The Lion Girl !

di rora02L
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Assomiglio ad un leone ? ***
Capitolo 2: *** Non è un colpo di fulmine ! ***
Capitolo 3: *** Cosa si nasconde dietro ad un sorriso ... ***
Capitolo 4: *** Mamma Mia ! ***
Capitolo 5: *** Primo diciottesimo ! ***



Capitolo 1
*** Assomiglio ad un leone ? ***


I'm a lion ?

Fin da piccola, ho sempre avuto una criniera indomabile di capelli bruni dai riflessi rossicci, ricci e agrovigliati.
Da leone. O da pazzo africano, dipende dai punti di vista.
Ma a me, è sempre piaciuta di più la versione del leone ... ai miei compagni delle elementari, quella dell'africano.
Facendoli crescere, sembravano già normali.
Mia madre li adora ed anche io ho finito per adorarli col tempo. Sono un mio carattere distintivo.
Credo di avere molto in comune con i leoni: amo dormire, mangiare carne (cotta), sono coraggiosa ma molto possessiva e gelosa.
Sopratutto delle persone che amo.
Come mia madre, mio padre e mio fratello minore.
Finchè non è arrivato lui e mi ha sconvolto la vita.
Ma io ... credo di amarlo. 
O di odiarlo ...
                                                                                                                                                                                *
Arrivo a scuola assonnata, come ogni lunedì che si rispetti. Salgo sul treno, in silenzio e cercando di riconettere il cervello. Invano.
Ho troppo sonnooo ...
Chiudo gli occhi lentamente, seduta su una poltroncina arancione dalle strisce blu. Ma il rumore di un iPod, mi riporta nel mondo degli svegli.
Uffa ... perchè devo tornare a scuola ? D'estate, potevo dormire, mangiare e rilassarmi quanto volevo ...
Arriviamo in città puntuali e mi trascino verso l'autobus, strapieno. Trovo una nicchia in cui rifugiarmi e aspetto la mia fermata.
La scuola superiore in cui vado, ha davvero troppi studenti per i miei gusti e non riesco a capacitarmi di come sia possibile. Ma ormai sono in quarta e ci ho fatto l'abitudine.
Mi faccio strada tra la folla di studenti armati di borsette e zainetti, finchè non raggiungo la bidelleria.
"4° L ?" chiedo ad una vecchia bidella con un tic all'occhio.
"Secondo piano, aula 11.1 ..." mi congeda con un gesto della mano mentre guarda la fila di studenti che si allunga.
"Grazie ..." rispondo svogliata e mi avvio verso le scale.
Ogni scalino assomiglia al K2: insormontabile e pesante da scalare.
Ma quando finiscono tutte queste scale ?
Finalmente, giungo al secondo piano e mi avvio verso la mia classe. Un cartello con scritto "4°L" attira la mia attenzione e mi fermo.
Apro la porta, speranzosa. La mattina non c'è mai nessuno, solitamente ... ma oggi è il primo giorno, quindi ...
Un quarto dei miei vecchi compagni di terza aveva già assediato i banchi nelle ultime file. A me, restavano quelli in prima fila. Tanto vale ...
Mi metto in mezzo a due banchi, davanti alla cattedra ancora vuota. Arrivano il resto dei vecchi compagni.
No, lui no ...
E invece sì. L'unico ragazzo che mi fa il filo e che io detesto, si siede alla mia sinistra. Si chiama Marco e ha la tipica aria del nerd scienziato pazzoide ... insopportabile, insomma.
Peggio di così non può andare ...
Ma come sempre, non c'è mai limite al peggio. Un ragazzo sculettante nuovo, dal taglio di capelli a leccata di mucca, si mette alla mia destra. E capisco subito chi è.
Lui è quello nuovo dell'altra sponda ... bè, speriamo non parli troppo.
Ma non è così. Davide parla quanto una ragazza appassionata di gossip e di pettegolezzi. Mi sommerge con un infinità di cose inutili su di lui, che non interessano a nessuno. Mi arrendo, accasciandomi sul banco.
Una ragazza nuova dai capelli ondulati e neri passa davanti a me, sorridente.
E, dietro di lei, un ragazzo sconosciuto dall'aria felice e per bene.
Con due stupendi occhi verdeacqua, in contrasto con i corti e mossi capelli neri.
Non sapevo ancora che, nel mio piccolo cuoricino egoista, stava mettendo radici un sentimento fastidioso e importante, che mi avrebbe di certo cacciata nei guai.
Ma era troppo tardi.

