Il Segreto di Ran

di Melanyholland
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Bad Day ***
Capitolo 2: *** The Others ***
Capitolo 3: *** Questions and Answers ***



Capitolo 1
*** Bad Day ***


Nuova pagina 1

Disclaimer: non posseggo Detective Conan, né sono io ad averlo creato. È tutto di Gosho Aoyama, io ho solo preso in prestito i suoi personaggi per divertimi un po’ (e per far divertire voi, almeno spero ^^”).

Questa storia la dedico ad Akemichan,

una valida scrittrice

e una buona amica.

Il Segreto di Ran

Di Melanyholland

1. Bad Day

Conan Edogawa sbadigliò sonoramente, socchiudendo gli occhi e lanciando l’ennesima occhiata all’orologio da polso. Era seduto su una sedia di plastica azzurro acceso, attorniato da numerosi altri bambini, mentre una ragazza sui vent’anni, che si era presentata come Minako Matsu, leggeva loro una storia a voce alta.

E non una storia qualunque, una fiaba: “La Bella Addormentata nel Bosco”. Alla notizia, Conan aveva avuto la forte tentazione di scattare in piedi, urlare a squarciagola: “Sono Shinichi Kudo!”, far saltare la sua copertura e tornarsene in santa pace a casa, dove nessuno avrebbe più potuto costringerlo a passare noiosissimi pomeriggi, una volta a settimana, in biblioteca a farsi leggere stupide fiabe per la campagna Avviciniamo i bambini alla Lettura. E se gli Uomini in Nero l’avessero saputo e fossero andati a cercarlo… beh, in questi ultimi tempi aveva imparato che c’erano cose decisamente peggiori del rischiare la vita.

Rischiare la sanità mentale, per esempio…

Ridacchiò, poi sospirò e si guardò attorno, individuando subito l’unica persona che poteva essere solidale con lui in quella situazione; non c’erano molte teste bionde nella sua classe, dopotutto.

Ai Haibara era seduta su una sedia arancione; la posa perfettamente eretta, le braccia incrociate e gli occhi fissi, imperscrutabili, sul viso della narratrice davano l’idea che non si stesse perdendo una parola della storia. Ma Conan ne sapeva di più: probabilmente la sua mente scientifica e adulta stava riflettendo su ben altre questioni, dietro quella facciata attenta.

Magari su come preparare un antidoto efficace e duraturo all’APTX…chissà, se doversi comportare come una bambina delle elementari esaspera lei tanto quanto esaspera me, potrebbe essere un buon incentivo a trovare al più presto un nuovo antidoto.

Quella era la voce della speranza; la parte della sua mente più razionale gli ricordò che Haibara non sembrava poi così scocciata al pensiero di dover rivivere la sua infanzia. Non che si fosse confidata mai con lui in proposito –se c’era una cosa in cui lei non eccelleva, erano le conversazioni a cuore aperto- ma Conan lo sapeva. L’aveva intuito, o meglio, dedotto dai suoi atteggiamenti e dal suo passato. Sapeva che Shiho Miyano non aveva mai potuto vivere come una bambina normale, schiavizzata fin da piccola dall’Organizzazione, costretta a studiare sodo per seguire le orme dei suoi genitori e continuare gli esperimenti e la messa a punto dell’APTX. Le esperienze che viveva lì, per quanto infantili fossero, erano una novità per lei. Inoltre, sembrava essersi davvero affezionata ai Detective Boys, per quanto non l’avrebbe mai ammesso. Il dottor Agasa gli aveva riferito di aver trovato nella sua stanza, nascosta in un cassetto sotto una pila di magliette, una foto di tutto il gruppo al completo, lui compreso.

Inoltre, Ai non ci teneva a trovare un antidoto per un altro motivo: aveva paura. Paura che l’Organizzazione li trovasse e li uccidesse. Per lei, era molto più sicuro restare Ai Haibara e Conan Edogawa che tornare Shiho Miyano e Shinichi Kudo. Più volte Conan si era chiesto se stesse realmente cercando un antidoto, o se stesse semplicemente temporeggiando. Avrebbe potuto scoprirlo facilmente con una piccola indagine, ma non aveva mai pensato seriamente di farlo: doveva fidarsi di Ai Haibara. Non l’avrebbe controllata come di sicuro facevano gli Uomini in Nero, per accertarsi che lavorasse per lui. Non l’avrebbe usata, no, o non sarebbe stato diverso da coloro che cercava di arrestare.

Fiducia. Qualcosa che a lei non avevano mai dato, e che Shinichi era deciso a concederle. Dopotutto, le doveva molto di più di quello. Le doveva qualcosa che mai sarebbe riuscito a ripagarle interamente.

Immerso in questi pensieri, non si rese conto che la storia era arrivata al punto culmine: il bacio del principe alla principessa; né si accorse che gli occhi di un’altra bambina si erano posati su di lui.

Ayumi Yoshida guardò Conan, il viso serio, gli occhi azzurri intensi dietro gli occhiali, e per l’ennesima volta ricordò a se stessa quanto era carino, e quanto le piacesse. Le sue guance si colorarono di un rosa acceso mentre immaginava di essere lei la principessa della fiaba. Conan sarebbe stato disposto a darle un bacio per risvegliarla? Immaginò la scena e subito il rossore si fece più intenso. Le scappò un risolino, mentre si copriva con le mani il volto in fiamme. Non molto lontano da lei, Mitsuhiko Tsuburaya guardò Ai-kun, immaginando come sarebbe stato bello passare una giornata intera con lei, solo con lei, come era successo nel bosco qualche tempo prima. Lui l’aveva medicata e lei gli aveva detto che era stato proprio bravo, e non le era importato che fosse stato Conan a insegnarglielo. Era stata davvero carina. Mitsuhiko aveva sempre pensato che lo fosse, e qualche giorno prima si era arrabbiato con Eisuke-kun e Hiro-kun che avevano detto che lei era strana e antipatica.

Poi, Ayumi e Mitsuhiko assistettero alla stessa scena: videro Ai che si voltava verso Conan, che la fissava già da un po’, e inarcava un sopracciglio con un’aria strana (se avessero avuto più di sette anni l’avrebbero giudicata provocante), poi Conan che sussultava, arrossendo di colpo, e si voltava imbronciato, mentre Ai ridacchiava.

Entrambi i bambini sospirarono.

*

“Allora, vi è piaciuta la storia di oggi?”.

I Detective Boys camminavano per le strade di Tokyo, ognuno con un gelato in mano; Ran era andata a prenderli alla biblioteca perché il dottor Agasa era impegnato altrove e aveva offerto loro un cono. L’estate era alle porte e faceva già molto caldo; Conan non poté che apprezzare la cosa, visto che Ran aveva indossato una maglietta sbracciata, attillata,che metteva in risalto il seno e un paio di calzoncini che lasciavano scoperte le sue belle gambe. Era davvero bellissima.

“Sì”, disse Ayumi, leccando il suo gelato alla fragola.

“Mica tanto”, si lamentò Genta, che aveva divorato il suo cono in un tempo record ed era di nuovo a mani vuote. “Era meglio qualcosa di più eccitante, qualcosa sui samurai, per esempio. O sui cowboy. Vero, Mitsuhiko?”.

“Eh? Oh, sì…” Disse lui, tornando a fissare il suolo.

Dopo qualche attimo di silenzio, Ayumi disse:

“Posso chiederti una cosa, Ran-neechan?”.

La ragazza assentì, mandandosi per l’ennesima volta i lunghi capelli dietro la spalla. C’era un po’ di venticello e le ciocche scure continuavano ad andarle davanti agli occhi o in bocca, cosa molto fastidiosa. Conan l’aveva sentita discutere con Sonoko sulla possibilità di tagliarli corti per quell’estate: le piacevano lunghi, ma per lei era seccante doverli tenere sempre in ordine, in più d’estate le si appiccicavano al collo facendole caldo. Conan ovviamente aveva tenuto la sua opinione per sé, ma era convinto che fosse molto più carina così, e sperò che non si decidesse a tagliarli. Sonoko invece, che era ansiosa di raccontare a Ran la sua ultima telefonata col suo ragazzo –e Shinichi si chiedeva ancora oggi come potesse quel Kyogoku-qualcosa sopportare Suzuki- le aveva detto:

“E allora perché non li tagli?”.

Ran era arrossita e non aveva detto nulla. Le ragazze erano strane, a volte, ricordò di aver pensato.

“Beh, ecco…mi chiedevo se tu…se tu avessi già dato il tuo primo bacio, ecco.”

La domanda di Ayumi lasciò di sasso più di una persona: Ran arrossì di colpo e a Conan andò di traverso il pezzo di cialda che aveva appena inghiottito, costringendolo a una serie interminabile di colpi di tosse. Ai, da parte sua, sembrò interessata alla conversazione per la prima volta da quando avevano lasciato la biblioteca, e lo dimostrò spostando gli occhi dalle vetrine al viso di Ran.

“M-ma come ti viene in mente una domanda del genere, Ayumi-kun?!?” Chiese Ran con voce più acuta del solito, le guance rosse acceso. Anche la bambina sembrava un po’ a disagio.

“Così…” Si strinse nelle piccole spalle, poi la fissò di nuovo con i suoi occhioni chiari.

