Lullaby for Lily [Snape's farewell]

di LilyGlover
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La punizione ***
Capitolo 2: *** ^^Figli&Provette^^ ***
Capitolo 3: *** John Piton ***
Capitolo 4: *** Voglia di cacciarsi nei guai ***
Capitolo 5: *** Nell'ufficio di Silente ***
Capitolo 6: *** I ricordi di Piton -parte prima- La sera della festa ***
Capitolo 7: *** I ricordi di Piton -parte seconda- Rivelazioni ***



Capitolo 1
*** La punizione ***


Lullaby1

Questa ff è dedicata ad un po' di gente...

1) alla mia migliore  amica summer_hermione, che pazientemente recensisce tutte le mie fanfiction, poverina!! XD

2) ad un ragazzo molto speciale a cui voglio un sacco di bene e che in questo periodo mi manca tantissimo... ç__ç

3) al mio personaggio preferito, Lily Evans, una strega meravigliosa e con un grande coraggio, ma che, purtroppo, ha dovuto morire presto.

4) alle mie amiche Federica e Fabiana... =)

5) a tutto il mitico blog dell'ES, i fan più scatenati della saga migliore che esista!!!!

6) a  J.K. Rowling, una delle donne migliori del mondo, con la speranza (anche se impossibile...) di poterle parlare e poterla incontrare, un giorno, siccome ha inventato la saga che ha segnato parte della mia vita e che è stata davvero importante, per me.

E ora................BUONA LETTURA!!!!!

Ps: se qualcuno avesse dei dubbi sul titolo, la traduzione in italiano è questa: 

Ninnananna per Lily [l'addio di Piton]

Lullaby for Lily [Snape's farewell]

 

1

La punizione

 

“Accidenti, non è possibile!”

“Che cosa?”

Harry si voltò a guardare Ron, la bocca piena di pane tostato e marmellata d’arancia. L’amico aveva un’aria talmente distrutta e disperata, che Harry cominciò a chiedersi se fosse il caso di preoccuparsi seriamente.

“Tutte le volte che c’è Pozioni mi dimentico di fare i compiti!! Uffa...Piton mi ammazzerà!” piagnucolò Ron.

Harry si tranquillizzò.

“Tutto qui? Tanto con il bene che mi vuole Piton, anche se i compiti li ho fatti mi darà una D lo stesso…”

Ron fece una risatina.

“Sì, questo è vero. Ma che scusa trovo, questa volta?”

Harry si voltò lentamente verso Hermione.

“Qualche idea?” le chiese.

Hermione sbuffò.

“Siete peggio dei bambini! Quando imparerete a cacciarvi fuori dai guai DA SOLI?? Anzi, quando imparerete a NON cacciarvi proprio nei guai??” sbraitò.

“Parla per Ron!! Io che c’entro?? Per tua informazione, i compiti li ho fatti!” si indignò Harry, sputando pezzi di pane tostato in stile zio Vernon.

“Ooooh, e vabbè, copia i miei, Ron! Ma è l’ultima volta!” sospirò Hermione. Poi si voltò dall’altra parte e imburrò il pane con talmente tanta foga da spalmarsene un po’ anche sulla divisa scolastica.

La faccia di Ron assunse finalmente un’espressione sollevata, mentre tirava fuori dalla borsa il materiale per scrivere. Poi ridacchiò e disse a Harry, in modo che nessun’altro potesse sentirlo:

“La frase di Hermione ‘ma è l’ultima volta!’ l’avrà detta come minimo al primo anno…quindi non credo ci sia da preoccuparsi.”

Harry scoppiò a ridere.

“Che avete, voi due?” ringhiò Hermione.

“Niente” esclamarono all’unisono, fiondandosi immediatamente sulla colazione.

Questo parve far arrabbiare la ragazza ancora di più, tanto che, mentre si dirigevano verso i sotterranei per la prima lezione della giornata, le divise di entrambi i ragazzi erano piene di burro partito dalle forchettate piene di foga di Hermione.

 

*

 

Harry stava cercando di tenere basso il fuoco sotto al calderone, ma la fiamma continuava a prendere il sopravvento.

“Hermione, mi dai una mano, per piacere?” chiese, senza fiato, la faccia sudata e mezza manica della divisa bruciata.

“Non posso” sussurrò Hermione a denti stretti, gli occhi ridotti a fessure per lo sforzo.

“Una pozione più semplice non poteva darcela, eh?” sbottò Ron, le mani piene di taglietti.

Dopo aver sudato una ventina di camicie, le pozioni dei tre ragazzi presero un colore definitivo: quella di Hermione era giallo ocra (il colore scritto sul libro), quella di Harry era grigio perla e quella di Ron color catrame.

Ma Neville era in condizioni peggiori: la sua pozione aveva cominciato a sputare lingue di fuoco…che pian piano si stavano solidificando.

Appena Piton si accorse di quello che stava succedendo, il sotterraneo rimbombò delle sue urla.

“NON HO MAI  AVUTO UN ALUNNO COSI’ INCAPACE!!! NON MERITI DI STARE SEDUTO NELLA  MIA  AULA, PACIOCK!! HO SOPPORTATO LE TUE POZIONI FIN DAL PRIMO ANNO, MA ADESSO BASTA!!!!”

Neville era disperato. Singhiozzava e tremava…sulle sue guance scorrevano delle lacrime enormi.

Harry non ce la faceva più a guardare Piton che maltrattava un ragazzo sensibile come Neville… doveva intervenire.

“LA SMETTA DI TRATTARLO COSI’!”

Le parole gli uscirono di bocca senza che Harry riuscisse a fermarle.

Piton si zittì immediatamente, voltandosi verso Harry, mentre la classe tratteneva il fiato.

“Non ti permetto di essere così arrogante con me. Ti dico solo una parola: punizione. Stasera, alle otto, nel mio ufficio. Sono io l’insegnante, Potter. Vedi di ricordatelo, in futuro.”

*

 

Harry correva veloce come il vento, la fronte imperlata di sudore. Faceva gli scalini a due a due, diretto verso i sotterranei.

Era in ritardo…Piton gli aveva detto alle otto, ed erano già le otto e dieci.

Dieci minuti, per Severus Piton, potevano significare un’ora in più di punizione.

Finalmente Harry  vide la porta socchiusa dell’ufficio di Piton ma, correndo, appoggiò male il piede destro al fondo degli scalini, così perse l’equilibrio e inciampò, buttandosi contro la porta e precipitando lungo disteso sul pavimento.

Piton si alzò pigramente dalla sedia dietro la scrivania e strascicò i piedi fino ad Harry, che era rimasto sdraiato per terra come un salame.

“Alzati, sciocco.”

Piton lo tirò su per un braccio, ma Harry sentiva qualcosa che gli bruciava nella bocca.

Piton sbuffò.

“Accidenti a te, Potter, ne combini sempre qualcuna. Ti sei spaccato il labbro. Vado a chiamare Madama Chips, così te lo rimette a posto, io non sono un granché in questo genere di cose. Tu aspettami qui. Se vuoi, c’è un po’ di cotone nel primo cassetto della mia scrivania. Sei un vero idiota, Potter, come tuo padre.”

Harry, anche se aveva il labbro dolorante e faticava a parlare, esclamò:

“Che c’entra mio padre, adesso? Sono io ad essere caduto.”

Piton gli lanciò un’occhiata di ghiaccio, girò sui tacchi e uscì dall’aula, chiudendo Harry dentro, a chiave.

Harry si sentiva furioso. Era caduto, non l’aveva fatto nemmeno apposta, anzi, il labbro gli doleva da pazzi. Perché Piton continuava ad essere così antipatico anche in queste situazioni???

Si avvicinò alla scrivania e aprì il primo cassetto. Era pieno di cianfrusaglie varie, ma di cotone neanche l’ombra. Poi, finalmente, vide un sacchetto in fondo al cassetto, che avrebbe potuto benissimo contenere cotone.

Ma, per arrivare al fondo, doveva prima spostare un paio di cose. Ad un certo punto, proprio davanti al sacchetto, un rotolo di pergamena attirò l’attenzione di Harry. Curioso, lo prese e lo srotolò sulla scrivania. Quello che vide scritto (sicuramente era la calligrafia di Piton, la conosceva bene) lo lasciò a bocca aperta.

 

Goodnight, my angel
Time to close your eyes
And save these questions for another day
I think I know what you've been asking me
I think you know what I've been trying to say
I promised I would never leave you
And you should always know
Wherever you may go
No matter where you are
I never will be far away

Goodnight, my angel
Now it's time to sleep
And still so many things I want to say
Remember all the songs you sang for me
When we went sailing on an emerald bay
And like a boat out on the ocean
I'm rocking you to sleep
The water's dark
And deep inside this ancient heart
You'll always be a part of me

Goodnight, my angel
Now it's time to dream
And dream how wonderful your life will be
Someday your child may cry
And if you sing this lullaby
Then in your heart
There will always be a part of me

Someday we'll all be gone
But lullabies go on and on...
They never die
That's how you
And I
Will be

Era una ninnananna. Piton aveva scritto una ninnananna a qualcuno.

Il pensiero lo lasciava sbalordito, ma allo stesso tempo gli metteva una gran voglia di scoppiare a ridere.

Doveva assolutamente scoprire a chi l’aveva dedicata, e sicuramente il primo passo era parlarne con Ron e Hermione.

Arrotolò di nuovo la pergamena, la infilò nel cassetto e prese il cotone.

Proprio nel momento in cui chiuse il cassetto, Harry udì la serratura scattare e la porta spalancarsi. Fecero irruzione nella stanza un’annoiata Madama Chips e un seccato Severus Piton.

“Allora, Potter” fece Madama Chips. “Non riesci a vivere se non ti succede qualcosa, eh? Ti è andata bene che almeno non hai perso tutte le ossa del braccio.” Pronunciò l’ultima frase con una punta di disprezzo.

Harry  voleva protestare: non era stato lui, era stato il professor Allock! Perché oggi gli andava tutto storto??? Ma il pensiero della ninnananna lo tirò su di morale. Ah! Non aveva mai scoperto molto su Severus Piton, e questa era l’occasione migliore.

Con un colpo pigro della bacchetta e con l’aiuto di un unguento che odorava di pollo, Madama Chips fece tornare il labbro di Harry perfettamente normale. Poi salutò e uscì frettolosamente dalla stanza.

“Bene, Potter. Ora che non sei più invalido, pulisci le duecento provette vuote sullo scaffale” ordinò Piton.

A Harry mancò il fiato. Duecento??

“Va bene, signore.”