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Capitolo 2
*** Non è un colpo di fulmine ! ***


Non è un colpo di fulmine !

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      La scuola è uguale ad una savana. Vince il più forte o il più furbo e non il più magnanimo. Ci sono tutti i vari tipi di animali: gli avvoltoi, che aspettano la morte degli altri per nustrirsi; gli gnù, che lavarano in branco; e i surricati; che si nascondono ovunque come ratti.
Pochi sono i leoni, tra cui me. Noi non aspettiamo. Siamo i primi ad attaccare, pur di sopravvivere. Ma non lo facciamo in modo meschino o con cattiveria. 
Non era mai successo prima che un'altro animale riuscisse a fare del male al leone. Eppure, il mio cuore venne fermato come da un colpo di pistola.
Da lui. 
                                                                                                                                                                                           *
Federico piace a tutti, nessuno escluso. Insomma, non si può odiarlo, è praticamente perfetto in ogni cosa.  E la gente non è invidiosa, lo ammira. Come ho cominciato a fare anche io, ormai, senza nemmeno accorgermene.
"Domani è il mio compleanno, siete tutti invitati !" esclama un giorno in classe.
Tutti ?! Ma ... siamo 28, come fai a pagare ? Sei ricco, forse ?
Per forza.
Ma la cosa più strana è che il giorno dopo ci siamo tutti, anche le persone meno socievoli ( i suricati). Ordino una pizza semplice prima che la sfiga si abbatta su di me. Non ci stiamo tutti. Il cameriere deve aggiungere un altro tavolo. E dove ?
Ma proprio dove sono io.
Così, vengo relegata con i ritardatari, amanti delle sigarette e puzzolenti di fumo.
Arriva il momento del regalo, fatto da tutti noi, ma comprato dalle ragazze più popolari della classe ed amiche del moro: una splendida camicia, come piace a lui. Sorride felice e ringrazia tutti, leggendo i nomi su un biglietto.
Come al solito, nessuno mi ha detto nulla ... 
Si alza e viene verso di me, rimasta sola nel tavolo degli "esclusi".
"Posso appoggiare qui la roba ?" mi chiede, chinandosi.
"Certo, non credo che torneranno presto ..." ribatto io, stizzita.
"Ah ..." Sembra quasi che gli dispiaccia lasciarmi da sola. Ma alla fine lo fa, ovvio. Che cosa credevo che facesse ? Che si sedesse accanto a me ? Certo che no, non esageriamo ...
Finito di mangiare, chiamo i miei: "Papà, puoi venirmi a prendere ?"
"Ora arrivo ..." risponde lui, svogliato. Speriamo...
Chiudo il cellulare e guardo Federico che distribuisce lecca-lecca a forma di animaletti a tutti. Arriva uno anche a me, a forma di cavallo arancione, deve essere all'arancia. Ma io volevo che me lo desse lui ...
E perchè ? Che cosa ...?
Il mio stomaco è in subbuglio e non per la pizza. Lui mi sta guardando, dritto negli occhi, e la cosa mi sta mettendo stranamente in soggezione. Sento le guance divampare senza motivo.
Che sta succedendo ... ?
Vedo le ragazze che devono andare via abbracciarlo e dargli bacini sulla guancia.
Non credo farà così anche a me ... ma perchè  dovrebbe importarmi ?! Insomma ... 
Decido che toccca anche a me andare via, altrimenti perdo il "volo" per casa.
"Grazie, Ania ..." mi dice, abbracciandomi. Lo faccio anche io, meccanicamente. Sembro un robot, da quanto sono rigida. Il suo odore mi invade, come quello dei fiori in primavera. Scuote il mio cuore, che trema improvvisamente, ancora confuso da ciò che mi sta accadendo.
Mi da un bacio leggero sulla guancia, in modo formale. Lo faccio anche io, ancora più velocemente. Ma al secondo ... qualcosa si impossessa di me.
Lo bacio in modo diverso, quasi con passione. E assaporo quel momento, stando attenta al pizzicorio della sua barba rasata. Mi piace moltissimo ... E mi avvicino lentamente alla sua bocca.
Una specie di pugno invisibile mi colpisce allo stomaco, costringendomi a staccarmi.
Cazzo, ma che stavo facendo ? 
Esco frettolosamente dal ristorante, salutando tutti con la mano. Aspetto fuori mio padre. Ma non arriva. Inizio a preoccuparmi. 
Doveva essere qui dieci minuti fa ...
Il resto della classe esce in quel momento e c'è anche lui, che parla animatamente con la ragazza nuova, Alice.
La trovo stupenda quanto lui. Farebbero una bella coppia ...
Questo pensiero mi intristisce, stranamente.
Ma che mi prende ?
Finalmente vedo l'auto di mio padre e mi do alla fuga. Ho il cuore che batte quanto un tamburo durante una parata militare.
Non sarà che ... no, non può essere un colpo di fulmine ! Non a me ! Io ... sono più portata per le battaglie e le guerre, non per le cose sdolcinate ...
E tanto meno per l'amore ! No ...

