Angel.

di readingsmydrug
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue. ***
Capitolo 2: *** Chapter 1. ***
Capitolo 3: *** Chapter 2. ***
Capitolo 4: *** Chapter 3. ***
Capitolo 5: *** Chapter 4. ***
Capitolo 6: *** Chapter 5. ***
Capitolo 7: *** Chapter 6. ***
Capitolo 8: *** Chapter 7. (part 1) ***
Capitolo 9: *** Chapter 7. (part 2) ***
Capitolo 10: *** Chapter 8. ***
Capitolo 11: *** Chapter 9. ***
Capitolo 12: *** Chapter 10. ***
Capitolo 13: *** Chapter 11. ***
Capitolo 14: *** Chapter 12. ***
Capitolo 15: *** Chapter 13. ***
Capitolo 16: *** IMPORTANTE. ***



Capitolo 1
*** Prologue. ***


Prologue.

 
Mi affacciai al finestrino appannato dell’autobus. Guardai le goccioline di pioggia rigare il vetro freddo mentre il veicolo continuava la sua corsa.
Infilai la mano destra nella tasca del mio giubbotto e ne estrassi un paio di cuffiette nere, misi solo la destra siccome la sinistra non funzionava da un po’ di tempo e feci partire una canzone a caso nella playlist.
Cominciai a muovere il piede a ritmo di musica mentre altra gente continuava a scendere e salire dall’autobus ad ogni fermata.
Mi guardai attorno: non c’erano più posti a sedere, fortuna che io ne avevo trovato uno prima che la corriera si riempisse!
Accanto a me una signora anziana litigava con due buste della spesa cercando di non perdere l’equilibrio fallendo miseramente e andando a finire contro le persone che la circondavano. La guardai mentre armeggiava con il bastone e le buste di plastica bianca, mi fece tenerezza vederla tutta bagnata per colpa della pioggia e stanca per via del peso che le sue esili braccia dovevano sopportare. Le appoggiai una mano sulla spalla richiamando la sua attenzione: “Scusi signora, vuole sedersi al mio posto?”
“Ti sembro una vecchietta decrepita ragazzina? Lasciami stare, riesco a cavarmela benissimo da sola!” mi urlò contro con voce roca. Restai a fissarla accigliata per qualche secondo. Volevo solo essere gentile...
Sentii la risata strozzata di qualcuno che si trovava di fronte alla vecchina.
Spostai il mio sguardo verso la sorgente del rumore e vi trovai tre ragazzi che avranno avuto due, tre anni in più di me, carini devo ammetterlo, ma probabilmente non erano il mio genere.
Cappotti neri in pelle, jeans e stivali scuri. “Che volete?” chiesi scocciata. Loro agitarono una mano come per dire ‘niente, lascia stare’ e tornarono a parlare tra di loro ridendo ogni tanto. Sospirai e mi misi a fissare altra gente nell’autobus: davanti a me era seduta una coppia di fidanzatini che non la smettevano un secondo di baciarsi, sembrava volessero mangiarsi a vicenda.
Con una smorfia di disgusto spostai la testa verso una ragazza sì e no della mia età con le cuffiette nelle orecchie e la testa appoggiata al finestrino, picchiettava con un dito sulla sua borsetta in cuoio marrone, si vedeva che era persa nel suo mondo...
Accanto a lei una signora abbastanza in carne aveva la testa abbassata per leggere un libro che avrà avuto come minimo cinquecento pagine. Sorrisi quando realizzai che in realtà aveva la testa abbassata perché si era addormentata.
Era arrivata la mia fermata. Scesi dal sedile e mi diressi verso le porte, istintivamente mi girai verso i tre ragazzi di prima, uno di loro mi fece l’occhiolino. Alzai gli occhi al cielo e scesi dall’autobus indossando frettolosamente il cappuccio.
 
“Sono a casa nonna!” chiusi la porta dietro di me e abbandonai lo zaino all’entrata assieme alle mie scarpe, infilai le ciabatte e corsi in bagno.
Mi spogliai in velocità gettando tutti i vestiti fradici nella cesta dei panni sporchi e mi buttai sotto il getto bollente della doccia. Cominciai a massaggiarmi la testa con le mani restando sotto il flusso d’acqua corrente e continuai per un po’ di minuti, aspettando che tutto lo stress di quella giornata sparisca gettandosi nello scarico.
Decisi che era arrivato il momento di prendere in mano spugna e bagnoschiuma e finii di lavarmi.
 
Una volta vestita salii al piano di sopra e bussai alla porta socchiusa della camera di mia nonna. “Nonna?”
“Vieni avanti, tesoro” rispose lei con voce stanca. Mi avvicinai alla sedia a dondolo voltata verso la finestra “Hai preso pioggia?” chiese lei alzandosi e andando ad appoggiare il libro che stava leggendo sul suo comodino. Le stampai un bacio sulla guancia.
“Sì, un po’ di pioggia l’ho presa, ma ho fatto una bella doccia calda e ora sto meglio” risposi gettandomi a pancia sotto sul suo letto. Sapeva di pulito.
Sospirai girandomi dall’altro lato, notai il libro che nonna aveva appoggiato poco prima sul suo comodino. “Cosa stai leggendo adesso, nonna?” chiesi curiosa afferrando il libro dalla copertina rossa. “Oh, è un libro molto vecchio tesoro, non penso che tu lo conosca.”
“Nonna, conosco tutti i libri di questa casa a memoria!” esclamai cercando un titolo da qualche parte sulla copertina in stoffa, ma non c’era niente. Continuai a rigirarmi il libro tra le mani mentre la nonna indossava il suo maglione “Non questo, tesoro.” rispose lei uscendo dalla stanza. Misi il libro sotto braccio e la seguii giù per le scale “E di cosa parla?”
“Oh, è una storia molto vecchia. Parla di creature sacre...”
“Creature sacre?”
“E anche dannate.”
“Ehi, mi ispira! Quando l’hai finito posso leggerlo?”
“No.” Risponde lei secca riprendendosi il libro.
“No? Come sarebbe a dire?”
“No.”
“Perché?”
“Non hai ancora l’età adatta.”
“Ho quasi sedici anni! E poi tu mi hai sempre fatto leggere i libri e vedere i film vietati ai minori!”
“Non hai l’età adatta, Angela!”
Sospirai.
Tanto l’avrei letto, non mi importava quello che diceva la nonna, lo sarei andata a cercare in biblioteca il pomeriggio dopo.
“Beh, puoi almeno dirmi qualcosa di più su questo libro?”
“Ci sarà una ribellione.”
“Perché parli al futuro? L'hai già letto?”
“Supercalifragilistichespiralidoso...”
“Nonna?”
“Anche se ti sembra che abbia un suono spaventoso...”
“Nonna!”
“Se lo dici forte avrai un successo strepitoso, supercalifragilistechespiralidoso!”
Sospirai di nuovo.  Quando si metteva a cantare nel mezzo di un discorso significava che non aveva nessuna intenzione di continuarlo.
Mi buttai a peso morto sul divano afferrando il telecomando con la mano destra “Non finisce qui.” Borbottai accendendo la Tv e premendo un tasto a caso.












