Temptation

di bells swan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Buona domenica a tutti (:
Ebbene, rieccomi con la pubblicazione di questa mia vecchia storia. Ve lo avevo promesso, e pian pianino sto mantenendo la mia promessa ^.^
Come al solito, lascio il testo della storia uguale a quando l’ho cancellata: ci saranno anche le vecchie note, quindi.
Spero riprenderete la lettura di questa storia con passione. Ci tengo molto a questa, e presto ri-pubblicherò anche You Changed My Life :)
 
 
 
La prima volta che ho visto Edward avevo diciassette anni, ero una bambina, non avevo un fidanzato, ed ero ancora vergine.
La seconda volta che ho visto Edward avevo diciotto anni, ero una ragazza, non avevo un fidanzato, ed ero ancora vergine.
La terza, e definitiva, volta che ho visto Edward è stato ieri, ho diciannove anni, non ho un fidanzato, e non sono più vergine. Grazie, Edward.
 

Tre anni dopo

 
Il vestito che ho indossato per il matrimonio di Carmen è lungo, di colore nero, con ricami e con un’ampia scollatura sulla schiena e modesta davanti. I capelli li ho legati in una bassa coda morbida che ricade su una spalla e ho preferito un trucco molto leggero e naturale ad uno più ricercato. Scarpe dal tacco quindici e borsetta coordinata.
Davanti allo specchio, accarezzo i miei fianchi per sistemare eventuali pieghe del vestito, decidendo che sì, sono perfetta. Almeno stasera.
Il campanello suona, facendomi irrigidire per un solo secondo.
Con lentezza, senza preoccuparmi di far attendere il mio accompagnatore, scendo le scale dirigendomi in salotto. Prendo lo scialle e, borsetta in mano, apro la porta.
Jacob è lì, davanti a me, con un meraviglioso smoking nero. È stupendo, come sempre d’altronde.
“Bella, sei bellissima” annuncia, lasciandomi un breve bacio sulle labbra.
Gli sorrido, chiudendo la porta dietro di me. “Tu non sei da meno, amore” rispondo, seguendolo verso la macchina.
Jacob, da perfetto cavaliere qual è, mi apre immediatamente la portiera, invitandomi ad entrare in auto. Assicuratosi che la portiera chiusa non abbia toccato il vestito sgualcendolo, fa il giro salendo anche lui.
“Ti ho già detto che sei bellissima?” chiede, riaccendendo il motore.
Sorrido, rivolgendomi a lui. “L’hai detto tre secondi fa” ribatto languida.
Sorride divertito. “Non è colpa mia.” Mi lancia una veloce, maliziosa occhiata. “Sei davvero troppo bella per non fartelo dire una seconda volta. O una terza, amore mio.”
Sorrido soddisfatta. Era proprio quello che volevo sentire.
 
Il matrimonio di Jane con Dimitri si svolgerà a casa loro, la loro enorme casa. Alice, la sorella di Edward, si è occupata di tutto, essendo questo il suo mestiere. La ragazza è riuscita a mettere a nostra disposizione un posteggiatore che si occupasse delle nostre macchine.
Il ragazzo è un biondino davvero attraente, e benché faccia un lavoro così umile possiede un linguaggio molto ricercato. Se non l’avessi visto in divisa, probabilmente l’avrei scambiato per uno di noi.
Jacob gli affida le chiavi della macchina, scendendo e poi aiutando me a scendere. Mano nella mano con Jacob, entriamo in casa Volturi, sorridendo agli altri invitati. Poco a poco, stanno per arrivare tutti.
“Isabella, tesoro.”
Mi giro verso quella voce femminile, sorridendo quando scopro Sulpicia, la madre di Jane, avanzare verso di me. Mi abbraccia e io ricambio. “Come sta, Sulpicia?” chiedo, educata, Jacob sempre al mio fianco.
Dopo aver dato un bacio a lui, si rivolge a me sospirando. “Benissimo, cara. Mia figlia si sta per sposare e la cosa non potrebbe rendermi più felice” spiega sorridendo.
Annuisco alle sue parole. “E suo marito? Aro è con lo sposo?” domando, guardandomi intorno.
“No, in realtà è con Edward. Contrariamente a quanto ci aspettavamo, Edward è riuscito a liberarsi dei suoi impegni e, oltre a partecipare al ricevimento, parteciperà anche alla cerimonia nuziale.”
Annuisco ancora, improvvisamente pensierosa. Edward è già qui. Sinceramente, non so se esserne felice o meno.
“Oh, cara, devo andare. Alice mi ha chiesto di portarle il bouquet, credo che mi ucciderà visto il ritardo!” esclama, ridendo agitata.
“Non si preoccupi, Sulpicia, noi ci vediamo dopo.”
“Sì. Ah, sono appena arrivati i tuoi genitori. A presto, Jacob.” Se ne va così come si è presentata.
Mi volto verso la direzione indicata da Sulpicia, scoprendo i miei genitori intenti a parlare tra loro.
“Andiamo dai tuoi?” chiede Jacob.
Annuisco, prendendolo per mano.
“Tesoro, sei uno schianto” esclama mia madre vedendomi.
“Grazie mamma. Papà, ti trovo bene” aggiungo ridendo.
Sbuffa, abbracciandomi. “Ignora il mio abito. Comunque, tua madre ha ragione. Sei splendida.”
“Grazie” mormoro soddisfatta.
“Tra quanto credi inizierà la cerimonia?” continua.
“Tra mezz’ora, credo, ma non ne sono tanto sicura.”
“Oh be’, allora tanto vale sederci e restare in attesa.”
 
Edward non si è fatto vedere, al momento. Io, Jacob e i miei genitori abbiamo preso posto per assistere alla cerimonia nuziale, così come tutti gli altri ospiti. Di lui, però, nemmeno l’ombra.
Ma non appena ho la sensazione di sentirmi osservata, un brivido corre giù lungo la schiena. È arrivato. Non ho bisogno di voltarmi per dar credito ai miei pensieri, so che è così. Ma la curiosità è troppa. Sposto gli occhi dall’altare alla mia destra, essendo seduta a sinistra, e non rimango delusa.
Edward sta parlando con Sulpicia, il sorriso seducente sulle labbra e l’espressione convinta. Dopotutto, sa di essere bello quindi perché non vantarsene? Vicino a lui, sua moglie Tanya, che sorride gentilmente ascoltando i loro discorsi, l’espressione imbarazzata. Edward le cinge i fianchi, protettivo, e lei è appoggiata contro il suo petto, desiderosa di stargli vicino.
Una volta ero come lei: goffa, imbarazzante, ingenua… e con un malsano desiderio i compiacere quell’uomo. Una volta.
Sposto lo sguardo quando sento una mano accarezzarmi languidamente la schiena, chiudendo gli occhi quando brividi di piacere iniziano a percorrere il mio corpo. Alzo lo sguardo, sorridendo a Jacob.
Jacob ha la mia età ed è innamorato di me. Purtroppo, io non lo sono di lui. Ma non ha importanza; è bravo a letto e mi fa sentire bene, questo mi basta.
E poi, gran parte delle coppie presenti in questo matrimonio sta insieme solo per convenienza, per abitudine, per affetto… Edward e Tanya in primis.
Povera, lei mica sa che suo marito fino a ieri sera mi ha fatto venire tre volte…
 
“Bel matrimonio, non credi?” chiede Jacob, porgendomi una flûte di Champagne.
“Carino” concordo disinteressata, bevendo un sorso dalla e osservando annoiata in giro. Odio i matrimoni.
“Ma che piacevole sorpresa.”
La voce possente, leggermente roca e altamente mascolina di Edward si insinua fra me e Jacob, facendomi desiderare di essere nella doccia, a fare esattamente ciò che facevamo ieri notte io e lui.
Mi volto verso di lui, osservandolo con sufficienza. “Vorrei poter dire la stessa cosa, Edward” sussurro.
Edward ghigna, Tanya arrossisce, Jacob mi rimprovera. È una cosa successa talmente tante di quelle volte da risultare ormai noiosa.
“Isabella, sei stupenda questa sera.” Tanya cerca di alleggerire l’atmosfera facendomi un complimento e sorridendomi gentile.
“Lo so. Grazie comunque.”
Si scoraggia immediatamente. Imbarazzata, annuisce.
“Tanya, lasciala stare. Isabella certamente saprà di essere bellissima… Una ragazzina come lei passa sempre metà del tempo occupato per prepararsi a guardarsi allo specchio” mi deride Edward.
Non rispondo a questa provocazione, mi limito solo a fissarlo seriamente, facendogli capire la portata dei miei pensieri. Odio puro verso di lui.
Come ogni altra volta, Edward ricambia lo sguardo.
“Edward, andiamo?” sussurra Tanya, fissandolo ansiosa.
“Sì, Edward. Andate” li sprono, il tono di voce derisorio.
Edward stringe più forte Tanya, scoccandomi un’occhiata di fuoco. “A presto, Jacob.”
“Arrivederci, signor Cullen.”
Edward non mi saluta, né mi lancia una seconda occhiata. Se ne va via, portando con sè Tanya.
“Bella, ma perché fai così? Stavolta il signor Cullen non ha fatto nulla di male.” Jacob cerca di farmi, come sempre, la paternale alla fine di ogni incontro ma oggi non la voglio sentire.
Mi volto lentamente verso di lui, pronta a rispondergli. Non appena mi sento nuovamente osservata, però, opto per un’altra cosa. Utilizzare la bocca in modo più piacevole che parlare. Abbasso il viso di Jacob, baciandolo appassionatamente, la lingua che gioca con la sua. Jacob mi attira a sé, dimentico già di tutto.

 
 

Spazio autrice

 
Mmh… nemmeno il tempo di terminare una storia che già ne creo un’altra.
C’è da dire che mi piace l’Edward misterioso e tuttavia non puttaniere, credo che abbia molto fascino. E una Bella che sappia ciò che vuole, senza aver paura di prendersela e delle conseguenze che questo può portate mi piace ancora di più.
Scommetto non avrete capito molto di loro due, in questo capitolo, ma non vi preoccupate. È quello che volevo io. Posso solo dirvi che Bella è rimasta molto ferita – è questo che l’ha portata ad essere così fredda e cinica nei confronti dell’amore, un po’ come accade a Edward in varie altre storie − e che Edward è stato il suo primo uomo.
Non ci saranno aggiornamenti regolari, tutto dipende dall’ispirazione del momento.
 
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


“Alice, chi è quel ragazzo?” Con gli occhi, non smetto di seguire affascinata i movimenti del ragazzo che sta conversando con il cameriere.
Alice conosce tutti, qui a Forks; conoscerà pure lui.
“Chi, Bella?”
“Quello lì, che sta parlando con Jacob” osservo, indicandolo timidamente con l’indice.
Ha dei magnetici occhi verdi, le labbra non troppo sottili che si muovono a rallentatore, per i miei occhi; gesticola, le dita lunghe ed affusolate, il pomo d’Adamo che si muove ritmicamente, l’espressione glaciale. Ha i capelli di un caldo color bronzo, folti, che scompiglia passandosi ripetutamente la mano fra i capelli. Adesso che lo osservo meglio, noto che non è un ragazzo. È un uomo. Un bell’uomo, c’è da dire.
Alice ride. “Quello è mio fratello” annuncia.
Mi volto improvvisamente verso di lei. “Tuo fratello? Il londinese? Quello che è appena tornato a Forks?” chiedo incredula.
“È americano, Bella, ha solo vissuto a Londra per dieci anni.”
Fisso incredula lei per qualche secondo, voltandomi nuovamente verso di lui e studiandolo con attenzione. Non si assomigliano per niente.
“Bella, è fidanzato.”
La voce di Alice mi giunge come da lontano, mentre mi risveglio da una specie di trance. “Come?”
“A Londra ha conosciuto una ragazza, Tanya, e si è ufficialmente fidanzato. Quindi…” Lascia la frase in sospeso, lanciandomi un’occhiata eloquente.
“Quindi cosa?” ribatto io, fintamente curiosa. Rido, una risata finta generata a coprire la mia delusione nello scoprire che Edward è proprietà privata. “Alice, tuo fratello è un bell’uomo, lo stavo fissando per constatare la cosa, ma nulla di più” spiego, mentendole.
Alice sorride. “Ne sono felice. Sai, mio fratello è un uomo onesto… Non tradirebbe mai Tanya, anche perché è una ragazza molto carina. Hanno molto in comune.”
“Ah sì?” chiedo, stavolta realmente curiosa.
“Sì. Lei è una bravissima studiosa, vuole diventare psicologa e sta realizzando il suo sogno. Edward ha frequentato la sua stessa università anche se ha scelto di studiare una diversa materia. E poi, amano gli stessi libri, la stessa musica... Sono entrambi molto belli, li invidio come coppia” conclude soprappensiero.
“Quanti anni ha, lei?”
“Mmh... credo sia più piccola di Edward di cinque anni, quindi facendomi il calcolo... Edward ha ventisette anni... meno cinque... Ventidue!” esclama infine.
Annuisco, ritornando a fissarlo. “Capisco” sussurro. Faccio un cenno con la testa verso Edward. “Come mai conosce Jacob?”
“Credo gli stia offrendo un lavoro nel suo ospedale... Jacob è una brava persona, e ho suggerito a mio fratello − che ha bisogno di qualcuno nel suo ufficio − proprio lui. So che il sogno di Jacob è diventare un bravo medico ma magari può iniziare ad occuparsi delle scartoffie di Edward per iniziare, no? Così manderà a quel paese quell’idiota del suo capo, lo paga troppo poco!”
Annuisco ancora, i miei occhi su di Edward e Jacob, i quali si stanno stringendo la mano. Jacob si volta; nello stesso momento, gli occhi di Edward si posano su di me.
Sussulto spaventata dalla possibilità di essermi resa ridicola davanti a un uomo come lui.
“Edward!” esclama Alice, avendo visto che il fratello si è voltato verso di noi.
Mi tranquillizzo: quella vicino a me è sua sorella, dopotutto!
Sorridendo, Edward si avvicina a noi, il passo deciso e sicuro. “Alice, che fai qui?” chiede, baciandola sulla guancia.
Non sento la risposta di Alice, non quando gli occhi di Edward si sono fusi con i miei.
 
 
Ripongo pensierosa la cipria nella pochette che mi sono portata, chiudendo la cerniera, pronta a ritornare in sala.
“Sei bellissima.”
Prima che io potessi voltarmi per raggiungere la porta della toilette, sento due braccia avvolgermi da dietro, un intenso profumo maschile penetrare le mie narici, invadendomi i sensi.
Chiudo gli occhi, senza bisogno di alzare lo sguardo verso l’enorme specchio dei lavelli per capire di chi si tratta. “Tua moglie ti ha lasciato tre secondi da solo? Sono sconvolta” sussurro, il piacere che già scorre nelle mie vene.
“Mmh…” Affonda il volto nell’incavo del mio collo, annusando il profumo della mia pelle.
“Edward, non possiamo” mormoro a bassa voce, e tuttavia gemendo quando avverto la sua erezione contro le mie natiche.
“Dicevi questo pure l’altro giorno. E ieri. E stamattina, anche, prima che io me ne andassi da casa tua.”
“Qualcuno potrebbe entrare” continuo, lanciando una veloce occhiata alla porta.
“È chiusa” sussurra Edward, mordendomi il lobo dell’orecchio facendomi gemere di dolore.
Le mie resistenze stanno per cedere. C’è un codice che seguo sempre: mai farlo quando c’è Jacob vicino. E Jacob, questa volta, potrebbe essere pure dietro la porta.
Mi allontano improvvisamente, fissandolo torva. “No, Edward. Non ho voglia di farlo con il mio fidanzato a tre passi da me” sentenzio decisa.
Edward si avvicina di un passo, l’erezione che preme visibilmente dentro il tessuto dei pantaloni di lino. “Ma io voglio, Isabella. E nonostante affermi il contrario, lo vuoi anche tu.”
A separarci è solo un passo, che compie facendomi scontrare con la porta della toilette.
“Si tratterebbe di violenza se mi costringi” noto quando preme il suo corpo contro il mio.
“Non ho bisogno di costringerti,” annuncia, passando lentamente e con leggerezza l’indice sulla mia coscia “ma posso essere violento, se lo desideri.”
Bruscamente, alza la mia gamba, costringendomi a circondargli il fianco. Tira su il tessuto del vestito, scoprendo la mia coscia e osservando che porto le autoreggenti.
“Sei sempre stata piena di risorse, Bella” mormora divertito, il suo dito che va alla ricerca del mio centro.
“E tu sei sempre stato pieno di te stesso” ribatto io, fissandolo con un lampo di sfida nei miei occhi.
Scuote la testa, il sorriso sghembo che tanto odio sul suo volto. “Ma come, non mi hai sempre detto che ami tutto di me? Pregi e difetti?” domanda fintamente ingenuo, prendendo ad accarezzarmi con fermezza.
“L’ho detto dopo che tu mi hai sverginato. Da quel giorno è passato tanto tempo; adesso l’unica cosa che provo per te è il malsano desiderio di fare sesso. Non conti più niente per me, Edward.” Correggo le sue parole fissandolo derisoria.
“Ah, davvero?” chiede, il sopracciglio inarcato, stringendo fra i polpastrelli il mio clitoride, facendomi gemere di dolore. “Dimmi un po’, Bella, se con me è solo sesso perché non ti limiti a farti fottere da Jacob? Non ti sa soddisfare come ti soddisfo io, vero?” domanda, il sorriso sul suo volto più ampliato.
Con uno scatto, lo spingo via da me, spingendolo dentro i singoli bagni e facendolo sedere sul water coperto dalla tavoloccia.
“E tu perché non ti limiti a scoparti Tanya?” chiedo, salendo su di lui a cavalcioni, infilando una mano dentro i suoi pantaloni e accarezzando il suo pene senza dargli tempo di capire nulla.
Edward chiude gli occhi, poggiando la testa alla cassetta per l’acqua, il pomo d’Adamo che fa su e giù. Attratta dal movimento, mi abbasso e con la lingua lo lambisco, godendo nel sentirlo gemere più forte.
“Tanya non ha le tue stesse doti... manuali. Né orali, soprattutto” sussurra, rispondendo alla mia domanda.
“Devo prenderlo per un complimento?” chiedo, la mia bocca vicino al suo orecchio, i denti che ne mordono il lobo.
Edward impenna il bacino contro la mia mano,  la sua che mi scosta i capelli scoprendo una spalla.
“Assolutamente” sussurra, mordendomi la pelle del collo.
“Niente succhiotti, Edward” lo avverto con tono serio tirandogli i capelli e spingendo, di conseguenza, la sua testa indietro per poterlo fissare negli occhi.
“Cazzo Bella, non posso baciarti, non posso farti succhiotti...” si lamenta, alzando gli occhi al cielo.
“Che direbbe Tanya se ti trovasse un succhiotto nel collo?” domando, inarcando un sopracciglio.
Edward sorride. “Niente.”
Purtroppo, so che ha ragione.
“Be’, per tua sfortuna Jacob arriverebbe a lasciarmi, cosa che non voglio assolutamente” ribatto io, lasciandolo andare.
“Io non so cosa ci trovi in lui. Davvero, Bella” mormora Edward, sorpreso nel vero senso della parola.
“Io non so nemmeno cosa ci trovo in te, quindi...” rispondo con un sorriso, scrollando le spalle.
“Ah-ah” ribatte piccato.
Mi alzo improvvisamente, togliendo la mano da dentro i suoi pantaloni. “Devo andare” annuncio.
“E mi lasci così?” chiede sconvolto, l’erezione che preme sicuramente dolorosa nei boxer.
“Chiama Tanya” propongo, scrollando le spalle. Mi lavo le mani, lanciandogli un’occhiata: sta cercando di nascondere l’erezione, cosa molto difficile. Sorrido, prendendo la pochette. “Ciao, Edward” mormoro, prima di uscire dalla toilette delle signore.
 
 

Spazio autrice

 
Ci sono due cose che vorrei spiegarvi:
1)Bella non è gelosa, né di Tanya né di qualsiasi altra donna. Per Edward prova solo attrazione e rancore. 2)Edward non è un puttaniere. È sposato con Tanya e la tradisce - e questo lo rende già un bastardo - ma noi tifando per la coppia Bella/Edward non possiamo che essere felici del fatto per una volta è lei quella che subisce, invece di essere sempre Bella. Comunque sia, chiarisco che tradisce Tanya solo con Bella.
Detto questo, volevo anche ringraziarvi per l'affetto che avete mostrato sin dal primo capitolo a questa nuova, inusuale, storia. Spero davvero di non deludervi!
 
 
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


12 febbraio 2013 --> Prima di lasciarvi al capitolo, vi chiedo di passare nella mia pagina autore per leggere l'avviso (nulla di preoccupante, anzi!) che ho scritto oggi. Prima o dopo non importa, vi chiedo solo di farlo. Grazie.








Con la coda dell’occhio, osservo Edward avvicinarsi all’enorme tavolo dove siamo seduti noi invitati, la sua sedia vuota posta di fronte alla mia.
Prendo il mio bicchiere, bevendo un sorso d’acqua. Edward mi lancia un’occhiata piena di risentimento per come l’ho lasciato fino a cinque minuti fa, sedendosi e non rivolgendomi più nessuna occhiata.
Dio mio, che ipocrita... Non è nulla ciò che gli ho fatto io in confronto a ciò che mi ha fatto lui.
Jacob è seduto vicino a me, alla mia destra; conversa piacevolmente con una ragazza e qualche volta includono anche me nella conversazione. Ogni tanto, per farmi sapere che sono sempre nei suoi pensieri, mi accarezza dolcemente la coscia, facendomi capire che non devo essere gelosa. Il fatto è che io non lo sono affatto... Né di lui, né di Edward. Non sono gelosa di nessuno; mi piace il sesso e lo faccio. Si tratta solo di questo, sia con uno che con l’altro.
E poi, sono la luce degli occhi di Jacob... Per quanto mi dispiace tradirlo, non posso farne a meno. Almeno, sono solo di Jake. La mia prima volta è stata con Edward ma non importa; sono di Jacob, adesso.
Prendo un altro sorso d’acqua lanciando un’occhiata a Jacob e sorridendogli con gli occhi, essendo la bocca posata sul vetro del bicchiere. Jacob si illumina in volto, ritornando a parlare con la rossa che mi sorride.
“Signorina Swan, non sente anche lei questo fastidioso rumore?”
Mi volto sorpresa verso la mia sinistra, scorgendo un ragazzo biondo molto carino che mi fissa in attesa di risposta.
È vero, sento anche io questo rumore.
Abbasso lo sguardo sulle mie gambe, aprendo la borsetta posata sopra di esse e prendendo il cellulare. Gli sorrido. “Mi scusi, è il mio cellulare” comunico.
Sorride anche lui. “Spero nulla di grave.”
Annuisco, abbassando lo sguardo e aprendo il messaggio arrivato. “Scopriamolo subito.”
‘Il cameriere che è appena andato via non ti ha tolto gli occhi di dosso!’
Alzo lo sguardo, cercando tra le persone lei, Alice. Quando la vedo, sgrana gli occhi annuendo entusiasta.
Nascondo un sorriso, riponendo il cellulare dentro la piccola borsetta. “Una mia amica che non aveva niente da fare che disturbarmi” comunico poi al ragazzo. “Sono Bella” mi presento in seguito, porgendogli la mano. Non sto flirtando, questa è l’unica cosa che voglio fare. È solo che mi sto annoiando e poi il ragazzo ha la fede in mano.
“Io sono Garrett. Sei amica della sposa?” chiede.
“E tu dello sposo?” domando di conseguenza.
“Già. Dimitri è amico mio da sempre. Sono il testimone” continua.
Sgrano gli occhi. Adesso che ci penso… “È vero!” esclamo, piacevolmente sorpresa.
Dimitri e Jane hanno preferito riunire tutti gli invitati in un unico tavolo, così che tutti possano fare conversazione anche tra chi non si conosce.
“E tua moglie…”
Garrett si volta, sfiorando con la mano la spalla di una donna bionda. Questa, che parlava con un signore seduto davanti a lei, si volta verso suo marito. È molto bella, con occhi azzurri come il ghiaccio e due labbra piene e carnose, rosse anche senza il rossetto. Vedo che non ne ha.
“Tesoro, lei è Bella. Ricordi la ragazza di cui ci parlava Jane?” chiede a sua moglie.
La ragazza, perché altro non è, si illumina. “Bella? Jane ci ha parlato tanto di te. Io sono Kate” si presente anche lei sorridendomi gentile.
Mi sono tanto simpatici. “È un piacere conoscerti, Kate.” Abbasso per un attimo lo sguardo, venendo catturata da un rigonfiamento. Aggrotto le sopracciglia. “Sei…”
Garrett rivolge a sua moglie un sorriso estasiato, mentre Kate annuisce, raggiante in volto. “Di cinque mesi. Si direbbe di tre perché sono mingherlina ma… sono cinque mesi.”
Per un attimo, un solo breve attimo, provo invidia per questa donna. Quanti anni può avere? Venti? Ventuno? Alla sue età, anche se molto giovane, desideravo tanto avere un bambino.
Non mi ero mai preoccupata dell’età; se volevo un bambino e se il ragazzo che sarebbe stato padre lo desiderava con la stessa intensità, potevo averlo anche a diciotto anni.
Ma a quel tempo, era tutto diverso. Io ero diversa. Credevo nell’amore, nella sincerità delle persone, mi fidavo ancora di chi mi circondava. A quel tempo, non avevo ancora scoperto quanto la gente potesse essere cattiva. Ero davvero ingenua.
“Sono molto felice per voi.” Riesco a ritornare in me a fatica, ma ci riesco.
I due si scambiano un’occhiata felice, iniziando insieme a me una fitta conversazione.
Solo che io non riesco a non pensare ad altro che a quel tempo lontano, a rievocare nella mia mente ricordi di una finta felicità, scalfita poi da Edward. Era colpa sua; è sempre colpa sua.
Velocemente, gli lancio un’occhiata, odiandolo come solo io posso fare. Parla con Tanya e un anziano signore allegramente. Tanya stravede per lui, si getterebbe da un balcone se soltanto lui glielo chiedesse. È ridicola, non ha dignità. Prima ero ridicola quanto lei, se non di più. Perché Tanya almeno non ha concesso la sua prima volta a quel bastardo, l’ha concessa a un ragazzo inesperto che ha giocato con i suoi sentimenti facendole dubitare dell’onestà degli uomini. Edward, con me, ha fatto ben peggio.
Li ha scalfiti, i miei sentimenti, li ha distrutti, fatti scomparire. Non ne ho più se non che per me stessa. O forse, nemmeno più quelli.
Ma sarebbe potuta andare diversamente. Fortunatamente, non ero incinta.
 
“Amore, sei pronta?” chiede Jacob.
Annuisco, prendendo la borsetta dopo aver coperto le mie spalle con lo scialle. “Io sì, tu?”
“Devo solo salutare il mio capo, poi possiamo andare.”
Sbuffo piano; Edward è sulla bocca di tutti: su quella di Jacob; di mio padre che ne elogia i successi, su quella di mia madre affascinata da lui; su quella degli invitati di quella sera; su quella di sua sorella che non sa niente di ciò che succede tra me e lui… è presente ovunque, è come se mi perseguitasse.
Insieme a Jacob, raggiungo riluttante Edward che ha una mano sulla coscia di Tanya, le mani della ragazza intrecciate su di questa, l’espressione estasiata per il gesto del marito. Conversano, ancora seduti al tavolo, con un signore che sembra avere non più di cinquant’anni.
“Signor Cullen.” Jacob, al lavoro, ovviamente lo chiama ‘dottor Cullen’ ma qui può benissimo farne a meno.
E il fatto che io non porti tanto rispetto al suo datore di lavoro è perché sua sorella è la mia migliore amica e conosco Edward da qualche anno, ancora prima di mettermi con Jacob.
Edward si volto, sorpreso di essere stato chiamato mentre parlava con qualcun altro. Quando capisce che è stato Jacob a chiamarlo per poterlo salutare, sorride, lanciandomi un’occhiata derisoria.
Non ricambio lo sguardo, fisso sorridente un’imbarazzata Tanya. La ragazza è una di quelle che stravede per un uomo che non la ama, che nonostante sappia perfettamente che Edward ha una relazione extra-coniugale tace per paura di perderlo. È patetica, assurda e senza dignità. Esattamente come ero io. Fortunatamente, sono rinsavita.
“Bella, spero ci vedremo presto” sussurra, sorridendomi e stringendomi in un abbraccio.
Ricambio; lei d’altronde non mi ha fatto nulla di male. Mi fa pure un po’ pena. “Tranquilla Tanya” mormoro divertita.
“Isabella” saluta Edward, freddo, senza nemmeno avvicinarsi.
“Edward”, ricambio allo stesso modo, lo stesso tono di voce e lo stesso sguardo.
Non lo degno di una seconda occhiata; prendendo in mano Jacob, mi allontano da entrambi.
 
