Lullaby for Lily [Snape's farewell] di LilyGlover (/viewuser.php?uid=27650)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La punizione ***
Capitolo 2: *** ^^Figli&Provette^^ ***
Capitolo 3: *** John Piton ***
Capitolo 4: *** Voglia di cacciarsi nei guai ***
Capitolo 5: *** Nell'ufficio di Silente ***
Capitolo 6: *** I ricordi di Piton -parte prima- La sera della festa ***
Capitolo 7: *** I ricordi di Piton -parte seconda- Rivelazioni ***
Capitolo 1 *** La punizione ***
Lullaby1
Questa ff è dedicata ad un po' di
gente...
1) alla mia migliore amica summer_hermione, che
pazientemente recensisce tutte le mie fanfiction, poverina!!
XD
2) ad un ragazzo molto speciale a cui voglio un
sacco di bene e che in questo periodo mi manca tantissimo...
ç__ç
3) al mio personaggio preferito, Lily Evans, una
strega meravigliosa e con un grande coraggio, ma che, purtroppo, ha dovuto
morire presto.
4) alle mie amiche Federica e Fabiana...
=)
5) a tutto il mitico blog dell'ES, i fan più
scatenati della saga migliore che
esista!!!!
6) a J.K. Rowling, una delle donne migliori del
mondo, con la speranza (anche se impossibile...) di poterle parlare e poterla
incontrare, un giorno, siccome ha inventato la saga che ha segnato parte della
mia vita e che è stata davvero importante, per
me.
E ora................BUONA
LETTURA!!!!!
Ps: se qualcuno avesse dei dubbi sul titolo, la
traduzione in italiano è
questa:
Ninnananna per Lily [l'addio di
Piton]
Lullaby for Lily
[Snape's farewell]
1
La punizione
“Accidenti, non è possibile!”
“Che cosa?”
Harry si voltò a guardare Ron, la bocca piena di pane tostato e marmellata
d’arancia. L’amico aveva un’aria talmente distrutta e disperata, che Harry
cominciò a chiedersi se fosse il caso di preoccuparsi seriamente.
“Tutte le volte che c’è Pozioni mi dimentico di fare i compiti!!
Uffa...Piton mi ammazzerà!” piagnucolò Ron.
Harry si tranquillizzò.
“Tutto qui? Tanto con il bene che mi vuole Piton, anche se i compiti li ho
fatti mi darà una D lo stesso…”
Ron fece una risatina.
“Sì, questo è vero. Ma che scusa trovo, questa volta?”
Harry si voltò lentamente verso Hermione.
“Qualche idea?” le chiese.
Hermione sbuffò.
“Siete peggio dei bambini! Quando imparerete a cacciarvi fuori dai guai DA
SOLI?? Anzi, quando imparerete a NON cacciarvi proprio nei guai??” sbraitò.
“Parla per Ron!! Io che c’entro?? Per tua informazione, i compiti li ho
fatti!” si indignò Harry, sputando pezzi di pane tostato in stile zio Vernon.
“Ooooh, e vabbè, copia i miei, Ron! Ma è l’ultima volta!” sospirò Hermione.
Poi si voltò dall’altra parte e imburrò il pane con talmente tanta foga da
spalmarsene un po’ anche sulla divisa scolastica.
La faccia di Ron assunse finalmente un’espressione sollevata, mentre tirava
fuori dalla borsa il materiale per scrivere. Poi ridacchiò e disse a Harry, in
modo che nessun’altro potesse sentirlo:
“La frase di Hermione ‘ma è l’ultima volta!’ l’avrà detta come minimo al
primo anno…quindi non credo ci sia da preoccuparsi.”
Harry scoppiò a ridere.
“Che avete, voi due?” ringhiò Hermione.
“Niente” esclamarono all’unisono, fiondandosi immediatamente sulla
colazione.
Questo parve far arrabbiare la ragazza ancora di più, tanto che, mentre si
dirigevano verso i sotterranei per la prima lezione della giornata, le divise
di entrambi i ragazzi erano piene di burro partito dalle forchettate piene di
foga di Hermione.
*
Harry stava cercando di tenere basso il fuoco sotto al calderone, ma la
fiamma continuava a prendere il sopravvento.
“Hermione, mi dai una mano, per piacere?” chiese, senza fiato, la faccia
sudata e mezza manica della divisa bruciata.
“Non posso” sussurrò Hermione a denti stretti, gli occhi ridotti a fessure
per lo sforzo.
“Una pozione più semplice non poteva darcela, eh?” sbottò Ron, le mani
piene di taglietti.
Dopo aver sudato una ventina di camicie, le pozioni dei tre ragazzi presero
un colore definitivo: quella di Hermione era giallo ocra (il colore scritto sul
libro), quella di Harry era grigio perla e quella di Ron color catrame.
Ma Neville era in condizioni peggiori: la sua pozione aveva cominciato a
sputare lingue di fuoco…che pian piano si stavano solidificando.
Appena Piton si accorse di quello che stava succedendo, il sotterraneo
rimbombò delle sue urla.
“NON HO MAI AVUTO UN ALUNNO COSI’ INCAPACE!!! NON MERITI DI STARE
SEDUTO NELLA MIA AULA, PACIOCK!! HO SOPPORTATO LE TUE POZIONI FIN
DAL PRIMO ANNO, MA ADESSO BASTA!!!!”
Neville era disperato. Singhiozzava e tremava…sulle sue guance scorrevano
delle lacrime enormi.
Harry non ce la faceva più a guardare Piton che maltrattava un ragazzo
sensibile come Neville… doveva intervenire.
“LA SMETTA DI TRATTARLO COSI’!”
Le parole gli uscirono di bocca senza che Harry riuscisse a fermarle.
Piton si zittì immediatamente, voltandosi verso Harry, mentre la classe
tratteneva il fiato.
“Non ti permetto di essere così arrogante con me. Ti dico solo una parola:
punizione. Stasera, alle otto, nel mio ufficio. Sono io l’insegnante, Potter.
Vedi di ricordatelo, in futuro.”
*
Harry correva veloce come il vento, la fronte imperlata di sudore. Faceva
gli scalini a due a due, diretto verso i sotterranei.
Era in ritardo…Piton gli aveva detto alle otto, ed erano già le otto e dieci.
Dieci minuti, per Severus Piton, potevano significare un’ora in più di
punizione.
Finalmente Harry vide la porta socchiusa dell’ufficio di Piton ma,
correndo, appoggiò male il piede destro al fondo degli scalini, così perse
l’equilibrio e inciampò, buttandosi contro la porta e precipitando lungo
disteso sul pavimento.
Piton si alzò pigramente dalla sedia dietro la scrivania e strascicò i
piedi fino ad Harry, che era rimasto sdraiato per terra come un salame.
“Alzati, sciocco.”
Piton lo tirò su per un braccio, ma Harry sentiva qualcosa che gli bruciava
nella bocca.
Piton sbuffò.
“Accidenti a te, Potter, ne combini sempre qualcuna. Ti sei spaccato il
labbro. Vado a chiamare Madama Chips, così te lo rimette a posto, io non sono
un granché in questo genere di cose. Tu aspettami qui. Se vuoi, c’è un po’ di
cotone nel primo cassetto della mia scrivania. Sei un vero idiota, Potter, come
tuo padre.”
Harry, anche se aveva il labbro dolorante e faticava a parlare, esclamò:
“Che c’entra mio padre, adesso? Sono io ad essere caduto.”
Piton gli lanciò un’occhiata di ghiaccio, girò sui tacchi e uscì dall’aula,
chiudendo Harry dentro, a chiave.
Harry si sentiva furioso. Era caduto, non l’aveva fatto nemmeno apposta,
anzi, il labbro gli doleva da pazzi. Perché Piton continuava ad essere così
antipatico anche in queste situazioni???
Si avvicinò alla scrivania e aprì il primo cassetto. Era pieno di
cianfrusaglie varie, ma di cotone neanche l’ombra. Poi, finalmente, vide un
sacchetto in fondo al cassetto, che avrebbe potuto benissimo contenere cotone.
Ma, per arrivare al fondo, doveva prima spostare un paio di cose. Ad un
certo punto, proprio davanti al sacchetto, un rotolo di pergamena attirò
l’attenzione di Harry. Curioso, lo prese e lo srotolò sulla scrivania. Quello
che vide scritto (sicuramente era la calligrafia di Piton, la conosceva bene)
lo lasciò a bocca aperta.
Goodnight, my angel
Time to close your eyes
And save these questions for another day
I think I know what you've been asking me
I think you know what I've been trying to say
I promised I would never leave you
And you should always know
Wherever you may go
No matter where you are
I never will be far away
Goodnight, my angel
Now it's time to sleep
And still so many things I want to say
Remember all the songs you sang for me
When we went sailing on an emerald bay
And like a boat out on the ocean
I'm rocking you to sleep
The water's dark
And deep inside this ancient heart
You'll always be a part of me
Goodnight, my angel
Now it's time to dream
And dream how wonderful your life will be
Someday your child may cry
And if you sing this lullaby
Then in your heart
There will always be a part of me
Someday we'll all be gone
But lullabies go on and on...
They never die
That's how you
And I
Will be
Era una ninnananna. Piton aveva scritto una ninnananna a
qualcuno.
Il pensiero lo lasciava sbalordito, ma allo stesso tempo gli metteva una
gran voglia di scoppiare a ridere.
Doveva assolutamente scoprire a chi l’aveva dedicata, e sicuramente il
primo passo era parlarne con Ron e Hermione.
Arrotolò di nuovo la pergamena, la infilò nel cassetto e prese il cotone.
Proprio nel momento in cui chiuse il cassetto, Harry udì la serratura
scattare e la porta spalancarsi. Fecero irruzione nella stanza un’annoiata
Madama Chips e un seccato Severus Piton.
“Allora, Potter” fece Madama Chips. “Non riesci a vivere se non ti succede
qualcosa, eh? Ti è andata bene che almeno non hai perso tutte le ossa del
braccio.” Pronunciò l’ultima frase con una punta di disprezzo.
Harry voleva protestare: non era stato lui, era stato il professor
Allock! Perché oggi gli andava tutto storto??? Ma il pensiero della ninnananna
lo tirò su di morale. Ah! Non aveva mai scoperto molto su Severus Piton, e
questa era l’occasione migliore.
Con un colpo pigro della bacchetta e con l’aiuto di un unguento che odorava
di pollo, Madama Chips fece tornare il labbro di Harry perfettamente normale.
Poi salutò e uscì frettolosamente dalla stanza.
“Bene, Potter. Ora che non sei più invalido, pulisci le duecento provette
vuote sullo scaffale” ordinò Piton.
A Harry mancò il fiato. Duecento??
“Va bene, signore.”
*
“Una ninnananna, dici?? Sicuro che fosse la calligrafia di Piton? Voglio
dire, non è da lui…!!” Hermione era stupefatta. La notizia l’aveva lasciata
decisamente perplessa. Aveva addirittura staccato gli occhi dal libro che
continuava a leggere ininterrottamente da settimane.