BUONSALVE c:
Yo! Per quanti di voi ancora non mi conoscono (e penso che siano molti) io sono Sara c: Non ho mai scritto una storia di questo tipo, di solito mi limitavo a fan fiction con le persone famose, storie d'amore che rientrano nel limite del normale, questa volta ho deciso di sfondare quel limite. Ho buttato giù il muro per poter entrare nel mondo del paranormale e del fantasy.
Non dico che qui non ci sarà una storia d'amore, anzi... Solo che la cosa sarà un tantino più complicata hahah c:
Beh, non so se vi è piacuto come inizio spero di sì. Devo ammetterlo: come prologo non è un gran che perchè non dice molto dei capitoli seguenti e non succede niente che farebbe voglia di continuare a leggere... Però spero che a voi sia comunque piaciuto çwç ci spero tanto çwç
Okay, smetto di perdermi in ciance u.u Se vi è piaciuto questa sottospecie di merdina (anche se non so davvero come) mi farebbe tanto felice une recensione anche piccola piccola qui sotto :D

Oh, un'altra cosa: io sono @its_catnip su Twitter, se avete domande o volete contattarmi per la storia seguitemi, se non vi seguo indietro chiedetemi semplicemente il follow back ;)
Ora evaporo.. SWISHHHH.
-Sara


PS: La mia migliore amica sta scrivendo una fan fiction che è molto interessante, è diversa dalle solite, si chiama come la mia ^^" ma è completamente differente, perchè non date un'occhiata?

Angel.

PPS: Ho anche scritto una OS per chi avesse voglia di leggerla il link è qui sotto :3 ora non rompo più hahahaha


Nightmares can come true.

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Capitolo 2
*** Chapter 1. ***


Chapter 1.


Tutte le mie compagne di classe avevano già organizzato la loro festa per i sedici anni da mesi, anche se mancava ancora tanto alla data dell’evento, la mia festa invece sarebbe stata il giorno seguente e non sapevo nemmeno cos’avrei mangiato per colazione.
Mi trovavano strana, non capivano come poteva fregarmene così poco del mio compleanno. Beh, semplicemente non mi interessava. Non avevo molti amici e di fare una festa invitando solo quelli falsi non mi andava proprio a genio.
Probabilmente sarei andata da Joe’s con Frannie e ci saremmo mangiate una giga-pizza con le patatine, magari ci avrei messo sopra due candeline con il numero 1 e 6 sopra, così, giusto per fare un po’ di scena. Sorrisi all’idea decisamente buffa.
Continuai a camminare con le mani infilate nella tasca della felpa, la testa bassa, gli occhi fissi sul cemento ancora bagnato.
Respirai a fondo, facendomi entrare nei polmoni l’odore di pioggia di cui l’aria è intrisa.
Poco prima avevo deciso di andare a fare una passeggiata ed ora ero sulla strada di casa.
Alzai lo sguardo davanti a me, quasi d’istinto, non so perché: non avevo sentito nessun rumore, ma fu più forte di me.
Un brivido simile ad una fredda scossa elettrica percorse tutto il mio corpo obbligandomi a smettere di camminare. I miei occhi si puntarono su un ragazzo che mi stava venendo in contro.
Indossava un paio di jeans sul marroncino e un cappotto grosso. Le mani nascoste dentro le tasche, i capelli mediamente lunghi e castani scuro si appoggiavano ribelli un po’ a casaccio sulla testa dando forma ad una pettinatura particolare ma che a lui stava benissimo. Il suo sguardo, che prima, come il mio, aveva rivolto tutte le sue attenzioni all’asfalto si alzò verso di me ed incontrò il mio.
Forse fu solo un impressione, ma mi sembrò che i suoi occhi si fossero aperti un po’ di più nel vedermi. Aveva gli occhi color nebbia, arrossii sotto il suo sguardo profondo e tornai ad abbassare la testa.
Continuammo a camminare fino a che non ci incrociammo.
Quasi a farlo apposta, in quel punto il marciapiede era più stretto a causa di un materasso abbandonato ai piedi di un cassonetto dell’immondizia così fummo costretti ad avvicinarci l’uno all’altra per passare. Le nostre spalle si urtarono e, di nuovo istintivamente, ci girammo l’uno verso l’altra ed ebbi il piacere di guardare nuovamente quegli occhi pieni di mistero e di fascino che mi lasciavano quasi senza fiato.
Lui mi toccò un braccio ed ebbi quasi paura a respirare.
“Mi dispiace, ti ho fatto male?”
Chiese lui con una voce profonda, suadente e dolce allo stesso tempo.
Scossi la testa imbarazzata.
“No, non mi sono fatta niente... Non ti preoccupare.”
Lui mi sorrise gentilmente e lasciò il mio braccio, il che mi fece provare un orribile sensazione di vuoto. Mi girai anche io, lui mi prese per le spalle e da dietro mi sussurrò all’orecchio: “È stato un piacere rivederti, Angela.”
Mi pietrificai.
Rivedermi? Come faceva a sapere il mio nome?
Mi voltai di scatto, ma non c’era nessuno. Solo l’asfalto bagnato su cui avevo camminato poco fa, anche il materasso era sparito.
 
È stato un piacere rivederti, Angela...
“Hey! Angela! Mi stai ascoltando?”
“Uh? Cosa? Certo!” Risposi afferrando un trancio di pizza facendo cadere come minimo dieci patatine nel piatto.
“Oh, davvero? E di cosa stavo parlando?”
“Uhm.... Qualcosa a proposito di un vestito...” Farfugliai prendendo un sorso dal bicchiere di coca.
“UN vestito? IL vestito! Era il mio vestito preferito e il mio gatto ci si è fatto le unghie sopra! È una tragedia!”
“Una vera tragedia...” commentai sovrappensiero dando un morso al trancio che avevo in mano.
...rivederti...
“Lo so! Quel vestito mi era costato  un capitale! E per di più.... Angela?”
Angela....
“Angela!”
“Uh? Scusa Frannie! Ho la testa da un’altra parte...”
“Sì, l’ho notato. È così da ieri sera. Si può sapere che ti prende?”
“Niente di importante... davvero.” Risposi tornando a mettere la fetta di pizza nel piatto. Non avevo fame.
“Okay... Allora: tu l’hai visto quello nuovo?”
“A chi ti riferisci?”
“Hanno assunto un ragazzo, fa il cameriere! È bellissimo, davvero! Spero che ci sia anche oggi, così riusciamo ad attaccare bottone buttandogli lì il fatto che è il tuo compleanno, che ne dici? Sono riuscita a leggere sulla cartellina della sua maglietta che si chiama Harold. È un nome così da bravo ragazzo... Pensi che...”
Scoppiai a ridere.
“Che c’è?”
“Quanto parli! Deve averti davvero colpita questo ragazzo! Come hai detto che si chiama?”
“Harold.” Rispose lei facendo un gesto deciso con la testa e incrociando convinta le braccia al petto.
Un brivido simile a quello della sera prima mi percorse tutto il corpo.  Non conoscevo nessuno con quel nome, eppure mi sembrava così familiare...
“Scusatemi, avete finito la pizza? Posso portare via i piatti?”
Lo sguardo di Frannie si illuminò di colpo. I miei pensieri si fermarono per un istante, quella voce celestiale mi fece rilassare, poi però mi irrigidì: era la voce di ieri sera! La voce del ragazzo dagli occhi color nebbia...
Mi voltai verso il cameriere.
“Tu! Ma... Cosa...”
“Oh, ciao Angela! Buon compleanno!”












BUONSALVE c:
Sono tornata per scartavetrarvi le ovaie c:
Eccovi il primo vero capitolo di Angel. Beh, spero vi piaccia :3 In questo capitolo esce dall'ombra un ragazzo misterioooosoooo dite che questo ragazzo condizionerà in qualche modo la vita di Angela? Se sì, in modo positivo o negativo? Oppure è solo un personaggio secondario che ho voluto inserire nel primo capitolo tanto per far salire la curiosità in voi?
MISTERO.
Già, chi può dirlo? Muhahahahahaha.
Oh, non avevo intenzione di postare il primo capitolo così presto ma c'è una mia amica di cui non farò il nome (MARGHERITA) che ha insistito per leggere il seguito della storia, perciò eccolo qui :3
Ora che ne dite di lasciarmi una piiiiiiccola recensione giusto per farmi sapere che ve ne pare di questa seconda merdina qui? çç Ve ne sarei davvero grata, ci tengo al vostro parere u.u
Ora mi dileeeeguooo.
#peace
PS: non so perchè, ma ad un certo punto la storia si sposta un po' a sinistra e non riesco a sistemarla '-' chiedo umilmente perdono çç

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Capitolo 3
*** Chapter 2. ***


Chapter 2.
 

