The Mysterious Blackside

di ValeA
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pilot ***
Capitolo 2: *** Mistakes ***
Capitolo 3: *** The Curse ***
Capitolo 4: *** This is me ***



Capitolo 1
*** Pilot ***


Questa storia cambierà le scene come in una serie televisiva :)

01. Pilot

Erano le 8:00 di mattina ed Ashleigh e Lucas continuavano a tormentare la madre chiedendole perché stavano andando a Blackside, erano appena entrati nel paese ed avevano appena passato l'enorme cartellone nero e verde con su scritto "Welcome to Blackside (Michigan) 10.357 people".
La musica alla radio era l'unico rumore udibile in quella macchina.
«Wow... Questo posto ha molti abitanti!» disse Lucas,il suo tono era ironico, la madre lo guardò truce.
Sentendo la voce del fratello, Ashleigh, dopo ore di viaggio in silenzio, si svegliò.
«Siamo arrivati?» lei parlò ancora assonnata e con i lunghi capelli biondi scompigliati, la madre annuì.
Attraversarono la piazza del paese e esclamarono all'unisono i fratelli «Che è sta cosa? Non potevamo rimanere a Chicago?» entrambi disgustati.
«State offendendo il paese dove sono nata e cresciuta.» la madre era stanca delle loro lamentele  
«Ci credo che poi te ne sei scappata!» Lucas era divertito e la sorella dopo la sua affermazione scoppiò a ridere e si diedero il cinque. «Bella fratello!» 
La madre parcheggiò nel vialetto e scese dal veicolo, lo stesso fecero i figli con poco entusiasmo.
Dalla porta uscì Tina che andò vicino ai nipoti e la figlia, li salutò «Finalmente siete arrivati! Avete fatto un buon viaggio?» 
«Fantastico! non trovo altre parole...» fu Lucas a parlare e dal suo tono si capì che intendeva il contrario.
Non parlarono più, scesero le valigie ed entrarono nella casa. Posarono i bagagli all'ingresso, poi Tina prese per le braccia i nipoti e salì le scale.
«Vi faccio vedere dove dormirete!» tolse così il dubbio dei nipoti sul dove li stava portando «La tua camera, Ashleigh, è quella a destra, lì in fondo, era di tua madre. Mentre la tua, Lucas, è questa.» i due si diressero ognuno nella propria.
Tina scese al piano terra e parlò con la figlia
«Non li vedo molto contenti di essere qui...» iniziò lei
«Lo so, non lo sono. Gli è costato molto lasciare tutto per venire qua, là avevano gli amici, qui non conoscono nessuno.»
«Si faranno dei nuovi amici.»
«Mamma, non è così facile.»
«Ma qui sono al sicuro, io li istruirò per non far del male, per usarli a fin di bene i loro poteri. Julie hai fatto bene a portarli qui da me.»
«Non mi pento della scelta che ho fatto, l'ho fatto per il loro bene...» i ragazzi scesero le scale.
«Ragazzi, c'è una bella giornata! Fatevi un giro... e non voglio no come risposta.» prese i nipoti e li buttò fuori casa. «E se si perdono? non conoscono il posto!»
«è difficile perdersi in un paesino così piccolo.»
 
Lucas ed Ashleigh erano fuori sbigottiti, la nonna li aveva appena buttati fuori di casa «Iniziamo bene!» disse Lucas scendendo le scale e lasciando la sorella vicino la porta «Dove vai?» 
«Da qualche parte...» e lui proseguì per la sua strada, Ashleigh non voleva seguirlo quindi prese la direzione opposta.

 
 
 
Una ragazza da lunghi capelli ricci e rossi si era appena svegliata, il suo nome è Abigail Evans. Si alzò dal suo enorme letto e si andò a preparare. Mentre stava lavando i denti qualcuno suonò il campanello di casa sua. Scese le scale ancora in pigiama, per lei era strano che qualcuno suonasse a casa sua, non conosceva nessuno in quel posto.
Si era trasferita da poco, circa tre mesi. Aprì e si trovò di fronte un ragazzo di circa 20 anni.
«Matt?!» disse al ragazzo castano con due bellissimi occhi verdi. Lui le fece un sorrisone e si abbracciarono.
«Che ci fai qui?»
«Non posso venire a trovare la mia sorellina?» era felice di vederlo, non lo vedeva da un po' di anni, aveva perso le tracce del fratello. Lo fece entrare.
«Per quanto rimani?»
«Sono venuto per restare.» ed ora Abigail aveva l'opportunità di averlo in giro per casa ogni giorno e non passare le sue giornate sola.
Da quando era ritornata a Blackside non era uscita di casa, solo la sera sul tardi quando in paese tutti dormivano. In quel paese era ritornata per la tranquillità che le aveva sempre trasmesso e perchè le mancava, soprattutto il fratello che non vedeva e che quel giorno le aveva bussato alla porta.
«Questo posto è cambiato molto dall'ultima volta...»
«Matt, è passato più di un secolo dall'ultima volta... le cose cambiano...» il tono di Abigail fu triste, le mancava essere umana.
«Lo so, Mi dispiace.»
«Non è colpa tua...» non lo era davvero. Prima che il fratello parlasse, lei lo anticipò «Vado a prepararti la tua camera!» e scomparì dalle scale.
Matthew la guardò con un enorme sorriso stampato sul volto, le era mancata. Appena aveva ritrovato le sue tracce non aveva perso secondo per andarla a trovare.
«Mi devi far conoscere il posto e mi devi presentare un po' di persone!» disse lui a voce alta per farsi sentire dalla sorella che era al primo piano dell'enorme casa.
Abigail non gli diede risposta.
 

 
 
«Sceriffo, venga da questa parte!» non ebbe neanche il tempo di fermare la macchina che un ragazzo sulla trentina che lavorava per lui gli corse in contro. Scese dalla macchina e seguì il ragazzo. Si trovavano nel bosco, un cadavere si trovava tra due alberi. Era una ragazza, era piena di sangue e indossava una minigonna ed una maglietta sopra l'ombellico.
«La sua identità?»
«Sconosciuta, non aveva dietro nessuna carta d'identità. Si pensa sia stata uccisa da qualche animale, forse un orso o un lupo.» disse il ragazzo, facendo mentre vedere i morsi al collo e alla schiena.
«Si sa perchè si trovava qui?» 
«Forse lavorava in strada... ci siamo capiti?»
«Sì, Brown ci siamo capiti... Altro?»
«Nulla Sceriffo.» Lo sceriffo Adams si allontanò, visionando il luogo.
Credeva debole l'ipotesi che fosse stato qualche lupo o orso. Lì non c'erano mai stati. Ma i morsi lasciavano intendere quello. Tutti sanno che i lupi sono animali che si spostano facilmente.
«Brown, devo tornare in ufficio. Se scopri qualcosa, avvisami!» 
«Va bene Sceriffo!» il ragazzo sembrava davvero intensionato a scoprire cosa era successo. Voleva sorprendere il suo capo e magari avere una promozione.
George Adams tornò alla sua macchina da Sceriffo e la mise a moto allontanadosi da quel posto, lasciando lì altre 5 o 6 persone che stavano facendo il proprio mestiere. George aveva dell'altro lavoro da sbrigare.
 

 
 
Ashleigh camminava incerta nelle strade di Blackside, a lei sconosciuta.
Non sapeva dove stesse andando ma non voleva ritornare indietro, voleva ormai proseguire e scoprire quel paesino. Le arrivò un messaggio di suo fratello quindi prese il cellulare
*Ti sei persa?* per orgoglio gli avrebbe detto di no, anche se la risposta era il contrario. Quindi inviò un *No, e tu?*.
La risposta non tardò ad arrivare.
*Forse =)* "peggio per lui" pensò Ashleigh, se l'aspettava si perdevano insieme ma non l'ha fatto e si sono persi da soli in due posti diversi.
Stava per posare il cellulare quandò le arrivò un altro messaggio, sempre da parte di Lucas. *E comunque lo so che ti sei persa :D* suo fratello la conosceva troppo bene e sapeva anche che lei quella soddisfazione di ammettere che era vero non gliela avrebbe data completamente. Guardando lo schermo del cellulare non si accorse che andò in contro a qualcuno, una ragazza dai capelli castano chiaro ed occhi azzurri.
«Scusami, ti sei fatta male?» chiese la ragazza.
«No tranquilla, scusami tu!» quella ragazza la stava squadrando dalla testa ai piedi e Ashleigh si stava sentendo a disagio, finchè la ragazza non esclamò tutta contenta «Sei nuova di qui? Vero?» Ashleigh annuì.
«Finalmente una faccia nuova! Piacere sono Caitlin Miller...» le porse la mano «Ashleigh Carter!»
«Bel nome! Aspetta... hai detto Carter?» Ashleigh annuì una seconda volta.
«Sei nipote di Tina Carter?»
«Sì, la conosci?»
«Certo! Chi non la conosce? L'unica ad avere un erboristeria qui.» tutti gli abitanti di quel posto conoscevano sua nonna, più di quanto sapesse lei. Questa cosa non le piaceva tanto. «Quando sei arrivata?»
«Stamattina...»
«Tu, sola?» Caitlin era contenta di un nuovo arrivo in paese, ma voleva sapere se era da sola.
«No, io con mia madre e mio fratello...» le rispose, Caitlin voleva fare mille domande ma non voleva passare per una persona invadente, quindi evitò. «A dirti la verità, oltre mia nonna sei la prima persona con cui parlo!» 
«Oh che onore!» Caitlin era elettrizzata.
«Ti posso chiedere un favore?» la ragazza castana annuì.
«Mi riporti a casa di mia nonna? Non conosco il posto e mi sono persa...» 
«Certo... Andiamo!» ad Ashleigh quella ragazza stava simpatica.
 
 
 
Lucas camminava tranquillo, aveva appena finito di messaggiare con la sorella. Anche se non gliel'aveva ammesso sapeva che si era persa. Si era perso anche lui. L'idea di camminare in paese solo per la prima volta non era stata una buona idea.
Vide dall'altro lato della strada una ragazza vestita elegante a fare compere con un'altra ragazza. Erano una con i capelli neri e l'altra con i capelli castani più chiari. Erano carine, si avvicinò.
«Scusate ragazze...» il suo tono fu gentile, la castana si girò per vedere a chi apparteneva quella voce, l'altra continuò a fare altro, scocciata.
«Si?» chiese la castana. 
«Sono nuovo in paese... e non so ritornare a casa mia... Pot..?» fu interrotto dalla ragazza scocciata.
«Se sapevi che ti perdevi perchè non te ne stavi chiuso dentro casa?» si girò poi guardandolo in faccia e se ne pentì, il ragazzo era davvero bello.
«Calma ragazza.. Hai mangiato veleno a colazione?» disse divertito da quella ragazza, era carina. l'altra non sentendosi calcolata si presentò.
«Sono Karen Hill» porse la mano che fu ricambiata.
«Lucas Carter... e tu?» disse alla ragazza che lo aveva trattato in malo modo.
«Allison, Allison Cooper... ed è un vero dispiacere conoscerti!» disse offesa per quello che il ragazzo le aveva detto sulla colazione.Nessuno mai aveva osato tenerle testa.
«Confermi la mia idea del veleno così...» Lucas fece un sorrisone.
«Sei parente dell'erborista?» chiese Karen, lui era confuso. «di Tina Carter.» cercò di essere più specifica.
«Ah si... è mia nonna!» Allison sbuffò.
«Si può sapere che ha la tua amica?» 
«Non lo so... Vuoi che ti accompagnamo?»
«Accompagnamo?... Scherzi vero?» Allison non aveva proprio voglia di portarlo a casa sua.
«No... se non vuoi vado sola...» la lasciò fare, Lucas disse un grazie a Karen e se ne stavano per andare.
Appena furono due metri più lontani di lei, gli andò dietro.
«Te ne sei pentita?» a Lucas piaceva prenderla in giro.
«Sì... qualche problema?» gli tenne il gioco.
«Nessuno...» la strada la proseguirono in silenzio.
 
 

 
«I ragazzi sono fuori da due ore e non sono ancora tornati... é stata una pessima idea la tua» Julie era preoccupata per i figli che ancora non erano tornati. La madre tranquilla cucinava per il pranzo.
«Oh smettila... non si possono perdere qui... Questione di minuti e torneranno» e riprese a cucinare.
«Julie aiutami per favore.» guardava la madre allibita, sembrava che non gli importava nulla dei suoi nipoti.
Ma si ricordò che era proprio così che aveva cresciuto lei, cavandosela da sola. 
«Ok, ma se entro mezz'ora non tornano, vado a cercarli!» 
«Va bene»
«Come glielo spiegherai?»
«Come l'ho spiegato a te... Sperando che loro non svengono!» ricordava ancora quando la figlia non l'aveva presa bene, era svenuta, quando si era svegliata pensava di aver sognato ma la madre gli confermò che non era così. Svenne per una seconda volta.
«Speriamo...» e a quel ricordo sorrise, se lo ricordava anche lei troppo bene. Il periodo iniziale fu il più difficile, poi dopo iniziò a piacerle quella situazione.
Si sentiva forte.
 

 
 
Caitlin ed Ashleigh camminavano finchè una voce non li fermò.
«Caitliiin!» la voce proveniva dall'altro lato della strada. Era di un ragazzo della loro stessa età, capelli scuri e gli occhi castani. Si avvicinò a loro.
«Hey David!» lo salutò con un bacio a stampo la ragazza, Ashleigh guardava la scena in silenzio.
«Lei chi è?» disse poi lui notandola.
«Si è trasferita oggi qui. Lei con suo fratello e sua madre.» Caitlin non riusciva a non mostrare la sua contentezza.
«Comunque lei è Ashleigh Carter, la nipote di Tina Carter l'erborista... Lui è David Adams, il mio fidanzato ed anche figlio dello sceriffo della zona.» continuò presentandoli. I due ragazzi si strinsero la mano. 
«La stavo riportando a casa, si è persa!» parlò sempre lei.
«Vengo con voi, se non disturbo... casa mia è lì vicino» 
«Oh no... certo che non disturbi» prese per la prima volta parola Ashleigh sorridendo ai due fidanzati.
Era felice di poter conoscere nuove persone, voleva ambientarsi presto, si erano trasferiti a tempo indeterminato e non voleva essere un asociale.
A Caitlin suonò il cellulare, prese la chiamata. Era sua madre.
«Tesoro, ci sei a pranzo a casa?»
«Si, mamma... puoi venirmi a prendere a casa della signora Carter?»
«Che ci fai lì?»
«Poi ti spiego»
«Va bene, arrivo...» e chiuse la chiamata. Ripresero a camminare.
 

 
 
«Sceriffo, è venuto suo figlio prima... Non ha detto cosa voleva» non ebbe neanche il tempo di entrare nel suo ufficio.
Quel giorno nessuno gli dava il tempo per niente. Sembrava che tutti avevano fretta.
«Grazie, lo chiamo subito...» non l'avrebbe chiamato... sapeva che voleva la macchina. Ma non gliel'avrebbe data.
Gliel'aveva tolta e non avrebbe cambiato idea. Appena si sedette, ascoltò i messaggi in segreteria.
«Papà quando decidi di ritornarmi la macchina?» il primo.
«Papà, hai cambiato idea?» il secondo.
«Ti chiedo scusa, Papà!» il terzo.
«Perchè non rispondi?» il quarto.
«Sono venuto in ufficio, tu non c'eri» il quinto, li cancellò senza continuare a sentire, erano tutti di suo figlio. Digitò dei numeri. Lasciò un messaggio in segreteria.
Non capiva perchè aveva il cellulare spento. 
«Se continui così la macchina non la vedrai ma più, avevo 40 messaggi sulla segreteria telefonica tutti tuoi... A casa ne parliamo!» il suo tono non era contento.
Poi prese dei fogli, qualcunò entrò senza bussare.
«Il corpo è stato consegnato alla dottoressa Miller per l'autopsia.» disse un ragazzo.
«Grazie Sanders, me ne occupo io ora...» il ragazzo uscì.
 
 
 
Una donna scese dalla macchina, suonò al campanello di casa Carter. Aprì una donna bionda. Era Julie Carter.
«Julie?!» 
«Anne?!» dissero insieme le due donne incredule. Si abbracciarono.
«Quanto tempo!» a Julie era mancata Anne, era la sua migliore amica, erano cresciute insieme.
«Circa 17 anni, ma che ci fai qui?» Anne non credeva ai suoi occhi, le era mancata.
«Sono tornata per restare...» si ri-abbracciarono. Furono interotti da tre ragazzi.
«Mamma!» dissero due ragazze in coro. Il ragazzo era imbarazzato.
«Hai una figlia?» Julie si era persa questo particolare della vita di Anne, ma anche quest'ultima si era persa dei particolari della sua vita.
«Sì, lei è Caitlin... Ma a quanto vedo anche tu hai una figlia.» Caitlin si presentò educatamente a Julie.
«In realtà due, Ashleigh e Lucas. Sono gemelli!» Ashleigh fece la stessa cosa che aveva fatto prima Caitlin con la madre.
«Lui è David, il suo fidanzato» la bionda sedicenne presentò il ragazzo alla madre, indicando poi la figlia dell'amica.
Nel frattempo arrivarono altri tre ragazzi.
«Lui è l'altro mio figlio.» disse poi Julie vedendo spuntare il figlio.
Tutti si girarono. Caitlin appena vide Allison Cooper sbuffò, non sopportava quella ragazza. Non l'aveva mai sopportata. Le dispiaceva per Karen, la trova simpatica.
«Loro chi sono?» la madre era curiosa di sapere le "nuove conoscenze" del figlio.
«Piacere sono Karen» si presentò gentilmente la ragazza. L'altra diversamente disse  «Io sono una che vuole ritornarsene a casa...» 
«Perchè non ci vai? Togli a tutti il dispiacere di sopportarti» Anne fece segno alla figlia di smetterla. Ashleigh rise e anche David e Lucas risero, Karen si trattenne.
«La mia amica si chiama Allison e si scusa per la sua risposta di prima... Vero Allison?» Karen era molto paziente con lei.
«Sì.» la sua risposta uscì come un grugnito.
Il cellulare di Anne squillò, rispose.
«Pronto?»
«Sono lo sceriffo Adams...»
«Oh Sceriffo, mi dica...» David che era distratto rimase attento.
«Dopo che fa l'autopsia, può inviare i risultati a me... Non le faccia capitare nelle mani dei miei colleghi.»
«Certo, nessun problema!»
«Grazie, arrivederci!» 
«Arrivederci!» David voleva sapere che cosa si erano detti.
«Scusate lavoro... Era tuo padre David. Comunque Caitlin andiamo?» la ragazza andò dietro la madre e salutarono con un ciao a tutti,e David fu salutato con un bacio veloce. Anche Karen ed Allison se ne andarono, la prima salutando educatamente e la seconda addirittura senza salutare. Se ne andò anche David, che abitava nella casa accanto.
«Mi avete fatto preoccupare! Entriamo che è pronto il pranzo.» Julie li invitò ad entrare.
I due fratelli si guardarono in faccia e poi dissero all'unisono «Ma lo sai che la nonna è un erborista?» scoppiarono a ridere.
«Lo sapevano tutti tranne noi!» 
«Già.» concluse il discorso Lucas ed entrarono.
 

 
 
«Come fai a conoscere la madre di Ashleigh?» chiese Caitlin curiosa.
«Andavamo al liceo insieme, era la mia migliore amica... Poi sedici anni fa si trasferì senza dire niente a nessuno.»
«Neanche alla signora Carter?»
«No, lei sapeva... ma per privacy nei confronti della figlia non disse nulla.» Anne stava spiegando alla figlia cose di cui non avevano parlato. Quel periodo in cui Julie era partita, erano successe altre cose... tra cui la gravidanza della sua 
Caitlin, il padre però era scomparso. Non aveva avuto più sue notizie da 17 anni. 
«Ah capisco..» Caitlin voleva sapere tante cose, ma non chiese nulla. Gliel'avrebbe chiesto in futuro. Per ora voleva solo conoscere Ashleigh e diventare sua amica e magari conoscere anche Lucas. Era un ragazzo carino.
La strada proseguì in silenzio.
 

 
 
«Abby!» Matthew era seduto nel divano del salotto ed ancora aspettava sua sorella. Non era scesa ancora.
Finalmente qualcuno comparve dalla tromba delle scale. 
«Ti serve qualcosa?» chiese al fratello che l'aveva appena chiamata
«Beh sai com'è, non ti vedo da tanti anni... Vorrei passare un pò di tempo con la mia sorellina!» disse facendo la faccia da cucciolo.
«Ti stavo preparando la tua stanza! Ed è pronta...» disse soddisfatta di aver finito di aver preparato la stanza del fratello.
«Usciamo un po'... facciamo un giro del paese! Presentami qualcuno.»
«é una bella idea ma c'è un problema...» non sapeva come deve spiegare a suo fratello che non conosce nessuno.
«Quale?»
«Io... io non conosco nessuno qui, da quando sono qui non sono mai uscita...»
«Cooosa? Mai-mai?»
«La sera sul tardi... mai di giorno.» il fratello la guardò sconvolto, non poteva credere che sua sorella si era rinchiusa dentro casa. Aveva deciso.
«Ora ti dai una sistemata ed usciamo, e cerchi di conoscere qualcuno! E non voglio obiezioni.» la prese per le spalle e la fece andare su per le scale. Le disse anche di muoversi.
 

 
 
«Sei stata veramente sgarbarta!» Karen rimproverò Allison per il suo comportamento con i nuovi arrivati in città. Capiva che aveva i suoi problemi personali a cui pensare ma non trovava giusto quel modo di comportarsi con le persone.
«Non è un mio problema» e superò l'amica cammninando sola, lei però non si diede per vinta e la raggiunse.
«Allison smettila! Te la prendi con la gente che non c'entra niente...»
«E con chi me la devo prendere? Con i miei? Non posso... non ci sono mai a casa... Non ricordo neanche il colore di capelli di mia madre o gli occhi di mio padre... Sono sempre in giro per il mondo!» disse urlando, lei se la prendeva con il mondo perchè non se la poteva prendere con i suoi. Non sapeva quasi niente su di loro, andavano sempre fuori città. Lei aveva sempre vissuto e cresciuta con delle tate. Da piccola invidiava tutti i bambini perchè avevano una famiglia normale, un padre e una madre presente o uno dei due. Lei invece non aveva nessuna figura genitoriale, solo delle educatrici che non le avevano mai fatto neanche una carezza.
Karen finalmente la vide sfogarsi o almeno ci stava provando. Aveva tolto per un attimo togliersi quella maschera da strega-cattiva. L'abbracciò e lei ricambiò. 
«Tranquilla... ci sono io!» le sussurrò all'orecchio.
«Ce la posso fare anche da sola, come sempre...» Non voleva fare pena a nessuno e così si staccò dall'abbraccio e poi disse «Andiamo che ho fame!» ripresero la strada come se nulla fosse successo.
 
 
 
 
Ashleigh e Lucas stavano sparecchiando, Julie lavava i piatti e la nonna era scomparsa dalla stanza.
«Ragazzi, la nonna avrà bisogno di aiuto in negozio... io le darò una mano, lavorerò con lei nel negozio. Voi frequenterete il liceo che ho frequentato io.» 
«Devo andare a piedi a scuola?» chiese Lucas.
«No, prenderai il furgoncino che apparteneva a tuo nonno.» Ashleigh guardava la scena continuando a sparecchiare.
«Speriamo che almeno è in buone condizioni!» 
«Certo che lo è... L'aveva comprato sei anni fa, due mesi prima della sua morte.» disse la nonna entrando nella sala.
«Potete lasciare tutto un secondo? Ci pensa vostra madre a continuare... seguitemi in salotto, vi devo dire una cosa.» i nipoti annuirono e la seguirono. Li fece accomodare nel salotto e si sedette anche lei. Dopo circa un minuto di silenzio, dove i due ragazzi aspettavano che la nonna parlasse, si decise e iniziò il suo discorso.
«Se siete venuti qui c'è un motivo.»si bloccò.
«Quale?» domandò Lucas, prese la parola perchè la nonna non accennava a continuare.
«Sta succedendo una cosa, per quelli della nostra famiglia alla vostra età è normale. Vostra madre non sapeva come prepararvi ed ha deciso di rivolgersi a me. Per questo siete qui.» Ashleigh si stava preoccupando.
«Che ci sta succedendo? Cosa è normale per la nostra famiglia a quest'età?» Ashleigh voleva sapere.
«Tu ed anche tuo fratello siete delle streghe, avete dei poteri dentro voi.» sputò il rospo, aspettando una reazione meravigliata dei nipoti che non arrivò. Ashleigh la guardava come se fosse pazza, mentre Lucas si alzò dal suo posto. «Assurdo! Non fa ridere nonna.» disse poi scoppiando a ridere. I due nipoti la stavano prendendo per pazza.
In stanza entrò anche Julie.
«Ragazzi è vero! Non sta scherzando...» si girarono verso di lei.
«Mamma la magia non esiste... è ovvio che scherza.» Ashleigh ne era convinta.
«Se stessi mentendo, potrei fare questo?» Tina si concentrò sulla libreria e fece uscire un libro. Lo portò accanto a loro.
Loro la guardarono stupefatti. 
«Perchè non ce ne hai mai parlato?» chiese Ashleigh, la madre scrollò le spalle.
«Non hai mai fatto mai nulla del genere in passato a Chicago!» Lucas si riprese dopo aver cercato di capire quello che stava succedendo. La madre gi rispose.
«Lucas, io non ho più i poteri.»
«Per quale motivo?» Ashleigh stava venendo divorata dalla curiosità. La madre non ne voleva parlare, prese la parola Tina.
«Ha commesso uno sbaglio e ne ha pagato le conseguenze... Ma basta con le domande adesso. La cucina vi aspetta!» 
«Nonna non puoi sganciare una bomba così e poi mandarci a pulire la cucina!» Lucas voleva sapere altro.
«Invece sì! Forza, al lavoro. La cucina non si pulisce da sola.» li fece alzare e li mandò in cucina.
I due fratelli si guardarono in faccia. «Ho perso il conto di quante volte ci ha spinti per farci fare qualcosa!» poi disse Ashleigh. «E sono sicuro che lo farà ancora. Poi non ho capito perchè dobbiamo pulire se può farlo con i suoi poteri.» ritornarono a quello che stavano facendo prima.
 