Ron, invece, aveva trovato la cosa assolutamente spassosa.
“Povero il nostro Piton!! Chissà che bidonata ha preso dalla ragazza a cui
ha dedicato quella ninnananna!” esclamò.
“Ma chi ti ha detto che l’ha scritta tanto tempo fa? Magari è recente”
obiettò Harry.
“E a chi avrebbe voluto dedicarla?? Alla McGranitt…?” rispose Ron, continuando
a ridere come se fosse ubriaco.
“Bé, è un’idea” ridacchiò Harry.
“Ma dai, smettetela! La McGranitt?? Non è possibile! Secondo me l’ha
scritta quando frequentava Hogwarts. Come studente, intendo” disse Hermione,
lasciando che Grattastinchi le balzasse in grembo.
“Mmm… Harry, che ne diresti di prendercela?” propose Ron.
“In che senso? Vuoi andare nell’ufficio di Piton e rubargliela??”
“Sì, dai! Voglio vederla anche io! E poi, sarebbe meglio analizzare ogni
singolo dettaglio. Che ne sai, magari in un angolo della pagina può esserci
scritto il nome…oppure la data…” disse Ron, cercando di mantenere un tono
professionale, da perfetto detective. In realtà, Harry sapeva benissimo che
moriva dalla voglia di vederla per farsi altre quattro risate.
“Non saprei… è rischioso…” balbettò Harry.
“Assolutamente rischioso! Non potete, e se vi beccano?” s’intromise
Hermione.
Ron la ignorò.
“E da quando Harry Potter teme il rischio?” obiettò, l’espressione da
non-voglio-essere-preso-in-giro.
“Bé…e come facciamo? Hai un’idea?”
“Fatti mettere di nuovo in punizione” suggerì Ron.
“Ah, grazie tante! Perché invece non lo fai tu?” ribatté Harry, arrabbiato.
“Ok, ok… dimmi solo dov’è.”
“Il primo cassetto della scrivania, te l’ho già detto. Ma cosa vuoi fare
per farti mettere in punizione?” domandò Harry.
“Non so… potrei aiutare Neville durante la lezione di Pozioni” rispose Ron,
alzando le spalle. “Piton s’infurierebbe.”
“Perché invece non lasciate perdere questa faccenda?” suggerì Hermione.
Questa volta, anche Harry la ignorò. Non poteva non indagare…era troppo
curioso. E poi, Ron aveva ragione: da quando il ragazzo che aveva salvato la
Pietra Filosofale, sconfitto un Basilisco, combattuto contro i Dissennatori,
affrontato un drago, nuotato nel Lago, visto il ritorno di Voldemort,
combattuto contro di lui e sopravvissuto, temeva il rischio??
“Bene, quando si comincia?”
Ron rise.
“Vedo che ti è piaciuta l’idea!”
“A me invece neanche un po’. E poi, insomma, saranno affari di Piton, no?”
continuò ad insistere Hermione.
Ron si schiarì la gola.
“Voglio proprio vedere se quando avremo quel rotolo di pergamena tra le
mani, tu ti ritirerai in disparte e non ti unirai a noi” disse.
Questo bastò a zittirla.
“Comunque, Hermione, volevo ancora ringraziarti per il compito che mi hai
fatto copiare… Piton mi ha dato una A… Per adesso, è il voto più alto che abbia
mai preso in Pozioni!”
“Di nulla” rispose Hermione freddamente.
Ron si voltò verso Harry.
“E tu, amico?”
“Indovina? Ho preso una D.”
“Ma allora predici il futuro! L’avevi detto, stamattina, che avresti preso
una D” rise Ron.
Harry gli lanciò un’occhiata che sarebbe bastata per far incenerire tutta
Hogwarts.
Bene, gente, questo è il primo chappy...spero vi
sia piaciuto. Vi avverto che questa fiction l'ho programmata abbastanza
lunga...................però, per chi la seguirà, dò questo avviso: siccome non
ho ancora deciso TUTTA la storia, per gran parte del tempo improvviserò...perciò
i capitoli non li sparerò fuori uno dopo l'altro!! Credo che dovrete aspettare
un po'...e poi, in questi giorni sono anche abbastanza impegnata...bè, comunque
spero che vi piacerà!!
Ah, il testo della ninnananna non l'ho inventato
io, è il testo della canzone di Billy Joel "Lullabye (Goodnight, my
angel)"...non so tradurre il testo parola per parola, però è molto dolce e anche
la canzone io la trovo meravigliosa...................................besos da
Lily =)
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Capitolo 2 *** ^^Figli&Provette^^ ***
Lullaby2
2
^^Figli&Provette^^
Il giorno
dopo, Harry, Ron e Hermione si trovarono in Sala Grande per la colazione. Ron
era ancora su di giri per la ninnananna di Piton; Harry, invece, era soltanto
desideroso di venire a capo di questo "mistero", mentre Hermione continuava
ad avere un'espressione contrariata.
"Puòsapeechèunva?" le biascicò Ron con la bocca piena di porridge.
"Come?" rispose Hermione, altezzosa, il tovagliolo sulle ginocchia e
la schiena ben dritta.
Ron inghiottì e riformulò la frase:
"Si può sapere che c'è che non va?"
"Niente. E' solo che non mi va che vi andiate a cacciare nei guai per uno
stupido rotolo di pergamena" disse Hermione.
Harry alzò gli occhi al cielo e né lui né Ron si presero la briga di
risponderle.
Durante la mattinata, i Grifondoro del quinto anno avevano due ore di Storia
della Magia, un'ora di Divinazione e un'ora di Incantesimi.
Le prime ore, il professor Ruf si occupò di una classe sonnecchiante, senza
accorgersi nemmeno che Neville russava molto rumorosamente; l'ora successiva,
la professoressa Cooman decise per una volta di lasciar perdere Harry, che
ormai non si proccupava più quando lei prediceva la sua morte, prendendo invece
di mira Gregory Goyle, il quale, nonostante la stazza, tremava ogni volta che
la Cooman si avvicinava al suo tavolino; infine, Vitious cominciò a raccontare
di quando un alunno gli aveva lanciato involontariamente un incantesimo che
cancella la vista, e l'ora passò velocemente tra una chiacchierata e l'altra.
A pranzo, Ron era letteralmente al settimo cielo: subito dopo dovevano recarsi
nei sotterranei per le due ore di Pozioni pomeridiane.
Quando entrarono nell'aula di Piton, Ron stava addirittura saltellando.
La pozione che il professore diede loro da preparare era ancora più complicata
di quella del giorno prima. Finalmente, mentre Neville respirava
affannosamente, Ron si voltò verso di lui e disse ad alta voce:
"Hai dimenticato gli occhi di rospo, Neville."
Come previsto, Piton scattò alla velocità di un fulmine.
"CHE COSA CREDI DI FARE, WEASLEY? SAI BENISSIMO CHE NELLA MIA AULA I
SUGGERIMENTI SONO VIETATI!!! DIECI PUNTI IN MENO A GRIFONDORO!"
Ron stava sul bordo della sedia, proteso verso il tavolo, gli occhi che
fissavano il professore, in attesa di qualcosa in più... che non arrivò.
Il ragazzo si voltò verso Harry, furioso.
"Ha tolto punti a Grifondoro!! E basta! Non mi ha messo in
punizione!" sussurrò.
Harry alzò le spalle.
"Non ha funzionato. Proveremo con qualcos'altro."
Ron annuì, non ancora del tutto convinto.
Ad un certo punto, la voce di Neville implorò:
"Ragazzi, per favore, datemi una mano...!"
La sua pozione stava friggendo e puzzava di acido.
Harry sospirò.
"Credo che tu abb..." cominciò a dirgli, ma…
"POTTER!!!! CHE COSA HO APPENA DETTO??? PUNIZIONE ANCHE STASERA, NEL MIO
UFFICIO ALLE OTTO!"
“Visto?”
fece Harry a Ron. “Con me non ha problemi.”
*
Harry bussò
alla porta dell’ufficio di Piton.
“Avanti.”
Appena
entrato, Piton disse, acido:
“Vedo che
questa volta hai trovato un modo un po’ più decente di fare irruzione nel mio
ufficio.”
Harry non
disse niente e preferì fissarsi le scarpe.
“Bene,
Potter. Questa sera ho un lavoro diverso da darti: devi analizzare tutte le
pozioni nelle provette, per poi attaccare un’etichetta con il nome
corrispondente” spiegò Piton.
Il ragazzo
annuì, cercando di mostrare un volto sicuro, ma in realtà sentiva le gambe
sprofondargli nel pavimento. Era una frana in quella materia… come diavolo
faceva a capire quali erano le pozioni che analizzava??? E cosa bisognava fare
per analizzarle???
Sulla
scrivania di Piton c’erano già una cinquantina di provette, ognuna di un colore
diverso e ognuna dal contenuto differente. Il professore se ne stava seduto
dietro la scrivania, facendo segno a Harry di avvicinarsi.
“Lavorerai
in piedi, Potter” lo informò.
Harry e
Piton si fronteggiavano, ai lati opposti della scrivania.
Il ragazzo
prese, con mano tremante, una provetta piccola, a forma di tubo, dal contenuto
color porpora. Si sentiva lo sguardo di Piton addosso, e questo lo innervosiva
parecchio. Quando gli lanciò un’occhiata, vide che stampato sul volto del
professore c’era un ghigno, a metà tra il malvagio e il divertito.
Harry stappò
la provetta. E ora??? si chiese.
Se
l’avvicinò al naso e provò ad annusarla. Profumava… un misto tra fragola e
lampone.
Lanciò un
altro sguardo a Piton, che sembrava più divertito che mai. Certo, pensò, chissà
quanto se la gode a vedermi così in difficoltà.
Non sapeva
che fare. Resto lì impalato, a fissare la boccetta con sguardo vuoto.
Piton si
schiarì la gola.
“Hai
intenzione di restar qui fino a domattina, Potter?” disse con asprezza.
“Ehm…”
biascicò Harry.
“Vedi di
darti una mossa.”
Il respiro
di Harry si faceva sempre più irregolare. Che diavolo doveva fare??????
“Ecco…mmm…potrebbe
essere… la Pozione Rossa?” azzardò.
Piton fece
una smorfia.
“Quanto sei
imbranato, Potter. Hai sparato il primo nome che ti veniva in mente, giusto? E
poi, siccome la pozione è color porpora, hai pensato che fosse indubbiamente la
Pozione Rossa, dico bene? Mi dispiace deluderti, Potter, ma la Pozione Rossa ha
un nome decisamente inappropriato, siccome è blu scuro. Questa, per tua
informazione, è la Bevanda dell’Amicizia.”
Harry non
disse una parola. Prese un’etichetta dal mucchietto e scrisse sopra il nome.
Dopodiché
afferrò un’altra provetta, color verde acqua.
Fece come
prima, la stappò e l’annusò: non aveva odore.