 

*

 

“Una ninnananna, dici?? Sicuro che fosse la calligrafia di Piton? Voglio dire, non è da lui…!!” Hermione era stupefatta. La notizia l’aveva lasciata decisamente perplessa. Aveva addirittura staccato gli occhi dal libro che continuava a leggere ininterrottamente da settimane.

Ron, invece, aveva trovato la cosa assolutamente spassosa.

“Povero il nostro Piton!! Chissà che bidonata ha preso dalla ragazza a cui ha dedicato quella ninnananna!” esclamò.

“Ma chi ti ha detto che l’ha scritta tanto tempo fa? Magari è recente” obiettò Harry.

“E a chi avrebbe voluto dedicarla?? Alla McGranitt…?” rispose Ron, continuando a ridere come se fosse ubriaco.

“Bé, è un’idea” ridacchiò Harry.

“Ma dai, smettetela! La McGranitt?? Non è possibile! Secondo me l’ha scritta quando frequentava Hogwarts. Come studente, intendo” disse Hermione, lasciando che Grattastinchi le balzasse in grembo.

“Mmm… Harry, che ne diresti di prendercela?” propose Ron.

“In che senso? Vuoi andare nell’ufficio di Piton e rubargliela??”

“Sì, dai! Voglio vederla anche io! E poi, sarebbe meglio analizzare ogni singolo dettaglio. Che ne sai, magari in un angolo della pagina può esserci scritto il nome…oppure la data…” disse Ron, cercando di mantenere un tono professionale, da perfetto detective. In realtà, Harry sapeva benissimo che moriva dalla voglia di vederla per farsi altre quattro risate.

“Non saprei… è rischioso…” balbettò Harry.

“Assolutamente rischioso! Non potete, e se vi beccano?” s’intromise Hermione.

Ron la ignorò.

“E da quando Harry Potter teme il rischio?” obiettò, l’espressione da non-voglio-essere-preso-in-giro.

“Bé…e come facciamo? Hai un’idea?”

“Fatti mettere di nuovo in punizione” suggerì Ron.

“Ah, grazie tante! Perché invece non lo fai tu?” ribatté Harry, arrabbiato.

“Ok, ok… dimmi solo dov’è.”

“Il primo cassetto della scrivania, te l’ho già detto. Ma cosa vuoi fare per farti mettere in punizione?” domandò Harry.

“Non so… potrei aiutare Neville durante la lezione di Pozioni” rispose Ron, alzando le spalle. “Piton s’infurierebbe.”

“Perché invece non lasciate perdere questa faccenda?” suggerì Hermione.

Questa volta, anche Harry la ignorò. Non poteva non indagare…era troppo curioso. E poi, Ron aveva ragione: da quando il ragazzo che aveva salvato la Pietra Filosofale, sconfitto un Basilisco, combattuto contro i Dissennatori, affrontato un drago, nuotato nel Lago, visto il ritorno di Voldemort, combattuto contro di lui e sopravvissuto, temeva il rischio??

“Bene, quando si comincia?”

Ron rise.

“Vedo che ti è piaciuta l’idea!”

“A me invece neanche un po’. E poi, insomma, saranno affari di Piton, no?” continuò ad insistere Hermione.

Ron si schiarì la gola.

“Voglio proprio vedere se quando avremo quel rotolo di pergamena tra le mani, tu ti ritirerai in disparte e non ti unirai a noi” disse.

Questo bastò a zittirla.

“Comunque, Hermione, volevo ancora ringraziarti per il compito che mi hai fatto copiare… Piton mi ha dato una A… Per adesso, è il voto più alto che abbia mai preso in Pozioni!”

“Di nulla” rispose Hermione freddamente.

Ron si voltò verso Harry.

“E tu, amico?”

“Indovina? Ho preso una D.”

“Ma allora predici il futuro! L’avevi detto, stamattina, che avresti preso una D” rise Ron.

Harry gli lanciò un’occhiata che sarebbe bastata per far incenerire tutta Hogwarts.

Bene, gente, questo è il primo chappy...spero vi sia piaciuto. Vi avverto che questa fiction l'ho programmata abbastanza lunga...................però, per chi la seguirà, dò questo avviso: siccome non ho ancora deciso TUTTA la storia, per gran parte del tempo improvviserò...perciò i capitoli non li sparerò fuori uno dopo l'altro!! Credo che dovrete aspettare un po'...e poi, in questi giorni sono anche abbastanza impegnata...bè, comunque spero che vi piacerà!!

Ah, il testo della ninnananna non l'ho inventato io, è il testo della canzone di Billy Joel "Lullabye (Goodnight, my angel)"...non so tradurre il testo parola per parola, però è molto dolce e anche la canzone io la trovo meravigliosa...................................besos da Lily =)

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Capitolo 2
*** ^^Figli&Provette^^ ***


Lullaby2

                                   2

                     ^^Figli&Provette^^

Il giorno dopo, Harry, Ron e Hermione si trovarono in Sala Grande per la colazione. Ron era ancora su di giri per la ninnananna di Piton; Harry, invece, era soltanto desideroso di venire a capo di questo "mistero", mentre Hermione continuava ad avere un'espressione contrariata.
"Puòsapeechèunva?" le biascicò Ron con la bocca piena di porridge.
"Come?" rispose Hermione, altezzosa, il tovagliolo sulle ginocchia e la schiena ben dritta.
Ron inghiottì e riformulò la frase:
"Si può sapere che c'è che non va?"
"Niente. E' solo che non mi va che vi andiate a cacciare nei guai per uno stupido rotolo di pergamena" disse Hermione.
Harry alzò gli occhi al cielo e né lui né Ron si presero la briga di risponderle.
Durante la mattinata, i Grifondoro del quinto anno avevano due ore di Storia della Magia, un'ora di Divinazione e un'ora di Incantesimi.
Le prime ore, il professor Ruf si occupò di una classe sonnecchiante, senza accorgersi nemmeno che Neville russava molto rumorosamente; l'ora successiva, la professoressa Cooman decise per una volta di lasciar perdere Harry, che ormai non si proccupava più quando lei prediceva la sua morte, prendendo invece di mira Gregory Goyle, il quale, nonostante la stazza, tremava ogni volta che la Cooman si avvicinava al suo tavolino; infine, Vitious cominciò a raccontare di quando un alunno gli aveva lanciato involontariamente un incantesimo che cancella la vista, e l'ora passò velocemente tra una chiacchierata e l'altra.
A pranzo, Ron era letteralmente al settimo cielo: subito dopo dovevano recarsi nei sotterranei per le due ore di Pozioni pomeridiane.
Quando entrarono nell'aula di Piton, Ron stava addirittura saltellando.
La pozione che il professore diede loro da preparare era ancora più complicata di quella del giorno prima. Finalmente, mentre Neville respirava affannosamente, Ron si voltò verso di lui e disse ad alta voce:
"Hai dimenticato gli occhi di rospo, Neville."
Come previsto, Piton scattò alla velocità di un fulmine.
"CHE COSA CREDI DI FARE, WEASLEY? SAI BENISSIMO CHE NELLA MIA AULA I SUGGERIMENTI SONO VIETATI!!! DIECI PUNTI IN MENO A GRIFONDORO!"
Ron stava sul bordo della sedia, proteso verso il tavolo, gli occhi che fissavano il professore, in attesa di qualcosa in più... che non arrivò.
Il ragazzo si voltò verso Harry, furioso.
"Ha tolto punti a Grifondoro!! E basta! Non mi ha messo in punizione!" sussurrò.
Harry alzò le spalle.
"Non ha funzionato. Proveremo con qualcos'altro."
Ron annuì, non ancora del tutto convinto.
Ad un certo punto, la voce di Neville implorò:
"Ragazzi, per favore, datemi una mano...!"
La sua pozione stava friggendo e puzzava di acido.
Harry sospirò.
"Credo che tu abb..." cominciò a dirgli, ma…
"POTTER!!!! CHE COSA HO APPENA DETTO??? PUNIZIONE ANCHE STASERA, NEL MIO UFFICIO ALLE OTTO!"

“Visto?” fece Harry a Ron. “Con me non ha problemi.”

 

*

 

Harry bussò alla porta dell’ufficio di Piton.

“Avanti.”

Appena entrato, Piton disse, acido:

“Vedo che questa volta hai trovato un modo un po’ più decente di fare irruzione nel mio ufficio.”

Harry non disse niente e preferì fissarsi le scarpe.

“Bene, Potter. Questa sera ho un lavoro diverso da darti: devi analizzare tutte le pozioni nelle provette, per poi attaccare un’etichetta con il nome corrispondente” spiegò Piton.

Il ragazzo annuì, cercando di mostrare un volto sicuro, ma in realtà sentiva le gambe sprofondargli nel pavimento. Era una frana in quella materia… come diavolo faceva a capire quali erano le pozioni che analizzava??? E cosa bisognava fare per analizzarle???

Sulla scrivania di Piton c’erano già una cinquantina di provette, ognuna di un colore diverso e ognuna dal contenuto differente. Il professore se ne stava seduto dietro la scrivania, facendo segno a Harry di avvicinarsi.

“Lavorerai in piedi, Potter” lo informò.

Harry e Piton si fronteggiavano, ai lati opposti della scrivania.

Il ragazzo prese, con mano tremante, una provetta piccola, a forma di tubo, dal contenuto color porpora. Si sentiva lo sguardo di Piton addosso, e questo lo innervosiva parecchio. Quando gli lanciò un’occhiata, vide che stampato sul volto del professore c’era un ghigno, a metà tra il malvagio e il divertito.

Harry stappò la provetta. E ora??? si chiese.

Se l’avvicinò al naso e provò ad annusarla. Profumava… un misto tra fragola e lampone.

Lanciò un altro sguardo a Piton, che sembrava più divertito che mai. Certo, pensò, chissà quanto se la gode a vedermi così in difficoltà.

Non sapeva che fare. Resto lì impalato, a fissare la boccetta con sguardo vuoto.

Piton si schiarì la gola.

“Hai intenzione di restar qui fino a domattina, Potter?” disse con asprezza.

“Ehm…” biascicò Harry.

“Vedi di darti una mossa.”

Il respiro di Harry si faceva sempre più irregolare. Che diavolo doveva fare??????

“Ecco…mmm…potrebbe essere… la Pozione Rossa?” azzardò.

Piton fece una smorfia.

“Quanto sei imbranato, Potter. Hai sparato il primo nome che ti veniva in mente, giusto? E poi, siccome la pozione è color porpora, hai pensato che fosse indubbiamente la Pozione Rossa, dico bene? Mi dispiace deluderti, Potter, ma la Pozione Rossa ha un nome decisamente inappropriato, siccome è blu scuro. Questa, per tua informazione, è la Bevanda dell’Amicizia.”

Harry non disse una parola. Prese un’etichetta dal mucchietto e scrisse sopra il nome.