Ma i sintomi ci sono tutti. E mi sento in Paradiso.
 
 
                                                                                                                                                                                                                                                                                         

                     Angolo autrice (me):
Lo so, questa storia sembra davvero banale ... ma non lo è.
Datemi solo il tempo di dimostrarvelo, cari lettori ...
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, ho in mente molte sorprese ancora.
Questa storia è una specie di "autobiografia" ritoccata ... quindi, parla anche di me. Soprattutto di me.
Fatemi sapere che ne pensate ! (critiche COSTRUTTIVE !)
La vostra Rora-chan <3
                      

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Capitolo 3
*** Cosa si nasconde dietro ad un sorriso ... ***


Cosa si nasconde dietro ad un sorriso ...


Mi alzo di malumore per spegnere la sveglia del telefonino.
Non ho dormito nulla, maledizione !
Guardo lo schermo luminescente del cellulare, che segna le 6 e mezza del mattino. E c'è un messaggio, numero sconosciuto.
Spero che abbia una buona ragione, tipo di vita o di morte !
Apro il messaggio e mi manca il fiato per una frazione di minuto.
Non voglio crederci ...
" Sono Alice. Non so se voi conoscete la situazione di Federico, ma domani sarà l'anniversario della morte di suo padre, che è mancato un anno fa.
Sarebbe carino se partecipassimo alla messa che si terrà in suo onore ...
"
Mi lascio cadere sul letto e inizio a piangere, sussurrando al buio: "Oh Cristo ..."
E non capisco nemmeno il perchè di questa mia reazione. Ma sento che devo sfogarmi, in un modo o in un altro. Quella notizia mi ha spiazzata, facendomi male. Eppure, quando sento al tg di persone morte, non ho mai questa reazione melodrammatica. Perché allora adesso la ho ? 
                                                                                                                                                                                *
A scuola, confermo la mia partecipazione ad Alice, che esclama: "Bene, sono certa che gli farà piacere, conoscendolo ..."
Già, tu lo conosci bene ...
Ma la cosa non mi convince. Se fossi io al suo posto, non so se sarei contenta di vedere i miei compagni di classe atei venire a messa per ricordare mio padre, che non hanno mai conosciuto.
Sa così di ipocrita ... 
Io voglio andarci perchè desidero stargli vicino, in ogni momento e in ogni modo. Non so bene il perché, ma è così.
Anche se lui non sa che ...
Vorrei che lui capisse che, per qualsiasi cosa, può contare su di me. Sarò la spalla su cui piangere. La sua migliore amica. Il suo scudo, la sua mano destra, la sua spada e la sua ... 
Ma non lo scoprirà mai ...
Vado a sedermi al mio posto e Davide mi saluta allegro, appena entrato dalla porta.
"Come stai, Ania ? Tutto bene ?" mi chiede, sedendosi accanto a me e mettendo giù la borsa a tracolla bianca e rossa.
"Sì ..." rispondo con non curanza. "Davvero ?" fa lui, alzando un sopracciglio, poco convinto.
Sorrido e dico la verità: "No." 
In quel momento, entra la professoressa di italiano e nella classe torna il silenzio. Con la coda dell'occhio, guardo Federico, che scherza e sorride davanti al suo banco. Così bello ...
Non sembra che suo padre sia morto solo un anno fa ... Io non avrei il coraggio di tornare a vivere e sorridere così.
Lui ... deve avere una forza dentro davvero ...