Allora fece
un tentavo alquanto azzardato: provò ad infilarci dentro il mignolo. Appena
toccata la superficie della pozione,
lanciò un grido di dolore e lasciò cadere la provetta per terra.
Piton si alzò
di scatto e gli corse incontro, mentre Harry gemeva. Era come se avesse toccato
la lava… non c’era nulla, al mondo, di più ardente. La pelle del mignolo si
stava staccando.
L’insegnante
gli afferrò la mano e mormorò qualcosa di incomprensibile, con la bacchetta
puntata. Ci fu un lampo di luce grigiastra e il dito tornò come nuovo.
“Accidenti a
te, Potter! La prossima volta infilaci la lingua dentro, così forse posso
smettere di sopportarti!” sbraitò Piton. Poi guardò il pavimento, dove la
provetta si era infranta e la pozione sfrigolava sulla pietra.
Con altri
due colpi di bacchetta, Piton sistemò tutto. Infine tornò a sedersi sulla
sedia, mentre Harry restava immobile, furioso con il professore per il lavoro
che gli era stato assegnato.
“Quella era
la Pozione Ardente, come avrai capito. Fortunatamente, ho un’altra provetta tra
le mie scorte…altrimenti l’avresti pagata cara, Potter, per avermela distrutta”
disse Piton con disprezzo.
Harry chiuse
gli occhi e sospirò. Conta fino a dieci, si disse, conta fino a dieci…poi
riaprì gli occhi e prese un’altra provetta, color nocciola.
Decise di
ripetere sempre lo stesso procedimento, ma senza sfiorare la pozione neanche
con un’unghia.
Quindi
l’annusò…e fece una smorfia disgustata.
“Che c’è,
Potter?” domandò pigramente Piton.
“E’…è
quest’odore…mi dà la nausea”
borbottò.
Piton sbarrò
gli occhi, continuando a fissare Harry.
Quest’ultimo
trasalì.
“Ehm…cosa
succede?” chiese il ragazzo timidamente.
“Per un
momento mi sembravi…” cominciò Piton con un sussurro, ma poi fu come se si
risvegliasse da un sonno profondo e riprese a parlare con la sua voce acida:
“Nulla. Continua il tuo lavoro, Potter.”
Harry guardò
Piton con aria confusa e fece per riprendere in mano la provetta, ma furono
interrotti da qualcuno che bussava alla porta.
“Avanti.”
La porta si
aprì e nell’ufficio entrò…Albus Silente. Era sorprendente quanto quest’uomo
fosse imponente: era come se la stanza avesse un altro aspetto, con Silente
dentro. Impressionante.
Ma Silente
non era solo: dietro di lui c’era un ragazzino magro, dalla carnagione
olivastra, con i capelli neri e gli occhi azzurri; indossava l’uniforme di
Hogwarts dei Serpeverde, ma Harry non l’aveva mai visto prima. Aveva un’aria
sperduta e impaurita.
“Buonasera,
Harry” lo salutò Silente, un po’ sorpreso di vederlo lì. Poi si rivolse a
Piton:
“Severus,
vieni fuori, dobbiamo parlare.”
Piton era
sempre più strano. Aveva un’espressione diversa dal solito… sempre
indecifrabile, però. Harry non riusciva a capire che cosa stava succedendo.
“Tu resta
qui dentro, Potter.”
I tre
uscirono e si richiusero la porta alle spalle.
Harry era
confuso e spiazzato. Fece per avvicinarsi alla porta per ascoltare, quando
improvvisamente si ricordò della ninnananna. Quello era il momento giusto!! Si
avviò verso la scrivania, aprì il primo cassetto (cercando di non far rumore…)
e tirò fuori il rotolo di pergamena. Poi richiuse il cassetto e si infilò la
pergamena nella tasca interna della divisa.
Ce l’aveva
fatta.
Si avvicinò
alla porta in punta di piedi e ci appoggiò l’orecchio. Silente stava parlando.
“…e così l’ha
smistato in Serpeverde, mi sembra giusto, no?”
“Sì, preside”
mormorò Piton.
“Bene.
Allora, questa sera, John, andrai nel tuo dormitorio… lui ti mostrerà dov’è…”
proseguì Silente.
Harry cercò
di schiacciarsi ancora di più contro la porta…e quello che sentì lo lasciò
senza fiato.
Non poteva
essere.
Quando poi
sentì i passi avvicinarsi, si allontanò dalla porta con un salto e vide Piton e
il ragazzo (probabilmente era lui John) entrare nell’ufficio.
“Puoi
andare, Potter” lo informò Piton. Harry rimase a bocca aperta. “Quello che hai
già fatto può bastare. Buonanotte.”
Praticamente
lo spinse fuori dalla stanza e gli chiuse la porta in faccia.
Harry rimase
immobile due secondi, poi si voltò di scatto e prese a correre, diretto verso
la Sala Comune. Non vedeva l’ora di dirlo a Ron e Hermione.
Quando il
ritratto della Signora Grassa si aprì, Harry entrò dentro con talmente tanto
vigore che si girarono tutti.
Ma lui non
ci fece caso; si avvicinò immediatamente ai suoi due migliori amici.
“Allora,
Harry, l’hai presa?” bisbigliò Ron.
“Sì, ma… non
è tutto.”
“Che altro c’è?”
domandarono Ron e Hermione all’unisono.
Harry
sospirò.
“Pronti?”
I due
annuirono.
“Piton ha un
figlio.”
Ed ecco il
secondo chappy!!!!!!!!!!!Spero l’abbiate letto volentieri!!!
xsourcream:
ti ringrazio di avermi fatto notare gli errori, comunque volevo solo precisare
che non è che proprio non conosca l’inglese…lo studio a scuola, ascolto i film
con i sottotitoli, leggo i libri di Harry Potter… è solo che la parola “Lullaby”
non l’avevo mai trovata, e siccome nel testo che ho scaricato era scritta con
la “e”, pensavo fosse giusto così… QUINDI MI SCUSO CON TUTTI!!!
xladymarie:
certo che ci saranno dei flashback!!! E anche molti!!
Un grazie
anche a Summers84, summer_hermione,
Draias e Kary91
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Capitolo 3 *** John Piton ***
JohnPiton
3
John
Piton
“Cosa??”
esclamarono Ron e Hermione all’unisono.
“Piton…?”
“Un
figlio…?”
“Ma
come lo sai?”
“Ma
non è possibile!”
“Scherzi???”
“Mi
fate parlare???” li interruppe Harry.
Ron e
Hermione si zittirono, in attesa.
“Allora,
ero nell’ufficio di Piton quando è entrato Silente con un ragazzo dai capelli
neri corti e gli occhi azzurri, neanche tanto brutto, però aveva un’aria
decisamente spaesata…dopodiché sono usciti tutti a parlare, così ho preso la
ninnananna e poi ho appoggiato l’orecchio sulla porta...” fece
Harry.
“E…?”
lo incitò Ron, impaziente.
“E ho
sentito Silente dire che John (il figlio) era stato messo a Serpeverde e poi ha
detto: ‘ora Severus sospendi la punizione con Harry e mostra a tuo figlio la
Sala Comune.’”
Hermione
era a bocca aperta.
“Ma…”
cominciò. “Piton un figlio è la cosa più assurda che potesse accadere!!E
soprattutto: come mai è stato tenuto nascosto finora??Perchè comincia a
frequentare Hogwarts adesso??”
“Non
lo so” rispose Harry. “Però non posso assolutamente essermi sbagliato. E’ suo
figlio, credimi, si assomigliano come due gocce d’acqua, a parte gli occhi… John
li ha azzurro chiaro, sul grigio.”
Ron
ridacchiò.
“Chi
mai avrà voluto andare a letto con Piton…?” disse.
Harry
scoppiò a ridere, mentre Hermione li incenerì con
un’occhiataccia.
“Ricordatevi
che ognuno ha diritto di amare e di essere amato” esclamò lei
rimproverandoli.
Harry
continuò a ghignare. In effetti, già era strano il fatto che Piton avesse
qualcuna a cui dedicare una ninnananna…e in più ha avuto un figlio? Chi diavolo
era stata così pazza e fuori di testa da fare l’amore con quell’essere orribile,
ripugnante, dai capelli unti e la pelle olivastra? Il ragazzo rabbrividì al solo
pensiero.
“Poverina”
continuò a ridere Ron. “Sarà rimasta traumatizzata a
vita.”
Harry
si piegò in due dalle risate.
Hermione,
d’altro canto, continuava ad assumere un’aria severa.
“Piantatela
di fare battute di cattivo gusto! Piuttosto, diamo un’occhiata a questa
benedetta ninnananna.”
Harry
cercò di restare serio e tirò fuori dalla tasca interna della divisa il rotolo
di pergamena.
Si
appoggiarono ad un tavolino e lo aprirono.
Hermione
e Ron rimasero in silenzio per qualche minuto, impegnati a leggere le
parole.
Ad un
certo punto, la ragazza staccò gli occhi dal foglio e
commentò:
“Non
credevo che Piton potesse arrivare ad amare qualcuna così tanto. E’ davvero
dolce.”
Harry
e Ron si scambiarono un’occhiata.
“Ho
sentito male o hai appena associato la parola ‘Piton’ alla parola ‘dolce’?”
domandò Ron sbalordito.
“No,
hai sentito perfettamente, Ronald.”
“Ma
non è possibile che stiano nello stesso discorso! Vengono da due mondi
diversi!”
“Sta’
un po’ zitto e cerca di crescere” rispose acida Hermione. Poi prese in mano la
pergamena e cominciò a studiarla da vicino.
Ron
continuava a lanciare a Harry delle strane occhiate.
“Comincio
ad essere seriamente preoccupato sulla sua salute mentale” gli
bisbigliò.
Harry
sorrise.
“Mmm…guardate
un po’ cos’ho trovato! Qualche indizio c’è...” esclamò Hermione,
soddisfatta.
“Cioè?”
saltò su Ron.
“Vedete
queste macchie?” chiese lei. “Sembrano lacrime. Credo che qualcuno
(probabilmente proprio Piton) ci abbia pianto sopra.”
In
effetti, in alcuni punti l’inchiostro era leggermente sbavato e c’erano delle
macchioline che sembravano acqua. Hermione forse aveva
ragione.
Poi
la ragazza avvicinò il foglio alla luce del fuoco che scoppiettava allegramente
e lo osservò ancora. Socchiuse gli occhi.
“Ehi,
guardate qua!” fece. “Ci sono dei segni quasi trasparenti sul foglio…delle righe
storte e tremolanti, come se il foglio fosse stato strappato e poi
riattaccato…ed è così: questi sono i tipici segni dell’Extra Magiscotch*. E’
fatto in modo che quasi non si noti il fatto che prima era stato stracciato in
tanti pezzi che poi sono stati rimessi insieme.”
Harry
e Ron erano rimasti a bocca aperta davanti a tutti questi dettagli.
“Quindi,
ricapitolando” mormorò Harry, “Piton avrebbe scritto questa ninnananna per
qualcuna, poi ci avrebbe pianto sopra e infine l’avrebbe strappata ma
riattaccata insieme…dico bene?”
