Il Principe della Laguna

di Sithra25
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Melograni ***
Capitolo 3: *** Angolo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

Nella penombra della camera, le due figure distese sul letto si muovono in una lenta danza. I loro corpi nudi sono illuminati dai raggi di luna argentea che si fanno largo tra le tende dell'unica finestra, aperta appena per far scivolare dentro la stanza una vaga brezza salmastra. Non ci sono altre luci, e le uniche cose che spezzano il silenzio della notte lagunare sono gli ansimi dei due amanti. Amanti solo per l'occasione, per una notte di passione che, quando salirà il sole, si spegnerà in pochi ricordi. Almeno per uno di loro sarà così.
"Giacomo..." La donna si ferma, allontanando dolcemente le labbra di lui dal suo collo punteggiato da efelidi.
Egli la osserva, si domanda silenziosamente che cosa succeda. Nello stesso istante, sorride appena: succede raramente che le fanciulle, siano amiche o solo conoscenti, lo chiamino per nome.
"Posso farvi una domanda?" Sussurra lei.
"Me ne avete già fatta una, mia cara". Si scosta, puntellandosi con il braccio destro sul morbido cuscino di piume. "Ditemi pure".
Attende che ella parli di nuovo, anche se tutta questa "conversazione" durante un rapporto lo confonde; non è affatto abituato a perdere tempo. Non rifiuta però di parlare, altrimenti offenderebbe la ragazza e rovinerebbe il bel momento.
Riesce a malapena a pensare tutto ciò prima che lei, in un solo istante, distrugga in mille pezzi l'atmosfera. Senza farlo di proposito, sia ben chiaro; ma quel breve quesito è per lui più doloroso di qualsiasi altro gli sarebbe potuto essere posto.
"Giacomo... voi credete nella magia?"
Cade il silenzio tra i due, la brezza sembra impovvisamente trasformarsi in un spiffero gelido.
Potrebbe sorprendersi, chiederle ridendo perchè mai debba porre una domanda simile proprio ora, scherzare su tale stranezza.
Chiunque farebbe così.

Ma lui no. D'impulso, alza il braccio sinistro, fissandosi il polso. Ad esso è legato un piccolo nastro color porpora, come fosse un braccialetto. E' quella la risposta alla domanda della ragazza, anche se lei non lo immagina nemmeno. E Casanova non glielo dirà, ma si alzerà dal caldo giaciglio, raccogliendo le sue cose.
Improvvisamente freddo e tagliente come una lama, osserverà la figura ancora distesa sul letto, un'ultima volta prima di andarsene.
"E' tardi, devo andare. Tra poco arriverà l'alba... e vostro marito con lei".





Sinceramente non credevo sarei mai riuscita a pubblicare questo racconto, o perlomeno, ad iniziare a pubblicarlo.
Ho sempre avuto un certo rapporto conflittuale con le storie a più capitoli, dato che dopo averne scritti tre o quattro mi interrompevo sempre.
E' una patologia. Speriamo non capiti anche questa volta, yep!

Detto questo... perchè proprio Casanova?
E' una figura leggendaria, di cui si è raccontato molto. Mi piacciono i suoi lati oscuri che la storia di solito non tratta, per esempio la passione per l'alchimia e l'aggregazione alla Massoneria. E poi è vissuto molti anni a Venezia, la quale è, se possibile, ancora più affascinante di lui.
Ci tengo comunque a sottolineare che questa storia non è aderente alla cronologia e alla sua vita reale.
Vi troverete solo pochi avvenimenti che sono effettivamente accaduti e qualche nominativo realmente esistito.
Mi sono affidata alla mia fantasia, in tutto e per tutto.

Spero che vi piaccia, alè!
Sith

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Capitolo 2
*** Melograni ***