“Mmh… non vorrei mai andarmene” sussurra Jacob sulle mie labbra.
Sorrido, spingendomi più forte su di lui. Il divano, per certe cose, è piacevole. “Però devi…” mormoro.
Jacob mi lascia ancora un bacio, le sue mani dai glutei ai miei fianchi in una sensuale carezza. “Ti amo.”
Le mie labbra si spostano al suo collo, baciandolo il più dolcemente possibile. Non posso amarlo, vorrei ma non posso. Jacob non mi farebbe mai del male, ma io sì. Non sono fatta per la vita di coppia, non più almeno. Ma posso tentarci.
“Jake” bisbiglio, solleticandolo con il mio fiato.
“Lo so” sussurra piano, accarezzandomi i capelli. “Tranquilla” continua, baciandomi la tempia.
Jacob sa perfettamente che non lo amo, non potrei mai stargli accanto fingendo di amarlo. Non sa, ovviamente, che lo tradisco, questo è un segreto che nemmeno Alice conosce. Nessuno lo sa e nessuno verrà mai a saperlo.
“Mi dispiace.” Mi dispiace veramente, non sto fingendo.
“Ehi, Bella, guardami.” Prende fra le sue enormi e calde mani il mio volto, portandolo ad appoggiare la mia fronte alla sua, io ancora sopra di lui a cavalcioni. “Lo so. E a me va bene così. Non ti devi preoccupare.”
Sorridendo, lo bacio piano, gustandomi il suo sapore. Jacob è buono, dolce e mi ama, l’esatto opposto di Edward.
“Ma adesso devo andare, ho il turno di notte, perciò…” Jacob si alza, indossando la maglietta e rivolgendomi un sorriso. “Ci vediamo domani?” chiede.
“Certo” rispondo, ricambiando il sorriso.
Si abbassa su di me, prendendo nuovamente il mio volto fra le mani e baciandomi le labbra in modo dolce e naturale. “A domani!” esclama infine, correndo via.
Sorridendo, mi distendo sul divano, chiudendo gli occhi.
Non mi sento in colpa a tradirlo, no. Mi sento in colpa quando Jacob mi dice che mi ama mentre per me è più di un semplice amico ma meno dell’uomo della mia vita. Io non lo merito, Jacob merita una donna capace di amarlo come se ne dipendesse la vita.
La cosa cambierà: Jacob, prima o poi, incontrerà questa donna e io mi farò di parte. Come è giusto che sia. Ma per il momento, me lo godo e basta.
Il flusso dei miei pensieri viene interrotto dalla vibrazione del mio cellulare. Lo prendo dalla borsa, leggendo il messaggio ricevuto.
‘Spero per te che il ragazzino con cui te la fai non sia a casa con te. Perché sto venendo.”
Il ragazzino, ovviamente, sarebbe Jacob. Il mittente? Un Edward sicuro e convinto di sé rimasto insoddisfatto nel bagno delle signore e desideroso di un orgasmo il prima possibile.
                                                                                                                                                                    
 
Spazio autrice

Ed eccomi qui con il nuovo capitolo :)
Oggi è una giornata decisamente bella, l’acquisto di un nuovo cellulare lo è sempre! xD No, seriamente; in questo capitolo non succede niente di memorabile, è solo un capitolo di passaggio ma per quanto noioso possa essere alle volte servono capitoli del genere. Anche perché nel prossimo i due si daranno alla pazza gioia, quindi sarebbe bene prepararvi mentalmente xD
Ah, volevo anche specificare una cosa. Edward non ha mai tradito in passato Bella, non è questo il motivo per cui si sono lasciati. C’era Tanya, sì, ma lei era la fidanzata ufficiale, quindi ad essere tradita è stata lei, non Bella – secondo la logica del discorso. Si sono lasciati per un altro motivo che verrà svelato nei prossimi capitoli :)
Un bacio.
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Mi alzo controvoglia quando sento il campanello di casa mia suonare. Apro la porta senza nemmeno chiedere chi è, tanto so già la risposta. “Non sono in vena, Edward” mormoro immediatamente.
“Tu sei sempre in vena, Bella. È solo che ti secca ammetterlo” ribatte senza batter ciglio, sorridendomi strafottente. Entra in casa come se fosse sua, togliendosi la giacca e dirigendosi verso il salotto.
Lancio un’occhiata all’orologio. “Tua moglie non si chiederà dove sia suo marito all’una di notte passata?” chiedo. Non che la cosa mi interessi, però.
“Le ho detto che un mio amico aveva bisogno di me per la notte. Sono tutto tuo, amore mio” sussurra lascivo, avvicinandosi a me e prendendomi fra le sue braccia.
Cosa avrei dato, quasi due anni fa, per sentirmi chiamare da lui ‘amore mio’? Praticamente, cosa nonavrei dato. Niente. Adesso, ciò che provo quando mi parla così è solo indifferenza. “Dico sul serio, Edward. Non ne ho voglia.”
“Ma anche in bagno non avevi voglia” mormora piano, posando lentamente le labbra sul mio collo. “Non hai mai voglia. Sono io a farti cambiare idea.”
Lo spingo via con decisione facendolo cadere sul divano, sorridendogli. Un sorriso che lui ricambia. “Questo perché sono io a volerlo. Credimi, Edward: in questo gioco non sei tu a comandare, sono io.”
Salgo a cavalcioni su di lui, iniziando a sbottonargli la camicia bianca.
“La cosa non mi dispiace…” sussurra, chiudendo gli occhi quando mi strofino sulla sua erezione.
E di nuovo: cosa avrei dato, prima, per vederlo così tanto alla mia mercé?
Gli tolgo la camicia, mettendo da parte i pensieri, e prendendo ad accarezzare con la lingua il suo petto. Edward mugola di piacere, facendomi bagnare anche solo con i suoi gemiti. Mi è sempre piaciuto prendermi cura di un uomo e sentirmi ripagata dai suoi apprezzamenti, che sia Edward o Jacob.
“Lento o veloce?” riesce a chiedere.
Veloce. Assolutamente. Lento mi da la sensazioni di un sentimenti che va oltre il piacere fisico, la pura attrazione tra uomo e donna. Io e Edward abbiamo solo questa cosa tra noi, attrazione fisica, nulla di più. Se ci fosse qualcos’altro da parte mia, non esiterei un attimo a lasciare Jacob. Non sono così infame.
La verità, è che la cosa non è semplice… Non avrei mai iniziato questi incontri clandestini con Edward se non mi ci avesse portato Jacob inconsapevolmente. La cosa, inoltre, è andata troppo avanti.
“Secondo te?” domando, iniziando a sbottonargli i pantaloni.
Edward ride, una risata profonda e sensuale. Edward è tutto sensuale. “Chissà perché non avevo dubbi… Posso baciarti, almeno?” chiede, quasi supplicando.
“No.” Il mio è un ‘no’ categorico. Niente baci, niente dolcezza, niente romanticismo. Quello è riservato solo a Jacob.
Edward sbuffa ma non dice altro. Meglio così.
Tolgo i miei vestiti, rimanendo solo in intimo. Passo a slacciarmi il reggiseno, infine le mutandine. Quando ritorno sopra di Edward, lui è nudo come me.
Non c’è nulla di nulla: io mi tolgo i miei vestiti, lui i suoi. È come se il nostro fosse un appuntamento d’affari in cui entrambi godiamo e poi ritorniamo a casa. Non è una cosa di cui vado molto fiera, soprattutto all’inizio. Ma Edward deve capire come mi sono sentita io due anni fa. Lo deve capire veramente. Poi può pure andare all’inferno, è dove sono stata io negli ultimi anni.
Ancora sopra di lui, inizio ad accarezzare la sua erezione con la mano, godendo dei suoi gemiti di piacere. Un improvviso pensiero si fa strada in me. Un dubbio, in realtà. Sorrido. “Edward?”
“Mmh?” chiede, completamente disinteressato, gli occhi chiusi e la testa reclinata sullo schienale morbido del divano.
“Tanya ti ha mai scopato con la bocca?” chiedo, il tono di voce divertito.
Edward apre gli occhi, puntandoli sul soffitto. “L’ha fatto” risponde.
“Eeeee? Non ti è piaciuto?” sussurro maliziosa.
Edward fa una smorfia. “La prima volta che l’hai fatto tu sei stata molto più brava. Tanya non conosce i miei tempi.”
Sorrido. A Edward piace iniziare velocemente, devo torturare il suo membro con la lingua per farlo arrivare al limite, poi posso anche rallentare. Gli piace che lo gusti come se fosse un gelato prima di farlo venire nella mia bocca. E nel frattempo, devo essere a petto nudo. A Edward piace toccare.
“Sa che deve stare nuda?” riprendo, continuando ad accarezzarlo stringendo leggermente.
Edward geme più forte. “Sì... Sa cosa fare, solo che non sa usare la bocca.”
Edward è un vero bastardo. Quella donna lo ama disperatamente e lui si prende gioco di lei in questo modo. Mi dispiace per Tanya, io ho già subito e so cosa prova. C’è una cosa da dire, su Edward: quando stava con me, Edward non frequentava nessun’altra. Oh, eccetto Tanya... ma ero sempre io l’altra, in realtà. Lui stava già con lei... solo che io non ne avevo idea, altrimenti non lo avrei mai assecondato, pur amandolo alla follia.
Sì, Alice mi aveva detto che erano fidanzati, ma lui mi aveva promesso che l’avrebbe lasciata. ‘La lascerò’, ecco cosa mi diceva. Troppo tardi ho capito che frasi come questa non sono mai dette con sincerità, tranne rare eccezioni. Edward non faceva parte di questa eccezioni.
Sospira fortemente, riportandomi alla realtà. Capita sempre che io mi perda nel passato quando sto con lui. “Va bene, Bella. Adesso si fa sul serio” mormora deciso, spingendomi sul divano.
Apre le gambe, abbassandosi con la testa fra di esse. Edward è bravissimo nel sesso orale. O forse sono io che preferisco questo tipo di carezze alle altre, non saprei. La sua lingua accarezza con movimenti veloci e brevi il mio clitoride, esattamente come piace a me. Edward mi conosce.
“Non volevi fare sul serio?” domando, ansimando.
Edward si allontana da me, sorridendomi maliziosamente e salendo sopra il mio corpo, la sua erezione sulla mia intimità. “Vuoi andare dritta al sodo?”
“Tu vuoi continuare con i preliminari?” chiedo di rimando.
Edward non dice altro; aprendo più che può le mie gambe entra in me con la punta del suo membro, affondando con decisione. Come ordinto da me prima, Edward spinge veloce. Non c’è lentezza, non c’è romanticismo; c’è solo sesso, esattamente quello che voglio io.
Prendo la pillola, quindi il preservativo non serve. A Edward piace sentire pienamente la donna sotto – o sopra, o anche di lato − di lui e a me da enorme fastidio. Che io utilizzi la pillola giova ad entrambi.
“Non mi lasciare nessun segno, Edward” ordino perentoria, quando si abbassa a succhiare e mordere la pelle del mio collo.
Lo sento sbuffare, contrariato, mentre le sue labbra scendono sul mio seno. È completamente idiota.
“Nemmeno lì!” esclamo, tirandogli i capelli per fargli alzare il volto e fissarlo.
Ha il viso completamente stravolto dal piacere e continua a spingere dentro di me. “Cazzo Bella, non posso farti nulla!” si lamenta, offeso.
“Jacob non è come Tanya, quello fa domande” rispondo a tono, la morsa dell’orgasmo che cresce dentro me.
“Sì... però...” Edward parla piano, chiudendo gli occhi. Sta per arrivare. “Cazzo...”
“Non ti fermare, Edward” lo sprono quando lo sento venire dentro me; io non sono ancora arrivata.
Edward, avendo rallentato le spinte per riprendersi dal piacere, inizia a spingere sempre più forte. Stringo la presa attorno ai muscoli delle sue braccia, gettando la testa all’indietro. Sento le mani di Edward afferrarmi per le cosce e stringere le mie gambe allìaltezza dei suoi fianchi. La sua bocca si tuffa sul mio collo; non succhia, si limita a leccare velocemente con la lingua, racchiudendo a volte il tutto con le labbra.
Basta questo per farmi venire. Non urlo, non credo agli urli durante l’orgasmo. Insomma, quale uomo ti fa urlare nel vero senso della parola di piacere? Anzi, è mai esistito? Tutte le altre fingono, scommetterei qualunque cosa...
E a Edward piace che io non finga, l’ha sempre detto. Lo diceva. Adesso non parliamo molto. I primi tempi, quando ancora provavo dolore per la perdita recente della mia verginità, provare piacere era difficile, figuriamoci se raggiungevo l’orgasmo! Eppure, gli dicevo sempre che sì, mi faceva venire. Fin quando non è entrato fortemente, in preda alla passione, dentro me e la mia faccia durante l’amplesso non trasmetteva null’altro che dolore. Alla fine, sotto sua stessa pressione, ho dovuto raccontargli la verità.
Avevo paura che mi lasciasse, che questa cosa gli facesse cambiare idea su di me, e invece è stato il contrario. Credo si fosse un po’ affezionato alla ragazza diciannovenne che pur di non far arrabbiare il suo ragazzo fingeva l’orgasmo.
Mi ha pregato, nel vero senso della parola, di essere sempre sincera, di dirgli se mi faceva male o meno. E io l'ho sempre fatto. Lo faccio tutt’ora.
Per quanto Edward si sia comportato male con me, il suo comportamento di quella notte è sempre indelebile fra i ricordi che ho. E credo che lo ricordi perfettamente anche lui.
 
 
Spazio autrice
 
Buon pomeriggio!
Cari lettore, c’è una cosa che mi sono dimenticata di spiegarvi: benché i miei personaggi si comportino in modo tanto deplorevole, voglio che sappiate che non li giustifico affatto.
Edward tradisce la moglie, è una cosa che dovrebbe farcelo odiare ma facciamo uno strappo alla regola perché tifiamo per Bella. Sta di fatto che tutte noi, pur tralasciando questo particolare, sappiamo perfettamente che si comporta da vero bastardo con Tanya, no? Bene.
Bella sta con Jacob ma non lo ama. Jacob la ama e sa che lei non è innamorata di lui. Non possiamo dare la colpa a Bella, per questo, è una scelta di Jacob – che comunque mi serve per la storia, altrimenti non umilierei mai un uomo in questo modo; né umilierei così tanto Tanya. Possiamo rimproverare Bella perché tradisce Jacob ma, come per Edward, sorvoliamo questa cosa perché tifiamo per Edward anche se sappiamo che la ragazza si comporta malissimo.
La differenza è che Edward e Tanya sono sposati, Bella e Jacob no! Edward e Tanya sono uniti da un vincolo sacro, Bella e Jacob non sono uniti da nulla, quindi Bella può fare tutto ciò che vuole (fino a un certo limite, ovvio! Non fraintendete le mie parole), anche perché Jacob… Be’, la storia sembra complicata ma sarà molto semplice alla fine, tranquille :)
Per me, in un rapporto deve esserci, oltre che amore, amicizia, affetto e quant’altro, la fiducia e l’onestà. Sono importantissime a mio avviso. L’amore non mi basta.
E credetemi, i miei personaggi si comportano così perché sono umani e sbagliano... Edward, poi, è proprio così, il suo modo di fare. Ma cambierà, e ne dovrà passare così tante che alla fine avrete così tanta pietà di lui da scongiurarmi di lasciarlo stare. Bella si vendicherà, in un modo o nell’altro, seppurinconsapevolmente, del male che lui le ha fatto; e Jacob e Tanya avranno il loro riscatto ;)

Perché questa spiegazione? Perché è normale che io, pur facendo comportare i miei personaggi in questo modo, non approvo le loro scelte. Ma se fosse tutto rose e fiori, che gusto ci sarebbe nel leggere una storia? Purché i vari problemi non sfocino in vere e proprie tragedie, la storia è più interessante a mio avviso.
Spero sia chiarito come la vedo io la storia :)
Un bacione e a presto!

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Quando mi sveglio, sento i raggi solari illuminare il mio viso, facendomi aggrottare le sopracciglia per il fastidio. Mi gratto gli occhi, ormai sveglia, pronta ad affrontare il lunedì. Ma aggrotto nuovamente le sopracciglia, stavolta per la confusione, quando sento un peso sul mio stomaco. Sussulto quando osservo il braccio di Edward sopra il mio ventre e lui praticamente appiccicato al mio corpo. Dorme.
Con un movimento brusco, lo allontano da me, alzandomi. “Edward, sveglia!” esclamo, per farlo svegliare. Raccolgo i miei vestiti, pronta ad indossarli.
“Che c’è?” mormora, assonnato, coprendosi il viso con un braccio.
“Muoviti, Edward” borbotto. Sono già vestita quando mi volto verso di lui e lo scopro a fissarmi ancora mezzo addormentato.
“Ma perché tutta questa fretta?” chiede, non capendo.
“Hai dormito qui. Credo che questo spieghi abbastanza bene le cose” rispondo, sedendomi sul tavolino posto davanti al divano.
Edward mi imita, mettendosi a sedere anche lui. È completamente nudo se non per una coperta che lo copre dalla vita in giù. “E allora? Quando mi sono svegliato erano quasi le cinque di mattina, e avevo troppo sonno per prendere la macchina e tornare a casa.”
“E così ti sei preso una coperta per coprirti e ritornare a dormire bello comodo?” chiedo, annoiata.
“Ho coperto anche te” risponde divertito.
“Sta di fatto che non dovevi dormire vicino a me. Non mi piace questa cosa” continuo, piccata. Svegliarsi insieme era così tanto romantico, un tempo…
Edward sospira rumorosamente. “Dai, Bella, non farla più lunga di quel che dovrebbe essere” dice, prendendo in mano i pantaloni dal pavimento.
“Non sto scherzando,” lo rimbecco “parlo seriamente, Edward!” Prima che possa dire altro, guardo l’orologio appeso alla parete. “Adesso è meglio che tu vada via. È tardi.”
“Ma se sono appena le otto!” esclama, seguendo il mio sguardo.
“Edward” mormoro con voce d’avvertimento, lanciandogli un’occhiataccia.
Sbuffando, si alza, completamente nudo, per infilarsi i boxer e i pantaloni. “Okay, tesoro. Ci vediamo.” Mi saluta allegro, mettendosi due dita in fronte a mo’ di saluto e voltandosi, dirigendosi da solo verso la porta.
Quando la sento chiudersi, sospiro, gettandomi sul divano. A volte mi chiedo come sono andata a finire in questa situazione… Un litigio. Da qui è iniziato tutto. Un litigio, una me troppo arrabbiata e un Jacob troppo orgoglioso per seguirmi. Se volessi potrei uscirci, ma non voglio. E la cosa va avanti senza che io me ne renda conto...
Tre giorni dopo
È da un po’ che Jacob si comporta in modo strano... Insomma, è sempre il divertente e dolcissimo Jacob, però c’è qualcosa che non mi convince.
Adesso mi sto preparando per andare a cena con Jacob, pensando a cosa dovrà dirmi. Ieri mi aveva chiesto se mi andava di cenare insieme, questa sera, e io ho accettato. Mi ha anche detto che aveva qualcosa da dirmi.
Il campanello suona, risvegliandomi dai miei pensieri. Scendo giù, aprendogli la porta e trovandolo più bello che mai. Ha un completo nero con una camicia bianca senza cravatta, un po’ di barbetta e i capelli spettinati. È sexy da morire.
Mi sorride. “Sei meravigliosa” sussurra, attirandomi fra le sue braccia e iniziando a baciarmi.
Sorrido sulle sue labbra. “Anche tu” ricambio.
“Andiamo” mormora prendendomi per mano dopo avermi fatto indossare il cappotto lungo sopra l’abito corto blu elettrico.
In macchina c’è silenzio, ma non un silenzio teso. Una piacevole musica riecheggia fra noi, grazie all’autoradio, e arriviamo in ristorante rilassati.
Jacob aveva già ordinato un tavolo per due in un luogo del ristorante abbastanza appartato, così da non dover attendere inutilmente e avere un po’ di privacy. Mi aiuta a sedermi e iniziamo a parlare. “Allora, cosa hai fatto oggi?” domanda, sempre rilassato.
Stiamo insieme ma ciò non significa che dobbiamo passare ogni minuto del nostro tempo sempre insieme. “Sono andata a lavoro, poi ho pulito un po’ casa, infine mi sono rilassata davanti a un bel film sul divano. Tu?”
“Dopo essere stato all’università sono passato da Edward, aveva bisogno di una sistemata in ufficio per quando fossi stato libero dagli studi.”
Annuisco, iniziando a leggere il menù. In realtà, non ho molta fame. Eppure la cena passa meravigliosamente bene, tra discorsi in generale. È arrivato al dolce che Jacob inizia a essere nervoso. Balbetta, cambia spesso discorso, fa domande strane... Insomma, mi fa arrivare all’esasperazione.
“Jacob, va tutto bene?” chiedo, non potendone più.
Jacob si aggiusta il colletto della camicia, come se stesse cercando di respirare. Sospira. “Bella, noi stiamo insieme da... quanto? Un anno? Sì, quasi un anno. È un po’ presto, però... Be’, so che non mi ami ma se stai con me ci sarà un motivo? Non credo che stai con me perché sono un tuo amico, altrimenti saresti anche con altre cento persone!"
No, sto con lui perché mi fa sentire protetta.
“Penso che tu stia con me perché vuoi imparare ad amarmi e io... io voglio rendere la nostra relazione ufficiale.”
Le sue parole mi fanno aumentare il battito cardiaco. Ho paura a credere a ciò che sto pensando proprio in questo momento.
“Avrei voluto inginocchiarmi ma... ma so che se lo facessi diventeresti rossa dall’imbarazzo ed è l’ultima cosa che voglio” mormora, sorridendo. “Però volevo chiederti questa cosa in un ristorante, con la nostra privacy, e...” Sospira ancora. “Ciò che sto tentando di dirti in modo così disordinato e imbarazzante è... Isabella Swan, vuoi sposarmi?” chiede.
Credo che la mia espressione sia abbastanza facile, per lui, da capire perché si affretta a specificare: “Non voglio una risposta adesso, né voglio sposarmi subito. Posso aspettare pure un’altro anno, o due, o tre. Però vorrei che tu diventassi la mia fidanzata.”
Non riesco nemmeno a parlare. Dio mio, come può un uomo dolce come lui amare una persona squallida come me? Non lo merito... Scuoto la testa, lacrime di dispiacere agli occhi. “Jake...”
“Non devi rispondermi adesso, Bella. Solo... promettimi che ci penserai, va bene?” chiede, preoccupato.
Annuisco. Questo glielo posso anche concedere.
 
Il viaggio in auto è stato ben diverso dal primo. Jacob si comportava come al solito, cercava pure di fare conversazione, ma io ero troppo sconvolta. Mi ha chiesto di sposarmi... e io non so che fare. Non posso sposarlo, ma una parte di me non vuole rispondergli adesso. Faccio come dice lui, ci sto pensando.
Una settimana dopo
Durante questi giorni non ho visto Edward. Lui è stato impegnato con il suo lavoro di medico, e io ho lavorato al bar. Jacob è stato impegnato con l’università – lui, a differenza di me, non ha rinunciato agli studi – e le occasioni per vederci sono state poche. Ma tutte quante erano uscite come tutte le altre, nulla di diverso. Del matrimonio non si è più parlato. Eppure ci rifletto ogni istante.
Il campanello suona, facendomi chiudere per un istante gli occhi. È Edward. Lo so perché oggi doveva venire da me. Mi alzo, andando ad aprire. Non lo accolgo con l’aria altezzosa o strafottente di sempre, lo accolgo come se fosse un qualsiasi altro invitato.
“Come va?” chiede, mentre gli do le spalle.
“Male” rispondo, alzando il volume della televisione accesa.
“Che succede?” domanda, sedendosi sul divano.
Per un attimo mi viene da chiedergli cosa gli importa di me ma lascio perdere. “Hai fatto molto male a venire” spiego, continuando: “Ho le mie cose e mi sento uno schifo.” Mi siedo vicino a lui, stendendomi sul divano e allungando le mie gambe sulle sue. D’altronde, è lui che si è seduto, se gli da fastidio si può alzare.
Lui non fa niente. Si limita a sbuffare. “Odio quando non possiamo scopare...” borbotta.
“Vai da Tanya” mormoro, inarcando un sopracciglio, scettica. Ho la testa poggiata sul bracciolo sinistro del divano, mentre Edward ha il braccio posato su quello destro.
Sbuffa ancora, limitandosi a non rispondere. Mi rivolgo nuovamente alla televisione, decisa a non chiedergli altro. La cosa non mi importa più di tanto. Mentre fisso il film, le mie gambe si muovono a causa di quelle di Edward che, mentre guarda la televisione annoiato, distende le sue sul tavolino, posando le braccia sulle mie. Non c’è malizia in questo gesto, né romanticismo. È un gesto come un altro.
Un forte crampo mi fa chiudere gli occhi e gemere. Prendo la sacca d’acqua calda e la poso sul mio ventre, con la fissazione che il dolore passi, anche se non è vero.
“Fanno così male i dolori mestruali?” domanda, davvero incuriosito. Gli lancio un’occhiataccia e lui alza le mani in segno di resa. “Ho capito, fanno davvero male” risponde tranquillo, risposando le braccia sulle mie gambe. In realtà, dovrebbe posarle sulle sue ma essendo le mie sopra...
Ritorniamo a guardare il film insieme, nel silenzio più assoluto. Sennonché, la voglia di confidarmi con qualcuno – indipendentemente da chi sia questo qualcuno – mi fa parlare. “Jacob mi ha chiesto di sposarci.”
È chiaro come il sole che, mormorando questa frase, io non sto chiedendo il permesso o il parere di Edward. Glielo sto semplicemente comunicando. Ma è un uomo, e il concetto non gli arriva. “Che cosa?” sbotta, fissandomi immediatamente.
“Sì. L’ha fatto una settimana fa” rispondo, continuando a fissare la televisione. Calma, Bella. Calma.
“E tu perché me lo vieni a dire solo ora?” domanda, arrabbiato.
Mi volto verso di lui, fissandolo decisa. “Perché è una cosa che riguarda me e Jacob, nessun’altro. Se te l’ho detto adesso, è perché mi andava di farlo senza un motivo in particolare.”
Scuote la testa. “E tu gli hai detto di no, vero?”
Aggrotto le sopracciglia. “Non gli ho risposto. Non gli ho detto di sì, ma nemmeno no” specifico.
Edward emette un gemito strozzato, alzandosi in piedi bruscamente. “Ma hai solo ventidue anni!”
Mi siedo con tranquillità. “Ma per me non è un problema l’età. Se amo quella determinata persona, posso volerla sposare pur avendo diciotto anni, anche se poi si rivelerà un errore.”
“E tu ami Jacob?” chiede, fissandomi intensamente.
Sospiro, optando per la sincerità. Non gli sto dando spiegazioni, sto semplicemente ammettendo ad alta voce ciò che non ero mai riuscita ad ammettere se non con i miei pensieri. “No. Ma Jacob è una persona dolcissima, mi ama e morirebbe per me. Col tempo, potrei arrivare a farlo.”
“Ma ti ha tradito! L’hai dimenticato? Hai dimenticato come, quella notte, sei venuta da me e hai cercato di dimenticare il suo tradimento saltandomi addosso?!” domanda, adesso ancora più arrabbiato di prima.
Che colpo basso rinfacciarmelo!, penso inorridita. Ma da Edward c’è da aspettarsi una cosa simile... Mi alzo in piedi, arrabbiata quanto lui se non di più. “Jacob mi ha tradito è vero, ma era ubriaco e almeno non ha un’altra ragazza nascosta in città con il quale sta convolando a nozze; non sta con me la notte, di nascosto da tutti, per poi passare la giornata con la sua fidanzata dicendomi invece che deve lavorare! Jacob, se anche avesse una fidanzata, non avrebbe taciuto la verità. Quando mi promette una cosa la mantiene. E soprattutto se dovessi avere un ritardo, Jacob non andrebbe mai a pensare che possa essere incinta di un altro solo perché abbiamo sempre usato il preservativo! Lo la tradisco quasi tutti i giorni, Edward! La persona da biasimare sono io, non lui!” esclamo, sfogandomi, e rinfacciando stavolta io tutto quello che lui mi ha fatto. “Tu hai fatto molto peggio di lui, eppure ti scopo ancora. Cosa credi che potrei fare con Jacob, sapendo che mi ama veramente? Credi che non stia pensando a sposarmelo per davvero?” domando, piano.
Edward è nero in volto. “E cosa vuoi fare?” chiede, incrociando le braccia al petto. “Mentre continui a scopare con me ti scopi lui?”
Scuoto la testa. “No, Edward. Se io dovessi accettare di sposare Jacob, i nostri incontri termineranno immediatamente.”
Quando sono andata da Edward in un momento di follia, dopo aver scoperto il tradimento di Jacob, non ho voluto farlo per ripagarlo della sofferenza che mi ha causato. Volevo solo sfogare la mia rabbia con una persona che poi non avrebbe voluto più niente da me. Ma, giorno dopo giorno, ho sempre ceduto. Prima non ero così forte, prima era ancora Edward a comandare, e sono felice che le cose, crescendo, siano cambiate.
Ma adesso, osservando la sua espressione sconvolta dopo aver sentito le mie parole, non posso fare a meno di  goderne appieno.
 