 
 
«Papà!» disse David sentendo la porta aprirsi.
«David, vieni un secondo in soggiorno!» disse un po' arrabbiato col figlio. David obbedì.
«40 messaggi sulla segreteria telefonica solo tuoi! Sulla segreteria telefonica del lavoro... Ti rendi conto?»
«Ehm...» non sapeva cosa dire, non se ne era reso neanche conto. «Scusami papà! non ci ho fatto caso.» abbassò la testa mentre lo disse. «Senza la macchina mi sento perso...»
A George arrivò una chiamata. 
«Pronto? Si arrivo subito!» chiuse la chiamata, durata pochi secondi. 
«é successo qualcosa?» David glielo chiese per cambiare discorso, non voleva essere rimproverato.
«Devo scappare al lavoro!» si rimise la giacca. Stava per uscire dalla porta «E non mi intasare più la segreteria del lavoro.» e se ne andò.
 

 
 
Abigail e Matthew stavano passeggiando per le strade di Blackside. Cercavano ricollegare degli edifici attuali a qualcosa che prima si trovasse lì.
«Qui c'era la casa della tua amata Agnes» lo scimmiottò la sorella. 
«Era solo un'amica.» mise in chiaro.
«Sì, un amica di cui ti eri innamorato.» non gliel'aveva mai ammesso ma sapeva che era così. Lo si notava da come la guardava, da come era geloso quando qualcuno ci provava con lei, le ubbidiva quasi come un cagnolino. Ma lei l'aveva sempre visto come un amico, il suo migliore amico.
«Se lo ammetto tanto non cambia niente! E Non ne ero innamorato, era una semplice cotta adolescenziale.»
«Va bene... come vuoi...» Inutile fargli ammettere qualcosa, non avrebbe ceduto.
«Ti ricordi cosa c'era qui?» chiese lui, indicava un negozio. Era l'erboristeria. Scosse la testa.
«C'era la casa della tua amica Liz, Liz Carter!» strano che non se lo ricordasse, erano molto legate.
«Già vero...» non poteva credere di aver dimenticato quel posto.
«E il negozio appartiene a una Carter.» Matthew aveva appena letto l'insegna. «Ancora esistono in questo paese a quanto vedo.» la sorella gli diede una gomitata.
 
 
 
 
«Pronto?» rispose incerta al cellulare Ashleigh, non conosceva il numero.
«Sono Caitlin! Come va?» quella ragazza la stupiva.
«Come hai fatto ad avere il mio numero?» non ricordava di averglielo dato.
«Lunga storia, lascia stare! Volevo chiederti una cosa..»
«Dimmi.» era curiosa di sapere
«Ci vieni ad una festa?» 
«Quando? Dove?»
«Fra due giorni, a casa di Allison. Quella ragazza sgarbata...»
«Non mi siete sembrate "amiche".» sottolineò l'ultima parola.
«Non lo siamo, ma la festa è per tutti i ragazzi. E se tutti quelli che non la sopportano non si presentano, la festa sarebbe solo con due o tre persone... Quindi verrai?» le spiegò e la invitò a venire.
«Sì, va bene!»
«Fantastico! Porta anche tuo fratello ovviamente... Anche lui è invitato... ora devo andare... Ciao!» non le diede neanche il tempo di rispondere che chiuse.
Sì, quella ragazza la stupiva.
 

 
 
«Dottoressa Miller, salve!» disse George Adams entrando nella stanza dove si trovava Anne Miller.
«Salve Sceriffo!» salutò.
«Stavo controllando il corpo, questi sono chiari segni di morsi. Escludo la possibilità che sia un orso. Un'idea ce l'avrei...»
«Mi dica Dottoressa...»
«Non mi prenda per pazza, lei sa delle leggende di questo posto?» lui annì. «Bene, e se fossero state le creature della notte?»
«Si spieghi...» disse George.
«Vampiri!» 
«Lei ci crede a queste creature?» 
«Sì, e sono sicura che ci crede anche lei...» Anne era brava a capire la gente. Ed era vero, lui credeva a questa ipotesi.
Gli antenati di George era cacciatori di vampiri, pensava che erano leggende. Ma poi trovò dei documenti che teastimoniarono il contrario.
«Dobbiamo avvisare il sindaco Harris.» decretò in fine George.
«E dirgli cosa?»
«Di questa ipotesi.»
«Potrebbe prenderci per pazzi!» ed Anne non poteva escludere invece questa ipotesi «Ma lo deve sapere comunque, per il bene della città ne deve essere a conoscenza!» Anne sapeva che lo sceriffo aveva ragione.
«Va bene, ma prima dobbiamo esserne certi...»
«Okay. Mi faccia sapere. Arrivederci.» e uscì dalla stanza, dopo che Anne lo salutò.
 
 
 
 
 
Karen era ritornata a casa, dopo essere stata tutta la mattina con Allison. 
«Ciao tesoro!» disse il padre.
«Papà!» ricambiò.
«Vado in ufficio, a più tardi!» le diede un bacio sulla fronte. Era abituata a vedere poco suo padre.
Salì in camera. Non aveva nulla da fare, quindi si mise nel letto e guardava il soffitto, il campanello suonò.
«Vado io, mamma!» aprì la porta e si ritrovò il suo fidanzato, Nicholas Harris. 
«Ciao amore!» lo salutò lei. Lui le diede un bacio sulla bocca.
«Ero venuto stamattina, ma tua madre mi ha detto che eri con Allison.»
«Sì, abbiamo fatto un po' di shopping!» disse sorridente. «Per cosa sei venuto?»
«Ci deve essere per forza un motivo, non posso semplicemente venire a trovare la mia ragazza?» 
«Certo che puoi! Ops entra...» lo invitò ad entrare. 
«Stasera andiamo da Allison? é sola, le facciamo compagnia! I suoi sono partiti ieri e non si sa per quanto mancano« » gli disse. 
«Non puoi andarci solo tu?» lei fece uno sguardo da cucciolo. «Ok, vengo!» si arrese lui.
«Bravo, la giusta scelta.»
 
 
 
Era già sera a Blackside. Lucas stava disfacendo le sue valigie e lo stesso faceva la sorella, Tina stava preparando la cena mentre Julie era in giardino che guardava le stelle e pensava se avesse fatto le scelte giuste per i suoi figli.
Abigail e Matthew passeggiavano ancora per il paese, parlavano e sorridevano.
Anne preparava il pranzo aiutata da sua figlia Caitlin.
David passava un'altra sera a cenare da solo, improvvisando qualcosa di commestibile.
Lo sceriffo George Adams era nel suo ufficio immerso di carte.
Karen e Nicholas stavano uscendo di casa per andare da Allison e quest'ultima era nel salotto di casa sua che guardava la tv.
 
 
 
Allison sentì il rumore del campanello di casa sua. Si alzò dal divano e andò ad aprire.
Vide spuntare dalla porta Karen e Nicholas, li fece entrare.
«Siamo venuti per farti compagnia!» disse Karen con un sorriso a trentadue denti. Entrò prima lei, poi lui con una maxi pizza in mano. Si accomodarono nel salotto. «Perchè non vediamo anche un film?» Propose Karen. Gli altri annuirono. 
Scomparve, in direnzione camera di Allison. Cercando qualche film.
«Sapevo che Karen sarebbe venuta, ma tu che neanchi mi sopporti?»
«Se fosse stato per me non sarei venuto, ma lei mi ha convinto!»
«Nicholas Harris che cede? Wow!» 
«Fa' finta che non ci sono.»
«Perchè dovrei? Sei a casa mia e io sono ospitale...» lui non disse nulla «Non sono maleducata con gli ospiti!» si avvicinò a lui.
«Puoi allontanarti?» 
«Perchè? Mica mordo.» disse innocentemente.
«Non ne sarei così sicuro!» si avvicinò ancora di più lei, erano faccia a faccia. Li dividevano 5 centimetri.
«Potresti essere più gentile... Io ci sto provando ad esserlo con te.» si allontanò un po' lui, non vedeva l'ora che arrivava Karen.
Allison non mollò si avvicinò di nuovo, ancora di più di prima. Ora li dividevano solo 3 centimetri.
 
 
 
 
« »Puoi raccontarmi qualcosa sulla tua amicizia con Julie? Non mi ha mai parlato del tuo passato, neanche di papà.» disse Caitlin tristemente.
La madre lo notò. Non la voleva vedere triste, ma non poteva raccontarle del padre. 
«Cosa vuoi sapere di Julie?» evitò la seconda parte della frase.
«Non lo so... Qualsiasi cosa!»
«Mmm ok...» stava pensando.
«Dove vi siete conosciute?» la figlia cercò di aiutarla.
«All'ospedale, siamo nate lo stesso giorno, le nostre madri erano nella stessa stanza!» con Julie senza neanche farlo apposta condividevano tante cose.
«Wooow!»
«Siamo cresciute insieme! Abbiamo combinato molti guai e cercato di sistemarli. Sai, anche lei è una strega. Abbaimo usato tanti trucchetti ai tempi del liceo per copiare!» disse ricordando quei momenti.
«Quindi lo sono anche i figli? Come me?» 
«Molto probabilmente sì!»
«Ti manca non avere più alcun potere?»
«Un po'!» 
«Posso sapere come mai non li hai più?» 
«Una lunga storia tesoro...» non aveva voglia di raccontarglielo. 
 
 
 
«Cosa vuoi?» chiese lui sottovoce.
«Mmm non lo so... Forse avere una conversazione civile con te?»
«Beh l'hai avuta, spostati!» lui deglutì.
«Ti metto in soggezione? Ti faccio questo effetto?» Allison sorrise.
«No!» urlò il ragazzo.
«Allora baciami!» la guardò confuso. «E dimmi che non hai sentito nulla?»
«Sono fidanzato.» voleva uscire da quella situazione che si stava creando. Pensava soltanto *ma quanto ci mette a scegliere un film?* sembrava scomparsa Karen.
«La tua è una scusa per sfuggire a questa situazione.» decretò lei.
Preso dalla rabbia perchè non la sopportava più e dall'orgoglio per mostrare il contrario, la baciò. Durò circa 10 secondi, finchè lui l'allontanò bruscamente. «Contenta?» lei si sentiva umiliata ma non gliel'avrebbe data vinta. Non gli interessava se era fidanzato con l'unica persona che con lei si comportava d'amica, che sembrava che ci tenesse a lei. Lei non si faceva umiliare così. Doveva essere lei a staccarsi. Stava per parlare, ma furono interrotti da Karen che scese le scale tutta contenta di aver trovato un film.
«Scusate l'attesa! Ma ho trovato il film.» disse tutta emozionata, inconsapevole di quello che era succeso qualche minuto fa.
 
 
 
«Buonanotte tesoro!» disse Julie dando un bacio sulla fronte del figlio.
«Mamma non ho più cinque anni!» protestò come un bambino.
«Lo so. Sei cresciuto!»
«Oh per favore non iniziare a piangere...» Julie si ricompose.
«Mi dispiace non aver chiesto il vostro parere per essere venuti qui. Non vi erano molte alternative.» non avrebbe detto niente a sua madre su quello che gli stava balenando per la testa.
«Ormai siamo qui... Buonanotte mamma!» spense la luce.
«Buonanotte!» uscì dalla stanza e chiuse la porta. Passò per la stanza della figlia, stava dormendo.
Era adorabile per lei. Aveva la bocca aperta, un libro poggiato malamente nel petto, sistemò il libro sul comodino.
Le fece una carezza, lei si mosse. Non voleva svegliarla. Le spense la luce e chiuse la porta. Se ne andò per la sua camera.
 
 
 
 
Nell'oscurità della notte, Blackside poteva sembrare un paesino tranquillo. Ma non era così.
Un ragazzo spaventato urlava e scappava da qualcuno. Questo qualcuno con la poca luce che proveniva dai lampioni era difficile da riconoscere.
Raggiunse il ragazzo, lo bloccò e gli morse il collo. Succhiò abbastanza sangue da farlo svenire.
Poi con un coltello lo prese per l'addome, più di una volta, riuscendo ad ucciderlo.
 
 

THE MYSTERIOUS BLACKSIDE

 

Note dell'autrice:
Questa è la mia prima originale che pubblico. Sarà scritta sempre così, con le scene che cambiano come se fosse una serie televisiva :)
I personaggi come li immagino io:
Ashleigh Carter: Brittany Robertson
Lucas Carter: Alex Pettyfer
Julie Carter: Gwyneth Paltrow
Tina Carter: Kathy Baker
David Adams: Gregg Sulkin
Caitlin Miller: Rachel Hurd-Wood
Anne Miller: Hilary Swank
George Adams: Sam Robards
Allison Cooper: Samantha Boscarino
Karen Hill: Georgie Henley
Matthew Evans: Grant Gustin
Abigail Evans: Holland Roden
Nicholas Harris: Taylor Lautner

Ps. Me lo fate sapere cosa ne pensate?
Anche una critica, purchè sia costruttiva :)

 

Gli abbigliamenti: http://www.polyvore.com/mysterious_blackside/set?id=70373162 (Ash e Caith)
 http://www.polyvore.com/mysterious_blackside/set?id=70374288(Karen e Ally)
http://www.polyvore.com/mysterious_blackside/set?id=70375612 (Tina)
http://www.polyvore.com/mysterious_blackside/set?id=70376521 (Julie e Anne)
http://www.polyvore.com/mysterious_blackside/set?id=70377061 (Abby)

 


Alla prossima!
ValeA

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Capitolo 2
*** Mistakes ***


02. Mistakes

La sveglia iniziò a suonare, una stanca Ashleigh cercò di spegnerla ma invano. Si dovette alzare per forza. Si diresse verso lo specchio che vi si trovava in camera sua e cercò di dare una forma ai suoi capelli. Ci perse le speranze e andò in bagno. Era occupato.
C'era suo fratello, lo sentiva cantare sotto la doccia. Incrociò per le scale la madre.
«Buongiorno dormigliona!» e le scompigliò i capelli. Non sopportava quando sua madre li trattava come una bambina, sbuffò.
«Nonna ha preparato le frittelle come piacciono a te!» senza pensarci due volte scese le scale.
Dal bagnò uscì Lucas con i capelli bagnati che lasciavano goccioline sul pavimento e un asciugamano attorno alla vita.
«Se la nonna vede tutta quell'acqua per terra si arrabbia, ti conviene pulire...» lo avvisò la madre per poi entrare in camera sua per prepararsi. Lui annoiato si diresse verso la sua camera. 
 

 
 
George Adams si trovava per la strada che portava all'entrata di Blackside. Un'altro omicidio. Brown, il ragazzo che lavorava per lui stava visionando il corpo. 
«é stata avvisata la dottoressa Miller di venire?» gli chiese.
«Sì.» e appena pronunciò quelle parole arrivò una macchina. Parcheggiò e scese una donna. Era Anne.
«Scusate il ritardo... allora la vittima dove si trova?»
«Dottoressa da quella parte.» disse Brown mentre flirtava con lei ma George lo guardò male. Lei non sembrò farci caso. Si diresse dove le avevano detto.
 
 
 
 
«Buongiorno!» gridò la nonna ad un Ashleigh ancora mezza addormentata. La sua voce la infastidì. Non sopportava chi di mattina urlava.
«'Giorno!» ricambiò. La nonna le versò le frittelle nel piatto e lei iniziò a fare colazione. Dalle scale scese Lucas seguito da Julie. Si sedettero anche loro e arrivò anche a loro qualcosa nel piatto. Si erano trasferiti da due giorni. 
«Siete qui da due giorni, vi ho dato il tempo di ambientarvi un po'. Ora penso siate pronti per quella cosa.» disse la nonna sedendosi a sua volta con il piatto pieno a tavola.
«Quando?» Ashleigh sembrava che non vedeva l'ora di iniziare, Lucas un po' meno. Forse per niente.
«Oggi pomeriggio. Alle tre fatevi trovare in salotto!» Julie ascoltava e non proferiva parola, non voleva immischiarsi. Lucas era distratto. La nonna lo chiamò. Si girò verso di lei.
«Ho notato che sei l'unico che ancora non ha disfatto le valigie... che aspetti?» 
«Che la magia facesse qualcosa!» disse apaticamente.
Julie non sopportava quando il figlio dava questi tipi di risposta ma non sapeva che fare. Tina capì lo stesso che era nel suo carattere e non se la prese per la risposta.
 
 
 
«Matthew io esco!» la voce di Abigail risultò squillante.
«Ci hai preso gusto...» disse il fratello, scendendo le scale. 
«Veramente ho fame!» disse toccandosi la pancia.
«Non hai niente qui?» scosse la testa. Pensava che doveva provvedere oppure avrebbero dato troppo nell'occhio.
«Tu vieni?» lo invitò ad andare con lei.
«Passo.. Sono abbastanza pieno!» disse stiracchiandosi nel divano, accendendo la tv. Lei uscì di casa.
Non aveva voglia difare nulla quel giorno.
 

 
 
Qualcuno bussò alla porta di casa Miller, Caitlin aprì. Era David.
«Hey Dave!» lo salutò baciandolo. «Hai fatto colazione?» gli domandò.
«No, sono venuto a scroccarti qualcosa.» le disse sincero.
«Sei fortunato! Trovi dei croissant sul tavolo.» la baciò velocemnete «Grazie!» sussurò poi al suo orecchio.
Caitlin lo guardava, si divertiva a guardarlo quando mangiava, era davvero buffo.
«Ho di nuovo la macchina!» disse tutto contento. «Quindi domano ti passo a prendere io per andare a scuola!» 
«E stasera ci porti alla festa a casa di Allison»
«Ci?» chiese al plurale nella frase.
«A me ed Ashleigh.»
«Non la porta il fratello?»
«No, mi ha detto che non viene.»
«Quel ragazzo è strano.» anche lei pensava che lo fosse ma le stava simpatico, come chiunque conoscesse. Tutti tranne Allison Cooper.
«Allora vieni a prenderci tu?» disse poi lei
«E va bene passo alle 20.30 , sii puntuale!» Caitlin sorrise.
«Tranquillo, prometto che stavolta sarò puntuale!» Gli fece gli occhi dolci.
«Ok, l'hai promesso! Adesso vado, a stasera!» Si avvicinò ,le diede un bacio e le si mozzò il fiato in gola.
«...A stasera!» rispose riprendendo fiato e facendo un sorriso a trentadue denti.
 

 
 
«Lucas!» Ash era appena uscita dalla sua camera e vide Lucas che era appena salito, lo chiamò. «Come mai non vieni alla festa stasera?» Ashleigh era curiosa di sapere il motivo «E non mi dire che non ne hai voglia perchè non me la bevo!» 
«Perchè mi sta antipatica chi da la festa.» rispose con nonchalance, scrollando poi le spalle.
«Se non ricordo male l'antipatia verso qualcuno non ti ha mai impedito di partecipare a qualcosa o mi sbaglio? Mi sembra che quel tipo figlio di papà.. Aspetta come si chiamava? Ah si, Clark! Quello non lo sopportavi ma alla sua festa ci sei andato.»
«Sì, ma non so se ti ricordi che è successo.. Sai voglio evitare a fine serata un occhio nero o lividi sparsi per tutto il corpo!»
«Beh tu potevi evitare di baciare sua sorella e la sua ragazza, soprattutto nella stessa sera.» stavano ricordando una festa non andata nei migliori dei modi. «Fu una serata pessima per entrambi ma non per questo non partecipo alle feste. Dimmi
la verità, che hai in mente?» non era convinta del comportamento del fratello, era strano.
«Io? Nulla. Te l'ho spiegato il perchè. Non fare l'assillante tanto non riuscirai a convincermi.» ero uno di fronte all'altro finchè Lucas stufo di quella conversazione la superò dirigendosi nella sua stanza. Lei non insistette su quell'argomento, perchè come ben sapeva era difficile convincerlo quando si metteva in testa qualcosa.
«Va bene, io andrò con Caitlin!» lo informò semplicemnte e lo sentì sbuffare, cambio subito discorso «Tra poco si pranza» gli comunicò.
Lui annuì e lei invece scese al piano inferiore
 

 
 
«Svegliatiii!» Karen scosse Allison per farla svegliare, ma ella continuava ancora a dormire tranquillamente. Sbuffò.
«Se non ti alzi ti butto un secchio d'acqua gelida addosso!» la minacciò, di solito per lei le minacce non servivano perchè se ne fregava altamente ed infatti fu così.
Karen fu di parola, non le buttò un secchio d'acqua ma dalla sua borsa firmata prese una bottiglietta di cui il contenuto fu riversato tutto sulla ragazza che ancora dormiva. Finalmente quella diede segni di vita.
«Ma che ca...» non arrivò mai a terminare la sua frase perchè Karen le tappò la bocca con la mano destra.
«Non imprecare o dire volgarità» la sgridò come un buon genitore che vuole insegnare l'educazione al proprio figlio.
«Ora trova solo una valida motivazione per non ucciderti... Sai che il mio sonno è sacro!» disse innervosita, odiava che qualcuno interrompesse le sue ore di sonno.
«Si tratta della festa di stasera.» la guardò confusa, non capiva cosa volesse sapere. Non rispose aspettando che continuasse ed infatti riprese a parlare «Sono agitata!» Karen si buttò così nel letto dell'amica, stirandosi. Allison che era seduta la guardò male.
«Quindi tu sei venuta a svegliarmi solo perchè sei agitata?» la scansò dal letto, prese il lenzuolo che la copriva, sistemò il cuscino e si coricò. «Mi asciugherai tu il materasso!» furono le sue ultime parole prima di chiudere gli occhi per riprendere a dormire. 
«Sono seria Ally!» Karen sembrò una bambina per il tono che usò nel dire quella frase.
«Non chiamarmi così.» rispose da sotto il cuscino.
«Si tratta di Nick..» ad Allison non interessava quell'argomento ma dopo quello che era successo il giorno prima si sentiva un po' in colpa, forse. Si alzò come "una buona amica" pronta ad ascoltarla.
«Che c'è che non va con lui?» 
«Si comporta in modo strano.»
 

 
 
«Dottoressa Miller non le pare strano che sia successo di nuovo?» Adams era sempre più sicuro delle ipotesi della dottoressa.
«Sì, è molto strano. Ma stavolta non si può certo dire che sia stato un animale. Ci sono anche ferite di arma da taglio.» Era molto seria e decisa a scoprirne la causa.
«A meno che gli animali adesso usino i coltelli!» disse in tono scherzoso.
«La faccenda è molto seria, sceriffo.» lo rimproverò.
«Mi scusi, volevo sdrammatizzare. Lei che ne pensa di questo caso?» disse indicando anche il corpo del ragazzo.
«A questo punto potremmo confermare la nostra teoria. Ma l'uso dell'arma non mi convince.» rispose alla domanda la dottoressa.
«Si spiegi meglio..» non capiva dove volesse arrivare.
«Secondo le leggende un vampiro ha la velocità, la forza che un umano non potrebbe mai possedere e i canini.» Lo sceriffo la invitò a continuare «Che bisogno ha di usare un'arma se già per natura le hanno da se?»
«Ha ragione non ci avevo pensato. Ma l'altra vittima non ne aveva ferite di quel genere. Ciò significa che sono stati uccisi da due persone o cose diverse o...?»
«O la situazione non lo richiedeva» era di nuovo confuso. «Cioè la ragazza è stata presa di spalle, lo si nota dalle ferite. Mentre il ragazzo..» lo indicò «Beh dalla scena che ho visto si poteva notare che stava molto probabilmente correndo.» continuò e poi riprese a controllare il corpo.
«Quindi lei sospetta che...» lo interruppe.
«Non ne sono sicura! Potrei anche sbagliarmi... Ma sì, penso che prima l'abbia morso, il ragazzo è riuscito a sfuggirgli e poi colpito dopo averlo preso.» rispose confermando la sua idea. George guardò l'orologio.
«Dovrei andare. Mi faccia sapere se ci sono delle novità. Arrivederci dottoressa.» la salutò George.
«Arrivederci.» rispose ritornando al suo lavoro, mentre lui uscì dalla stanza.
 

 
 
«Era tutto buonissimo nonna!» Ashleigh aveva mangiato tutto con piacere.
«Grazie cara. Ashleigh hai visto Lucas?»
«Sarà di sopra nonna.» rispose lei. 
«Capita che salta il pranzo qualche volta» prese la parola Julie. «é una cosa normale.» Ash si era alzata dal tavolo e stava per andarsene per evitare di sparecchiare.
«Ah bene, Ricordati che alle 3 vi aspetto in salotto. Ricordalo anche a tuo fratello.» gli ricordò Tina.
«Ok nonna!» Ash sparì dalla stanza subito dopo.
«Oggi sparecchi tu, mia cara!» Tina si alzò dalla sedia e senza far obbiettare la figlia si diresse in salotto. Julie la guardò sconvolta «Ma coosa?!» sbuffò rassegnata e prese i piatti portandoli nel lavabo.
 