Melograni



La città di Venezia si era svegliata. Il sole aveva destato i suoi abitanti avvolgendo con la luce dell'alba i palazzi variopinti. Gondole e altre piccole imbarcazioni già solcavano le acque placide dei canali e le calli vedevano passare una moltitudine di persone.
Era giorno di mercato. In realtà tutti i giorni lo erano, ma quello che veniva dopo la domenica era il più “ufficiale” di tutti. Le piazzette venivano completamente riempite di banchi di frutta, verdure, spezie, ma anche stoffe e piccoli utensili. La folla, formata solo per metà dalla gente veneziana, era così opprimente che bisognava stare attenti a non pestare qualche nobile piede, oltre che a qualche nobile gonna. Il vociare era talmente rumoroso che si sentiva perfino attraverso i muri e le finestre chiuse degli edifici circostanti.
Giacomo Casanova amava tali circostanze. Quali occasioni più proficue per adocchiare la prossima possibile amante, se non in luoghi così frequentati? Gli uomini non lo notavano, con quel normale cappello da gentiluomo e gli abiti anch'essi solitamente indossati dalle persone altolocate. Ma le donne... a loro non sfuggiva mai il suo sguardo penetrante. Ciò di cui i loro mariti e padri non si accorgevano, intenti a mercanteggiare, per esse era subito attrazione. Chi tra le tutte donzelle, infatti, non aveva mai sentito parlare degli occhi magnetici e “curiosi” di Casanova? Certo, questa non era esattamente la prima cosa che veniva in mente parlando di lui, però non passava inosservata. Anche coloro che non lo avevano mai visto in volto (ed erano ben poche), avrebbero saputo riconoscere subito quale, tra i tanti sguardi che incrociavano, era quello di Casanova.
Stava proprio pensando a ciò il tale amatore mentre percorreva una calle poco distante da Rialto, anch'essa inondata dai colori e dalle voci.
"Giovanni", chiamò voltandosi indietro verso il suo fedele servitore e amico. Egli teneva in mano un libriccino con la copertina di cuoio scuro. "Dimmi, quali baronesse mancano all'appello?" Giacomo tentava di non parlare a voce troppo alta, sebbene dentro a quel chiasso pochi avrebbero potuto sentire con chiarezza.
"La signora Galvani, la quale si è da poco sposata, non ha ancora avuto l'onore della tua compagnia", rispose Giovanni prontamente, mentre sfogliava il piccolo libro. "Ci sarebbero altre nobildonne da avvicinare, alcune di loro sono perfino venute a cercarti alla tua dimora".
"Accidenti, sono davvero tutte così scontente dei loro mariti?"
"Beh, evidentemente... se vuoi, potresti cominciare da chi ha addirittura lasciato un recapito. Ce ne sono un paio..."
Casanova gli fece un cenno per interromperlo e negò con il capo. "No, no. Possiamo anche lasciarle da parte per il momento. Beatrice Galvani andrà benissimo".
Giovanni chiuse il libro e lo tese al suo signore, perchè lo riponesse al sicuro in una tasca del suntuoso abito scarlatto. "Certo, è una donna dalla bellezza rara a Venezia. Dicono che nessuna in tutta la laguna possa eguagliare la sua pelle lattea e la chioma color del tramonto".
"Sì, ho sentito anch'io voci del genere. Per questo mi piacerebbe davvero controllare da me che tutti questi elogi siano veri." Camminavano lenti in mezzo alle persone, e mentre Giovanni era intento ad ammirare i colori delle spezie sui banchi, Casanova si guardava attorno con attenzione. "Sai se il signor Galvani è un uomo particolarmente sveglio o geloso?"
"Non conosco particolari di questo tipo, in realtà. So solo che le acciughe sotto sale della sua azienda sono le migliori della città".
Casanova sorrise. "Giovanni, sei il miglior informatore che potrei chiedere. Le acciughe avranno sicuramente un ruolo molto importante se non vorrò essere colto in flagrante con Beatrice".
L'amico fece spallucce, senza ribattere. Rimase in silenzio per qualche secondo, per poi rialzare il viso pensieroso verso Casanova. "Mi domando perchè si sia accasata con lui. Deve avere più di cinquant'anni, ormai, mentre lei è un fiore appena sbocciato. Le acciughe sono forse il suo cibo preferito?"
"Sai, potrebbe essere un'ipotesi tutt'altro che errata", rispose Casanova con un'espressione divertita. "Anche se tenderei fortemente a scartarla. D'altronde è il denaro che fa girare il mondo e il patrimonio accumulato da Galvani potrebbe aver fatto girare la testa alla sua neo-signora. O ai suoi genitori, se vuoi metterla così. Comunque sia, è chiaro che i pesci sotto sale non aiutano a conquistare sentimentalmente le donne..."
"Ma un bell'aspetto e un carattere cortese invece sì", finì per lui Giovanni.
"Hai proprio ragione, vecchio mio. Per questo..." Casanova non terminò la frase. Ad un tratto, mentre stava parlando, aveva scorto qualcosa che aveva attirato la sua attenzione.
Una creatura. Una bellissima ragazza. La fissò per alcuni secondi, mentre lei contrattava con un venditore per acquistare dei melograni. Si era fermato all'improvviso e il povero Giovanni quasi gli era finito addosso. Lo vide assorto, perciò cercò di seguire il suo sguardo. Era leggermente più basso di lui, faceva maggior fatica a vedere bene tra tutta quella gente.
"Che cosa succede?" chiese, allungando il collo.
"Guarda laggiù". Casanova abbassò ancora la voce e puntò con la mano sinistra verso la giovane, la quale non si era minimamente accorta di loro. "Quella donna... ha le fattezze di un angelo!" L'espressione del suo volto tradiva le emozioni che provava: era sinceramente colpito.
Giovanni invece squadrò la ragazza da cima a fondo, per poi storcere il naso. "Sì, non è male... ma pensavo che d'ora in avanti ti saresti impegnato solo con donne di alto rango. Il gusto del brivido, ricordi?"
"Ah, mio caro Giovanni, le tue parole esprimono chiaramente quanto tu sia ancora acerbo in questo campo. Se avessi la mia esperienza capiresti all'istante che ella veste con abiti da popolana, ma di popolana in realtà ha solo quello". Sorrise malizioso e non disse altro.
L'amico aggrottò le sopracciglia; per lui, gli unici pregi della donna erano il viso grazioso e la figura piuttosto longilinea, peraltro non valorizzata dalla semplice veste indossata. La bruna chioma sciolta era altresì segno delle sue modeste condizioni: le gran dame non si sarebbero mai presentate in pubblico senza ampie parrucche o particolari acconciature. Non vedeva sinceramente nulla che gli potesse suggerire qualcosa di speciale, qualcosa nei movimenti o nella sua espressione di particolare interesse per Casanova. Alla fine rinunciò e scrollò la testa. Fece per incamminarsi nel verso opposto, cercando di richiamare l'attenzione dell'amico. "E' meglio andare. La giornata di oggi non sarà meno intensa di quelle passate. E poi, prima si cominciano le cose, prima si finiscono".
Casanova lo udì, ma non gli rispose subito. Stava ancora guardando la giovane, e piuttosto rapito bisogna ammettere. Per un breve istante pensò di avvicinarvisi, quando alcune persone con un carretto colmo di paglia gli passarono davanti, togliendogli quella vista. Nei pochi secondi che ci vollero perchè si scostassero, ella era già scomparsa. Il commerciante che poco prima le stava vendendo i melograni pareva leggermente seccato.
Casanova sospirò e fece finalmente per seguire Giovanni. "Sì, andiamo. La signora Galvani mi attende".