Spazio autrice
Ci sono molte cose da spiegare, quindi per favore non saltate queste note ^-^"
1. Edward e Bella si incontrano clandestinamente da quasi un anno. A 19, Bella ha perso la verginità con Edward; si sono lasciati quando lei ne aveva quasi 20. Dopodiché, lei si è messa con Jacob quando aveva 21 anni e stanno insieme da un anno. Lei ne ha 22. Se questa storia fosse un libro, avrei dovuto specificarlo nei vari capitoli ripercorrendo tutto dall'inizio ma non essendo tale posso prendermi questa libertà e spiegarvelo da me :)
2. Non pensate che le cose siano affrettate per 2 motivi: la nota sopra e perché la storia non durerà molto.
3. Come avete potuto apprendere da questo capitolo, Bella non ha tradito Jacob di sua spontanea volontà ma perché è stato un momento di pura follia. Era molto arrabbiata, e anche un po’ immatura, così è corsa da Edward. Credeva che la cosa finisse lì e invece ci si è trovata dentro. Col passare dell'anno degli incontri clandestini, ha creato una corazza intorno al suo cuore, per paura di soffrire nuovamente. Jacob era davvero ubriaco, e non si ricorda nemmeno nulla di ciò che è successo. Non è importante sapere con chi ha tradito Bella.
4. Edward aveva detto a Bella di stare con Tanya ma di doverla lasciare; nel frattempo, faceva l'amore con Bella di notte e le diceva che doveva lavorare di giorno – invece stava con Tanya. Mentre continuava a dire per molto tempo (un anno!) a Bella, ingenua tra l'altro, di dover lasciare Tanya, lui organizzava il matrimonio. Bella aveva avuto un normalissimo ritardo e credeva di essere incinta e, dicendolo a lui, Edward l'aveva accusata di tradimento. Rendendosi finalmente conto che Edward non avrebbe mai lasciato la sua fidanzata ufficiale, lei l'ha lasciato definitivamente. Ha avuto pazienza perché lo amava disperatamente.
5. Edward NON ama Tanya, è sposato con lei per pura convenienza. Il padre di lei, verrà poi specificato, è il primario dell'ospedale dove lavora lui. Tanya lo ama, però.
6. Bella sa di commettere un grave errore incontrando Edward, ma sta davvero pensando di sposare Jacob perché intenzionata a costruire un rapporto sincero e fatto d'amore con lui. Se dovesse accettare, non esiterà seriamente a mettere fine ai suoi incontri con Edward.
7. Edward aveva mandato un sms a Bella per incontrarsi ma non ha capito che lei non poteva fare nulla.
8. Nessuno spoiler nel blog perché ho scritto questo capitolo tutto insieme :)
Okay, credo di aver detto tutto!! >.< x) Se vi va, fatemi sapere che ne pensate :3
Un bacio, a presto!
 
 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Bella non può parlare seriamente. Insomma, andiamo! Vuole rinunciare al sesso con me per sposarsi quel... quel coso? Scommetto che nemmeno la sa soddisfare come la soddisfo io, perché vuole sposarlo? Soprattutto dato che non lo ama!
‘Jacob è una persona dolcissima, mi ama e morirebbe per me. Col tempo, potrei arrivare a farlo.’ Potrebbe davvero arrivare ad amarlo?
Stringo più forte le mani al volante, le nocche sbiancate. Premo il piede sull’acceleratore, cercando di arrivare da Emmett nel minor tempo possibile. E nel frattempo penso. Penso a come Bella è cambiata in... quanti anni sono passati? Lei aveva diciassette anni quando ci siamo incontrati ma ci siamo messi insieme solo quando lei ne aveva diciannove. E adesso ne ha ventidue. Devo considerare tre anni? O cinque?
Non lo so; sta di fatto che è cambiata e anche molto.
Posteggio bruscamente la macchina sul vialetto di mio fratello quando giungo a casa sua. Scendo e busso freneticamente, infischiandomene dell’ora. Sono le undici di sera.
“Edward, che c’è?” chiede sorpreso Emmett, aprendomi. È a torso nudo, con i pantaloni della tuta e un biberon in mano, i capelli spettinati e i piedi scalzi. La perfetta immagine del padre single.
Entro senza nemmeno rispondergli. “Quel figlio di puttana le ha chiesto di sposarlo, ecco che c’è!” esclamo, infuriato come mai prima.
Emmett sospira, alzando le mani in segno di resa dopo aver chiuso la porta. “Aspetta. Parli di Bella?”
“E di chi altri, sennò?” chiedo, sarcastico.
Emmett posa il biberon in cucina, dirigendosi poi nella stanza adiacente, la camera da letto dove si trova mio nipote Tommy nel suo lettino con le sbarre. Ha pur sempre due anni. Lo controlla per vedere se dorme ancora. Sì. Mio fratello lo lascia lì tranquillo, dirigendosi poi in salotto. “Allora, spiegami tutto chiaramente.”
Inizio a fare avanti e indietro per la stanza, nervoso. “Jacob le ha chiesto di sposarsi e lei sta pensando di accettare. Ti rendi conto?” chiedo, guardandolo sconvolto.
Emmett non si scompone. “E allora? È libera, è maggiorenne, può fare ciò che vuole.”
“Lei sta con me! Sono stato io il suo primo uomo” obbietto, gesticolando per fargli capire bene il concetto.
“È un argomento assurdo, maschilista e di quarant’anni fa. Adesso la donna si emancipa, fa ciò che più le pare, e perdere la verginità con un ragazzo non significa doverselo per forza sposare o rimanere con lui per sempre. Tanto più se questo ragazzo è già sposato” spiega calmo Emmett.
Lo fisso a bocca aperta per qualche secondo, poi sbotto. “Ma tu da che parte stai?” chiedo.
“Dalla parte della ragione. E qui hai torto” rispondo senza esitare.
Scuoto la testa, senza sapere che altro dire.
“Ascoltami fratello,” aggiunge Emmett, “non ti conviene fare un discorso del genere a Bella. Sai com’è fatta, è una donna orgogliosa, arrabbiata e ferita da un ragazzo, il che non è mai una cosa buona. Tu stai con Tanya, lei con Jacob. Cosa cambia se se lo sposa?”
“Cambia, invece!”
“E cosa cambia?” chiede, non capendo.
“Cambia che diventerebbe legalmente sua, ecco cosa! Lei è mia!” esclamo infine, alzando la voce. “E che Bella non vorrà più fare sesso. L’ha detto lei.”
Un angolo della bocca di Emmett si curva all’insù. “Perché non ammetti che sei geloso del fatto che lui può averla liberamente, senza nemmeno doversi nascondere?”
Lo fisso incredulo. “Io non sono geloso” obbietto. Emmett rimane a fissarmi con la stessa espressione, facendomi scoppiare. “Cazzo, non lo sono!” esclamo ancora più forte.
“Sì, come vuoi. Sta di fatto che secondo me ha ragione Bella. Dovreste smettere di vedervi se si sposa davvero... Anzi, dovreste smettere di vedervi già da adesso.”
“No, non ha ragione. Non può lasciarmi così!”
“Tu l’hai fatto” mormora improvvisamente lui. “Ricordi?”
Ricordo, sì. Scuoto la testa. “Era ben diverso.”
“Hai ragione, era diverso. Le avevi promesso che avresti lasciato Tanya quando invece stavi ancora con lei. E quando hai mostrato a Bella tutta la tua bastardaggine lei ha avuto il buon senso di lasciarti. Mi dispiace che lei abbia avuto il coraggio di ritornare da te.”
“È stato per Jacob che...”
“Ah sì, Jacob e il suo tradimento inconsapevole. Jacob che non è fidanzato con un’altra, Jacob che non prepara nessun matrimonio, Jacob che mantiene le sue promesse e che adesso le offre tutto ciò che una donna può volere. Una famiglia. Seriamente, amico, tu credi che una ragazza intelligente come Bella si accontenterebbe di continuare ad essere la tua amante o secondo te non proverebbe a costruire una famiglia tutta sua con un uomo che va pazzo per lei?” chiede serio Emmett.
Alzo di scatto la testa, abbassata per la forza dei miei pensieri. “Anche io vado pazzo per lei.”
“Oh tu guarda, sei riuscito ad ammettere almeno questo!” esclama sarcastico.
“Te l’ho sempre detto che Bella è speciale, per me” rispondo, piccato.
“No, tu mi hai sempre detto che Bella è bravissima nel fare pompini e seghe, che è la più brava tra le donne che hai avuto, ma non mi hai mai detto che per te è speciale come donna. Jacob, invece, glielo ripete fino allo sfinimento” specifica.
Mi lecco le labbra aride, sedendomi su una sedia.
“Edward, prova a pensarci. Credi davvero di provare per Bella solo attrazione fisica? Quando un uomo guarda Tanya non fai nulla, ma se guarda Bella vai in escandescenza. Fai più sesso con lei che con tua moglie, quando lo fai, perché mi hai sempre detto che cedi per non farla insospettire. Tre anni fa passavi le notti con Bella, e il giorno lo passavi con Tanya, sempre se eravate liberi a causa dei rispettivi impegni. E quando sei venuto a scoprire che si era messa con il tuo dipendente per poco non spaccavi la faccia a quel povero ragazzo. Ti sembra normale?” chiede ancora.
Lo fisso, gli occhi fiammeggianti. “Che cosa vorresti dirmi, eh Emmett?” Non avevo nemmeno il coraggio di dirlo ad alta voce.
Ci pensa lui. “Io credo che tu ami Bella, Edward. Si vede da come la guardi, da come né parli... E dal fatto che preferisci lei a tua moglie.”
“Io non sono innamorato di lei” sussurro, deglutendo. Non lo sono.
“Mettiamo che non sei innamorato di Bella, okay? Facciamo come dici tu. Ma ti sembra giusto stare con una donna che ti ama e per la quale tu non provi niente? Non provi nulla per Tanya, Edward, nemmeno rispetto. È solo indifferenza, altrimenti non la tradiresti. A meno che tu, inconsciamente, non ami Bella! Allora sì che potresti provare per Tanya un sentimento, perché non puoi non stare con la donna che ami ed è per questo che cedi a Bella. Dimmi un po’, cosa provi per Tanya?"
“Niente” rispondo subito. E non è vero: mi dispiace vedere come mi guarda, con quegli occhi così innamorati; mi dispiace vedere la sua delusione quando a letto la rifiuto perché ‘stanco del lavoro’; mi dispiace godere di ogni singolo minuto con Bella sapendo che Tanya sa che la tradisco e soffre in silenzio.
“E allora perché non me lo dici fissandomi negli occhi?” domanda immediatamente mio fratello, il tono di voce che mi sfida a rispondergli mentendo.
Lo fisso, incapace di emettere alcun suono. E con un gemito strozzato mi alzo dalla sedia, riprendendo a fare avanti e indietro per la stanza, la mano fra i miei capelli.
Emmett ride, una risata bassa. “Dai Edward, non c’è nulla di male! La ami, è solo che non lo vuoi ammettere.”
“No che non lo voglio ammettere! Cazzo, sono sposato con Tanya, che dovrei fare se ammettessi che sono innamorato di Bella?” chiedo, esasperato.
Emmett mi sorride dolcemente. “L’hai appena ammesso” si limita a mormorare.
Scuoto ancora la testa, irritato, sedendomi sul divano. “Non voglio amarla” sussurro, la voce attutita dalle mie mani che coprono il viso.
“Ma non puoi evitare di farlo. Edward, questo cambia tutto. Bella sta pensando seriamente di sposare Jacob, e se la ami devi impedirle di fare questo errore. Vi condannerebbe tutti; tu che la vedresti appartenere a Jacob formalmente; il ragazzo innamorato di una donna che non lo ricambia con la quale dovrebbe passare il resto della sua vita insieme; e Bella che si auto convincerebbe di amarlo pur non amandolo affatto. E con la tua sofferenza condanneresti anche Tanya a soffrire, vedendoti così” spiega, la voce un basso mormorio.
“Che devo fare?” chiedo, disperato, non volendo ancora ammettere la verità nemmeno a me stesso.
“Lascia Tanya, dimostra a Bella che tre anni fa le volevo davvero bene. Dimostrale che eri sincero, che ciò che provavi era sincero, che lo è tutt’ora. Fai ciò che non hai mai fatto per lei; mantieni la tua promessa e lascia Tanya.”
 
Due settimane dopo
 
Non avevo ancora dato una risposta ufficiale a Jacob. Gli avevo chiesto tempo e lui, mantenendo la sua parola, non aveva più fatto parola della sua proposta di matrimonio.
E durante questo lasso di tempo, avevo fatto pulizia fra i miei pensieri.
Quando stavo con Edward scrivevo nei diari, quelli che ho ritrovato in questi giorni. Li ho riletti, una decisione che, se potessi tornare indietro nel tempo, non riprenderei.
Avevo dimenticato quanta sofferenza mi hanno causato le parole di Edward: ‘le dirò tutto’, ‘dammi tempo’, ‘ci sto lavorando’, ‘due giorni e potremmo stare insieme’. Avevo dimenticato quanto male mi facesse quando, dopo queste frasi, lo vedevo in compagnia della bellissima Tanya, gentile e dolce, ancora più irritante quindi. Avevo dimenticato quante volte mi sono concessa a lui, pensando che se gli davo tutta me stessa, in qualunque modo, lui avrebbe iniziato ad amarmi per davvero. Avevo dimenticato quante volte mi sono chiesta se mi aveva mai lontanamente amato, o anche solo voluto bene. Avevo dimenticato tutto, maledizione.
E il pianto che mi sono fatta su quelle pagine di diario è stato per me come valvola di sfogo. Quei diari mi sono serviti per capire molte cose, per mettere in chiaro vari punti, per decidere che ne ho abbastanza di questa vita.
Non voglio più essere l’altezzosa Bella, non voglio più guardare in faccia le persone dall’alto in basso solo perché Edward mi ha insegnato che, essendo ricchi, siamo molto più importanti. E non voglio più stare a Forks, costantemente a contatto con lui e con tutti gli altri snob di questa piccola città.
Voglio cambiare non solo me stessa, ma tutto ciò che mi circonda: basta con gli abiti firmati, basta con le scarpe che costano cinquecento dollari, basta Cadillac. Rivoglio i miei vecchi jeans, le mie vecchie Converse, il mio vecchio pick-up. Rivoglio la mia vita di diciassettenne che Edward mi ha rubato insieme al mio cuore. Rivoglio tutto indietro – fortunatamente, ho avuto il buon senso di non lasciare il lavoro al bar.
E per farlo, voglio Jacob vicino. Voglio imparare ad amarlo, ma per farlo devo prima perdonare Edward. E me stessa. Come fare? Devo solo chiamare Jacob.
 
“Bella, tutto bene?” domanda Jacob quando gli apro, scrutandomi attentamente in volto.
Gli avevo detto di passare a casa mia perché era urgente. Ed è vero, non sto mentendo.
“No. Devo parlarti.” Lo faccio entrare, chiudendo a chiave la porta nel caso volesse correre via prima che io possa spiegarmi ben bene. “Ci sono delle cose che ti devo dire ma ti prego: sta in silenzio, lasciami spiegare, e poi puoi pure prendermi a calci. Va bene?”
Aggrottando le sopracciglia, annuisce, seduto sul divano, l’espressione confusa.
Non ho idea di quanto tempo passa, ma gli racconto tutto. Mi apro totalmente a lui come mai ho fatto prima. Gli racconto del mio primo incontro con Edward, di ciò che sapevo su di lui – che era fidanzato; gli racconto di come lui mi ha illuso e di come mi sono lasciata illudere; gli racconto di come ha reagito lui e di come mi ha insultata pesantemente di averlo tradito quando credevo, per un semplicissimo ritardo dovuto allo stress, che fossi incinta; gli racconto di come lo amavo e di come mi sono sentita ferita. Gli racconto di aver trovato in lui, Jacob, un conforto inconsapevole, di come credessi sinceramente di amarlo ma di come in seguito mi sono resa conto che per me è come un fratello; e gli racconto dell’ennesima delusione del mio cuore quando mi ha tradito, seppur senza desiderarlo realmente perché ubriaco.
Arrivata a quel punto, ho voglia di terminare qui ma, per ricominciare a vivere serenamente, devo finire.
E inizio a raccontargli ciò che ho fatto, del perché l’ho fatto, perché volevo pareggiare i conti con Jacob e poi ritornare come prima; gli racconto che però mi sono lasciata sfuggire le cose dalle mani, e di come ho continuato a tradirlo per tutto questo tempo.
Per la prima volta da quando ho iniziato a tradire Jacob, mi rendo conto di quanto faccio schifo. Però mi sento meglio, incredibilmente meglio. Da un lato, perché vedere l’espressione di Jake disgustata e ferita mi fa male. Molto male. Ma me la merito.
Jacob fa come gli ho chiesto io: sta in silenzio. Si limita a stringere le mani a pugno, sbiancando le nocche.
Non appena termino il mio racconto, mi rendo conto che vorrei piangere per tutte le mie cattiverie a Jacob; sono stata una persona orribile ma il rancore che provavo per Edward mi offuscava la vista.
Se potessi ritornare indietro, non avrei mai ceduto a Edward. Ma non posso farlo, devo continuare ad andare avanti e a pagare soffrendo per le conseguenze delle mie scelte.
“Perché mi stai dicendo tutto questo?” sussurra infine Jacob, evitando il mio sguardo. Oltre alle mani, ha anche la mascella contratta. Fa fatica a non scoppiare.
“Perché desidero il tuo perdono. Perché voglio lasciarmi Edward alle spalle; voglio ricominciare a vivere senza il cuore pesante. Voglio ritornare a guardarmi allo specchio, la mattina, senza la tentazione di spaccarmi la faccia. Voglio continuare a sorridere la gente senza pensare male di loro. Voglio poter essere la Bella di un tempo, non la Bella che Edward ha creato inconsapevolmente con le sue stesse mani. Ma per farlo, ho bisogno di essere sincera con te, di ottenere il tuo perdono” spiego, con il cuore in mano.
Mi apro totalmente a Jacob, come mai ho fatto.
Jacob scuote la testa, un sorrisino amaro sul viso. Gli occhi sono lucidi di lacrime represse. So che mi sta odiando in questo momento, ma non può odiarmi come io odio me stessa. “Sai che c’è? Avrei preferito che tu non mi raccontassi nulla.”
Mi inginocchio ai suoi piedi, senza però toccarlo. Seduto ancora sul divano, lui nemmeno mi fissa.
“Pensaci un attimo, Jake. Se l’ho fatto, è perché voglio davvero riprovarci con te, senza nessun ombra sul nostro rapporto. Se non l’avessi fatto non avresti soffermo, ma se te l’avesse detto qualcun’altro venutone a conoscenza per puro caso? O se te lo avesse raccontato lo stesso Edward? Non sarebbe stato peggio?” domando, una lacrime che scivola sulla mia guancia.
Jacob scuote la testa, serrando le labbra. “Cazzo, Bella, come hai potuto?” sibila, ferito.
“Mi dispiace così tanto” sussurro, accarezzandogli la guancia. Sorprendentemente, lui non mi respinge. “Jacob, sono pronta a fare di tutto per farmi perdonare. Avevo pensato di partire solo noi due, insieme, per dimostrarti quanto sono sincera.”
“Ah sì?” domanda, sarcastico. “Vuoi partire con me, ricominciare daccapo, quando tu mi hai tradito e io, stupido come sono, ti ho perfino chiesto di sposarci! Ci avrai riso su, immagino” borbotta alla fine, alzandosi in piedi.
“No!” esclamo, bloccandolo per un polso e costringendolo a voltarsi verso di me. “È stata proprio la tua proposta di matrimonio ad aprirmi gli occhi! Io, durante queste settimane, ci ho molto pensato. Ho riflettuto, ho preferito non vedere nessuno proprio per pensare. E se ti sto dicendo tutto questo è perché è ciò che mi suggerisce il cuore. Ti voglio bene, Jacob, però non ti amo e su questo non ti ho mai mentito. Ma voglio provarci. Se me lo permetti." Sussurro l’ultima frase con la voce rotta per l’emozione, per il pianto, per tutto.
Jacob mi fissa, indeciso. Osserva le mie lacrime sincere, scuotendo la testa come per cercare di mettere chiarezza fra i suoi pensieri.
“Ti prego, Jake” sussurro ancora, supplicandolo con la voce e lo sguardo.
Emette un grosso sospiro, sedendosi sul divano e coprendosi il viso fra le mani. Mi inginocchio davanti a lui, prendendogli una mano e posandola sul mio cuore che batte forte.
“Lo senti?” chiedo piano. Quando annuisce, i suoi occhi bagnati, continuo: “Sta battendo così forte per te, Jacob. Per favore, dammi un’altra possibilità. Prometto che non te ne pentirai” mormoro con enfasi.
Tituba, così decido di passare all’azione. Se vuole rifiutarmi mi rifiuterà, indipendentemente dal fare il primo passo lui o io. Affondo la mano nei suoi capelli, cercando nei suoi occhi un qualche segno d’assenso. Non ne trovo, ma non leggo nei suoi occhi il ribrezzo. Solo rassegnazione.
Quando poso le mie labbra sulle sue, Jacob non mi rifiuta. Passano quelli che mi sembrano ore invece che minuti prima che Jacob possa ricambiare il bacio e accarezzarmi con lentezza i capelli.
“Non voglio perderti” sussurro contro le sue labbra, fissandolo intensamente, quando mi porta a cavalcioni su di lui.
Annuisce, senza però rispondere. È più di quanto mi aspettassi e mi va benissimo.
Mi allontano spaventata quando, aperto il primo bottone della sua camicia, Jacob mi ferma le mani.
“Aspetta” mormora, allontanandomi di qualche centimetro. “Non riesco a dimenticare le tue parole, Bella. Mentre mi baciavi non riuscivo a non immaginare te insieme a Edward.”
Scuoto la testa, il cuore che batte più velocemente. “Ma non...”
“Ma ti amo e tu vuoi ricominciare tutto daccapo. Vuoi provarci, almeno, e voglio provarci pure io. Ma ascoltami bene, Bella: tradiscimi un’altra volta, e io mi allontanerò per sempre dalla tua vita senza voltarmi più indietro." Una lacrima gli cade da un occhio, scivolando lentamente sulla sua guancia.
Deglutendo, un nodo in gola per il dolore che provo nel vederlo in questo stato a causa mia, bacio quella stessa guancia con tutto l’amore che provo per quest’uomo. Non ne sono innamorata, ma gli voglio bene. Tantissimo. E da adesso in poi, la mia priorità sarà renderlo felice, ogni secondo della mia esistenza sarà dedicato alla sua felicità.
Edward è solo un brutto ricordo.
“Te lo prometto, Jacob” sussurro, prendendogli una mano e posandola sul mio cuore un’altra volta. “Te lo prometto.”
Jacob annuisce, chiudendo gli occhi. Mi avvicino per baciarlo, gioendo quando stavolta ricambia immediatamente. Quando, però, riprovo ad aprirgli la camicia, Jacob mi ferma. “Un’ultima cosa, Bella. Andiamo piano, va bene? Non ti sto rifiutando perché non ti voglio, è solo che non riesco a far niente dopo aver saputo che tu... che tu... e Edward...”
Annuisco freneticamente, interrompendolo. Non serve a nulla dirlo ad alta voce. “Va bene, Jake. Andiamoci piano.”
Jacob annuisce ancora, sorridendomi amaramente. “Okay” sussurra, limitandosi ad attirarmi sul petto.
Poso la testa sul punto esatto cuore, coccolata dalle sue lievi carezze. Non posso pretendere di più, e a me va benissimo lo stesso. 
 
