazzo, e iniziò a piangere a dirotto.

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Capitolo 8
*** 5.4 ***


"Presto, Dan!" Sussurro, in preda alla disperazione, ma ancora speranzosa.
Chiudo la porta del balcone e tolgo la palla da bowling dallo zainetto, poi lego uno dei braccioli alla mano destra del mio cuginetto.
La distanza tra il palazzo sul quale ci troviamo e quello di fronte è di circa 4 metri, perché siamo in un quartiere povero e le case sono tutte vicine, spesso (come in questo caso) collegate da fili che le donne di casa usano per stendere i vestiti bagnati.
L'idea è folle, soprattutto è folle di lasciarlo sperimentare ad un bambino... Ma non ho scelta perché aspettare qui è morte sicura, per me quanto per lui. Ed io la merito sicuramente di più.
"Ascoltami, adesso" parlo sempre sottovoce per non essere sentita, abbiamo pochi secondi e non voglio peggiorare la situazione. "adesso ti devi reggere forte forte allo zaino, anche se ce l'hai attaccato alle mani perché potrebbe scivolarti. Devi sederti sui fili, su tutti e tre, capito? Non uno solo o due, se no cadi"
Il piccolo annuisce, concentrato.
"Bene, mentre tu sei seduto io ti lego e poi tu scendi.. Intendo, che devi scendere con i piedi nel vuoto, che sei legato solo con le mani. Devi spingerti forte forte ed arrivare dall'altra parte. Hai capito che cosa intendo? Credi di farcela?"
"Certo! Sono forte, io!"
"Ci vuole molta forza, Dan. Io non sono sicura che ce la fai, sinceramente. Però non abbiamo altra scelta in questo momento, mi capisci, vero?"
"Sì.. Quindi mi reggo forte forte allo zaino quando tu mi hai legato e mi spingo per arrivare a casa della signora di fronte?"
"Esatto, ora sali"
Lo prendo in braccio e lo faccio sedere sui fili, come concordato. Per fortuna non pesa molto.
"Bene, ora passa la mano destra con lo zaino, senza cadere, per favore... Da sotto il primo filo a destra. Poi faccio io il resto"
"D'accordo!"
Passa la mano e io faccio risalire lo zainetto su per i tre fili, sulle sue ginocchia. È piegato in avanti, adesso, e minaccia di cadere. Non può alzarsi, altrimenti a cadere sarebbe lo zaino e perderemmo altro tempo.
"Okay, sei bravissimo, Dan! Adesso passa la mano sinistra sotto il filo centrale!"
Obbedisce ed io lego anche l'altra mano, poi lo faccio scendere in mezzo tra i due fili che ho legato, ma proprio mentre sto per lasciarlo la porta del balcone si apre in un boato.
"Corri, Dan! Arriva di là più veloce che puoi!"
"E tu come farai?"
"Non ti preoccupare, so già che cosa devo fare.. Tu vai! È già difficile così, non perdere altro tempo!"
Vedo che va avanti a fatica, ma non posso girarmi e stare lì ad osservarlo... Perché lui è qui davanti a me. Non so cosa fare, proprio non so nulla in questo momento.
Come ho fatto a mantenere la freddezza fino ad ora e poi vedere tutto annebbiarsi?
È così grosso, più grosso della porta.. Non posso aggirarlo.
Il balcone è troppo stretto per spingerlo via come ho fatto a casa.. Devo inventarmi qualcosa.
"Cosa vuoi da me?" Urlai.

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Capitolo 9
*** 5.5 ***


La sua bocca si apre in un sogghigno, posso sentire quasi il suo odore. Il problema è che non ne ha. Come non ha ombra.
Sento un urlo. Una voce da bambino.
Instintivamente urlo "Daaaaaan!" e mi giro per vedere come sta. Non lo vedo.
"È arrivato!" è il mio primo pensiero.
"Sì, è arrivato. Ma non dove credi tu." una voce da uomo, dietro di me. Mi ricordo della situazione in cui mi trovo e mi giro, allarmata.
"Chi sei? Cosa vuoi?!"
"È arrivato all'inferno, mia piccola Nicole. Guarda di sotto"
Il suo piccolo corpo, lungo disteso sull'asfalto. Sangue che scorre dalle sue tempie.
"E adesso, se non ti uccido io, la tua sorte sarà peggiore"
Inizio a piangere. Non posso credere a quello che sta succedendo. Perché? Sono un'incosciente! Perché l'ho fatto?
"Ti voglio bene, Dan!" urlo. "Scusa! Scusa! Non volevo farlo, giuro! L'ho fatto per salvarti.. Non avrei potuto sapere cosa sarebbe successo!"
"È inutile che ti scusi adesso. Non può sentirti. È morto, capisci? Morto. Ed è solo colpa tua!"
"Non è colpa mia! Come avrei potuto saperlo? È colpa tua! Se non avessi cercato di ucciderci.."
"Se l'avessi ucciso io sarebbe stata colpa mia.. Ma l'hai ucciso tu. Non siamo più così diversi, ora."
Le lacrime sgorgano incessanti e l'unica cosa che riesco a dire è "uccidimi"
"Meriti di soffrire, non ho intenzione di ucciderti"
"Allora lo farò da sola!"
Appoggio la schiena sul balcone, con i suoi occhi che mi scrutano. Inizio a sporgermi, troverò la forza? Di spalle è più facile, così non guarderò in basso.
Devo farlo. Sarà come dargliela vinta? Alla fine siamo morti. Ma vivere sarà peggio.
A volte mettere l'orgoglio da parte è difficile, ma è la cosa migliore.
È meglio lasciar vincere il nostro nemico o i nostri rimpianti?
Scivolo sull'aria, in caduta libera.
Sono sempre più vicina al suolo.
Sono morta?
..........................................................
 "Nicole, svegliati! Sono le nove! Ti ho preparato la colazione, tra un po' arrivano gli zii!"

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