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Capitolo 3
*** Angolo ***


Angolo





"Signora, così mi fate arrossire".
Nel dire questo, Casanova inclinò il capo e arricciò gli angoli della bocca, in modo malizioso e maledettamente sensuale.
Per quanto comprendesse l'enormità della bugia, Beatrice Galvani scoppiò in una risatina acuta, terribilmente infantile.
Pensava che quel giovanotto sapeva davvero come trattare le donne. Un bel visino, un consono abbigliamento, qualche lusinga ricercata e lo sguardo che indugiava spesso, come stesse già decidendo quale nastro sciogliere per iniziare a spogliarla.
Aveva fatto bene ad invitarlo in camera sua, nel palazzo affacciato sul Canal Grande. Le si era avvicinato qualche giorno prima, per strada, presentandosi con un inchino. Lei aveva immediatamente colto l'occasione, riferendogli per pura casualità che il signor Galvani era fuori città, a Genova, per sbrigare alcune commissioni.
Ed ora eccola lì, assieme al desiderio proibito dell'intera Venezia femminile, sicura che la serata sarebbe stata di suo completo gradimento.
Casanova, dal canto suo, era parzialmente soddisfatto. Certo Beatrice possedeva una bellezza particolare, addirittura sfolgorante, nulla da ridire in questo. E poi era una baronessa sposata, cosa che rendeva le "pratiche" ancor più pericolose per lui, una vera scarica di adrenalina. Il suo "gusto del brivido", come lo chiamava con Giovanni. Eppure non riusciva a togliersi dalla testa il fatto che fosse stato tutto fin troppo facile: due semplici parole disinibite e la ragazza era letteralmente caduta ai suoi piedi; gli aveva concesso un incontro quasi supplicandolo di presentarsi il prima possibile. Se fosse stato al suo posto, avrebbe fatto un minimo accenno di resistenza, perlomeno per verificare se egli era sinceramente interessato. Avrebbe aspettato qualche giorno in più, per far accrescere l'ansia e la bramosia. Quindi avrebbe fatto recapitare un messaggio carico di significato, nell'attesa di vederlo finalmente giungere con le prime ombre della notte.
Sì, decisamente così sarebbe stato divertente.
Ma non si può sempre voler tutto, e Casanova aveva già abbastanza. Perciò nascondeva le sue perplessità e si accingeva a trascorrere un'altra delle sue notti di follia.