Rimasi a fissarlo sconvolta.
“Come fai a sapere che è il mio compleanno?”
“Ho sentito che la tua amica ne parlava...” rispose lui facendo spallucce “...posso prendere i piatti?”
“Sì, certo!” rispose Frannie porgendogli il suo “Oh, mi chiamo Frannie, comunque..”
“Piacere, Frannie.” Rispose lui con un sorriso cortese, prese anche il mio piatto e poi si allontanò dal nostro tavolo con un cenno del capo.
“Ma hai visto quant’è sexy?” Chiese lei una volta che Harold fu fuori portata d’orecchi. Si appoggiò al tavolo con i gomiti continuando a guardare con aria persa verso la direzione in cui il ragazzo era andato.
Non mi convinceva.
Mi alzai dal tavolo appoggiandoci sopra le mani.
“Hey, ma dove vai?” chiese Frannie presa di sorpresa.
“Torno subito.” Risposi decisa e andando nella direzione del cameriere.
“Non puoi entrare lì, è riservato!” mi sentii urlare dietro dalla mia migliore amica mentre mi dirigevo verso una porta in legno, ma non la ascoltai. Dovevo parlare con questo 'Harold', volente o nolente.
Aprii la porta e mi trovai davanti una cameriera bionda con una coda alta ed un vassoio di bibite in mano.
“Scusa, conosci un ragazzo che si chiama Harold?”
“Ah, quello nuovo!” rispose lei masticando rumorosamente una gomma alla fragola.
“Sì, lui. L’hai visto?”
“Il suo turno è finito, è andato a cambiarsi. Sei la sua ragazza?”
“Cosa?! No!”
“La ex?”
“No!”
“Ho capito: sei la sorella!”
“Ma che diavolo... No. Devo parlargli, da che parte devo andare?”
Lei indicò una porta bianca sulla destra, sbuffò ed entrò nel locale continuando a fare bolle con la gomma da masticare.
Alzai gli occhi al cielo e mi precipitai dentro la stanza senza pensarci due volte.
Mi trovai davanti una pila di armadietti bianchi un po’ arrugginiti e graffiati, alcuni avevano qualche scritta in indelebile sopra.
Ce n’era uno aperto, così andai a passo svelto verso quella direzione e lo chiusi sbattendolo.
“Voglio spiegazioni.”
Dissi decisa.
Poi guardai il ragazzo in faccia e sbiancai.
“Oh! Ciao Angela!”
Rispose con un sorriso.
“Ma... Ma.... Ma che fai?! Vestiti! Copriti!” Dissi spingendolo leggermente sul petto, toccarlo mi fece provare degli strani brividi, brividi di freddo ma piacevoli. Decisi di rinunciare, mi girai dandogli la schiena ascoltando la sua risata cristallina.
“Va bene, va bene, ma non sono io quello che ha chiuso l’armadietto.”
“Poche ciance, più vestiti!” risposi imbarazzata con le braccia incrociate al petto e la faccia fucsia dall’imbarazzo. “Tu non hai caldo?” chiesi allargandomi il colletto della maglietta e generando un’altra risata da parte sua.
“No, ma se vuoi posso restare senza maglia.”
“Ma che idee ti vengono?! Sbrigati a vestirti piuttosto!” risposi con la voce forse un po’ troppo acuta.
Due mani scivolarono lente sui miei fianchi fino a circondarmi la vita. “D’accordo, ma calmati.”
Rimasi immobile mentre la mia faccia, ne ero sicura, sarebbe esplosa da un momento all’altro. Non ero mai stata tanto in imbarazzo.
“S-sei vestito?” chiesi balbettando.
“Sì” mi sussurrò lui ad un orecchio.
Allora ebbi il coraggio di girarmi verso di lui e appoggiai il dito indice al centro del suo petto, non era tanto più alto di me, sarà stato sul metro e 75-80.
“Stammi bene a sentire...” dissi con voce decisa, poi abbassai lo sguardo verso le sue mani che erano ancora ferme sui miei fianchi, lui le alzò, mettendole bene in vista vicino alla testa, come se io fossi un poliziotto e lui un ladro che deve tenere le mani in alto.
Rimasi a guardarlo negli occhi, nascondeva qualcosa, ne ero certa. Ne ero così sicura perché il suo sguardo era davvero indecifrabile, troppo misterioso, era tutto così intricato lì dentro, pieno di segreti che io adesso ero curiosa di scoprire, poi però pensai che non avrei più voluto rivederlo, eppure c’era qualcosa in lui che...
“Ti sto ascoltando...” disse lui divertito, notando che io non continuavo il mio discorso.
“Uh? Oh! Già! I-io...” ripresi un po’ imbarazzata. “...mi stavo chiedendo come tu....” No. Troppo gentile. Correggiti! Veloce!
“Come faccio a sapere il tuo nome?” Argh. Troppo tardi.
“Sì. Come fai a sapere il mio nome?” chiesi infuriata per non essere riuscita a chiederglielo io nel modo che volevo.
“Non ti ricordi di me?” chiese lui un po’ deluso.
“Sì. Cioè... Volevo dire no...” Perché non riesco a formulare frasi?!
“Però prima hai detto sì.” Mi fece notare lui con un mezzo sorrisetto.
“Io.. Mi sono sbagliata.... Come potrei ricordarmi di te? Ci... Ci siamo già visti?”
Il suo sorriso si spense, gli occhi si fecero tristi.
“No, mai...” allungò una mano verso il mio viso, feci un passo indietro intimorita e lui la ritrasse subito. I suoi occhi si inumidirono.
“Tutto bene?”
“Sì.” Ci fu una breve pausa di silenzio. “Cioè... Volevo dire no...” rispose lui imitandomi, solo con un tono di tristezza nascosta davvero male nella voce.
Lo guardai cercando spiegazioni.
“È che mi ricordi una persona...” rispose lui mettendo il cappotto e infilando un mazzo di chiavi in tasca. “C’è la tua amica che ti aspetta, se non la raggiungi se ne andrà...” continuò dandomi le spalle “...addio.”
“Herm... Ci si vede in giro?”
Lui spostò la testa di profilo e sforzò un lieve sorriso “Non ci conterei troppo...”
Detto questo aprì la porta sul retro e uscì.
 
“Allora? Che è successo? Hai almeno il suo numero?”
“Eh? Quale numero?”
“Quello di Harold!”
“No...”
“Ecco, lo sapevo. Dovevi lasciare andare me!”
Esclamò lei accasciandosi sul tavolo.
“Oh, andiamo, ci sono tantissimi ragazzi belli in giro.”
“Ma lui era il più bello! Non hai visto che occhi? Che sguardo! Che sedere...” rispose lei mordendosi un labbro.
“Frannie!” dissi scoppiando a ridere. Seguì una pausa di silenzio.“Non hai visto i pettorali!” ripresi io, sapendo che l’avrei fatta andare su tutte le furie.
“Dimmi che non è vero!” ribatté lei tirandosi su di scatto. “Scherzi?” chiese lei rimasta a bocca aperta.
Scossi la testa con un sorrisetto compiaciuto.
“L’ha visto senza maglia!” esclamò lei abbandonandosi sulla sedia.
Scoppiai di nuovo a ridere.
“Dovevi davvero mandarci me, dannazione!”






