Guardo i suoi occhi verdeacqua luminosi e brillanti, che per un attimo incrociano il mio sguardo. Abbasso il capo in fretta, presa da una specie di istinto di sopravvivenza.
Metto una mano sulla mia guancia destra. Scotta ... devo essere arrossita.
Ma non mi importa, vorrei tanto poter gridare al mondo quanto lo adoro ! E non ne capisco ancora bene il motivo. Insomma, quando è successo ? Quando mi sono innamorata del bell'imbusto della classe ?
Il punto è che lui è talmente perfetto che non può certo desiderare una come me ...
Impossibile ... rassegnati.
Ma qualcosa continua a bruciare dentro il mio cuore e la ragione non riesce a spegnere l'incendio che divampa dentro di me. 
                                                                                                                                                                                                 *
Arrivo a casa, dove mia madre sta cucinando il pranzo con mio fratello.
"Ciao, mamma !" saluto, mentre tolgo la giacca e lo zaino in fretta.
"Ciao, tesoro ... Com'è andata a scuola ?" mi chiede lei, mescolando con un cucchiaio di legno l'acqua della pasta.
La solita domanda ...
"Tutto bene ..." rispondo poco convinta e apro il cassetto delle posate.
"Sicura ?" insiste lei, scolando la pasta cotta.
"No." confesso e stringo tra le mani un coltello dalla punta affilata. Racconto a mia madre tutta la storia di Fede e lei, alla fine, esclama: "Andiamo a vedere su Internet !"
"No, figurati se c'è ..." ribatto io scettica.
Ma mi piacerebbe sapere com'è morto ...
In un "click", mia madre trova un articolo che parla del padre di Fede: " Valerio ***** , insegnante di ginnastica delle medie, morto in un incidente stradale."
Sotto il titolo, c'è una foto di un uomo che mi lascia senza fiato.
Identico al figlio ... stessi capelli, stessi occhi magnifici, stesso viso ... e stesso sorriso raggiante e solare.
Quel sorriso riesce a illuminarmi l'anima e a scaldarmi il cuore: così gratuito e genuino, senza finzioni.
Ed io non sono capace di ricambiare l'enorme favore che mi fa ogni giorno, sorridendo per me.
Presa dalla curiosità, leggo l'articolo.
Ma alla fine della pagina, ci sono anche i commenti di ex-studenti e amici, che mi fanno crollare nello sconforto.
Se ne vanno sempre i migliori ...
Mi metto a piangere, cercando di soffocare i singhiozzi per non far preoccupare mia madre, che è andata a cambiarsi. Non capisco nemmeno perché sto piangendo, è una reazione emotiva eccessiva per una persona che non conosco e che non conoscerò mai, so qualcosa di lui solo perché il figlio è in classe con me.
Mi asciugo le guancia con un fazzoletto e salgo le scale per andare in camera mia. Apro la porta e mi lascio cadere sul letto, piangente. E non so nemmeno perchè.
Non lo conoscevo, ma è come se lo conoscessi da sempre ... lo conosco grazie a suo figlio.
E lui, gli assomigliava talmente tanto che sembra sia morta una versione di lui da grande !

Affondo il viso nel cuscino e cerco di calmarmi.



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Capitolo 4
*** Mamma Mia ! ***


Mamma Mia !