 
 
 
«In che senso strano?» era curiosa di sapere la "stranezza" del fidanzato della sua amica.
«Non lo so..» Karen non sapeva davvero cosa pensare. 
«Quando parla dice delle stupidaggini? Se la tira troppo? Allora è sempre lo stesso Nicholas che tutti conosciamo.» cercò di smorzare la tensione. Ma Karen non aveva voglia di scherzare.
«Sembra che non mi vuole più!» finalmente Karen confessò all'amica il suo problema.
«Non penso.. é così stupido che non riesce a provare più di un sentimento per più persone!» Allison cercava sempre in qualche modo di offenderlo, sia che lui era presente sia il contrario
«Non lo insultare..» prese le difese di Nicholas. «Dico sul serio.. penso che mi voglia lasciare» lo disse quasi sull'orlo delle lacrime.
«Cosa te lo fa pensare?»
«Ieri si è comportato in modo "strano"..» disse ripetendo di nuovo quella parola. «Ed anche oggi. Sembra che mi voglia nascondere qualcosa.»
«Ma cosa può nasconderti quella testa vuota? Assolutamente niente!» disse Allison cercando di convincerla. Stava ritornando a dormire ma fu interrotta «Stasera ci parlerò e risolveremo» il sorriso a 32 denti di Karen fece sentire un po' in colpa Allison. «Grazie!» furono le sue ultime parole, le diede un bacio sulla guancia e sparì da quella stanza.
Allison si buttò a peso morto nel suo letto ad una piazza e mezza. Le era passata la voglia di dormire.
 

 
 
«Sindaco Harris!» disse entrando nello studio del sindaco dopo che la segretaria lo fece entrare.
«Sceriffo Adams!»ricambiò quel saluto. «Si accomodi» lo invitò a prendere posto nella poltrona. Lui eseguì ciò che aveva detto Robert Harris, sindaco di Blackside.
«Di cosa mi voleva parlare? La segretaria mi ha detto che era urgente.» chiese Harris mentre scriveva qualcosa al computer.
«Lo è. Si tratta delle morti misteriose.» Harris diventò subito interessato e chiuse il computer, ascoltando con la massima attenzione tutto quello che George aveva da dire. Lo invitò ad andare avanti.
«Non sono delle morti normali. Pensiamo che dietro questo ci sia il sovrannaturale.» Harris scoppiò a ridere.
«Pensate?»
«Io e la dottoressa Miller.» sperava che l'avesse preso più seriamente quello di cui parlavano ma non fu così.
«Lei e la signorina Miller mi prendete in giro? Il sovrannaturale non esiste.» affermò convinto.
«Se non mi crede perchè non viene a guardare con i suoi occhi i cadaveri?» George si sentiva preso in giro per la reazione del sindaco così lo invitò a verificare lui stesso.
«Va bene, tanto oggi non ho nulla da fare» si alzò per prendere la giacca sull'attaccapanni.
«Mi sorprendo del contrario...» disse piano per non farsi sentire. Poi uscirono da quella stanza.
 

 
 
Lucas tirò due o tre borse dalla finestra di camera sua e poi si lanciò di lì anche lui. Dalle tasche prese un mazzo di chiavi, cercò quella giusta e poi fece scattare la serratura del furgoncino che apparteneva a suo nonno. Posò malamente le borse nel posto del passeggero ed entrò. Mise in moto. Il telefono gli squillò.
«Pronto?» non guardò chi lo stava chiamando.
«Lucas dove sei? sono entrata in camera tua per avvisarti che tra mezz'ora dobbiamo provare con la nonna.. Sbrigati a venire» era Ashleigh.
«Mi dispiace Ash, non vengo... Io ritorno alla mia vita di Chicago.» 
«In che senso torni "Alla tua vita di Chicago"? Lucas che combini?» alzò la voce, in tono di rimprovero.
«Lascia perdere, Ciao!» chiuse il telefono, ritornando alla strada. Mentre attraversava la strada dove finiva quella cittadina vide sbucare qualcosa che colpì. Si fermò di colpo per vedere cosa era successo.
Non vi era nulla. Era confuso, perchè era sicuro che avesse preso in pieno qualcosa. Si trovava vicino al bosco e sentì qualche rumore provenire da lì.
Si voltò di scatto per controllare. Nulla. Ne sentì un altro e si voltò dalla parte opposta, vide qualcosa. Una chioma rossa ma non era sicuro. Quale persone sana di mente se ne andava nel bosco alle tre di pomeriggio? Si rimise in macchina, ma non ripartiva. Scese, diede un calcio allo sportello.
«Meno male che non era stata mai usata!» urlò, nessuno poteva sentirlo o almeno lui pensava che così fosse.
 
 

 
«Dottoressa Miller, c'è una donna bionda che chiede di lei.» entrò nella sala una sua assistente, Anne era occupata ad esaminare il corpo.
«Quante volte dovrò dire alla signora Henson che suo figlio starà bene, di non preoccuparsi?» Era spazientita. Quella donna le stava sulle scatole.
«Non è la madre del ragazzino del quarto piano. é un'altra, non l'ho mai vista qui. In paese intendo..» cercò di spiegarsi bene l'assistente.
«Ha detto come si chiama?» non aveva voglia di essere interrotta da gente che poteva farle perdere tempo.
«No, ha detto solo che vuole incontrarla.» 
«Va bene, vado da lei io. Qui deve entrare meno gente possibile. Soprattutto sconosciuti.» Si tolse i guanti con cui stava esaminando il cadavere.
«é nella sala d'attesa al piano terra.» 
«Grazie.» uscì dall' orbitorio andando dalla donna che chiedeva di lei.

 
 
 
«Ashleigh dov'è tuo fratello?» La nonna e la nipote stavano sedute entrambe nel divano, che si guardavano aspettando. Poi Tina interruppe quel silenzio con la sua domanda. La biondina non rispose.
«Ashleigh?» domandò di nuovo, non vedendo risposta della nipote. Di nuovo niente.
«Si potrebbe mettere nei guai quindi se lo sai..» guardò Ashleigh «ti conviene dirmelo..» Non voleva che il fratello si cacciasse nei guai.
«Non lo so...» abbassò lo sguardo.
«Sicura?» la guardava e vedeva la sua espressione seria e con un filo di preoccupazione per il fratello.
«Prima l'ho chiamato, mi ha detto che ha intenzione di ritornare alla vita di Chicago e quando gli ho chiesto spiegazioni, lui ha attaccato.» disse tutto quello che sapeva, sperando di aiutare la nonna. «Non puoi fare una delle tue magie per scoprire dove si trova?» non voleva che succedesse qualcosa al fratello.
«No, la farai tu.. Ti servirà come prima lezione.. Anche se speravo di iniziare con cose più semplici per voi..» Ashleigh la guardava incredula.
«Ma.. ma non so come si fa!» non voleva avere quella responsabilità.
«Te lo spiego io, è semplice... Aspetta qui un secondo.» annuì non sapendo che altro fare. Dopo circa un minuto la nonna fece la sua comparsa in soggiorno.
«Una carta geografica?!» si sentiva presa in giro.
«Siete legati, avete lo stesso sangue che vi scorre nelle vene.. Chi meglio di te può trovarlo? Ascoltami bene..» la biondina non stava capendo nulla ma era intenzionata a trovare il fratello.
«Serve qualcosa di suo.. Se hai qualcosa qui è ancora meglio, per non perdere altro tempo.» pensò a qualcosa, poi si guardò il polso. Staccò una bracciale d'argento.
«Era suo.. me l'ha regalato tre anni fa quando sono stata operata d'appendicite ed ero costretta a rimanere all'ospedale... per farmi vedere che c'era anche se non era presente...» disse ricordando quell'episodio. «E pon gliel'ho ma ritornato..» concluse poi cedendolo a Tina.
«Ok va bene.. Serve anche qualcosa di tuo..»
«Un altro bracciale?» La nonna scosse la testa e le staccò un capello. Gemette dal dolore.
«Qualcosa tipo un capello, sangue o saliva ma di quest'ultime non ne era il caso..» Ashleigh era sempre più incredula. Tina prese la carta geografica la aprì e la poggiò nel tavolo, posizionò il bracciale dove la cartina indicava Blackside e posò il capello biondo al centro del bracciale.
 

 
 
«C'è qualcuno?» sentiva di non essere solo, se lo sentiva. «Ti ho visto!» gridò dopo l'ennesimo rumore che proveniva dal bosco. Si girò e fece un salto dallo spavento.
«Da.. Ma.. Come hai fatto?» si ritrovò davanti a sè una bella ragazza, capelli rossi e ricci, occhi verdi e non molto alta.
La sua carnagione era chiara.
«Fatto cosa?» e la sua voce aveva un tono gentile.
«Mi sei comparsa da dietro all'Uimprovviso...» era ancora incredulo. «E poi cosa ci fa una ragazza qui tutta sola?»
«Ehm niente... Passeggiavo!» fu evasiva.
«Capisco che il paesino non è granchè ed è anche piccolo, minuscolo direi... Ma i posti dove passeggiare non mancano...» 
«Ti sembrerò strana ma non amo la confusione..» spiegò. La guardò e poi pensò di fare la cosa più logica in quella situazione, si presentò. «Sono Lucas.» le porse la mano che venne ricambiata subito dopo. 
«Abigail» si sorrisero.
«Sei nuovo da queste parti?»
«Sei nuova da queste parti?» chiesero contemporaneamente e scoppiarono a ridere.
«Sono qui da tre giorni...»
«Da due mesi circa...» si sorrisero di nuovo.
 

 
 
«Anne!» fu chiamata da dietro la Dottoressa Miller, si voltò.
«Julie!» esclamò sorpresa. «Che ci fa qui?»
«Ti ho fatta chiamare io, ma se disturbo posso tornare un'altra volta.» 
«Oh no, tranquilla. Aspettavo lo sceriffo e il sindaco.. ma ancora non sono arrivati. Quindi ho del tempo a disposizione... Vieni prendiamo un caffè!» si diressero alla macchnetta.
«Cosa ti porta qui?» chiese Anne per far conversazione. Mise le monetine per un caffè lungo.
«Volevo vedere il luogo in cui lavori e magari fare quattro chiacchere se eri a disposizione..» 
«Lo sono, mi serve una distrazione dal lavoro.» le serviva davvero, era stressata da tutto ciò che era successo. Aveva gli occhi davvero stanchi ed era anche pallida. Lavorava troppo.
«Qualcosa non va?» Julie non sapeva nulla, essendo stata troppo lontana da quel paesino si era persa molte cose.
«é quello che stiamo cercando di capire..» non lo sapeva, non ne era certa.
«Tu e..?» Julie era interessata a sapere qualcosa. Anne le porse il primo caffè, selezionò la stessa cosa.
«Lo sceriffo Adams e forse il sindaco Harris.» non doveva parlare di cosa molto probabilmente non andava ma Julie era sua amica e si poteva fidare e poi del mondo sovrannaturale ne faceva parte anche lei, un tempo.
«Non dovrei parlarne con nessuno ma pensiamo che i "vampiri" siano tornati in città.» la parola Vampiri fu detta così piano che quasi Julie non la sentì.
«Ne siete sicuri?»
«Tutto ci porta a pensare questo.. Hai saputo delle vittime in questi giorni?» lei annuì. «Una persona umana ucciderebbe diversamente, ci sono dei morsi..» prese il secondo caffè. «Vieni che ti faccio vedere ma non ne devi parlare con nessuno, neanche con tua madre.» Julie annuì un'altra volta e seguì Anne che la stava portando nei sotteranei per farle vedere i cadaveri.
 

 
 
«Che metterai alla festa?» una ragazza spuntò alla porta della camera di Allison.
«Da dove spunti?»
«Dalla porta, devi nascondere bene le chiavi secondarie oppure i ladri ti faranno visita..» disse scherzando Karen.
«Come se in questa cittadina ci sono dei fuorilegge.» Allison odiava quella cittadina con tutto il cuore, la reputava piccola e noiosa. Secondo lei non succedeva mai nulla di interessante lì.
«A quanto pare ci sono..» fece riferimento alle morti misteriose ma Allison sembrò non capire oppure fece finta.
«Nel giro di tre giorni già sono morte due persone.» cercò di essere più chiara possibile.
«Una prostituta e un asociale, grande perdità per questo paese..» non le interessava nemmeno un po'.
«Beh non significa nulla quello che erano..» iniziò il discorso «Erano pur sempre delle persone e a quanto ho capito sono stati uccisi da un assassino ancora a piede libero... Allison nessuno merita la morte...» concluse il suo discorso.
«Non ho detto che l'hanno meritata!» cercò di difendersi dall'insinuazione implicita dell'amica.
«Ma hai fatto intendere questo..» la rimproverò.
«Hai capito male allora..» disse sbuffando, già stanca di quella conversazione. «Metto un vestitino che ho comprato ieri, stasera vedrai..» cambiò discorso, rispondendo alla domanda iniziale. «Tu che indosserai?»
«Un abito fucsia» disse semplicemente Karen.
 

 
 
Ashleigh guardava la nonna aspettando che le dicesse cosa fare.
«Pensa a tuo fratello.» ci stava già pensando da un'ora. «Pensa che lo vuoi trovare.» pensava anche a questo. «Concentrati sulla mappa e chiudi gli occhi.» fece come le era stato detto. Si concentrò ma non succedeva nulla. Aprì gli occhi dopo un paio di tentativi.
«é successo qualcosa?» Tina scosse la testa.
«Forse ti sei sbagliata, non sono una strega! Non ho nessun potere.» era arrabbiata perchè stava fallendo e non poteva perchè era davvero intenzionata a cercare suo fratello.
«Io lo sono da molto tempo, da così tanto che riesco anche ad avvertirlo. Avverto il tuo potere, so che ce l'hai dentro di te ma se tu non ci credi non risolverai nulla.. Devi crederci, devi sentirlo scorrere nelle tue vene il potere.» la guardava come se fosse pazza. «Non prendermi per pazza e fai quello che ti ho detto» Tina se ne era accorta dallo sguardo della nipote che cosa ne pensava. Ashleigh cercò di convincersi di quello che era ripetendo a bassa voce "devo crederci, il potere è dentro di me.." Lo ripetè almeno tre o quattro volte. Poi chiuse gli occhi concentrandosi sulla carta geografica. 
«Voglio trovare Lucas!» disse arrabbiata e qualcosa si mosse. Il suo lungo capello biondo iniziò a fluttuare nell'aria quasi come se fosse senza metà. Poi ricadde sulla cartina di nuovo. Riaprì gli occhi.
«Ora è successo qualcosa?» era stufa di sentire un no che infatti non arrivò.
«Guarda tu stessa il tuo capello.» Ashleigh fu incredula quando vide che non era dove lo aveva posizionato sua nonna. Guardò dove era poggiato. Indicava l'uscita dal paese, quella che il giorno prima avevano attraversato per arrivare in quel paese.
«Si trova lì, dobbiamo andare.» spiegò alla nipote, prendendola per il braccio.
«Teletrasporto? Scope magiche? Tappeti volanti?» aveva voglia di fare qualcosa di magico.
«Sono nelle favole, cara!» le rispose prontamente la nonna.
«Peccato, mi sarebbe piaciuto fare lezione di volo.» uscirono dalla porta di casa dirigendosi nel garage. Vi si trovava una macchina in pessime condizioni, disastrose.
«Di chi è questo catorcio?»
«Mio.» disse la nonna risentita. Era un furgoncino molto più piccolo di quello dato a Lucas e di un colore che ad Ashleigh ricordava il letame. La fece entrare dentro ma Ashleigh non ne era molto contenta.
«Lucas mi deve un enooorme favore!» si promise sottolineando la parola enorme. Mise in moto e si diressero per l'uscita del paese.
 

 
 
Matthew camminava per le strade della città, cercava qualcosa o meglio dire qualcuno. Cercava sua sorella, non la vedeva da quella mattina. Aveva paura che si fosse messa nei guai. La chiamò ma nessuno rispose. C'era la segreteria telefonica.
Una macchina sempre se la si poteva definire così passo davanti a lui, guardò bene chi vi era dentro. La donna alla guida le ricordava qualcuno ma non capiva chi, mentre la ragazza non l'aveva mai vista prima. Si scambiarono uno sguardo. Lui curioso di sapere chi era quella ragazza, lei infastidita dalla curiosità del ragazzo ma allo stesso tempo lo trovava affascinante.
Fu solo un secondo perchè poi la macchina scomparve dalla sua vista. 
Ricompose un numero di cellulare, di nuovo la segreteria telefonica. Si stava seriamente preoccupando. 
 

 
 
Anne tolse un lenzuolo bianco dove sotto si nascondeva un corpo privo di vita di una ragazza.
«Guarda qua.. Che ne pensi?» Julie guardò il punto indicato. «Tu sei stata morsa da un vampiro... era così?» 
«Sì, ma era meno profondo.. Era riusciuto solo a sfiorarmi, poi siete venuti in mio aiuto tu e Michael.» Anne a quell'ultimo nome sobbalzò, non lo vedeva dai tempi del liceo. Forse era meglio così. «Però non dovete escludere altre creature.» Anne non capiva che volesse intendere.
«Del tipo?» la invitò a continuare.
«Licantropi. Sappiamo che in questa città ci sono famiglie con la licantropia.»
«I Foster si sono trasferiti tutti in Canada, degli Edwards non esiste più nessuno, i Cooper sono sempre fuori città...»
«é tutta gente che lo è da generazioni ma non significa che c'è gente che non è stato trasformato.» Julie era convinta della sua ipotesi. Qualcuno aprì la porta interrompendole.
«Dottoressa Miller, lei chi sarebbe?» lo sceriffo non conosceva Julie.
«Oh lei è.. è una mia aiutante.» stava mentendo, ma non poteva dire che era una sua amica da ancora prima di nascere e che per lo stress le stava parlando di lavoro.
«Oh sì, sono Julie Carter.» porse la mano allo sceriffo. Ricambiò.
«Le avevo detto che era meglio che ne eravamo a conoscenza poche persone.» la rimproverò con lo sguardo.
«Di lei ci possiamo fidare ed oltre tutto le è stata morsa da un vampiro circa 17 anni fa, quindi può riconoscere se si tratta di questa creatura, o no...» Julie annuì.
«Ah bene, ma non deve esserne a conoscenza più nessuno. Non dobbiamo allarmare inutilmente la città se così non fosse.» disse pacato. Le due annuirono contemporaneamente. Nella stanza entrò il sindaco, che posò il cellulare nella tasca e si scusò ma l'avevano chiamato.
«Bene, fatemi capire qualche cosa...» arrivò subito al sodo, senza salutare nessuno.
 
 

 
Suonarono al campanello di un enorme villa, lui era Nicholas Harris. Alla porta aprì una ragazza, era Allison Cooper.
«Che vuoi?» non lo aspetava completamente, lo disse sgarbatamente.
«Perchè mi hai baciato ieri?» voleva sapere cosa l'avesse spinta a tradire un'amica, soprattutto con lui che non sopportava e che si odiavano da sempre.
«Ho fatto un enorme sbaglio che non si ripeterà più.» e stava per chiudere la porta ma lui la bloccò. «Che altro c'è?» 
«Non hai intenzione di dirlo a Karen, vero?»
«Hai i sensi di colpa, Harris?» si beffeggiava di lui.
«Hai baciato il fidanzato dell'unica persona che ti riesce a sopportare per più di dieci minuti, l'unica che puoi reputare un'amica e che ti difende sempre e non dimostri neanche un po' il senso di colpa?» Allison si sentì per un secondo una vera stronza ma subito dopo riprese ad essere quella che era sempre. Fece spallucce e una smorfia menefreghista.
«Sei una stronza e non capisco come fa ad esserti amica.» lei gli diede uno schiaffo.
«Tu non sai niente.» gli urlò minacciosa. Di nuovo uno di fronte all'altro, vicini come la sera prima. «E stronzo sei anche tu, hai ricambiato il bacio. Potevi anche bloccarlo ma non hai fatto nulla.» la tensione la si poteva tagliare con un coltello. Si avvicino ancora di più, che poteva quasi sentire il suo respiro in quel momento molto irregolare. Lui anche se non lo avrebbe mai ammesso era attratto da quella ragazza.
«Io riconosco il mio errore e mi sento in colpa, al tuo contrario.» lei non contrabattè ma si avvicinò ancora di più, poi lo baciò, lei aspettava che lui ricambiasse. Dopo due secondi, la staccò dalla sua bocca.
«Questo è quello che dovevo fare ieri...» lei rimase scioccata, mai nessuno aveva osato rifiutare un suo bacio. Era diventata una questione di orgoglio, se lo sguardo poteva uccidere, lui sarebbe già morto. Lui la lasciò lì, lei gliel'avrebbe fatta pagare.
 
 

 
«Tu cosa ci fai qui?» Abigail interruppe quel silenzio diventato imbarazzante. 
«Volevo andarmene da qui.» poi si girò verso al furgone che non partiva e fece una smorfia.
«Sai, non è male come paese... Devi darle un'opportunità.» suggerì a Lucas, ma lui era poco disposto a dargli un'occasione.
Voleva andarsene da lì. 
«Da quello che ho capito non esci molto? Come fa a piacerti?» 
«Conosco questo posto da quando sono nata, fidati se ti dico che non è poi così terribile.» Abigail gli sorrise. Non avevano altro da dirsi, rimasero di nuovo in silenzio.
«Vai alla festa stasera?» chiese con fare ovvio su chi l'avesse organizzata.
«Quale festa?» ma lei non ne sapeva nulla.
«Allison Cooper, la festa è aperta a tutti, a quanto ne so..» tolse il dubbio alla ragazza.
«Non ne sapevo niente...»
«Ci andrai?» non che gli interessava molto, era per fare conversazione con una bella ragazza. E perdere più tempo possibile prima di ritornare a casa e magari sorbirsi una ramanzina da sua nonna perchè l'aveva scoperto o perchè sua sorella aveva spifferato qualcosa.
«E tu?» lei non rispose ma ripropose la domanda al ragazzo.
«Sai che non è molto educato rispondere ad una domanda con un'altra domanda?» scherzò lui.
«Quest'ultima era una domanda.» gli fece notare lei. Risero. «Comunque forse sì, Matt mi ha suggerito di uscire e farmi degli amici.. Seguirò il suo consiglio.» disse lei, Lucas non sapeva chi era Matt ma già non lo sopportava.
«Ah...» Lucas non sapeva che altro dire e la situazione la prese in mano lei «Tu?»
«La mia intenzione era andarmene ma la macchina mi ha abbandonato. Molto probabilmente sarò lì, dopotutto...» quella festa non gli interessava. Furono interrotti, una macchina sbucò per quella strada. Nessuno dei due riconosceva quel veicolo. Ma quando la macchina fu più vicina, Lucas si accorse che l'avevano scoperto. Erano sua nonna ed Ashleigh. Scesero dalla macchina.
Tina arrabbiata, Ashleigh sollevata di averlo trovato.
«Che ti è saltato in mente?» Tina urlò non accorgendosi della rossa. Lucas guardò la sorella, era deluso. Sapeva che era stata lei a parlare. Lo si notava dal suo sguardo.
«Lucas...» iniziò a spiegargli il perchè dell'aver parlato. «Ero preoccupata, cerca di capirmi...»
«Tua sorella ha fatto bene, non prendertela con lei! Questa volta chiudo un occhio e non dico nulla a tua madre..» lo fece salire nel catorcio. Abigail si sentì sollevata quando capì che la biondina era la sorella. Tina poi si rivolse alla ragazza.
«Tu sei?»
«Abigail, stavo passeggiando e l'ho incontrato...» era intimorita dalla donna. Sentiva che era una strega, avvertiva la sua forza. Tina avvertiva il vero essere della ragazza.
«Bene... Ashleigh, sali in macchina...» Lucas si sentiva imbarazzato perchè comandato, lui odiava gli ordini. 
«Ci vediamo alla festa!» salutò lui cercando di non mostrare l'imbarazzo. Lei annuì non molto convinta. Ashleigh guardò la ragazza, sembrava simpatica oltre ad essere carina. Mise in moto la macchina e fece retro-front.
«Sta' lontana da quella, può essere pericolosa.» avvertì il nipote. Ashleigh non si immischiò invece Lucas chiese spiegazioni.
«é una vampira.» Lucas era sempre più incredulo, quel posto era davvero strano. Ashleigh strabuzzò gli occhi, più incredula del fratello.
 

 
 
«Voi state dicendo che... che in città ci sono dei Vampiri?...» Anne, Julie e George annuirono e Robert Harris scoppiò in una fragorosa risata, gli altri lo guardarono seri e lui si ricompose.
«Sapete che è impossibile?» li credeva pazzi. «Il sovrannaturale, seriamente?» lo sceriffo pensò che forse era meglio non coinvolgerlo. 
«Il sovrannaturale per me è solo un qualcosa che serve per spiegare avvenimenti a cui è difficile trovare un senso, che non hanno senso..» spiegò ciò che pensava. Anne e Julie lo guardarono male, loro durante l'adolescenza erano delle streghe.
La sua teoria era del tutto sbagliata, il supernaturale esisteva. Ma loro non potevano parlarne.
«Sindaco.. sappiamo tutti che in questo paese ci sono state quel tipo di creature.» prese parola lo sceriffo.
«Oh ma andiamo.. Ci credete veramente?» Julie non ce la fece più, era arrivata al limite della sopportazione.
«Se lei non ci crede è un suo problema.. Ma tanto per informarla, queste creature esistono. Diciassette anni fa una mi ha morsa..» gli inveì contro.
«E chi ci dice che lei adesso non lo è?» Ed iniziò a ridere di nuovo. Non li prendeva sul serio, non ci riusciva e loro erano stanchi di quel comportamento.
«Come glielo dobbiamo dimostrare?» prese in mano la situazione Anne, la più calma di tutti.
«Ovviamente con delle prove... ma prima di allora non vi darò nessun mio aiuto.» disse facendo per uscire da quella sala.
«Come se un suo aiuto servirebbe a qualcosa...» sussurrò Julie. George la sentì e sorrise per quello che aveva detto.
«Ha detto qualcosa Signorina..?» chiese cercando un modo per chiamarla.
«Signorina Carter.. e no, non ho detto nulla.. Avrà sentito male.» appena lui uscì lei come una bambina gli fece una linguaccia.
«é davvero odioso!» poi esclamò e tutti non riuscirono a non essere d'accordo.
 