BUONSALVE c:
Shamalalalalalllà.
Premetto che ho un tremendo mal di testa, ma dovevo postare già ieri e mi sentivo in colpa a non farlo nemmeno oggi, perciò non ho testa per fare uno spazio autrice decente cwc abbiate pietà di me D:
Alloooora, in questo capitolo Angela e il misterioso ragazzo riescono ad avere un discorso decente, ma molte tasselli mancano per completare il puzzle.
Possiamo anche capire qualcosa di più su Harold, sui suoi modi di fare e sul suo carattere, anche se non moltissimo. Dite che è gentile per davvero o nasconde un'indole malvagia?
Ha già incontrato Angela prima d'ora oppure è davvero solo una ragazza che assomiglia terribilmente ad una persona che lui in passato conosceva?
Dite che i due si rivedranno? Cosa significava quell' "addio" da parte di Harold?
Non credete anche voi che io stia facendo troppe domande facendovi andare in confusione? Io si. Soprattutto perchè sto andando in confusione io D:
Il terzo capitolo non è ancora pronto e non so quanto tempo ci metterò per postarlo, comunque mi impegnerò e proverò a scrivere capitoli più lunghi perchè ho notato che questi tre che ho postato sono davvero corti, e anche alcune di voi me lo hanno fatto notare...
La cosa che un po' mi rende triste è che ci sono poche recensioni... Non è che magari voi anime buone e gentili potreste farmi un po' di pubblicità chiedendo a vostri amici che hanno EFP di leggere e magari recensire la mia storia? Ve ne sarei davvero grata *^*

Parliamo un po' di questo periodo....
E' CARNEVALEEEE :D Che bella cosa voi avete fatto festa? Se sì da cosa vi vestite/vestirete? :33 Io dovevo cucirmi un vestito da panda ma non ho fatto in tempo :c sarà per il carnevale prossimo... Nel frattempo mi vesto da charleston, e per chi non sa che cos'è.... Beh, avete presente Betty Boop? Ecco u.u
A scuola non facciamo tipo niente perchè è la settimana dei recuperi e c'è solo metà classe, sono tipo tutti assenti per colpa dell'influenza :o
Fatto sta che c'è tutta la mia scuola vestita da carnevale ed è una cosa super figa *^* Amo il liceo artistico :33 Voi che scuola fate? :3
Mi raccomando, lasciatemi una recensione, ci tengo al vostro parere sulla storia cwc ora evaporo u.u
#peace

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Capitolo 4
*** Chapter 3. ***


Chapter 3.

 
Passò un mese e di Harold neanche l’ombra. Ogni tanto (e me ne vergogno) andai anche a chiedere di lui da Joe’s, ma loro insistettero sul fatto che nessun Harold aveva mai lavorato da loro. Come potevano averlo dimenticato? Anche la cameriera bionda con cui avevo parlato tempo fa non aveva idea di chi io stessi parlando. Era come se non fosse mai esistito.
Non parliamo poi di Frannie, che aveva il piano di andare da Joe’s ogni giorno per vederlo e ora era caduta in depressione perché non avrebbe potuto realizzarlo.
Era sicura che lo avessero licenziato e che lui avesse trovato lavoro in un altro posto e quelli di Joe's non volevano dircelo solo perché non volevano perdere dei clienti. Io resto dell’idea che l’importante sia essere convinti.
Oggi andremo a pranzo da Burger King.” mi annunciò Frannie tramite un bigliettino.
Diedi un occhiata alla prof per essere sicura che non si fosse accorta di niente. No. Stava ancora leggendo dal libro di storia convinta che qualcuno la stesse ascoltando.
Presi una penna e mandai la mia risposta a Frannie: “A te non è mai piaciuto quel posto!
“Lo so, ma potrebbero averlo assunto lì!” rispose sussurrando, lasciando perdere i bigliettini.
“Ora basta Frannie, stai esagerando! È diventata un ossessione!”
“Ma io...”
“Qualche problema signorine?” chiese ‘gentilmente’ la professoressa dando una sottile e affilata occhiata alla mia amica e me da dietro il libro di storia.
“No signora Parker, ci scusi” risposi distratta. Lei continuò a leggere il libro e noi riprendemmo la nostra conversazione.
“Okay, forse hai ragione...”
“Forse?!”
“Okay! Hai ragione!”
“Meglio. Da Joe’s come sempre?”
Lei annuì contro voglia e tornò ad appoggiare la testa sul banco per continuare il pisolino che stava facendo.
 
“Ecco a voi”
Ringraziai la cameriera dai capelli corvini e presi la mia Coca-Cola in lattina porgendo con l’altra mano la Sprite a Frannie.
La mia migliore amica aprì la sua bibita sospirando malinconicamente.
“Che succede, Frannie?” domanda inutile.
“È assurdo! Non riesco a togliermi dalla testa lo sguardo penetrante di Harold Il suo odore così fresco... Sapeva di menta...” Disse con occhi sognanti.
“Senti, te lo dico da amica: fatti vedere da uno bravo. Okay che è un bel ragazzo, ma qui la cosa sta degenerando!” esclamai esasperata.
Lei corrugò la fronte. “Non conosci l’espressione ‘amore a prima vista’?”
“Sì, ma non ci credo in queste cose. Per amare una persona devi prima conoscerla. Innamorarsi solo dell’aspetto fisico è una cosa da persone superficiali, e io non sono una di queste e spero che per te sia lo stesso...” risposi guardandola negli occhi.
“Uhm... A questo non avevo mai pensato... Sì, hai ragione.” Mugugnò lei massaggiandosi lo stomaco. “Ma quando arriva la pizza? Sto morendo di fame!”
Feci spallucce e mi alzai dallo sgabello in pelle “Vado in bagno, torno subito.”
Lei mi fece cenno col capo che aveva capito e tornò a concentrarsi sulla sua Sprite.
Spinsi la porta in legno e mi ritrovai davanti ad altre tre. Uomini - Disabili - Donne
Sovrappensiero spinsi la porta degli uomini. Qualcuno però la stava aprendo dall’altra parte e ci andai a sbattere contro.
“Oops!” guardai mortificata la persona contro cui ero finita. Davanti a me c’era un ragazzo dai capelli neri raccolti in una cresta fermata con della lacca. Gli occhi neri e profondi. Avrà avuto sui diciotto anni, portava una maglietta nera attillata a maniche lunghe tirate su fino ai gomiti, aveva dei jeans scuri e una cintura anch’essa nera con una fibbia argentata.
Un odore di cannella mi invase. Lui mi sorrise, mostrando i suoi denti bianchi e perfettamente allineati.
“Credo tu abbia sbagliato porta.”
Una vampata di calore mi avvolse, mi sentii arrossire. Indietreggiai un po’ appoggiandomi al muro di mattonelle azzurrognole.
“Mi dispiace...” lui rise piano, poi chiuse la porta alle sue spalle.
“Mi chiamo Luke.” Disse porgendomi la mano.
Respirai a fondo quell’odore così dolce che mi stava annebbiando il cervello, poi strinsi la sua mano calda. “Piacere, Angela.”
“Sei qui da sola?” chiese lui infilando le mani nella tasca dei pantaloni ad eccezione per i pollici.
“No, sono venuta con la mia migliore amica, Frannie.” Risposi con tranquillità. “Vieni spesso qui?”
“No, non molto spesso” rispose lui spostandosi dalla porta e appoggiandosi al muro di fronte al mio. “Tu invece?”
“Io si, praticamente ogni giorno. Sempre per l’ora di pranzo.”
“Fanno delle buone pizze e poi se ho l’occasione di vederti più spesso credo che comincerò a frequentare questo posto molto di più” mi disse ammiccante.
Sorrisi. Sì, ci stava provando spudoratamente con me ed io non ero in cerca di una relazione, ma era un ragazzo affascinante e per di più non mi era difficile dialogare con lui come spesso invece mi succedeva con le persone dell’altro sesso.
Indicai la porta del bagno delle donne con l’indice destro “Bagno.” Dissi piegando leggermente le labbra.
Lui annuì sorridendo “Vai pure” mi fece un cenno del capo e tornò nel locale.
 