 
Spazio autrice
 
Okay, cari lettori. Per questo capitolo, vorrei davvero sapere che ne pensate.
Dite che Jacob ha perdonato troppo in fretta Bella? Dite che la redenzione di Bella si troppo veloce? Ebbene, non pensatelo per favore perché vi ho già accennato al fatto che la storia non durerà molto.
Se invece siete convintissimi del fatto che la storia può sembrarvi inverosimile, pensate a questo: quante volte avete letto di un Edward che abusa sessualmente di Bella e che alla fine lei lo perdona? Questo non vi sembra assurdo? >.< A me sì.
Questo è IL capitolo, ragazze! :) Non vi dico altro, né ci saranno note lunghissime per questo capitolo perché tutto mi sembra abbastanza chiaro :)
A presto!
 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Chiedo ENORMEMENTE scusa per aggiornare solo ora. Il fatto è che siamo tutti impegnati con la scuola (io) o con il lavoro… se a questo mezz’ora perché il mio pc ve un capitolo ci sto mezz’ora perché il mio pc va lento e il browser più veloce è opera, che opera non mi fa (non so perché) pubblicare l’HTML e che per pubblicare devo accedere a safari che mi blocca ancora di più il pc… passa pure la voglia. Infine, moltiplicate tutto questo per… essermene dimenticata O_O non vi scherzo, mi sono dimenticata vero di aggiornare >.<
Ma da domani fino a domenica non c’è scuola, vedrò di finire Ricatto d’amore (mancano solo 2 capitoli) e arrivare a quasi alla fine con Temptation (ne mancano sei) per farmi perdonare :)
Un bacione!
p.s.: perdonatemi se non rispondo alle vostre recensioni c.c Ma il computer va più lento del solito… (ragazze, il mio pc ha tipo… quasi 10? Sì, penso proprio di sì. Capirete bene… ._.) e vorrei pubblicarvi i capitoli delle altre storie:)
 
 
 
 
Una settimana dopo

Chiudo l’ultimo scatolone, un sorriso sereno sulle labbra.
Intorno a me, la stanza è piena di scatoloni di varie grandezze che contengono le cose più indispensabili per la nuova vita che aspetta me e Jacob a Los Angeles.
Jacob non ha avuto problemi a scegliere quella località, che a me piace molto, come non ha avuto problemi a lasciare il lavoro. Ha un po’ di soldi messi da parte e io ho i miei. Possiamo permetterci di trasferirci, tanto più se papà è una tra le persone più influenti della città.
Il campanello suona, facendomi trasalire per lo spavento. Mi dirigo verso la porta, già sapendo di chi si tratta. Apro. Il viso di Edward fa capolino dalla porta. Mi stupisco di vedere lui quando dovrebbe essere Jacob. “Che cosa vuoi?” sbotto.
Entra senza nemmeno rispondere, comportandosi come se fosse a causa sua. “Mi spieghi perché non rispondi più alle mie telefonate, ai miei messaggi? E perché, da un giorno all’altro, Jacob si è licenziato?”
“Non ti ho risposto perché non mi è andato di farlo, e se Jacob si è licenziato avrà pure i suoi buoni motivi, no?” domando retorica.
Edward sospira. “Ti prego, dimmi che non gli hai detto nulla.”
“Se anche fosse, non preoccuparti. Non rivelerà nulla a nessuno, nemmeno a Tanya, stai tranquillo” mormoro tranquilla.
“Non mi preoccupo di questo” sussurra.
“E allora di cosa?” chiedo, sinceramente confusa.
Scuote la testa, evitando di rispondermi. “Ascoltami, ho bisogno di parlarti.”
“No, Edward. È troppo tardi. Jacob sta arrivando, non voglio farmi trovare con te dopo ciò che gli ho raccontato, penserebbe che...”
“Troppo tardi.”
Sussulto, girandomi di scatto verso di lui. “Jacob, aspetta! Non è come pensi...”
Mi interrompe prima che possa dirgli altro. “Tranquilla, ho visto tutto. Va tutto bene” sussurra convinto, avvicinandosi a me.
Emetto un tremulo sospiro, confortata dalle sue parole. Sono felice che abbia visto tutto con i suoi occhi; se non fosse arrivato in tempo, avrebbe pensato che mi rincontrassi nuovamente con Edward e non avrei potuto convincerlo dell’onestà delle mie parole. Sta ancora cercando di perdonarmi, ogni minima mia azione deve essere sottoposta alla sua fiducia.
“Che cosa vuoi?” sibila Jacob, lanciandogli un’occhiata di fuoco.
“Voglio parlare con Bella. Da solo.” Edward non si scompone. La calma che scorgo nel suo viso è la stessa che tempo fa ho odiato così tanto.
“Non ti basta ciò che le hai fatto? Non ti avvicinare mai più a Bella, mi capisci?” continua Jacob, arrabbiato più che mai.
“E chi sei tu per impedirmi una cosa del genere, il suo angelo custode?” chiede Edward, divertito. Lo sta sfidando abbastanza, lui non conosce la forza di Jacob.
“Va bene, basta Edward” intimo nella sua direzione, posando una mano sullo stomaco di Jacob, i suoi muscoli contratti. “È meglio se te ne vai, io non voglio avere più niente a che fare con te.”
I suoi occhi si spostano dal mio viso al salotto, e tutt’intorno. Aggrotta le sopracciglia. “Perché quegli scatolini?”
“Stiamo partendo. Abbiamo mille cosa da fare, quindi ti sarei enormemente grata se te ne andassi adesso da casa mia. Non sei gradito qui dentro” mormoro con rabbia, con disprezzo, con rancore. Tre frasi, e sono sicura che Edward abbia percepito l’odio che provo nei suoi confronti. La sua espressione mi da la conferma.
Per un attimo, intravedo nei suoi occhi la ferita che gli hanno causato le mie parole, ma solo per un attimo. Il gelido e orgoglioso cipiglio che ha tante volte in viso riappare, mentre annuisce. Si rivolge a Jacob. “Spero per te che sarai abbastanza forte da sopportare anche solo un’ora in compagnia di Bella. Una sola notte, e il mattino dopo nemmeno riuscivo a reggermi in piedi.”
È chiaro che si riferisce alle mie prestazione sessuali passionali e stavolta tocca a me rimanerne ferita. E mi stupisco di questa cosa, perché mi ero ripromessa che mai più Edward sarebbe riuscito a farmi male.
Jacob, con uno scatto improvviso, mi porta dietro di lui per dare un pugno a Edward. Emetto un lieve gemito di sorpresa anche c’era da immaginarselo.
“Jake!” esclamo, cercando di fermarlo. “Non ne vale la pena, amore mio, sta tranquillo” sussurro, accarezzandogli freneticamente il viso per calmarlo.
Mi fissa a lungo, scuro in volto, prima di annuire. “Bella ha ragione, non vali così tanto da sporcarmi le mani, Edward” mormora minaccioso.
Fisso Edward: Jacob gli ha spaccato il labbro, fortunatamente non gli è andata tanto male.
“Adesso te ne vuoi andare?” chiedo, quasi pregandolo con lo sguardo.
Mi fissa arrabbiato nero, le labbra serrate mentre tenta di fermare il sangue con le dita. “Sapete che vi dico? Andate a fare in culo!” Esce così come è entrato, velocemente, senza darmi il tempo di capire nulla.
C’è silenzio nella stanza. Mi volto verso Jacob, accarezzandogli le nocche della mano con cui l’ha colpito. “Mi dispiace, Jacob” sussurro.
Scuote la testa. “Non fa niente” mormora semplicemente.
Ma qualcosa del suo sguardo non mi piace per niente…
 
Edward’s pov
 
Poso la pezza con il ghiaccio sul labbro gonfio, maledicendo per l’ennesima volta Bella e quel figlio di puttana del suo ragazzo. Dio mio, avrei tanta voglia di spaccare, qualcosa, qualsiasi cosa!
“Amore…”
Chiudo gli occhi, innervosendomi di più quando sento la voce di Tanya. “Cosa vuoi?” domando, disinteressato.
“Che ti è successo?” chiede subito dopo, preoccupata, sedendosi vicino a me e iniziando ad accarezzarmi i capelli.
La allontano con un brusco gesto. “Dai, Tanya. Lascia perdere, non è niente” continuo.
“Ma come non è niente? Sei ferito!” esclama, quasi sull’orlo di una crisi isterica.
“Cazzo, Tanya, se ti dico che non è niente è così! Lasciami in pace!” sbotto, fissandola arrabbiato.
Tanya abbassa lo sguardo, ma non prima che io potessi scorgere dai suoi occhi delle lacrime.
È successo tante questo che dovrei esserci abituato. Ma non lo sono, mi dispiace tanto per lei ma non la amo e la sua possessività mi rende ancora più nervoso.
“Hai ragione, scusa” mormora, alzandosi in piedi, pronta per andare via.
La fermo, bloccandola per un polso. “Scusami, tesoro. È stata solo una brutta giornata, nulla di grave” sussurro, mentendole. L’ho fatto talmente tante di quelle volte che ci credo persino io.
Tanya, con un lungo sospiro, si siede davanti a me. “Perché mi chiami ‘tesoro’ quando nel cassetto del comodino hai i documenti per la separazione?”
La fisso, incapace di parlare. Che diavolo ci faceva fra i miei cassetti? Non esito nel porle la domanda.
“Edward, ma tu ti rendi conto di quello che mi hai appena chiesto? Io ti dico che ho trovato i documenti per il divorzio e tu ti arrabbi perché ho frugato tra i tuoi cassetti?” domanda, sbalordita. Si alza, allontanandosi da me e fissandomi sconvolta.
“Tanya…”
“No, Tanya niente. Sono stanca, Edward, stanca! Stanca di essere presa in giro, di essere per te una semplice bambolina da esibire ai tuoi amici, stanca di essere tradita! Ma che cosa ti ho fatto di male per meritarmi un simile trattamento, eh? Ti ho per caso ferito in qualche modo? Perché non posso credere a tutto ciò che devo subire da quando ci siamo sposati! Sono quasi tre anni, Edward, che sopporto in silenzio. E adesso tu vieni qui e ti arrabbi con me perché ho aperto i cassetti di mio marito, trovandovi dentro le carte per la separazione?” Tanya da libero sfogo alle lacrime, facendomi pentire di non averle parlato chiaramente.
E non possiamo continuare così, entrambi ci stiamo facendo solo del male. Emmett aveva ragione.
“Tanya, è meglio così. Credimi!” esclamo con foga. “Tu non hai fatto nulla di male,” sussurro, avvicinandomi a lei e posandole le mani sui fianchi “sono io che ho sbagliato tutto. Io… sono stato uno sciocco, Tanya, e purtroppo l’ho capito troppo tardi. Non avremmo mai dovuto sposarci. Tanya, io ti voglio bene, ma non ti amo. Io non ti ho mai amato” mormoro.
So che le farò ancora più male nel dirle queste parole e non avrei mai voluto pronunciarle, ma è meglio così. A volte, per accettare un qualcosa che non vorremmo mai sapere, è giusto sentire quelle parole. Possono fare male, ma poi ti rendi conto che devi sentirle.
“E perché mi hai sposato, allora?” domanda, asciugandosi gli occhi.
No, questo non glielo posso dire. Anzi, non lo posso dire nemmeno a me stesso. Non posso ammettere a voce alta perché l’ho sposata… Cazzo, no!
“Dillo, Edward. Avanti, non è difficile” mi sfida lei, gli occhi gonfi e rossi.
Mi allontano di un passo da lei, fissandola gelidamente. “Lo sai.”
“Sapevo anche che non mi amavi. Che non mi hai mai amato. Ma questo non hai fatto fatica a dirmelo senza mezzi termini… Adesso, voglio che tu ammetta quanto schifo puoi fare” sibila con disprezzo.
Serro le labbra, deciso a non darle la soddisfazione di rispondere alla sua domanda.
“L’hai fatto per i soldi, eh Edward? Papà aveva da dare una promozione e tu ne hai approfittato, vero? Ma non lo sai che la promozione meritata è ben più appagante di una che si è presi con l’inganno? Quante altre volte hai mentito così spudoratamente alla gente? Non a me, agli altri… Quanto schifo hai già fatto, o farai, prima dopo di me?” Tanya mi sfida con lo sguardo e il tono di voce a negare tutto. Ma non posso.
Serro i pugni, deciso a non colpirla. Posso essere caduto in basso, ma non più di quanto già non ci sono.
Tanya annuisce. “Otterrai il divorzio, Edward. Dopodiché, sparirai per sempre dalla mia vita” sentenzia, prima di girare i tacchi e andarsene.
Quando rimango solo, per la prima volta capisco quanto questa parola si addica al momento in generale. Avevo Tanya e Bella, adesso non ho più nessuno.

Tre giorni dopo

Poso la bottiglia di whisky con un brusco movimento, prendendo in mano il bicchiere appena riempito e bevendone il contenuto tutto d’un sorso. Stringo forte il bicchiere quando sento il sapore del liquido scivolarmi giù in gola, senza provocarmi nessun fastidio. Quanto ho bevuto, oramai?
Il telefono squilla per la centesima volta ma non mi importa. La stanza è inghiottita dal buio, c’è solo la luce flebile degli oggetti digitali che circondano il mio studio ad illuminarla.
Le mie gambe sono incrociate e allungate sulla scrivania, ho la giacca del costoso completo gettata da qualche parte, la cravatta aperta sul collo, la camicia ormai sgualcita dai miei movimenti. Non ho bisogno di vedermi allo specchio per sapere di avere uno stato pietoso, con gli occhi rossi, la barba di tre giorni, e i capelli tutti spettinati.
Dio mio, come ho fatto a ridurmi così?
Il mal di testa non smette di confondermi di più, e se continuo a bere non passerà certo. Ma che mi frega?
Due donne. Prima avevo due donne, adesso ho soltanto la domestica sposata e con a carico tre figli a farmi compagnia.
Bella non si è fatta più sentire; né una chiamata, né un messaggio. Sembra scomparsa dalla circolazione. E Tanya ha firmato i documenti del divorzio senza la minima esitazione, abbandonando me e la casa.
Ma non è questo a farmi più male, né gli insulti che la mia ex moglie mi ha rivolto, e nemmeno venire a sapere che a prenderla per portarla lontano da me è stato un giovane uomo attraente che la guardava con occhi incantati. No, non è questo ad avermi ridotto in questo stato.
Quando Bella mi ha detto di non cercarla, che se avesse accettato la proposta di Jacob lei non mi avrebbe mai più incontrato, non le avevo creduto. Sì, all’inizio lo temevo ma poi… insomma, io e Bella siamo così tanto passionali che nessuno può competere con noi, nessuno!
Io soddisfo lei, lei soddisfa me… e sono sicuro che lei sa che Tanya non è mai stata alla sua altezza, come io so che Jacob non è alla mia.
Ma sono passati ventiquattro giorni e lei non si è fatta viva.
Credevo che almeno un misero messaggio l’avrebbe mandato, anche solo per un incontro fatto di preliminari, ma niente. È come se mi avesse dimenticato, concentrandosi, immagino, su Jacob.
Ecco, questo fa male. Fa male sapere come sono ridotto io e sapere come è felice lei con quell’idiota del suo ragazzo!
Mi correggo due volte mentalmente: la prima, quando la parola ragazzo viene sostituita dalla parola fidanzato; e la seconda, quando mi ricordo che prima Bella deve accettare di sposarlo per poterlo chiamare così. Oh, e anche una terza volta: quando mi rendo conto che io, non sapendo nulla di lei durante questi ventiquattro giorni, non posso sapere se ha accettato o meno.
Con un gemito strozzato, prendo in mano la bottiglia mezza piena di whisky e la scaglio contro la porta. La bottiglia si rompe in mille pezzi, che cadono poi sul pavimento, il liquido che lo bagna.
Le mie mani si posano sulla mia testa, stringendo i capelli, dando poi del forti colpi contro il duro legno della scrivania.
“Cazzo” borbotto, quando mi rendo conto che il mal di testa peggiora. “Idiota.” Adesso mi insulto pure da solo.
Combatti per lei.’ Le parole di mio fratello riecheggiano nella mia testa in stato confusionale. Per lui sembra così facile!
Ma come cazzo faccio a combattere per lei quando intorno a Bella ci sta quella sanguisuga che non la lascia mai un attimo da sola?
Prima che io possa lanciare qualcos’altro contro la porta sfogandomi almeno in parte, questa si apre, rivelando la figura di Carmen, la domestica. “Edward, c’è qualcuno per te” comunica, rivelandomi con gli occhi quanto sia dispiaciuta nel vedermi ridotto in questo stato ma senza osare dirmelo in faccia. La conosco da molto, quindi c’è una specie di amicizia fra noi anche perché potrebbe pure essere quasi mia madre, ma non fino al punto da rimproverarmi.
“Chi è?” borbotto, pensando di versare un altro po’ di whisky nel bicchiere ma ricordandomi troppo tardi di avergli fatto fare una brutta fine.
Carmen non risponde perché qualcuno la induce a mettersi di parte. Un qualcuno dalla pelle scura, gli abiti casual, i capelli neri e lo sguardo serio.
Aggrotto le sopracciglia. “Tu?” chiedo sospettoso, la voce irriconoscibile per il troppo bere, mentre osservando la figura di Jacob poggiarsi contro lo stipite della porta e Carmen che rimane a fissarci preoccupata.
 
 

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Bella’s pov
“Ah, Alice, mi manchi” sussurro al telefono, sistemandomi le scarpe.
‘Anche tu, Bella. Ma purtroppo l’università mi permette pochissime volte di ritornare a Forks, la New York University è molto esigente.’
“No, stai tranquilla, lo studio prima di tutto” mormoro divertita.
Alice ride. ‘Detto da colei che si è messa a lavorare subito dopo aver finito il liceo!’ esclama.
Rido anche io, spensierata per la prima volta dopo tanto tempo. Lancio una veloce occhiata all’orologio appeso al muro. Sono lei sei, il supermercato è ancora aperto. “Senti, Alice, adesso devo andare. Ci sentiamo stasera?” domando.
‘Sì, certo. Salutami Jake!’ esclama.
“Sarà fatto” prometto prima di chiudere la chiamata.
Indosso il giubbotto leggero, regalo di Alice, e prendo le chiavi. Niente borsa. Quando apro la porta di casa mia, mi stupisco di vedere Jacob lì davanti, la mano alzata pronto a suonare. “Jake?” mormoro sorpresa.
“Esci?” chiede, studiandomi.
“Sì, il frigorifero sta piangendo” affermo, spostandomi per farlo entrare.
“Senti Bella, io dovrei parlarti ma non ti ruberò molto tempo” annuncia Jacob.
Studio la sua espressione e mi sembra abbastanza normale. È chiaro che mi nasconde qualcosa, ma non sembra qualcosa di grave. “Dimmi” lo sprono con leggerezza, sedendomi sul divano.
Jacob mi imita, sedendosi sul tavolino davanti a me. Sospira. “Ascolta Bella, è molto difficile dirti certe cose però... devo farlo. Ne vale della nostra felicità.”
Quelle parole riescono a confondermi più di quanto non lo stia già facendo Jacob con i suoi comportamenti.
“Tu... tu non mi ami, e va bene. Non posso costringerti ad innamorarti di me, nè posso incolpare te. Però io ti amo, disperatamente, e sapere che la mia ragazza sta tentando di innamorarsi di me... Ecco, non è molto lusinghiero. Soprattutto dopo ciò che mi hai detto qualche settimana fa.”
A quell’ultima frase, apro la bocca per ribattere ma Jacob alza una mano per fermarmi.
“Per favore, fammi finire di parlare. Vedi Bella, io non incolpo te. Tu non mi hai mai amato, e io sono stato tanto ingenuo da credere che se ti avessi dimostrato giorno dopo giorno il mio amore per te tu saresti arrivata a ricambiare i miei sentimenti, un giorno. Speranze vane. Un anno, e invece di concentrarti su di me ti scopavi il mio capo.” Scuote la testa, scrollando le spalle. “Fa niente. Però non funziona così. Bella tu non mi ami, non mi amerai mai. È inutile frequentarci” mormora infine.
Emetto un gemito strozzato, supplicandolo con lo sguardo. “Ci sto provando Jacob, ti chiedo solo tempo! Io non ho più rivisto Edward, né l’ho sentito. Te lo giuro!” esclamo, lacrime di dispiacere che iniziano a sgorgare dai miei occhi.
“Non si tratta di questo, Bella” spiega lui con dolcezza. “Io non mi fido più. Non riesco a guardarti senza che delle immagini di te e Edward si sovrappongano alla tua figura. Non riesco a dormire nel letto di camera tua sapendo che c’è stato anche Edward. Non ce la faccio Bella, e tu non ce la fai ad innamorarti di me. E vuoi sapere perché?” chiede, accarezzandomi una mano e prendendola fra le sue.
Scuoto la testa, tirando su col naso. Jacob risponde ugualmente.
“Perché sei innamorata di Edward, Bella.”
A quelle altre parole, i miei occhi furibondi si posano sui suoi.
“Non guardarmi in quel modo, Bella. Per me è difficile dirti certe cose molto più di quanto per te è difficile ascoltarmi. Ma devo dirtele e tu devi sentirle. Noi non possiamo continuare così, ci facciamo solo del male” spiega con voce flebile, e tuttavia decisa.
Lo fisso per dei secondi che mi sembrano secoli. “E cosa vuoi fare?” domando, cercando di non pensare a determinate sue frasi.
“Io credo che sia meglio lasciarci.”
 
Edward’s pov
 
“Che fai qui?” domando, alzandomi a fatica dalla sedia.
“Voglio parlarti. Posso, non è vero?” domanda Jacob, sarcastico.
Annuisco in direzione di Carmen, che ci lascia soli richiudendosi la porta dietro sè. “Di cosa vuoi parlare?” chiedo, sedendomi sul divanetto in pelle del mio studio.
“Di Bella, di chi se no?” domanda, le braccia ancora incrociate al petto.
Alzo immediatamente lo sguardo su di lui. “Che è successo?” chiedo, improvvisamente preoccupato.
“L’ho lasciata” pronuncia lui, come se non gli importasse.
Mi alzo di scatto, maledicendo questa azione quando un improvviso capogiro mi costringe a risedermi. “L’hai lasciata? Ma non ti fai schifo?” domando, fissandolo disgustato.
“Potrei chiedere la stessa cosa a te” ribatte lui senza scomporsi.
Colpito e affondato.
Chiudo gli occhi. “Ho commesso un errore” sussurro.
“Un errore molto grave, sì, che ha stravolto la vita di Bella, cambiandola profondamente. Tu avresti dovuto scomparire dalla sua vita, eppure hai continuato a scopartela mentre stava con me!” esclama, improvvisamente arrabbiato.
“Lei è venuta da me” rammento ad alta voce.
“Sì. Ma mi ha detto che sarebbe stata solo quella sera se fosse dipeso da lei. E invece tu hai continuato a cercarla. O sbaglio?”
No. Ha ragione...
Sbuffo, fissandolo deciso. “Ma che cazzo vuoi?” domando.
Jacob deglutisce, scosta lo sguardo da me al muro dietro, per poi riportarlo sul mio viso. Tituba, ma alla fine risponde. “Voglio che tu riesca a renderla felice molto più di quanto non ho fatto io” mormora.
Rimango sconvolto dalle sue parole. “Cosa?” chiedo, non capendo. Non posso credere di aver sentito una frase del genere uscire dalla bocca di lui.
“È chiaro che Bella non mi ama, e io purtroppo, pur amandola disperatamente, non riesco a perdonarle un anno di tradimento sotto ai miei occhi. Ho cercato di ignorare la consapevolezza di voi due insieme ma... questi giorni sono sembrati non trascorrere mai. Non ci riesco, Edward! Ed è inutile stare con lei, soprattutto... se lei ama te” spiega a fatica le ultime parole.
Io lo fisso sempre più sconvolto, la bocca spalancata. “Lei mi ama?” domando, incredulo.
“Sì. Be’, lei morirebbe piuttosto che ammetterlo ma la conosci. Tocca a te farle ammettere di amarti, e tocca a te farti perdonare. Bella mi ha spiegato cosa lei hai fatto e... credimi, ha avuto un bel coraggio a non raccontare tutto a Tanya, due anni fa, quando ti ha lasciato. Ma Bella è una signora, mi stupisco che riesca ad amare un verme come te. Ma è così, e purtroppo all’amore non si comanda.”
Sono troppo sconvolto dalle sue parole per offendermi a causa dei suoi insulti. Bella mi ama. È solo questo che riesco a pensare. E subito dopo, a quanto sia orgogliosa Bella. Non mi perdonerà mai...
Esterno quest’ultimo pensiero, arrendendomi già da ora.
Jacob aggrotta le sopracciglia, fissandomi sospettoso. “Sai, ho sempre creduto che tu fossi un grandissimo medico, eri il mio modello; poi ho scoperto che la promozione ottenuta è stata con l’inganno, e che hai mentito spudoratamente a Bella. Sei diventato un bastardo tutto d’un colpo. Ma non avrei mai creduto potessi essere anche codardo” mormora, deluso.
Sono punto sul vivo. “Non sono un codardo!” esclamo, reagendo.
“E allora datti da fare! Ho lasciato Bella qualche ora fa e solo adesso ho trovato il coraggio di venire da te per dirti che hai campo libero con lei, invece di prenderti a pugni come avrei voluto fare. Io ho trovato il coraggio per cederti la donna che amo, per te trovare il coraggio di ammettere di essere stato un grandissimo idiota ai suoi occhi non sarà più difficile! Sii uomo per la prima volta nella tua vita.” Mi sfida con le sue parole, fissandomi negli occhi, prima di girare i tacchi e andarsene via senza pronunciare nessun’altra parola.
In casa sono pieno di bottiglie di whisky ma non ne prendo più nemmeno una goccia. Per tutta la notte, rimango a pensare alle sue parole, addormentandomi infine esausto.
Il giorno dopo
 
Bella’s pov
 
Incredibile. È assolutamente incredibile.
Jacob mi ha lasciata e io mi sento vuota. Semplicemente questo.
Durante queste tre settimane, nelle quali Jacob aveva tentato di perdonare i miei tradimenti, ero quasi riuscita a convincermi di amarlo. Non di quell’amore grande e puro di cui sento parlare nei film e nei libri, ma certamente qualcosa che avesse a che fare con questo sentimento.
Adesso, invece, mi rendo conto che no: non sono arrivata ad amarlo, perché se fossi stata innamorata di lui starei piangendo disperata nel mio letto, maledicendomi per gli errori commessi quest’anno e invece... Invece niente, continuo a preparare le valige con solo un vuoto nel mio cuore.
Non ero innamorata di Jake, ma la fine della nostra storia significa anche la fine della nostra grande amicizia. Lui era il mio migliore amico... Per questo, qualche tempo dopo aver lasciato Edward, quando sono andata a letto con Jacob il mattino dopo mi ero pentita. Non volevo perdere l’amicizia che ci legava. Ma lui aveva detto ‘proviamoci’ e io volevo sentirmi amata almeno da una persona, e Jacob era così dolce, così gentile, così innamorato... non ho saputo dirgli di no.
Il sesso è sempre stato grande fra noi, anche prima della mia grande rivelazione, ma niente. Non ci si innamora col sesso. Come ci si innamora? Perché non sono riuscita ad innamorarmi di lui, Jacob, l’uomo perfetto per me?
'Perché sei innamorata di Edward.'
Questa frase continua a echeggiare nella mia mente senza darmi tregua.
Ero innamorata di Edward! Adesso... Adesso? Adesso non lo so. Voglio essere sincera almeno con me stessa: adesso non so più niente, se non che voglio lasciare Forks. Edward non è la mia priorità, la mia priorità è cercare la pace che non ho avuto da quando ho conosciuto Edward.
Ho raccontato tutto a Alice, piangendo al telefono. Non solo per quel vuoto che all’inizio è stato disperazione, ma anche per paura che Alice potesse riattaccarmi il telefono in faccia. Ma sono stata sincera, anche con lei ho parlato col cuore in mano, e poi l’ho sentita piangere mentre insultava suo fratello più di quanto non abbia mai fatto io. E lì mi sono messa a piangere più forte, rendendomi conto di avere l’appoggio di Alice. E poi lei si è messa a piangere ancora di più, sentendomi piangere in quel modo.
Insomma, abbiamo parlato quasi tre ore al telefono e due ore le abbiamo passate a consolarci a vicenda.
Ed è stata proprio lei a consigliarmi di partire per New York. Abita in un piccolo monolocale, ma per me non è mai stato un problema lo spazio. Ho accettato subito; il mio appartamento l’ho dato in custodia a mia madre, e io ho solo preparato una valigia, riducendone dieci.
Questo programma mi piace di più.
Partirò domani, e dirò addio per sempre a Edward, agli anni con lui, e alla mia bastardaggine. Ricomincerò una nuova vita, ripartendo da zero, con la mia migliore amica vicino.
È meglio di quanto avrei potuto volere.
Un bussare frenetico interrompe il flusso dei miei pensieri, facendomi aggrottare le sopracciglia. Chi può essere? Jacob ovviamente, è lontano da me. I miei non abitano a Forks, così come Alice. Sono gli unici che possono venire a farmi visita.
Quando apro, rimango sorpresa di vedere Edward. È incredibile ciò che sento nel vederlo qui, davanti a me dopo tanto tempo che non l’ho né visto né pensato: niente, assolutamente niente.
Nessun odio, nessun rancore; sono solo curiosa di sapere che fa qui.
“Edward, che ci fai qui?” espongo i miei pensieri.
Lui entra senza rispondermi. Chiudo la porta, squadrandolo. Non indossa gli abiti eleganti che indossa da quando ci siamo lasciati, indossa un jeans schiarito dal tempo e una camicia azzurra dentro i pantaloni, una giaccia in pelle. I suoi capelli, sempre ordinati dal gel, adesso sono liberi. Edward era il classico uomo d’affari affascinante e sicuro di sè, adesso sembra tanto il ragazzo di cui mi sono innamorata, solo un po’ cresciuto.
“Ho lasciato Tanya” mormora, stupendomi con questa entrata.
Sgrano gli occhi, non sapendo cosa rispondergli. “Ehm... Okay?” chiedo. Cosa vuole sentirsi dire?
Sono molto contenta per Tanya: non si merita un uomo che non la ama con la stessa intensità con cui lei ama lui, è tempo di trovarsi qualcuno che sappia amarla veramente. Ho pensato anche a lei, a quanto sono stata stronza nei suoi confronti... e a questo non riesco a trovare pace, perché se a Jacob ho detto tutta la verità, lei non sa nulla di me e suo marito. L’idea di rivelarle tutto prima di partire si fa sempre più strada in me.
“Okay? Io ti dico che ho lasciato mia moglie e tu rispondi con solo okay?” chiede Edward, sconvolto.
“Edward, con cos’altro avrei dovuto risponderti?” domando confusa.
“Bella, ho lasciato Tanya, l’ho lasciata per te, per noi” mormora ancora, come se fosse un concetto da potersi immaginare da subito.
“Per noi?” Va bene, adesso sono io quella sconvolta.
Edward annuisce, iniziando a spiegare. “Sono un bastardo, lo ammetto. Sono stato un lurido schifoso figlio di puttana con te, lo sono sempre stato. Ti ho preso in giro per circa un anno, dicendoti che avrei lasciato Tanya quando non era mia intenzione. Ed è stato un gesto idiota venire a casa tua quando eri tanto sconvolta per il tradimento di Jacob e per come hai ricambiato. Qualche mese fa mi hai detto che se potessi tornare indietro non lo avresti mai più fatto per come sono andate a finire le cose, ricordi? Ebbene, so cosa si prova perché se io potessi tornare indietro lascerei Tanya nell’esatto momento in cui ti ho incontrato al bar.”
Lo guardo sempre più sconvolta ad ogni sua parola. Mi sta chiedendo scusa? Forse sì. E mi sta chiedendo di ricominciare, dicendomi che ha lasciato Tanya per noi? Forse è un sì anche questo.
Scuoto la testa, confusa. “Che vuoi dirmi?” domando.
“Ricominciamo. Facciamo finta che il tempo si sia fermato, che ho mantenuto fede all’unica promessa che non sono riuscito a mantenere, quella di lasciare Tanya. L’ho fatto, adesso siamo entrambi liberi, no?” domanda, un lume di speranza negli occhi.
Aggrotto le sopracciglia. “Come fai a dire che io sono libera?”
“Ho parlato con Jacob, è venuto da me e mi ha aperto gli occhi. Dopo mio fratello Emmett, certo. Te l’ho detto, sono stato uno stupido: ci sono volute due persone per convincermi a fare quello che avrei sempre voluto fare, lasciare Tanya e ritornare libero. Libero di mettermi con te, ovvio.”
Troppe confessioni tutte in una volta, troppe. E mi inizia a far male la testa.
Alzo la mano come a fermarlo. “Aspetta, Edward, dammi solo un secondo” chiedo, premendo due dita sulle tempie. “Ho capito che hai lasciato Tanya, e che a quanto pare Jacob è venuto a te ma… cosa ti fa pensare che io voglia iniziare qualcosa con te?” Chiedo, sinceramente confusa.
Edward apre la bocca, senza però farne uscire alcun suono. “Non… non vuoi?” chiede piano.
“Dopo ciò che ho passato con te?” domando, isterica.
“E ti chiedo scusa per quello!” esclama improvvisamente.
“Scuse non accettate”mormoro. “Senti, Edward. Io domani vado via da qui, e possibilmente vorrei farlo senza sensi di colpa. Vattene via, per favore, non farmi stare più male di quanto non mi hai già fatto stare” lo supplico, improvvisamente stanca.
Apre la bocca per parlare ma ancora non esce alcun suono. “Quindi ho fatto tutto per niente?” mormora, squadrandomi deluso.
Scuoto la testa, facendo una smorfia incredula. “Hai fatto ciò che era giusto per Tanya, Edward.”
Edward annuisce, convinto, ritornando il gelido Edward di sempre. “Bene. Allora è meglio che vada.” Se ne va senza nemmeno salutare.
Mi siedo sul divano a peso morto dopo chissà quanto, ancora un po’ sotto shock, oserei dire. Ma è meglio così. Non sono pentita della mia scelta, per una volta nella mia vita ho fatto qualcosa di cui vado orgogliosa.
 