Dopodiché afferrò un’altra provetta, color verde acqua.

Fece come prima, la stappò e l’annusò: non aveva odore.

Allora fece un tentavo alquanto azzardato: provò ad infilarci dentro il mignolo. Appena toccata  la superficie della pozione, lanciò un grido di dolore e lasciò cadere la provetta per terra.

Piton si alzò di scatto e gli corse incontro, mentre Harry gemeva. Era come se avesse toccato la lava… non c’era nulla, al mondo, di più ardente. La pelle del mignolo si stava staccando.

L’insegnante gli afferrò la mano e mormorò qualcosa di incomprensibile, con la bacchetta puntata. Ci fu un lampo di luce grigiastra e il dito tornò come nuovo.

“Accidenti a te, Potter! La prossima volta infilaci la lingua dentro, così forse posso smettere di sopportarti!” sbraitò Piton. Poi guardò il pavimento, dove la provetta si era infranta e la pozione sfrigolava sulla pietra.

Con altri due colpi di bacchetta, Piton sistemò tutto. Infine tornò a sedersi sulla sedia, mentre Harry restava immobile, furioso con il professore per il lavoro che gli era stato assegnato.

“Quella era la Pozione Ardente, come avrai capito. Fortunatamente, ho un’altra provetta tra le mie scorte…altrimenti l’avresti pagata cara, Potter, per avermela distrutta” disse Piton con disprezzo.

Harry chiuse gli occhi e sospirò. Conta fino a dieci, si disse, conta fino a dieci…poi riaprì gli occhi e prese un’altra provetta, color nocciola.

Decise di ripetere sempre lo stesso procedimento, ma senza sfiorare la pozione neanche con un’unghia.

Quindi l’annusò…e fece una smorfia disgustata.

“Che c’è, Potter?” domandò pigramente Piton.

“E’…è quest’odore…mi dà la nausea” borbottò.

Piton sbarrò gli occhi, continuando a fissare Harry.

Quest’ultimo trasalì.

“Ehm…cosa succede?” chiese il ragazzo timidamente.

“Per un momento mi sembravi…” cominciò Piton con un sussurro, ma poi fu come se si risvegliasse da un sonno profondo e riprese a parlare con la sua voce acida: “Nulla. Continua il tuo lavoro, Potter.”

Harry guardò Piton con aria confusa e fece per riprendere in mano la provetta, ma furono interrotti da qualcuno che bussava alla porta.

“Avanti.”

La porta si aprì e nell’ufficio entrò…Albus Silente. Era sorprendente quanto quest’uomo fosse imponente: era come se la stanza avesse un altro aspetto, con Silente dentro. Impressionante.

Ma Silente non era solo: dietro di lui c’era un ragazzino magro, dalla carnagione olivastra, con i capelli neri e gli occhi azzurri; indossava l’uniforme di Hogwarts dei Serpeverde, ma Harry non l’aveva mai visto prima. Aveva un’aria sperduta e impaurita.

“Buonasera, Harry” lo salutò Silente, un po’ sorpreso di vederlo lì. Poi si rivolse a Piton:

“Severus, vieni fuori, dobbiamo parlare.”

Piton era sempre più strano. Aveva un’espressione diversa dal solito… sempre indecifrabile, però. Harry non riusciva a capire che cosa stava succedendo.

“Tu resta qui dentro, Potter.”

I tre uscirono e si richiusero la porta alle spalle.

Harry era confuso e spiazzato. Fece per avvicinarsi alla porta per ascoltare, quando improvvisamente si ricordò della ninnananna. Quello era il momento giusto!! Si avviò verso la scrivania, aprì il primo cassetto (cercando di non far rumore…) e tirò fuori il rotolo di pergamena. Poi richiuse il cassetto e si infilò la pergamena nella tasca interna della divisa.

Ce l’aveva fatta.

Si avvicinò alla porta in punta di piedi e ci appoggiò l’orecchio. Silente stava parlando.

“…e così l’ha smistato in Serpeverde, mi sembra giusto, no?”

“Sì, preside” mormorò Piton.

“Bene. Allora, questa sera, John, andrai nel tuo dormitorio… lui ti mostrerà dov’è…” proseguì Silente.

Harry cercò di schiacciarsi ancora di più contro la porta…e quello che sentì lo lasciò senza fiato.

Non poteva essere.

Quando poi sentì i passi avvicinarsi, si allontanò dalla porta con un salto e vide Piton e il ragazzo (probabilmente era lui John) entrare nell’ufficio.

“Puoi andare, Potter” lo informò Piton. Harry rimase a bocca aperta. “Quello che hai già fatto può bastare. Buonanotte.”

Praticamente lo spinse fuori dalla stanza e gli chiuse la porta in faccia.

Harry rimase immobile due secondi, poi si voltò di scatto e prese a correre, diretto verso la Sala Comune. Non vedeva l’ora di dirlo a Ron e Hermione.

Quando il ritratto della Signora Grassa si aprì, Harry entrò dentro con talmente tanto vigore che si girarono tutti.

Ma lui non ci fece caso; si avvicinò immediatamente ai suoi due migliori amici.

“Allora, Harry, l’hai presa?” bisbigliò Ron.

“Sì, ma… non è tutto.”

“Che altro c’è?” domandarono Ron e Hermione all’unisono.

Harry sospirò.

“Pronti?”

I due annuirono.

“Piton ha un figlio.”

 

Ed ecco il secondo chappy!!!!!!!!!!!Spero l’abbiate letto volentieri!!!

xsourcream: ti ringrazio di avermi fatto notare gli errori, comunque volevo solo precisare che non è che proprio non conosca l’inglese…lo studio a scuola, ascolto i film con i sottotitoli, leggo i libri di Harry Potter… è solo che la parola “Lullaby” non l’avevo mai trovata, e siccome nel testo che ho scaricato era scritta con la “e”, pensavo fosse giusto così… QUINDI MI SCUSO CON TUTTI!!!

xladymarie: certo che ci saranno dei flashback!!! E anche molti!!

Un grazie anche a Summers84,  summer_hermione, Draias e Kary91

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Capitolo 3
*** John Piton ***


JohnPiton

3

John Piton

 

“Cosa??” esclamarono Ron e Hermione all’unisono.

“Piton…?”

“Un figlio…?”

“Ma come lo sai?”

“Ma non è possibile!”

“Scherzi???”

“Mi fate parlare???” li interruppe Harry.

Ron e Hermione si zittirono, in attesa.

“Allora, ero nell’ufficio di Piton quando è entrato Silente con un ragazzo dai capelli neri corti e gli occhi azzurri, neanche tanto brutto, però aveva un’aria decisamente spaesata…dopodiché sono usciti tutti a parlare, così ho preso la ninnananna e poi ho appoggiato l’orecchio sulla porta...” fece Harry.

“E…?” lo incitò Ron, impaziente.

“E ho sentito Silente dire che John (il figlio) era stato messo a Serpeverde e poi ha detto: ‘ora Severus sospendi la punizione con Harry e mostra a tuo figlio la Sala Comune.’”

Hermione era a bocca aperta.

“Ma…” cominciò. “Piton un figlio è la cosa più assurda che potesse accadere!!E soprattutto: come mai è stato tenuto nascosto finora??Perchè comincia a frequentare Hogwarts adesso??”

“Non lo so” rispose Harry. “Però non posso assolutamente essermi sbagliato. E’ suo figlio, credimi, si assomigliano come due gocce d’acqua, a parte gli occhi… John li ha azzurro chiaro, sul grigio.”

Ron ridacchiò.

“Chi mai avrà voluto andare a letto con Piton…?” disse.

Harry scoppiò a ridere, mentre Hermione li incenerì con un’occhiataccia.

“Ricordatevi che ognuno ha diritto di amare e di essere amato” esclamò lei rimproverandoli.

Harry continuò a ghignare. In effetti, già era strano il fatto che Piton avesse qualcuna a cui dedicare una ninnananna…e in più ha avuto un figlio? Chi diavolo era stata così pazza e fuori di testa da fare l’amore con quell’essere orribile, ripugnante, dai capelli unti e la pelle olivastra? Il ragazzo rabbrividì al solo pensiero.

“Poverina” continuò a ridere Ron. “Sarà rimasta traumatizzata a vita.”

Harry si piegò in due dalle risate.

Hermione, d’altro canto, continuava ad assumere un’aria severa.

“Piantatela di fare battute di cattivo gusto! Piuttosto, diamo un’occhiata a questa benedetta ninnananna.”

Harry cercò di restare serio e tirò fuori dalla tasca interna della divisa il rotolo di pergamena.

Si appoggiarono ad un tavolino e lo aprirono.

Hermione e Ron rimasero in silenzio per qualche minuto, impegnati a leggere le parole.

Ad un certo punto, la ragazza staccò gli occhi dal foglio e commentò:

“Non credevo che Piton potesse arrivare ad amare qualcuna così tanto. E’ davvero dolce.”

Harry e Ron si scambiarono un’occhiata.

“Ho sentito male o hai appena associato la parola ‘Piton’ alla parola ‘dolce’?” domandò Ron sbalordito.

“No, hai sentito perfettamente, Ronald.”

“Ma non è possibile che stiano nello stesso discorso! Vengono da due mondi diversi!”

“Sta’ un po’ zitto e cerca di crescere” rispose acida Hermione. Poi prese in mano la pergamena e cominciò a studiarla da vicino.

Ron continuava a lanciare a Harry delle strane occhiate.

“Comincio ad essere seriamente preoccupato sulla sua salute mentale” gli bisbigliò.

Harry sorrise.

“Mmm…guardate un po’ cos’ho trovato! Qualche indizio c’è...” esclamò Hermione, soddisfatta.

“Cioè?” saltò su Ron.

“Vedete queste macchie?” chiese lei. “Sembrano lacrime. Credo che qualcuno (probabilmente proprio Piton) ci abbia pianto sopra.”

In effetti, in alcuni punti l’inchiostro era leggermente sbavato e c’erano delle macchioline che sembravano acqua. Hermione forse aveva ragione.

Poi la ragazza avvicinò il foglio alla luce del fuoco che scoppiettava allegramente e lo osservò ancora. Socchiuse gli occhi.

“Ehi, guardate qua!” fece. “Ci sono dei segni quasi trasparenti sul foglio…delle righe storte e tremolanti, come se il foglio fosse stato strappato e poi riattaccato…ed è così: questi sono i tipici segni dell’Extra Magiscotch*. E’ fatto in modo che quasi non si noti il fatto che prima era stato stracciato in tanti pezzi che poi sono stati rimessi insieme.”

Harry e Ron erano rimasti a bocca aperta davanti a tutti questi dettagli.