“Bè,
non sappiamo se è stato proprio Piton a piangere e a strappare e rimettere
insieme il foglio…magari lui l’ha solo scritta, mentre qualcun altro ha
provveduto al resto…” disse Hermione, pensierosa.
“Questa
storia è sempre più emozionante” ridacchiò Ron, tutto eccitato. “Stiamo
scoprendo cose su Piton che mai avremmo immaginato…ehi, che ne dite, magari
potremmo ricattarlo!! Fargli vedere che abbiamo la sua ninnananna e che se prova
a togliere punti a Grifondoro o a metterci in punizione, noi la mostriamo a
tutta la scuola…!!”
“Wow,
non male come idea!” s’illuminò Harry. “Potremmo finalmente fargli vedere
che…”
“Non
se ne parla” scattò Hermione, interrompendolo. “Non voglio fare la figura della
spiona, e poi se Piton andasse a dirlo a Silente? Saremmo fregati tutti e tre.
Comunque non mi va, anche perché non si scherza su queste cose. Piton era
innamorato sul serio, e io la cosa non la trovo assolutamente divertente. Anzi,
un po’ mi fa tenerezza.”
“Piton???Tenerezza???Oddio
Hermione, stai delirando??? Sei sicura di sentirti bene??” chiese
Ron.
“Credo
che andrò a dormire, qua non si può esprimere una semplice opinione che subito
il signor Weasley ti salta addosso. Vieni Grattastinchi, andiamocene a
letto.”
Grattastinchi
fece un balzo dalla poltrona su cui si era accoccolato e, un po’ a malincuore,
seguì la sua padrona che camminava a testa alta e con lo sguardo
fiero.
“Ma
che ha?” domandò Ron a Harry quando Hermione si sbatté alla spalle la porta del
dormitorio femminile.
“Non
saprei. Ragazze.”
“Mah…sono
veramente incredibili. Se la prendono per niente.”
“Eh
già…non le capiremo mai.”
I due
ragazzi sospirarono e rimasero a guardare il fuoco scoppiettante, ognuno immerso
nei propri pensieri.
*
La
mattina seguente, Harry e Ron entrarono in Sala Grande per la colazione. Come al
solito, c’erano ragazzi in piedi che chiacchieravano, ridevano, scherzavano;
alcuni si passavano anche i compiti.
Hermione
era già seduta al tavolo di Grifondoro, con un grosso libro foderato in pelle
aperto sulle ginocchia e un piatto di salsicce abbrustolite che sembravano non
esser state neanche sfiorate. Ogni tanto Hermione toglieva gli occhi dal libro e
le punzecchiava un po’ con la forchetta, senza però mangiarle; poi tornava
immersa nella lettura di quel volume polveroso.
I due
ragazzi le si avvicinarono e Ron chiese, timidamente:
“Che
leggi?”
Hermione
trasalì come se fosse stata colpita da una scossa
elettrica.
“Nulla”
rispose velocemente, chiudendo il libro con uno scatto. Intorno a lei si formò
una nube di polvere.
Più
rapida di un fulmine, la ragazza aprì la borsa e ci ficcò il libro dentro. Poi
si fiondò immediatamente sulle salsicce.
Harry
e Ron si scambiarono un’occhiata furtiva.
“Ehm…Hermione?
Ci nascondi qualcosa?” azzardò Harry, servendosi lentamente di uova
strapazzate.
“Io?
Assolutamente…” cominciò lei, ma la voce possente di Albus Silente rimbombò
nella Sala Grande, interrompendo immediatamente qualsiasi
chiacchiera.
“Buona
giornata, ragazzi miei!! Stamane vorrei farvi un annuncio: abbiamo un alunno
nuovo tra di noi!”
Il
trio si guardò di sottecchi.
“Il
ragazzo in questione” continuò Silente allegro, “si chiama John Piton, ed è,
come molti di voi intuiranno, il figlio di Severus Piton.”
Nella
Sala Grande scoppiò un coro di: “Cosa???” e “Oooh!” e “Il figlio di
Piton???”
“Silenzio!!!”
gridò il Preside, facendo tacere tutti. “John è stato smistato a Serpeverde ed è
un ragazzo del quinto anno.”
“E ti
pareva!” esclamò Harry nel silenzio, e molte teste si voltarono a
guardarlo.
“Mi
raccomando, voglio che ognuno di voi tratti questo ragazzo come uno qualsiasi;
fatelo sentire a suo agio! E ancora una cosa: non fategli troppe domande, perché
a quelle sbagliate non saprà neanche lui trovare una risposta. Vi auguro una
buona giornata.”
Ron
si voltò verso Hermione:
“Che
cosa significa: ‘Non fategli troppe domande, perché a quelle sbagliate non saprà
neanche lui trovare una risposta’?”
“Probabilmente
Silente ha previsto che molti ragazzi gli faranno delle domande, per esempio chi
è sua madre, dove ha vissuto finora, ecc…e forse nemmeno lui conosce bene il suo
passato” rispose saggiamente Hermione. “Forza, ora, andiamo. C’è Pozioni…con i
Serpeverde.”
“Wow.
Vedremo subito il signorino Piton all’opera” ridacchiò
Ron.
“C’è
poco da ridere” sbottò Hermione. “Almeno lui saprà mescolare quel tot di volte
che serve.”
“E
con questo?” la sfidò Ron.
“Bè
conosco un tipo coi capelli rossi che mescola sempre una o due volte in
più.”
La
faccia di Ron era diventata talmente colorita da mimetizzarsi con i
capelli.
*
Quando
i ragazzi scesero nei sotterranei, trovarono posto soltanto in prima
fila.
Piton
era già dentro l’aula, il mantello nero stretto al corpo.
Aveva
un’aria strana, quasi confusa e spaventata.
“Bene”
cominciò, quando tutti si sedettero e Neville chiuse la porta, “oggi prepareremo
la Bevanda degli Occhi. Seguite le istruzioni sulla lavagna. Se, alla fine, la
pozione risulterà corretta, vorrà dire che prenderà il colore esatto dei vostri
occhi. Né sfumatura in più, né sfumatura in meno. Al
lavoro.”
Harry
si voltò verso i Serpeverde e allungò il collo, sbirciando in cerca di John. E
infine lo vide all’ultimo banco, seduto vicino ad una ragazza dai lunghi capelli
biondi, di una bellezza mozzafiato. Ma lui non sembrava attirato più di tanto.
Questa tipa continuava a lanciargli occhiate seducenti, che lui non
ricambiava.
Hermione
chiese a Harry di indicargli chi fosse John. Quando lui glielo mostrò, la
ragazza sbarrò gli occhi.
“Accidenti”
commentò, “e tu avevi detto ‘neanche tanto brutto’…è il più bel ragazzo che
abbia mai visto!!!”
Harry
rimase a bocca aperta, stupito. Ron girò meccanicamente la testa verso John,
facendo una smorfia disgustata.
“E tu
lo chiami bello? E’ una specie di mostro!” sibilò.
Hermione
sbuffò.
“Siete
maschi, non potete capire…e comunque perché, secondo voi, quella ragazza così
bella si è seduta vicino a lui? E perché continua a guardarlo?”
chiese.
“Vorrà
fare la lecchina per prendere bei voti in Pozioni…” provò
Ron.
“Smettila
di cercare di non capire, Ronald!! Piton regala Eccellente a tutti i Serpeverde,
bravi o non!” sbottò lei.
Dopodiché
ognuno tornò a preparare la propria pozione. Nell’aula aleggiava un odore di
umido e una leggera nebbiolina sovrastava tutti i banchi.
Alla
fine delle due ore, Harry non riusciva a crederci: per la prima volta in vita
sua, aveva preparato una pozione giusta. Il liquido nel calderone era di un
verde strepitoso… il colore degli occhi di Harry.
“Scaduto
il tempo” mormorò la voce di Piton. “Fatemi vedere cos’avete
combinato.”
Prima
di tutto, passò in rassegna il tavolo dei Serpeverde, osservando prima gli occhi
di ogni alunno, e poi il colore della pozione
corrispondente.
Quando
arrivò al banco di suo figlio, tutta la classe si voltò a guardare,
curiosa.
Piton
sembrava imbarazzato.
“Sì,
ehm… tutto a posto.”
Harry
non aveva mai visto Piton così strano… infine, si avvicinò al loro
banco.
Guardò
quella di Hermione e annuì. Poi passò a Ron. Fece una
smorfia.
“Da
quando i tuoi occhi sono giallo canarino, Weasley?”
Tutti
i Serpeverde scoppiarono a ridere, Malfoy per primo.
“Sei
un disastro.”
Finalmente,
raggiunse il calderone di Harry. Quest’ultimo era al settimo cielo: per una
volta avrebbe potuto dimostrare a Piton che non era un
incapace.
Quando
il professore guardò Harry negli occhi, allargò le narici e
fremette.
Lanciò
un’occhiata veloce alla pozione di quel verde stupefacente e
balbettò:
“E’
troppo chiara, Potter. E’ uno s-schifo.”
Poi,
con uno scatto, rovesciò tutto il contenuto del calderone sul
banco.
Rieccomi con il 3 chappy!!!! Ci ho messo un po’ ad
aggiornarla perché sono stata impegnata…….grazie a tutti quelli che hanno
commentato!!!!!!!!!kisskiss dalla vostra Lily
*Mi pare che esista il Magiscotch nel mondo della mitica Rowling, ma l'Extra Magiscotch è di mia invenzione...XD XD...
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Capitolo 4 *** Voglia di cacciarsi nei guai ***
voglia di guai
4
Voglia di
cacciarsi nei guai
Il sotterraneo puzzava di acido e marcio e il fumo che ancora
aleggiava per la stanza era denso e nauseante.
Dal banco di Harry colava la pozione che Piton gli aveva,
ingiustamente, rovesciato con un colpo di mano.
E ora il povero ragazzo era costretto a ripulire tutto, senza
magia, per ordine del professore che tanto odiava e che tanto avrebbe
continuato ad odiare. Gli aveva sottratto la bacchetta in modo che non
praticasse alcuna magia ed era uscito dall’aula, promettendo a Harry che
sarebbe tornato entro un quarto d’ora a restituirgliela e a controllare che
avesse finito il lavoro per bene.
Sbuffando e rimuginando sull’ingiustizia subita, Harry stava
ripulendo con uno straccio la pozione bollente e leggermente frizzante. Aveva
appena finito di pulire il banco e doveva passare a quella colata per terra,
cioè quasi la maggior parte.
Ma perché diavolo l’aveva fatto??? La pozione era corretta, l’aveva
perfino chiesto a Hermione, e lei gli aveva confermato che era IDENTICA agli
occhi verdi ereditati da Lily. Insomma, perché Piton si era infuriato così
tanto??? Solo perché, per una volta, Harry non aveva sbagliato niente?? Solo perché
doveva dirgli “la pozione è esatta”?? Richiedeva uno sforzo così enorme che
aveva preferito fingere che ci fossero delle sfumature sbagliate e rovesciare
tutto?? Il ragazzo proprio non capiva la mente maligna di quell’uomo orribile.