“B-Beh”, Ran temporeggiò, cominciando a mangiare in fretta il suo gelato alla vaniglia e amarena. Conan poté capire il suo imbarazzo: lei, come lui, non aveva mai baciato nessuno, nonostante avessero diciassette anni compiuti. Sua madre gli aveva fatto una testa grossa come un pallone aerostatico per quella faccenda, quando era ancora nei suoi panni di adolescente. Ogni volta che telefonava da Los Angeles non mancava di ripetergli: “E Ran? Vi siete già baciati??”, con un tono malizioso che da solo sarebbe bastato a imbarazzarlo, e quando intuiva che la risposta era no (‘intuiva’ perché non c’era molto di intelligibile nei suoi farfugliamenti in proposito) mandava giù un grosso sbuffo teatrale e con un tono esagerato da attrice melodrammatica esclamava: “Uff! Povera me!! Ma come ho fatto a tirare su un figlio così TONTO?”. In sottofondo, le risate divertite di Yusaku.

Almeno Ran non ha mai dovuto subire simili discorsi e prese in giro da parte dei suoi, rifletté Shinichi, socchiudendo gli occhi. Immaginava che Kogoro fosse soddisfatto della situazione così com’era, e in quanto a Eri Kisaki, lei probabilmente voleva che sua figlia trovasse un bravo ragazzo, ma certo non desiderava che si mettesse con un detective. Inoltre, Shinichi aveva ottime ragioni per credere di essere entrato nelle sue antipatie da molto tempo, esattamente dal giorno in cui, a dieci anni, le aveva detto che la carne del suo stufato era mezza cruda e che il sugo sapeva di rancido.

Conan ridacchiò, ma tutta la sua ilarità svanì non appena udì le parole di Ran:

“...sì.”

“COOSA?!” Sbottò Shinichi Kudo attraverso la bocca e la voce di Conan Edogawa, prima di potersi controllare. “Non è vero!!!”.

Tutti lo fissarono allibiti. Ai Haibara invece si voltò verso una vetrina per nascondere un improvviso sorrisetto.

“S-sì che lo è, Conan-kun”, lo contraddisse Ran, ancora le guance color porpora.

“E chi avresti baciato? Sentiamo…” Non si sforzò di recitare la sua parte, e la voce gli uscì piuttosto arrogante, una voce molto poco-Conan. Gli altri erano ancora più esterrefatti, ma lui non ci badò: Ran stava mentendo, era evidente!! Non poteva aver baciato qualcuno! Era una bugia, detta perché si vergognava di dire loro che alla sua età ancora non era successo!

Stai mentendo a te stesso e lo sai, Shin. Può averlo fatto eccome. Magari durante la vacanza che lei e Sonoko hanno fatto insieme quando avevate sedici anni, ricordi? O quella volta che Eri l’ha portata con sé ad Hokkaido, o ancora quando, durante le vacanze di primavera, tu sei andato da solo a Los Angeles e lei è rimasta a Tokyo, o in mille altre occasioni.

Non puoi esserne certo.

Lo sai.

“Sì invece”, mentì alla voce paterna nella sua testa, in un sussurro.

Ran arrossì ancora di più e per la prima volta parve irritata. “Conan! Che razza di tono è quello!?” lo rimproverò, severa. “Si può sapere che ti è preso?”.

Lui s’incupì, incrociando le braccia. “Volevo solo sapere”, disse, sforzandosi di avere una voce più morbida e tranquilla, nonostante il fuoco interiore che divampava. “A chi avresti dato il tuo primo bacio, Ran-neechan…”.

Lei guardò altrove, mandandosi indietro la chioma scura.

“Questo è un segreto.” Stabilì, in un tono che non ammetteva repliche, le guance ancora soffuse di un tenero rossore. “Ora andiamo, si sta facendo tardi!”.

“P-però”, tentò Conan, ma ogni insistenza fu inutile. Sbuffò, frustrato, mentre Ai, dietro di lui, sorrise.

*

“Coosa!? E tu mi hai chiamato per questa sciocchezza?!?”

“Ah, chiudi il becco,” sbottò Conan burbero, arrossendo.

“Credevo mi avessi contattato per un caso… per qualcosa di serio…” Si lamentò il suo presunto migliore amico dall’altra parte del filo.

“Senti, me lo fai questo favore o no?” Tagliò corto lui, sempre più imbarazzato.

“Vuoi che chieda a Kazuha di chiedere a Mouri-kun a chi ha dato il suo primo bacio, così lei lo dice a me e io lo dico a te? Ma cos’è? Siamo entrati in uno Shoujo Manga?”.

Heiji Hattori ridacchiò a sue spese, e Shinichi Kudo sospirò internamente. Lo sapeva, sapeva che era un errore chiamare lui. Che gli era saltato in mente?? Era proprio vero che perdere la freddezza intellettuale portava a errori madornali. Sherlock Holmes aveva sempre ragione.

“Senti Kudo, ora devo proprio andare. Richiamami quando avrai sistemato questa faccenda con la tua ragazza, okay? Ti saluto!”

“M-ma, aspetta…”

Clic.

Conan guardò truce il ricevitore, poi lo sbatté sulle forcelle del telefono. “Maledetto Hattori!”, imprecò, incrociando le braccia, scocciato. Poteva ancora sentire le sue risate da presa in giro, dannato. Avrebbe dovuto evitare quella telefonata-kamikaze… ma cosa poteva fare? Aveva provato a chiamare Ran usando la voce di Sonoko per chiederglielo, ma perfino a lei la sua amica d’infanzia aveva risposto che era un segreto. Sperava che almeno con Toyama, con cui aveva un sacco di punti in comune, si sarebbe confidata, e aveva voluto evitare di usare di nuovo il simulatore di voce: già sarebbe stato abbastanza strano che due sue amiche la chiamassero a breve distanza di tempo l’una dall’altra per parlare della stessa cosa… immaginava che pasticcio sarebbe successo se, chiacchierando in seguito con entrambe, Ran avesse scoperto che nessuna delle due ricordava quella telefonata.

“Non te la prendere, Shinichi,” Cercò di consolarlo il dottor Agasa. Aveva telefonato da casa sua, per evitare che Ran potesse ascoltare la sua chiamata.

“Umf!” Fu la matura risposta dell’interpellato, che si sedette sul divano con l’aria di uno che aveva avuto la peggiore giornata della sua vita. Solo che, avendo l’aspetto esteriore di un bambino, l’effetto d’insieme era piuttosto comico. Chiunque l’avesse visto si sarebbe chiesto cosa accidenti poteva succedere a un ragazzino di quell’età per fargli avere quell’espressione così… bieca.

Hiroshi Agasa sospirò, tornandosene nel laboratorio. Conosceva Shinichi da abbastanza tempo da capire che in quel momento era meglio non cercare di parlargli.

Gli sarebbe passata, prima o poi.

Almeno sperava.

*

Ran Mouri era seduta alla scrivania della sua camera, il libro d’inglese aperto di fronte a lei e un evidenziatore giallo fra le dita. Tuttavia, la sua attenzione era altrove, nonostante di lì a pochi giorni fosse stato fissato un compito in classe. La domanda che le aveva fatto la piccola Ayumi le aveva fatto tornare in mente quella giornata di tanto tempo fa -cavoli, sembravano passati secoli-, un giorno che era iniziato malissimo e che, a sua insaputa, sarebbe diventato per lei indimenticabile.

Arrossì ripensandoci, e tornò a guardare il libro per distrarsi. La mano si era bloccata con la punta dell’evidenziatore posata sulla pagina e ora sulla carta c’era una grossa macchia di giallo fosforescente. Sbuffò, passandoci sopra il polpastrello per asciugarla e sporcandosi un po’, e sorrise, ricordando per associazione di idee il giorno in cui Conan era tornato a casa da scuola imbrattato di pennarello sul mento. Evidentemente i suoi amichetti avevano pensato di non avvertirlo per farsi due risate a sua insaputa, e così se ne era andato in giro per Tokyo con quel baffo blu sotto la bocca.

Conan. Più volte aveva pensato che fosse un bambino davvero strano, e quel giorno ne aveva avuta l’ennesima conferma: si era decisamente accalorato troppo per la faccenda del bacio. E come le aveva parlato! Strafottente, aggressivo… non era sembrato affatto il piccolo, dolce Conan-kun a cui era abituata. Insomma, sembrava quasi che Conan le avesse fatto una scenata di gelosia bella e buona! Ma non poteva essere, no? Era solo un bambino!

Certo non è poi così assurdo… potrebbe essersi preso una cotta per me…ai bambini a volte succede con le persone più grandi…

Non era sicura di cosa doveva provare al pensiero. Indubbiamente l’idea le faceva piacere, ma come comportarsi? Conan avrebbe potuto restarci male, e magari anche mettersi a piangere, se lei gli avesse detto chiaro e tondo che non poteva in nessun caso ricambiare la sua cotta.

Piangere… ora che ci penso, da quando è qui Conan non ha mai pianto… nemmeno una volta.

Un’altra delle sue stranezze. Nonostante li vedesse solo ogni tanto, Ran poteva ricordare per ognuno dei Detective Boys almeno un’occasione in cui fossero stati in lacrime. Beh, quasi tutti… c’era quella bambina, Ai Haibara, che faceva eccezione come Conan. Loro non avevano mai pianto, non di fronte a lei, almeno.