 
 
Allison indossava un abito corto fino a metà coscia e molto elegante e ai piedi aveva un tacco dodici color nero. Si sentiva soddisfatta dal risultato finale. Legò i capelli in un chignon e fece un trucco leggero. Suonarono alla porta ed andò ad aprire, ritrovandosi una Karen in un vestito fucsia molto carino e le scarpe del medesimo colore.
«Come mai non sei venuta con Mr. Simpatia?» di solito loro si presentavano alle feste sempre insieme da quando erano fidanzati.
«Mi raggiunge dopo..» fu evasiva. Allison pensava che forse non si sarebbe neanche presentato dopo quello che era successo nel pomeriggio. 
«Meglio, non mi rovino subito la serata.» peccato che lei aveva voglia di stuzzicarlo dopo il rifiuto del suo bacio.
Karen sbuffò, voleva far andare d'accordo Allison con Nicholas, ma era del tutto inutile.
«Puoi occuparti del punch?» le chiese Allison. Karen annuì e subito dopo suonarono alla porta. Allison in un certo senso sperava che fosse Nicholas, ma invece era una decina di gente che non conosceva ma che frequentava la loro scuola.
 

 
 
«Caitlin sei... Wow!» David era senza parole, non appena vide la sua ragazza aprire la porta di casa Carter. L'appuntamento era lì. Subito dopo scese dalle scale una biondina che litigava con un biondino.
«Sei un'idiota!» disse. «Non dicevo a te, David.» sorrise. «Stai bene vestito così.» poi si complimentò col ragazzo.
«Oh anche tu sei molto carina.» ricambiò il complimento. Caitlin era quasi gelosa.
«Andiamo?» domandò alle ragazze. 
«Veramente...» prese a parlare Ashleigh. «C'è stato un imprevisto... Mio fratello ha deciso di venire ma c'è stato un problema con la macchina, ha bisogno di un passaggio se non ti dispiace...»
«Nessun problema...» Ashleigh gli sorrise piena di gratitudine. Julie e Tina entrarono nella stanza. 
«Ma come siete carini ragazzi!» fu Julie a parlare. «Cosa aspettate?» chiese.
«Vorrai dire chi..» la figlia gli rispose in tono stanco.
«Lucas non aveva detto che non voleva partecipare?» 
«A quanto pare ho cambiato idea..» e fece il suo ingresso il biondo vestito con un jeans blu scuro e una camicia bianca.
«Oh che bello il mio bamb.. ragazzo.» si corresse alla parola bambino perchè Lucas la guardò male. Fecero per andarsene ma Tina che in quel momento non aveva aperto bocca parlò.
«Mi raccomando!» lo disse a tutti ma era soprattutto riferito a Lucas.
 

 
 
«Matt, vieni ad una festa con me?» Abigail entrò in camera del fratello senza bussare. Per fortuna non era nudo o impegnato con qualche ragazza. Stava semplicemnte guardando l'armadio a torso nudo. Si avvicinò all'armadio. Prese una camicia blu scuro e gliela porse. «é adatta per la festa!» esclamò entusiasta.
«Ma non ho detto che ci vengo..» ribattè lui.
«Qui non hai nulla di meglio da fare, inoltre mi serve un passaggio e poi l'hai detto tu che dobbiamo fare conoscenza con le persone che abitano in questo paese.» Matthew indossò la camicia ed iniziò ad abbottonarla.
«Bene, dove dobbiamo andare?» Abigail fece un urlo di gioia e gli suggerì di sbrigarsi. Poi uscì dalla camera.
 
 

 
La festa era piena di gente. Lucas, Ashleigh, David e Caitlin erano appena arrivati. Lucas fu il primo a sparire appena adocchiò delle ragazze, poi sparirono subito dopo i due fidanzatini. Ashleigh rimase sola, non sapeva che fare. Si voltò verso l'entrata nell'enorme giardino e vide entrare due persone già viste. Una era la rossa che era quel pomeriggio col fratello, quella ragazza che sua nonna aveva consigliato di evitare di frequentare perchè vampira e l'altro l'aveva già visto, ma non ricordò dove. Poi le venne un flash subito dopo che lui sentendosi osservato la guardò. L'aveva visto quel pomeriggio mentre era in macchina con sua nonna. Distratta non si accorse che stava andando a sbattere con qualcuno. 
Troppo tardi quando se ne accorse, ormai era avvenuto un bel frontale. Era un ragazzo ed anche molto carino.
«Scusami, non ti ho visto!» si scusò lei per ciò che era avvenuto.
«Scusami tu, sono io ad esserti venuto di sopra..» lei sorrise. «Sei nuova da queste parti?»
«Si nota così tanto?»
«Solo un pochino.» e le sorrise, Ashleigh pensò che aveva davvero un bel sorriso. Era bello lui.
«Sono Erick Parker.» si presentò educatamente.
«Ashleigh Carter.» fece la stessa cosa lei. Si misero a parlare, si stavano simpatici.
Nel giardino di casa Carter fece il suo ingresso Nicholas, Allison lo prese per il braccio e lo attirò a se in un angolo buio.
«Allison?» non se l'aspettava, pensava che quel gesto l'avesse fatto Karen.
«Dispiaciuto? Preferivi Karen?» cercò di fare una voce calda.
«Sì.» la sua risposta arrivò secca. Allison alzò gli occhi verso il cielo. Lo lasciò perdere lì, non si divertiva a torturare quel ragazzo. Si allontanò, vedendo Lucas parlare con una bionda ossigenata. Lo fece voltare verso di se.
«Sparisci..» disse alla ragazza con cui stava parlando Lucas. Lei intimidita se ne andò. Senza farlo parlare si fiondò nella sua bocca. Lui non ricambiò subito preso alla sprovvista. Nicholas da lontano li stava guardando, era un po' invidioso di quello sconosciuto ma non lo avrebbe mai ammesso.
«Amore che guardi?» Chiese Karen accanto al suo ragazzo. Lui non rispose, così lei guardò lo stesso punto che guardava il suo ragazzo. «Allison e Lucas?» era incredula.
«Lo conosci?» era davvero interessato a saperlo. 
«Non tanto...» Nicholas fece l'indifferente. «Ha trovato qualcuno da torturare...» Karen lo guardò male ma lui fece finta di niente.
Allison e Lucas si staccarono da quel lungo bacio. In quel momento li vide Abigail, non si fermò. Non voleva intromettersi ma Lucas la notò. Notò soprattutto il suo sguardo non molto felice.
«Abigail..» la chiamò, lei si voltò verso loro. 
«Oh ciao Lucas..» salutò. «Sono Abigail!» si presentò alla mora.
«Ok! Io vado..» Allison era infastidita. Era già la seconda volta che qualcuno preferiva un'altra ragazza a lei. Andò vicino alla piscina fregandosene di tutto, non la meritavano. Si voltò verso Karen e vide che parlava felicemente con il suo fidanzato. Un po' la invidiava perchè anche lei voleva un ragazzo ma il suo carattere non glielo permetteva.
«é sempre così, lei è Allison.. la padrona di casa!» 
«Non si direbbe dalla sua gentilezza...» di solito si dovrebbe essere ospitali, soprattutto con chi non si conosce. «State insieme?» domandò curiosa. 
«Ti riferisci al bacio?» fece segno di sì. «So che non ci crederai ma mi è saltata addosso..» spiegò senza mentire.
Si sentirono delle voci provenire da vicino alla piscina. Erano Allison e un ragazzo dai capelli lunghi e castani ed alto poco più di lei.
«Perchè non mi vuoi conoscere?» le si era appiccicato come una cozza.
«Perchè sei orrendo e ubriaco. Vattene!» lo spintonò ma lui non sembrava mollare, i ragazzi si avvicinarono per guardare e capire ciò che stava avvenendo. Nessuno si fece avanti per farla uscire da quella situazione. Quel ragazzo si attaccò di nuovo a lei. «Lasciami stare!» urlò e si voltò verso tutti quelli che guardavano. «Che avete da guardare?» Nicholas le stava andando in soccorso ma lei spintonò più forte del dovuto quel ragazzo che cadde in piscina sbattendo la testa. Il ragazzo tornò a galla ma non dava segni di vita, Lucas si tuffò per farlo uscire dall'acqua, Caitlin sconvolta fece chiamare a David il padre. Erick e Ashleigh guardavano la scena preoccupati per il ragazzo. Abigail si dovettè allontanare per la puzza di sangue, dopo che il ragazzo fu steso nel terreno. Matthew l'accompagnò. Al ragazzo fuoriusciva del sangue dalla testa.
Karen non credeva ai suoi occhi, Nicholas le andò vicino e la fece allontanare da quella scena. Allison si sentiva male all'altezza dello stomaco, non era nè paura nè senso di colpa. 
Era diverso, faceva davvero male.
 
 

THE MYSTERIOUS BLACKSIDE


 
Note dell'autrice:
Ed eccomi qui, sono in ritardo e lo so... avevo detto che avrei aggiornato dopo quindici giorni ed ho fatto passare un po' di più ma purtroppo con la scuola tutto è più difficile nonostante abbia avuto delle vacanze di carnevale, non ho avuto nemmeno un giorno libero. Facevo parte di un gruppo mascherato e quindi dovevo sfilare #noninteressanoanessunoifattimiei e poi venerdì avevo scritto tutto e mentre stavo scrivendo le note dell'autrice, ho sbagliato ed ho chiuso la pagina perdendo tutto.
Quindi oggi l'ho dovuto ricoreggere e infatti ci sarà qualche errore in più perchè sono anche di fretta :)
Devo aggiornare l'altra, quindi scappo e alla prossima fra due settimane :)
Ah dimenticavo c'è stata l'entrata in scena di due personaggi nuovi. Il sindaco Rober Harris, il padre di Nicholas che lo immagino con il volto di Sebastian Rochè e Erick Parker che sarà spiegato meglio chi è nel prossimo che lo immagino con il volto di Avan Jogia.
Gli abbigliamenti:
Ashleigh, Caitlin e Abigail: http://www.polyvore.com/mysterious_blackside/set?id=70599132
Allison e Karen: http://www.polyvore.com/mysterious_blackside/set?id=70718353
Julie, Anne e Tina: http://www.polyvore.com/mysterious_blackside/set?id=70721234
Ora vado! :D


 
Alla prossima! 
ValeA <3

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Capitolo 3
*** The Curse ***


03. The Curse

«Ha visto altro?» Brown, uno degli uomini dello sceriffo Adams stava facendo delle domande sulla notte scorsa a Nicholas, dietro loro c'erano Allison con una coperta, seduta nelle scalinate di casa sua e Karen che le stava porgendo una tazza con qualcosa di caldo. Aveva i capelli in disordine e il trucco tutto sbavato. Karen l'abbracciò.
«No, Quello che le ho detto.» rispose il ragazzo guardando le due ragazze. Brown prese appunti in un Blocco Note, non si faceva sfuggire neanche una parola che pronunciava Nicholas.
«Ricapitolando, stavate facendo una festa e stavate ballando.» Lui annuì, senza dargli troppa importanza. «Ad un certo il ragazzo si è avvicinato alla tua amica...» Nicholas alla parola "amica" sussultò, era strano. Non capiva neanche perchè la stava aiutando, se fosse avvenuta la stessa cosa una settimana prima molto probabilmente sarebbe scappato o non avrebbe parlato alla polizia al posto della ragazza. «La stava importunando, lei l'ha spinto per allontanarlo da sè e lui è caduto in piscina, quel ragazzo biondo...» indicò poco lontano da loro un ragazzo, era Lucas che stava parlando con un collega di Brown. Era Sanders. Lucas era accanto alla sorella e accanto alla madre. C'erano anche Caitlin e David che parlavano con George Adams e Anne Miller. Gli altri partecipanti alla festa se ne erano tornati a casa subito dopo l'arrivo della polizia.
«Si è tuffato per recuperarlo e  non dava già segni di vita? é andata così?» finì di dire quello che aveva capito.
«Sì, è andata così...» Brown appuntò ancora delle cose nel suo taccuino. «Scusi, ma la mia... "Amica" ha bisogno di me ora, è ancora scossa dall'accaduto» non sapeva come definire Allison per lui, così ripetè il modo in cui li aveva considerati il
poliziotto. Forse lei non voleva vederlo in quel momento ma lui voleva accettarsi che lei stesse bene. Si avvicinò alle due ragazze. In quello stesso momento arrivò il padre di Karen, Thomas Hill.
Karen appena lo vide gli andò vicino mentre già Nicholas era vicino loro. Allison che guardava per terra alzò lo sguardo e appena si accorse chi aveva di fronte, si alzò senza pensarci due volte e lo abbracciò. Quel gesto risultava strano da lei, difficilmente abbracciava qualcuno ma in quel momento ne aveva bisogno. Karen li vide e sorrise, non le piaceva quando litigavano.
«Come stai?» le sussurrò ad un orecchio. Lei mise fine a quell'abbraccio. «Male, ho del dolore qui...» indicò con una mano all'altezza dello stomaco.
«Ti ha toccata?» lei scosse la testa. «L'ho allontanato prima che ci provasse...»
Karen e il padre si avvicinarono a loro.
«Questo è tutto quello che ho visto, già era morto quando l'ho preso dalla piscina!» Lucas si stava innervosendo per quella conversazione, non facevano altro che ripetere le stesse domande in modo diverso. Ashleigh prese per il braccio al fratello come per sostenerlo. Furono interrotti dallo sceriffo Adams.
«Faccio io, Sanders» lo mandò via «Mio figlio e Caitlin mi hanno già detto tutto, fra due ore inizia il primo giorno di scuola...» Lucas e Ashleigh annuirono, ma dai loro volti si notava che l'avevano dimenticato.
«Quindi andate a casa, David vi da un passaggio. Vi sta aspettando.» così senza farselo ripete raggiunsero il figlio dello sceriffo. Salirono in macchina e partirono.
Lo sceriffo rimase lì con Julie ed Anne, si allontanò da loro per avvisare anche gli altri ragazzi di prepararsi.
«Anne, stai bene?» 
«Sono andata a dormire tardi e sono stata svegliata prima del previsto, sono stanchissima... ma sto bene.» abbozzò un sorriso.
«Ti va un caffè?» le propose l'amica, l'altra annuì così se ne andarono.
Lo sceriffo stava parlando con Brown, poi quest'ultimo si allontanò andandosene insieme a Sanders alla centrale. Così si avvicinò ai ragazzi e Thomas.
«Avvocato Hill, ragazzi...» salutò. I ragazzi abbassarono la testa al suo arrivo, Thomas ricambio il saluto. «Come ho già detto agli altri ragazzi, potete andare. Fra meno di due ore avete il primo giorno di scuola...» consigliò ai ragazzi. Se ne stavano per andare.
«Signorina Cooper lei aspetti, le devo parlare.» gli altri due ragazzi la salutarono e se ne andarono, se ne andò anche Thomas.
«Mi dica...» lo invitò a parlare, per la prima volta il suo tono non fu scocciato ma educato e disponibile.
«Sto chiudendo un occhio per quello che è successo, ma lei lo sa che c'erano ragazzi che hanno meno di sedici anni in questa festa?» la ragazza annuì. Non capiva che le volesse dire.
«L'alcohol per legge è vietato. Come le ho detto sto chiudendo un occhio per tutto quello che è successo...» lei lo interruppe.
«O perchè anche suo figlio aveva bevuto?» ritornò ad essere la solita Allison, quella con la battutina sempre pronta e menefreghista. Era così, Allison aveva azzeccato. 
«Ehm... che non si ripeta più questo! La prossima volta non sarò così clemente.» concluse riferendosi al problema di alcolici non autorizzati. «Può andare...» la ragazza entrò in casa.
Lo sceriffo se ne andò con la sua auto.
 
 

 
«Non posso, Matt!» Abigail entrò senza tanti complimenti in camera del fratello, ancora dormiente. «Matt, ho detto che non posso!» gli saltò addosso come un' isterica. Lui si svegliò, odiava quando qualcuno interrompeva le sue ore di sonno e quello era uno di quei momenti. La spostò poco delicatamente dall'altro lato del letto.
«Cosa non puoi?» chiese seccato.
«Andare a scuola! E se... se succedesse qualcosa come... come alla festa e s-se non riesco a controllarmi?» balbettò ma il fratello capì la sua preoccupazione.
«Non capiterà e a scuola ci devi andare per forza o la gente si insospettirà.» lui si alzò dal letto, trascinando lei con sè che di alzarsi non ne voleva sapere.
«Devo andarci come tu andrai all'università?» lui non sarebbe andato mai all'università, odiava la scuola e studiare. Non faceva per lui, preferiva stare dentro casa a non fare nulla.
«No, la frequenterai, otterrai bei voti, ti diplomerai e poi si vedrà.» la buttò fuori dalla sua camera. «E preparati che non puoi andare in pigiama...» lei sbuffò. «Ah ti accompagno io, tanto per essere sicuri che vai a lezione veramente!» poi le chiuse la porta in faccia. Doveva prepararsi anche lui.
 
 

 
«Ma quella ragazzina vive senza genitori?» Julie aspettò che Anne le desse una risposta.
«Sì, i suoi tornano una volta al mese per uno o due giorni... Sono partiti il giorno prima che tu venissi qua.» le rispose come se fosse una cosa normale che una ragazza di sedici anni vivesse da sola in un enorme villa. «Non mi guardare così... è meglio per questo paese che i suoi non sono qui!» Julie non ne capiva il motivo.
«Perchè?» giustamente chiese. Lei non sapeva la storia della ragazza.
«Ti ricordi cosa ti ho detto quando sei venuta ieri a trovarmi?» La bionda cercò di ricordare e poi annuì. 
«Ecco... ti ricordi i Cooper?» annuì un'altra volta.
«Hai detto che hanno la licantropia e sono sempre fuori città!» si ricordò. Poi capì «Oh...»
«Sì, sono loro.» le tolse ogni dubbio.
«E la figlia?»
«Per esserlo si deve essere morsi da un licantropo e poi si deve uccidere qualcuno... I genitori non si sono mai occupati di lei, quindi non ne hanno avuto il tempo di morderla ed io me ne sarei accorta, la bambina prima stava da me.» spiegò quello che sapeva. «Anche dopo, non c'è stata l' occasione. Fino all'inizio del primo superiore era amica di Caitlin e da quello che so lei non ha mai voluto rivolgere la parola ai genitori, li odiava e li odia tutt'ora...»
«Quindi non potrebbe esserlo?»
«Pare di no...» le sorrise bevendo il suo caffè.
 

 
 
«Muoviti! Non voglio arrivare tardi il primo giorno..» Ashleigh rimproverò il fratello, prendendolo per la manica della felpa lo trascinò fuori. Lui era ancora mezzo addormentato.
«Se guidi in quello stato, ci prendiamo qualche palo in pieno... Guido io!» il fratello preoccupato sbarrò gli occhi.
«Se guidi tu lo prendiamo in ogni caso...» lei lo guardò male. «Non è mica colpa mia se sei zero a guidare!» e le toccò il naso con la mano, come si fa con i bambini. Lei sbuffò, guidare era una delle cose che le riusciva peggio. Lui salì in macchina e fu seguito da lei. Si allacciò la cintura mentre lui se ne fregò e mise in moto.
Litigarono su quale musica mettere alla radio e finalmente dopo un po' arrivarono sani e salvi, senza perdersi. Scesero dall'auto e si diressero verso l'edificio color bianco sporco, sull'entrata vi era un enorme cartellone con scritto: BLACKSIDE HIGH SCHOOL. 
«Fa schifo l'edificio!» si lamentò Ashleigh.
«Rimpiango i giorni a Chicago.» il fratello non seppe dargli torto. Entrarono e trovarono gente che andava ovunque. Non si capiva nulla. Da un lato c'erano le cheerleaders con le loro uniformi blu e rosse, i colori della scuola. A centro del top c'era una stampa: un lupo con le iniziali BWT (Blackside Wolves Team). Nel prato della scuola, c'erano dei ragazzi che si comportavano da cavernicoli. Era la squadra di football della scuola.
Ashleigh adocchiò dei ragazzi carini ma uno la colpì, era un ragazzo che aveva già visto. Era Erick Parker. 
Lui la notò e le andò vicino per salutarla.
«Lucas, si sta avvicinando... Facciamo finta di parlare... Lucas?!» ma il fratello non le dava conto troppo impegnato a guardare le cheerleaders «Lucas?» ci riprovò ma invano. Ormai Erick era vicino, era inutile far finta di parlare.
«Hey! Come va?» la salutò gentilmente.
«B-b-bene» balbettò andando nel pallone.
Allison fece la sua entrata trionfale con a seguito delle ragazzine del primo. Indossava pure lei la tuta delle cheerleaders, tutti si voltarono verso di lei. Si avvicinò alle altre ragazze che la salutarono, da quella folla ne uscì Karen che la salutò calorosamente nonostante si erano già viste fino a poche ore prima.
Lucas guardava quella scena, era interessato alle ragazze in generale non alle due amiche.
Allison se ne accorse e gli rifilò il dito medio, lui sorrise e gliene fece due divertito.
«Parker!» un moro diede una pacca al ragazzo accanto Ashleigh.
«Harris!» fece entusiasta, rivedendo dopo tanto tempo l'amico. 
«Tutto bene, amico?» domandò Nicholas ed Erick rispose prontamente con un "Non c'è male, tu?" continuarono a parlare, finchè Nicholas non si accorse di un'intrusa a quella conversazione. La stava squadrando, l'aveva vista alla festa la sera precedente e quella stessa mattina, era una dei pochi invitati ad essere rimasti ed interrogati.
«Lei è Ashleigh Carter» la presentò Erick, notando le intenzioni dell'amico. «Lui è Nicholas Harris» disse infine rivolgendosi alla ragazza.
Loro si squadravano da testa a piedi, poi Nicholas prese parola. «La nuova arrivata...» lo pronunciò con ovvietà lei sorrise, chissà da quando non si trasferiva nessuno in quel paese. Un nuovo arrivato era una novità, per un po' sarebbe stato al centro dell'attenzione.
Sapeva poco del ragazzo ma abbastanza da poter rispondere. «Il figlio del sindaco» usò lo stesso tono del ragazzo. Sorrise anche lui.
Karen si insinuò nella conversazione per stare con il fidanzato.
«Lei è Karen Hill, la sua ragazza»  Erick sperò che quella fosse l'ultima presentazione della giornata, era andato lì per parlare con Ashleigh e non per presentarle la gente.
«Ashleigh Carter» Karen le strinse la mano con fare gentile.
«Scusate ma ve lo rubo un secondo...» si portò dietro poi il fidanzato. Finalmente soli. 
Lucas si sentiva escluso, tutti avevano con chi parlare mentre lui sembrava un asociale maniaco.
Fu fermato da una ragazzina con i capelli rossi.
«Ciao! Sono Cassie Phillips» si presentò e gli strinse la mano, sbattendola ripetutamente su e giù. Lui non ebbe neanche il tempo di aprir bocca che lei lo anticipò. «So chi sei tu, chi non lo sa? Praticamente tu e tua sorella siete l'attrazione del momento» non ebbe neanche il tempo di fare un commento sarcastico, come suo solito, che fu interrotto di nuovo da quella rossa. «Per qualunque informazione, qualunque cosa ti puoi rivolgere a me. Non preoccuparti, mi trovi ovunque basta chiedere di me. Qui mi conoscono tutti come...» questa volta il suo fiume di parole fu interrotto da Allison.
«Come la più rompiballe della scuola!» poi subito dopo baciò una guancia a Lucas. «Sparisci Phillips... Me ne occupo io di lui...» la ragazzina offesa si allontanò, non sopportava Allison. Non che il resto della scuola la trovasse simpatica.
«Grazie...» l'aveva salvato da quel fiume di parole che lo stavano solo confondendo.
Nicholas poco distante stava guardando la scena, quel biondino non gli stava particolarmente simpatico a pelle. Karen non faceva altro che parlare ma lui non aveva ascoltato nemmeno una parola, non faceva altro che prestare la sua attenzione a Lucas ed Allison.
«Hai preso l'orario?» domandò Erick ad Ashleigh. Lei scosse la testa, non sapeva neanche dove cercare la segreteria. 
«Neanche io.» il ragazzo le sorrise gentilmente. «Andiamo insieme?» sperava che lei dicesse sì. 
Lei accettò, almeno non si sarebbe persa per i corridoi. Si incamminarono per i corridoi.
«Qualcosa non va?» poi le domandò, la vedeva guardarsi intorno.
«Sì, sembra tutto come in uno di quei telefilm per ragazzi!» Erick non capiva cosa intendesse, non trovava nulla di strano.
Lei vedendo che lui non capì il succo del discorso cercò di essere più chiara.
«Il capitano della squadra con la capo cheerleaders, non è così tanto scontato?» lui rise, effettivamente nei film capitava sempre una coppia del genere e di solito un amore così non era destinato a durare, perchè la maggior parte delle volte il ragazzo si innamorava della più sfigata della scuola o della nuova arrivata e la cheerleader, la maggior parte delle volte un'ochetta, le metteva i bastoni tra le ruote rendendogli la vita impossibile. 
Erick rise, non sapeva quanto si sbagliava la biondina accanto a lui.
«Lo sarebbe se non fosse che lui condivide il ruolo di capitano con me, siamo co-capitani.» lei fece una mossa come per dire è la stessa cosa. «E Karen non è il capo. Lo è Allison, l'amica antipatica.» 
«Non è tanto diverso.» Erick pensandoci su non potè dargli tutti i torti.
 