Scopro, poche ore prima di partire, che nella sala accanto alla chiesa ci sarà uno spettacolo sugli Abba.
E che mia madre ci vuole andare, visto che una sua amica canta nel coro.
"Mamma, non mi sembra il caso ... sono distrutta." protesto io, ma lei non mi da ascolto e sostiene che mi farà bene pensare a qualcos'altro.
Non ho altra scelta ...
Troviamo la sala abbastanza facilmente, ma non il posto a sedere: è tutto pieno e siamo anche in ritardo. Ci mettiamo in angolo e guardiamo lo spettacolo: «Mamma Mia», ovviamente.
E certe canzoni mi fanno pensare a Federico. E altre al fatto che io non saprei vivere con un padre morto.
Ecco perchè sentivo che lui aveva in cuore un dolore anche più grande del mio ... e che è più forte di me. Perchè è così.
Mi sento un po' una egoista opportunista: vado a questa messa solo perchè tengo a lui, ma non sapevo nulla di suo padre.
Spero di non sembrare ipocrita ...
Quando finiscono di cantare e ballare, tiro un sospiro per farmi forza. E mi viene un dubbio: Non avrò mica gli occhi rossi o gonfi ?
Chiedo a mia madre che sorride e dice: "No, non sono rossi ... ma sono ancora un po' gonfi."
Oh no, speriamo che non se ne accorgano ! Per fortuna, ho messo un po' di trucco ...
Ero davvero vestita e truccata bene e tutto per piacere a quel ragazzo che è sicuramente all'infuori della mia portata. E non solamente perché stavo andando a messa.
Ma ci devo almeno provare, no ?
Usciamo dalla sala, con in testa ancora le canzoncine del musical.
"Lay all yuor love on me ..." canticchio piano insieme alla mamma e ridacchiamo nervose. E mi sembra sbagliato, considerando cosa è successo oggi un anno fa.
Ma Fede fa ogni giorno così: affossa la sua tristezza in un sorriso che sembra poter illuminare il mondo.
Per questo ...

"Gimmie gimmie gimmie ..." inizia mia mamma, abbozzando qualche passo di danza buffissimo e facendomi ridere. 
                                                                                                                                                                                                                 *
Siamo fuori dalla porta della chiesa e vediamo già i primi arrivati, che entrano silenziosi e ci guardano con sospetto: non ci conoscono, ovviamente.
Aspettiamo pazientemente i miei compagni di classe, che vengono scaricati uno ad uno dalle auto dei loro genitori. La prima ad arrivare è, ovviamente, Alice, a bordo di una punto rosso fuoco guidata dalla madre, che scappa via frettolosa.
Mia madre entra in chiesa e ci lascia da sole.
Poi è il turno di Davide con Max, l'altro ragazzo nuovo della classe. Ha perso un anno perchè aveva un tumore ai polmoni, ora i suoi capelli somigliano a quelli di un albino reduce da un combattimento tra scimmie ed i suoi occhi sono color azzurro pallido, mentre la sua carnagione è proprio quella di un albino. Una stilo grigia metallizzata fa una curva da rally e scarica la povera Giulia, che scende come se avesse fatto un giro su un auto-scontro. L'ultimo gruppo è quello delle inseparabili: Valentina, Teresa e Catia.
Non so bene cosa dire, quindi me ne sto in silenzio a completare il cerchio che abbiamo formato automaticamente, guidati dall'istinto del branco. Sono Giulia e Davide, come sempre, a prendere la parola per primi, dato che sono assolutamente incapaci di chiudere bocca e farsi gli affari loro. E non la smettono più.
Giulia chiede, con un velo di malizia e curiosità malsana: "Ma voi sapete come è successo ?"
"Io e Alice sì ... ma non me la sento di raccontarvelo, capirete a messa." taglio corto io, che al solo ricordo dell'articolo sulla morte del padre di Fede ho il mal di stomaco.
Alice annuisce e conferma. Un'altra auto arriva, ma carica di persone. Ed eccolo che scende e non potrei immaginarlo più dolce e bello di così.
Avevo paura di vederlo in lacrime e distrutto, ma sta bene ... almeno esteriormente. Porta davanti a sè un enorme vaso circolare pieno di fiori azzurri, il colore che più si addice ai suoi occhi e quindi a quelli del padre. E come il colore del mio maglioncino e dell'ombretto sopra le mie palpebre.
Ci guarda sbalordito, come se fossimo dei vantasmi e corre a mettere via i fiori.
"Ragazzi, che ci fate qui ?" chiede, avvicinandosi al gruppo. Oddio, è acconto a me ... E adesso che dico ?
"Sorpresa !" esclamo poco convinta, non sapendo assolutamente cosa dire in una situazione simile. Mi sento stupida, ma lui fa un sorriso ugualmente.
"Sono contento che siate qui ... ma ora devo andare, mia madre e mia sorella hanno bisogno di me." dice lui, indicando una donna e una ragazza di circa quattordici anni.
E corre da loro, lasciandoci lì.
"Sarà meglio entrare ..." propone Alice e tutti noi siamo d'accordo, visto che fa davvero freddo. La chiesa non è molto grande e aleggia una malinconia condivisa da tutti i presenti. Le pareti color crema sono illuminate dalle candele e dai lampadari rustici. Quadri di vari santi ci guardano, restando nelle loro pose statuarie.
Ci sediamo in un'ala della navata e guardiamo i compagni di classe della sorella di Fede, imbarazzati e nervosi quanto noi. Una fila di gente si mette in processione per abbracciare Fede, sua sorella e la madre.
"Dobbiamo andare anche noi ?" chiedo a Teresa, non avendo la più pallida idea di come comportarmi in questi casi.
"No, ci andremo dopo." risponde secca la mora, mentre spegne il cellulare.
La messa comincia e la prima cosa che noto è che non si canta come sempre. Il prete fa una omelia strappalacrime ed io non stacco gli occhi da Fede, che è a cinque file di panchine più in là e verso la mia sinistra.
Non tanto perchè sono attratta da lui naturalmente, ma perchè ho il terrore che si senta male o si metta a piangere. E non lo sopporterei.
Per fortuna, non succcede nulla di simile.
Arriva il momento della comunione e mi metto in fila, convinta che dietro verranno anche i miei compagni. Guardo Fede mentre prende l'ostia, tranquillo anche se triste. E solo allora mi accorgo che dietro di me non c'è nessuno dei miei compagni.
Adesso penseranno tutti che mi voglio dare delle arie o chissà cosa ! Ma io ero convinta ... Ormai.
Non posso più tornare indietro.