Scrollò le spalle. Avrebbe dovuto essere contenta del fatto che il suo ‘fratellino’ fosse sempre allegro; e poi, sarebbe stato un guaio dover badare a un bambino capriccioso.

Conan era un bimbo facile da accudire. Fugacemente, le venne da pensare che, se un giorno avesse avuto un figlio, avrebbe voluto che fosse proprio come Conan.

Magari anche di aspetto, visto che assomiglia a Shinichi…

Qui arrossì furiosamente. Ma che cavolo di pensieri le passavano per la testa? Doveva essersi ammattita. Comunque, le dispiaceva non aver potuto rivelare a Conan con chi aveva avuto il suo primo bacio, ma non poteva fare altrimenti. Sapeva che il bambino era in contatto con Shinichi –per ragioni che le erano ancora oscure, sembrava che l’amicizia di Conan fosse importante per un sacco di teenager-detective, tra cui il suo amico d’infanzia e Hattori-kun- e non poteva permettere che lui venisse a sapere il suo segreto. Non escludeva che un giorno avrebbe rivelato a Shinichi quella particolare avventura del suo passato, ma non quel giorno, e sicuramente non per bocca di un’altra persona.

Sospirò, tornando a leggere sul libro.

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Note dell’Autrice: ciao a tutti!^^ Riprendere in mano i personaggi di Detective Conan dopo tanto tempo è stato davvero piacevole, tanto che mi sono lasciata prendere dall’entusiasmo, e quella che doveva essere una piccola one-shot, si è trasformata senza che potessi impedirlo in una storia a capitoli,^^”, che, per di più, non ha niente a che fare con la mia idea iniziale. Tranquilli comunque, non sarà lunghissima, e non escludo che possa terminare col prossimo chap. Quindi vi libererete di me molto presto.^__-

Allora, mi auguro con tutto il cuore che quello che avete letto vi sia piaciuto. Ovviamente ogni commento, positivo o meno, mi farà moltissimo piacere, e ve ne sarò infinitamente grata.#^^#

In questo spazio, ci tengo a ringraziare anche tutti coloro che hanno commentato l’ultimo capitolo de La Promessa di Shinichi. So che vi avevo promesso di farlo postando un trentesimo capitolo intitolato “Thanks”, ma poco dopo questa mia dichiarazione ci sono stati problemi di sovraccarico del sito, che era finito addirittura off-line, e ho pensato che non era il caso di appesantire ulteriormente il tutto con qualcosa che non era effettivamente un capitolo vero e proprio. Confidavo nel fatto che avrei potuto ringraziarvi nel momento in cui avrei postato una nuova storia su DC… solo che non avrei mai immaginato di assentarmi per così tanto tempo da questo fandom.^^;

Comunque, bando alle ciance (e confidando nella vostra clemenza), un GRAZIE DI CUORE a:

Elie191, Miele, Chiyo, Sailormeila, Ersilia, Ginny85, Vichan, Lore, Mavi, Imi, Shin_17, Geenween, BPM, Sita, Akemichan, Mysticmoon, Shaddy, Darks, Mikayla, Kirax, Eowyn79, Aquarion89, Kazuha-chan, Coco Lee.

Le vostre recensioni mi hanno commossa, davvero. Siete stati semplicemente ADORABILI.

Ora, non mi resta che salutarvi e darvi appuntamento al prossimo capitolo.

-Melany

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Capitolo 2
*** The Others ***


Nuova pagina 1

2. The Others

“Ti senti bene, Shinichi?”.

Chiese Ran preoccupata al suo amico d’infanzia, quando lo sentì tossire per l’ennesima volta.

Erano a casa di lui a guardare un film poliziesco, “Losco Intrigo sotto il Sole della California”. Con non poca sorpresa Ran aveva scoperto poco prima che una delle attrici principali era proprio la madre di Shinichi. Quando gliel’aveva fatto notare, lui si era stretto nelle spalle e non aveva commentato.

Ora le sorrise con quell’aria strafottente made-in-Shinichi-Kudo, quella che assumeva ogni volta che segnava un gol e che faceva impazzire le ragazzine a bordo campo.

“Sicuro.” Le rispose, tranquillo, e lei gli avrebbe anche creduto se un attimo dopo un altro colpo di tosse non fosse arrivato a smentirlo. Ran corrugò la fronte, continuando a fissarlo anche dopo che lui si era voltato di nuovo verso lo schermo: i suoi occhi blu erano più lucidi del solito, ed era certa che non fosse solo per il riflesso della luce policroma del televisore.

Erano tornati da New York da un paio di giorni; non ricordava esattamente cosa fosse successo, ma sapeva di essere stata male, ed ora temette di aver attaccato l’influenza a Shinichi. Quando tossì di nuovo, si decise ad allungare la mano verso la fronte di lui. Shinichi sussultò al suo tocco e arrossì.

“Ehi!”

“Sei caldo!” Disse lei veemente, con lo stesso tono con cui un detective accusa un colpevole. Lui sbatté più volte le palpebre, poi si tastò la fronte a sua volta.

“A me non sembra.”

“Certo che no, scemo!”, lo rimproverò lei, ma c’era sincera preoccupazione nella sua voce. “Sei caldo ovunque, perciò anche sulle mani!”.

“Ah, già”. Esclamò lui, con una faccia da tonto davvero adorabile. Ran arrossì quando si accorse della considerazione appena fatta -adorabile? Shinichi!? Quello che da piccolo le tirava i capelli e le alzava la gonna!?- , poi cercò di ricomporsi.

“Dovresti metterti a letto.”

“Sciocchezze! Sto benissimo!” Ribatté lui, quasi scocciato. Dal televisore, Yukiko Fujimine, che interpretava l’affascinante poliziotta asiatica Masami Nakamura, urlò al suo collega: “Non preoccuparti per me, è solo un graffio!”.

Ran sbuffò. Shinichi si sarebbe fatto lapidare piuttosto che ammettere di essere debole e bisognoso di cure. E magari fosse stato solo l’effetto temporaneo della pubertà, e del testosterone che gli aveva dato al cervello. Macché! Era sempre stato così, anche da piccolo. Come quando, a sei anni, erano ruzzolati entrambi da una collina perché avevano voluto provare a scivolare sulla neve con degli sci rudimentali, che avevano costruito da soli con pezzi di compensato trovati nel garage del dottor Agasa: lei era scoppiata a piangere perché era piena di tagli e graffi e invece lui non aveva aperto bocca. Si era trattenuto, aveva ricacciato indietro le lacrime e aveva detto che non era niente e che anche lei doveva piantarla di frignare, e quando lei aveva continuato si era offerto di portarla sulle spalle fino a casa.

Ran sorrise al ricordo, mentre le sue guance si coloravano di un rosa più acceso: arrogante o no, si era sempre preso cura di lei. Era stato davvero molto coraggioso a non versare nemmeno una lacrima.

La donna che sullo schermo interpretava l’agente Nakamura avrebbe potuto smentirla: infatti, quando la madre, vedendo il figlio ritornare a casa tutto ammaccato, gli aveva chiesto cosa fosse accaduto, il piccolo Shin-chan era scoppiato a piangere. Più tardi, nel buio della sua stanza, aveva sussurrato alla mamma comprensiva di “non dirlo a Ran”. Yukiko aveva sorriso e mantenuto la promessa.

“E ora che hai da sorridere?” La rimbeccò lui, socchiudendo gli occhi. Lei scosse la testa e tornò seria, gettandosi dietro la spalla i lunghi capelli scuri: “Devi metterti a letto, Shinichi.”

“Uffa! Quanto sei noiosa!”. Si lamentò lui, poi tossì ancora. “Ti ho detto che sto bene.”

Ran lo guardò a metà fra il corrucciato e l’infastidito e sospirò.

*

“Secondo voi che cos’ha Conan-kun?”

“In effetti sembra di cattivo umore.”

“Boh, forse ha solo fame.”

“Lui non è come te, Genta!”

“Ma allora cos’ha? La febbre, forse?”

“Boh”.

Conan udì le voci preoccupate di Ayumi, Genta e Mitsuhiko e si chiese come cavolo facessero a pensare che non potesse sentirli parlottare di lui. Erano solo a pochi passi da lui nel cortile, accidenti!

Sbuffò, per l’ennesima volta quella mattina, e socchiuse gli occhi. Non era affatto di cattivo umore, come pensavano i bambini. Era di pessimo umore. Non riusciva a credere che Ran avesse avuto una storia con un ragazzo…e a sua insaputa, per di più! Ripensò a tutte le volte che lei aveva sospettato di lui al riguardo, quando per esempio aveva incontrato con Sonoko un tizio in centro che gli somigliava con una ragazza e subito era saltata alle conclusioni (*), o di come si era infuriata quando quella Ryoko-qualcosa aveva finto di essere l’ex ragazza di Shinichi perché voleva contattarlo (**). Alla luce degli ultimi sviluppi, le sue reazioni gli sembrarono ora davvero ingiuste e irritanti. Non ricordava di essere mai stato così risentito nei confronti di Ran Mouri in tutta la sua vita.