Lei era seduta su una poltroncina dorata, stava finendo di sciogliersi i capelli. Riccioli ambrati cadevano sulle spalle, mentre le forcine venivano tolte, ad una ad una. Quando fu l'ultima, Beatrice sentì scostare la chioma per scoprire il collo. Un dito lo sfiorò, causandole brividi che scesero lungo tutto il corpo. Quanto aveva atteso questo momento. Un uomo che potesse far affiorare in lei un piacere travolgente, che animasse nel più intimo il suo corpo di fanciulla.
Piccoli baci sostituirono le carezze ed ella inclinò il capo, chiudendo gli occhi per lasciarsi andare.
"Sono vostra, Casanova", sussurrò sospirando.
"Per questa sera sì, mia cara", mormorò lui, mentre iniziava a slacciare i cordoncini della sua veste.


Ciò che avrebbe scoperto Casanova, uscendo dalla dimora quasi al rischiarare del nuovo giorno, è che un paio di occhi bene attenti li avevano spiati.
Il signor Galvani non era dopotutto così ignorante come la sua età avrebbe potuto far pensare: sapeva benissimo che la moglie, prima o poi, avrebbe tentato una tresca di qualche genere. Era troppo bella e troppo giovane per non lasciarsi andare alle passioni della carne.
Per questo, a sua completa insaputa, aveva sistemato la stanza in modo che uno stretto corridoio vi giungesse da uno dei bagni. Non vi era nessuna porta nascosta, solo una piccola grata assolutamente irriconoscibile dall'interno della camera, ma che riusciva ad assicurare una discreta visibilità ad un eventuale osservatore inopportuno.
Sfortunatamente per i due, proprio il più fedele servitore di Galvani aveva udito delle voci passando per i corridoio principale, e quindi pensato bene di dare un'occhiata. Era stato molto semplice, poi, imprimersi bene nella mente il volto del visitatore e venire a conoscenza (con un ghigno terribilmente soddisfatto) che si trattava proprio del famoso Casanova.
Lo scotto che egli dovette pagare fu repentino. Lo aspettavano subito dopo svoltato l'angolo, nascosti. Casanova aveva fatto di tutto per essere discreto e non destare alcun sospetto uscendo dal palazzo, ma era già troppo tardi. I suoi passi lo conducevano inesorabilmente verso di loro. Erano in quattro, più lo spione. Quando quest'ultimo vide il reo proprio davanti a sé, puntò l'indice nella sua direzione.
"E' lui."
Casanova non ebbe nemmeno il tempo di accorgersi di ciò che stava accadendo, figuriamoci reagire. Gli furono immediatamente addosso, tenendogli gli arti, il torace e la bocca. Gli fecero perdere l'equilibrio, cadde sul selciato sudicio e umido della calle. Con il viso poggiava per terra e poteva vedere il limitare della stradicciola, di fianco il quale scorreva l'acqua di un canale. Il suo odore acre era insopportabile da quella posizione.
"Potrei sapere che cosa..." azzardò biascicando.
"Silenzio! Non siete nella condizione di protestare".
Nel momento in cui Casanova acquisì più lucidità, capì che non lo avrebbero picchiato e decise immediatamente di evitare di ribellarsi: gli uomini erano delle guardie ufficiali, non semplici delinquenti. Indossavano le tipiche divise rosso e blu, e gli intimavano di non muoversi mentre lo legavano ben stretto. Dato che le cose stavano così, qualsiasi mala reazione non avrebbe fatto altro che peggiorare la situazione.
Con una smorfia, mentre lo facevano rialzare, immaginò a cosa sarebbe andato incontro.
I suoi timori vennero fondati quando capì che lo stavano accompagnando al Palazzo Ducale.

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