“Quindi, ricapitolando” mormorò Harry, “Piton avrebbe scritto questa ninnananna per qualcuna, poi ci avrebbe pianto sopra e infine l’avrebbe strappata ma riattaccata insieme…dico bene?”

“Bè, non sappiamo se è stato proprio Piton a piangere e a strappare e rimettere insieme il foglio…magari lui l’ha solo scritta, mentre qualcun altro ha provveduto al resto…” disse Hermione, pensierosa.

“Questa storia è sempre più emozionante” ridacchiò Ron, tutto eccitato. “Stiamo scoprendo cose su Piton che mai avremmo immaginato…ehi, che ne dite, magari potremmo ricattarlo!! Fargli vedere che abbiamo la sua ninnananna e che se prova a togliere punti a Grifondoro o a metterci in punizione, noi la mostriamo a tutta la scuola…!!”

“Wow, non male come idea!” s’illuminò Harry. “Potremmo finalmente fargli vedere che…”

“Non se ne parla” scattò Hermione, interrompendolo. “Non voglio fare la figura della spiona, e poi se Piton andasse a dirlo a Silente? Saremmo fregati tutti e tre. Comunque non mi va, anche perché non si scherza su queste cose. Piton era innamorato sul serio, e io la cosa non la trovo assolutamente divertente. Anzi, un po’ mi fa tenerezza.”

“Piton???Tenerezza???Oddio Hermione, stai delirando??? Sei sicura di sentirti bene??” chiese Ron.

“Credo che andrò a dormire, qua non si può esprimere una semplice opinione che subito il signor Weasley ti salta addosso. Vieni Grattastinchi, andiamocene a letto.”

Grattastinchi fece un balzo dalla poltrona su cui si era accoccolato e, un po’ a malincuore, seguì la sua padrona che camminava a testa alta e con lo sguardo fiero.

“Ma che ha?” domandò Ron a Harry quando Hermione si sbatté alla spalle la porta del dormitorio femminile.

“Non saprei. Ragazze.”

“Mah…sono veramente incredibili. Se la prendono per niente.”

“Eh già…non le capiremo mai.”

I due ragazzi sospirarono e rimasero a guardare il fuoco scoppiettante, ognuno immerso nei propri pensieri.

 

*

 

La mattina seguente, Harry e Ron entrarono in Sala Grande per la colazione. Come al solito, c’erano ragazzi in piedi che chiacchieravano, ridevano, scherzavano; alcuni si passavano anche i compiti.

Hermione era già seduta al tavolo di Grifondoro, con un grosso libro foderato in pelle aperto sulle ginocchia e un piatto di salsicce abbrustolite che sembravano non esser state neanche sfiorate. Ogni tanto Hermione toglieva gli occhi dal libro e le punzecchiava un po’ con la forchetta, senza però mangiarle; poi tornava immersa nella lettura di quel volume polveroso.

I due ragazzi le si avvicinarono e Ron chiese, timidamente:

“Che leggi?”

Hermione trasalì come se fosse stata colpita da una scossa elettrica.

“Nulla” rispose velocemente, chiudendo il libro con uno scatto. Intorno a lei si formò una nube di polvere.

Più rapida di un fulmine, la ragazza aprì la borsa e ci ficcò il libro dentro. Poi si fiondò immediatamente sulle salsicce.

Harry e Ron si scambiarono un’occhiata furtiva.

“Ehm…Hermione? Ci nascondi qualcosa?” azzardò Harry, servendosi lentamente di uova strapazzate.

“Io? Assolutamente…” cominciò lei, ma la voce possente di Albus Silente rimbombò nella Sala Grande, interrompendo immediatamente qualsiasi chiacchiera.

“Buona giornata, ragazzi miei!! Stamane vorrei farvi un annuncio: abbiamo un alunno nuovo tra di noi!”

Il trio si guardò di sottecchi.

“Il ragazzo in questione” continuò Silente allegro, “si chiama John Piton, ed è, come molti di voi intuiranno, il figlio di Severus Piton.”

Nella Sala Grande scoppiò un coro di: “Cosa???” e “Oooh!” e “Il figlio di Piton???”

“Silenzio!!!” gridò il Preside, facendo tacere tutti. “John è stato smistato a Serpeverde ed è un ragazzo del quinto anno.”

“E ti pareva!” esclamò Harry nel silenzio, e molte teste si voltarono a guardarlo.

“Mi raccomando, voglio che ognuno di voi tratti questo ragazzo come uno qualsiasi; fatelo sentire a suo agio! E ancora una cosa: non fategli troppe domande, perché a quelle sbagliate non saprà neanche lui trovare una risposta. Vi auguro una buona giornata.”

Ron si voltò verso Hermione:

“Che cosa significa: ‘Non fategli troppe domande, perché a quelle sbagliate non saprà neanche lui trovare una risposta’?”

“Probabilmente Silente ha previsto che molti ragazzi gli faranno delle domande, per esempio chi è sua madre, dove ha vissuto finora, ecc…e forse nemmeno lui conosce bene il suo passato” rispose saggiamente Hermione. “Forza, ora, andiamo. C’è Pozioni…con i Serpeverde.”

“Wow. Vedremo subito il signorino Piton all’opera” ridacchiò Ron.

“C’è poco da ridere” sbottò Hermione. “Almeno lui saprà mescolare quel tot di volte che serve.”

“E con questo?” la sfidò Ron.

“Bè conosco un tipo coi capelli rossi che mescola sempre una o due volte in più.”

La faccia di Ron era diventata talmente colorita da mimetizzarsi con i capelli.

 

*

 

Quando i ragazzi scesero nei sotterranei, trovarono posto soltanto in prima fila.

Piton era già dentro l’aula, il mantello nero stretto al corpo.

Aveva un’aria strana, quasi confusa e spaventata.

“Bene” cominciò, quando tutti si sedettero e Neville chiuse la porta, “oggi prepareremo la Bevanda degli Occhi. Seguite le istruzioni sulla lavagna. Se, alla fine, la pozione risulterà corretta, vorrà dire che prenderà il colore esatto dei vostri occhi. Né sfumatura in più, né sfumatura in meno. Al lavoro.”

Harry si voltò verso i Serpeverde e allungò il collo, sbirciando in cerca di John. E infine lo vide all’ultimo banco, seduto vicino ad una ragazza dai lunghi capelli biondi, di una bellezza mozzafiato. Ma lui non sembrava attirato più di tanto. Questa tipa continuava a lanciargli occhiate seducenti, che lui non ricambiava.

Hermione chiese a Harry di indicargli chi fosse John. Quando lui glielo mostrò, la ragazza sbarrò gli occhi.

“Accidenti” commentò, “e tu avevi detto ‘neanche tanto brutto’…è il più bel ragazzo che abbia mai visto!!!”

Harry rimase a bocca aperta, stupito. Ron girò meccanicamente la testa verso John, facendo una smorfia disgustata.

“E tu lo chiami bello? E’ una specie di mostro!” sibilò.

Hermione sbuffò.

“Siete maschi, non potete capire…e comunque perché, secondo voi, quella ragazza così bella si è seduta vicino a lui? E perché continua a guardarlo?” chiese.

“Vorrà fare la lecchina per prendere bei voti in Pozioni…” provò Ron.

“Smettila di cercare di non capire, Ronald!! Piton regala Eccellente a tutti i Serpeverde, bravi o non!” sbottò lei.

Dopodiché ognuno tornò a preparare la propria pozione. Nell’aula aleggiava un odore di umido e una leggera nebbiolina sovrastava tutti i banchi.

Alla fine delle due ore, Harry non riusciva a crederci: per la prima volta in vita sua, aveva preparato una pozione giusta. Il liquido nel calderone era di un verde strepitoso… il colore degli occhi di Harry.

“Scaduto il tempo” mormorò la voce di Piton. “Fatemi vedere cos’avete combinato.”

Prima di tutto, passò in rassegna il tavolo dei Serpeverde, osservando prima gli occhi di ogni alunno, e poi il colore della pozione corrispondente.

Quando arrivò al banco di suo figlio, tutta la classe si voltò a guardare, curiosa.

Piton sembrava imbarazzato.

“Sì, ehm… tutto a posto.”

Harry non aveva mai visto Piton così strano… infine, si avvicinò al loro banco.

Guardò quella di Hermione e annuì. Poi passò a Ron. Fece una smorfia.

“Da quando i tuoi occhi sono giallo canarino, Weasley?”

Tutti i Serpeverde scoppiarono a ridere, Malfoy per primo.

“Sei un disastro.”

Finalmente, raggiunse il calderone di Harry. Quest’ultimo era al settimo cielo: per una volta avrebbe potuto dimostrare a Piton che non era un incapace.

Quando il professore guardò Harry negli occhi, allargò le narici e fremette.

Lanciò un’occhiata veloce alla pozione di quel verde stupefacente e balbettò:

“E’ troppo chiara, Potter. E’ uno s-schifo.”

Poi, con uno scatto, rovesciò tutto il contenuto del calderone sul banco.

 

Rieccomi con il 3 chappy!!!! Ci ho messo un po’ ad aggiornarla perché sono stata impegnata…….grazie a tutti quelli che hanno commentato!!!!!!!!!kisskiss dalla vostra Lily

*Mi pare che esista il Magiscotch nel mondo della mitica Rowling, ma l'Extra Magiscotch è di mia invenzione...XD XD...

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Capitolo 4
*** Voglia di cacciarsi nei guai ***


voglia di guai

4

Voglia di cacciarsi nei guai

 

Il sotterraneo puzzava di acido e marcio e il fumo che ancora aleggiava per la stanza era denso e nauseante.

Dal banco di Harry colava la pozione che Piton gli aveva, ingiustamente, rovesciato con un colpo di mano.

E ora il povero ragazzo era costretto a ripulire tutto, senza magia, per ordine del professore che tanto odiava e che tanto avrebbe continuato ad odiare. Gli aveva sottratto la bacchetta in modo che non praticasse alcuna magia ed era uscito dall’aula, promettendo a Harry che sarebbe tornato entro un quarto d’ora a restituirgliela e a controllare che avesse finito il lavoro per bene.

Sbuffando e rimuginando sull’ingiustizia subita, Harry stava ripulendo con uno straccio la pozione bollente e leggermente frizzante. Aveva appena finito di pulire il banco e doveva passare a quella colata per terra, cioè quasi la maggior parte.

Ma perché diavolo l’aveva fatto??? La pozione era corretta, l’aveva perfino chiesto a Hermione, e lei gli aveva confermato che era IDENTICA agli occhi verdi ereditati da Lily. Insomma, perché Piton si era infuriato così tanto??? Solo perché, per una volta, Harry non aveva sbagliato niente?? Solo perché doveva dirgli “la pozione è esatta”?? Richiedeva uno sforzo così enorme che aveva preferito fingere che ci fossero delle sfumature sbagliate e rovesciare tutto?? Il ragazzo proprio non capiva la mente maligna di quell’uomo orribile.