Prendo l'ostia davanti al prete e sento gli occhi di tutti puntati su di me, anche se cerco di convincermi che probabilmente non è così. Me ne ritorno al mio posto e attendo la fine della messa, che arriva puntuale.
Anche noi ci mettiamo in processione per abbracciare Fede.
Quando tocca a me, sento gli occhi che iniziano a diventare umidi e mi getto tra le sue braccia, come se fossi io ad aver bisogno del suo affetto e non il contrario. Vorrei passare l'eternità abbracciata a lui.
Sento il suo profumo fantastico, la sua pelle sulla mia guancia e le sue mani sulla mia schiena, anche se la giacca le divide. Mi stacco a malincuore e mi sembra quasi che qualcuno mi abbia tirato via da lui con la forza.
Lo saluto con un semplice "ciao" e torno dalla mamma, con ancora sulla pelle il suo calore. 
                                                                                                                                                                                                      *
"Ma la mamma di Federico mi guardava male, te lo giuro !" esclama mia madre in auto, che non smette di pensare alla figuraccia che lei ha fatto presentandosi, senza che nessuno la conoscesse.
"Mamma, guarda che Fede ha visto che andavo via con te ... l'avrà di sicuro detto alla madre, non preoccuparti." cerco di calmarla io, ma senza grandi risultati.
"Oh, forse avrei dovuto presentarmi e ..." continua a blaterare lei, ma io sono già lontana con la testa.
Sono tornata al mio abbraccio con Fede, anche se so che l'ha fatto solo per pura formalità.
Ma il mio coure e la parte più profonda di me, mi dicono che non è stato così. E che io voglio proteggerlo ad ogni costo.
Mi abbandono a quel dolce ricordo e mi lascio cullare dalla macchina, ascoltando distrattamente il ronzio di sottofondo della voce di mia madre.



Angolo autrice (me):
Mi spiace per il contrattempo, ma l'altra volta non sono riuscita a finire ...
E mi auguro che, nonostante il capitolo sia forse troppo corto, vi sia piaciuto ...
Fatemi sapere che ne pensate !
XOXO
La vostra Rora-chan <3
P.S.: questa storia ha una "base" reale, ossia è la storia di una parte della mia vita che ancora deve avere una conclusione e che avrà alcune modifiche in questa FF.
Non chiedetemi se ci sono riferimenti a persone realmente esistenti, perchè è così !
Saluti a tutte !
Ancora la vostra Rora-chan ! <3

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Capitolo 5
*** Primo diciottesimo ! ***


Primo diciottesimo !