Ma, per quanto non volesse ammetterlo, Shinichi capiva che la rabbia era una protezione che il suo inconscio aveva messo in atto.

In realtà, ciò che provava veramente era dolore.

Non poteva sopportare l’idea che qualcun altro avesse dato un bacio a Ran. La sua mente si rifiutava di farglielo immaginare, e il suo cuore non voleva crederci; che qualcuno potesse essere stato speciale per la sua Ran, tanto speciale che lei gli aveva permesso di stringerla tra le braccia e di baciarla, era qualcosa che non riusciva ad accettare. E faceva male.

Molto male.

“Non te la prendere, Kudo-kun”. La voce di Ai Haibara lo fece sussultare, un po’ per la sorpresa, un po’ perché aveva usato il suo vero nome. Si tranquillizzò dopo essersi accertato che i bambini non avevano sentito: si erano allontanati perché uno dei loro compagni di classe aveva tirato fuori dalla cartella la nuova Action Figure di Masked Yaibar, con le riproduzioni della pistola laser e di tutti gli accessori, e la stavano guardando, ammirati.

“Per cosa?”, ribatté, socchiudendo gli occhi. Ai gli sorrise con l’aria di una che la sa lunga, quell’aria che qualche volta gli faceva venir voglia di strangolarla. Tipo in quel momento.

“Per la storia di Mouri-kun.” Disse la Regina del Tatto. Lui s’incupì, restando in silenzio, e questo le diede modo di infierire. “Devo dire che ha sorpreso anche me. Non l’avrei mai detto, di lei. Chissà poi quanti ne avrà avuti…”

“Piantala.” Ringhiò Conan, senza nemmeno voltarsi a guardarla. Ora, capiva che per essere entrata nell’Organizzazione Ai Haibara doveva per forza possedere una (in)sana vena di sadismo, ma questo era troppo.

“Però sai, Kudo-Kun…” Continuò lei, e la prossimità della sua voce lo fece sobbalzare. Si voltò e si ritrovò il viso di Ai Haibara vicinissimo, tanto vicino che il suo respiro gli accarezzava la pelle. Arrossì per l’imbarazzo e cercò di scansarsi, ma la sua testa batté contro il recinto del cortile.

Okay, la giornata andava di male in peggio.

Via senza uscita + Ai Haibara = Grossi guai in arrivo.

E lei continuava ad avvicinarsi.

“Ha-Haibara!?” Balbettò, con voce acuta, rosso come la luce di un semaforo. Lei gli sorrise, maligna, e sussurrò:

“…potresti renderle pan per focaccia, volendo.”

Shinichi Kudo pensò seriamente che il suo cervello fosse andato in tilt. Probabilmente stava avendo nocive e bizzarre allucinazioni. Che fosse un effetto collaterale dell’APTX?? Beh, se così era, sperava con tutto il cuore di non avere un’allucinazione simile con co-protagonista Heiji Hattori.

Quella sì che era un’esperienza onirica da non provare.

“I-in che senso?”, pronunciò confusamente.

Il sorriso di lei si assottigliò, enigmatico. I suoi occhi celesti erano più imperscrutabili che mai, e il luccichio che vi scorgeva in fondo era tutt’altro rassicurante.

“Vediamo se riesco a fartelo capire.” Disse lei, e Shinichi deglutì.

Chiuse gli occhi.

*

“Ran, non indovinerai mai cosa ho appena scoperto!!!”.

Sonoko si lanciò verso di lei, durante la ricreazione, con un viso entusiasta e gli occhi che brillavano.

Shinichi era assente. Da cocciuto quale era, non aveva seguito il suo consiglio, e quella mattina si era svegliato con la febbre alta. Nonostante se la fosse cercata, Ran programmò di andare a fargli visita al finire delle lezioni, per vedere se aveva bisogno di qualcosa. Dopotutto era malato e solo in casa.

“Hai presente Hiroshi Okai, quello della terza B? Il capitano della squadra di pallacanestro?”. Le chiese Sonoko, concitatamente.

“Sì. L’ho conosciuto alla Giornata dello Sport. Lo stand della squadra di basket era vicino a quello del club di karate, così ci siamo messi a chiacchierare…” Spiegò Ran, con noncuranza, aprendo il porta-pranzo. Sonoko era così elettrizzata che per un attimo a lei sembrò di sentir crepitare le scariche fra i suoi capelli castani.

“Beh, non so cosa gli hai detto, Ran, ma è pazzo di te!”

COME!?” Esclamò lei, perdendo la presa sulle bacchette e arrossendo. Sonoko le sorrise a trentadue denti.

“Sì! Gli piaci!! E lui è così carino! Che invidia!”.

“C-Chi te l’ha detto?”. Ran era sconcertata. Sì, avevano parlato parecchio, e lui era stato carino e gentile, si era offerto perfino di aiutare lei e le sue compagne a smontare lo stand a fine giornata, ma…Oddio.

“Yumi-chan, che l’ha saputo dalla migliore amica di Uzumi-kun, che è in squadra con Okai.”

Le solite ‘fonti certe’ di Sonoko Suzuki. Ran si rilassò, con un sospiro.

“Sarà solo una voce. Ci avranno visto parlare insieme e hanno inventato il resto.” Stabilì, ed era strano, ma provava quasi sollievo a quella realizzazione. Chissà perché. In fondo Okai era davvero un bel ragazzo: aveva grandi occhi scuri, un fisico atletico, ed era educato, gentile e intelligente. Sarebbe dovuta essere contenta delle notizia…

“Beh, allora perché sta venendo verso di noi?” Fece Sonoko, con un sorrisetto. Ran sussultò, alzando gli occhi: Okai-kun si stava davvero avvicinando, con gli occhi bassi e le guance tinte di rosso.

“Auguri!” Sussurrò Sonoko, prima di dileguarsi. Ran avrebbe tanto voluto che restasse accanto a lei.

“Ciao.” La salutò lui.

“Ciao.” Rispose, incerta.

Lui la convinse a fare una passeggiata da soli nel cortile. C’era un bel tepore, lì fuori. Ran osservò due farfalle dalle ali bianche che volteggiavano nell’aria calda, e i raggi del sole color oro che filtravano attraverso le foglie degli alberi. Era davvero una splendida giornata. Le venne da pensare a Shinichi, rinchiuso in casa, ammalato, solo.

Si fermarono sotto l’ombra di un grosso abete e lei si appoggiò con la schiena al tronco.

“Mouri-kun…” la voce di Okai era incerta, balbettante. Lei gli lanciò un’occhiata di sbieco e si accorse che le sue guance erano rosse, gli occhi bassi.

“Io…” Sospirò, prendendo tempo. “Mi piacerebbe…sai, conoscerti meglio.”

Per un attimo i suoi occhi scuri la guardarono e lei arrossì.

“Uh, ecco…”. Rispose confusamente, mettendosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

“Tu mi piaci.” Disse lui tutto d’un fiato, imbarazzato. “Molto.”

E la guardò, stavolta attentamente, poi chiuse gli occhi e il suo viso cominciò ad avvicinarsi.

Ran sentiva il cuore batterle forte, le guance piene di calore. Nella sua mente, i pensieri erano mescolati, ingarbugliati.

Okai era sempre più vicino.

Ed era carino, Sonoko aveva ragione. Molto carino. E dolce. E perché sembrava così strano, farsi baciare da lui, un ragazzo popolare, intelligente, bello, un ragazzo che aveva mostrato interesse per lei, che era stato onesto, rivelandole i suoi sentimenti?

Perché sembrava così sbagliato?

Ora i loro visi erano davvero vicini. Ran sentì il profumo di lui, muschio e menta ed era buono, e le sue labbra sembravano lisce e le ciocche di capelli della frangetta cominciarono a solleticarle la fronte.

Ran chiuse gli occhi.


To be continued…



Note dell’Autrice: salve a tutti! Tanto per cominciare mi dispiace per la GIGANTESCA attesa. Un po’ per colpa mia, un po’ per colpa di vari impegni, la conclusione di questo capitolo (che avrebbe dovuto essere anche la fine della fanfic, ma, come credo avrete sperimentato anche voi, le cose non vanno mai come uno se le programma -___-“) è continuamente slittata a un domani che non arrivava mai. Comunque, eccoci qui. Spero almeno che sia valsa la pena di aspettare.

Ringrazio calorosamente tutti coloro che hanno avuto il buon cuore di recensire lo scorso capitolo. Siete davvero stupendi, e avervi fatto aspettare tanto è stata davvero una carognata. Perciò vi prometto che cercherò di aggiornare quanto prima il prossimo capitolo (l’ultimo, e stavolta ne sono sicura. Ehmm, okay, quasi sicura^^”).

Hatori: ciao! Grazie mille della recensione. Mi auguro che anche questo capitolo ti sia piaciuto. Fammi sapere! Un abbraccio.

Akane_val: ciao! Mi fa piacere che tu abbia letto la Promessa di Shinichi e che l’abbia apprezzata. Sono molto affezionata a quella fanfic, in quanto è la prima che ho scritto in assoluto. Spero che questa qui ti piaccia altrettanto.^^ Grazie per tutti i complimenti, sei adorabile! #^^# Baci!