Ipotizzando anche che la pozione fosse veramente di una sfumatura sbagliata, era comunque molto simile ai suoi occhi; mai lontanamente terribile come quella di Ron, giallo canarino, o come quella di Tiger, color porpora. Quindi perché aveva avuto quella reazione così violenta?? E in più, come se fosse stata colpa sua, gli toccava ripulire tutto.

Era decisamente ingiusto.

Improvvisamente, un rumore di passi scosse Harry dai suoi pensieri. Qualcuno si stava avvicinando all’aula. Incrociando le dita, sperò che non fosse Piton. Non aveva ancora finito di pulire…che altro gli avrebbe sbraitato contro??

Infine, qualcuno bussò e una voce sognante annunciò l’ingresso di Luna Lovegood.

Harry allungò la testa e spuntò fuori da dietro il banco.

“Oh, ciao, Harry!” lo salutò Luna con un sorriso radioso. Però non era sola: insieme a lei, c’era una ragazza molto carina, con i capelli castani sul rosso, mossi, e occhi leggermente a mandorla, di un dolcissimo verde chiaro.

“Lei è Mary Cohen, di Corvonero; siamo dello stesso anno ed è la mia migliore amica, ” la presentò Luna.

“Ah, ciao” fece Harry con la gola secca.

“Ciao!” esclamò Mary allegramente. “Luna mi ha parlato di te. Senti, avevi lezione coi Serpeverde, vero?”

“Sì” rispose Harry con lo straccio in mano.

“E ora dove sono andati? E’ già finita la lezione?”

“E’ finita poco fa, sì. Io sono ancora qui perché devo ripulire la pozione che ha versato Piton… ma perché?”

Mary sventolò un rotolo di pergamena che teneva in mano.

“Io e Luna siamo state mandate da Silente a consegnare questo al figlio di Severus Piton.”

Harry aggrottò le sopracciglia.

“E che cos’è?”

“Non lo sappiamo” rispose Luna, la cui voce faceva pensare che si trovasse perennemente su un altro pianeta. “Silente l’ha data a noi dicendo che sapeva di potersi fidare e che era sicuro che non l’avremmo guardata.”

“E quindi avete intenzione di non guardarla…?”

“Esatto. Non sono affari nostri, giusto? Non mi va di tradire la fiducia di Silente. Sono persino rimasta sorpresa che l’avesse affidata anche a me… devi sapere che l’anno scorso sono stata beccata da Gazza a lasciare briciole di pane immerse nella Pozione Soporifera, per la sua gatta” raccontò Mary tranquillamente. Harry scoppiò a ridere.

“Bé ma come fate a resistere? Io non ce l’avrei fatta” disse il ragazzo.

Luna alzò le spalle.

“Insomma, non siete curiose di sapere cosa dice Silente a John?” continuò Harry.

“Non ci tentare!” ridacchiò Mary. Harry ghignò.

Luna si avvicinò al punto in cui Harry stava pulendo, inginocchiato.

“Se vuoi ti do una mano” si offrì gentilmente.

“Oh, no, grazie…E’ già stancante e noioso per me, non voglio che anche tu…” protestò lui, ma Luna lo interruppe sorridendo:

“Io posso usare la magia, sciocchino. Piton non può scoprirlo.”

“Oh” fece Harry, sollevato. “Giusto. Grazie mille.”

“Figurati” disse Luna con sguardo sognante. “E’ bello aiutare gli amici, soprattutto quando se ne ha pochi, come nel mio caso.”

Harry arrossì. Luna aveva spesso la capacità di dire cose vere ma, purtroppo, un po’ imbarazzanti.

Poi tirò fuori la bacchetta e, puntandola contro il liquido verde, mormorò:

Gratta e netta!

In men che non si dica, il pavimento di pietra era scintillante; ancora meglio di prima.

“Ehi, ragazzi, qua qualcuno ha dimenticato una borsa” osservò Mary, che stava passeggiando tra i banchi.

Harry si voltò a guardare.

“Oh, siete davvero fortunate: mi pare che John Piton fosse seduto lì. Probabilmente verrà a riprenderla, così potrete consegnargli quel rotolo di pergamena misterioso”. Il ragazzo abbassò la voce nel pronunciare l’ultima parola, cercando di creare una certa atmosfera.

Luna rise e Mary alzò gli occhi al cielo.

“La pergamena ce l’ho io” fece la ragazza dagli occhi verde chiaro, “quindi nessuno di voi potrà leggerla… a meno che non siate così disperati e curiosi da ingaggiare uno scontro di lotta libera.” Harry scoppiò a ridere. Gli stava simpatica questa Mary Cohen… però sembrava molto testarda. E lui, invece, troppo curioso.

Si alzò finalmente da terra.

“Tante grazie davvero, Luna. Non so come avrei fatto senza magia.” Si stiracchiò.

“Ehi, a proposito” cominciò Luna, illuminandosi. “Hai sentito che forse Cornelius Caramell ha a sua disposizione un esercito di Kapatestus?”

“Kapache?” borbottò Mary dal fondo dell’aula, appoggiata al muro di pietra.

“Sono creature mezze aquile e mezze fenici, con grandi artigli… Caramell ne ha un allevamento intero. Dice che gli dà da mangiare carne in scatola…loro ne vanno ghiotti.”

Le solite invenzioni di Luna!

Mary fece finta di non poterne più, scivolando sul muro e accasciandosi a terra, con la lingua di fuori.

Harry soffocò una risata.

“No, dico davvero… e credo che abbia anche qualche Mangiamela” continuò Luna, rivolta verso Harry. “Sono degli esseri che tengono lontano qualsiasi tipo di sfortuna e possono anche…”

Mary tossicchiò.

“Ehm…ciao” fece.

Luna si interruppe e sia lei che Harry si voltarono a guardare.

Un ragazzo bello dai capelli neri e gli occhi azzurri sostava sulla porta, indeciso e imbarazzato.

John Piton.

Mary gli rivolse un gran sorriso.

“Eccoti, finalmente” lo salutò piena d’entusiasmo. “Io sono Mary! Piacere” gli andò vicino e gli strinse la mano.

John abbozzò un sorriso.

“Devo darti questa” disse ancora Mary, tendendo la mano con il foglio di pergamena verso di lui.

John lo prese lentamente.

“Mmm… che cos’è?” domandò.

“E’ quello che tutti noi vorremmo sapere” s’intromise Harry, beccandosi un’occhiataccia da Mary.

“No, veramente sarebbe tuo, personale… ce l’ha consegnato Silente…” spiegò lei.

John lo aprì.

Harry, divorato dalla curiosità, si avvicinò lentamente ai due ragazzi, seguito a ruota da Luna.

“Allora?” gli chiese, mentre leggeva.

John alzò lo sguardo verso di lui. Spalancò gli occhi: sembrava essersi appena accorto che in quella stanza c’era Harry Potter.

Non rispose e abbassò di nuovo lo sguardo.

“Mi chiede di andare da lui stasera alle otto, tutto qui” disse infine.

Mary sospirò.

“Non avresti dovuto dircelo” borbottò.

John la guardò fisso.

“Perché?” chiese stupito.

“Bé, sono affari tuoi, no?”

“Ma è un semplice invito… nulla di segreto” sussurrò John.

Luna continuava a guardarlo con occhi sporgenti; anche lei era preda del giovane Piton, che sembrava fare un certo effetto a moltissime ragazze.

Mary, invece, lo guardava con occhi assolutamente normali.

“Ok, allora… è stato un…” cominciò la ragazza, ma una figura entrò improvvisamente nella stanza. Severus Piton.

Guardò il gruppo, sorpreso.

“E voi che diavolo ci fate qui?” sbraitò.

“Io e Mary siamo venute a cercare suo figlio” rispose Luna con la massima tranquillità.

Piton arrossì. Harry pensò che Luna rischiava molto a sputare fuori con tutta questa facilità la parola “figlio” davanti al professore.

“E c-che volevate da lui?” chiese ancora Piton.

“Dovevamo consegnargli una cosa da parte di Silente” intervenne Mary con aria di sfida.

 Piton allargò le narici e voltò lentamente la testa verso Harry.

“E tu, Potter? Hai finito di pulire?”

” disse duramente Harry, senza aggiungere né signore né professore. Si sentiva ancora offeso per l’ingiustizia subita.

“Bene. Tieni la tua bacchetta.”

Una volta presa, Harry si sentì più sicuro. Un mago privato della sua bacchetta era come un uomo disarmato davanti ad un branco di lupi famelici.

“Potete andare” borbottò infine Piton, la testa bassa.

I quattro ragazzi uscirono insieme dall’aula, in silenzio.

Quando si trovarono fuori dai sotterranei, Mary si fermò e sorrise.

“Bene, io e Luna dobbiamo andare a studiare Erbologia per l’interrogazione.”

“Non pranzate?” chiese Harry.

“No, davvero, dobbiamo studiare un sacco di pagine” disse Luna.

“Allora ciao, Harry. E’ stato un piacere conoscerti.” Mary gli strinse allegramente la mano. “Spero che ci rivedremo presto!”

“Anche io” fece Harry.

Poi Mary si voltò, sempre sorridente e piena di entusiasmo, verso John.

“E’ stato un piacere conoscere anche te. Non ti preoccupare, non ti giudico male perché sei il figlio di Piton. Se hai bisogno di qualcosa, non esitare a chiedermelo” esclamò gentilmente.

John sorrise e arrossì. Era incredibile quanto fosse timido e insicuro, quel ragazzo.

“G-grazie” balbettò.

Mary sorrise ancora.

Luna, invece, salutò i due ragazzi così: “Ciao, ricordatevi di tenere gli occhi aperti. Non si sa mai, con tutti questi Kapatestus…”

Poi le due ragazze si allontanarono chiacchierando.

Harry si girò, imbarazzato, verso John e scoprì che quest’ultimo stava fissando con gli occhi azzurri penetranti la figura di Mary Cohen che saltellava.

Harry tossì leggermente e John trasalì.

“Ehm… io vado a pranzo. Ci si vede in giro” borbottò Harry.

“Ok.”

Lo salutò da lontano con la mano e si diresse correndo verso la Sala Grande. Quando arrivò, senza fiato, al tavolo di Grifondoro, Ron si girò verso di lui.

“Dov’eri finito?”

Harry si abbandonò sulla panca e raccontò tutto a Ron e Hermione.

“Perciò Silente vuole vederlo alle otto?” domandò Hermione.