 
 
Julie mise piede, dopo tanto tempo, nel negozio della madre. Non vi entrava da molto e non era cambiato tanto dall'ultima volta, c'era sempre quell'odore che richiamava la natura. Era solo un po' più modernizzato, non più quel vecchio bancone di legno rovinato o quella cassa che ogni tanto si bloccava impedendo il proseguimento del lavoro nel modo più normale, ricordava che sua madre con la magia lo sistemava ma tornava sempre a rompersi. Sorrise a quel ricordo, le mancava quel paesino. Le mancava l'amicizia di Anne, il padre che non ha accompagnato fino al giorno della sua morte, la madre che aveva lasciato da sola anche quando doveva superare la morte del marito che amava più della sua stessa vita, le mancava la sua casa, le mancava quella parte della sua giovinezza andata via troppo presto per dar spazio ad una Julie cresciuta troppo in fretta, con delle responsabilità che una ragazzina di diciotto anni non doveva affrontare. 
Aveva sbagliato e si era trovata poco dopo con due bambini tra le braccia, non voleva essere un peso per la sua famiglia ed era scappata via prima della loro nascita. Li aveva allevati senza fargli mancare nulla, aveva vissuto quei sedici anni lontana da casa solo per i figli. 
«Mamma...» Tina che fino a quel momento non si era accorta della figlia si voltò verso di lei, le disse di aspettare un attimo perchè era al cellulare. Julie si mise a sedere aspettando che la madre finisse quella conversazione.
«Sì, è Julie.» la bionda si voltò verso la donna al telefono sentendosi chiamata in causa. Era curiosa di sapere con chi stesse parlando. «Ok, te la saluto. Va bene, buon lavoro!» chiuse finalmente quella chiamata, Julie aspettava che Tina le spiegasse chi fosse. Però lei non se ne accorse e invece domandò alla figlia come mai era venuta a trovarla.
«Sono venuta ad elemosinare un lavoro.» disse sincera. Tina era sorpresa, si sarebbe aspettata di tutto tranne che la figlia venisse lì per lavorare.
«Non capisco... Non paghi le bollette, non ti faccio pagare nulla. Perchè vorresti lavorare?»
«Per tenermi occupata in qualche modo...» Tina si aspettava una cosa del genere dalla figlia, se gliel'avesse chiesto molto tempo fa avrebbe detto di no. Ora però era diverso. La vedeva più matura e responsabile, si fidava di lasciare un giorno il negozio a lei. Le disse che per lei poteva cominciare anche da subito. Julie non se lo fecere ripetere due volte e si mise dietro il bancone, accanto alla madre.
«Eh no, cara!» Julie guardò la madre attentamente, la donna poi riprese a parlare. «Tu sistemerai gli oggetti delle scatole in quei scaffali, le scatole sono in quella stanza.» Julie sbuffò, non ne aveva molta voglia. Si era quasi pentita di essersi proposta, ma era meglio non contraddire la madre. Si avvicinò alla stanza ma prima di entrare si bloccò di colpo,
aveva una domanda da porgere all'anziana.
«Chi era al telefono prima?» 
«Tuo fratello!» le venne un colpo a cuore, da quanto tempo non lo vedeva o sentiva? Le mancava. Da quando se ne era andata da lì, aveva perso i contatti con la maggior parte delle persone che erano nella sua vita.
 

 
 
«Dave, facciamo tardi...» si lamentò Caitlin. Si trovavano nel cortile della scuola nascosti in un angolo che si baciavano, nessuno sembrava fare caso ai due ragazzi. David la stringeva a sè, le aveva messo le sue braccia tra i suoi fianchi.  Lei aveva le sue braccia tra il suo collo.
«Dico davvero, dobbiamo andare...» lui sbuffò, odiava frequentare le lezioni ed ancora di più quando poteva fare altro con la sua ragazza. Lei si liberò della presa del ragazzo, lo prese per il braccio trascinandolo con sè per tutta la scuola. Poi si bloccarono davanti ad un armadietto.
«Che hai a prima ora?» lui sperava che almeno qualche ora coincidesse, cosicchè la potesse vedere. La ragazza controllò nel fogliettino preso un po' prima.
«Matematica.» la materia preferita della ragazza «Tu?»
«Economia.» la materia che la ragazza detestava e che non aveva mai scelto di seguire.
Suonò la prima campanella, la ragazza aprì il suo armadietto e posò la sua borsa e prese un libricino per prendere appunti.
Stampò un bacio veloce al suo ragazzo e lo lasciò lì con un "Ci vediamo dopo!"
Lui si diresse verso il suo armadietto, poco distante da quello della sua ragazza.
Si accorse che la ragazza che possedeva l'armadietto accanto al suo era Ashleigh Carter. La biondina stava litigando con il proprio armadietto.
«Qualche problema?» le si voltò verso la voce dietro le sue spalle.
«Sì, grazie» appena vide che era David accettò, le stava simpatico quel ragazzo e lei aveva bisogno di amici, non voleva essere un' asociale per il resto del liceo, non voleva essere la nuova arrivata emarginata.
Lui gentilmente l'aiutò, riuscendo ad aprirglielo.
«Grazie...» lo ringraziò una seconda volta, lui scosse le spalle. 
Lui prese il libro di economia e se ne stava andando ma venne bloccato dalla ragazza.
«Ho visto che hai economia e beh, mi chiedevo se potessi venire con te. Ho anche io economia e non so dove devo andare...» lui le fece segno di sbrigarsi e le spiegò che il professore non era Mr. Tolleranza. La bionda non se lo fece  ripetere due volte.

 
 
 
Allison stava camminando per i corridoi della scuola in cerca dell'aula dove si sarebbe tenuta la lezione che doveva seguire, aveva appena salutato Karen che si era diretta dalla parte opposta alla sua.
Aveva male allo stomaco ma faceva finta di non sentir nulla per non perdere tempo, non voleva arrivare tardi alla sua prima lezione di quel nuovo anno scolastico. Aveva un anno davanti per far arrabbiare i professori e farsi mettere in punizione.
Da lontano vide Nicholas e Erick che parlavano tranquillamente vicino l'armadietto di quest'ultimo, ormai Nicholas se lo trovava di continuo tra i piedi ma la sua presenza non gli dava tutto quel fastidio che le dava precedentemente.
Non riusciva più a continuare, la testa le scoppiava. Sentiva le voci amplifiarsi, sentiva i discorsi che tutti i ragazzi stavano facendo. Le fitte erano sempre di più all'altezza dello stomaco. Non aveva neanche la forza nelle gambe per reggersi su sè stessa. Stava malissimo e diventava sempre più pallida.
*Sentiva degli strani rumori che provenivano dal giardino, lei era in camera sua. I rumori erano sempre più forti, curiosa di sapere cosa stesse succedendo si affacciò dal balconcino che le permetteva di vedere l'esterno.
Non vi era nulla di strano. Vi era solo il rumore dei grilli che cantavano alla notte, la pallida luna che illuminava il paesaggio con una fioca luce e poche stelle nel cielo. Una serata monotona come tutte del resto.
Chiuse la porta del balcone e si ridistese nel letto, accese la tv e iniziò a fare zapping col telecomando.*
Le venne quel ricordo di due o tre sere prima, non ricordava bene. 
Sentiva i discorsi della gente, due ragazzine parlavano di quante fosse bello il nuovo arrivato. Erick e Nicholas delle nuove strategie per le partite, Cassie Phillips stava importunando delle persone con la sua noiosa parlantina. Sentiva addirittura il bidello in fondo al corridoio rimproverare i ragazzi.
Le faceva male la testa con tutto quel rumore, le faceva male lo stomaco come se non mangiasse da un anno. 
Stava malissimo ma non lo voleva dare a vedere, non le piaceva mostrare le sue debolezze alla gente.
Però le era impossibile non mostrarle. Doveva assolutamente andare al bagno.
Nicholas se ne accorse, il bidello che prima sgridava dei ragazzi ora rimproverava lei perchè le lezioni era iniziate ed era ancora in giro per i corridoi.
Lei però fece finta di nulla ed entrò, sentiva che da un momento all'altro avrebbe potuto vomitare.
Nicholas se ne accorse che non stava molto bene, la voleva seguire ma era impossibile entrare nel bagno femminile sopratutto con quel bidello lì davanti.
*Era in cucina e sentiva ancora dei rumori provenire dal giardino, ricontrollò un'altra volta.
Sperava che non c'era nessun cane della vicina, ogni volta lo trovava nel suo giardino.
Uscì ma per sicurezza prese un cortello nel caso in cui non fosse un cane ma uno con cattive intenzioni, fradicio e drogato.
Per quanto stronza potesse essere era pur sempre una ragazza, possedeva la massa muscolare di una ragazza. 
Non poteva essere mai e poi mai capace di difendersi. Era umana, non possedeva poteri sovrannaturali.
Le sarebbe piaciuto, si sarebbe sentita più forte. Lei contro il mondo, una battaglia che si svolgeva ogni giorno. 
Una battaglia che non la vedeva nè vincitrice nè vinta. Una battaglia che avveniva solo perchè non voleva avvicinare la gente che un giorno l'avrebbe abbandonata come avevano fatto i suoi genitori. Non che loro si fossero mai occupati di lei.
Non c'era nessuno lì fuori, teneva il coltello stretto nella sua mano per non farlo scappare.
Si voltò verso casa sua per entrare. Sentì un rumore alle sue spalle, si voltò lentamente ma non c'era nessuno.
Probabilmente l'aveva solo immaginato. Stava per proseguire il suo cammino...*
Un altro ricordo di quella sera le venne alla mente. Non si spiegava il perchè ma in quel momento non le interessava.
Aprì la prima porta del bagno e si catapultò nel wc. Vomitò anche l'anima.
 

 
 
«Per colpa tua sono in ritardo!» urlò esasperata Abigail. Il fratello le aveva fatto perdere tempo.
«Non pensavo che avessi tutta questa voglia di frequentare la scuola.» le rispose divertito, la sorella era davvero buffa quando era seccata.
«Non ne ho voglia ma...» lasciò la frase in sospeso e il fratello la invitò a continuare. «Ma almeno voglio essere puntuale, se devo per forza.» finì la sua frase.
«Scusami.» quelle scuse risultavano poco sincere ma non le interessava, l'aveva comunque detto. Sentir dire una cosa del genere da suo fratello era un avvenimento che capitava una volta nella vita.
«Pensaci bene la prossima volta che ti devi sistemare quel ciuffo di merda!» quel ciuffo, nonostante gli avesse perso mezz'ora, era riuscito veramente male. Era orribile ma lui non la pensava così.
«Il mio ciuffo è fantastico, sorellina cara...» Abigail gli scoppiò a ridere in faccia, era una cavolata bella e buona.
«Non dire baggianate, quando ti sei svegliato eri più guardabile...» disse facendogli una linguaccia.
«Sai che stai perdendo minuti di lezione restando a parlare con me?» lei guardò il suo orologio. «Capisco di essere importante per te, lo sarei per chiunque, ma...» lui non finì mai la frase perchè già la sorella era sparita. Sorrise. 
Accese la radio della sua auto, non aveva nulla di meglio da fare. Rimise in moto andandosene, magari a riempire il suo stomaco.
 
 

 
Lo sceriffo Adams stava tranquillamente lavorando nel suo ufficio, immerso dai fogli. 
Pensava alle parole dei ragazzi, cercava di fare mille ipotesi ma nessuno coincideva.
Nessuno aveva visto di più di quello detto, sembrava quasi che si volessero coprire tra di loro ma era impossibile. Alcuni di loro non si stavano nemmeno simpatici, alcuni si conoscevano poco. Sembrava che nascondessero qualcosa Nicholas Harris ed Allison Cooper, come se avessero visto di più di quello che avevano testimoniato. Forse era una sua impressione.
«Mi dia solo un motivo per credere alle teorie vostre...» entrò senza troppi complimenti il sindaco Harris. 
George non si aspettava di una sua visita, infatti fu sorpreso di vederlo lì.
«Un motivo?» domandò. Che motivo poteva dargli? Le prove erano evidenti. 
Il sindaco annuì, era deciso. 
«Le prove sono abbastanza evidenti... ma è solo un ipotesi.»
«Un ipotesi? é poco.» che cosa si aspettava? I casi avevano bisogno di tempo per essere risolti. «Cosa mi dice di quello avvenuto ieri sera?» George non sopportava quando Robert Harris cambiava discorso facilmente.
«Nulla di nuovo.» ed era vero, non c'era un passo indietro nè uno avanti.
«Le volevo chiedere un favore...» George ne fu sorpreso che proprio lui, il sindaco di Blackside, chiedesse un favore a lui, un comune sceriffo.
Lo invitò a continuare e Harris non se lo fece ripetere due volte.
«Mio figlio deve scomparire dalle indagini, gli rovinerebbe la reputazione per una colpa che non ha...» 
«Sa, potrei togliere il nome di mio figlio o il nome della figlia della dottoressa Miller...» Harris non capiva dove volesse andare a parare. «Potrei anche togliere dalle indagini i gemelli perchè sono nuovi arrivati o la signorina Cooper, o anche la figlia dell'avvocato Hill...» continuò. «Ma come non lo faccio per loro, non farò un eccezione per suo figlio.»
«Lei non può...» ma Harris venne bloccato dallo sceriffo.
«Sono minori. C'è la privacy sui minori, ma oltre questo non posso fare nulla...» non voleva perdere il posto perchè favoreggiava qualcuno che possibilmente era da condannare.
«Ora mi scusi ma devo tornare alle scartoffie.» George sapeva di non essere stato gentilissimo, ma quel sindaco lo innervosiva.
Robert Harris era uscito arrabbiato, sbattè anche la porta.
 
 
 
 
*Stava per girarsi ma fu colpita alle spalle da qualcuno, la morse su per il collo.
Il morso fu veloce, qualunque cosa fosse stato ora era sparito. Si ritrovò con un dolore lancinante al collo nel terreno.
Fu l'ultimo cosa che vide, poi svenne.*
Ora capiva perchè il giorno dopo si era ritrovata lì, aveva completamente rimosso quel ricordo.
Toccò il punto dove avvenne quel morso, le bruciava.
Rovistò nella sua borsa, in cerca di uno specchietto. Dopo qualche secondo lo trovò, lo prese e lo portò all'altezza del
morso.
Era arossato. Le faceva malissimo ed iniziò a sanguinare. Fece un urlo strozzato dal dolore, portò una mano su quel punto.
Si sporcò la mano col suo stesso sangue, la portò all'altezza del suo naso. Odorò quel liquido rossastro. Le sembrò invitante.
Era tentata dall'assaggiarlo, non riusciva a fermare questa tentazione. Lo assaggiò con un desiderio mai provato.
Dopo circa cinque secondi iniziò a tossire. Non riusciva più a respirare, stava soffocando. Si buttò per terra incapace di fare nulla.
Il bidello si era allontanato, Nicholas si era avvicinato alla porta del bagno femminile senza farsi vedere.
Sentì degli strani rumori dal bagno, sentiva qualcuno tossire e respirare affannosamente. Entrò senza pensarci due volte e la scena che gli si presentò fu orribile. 
C'era Allison agonizzante sul pavimento che non smetteva di tossire, si stringeva su sè stessa dal dolore. Andò vicino a lei.
Cercò di aiutarla ma non sapeva bene come fare. Si inginocchiò accanto a lei, sorreggendole la testa.
«A-a-ai-ut-a-mi» sussurrò la ragazza. 
«Dimmi cosa devo fare...» perchè lui non sapeva cosa fare, come comportarsi. Non gli era mai capitato di aiutare nessuno in simili condizioni. 
«Por-ta-mi  v-via  di q-qui.» non se lo fece ripetere due volte, la caricò tra le sue braccia. Non sapeva bene dove portarla e quindi glielo chiese. 
«L-lon-ta-n-no» si sarebbe fatto venire un'idea.
Intanto si diresse senza creare sospetti fuori da quell'edificio. Era diretto alla sua macchina.
 
 
 
 
«Queste sono da riporre in quello scaffale.» Tina indicò una scatola e poi poco più lontano uno scaffale vuoto. Vide Julie distratta, sovrapensiero. «Julie, mi stai ascoltando?» la figlia si riscosse dal suo stato di trance.
«Sì, sì.» aveva capito che la figlia non stava ascoltando nulla, che non sapeva dove mettere quelle scatole.
Lasciò perdere, stava per andarsene ma fu fermato dalla figlia.
«Mamma, dove li devo mettere questi?» ecco, appunto. Non aveva ascoltato nulla.
Indicò di nuovo il punto di prima. C'era qualcosa che non andava per Julie.
«Cosa ti turba?»
«Eh? No, nulla...» non ci credeva. Tina le fece una faccia dubbiosa. 
Infine Julie cedette. «Quante cose mi sono persa?» 
«A cosa ti riferisci, Julie?» la madre non stava capendo nulla.
«A tutto.» Julie aveva trovato quella cittadina cambiata drasticamente, ma erano passati sedici anni, era lecito. «Anne ha una figlia, perchè non me l'hai mai detto?» lei voleva saperlo, voleva essere a conoscenza della vita della sua storica migliore amica.
«Pensavo lo sapessi, avete partorito circa nello stesso periodo, quindi la gravidanza è avvenuta nello stesso periodo.» Julie non lo sapeva, rimase sconvolta. 
Il destino aveva voluto che condividessero anche la gravidanza nello stesso periodo.
«Chi è il padre della figlia?» non voleva chiederlo a Anne, non voleva essere inopportuna. Aveva capito però che nella sua vita non c'era nessun uomo in questo momento.
«Lo tiene segreto... come tu tieni segreto il padre dei tuoi figli.» Julie pensava che la loro vita in sedici anni si era solo riempita con segreti su segreti, segreti che dovevano rimanere tali. Però rispettava la decisione dell'amica.
«E Benjamin? Come sta?» chiese per la prima volta in que giorni lì di suo fratello. Il suo adorato fratello. 
Aveva perso ogni contatto con lui, prima di partire non si erano lasciati in buoni rapporti. Avevano litigato per la partenza imminente della sorella, lui non era d'accordo. Si era offerto di aiutarla, di far crescere i figli di lei con i suoi ma lei aveva preferito scappare.
«Bene, se la cava.» lui era sempre riuscito a cavarsela, perchè non doveva ora? Però la madre non era molto convinta.
«C'è qualcosa che non so?» domandò per essere sicura.
«Periodi difficili con sua moglie.» quante cose si era persa? Tante. 
Non pensava che il fratello potesse avere problemi con sua moglie ma quella non le era mai stata simpatica.
«Mi dispiace.» era sincera, suo fratello non si meritava nulla di tutto quello che stava passando. «e i ragazzi?» voleva bene ai suoi nipoti, forse ora loro non si ricordavano neanche di lei, alcuni neanche sapevano chi fosse. Avevano perso ogni rapporto
dopo la sua partenza per Chicago.
«Crescono bene, accettano difficilmente tutto ma...» si fermò due secondi. «devono pur farlo.» concluse.
 
 

 
Tutti si trovavano in sala mensa, Karen stava cercando il suo ragazzo che non vedeva da quella mattina e la sua migliore amica che non si era presentata nell'ora di inglese.
Non riusciva a distinguerli in tutta quella confusione, accanto le passò Lucas. Lo fermò.
«Hai visto Ally?» Il ragazzo la guardò confuso. «Allison.» chiarì ed ora lui capì a chi si riferisse.
«No, ma penso sia una fortuna.» da quanto poteva notare non le stava simpatica.
Lucas vide Abigail, stava camminando senza sapere bene dove stava andando. 
«Scusami, devo andare.» lasciò lì Karen, quest'ultima decise che era meglio provare a rintracciarla via cellulare. Sperava che almeno le rispondesse, non pensava però che fosse insieme al suo ragazzo. Non si sopportavano.
Compose il numero della sua amica, rispose la segreteria telefonica. Riprovò.
 

 
 
«Ehi Ash!» si bloccò voltandosi, era David che la stava chiamando. «Posso chiamarti così, vero?» lei annuì.
Era sollevata che l'avesse fermata qualcuno di piacevole, era spaesata e non voleva rimanere sola.
«Caitlin?» Ashleigh non la vedeva dalla mattina quando la polizia li stava interrogando.
«Ci raggiunge in mensa.» si incamminarono per andare a pranzare, non avevano nulla di cui parlare.
«Come sono andate queste prime ore?» David porse la domanda più banale che si potesse fare ma non sapeva che dire.
Lei ci riflettè un po' su, poi prese a parlare. «Beh, la prima lezione lo sai.» avevano avuto economia insieme. «Delle altre non mi posso lamentare. Tu?» non aveva altro da dire.
«Bene...» ma non era entusiasta, David non amava molto la scuola.
Ashleigh aveva una domanda da porgere a David ma era indecisa se farla oppure no. Alla fine decise di sì.
«Conosci un certo Erick Parker?» David non si aspettava quella domanda, certo che lo conosceva, era molto popolare.
«Sì, perchè?» non capiva il senso di quella domanda.
«L'ho conosciuto ieri alla festa.» 
«Era un mio amico.» 
«Oh bene, allora... Cosa? Perchè era?» 
«Non lo siamo più.» disse un po' triste, erano amici da quando erano in fasce ma il tempo e le situazioni li avevano divisi, il conoscere altra gente non aveva aiutato per nulla.
«Non voglio essere inopportuna ma... posso saperne il motivo?» era curiosa ed oltretutto non avevano altro di cui parlare.
«Eravamo amici fin da bambini ma dopo la morte di...» perse un po' di tempo, gli faceva ancora male quella perdita. «Mia madre...» l'aveva persa quando ancora aveva dodici anni. Era troppo piccolo. «Ci siamo persi di vista, ci siamo fatti nuove amicizie, siamo andati avanti e siamo cresciuti. Ora lui è co-capitano della squadra di football ed io della squadra di nuoto. Due strade differenti, che non hanno nulla in comune.» aveva altre domande la biondina ma pensò che fosse meglio evitare.
«Scusami, non volevo.»
«Tranquilla, è passato tanto tempo.» ma ancora a lui quella perdita faceva male come il primo giorno, il primo mese, il primo anno. Era troppo legato a sua madre per lasciarla andare via. «Questo mondo non la meritava! Lei era troppo buona per tutta questa ipocrisia.» Ashleigh era dispiaciuta, non voleva riaprire nel ragazzo vecchie ferite.
Finalmente arrivarono in mensa, David chiese alla ragazza di seguirlo. Lui sapeva dove andre.
 


 
Nicholas fermò la macchina, erano arrivati. 
Si trovavano poco distanti dalla fine del paese, l'aveva portata vicino al bosco. Era l'unico posto che gli era venuto in mente.
Ogni tanto lui si ritrovava lì, andava lì quando aveva bisogno di schiarirsi le idee o quando aveva bisogno di stare un po' solo in tranquillità. Non lo sapeva nessuno e non ci portava mai nessuno, Allison era la prima persona che vi andava con lui.
La svegliò, si era appisolata tra un lamento di dolore e un altro.
«Siamo arrivati.» la informò. Lei, dolorante, scese dall'automobile.
«Perchè qui?» non lo sapeva bene neanche lui ma di certo non potevano farsi vedere in paese, a quell'ora dovevano essere a scuola. Controllò l'orario, avevano il pranzo a quell'ora. Sicuramente Karen li stava cercando, le avrebbe spiegato tutto dopo.
«Hai detto lontano e il primo posto "lontano" che mi è venuto in mente era questo.» lei non indagò oltre, aveva dolore da qualunque parte del suo corpo. Lo lasciò lì, inoltrandosi nel bosco.
«Aspetta... Dove vai?» domandò, sbuffò. Faceva sempre di testa sua, la seguì prima che si perdesse.  
 

 
 
Abigail stava camminando in quella sala in cerca di un tavolo libero, erano tutti occupati. 
Lei non voleva essere un'intrusa per nessuno, poi non poteva neanche stare in compagnia. Come avrebbe spiegato che il cibo "umano" le faceva venire il voltastomaco? Poi avrebbe dovuto spiegare un'altra cosa e la gente o gli avrebbe urlato quanto fosse
pazza o l'avrebbe denunciata a chi se ne occupava per ciò che era.
«Bella rossa!» si spaventò, non se l'aspettava che qualcuno gli avrebbe rivolto la parola. Si voltò per vedere di chi si trattasse.
Era Lucas. «Bel biondino!» ricambiò, felice di vederlo.
«Non pranzi?» le domandò vedendo il suo vassoio vuoto.
«No.» inventò una scusa banale. «Non ho molta fame... tu?» lui aveva nel vassoio solo una mela ed una bottiglietta d'acqua.
«Mi mantengo leggero...» scherzò, poi a casa sua nonna l'avrebbe ingozzato di qualunque cosa. «Ci sediamo insieme?» sperava in un sì, lei non era convinta ma non seppe rifiutare. Lo seguì, si sedettero poco distanti dal punto dove si erano messi a parlare. Iniziarono a parlare del più e del meno.
 