Pera 11: ciao! Ti ringrazio per aver commentato, e delle lodi sulla storia e sullo stile. Felicissima di essere riuscita a farti divertire con i drammi psicologici di Conan e le prese in giro del suo migliore amico! Trovo Heiji davvero spassoso e, anche se non è direttamente implicato nel plot, ho voluto fargli fare una comparsata.^__^ Dovevo! Le tue farneticazioni (che farneticazioni non sono affatto) non mi annoiano, te l’assicuro. Anzi. Un bacio, spero di risentirti.

Ginny85: ciao carissima!^^ “Fantastica”…ehm, *coff coff*, suppongo che dopo l’estremo ritardo nell’aggiornamento di questo capitolo tu ti sia ricreduta su quell’aggettivo. Ehm… comunque…

Grazie di essere passata da queste parti e di aver lasciato le tue impressioni: sono contenta che la storia ti abbia interessato (e divertito. He he, far ingelosire Kudo-kun è altrettanto divertente che leggere di lui geloso, credimi). Spero di non deluderti con questo chap!

Approfitto per ringraziarti anche della recensione a Our Song. CERTO che sono stata contenta di trovarti da quelle parti, e ancora di più di essere riuscita a farti ridere! Eh sì, Heiji e Conan insieme sono fantastici! Se mi viene in mente qualche altro siparietto lo butto giù di sicuro! Baci!

Wilwarind: ciao! Commossa!? Al settimo cielo!? Tu sei davvero troppo buona, Wil, dico sul serio! Anche se le lodi di una scrittrice che ammiro e stimo tanto mi fanno davvero piacere, devo ammetterlo.^^ Allora, ecco qui il secondo capitolo, spero di ricevere la tua opinione anche su questo. Oh, e grazie per il commento a Our Song. Sono felice di essere riuscita a divertirti con quel piccolo “scherzo”. Ciao tesora, a risentirci!

Sailormeila: ciao! Grazie di cuore della recensione e dei complimenti, sei carinissima.#^^# Anche a me ha fatto piacere rivederti a commentare una mia storia su DC dopo tutto questo tempo. Spero che continuerai a seguire le vicende del “Segreto di Ran”, e che non ti deluda mai. Sospettucci? Ma fai bene ad averli, dopotutto, è pur sempre un manga poliziesco…

Ersilia: ciao! Sono felice di risentire anche te. Il tuo commento mi ha fatto davvero piacere, grazie mille!^^ Ti dirò, ogni tanto è divertente far abbassare un po’ la cresta a Mr. So Tutto Io (aka Shinichi Kudo) e prenderlo in giro. Mi auguro che anche questo capitolo ti piaccia. Baci!

Dany92: ciao! Beh, sì, è una Shinichi/Ran, ma credo che dopo aver letto questo capitolo anche una fan della coppia Ai/Conan abbia di che rallegrarsi. ^__- Grazie dei complimenti, sono lusingata che tu legga la mia ff nonostante non sia interamente dedicata alla tua coppia preferita. Baci!

Anele87: ciao! Grazie! Beh, il segreto è quasi svelato… il prossimo capitolo sarà decisivo, te lo prometto! Baci!

Umi rebel 90: ciao! Grazie dei complimenti. Eh sì, Shinichi geloso è davvero divertente…per questo ho deciso di lasciarlo così ancora un po’!^^ Spero di risentirti! Un abbraccio.

Mikayla: ciao! Ti ringrazio di cuore per la lunga e dettagliata recensione, sei stata adorabile!#^^# Felicissima di averti fatto ridere con la scenetta nella biblioteca, il mio intento era proprio di creare un siparietto comico e di prendere un po’ in giro Conan, cosa che sto continuando a fare per tutta la ff (*Bwha ha ha!* ßrisata diabolica). Da qui l’equivoco con i bambini e tutto il ragionamento di lui. Ai è un personaggio che mi piace molto, quindi colgo ogni occasione per parlare di lei.

Grazie dei complimenti, mi hanno fatto davvero piacere.^^ Sia quelli sullo stile che quelli sulla storia. Un bacio grande, spero di ricevere ancora una tua recensione.

Dbfan93: ciao! Grazie mille del commento e delle lodi e SCUSA se ci ho messo tanto ad aggiornare nonostante le tue sollecitazioni. Mi auguro che il capitolo valga l’attesa. Un bacio e grazie ancora per tutto quello che hai detto.

Feferica: ciao! Devo ringraziarti tre volte: per i complimenti alla Promessa di Shinichi (la più bella fanfic che tu abbia mai letto!? ^/////^ Oddio!! Sei carinissima a dirmelo!), per quelli a questa storia, e per le lodi a Our Song. Sono felice di essere riuscita ad appassionarti con ciò che scrivo! Dunque: grazie, grazie, grazie. Baci!

_Diane_: ciao! Ecco, continua qui. ^__^ Scherzi a parte, grazie di cuore della recensione e dei commenti positivi sulle scene (anche a me quella con Heiji piaceva molto). Mi fa piacere che tu abbia apprezzato il primo capitolo, e spero che questo sia all’altezza delle tue aspettative. Addirittura tra i preferiti!? Grazie, troppo buona!! Un bacio.

Approfitto dello spazio per ringraziare anche chi ha commentato la fanfic Our Song:

Tigre: ciao! Ti ringrazio del commento. Beh, questa cosa del “Gotta catch ‘em all”, “Li catturerò tutti”, mi è sempre sembrata molto azzeccata anche per la volontà dei due detective sboroni di arrestare tutti i criminali che incontrano. Da qui, la ff. Un bacio!

Lore: ciao! Grazie! Sono contenta che ti sia piaciuta e ti abbia fatto ridere.^^ Baci!

The_Pianist: ciao! Wow, il tuo commento mi ha fatto davvero piacere. Una mia fan!? Sei carinissima, sul serio! ^////^ Grazie mille dei complimenti. Se me ne viene in mente qualcun’altra, la posto, okay? Un bacione.

Talpina Pensierosa: ciao! Felicissima di essere riuscita a farti ridere così! Grazie della recensione, baci!

Eliot: ho una parola: grazie!:P Davvero, mi hanno fatto piacere le tue lodi sulla storia e sull’originalità. Sei davvero gentile, spero di riuscire ad appassionarti con le mie prossime storie. Un bacio.

Ecco fatto. Concludo con le note dei riferimenti trovati nel capitolo:

(*) Volume 16. Per chi non lo sapesse o ricordasse, è quando Ran e Sonoko, sotto la pioggia, incrociano Kaito Kuroba (alias Kid) e Aoko Nakamori. Mi ha sempre lasciato perplessa il fatto che Ran si sia accorta così tanto della somiglianza tra Shinichi e Kaito da scambiare quest’ultimo per il suo amico d’infanzia, ma che NON ha fatto ASSOLUTAMENTE caso alla somiglianza tra se stessa e la figlia dell’ispettore Nakamori. Mah.

(**) Volume 7.

A presto!

Melany

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Capitolo 3
*** Questions and Answers ***


3

3. Questions and Answers

 

Ran Mouri si fermò di fronte al cancello di casa Kudo, con un sospiro. Dopo la scuola era andata direttamente lì, senza nemmeno fare un salto a casa a posare la cartella, che ora teneva con entrambe le mani davanti a sé, contro la gonna a pieghe azzurra che svolazzava lievemente sotto la carezza del vento.

Avvertiva una sensazione strana sul cuore, dopo quello che era successo con Okai. Ciò era la causa della sua esitazione di fronte a quel cancello che conosceva così bene, che tante volte nella sua vita aveva attraversato con Shinichi, chiacchierando con lui, gridandogli spazientita che stavano facendo tardi, o anche da sola e in silenzio, ma con quel sorriso a fior di labbra e quella piacevole sensazione che la accompagnavano sempre quando sapeva che stava per incontrare Shinichi.

Piacevole sensazione che fino a quel momento le era sembrata così naturale da non porsi alcuna domanda al riguardo. Per Ran, essere contenta di vedere il suo amico d’infanzia, passare momenti indimenticabili con lui, momenti in cui non desiderava essere in nessun altro luogo e con nessun altro, era normale. In fondo, era sempre stato così, fin da quando entrambi sapevano a malapena contare e bisticciavano per chi dovesse mangiare l’ultima caramella del sacchetto (anche se alla fine era sempre lei, e quando la metteva in bocca sorridente il broncio di Shinichi non sembrava mai del tutto vero. Mai). Certo, c’erano sempre state le prese in giro degli altri, gli sghignazzi e le frasi del tipo: “A quando il matrimonio?” e “Dai, datevi un bacio!”, ma Ran, anche se sul momento poteva sentirsi imbarazzata, non aveva mai dato peso a quelle voci. Gli altri vedevano la cosa in modo superficiale, non capivano. Nessuno capiva.

Loro erano Ran e Shinichi.

Non c’era nient’altro da dire.

Almeno, così era stato fino a quel giorno. Fino alla dichiarazione di Okai, fino al bacio. Perché prima di allora, Ran non aveva mai considerato l’idea di passare il tempo con un ragazzo che non fosse Shinichi. E non perché aveva sempre voluto che il suo primo amore fosse lui, semplicemente non ci aveva mai pensato. Per lei, la vita andava bene così. Certo, ogni tanto si baloccava con l’idea di avere un giorno un ragazzo, ma era sempre un pensiero rarefatto che veniva presto dimenticato perché Shinichi arrivava sorridente a raccontarle dell’ultimo giallo che aveva letto e di come avesse scoperto chi era il colpevole almeno una trentina di pagine prima del detective della storia.