 
Spazio autrice
 
Ed eccomi qui con l’ottavo capitolo :) Credo proprio che la storia potrebbe finire entro il decimo capitolo *-* Uaoh, sono tanto orgogliosa, era una storiella come un’altra e non credevo sarebbe arrivata a 10 capitoli ^-^
Bene, come abbiamo potuto vedere Edward ha lasciato Tanya per Bella; Jacob ha fatto la parte del buon samaritano dopo aver lasciato Bella (di pomeriggio) ed aver passato delle ore per convincersi di fare la cosa giusta (va da Edward verso sera); e Bella vuole solo ricominciare una nuova vita fuori Forks, con Alice *-* Non c’è modo migliore di iniziare una nuova vita con la propria migliore amica :)
Ma Edward? Si arrenderà così facilmente? ._. Lo scopriremo nella prossima puntata (?)
Allora, tornando seri (>.<), davvero, cosa vi aspettavate da questo capitolo?
Molti di voi hanno intuito che Jacob fosse andato da Edward per lasciare Bella e dargli via libera con la ragazza, sta di fatto però che Bella è stata davvero ferita dal comportamento di Edward anche se lui non l’ha tradita – sì, stava con Bella ma anche con Tanya, però a conti fatti chi veniva tradita era Tanya, non Bella. Quindi, dopo tutta la sofferenza che lui le ha provocato, Bella è rimasta troppo scottata per poter concedere una seconda occasione a Edward. Gliene ha concessa una di un anno, e guardiamo come è andata a finire… Poi, odio quando in molte storie Bella perdona facilmente Edward.
Ti ha fatto soffrire? Che lo perdono a fare se il giorno prima dici di odiarlo, di voler ricominciare a vivere ma poi lo vuoi vicino? Coerenza! Quindi, la mia Bella non vuole perdonare Edward. È orgogliosa, ragazze, ma non immatura. C’è differenza fra le due cose.
A presto!

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


L’abbraccio stretta a me, non avendone mai abbastanza. “Mi sei mancata così tanto” sussurro.
“Anche tu mi sei mancata, Bella. Tantissimo, amica mia” mormora Alice, comprendendo ciò che voglio dirle.
Mi è mancata quando è partita per New York, mi è mancata quando mi sono pentita delle mie azioni, mi è mancata quando ho passato un anno a mentirle perché troppo codarda per affrontarla. Tra amiche non ci dovrebbero essere segreti, e io le ho mentito per un anno.
Dio mio, quanto posso fare schifo? Me lo chiedo mentre le prime lacrime iniziano a scivolare sulle mie guance, prorompendo in un singhiozzo disperato. “Mi dispiace.”
Alice mi stringe più forte, iniziando a dondolarci sul posto. “Ssh, ssh, non fa niente. È tutto apposto” risponde dolcemente.
“Non è vero... sono stata una cretina!” esclamo, riprendendo a piangere più forte.
Quanto può essere liberatorio un pianto fra le braccia della mia migliore amica? Ho sempre pianto per me stessa, nel buio della mia camera, fra le pagine dei miei diari aperti. Con Jacob, ho pianto perché avevo paura di una qualsiasi sua reazione. Adesso, con Alice vicino a me, piango perché voglio piangere, per sfogarmi, e la sensazione è più bella.
Se prima mi sembrava di camminare sull’acqua, adesso mi sembra di volare sulle nuvole.
“Non sei stata una cretina... Eri solo troppo innamorata di un uomo che non merita niente da te, nemmeno queste tue preziose lacrime” continua, la sua voce un calmo e dolce sussurro.
“Sì ma... cosa ho fatto? Ho fatto soffrire Jacob, Tanya... ho mentito a te!” esclamo, sfogandomi per la prima volta dopo tanto tempo. Mi fa bene piangere fra le sue braccia, mi fa bene ammettere ad alta voce, non solo attraverso i miei pensieri, ciò che ho fatto. “Sono una persona orribile” ammetto, stringendo gli occhi.
“No!” esordisce immediatamente con voce dura, scostandomi da sè e fissandomi con serietà. “Ascoltami attentamente, Bella: non sei tu la persona orribile. Quando ti sei innamorata di Edward avevi diciassette anni, sei stata innamorata di lui per due interi anni prima che lui si facesse avanti. E nonostante tutto, eri così innamorata di lui da non renderti conto che non aveva la minima intenzione di lasciare Tanya. È mio fratello colui che dovrebbe vergognarsi delle sue azioni, che dovrebbe sentirsi in colpa nei confronti di Jacob, di Tanya, verso di te. Tu hai sbagliato Bella, questo non lo metto in dubbio, ma hai saputo renderti conto dei tuoi errori e chiedere scusa, e questo è già un passo enorme.” Mi asciuga una lacrima, accarezzandomi una guancia. “Basta angosciarti, tutti facciamo degli errori, nessuno è perfetto, e l’importante è saper porre loro fine.”
Sul mio volto spunta un sorriso tremulo, gli occhi ancora pieni di lacrime represse. “Grazie” sussurro.
Alice mi sorride entusiasta, commossa anche lei. “Vuoi vedere la mia casetta?” chiede.
Mi scappa un singhiozzo mentre rido, continuano a ringraziarla con lo sguardo anche mentre ride. “Okay” rispondo, prendendo in mano il mio unico bagaglio, seguendola e uscendo dall’aeroporto.
“Bella, io ho dimenticato di dirti una cosa molto importante: ti dispiace se qualche volta viene a farmi visita un amico?” chiede Alice, mortificata.
Il monolocale è suo, certo che non mi da fastidio, tutt’altro. No so nemmeno come ringraziarla per la sua ospitalità. “Ma certo che no, Alice. Chi è? È davvero un semplice amico?” chiedo, maliziosa, ritornando la sua amica di sempre.
Alice ride, una risata allegra e gioiosa, ciò di cui ho bisogno. “Be’… Si chiama Jasper, è davvero carino. E sai, al momento ci stiamo frequentando, anche se non è nulla di impegnativo.”
So bene cosa vuole dire: la cosa non è ancora ufficiale, ma ci stanno provando. Alice non è la donna di una botta e via, è splendida dentro e fuori e sa perfettamente che merita l’amore vero. Lei dice che lo merito anche io, ma dopo le mie azioni inizio a non crederlo più anche dopo aver chiesto scusa a Jacob. A Tanya non ho detto niente, ho pensato l’avrei umiliata più di quanto non ho fatto scopandomi il marito. Se Edward vorrà dirle chi è la donna con la quale l’ha tradita, ben venga, ma non sarò io, non se questo la farà stare più male.
“Se vuoi posso dire a Jasper di portare un amico” mormora, scoccandomi un’occhiata divertita.
La mia occhiata basta a farle capire che spero stai scherzando. Lo capisce, scoppiando a ridere, contagiandomi.
Il monolocale di Alice è molto vicino all’università, così da poter avere la sua privacy senza il rischio di far tardi a lezione. Contrariamente a ciò che mi aspettavo, è davvero carinissimo, con pareti bianche e una in arancio mattone, ma l’effetto è davvero bello. Non stonano i colori, Alice potrebbe perfettamente fare l’arredatrice d’interni, e invece ha preferito seguire le orme della sua famiglia.
“Allora, Bella,” mormora Alice “questa è la mia casetta. Bella, vero?” domanda.
“È bellissima” rispondo sincera. Mi piace un sacco.
C’è una piccola porta-finestra, sul lato destro, vicino la cucina, separata da una piccola parete a giorno dall’ingresso. Il divano letto è lì, pronto ad accogliere oltre Alice anche me, stanotte, fino a tempo indeterminato. Vicino al divano letto, la scrivania con un computer, la stampante, vari libri e una cartella. La scrivania è ordinata, chiaro segno della presenza di Alice.
“Il tavolo è lungo quanto il divano, così se vogliamo possiamo mangiare stando belle comode appoggiate lì, e i nostri fondoschiena non risentiranno della superficie dura delle sedie” spiega Alice, ridendo.
“Ottima scelta” approvo.
“Qui puoi riporre gli abiti. Ovviamente, se hai bisogno di alcuni miei abiti puoi prenderli senza problemi, così ricaveremo altro spazio” continua, indicandomi il guardaroba con anta scorrevole che si trova nell’ingresso. “Io ci metto solo gli abiti della stagione, riponendone alcuni nello spazio apposito per quelli della prossima stagione. Quando devo preparare i vestiti per la stagione seguente vado dai miei a prenderli, tu puoi fare lo stesso.”
“Alice, non rimarrò qui per un anno intero, mi serve solo una specie di vacanza” spiego. Sto invadendo il suo spazio a malincuore, ma ho bisogno di Alice in questo delicato momento.
“No! Cambieremo casa, magari ne cercheremo una più grande ma non puoi andartene!” esclama improvvisamente, facendomi aggrottare le sopracciglia. “È la prima volta che abitiamo insieme, non puoi rifiutarti di passare del tempo con me” continua, offendendosi.
“Passare del tempo con te è la cosa che mi piace fare di più al mondo” mormoro, prendendole le mani fra le mie.
“E allora rimani qui. E se poi lo spazio si rivela troppo piccolo a lungo andare cercheremo un piccolo appartamento due vani. Ci riusciremo, Bella” annuncia Alice, convinta.
Le sorrido, abbracciandola. Ce la faremo, sì, e ce la farò anche da sola.
 
Edward’s pov
 
“Come sarebbe a dire che è già partita?” domando, sull’orlo dell’isteria.
Emmett sospira dall’altro lato del telefono. “Edward, mi hai chiesto di tenere Bella sott’occhio nel limite del possibile, io l’ho fatto. Ma è tre ore che suono, e nessuno mi ha aperto. Considerando che ti ha detto che sarebbe partita oggi, sono convinta sia già andata via. Altro non ti so dire.”
Chiudo la telefonata con un gemito d’esasperazione, pensando a ciò che potrei fare. Se Bella è partita senza dire nulla a nessuno, sono fottuto. Dove diavolo può essere andata? Ha ricominciato questa sua nuova vita da sola o con qualcuno?
I suoi pochi amici abitano a Forks; mia sorella Alice, che è anche la sua migliore amica, abita a New York; i suoi genitori lo stesso, non ha nessun’altro. Quindi, l’unica città dove può essere andata è New York, o a casa dei suoi oppure da Alice.
Ma c’è un problema: e se avesse deciso di andare lontano, da sola? Ricominciare da zero nel vero senso della parola, dimenticandosi di tutto e tutti, escluso i suoi genitori?
L’America è enorme, e chi mi dice che non sia andata all’estero? Ricordo che Londra era la città che più voleva visitare, insieme a Parigi e Bucarest. Insieme a me. Me l’aveva detto un giorno, ma come al solito ho lasciato perdere.
Sono stato più stupido di quanto sia possibile esserlo.
Non ho la più pallida idea di dove andare a cercarla.
Il mio sguardo si posa sull’agenda piena di numeri telefonici, familiari e non. Un pensiero si fa strada in me: Jacob.
Con Bella si è lasciato, ma magari, per qualche miracolo divino, lui sa dove si trova Bella! E se non lo sa? Be’, devo pur provarci!
Avendo lavorato per me, ho il suo numero di cellulare, sperando non abbia cambiato SIM visto che ce l’ho da cinque anni.
Immediatamente, apro l’agendo, cercando il suo nome nell’elenco telefonico. Quando lo trovo, mi sembra di sentire il coro dell’Alleluja. Prendo il mio cellulare, notando quanto mi trema la mano e come batte forte il mio cuore, nell’ansia di sapere se il numero è ancora questo e se lui sa la destinazione di Bella.
Il telefono squilla. “Pronto?”
È lui, riconosco la voce. “Jacob.”
Per un attimo, il silenzio. “Cos’altro vuoi?” sbotta.
“Ho bisogno di sapere se sai dove si trova Bella in questo momento” spiego, agitato.
“È partita stamattina alle sei e mezza, non la trovi più a Forks” comunica freddamente.
“Lo so! Ma non ho idea di dove si trovi. Ho bisogno del tuo aiuto, Jacob” supplico, sperando che non decida di riattaccarmi il telefono in faccia.
“Per dirle cosa? Quanto sei stato testa di cazzo e figlio di puttana, senza offesa a tua madre per la quale porto un enorme rispetto?”
Chiudo gli occhi, esasperato. “Le voglio dire quanto sono stato testa di cazzo e figlio di puttana, sì Jacob. Ma non posso farlo per telefono, ha cambiato scheda e adesso non so nemmeno dove cazzo è andata!” esclamo, scoppiando.
“Senti Edward, io non so dove sia Bella.” Per un attimo, mi sembra di aver sentito il mio cuore battere per l’ultima volta, il mio corpo rabbrividire e la mia mente evaporare ogni pensiero. Per un attimo, mi sono sentito morto. Almeno fino a quando non ha continuato. “Però posso darti il numero di cellulare di sua madre, lei saprà certamente dove sta Bella.”
 
Renèe non ha mai saputo nulla di noi. Nessuno sapeva nulla di noi, a causa della mia relazione con Tanya. E questo, sebbene so di non doverlo nemmeno pensare, è un bene: se Renèe avesse saputo la verità non avrebbe nemmeno preso la chiamata.
“Pronto?” La sua voce è allegra, buon segno.
“Signora Swan?”
“Edward, sei proprio tu? Ah, che piacere risentirti! Va tutto bene?”
Le nostre famiglie si conoscono da poco, eppure hanno già familiarizzato parecchio. Dal mio ritorno da Londra, ho potuto conoscere i coniugi Swan insieme alla figlia, quest’ultima molto più a fondo. E intimamente.
“Sì, signora Swan, la ringrazio. Spero che anche in famiglia le cose vadano bene” rispondo, temporeggiando senza nemmeno sapere perché. L’ansia gioca brutti scherzi.
“Sì, grazie. Va tutto benissimo.” La sento molto allegra. “Edward, perdona la mia domanda ineducata, ma… Come mai mi hai chiamato?”
È una domanda più che giusta visto che non la chiamo quasi mai, non ho tutta questa confidenza. “Sì, signora Swan. L’ho chiamata perché, ecco… Vede, so che sua figlia è partita, è andata via da Forks, e mi chiedevo dove fosse…” spiego, abbassando leggermente la voce, timoroso di una sua risposta.
Renèe rimane in silenzio per un secondo. “Come mai non te l’ha detto? E, scusa la domanda, Edward,” mormora subito dopo “ma da quando tu e mia figlia vi frequentate?”
I battiti del mio cuore accelerano subito quando sento l’ultima frase. Mi tranquillizzo quando penso che sì, agli occhi del mondo sono ancora sposato – ed è una cosa che presto si risolverà, noiose pratiche legali – ma posso anche frequentare un’amica. “Non è da molto, in effetti, e credo che proprio per questo Bella non me l’abbia detto. Probabilmente pensava non fosse necessario” chiarisco, sperando che mi creda.
“E adesso è necessario?” domanda, una strana nota nella sua voce.
“Adesso sì.” Adesso è necessario.
Renèe sospira. “Ascoltami, Edward. Io non sono stupida. Credi non sappia che cinque anni fa, quando sei tornato da Londra, mia figlia stravedeva per te? E anche tu eri molto interessato, si vedeva da come eri lusingato dalle sue attenzioni. Adesso, entrambi siete adulti e vaccinati, perciò non avete bisogno delle mie rassicurazioni. Sta di fatto che voi due vi siete sempre odiate, e tu sei pure sposato, ma da un giorno all’altro telefoni chiedendomi dove sta mia figlia. Secondo te, cosa dovrei pensare?”
Il ragionamento di Renèe non fa una piega, purtroppo per me, e non ho il coraggio di rispondere.
“Posso fidarmi?” continua dopo, la voce incerta.
E la mia non può essere che un’unica risposta, mentre mi sento come se stessi toccando il cielo con un dito: “Assolutamente.”
 
“Perché diavolo non mi hai detto che Bella sta da te?” urlo al telefono a mia sorella. Cazzo, Bella sta da lei e non mi dice nulla? Okay che lei non sa nulla di noi due, ma chiamarmi per dirmi anche solo ‘Sai, Bella starà da me’!
“Sai che fai, Edward?” domanda invece Alice. Mi sembra stranamente arrabbiata. “Alza il viso verso il cielo, chiudi gli occhi, sputa in alto e aspetta che ti arrivi in faccia. Fallo tre volte: uno da parte mia, una da parte di Bella, e uno anche da parte tua se sei riuscito a capire la gravità dei tuoi errori da diciottenne arrapato quando dovresti essere molto più maturo!”
Alice non mi da il tempo di rispondere; riattacca semplicemente.
Rimango senza capire nulla per almeno qualche secondo prima di collegare le sue parole agli avvenimenti di cui si riferiva: sa tutto, Bella le deve aver raccontato ogni cosa.
Perfetto, mi sono giocato la possibilità di aiutarmi. Ma non può finire così: ho avuto Bella quando stavo con Tanya, e adesso che ho capito fino a che punto sono stato un idiota e lascio mia moglie, perdo la ragazza che amo? Perché sì, cazzo, amo Bella! Ma ci sto andando fottuto perché lei sembra irremovibile nel non volermi perdonare.
Sbuffo, tentando di calmarmi e riavviando i miei capelli con entrambe le mani. Pensa, Edward, pensa. Emmett. Devo chiamare Emmett. Compongo subito il suo numero.
“Pronto?”
“Emmett, ti supplico, devi chiamare Alice e dirle di aiutarmi” mormoro subito. “Quando le ho chiamato non mi ha dato il tempo di spiegarle ogni cosa e ha riattaccato, se lei non mi aiuta non avrò nessuna speranza di poter riconquistare Bella” spiego, disperato.
“Edward, ti aiuterei volentieri però ho il bambino e…”
“Te lo tengo io il bambino, per tutto il tempo che vorrai e ti farò pure il baby-sitter per gli anni a seguire, ma ti supplico, mi devi aiutare a convincere Alice.” Mia sorella è la mia unica speranza.
Lo sento sospirare. “Sei proprio disperato” sussurra.
Non rispondo, ma è chiaro che è un sì.
“Va bene” accetta. “Ti aiuterò, ma ricordati che devi farmi da baby-sitter per tutti gli anni a venire, Edward!” esclama subito dopo con tono d’avvertimento.
“Sicuro, grazie Emmett!” esclamo io di rimando, chiudendo la chiamata. Prendo portafoglio e chiavi, e sono fuori da casa mia.
 
Un’ora; un’ora è passata da quando Emmett mi ha rivelato che Bella non c’era sotto casa quando ha suonato. Lancio un’occhiata all’orologio, sono le undici. Jacob mi ha detto che Bella è partita alle sei di mattina, io ho sprecato cinque ore della mia vita senza sapere nulla. Quattro, escludendo l’ultima ora in cui ne ero venuto a conoscenza.
Mezz’ora dopo, navigo in Internet tenendo sott’occhio Tommy mentre Emmett, nell’altra stanza, parla animatamente con Alice. È dura, Alice, non vuole rischiare di far soffrire Bella ancora una volta a causa mia.
E io non riesco a trovare uno straccio di volo entro breve. Dire che sono nervoso è un eufemismo.
“Allora,” annuncia Emmett, comparendo in stanza “Alice ha detto che hai una sola possibilità per riconquistare Bella dopo il casino che hai fatto. Ti aiuterà, sperando tu non faccia più danno di quanto non ne hai già fatto, ma mi ha detto di dirti, testuali parole: ‘Di’ a quella testa di cazzo che se non si sbriga a fare pace con Bella gliela faccio fare io a forza di calci in culo, a quel cretino’.”
Sorrido, sentendo quelle parole. Sempre la testa Alice. È ancora arrabbiata con me, ma almeno mi aiuterà a riconquistare Bella, costi quel che costi. ‘Non si sbriga a fare pace con Bella gliela faccio fare io’, e poco importa il modo.
“Non se ne pentirà” rispondo, sicuro.
Il pianto improvviso di Tommy ci fa sussultare, mentre Emmett prende in braccio il bambino. È davvero adorabile, e non lo dico perché è mio nipote, ma perché è vero. Purtroppo, non ha la mamma, non quando quella sgualdrina se n’è andata lasciando mio fratello a crescere un bambino di un anno da solo. Emmett è riuscito a cavarsela magnificamente, il bambino cresce sano e forte, anche se purtroppo l’amore di una mamma non può essere sostituito.
Vedendo che fisso il bambino soprapensiero, Emmett mi fa una strana domanda. “Come mai non hai avuto bambini con Tanya?”
Nessuno mi aveva mai fatto questa domanda. Però è vero, perché non ne ho avuti? Considerando come si sono messe le cose, meglio così. E poi... non sento quel desiderio paterno di tanti uomini, semplicemente non mi sento ancora in grado di crescere un bambino.
 
“A me piacerebbe avere dei bambini.”
Mi volto verso Bella, guardandola interrogativo. “Parli seriamente?”
“Sì,” afferma “mi piacerebbe averne due, o anche tre. Adoro i bambini, e non ho dubbi che un giorno ne avrò anche io."
Stiamo guardando un film dove c’è la solita coppia che affronta una gravidanza, fra le altre cose. Bella è distesa sul divano, la sua testa sulle mie gambe, e la mia mano accarezza i suoi capelli. Adesso, questa stessa mano si è fermata.
“Tu ci hai mai pensato?” chiede, rivolgendosi a me.
“Mmh...” Come dirle che non voglio bambini senza offendere il suo essere donna con un istinto materno? “No, non credo di essere portato per fare il padre.”
Bella ride, quella risata tanto bella quanto contagiosa che le illumina i tratti giovanili del viso. “Tutti sono portati per fare i genitori, semplicemente c’è chi impara in fretta e chi no. Ma anche io, pur desiderandone, dovrò chiedere aiuto ai miei. Ed è normale, sarà la prima volta e avrò bisogno del loro appoggio quando inizierò a credere di non essere una buona madre, così come avrò bisogno in special modo dell’appoggio di mio marito. È così che vanno le cose, non si smette mai d’imparare.”
Forse ha ragione, o forse no. Sta di fatto, che ho captato anche un’altra cosa durante il suo discorso. “Vuoi sposarti?” domando, fissandola intensamente.
Bella annuisce convinta. “Assolutamente sì. Vorrei prima sposarmi, abituarmi alla mia nuova condizione, e poi dopo un anno o due avere il primo bambino. Ma devo esserne assolutamente sicura. Però sì, voglio sposarmi.”
“E hai anche un’ideale della tua proposta di matrimonio perfetta?” chiedo.
“Oh sì!” esclama, sedendosi a cavalcioni su di me. Bella non è la solita ragazzina facile, ogni suoi gesto non è caratterizzato anche solo da un pizzico di malizia. No, Bella le cose le fa ingenuamente. Anche in questo caso, mentre lei si siede a cavalcioni su di me e mi risponde, non sa che sto pensando di chiuderle la bocca e fare l’amore con lei fino a farle dimenticare persino il suo nome. “Vorrei una proposta di matrimonio originale... Niente cene a lume di candela, in smoking lui e in abito da sera lei. Probabilmente potrei accettare maggiormente una proposta di matrimonio mentre sto in pigiama, senza che io possa immaginare nulla, che una proposta dove ci sono degli indizi che mi facciano pensare alla cosa.”
Annuisco, divertito. “Capisco. Vuoi originalità o niente.”
“Be’, se la si vuole mettere in questi termini... sì” annuncia soddisfatta, il sorrisino divertito ma per nulla malizioso e allo stesso tempo affascinante che ho sempre adorato.
E mentre il film continua, decido di passare ad azioni ben più piacevoli che sentire parlare di matrimoni e bambini.
 
Mi risveglio dai miei pensieri, come se un fulmine mi avesse colpito in pieno petto.
“Che c’è?” chiede confuso Emmett, osservando la mia espressione.
“Credo di aver capito come riconquistare Bella” spiego, pensando a quella sera.
Bella vuole originalità? Bene, l’avrà.
 