Quando uscii dal bagno vidi che c’era un ragazzo seduto al mio posto che parlava con Frannie.
Mi avvicinai ancora un po’ e capii che era Luke. La mia migliore amica lo guardava con occhi adoranti mentre lui parlava sfoggiando il suo magnifico sorriso. Incredibile, in un secondo si era già dimenticata di Harold! Amore a prima vista, eh? Sorrisi divertita.
Mi appoggiai allo schienale del suo sgabello e mi schiarii la voce per far notare ai due la mia presenza.
“Ciao, Angela!” rispose Luke per niente sorpreso del mio arrivo improvviso.
“Angela! È arrivata la pizza!” annunciò Frannie un po’ imbarazzata dall’interruzione della conversazione tra lei e Luke.
“Ho visto...” dissi poggiando i gomiti sulle spalle del ragazzo. “Stai sul mio posto.” risposi scherzando.
Lui si alzò veloce dallo sgabello e con un gesto della mano mi invitò a sedermi “Prego.” Disse chinando il capo.
Risi piano mentre prendevo posto. Lui chiese cortesemente ad un tavolo vicino di poter prendere lo sgabello libero, loro accettarono e dopo aver ringraziato si unì a noi.
“Frannie mi ha chiesto di restare con voi per il pranzo, spero non ti dispiaccia, Angela.”
“Oh, no! Per niente!” esclamai con un sorriso cordiale.
Frannie battè le mani “Yee!”
Ridemmo tutti e tre.
Afferrai un trancio di pizza e ne addentai la punta. Una terribile sensazione di bruciore nella bocca me lo fece gettare di scatto nel piatto. “Scotta!” esclamai con la lingua stretta fra i denti.
Generai un'altra risata da parte di Luke, il che mi permise di sentirne ancora il bellissimo suono cristallino.
“Tieni” disse lui porgendomi il bicchiere pieno di Coca-Cola ghiacciata.
“Grafie” risposi afferrando il bicchiere congelato fra le mani.
Fu non fangi?” chiesi con la lingua ancora indolenzita.
“Uh? Oh, io non ho molta fame...” rispose garbatamente.
“Sei sicuro, vuoi una fetta di pizza con le patatine?” chiese Frannie, pronta ad offrirgli un po’ del suo pranzo.
Lui sorrise spostando il piatto della mia amica verso di lei.
“Grazie, davvero. Non ho fame.” Ripeté senza perdere la calma e il sorriso.
Frannie ricambiò il sorriso mordendo anche lei il primo trancio di pizza.
 
Girai le chiavi nella serratura e aprii la porta d’ingresso.
“Nonna, sono a casa!”
Nessuna risposta.
“Nonna?”
Mi tolsi le scarpe con un calcio, appesi il giubbotto alla porta e salii le scale di corsa, poi rallentai il passo e aprii con cautela la sua camera da letto. Non c’era nessuno.
“C’è qualcuno?” chiesi entrando nella stanza.
No. Non c’era nessuno.
Feci per uscire, quando vidi aperto sul letto il libro che tempo fa la nonna mi aveva raccomandato di non leggere perché non avevo ancora l’età adatta. Mi avvicinai con cautela e lessi il titolo scritto in caratteri eleganti “Angeli rinnegati” la curiosità era tanta, presi con cautela il libro fra le mani e mi sedetti sul materasso, voltai pagina per cominciare a leggere il capitolo ma sentii dei rumori venire dal piano di sotto.
“Angela, sei a casa, tesoro?”
Presi un foglietto, lo misi tra le pagine per tenere il segno e infilai il libro sotto la felpa.
“Sì, nonna! Sono a casa” urlai in direzione delle scale.
Uscii di fretta dalla stanza e andai in camera mia, alzai il materasso e vi nascosi il libro. L’avrei letto prima di andare a dormire. Mi girai verso la porta e vi trovai la nonna. Che mi avesse visto nascondere il libro?
“Com’è andata a scuola?”
“Bene...”
Non mi andava di parlarle di Luke, di solito le raccontavo tutto, ma volevo aspettare un po’ prima di parlargliene... Esattamente come le avrei parlato di Harold se fosse rispuntato. C’era qualcosa di misterioso sotto e morivo dalla voglia di capire cos’era.
Per quanto riguardava il libro... No. Non si era accorta che l'avevo 'preso in prestito'. Mi diede le spalle e si recò in cucina per prepararsi un tè. Mi buttai sul materasso fissando intensamente il soffitto bianco.
Una voce mi entrò nella testa, veloce come una scossa, ma meno dolorosa, anzi... Quasi piacevole. Una voce calda e rassicurante, che avevo già sentito e mi sembrava così piena di tristezza... Una voce maschile...
Angela...























BUONSALVE c:
I'm back! Dai, ammettetelo, vi sono mancata u.u (?)
No, vabbè, manco fossi sparita per due secoli hahahaha
Allooooooora... Che ne pensate di questo capitolo? :3
E' spuntato un nuovo personaggio :o Che ve ne pare di Luke? Che ruolo credete che abbia nella storia? Pensate che sia una persona buona o cattiva? >.>
Pooi..... Angela si da al taccheggio hahahaha credete che quel libro contenga qualcosa di importante per la storia?
Dite che questo capitolo è un po' più lungo? Vi va bene così o li volete ancora più lunghi? u.u
Mmmmmmh.... Sono le 12.19 di mattina, mi sono svegliata poche ore fa e ho appena finito di fare colazione.... Quindi non so davvero cos'altro scrivere HAHAHAHA
Ringrazio di cuore FALLEN99 per avermi pubblicizzato nella sua storia 'POSION come l'amore, come la morte' e vi consiglio di leggerla perchè è davvero stupenda, merita u.u
Me la lasciate una mini-mini-recensione? *faccia da cucciolo* :3
Vabbè, me ne vado hahaha
#peace

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Capitolo 5
*** Chapter 4. ***


Chapter 4.

 
Finii di spogliarmi e mi infilai una maglia a maniche corte grigia. Mi stava più grande di tre taglie e mi arrivava quasi alle ginocchia. Era terribilmente comoda e la usavo per dormire.
Scivolai sotto il piumone e rabbrividii al tocco della pelle con il materasso che era ancora ghiacciato.
Avevo aspettato che nonna si addormentasse, poi avevo preso il libro da sotto il letto con la massima cautela. Ora lo stringevo fra le mani osservando affascinata la copertina rossa. La accarezzai con un pollice e dei brividi mi pervasero il corpo.
Quel libro sembrava emanare energia, come se fosse dotato di un’anima, come se non fosse un semplice oggetto, ma qualcosa di vivo.
Lo aprii nella pagina su cui avevo messo il segno e cominciai a leggere....

Angeli rinnegati

Queste creature sacre sono i guardiani del Paradiso. Gli angeli rinnegati sono coloro che hanno commesso dei peccati e che sono stati cacciati dalla Terra Santa e sono stati spediti a vivere assieme ai comuni mortali.
Il primo angelo rinnegato fu Lucifero. Colui che voleva essere alla pari del Signore della Luce.
Signore della luce? Che parlasse forse di Dio?
Fu scacciato dal Paradiso, ma il suo peccato era così imperdonabile che lasciarlo sulla Terra era troppo poco. Fu mandato agli inferi. Il suo regno. Gli angeli che stavano dalla sua parte, i suoi seguaci, lo raggiunsero uno ad uno di loro spontanea volontà diventando creature oscure e dannate, andando ad abitare nel regno di colui che viene chiamato il Signore Oscuro. Dimenticarono preso cosa fossero l’amore e la pietà, facendo diventare a poco, a poco il loro cuore di pietra.
Una volta che un angelo è rinnegato le sue ali vengono strappate dalla sua schiena e la sua memoria viene cancellata, è costretto a vivere come sulla Terra credendo di essere un mortale e vivendo come tale, ma una volta terminato il suo ciclo vitale la sua anima non raggiunge il Paradiso, bensì si reincarna in un altro corpo ed è costretto a vivere inconsciamente per sempre sulla Terra, senza mai poter rimettere piede nella Terra Santa.
Un angelo rinnegato non è riconoscibile dagli umani, ma gli angeli e i demoni possono farlo poiché l’aura di queste creature ripudiate è molto più forte di quella di un mortale ed è riconoscibile da chilometri di distanza.