 
 
«Ci sono novità?» domandò Anne, quel giorno entravano tutti senza problemi, senza annunciarsi prima. George doveva farci l'abitudine a quanto pare.
«Non molte...»
«Sospetti?» sembrava intenzionata a sapere tutto il più presto possibile senza perdere tempo.
Non sapeva se aprir bocca o no, ma in fondo lei non gli aveva mai dato motivo di non fidarsi.
«C'è qualcosa che non mi quadra.»
«Su cosa?» 
«Sembrava che Allison Cooper e Nicholas Harris nascondessero qualcosa, sarà forse stata una mia impressione.» Anne ci ragionò per capire bene cosa stesse dicendo.
«Qualcosa tipo?»
«é questo il punto...» si stava quasi tormentando. «Non riesco a capire cosa potessero nascondere.»
Se lo stava chiedendo anche la donna, prese posto nella poltrona di fronte lo sceriffo. Prese i vari fascicoli posti sulla scrivania e 
li osservò attentamente, cercando di scorgere qualcosa che non quadrasse. Nulla, tutto regolare.
«Non noto nulla di strano.»
«Ed infatti non c'è.» lei non lo stava seguendo, non capiva a che si riferisse. «Ma dai loro sguardi sembrava così.»
«Un modo per scoprirlo c'è, se è davvero così.» George fece segno di continuare. «Convocarli e vedere le loro reazioni.» disse semplicemente. Non era una cattiva idea ma non poteva, erano dei minori ed oltretutto il sindaco l'avrebbe impedita una cosa del genere.

 
 
 
Caitlin correva per tutta la scuola cercando di raggiungere Ashleigh, la ragazza stava tranquillamente camminando e parlando
con il fratello.
«Ho intenzione di entrare in squadra!» disse Lucas alla sorella per tenerla informata. «Farei colpo sulle ragazze e...» lei lo guardò esasperata, era sempre il solito. «E ti do l'occasione di vantarti di aver un fratello figo e super bravo!» si pavoneggiò.
«E molto umile, aggiungerei.» fu sarcastica, il fratello le tirò un buffetto scherzoso sulla nuca.
Caitlin li raggiunse facilmente dopo che si fermarono ai parcheggi della scuola.
«Scusatemi...» li interruppe. Ashleigh si voltò verso di lei, Lucas non era interessato a sapere ciò che aveva da dire. 
«Io vado. Ti aspetto in macchina.» annunciò, poi andandosene. Aveva visto Abigail poco lontana che stava per andarsene.
La sorella annuì, poi concentrandosi su quello che aveva da dire Caitlin.
«Che ne dici di venire a casa mia oggi?» la invitò cordialmente.
«Magari un'altra volta...» quel pomeriggio aveva da fare. «Ho già un impegno, mi dispiace!»
«Che cosa?» chiese fin troppo curiosa ma la bionda non poteva parlargliene. 
«Impegni di famiglia, nulla di interessante.» non poteva scendere nei dettagli, l'avrebbe presa per pazza.
 
 

 
Allison camminava per il bosco, inseguita da Nicholas. Sembrava come posseduta, sembrava che stesse andando in qualche posto a lei conosciuto. Sembrava che sapesse dove andare.
«Mi ascolti? Dove stai andando?» Nicholas faceva domande su domande ma la ragazza faceva finta di non sentirlo.
Si stava spazientendo finchè lei non si bloccò di colpo.
«Che st...?» non riuscì a finire la frase che venne bloccato dalla ragazza con una mano nella sua bocca, sbattendolo su una quercia. Gli intimò di far silenzio, poi lo lasciò stare.
«Che hai sentito?» sussurrò il ragazzo.
«Non lo senti questo strano odore?» Nick respirò profondamente per sentire anche lui l'odore che sentiva la ragazza. Non sentiva nulla di strano. «é normale che ci sia uno strano odore... Siamo in un bosco!» alzò un po' la voce. «Chissà quanti animali al giorno passano di qui.» ma lei non si riferiva alla puzza che poteva portare un animale.
«Shh, c'è qualcuno.»
«Sarà uno scoiattolo.» disse ottimista Nicholas. 
Davanti a loro comparse la sagoma di un ragazzo, li stava osservando.
Quando Allison se ne accorse non evitò un commentino sarcastico. «Direi più simile ad una marmotta.» si riferì al commento fatto prima da Nick.
«Voi chi siete?» lo sconosciuto evitò di rispondere male, ponendo un'altra domanda.
«No, chi sei tu?!» domandò Allison spavalda, nonostante tutto il malessere. Nicholas si mise davanti per difenderla.
«Non importa... sei per caso il suo fidanzatino?» commentò sarcastico per il gesto del ragazzo. 
«Ed anche se lo fossi, che t'importa?» Nicholas non negò, nè lo ammise. Il ragazzo sconosciuto lo prese per il collo e lo sbattè contro un muro. «Fa' meno lo spavaldo la prossima volta.» lo rimproverò. Allison partì all'attacco, come per morderlo.
Lui se ne accorse, la spinse via. Nicholas guardò la scena incredulo. Aveva visto nella ragazza qualcosa di strano.
Gli occhi le erano diventati rossi, le si era accesa dentro una rabbia in corpo che non le aveva mai visto.
Sembrava un animale, un lupo pronto ad uccidere la sua preda.
Lo sconosciuto si fece avanti verso la ragazza, mostrando i suoi canini pronti per morderla. Però poi sparì all'improvviso.
Quel ragazzo era Matthew Evans ma nessuno di loro l'aveva visto ancora girovagare per la cittadina.
 
 

 
«Voglio denunciare una scomparsa!» Karen si presentò davanti il bancone della centrale di polizia.
Proprio in quel momento dal suo ufficio uscì George Adams, aveva bisogno di una pausa. A sua volta uscì anche Anne Miller, stava per andarsene.
«Me ne occupo io della ragazza.» si intromise, Anne decise di rimanere per curiosità. Si fece seguire nel suo ufficio.
Karen in religioso silenzio si sedette nella poltroncina dell'ufficio dello sceriffo, seguita da Anne che prese posto in quella accanto.
«Vuole denunciare una scomparsa?» fece una domanda stupida ma non sapeva come iniziare, la ragazza sembrava intimorita.
«Sì.» la sua voce era tremante. 
Anne decise di prender in mano la situazione, forse con una figura femminile che le avrebbe fatto le domande si sarebbe trovata più a suo agio. 
«Chi è la persona scomparsa?» George la ringraziò con uno sguardo.
«In realtà sono due persone... Il mio ragazzo e la mia migliore amica.» George non avrebbe preso sul serio una notizia del genere se fosse successo in un altro contesto, avrebbe ipotizzato che fossero fuggiti per amore o per qualcosa di simile. Ma la scomparsa risultava troppo strana dopo quello che era successo la sera precedente.
Lui pensava che nascondevano qualcosa, una fuga poteva confermarglielo.
«Quando è stata l'ultima volta che li hai visti?» le domandò George.
«Prima delle lezioni, già nell'ora di pranzo erano spariti. Non penso che non avevano voglia di saltare la scuola e se ne siano andati, non sono neanche così tanto amici per prendere una decisione del genere.» spiegò.
«Ha provato a chiamarli?» ed ora invece le parlò Anne in tono gentile ovvero quello di sempre.
«Sì, certo. Non risponde nessuno dei due. Prima di venire qui...» prese fiato, stava parlando troppo veloce. «Sono andata a casa di entrambi per vedere se erano lì, ma nulla.» George prendeva appunti, pensava di dover far due chiacchiere con quei
due ragazzini.
«Dove pensa possono essere andati?» Karen lo guardò confusa.
«Non vorrei essere maleducata ma se lo sapessi, secondo lei, sarei qui?» George si sentì stupido, era ovvio che non ne aveva  idea. «Puoi andare, se ci sono novità le faccio sapere.» la ragazza si alzò dal suo posto e se ne andò.
«Stai pensando quello che penso io?» domandò Anne.
«Se stai pensando che hanno da nascondere qualcosa, beh... allora sì.» concluse il discorso.
 

 
 
«Grazie, ma sta arrivando mio fratello.» Lucas, Abigail ed Ashleigh erano ancora al parcheggio. Lui le aveva proposto un passaggio fino a casa della ragazza, ma lei aveva gentilmente rifiutato.
«Molto probabilmente non ti fidi del suo modo di guidare ma ti assicuro che non fa proprio schifo.» rispose la biondina, prendendo per i fondelli il fratello. Lui la guardò male, malissimo. Abigail sorrise, le stavano simpatici entrambi anche se non li conosceva ancora bene.
«Proprio tu non dovresti parlare, Ash.» la rimbeccò. Se l'era cercata.
Una macchina si avvicinò a dove erano loro. C'era un ragazzo dentro, si fermò.
Ashleigh ricordava di averlo già visto ma non ricordava dove. 
«Abby sbrigati, ho delle cose da fare.» rispose seccato, non salutò neanche i due gemelli.
La rossa sbuffò per il comportamento del fratello, salutò i due biondi e salì in macchina. 
Si diressero in quella di Lucas, prima del defunto nonno, anche loro.
 
 

 
George stava leggendo fascicoli su fascicoli, era nel suo ufficio. Voleva arrivare a scoprire cosa stava succedendo in quel paese qualche settimana prima tranquillo.
Anne si trovava nel suo laboratorio, stava esaminando il corpo di Callum. Anche se i ragazzi avevano detto la loro verità, voleva sapere se avrebbe trovato altro.
Julie stava sistemando delle creme, era stanca. Molto probabilmente si era pentita di essersi offerta di lavorare in quel negozio.
La madre la guardava senza farsi notare, poi si avvicinò dicendole che era ora di tornare a casa.
Caitlin e David stavano guardando la tv a casa di lui. David era coricato sulle gambe della sua ragazza, lei seduta mentre gli accarezzava la testa, scompigliandogli i capelli. Lui non faceva altro che ridere per le battute del film mentre lei non faceva altro 
che incantarsi e perdersi nella sua risata, lo amava troppo.
Lucas e Ashleigh erano appena arrivati a casa e pigramente si buttarono nel divano, litigando per lo spazio.
Il sindaco era nel suo ufficio, era immerso nei suoi pensieri. Poi compose un numero e aspettò che qualcuno dall'altro lato gli rispondesse.
«Pronto?» era la voce dello sceriffo.
«Voglio crederle, non me ne faccia pentire.» disse, chiudendo la chiamata.
Karen provava a chiamare di continuo ma le rispondeva sempre la segreteria telefonica. Voleva sapere dove erano andati a finire. Non sapeva cosa pensare ed oltretutto lo sceriffo non le aveva fatto sapere nulla.
Matt entrò a casa sbattendo la porta, Abigail lo lasciò stare. Non sapeva cosa gli era preso ma prima di andare ad indagare era meglio fargli sbollire la rabbia per un po'.
Tina e Julie erano finalmente arrivati, videro la scena che si presentava ai loro occhi e non potevano non sorridere. I due ragazzi stavano guardando la tv uno accanto all'altro. Erano teneri.
Anne aveva appena trovato qualcosa di sospetto nel braccio del ragazzo, non sapeva di cosa si trattasse. Prese una pinzetta per prenderne un campione.
Nicholas ed Allison erano ancora al bosco.
La ragazza piangeva tra le sue braccia.
«Cosa mi è successo? Sono un mostro? Fa male!» si stava sfogando con lui, quest'ultimo non sapeva che dirle e cercava di farla calmare.
«Non sei un mostro. Non so cosa sei ma ti aiuterò a superarlo.» cercava di confortarla. «Io e Karen ti aiuteremo.» appena sentì quel nome si sentì in colpa, non le aveva fatto sapere nulla della sua imminente scomparsa e si era portata dietro anche il suo ragazzo.
Cercò di sistemarsi, di ricomporsi.
«Forse è meglio che torniamo a casa, ci staranno cercando.» lui non potè che concordare. Si alzarono dal terreno e si diressero verso l'automobile.
«Non dire niente a Karen su quello che è successo, lo farò io al momento giusto.» annuì, era giusto così. Doveva essere lei a dirgli cosa era diventata per cinque secondi, anche se neanche loro lo sapevano ancora.
 
THE MYSTERIOUS BLACKSIDE

 
Note dell'autrice:
Con questa storia aggiorno con molta calma, preferisco concentrarmi di più sull' altra perchè voglio prima portarla al termine. L'altra comunque è sui One Direction, mi faccio un po' di pubblicità ;) 
Ho scritto pure due One-shot sempre su di loro, sempre nel mio contatto efp le potete trovare, per chi interessa ovviamente :D
Tornando invece a questa storia, come al solito aggiornerò non molto presto... Fra due settimane, cercherò questa volta di essere puntuale anche perchè il prossimo è anche pronto.
Ho deciso anche di lasciare qualche spoiler tanto per far venire un po' di curiosità sul prossimo capitolo.
Però prima volevo dire che nulla è come sembra, potrebbe tutto ribaltarsi.
Allison in questo capitolo è più calma e dolce, non sarà sempre così. ;)
Non avendo trovato nessuna divisa delle cheerleaders che ricordi anhe solo lontanamente quella che ho in mente io, posterò solo gli abiti normali :)
Ashleigh, Caitlin e Abigail: http://www.polyvore.com/mysterious_blackside/set?id=70890808
Allison e Karen: http://www.polyvore.com/mysterious_blackside/set?id=70893454
Tina, Anne e Julie: http://www.polyvore.com/mysterious_blackside/set?id=70892094


Spoiler:
Una notizia che nessuno si aspetta sarà fatta alla fine del capitolo.

Ps. So che è poco ma non mi viene altro in mente. :D

 
Alla prossima!
Valentina <3

 

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Capitolo 4
*** This is me ***


04. This is me

Abigail stava tranquillamente dormendo, si voltò dal lato opposto a quello in cui era ma qualcosa gli impedì di girarsi per bene. Aprì gli occhi di scatto e si ritrovò la faccia del fratello che la guardava furbamente. Si lamentò e si trattenne di insultarlo in quante più lingue potesse. «Esci...» gli consigliò, aveva sonno e voleva dormire.
Lui scosse la testa. «Tu ieri hai interrotto il mio sonno, io oggi interrompo il tuo.» sbuffò pesantemente la sorella.
Lo faceva per ripicca e per divertirsi, non gli interessava se frequentasse la scuola o meno. 
«Ho bisogno di dormire, sono stanca...» 
«Pff...» Matt non le credeva, era impossibile che la sorella lo fosse. 
Era sempre stata una tipa iperattiva nella sua vita umana, con l'essere vampira tutto era amplifiato. 
«La scuola non aspetta i comodi tuoi...» non aveva altra scelta se non alzarsi.

 
 
«Spostati...» Lucas spintonò la sorella.
«No, spostati tu!» ricambiò il gesto.
Si trovavano entrambi in bagno e stavano condividendo il lavandino mentre lavavano i denti, purtroppo non erano mai stati molto bravi a condividere le cose.
«Smettetela tutti e due!» entrò Julie con i capelli scompigliati e il chiaro segno del cuscino sulla faccia.
A quella vista i figli non poterono che ridere ma cercavano di trattenersi, sembrava davvero arrabbiata. «Le vostre lamentele si sentono fin da camera mia!»
«Allora falla smettere!» implorò Lucas alla madre, spintonando di nuovo la sorella che per poco non perse l'equilibrio e quasi cadeva rovinosamente per terra. «Schiappa!» Ashleigh non lo sopportava quando la chiamava in quel modo.
Stava inveendo contro di lui ma fu bloccata in tempo dalla madre.
«Tu ferma... e tu ANCHE!» era stufa, alcune volte i suoi figli si comportavano da bambini di più di quanto lo fossero in precedenza.
In quel momento arrivò un messaggio ad Ashleigh, lei lo prese per vedere chi fosse. Era Erick.
Vedendo il suo sorrisetto, il fratello glielo tolse dalle mani. 
«Oh è Erick...» disse in tono smielato per prenderla in giro.
«Chi sarebbe questo Erick?» la madre ovviamente non ne sapeva nulla.
Ashleigh sussurò un «Nessuno.» ma fu interrotta dal fratello che era più informato di Gossip Girl in persona.
«Frequenta la nostra scuola, è il co-capitano della squadra di football e condivide con Ash l'ora di Letteratura e Matematica. Altro?» la sorella lo guardava allibita, non capiva come potesse sapere tutte quelle cose. 
«Che le ha scritto questo Erick?» domandò Julie al figlio, lui aveva letto il messaggio.
Ashleigh strappò dalle mani il cellulare al fratello e gli lanciò uno sguardo truce. Lui però il messaggio l'aveva già letto.
«Buongiorno Bellezza, ci vediamo all'ingresso della scuola? Baci Erick!» mentre rispondeva alla domanda della madre, faceva finta di star recitando il messaggio.
La sorella lo guardò un'ultima volta male. «Stupido.» e se ne uscì dal bagno.
Stava per fare la stessa cosa Lucas ma venne bloccato dalla madre.
«Tienimi aggiornata.» la madre era curiosa, lo era sempre stata.
«Contaci.» si batterono un cinque e poi Lucas uscì dalla stanza per andare a prepararsi.
 
 
 
"Ciao, questa è la segreteria telefonica di Allison Cooper. Se mi stai chiamando per qualcosa di urgente, ti richiamerò forse. Se invece devi solo rompermi le palle, puoi anche staccare prima del Biiip." Karen era la millesima volta che provava a chiamare l'amica ma ancora le era impossibile rintracciarla.
"Senti Ally, sono preoccupata! Ma che fine hai fatto? Dove sei? Appena ascolti questo e gli altri messaggi che ti ho lasciato in segreteria, chiamami. Ti prego." era stanca di ripetere quell'azione, non sapeva se doveva essere preoccupata o no. Allison appena sentì quel messaggio, si buttò verso il telefono e sperò di riuscire a prenderlo in tempo.
«Pronto Kar?!» quest'ultima fu sollevata appena sentì la voce dell'amica.
«Ma dov'eri? Ti ho cercata tutto il giorno. HO CERCATO TE E NICK!» Allison interruppe il fiume di parole dell'amica.
«Ero arrabbiata e sono andata a sbollire un po' in giro, per questo non mi hai trovata a scuola. Nicholas sfortunatemente mi ha seguita e quindi invece di calmarmi mi sono innervosita di più. Ma ha detto che l'ha fatto per te, perchè tu non vorresti che mi succedesse qualcosa.» doveva per forza mentire, non poteva raccontargli ciò che era successo al cellulare. L'avrebbe anche presa per pazza.
«Senti ne parliamo a scuola, devo prepararmi.» concluse poi la chiamata.
Se non si sbrigava, arrivava in ritardo.
 
 
 
«Caitlin tregua.» interruppe David la parlantina della sua ragazza. «Almeno per due minuti.»
Lei non capiva a che si riferisse, chiese infatti spiegazioni. «é da quando sei salita in macchina che non fai altro che parlare su quanto credi che nascondono qualcosa i Carter. Se davvero lo credi, perchè non glielo chiedi?» erano appena arrivati a scuola, David aveva appena parcheggiato.
«Certo, vado da Ash e le chiedo "Cosa nascondi?" come se le avessi appena chiesto di prestarmi una gomma per cancellare.» era scocciata, lei pensava seriamente che nascondessero qualcosa ma David non la stava prendendo sul serio.
«Cosa credi che nascondino?!» cercò di essere più interessato.
«Se lo sapessi, verrei a chiedertelo?» era offesa per come l'aveva zittita prima. Infatti senza aggiungere altro si diresse al suo armadietto e prese dei libri che le servivano, mentre lui la seguiva divertito. «Ci si vede in giro.» lo lasciò lì.
«Per pranzo?» non ottenne nessuna risposta. «Che permalosa!» 
Sapeva che l'arrabbiatura della sua ragazza era momentanea, quindi non insistì oltre.
 
 
 
«Amico, ma dove sei sparito ieri?» Erick prese in contropiede Nicholas.
Quando quest'ultimo si voltò, si poteva notare chiaramente che aveva la faccia stanca. 
«Sono tornato a casa prima.» rispose senza cadere nei dettagli.
«Avevamo le selezioni per i nuovi giocatori, ieri.» Nicholas se ne era completamente dimenticato.
«Come è andata?» domandò curioso, sperava che almeno qualcuno di decente nel giocare ci fosse.
Dallo sguardo che gli lanciò Erick capì che non era del tutto così. «Un disatro.»
Avevano già perso il campionato prima di iniziare. «Ma non perdere le speranze...» cercò di consolarlo.
«Come non potrei?» era da sedici anni che quella scuola non vinceva un campionato, volevano cambiare le cose ma ogni anno tutto gli si ritorceva contro.
«I ragazzi erano in tanti, abbiamo dovuto dividere in due gruppi tutti.» non capiva dove volesse arrivare. «Quindi faremo altre selezioni oggi e...» sperava che almeno quel pomeriggio andasse meglio del giorno prima. 
«E...?» fu curioso di quella congiunzione lasciata in sospeso dall'amico.
«E Stevenson è in pensione e so che verrà come coach un ex giocatore della stagione 1995-1996.» non comprendeva tutto l'entusiasmo dell'amico. «Non capisci?» fu costretto a scuotere la testa.
«L'anno in cui fu vinto l'ultimo campionato in questa scuola.» gli chiarì le idee. 
Ora capiva e riusciva a condividere l'entusiasmo di Erick. 
«In quel periodo ci sono stati cinque dei migliori giocatori che questa scuola abbia mai avuto.» Erick non potè far altro che annuire.
 
 
 
Anne e Julie, come ormai ogni giorno, si trovavano a far colazione insieme al bar dell'ospedale.
«Il caffè fa schifo qui ma è la terza volta che veniamo a prenderlo...» constatò Anne, cercando di non sentir quel saporaccio costretta ad annusare tutte le mattine.
«Siamo troppo pigre anche per scegliere un bar decente.» era vero, la pigrizia non le abbandonava mai.
Si misero a ridere finchè poi Anne non si ricordò di dover avvisare lo sceriffo per informarlo di cosa aveva scoperto.
Appena finì di avvisarlo con un messaggio nella segreteria telefonica, riprese a parlare con l'amica.
«Abbiamo due ore prima che inizi a lavorare, possiamo parlare tranquillamente.»  non finì quel caffè perchè l'aveva disgustata e ordinò una bel croissant caldo, lo stesso fece Julie.
«Non abbiamo avuto molto tempo per parlare di questi sedici anni.» avevano parlato di tutto, eccetto di quello.
«Niente, sono stata a Chicago fino a due settimane fa e ho cresciuto lì i miei figli.» fu di poche parole Julie. «Invece tu?»
«Come hai capito, sono rimasta qui a crescere Caith.» sembrava che non volessero rivelare troppi dettagli, perchè il passato da ricordare non era sempre un bene.
«E non hai avuto nessun uomo?» domandò Anne non sapendo altro che dire, ma sapeva che quell'argomento era molto delicato.
«No, ho preferito concentrarmi sui miei figli.» aveva dedicato in quei sedici anni solo il tempo ad Ashleigh e Lucas, non voleva far  entrare uomini nella sua vita perchè non voleva che i suoi figli si affezionassero a qualcuno che poi se ne sarebbe andato. «Tu?»
«Anche, mia figlia e il lavoro sono le mie priorità.» 
«E il padre di tua figlia?» era un tasto dolente per Anne, come lo era per Julie del resto.
«Mi ha lasciata dopo che l'ha saputo...» Julie pensava che almeno il padre di Caitlin sapeva di avere una figlia, il padre dei suoi figli non sapeva addirittura di averne due.
«E quello di Ashleigh e Lucas?» domandò.
«Non sa della loro esistenza.» e forse era meglio così, non sarebbe stato in grado di fare da padre. Era troppo immaturo e donnaiolo per mantenere quel grosso impegno.
 
 
 
«Perchè parlavi con i nipoti della vecchia?» domandò Matthew alla sorella. Il suo tono non era scorbutico, era molto di più.
Abigail non capì neanche che stesse parlando con lei ma era ovvio che fosse così, in macchina oltre loro due non c'era nessun altro
«Eh?» non capiva a cosa si riferisse. «A cosa ti riferisci?»
Suo fratello aveva il brutto vizio di iniziare una conversazione senza ben definire i soggetti in questione.
«I biondissimi Carter... I gemelli, insomma.» si spazientì, voleva che la sorella capisse subito cosa intendesse, senza che cadesse nei dettagli.
Disse un "Ah loro!" finalmente capendo ciò che volesse sapere il fratello. «Sono simpatici.»
«Non avere troppa fiducia.» gli rispose scettico. «Se sono come i loro antenati, allora è meglio stargli lontano.» la sorella sapeva bene a cosa si riferisse, in tutti quei secoli della sua vita non faceva altro che ripeterlo.
«Secondo me non sanno neanche dell'esistenza dei Vampiri.» erano arrivati in città da troppo poco per sapere ogni cosa che riguardasse quella strana cittadina.
«La vecchia li avrà istruiti per bene.» Abigail non capiva neanche perchè stavano parlando di loro. «Inoltre non mi fido della bionda femmina, ancora di meno del biondo maschio.» 
«Veramente tu non ti fidi di nessuno.» gli rispose a tono con la verità.
In passato aveva riposto troppa fiducia in persone che non la meritavano, lo poteva capire ma era anche troppo esagerato.
«Di te mi fido.» le disse, la sorprese. «Per questo so che farai la scelta giusta.» continuò, baciandole la fronte.
Lei era sconvolta, non sapeva che suo fratello nonostante quello che fosse successo in passato, le riponeva fiducia.
La fece scendere, era arrivata davanti l'edificio scolastico.
Sorrise, era felice. 
 