"No, mamma ... così non va. Non mi piace ..." protesto davanti allo specchio per via dell'orrendo vestito da messa invernale che mia madre vuole costringermi a mettermi per la festa di domani. Color nero cupo, da vecchia, con fronzoli assurdi dell'anteguerra. Primo diciottesimo, ho l'ansia alle stelle perchè non ho idea di cosa aspettarmi. Ma le aspettative sono alte.
"Ma fa freddo, tesoro ... non puoi certo metterti un vestito corto." insiste lei, rimettendo a posto l'abito marrone e verde.
"Lo so ... domani vedrò come fare." decido io e mi infilo la maglietta del pigiama.
Festa ... non sono mai stata un vero animale da festa, ho sempre preferito stare in un angolino a farmi gli affari miei e chiacchierare. Anche perché non amo essere al centro dell'attenzione, non sono una esibizionista come certe mie compagne di classe.
Mi rimbocco le coperte e do la buona notte a mia madre. Ma non voglio stare da sola ...

Penso che ci sarà anche Sara e sicuramente non mi lascerà da sola. A meno che non sia io a lasciare sola lei, ma questo si vedrà ...
Ma è anche vero che dovrò farle da baby-sitter, visto che non si muoverà dalla sedia quando si incomincerà a ballare. Mia madre adora ballare e credo di aver preso da lei almeno questo aspetto. Anche se non lo farei mai davanti ad un pubblico, fingo sempre di essere a casa mia sola davanti allo specchio, con la musica solo per me.
Mentre da mio padre ho la passione per i combattimenti, anche se non sono bravissima. Sono più una che segue l'istinto.
Non vedo l'ora che sia domani ... ci sarà di sicuro anche Fede ...
Chiudo gli occhi pensando a lui e mi sento molto più serena. 
                                                                                                                                                                                                             *
Torno a casa da scuola e mio padre annuncia che mi hanno fatto una sorpresa: "Una camicietta per stasera."
I miei occhi si illuminano al pensiero, era da secoli che non mi facevano un regalo del genere ... anche perchè io non ho mai voluto che spendessero tanto per me.
Apro il sacchetto e vedo una splendida camicia a quadri rossi e blu, i miei colori preferiti. E un paio di pantaloni attillati, simili a dei leggins.
"Grazie, mamma e papà !" esclamo io, felice come una Pasqua. Chiamo la mai vicina di casa, non chè migliore amica, per dirle di stasera. Sono troppo elettrizzata per stare ferma. E ho paura di fare cacchiate, in questo sono bravissima.
"Oh che bello, Ania, anche se io non sono molto per le feste ... " commenta Catia, che è la tipica ragazza che non riesce a far vedere com'è realmente. Un po' come me, ma messa decisamente peggio. Catia è più piccola di me di un anno, porta dei corti capelli biondi a caschetto e ha gli occhi azzurri, peccato che sia molto timida con le persone che non conosce. In quei casi, ha due reazioni: fa la scema oppure la dura al di sopra di tutti.
"Lo so, ma spero di divertirmi tanto ... ci sarà anche Fede e devo essere perfetta !" esclamo io, saltellando dalla gioia con il telefono in mano.
Per fortuna sono nella mia stanza ...
Dopo aver chiaccherato per un oretta circa, chiudo per andare a farmi una bella doccia calda. L'acqua scorre sul mio corpo per nulla perfetto, ma neanche messo così male.
Mi piace essere sotto il getto d'acqua che mi investe e mi coccola, forte e dolce allo stesso tempo, calda ma non ustionante. Praticavo il nuoto soprattutto per questa sensazione, mi rilassava e allo stesso tempo mi caricava.
Lui sarà senz'altro bellissimo ... lo è sempre. 
                                                                                                                                                                                                                               *
Sono davanti alla sala della festa, che è stranamente silenziosa e tranquilla. Eppure l'indirizzo è questo ...
Apro la porta antipanico e saluto mio padre, che mi aveva accompagnata fin lì. Entro. E non trovo nessuno dei miei compangi.
Ma poi vedo Sara con Giulia, la festeggiata, e altre mie compagne di classe. C'è anche il fidanzato di Giulia, a cui farei una scultura per la pazienza che ha con lei. Non è da tutti starsene zitti mentre si ascolta la propria ragazza dire alle sue amiche che ti vuole comprare una paperella per il bagno anche se tu hai vent'anni. Li saluto e inizio a tranquillizzarmi.