 
Girai pagina incuriosita.
 
La grande guerra

La profezia dice che quando lacrime di sangue bagneranno la Terra allora il tempo degli Angeli sarà finito. Il male dominerà sul mondo intero e sovrasterà il Paradiso.
Da millenni è attesa una guerra tra le forze del male e del bene.
Nel Libro Sacro sta scritto:


“Angela!”
Sobbalzai nascondendo il libro sotto le coperte.
“N-nonna!” balbettai con il cuore che batteva a mille.
“Cosa fai sveglia a quest’ora?” chiese lei accendendo la luce.
“Ecco... Io... Stavo...”
“Leggendo un libro che non ti appartiene.” Disse lei allungando la mano verso di me e aprendo il palmo all’insù come per chiedermi di renderle il libro. “Coraggio, ridammelo.” Aggiunse lei con tono duro.
Sospirai e le resi il libro. “Mi dispiace... Ma ero troppo tentata!”
“Lo so tesoro, ma non devi leggerlo. Non sono cose che devi sapere.” Disse dirigendosi verso il corridoio.
“È tutto vero?” chiesi un po’ ingenuamente.
“Cosa, tesoro?” chiese lei girando appena il volto verso di me.
“Quello che c’è scritto lì dentro... Gli angeli rinnegati... La grande guerra...”
Il suo volto si incupì. Lei abbassò lo sguardo e strinse forte il libro al suo petto. “Non toccare mai più questo libro. Non sei pronta. Non devi sapere.”
“Non sono pronta?”
“Non puoi affrontarlo.”
“Chi non posso affrontare? Di cosa stai parlando?” battei i pugni sul materasso pretendendo una risposta.
“Buona notte, Angela. Spegni la tua lampadina.” Rispose lei con un tono che non ammetteva obiezioni.
“Ma...”
“Supercalifragilistichespiralidoso...” iniziò a cantare, spense la luce della camera e uscì dalla stanza chiudendo la porta dietro di lei continuando a fischiettare.
Mi gettai all’indietro sul letto sprofondando con la testa nel cuscino.
Dovevo assolutamente finire di leggere quel libro.
Aspettai un po’ di tempo -giusto quello che bastava per essere sicura che la nonna stesse dormendo-, poi scesi dal letto infilando le pantofole azzurre di spugna. Mi diressi verso la camera di mia nonna e aprii la porta con cautela cercando di non farla cigolare. Il libro era appoggiato sul suo comodino.
Mi avvicinai in punta di piedi, l’adrenalina mi faceva tremare le gambe.
Arrivai al comò e afferrai il libro.
Aprii la prima pagina. Era bianca. Girai la seconda ed era tale e quale alla prima. Continuai a sfogliare il libro fino alla fine e trovai tutte le pagine immacolate. Nessuna traccia di inchiostro.
Corrugai la fronte. Mi rigirai il libro fra le mani e lo sfogliai più e più volte, ma era vuoto.
Com’era possibile?
Sussultai quando la nonna si mosse. Fortunatamente si stava solo girando dall’altro lato. Riappoggiai con attenzione il libro sul mobiletto in legno e uscii delusa e soprattutto confusa dalla stanza.
Quando entrai in camera una figura maschile seduta a gambe incrociate sul mio letto mi stava aspettando guardando nella mia direzione.
Feci un balzo indietro appoggiandomi allo stipite della porta.
“Chi... Chi sei?” bisbigliai cercando di non farmi sentire dalla nonna.
Lui non rispose. Era avvolto dall’oscurità. La luce flebile della luna che proveniva dalla finestra aperta illuminava poco il suo volto.
Un vento gelido entrò nella camera facendomi ondeggiare i capelli sul biondo-castano, con una mano spostai le ciocche dietro l’orecchio e abbassai la maglia che stava lasciando troppo scoperte le mie gambe.
Del ragazzo riuscii a distinguere i capelli scuri e una giacca nera. Nient’altro.
Un angolo della sua bocca si alzò scoprendo parte dei denti bianchi e allineati.
“Rispondi!” insistetti.
Un rumore al piano di sotto mi fece voltare verso le scale.
Quando il mio sguardo tornò sul letto di camera mia, il ragazzo era sparito. La finestra era chiusa e le tende non facevano filtrare neanche un po’ di luce lunare. Sbattei un po’ le palpebre per abituarmi al buio, mi diressi verso il materasso, mi infilai sotto le coperte. Chiusi gli occhi pensando che la stanchezza gioca brutti scherzi.
Feci un profondo sospiro e mi lasciai abbracciare dal sonno, addormentandomi.
 
“Hey, guarda! C’è Luke!” esclamò Frannie indicando il tavolo numero 6. Lui ci fece un cenno con la mano e noi ci incamminammo verso di lui.
Quando arrivammo al tavolo lui si alzò e chinò il capo “Buongiorno, signore.” Disse poi rivolgendoci un sorriso.
“Ciao, Luke.” Rispondemmo in coro io e la mia migliore amica ricambiando il sorriso.
“Allora è vero che venite qui ogni giorno!” Rispose tornando a prendere posto sullo sgabello in pelle rossa.
“Beh, quasi...” risposi pensierosa.
Frannie prese posto vicino a lui sistemandosi la maglietta in modo da far vedere la scollatura. E sistemandosi gli ondulati capelli castani. Le diedi un calcio da sotto il tavolo.
“Ahi!” esclamò lei guardandomi male.
“Che succede?” chiese Luke prendendo la mano di Frannie con fare preoccupato. Lei arrossì fissando le loro mani unite.
“Oh, niente... Non ti preoccupare.” Disse sorridendo e appoggiando un’altra mano sopra quella del moro.
Lui ricambiò cordialmente il sorriso e lasciò la mano della mia migliore amica tornando a voltarsi verso di me.
“Oh, arriva la cameriera! Se permettete, vorrei offrirvi il pranzo.” Disse senza smettere di sorridere e prendendo il portafoglio dalla tasca dei jeans.
Portava una maglia nera a strisce bianche sottili, le maniche erano arrotolate e scoprivano tutto l’avambraccio. Notai che al polso sinistro portava un bellissimo orologio d’argento, doveva costare una fortuna.
 