 
 
«Oggi abbiamo allenamento?» domandò Allison stanca a Karen.
«Sei tu il capo, dovresti saperlo.» alla mora dava fastidio quando la sua amica usava quel tono con lei. «Comunque sì.»
Non le era mai andata molto giù che ricoprisse quel ruolo mentre lei era solo la seconda, in ogni caso era sempre un capo.
«Bene.» le avrebbe detto "quella cosa segreta" subito dopo. «Dopo l'allenamento ti devo parlare.» Karen la guardò preoccupata.
Quando Allison Cooper diceva che ti doveva parlare, non era mai un buon segno.
«Su cosa?» cercò di avere informazioni.
«Più tardi ti dirò tutto.» chiuse lo sportello del suo armadietto dopo aver preso i libri e la lasciò lì.
Karen non capiva come potessero essere amiche, erano una l'opposto dell'altra.
In quello stesso momento arrivò alle sue spalle Nicholas, finalmente lo aveva trovato. Era un po' arrabbiata con lui, non si era fatto sentire per tutta la giornata precedente.
«Io mi preoccupo per te, pensando anche alle cose peggiori e tu... TU ti comporti come se nulla fosse?» Karen non gli diede neanche il tempo di aprir bocca.
«Scusami, non pensavo foss...» 
«Non pensavi che mi preoccupassi? Beh, ti sbagli! Sono anche andata dalla polizia per denunciare la vostra scomparsa e voi dove eravate? Tranquilli da qualche parte! E lo sai qual è il problema? Che voi non vi sopportate nemmeno ma non avete pensato nè ad avvisarmi nè a coinvolgermi in qualunque cosa stavate facendo. E lo sai cosa mi porta a pensare questo? Lo sai?» parlò più veloce che potè, lui la guardava in silenzio sapendo di avere delle colpe.
Lei ad ogni parola parlava sempre più forte, tutte le persone in corridoio stavano assistendo a quella scenata.
«Lo sai cosa ho pensato?» continuò imperterrita. «Cosa penso ancora?» lui scosse la testa, era imbarazzato perchè tutti si stavano facendo gli affari loro.
«Ne possiamo parlare da un'altra parte?» la anticipò prima che potesse parlare. «O magari parlarne con più calma...» propose dopo lo sguardo furibondo della sua ragazza.
«HO PENSATO CHE MI STESSI TRADENDO CON LA MIA MIGLIORE AMICA!» se ne disinteressò totalmente di quello che le aveva detto il suo ragazzo.
In quel momento che la gente la potesse sentire ma non le interessava. 
«E TU AD ALLISON FINO A QUALCHE GIORNO FA DICEVI DI NON SOPPORTARLA.» non riusciva a contenersi. «DICEVI CHE ERA SOLO UNA RAGAZZINA VIZIATA E TROPPO PIENA DI Sè.» la gente più curiosa che mai li stava accerchiando per non perdersi nessun particolare di quella conversazione.
In quella confusione si poteva notare anche Cassie Phillips, la ragazzina più curiosa di tutto il Blackside High School.
«Ne possiamo parlare con più calma?» le ripropose. «Tutti ci stanno guardando!» le fece notare.
«Non c'è nulla di cui dobbiamo parlare. E VOI...» si rivolse a tutti gli studenti lì presenti. «Che avete da guardare? Lo spettacolo è finito!» disse allontanandosi.
Tutti la reputavano una ragazzina dolce e sensibile, nessuno aveva mai visto quel lato del suo carattere.
Nicholas non sapeva se raggiungerla e cercare davvero di chiarire o di lasciar perdere e di farla calmare un po'.
Decise che forse era meglio la seconda opzione, non aveva neanche voglia di sentire altre urla.
 
 
 
«Bellezza!» pronunciò qualcuno alle spalle di Ashleigh facendola sobbalzare.
Stava tranquillamente prendendo dei libri nel suo armadietto.
«é la seconda volta che lo sento da te...» disse voltandosi verso di lui. «Ti aspettavo al cancello.» continuò dopo.
«Sì, scusami... Ero con Nick e poi è successo quel fattaccio e beh sai... ero curioso e mi è passatto di mente e...» non stava capendo il discorso del ragazzo, aveva perso il filo.
«Aspetta.» lo bloccò. «Non mi devi nessuna spiegazione.» non erano fidanzati o qualcosa del genere.
«Non sei arrabbiata?» era la prima ragazza che non si arrabbiava perchè gli aveva dato buca, anche se era pur vero che non si trovavano in un appuntamento.
«Lo sarei solo se mi daresti buca in un appuntamento.» appunto, disse.
Stavano chiaramente flirtando, lui ne era stupito.
Quella ragazza sembrava timida però stava dimostrando il contrario.
«E se ti proponessi questo venerdì sera di uscire, cosa mi diresti?» le domandò, quella ragazza lo intrigava.
«Risponderei che devo controllare nella mia agenda...» disse facendo la spiritosa.
Lui rise, non sapeva spiegarselo ma le piaceva.
No che fosse brutta ma era da tanto che non guardava una ragazza, l'ultima volta fu molto tempo fa.
«Ma accetterei lo stesso, anche se l'avessi tutta occupata.» lo sorprese.
«Allora ti passerò a prendere alle otto.» ancora mancavano tre giorni a venerdì ed entrambi non vedevamo l'ora che arivasse.
 
 
 
«Secondo me dovresti entrare in squadra!» sussurò Allison all'orecchio di Lucas.
Lucas era intento a guardare il foglio delle iscrizioni appeso nella bacheca scolastica. 
«Sì, lo so.» si rivolse a lei tranquillamente. «Oggi ho il provino.» le fece capire che già si era iscritto.
«La fortuna vuole che ci incontriamo!» la guardò sconvolto, che blaterava quella ragazza?
«Ovvero?» 
«Oggi io e le ragazze abbiamo allenamento per le prossime partite di campionato.» si ricordò solo allora che lei faceva parte delle cheerleaders, anzi ne era il capitano. «Ci dobbiamo preparare anche noi per il campionato.»
«Non aprite i provini voi?» non vedeva nessun annuncio sulla bacheca e lui aveva un paio di ragazze in mente da far iscrivere.
«Non pensavo che volessi fare il ragazzo cheerleader.» lo rimbeccò.
«Infatti non è così. Ma c'è un paio di gente che penso sia perfetta per quel ruolo.» con lei doveva cercare sempre di essere gentile, non voleva averla contro.
«Chi sarebbero?» notò un tono curioso in quella domanda.
«Mia sorella e Abigail Evans.» avevano entrambe il fisico perfetto, sua sorella aveva esperienza perchè a Chicago lo era. Su Abigail non lo sapeva ma pensava che ce la potesse fare bene, anche meglio di Allison.
«Le prenderò in considerazione.» disse dandogli una pacca sulla spalla e allontanandosi da lì.
Non era riuscito ancora a capire quella ragazza, era molto più che strana.
 
 
 
«In entrambi i casi, i nostri figli non hanno un padre.» Anne sorseggiò l'ultimo sorso di quel caffè amaro.
«Però almeno il padre di Caitlin lo sa. Il padre dei miei figli no, penso sia peggio.» lo era.
Ad Anne stava frullando per la testa una domanda che voleva porla, si prese di coraggio e... «Come mai non gliel'hai detto?» cambiò idea appena aprì bocca.
«Hanno contribuito molti fattori.» prese anche lei l'ultimo sorso. «Il primo era la sua immaturità.» sarebbe scappato a gambe levate appena l'avrebbe saputo oppure le avrebbe chiesto addirittura di abortire. 
Lei non avrebbe tolto la vita a due innocenti creature solo perchè aveva sbagliato a non prendere e non far prendere le giuste precauzioni.
«Avevano lo stesso difetto.» sorrise Anne, anche in campo amoroso sceglievo un uomo simile a quello dell'altra.
«A quell'età tutti hanno quel "difetto"» mimò due virgolette alla parola difetto.
«Già. Ogni tanto ho paura che possa accadere la stessa cosa a mia figlia e al suo ragazzo, anche se so che lui è responsabile e che non la lascerebbe sola, sono pur sempre ragazzi. Non devono pensare ai figli così presto. Sono troppo giovani ancora.»
«Anche io ho il tuo stesso timore, mi preoccupo più per Lucas. Ashl è più tranquilla, ma Lucas più impulsivo.» raccomdava sempre ai figli di non farla diventare nonna prima che lei compisse cinquanta anni. Dovevano aspettare diciotto lunghissimi anni ancora. «Purtroppo ha preso quella parte di carattere che appartiene a suo padre.» finì il suo discorso Julie.
Però Anne non ne poteva più in quel momento, moriva dalla voglia di sapere chi fosse il padre dei ragazzi e quindi quella volta la fece davvero quella domanda che prima aveva evitato all'ultimo secondo.
«Ma chi è il padre dei ragazzi?» Julie perse più di un battito, ricordare a delle volte faceva male.
Ma non poteva nasconderlo alla sua storica migliore amica, si prese di coraggio prima di pronunciare quelle due semplici parole.
«Michael Halo.» sputò fuori velocemente. «é lui il padre dei miei figli.»
Anne aveva un volto indecifrabile. Se in quel momento si trovassero in un cartone animato, avrebbe la mascella inferiore che toccherebbe il pavimento.
 
 
 
Un ragazzo castano con dei bellissimi occhi verdi entrò nell'erboristeria di Tina. 
«Come posso aiutarla?» domandò cortese, la donna l'aveva riconosciuto ma fece finta di nulla.
«Saltiamo i convennevoli.» rispose il ragazzo. «Hai qualcosa che mi appartiene.» la donna lo guardò stupefatta, non capiva cosa intendesse.
«Scusami?!» lei non voleva niente a che fare con lui e i suoi simili, perchè doveva essersi appropriata di qualcosa che non gli appartenesse?
«Carter, mi sorprende che non sai cosa intendo.» ma lei era sincera, non lo sapeva veramente. «L'ha preso la tua antenata, quella rimbambita di Liz Carter.» lei scattò in avanti, nessuno doveva offendere la sua famiglia.
Neanche se fossero appartenuti ad altri secoli come in quel caso.
«Io non ho nulla.» rispose con fermezza. «Non terrei nulla che appartenga ai vampiri. Soprattutto se questo qualcosa appartiene a te, uno dei primi vampiri.» specificò con disgusto.
Al ragazzo non erano mai stati simpatici i Carter, non capiva come sua sorella potesse rapportarsi con uno di loro.
«Se i tuoi antenati non fossero soltanto degli incapaci, questo problema non si porrebbe.» la riprese risoluto, aveva ragione.
Lui non aveva mai chiesto quella natura, la sua vita gli era stata strappata inconsapevolmente. Ma erano passati molti anni e lui se ne era fatto una ragione.
Tina era spiazzata, non sapeva cosa dire o come reagire. Il ragazzo non aveva del tutto torto.
«Non mi sembra che ti dispiaccia tanto esserlo, Evans.» sorrise, una caratteristica dei Carter era difendersi attaccando.
«Non era questo il punto, voglio il medaglione della mia famiglia.» stavano divagando e Matthew era ritornato di nuovo all'argomento principale.
«Medaglione?» lui annuì. Non aveva voglia di perdere tempo e quella donna lo stava spazientendo.
 
 
 
«Ash!» Caitlin chiamò la bionda ma lei non la sentiva. Era distante qualche metro e sembrava confusa, spaesata. 
La raggiunse e le mise una mano sulla spalla per farla voltare verso la sua direzione.
«Ehi Ash.» come previsto lei si voltò e appena la vide sembrò contenta e sollevata.
«Ti stavo cercando. Stavo cercando di capire dove saresti potuta essere.» la bionda ancora era inesperta, non riusciva a muoversi in quella scuola.
«Mi hai trovata, andiamo in classe?» avevano lezione insieme, lo avevano scoperto il giorno prima quando si erano trovate nella stessa classe.
«Sì.» seguì Caith senza aggiungere altro.
Purtroppo non condividevano una materia che piacesse a tutte e due, entrambe detestavano la storia e forse anche la professoressa.
Mentre camminavano a passo veloce per il corridoio, vennero fermate da una testa mora. Era Allison Cooper.
«Che vuoi, Cooper?» Caitlin e Allison non si stavano molto simpatiche da molto tempo, era impossibile pensare che prima potevano essere quasi considerate amiche.
«Da te nulla, Miller.» la guardò sprezzante. «Ma alla biondina accanto a te devo chiedere qualcosa.» Ashleigh non capiva cosa voleva, non si conoscevano nemmeno e non avevano avuto neanche l'occasione di parlare.
Allison fece finta che Caitlin non ci fosse e si concentrò solamente su Ashleigh, quest'ultima aspetto che parlasse.
«Ashleigh, giusto?» voleva essere sicura di star parlando con la persona giusta. La bionda annuì.
«Tuo fratello mi ha detto che hai asperienza con gruppo cheerleading.» suo fratello non si faceva mai i fatti suoi. «Fammi vedere che sai fare, oggi alle tre e mezza in palestra.» non le diede neanche il tempo di metabolizzare le sue parole che era già sparita dal suo campo visivo. Era l'ennesima volta che se ne andava mentre parlava con qualcuno.
«Non la sopporto.» Caitlin la riportò sul pianeta terra.
Ashleigh era sconvolta e non sapeva che dire ma sicuramente ci sarebbe andata ma prima doveva scambiare due parole con suo fratello.
«Andiamo, siamo in ritardo.» Caith la prese per un braccio e la trascinò con sè per tutto il tragitto che mancava fino alla classe.
 
 
 
Allison era appena entrata nella classe di spagnolo, il professore ancora non era arrivato.
Si guardò ancora attorno per cercare il viso di Lucas, il giorno prima Abigail Evans gli aveva tolto l'onore di sedersi accanto a lui.
Doveva appropiarsi di quel posto prima che lo facesse quella ragazza, amava stuzzicare la gente e soprattutto se erano bei ragazzi.
Quando lo trovò, fu sollevata che fosse solo e ad ultima fila, lei odiava stare nelle prime file.
«Ho fatto quel che dovevo con tua sorella.» si annunciò, lui la guardò cercando di capire. Non ci volle molto.
La ragazza stava per sedersi ma fu bloccata da lui.
«Questo posto è occupato.» lei fece finta di nulla e si sedette.
«Perchè sei così scortese con me?»
«Non mi pare che tu con gli altri sei molto più gentile.» non ebbe il tempo di aggiungere altro che il professore entrò in classe. Non sembrava di buon umore.
«Fa parte del mio carattere.» rispose lei prima di aprire il libro di spagnolo. Lui non le diede retta e aprì anche lui il libro alla stessa pagina della ragazza.
Subito dopo entrò una rossa in classe. «Mi scusi per il ritardo.» il professore la fece accomodare senza aggiungere nulla, la ragazza cercò Lucas ma appena vide che era già occupato il posto accanto a lui, ci rimase male e si sedette in prima fila di fronte al professore.
Lui la guardò scusandosi ma lei non ci fece caso.
«Oh andiamo...» lo scimmiottò Allison avendo guardato la scena attentamente. «Neanche le coppiette ci rimangono male così male.»
Lucas per la seconda volta fece finta di nulla e si concentrò sulla lezione.
 
 
 
«M-Michael Halo? Quel Michael Halo?» domandò incredula Anne, non poteva crederci.
«Sì, proprio quello stronzo.» rispose Julie.
Anne era combattuta se dire quello che stava passando per la sua testa oppure tacere e far finta di nulla. Ma come poteva far finta di niente? 
Decise però che in quel momento non era il caso di sganciare una seconda bomba, avrebbe parlato dopo con più calma.
«I tuoi figli sanno il nome del loro padre? Gli hai parlato di lui qualche volta?» per evitare di dire quello che le passava per la testa, cercò di fare domande in modo tale di ascoltare e sapere qualcosa in più.
«No, quando erano più piccoli mi avevano chiesto qualcosa ma avevo sempre sviato l'argomento con altro per distrarli, si sono anche arresi ad un certo punto.» ormai non le ponevano più certe domande, avevano capito che la madre non ne era fiera di quell'uomo.
«Tu a tua figlia ne hai parlato di suo padre?» Anne si mordicchiò il labbro e si stava torturando le mani.
«Sa solo il nome ma nulla di più.» il nome gliel'aveva rivelato quando era più piccola. «Aveva circa sei anni e si chiedeva perchè tutte le sue compagnette conoscevano suo padre tranne lei, le avevo detto che lui abitava lontano.» prese fiato ricordando quel giorno. «Non voleva dormire, avevo provato di tutto tra favole e canzoncine varie... Le avevo chiesto cosa dovevo farle per farla andare a dormire e lei mi rispose che voleva sapere almeno il nome di suo padre.» Julie l'ascoltò attenta, sperando che l'amica si facesse scappare quel nome ma non fu così. «Così glielo dissi e non chiese altro, si addormentò veramente.» sembrava che c'era un ma in tutto quel discorso.
«Giorni dopo le regalarono un orso a peluche e le aveva messo il nome di suo padre e non riusciva a dormire senza quell'orsacchiotto. 
Ancora oggi dorme con quel peluche, dice che è l'unica cosa che puà ricordarle suo padre perchè io non le parlo mai di lui.» le scese una lacrima a quei ricordi.
Julie si alzò e l'abbracciò istintivamente. «Posso farti una domanda?»
Anne annuì. «Chi è il padre?» lei prima aveva risposto alla domanda dell'amica.
Anne fu salvata dal cercapersone che squillò, la rivolevano a lavoro.
«Ne parliamo un'altra volta, devo andare.» disse allontanandosi di fretta, si ripulì gli occhi dalle lacrime velocemente con le dita.
Lasciò Julie là, controllò l'ora sul suo orologio. Era tardi, anche lei doveva andare a lavoro.
 
 
 
Erick era appena uscito dalla classe dell'ultima lezione che aveva per quel giorno, era sollevato.
Si diresse verso il campo di football, c'erano gli ultimi provini per i ragazzi che dovevano entrare in squadra.
Si diresse verso gli spogliatoi e andò vicino al suo armadietto, lo aprì con lentezza e ne estrasse un borsone. Frugò dentro e fu soddisfatto quando quasi subito tirò fuori la tuta.
«Ehi, amico!» si voltò verso quella voce che lo aveva richiamato e sorrise non appena vide che per una buona volta Nicholas Harris, suo storico amico, era arrivato prima di lui agli allenamenti.
Di solito era sempre in ritardo.
«Qual buon vento?» Nick lo guardò interrogativo. «Come mai così presto?» cercò di essere più chiaro.
«Ho saltato l'ultima lezione, sono qui da un'ora.» Erick capì subito per quale motivo.
Nonostante fosse più grande e un anno più avanti, la lezione di Arte l'aveva con Karen e Allison.
«Le ragazze?» la risposta era più che ovvia.
«Esattamente.» la colpa era di Nicholas.
«Se tu l'anno scorso invece di saltare le lezioni, saresti rimasto in classe... La Morris non ti avrebbe bocciato e non saresti un anno indietro e...»
«Ho capito, ho capito...» interruppe l'amico. «Me la sono cercata.»
Erick voleva essere aggiornato sulle utime novità, alcune volte era peggio di una ragazza.
«Ma davvero ieri hai tradito Karen con Allison?» si era posto quella domanda per tutto il giorno.
«No. Non stava bene  e l'ho solo aiutata, IERI.» fu sollevato nel sentire quelle parole. Poi ci ragionò bene un po', perchè aveva sottolineato la parola "ieri"? Che l'avesse fatto qualche altro giorno?»
«Sì, qualche giorno fa.» rispose alla domanda silenziosa dell'amico. 
Erick sbarrò gli occhi, si trovava accanto un tesoro di ragazza e l'andava a tradire con la migliore amica di quest'ultima?
Neanche quella volta ebbe il tempo di parlare che Nicholas lo anticipò. «Non siamo andati oltre un bacio.» specificò.
Erick lo reputava in ogni caso un tradimento. «Perchè?» non sapeva che altro dire.
«Mi ha provocato finchè non ho ceduto...» si scusò.
«Che significa?» Erick non ci stava capendo nulla.
«Che l'ho baciata ma per pochi secondi, poi l'ho scansata da me.» fece un piccolo riassunto di quello che successe qualche giorno prima.
«E Karen?» 
«Non sa nulla, non ci ha nemmeno visti...» rispose. «Tu non dire nulla.» Erick non piacevano queste cose ma non era giusto che fosse lui a raccontare tutto a Karen, doveva farlo il suo amico.
«Dovresti dirglielo, le bugie non portano nulla di buono.» Erick lo sapeva bene.
 
 
 
«Quale medaglione?» Matthew sbuffò.
«Ogni famiglia che vive in questo paese da secoli ne ha uno.» rispose cauto «Quindi è impossibile che non ne conosci l'esistenza.»
«Non ho detto che non sapevo dei medaglioni, sto solo dicendo che non so dove sia il tuo.» era impossibile restare calmi. «O se esiste, ancora.» non aveva pensato alla possibilità che fosse andato distrutto.
«C'è un modo per sapere dove posso trovarlo?»
«Non dovresti conoscere tutti i trucchetti?» quella donna si stava prendendo gioco di lui.
«Sono lontano da troppo tempo da quel mondo.» quei medaglioni erano importanti, a lui serviva.
«Non ti aiuterò a cercarlo. Non aiuto la creatura disgustosa che sei, ti sei cacciato nei guai? Affari tuoi. Ed ora esci dal mio negozio da solo con le buone o ti farò uscire io.» Tina era arrabbiata ma allo stesso tempo usò un tono pacato.
Lui non ci vide più, stava per avventarsi sulla donna per morderla ma una bionda entrò nel negozio, era la figlia di Tina.
«Qualcosa non va?» disse vedendo l'astio tra i due.
«Se ne stava andando.» sorrise alla figlia.
«Non finisce qui, Carter.» la guardò minaccioso. L'anziana ricambiò lo sguardo del ragazzo mentre Julie era all'oscuro di tutto.
Appena uscì dalla porta d'ingresso, Julie voleva fare mille domande alla madre ma di limitò a chiedere chi fosse.
«Tieni lontano i tuoi figli da lui.» non aggiunse altro perchè e Tina le ordinò di occuparsi di sistemare gli scaffali.
 
 
 
«Hai detto che mi dovevi parlare, eccomi qui.» Karen si presentò alle spalle di Allison, lei l'aveva sentita arrivare ma fece comunque finta di niente finchè non parlasse. Stava sistemando gli ultimi libri e poi si dedicò completamente all'amica.
«Mi devi dire che te la sei fatta con Nicholas? L'AVEVO CAPITO ANCHE DA SOLA!» Allison non ebbe neanche il tempo di parlare perchè la precedette Karen.
«Sai che vi di...» Allison le tappò la bocca con una sua mano.
«Mi è arrivata voce della tua sceneggiata.» la ragazza cercava di scostarsi le mani dell'amica. «Prima che mi aggredisci con le tue parole... FAMMI PARLARE!» vide che non si stava ribellando più e la lasciò andare.
«Non è successo nulla tra me e quel cretino.» chiarì subito. «Mi ha solo aiutata perchè...» era difficile spiegarle quello che era successo, l'avrebbe presa per pazza.
«Perchè?» voleva sapere come continuava quella frase.
«Perchè mi è successa una cosa strana.» la prese per il braccio e si allontanarono da lì. 
Karen non faceva altro che chiedere dove la stesse portando ma nonostante tutto la seguiva.
Entrarono nel bagno delle ragazze, a quell'ora non ci doveva essere nessuno e quindi poteva mostrarle ciò che era.
«Dammi uno schiaffo!» le ordinò.
«No. Perchè?» non ne aveva motivo.
«Aggrediscimi in qualche modo, fammi arrabbiare!» 
«Smettila con questa stupidaggine!» la riprese l'amica, non aveva tempo da perdere.
«Ho detto FAMMI ARRABBIARE.» durante le ultime due parole, gli occhi della ragazza erano diventati rossi. Si stava per trasformare e Karen ebbe paura quando vide.
«A-Alli-son?» domandò balbettando terrorizzata.
La ragazza la guardava, era mezzo lupo e mezza umana e i suoi occhi rossi sembravano che volessero uccidere Karen da un momento all'altro.
«Smet-til-a  n-non  è-è  div-diver-ten-te.» si stava scaraventando contro di lei ma Karen spaventata iniziò a urlare.
«TORNA IN TE! ALLISON TI PREGO...» non faceva altro che agitare la creatura davanti a sè con le urla.
A causa delle urla qualcuno che le aveva sentite si fiondò subito lì dentro, era Lucas.
Quando vide ciò che era successo non credeva ai suoi occhi. Allison trasformata in lupo cambiò direzione andando verso il ragazzo.
Karen era spaventata per sè, per la vita di Lucas e quella della sua amica. Che le era successo?
«Allison...» disse calma, aveva capito che urlare peggiorava solo la situazione. Il lupo si girò minaccioso, la stava distraendo dalla sua prossima preda.
«Ascoltami...» Lucas intanto si era ripreso dallo shock iniziale ma rimase fermo, una mossa sbagliata e avrebbe peggiorato la situazione, più di quanto già non lo fosse.
«Tu non vuoi davvero ammazzarlo. Non vuoi.» Karen cercò di essere convincente anche se dalla sua voce si capiva la paura che provava. 
Allison lupo staccò le sue mani pelose dal petto di Lucas e stava per rivolgersi a Karen.
«Non vuoi uccidere neanche me. Io ti voglio bene, sono tua amica.» si bloccò e sembrò pensarci. «Torna in te, non ti volterò le spalle.»
Lucas era sorpreso dall'apparente calma mostrata da Karen.
«Ti fidi di me?» quella era la domanda che fece riflettere la creatura di fronte a lei.
Le passarono per la testa vari immagini, loro che si abbracciavano, scherzavano, litigavano. Ogni cosa che avevano condiviso in quegli anni di amicizia.
Uscì una piccola, minuscola lacrima dagli occhi della ragazza in piena trasformazione.
Si avvicinò e Karen non potè trattenere la paura, non aveva funzionato. Lucas stava per reagire stordendola in qualche modo ma si bloccò non appena vide che il licantropo stava abbracciando Karen.
Karen iniziò a piangere sollevata tra le braccia di Allison e nel frattempo Allison acquistava sempre più il corpo umano.
«Ho davvero avuto paura.» disse Karen. Lucas era sconvolto, non riusciva a spiccicare parola.
«Non sono riuscita a controllarmi, pensavo di riuscirci... Ieri ci sono riuscita dopo un po'.» se non fosse stato per l'amica, in quel bagno avrebbero trovato due cadaveri.
Lucas si sentiva di troppo, stava per allontanarsi. Non bastava sapere che esistevano streghe e stregoni, ora anche i lupi?
«Tu...» venne fermato dalle parole di Allison, lui si volse verso di lei. «Non hai visto nulla, non sai nulla.» annuì al vuoto, in quel momento era troppo sconvolto anche solo per chiedere cosa fosse successo.
Uscì dal bagno mentre Allison e Karen si scambiarono un altro abbraccio tra le lacrime di quest'ultima sul pericolo scampato.
 