Ipotizzando anche che la pozione fosse veramente di una sfumatura
sbagliata, era comunque molto simile ai suoi occhi; mai lontanamente terribile
come quella di Ron, giallo canarino, o come quella di Tiger, color porpora.
Quindi perché aveva avuto quella reazione così violenta?? E in più, come se
fosse stata colpa sua, gli toccava ripulire tutto.
Era decisamente ingiusto.
Improvvisamente, un rumore di passi scosse Harry dai suoi
pensieri. Qualcuno si stava avvicinando all’aula. Incrociando le dita, sperò
che non fosse Piton. Non aveva ancora finito di pulire…che altro gli avrebbe
sbraitato contro??
Infine, qualcuno bussò e una voce sognante annunciò l’ingresso
di Luna Lovegood.
Harry allungò la testa e spuntò fuori da dietro il banco.
“Oh, ciao, Harry!” lo salutò Luna con un sorriso radioso.
Però non era sola: insieme a lei, c’era una ragazza molto carina, con i capelli
castani sul rosso, mossi, e occhi leggermente a mandorla, di un dolcissimo
verde chiaro.
“Lei è Mary Cohen, di Corvonero; siamo dello stesso anno ed è
la mia migliore amica, ” la presentò Luna.
“Ah, ciao” fece Harry con la gola secca.
“Ciao!” esclamò Mary allegramente. “Luna mi ha parlato di te.
Senti, avevi lezione coi Serpeverde, vero?”
“Sì” rispose Harry con lo straccio in mano.
“E ora dove sono andati? E’ già finita la lezione?”
“E’ finita poco fa, sì. Io sono ancora qui perché devo
ripulire la pozione che ha versato Piton… ma perché?”
Mary sventolò un rotolo di pergamena che teneva in mano.
“Io e Luna siamo state mandate da Silente a consegnare questo
al figlio di Severus Piton.”
Harry aggrottò le sopracciglia.
“E che cos’è?”
“Non lo sappiamo” rispose Luna, la cui voce faceva pensare
che si trovasse perennemente su un altro pianeta. “Silente l’ha data a noi
dicendo che sapeva di potersi fidare e che era sicuro che non l’avremmo
guardata.”
“E quindi avete intenzione di non guardarla…?”
“Esatto. Non sono affari nostri, giusto? Non mi va di tradire
la fiducia di Silente. Sono persino rimasta sorpresa che l’avesse affidata
anche a me… devi sapere che l’anno scorso sono stata beccata da Gazza a
lasciare briciole di pane immerse nella Pozione Soporifera, per la sua gatta”
raccontò Mary tranquillamente. Harry scoppiò a ridere.
“Bé ma come fate a resistere? Io non ce l’avrei fatta” disse
il ragazzo.
Luna alzò le spalle.
“Insomma, non siete curiose di sapere cosa dice Silente a
John?” continuò Harry.
“Non ci tentare!” ridacchiò Mary. Harry ghignò.
Luna si avvicinò al punto in cui Harry stava pulendo,
inginocchiato.
“Se vuoi ti do una mano” si offrì gentilmente.
“Oh, no, grazie…E’ già stancante e noioso per me, non voglio
che anche tu…” protestò lui, ma Luna lo interruppe sorridendo:
“Io posso usare la magia, sciocchino. Piton non può
scoprirlo.”
“Oh” fece Harry, sollevato. “Giusto. Grazie mille.”
“Figurati” disse Luna con sguardo sognante. “E’ bello aiutare
gli amici, soprattutto quando se ne ha pochi, come nel mio caso.”
Harry arrossì. Luna aveva spesso la capacità di dire cose
vere ma, purtroppo, un po’ imbarazzanti.
Poi tirò fuori la bacchetta e, puntandola contro il liquido
verde, mormorò:
“Gratta e netta!”
In men che non si dica, il pavimento di pietra era
scintillante; ancora meglio di prima.
“Ehi, ragazzi, qua qualcuno ha dimenticato una borsa” osservò
Mary, che stava passeggiando tra i banchi.
Harry si voltò a guardare.
“Oh, siete davvero fortunate: mi pare che John Piton fosse
seduto lì. Probabilmente verrà a riprenderla, così potrete consegnargli quel
rotolo di pergamena misterioso”. Il
ragazzo abbassò la voce nel pronunciare l’ultima parola, cercando di creare una
certa atmosfera.
Luna rise e Mary alzò gli occhi al cielo.
“La pergamena ce l’ho io” fece la ragazza dagli occhi verde
chiaro, “quindi nessuno di voi potrà leggerla… a meno che non siate così
disperati e curiosi da ingaggiare uno scontro di lotta libera.” Harry scoppiò a
ridere. Gli stava simpatica questa Mary Cohen… però sembrava molto testarda. E
lui, invece, troppo curioso.
Si alzò finalmente da terra.
“Tante grazie davvero, Luna. Non so come avrei fatto senza
magia.” Si stiracchiò.
“Ehi, a proposito” cominciò Luna, illuminandosi. “Hai sentito
che forse Cornelius Caramell ha a sua disposizione un esercito di Kapatestus?”
“Kapache?” borbottò
Mary dal fondo dell’aula, appoggiata al muro di pietra.
“Sono creature mezze aquile e mezze fenici, con grandi
artigli… Caramell ne ha un allevamento intero. Dice che gli dà da mangiare
carne in scatola…loro ne vanno ghiotti.”
Le solite invenzioni di Luna!
Mary fece finta di non poterne più, scivolando sul muro e
accasciandosi a terra, con la lingua di fuori.
Harry soffocò una risata.
“No, dico davvero… e credo che abbia anche qualche Mangiamela”
continuò Luna, rivolta verso Harry. “Sono degli esseri che tengono lontano
qualsiasi tipo di sfortuna e possono anche…”
Mary tossicchiò.
“Ehm…ciao” fece.
Luna si interruppe e sia lei che Harry si voltarono a
guardare.
Un ragazzo bello dai capelli neri e gli occhi azzurri sostava
sulla porta, indeciso e imbarazzato.
John Piton.
Mary gli rivolse un gran sorriso.
“Eccoti, finalmente” lo salutò piena d’entusiasmo. “Io sono
Mary! Piacere” gli andò vicino e gli strinse la mano.
John abbozzò un sorriso.
“Devo darti questa” disse ancora Mary, tendendo la mano con
il foglio di pergamena verso di lui.
John lo prese lentamente.
“Mmm… che cos’è?” domandò.
“E’ quello che tutti noi vorremmo sapere” s’intromise Harry,
beccandosi un’occhiataccia da Mary.
“No, veramente sarebbe tuo, personale… ce l’ha consegnato
Silente…” spiegò lei.
John lo aprì.
Harry, divorato dalla curiosità, si avvicinò lentamente ai
due ragazzi, seguito a ruota da Luna.
“Allora?” gli chiese, mentre leggeva.
John alzò lo sguardo verso di lui. Spalancò gli occhi:
sembrava essersi appena accorto che in quella stanza c’era Harry Potter.
Non rispose e abbassò di nuovo lo sguardo.
“Mi chiede di andare da lui stasera alle otto, tutto qui”
disse infine.
Mary sospirò.
“Non avresti dovuto dircelo” borbottò.
John la guardò fisso.
“Perché?” chiese stupito.
“Bé, sono affari tuoi, no?”
“Ma è un semplice invito… nulla di segreto” sussurrò John.
Luna continuava a guardarlo con occhi sporgenti; anche lei
era preda del giovane Piton, che sembrava fare un certo effetto a moltissime
ragazze.
Mary, invece, lo guardava con occhi assolutamente normali.
“Ok, allora… è stato un…” cominciò la ragazza, ma una figura
entrò improvvisamente nella stanza. Severus Piton.
Guardò il gruppo, sorpreso.
“E voi che diavolo ci fate qui?” sbraitò.
“Io e Mary siamo venute a cercare suo figlio” rispose Luna
con la massima tranquillità.
Piton arrossì. Harry pensò che Luna rischiava molto a sputare
fuori con tutta questa facilità la parola “figlio” davanti al professore.
“E c-che volevate da lui?” chiese ancora Piton.
“Dovevamo consegnargli una cosa da parte di Silente”
intervenne Mary con aria di sfida.
Piton allargò le
narici e voltò lentamente la testa verso Harry.
“E tu, Potter? Hai finito di pulire?”
“Sì” disse
duramente Harry, senza aggiungere né signore né professore. Si sentiva ancora
offeso per l’ingiustizia subita.
“Bene. Tieni la tua bacchetta.”
Una volta presa, Harry si sentì più sicuro. Un mago privato
della sua bacchetta era come un uomo disarmato davanti ad un branco di lupi
famelici.
“Potete andare” borbottò infine Piton, la testa bassa.
I quattro ragazzi uscirono insieme dall’aula, in silenzio.
Quando si trovarono fuori dai sotterranei, Mary si fermò e
sorrise.
“Bene, io e Luna dobbiamo andare a studiare Erbologia per l’interrogazione.”
“Non pranzate?” chiese Harry.
“No, davvero, dobbiamo studiare un sacco di pagine” disse
Luna.
“Allora ciao, Harry. E’ stato un piacere conoscerti.” Mary
gli strinse allegramente la mano. “Spero che ci rivedremo presto!”
“Anche io” fece Harry.
Poi Mary si voltò, sempre sorridente e piena di entusiasmo,
verso John.
“E’ stato un piacere conoscere anche te. Non ti preoccupare,
non ti giudico male perché sei il figlio di Piton. Se hai bisogno di qualcosa,
non esitare a chiedermelo” esclamò gentilmente.
John sorrise e arrossì. Era incredibile quanto fosse timido e
insicuro, quel ragazzo.
“G-grazie” balbettò.
Mary sorrise ancora.
Luna, invece, salutò i due ragazzi così: “Ciao, ricordatevi
di tenere gli occhi aperti. Non si sa mai, con tutti questi Kapatestus…”
Poi le due ragazze si allontanarono chiacchierando.
Harry si girò, imbarazzato, verso John e scoprì che quest’ultimo
stava fissando con gli occhi azzurri penetranti la figura di Mary Cohen che
saltellava.
Harry tossì leggermente e John trasalì.
“Ehm… io vado a pranzo. Ci si vede in giro” borbottò Harry.
“Ok.”
Lo salutò da lontano con la mano e si diresse correndo verso
la Sala Grande. Quando arrivò, senza fiato, al tavolo di Grifondoro, Ron si
girò verso di lui.
“Dov’eri finito?”
Harry si abbandonò sulla panca e raccontò tutto a Ron e
Hermione.
“Perciò Silente vuole vederlo alle otto?” domandò Hermione.
“Sì, esatto.”
“Chissà per cosa…!” fece Ron, pensieroso.
“Ha ragione questa Mary Cohen, non sono affari nostri”
sussurrò Hermione decisa.