 

Spazio autrice

 
(il monolocale di Alice: http://www.casaetrend.it/articles/soluzioni/1010/arredare-un-monolocale-dal-progetto-alla-realizzazione/)
Chiarisco subito, per chi avesse avuto il dubbio, che Edward non vuole riconquistare Bella chiedendole di sposarlo xD Ma ha pensato a qualcosa, e spera possa convincerla a dargli una seconda possibilità :)
Dunque, non ho nulla da spiegarvi, per questo capitolo, ma sapete benissimo che se aveste bisogno di un chiarimento potete perfettamente parlare con me.
A presto!
 
 
 
 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***



“Ti ammazzerà, Edward, questa è la volta buona che lo fa” sentenzia Alice, guardandomi severamente.
Sorrido. “Ma almeno lo farà dopo. Prima non può farlo.”
“Alice, Edward ha avuto un’idea geniale, e poi lo vedremo umiliarsi davanti a tutti, vedrai che sarà divertente” aggiunge Emmett, intromettendosi.
Gli lancio un’occhiataccia al sentire le sue parole, ma sembrano essere queste a convincere Alice.
Sospira. “Va bene. Allora alle nove di questa sera, okay? Non un minuto di più.”
Annuisco, sorridendole grato.
Ho dovuto attendere altri tre giorni, purtroppo, perché non c’erano voli disponibili prima di questo. Ma ne è valsa la pena; nell’attesa, ho perfezionato il mio piano. Sono sempre più agitato, ma o la va o la spacca.
Dopo essere giunto a New York alle dieci e mezza di mattina, ho immediatamente chiamato Alice nella speranza che potesse incontrarmi. Fortunatamente, non era all'università.
Emmett è con me, a darmi supporto morale. C’è Tommy con lui, ovviamente.
Adesso è quasi mezzogiorno, e dovrò attendere ancora nove ore prima di poter rivedere Bella e di potermi aprire come mai ho fatto con lei. Alice ha ragione: Bella mi ucciderà, ma lo farà per una buona causa e questo mi da la forza per fare ciò che mai nella mia vita avrei pensato di dover fare per una donna. Di voler fare. E se Bella non mi perdonasse, potrei seriamente iniziare a fare lo stalker, costringendola così a dovermi perdonare volente o nolente.
 
Bella’s pov
 
“Alice, non mi va proprio di uscire” mormoro stanca, fissandola supplicante.
“Non se ne parla! Tu devi uscire, Bella. Non puoi rifiutarti. Abbiamo già i biglietti” mi ricorda, lanciandomi uno sguardo truce.
Sospiro, sapendo che in fondo ha ragione: abbiamo i biglietti, non possiamo non andare a quel piccolo concerto.
Alice sorride. “Vedrai, sarà divertente. Magari fra qualche anno qualcuno che ha suonato oggi sfonderà e noi potremo andare a dire in giro che lo abbiamo visto in anteprima” mormora, facendo scoppiare a ridere entrambe.
Il concerto che si sarebbe tenuto a New York in uno dei tanti locali era per giovani talenti, uno di quei concerti dove tutti sono portati a suonare con i loro strumenti. È un modo per i newyorkesi di divertirsi incontrando gente nuova attraverso la loro passione, la musica, e oggi un amico di Alice le aveva dato i biglietti. Un bel gesto.
“Allora andiamo, va’” propongo, dandole la mano affinché la prenda per farmi alzare.
 
“Che emozione!” esclama Alice, euforica.
Rido, dandole ragione. 
La cosa positiva di questo locale è che è pieno di tavolini dove si ci può sedere tranquillamente, ordinando bevande. È un locale alla moda, dove si fanno spesso serate di Karaoke.
Il nostro tavolino è in fondo alla sala; è piccolino e siamo sedute solo io e Alice, il tavolo pieno di bottiglie vuote. Fortunatamente, reggiamo bene l’alcool. Le canzoni sono state anche molto carine, i cantanti hanno una bella voce e sono pure piuttosto carini, sia le donne che gli uomini. Hanno una bella presenza, il che non guasta. Soprattutto quando, chi canta in pubblico per la prima volta, sbaglia strofa dalla troppa emozione e fa ridere tutti. Ma non perché lo prendiamo in giro o altro, solo perché notiamo il suo imbarazzo e cerchiamo di rilassarlo; c’è risata e risata. E questa è decisamente allegra, in senso positivo.
Devo ammetterlo: se Alice non mi avesse costretto a venire mi sarei persa una bella serata. Mi sto divertendo ancora, dopo... do un’occhiata all'orologio: siamo qui da quasi due ore.
“Salve a tutti.”
Alzo lo sguardo per osservare il prossimo cantante. Mi si raggela il sangue nelle vene quando scorgo la figura di Edward in jeans sbiaditi e maglietta. Sembra avere dieci anni di meno con quei vestiti.
“Che fa lì tuo fratello?” sibilo a Alice.
Scrolla le spalle, ritornando a fissarlo.
Lui non può vederci, essendo noi in fondo, ma io riesco a vederlo perfettamente grazie alla luce che illumina il palco.
“Ehm... non sono qui per cantare, ci tengo a dirlo. Il proprietario del locale è un mio amico e mi sta dando, seppur controvoglia, cinque minuti da rubare allo spettacolo” ammette sorridendo. “Ma è necessario; non sarei mai salito su questo palco senza un buon motivo.”
Ho paura ad immaginare il motivo. Benché sia sicuro che lui non possa vedermi, mi abbasso un altro po’ sulla sedia, un po’ quando a scuola cercavo di nascondermi dagli occhi della professoressa di turno che doveva interrogare.
“Uhm... ecco io sono un bastardo” esordisce con tranquillità. “Sono un figlio di puttana di madre buona, però, che nella sua vita ha preso per il culo una donna.”
Vorrei solo scappare, ma se scappassi tutti mi noterebbero. Che diamine vuole fare?! La gente lo fissa come se fosse un pazzo uscito dalla casa di cure; se non lo conoscessi, penserei la stessa identica cosa.
“E questa donna è... la donna più bella che io abbia mai visto” mormoro, piano, quasi parlando fra sé e sé. Come vorrei credergli... “È la donna più in gamba, più forte, più testarda che io conosca” aggiunge con un sorriso.
Controvoglia, mi scappa un sorriso ma lo cancello immediatamente. Nel locale, il silenzio. Osservo qualche volto, senza farmene accorgere: sembrano tutti interessati, adesso.
“E io le ho mentito spudoratamente. Perché? Be’, l’ho detto: perché sono bastardo. Ma non solo. Sono anche un codardo, perché io stavo già con un’altra donna.”
Un mormorio basso di disapprovazione si leva dal locale.
“Tuo fratello è impazzito?” sibilo ancora ad Alice.
“Ti prego Bella, ascoltalo. Solo questo” mormora supplicante.
Mi volto di scatto verso di lei. “Tu lo sapevi?” esclamo, inorridita.
Ma prima che lei possa rispondermi, Edward continua. “Non ho ancora finito: io stavo con quest’altra donna solo per convenienza, per una stupida promozione che ho avuto. Mi sono sposato con quest’ultima donna, nonostante non la amassi e invece lei amasse me. Mi ci sono sposato, e... non me ne sono mai pentito. Il matrimonio era il giusto modo di ringraziare il padre di mia moglie per la promozione. Nessuno sapeva niente, a me andava bene così.”
Non se ne è mai pentito. Perché cavolo fa male?, mi chiedo, maledicendomi da sola.
“Non me ne sono mai pentito… fino a quando la ragazza non mi ha lasciato. La donna più bella, sì, quella a cui ho mentito spudoratamente. Un anno fa le avevo detto che avevo bisogno di tempo, che avrei lasciato la mia fidanzata ufficiale... e invece preparavo le nozze. Codardo non rende giustizia alle mie azioni. E poi lei viene da me e mi dice che non possiamo più vederci perché vuole iniziare una nuova vita, lontano da me, in questa città con la sua migliore amica. E io mi chiedo come posso lasciare andare la donna che amo.”
Chiudo gli occhi a quella frase, mentre ricaccio indietro un nodo in gola. Perché adesso? Perché dopo tre anni? Perché stravolgere la mia vita in questo modo?
“La ragazza in questione è qua dentro, vorrei chiamarla ma se solo mi azzardassi probabilmente mi ucciderebbe” ammette con un sorriso. Sì, lo farei, ammetto anche io, trattenendo a stento un sorriso tremulo. “Ma lei non vuole più parlarmi, ragionevolmente, e io non posso fare altro che dichiararle tutto il mio amore attraverso... un microfono. E davanti ad un pubblico” continua poi, sempre sorridente.
Riconosco, nei suoi modi di fare, l’Edward di cui mi sono innamorata a diciassette anni: il ragazzo allegro, divertente, un po’ sbruffone, che vuole tutti ai suoi piedi accontentandosi però di poco. È quella promozione che l’ha cambiato, è diventato spietato con la concorrenza, voleva più di quanto già non avesse. Pretendeva troppo, e si è ritrovato con niente.
“Probabilmente questa dichiarazione non servirà a granché, orgogliosa com’è non cadrà fra le mie braccia non appena scenderò dal palco, ma... io spero soltanto che capisca quanto la amo davvero. E che voglio soltanto un’occasione. Sarà un angelo se mi darà l’opportunità di farmi perdonare, e le dimostrerò che sono davvero, davvero, innamorato di lei perché la sopporterò."
A quelle parole, aggrotto le sopracciglia. Non è un buon modo di farsi perdonare se dice quella cosa.
“Sopporterò il fatto che flirterà davanti a me con altri solo per il gusto di farmi arrabbiare, sopporterò il fatto che dovrà farmi attendere in qualunque occasione possibile, sopporterò le sessioni di shopping quando dovrà comprare un semplice paio di pantaloni e io mi ritroverò con dieci buste pieni di vestiti in mano. Sopporterò ogni suo capriccio, sapendo che lo fa apposta, per farmela pagare a modo suo. E sopporterò anche il fatto di non poterle dire niente, perché se solo ci provassi mi rinfaccerebbe tutto mettendomi alla porta” specifica. “Ne sarebbe capace” aggiunge terminando con un sorriso.
Sorrido anche io, stavolta senza trattenermi. Mi conosce, devo ammettere.
“Comunque sia... I cinque minuti sono passati e Mike, il proprietario, mi sta già facendo dei segni strani, il che significa che devo andarmene se non voglio morire per mano sua. Quindi... grazie per aver ascoltato la mia specie di dichiarazione, se ha fatto schifo non fateci caso perché è la prima volta che ne faccio una, se volete farmi foto per ricordarvi questo momento fate pure perché sarà l’ultima volta che vedrete la mia faccia a New York e che Dio sia con me. Grazie” mormora il tutto come se stesse elencando la spesa.
‘Dio sia con me’, insomma non sono così cattiva!
Un forte applauso si leva dal pubblico dopo la leggera risatina a quell’ultima frase mentre lo spettacolo comincia ancora.
Schiarisco la gola. “Alice?” mormoro con calma.
“Dimmi, amica del cuore” pronuncia la mia migliore amica.
“Tu sapevi che Edward avrebbe fatto questa cazzata, vero?” domando con tranquillità.
Sbuffa. “Andiamo, Bella. Edward è sincero, se non lo fosse stato io non lo avrei mai aiutato, e tu questo lo sai. Mi ha chiamato l’altro giorno, sarebbe venuto già prima se avesse trovato un volo disponibile ma l’unico è stato oggi. Lui non ha mai detto ‘ti amo’ a una ragazza, e per te l’ha pronunciato davanti a un pubblico che avrebbe potuto perfettamente tirargli i pomodori. Ti ama disperatamente, Bella. Ha lasciato Tanya, la sua città per venire da te, e si è licenziato...”
Sta per continuare ma la interrompo. “Si è licenziato?” chiedo, purtroppo interessata. E colpita anche da questo gesto, oltre che dalla sua dichiarazione. Posso ancora essere arrabbiata, ma sono onesta e riconosco che mi ha colpito il suo gesto.
“Sì. Vuole riuscire a dimostrarti quanto ti ama davvero, vuole iniziare una nuova vita insieme a te... e te lo avrebbe detto se tu gli avessi dato l’opportunità di spiegarti. Ma capisco che tu non gli hai dato l’occasione per come si è comportato, quindi te lo dico io.”
Sospiro, senza risponderle. “Andiamo a casa.”
 
Il viaggio di ritorno a casa trascorre in silenzio, ma non un silenzio teso. Ognuna è persa nei propri pensieri.
“Bella, ti dispiace se vado da Jasper? Dormo anche lì.”
“No, vai tranquilla” rispondo, aprendo la portiera. “Ci vediamo domani!” esclamo.
“Porto io i cornetti!” esclama anche lei, partendo immediatamente.
Sono ancora persa fra i miei pensieri quando entro nel monolocale. Le luci sono accese, il che mi fa aggrottare la fronte. Credevo di averle spente... Mi scappa un sospiro quando vedo Edward seduto sul divano. Avrei dovuto immaginarlo, ma sono ancora un po’ scossa. È una cosa ridicola, ma lo sono sul serio.
Poso borsa e chiavi sul divano vicino a lui, togliendomi il cappotto. “Avrei dovuto chiedermi perché Alice volesse andare a dormire da Jasper proprio questa sera, quando non si erano messi d’accordo” esordisco. E cazzo, sono pure tranquilla. Dovrei essere arrabbiata a morte con lui, maledizione!
Batte le mani, a mo’ di preghiera. “Sono un’idiota” ammette subito.
Non riesco nemmeno stavolta a trattenere un sorriso. “Sì, lo sei” concordo, annuendo.
Sorride, perché sicuramente si aspettava un’uscita così da parte mia. “Però ti amo” continua ancora, sussurrando le parole dolcemente.
A malincuore, gli occhi si riempiono di lacrime. Sospiro. “Non è facile, Edward.”
Non può pretendere che con una semplice dichiarazione, anche se bella e originale, io perdoni tutta la sofferenza che mi ha causato.
Si alza dal divano, trovandosi già davanti a me. “Perché non può esserlo? Perché ti ho mentito e non ti fidi più di me? Ma te l’ho detto, sono disposto a conquistarti sopportando ogni tuo capriccio. Sai che facciamo? Oltre lo shopping, il flirtare, e molto altro ti permetto di farmi incontrare nuovamente tua cugina Emilie e le puoi anche dire che se vuole mi può fare la ceretta alle gambe, va bene?” propone speranzoso.
Contro tutte le mie intenzioni, una risata allegra mi scappa dalle labbra, anche prima che io possa pensare di trattenermi. Riesco a scorgere nei suoi occhi una luce, come speranza, e il suo sorriso emozionato.
Quando ancora credevo che Edward avrebbe lasciato Tanya, una volta mia cugina Leah mi aveva lasciato sua figlia, Emilie, una bambina di quattro anni, affinché mentre io lavoravo come baby-sitter lei avrebbe potuto passare quella serata in compagnia di suo marito. Era una vera chiacchierona, e mi aveva raccontato di aver visto sua madre passarsi sulle gambe delle strisce che poi tirava e la pelle diventava magicamente liscia e morbida. Edward mi aveva chiesto di passare quella stessa sera, e io gli avevo detto che poteva ma che avrebbe trovato una sorpresa. È venuto lo stesso, non si aspettava mica che parlassi di una bambina! Lui si aspettava che gli avrei aperto con un negligé, o un completino intimo, oppure con un corpetto e reggicalze. Era deluso, molto. Anche perché, per le prime due ore non abbiamo fatto nulla, fin quando con gioia non si è potuto nascondere in camera mia aspettando che mia cugina Leah, appena venuta, portasse via la bambina. La bambina che nel frattempo avrebbe voluto fare la ceretta anche alle gambe di Edward.
Ricordo ancora come ridevo quando lei, con fare serio e cospiratore, gli aveva raccontato di come si depilava sua madre, e ricordo ancora la faccia disgustata di Edward al sentire il racconto e la faccia oltraggiata al sentire la proposta della piccola. Sì perché dopo, stanca di parlare, si era fermata per tre secondi, il tempo di riprendere fiato, e aveva posato lo sguardo sulle gambe nude di Edward. Era estate, lui portava i pantaloncini...
“Vuoi che chieda a mia madre di prestarmi le sue strisce magiche?” aveva proposto con affetto la bambina.
Edward aveva aggrottato le sopracciglia. “Perché tesorino?”
“Perché anche tu avrai le gambe lisce e belle rosee dopo che avrò fatto la magia!” aveva esclamato improvvisamente, indicandogli le gambe.
Edward aveva emesso un gemito strozzato, fissandomi scandalizzato. “È pazza? Sono gambe virili queste” aveva spiegato, rivolgendosi poi alla bimba con questa frase.
Io ero morta dalle risate. Alla fine, aveva vinto Edward.
Annuisco, ritornando al presente. “Ne sarebbe felice, ogni tanto me ne parla, sai?” rivelo.
 Annuisce anche lui, entusiasta. “E lo permetterò solo se... mi permetterai di portarmi a cena sabato sera. Da soli. Senza alcun gesto romantico” concede.
Lo fisso, senza sapere che rispondere. Se gli dicessi di sì, mi sentirei come se ogni secondo passato nella sofferenza non contasse. E invece conta molto. Perché come l’ho amato intensamente cinque anni fa, l’ho anche odiato nella stessa misura. E i sentimenti non si possono cancellare da un secondo a un altro... Ma se gli dicessi no? E magari lui è davvero sincero e mi ama davvero? Perderei l’occasione della mia vita per essere finalmente felice.
Alice dice che mi ama. Ne sembra convinta. E so che lei non mi avrebbe mai mentito a questo proposito; ricordo ancora la strana conversazione che ha avuto l’altro giorno quando le hanno telefonato. Chi doveva sputare in cielo? E perché tre volte? Alla fine della telefonata, ho capito che era Edward. Se lei non fosse stata sicura dell’amore che suo fratello prova per me, non lo avrebbe mai aiutato. Non dopo quella telefonata.
Edward interrompe il flusso dei miei pensieri. “È solo una cena, Bella. Niente secondi fini. Vediamo come va” spiega.
Deglutisco. “Posso ritornare a casa quando vorrò, se vorrò farlo?” chiedo, indecisa.
La mia domanda sembra averla scambiata per un sì. “Assolutamente. Ti accompagnerò io senza indugi. Puoi fidarti, almeno stavolta voglio fare in modo che tu ti fidi di me.”
Mi sembra così sincero... Sospiro. “Okay. Vada per l’uscita... ma è solo una cena, Edward” metto in chiaro.
Lui sorride, come se gli avessi detto chissà cosa. “Una semplice cena.”
 
 

Spazio autrice


Ed eccoci qui.
Questo non è l’ultimo capitolo, le cose vanno per le lunghe, Bella non si fida più di lui ma è disposta a cenare con Edward. Saprà farsi perdonare? Ancora non c’è riuscito del tutto, Bella gli sta solo dando l’occasione di farsi perdonare, appunto, non di creare insieme una famiglia o altro.
Vi ho fatto attendere per questo capitolo, lo so, ma credetemi se vi dico che non doveva essere così. C’era un altro capitolo, e ne ho cancellato due terzi di trama. Non mi convinceva per niente e ho imparato che se un capitolo non mi convince preferisco aspettare per l’aggiornamento. E ho fatto bene, questo capitolo mi ha proprio soddisfatta, anche il discorso di Edward, che seppur simile nell’altro era anche diverso.
Sta a voi decidere se vi piace o meno. Io la penso esattamente come Bella: lei non si fida più di lui e fa fatica a credergli, ma se fosse sincero e lei gli rispondesse di no solo per paura? L’unica cosa da fare è iniziare a conoscerlo per davvero, come ha intenzione di fare Edward. E poi, c’è pure la “testimonianza” di Alice, e sappiamo ciò che ha pensato lei delle azioni del fratello e di come si sia ricreduta vedendo che in fondo è sincero... Insomma, Bella è parecchio confusa, toccherà a Edward fare in modo che lei possa fidarsi nuovamente di lui.
A presto!

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Quando mi sveglio, la prima cosa che percepisco sono i raggi solari che penetrano dal vetro della porta-finestra del monolocale e che mi riscaldando il volto. La seconda cosa, è che sono ancora vestita. La terza cosa è che suonano al campanello.
Mi alzo controvoglia, un po’ – molto – addormentata. Deve essere Alice, è l’unica che può essere. Difatti, quando apro scorgo la sua figura sorridente, mentre in mano tiene un vassoio di croissant. Ne percepisco il buonissimo odore.
“Come va?” chiede entrando. Freme dalla voglia di sapere se ho fatto pace con Edward, se l’ho ammazzato, se ci ho fatto sesso selvaggio, o se gli ho proposto di rimanere solo amici. La conosco bene.
“Bene. Ce ne sono al cioccolato?” domando, facendola aspettare. Sto morendo dalla fame.
“No! Prima mi devi dire cosa è successo ieri sera” ordina.
Mi gratto la testa. “Che ne dici di fare un patto? Tu mi fai mangiare e io rispondo a tutte le tue domande, nel frattempo.”
Alice ci pensa su ma accetta. È un’offerta troppo ghiotta per poterla rifiutare. “Allora,” inizia subito, permettendomi solo di dare un piccolo morso al cornetto appena sfornato “avete fatto pace?”
“Diciamo” mi limito a rispondere.
I suoi occhi si illuminano. “Quindi state insieme?”
“No. Abbiamo chiarito, non ci siamo ammazzati, ma ciò non significa che fare pace, comportandoci così da adulti quali siamo, comporti automaticamente perdonare tutto ciò che mi ha fatto.” Scrollo le spalle. “Edward mi ha chiesto di dargli una seconda opportunità. Vuole farsi conoscere per quello che è, non per quello che mi ha mostrato d’essere, e io voglio dargliela. Voglio provare a fidarmi di lui, ma se non dovessi farcela… la cosa si chiuderebbe. Semplice.”
Benché dica tutto ciò con voce tranquilla, dentro spero con tutto il cuore che Edward ci riesca. Dipende tutto da lui. Io la mia parte l’ho fatta due anni fa, aspettandolo per un anno intero, mettendomi in gioco e sopportando la gelosia che mi invadeva quando lo vedevo con Tanya. Nessuno mi ha costretto, ho voluto fare tutto io e quindi di questo non posso fargliene una colpa. Ma allo stesso tempo, nemmeno io lo costringo adesso a dimostrarmi quanto tiene veramente a me. Ora è il suo turno di aspettare i miei tempi.
Ieri notte si è comportato da perfetto gentiluomo, bisogna ammetterlo. Se due anni fa, all’inizio della nostra storia, ogni scusa era buona per portarmi a letto, ieri notte si è mantenuto a debita distanza da me.
Quando passi un anno della tua vita con un uomo che ti soddisfa ad ogni momento libero, e possibile, contro un muro, sul pavimento, sulla scrivania del suo ufficio, sul tavolo, sul ripiano della cucina, perfino sul lavandino del bagno di casa tua, noti quando cerca di mantenere le distanza da te.
La differenza tra un uomo che ti allontana perché non ti desidera più rispetto a un uomo che ti allontana semplicemente per un motivo o per un altro, è lo sguardo che ha quando parla. Ieri, Edward sembrava affamato, eppure non mi ha toccato nemmeno di striscio.
I miei ormoni si ribellano a questa situazione, ma io ne ho bisogno. Ho bisogno che Edward mi stia lontano, per poter così far chiarezza fra i miei pensieri. Non era facile quando sapevo si trovava a Forks, figuriamoci ora che sarà a qualche isolato da me.
“Edward ti ama.”
La voce bassa ma sicura della mia migliore amica mi risveglia dai miei pensieri, il cornetto ancora fra le mani ormai tiepido.
“Ti ama,” ripete “e cerca di dimostrartelo come meglio può. Anche se sono sua sorella non tenterò di difenderlo – e tu sai come ho reagito quando mi hai raccontato tutto, e cosa gli ho suggerito quando mi ha telefonato. Però sei la mia migliore amica e ti ho sempre detto che voglio vederti felice. Chi può renderti tale, è mio fratello” spiega. Mi accarezza una mano mentre abbasso lo sguardo. "Sai che non mento mai."
Alice pensa che così dicendo per me sarà più facile, e invece no. Mi sento ancora più confusa. Allo stesso tempo, ho bisogno di sentire da qualcuno che non sia il mio cuore o Edward stesso che lui sta tentato in tutti i modi di riconquistarmi. Ne ho un bisogno disperato.
“È qui.”
Alzo immediatamente la testa, fissandola sorpresa. “Chi?” mormoro, anche se so già la risposta.
Ieri sera non è rimasto per ben due motivo: uno, non volevo io; due, per lui è stata l’ennesima dimostrazione per riconquistarmi. E un po’ è anche vero.
“L’ho trovato in macchina quando sono venuta qui, credo si sia appostato qui sotto da stamattina presto, magari temendo che potessi sfuggirgli un’altra volta” risponde, confusa quanto me.
È uno scemo. Contrariamente a tutti gli altri insulti che gli ho rivolto da quando ho scoperto la verità, stavolta mi spunta un flebile sorriso sul volto.
Anche Alice sorride. “Me ne vado?” chiede. È chiaro che lo chiede per poter andare a chiamare Edward e farci rimanere soli.
Se ne va? Le dico di rimanere qui, come una guardia del corpo? Voglio Edward vicino a me, a prescindere dal perdonarlo o meno?
La mia mente è confusa, e se chiedo al mio cuore trovo una porta serrata col lucchetto. ‘Ascolta il tuo cuore’, dicono tutti. Mai frase è più idiota di questa. Cosa devo ascoltare a fare il mio cuore se questo è più muto di un pesce?
Sì o no? Sì o no, sì o no, sì o no? Lo faccio, apro il mio cuore. Non penso, lascio parlare lui.
“No.”
Sono la prima a stupirmi della mia risposta, Alice sembra un po’ dispiaciuta. Deglutisco.
Alice scrolla le spalle, cercando di sorridermi. “Io comunque devo andare via…” mormora alzandosi. “Posso lasciarti sola?”
Annuisco, capendo che si sta offrendo per farmi compagnia. Ma non c’è bisogno, può andare. Ma come presa da una forza sconosciuta, mi alzo di scatto quando sento la porta d’ingresso aprirsi. “Alice!” esclamo. La fisso sconvolta. Perché diavolo l’ho chiamata?
Alice sorride, stavolta sincera. “Lo chiamo.”
 