 
 
«Davvero vuoi entrare nella tana del lupo?» disse scherzando Caitlin.
«Non è la mia prima esperienza cheerleading...» la informò Ashleigh. «A Chicago ero una di loro anche se poi mi sono ritirata...»
Caitlin non voleva essere inopportuna ma le chiese il motivo lo stesso.
«Infortunio. Quando poi mi sono ripresa non ho voluto continuare, non sopportavo metà delle ragazze della mia squadra.» spiegò tranquillamente.
«Tu non hai mai provato?»
«Preferisco il teatro.» Ashleigh si sedette sulle tribune e fece lo stesso Caitlin. «Iniziamo la prossima settimana quindi...» Ashleigh la invitò a continuare. «Vedrò i tuoi allenamenti con loro per tutta la settimana.»
«Non è sicuro neanche che entro in squadra.»
«In quel caso, il teatro ha sempre posti per tutti.» le sorrise. «Ma non credo che occorrerà.»
 
 
 
Abigail aveva appena finito le lezioni, stava per ritornarsene a casa.
Era solo al secondo giorno ma già era stanca della scuola, non c'era più abituata. 
Era nei parcheggi che aspettava suo fratello che la venisse a prendere, poteva usare la supervelocità ma voleva vivere la sua vita tra gli umani come loro, senza fare cose strabilianti ai loro occhi. Si chiedeva cosa ci fosse di fantastico nel bere sangue, se fosse stata ancora umana avrebbe vomitato alla sola idea di ingerire quel liquido rossastro. 
In quel momento si accorse di avere fame, doveva aspettare di arrivare a casa prima di pranzare. Non poteva farlo lì davanti a tutti.
Che avrebbe detto? "Non è come pensate, è succo al lampone in una sacca per le trasfusioni dell'ospedale?" 
Non sarebbe stata credibile, neanche la persona più stupida al mondo le avrebbe creduto.
Certo poteva usare il soggiocamento ma quei trucchetti non le piacevano, quelli erano adatti di più per le persone come Matthew.
Persa tra i suoi pensieri la ragazza non si accorse che una ragazza era alle sue spalle, anzi due.
Si voltò per sapere cosa volessero da lei.
Notò che una delle due era umana, sentiva la vena del collo della ragazza pulsare ma l'altra aveva qualcosa di diverso, non era del tutto umana. Si avvicinò un po' di più, sentì una puzza strana.
Ricordava quell'odore: Licantropo, ma non aveva subito la trasformazione completa e questo stava a significare molta più aggressività e gesti impulsivi. Doveva avvisare il fratello, quella ragazza poteva diventare un pericolo.
«Abigail Evans?» domandò Allison. Lo sapeva che era lei, le aveva fregato il posto accanto a Lucas durante l'ora di spagnolo.
La ragazza fece segno di sì, invitandola a parlare.
«Il figo biondo ha proposto te come cheerleader.» capì subito a chi si riferisse con figo biondo ma non capiva perchè avesse fatto il suo nome, non l'aveva mai vista muoversi. «In questo periodo mi sento buona ed ho deciso di dare una possibilità a poche fortunate, sei una di quelle.» Abigail era spiazzata, era intenzionata a rifiutare.
«Fra quindici minuti in palestra, voglio vedere se veramente ti meriti quel posto.» furono interrotte da una macchina sportiva che si avvicinò a loro, dentro c'era un ragazzo. Era Matthew.
Fece scendere il finestrino della macchina e si mostrò alle altre ragazze.
«Oh ti sei fatta delle amiche...» disse annoiato. «Salutale che dobbiamo andare.» 
«Veramente...» stava cercando di spiegare che le conosceva appena, che le avevano solo proposto l'esperienza di entrare in squadra ma fu interrotta di Allison.
«Sei il suo babysitter?» Matthew scrutò bene la ragazza, era carina.
«Anche se fosse, quale sarebbe il tuo problema?» chiese tranquillamente.
«Nessuno, le avevo fatto una proposta...» disse scrollando le spalle, Karen assisteva silenziosamente. «Sta a lei accettare o no.» stava per andarsene, si bloccò cinque passi dopo.
«Hai solo quindici minuti per pensarci, poi ritieniti esclusa definitivamente.» fece un cenno con la mano, lo rivolse anche al ragazzo dentro la vettura. Pensava che fosse davvero carino.
 
 
 
Julie stava rimettendo in ordine alcuni scaffali, ancora non aveva finito.
Sua madre spuntò dalla sua visuale porgendole una tisana. Non amava quegli intrugli ma aveva bisogno di qualcosa di caldo e in quel momento anche quella "cosa" andava bene.
La prese in mano e la madre le fece segno di seguirla. Il negozio aveva un piccolo divanetto all'entrata, si accomodarono lì.
«Come mai stamattina sei arrivata in ritardo?» chiese Tina, aveva voglia di fare conversazione con la figlia.
«Sono andata a trovare Anne.» la madre sorrise prendendo un sorso di quella tisana senza un sapere ben definito.
Non si erano viste per ben sedici anni ed ora stavano recuperando il tempo perduto.
«Mi piace la vostra amicizia.» commentò, le faceva piacere che sua figlia avesse oltre a lei un'altra persona su cui contare.
Erano nella stessa situazione, potevano anche capirsi di più di quanto potesse fare Tina.
«Lo so, ti è sempre stata simpatica.» rispose. «Forse ti stava più simpatica lei che io.» quando era più piccola non faceva altro che lodarla più di quanto facesse con la propria figlia.
Tina le diede una piccola spintarella come per dire "Ma smettila...", anche se non lo mostrava molto, lei voleva bene a sua figlia.
Voleva bene entrambi i suoi figli e tutti i suoi nipoti.
«Le ho rivelato chi è il padre dei miei figli.» confessò dopo un po' di silenzio. Tina la guardò allibita.
«Che ti ha detto?» domandò curiosa di sapere cosa fosse successo.
«Ha avuto una reazione strana, per cambiare argomento le ho chiesto chi fosse il padre di sua figlia...»
«E...?» neanche Tina sapeva chi fosse.
«Ed è dovuta tornare a lavoro.» pensava di meritarsi di sapere chi fosse, lei gliel'aveva detto.
La madre scrollò le spalle non sapendo che altro fare. Si creò di nuovo silenzio tra loro.
«Mamma...» mise fine a quel silenzio di nuovo Julie.
«Sì?» disse sorseggiando ancora quel liquido marroncino-giallastro.
«Perchè non mi hai mai detto che Anne era incinta o che ha avuto una figlia?» era da un paio di giorni che si poneva quella domanda.
«Pensavo che lo sapessi già, voi vi siete sempre dette tutto.» era sincera non stava mentendo.
«Non ti sei mai chiesta perchè non ho mai parlato di questa cosa?»
«Sì, ma pensavo che l'hai fatto solo perchè volevi chiudere tutti i contatti con questa cittadina e quindi volevi evitare di parlare di chiunque ne facesse parte.» non poteva farne un torto alla madre, era davvero così.
 
 
 
Dei ragazzi stavano giocando a football, tra tutti c'era anche Lucas.
Nicholas fischiò per far capire che era finito il tempo a loro disposizione per dimostrare ciò che sapevano fare e fece segno ai ragazzi di avvicinarsi a lui. Tutti accorsero velocemente.
«Siete in quindici, quindi sapete che non tutti entrerete in squadra.» iniziò a dire Nicholas, l'avevano già capito anche da soli i ragazzi.
Lucas era affaticato ma cercava di non darlo a vedere.
«I posti sono solo sette, due sono stati scelti ieri...» fece un attimo di pausa. «Quindi solo cinque di voi entreranno.»
Tra tutti quei ragazzi c'erano chi era ansioso, chi troppo sicuro di sè e chi come Lucas non mostrava nessuna emozione.
«I ragazzi sono: Wilson, Monroe, Hutcher, Russo e...» quei quattro eletti esultarono, l'ultimo nome non riusciva a leggerlo.
Gli altri che aspettavano erano presi dall'ansia. «Erick che hai scritto?» l'amico prese il foglio e lesse.
«Carter.» Lucas sorrise, ce l'aveva fatta.
 
 
 
Abigail stava per salire in macchina, non aveva davvero intenzione di andare a fare quell'audizione.
Matthew spense il motore dell'automobile e scese, la sorella non capiì che stava facendo. «Che fai?»
«No, la domanda è: Che fai tu ancora lì?» rispose con fare ovvio. «Quindici minuti passano in fretta.» le fece segno di sbrigarsi.
«Io non ho intenzione di entrare tra le cheerleaders!» la guardò sconvolto.
«Si vede che sei una ragazza di un'altra epoca...» la rimbeccò, teoricamente le stava dando dell'antica. «Qualunque ragazza della tua età ama muoversi a ritmo pon-pon.»
Lei invece pensava che suo fratello l'avrebbe appoggiata, che forse era meglio evitare di mettersi troppo in mostra.
«Ma pensavo...» fu interrotta dal fratello.
«Il tuo problema è che pensi troppo e agisci poco.» si avvicinò a lei in due secondi circa, lei stava per replicare. «Dimostrami che sto  sbagliando.» la sfidò. 
Sapeva che le piacevano le sfide e che avrebbe accettato. Così fu.
Prese il fratello per un braccio e si diressero dentro la paletra.
 
 
 
Ashleigh e Caitlin si trovavano tra le tribune della palestra ad aspettare che arivassero tutti ma soprattutto Allison, la ragazza che avrebbe deciso se ritenerla in grado della sua squadra oppure no.
Alle due ragazze si avvicinò di corsa David, era affannato e stanco.
«Ragazze!» fu felice non appena ritrovò la sua ragazza, ormai a Caitlin era passata la piccola arrabbiatura perchè non era nulla di grave e sapeva che anche lei aveva le sue colpe.
«Ciao David.» lo salutò la bionda con un cenno alla mano, la mora gli sorrise soltanto.
«Ehm Ash...» chiese la sua attenzione. «Potresti lasciarci un attimo soli?» domandò, la bionda annuì allontanandosi.
Pensava che fosse meglio lasciargli più privacy possibile. «Vado a riscaldamento» fra un po' avrebbe dovuto iniziare.
Appena si allontanò abbastanza, lui iniziò a parlare. «Ce l'hai ancora con me?» lei gli sorrise, scuotendo la testa.
«Bene, perchè sto per darti una notizia bomba!» non prometteva nulla di buono e la mora era curiosa di sapere cosa avesse così importante da dirgli, il motivo del suo affanno per andare da lei a raccontarglielo.
«Durante l'ora di Biologia dovevo consegnare una ricerca e quando l'ho presa...» non capiva cosa ci fosse di interessante in un compito di biologia da consegnare. «Ho scoperto di averla scambiata con dei fascicoli di mio padre.» forse l'argomento per Caitlin stava diventando più interessante ma voleva capire dove volesse andare a parare.
«A parte la mia prima F, la mia curiosità non finiva e così li ho letti. Si tratta delle morti misteriose.» ora aveva la massima attenzione della sua ragazza, pendeva dalle sue labbra.
«Pensano che sia convolto qualcosa di soprannaturale, è ridicolo!» come non credeva la sua ragazza quella mattina, non credeva nemmeno a quello che poteva essere scritto su dei fascicoli. 
Lei ci credeva, sapeva che era un'ipotesi da prendere in considerazione. Molto probabilmente lui non ci credeva perchè non sapeva dell'esistenza della magia, non sapeva nulla della sua ragazza e di quello che realmente poteva fare.
Però Caitlin non sapeva che oltre alle streghe, c'erano altra creature. Pensava fossero solo leggende ma le era sorto un dubbio.
«Io ci credo.» rispose ferma. «Posso vederli?» scosse la testa.
«Già mio padre mi ha chiamato e mi ha detto di porterglieli subito a casa e di non leggerli e non farli leggere a nessuno per nessun motivo al mondo.» le posò un bacio sulle labbra. «Devo scappare.» Caitlin non ebbè il tempo di rispondere che lui come era entrato era anche sparito. 
 
 
 
«Julie ti devo parlare!» Anne era entrata nel negozio, aveva preso un permesso dal lavoro per andare nel negozio della madre dell'amica. «é molto importante.» vide che stava prendendo qualcosa di indecifrabile da una tazza con sua madre accanto che beveva la stessa cosa.
«Ho interrotto un momento madre-figlia?» chiese mortificata.
«Oh no, no cara.» Tina si alzò dal divano. «Siediti pure qui.» le cedette il posto, tolse dalle mani della figlia la tazza, Julie non capiva che cosa stesse facendo.
«Io vado nel retro, butto queste schifezze.» non piacevano nemmeno a lei. «L'avevo capito che non ti piaceva!» aveva sgamato la figlia,
quest'ultima sorrise sollevata di non dover bere quella bevanda disgustata.
Le sembrava brutto dire a sua madre che le faceva schifo.
«Dimmi pure...» chiese Julie mentre Tina si stava allontanando.
Anne prese posto e iniziò a parlare. «C'è una cosa che devi sapere.» era seria, l'argomento era più delicato di quanto pensasse.
«Cosa?» Julie non sapeva cosa doveva aspettarsi. 
Anne si stava torturando le mani. «Ho realizzato una cosa quando mi hai rivelato chi fosse il padre dei tuoi figli.» la bionda era confusa, cosa aveva realizzato l'amica così tanto importante da lasciare il lavoro prima?
«Penso sia giusto che tu sappia quanto può essere stato stronzo Michael Halo in passato.» 
 
 
 
«Ashleigh Carter.» la bionda venne richiamata da una ragazza con il completo da cheerleader, era Karen.
Si avvicinò, era arrivato il momento di dimostrare cosa era in grado di fare.
«In bocca al lupo!» le augurò Karen. Le stava simpatica, a differenza della sua amica sembrava più gentile con la gente.
«Dimostrati che ti meriti questo posto.» le comunicò Allison prima di farla iniziare, lei annuì.
In quel momento entrarono in palestra Erick, Nicholas e Lucas. 
Il fratello le sorrise per incoraggiarla, Erick le fece segno come per dirle "Ce la puoi fare". 
Nicholas si sorprese quando vide le due ragazze riappacificate, pensava che avessero litigato ma lui non sapeva cosa era successo qualche attimo prima nel bagno delle ragazze.
Partì la musica e lei iniziò a muoversi, non erano mosse straordinarie ma se la cavava bene.
Quella coreografia era la sua preferita, la prima che aveva ballato con le ragazze pon-pon.
In palestra arrivarono anche Matthew e Abigail, quest'ultima era un po' preoccupata mentre il fratello era estasiato da tutte quelle ragazze con il mini completino.
La musica finì e Ashleigh si fermò.
«Per me è assolutamente sì.» disse Karen, le altre ragazze non poterono che concordare. 
«Anche per me.» Allison sembrava diffidente ma in realtà pensava che fosse davvero brava.
Ashleigh esultò, Caitlin le andò in contro. C'era riuscita.
Abigail era contenta per quella ragazze che conosceva appena e Lucas era fiero della sorella. Matthew guardava la scena diffidente ma pensava che la ragazza fosse carina mentre Erick le si avvicinò e si congratulò con lei.
«Abigail Evans.» Karen chiamò anche il nome della rossa. Lucas le augurò un "in bocca al lupo" e lo stesso fece Karen come aveva fatto prima con la bionda.
Quella volta Allison non parlò, era intenzionata ad escluderla perchè non le piaceva che ci provava con Lucas, aveva messo prima lei gli occhi su di lui.
Abigail si mosse per tutto il tempo con grazia e questa situazione ad Allison non piaceva, voleva trovare un pretesto per escluderla.
«Splendida!» esclamò eccitata Karen, come successe anche prima, le ragazze della squadra ne erano entusiaste.
Tutti aspettavano una conferma di Allison ma da quest'ultima non arrivava nulla, neanche un cenno.
«Che ne pensi, Ally?» le domandò Karen.
«Non mi convince.» tutti la guardarono scioccati, Matt non faceva altro che fulminarla con lo sguardo.
In lei aveva riconosciuto la ragazza della sera precedente, quella che l'aveva attaccato.
«Hai paura che possa essere più brava di te?» la sorprese il fratello della ragazza.
Lucas era divertito da quella risposta e lo stesso fu per Erick, Nicholas cercava di nascondere qualunque cosa gli passasse per la testa ma non ci riusciva bene perchè sembrava pensarla come i due ragazzi.
Karen era sorpresa, nessuno aveva mai osato sbattere la verità in faccia ad Allison durante una provinazione. Lo sapevano tutti che c'erano ragazze più brave di lei ma deteneva lei il comando perchè era più temuta da tutti e nessuno osava mettersela contro.
Ashleigh notò solo in quel momento il ragazzo che aveva visto qualche giorno prima, non gli ispirava molta simpatia.
 
 
 
Tina aveva lasciato la figlia ed Anne Miller parlare da sole e lei se n'era andata sul retro a sistemare un po' di scatoloni, con il passare degli anni era diventata più disordinata e forse era arrivato il momento di dare una ripulita a quello stanzino.
Aprì il primo scatolone alla sua destra per vedere cosa conteneva.
Uscì una bambola, apparteneva a sua figlia quando era più piccola. 
La teneva lì per tutte le volte che la portava con sè al negozio, le serviva per non farla lamentare tutto il giorno.
Dopo uscì due macchinine, quelle erano di suo figlio e le teneva lì per lo stesso motivo della figlia.
Quella scatola conteneva oggetti vari: due piccoli vasetti vuoti, un libro, un paio di occhiali vecchi, delle foto ed infine trovò un oggetto che pensava di non possedere.
Il medaglione della famiglia Evans.
Pensava che con gli anni fosse andato distrutto ed invece eccolo lì, tra le sue mani.
Lo aprì, nel lato destro c'era il ritratto di una ragazza ed in quello sinistro di un ragazzo che somigliava molto a Matthew, forse era lui.
Tolse il ritratto del ragazzo e trovò una scritta all'interno del medaglione. Aveva capito perchè il ragazzo lo cercava.
Risistemò tutto e fece finta di nulla, aveva riposato tutto dentro lo scatolone tranne il medaglione nascosto dentro la tasca dei suoi pantaloni.
 
 
 
«No, ti sbagli.» Allison fronteggiò Matthew. «Non ho paura di nessuno, tantomeno di lei.» l'ultimo pezzo della frase lo disse quasi con disgusto.
«Allora perchè non darle un'opportunità?» c'era molta gente in quella palestra ma sembrava che ci fossero solo loro in quel momento.
Nessuno dei due era disposto a cedere.
«Perchè siamo già tante in squadra, non c'è posto per lei.» stava mentendo ovviamente, erano solo una dozzina. Non erano troppe.
«Allora escluditi dalla squadra e fai spazio a qualcun altro.» la ragazza se avesse potuto, gli avrebbe sputato in faccia.
Lo odiava e nemmeno lo conosceva.
«Mi dispiace deluderti ma dovresti sapere che non andrà così.» non le dispiaceva completamente.
Erick nel frattempo si era avvicinato ad Ashleigh e le aveva offerto un passaggio, lei aveva accettato però Caitlin si era autoinvitata e quindi non c'era quel piccolo momento da soli.
Ashleigh prese la sua roba e comunicò al fratello che se ne stava andando, lui le disse che non c'era nessun problema e la lasciò fare.
Matthew guardò la ragazza incuriosito e lei non smetteva di guaradare lui.
«Anche quella biondina riesce a fare meglio di te, secondo me.» Allison si stava per innervosire e sia Nicholas che Karen se ne accorsero e l'allontanarono.
Abigail aveva guardato tutta la scena senza dir nulla e Lucas le si era avvicinato.
Matthew avendo notato di essere di troppo informò la sorella che l'aspettava fuori.
«Non ho molto tempo da perdere... Qualunque cosa vi dovete dire, fate in fretta!» e se ne andò da lì.
Abigail era imbarazzata e Lucas non era da meno.
Si guardavano ma non avevano nulla da dirsi o almeno nulla che fosse realmente importante.
«Beh... Io vado...» disse lei, conosceva il fratello e la sua pazienza aveva un limite.
«Sì, ok...» rispose impacciato, per lui era la prima volta che si comportava così come una ragazza. 
Neanche se fosse stata la prima! «Ciao.» e le lasciò un bacio sulla guancia.
 
 
 
«Che intendi dire?» domandò Julie non capendo ciò a cui si riferiva Anne.
«Sia tu che io...» non sapeva come continuare quel discorso. «Conosciamo bene Michael... Era uno bravo studente, bravo nello sport e bravo con le ragazze, così bravo che riusciva a cambiarne una a settimana.» Julie non potè non concordare, ricordava bene che tipo era.
« Ma c'è una cosa che non sai.» Julie era confusa.
«Non sarà mica morto?» domandò preoccupata.
«No, no.» negò. «Penso sia vivo e vegeto a spassarsela con qualche ragazza da qualche parte.» era tipico di lui.
«E allora cosa...?» Julie non stava capendo nulla, Anne non sapeva che parole usare.
Non era così facile come sembrava, la questione era molto più complicata.
 
 
 
«Grazie per il passaggio!» ringraziò Ashleigh a Erick, lo stesso fece Caitlin e lui le salutò e se ne andò subito dopo.
«Entriamo dal retro...» comunicò la bionda all'amica.
Si diressero verso il retro del negozio e appena misero piede in quella stanza trovarono Tina che sistemava qualcosa.
«Ciao nonna!» salutò Ashleigh. 
«Salve signora Carter...» fu il saluto imbarazzato di Caitlin.
«Oh ciao ragazze, e Lucas?» domandò non vedendo il nipote.
«Ci raggiunge direttamente a casa...» la nonna annuì. «La mamma...?» poi chiese la bionda, pensava che la nonna si fosse occupata del negozio e sua madre degli scatoloni da ripulire.
«In negozio e c'è anche tua madre, Caitlin.» fu sollevata, non doveva andarsene a piedi.
«Ok, andiamo.» stavano per dirigersi da loro ma si bloccarono non appena sentirono le loro voci.
*E allora cosa...?*
*è difficile da spiegare...*
*Ma cosa?*
*Ci ha prese in giro, è riuscito a portarsi a letto entrambe.*
*Sei stata a letto con lui?*
*Caitlin è sua figlia.* Caitlin e Ashleigh erano sconvolte da quello che avevano appena sentito.
Anche Tina aveva appena sentito tutto, non poteva credere alle sue orecchie.
*Stai dicendo che Ashleigh, Lucas e Caitlin sono fratelli? Che hanno lo stesso padre?* la conversazione non era ancora finita.
*Sì, sto dicendo che Michael non è solo il padre dei tuoi figli, quello stronzo è anche il padre della mia Caith.*
Ashleigh e Caitlin non sapevano che dire, lei voleva sorprendere sua mamma annunciandole di essere entrata in squadra con le cheerleaders e invece ora aveva scoperto che suo padre, l'uomo che non aveva mai conosciuto, era anche il padre della ragazza accanto a lei che fino a pochi giorni prima per lei era una sconosciuta.
«Ditemi che stavate scherzando...» furono le uniche parole che uscirono dalla bocca di Caitlin, Anne e Julie si accorsero solo in quel momento della presenza delle loro figlie.
Tina si era avvicinata. «é davvero così?» era una domanda stupida ma non sapeva che altro dire.




 

Note dell'autrice:

Sono in ritardissimo, lo so. Ma purtroppo ho pochissimo tempo perchè la fine della scuola e vicina e devo studiare per le ultime interrogazioni. 
Non sapendo quando aggiornerò, il prossimo capitolo è pronto a metà e non ho tempo per completarlo, tra la gita di una settimana e il ritorno che dovrò studiare molto più perchè siamo agli sgoccioli dell'anno scolastico non so nemmeno quando trovo il tempo per respirare ahahah :)
Quindi questa storia è momentaneamente sospesa, sicuramente la riprenderò in estate che avrò del tempo :D

I vestiti: 
http://www.polyvore.com/mysterious_blackside/set?id=71033507 
(Caitlin, Ashleigh, Abigail)
http://www.polyvore.com/mysterious_blackside/set?id=71035454 (Julie, Anne, Tina)
http://www.polyvore.com/mysterious_blackside/set?id=71308784 (Karen, Allison)


Ps. Quello era il segreto che veniva rivelato :D
 
Un bacione!
ValeA <3

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