Ma quel giorno, quando la possibilità di avere un ragazzo si era concretizzata davanti ai suoi occhi, abbandonando le vesti di un remoto pensiero intangibile, la lineare semplicità della sua vita fino a quel momento era crollata sotto il peso di numerosi punti interrogativi.

 Cos’erano Ran e Shinichi? E soprattutto, cosa Ran avrebbe voluto che fossero?

Questa domanda le pesava sul cuore, perché apriva scenari che fino ad allora non aveva mai considerato. E più di tutto, la portava a chiedersi cosa ne pensasse lui.

Ran sospirò ancora una volta, ricacciando indietro l’ultima domanda, quella che non riusciva nemmeno a formulare nella mente. Non ancora. Era tutto così assurdo. Staccò la mano dal manico della cartella, accorgendosi con una smorfia che il palmo era tutto sudato, e suonò al citofono.

La voce nasale di Shinichi arrivò poco dopo:

Ce ne hai messo di tempo, Ran!

“C-Come?”, balbettò, imbarazzata e confusa. Shinichi l’aveva vista starsene lì impalata fino a quel momento? Probabilmente ora pensava che fosse matta o qualcosa del genere. Il pensiero le generò suo malgrado una fitta di sconforto.

Beh, era piuttosto prevedibile che, non vedendomi in classe, saresti passata dopo le lezioni”. Il tono era saccente, ma la combinazione di voce nasale e distorsione gracchiante del citofono la fece risultare piuttosto comica. Ran ridacchiò, e poté figurarsi il volto del suo amico d’infanzia che si corrugava in un’espressione d’incomprensione e fastidio.

“Fammi entrare, Grande Detective!”. Lo esortò e lui obbedì, sbuffando.

Mentre camminava per il viale di casa Kudo, Ran rifletté come per un attimo fosse riuscita a dimenticare i suoi crucci solo parlando con lui. E di come, nonostante tutto, fosse riuscita anche quel giorno ad attraversare il cancello con un lieve sorriso sulle labbra.

 

*

Ma che cavolo sto facendo!?

Fu il pensiero che attraversò fulmineo la mente brillante di Conan Edogawa non appena ebbe chiuso gli occhi. Certo, Shinichi ce l’aveva con Ran per aver dato un bacio a qualcun altro e averglielo per di più tenuto nascosto, certo, Haibara aveva toccato le corde giuste quando gli aveva proposto di renderle pan per focaccia, sfruttando abilmente il suo risentimento, ma aver considerato anche solo per un istante la possibilità di baciare la piccola scienziata per ripicca era assurdo e ingiusto.

Così, Conan aprì gli occhi e dischiuse le labbra per dire ad Haibara che non se ne faceva niente e tutto ciò che vide fu un getto d'acqua che gli finì in faccia e soprattutto in bocca, cosa che lo costrinse a  tossire, sputacchiando rivoli di liquido gelato sulla terra battuta del cortile. Con un angolo della mente considerò che, se non avesse avuto gli occhiali, anche gli occhi sarebbero stati annaffiati.

"Haibara! Accidenti a te!" Gridò furente quando la tosse gli diede tregua, mentre intorno a lui i bambini ridevano divertiti. Attraverso le goccioline che imperlavano le lenti degli occhiali la vide sorridere malignamente, la pistola ad acqua che aveva tirato fuori da chissà dove ancora fra le dita.

"Per essere lo Sherlock Holmes del nuovo millennio, ti fai fregare piuttosto facilmente, Kudo-kun." Lo pungolò in un sussurro. Lo sguardo che lui le rivolse in risposta avrebbe fatto venire gli incubi a molti dei bambini che in quel momento stavano giocando nel cortile, Ayumi, Genta e Mitsuhiko compresi. Fortunatamente se lo persero, ancora intenti a discutere di Masked Yaibar con il ragazzino che aveva tirato fuori l'Action Figure.

"Però mi hai sorpresa." Proseguì Haibara, atona. "Insomma, hai accettato così facilmente di-"

"Non è vero!" La interruppe Conan, ora paonazzo. "Stavo appunto per dirti che non se ne faceva niente quando mi hai sparato l'acqua addosso."

"Sì. Certo." Disse la piccola scienziata, così condiscendente da far intendere chiaro e tondo che non credeva a una parola. Poi si alzò e gli voltò le spalle, ignorando le sue proteste e allontanandosi.

Maledetta Haibara. Ci mancava solo lei a completare questa giornata MERAVIGLIOSA.

Shinichi Kudo sbuffò attraverso il corpo di Conan, poi sospirò. Doveva assolutamente scoprire cosa era accaduto esattamente il giorno del primo bacio di Ran. Insomma, la realtà non avrebbe mai potuto competere con tutte le scene orribili che la sua mente aveva cominciato a immaginare da quando lo aveva scoperto. Inoltre, non poteva lasciare in sospeso la faccenda: lui era un detective, e i detective che abbandonano un puzzle prima di aver messo tutti i tasselli al loro posto erano detective falliti. Chissà, forse, se l'adorabile, piccolo Conan-kun le avesse chiesto una spiegazione con l'adeguata dose di dolcezza, Ran lo avrebbe accontentato.

Per ora, rifletté amaramente Conan mentre si toglieva gli occhiali per asciugarli, risolvere quel puzzle era l'unica, minuscola consolazione che poteva avere da tutta quella storia.

 

*

 

"Te l'avevo detto che ti eri beccato il raffreddore, Shinichi." Non poté fare a meno di rimbeccarlo Ran non appena lo vide, gli occhi gonfi e lucidi, il naso e le guance arrossate, bivaccato sul letto con un libro aperto che non ebbe difficoltà a riconoscere come Il Segno dei Quattro, l'avventura di Sherlock Holmes preferita dal suo amico d'infanzia.

"Umpf", fu la risposta traboccante di retorica che ricevette. Apprezzò comunque che lui non le facesse notare chi era stato a trasmettergli l'influenza, un tocco di galanteria che non si sarebbe aspettata da Shinichi.

Decise di chiamare suo padre e dirgli che sarebbe rimasta lì, almeno per preparare la cena. Kogoro Mouri fu tutt'altro che entusiasta alla notizia, ma alla fine si arrese, non prima però di essersi fatto passare Shinichi e di avergli borbottato quelle che erano di sicuro minacce alla sua incolumità se le avesse fatto qualcosa.

"Che cos'hai, Ran?" Le chiese il suo amico d'infanzia mentre lei si sedeva sul bordo del letto, un vassoio fra le mani con una scodella di zuppa di miso fumante e una bottiglia di acqua minerale.

"Che vuoi dire?".

Shinichi la guardava con le palpebre leggermente socchiuse; attraverso le ciglia, i suoi occhi blu brillavano sotto la frangetta bruna arruffata. La sua febbre doveva essere peggiorata durante le ultime due ore che lei aveva passato lì.

"Lo sai. Sei taciturna e assorta. E' successo qualcosa a scuola?"

Come no... un ragazzo stupendo mi ha chiesto di uscire con lui, mi voleva baciare e per tutto il tempo io non ho fatto che pensare a te. E non so perché.

O forse lo so... ma è così...

"Niente. Davvero." Ma i suoi pensieri l'avevano fatta arrossire e aveva abbassato gli occhi; e malato o no, Shinichi non era certo stupido.

"Lo sai che puoi dirmi tutto, Ran." Insisté lui, ora visibilmente preoccupato.

"Posso chiederti una cosa, Shinichi?

"Che cosa faresti se ti accorgessi all'improvviso di poter cambiare la tua vita, tutto quello che è stata finora? Immagina di non poter prevedere se facendolo rovineresti ciò che hai sempre avuto e che per te è sempre stato bellissimo. Correresti il rischio di perdere qualcosa che per te è veramente importante?".

Okay, forse era stata un po' una carognata fare una domanda del genere a uno con la febbre alta. Shinichi aveva la fronte corrugata nello sforzo di concentrazione. Alla fine, si rilassò e la guardò con quegli occhi incredibilmente blu e, solo ora questo la colpiva, incredibilmente belli.

"Se consideri la possibilità di cambiare, immagino che il cambiamento abbia dei lati positivi, altrimenti lo accantoneresti a priori, giusto?"

Ran rifletté e dovette suo malgrado annuire.

"Allora probabilmente sì, Ran. Correrei il rischio."

Lei sorrise con una punta d'impertinenza. "Certo, perché tu sei il grande Shinichi Kudo, che non ha paura di niente."

Shinichi scosse la testa, rispondendo al suo sorriso con uno più genuino.

"No. In realtà lo farei perché, per quanto poi la scelta possa rivelarsi sbagliata, non comprometterebbe tutto ciò che ho sempre avuto. Perché ci sono cose che restano sempre, non importa cosa accada. E nel mio caso, quella cosa sei tu, Ran. La costante della mia vita." Ran arrossì, e lui abbassò gli occhi, con un sospiro. "O almeno lo spero."