“Sì, esatto.”

“Chissà per cosa…!” fece Ron, pensieroso.

“Ha ragione questa Mary Cohen, non sono affari nostri” sussurrò Hermione decisa.

Ron la ignorò.

“E se…” bisbigliò. “E se seguissimo John nell’ufficio di Silente, stasera, con il mantello dell’invisibilità?”

“Cosa?” strillò Hermione, e parecchi ragazzi si girarono a guardarla.

“Non so…” fece Harry. “E’ rischioso…”

“E dai, Harry, sono troppo curioso!!! Tanto con il Mantello non ci vedono!!” insisté Ron.

“Non se ne parla, siete matti??” disse Hermione stizzita. “Se ci andate, io non vengo assolutamente.”

“Bè… d’accordo” si lasciò infine convincere Harry.

Hermione cominciò a borbottare come una pazza e Ron ridacchiò:

“Sei grande, amico. Non so perché, ma oggi ho voglia di cacciarmi nei guai.”

 

 

Rieccomi con il quarto chappy….!!!!! Spero sia di vostro gradimento!!!!!!!!!baciuuuuuuz XD XD

xstrega_morgana: ciao!!!!! Sono veramente contenta che ti piaccia la mia storia, però io e te abbiamo due pareri molto differenti: io ADORO Lily Evans, è il mio personaggio preferito in assoluto (già il mio nome dice tutto! XD)…mentre Piton diciamo che mi affascina solo, ma non ne sono innamorata… anzi, in alcuni punti lo trovo antipatico…comunque spero che la mia storia continui a piacerti lo stesso!!!!un bacione!!!!

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Capitolo 5
*** Nell'ufficio di Silente ***


nell'ufficio

5

Nell’ufficio di Silente

 

Harry fissava la fiammella del camino scoppiettare allegramente. Fissandola, gli venne in mente il volto di Sirius. Aveva voglia di vederlo, di parlargli…dopotutto, era l’unica persona che prendeva il posto dei suoi genitori. Chissà cosa stava facendo in quel momento…

“Harry!” esclamò Ron.

Harry, immerso nei suoi pensieri, tornò bruscamente alla realtà.

“Che c’è?”

“Sono quasi le otto!! E’ tardissimo!! Dobbiamo muoverci se vogliamo andare nell’ufficio di Silente!” spiegò Ron, alzandosi dalla sua poltrona preferita con incredibile vitalità.

Harry sbadigliò.

“Sei sicuro che…?” cominciò.

“Oh, andiamo! Sei Harry Potter o no?”

Una voce irritata interruppe la conversazione.

“Voi non dovreste ASSOLUTAMENTE andare! I guai in cui vi caccerete saranno grossi, molto grossi, fidatevi!”

“Taci, Hermione” mormorò aspramente Ron.

Hermione fissò Ron con gli occhi ridotti a fessure. Poi si alzò di scatto, prese la sua roba e, senza dire una parola, si fiondò su per la scala a chiocciola che portava al dormitorio femminile.

Harry sbuffò e Ron alzò gli occhi al cielo.

“Vabbè, sarà meglio muoversi.”

Preso il Mantello dell’Invisibilità, entrambi uscirono dal buco del ritratto e percorsero i corridoi. Non c’era molta gente in giro, erano quasi tutti nella Sala Grande per la cena. Finalmente, i due ragazzi si trovarono di fronte ai gargoyle di pietra dell’ufficio del Preside.

“John sarà già arrivato?” sussurrò Ron.

“Si spera di no” rispose Harry, dandosi un’occhiata intorno. Il corridoio era deserto.

Si appoggiarono al freddo muro di pietra e rimasero lì, in attesa. L’orologio al polso di Harry ticchettava regolare, facendo passare i secondi…e di conseguenza i minuti… erano già le otto e un quarto.

I due ragazzi si scambiarono un’occhiata triste.

“Significa che è già entrato?” chiese ancora Ron.

Harry sospirò. Senza rispondere, cominciò ad allontanarsi dalla porta.

“Per la barba di Merlino, Harry, aspettiamo là! Magari lo becchiamo quando esce!” esclamò Ron, senza curarsi di tenere bassa la voce.

“Stiamo andando verso la sala comune dei Serpeverde. E’ probabile che lo incontriamo per la strada, no?” fece Harry.

Ron restò un attimo in silenzio.

“Ok” acconsentì infine. Non che il suo parere fosse di vitale importanza, siccome Harry procedeva spedito e sembrava non voler essere contestato da nessuno.

Sempre sotto il Mantello, i due ragazzi si diressero verso i sotterranei. Erano vicini alla sala comune, quando…

“…davvero, mio padre ha detto che potresti.”

Si immobilizzarono. Conoscevano quella voce acida e strascicata: Draco Malfoy.

Lanciando un’occhiata all’aula vuota di Pozioni, Harry vide la scena.

Malfoy, Tiger, Goyle e John Piton erano vicino al muro e parlavano a bassa voce.

“Io non lo so…” mormorò John, l’aria leggermente impaurita.

“Ma scommetto che saresti un Mangiamorte perfetto!! Te l’ho già detto, mio padre pensa così. E poi, anche il tuo lo è, o almeno lo era… quindi sei adatto a quel ruolo. L’Oscuro Signore è alla ricerca di anime giovani. Non sai quanti privilegi avresti se dimostrassi di essere un fedele Mangiamorte!” esclamò Malfoy gesticolando parecchio.

“Non credo di…” cominciò ancora John, ma Tiger lo interruppe, scrocchiando le dita:

“Se non accetti, dovrai vedertela con noi.”

Ora John era davvero spaventato. Deglutì.

“No” intervenne Malfoy. “Non gli faremo niente. La scelta spetta a lui, è una persona libera di scegliere ciò che vuole. Ma presto scoprirà che la sua strada non è quella del tirapiedi di Silente.”

Detto questo, Malfoy, Tiger e Goyle uscirono dalla stanza, con un ultimo sguardo a John. Quest’ultimo, sempre appoggiato al muro, respirava affannosamente. Aspettò che i tre si fossero allontanati un po’ e uscì.

Harry e Ron, sotto il Mantello, avevano assistito alla scena a bocca aperta. Non che fosse una cosa tanto sconvolgente il fatto che Malfoy stesse dalla parte di Voldemort, ma Harry era rimasto comunque sorpreso e un po’ spaventato.

John cominciò a dirigersi verso l’uscita dei sotterranei, guardandosi intorno nervosamente. Harry e Ron lo seguivano, scambiandosi strane occhiate.

Come previsto, la meta di John era l’ufficio di Silente.

“Scarafaggi a grappolo” mormorò, il fiato corto, quando fu davanti ai gargoyle.

Questi balzarono di lato mostrando una scala. John salì i gradini e Harry e Ron si affrettarono a stargli dietro.

 Infine, arrivarono davanti alla porta dell’ufficio.

John riprese fiato e attese qualche minuto prima di avvicinarsi e bussare.

“Avanti.”

Il ragazzo aprì lentamente la porta cigolante. Prima di richiuderla, Harry e Ron sgattaiolarono dentro, cercando di non fare il minimo rumore.

“Buonasera” salutò John educatamente.

“Buonasera, John, sono felice di vederti. Vieni pure a sederti” lo invitò gentilmente Silente, guardando il ragazzo da sopra gli occhiali a mezzaluna.

John, impacciato, prese posto davanti al Preside. Harry e Ron si avvicinarono un po’ alla scrivania, tenendo comunque una certa distanza di sicurezza. Entrambi erano emozionati e curiosissimi.

“Allora, com’è andato il primo giorno?” domandò Silente.

“Ehm… abbastanza bene, grazie” rispose piano John.

“Hai conosciuto qualcuno?” continuò il Preside.

“Mmm… Draco Malfoy, Vincent Tiger, Gregory Goyle… e… Harry Potter… Luna Lovegood…e… mmm… Mary Cohen” elencò il ragazzo balbettando.

“Oh, così hai conosciuto Harry Potter?”

John annuì.

“E come ti è sembrato?”

Harry attese la risposta, curioso.

“Bé, è un po’ difficile da dire adesso, perché gli ho parlato poco… però mi è sembrato uno abbastanza a posto” disse John.

Ron trattene una risatina.

“Bene…” fece Silente, pensieroso.

Per qualche minuto, nella stanza regnò il silenzio.

Poi il Preside riprese:

“C’è per caso qualcosa che ti turba, o che ti dà fastidio, o che ti mette ansia?”

Harry e Ron si guardarono, pensando esattamente alla stessa persona: Malfoy. Ma, con loro grande sorpresa, John sussurrò:

“M-Mary Cohen.”

Harry strabuzzò gli occhi.

Silente guardò il ragazzo seriamente.

“Per quale motivo?” domandò, aggiustandosi gli occhiali sul naso.

“Ecco, lei… non so… quando le sto vicino sento qualcosa di strano, una specie di… come dire… presentimento…” spiegò lentamente John.

“Presentimento?”

“Sì… mi sento il petto appesantito e mi manca un po’ il fiato… e quando si muove sento come qualcosa che mi vibra nello stomaco e che mi provoca un certo dolore, sia fisico che interiore… e poi, appena si allontana almeno una decina di metri, mi passa tutto.”

Silente sbarrò gli occhi.

“Dici sul serio?”

“C-certo…”

Il Preside sembrava molto preoccupato.

“Non ci posso credere” mormorò. “Bé, in questo caso dovrò parlarne con...” cominciò, ma qualcuno bussò alla porta e interruppe la conversazione.

“Avanti”

Dalla porta sbucò fuori Severus Piton, con l’aria agitata.

“Ah, Severus, eccoti. Dopo devo parlarti di una cosa… ma adesso è il momento che John venga informato del perché l’abbiamo convocato qui stasera” disse Silente, l’espressione davvero seria.

Piton deglutì e guardò il pavimento.

Harry era sorpreso dal suo comportamento, e anche da quello di Silente. Perché si preoccupava tanto di quello che provava un ragazzo, il quale, molto probabilmente, aveva appena raccontato i sintomi di una semplice cotta per una ragazza…? Insomma, di che altro poteva trattarsi, se non di una cotta? E perché John non aveva detto nulla su quello che era successo con Malfoy, Tiger e Goyle?

Ma Silente riscosse Harry dai suoi pensieri.

“Tu sei qui per venire a conoscenza del tuo passato” spiegò a John.

Tutti e tre i ragazzi rimasero sorpresi.

“Ma non saremo noi a raccontartelo esplicitamente; sarai tu a vedere dei ricordi di tuo padre attraverso il Pensatoio, e man mano commenteremo ogni scena che vedremo” continuò il Preside.

Si alzò dalla scrivania e fece segno a John e a Piton di seguirlo. Harry e Ron li imitarono.