Appoggiai la forchetta e il coltello nel piatto vuoto.
“Grazie per il pranzo, Luke.” Dissi massaggiandomi soddisfatta la pancia.
“Si, grazie!” Mi fece eco Frannie.
“Di niente, è stato un piacere!” rispose lui.
Il cellulare nella tasca della mia amica si mise a vibrare. Lo estrasse dalla felpa e lesse il messaggio.
“È mia madre... Devo andare.” Ci annunciò imbronciata.
“Bene, a domani allora” disse Luke alzandosi.
Iniziammo a prepararci. Infilai il mio giubbino nero e presi la borsa.
Uscimmo dal locale, abbracciai Frannie e la salutai, Luke le diede un bacio sulla guancia augurandole una buona giornata, lei arrossì e tornò a casa saltellando felice.
Io mi strinsi nelle spalle e infilai le mani nelle tasche del giubbotto aperto.
“Senti, Angela... Mi chiedevo se tu adesso avessi qualche impegno.” Chiese lui massaggiandosi la nuca con la mano destra.
Ci pensai un attimo su “Mmmh... No, non direi.”
“Perfetto, allora ti va di andare a fare un giro?”
La domanda mi sorprese, arrossii leggermente “...Perchè no?” risposi cercando di non sembrare troppo goffa e imbranata.
Lui mi mostrò un’altra volta i suoi perfetti denti bianchi aprendosi in un sorriso smagliante per poi prendermi la mano e iniziare a camminare.
Quel tocco mi fece accelerare il cuore. Respirai a fondo e l’odore di cannella mi riempì le narici.
Sorrisi guardando le nostre mani intrecciate. Lui se ne accorse e strinse un po’ di più la presa. Un brivido piacevole mi percorse la spina dorsale.
Alzai il viso e i nostri sguardi si incatenarono. I suoi occhi erano così scuri che le pupille quasi non si distinguevano. Mi ci persi letteralmente, ci stavo nuotando dentro.
“Hai degli occhi bellissimi.” Disse lui con un tono caldo e dolce, quasi mi avesse rubato le parole di bocca.
Arrossii “Trovi?”
“Sì, mi ricordano due diamanti che brillano. Sono di un grigio bellissimo, raro da trovare negli sguardi.” Sorrise.
Arrossii di nuovo.
Poi però, all’improvviso, tutto diventò buio e io fui avvolta dall’oscurità. In lontananza vidi una fiammella rossa e arancio. Essa si stava avvicinando sempre più pericolosamente diventando man mano sempre più grande e calda. La pelle iniziò a bruciare. Dalle fiamme apparve un ragazzo, i suoi occhi brillavano di una strana luce rossa, la faccia era oscurata ad eccezione per gli occhi rossi e quel ghigno agghiacciante.
Una risata malefica mi pervase la mente, mi indebolii di colpo. Le mie gambe cedettero, mi accasciai a terra e sentii un freddo pungente su tutto il corpo che in contrasto al calore delle bruciature fece il doppio del male.
Persi i sensi.























BUONSALVE c:
Come butta? Zì, zono zempre io c:
Che brava che sono, ho postato giusta giusta :3 Ho deciso che posterò ogni.... *conta con la dita* dal 9 al 12... dal 12 al 15.... tre giorni. HAHAHAHAHA
Beh, che dire? In questo capitolo accadono parecchie cose u.u
Angela ha letto parte del libro della nonna... Anche se poi viene sgamata, ups.
Però quando torna per rubarlo di nuovo (che trasgre, oh!) l'inchiostro sembra evaporato :o "che stregoneria è mai questa?!" vi starete chiedendo voi... PUHAHAHAHAHAHA non lo saprete mai >.> (?)
Sto un po' delirando... E' che ho avuto una giornata pesante, capitemi çwç
Ma torniamo al capitolo .-.
C'è un ragazzo misterioso nella camera di Angela :o oppure è solo la sua mente, magari manipolata da qualcuno? >.>  ....  <.<  ....  >.>
Pooooooi. Angela e Frannie vanno da Joe's e chi incontrano? Luke! Ovvio :D E dopo che la pooovera piiiiccola ingnaaara migliore amica è andata a casa il bel moro ne approfitta per fare la sua mossa! (?) Dite che la perdita dei sensi di Angela ha a che vedere con lui o è solo una coincidenza che si trovassero assieme?
...Lo scoprirete nella prossima puntata! No, scherzo hahahahaha ci vorrà un bel po' prima di risolvere l'ingarbugliato enigma che ormai è divantata la vita di Angela.
Mmmmh... Altre cose? No... Al momento non mi viene in mente niente :/ Se avete domande siete liberi di pormele (anche su Twitter, io sono @its_catnip)
Oh! Vorrei ringraziare di cuore Lady Vamp, FALLEN99 e sheradiateslove che mi zeguono zempre *^* vi adoro :33
E adoro anche voi che mi seguite in silenzio, magari perchè non avete un account EFP, magari perchè siete pigri a scrivere recensioni (?) o magari perchè non vi cagate lo spazio autrice e non vi va di rispondere ai miei deliri mentali... più che comprensibile.....
Vabbè vi lascio u.u voi invece mi lasciate una recensione piccola, piccola? Giusto per farmi sapere se il capitolo faceva tanto schifo :c
Okay, vaaaaado hahahaha c: #peace

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Capitolo 6
*** Chapter 5. ***


Chapter 5.


Quando riaprii gli occhi la prima cosa che vidi fu il volto preoccupato di Luke a pochi centimetri dal mio.
Le sue braccia sorreggevano il mio corpo. Mi guardai attorno, smarrita. Eravamo su un marciapiede a pochi isolati da Joe’s.
Quando i nostri sguardi si incontrarono una sensazione di calore e di protezione mi avvolse. Mi sentii improvvisamente al sicuro. Sentivo la sua voce lontana chiamare il mio nome, anche se lui era accanto a me.
Sbattei più volte le palpebre e mi accorsi di star tremando. Gettai le braccia attorno al suo collo e nascosi la faccia nel suo giubbotto in pelle nera.
“Angela, stai bene?” chiese preoccupato.
“Sì, sto bene...” mentii.
Lui fece un sospiro di sollievo e mi aiutò ad alzarmi.
Il ghigno di poco fa tornò nella mia mente come una scossa elettrica. Dovetti appoggiarmi al Luke per non cadere di nuovo.
“Senti Angela, perché non mi aspetti su quella panchina? Vado a prenderti una bottiglia d’acqua, tu intanto respira a fondo, un po’ d’aria fresca ti farà bene.” Disse accarezzandomi una guancia.
Mi venne la pelle d’oca al suo tatto. Annuii quasi in trance e andai a sedermi sulla panchina.
Passarono sì e no cinque minuti, mi stavo guardando attorno, quando vidi un ragazzo dai capelli castani e spettinati camminare a testa bassa con le mani nelle tasche del cappotto.
Voltai disinteressata lo sguardo a sinistra soffermandomi su un alberello che spuntava dal pavimento, era circondato da un recinto in legno.
Poi, di scatto, un nome mi balenò in testa: Harold! Tornai a guardare in direzione del ragazzo di poco fa e lo vidi svoltare in un viottolo. D’impulso balzai in piedi e lo seguii.
Quando girai l’angolo mi trovai davanti ad un vicolo cieco. I muri erano lerci e a terra era pieno di immondizia.
Arricciai il naso, l’odore era lo stesso di quello dei bagni pubblici.
Di Harold nemmeno l’ombra.
Due mani mi presero per le spalle e mi sbatterono contro il muro.
Ora due occhi color nebbia stavano fissando intensamente i miei. Le sopracciglia corrugate mi fecero capire che il ragazzo era arrabbiato e non poco.
Sputai una ciocca di capelli biondi che mi era scivolata fra le labbra.
“Harold...” sussurrai confusa.
“Non possiamo farci vedere insieme.” Disse serio. “Ma devo avvisarti: stai alla larga da Luke.” Suonava come una minaccia.
“Cosa? Ma che stai dicendo?” ora ero il doppio più confusa rispetto a prima.
“Non devi vederlo mai più. Vai a casa ora.” Disse spingendomi con forza verso l’uscita del vicolo. Mi girai verso di lui. Pretendevo delle risposte.
“Ma che sta succedendo?!”
“Harold?” la voce di Luke alle mie spalle mi fece sobbalzare. Mi girai di scatto.
“Lo conosci?” chiesi voltandomi di nuovo. Harold era sparito. Sgranai gli occhi. “Ma... Ma...” la mano di Luke si appoggiò delicatamente sulla mia spalla. Con l’altra mano mi porse la bottiglietta d’acqua. La presi in silenzio.
“Perché stavi parlando con lui?” La sua voce era dura. E forse anche un po'... arrabbiata?
“Io... Noi... Dovevamo chiarire una faccenda.”
“Fidati se ti dico che è meglio stargli alla larga. Quello lì porta solamente guai.” Mi informò intrecciando le sue dita con le mie.
“Ho bisogno di spiegazioni.”
La sua voce si addolcì, il suo sorriso mi rincuorò.“Lascia perde, Angela. Credimi, è meglio non avere niente a che fare con lui.”
Lo stava descrivendo come un criminale. Che avesse a che fare con la droga? Faceva parte di qualche gang? Era un ricercato della polizia? Forse per questo non potevo vederlo.
No. C’era molto di più. Harold mi stava nascondendo qualcosa di grosso e Luke sapeva cosa. Il pensarci mi fece venire i brividi. Cominciavo ad avere paura di lui.
Strinsi la mano del moro. “Luke, ti prego, portami a casa...”
“Certo.” Rispose lui calmo e uscimmo dal vicolo incamminandoci verso casa.
Una volta arrivati davanti al portone arrivò il momento di salutarci. Feci un sospiro, alzando le spalle senza staccare neanche per un secondo gli occhi da quelli di Luke.
“Allora a domani?” chiese lui togliendo le mani dalle tasche.
Annuii arrossendo.
Lui sorrise e si avvicinò a me di qualche passo, facendo scricchiolare un’asse di legno del portico. I battiti del mio cuore accelerarono il ritmo.
Le sue mani scivolarono caute sui miei fianchi e li strinsero con delicatezza.
Iniziai ad avvampare, riuscivo a sentire il suo respiro calmo sulla pelle del mio viso. Eravamo pericolosamente vicini, ma era troppo presto per un bacio.
Appoggiai un piede all’indietro, pronta a divincolarmi dalla sua presa, ma lui strinse più forte le mani e ne fece passare una sulla mia schiena facendomi avvicinare ancora.
Feci per replicare, ma mi sentii come impotente di fronte a lui. Non riuscivo a muovere un muscolo e le parole mi morirono sulle labbra.
Pochi centimetri separavano i nostri corpi. I miei occhi si fissarono sulle sue labbra carnose.
Improvvisamente immaginai quanto dovesse essere bello baciarlo. Sentire quel tepore sulla mia bocca... Solo il pensiero mi provocò altri brividi.
Senza accorgermene mi inumidii il labbro inferiore con la punta della lingua, poi successivamente me lo morsi.
Un accenno di sorriso comparve sulle labbra di Luke, poi la sua bocca si avvicinò alla mia per deviare e finire sul suo angolo.
Chiusi gli occhi per un secondo, poi li riaprii deglutendo. Delusa per non aver ricevuto quel bacio che adesso bramavo più di qualunque altra cosa.
Forzai un sorriso mentre i nostri nasi si sfioravano.
“Buona giornata, Angela.” Disse lui allontanandosi definitivamente da me e dandomi le spalle per tornare a casa.
“Grazie...” sussurrai consapevole che non mi avrebbe sentito. Mi sfiorai con l’indice e il medio l’angolo sinistro della bocca, quello sfiorato dalle sue labbra. Sorrisi lievemente ed entrai in casa.
 