Questo era Shinichi. Riusciva a stupirla e a fugare tutti i suoi dubbi in un istante. Forse era stata l'influenza a farlo parlare con tanta dolce franchezza, ma Ran sapeva che intendeva ogni parola che aveva detto. E all'improvviso, capì una cosa che forse il ragazzo davanti a lei aveva sempre saputo.

Che loro sarebbero rimasti Ran e Shinichi qualunque cosa fosse accaduta, non c'era nient'altro da dire.

E che la domanda che non aveva avuto il coraggio di formulare, a cui non aveva mai dato voce in tutti quegli anni, forse inconsciamente consapevole che l'avrebbe turbata, la domanda: Mi sono innamorata di Shinichi?, non faceva più così paura.

"Grazie". Sorrise riconoscente al suo amico d'infanzia, che per tutta risposta si soffiò il naso rumorosamente.

"Ora fammi mangiare, che la mia zuppa si raffredda." Borbottò, afferrando il cucchiaio.

Un'ora più tardi lui era beatamente addormentato e russava. Ran decise che era il momento di tornare a casa, prima che si facesse tardi e suo padre irrompesse a casa Kudo con intenti omicidi. Accarezzò con lo sguardo il suo profilo scostandogli una ciocca di capelli bruni dalla fronte con le dita.

"Buonanotte, Shinichi." Bisbigliò.

 Ora credo di aver capito qual è la risposta a quella domanda.

E tutto ciò che sentì nel cuore, fu emozione. Dopotutto, qualsiasi cosa avesse pensato lui al riguardo, non avrebbe potuto cambiare ciò che avevano costruito insieme in tutta la loro vita; quel rapporto così speciale da non poter essere spiegato a nessuno, nemmeno alla sua migliore amica, nemmeno a sua madre.

Un sorriso le affiorò alle labbra mentre attraversava il cancello e pensava a quanto era felice che Okai le si fosse dichiarato, quel giorno. A renderla felice era soprattutto l'aver rifiutato sia lui che il suo bacio.

 

*

 

"Ran-neechan?".

Conan era entrato nella sua stanza dopo aver bussato. Ran gli sorrise, distogliendo gli occhi dalle odiose equazioni di algebra. Era sempre contenta di vedere il suo 'fratellino', ma al momento lo era ancora di più, dato che le permetteva di fare una pausa dalla materia che odiava di più in assoluto.

"Volevo chiederti scusa per aver alzato la voce con te, per quella storia del bacio." Il bambino aveva la testa china e lei non poteva vedere gli occhi, nascosti dal riflesso della luce sugli occhiali. Comunque, sembrava davvero dispiaciuto.

"Non fa niente, Conan-kun. Tutto dimenticato." Disse, arruffandogli affettuosamente i capelli con la mano. "Ma in cambio del mio perdono, puoi dirmi perché ti sei accalorato tanto?". Insomma, se davvero il piccolo si era preso una cotta per lei, era meglio affrontare la questione subito. Conan arrossì, ma ancora non alzava gli occhi per guardarla.

"Io.. è solo che...ero sorpreso, tutto qui." Si giustificò. "E volevo chiederti, Ran-neechan... non è che potresti raccontarmi come sono andate le cose?"

"Perché ci tieni tanto a saperlo?"

"Beh, c'è questa ragazzina che mi piace a scuola... te ne avevo già parlato, no? E...ehm... non so come vanno queste cose di solito... e magari, se mi racconti la tua storia..."

Accidenti se erano precoci i bambini, ultimamente. Ma avrebbe dovuto aspettarselo da Conan. Insomma, lui sembrava un adulto in molti suoi atteggiamenti, non era mai infantile, se non in casi particolari che erano l'eccezione, più che la regola. Perciò immaginava che fosse naturale che si dimostrasse precoce anche in altre questioni.

E poi nel suo racconto non c'era niente di scabroso. Avrebbe detto tutto già ad Ayumi il giorno prima se Conan non avesse avuto quell'attacco di rabbia. Sospirò.

"Okay, Conan-kun. Ma devi promettermi che non dirai nulla a Shinichi. Promesso?".

Gli porse il mignolo, e per un attimo, quando lui la guardò, vide uno strano lampo nel blu dei suoi occhi -Dolore? Tristezza?- ma fu solo un istante, così fugace che fu portata a credere di averlo immaginato. Conan fece un sorriso largo e solare, stringendo il mignolo al suo.

"Promesso, Ran-neechan!"

"Solennemente?"

"Croce sul cuore." Disse lui, facendosi il segno di una X sul petto.

"Okay, mi fido di te." Ran sorrise nostalgica, perdendosi nei ricordi. "Quando è accaduto, avevo cinque anni più di te."

"Come?" Conan fece tanto d'occhi. "Vuoi dire dodici anni?"

"Sì, esatto. Eravamo in vacanza al mare, io, Sonoko e Shinichi. Io e Sonoko stavamo giocando a chi nuotava più veloce, e c'era una penitenza per la perdente. Le due volte che ha perso lei, io l'ho costretta a fare cento saltelli e a stare in verticale per cinque minuti sulla sabbia, cose innocenti, insomma, ma quando ho perso io..." arricciò le labbra infastidita al ricordo, "...quella peste mi ha sfidato a dare un bacio sulle labbra a Shinichi, che si era appisolato vicino all'ombrellone."

"E-E tu l'hai fatto?". Conan era stranamente paonazzo. Addirittura più rosso di lei.

"Beh, dovevo. Erano le regole, e Sonoko aveva fatto le sue penitenze."

"Ah."

Ran ricordava quanto era stata imbarazzata, quanto aveva pregato che Shinichi non si svegliasse nel momento clou per chiederle che cavolo stesse combinando, o che sua madre, che li aveva portati al mare, decidesse proprio in quel momento di alzare gli occhi dal suo libro per vedere che cosa stavano combinando i pargoli.

Fortunatamente, le sue preghiere erano state esaudite. Nessuno a parte quella streghetta di Sonoko si era accorta di nulla, e in seguito l'avrebbe minacciata di chiudere la loro amicizia per sempre se avesse spifferato qualcosa a chiunque. Inoltre, non era stata poi così terribile, come penitenza: le labbra di Shinichi erano lisce e calde di sole. Quando lei vi aveva posato le sue, aveva avvertito un leggero sapore salato, ma non sgradevole. Ovviamente era stato un bacio innocente, un mero sfiorarsi di labbra, ma era stato bello, davvero bello. Ran ne conservava il ricordo con dolcezza. 

E se Shinichi fosse venuto a saperlo in qualche modo non avrebbe più avuto il coraggio di guardarlo in faccia. Questo era sicuro. 

"La cosa più buffa di tutte è che Sonoko mi ha chiamato ieri per chiedermi della faccenda del bacio. All'inizio ho creduto che si fosse dimenticata di quella giornata al mare, ma poi ho capito: deve aver pensato che io abbia dato un altro... ehm... tipo di bacio a qualcuno senza dirglielo." Ran rise. "Solo a lei poteva venire in mente una cosa del genere. Vero, Conan?"

"He he he", rispose il piccolo. "Già".

"Comunque, mi sono presa una piccola rivincita e ho continuato a farglielo credere. Almeno per un po', poi le dirò la verità. Se può essere pestifera lei, posso esserlo anch'io, no?

"Qualcosa non va, Conan-kun?". Il piccolo sembrava decisamente più felice di quando era entrato nella stanza pochi minuti prima. Gli angoli della sua bocca continuavano a guizzare, come se volessero stirarsi in un sorriso e lui non glielo permettesse.

"Oh no, tutto okay, Ran-neechan. Grazie della bella storia. Io vado di là. Ci vediamo a cena!". E uscì quasi saltellando, come se gli avessero appena detto che Natale era arrivato con mesi e mesi di anticipo. Ran era un po' perplessa, ma alla fine scrollò le spalle. Se Conan era contento, lei era contenta. Tanto bastava.

Shinichi era davvero al settimo cielo, eppure non poteva evitare di darsi dello stupido. Come detective, in quel frangente, si era dimostrato davvero superficiale.

Perché aveva pensato che Ran avrebbe parlato ad Ayumi, una bambina di sette anni, di un bacio da adulti? Era ovvio che, dato il contesto, Ran non avesse pensato a un bacio con la lingua ma ad un innocente bacio sulle labbra o sulle guance, nel rispondere alla domanda della piccola.

Eh sì, avrebbe dovuto tenere conto di tutti i fattori. Che imbecille era stato.

Ma, per la prima volta, essersi dimostrato poco valido come detective non lo infastidiva. E, anche se si trattava di un bacetto fra ragazzini, era contento che Ran lo avesse dato proprio a lui e a nessun altro.

Cavolo, però! Ma perché stavo dormendo!? Accidenti!

 Anche se, rifletté, poteva sempre fare una gara a penitenze con Ran e Sonoko non appena avesse riacquistato il suo corpo di diciassettenne. Chissà che Sonoko non avesse altre idee brillanti.

Con questo pensiero, e senza più quel peso opprimente sul cuore che lo aveva accompagnato negli ultimi due giorni, Conan trotterellò in direzione della cucina per farsi un sandwich.

Improvvisamente, la giornata sembrava luminosa e fantastica.