Arrivarono davanti al calice dal liquido fluido e Silente sfiorò leggermente la superficie con la bacchetta. Il liquido prese a vorticare… Harry e Ron scattarono in avanti… probabilmente sporse fuori il mignolo di Ron, ma nessuno se ne accorse… Harry non sentiva più la terra sotto i piedi… chiuse gli occhi…

TUNK!

Con un leggero tonfo, caddero tutti a terra. Harry e Ron avevano tenuto il Mantello, stringendolo con forza e, per loro incredibile fortuna, erano ancora coperti e invisibili.

John, Silente e Piton si rialzarono.

Tutti si guardarono attorno: erano nella sala comune dei Serpeverde e un ragazzo dai capelli neri, lunghi e unti era seduto sul divano, vicino ad un altro tipo con folti capelli castani.

Parlottavano a bassa voce…

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Capitolo 6
*** I ricordi di Piton -parte prima- La sera della festa ***


remembers

6

I ricordi di Piton

-parte prima-

La sera della festa

 

“Andiamo Piton, lo so benissimo…e probabilmente non sono l’unico” bisbigliò il ragazzo dai capelli castani.

“La pianti di dire cose senza senso?? Non sto nascondendo assolutamente niente… e se anche lo stessi facendo, ti assicuro che non è quello che pensi” borbottò il giovane Piton, scocciato.

“Bene, continua pure a nasconderlo… sappi che posso raccontarlo a mezza Hogwarts in una giornata” lo avvertì il ragazzo.

“Se ci provi ti becchi uno dei miei Sectumsempra, Karl!” scattò Piton balzando in piedi.

“Allora è vero…” ridacchiò Karl. “E’ vero quello che supponevo, altrimenti non ti saresti scaldato tanto.”

Piton arrossì leggermente, con espressione furibonda.

Karl continuò a ridere. Ma la sua non era una risata tenera o comprensiva; era una risata maligna.

“Pensa un po’…” cominciò ancora il ragazzo. “Il nostro Piton innamorato di una Grifon…”

Piton ringhiò e gli tappò la bocca con una mano.

“Per tutte la tarantole, Karl, non spifferare una sola cosa!”

Harry e Ron si scambiarono un’occhiata accigliata da sotto il Mantello. Piton in love^^??? E da quando tutto ciò?? Si voltarono entrambi a guardare il Piton adulto in piedi di fianco a loro: continuava ad osservare la scena con espressione indecifrabile.

“Bé, stasera la vedi, no? C’è la festa nel sotterraneo…ci sarà anche lei.”

Piton fremette.

“Non ci vado a quella dannata festa. Cosa sia venuto in mente a Mulciber proprio non lo so, ma mi sembra la stronzata del secolo” rispose acido.

“E invece ci vieni” insistette Karl sempre ridacchiando. “Ti farai bello bello per lei… come se potesse solo passarle per la testa il pensiero di considerarti! Ahahaha!”

Piton fissò il ragazzo con gli occhi socchiusi. Aprì bocca e fece per dire qualcosa, ma uscì solo un suono indistinto. La richiuse e fece una smorfia.

Karl continuava a ridere come un matto.

“Tu…ahahah… te lo immagini?? Tu… tu… e…Lily Evans! Ahahaha!”

Harry sentì il sangue ghiacciarsi nelle vene. Cosa aveva detto? Lily Evans?????? Com’era possibile…??

Ron gli lanciò un’occhiata furtiva.

Poi, di colpo, la scena cambiò. I ragazzi videro indistintamente stanze dissolversi una dopo l’altra, finché si ritrovarono in un corridoio dei sotterranei, deserto.

Silente lanciò un’occhiata al Piton adulto e, vedendo che non aveva intenzione di proferir parola, sospirò e si rivolse a John:

“Come avrai capito, tuo padre era innamorato di una ragazza del Grifondoro…Lily Evans…quella che in futuro sarebbe diventata la madre di Harry Potter.”

John non rispose e il suo sguardo andava da Silente a Piton, con un sopracciglio alzato. Ma se John era sorpreso o spaesato, Harry aveva una gran voglia di vomitare perfino l’anima. Non era assolutamente possibile che Piton fosse innamorato di…di…

Ron ogni tanto lanciava all’amico un’occhiata schifata.

Ad un certo punto, un rumore  di passi costrinse tutti i presenti a voltarsi verso il fondo del corridoio ormai non più deserto.

Un bel ragazzo dai capelli neri ondulati, gli occhi azzurri e uno smoking camminava a passo svelto, finché, di colpo, Karl uscì da una stanza chiusa a chiave e nella fretta andò dritto a sbattere contro quel ragazzo.

Si guardarono un attimo, confusi…poi Karl esclamò:

“Piton?!?!?!”

Harry e Ron strabuzzarono gli occhi. No, non poteva essere Piton. Era troppo perfetto…capelli puliti, occhi azzurri, naso piccolo e dritto…eppure Karl non aveva tutti i torti: c’era qualcosa di famigliare in quel ragazzo.

“Sì, sono io.”

Ron soffocò un colpo di tosse.

“Ma…ma come…?” balbettò Karl.

“Degli incantesimi, nulla di più, ma dureranno solo fino a domattina” rispose velocemente Piton, lo sguardo determinato.

Karl borbottò qualcosa di incomprensibile e guardò Piton con rabbia. Era geloso e invidioso, si vedeva.

“Allora, andiamo alla festa?” propose Piton, con più coraggio di quanto credesse di avere.

L’altro annuì, sempre furibondo, e seguì Piton squadrandolo da cima a fondo con disgusto.

Silente, il professor Piton, John, Harry e Ron si aggiunsero ai due ragazzi, percorrendo il corridoio buio, passando davanti a porte chiuse a chiave e a sgabuzzini aperti, finché un rumore di musica in lontananza fece capire che erano arrivati. Il suono continuava ad aumentare man mano che si avvicinavano ad una grande porta di legno scuro. Piton allungò con decisione la mano verso la maniglia e spalancò il portone.

Si ritrovarono in una stanza enorme, dalle pareti talmente alte da non riuscire a vederne la fine; c’erano tavoli lunghissimi ricchi di cibo e bevande di ogni genere; ogni tanto qualche fantasma sbucava a dare un’occhiata e poi spariva; centinaia di studenti occupavano la stanza e, su un palco, un gruppo cantava e suonava.

Silente ridacchiò.

“Sono le Sorelle Stravagarie, all’inizio della loro carriera…quando suonavano solo per i loro compagni” spiegò.

Piton e Karl rimasero un attimo fermi sulla soglia, indecisi, finché Piton decise di catapultarsi dentro.

La folla era talmente fitta che Harry e Ron rischiarono continuamente di perdere gli altri…ad un certo punto, dopo aver dribblato una serie di ragazze chiacchierine, videro che Piton si era bloccato di colpo. Karl, di fianco a lui, borbottò qualcosa che sembrava un “ma guarda un po’ che gente mi tocca frequentare…” e, senza dire una parola all’amico, si girò e si confuse tra la folla. Piton, dal canto suo, continuava a fissare incantato un punto imprecisato della sala. Dopo una decina di minuti, meccanicamente, si diresse verso il tavolo del cibo…ma non per mangiare. Una ragazza dai lunghi capelli rosso scuro stava bevendo un sorso di succo di zucca da un bicchiere color argento.

Piton si fermò dietro di lei.

“Ehm…” cominciò. E si interrupe, la gola secca.

La ragazza, che era di spalle, si voltò… e a Harry mancò il fiato. Due occhi di un verde meraviglioso splendevano sul volto perfetto della giovane; occhi dello stesso colore di quelli di Harry. Non poteva essere nessun altro: la ragazza era sua madre.

“Ciao” fece allegramente Lily. “Tu sei…?”

Piton deglutì.

“Sono S-Severus” balbettò.

Lily lo fissò, gli occhi socchiusi, l’espressione indecifrabile; poi, pian piano, una luce invase quegli occhi stupendi, che si spalancarono.

“Non ci posso credere!” esclamò. “Tu…voglio dire… sei.. mmm… bè… cambiato…”

Piton tossicchiò.

“Sì, ehm… sì…è…”

Ma la frase restò in sospeso, lasciando la situazione in un silenzio imbarazzante.

Lily continuò a bere, finché Piton, sorpreso di sé stesso, propose:

“Balliamo?”

La ragazza annuì.

I due si lanciarono sulla pista da ballo: Lily ancheggiava e volteggiava, decisamente brava, mentre Piton era più immobile di una lastra di marmo; ogni tanto scuoteva leggermente le spalle e faceva qualche passettino, ma era incredibilmente imbranato.

Lily rideva come una pazza, osservandolo. Anche Piton, finalmente, cominciò a rilassarsi un po’, lasciandosi andare a qualche sorriso, sempre un po’ tirato. Ma, ad un certo punto, Lily si bloccò con una smorfia; rimase immobile per qualche secondo, finché si accasciò a terra.

Piton scattò più in fretta di un fulmine: la prese tra le braccia e si fece largo tra la folla, mentre la ragazza tossiva e gemeva.

“Che succede?” le domandò, preoccupato.

“Non lo so… credo di aver bevuto troppa Burrobirra…” mormorò Lily.

“Ti porto in infermeria.”

Lily fu scossa da un brivido e si guardò intorno con aria strana. Poi si girò verso Piton e ghignò:

“No, non portarmi in infermeria…potremmo andare nel dormitorio dei Grifondoro, tanto a quest’ora non c’è nessuno…”

Piton si bloccò, sbalordito.

Harry cominciò a sentirsi veramente male e scambiò con Ron un’occhiata preoccupata.

“Ehm…va bene” sussurrò Piton.

I due ragazzi percorsero i corridoi deserti fino al ritratto della Signora Grassa.

Sambuco” esclamò Lily.

La Signora Grassa esitò.

“Ma lui è un Serpeverde” disse.

“E allora? Apri” ordinò Lily.

Harry cominciò ad avere qualche sospetto. Sua madre era sempre stata, da quanto sapeva, una ragazza dolce, tranquilla… non il tipo da queste risposte. Forse c’era qualcosa che non andava.

La Signora Grassa non obiettò e mostrò il varco per entrare nella sala comune.

Piton si diresse, sempre comandato da Lily, nel dormitorio. Una volta entrati, la ragazza lo prese per mano con fare malizioso e se lo trascinò sul letto. Senza esitare, posò le sue labbra calde e morbide su quelle di lui.

Harry era inorridito davanti a quella scena. Non aveva nemmeno il coraggio di guardare il Piton adulto in piedi di fianco a lui. Aveva solo voglia di fuggire lontano da quella scena agghiacciante.