"Vado a mettere giù la giacca ..." avverto e mi dirigo a grandi passi verso le sedie nell'angolo, passando davanti al dj.
Spero di non cadere con questi stivali coi tacchi ...
Mi giro un attimo verso lo spazio del dj e vedo Federico che chiacchera amabilemente con lui, come se fossero amici di vecchia data. Molto probabilmente si conoscono, Fede conosce praticamente tutti, non so bene come mai. E per un attimo solo i miei occhi incontrano i suoi, incredibilmente belli. Le mie guancie iniziano a scottare e abbasso la testa di scatto, imbarazzata.
Arrivano piano paino anche tutti gli altri e la festa inizia lentamente.
Sara non ha la minima intenzione di ballare e un mio compango la sfotte un po' per questo. Non è molo gentile, ma ha ragione, e magari riuscirà a convincerla. Ma ne dubito.
Decido di trascinarla in pista io stessa, dove incontriamo anche gli altri compangi di classe.
Parte una canzone che conosco bene e la ballavo questa estate in spiaggia. ( http://www.youtube.com/watch?v=JINhze4V3nY )
Parto inzialmente un po' titubante, ma poi mi lasci trasportare dal ritmo e dalla musica.
Ad un tratto, mi accorgo di essere appiccicata ad una specie di colonna bianca e grande.
Ma continuo tranquilla. Mi blocco un attimo. Ma che ... ?!
Guardo dove è finita la mia mano e mi sento una completa imbecille. Eppure avevo sentito il suo profumo e l'avevo visto ballare davanti a me.
Perchè non sono stata più attenta ?
Ho la mano sulla sua chiappa destra e arrossisco violentemente. Lui si gira a guardarmi.
Metto subito la mano in tasca e sorrido innocente, anche se so di avere le guancia in fiamme. Per fortuna lì aveva il portafoglio...
Appena finisce la canzone esco da quel turbinio di gente e musica, riprendendo fiato e cercando di calmarmi.
Sara dov'è ? Mi guardo in giro e la trovo seduta con gli altri ad un tavolo, mentre ascolta i loro discorsi.
Tipico di lei ... io faccio figure di merda e lei nemmeno se ne accorge.
Finalmente si alza di lì, ma per andare a prendere la giacca.
"Ma vai già via ?" le chiedo e lei annuisce, dicendo che è stanca e vuole andare a casa.
"Ok ..." rispondo io e la saluto mentre esce dalla porta.
Una ragazza dall'aria siucra di sè prende il microfono del dj e fa un annuncio: "Ora è arrivato il momento degli scherzi alle festeggiate !"
Il compleanno non era solo quello di Giulia, ma anche di un'altra ragazza che non conosco.
Il primo gioco è per Giulia ed il suo ragazzo e lei devono imboccarsi con cucchiai colmi di panna montata da bendati.
Si sporcano tutti, ma ridono come bambini.
La ragazza di prima chiama tre ragazzi che non conosco davanti a lei e li fa vedere all'altra festeggiata, che poi spedisce in bagno per farla bendare.
E chiama altre due ragazze. Ne manca una. Noto che hanno tutte i pantaloni e mi viene un dubbio atroce.
Lei mi fissa e poi mi indica, chiedendomi di venire. Obbedisco, anche se sono un po' preossupata.
Guardo Fede, che è dietro di me con il dj, e spero non sia nulla di troppo imbarazzante.
Richiamano la diciotenne bendata e le dicono che adesso toccherà il sedere hai ragazzi di prima e dovrà dire di chi sono.
Ovviamente dovrà invece toccare il sedere delle ragazze prescelte. Merda ...
Quando tocca a me, indugia un po' e sembra quasi che le piaccia. Vorrei mettermi ad urlare e correre fuori dalla porta, ma non posso di certo.
Lei dice il nome di un ragazzo e penso sia quello che si è messo a ridere appena ha sentito quel nome.
Lo esamino un attimo. Almeno mi ha scambiata pe un bel ragazzo ...
Quando si toglie la benda, non riesce quasi a crederci e si mette a ridere, mentre io torno al mio posto con la coda tra le gambe.
Fede ha visto di certo tutto e anche bene.






Angolo autrice (me):
So che vi aspettate qualcosa di più e forse pensate che io esageri con questa storia ... ma, come ho già scritto, si basa su fatti accaduti alla sottoscritta.
Quindi veri, nel bene e nel male.
Spero vi sia piaciuto, probabilmente vi ha fatto anche ridere, e mi auguro che non sia troppo breve ... ma ho le dita che mi fanno quasi male ! XD
A presto, care lettrici !
XOXOX
La vostra Rora-chan <3

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