 

 

The End

 

 

 

 

Omake (regalo)

 

"Allora, vediamo un po'..." Sonoko si prese il mento fra le dita e corrugò la fronte, pensierosa. 

Shinichi la osservava con un'espressione calma e lievemente infastidita, ma dentro di sé, sogghignava. Certo, aveva dovuto sacrificare il suo orgoglio per perdere di proposito quella sfida a nuoto, ma se le cose fossero andate come immaginava, ne sarebbe valsa la pena.

Scoccò un'occhiata in tralice a Ran, stupenda nel suo bikini blu fiorato, i capelli lunghi fradici le si appiccicavano al collo e alle spalle, le guance e il naso erano arrossati dal sole e le labbra leggermente dischiuse, umide d'acqua di mare.

Eh sì, ne sarebbe valsa decisamente la pena, pensò arrossendo.

"Ho trovato!" Esclamò Sonoko battendosi il pungo sul palmo della mano. Fece un sorriso perfido, guardando prima Shinichi, poi Ran, poi di nuovo Shinichi. "Dovrai..."

Ci siamo...  pensò raggiante il Detective dell'Est.

"...fare il bagno nudo."

"...EH!?"

 

FINE

 

 

 

 

 

Note dell'Autrice: so che merito il plotone d'esecuzione visto tutto il tempo che vi ho fatto aspettare, vi chiedo scusa, davvero. Metterci così tanto ad aggiornare è veramente uno scandalo, spero che almeno il finale di questa storia vi piaccia. Me lo auguro con tutto il cuore, perché farvi aspettare così tanto per poi darvi un bidone sarebbe davvero pessimo, da parte mia. E visto che l'attesa è stata lunga, ho aggiunto anche un piccolo regalo alla fine (da leggere rigorosamente dopo la storia, se no vi anticipa delle cose), sperando che sia di vostro gradimento e che vi faccia perdonare almeno in parte l'imperdonabile ritardo.

Ovviamente ringrazio tutti i lettori, che hanno aspettato pazientemente che il capitolo uscisse, tutti i recensori e chi ha messo la storia fra i preferiti. Siete adorabili, fantastici, impagabili (insomma, tutto il contrario di me. ^^") e soprattutto divini. A proposito, vi ricordate quella storia dell'errare è umano e perdonare divino? Appunto. ^^

totta1412: eh sì, sono proprio io. Grazie infinite dei complimenti, sono contenta che La Promessa di Shinichi ti sia piaciuta così tanto, è una storia a cui sono molto affezionata, dato che è stata la mia prima fanfic in assoluto. La tua recensione è stata davvero lusinghiera, grazie di cuore. Se tu sei felice di dirmi tutte quelle cose, io sono ancora più felice di sentirle, credimi! Sei carinissima. Spero che apprezzerai anche il finale di questa storia, mi piacerebbe sentire le tue impressioni. Un bacio!

akane_val:  scusami se ti costringo ogni volta a rileggere i capitoli passati perché aggiorno in tempi che si misurano in ere, sul serio, sorry.^^" La situazione in cui era rimasto Conan mette i brividi anche a lui, credimi. Per quanto riguarda le tue previsioni, non ti resta che leggere per scoprire se avevi ragione. E se l'hai già fatto, fammi sapere che cosa ne pensi di come si è sviluppata e conclusa la vicenda, okay? Mi farebbe piacere. Nel frattempo ti ringrazio per la recensione e le lodi. Un bacio!

Dany92: purtroppo ti ho fatto aspettare anche stavolta, mi dispiace. Spero che ne sia valsa la pena, almeno.^^" Grazie per i complimenti sullo scorso capitolo, sei stata davvero gentile. Conan geloso è sempre uno spasso, è vero; mi diverto anch'io a descriverlo così. Per quanto riguarda le tue previsioni, leggi e dimmi cosa ne pensi della mia versione dei fatti.^^ Baci!

feferica: GRAZIE! Le tue recensioni mi fanno sempre molto piacere. Eh sì, avevo lasciato Ran e Conan in due situazioni piuttosto scomode lo scorso capitolo, spero che ti sia piaciuto il modo in cui le ho fatte sviluppare. Chiedo scusa anche a te per la gigantesca attesa, mi auguro che questo capitolo conclusivo sia di tuo gusto come i precedenti. E ancora grazie per i complimenti. Un bacio.

_Diane_: ciao! Sono felice che lo scorso capitolo non ti abbia delusa, mi auguro che anche questo nuovo non sia da meno. Il tono della prima parte è un po' meno ironico, come hai potuto vedere, ma torna leggero a poco a poco. Spero solo di non aver esagerato col romance, ma dato l'argomento non ne ho potuto fare a meno.^^" Grazie comunque di tutte le tue osservazioni e le lodi. Lo sai, sono completamente d'accordo con te riguardo al fatto che il bello dello scrivere sia proprio non avere idea di come si svilupperà la propria storia. In un certo senso, si scopre il finale insieme agli stessi lettori. Anche se quando inizio ho una vaga idea di come devono andare le cose, lo sviluppo e il finale escono fuori sempre diversi da come me li immaginavo. Questa storia non fa eccezione. Ed è davvero la parte più divertente di tutta la faccenda. XD. Baci, a risentirci!

Ginny85: ciao carissima!^^ Che bello risentirti ogni volta! Non potrei mai rimproverarti per il ritardo nelle recensioni, uno perché avrei davvero una bella faccia tosta a farlo, dati i miei tempi di aggiornamento, due perché adoro le tue recensioni. Grazie infinite di dedicare un po' del tuo tempo a commentare le mie creazioni. Come ti sono sembrate le scene Shinichi/Ran di questo capitolo? Spero che non risultino troppo smielate, io ho fatto del mio meglio per mantenere un certo equilibrio (anche se ho usato la scusa della febbre per rendere il caro Shin-chan un po' più emotivo del solito^^). Scrivere di Ai è sempre divertente, in rapporto a Conan. Come lo tratta lei non lo tratta nessuno. Se hai già letto il capitolo capirai cosa intendo. Per quanto riguarda la tua ficcy, io continuo ad aspettarla, tu fai pure con calma, se sei impegnata. Appena comparirà sugli schermi di EFP ti assicuro che io sarò lì a leggere. Baci baci!

Ayumi Yoshida: ciao! Capita anche a me di perdere storie che sto seguendo, soprattutto in fandom sovraffollati (tipo Harry Potter). Perciò ti credo e, se sei un'imbranata, lo sono anch'io, a questo punto. XD Ti ringrazio di cuore per questo commento così dettagliato e per le lodi che mi fai, sei veramente adorabile. Mi fa piacere che la mia storia sia stata la prima su Detective Conan che tu abbia mai letto e che ti sia piaciuta così tanto. Anch'io adoro la coppia Shinichi/Ran e Conan geloso è davvero divertente. Mi auguro davvero di non deluderti con questo aggiornamento e che i personaggi continuino a risultare IC. Io ce la metto tutta in tal senso. Quanto all'alternanza presente/falshback, c'è anche in questo capitolo, spero di non aver creato confusione e che il tutto sia scorrevole; stavolta però ti ho risparmiato il To be continued e l'ho sostituito con un bel The End.^^ Grazie di cuore anche per la tua pazienza nell'aspettare l'aggiornamento, perché con me di pazienza ce ne vuole davvero un mucchio (una catasta). Sono lusingata che tu abbia messo la storia fra i preferiti, thanks. A risentirci! Un bacio.

Rinalamisteriosa: ciao! Ti ringrazio di aver recensito tutte le mie storie su Detective Conan, sei stata adorabile. Io sono un disastro, come ormai tu avrai capito, ma ora che sono in vacanza cercherò di tener fede a tutti i miei impegni (aggiornare questa fanfic era uno di questi). Sono contenta che la trama ti abbia appassionato, fammi sapere cosa ne pensi di questo finale, okay? E grazie ancora per essere così paziente con me, che me lo merito ben poco. Davvero, sei incredibile. A risentirci carissima, un bacio!

Roe: grazie del tuo commento, sono stata contenta di riceverlo, e che tu abbia trovato Conan/Shinichi in linea con il personaggio originale di Gosho. Aspetterò le tue impressioni su questo nuovo capitolo. Un abbraccio, e grazie ancora delle lodi.

Qualche nota conclusiva:

- La metafora del puzzle l'ho scritta di getto, ma poi mi sono accorta che è praticamente quello che dice Near nell'episodio 27 di Death Note (che ho rivisto da poco). Quindi do a lui tutti i diritti. E chissà, magari Conan legge Death Note, per questo gli è venuto in mente quel pensiero. xD

- In Detective Conan Ran si accorge di aver cominciato a vedere Shinichi con occhi diversi dopo che lui ha salvato la vita a lei e a un assassino a New York; però fino al volume 35 Ran non ricorda affatto ciò che è successo a NY, eppure sa di essere innamorata di Shinichi fin dal primo volume. Così ho pensato che potrebbe essersene ri-resa conto poco tempo dopo che erano tornati a Tokyo, e in questa fic ho immaginato come potevano essere andate le cose.

Con questo, ho concluso.

Ancora grazie per la vostra pazienza.

A risentirci,

Melany

 

 

 

 

 

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