Sono cinque minuti che faccio avanti e indietro per il piccolo monolocale. Edward non è ancora salito, ha rinunciato. A quanto pare, non sono così importante per lui come mi voleva dimostrare. Ecco l’ennesima conferma, non dovevo fidarmi.
E mi maledico quando capisco quanto male mi faccia questa consapevolezza. Perché fa così male, cazzo?! D’altronde avrei già dovuto aspettarmelo, visto i precedenti. ‘Il lupo perde il pelo ma non il vizio.’
Mi gratto quasi a farmi male gli occhi quando mi accorgo che ci vedo un po’ appannato. Maledizione a me!
Quando il campanello suona, ciò a cui penso sono due cose: uno, è Alice che mi avverte di Edward che ha deciso di rinunciare; due, è lui che me lo viene a dire direttamente in faccia.
La testa mi sta scoppiando, troppi pensieri non fanno mai bene!
Apro la porta quasi con rabbia senza che io nemmeno sappia il perché. È Edward.
È un attimo: quando i miei occhi si incrociano con i suoi, riesco a scorgere la stessa luce che li illuminava ieri sera. È ancora lì, presente, viva, più calda che mai.
Aggrotta le sopracciglia. “Bella...” mormora confuso.
Scuoto la testa, facendogli capire che è meglio lasciare perdere. I miei occhi appena lucidi non gli devono interessare.
Edward non sembra del mio stesso parere: si avvicina di un solo passo, ma arretro come se si stesse preparando a darmi uno schiaffo.
Prima non lo avrei mai fatto, prima lo avrei assecondato. È questa la differenza, è questa la cosa brutta di non fidarti più di una persona. Oh, certo: si può dire qualunque cosa su Edward meno che picchierebbe mai una donna, su questo non ho alcun dubbio. Però ogni suo passo mi mette ansia, agitazione. E rispondo come in un riflesso.
Edward mi blocca posando la sua mano sul mio polso. Stranamente, quando si avvicina non mi tiro indietro. Non sono stupida, so perfettamente cosa vorrebbe fare. Voglio solo vedere se lo farà, visto che ieri mi ha promesso che avrebbe rispettato i miei tempi. Si deve solo avvicinare a me in quel senso e io lo sbatterò a calci in culo fuori da casa mia!
I miei propositi vanno a farsi fottere quando sento le labbra di Edward posarsi sulle mie. L’ha fatto. Non ha rispettato la sua stessa promessa. Ma quando mai Edward ha rispettato una sua promessa? L’ha sempre fatto: prima mi promette una cosa, poi non la mantiene. Non è cambiato nulla. O forse sì? Perché non mi da fastidio? Perché non gli rinfaccio di essere il bastardo schifoso e bugiardo di sempre? Perché Edward mi bacia così?
Potrebbe mordermi leggermente le labbra per farmele schiudere, potrebbe infilare la sua lingua nella mia bocca, potrebbe sbattermi al muro e scoparmi come ha sempre fatto, con passione, lussuria, con affanno. Come se ogni volta fosse l’ultima.
E invece mi bacia come la nostra prima volta insieme. Ero vergine, non poteva fare altrimenti. Doveva per forza farlo con dolcezza e lentezza, adesso può benissimo farlo come più vuole.
‘Edward ti ama.’
Le parole di Alice vorticano nella mia mente.
‘Cerca di dimostrartelo come meglio può.’
Mi scosto un attimo quando ricordo le sue parole, senza essermi resa conto che il bacio si era fatto sempre più passionale. Potrebbe essere questa una dimostrazione? Potrebbe. Ma se non lo fosse?
“Ti vuoi fermare?” chiede serio, e anche un po’ dolcemente, sfiorandomi con una mano una guancia. Non me l’ha mai chiesto, nemmeno la prima volta.
Sospiro, fissandolo con la bocca socchiusa. Voglio davvero continuare?
‘Sai che non mento mai.’
È vero, Alice non mi ha mai mentito. E ricordo ancora quanto era arrabbiata con suo fratello, ancora di più dopo che lui l’ha chiamata. ‘Ha osato chiamarmi per aiutarlo! Dopo tutto ciò che ti ha fatto vuole il mio aiuto!’
“No” sussurro prima di cambiare idea. Ho deciso di buttarmi, almeno su questo.
Edward posa la sua fronte sulla mia. Con un agile movimento, mi afferra per il fondoschiena affinché possa cingergli la vita con le gambe, portandomi sul divano. Piano, riprende a baciarmi, iniziando a sbottonare la mia camicia. Faccio lo stesso con la sua.
Riesco a sentire la portata della sua eccitazione, e anche la mia. Crampi di desiderio iniziano a farsi sentire nel mio basso ventre quando Edward si abbassa a baciarmi il collo dopo avermi tolto la camicia e il reggiseno, iniziando anche a strofinare i nostri bacini.
Riesco a percepire quanto diverso sia questo amplesso da tutti gli altri. E io ho sempre più paura di illudermi.
Riesco anche io a togliere la camicia a Edward, posando le mie mani fredde sul suo ventre muscoloso per dirigermi verso la cintura dei pantaloni e slacciargliela. Mentre la bocca di Edward è impegnata sul mio collo, le sue mani accarezzano pienamente i mie seni, mentre i suoi movimenti aumentano un po’ di vigore.
E se prima non avevo timore a dimostrargli quanto mi piacesse, adesso mi vergogno abbastanza.
“Bella” sussurra al mio orecchio, mordicchiando leggermente il lobo.
Sono riuscita a slacciargli i pantaloni quando lui prende le mie mani e le porta sopra la mia testa, posando ancora una volta la sua fronte sulla mia. Un bacio, due baci, tre baci. Edward è durissimo contro di me, e i nostri respiri si affaticano sempre di più.
“Bella, ti prego...” sussurra quasi in una supplica. “Guardami” continua.
Lo accontento, fissandolo a metà. Per me, per adesso, è un passo troppo importante fissarlo negli occhi. Strano a dirlo, ma mi sembrerebbe ancora più intimo del fare sesso con lui.
Una sua mano mi lascia, anche se i miei polsi sono ancora stretti adesso nell'altra. Edward sorride, accarezzandomi con la mano libera le labbra. “Mi hai baciato” sussurra.
Stavolta, lo fisso per davvero. E lo vedo, lo vedo veramente. È lo sguardo di un uomo innamorato quello che Edward mi rivolge, i suoi occhi brillano di luce, e non è solo quella dell’eccitazione.
Avrei dato tutto affinché mi guardasse così, due anni fa. Adesso, ho una paura fottuta che sia troppo tardi. Vorrei fidarmi, ma sembro non riuscirci. E di nuovo, i miei occhi si riempiono di lacrime.
Edward aggrotta le sopracciglia, subito dispiaciuto. “Non piangere” sussurra, passando una mano su una guancia, raccogliendo con un polpastrello l’unica lacrime sfuggita al mio autocontrollo. “Piuttosto piango io per te, va bene?” continua.
Mi strappa un sorriso, un sorriso vero. E i suoi occhi si illuminano di nuovo.
“Posso continuare?” chiede, riferendosi ai miei pantaloni ancora addosso.
Quando annuisco, non ho nessun dubbio.
Edward mi toglie i pantaloni, facendomi rimanere solo in slip. La sua bocca, dalla mia gola, passa sul mio petto, soffermandosi sui miei seni. Lecca un capezzolo senza morderlo, e senza andarci forte. Sa che non mi piace così. La sua mano si sposta verso il basso; sento un suo dito posarsi sulla mia femminilità. Geme quando sente quanto sono bagnata.
Ansimo fissando il soffitto quando inizia a muoversi e leccare più velocemente, i suoi movimenti in sincrono. Sento il rumore della stoffa dei jeans sfregare, segno che si sta togliendo i pantaloni con le gambe, strisciandole fra loro. E ansimo quando sento improvvisamente la sua testa allontanarsi dal mio seno e scendere più giù, e giù, e ancora giù, fino ad arrivare fra le mie gambe. Il primo colpo di lingua sul mio clitoride mi fa quasi urlare di piacere.
Mi piace il sesso. Perché non dirlo? Piace agli uomini, se ne vantano… a me piace, anche se non vado a dirlo in giro. Ed è troppo tempo che non faccio sesso e non provo certe sensazioni. Sicuramente, al momento non è stato fra le mie priorità.
E il sesso orale mi è sempre piaciuto. Credo mi piaccia più del sesso vero in sé.
Le mani di Edward stuzzicano i miei seni, pizzicando alle volte i capezzoli, e la sua lingua non mi da pace fra le gambe.
Raggiungo l’orgasmo dopo pochi altri guizzi, accompagnandomi ad un gemito più roco degli altri. Edward si porta immediatamente su di me dopo avermi fatto riprendere continuando a leccarmi.
“Bella, non… non ho i preservativi” comunica.
Lo fisso sconvolta mentre i suoi occhi timorosi sono posati sul mio volto.
Lui non ha i preservativi. Cazzo, è più facile che dimentichi di indossare le mutande ma non di non mettere almeno un preservativo nel portafoglio.
Senza che io possa impedirmelo, sono un po’ felice del fatto che non porti i preservativi. Anche con me che prendevo la pillola Edward ha sempre usato il preservativo, portandolo nel portafoglio. Se adesso non li ha, significa che non vede nessuna e che davvero non era in programma un incontro ravvicinato fra noi due.
È chiaro, comunque, che non si fa niente. La nostra situazione è già abbastanza complicata, non serve complicarla ulteriormente.
Dopo che mi sono allontanata da Edward, e in seguito anche da Jacob, non ho più preso la pillola anticoncezionale. A che mi serviva? Magari sono ancora coperta visto che ne faccio uso da tre anni, però non voglio di certo rischiare.
Allo stesso tempo, non posso lasciare Edward in queste condizioni. L’orgasmo io l’ho provato, mi tocca ricambiare. E, mannaggia a me, ma lo voglio, anche.
Con un movimento brusco, lo spingo a sedere e mi metto a cavalcioni su di lui. Non gli do tempo di capire nulla. Inizio a baciarlo, chiedendomi al contempo se faccio la cosa giusta. No, non è la cosa giusta, però lo voglio.
La mia mano va a posarsi sul suo membro, iniziando ad accarezzarlo come so più gli piace. Se voglio questo, non voglio fargli del sesso orale. Non mi sento ancora pronta, sentirlo venire è qualcosa di troppo intimo per me. L’ho sempre fatto, certo, e sempre mi è piaciuto: contrariamente alle altre donne, non ho problemi a far venire un uomo nella mia bocca, ma quella è la sua essenza, è lui, e dovrei inghiottirlo. Davvero troppo intimo. Meglio stimolarlo.
Tra le due, preferisco questo al momento.
A Edward non dispiace.
So come fare, come stringerlo, come giocare con lui. Ho imparato tanto nell’anno in cui siamo stati amanti. Edward è stato un bravo insegnante. E forse è proprio questo il punto: non è mai stato il mio uomo, solo il mio insegnante. No, solo un insegnante. Non è mai stato mio. È sempre stato di Tanya.
Edward ha la testa reclinata all’indietro, gli occhi chiusi e l’espressione eccitata. Mi è sempre piaciuto osservarlo mentre provava piacere. Soprattutto, mi è sempre piaciuto sentirlo venire ed osservare l’espressione del momento: è la stessa cosa che succede adesso. Lo sento venire nella mia mano, mentre deglutisce e apre piano gli occhi.
Ma al contrario delle altre volte, io mi sento vuota dentro. Che diamine ho fatto?
È sempre stato così! Cedevo a Edward, presa dalla passione, e poi me ne pentivo. Ma prima c’era Jacob, adesso non c’è nessuno che mi impedisca di avere rapporti – o quasi in questo caso – con un uomo – che sia Edward o un altro. C’è il mio orgoglio, però, e forse è anche peggio. Perché devo venire a patti con me stessa…
Non posso ricominciare come quest’ultimo anno: non voglio nuovamente perdere me stessa. È stata una sbandata, ma anche la prima volta che sono corsa da Edward è stata una sbandata, non voglio ricominciare.
“A che pensi?” sussurra Edward, portandoci distesi sul divano.
Il fatto che è a una piazza ci toglie molto spazio, obbligandoci a stare quasi uno sopra l’altro. Ma non sento malizia nei suoi gesti, solo una dolcezza che forse è anche peggio perché riesce a confondermi molto di più.
Sospiro, passandomi una mano tra i capelli e chiudendo gli occhi, stanca, con la testa che pulsa dolorosamente. “È stato un errore” sussurro.
Edward non parla. Ma che dovrebbe dire? Poi la sento, la sua voce. Pronuncia quelle paroline che per tanto tempo ho sognato prima di rinunciarvi. “Io ti amo, Bella. E saprò aspettarti. Perciò non credere che mi arrenderò solo perché pensi che quello che è successo fra noi sia stato un errore. Sarò qui, anche fra cinquant’anni.”
L’idea di un Edward non più tanto giovane mi faccia una dichiarazione come quella di ieri notte con un bastone per sostenersi mi fa sorridere senza che riesca a impedirmelo. Ma ciò non cambia le cose.
“La prepotenza in un uomo io non l’ho mai sopportata” gli faccio notare, riferendomi alla sua convinzione.
“Non è prepotenza, la mia. È pure realtà” obbietta.
Sospirando forte, mi sistemo meglio dandogli le spalle. Subito, sento il petto di Edward contro la mia schiena, un suo braccio a circondarmi per la vita e sfiorandomi il seno. Ma, come poco fa, non c’è malizia nel suo gesto, solo dolcezza.
E quando mi lascia un delicato bacio fra i capelli, mi sento completamente vulnerabile.
“So cosa ti ho promesso ieri sera,” mormora senza che io gli dica nulla, facendomi incuriosire “però ti amo, Bella. Mettiti nei miei panni: non avresti potuto fare altrimenti con l’uomo che ami che ti guarda come tu hai guardato me.”
“Perché? Come ti ho guardato?” chiedo, sinceramente interessata. Non l’ho guardato con amore, né con malizia, né con aria affamata.
“Non lo so” risponde, sorprendendomi. “Ma i tuoi occhi avevano una strana luce… come se io potessi essere l’artefice della tua serenità o della tua distruzione. Era la stessa luce che ti ho visto quando mi hai lasciato.”
Chiudo gli occhi, ricordando perfettamente come mi sono sentita quel giorno, quando ho capito che Edward non avrebbe mai lasciato Tanya. Non dopo un anno di continue promesse fallite. Mi sono sentita vuota, persa, senza una ragione abbastanza importante per cui vivere. Se la mia vita era centrata solo ed unicamente su Edward e lo stavo lasciando, come sarei sopravvissuta?
E stamattina mi sono sentita così: vuota, persa, senza un motivo per cui andare avanti per davvero. Non dopo che Edward mi aveva promesso che avrebbe combattuto per me e, di nuovo, non aveva mantenuto la promessa. Però l’ha fatto. Ma basterà?
 
 
Spazio autrice
 
Non ho nulla da dire riguardo a questo capitolo. Il momento tra Bella e Edward è un momento di passione, e io sono del parere che non solo gli uomini hanno delle tentazioni. Bella è passionale, ha le sue voglie come d’altronde OGNI donna e non lo nasconde. Cosa c’è da nascondere? A me sembra normalissimo, e al suo posto avrei fatto lo stesso. Avrei assecondato i miei istinti, come dettava il momento, ma ciò non significa che tutto si risolva con una notte di sesso. Questo mai.
E Edward… voleva davvero resistere, ma anche lui – come Bella – ha reagito per puro istinto. Anche noi possiamo tradirci, sì. Anche noi stessi.
Quante volte ci siamo fatti una promessa da mantenere ad ogni costo, e poi non l’abbiamo fatto? Io sì. Quindi parlo per esperienza.
A presto!

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Scusatemi per non aver postato nulla durante questa settimana, ma è l’ultimo mese di scuola e ci stanno sommergendo di compiti che mi impediscono persino di avvicinarmi al pc, la sera vado a letto stanca morta… proprio non ho avuto il tempo. Pubblico velocemente i capitoli delle mie storie ma senza rispondere alle vostre recensioni proprio per poter mandarmi avanti coi capitoli. Sappiate però che le apprezzo tantissimo.
 
 
 
Quando mi sveglio, mi sento parecchio intontita, più del solito. E calda, mi sento calda. Gemendo, quando muovo di poco la testa è come se un macigno si muovesse con me.
Poso una mano sulla mia fronte, apprendendo con irritazione che scotta.
Sento anche un’altra mano posarsi sopra la mia, e troppo stanca per allontanarla, lascio ricadere la mia mano. “Bella, stai scottando” nota Edward con serietà, alzandosi dal divano.
Ho una coperta addosso al mio corpo e Edward è vestito.
“Che ore sono?” riesco a domandare.
Da una veloce occhiata al suo orologio. “L’una. Dovresti mangiare se no non puoi prendere nulla.”
Affondo con un gemito d’orrore la testa contro il tessuto del divano. “Non ho fame” mormoro lamentandomi.
Sento la presenza di Edward inginocchiata vicino a me. “Avanti, Bella, qualcosa da mettere nello stomaco. Non ti posso dare nulla, altrimenti.”
So di comportarmi come una bambina, ma l’idea che Edward si prendi cura di me mi irrita.
“Chiama Alice” gli ordino, voltandomi verso di lui.
“Io non chiamo Alice!” sentenzia deciso, fissandomi con freddezza.
È quello lo sguardo che ho sempre odiato.
 
“Ancora niente? Me l’hai promesso, Edward! Avevi detto che l’avresti lasciata!” esclamo, non potendone più.
Edward si volta verso di me, fissandomi con rabbia. “E io ti ho chiesto del tempo, Isabella.”
Quando mi chiama Isabella, cerca di mantenere le distanza. Ormai, ho imparato a conoscerlo.
Mi fa male.
“Ma sono già passati sei mesi…” sussurro, scongiurandolo con gli occhi di ascoltarmi. Non voglio più nascondermi, non voglio più sentirmi in colpa.
Edward mi guarda con freddezza. “Non è facile, Bella. O mi dai il tempo di cui necessito… oppure è meglio chiuderla qui.”
 
Solo dopo ho capito che Edward sapeva che non avrei mai potuto chiuderla. Ero troppo innamorata per capire il male che mi faceva, troppo ingenua per capire che mi mentiva.
E tacevo, tacevo sempre. Lo assecondavo, e quando avevo i miei momenti di sconforto in cui non ne potevo più, Edward mi legava di nuovo a sé con quelle parole oppure facendo l’amore con me.
Chiudo gli occhi, ignorando la sua presenza e sistemandomi meglio sotto la coperta. Credevo di averlo superato, quello sguardo, e invece no. Mi fa ancora stare male.
Edward sospira. “Scusa” sussurra accarezzandomi con una mano la guancia.
Quante altre volte dovrà chiedermi scusa?
 
Edward’s pov
 
“Chiamo Alice, va bene?” continuo piano, sperando in un cenno. Ancora niente.
Con un altro sospiro, prendo il cellulare e chiamo Alice.
‘Edward?’ domanda immediatamente Alice.
“Sì, sono io. Ascoltami, Alice, Bella ha la febbre. Credo che tu debba venire” le spiego, sperando non mi chieda spiegazioni.
‘Perché? Non ti vuole?’ chiede sorpresa.
Mi allontano un po’, non voglio che Bella mi senta. Parlo a bassa voce avvicinandomi alla porta finestra del monolocale. “No” rispondo solamente.
Sento Alice sospirare. “Edward, ascolta: verrei già ora da Bella, ma se vengo rischio di rovinare tutto. Devi essere tu a curare le sue ferite, inizia da quelle superficiali. Sai com’è fatta quando sta male, adora essere coccolata. Fallo, senza però forzare troppo la mano. Ti allontanerebbe in un istante.” Prima che io possa parlare, continua. “Le medicine sono in bagno, trovi tutto ciò che potrà servirti. Buona fortuna, e fammi sapere.” Riattacca.
Mi volto, prendendo un forte respiro quando immagino Bella urlarmi contro. Mi inginocchio di nuovo vicino a lei. “Bella, Alice non può venire. E l’unico che può aiutarti sono io. Per favore, Bella, permettimi di aiutarti. Poi se vuoi appena arriva Alice me ne vado, okay?”
Bella mi guarda. “Te ne andrai per davvero?” chiede.
Sembra sperarlo, e questo non mi piace per niente. “Solo per oggi. Te l’ho detto, non ti libererai di me.”
Bella si alza il busto improvvisamente, reggendosi ad un gomito. Mi fissa adirata. “Ma non vuoi proprio capire? Che farai, Edward, rimarrai qui per tutta la vita sperando che ti perdoni? E se non accadrà, cosa farai? Continuerai ad insistere anche quando mi vedrai insieme ad un altro ragazzo?” domanda.
Aggrotto le sopracciglia. “No, Bella. Ovvio che non lo farò…” rispondo. “Voglio solo la tua felicità e se potrai essere felice con qualcuno che non sia io allora va bene. Ma in questo momento non c’è nessuno nella tua vita, e da uomo egoista quale sono voglio tentare per il meglio.”
Chiudendo gli occhi come se fosse improvvisamente stanca si lascia ricadere sul divano, posandosi una mano sulla fronte. “Perché Alice non può venire?” chiede.
“Alice…” Potrei mentirle, dicendole una piccola bugia, ma so che incrinerei ancora di più tutto ciò che sono riuscito a costruire se Bella venisse a conoscenza di questo.
“Lascia stare” mormora velocemente, segno che ha capito. “Però mi sta scoppiando la testa…” sussurra, chiudendo gli occhi.
“Alice mi ha detto che le medicine sono in bagno, torno subito” le dico, alzandomi e dirigendomi lì.
Le faccio prendere la pillola in assoluto silenzio.
“Bella, non è meglio andare in ospedale?” chiedo preoccupato.
“No,” risponde, “non c’è ne bisogno” mormora.
Non obbietto, rimango solo a fissarla. Pian piano, si addormenta.
 
Bella’s pov
 
Quando mi sveglio, mi sento bollire dentro, come se l’inverno si fosse trasformato in estate nel giro di qualche ora di sonno.
Con un movimento brusco, tolgo la coperta che Edward mi aveva messo all’inizio, e mi rendo conto che la testa di Edward è premuta contro il mio stomaco. Seduto vicino al divano, si è addormentato poggiandosi su di questo e nascondendo la testa fra le braccia.
Prendo un profondo respiro, passandomi una mano fra i capelli.
Che devo fare con lui? Non si può continuare in questo modo. Da un lato sono tentata di dimenticare tutto e ricominciare vedendo il modo in cui Edward è pentito e lo dimostra; dall’altro, invece, voglio aspettare per farlo soffrire esattamente come lui ha fatto soffrire me. E non mi interessa nulla se questo è un comportamento maturo o meno.
Nessuno può permettersi di giudicarmi, non se nessuno ha passato ciò che ho passato io: fissarlo mentre ride con Tanya, mentre le cinge la vita, mentre le sussurra qualcosa all’orecchio, mentre sta con lei davanti a tutti e qualche ora dopo è fra le mie braccia. Nessuno può giudicarmi quando non sa cosa si prova nel fare l’amore con qualcuno sapendo che quest’ultimo è stato di un’altra fino al giorno prima. O anche nell’ora precedente.
Non stavo e non sto male per il tradimento in sé: essendo l’amante, era logico pensare che Edward passasse del tempo con la sua fidanzata ufficiale in modo molto intimo. Oh, certo che fa male, s’intende, ma non è questo ciò che odio di più di Edward.
Odio il fatto che mi abbia mentito spudoratamente. Se mi avesse detto ‘Potrai essere solo la mia amante, non lascerò mai Tanya’, lo avrei accettato meglio. Almeno sarebbe stato onesto!
Invece, mi ha preso in giro, e come conseguenza delle sue bugie io non ho più fiducia il lui. E purtroppo per Edward, sono una di quelle poche donne al mondo a cui l’amore non basta. Posso amare disperatamente Edward, e tuttavia rinunciare a lui per la mancanza di fiducia.
Non voglio passare gli anni a venire a chiedermi se mente sulla promessa appena fatta, non voglio passare gli anni a venire a chiedermi di chi è il profumo femminile che proviene dalla sua camicia, non voglio avere mille dubbi per la testa.
Voglio amare Edward in modo limpido, senza dubbi o paure, ma al momento per me è impossibile.
 