Ron la ignorò.
“E se…” bisbigliò. “E se seguissimo John nell’ufficio di
Silente, stasera, con il mantello dell’invisibilità?”
“Cosa?” strillò Hermione, e parecchi ragazzi si girarono a
guardarla.
“Non so…” fece Harry. “E’ rischioso…”
“E dai, Harry, sono troppo curioso!!! Tanto con il Mantello
non ci vedono!!” insisté Ron.
“Non se ne parla, siete matti??” disse Hermione stizzita. “Se
ci andate, io non vengo assolutamente.”
“Bè… d’accordo” si lasciò infine convincere Harry.
Hermione cominciò a borbottare come una pazza e Ron
ridacchiò:
“Sei grande, amico. Non so perché, ma oggi ho voglia di
cacciarmi nei guai.”
Rieccomi con il quarto chappy….!!!!! Spero sia di vostro
gradimento!!!!!!!!!baciuuuuuuz XD XD
xstrega_morgana: ciao!!!!! Sono veramente contenta che ti
piaccia la mia storia, però io e te abbiamo due pareri molto differenti: io
ADORO Lily Evans, è il mio personaggio preferito in assoluto (già il mio nome
dice tutto! XD)…mentre Piton diciamo che mi affascina solo, ma non ne sono
innamorata… anzi, in alcuni punti lo trovo antipatico…comunque spero che la mia
storia continui a piacerti lo stesso!!!!un bacione!!!!
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Capitolo 5 *** Nell'ufficio di Silente ***
nell'ufficio
5
Nell’ufficio di
Silente
Harry fissava la
fiammella del camino scoppiettare allegramente. Fissandola, gli venne in mente
il volto di Sirius. Aveva voglia di vederlo, di parlargli…dopotutto, era l’unica
persona che prendeva il posto dei suoi genitori. Chissà cosa stava facendo in
quel momento…
“Harry!” esclamò
Ron.
Harry, immerso
nei suoi pensieri, tornò bruscamente alla realtà.
“Che
c’è?”
“Sono quasi le
otto!! E’ tardissimo!! Dobbiamo muoverci se vogliamo andare nell’ufficio di
Silente!” spiegò Ron, alzandosi dalla sua poltrona preferita con incredibile
vitalità.
Harry
sbadigliò.
“Sei sicuro
che…?” cominciò.
“Oh, andiamo!
Sei Harry Potter o no?”
Una voce
irritata interruppe la conversazione.
“Voi non
dovreste ASSOLUTAMENTE andare! I guai in cui vi caccerete saranno grossi, molto
grossi, fidatevi!”
“Taci, Hermione”
mormorò aspramente Ron.
Hermione fissò
Ron con gli occhi ridotti a fessure. Poi si alzò di scatto, prese la sua roba e,
senza dire una parola, si fiondò su per la scala a chiocciola che portava al
dormitorio femminile.
Harry sbuffò e
Ron alzò gli occhi al cielo.
“Vabbè, sarà
meglio muoversi.”
Preso il
Mantello dell’Invisibilità, entrambi uscirono dal buco del ritratto e percorsero
i corridoi. Non c’era molta gente in giro, erano quasi tutti nella Sala Grande
per la cena. Finalmente, i due ragazzi si trovarono di fronte ai gargoyle di
pietra dell’ufficio del Preside.
“John sarà già
arrivato?” sussurrò Ron.
“Si spera di no”
rispose Harry, dandosi un’occhiata intorno. Il corridoio era
deserto.
Si appoggiarono
al freddo muro di pietra e rimasero lì, in attesa. L’orologio al polso di Harry
ticchettava regolare, facendo passare i secondi…e di conseguenza i minuti… erano
già le otto e un quarto.
I due ragazzi si
scambiarono un’occhiata triste.
“Significa che è
già entrato?” chiese ancora Ron.
Harry sospirò.
Senza rispondere, cominciò ad allontanarsi dalla porta.
“Per la barba di
Merlino, Harry, aspettiamo là! Magari lo becchiamo quando esce!” esclamò Ron,
senza curarsi di tenere bassa la voce.
“Stiamo andando
verso la sala comune dei Serpeverde. E’ probabile che lo incontriamo per la
strada, no?” fece Harry.
Ron restò un
attimo in silenzio.
“Ok” acconsentì
infine. Non che il suo parere fosse di vitale importanza, siccome Harry
procedeva spedito e sembrava non voler essere contestato da
nessuno.
Sempre sotto il
Mantello, i due ragazzi si diressero verso i sotterranei. Erano vicini alla sala
comune, quando…
“…davvero, mio
padre ha detto che potresti.”
Si
immobilizzarono. Conoscevano quella voce acida e strascicata: Draco
Malfoy.
Lanciando
un’occhiata all’aula vuota di Pozioni, Harry vide la
scena.
Malfoy, Tiger,
Goyle e John Piton erano vicino al muro e parlavano a bassa
voce.
“Io non lo so…”
mormorò John, l’aria leggermente impaurita.
“Ma scommetto
che saresti un Mangiamorte perfetto!! Te l’ho già detto, mio padre pensa così. E
poi, anche il tuo lo è, o almeno lo era… quindi sei adatto a quel ruolo.
L’Oscuro Signore è alla ricerca di anime giovani. Non sai quanti privilegi
avresti se dimostrassi di essere un fedele Mangiamorte!” esclamò Malfoy
gesticolando parecchio.
“Non credo di…”
cominciò ancora John, ma Tiger lo interruppe, scrocchiando le
dita:
“Se non accetti,
dovrai vedertela con noi.”
Ora John era
davvero spaventato. Deglutì.
“No” intervenne
Malfoy. “Non gli faremo niente. La scelta spetta a lui, è una persona libera di
scegliere ciò che vuole. Ma presto scoprirà che la sua strada non è quella del
tirapiedi di Silente.”
Detto questo,
Malfoy, Tiger e Goyle uscirono dalla stanza, con un ultimo sguardo a John.
Quest’ultimo, sempre appoggiato al muro, respirava affannosamente. Aspettò che i
tre si fossero allontanati un po’ e uscì.
Harry e Ron,
sotto il Mantello, avevano assistito alla scena a bocca aperta. Non che fosse
una cosa tanto sconvolgente il fatto che Malfoy stesse dalla parte di Voldemort,
ma Harry era rimasto comunque sorpreso e un po’
spaventato.
John cominciò a
dirigersi verso l’uscita dei sotterranei, guardandosi intorno nervosamente.
Harry e Ron lo seguivano, scambiandosi strane occhiate.
Come previsto,
la meta di John era l’ufficio di Silente.
“Scarafaggi a
grappolo” mormorò, il fiato corto, quando fu davanti ai
gargoyle.
Questi balzarono
di lato mostrando una scala. John salì i gradini e Harry e Ron si affrettarono a
stargli dietro.
Infine,
arrivarono davanti alla porta dell’ufficio.
John riprese
fiato e attese qualche minuto prima di avvicinarsi e
bussare.
“Avanti.”
Il ragazzo aprì
lentamente la porta cigolante. Prima di richiuderla, Harry e Ron sgattaiolarono
dentro, cercando di non fare il minimo rumore.
“Buonasera”
salutò John educatamente.
“Buonasera,
John, sono felice di vederti. Vieni pure a sederti” lo invitò gentilmente
Silente, guardando il ragazzo da sopra gli occhiali a
mezzaluna.
John,
impacciato, prese posto davanti al Preside. Harry e Ron si avvicinarono un po’
alla scrivania, tenendo comunque una certa distanza di sicurezza. Entrambi erano
emozionati e curiosissimi.
“Allora, com’è
andato il primo giorno?” domandò Silente.
“Ehm… abbastanza
bene, grazie” rispose piano John.
“Hai conosciuto
qualcuno?” continuò il Preside.
“Mmm… Draco
Malfoy, Vincent Tiger, Gregory Goyle… e… Harry Potter… Luna Lovegood…e…
mmm… Mary Cohen” elencò il ragazzo balbettando.
“Oh, così hai
conosciuto Harry Potter?”
John
annuì.
“E come ti è
sembrato?”
Harry attese la
risposta, curioso.
“Bé, è un po’
difficile da dire adesso, perché gli ho parlato poco… però mi è sembrato uno
abbastanza a posto” disse John.
Ron trattene una
risatina.
“Bene…” fece
Silente, pensieroso.
Per qualche
minuto, nella stanza regnò il silenzio.
Poi il Preside
riprese:
“C’è per caso
qualcosa che ti turba, o che ti dà fastidio, o che ti mette
ansia?”
Harry e Ron si
guardarono, pensando esattamente alla stessa persona: Malfoy. Ma, con loro
grande sorpresa, John sussurrò:
“M-Mary
Cohen.”
Harry strabuzzò
gli occhi.
Silente guardò
il ragazzo seriamente.
“Per quale
motivo?” domandò, aggiustandosi gli occhiali sul naso.
“Ecco, lei… non
so… quando le sto vicino sento qualcosa di strano, una specie di… come dire…
presentimento…” spiegò lentamente John.
“Presentimento?”
“Sì… mi sento il
petto appesantito e mi manca un po’ il fiato… e quando si muove sento come
qualcosa che mi vibra nello stomaco e che mi provoca un certo dolore, sia fisico
che interiore… e poi, appena si allontana almeno una decina di metri, mi passa
tutto.”
Silente sbarrò
gli occhi.
“Dici sul
serio?”
“C-certo…”
Il Preside
sembrava molto preoccupato.
“Non ci posso
credere” mormorò. “Bé, in questo caso dovrò parlarne con...” cominciò, ma
qualcuno bussò alla porta e interruppe la conversazione.
“Avanti”
Dalla porta
sbucò fuori Severus Piton, con l’aria agitata.
“Ah, Severus,
eccoti. Dopo devo parlarti di una cosa… ma adesso è il momento che John venga
informato del perché l’abbiamo convocato qui stasera” disse Silente,
l’espressione davvero seria.
Piton deglutì e
guardò il pavimento.
Harry era
sorpreso dal suo comportamento, e anche da quello di Silente. Perché si
preoccupava tanto di quello che provava un ragazzo, il quale, molto
probabilmente, aveva appena raccontato i sintomi di una semplice cotta per una
ragazza…? Insomma, di che altro poteva trattarsi, se non di una cotta? E perché
John non aveva detto nulla su quello che era successo con Malfoy, Tiger e
Goyle?
Ma Silente
riscosse Harry dai suoi pensieri.
“Tu sei qui per
venire a conoscenza del tuo passato” spiegò a John.
Tutti e tre i
ragazzi rimasero sorpresi.
“Ma non saremo
noi a raccontartelo esplicitamente; sarai tu a vedere dei ricordi di tuo padre
attraverso il Pensatoio, e man mano commenteremo ogni scena che vedremo”
continuò il Preside.
Si alzò dalla
scrivania e fece segno a John e a Piton di seguirlo. Harry e Ron li
imitarono.