Quando i due ragazzi allontanarono le labbra, Lily mormorò, sempre maliziosamente:

“Severus, tu mi ami?”

Piton, sul viso un misto di shock, sbalordimento e confusione, rispose sinceramente:

“Dipende da quello che intendi tu per ‘amore’.”

Poi, quando vide che la ragazza lo fissava con espressione interrogativa, continuò:

“Se intendi l’amore che prova un genitore per un figlio, allora la risposta è no. Se intendi quell’amore/affetto che prova un amico per un’amica, la risposta continua ad essere no. Ma se intendi il sentimento di un ragazzo che non riesce a vivere senza guardare la ragazza più bella del mondo… allora è sì.”

Lily ghignò e attirò Piton a sé. Si baciarono avidamente, come se dovessero mangiarsi la lingua, con una passione pazzesca.

Harry scosse la testa e cominciò ad arretrare, inorridito. Vedere sua madre con…con…non ce la faceva più. Ma fortunatamente il resto della scena gli fu risparmiato, perché la stanza cominciò a vorticare e si ritrovarono tutti nella Sala Grande, dietro ad una panca dov’era seduto Piton, nuovamente bruttino.

Inaspettatamente, Silente parlò a John.

“Come avrai ben capito, quella sera tuo padre ebbe un rapporto sessuale con Lily Evans. Ma non tutto era come sembrava…” Lasciò la frase enigmatica in sospeso.

Il giovane Piton scriveva avidamente su un rotolo di pergamena. Harry e Ron riuscirono a leggere appena in tempo le parole, prima che piegasse il foglio fino a ridurlo ad un minuscolo quadratino.

 

Ti aspetto in giardino, sotto al grande albero, alle otto e mezza.

S.P.

 

E la stanza vorticò di nuovo. Questa volta vennero catapultati in giardino, sotto ad un grande albero. Piton era lì, in piedi, in attesa… e pioveva a dirotto. Il povero ragazzo tossiva e rabbrividiva dal freddo, ma non sembrava aver intenzione di andarsene. Sbirciò l’orologio. Le nove.

Una smorfia si dipinse sul volto di Piton.

Non era venuta.

Finché, ad un certo punto, nella pioggia, una figura avvolta in un mantello nero uscì dal portone del castello e cominciò ad attraversare il prato, diretta verso Piton. Quest’ultimo s’illuminò e fece per sorridere, ma…

Si bloccò.

Non era Lily Evans a fissarlo da sotto il cappuccio di un lungo mantello che strusciando raccoglieva tutta l’acqua della pioggia.

Era Karl.

“Che diavolo ci fai qui?” ringhiò Piton, nervoso.

Karl sospirò.

“Non verrà.”

“Chi?”

“Lily Evans.”

“E tu che ne sai??”

Karl esitò.

“Molto più di te” rispose. “Piton… c’è una cosa che devi sapere.”

 

 

E…rullo di tamburi…rieccomi con il 6° capitolo!!!!!!!!!!!!!!Vi ho lasciati in sospeso…qualche idea su quale sia la cosa che Karl deve rivelare al nostro povero e sfortunato Severus??? Se volete un piccolo indizio…vi basta riflettere sulla frase che Silente dice a John…”non tutto era come sembrava”…………………comunque, vi chiedo SCUSA per il ritardo e anche per l’incredibile banalità di questo capitolo…intendo la storia della festa…lo so, è veramente una cosa banale, le feste si trovano dappertutto…ma in questo periodo, purtroppo, non sono molto ispirata…e ho poco tempo per pensare ad ogni particolare…quindi, per non arrivare ad aggiornare fra una decina d’anni^^, ho lasciato la festa…mi dispiace, spero vi sia piaciuto lo stesso!!!!ringrazio chi ha commentato il mio precedente chappy…e un grazie speciale a stamby^^!!!!thanx della tua sincera recensione…ti voglio bene!!!smack =)

(_*Lily*_)

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Capitolo 7
*** I ricordi di Piton -parte seconda- Rivelazioni ***


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7

I ricordi di Piton

-parte seconda-

Rivelazioni

 

La pioggia continuava a tamburellare, insistente, e il silenzio veniva ogni tanto interrotto dal rombo cupo di un tuono. I due ragazzi, nel prato, si fissavano negli occhi. Uno sguardo era preoccupato ma allo stesso tempo furioso, secco, gelido; l’altro era timoroso, spaventato… forse gli si poteva leggere nel profondo degli occhi un rimorso, misto, però, ad una leggera soddisfazione.

“Ecco…” cominciò Karl. S’interruppe immediatamente, fissandosi le scarpe nere, inzuppate d’acqua e fango.

“Allora?” lo esortò duramente Piton, gli occhi socchiusi.

Karl afferrò le estremità del mantello e lo strinse a sé, tremante dal freddo.

“Bé… io so quello che è successo la sera della festa con Lily Evans” dichiarò, fissando ora con profondo interesse l’incresparsi del lago.

Piton si irrigidì leggermente, ma continuò a possedere un pieno controllo di sé.

“Ah” sbottò. “Mmm… spero che tu abbia tenuto la bocca chiusa.”

Karl sospirò e poi annuì.

Piton si rilassò, afferrò il cappuccio del mantello e se lo tirò fino a lasciargli scoperto solo il naso adunco e la bocca sottile.

“Se è tutto qui, puoi andartene. Io devo aspettarla” mormorò, cercando di mostrare coraggio e indifferenza, ma il battito convulso dei denti tradiva il suo gelo e la sua tremenda voglia di correre nella Sala Comune dei Serpverde e stendersi davanti alle fiamme scoppiettanti del caminetto.

Karl pestò per terra coi piedi, imbarazzato, lo sguardo che vagava da ogni parte, escluso il viso del suo compagno di Casa.

“In realtà, non è tutto qui. Io… ecco… devi sapere che, la sera della festa, quando ti ho visto cambiato, non ho potuto fare a meno di…provare una certa invidia… e, come nasconderlo?, un improvviso odio” spiegò Karl, sempre evitando lo sguardo di Piton. Quest’ultimo era immobile, sembrava quasi che non respirasse; le orecchie tese, il cuore che batteva incontrollabile, attendeva le parole che sarebbero uscite dalla bocca di Karl e che avrebbero potuto cambiare ogni cosa.

“Così” continuò il ragazzo, “sapendo che eri, anzi, che sei, innamorato di Lily Evans, ho versato delle gocce di un Filtro d’Amore nel bicchiere dal quale ha bevuto la Evans” confessò. “In questo modo sapevo che, una volta che tu ti fossi illuso, l’improvvisa verità ti avrebbe fatto soffrire in un modo certamente peggiore di quello che ti avrebbe procurato un amore non corrisposto fin dall’inizio.” Terminò la spiegazione e deglutì rumorosamente.

Piton ormai prendeva sempre più le sembianze di una statua di marmo.

Harry, che aveva assistito alla scena nascosto sotto al Mantello fianco a fianco con Ron, non riusciva a spiegare nemmeno a se stesso che cosa provava. Fino a poco fa era stato disgustato dal fatto che Piton potesse essere innamorato di sua madre, e ancora di più dal fatto che fossero andati a letto insieme e che Lily avesse quindi fatto capire il suo totale ricambio. Però era saltata fuori all’improvviso questa dichiarazione di Karl e, nonostante tutto, Harry non poteva fare a meno di provare una fitta allo stomaco, simbolo di pena e compassione, nel vedere quel ragazzo brutto e incappucciato che, almeno una volta nella vita, aveva sperato di essere amato da qualcuno.

Ron non aveva detto niente, anzi, sembrava quasi che non respirasse nemmeno; il suo sguardo saettava da una persona all’altra.

“Vattene.”

La voce tremula di Piton usciva dalla fessura del mantello.

“Ma…” tentò Karl.

“Vattene” ripeté il giovane Piton. Questa volta la voce era più decisa.

“Senti…” continuò l’altro.

“Vattene!” sbraitò Piton, tirando fuori la bacchetta dal mantello con una rapidità impressionante.

Karl arretrò.

“D’accordo, d’accordo…”

Fece dietrofront e, lanciandosi ogni tanto un’occhiata alle spalle, rientrò nel castello.

Piton si avvicinò alla riva del Lago Nero e si inginocchiò. Strappò dei ciuffi d’erba e li lasciò galleggiare sulla superficie scura. Ormai era bagnato fradicio, la pioggia insisteva e i lampi squarciavano il cielo.

La povera figura abbassò il capo e lì rimase, immobile.

Di colpo l’atmosfera cambiò e si ritrovarono nella Sala Comune dei Serpeverde, nei Sotterranei. Piton era seduto sul divano, la testa appoggiata alle mani, lo sguardo perso. Aveva ancora i vestiti zuppi, quindi Harry si rese conto che il ricordo al quale stava assistendo doveva essere accaduto poche ore dopo la rivelazione nel parco.

Ad un certo punto la porta dell’ingresso nella Sala Comune si spalancò ed entrò Karl, bianco come un lenzuolo, con l’aria di chi deve fare una cosa importante che preferirebbe evitare.

Si avvicinò lentamente al divano sul quale era seduto Piton, di spalle; gli girò intorno e gli si sedette accanto.

Piton sembrò svegliarsi da una specie di trance, si voltò di scatto e si accorse di chi aveva al suo fianco; fece per alzarsi, ma Karl lo trattene per un braccio, il volto sempre cadaverico.

“Lasciami stare” mormorò Piton con una smorfia.

“No, senti…non sono venuto per scusarmi o roba simile. Io…ecco…ho sentito una cosa dalle ragazze di Grifondoro” borbottò Karl.

Piton si irrigidì nuovamente, mentre il suo sguardo vagava per la stanza, in cerca di qualcuno in ascolto.

“Mmm…non so come dirtelo, ma…”

“Ma??? Sbrigati” gracchiò Piton.

Karl sospirò profondamente.

“Lily Evans aspetta un figlio.”

Gli occhi neri di Piton si spalancarono, fissando la bocca dalla quale erano appena uscite quelle parole sconvolgenti.

 

 

EHILààààààààààà!!!QUANTO TEMPO CHE NON AGGIORNAVO!!!ACCIDENTI, NN CE L’HO PROPRIO FATTA…SPERO RIUSCIATE A PERDONARMI…KISSES!!! =)

lyrapotter: anche io non apprezzo molto le ff in cui i personaggi sono troppo diversi da quelli originali…quindi sono contenta di non far parte di uno di questi!!e grazie mille…

lilica: ma grazie infinte anche a teeeee!!!!!!! =)

LadySnape: purtroppo davvero non ce l’ho fatta ad aggiornare presto…sorry…comunque spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!!!e thanks!!!!!!!^^

(_*Lily*_)

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