Tre giorni dopo
 
La febbre è scesa e io mi sento decisamente meglio, tanto da voler fare un giro per prendere una boccata d’aria fresca.
Sono le nove del mattino e Edward non è con me. Non deve solo lasciarmi il mio tempo, ma anche i miei spazi.
Cammino lentamente, assaporando il piacevole calore che emanano i raggi del sole di primavera.
“Bella?”
Mi volto quando sento una voce conoscente chiamarmi. “Jacob?” Non riesco a crederci.
“Sei ancora a New York?” domanda stupito. “Edward non è venuto a prenderti?” continua.
Edward mi ha detto che Jacob lo ha spronato, insieme a suo fratello Emmett, a fare il grande passo.
Scuoto la testa. “No, lui... è qui, però...” Scrollo le spalle in un gesto indifferente. Dentro, però, sono tutto fuorché disinteressata alla cosa.
Jacob annuisce. È sereno, il volto disteso in un’espressione assorta. È ancora più bello.
“Jake, andiamo?” domanda una voce.
Entrambi, ci voltiamo verso la ragazza che viene verso di noi. Quando si accorge della mia presenza, rallenta, affiancando Jacob con insicurezza.
Jacob le sorride, e questo fa aumentare i battiti del mio cuore. “Leah, lei è Bella. Bella, lei è Leah” presenta Jacob.
Non manco di notare la mano di lei che stringe quella di lui, e Jacob che sorride.
Sorridendo, un sorriso tremulo per via dell’emozione, porgo la mano a Leah che la stringe con titubanza. Odiandomi per ciò che sto per chiedere, non posso evitare di farlo.
“Tu sei...?”
“È la mia ragazza” risponde al posto suo Jacob.
Lo fisso con la bocca aperta, mentre sento come se il mio cuore stesse scoppiando. Di felicità, perché adesso non ho più paura che Jacob soffra, che si disinteressi dell’amore, che inizi a prendersi gioco di tutte le donne come io mi sono presa gioco di lui, anche se non volevo.
E per quanto sono felice, scoppierei anche in lacrime.
Scuoto la testa, incredula, e sorrido commossa. “Sei bellissima” mormoro a Leah.
Imbarazzata, Leah sorride. Non se lo aspettava. Che Jacob le abbia raccontato tutto?
“Leah, perché non mi aspetti di là? Torno subito.” Jacob si rivolge a lei con gentilezza e dolcezza.
Quando si volta verso di me, il sorriso è scomparso per lasciare il posto a un’espressione esitante. Sospira. “Mi dispiace molto per... insomma, so quanto è dura non fidarsi più della persona che si ama... e... be’, spero che tu e Edward riuscirete a fare pace.” Jacob è imbarazzato.
Sorrido. “Grazie, Jake. Grazie di tutto” sussurro decisa, ricordando quanto abbia fatto per me.
Jacob sorride, avvicinandosi a me.
Abbracciarlo viene spontaneo, così come viene spontaneo stringerlo sempre più forte.
Mi manca Jake come amico. Mai fare sesso col tuo migliore amico, potresti rovinare una bella amicizia se poi ti scopri innamorata di un altro.
“Devo andare” mormora dopo, allontanandosi da me. “Buona fortuna, Bella.”
“Spero che con Leah vada alla grande” gli auguro sincera. Jake sorride. “Salutala anche da parte mia.”
Jacob se ne va e con lui anche il senso di colpa che provavo ancora nei suoi confronti.
Incredibile quanto mi senta felice, così tanto da poter perdonare pure Edward. Forse.
Riprendo a camminare, decidendo di tornare a casa. Sono molto più tranquilla e pronta ad affrontare l’ennesima giornata con Edward e i suoi tentativi per farsi perdonare.
Ma fermo la mia mano sulla maniglia del monolocale quando sento delle voci, una femminile e l’altra maschile. Edward e Alice.
“Credevo ci tenessi veramente a Bella!” lo sgrida la mia migliore amica.
Non capisco il senso di quella frase, come non capisco perché il battito cardiaco acceleri improvvisamente.
“Ed è così, Alice! Ci tengo a lei, altrimenti non avrei lasciato Tanya, non avrei lasciato il mio lavoro, non avrei fatto un cazzo di cambiamento nella mia vita solo per fare sesso con Bella! La amo, Alice, e tu questo lo sai, altrimenti non mi avresti aiutato. Ma Bella... lei non ce la fa a dimenticare, e non posso darle torto. Non posso costringerla a sopportare la mia presenza, non dopo averla fatta soffrire per quasi cinque anni e non quando gli ultimi tre sono stati per lei come l’inferno!” esclama ancora. “Non voglio farla soffrire più di quanto non abbia già fatto... e se vederla felice significa sentirmi morire dentro per il resto della mia vita... va bene” termina in un sussurro.
Riesco a sentire malamente le parole, visto la porta che ci separa, ma essendo un monolocale riesco a percepirne il significato, che mi fa rabbrividire.
Apro la porta con un gesto secco, imbestialita sia con lui che con me stessa. “Sai che ti dico? Fai bene, Edward. Vattene! Scappa come hai sempre fatto, fa’ promesse e poi frantumale come sei abituato a fare. Fallo, Edward. Se vuoi ti chiamo anche un taxi!” esclamo senza sapere per quale motivo, oltre ad essere arrabbiata, sono anche delusa.
“Vi lascio soli” mormora Alice, uscendo subito dal monolocale.
“Bella, aspetta...”
“Ma aspetta cosa, Edward? Cazzo, ho aspettato! Ho aspettato abbastanza ma adesso te ne devi andare. Esci da questa cazzo di porta, esci dalla mia vita!”
“Mi vuoi stare a sentire?” chiede, afferrandomi per un polso e bloccandomi dal superarlo.
“NO!” urlo, tentando di allontanarmi, ma niente. Alla fine, ci rinuncio. “Sono stanca, Edward. Ti giuro, sono stanca, non ce la faccio più” sussurro, improvvisamente stanca. Chiudo gli occhi, lasciandomi ricadere sul pavimento.
Edward mi segue immediatamente. “Non so cosa tu abbia sentito, ma...”
“Ho sentito abbastanza, ho sentito ciò che era necessario sentire per urlarti contro” gli comunico decisa.
“No! Tu hai sentito solo una parte del discorso che ho fatto a Alice, quella sbagliata. Ma ti sei chiesta perché ho deciso di allontanarmi da te?” domanda.
“Perché non volevi farmi soffrire, giusto? Dopo tre anni, non vuoi più farmi soffrire” rispondo, beffandomi di lui.
“E perché sono giunto a questa conclusione te lo sei chiesto?”
Abbasso lo sguardo, incrociando le braccia al petto e mettendomi comoda, la mia schiena premuta contro la porta, l’espressione ostinata. Non lo voglio sentire.
“Ti ho visto, stamattina, Bella. Con Jacob, io ti ho vista.”
Alzo lo sguardo senza alcun indugio, pronta ad urlargli contro che qualunque cosa abbia pensato sia sbagliata e allo stesso tempo pronta ad urlargli che ciò che faccio o chi frequento non è affar suo. Non lo è mai stato, non quando lui per primo frequentava Tanya.
Ma Edward frena qualunque cosa possa dire continuando a parlare. “Non sono arrabbiato! Davvero, Bella, tutt’altro! Sono grato di aver potuto assistere al vostro incontro perché... Ah, non lo so. So solo che vederti sorride mi ha fatto capire quanto voglia vederti felice. Ma con me non lo sei, amore mio. Non lo sei mai stata, capisci?” sussurra, prendendomi il volto fra le mani. Il suo viso è a pochissimi centimetri di distanza dal mio, ma so con certezza che non c’è alcuna malizia in questo gesto. “Ho capito che non sono la persona giusta per te, e se l’unico modo per farti realmente felice, per compiere la mia unica buona azione per te quale uomo innamorato sono, è lasciarti andare... lo farò. Ma io ti amo, Bella, questo non cambia. E non cambierà mai.”
Lo fisso, incapace di dire altro. Mi sono sempre vantata di essere una di quelle donne che hanno sempre la risposta pronta per tutto, ma per la prima volta non so cosa dire.
Nervosa, cerco di scostarmi da lui ma ancora una volta mi tiene a sè.
“Perché eri così arrabbiata dopo aver saputo che ti avrei lasciato ancora? Perché non essere felice del fatto che non mi avresti più avuto davanti ai tuoi occhi?” domanda, improvvisamente interessato.
Stringo i pugni, rivolgendogli un’occhiata omicida. “Non ero arrabbiata, Edward. Sapevo che te ne saresti andato per l’ennesima volta, lo sapevo. Era solo questione di tempo” spiego, scrollando le spalle.
“Eri arrabbiata, Bella” sentenzia, come se mi stesse ordinando qualcosa.
“Non lo ero!” esclamo, fissandolo con odio.
Edward cambia tattica, posando la sua fronte contro la mia. “Dimmi che mi ami” ordina piano, facendomi sussultare. “Dimmi che mi ami e io non me ne andrò.”
Lo fisso, ancora una volta incapace di parlare. Stanca di aprire la bocca ma di non pronunciare nulla, lo spingo via da me con una forza che non mi sarei mai immaginata di avere.
“SEI UN IDIOTA! Un completo, incapace, idiota! Ti odio! Sei stato come una piaga nella mia vita, non avrei mai voluto incontrarti!” urlo, e poco mi interessa se qualcuno mi sentirà.
Urlargli finalmente tutto ciò che provo per lui mi fa sentire bene. Decisamente bene, cazzo!
“Sei un uomo egoista, sei capriccioso, sei pure antipatico, lo sai?” Mi blocco quando vedo che tenta di nascondere un sorriso. “E sei... sei... pure imbecille!" esclamo, incredula.
Io lo insulto e lui ride?
“Hai ragione” concorda alzandosi. “Sono tutto ciò che hai detto e molto di più perché nonostante io tenti di fare la cosa giusta rovino sempre tutto...”
“È vero, rovini sempre tutto, per questo voglio che tu te ne vada. Te ne devi andare, non ti voglio, sei un essere orribile, non ti preoccupi di far soffrire la gente che ti sta intorno e che ti ama, pensi solo a te stesso, e per finire...”
Ma Edward non mi lascia finire. Pone fine al mio sproloquio posando le sue labbra sulle mie, stringendomi a sé quasi fino a farmi male.
“Cristo Santo, Bella, se necessario implorerò il tuo perdono mettendomi anche in ginocchio ma non cacciarmi via” supplica subito dopo, allontanando le nostre labbra di un solo millimetro.
“Eri tu quello che se ne voleva andare” gli rammento.
“Questo prima di capire che anche tu mi ami” spiega, riprendendo da dove aveva terminato.
Sospirando, chiudo gli occhi, posando le mani sul suo petto. Faccio una lieve pressione per allontanarlo.
“Perdonami, ti prego” mormora ancora, occupandosi di baciare il mio viso.
Gli occhi, le guancie, la bocca, il mento... Non trascura nemmeno una parte del mio volto.
Scuoto la testa, mentre sento i miei occhi riempirsi di lacrime. È in momenti come questi che vorrei cedere, è in momenti come questi che vorrei dimenticare e andare avanti. Ma chi mi dice che Edward non si prenderà un’altra volta gioco di me?
“Edward...” sussurro quando la sua bocca scende sul mio collo.
“Ti amo” mormora in risposta. “Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo...” Non manca di ripetermelo, e ad ogni ‘ti amo’ un bacio.
Non ho dubbi su questo. Si vede quando una persona ti ama veramente o ti prende in giro. Edward non solo me l’ha detto più volte, dichiarandolo a più di cinquanta persone per la prima volta, ma l’ha anche dimostrato lasciando la sua casa, la sua città, sua moglie e il lavoro che ha sempre voluto.
Sì, credo nel suo amore. Non è mai stato questo a frenarmi. È la fiducia, manca questa. È questo il problema, e poco importa se lo amo e no.
“Farò qualunque cosa per dimostrarti che ti amo, Bella. Qualunque cosa” continua Edward, risvegliandomi di miei pensieri. “Salirò su una montagna e sventolerò una bandiera gigante con su scritto ‘ti amo’; volerò su una mongolfiera e scriverò a lettere cubitali sul pallone bianco in modo che si veda che sei tutta la mia vita; chiamerò tutti gli enti televisivi possibili e dichiarerò il mio amore per te a tutto il mondo. Farò qualunque cosa per convincerti di questo” sussurra.
Sorrido, un sorriso amaro. “Ti credo, Edward” mormoro. “So che mi ami.”
“Ma allora...?” Edward è confuso, e il suo sguardo lo conferma.
Mi allontano di un passo da lui. È breve la distanza che separa i nostri corpi, ma per me va bene lo stesso. Lo fisso negli occhi.
“Il problema è che io non mi fido di te.” Vedo il dolore nei suoi occhi, lo stesso dolore che accendevano i miei quando lo vedevo con Tanya. E tuttavia devo andare avanti. Non per ferirlo, non per vendetta, ma perché ne abbiamo bisogno entrambi.
Edward deve sapere cosa mi frena, esattamente come io ho bisogno di dirlo ad alta voce.
"”Mi hai mentito per così tanto tempo che ormai... non ho più fiducia in te.”
“Ma sono sincero!” esclama.
“E a me chi lo dice? Anche tre anni fa ti credevo sincero, e invece... guarda dove siamo andati a finire” gli fatto notare.
“Quindi... non mi ami?” Ha paura della mia risposta, riesco a vederlo chiaramente nello sguardo che mi rivolge. È parecchio vulnerabile, in questo momento.
Faccio di no con la testa. “Io ti amo, Edward. Credo di non aver mai smesso di amarti, ma... non mi basta.”
Edward non dice una parola. Annuisce, voltandosi e dandomi le spalle. Poi si volta un’altra volta, l’espressione determinata. “Partiamo.”
Sgrano gli occhi, sorpresa di quel cambiamento. Cosa?!
“Andiamocene via, Bella. Solo io e te. Niente Alice, niente Jacob, niente ricordi. Niente passato o futuro” spiega.
Tento di aprire bocca per dirgli che non ho ancora capito ma lui mi precede una seconda volta.
“Hai detto che tu non ti fidi più di me, giusto?” Prima di continuare, aspetta che io annuisca. “Bene. Partiamo, dammi la possibilità di farti capire che potresti affidarmi la vita stessa e che non te ne pentiresti. Viviamo alla giornata, dimentichiamo il passato e non pensiamo al futuro. Se continuerai a non fidarti di me, ti lascerò per sempre in pace.” Si avvicina a me, prendendo il mio volto fra le sue mani. “Ma se invece riuscirai a capire che potrai fidarti ciecamente, allora potremo iniziare la nostra nuova vita insieme” conclude.
Lo fisso per quelli che forse sono secondi ma che a me sembra tanto un secolo. Alla fine, sorrido. “Sembra un bel programma” sussurro esitante.
Anche Edward sorride, incoraggiato dalla mia risposta. “Lo è.”
“E... dove dovremmo andare?” chiedo.
“Che importa? L’importante è allontanarci da qui. Andremo... Londra? Ti piace Londra? O Barcellona? L’Italia ti andrebbe bene? O se vuoi, andiamo in Russia. È bella la Russia” mormora convinto.
“Sì,” concordo anche io, divertita. “È bella.”
“Allora?” domanda entusiasta.
“Credo... credo che si possa fare...” rispondo incerta.
Non sono sicura della cosa, eppure voglio provarci.
Edward non risponde; ancora una volta, mi prende fra le braccia e mi bacia con passione.
Ricambio nello stesso modo, perché lo voglio anche io, ma alla fine mi allontano un po’. “Solo una cosa” sussurro.
“Tutto ciò che vuoi.”
“Andiamoci... piano. Senza fretta. Puoi farlo?” chiedo, fissandolo.
“Certo che posso farlo” mormora stupito, come se una cosa del genere non avrei nemmeno dovuto chiederla. Mi accarezza i capelli. “Andremo pianissimo, va bene? Voglio solo baciarti, non voglio andare oltre” continua. “Mmh?”
Annuisco alla sua tacita domanda. Se vuole solo baciarmi, non ho nulla in contrario.
 
 
Spazio autrice
 
È stato difficilissimo scrivere questo capitolo; avevo in mente la scena ma ogni volta non riuscivo a descriverla bene e questo interrompeva sempre la stesura del chappy. Questo è il mio massimo, mi spiace.
Edward ha finalmente campo libero con Bella: se prima Bella gli aveva concesso di girarle intorno per farle capire che è davvero innamorato di lei, adesso vuole anche dargli una mano. Penso che il modo migliore sia, appunto, partire. Da soli, dovranno contare solo su se stessi: Bella dovrà fidarsi di lui e Edward dovrà fare in modo che ciò avvenga. Se ancora Bella nutrirà dei dubbi, allora la loro “storia” si può anche considerare finita. Ecco qui la spiegazione dietro la proposta di Edward :)
Credo – ne sono più che sicura – che il prossimo capitolo sarà l’ultimo. Non so ancora di cosa parlerà, ma probabilmente sarà un epilogo con un salto temporale di qualche mese o anno. Vedremo :)

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


E siamo arrivati all’ultimo capitolo. Visto che stavolta ho mantenuto la promessa? C: vi ho fatto penare, lo so: promettevo una cosa e poi me la rimangiavo. A mia discolpa, posso dire che ho avuto SERI problemi, e che chi conosce questi problemi anche tra voi di EFP mi ha sempre dato supporto, proprio perché erano talmente seri da farmi passare la voglia di tutto.
Ma basta tristezza, godetevi il capitolo c:
 
 
Due anni dopo
 
Sospiro per l’ennesima volta, ravviandomi i capelli con una mano.
“Dai, Alice, smettila di insistere” si intromette Edward, avvicinandosi a me e facendomi alzare, per poi sedersi lui e invitarmi a sedermi sulle sue gambe.
“Ma Bella!” esclama Alice, ignorando suo fratello. “Non puoi volerti sposare entro due mesi, non avrò il tempo di organizzare nulla!”
“Alice,” provo a convincerla. “Ti ho già detto che potrai occuparti tu dei preparativi, ma anche di non volere nulla di troppo appariscente. A che ti servono minimo sette mesi se ti ho chiesto un matrimonio semplice?”
Alice sembra presa alla sprovvista. “Sì, be’... c’è il catering! La sala, la chiesa, le fedi, i vestiti...”
“Sono cose che posso benissimo aiutarti a fare, due, tre mesi basteranno. Posso concedertene quattro, non di più” sentenzio alla fine, decisa.
È il mio matrimonio, mio e di Edward, e per quanto voglia un bene dell’anima a Alice, dobbiamo essere noi a decidere come sarà il nostro matrimonio.
Alice sospira. “Va bene. Quattro mesi, non di meno.”
“Non di più, vorrai dire” la corregge Edward.
Alza le mani in segno di resa. “Okay” risponde con il broncio.
Chiudendo gli occhi, sospiro poggiandomi contro Edward. Immediatamente, mi stringe a sè, quasi non facendomi respirare. Le sue labbra si posano sulla mia fronte, le sue mani che si intrecciano alle mie.
Sorrido pensando al lato positivo di tutta la faccenda avvenuta due anni fa. È vero, ho sofferto, anche lui ha passato il suo brutto momento, e per un attimo ho davvero temuto di poter riuscire a dimenticarmi di lui quando sono partita per New York lasciandolo a Forks, ma... Adesso, con la mente sgombra da ogni pensiero, innamorata e felice di esserlo, posso anche pensare al lato positivo della cosa.
Edward ha fatto, e fa, il possibile affinché continui a fidarmi di lui e non mi penta di averlo perdonato.
Di giorno è dolcissimo, e la notte a letto è puro fuoco, passionale come non mai. È l’uomo perfetto, perché sa unire la dolcezza alla passione in modo sublime.
Non ci è voluto molto tempo per perdonarlo. Edward era sinceramente pentito e con ogni gesto, parola e sguardo, voleva dimostrarmi che potevo affidare la mia stessa vita a lui senza pentirmene nemmeno per un secondo.
Non c’è stato un momento in cui ci siamo messi a sedere e io gli ho detto ‘Adesso mi fido di te’. È venuto tutto spontaneo.
Partire insieme, da soli, e dover necessariamente affidare la mia vita a lui anche per le più piccole cose è stata un’ottima idea. Una seconda possibilità si da a tutti, no? E nella vita si può cambiare, giusto? Sì. Edward ne è la prova.
La vita è fatta di rischi; se esci, affronti mille pericoli senza che tu te ne accorga. Un auto, un taxi, una motocicletta… Dieci minuti prima ridi e il tempo di un secondo e BAM. Ti può finire bene, ti può finire male. Nel male, puoi essere fortunata. Puoi ritornare più forte di prima. Ma non per questo rimani in casa barricandoti dentro per paura. Affronti il rischio inconsapevolmente, ma lo affronti.
Edward è stata la mia auto. Mi ha distrutta, mi è finita male. Per un certo periodo. Perché poi sono ritornata più forte di quanto già non lo ero prima.
Inconsapevolmente, stavo già affrontando il rischio. L’ho affrontato accettando la proposta di Edward, il suo volermi dimostrare quanto sia cambiato. E se ho fatto trenta, posso benissimo fare trentuno.
Non me ne sono mai pentita.
Le mani di Edward mi accarezzano piano, languidamente.
Apro gli occhi, scoprendo l’assenza di Alice. Siamo soli.
“Edward...” mormoro divertita.
Le labbra di Edward si racchiudono intorno al mio lobo. “Ti ho già detto che ti amo?” chiede dopo.
“Me l’hai detto stamattina” rispondo, richiudendo gli occhi.
“Mmh... dato che sono le sette di sera... è troppo poco” sussurra, baciandomi lievemente il collo.
“Dai, Edward, siamo dai tuoi...” gli dico, tentando di allontanarmi.
Cosa alquanto difficile visto che Edward non mi vuole lasciare andare e io... io, in fondo, non voglio allontanarmi.
Sento la mano di Edward spostarsi dalla mia fin sotto il tessuto della mia maglietta, lentamente. Molto lentamente.
Brividi di piacere iniziano a increspare la mia pelle.
“Fermo” gli ordino quando la sua mano si sposta più giù, arrivando ad inoltrarsi nei jeans e sotto l’elastico delle mutandine.
“Lo facciamo un bambino?” domanda, continuando a mordicchiarmi il lobo dell’orecchio.
“Sì, adesso” rispondo divertita.
Percepisco il sorriso di Edward sulla mia pelle, mentre improvvisamente il suo dito si posa sul mio clitoride.
Sussulto, cercando di scostarmi stavolta per davvero.
“Edward, sei impazzito?” sibilo.
Siamo nella sala da pranzo dei suoi, qualcuno può venire scoprendoci in un atteggiamento non proprio casto e benché sia felice di mostrare a tutti quanto io e Edward ci amiamo... questo sarebbe un po’ troppo!
Emetto un breve gemito quando il suo dito inizia imperterrito a muoversi su e giù, l'erezione di Edward fra le mie natiche.
Mi ignora bellamente, continua a farmi ciò che vuole come se io non avessi parlato.
Quando fa così lo odio.
“Se ti sbrighi e non urli nessuno ci scoprirà” sussurra divertito.
“Io non urlo” lo correggo, indispettita.
“Sì” sentenzia deciso, premendo più forte e facendomi emettere un leggero urletto.
“Edward!” lo sgrido, il più piano possibile.
“Hai visto che hai urlato? E non ho nemmeno usato tutta la mia forza...” comunica.
Mi scappa un sorriso. “Sei un cretino” borbotto. La bassa risata di Edward aumenta i battiti del mio cuore. “Sul serio, Edward, non...” Chiudo gli occhi, abbandonandomi fra le sue braccia quando sento ormai il piacere scorrermi dentro, la mia intimità umida sotto il tocco del suo dito. Edward accelera i movimenti.
“Avanti, Bella” mi sprona con voce roca. “Vieni per me” continua.
Quando ho detto che odio quando fa così non scherzavo! Quando mi parla con quel tono di voce e utilizza certe parole l’unica cosa che sono capace di pensare è di volerlo sbattere al muro e abusare di lui ma come faccio con la sua famiglia nella stanza accanto?
Apro più che posso le gambe, iniziando ad assecondare i movimenti della sua mano, strusciandomi così sulla sua erezione ormai dura contro di me. La voglia di averla dentro è enorme e purtroppo dovremmo aspettare almeno altre due ore!
Lo odio, lo odio, lo odio!
E dovrebbe odiarsi anche lui visto che inizia ad ansimare contro al mio orecchio senza tuttavia poter far qualcosa per aiutarsi. Al massimo, può andare in bagno.
“Bella” mi chiama.
Mi volto verso il suo viso, cercando con le labbra la sua mascella. La bacio, la mordo delicatamente, aspettando che continui.
“Non appena ti farò venire, alzati e vai nella camera da letto di Alice. Resta lì, io ti raggiungerò fra qualche secondo” comunica.
Non mi da il tempo di parlare che le sue labbra si posano sulle mie. Non è un bacio dolce nè gentile quello che segue, è famelico e rude, il che significa che è ancora meglio.
I primi tempi Edward non faceva che baciarmi e baciarmi, diceva che doveva recuperare i tempi perduti quando sì, facevamo sesso ma non gli permettevo di baciarmi. La cosa, ovviamente, mi ha fatto sciogliere come neve al sole, molto più di quanto già non fossi sciolta dopo averlo perdonato.
Mi concentro sul dito di Edward sul mio clitoride, sui suoi movimenti veloci e brevi, e sul piacere che sento scorrere nelle mie vene. La mia mano si posa sulla sua, dandogli il giusto ritmo, e affondando le mie unghie sulla sua pelle per trattenere il piacere che vorrebbe uscire dalla mia bocca.
Getto la testa all’indietro, serrando gli occhi, quando finalmente raggiungo l’orgasmo. La bocca di Edward amplifica il mio piacere leccandomi il collo, nel mio punto più sensibile.
Tre secondi, mi lascia solo tre secondi per riprendermi.
“Bella, vai subito in camera” ordina. La sua voce non ammette rifiuti.
Non me lo faccio ripetere due volte.
Emmett, suo figlio e Esme sono in cucina. Carlisle, il padre di Edward, è al lavoro, e credo ritornerà entro breve. Alice era con noi fino a qualche minuto fa, adesso sarà sicuramente in cucina con gli altri.
Un uomo e una donna possono rimanere da soli senza che qualcuno arrivi a pensare male? Sì, se rimaniamo da soli solo per poco tempo.
Edward mantiene la parola. Non appena entro in camera di Alice, chiudo la porta. La riapro dopo qualche secondo. Ci pensa Edward a chiudere la porta e a prendermi in braccio per portarmi sul letto di sua sorella.
Riusciamo a malapena a vedere i nostri volti a causa della poca luce che proviene da fuori grazie alla luna, ma non importa. Mi basta sentire il tocco delle sue mani, il contatto con il suo corpo, e la sua bocca su ogni parte del mio.
“Non ho tempo per il romanticismo, amore” sussurra. Sembra quasi dispiaciuto.
“Credi che mi importi qualcosa?” domando, retorica.
Edward sorride.
Se dovessi scegliere fra dolce e romantico e rude e passionale... Sono sicura che la dolcezza e il romanticismo perderebbero a grandi linee. Adoro quando Edward mi fa sua con lentezza e dolcezza, ma quando mi fa sentire il suo estremo bisogno di me... Credo di non aver ancora trovato una parola adatta ad esprimere come mi faccia sentire, nè la troverò mai.
“Devo accontentarmi di toccarti così...” spiega angosciato, togliendo i miei jeans e limitandosi ad alzare la mia maglietta. Come lui, anche io vorrei spogliarmi tutta e spogliare lui ma purtroppo non abbiamo tempo.
Le mie mani si posano sul suo ventre e più giù, arrivando a sfiorare il suo membro pulsante di desiderio. Ci penso io ad aprirgli i jeans e ad abbassare i boxer, prendendo in mano il suo pene.
“Edward...” supplico.
“Sì, piccola mia” mormora subito, aprendo le mie gambe e posando la punta contro la mia femminilità. Spinge dentro di me con forza, senza tuttavia farmi male. Non più del normale, ecco.
Le mie gambe si stringono attorno ai suoi fianchi, godendo finalmente del contatto.
“A Alice non andrà giù questa cosa” riesco a dire tra un ansito, dovuto a una spinta, e l’altro.
“Credimi, tesoro mio, in questo momento è l’ultimo dei miei pensieri” risponde, continuando a spingere.
La mia intimità, già sensibile a causa dell’orgasmo di pochi istanti prima, non fa fatica ad arrivare a provare piacere una seconda volta in tempi brevi. Soprattutto quando Edward inizia a toccarmi con in dito. L’orgasmo giunge poco dopo, veloce ma tuttavia non meno appagante, seguito a ruota da Edward, che si svuota in me gemendo sulla mia spalla.
Faccio passare tre secondi, solo tre secondi per quanto mi dispiaccia, prima di toccare lievemente la spalla di Edward. “Amore, dobbiamo alzarci.”
“Perché?” borbotta, il viso affondato ancora nell’incavo fra spalla e collo. Non si è mosso di un millimetro.
“Si staranno chiedendo dove siamo…”
“Fregatene” si limita a dire, muovendosi per mettersi più comodo su di me.
“Dai Edward” lo sprono, spostandolo. “Vuoi che pensino che abbiamo fatto sesso?”
“È quello che abbiamo fatto” risponde, inarcando un sopracciglio.
“Sai che intendo” lo rimprovero, sistemando i miei vestiti.
Quando mi volto verso di lui, vedo che mi guarda con fare annoiato, ancora mezzo nudo.
“Vuoi sbrigarti?”
Sorride. “E se fossero già arrivati a pensarlo?”
Prendo un grosso respiro, lanciandogli un’occhiataccia. “Non ti conviene, potrei avere uno shock permanente e associare il sesso all’imbarazzo, così da non farne mai più per molto tempo, o peggio: per il resto della mia vita.”
Edward fa una smorfia, decidendo di alzarsi e obbedirmi. Quando finisce di darsi una sistemata, lo prendo per mano e lo porto giù come una mamma con il proprio bambino che fa i capricci.
“Dove eravate finiti?” chiede Emmett, in braccio il figlio.
“Bella doveva telefonare a sua madre, che a sua volta ha voluto parlare con me. A quanto pare, vi siete coalizzate tutte per impedirmi di farmi vedere il suo abito da sposa” si inventa – con mia grande gioia – Edward, rivolgendosi alla sorella.
“Ma è normale, Edward. Porta sfortuna che lo sposo veda l’abito nuziale prima della cerimonia” comunica Alice.
“Non crederai a queste sciocchezze? E allora che farai, terrai lontana Bella da me la notte prima perché anche questa è tradizione?” domanda.
“No. Sarai tu che andrai a dormire fuori, e precisamente qui.”
“No. Non se ne parla” decide in fretta Edward.
“Dai, per una notte non muore nessuno” lo prende in giro Esme, sedendosi vicino a me.
“Bella, diglielo tu!” ordina velocemente, rivolgendosi a me.
“Be’…” Come dirgli che ogni tradizione va rispettata?
Se non sapessi di offenderlo, scoppierei a ridere per l’occhiata sconvolta che mi rivolge quando non rispondo in mancanza di parole. Al mio posto, ci pensa il resto dei presenti.
“Bene” sentenzia. “Sono arrabbiato” comunica deciso, andandosene fuori dalla cucina.
“Amore!” esclamo, cercando di trattenere una risata.
Emetto, però, un gridolino di sorpresa subito messo a tacere dalla mano di Edward che copre la mia bocca.
Siamo nel corridoio, al buio completo, con la cucina a distanza da noi.
“Così adesso se perdiamo un po’ di tempo non ci verranno a cercare” spiega divertito, attirandomi a sé.
“Che cretino” borbotto, sorridendo poi sulle sue labbra.
 
 
Spazio autrice
 
Se la trama della storia non lo necessita, non descrivo mai il matrimonio dei protagonisti e la nascita del loro primo figlio perché, appunto, non ce n’è bisogno. Se io avessi fatto un salto temporale SOLO per il matrimonio o il parto, non sarebbe piaciuto per primo a me. Avrebbe stonato, in altre parole. Per questo ho preferito non scrivere nulla, facendo volare la vostra immaginazione su ciò che sarebbe il continuo. Bella e Edward si sposeranno, lo sapete, e la storia finisce qui. Il resto, sta a voi immaginarlo, così come per tutte le altre storie.
Questa storia era nata solo per descrivere una Bella forte, che non si facesse mettere i piedi in testa nemmeno da Edward-sono-figo-solo-io-Cullen, una Bella bella (gioco di parole xD) e cosciente di esserlo. E perché no, anche per sfogare la mia vena maniacale :Q___ Ma alla fine ha preso tutta un’altra piega, è diventata più seria del previsto e mi sono ritrovata dentro qualcosa più grande di me xD Però va bene, sono soddisfatta del fatto che secondo voi, dolcissime lettrici, io sia riuscita ad affrontare il tutto – discorsi e seghe mentali comprese xD – egregiamente. Non mi sono mai ritrovata a dover perdonare una persona della quale avevo perso la fiducia, questo è stato un territorio del tutto estraneo, e vedere che nonostante tutto avete apprezzato… be’, è grandioso.
Io vi scrivo sempre e solo grazie, ma per quanto sia bella la scrittura questo è il massimo che mi posso permettere, e magari anche un’emoticon. Perciò, GRAZIE (:D) a chi ha inserito la storia nelle tre liste, ma specialmente a VOI che mi avete dato la spinta per andare avanti ogni capitolo con le vostre recensioni :)
 

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