Arrivarono
davanti al calice dal liquido fluido e Silente sfiorò leggermente la superficie
con la bacchetta. Il liquido prese a vorticare… Harry e Ron scattarono in
avanti… probabilmente sporse fuori il mignolo di Ron, ma nessuno se ne accorse…
Harry non sentiva più la terra sotto i piedi… chiuse gli
occhi…
TUNK!
Con un leggero
tonfo, caddero tutti a terra. Harry e Ron avevano tenuto il Mantello,
stringendolo con forza e, per loro incredibile fortuna, erano ancora coperti e
invisibili.
John, Silente e
Piton si rialzarono.
Tutti si
guardarono attorno: erano nella sala comune dei Serpeverde e un ragazzo dai
capelli neri, lunghi e unti era seduto sul divano, vicino ad un altro tipo con
folti capelli castani.
Parlottavano a
bassa voce…
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Capitolo 6 *** I ricordi di Piton -parte prima- La sera della festa ***
remembers
6
I ricordi di Piton
-parte prima-
La sera della festa
“Andiamo
Piton, lo so benissimo…e probabilmente non sono l’unico” bisbigliò il ragazzo
dai capelli castani.
“La pianti
di dire cose senza senso?? Non sto nascondendo assolutamente niente… e se anche
lo stessi facendo, ti assicuro che non è quello che pensi” borbottò il giovane
Piton, scocciato.
“Bene,
continua pure a nasconderlo… sappi che posso raccontarlo a mezza Hogwarts in
una giornata” lo avvertì il ragazzo.
“Se ci provi
ti becchi uno dei miei Sectumsempra, Karl!” scattò Piton balzando in piedi.
“Allora è
vero…” ridacchiò Karl. “E’ vero quello che supponevo, altrimenti non ti saresti
scaldato tanto.”
Piton
arrossì leggermente, con espressione furibonda.
Karl
continuò a ridere. Ma la sua non era una risata tenera o comprensiva; era una
risata maligna.
“Pensa un
po’…” cominciò ancora il ragazzo. “Il nostro Piton innamorato di una Grifon…”
Piton
ringhiò e gli tappò la bocca con una mano.
“Per tutte
la tarantole, Karl, non spifferare una sola cosa!”
Harry e Ron
si scambiarono un’occhiata accigliata da sotto il Mantello. Piton in love^^??? E da quando tutto
ciò?? Si voltarono entrambi a guardare il Piton adulto in piedi di fianco a
loro: continuava ad osservare la scena con espressione indecifrabile.
“Bé, stasera
la vedi, no? C’è la festa nel sotterraneo…ci sarà anche lei.”
Piton
fremette.
“Non ci vado
a quella dannata festa. Cosa sia venuto in mente a Mulciber proprio non lo so,
ma mi sembra la stronzata del secolo” rispose acido.
“E invece ci
vieni” insistette Karl sempre ridacchiando. “Ti farai bello bello per lei… come
se potesse solo passarle per la testa il pensiero di considerarti! Ahahaha!”
Piton fissò
il ragazzo con gli occhi socchiusi. Aprì bocca e fece per dire qualcosa, ma
uscì solo un suono indistinto. La richiuse e fece una smorfia.
Karl
continuava a ridere come un matto.
“Tu…ahahah…
te lo immagini?? Tu… tu… e…Lily Evans! Ahahaha!”
Harry sentì
il sangue ghiacciarsi nelle vene. Cosa aveva detto? Lily Evans?????? Com’era
possibile…??
Ron gli
lanciò un’occhiata furtiva.
Poi, di
colpo, la scena cambiò. I ragazzi videro indistintamente stanze dissolversi una
dopo l’altra, finché si ritrovarono in un corridoio dei sotterranei, deserto.
Silente lanciò
un’occhiata al Piton adulto e, vedendo che non aveva intenzione di proferir
parola, sospirò e si rivolse a John:
“Come avrai
capito, tuo padre era innamorato di una ragazza del Grifondoro…Lily
Evans…quella che in futuro sarebbe diventata la madre di Harry Potter.”
John non
rispose e il suo sguardo andava da Silente a Piton, con un sopracciglio alzato.
Ma se John era sorpreso o spaesato, Harry aveva una gran voglia di vomitare
perfino l’anima. Non era assolutamente possibile
che Piton fosse innamorato di…di…
Ron ogni
tanto lanciava all’amico un’occhiata schifata.
Ad un certo
punto, un rumore di passi costrinse
tutti i presenti a voltarsi verso il fondo del corridoio ormai non più deserto.
Un bel
ragazzo dai capelli neri ondulati, gli occhi azzurri e uno smoking camminava a
passo svelto, finché, di colpo, Karl uscì da una stanza chiusa a chiave e nella
fretta andò dritto a sbattere contro quel ragazzo.
Si
guardarono un attimo, confusi…poi Karl esclamò:
“Piton?!?!?!”
Harry e Ron
strabuzzarono gli occhi. No, non poteva essere Piton. Era troppo
perfetto…capelli puliti, occhi azzurri, naso piccolo e
dritto…eppure Karl non aveva tutti i torti: c’era qualcosa di famigliare in
quel ragazzo.
“Sì, sono
io.”
Ron soffocò
un colpo di tosse.
“Ma…ma
come…?” balbettò Karl.
“Degli
incantesimi, nulla di più, ma dureranno solo fino a domattina” rispose
velocemente Piton, lo sguardo determinato.
Karl
borbottò qualcosa di incomprensibile e guardò Piton con rabbia. Era geloso e
invidioso, si vedeva.
“Allora,
andiamo alla festa?” propose Piton, con più coraggio di quanto credesse di
avere.
L’altro
annuì, sempre furibondo, e seguì Piton squadrandolo da cima a fondo con
disgusto.
Silente, il
professor Piton, John, Harry e Ron si aggiunsero ai due ragazzi, percorrendo il
corridoio buio, passando davanti a porte chiuse a chiave e a sgabuzzini aperti,
finché un rumore di musica in lontananza fece capire che erano arrivati. Il
suono continuava ad aumentare man mano che si avvicinavano ad una grande porta
di legno scuro. Piton allungò con decisione la mano verso la maniglia e
spalancò il portone.
Si
ritrovarono in una stanza enorme, dalle pareti talmente alte da non riuscire a
vederne la fine; c’erano tavoli lunghissimi ricchi di cibo e bevande di ogni
genere; ogni tanto qualche fantasma sbucava a dare un’occhiata e poi spariva;
centinaia di studenti occupavano la stanza e, su un palco, un gruppo cantava e
suonava.
Silente
ridacchiò.
“Sono le
Sorelle Stravagarie, all’inizio della loro carriera…quando suonavano solo per i
loro compagni” spiegò.
Piton e Karl
rimasero un attimo fermi sulla soglia, indecisi, finché Piton decise di
catapultarsi dentro.
La folla era
talmente fitta che Harry e Ron rischiarono continuamente di perdere gli
altri…ad un certo punto, dopo aver dribblato una serie di ragazze chiacchierine,
videro che Piton si era bloccato di colpo. Karl, di fianco a lui, borbottò
qualcosa che sembrava un “ma guarda un po’ che gente mi tocca frequentare…” e,
senza dire una parola all’amico, si girò e si confuse tra la folla. Piton, dal
canto suo, continuava a fissare incantato un punto imprecisato della sala. Dopo
una decina di minuti, meccanicamente, si diresse verso il tavolo del cibo…ma
non per mangiare. Una ragazza dai lunghi capelli rosso scuro stava bevendo un
sorso di succo di zucca da un bicchiere color argento.
Piton si
fermò dietro di lei.
“Ehm…”
cominciò. E si interrupe, la gola secca.
La ragazza,
che era di spalle, si voltò… e a Harry mancò il fiato. Due occhi di un verde
meraviglioso splendevano sul volto perfetto della giovane; occhi dello stesso
colore di quelli di Harry. Non poteva essere nessun altro: la ragazza era sua
madre.
“Ciao” fece
allegramente Lily. “Tu sei…?”
Piton
deglutì.
“Sono
S-Severus” balbettò.
Lily lo
fissò, gli occhi socchiusi, l’espressione indecifrabile; poi, pian piano, una
luce invase quegli occhi stupendi, che si spalancarono.
“Non ci
posso credere!” esclamò. “Tu…voglio dire… sei.. mmm… bè… cambiato…”
Piton
tossicchiò.
“Sì, ehm…
sì…è…”
Ma la frase
restò in sospeso, lasciando la situazione in un silenzio imbarazzante.
Lily
continuò a bere, finché Piton, sorpreso di sé stesso, propose:
“Balliamo?”
La ragazza
annuì.
I due si
lanciarono sulla pista da ballo: Lily ancheggiava e volteggiava, decisamente
brava, mentre Piton era più immobile di una lastra di marmo; ogni tanto scuoteva
leggermente le spalle e faceva qualche passettino, ma era incredibilmente
imbranato.
Lily rideva
come una pazza, osservandolo. Anche Piton, finalmente, cominciò a rilassarsi un
po’, lasciandosi andare a qualche sorriso, sempre un po’ tirato. Ma, ad un
certo punto, Lily si bloccò con una smorfia; rimase immobile per qualche
secondo, finché si accasciò a terra.
Piton scattò
più in fretta di un fulmine: la prese tra le braccia e si fece largo tra la
folla, mentre la ragazza tossiva e gemeva.
“Che succede?”
le domandò, preoccupato.
“Non lo so…
credo di aver bevuto troppa Burrobirra…” mormorò Lily.
“Ti porto in
infermeria.”
Lily fu
scossa da un brivido e si guardò intorno con aria strana. Poi si girò verso
Piton e ghignò:
“No, non
portarmi in infermeria…potremmo andare nel dormitorio dei Grifondoro, tanto a
quest’ora non c’è nessuno…”
Piton si
bloccò, sbalordito.
Harry
cominciò a sentirsi veramente male e scambiò con Ron un’occhiata preoccupata.
“Ehm…va bene”
sussurrò Piton.
I due
ragazzi percorsero i corridoi deserti fino al ritratto della Signora Grassa.
“Sambuco” esclamò Lily.
La Signora
Grassa esitò.
“Ma lui è un
Serpeverde” disse.
“E allora?
Apri” ordinò Lily.
Harry
cominciò ad avere qualche sospetto. Sua madre era sempre stata, da quanto
sapeva, una ragazza dolce, tranquilla… non il tipo da queste risposte. Forse c’era
qualcosa che non andava.
La Signora
Grassa non obiettò e mostrò il varco per entrare nella sala comune.
Piton si
diresse, sempre comandato da Lily, nel dormitorio. Una volta entrati, la
ragazza lo prese per mano con fare malizioso e se lo trascinò sul letto. Senza
esitare, posò le sue labbra calde e morbide su quelle di lui.
Harry era
inorridito davanti a quella scena. Non aveva nemmeno il coraggio di guardare il
Piton adulto in piedi di fianco a lui. Aveva solo voglia di fuggire lontano da
quella scena agghiacciante.
Quando i due
ragazzi allontanarono le labbra, Lily mormorò, sempre maliziosamente:
“Severus, tu
mi ami?”
Piton, sul
viso un misto di shock, sbalordimento e confusione, rispose sinceramente:
“Dipende da
quello che intendi tu per ‘amore’.”
Poi, quando
vide che la ragazza lo fissava con espressione interrogativa, continuò:
“Se intendi
l’amore che prova un genitore per un figlio, allora la risposta è no. Se
intendi quell’amore/affetto che prova un amico per un’amica, la risposta
continua ad essere no. Ma se intendi il sentimento di un ragazzo che non riesce
a vivere senza guardare la ragazza più bella del mondo… allora è sì.”
Lily ghignò
e attirò Piton a sé. Si baciarono avidamente, come se dovessero mangiarsi la
lingua, con una passione pazzesca.
Harry scosse
la testa e cominciò ad arretrare, inorridito. Vedere sua madre con…con…non ce
la faceva più. Ma fortunatamente il resto della scena gli fu risparmiato, perché
la stanza cominciò a vorticare e si ritrovarono tutti nella Sala Grande, dietro
ad una panca dov’era seduto Piton, nuovamente bruttino.
Inaspettatamente,
Silente parlò a John.
“Come avrai
ben capito, quella sera tuo padre ebbe un rapporto sessuale con Lily Evans. Ma
non tutto era come sembrava…” Lasciò la frase enigmatica in sospeso.
Il giovane
Piton scriveva avidamente su un rotolo di pergamena. Harry e Ron riuscirono a
leggere appena in tempo le parole, prima che piegasse il foglio fino a ridurlo
ad un minuscolo quadratino.
Ti aspetto in giardino,
sotto al grande albero, alle otto e mezza.
S.P.
E la stanza
vorticò di nuovo. Questa volta vennero catapultati in giardino, sotto ad un
grande albero. Piton era lì, in piedi, in attesa… e pioveva a dirotto. Il
povero ragazzo tossiva e rabbrividiva dal freddo, ma non sembrava aver
intenzione di andarsene. Sbirciò l’orologio. Le nove.
Una smorfia
si dipinse sul volto di Piton.
Non era
venuta.
Finché, ad
un certo punto, nella pioggia, una figura avvolta in un mantello nero uscì dal
portone del castello e cominciò ad attraversare il prato, diretta verso Piton.
Quest’ultimo s’illuminò e fece per sorridere, ma…
Si bloccò.
Non era Lily
Evans a fissarlo da sotto il cappuccio di un lungo mantello che strusciando
raccoglieva tutta l’acqua della pioggia.
Era Karl.
“Che diavolo
ci fai qui?” ringhiò Piton, nervoso.
Karl
sospirò.
“Non verrà.”
“Chi?”
“Lily Evans.”
“E tu che ne
sai??”
Karl esitò.
“Molto più
di te” rispose. “Piton… c’è una cosa che devi sapere.”
E…rullo
di
tamburi…rieccomi con il 6° capitolo!!!!!!!!!!!!!!Vi ho
lasciati in sospeso…qualche
idea su quale sia la cosa che Karl deve rivelare al nostro povero e
sfortunato
Severus??? Se volete un piccolo indizio…vi basta riflettere
sulla frase che
Silente dice a John…”non tutto era come
sembrava”…………………comunque,
vi chiedo
SCUSA per il ritardo e anche per l’incredibile banalità di
questo capitolo…intendo
la storia della festa…lo so, è veramente una cosa banale,
le feste si trovano
dappertutto…ma in questo periodo, purtroppo, non sono molto
ispirata…e ho poco
tempo per pensare ad ogni particolare…quindi, per non arrivare
ad aggiornare
fra una decina d’anni^^, ho lasciato la festa…mi dispiace,
spero vi sia
piaciuto lo stesso!!!!ringrazio chi ha commentato il mio precedente
chappy…e un
grazie speciale a stamby^^!!!!thanx della tua sincera
recensione…ti voglio
bene!!!smack =)
(_*Lily*_)
|
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Capitolo 7 *** I ricordi di Piton -parte seconda- Rivelazioni ***
ricordi2
7
I ricordi di Piton
-parte seconda-
Rivelazioni
La pioggia continuava a tamburellare, insistente, e
il silenzio veniva ogni tanto interrotto dal rombo cupo di un tuono. I due
ragazzi, nel prato, si fissavano negli occhi. Uno sguardo era preoccupato ma allo
stesso tempo furioso, secco, gelido; l’altro era timoroso, spaventato… forse
gli si poteva leggere nel profondo degli occhi un rimorso, misto, però, ad una
leggera soddisfazione.
“Ecco…” cominciò Karl. S’interruppe immediatamente,
fissandosi le scarpe nere, inzuppate d’acqua e fango.
“Allora?” lo esortò duramente Piton, gli occhi
socchiusi.
Karl afferrò le estremità del mantello e lo strinse a
sé, tremante dal freddo.
“Bé… io so quello che è successo la sera della festa
con Lily Evans” dichiarò, fissando ora con profondo interesse l’incresparsi del
lago.
Piton si irrigidì leggermente, ma continuò a
possedere un pieno controllo di sé.
“Ah” sbottò. “Mmm… spero che tu abbia tenuto la bocca
chiusa.”
Karl sospirò e poi annuì.
Piton si rilassò, afferrò il cappuccio del mantello e
se lo tirò fino a lasciargli scoperto solo il naso adunco e la bocca sottile.
“Se è tutto qui, puoi andartene. Io devo aspettarla”
mormorò, cercando di mostrare coraggio e indifferenza, ma il battito convulso
dei denti tradiva il suo gelo e la sua tremenda voglia di correre nella Sala
Comune dei Serpverde e stendersi davanti alle fiamme scoppiettanti del
caminetto.
Karl pestò per terra coi piedi, imbarazzato, lo
sguardo che vagava da ogni parte, escluso il viso del suo compagno di Casa.
“In realtà, non è tutto qui. Io… ecco… devi sapere
che, la sera della festa, quando ti ho visto cambiato, non ho potuto fare a
meno di…provare una certa invidia… e, come nasconderlo?, un improvviso odio”
spiegò Karl, sempre evitando lo sguardo di Piton. Quest’ultimo era immobile,
sembrava quasi che non respirasse; le orecchie tese, il cuore che batteva
incontrollabile, attendeva le parole che sarebbero uscite dalla bocca di Karl e
che avrebbero potuto cambiare ogni cosa.
“Così” continuò il ragazzo, “sapendo che eri, anzi,
che sei, innamorato di Lily Evans, ho
versato delle gocce di un Filtro d’Amore nel bicchiere dal quale ha bevuto la
Evans” confessò. “In questo modo sapevo che, una volta che tu ti fossi illuso,
l’improvvisa verità ti avrebbe fatto soffrire in un modo certamente peggiore di
quello che ti avrebbe procurato un amore non corrisposto fin dall’inizio.” Terminò
la spiegazione e deglutì rumorosamente.
Piton ormai prendeva sempre più le sembianze di una
statua di marmo.
Harry, che aveva assistito alla scena nascosto sotto
al Mantello fianco a fianco con Ron, non riusciva a spiegare nemmeno a se
stesso che cosa provava. Fino a poco fa era stato disgustato dal fatto che
Piton potesse essere innamorato di sua madre, e ancora di più dal fatto che
fossero andati a letto insieme e che Lily avesse quindi fatto capire il suo
totale ricambio. Però era saltata fuori all’improvviso questa dichiarazione di
Karl e, nonostante tutto, Harry non poteva fare a meno di provare una fitta
allo stomaco, simbolo di pena e compassione, nel vedere quel ragazzo brutto e
incappucciato che, almeno una volta nella vita, aveva sperato di essere amato
da qualcuno.
Ron non aveva detto niente, anzi, sembrava quasi che
non respirasse nemmeno; il suo sguardo saettava da una persona all’altra.
“Vattene.”
La voce tremula di Piton usciva dalla fessura del
mantello.
“Ma…” tentò Karl.
“Vattene” ripeté il giovane Piton. Questa volta la
voce era più decisa.
“Senti…” continuò l’altro.
“Vattene!” sbraitò Piton, tirando fuori la bacchetta
dal mantello con una rapidità impressionante.
Karl arretrò.
“D’accordo, d’accordo…”
Fece dietrofront e, lanciandosi ogni tanto un’occhiata
alle spalle, rientrò nel castello.
Piton si avvicinò alla riva del Lago Nero e si
inginocchiò. Strappò dei ciuffi d’erba e li lasciò galleggiare sulla superficie
scura. Ormai era bagnato fradicio, la pioggia insisteva e i lampi squarciavano
il cielo.
La povera figura abbassò il capo e lì rimase,
immobile.
Di colpo l’atmosfera cambiò e si ritrovarono nella
Sala Comune dei Serpeverde, nei Sotterranei. Piton era seduto sul divano, la
testa appoggiata alle mani, lo sguardo perso. Aveva ancora i vestiti zuppi,
quindi Harry si rese conto che il ricordo al quale stava assistendo doveva
essere accaduto poche ore dopo la rivelazione nel parco.
Ad un certo punto la porta dell’ingresso nella Sala
Comune si spalancò ed entrò Karl, bianco come un lenzuolo, con l’aria di chi
deve fare una cosa importante che preferirebbe evitare.
Si avvicinò lentamente al divano sul quale era seduto
Piton, di spalle; gli girò intorno e gli si sedette accanto.
Piton sembrò svegliarsi da una specie di trance, si
voltò di scatto e si accorse di chi aveva al suo fianco; fece per alzarsi, ma
Karl lo trattene per un braccio, il volto sempre cadaverico.
“Lasciami stare” mormorò Piton con una smorfia.
“No, senti…non sono venuto per scusarmi o roba
simile. Io…ecco…ho sentito una cosa dalle ragazze di Grifondoro” borbottò Karl.
Piton si irrigidì nuovamente, mentre il suo sguardo
vagava per la stanza, in cerca di qualcuno in ascolto.
“Mmm…non so come dirtelo, ma…”
“Ma??? Sbrigati” gracchiò Piton.
Karl sospirò profondamente.
“Lily Evans aspetta un figlio.”
Gli occhi neri di Piton si spalancarono, fissando la
bocca dalla quale erano appena uscite quelle parole sconvolgenti.
EHILààààààààààà!!!QUANTO TEMPO CHE NON
AGGIORNAVO!!!ACCIDENTI, NN CE L’HO PROPRIO FATTA…SPERO RIUSCIATE A PERDONARMI…KISSES!!!
=)
lyrapotter: anche io non apprezzo molto le ff in cui
i personaggi sono troppo diversi da quelli originali…quindi sono contenta di
non far parte di uno di questi!!e grazie mille…
lilica: ma grazie infinte anche a teeeee!!!!!!! =)
LadySnape: purtroppo davvero non ce l’ho fatta ad
aggiornare presto…sorry…comunque spero che anche questo capitolo ti sia
piaciuto!!!e thanks!!!!!!!^^
(_*Lily*_)
|
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