Mi strinsi nel piumino a strisce blu, chiusi gli occhi cercando di rilassarmi. Dovevo dormire, ma il pensiero del libro misterioso era troppo forte.
Provai a pensare ad altro.
Subito mi venne in mente il sorriso di Luke e il quasi-bacio di qualche ora prima.
No, pessima idea.
Cambiai ancora canale e mi apparvero davanti due occhi color nebbia.
Harold!
Improvvisamente l’immagine si allargò mostrando il ragazzo per intero.
Portava una felpa verde scuro e dei jeans a vita più o meno bassa sul marroncino.
Era circondato dall’oscurità. Poi, chiamò il mio nome.
Angela...
Intorno a lui si materializzò una stanza cubica, i muri, il pavimento e il soffitto erano dipinti di un bianco luminoso e puro. Lui toccò terra e iniziò a camminare verso di me. Credevo fosse solo un immagine nella mia testa, ma poi mi resi conto che i miei piedi nudi erano poggiati sulla stessa superficie dei suoi. Lo raggiunsi in pochi passi.
Il pavimento stranamente non era freddo pur essendo di marmo (credo) e non era neppure duro, anzi, era piacevole al tatto, quasi soffice.
Mi abbassai di più la maglia grigia cercando di coprirmi il più possibile, poi, il mio sguardo si puntò su di lui.
“Harold.” Dissi senza aggiungere altro.
“Chiamami Harry.” Disse lui forzando un sorriso, che però non riuscì molto bene.
Corrugai la fronte. Non avevamo tutta questa confidenza per darci dei soprannomi comunque non era quello il punto.
“E’ tutto un sogno non è così?” chiesi più a me stessa che a lui.
Harry rise leggermente “Puoi credere che sia così se ti fa sentire meglio.”
“Che intendi?”
Lui mi prese la mano ed era reale. Sentivo il suo calore, la sua pelle morbida e vellutata. Non avevo mai fatto un sogno del genere.
“Come fa ad essere reale?”
“Ci sono tante cose che dovresti sapere perciò che io possa spiegartelo... Ti basti sapere che ora io sono nei tuoi sogni, ed è l’unico posto sicuro per poter parlare.”
Strabuzzai gli occhi. Come poteva non essere un sogno?
Lui prese anche l’altra mia mano.
“Quanto mi sei mancata....” rispose lui, strozzando la ‘a’ finale cercando di trattenere una lacrima.
L’ansia cominciò a salire. Mi allontanai di scatto da lui, lo spinsi via e feci un passo indietro ma caddi a terra. Mi appoggiai sui gomiti e rimasi a guardarlo intimorita.
“Non capisco... Cosa vuoi da me? Lasciami in pace!”Lo urlai strizzando gli occhi, sperando di svegliarmi e quando li aprii la sua immagine divenne meno nitida.
Lui si abbassò verso di me e mi afferrò le spalle. Non sentivo più il calore delle sue mani, e il suo corpo era sempre più sfocato mentre la stanza veniva piano, piano inglobata dall’oscurità.
“Angela, ti prego! Non svegliarti! Dobbiamo ancora parlare! Devo metterti in guardia su Luke! Continua a sognare....” Lo sentii implorare prima di sbarrare gli occhi.
Improvvisamente un senso di colpa mi avvolse. Volevo sentire quello che aveva da dirmi.
Provai a riaddormentarmi tutta la notte e alla fine, alle due ci riuscii ma Harry non comparve.

La mattina seguente, quando mi svegliai, lo feci con l’amaro in bocca. Ero delusa perché non ero riuscita a finire la discussione con Harold... Sgusciai fuori dal piumone e infilai le pantofole.
Avrei dovuto parlarne con Frannie? No. Mi avrebbe presa per malata mentale, una di quelle serie da ricovero.
Scossi la testa sospirando e notai un foglio bianco ai miei piedi.
Lo raccolsi: era piegato in due. Lo aprii.
‘Ciao, Angela,
dammi retta almeno questa volta: non andare da Joe’s oggi.
                                                                                                            Hx’

‘H’? Harold.
“Allora, Angela! Che fai, scendi per la colazione o no?” chiese mia nonna materializzandosi davanti alla porta.
Ma come fa a non fare rumore? Vola invece di camminare?!
Sussultai e lasciai cadere il biglietto a terra. La nonna lo guardò scivolare fino ai suoi piedi, si chinò e lo raccolse.
“No, nonna! Aspetta!”
“Che c’è? È solo un foglio bianco...”
“C-cosa? Bianco?”
Lei me lo sventolò sotto il naso: non c’era scritto niente.
“Sì, bianco. Vedi?”























BUONSALVE c:
Allooooora.... Vorrei cominciare con delle scuse... Dovevo postare ieri ma EFP non mi caricava, perciò non ho potuto neanche leggere le tre storie che sto seguendo e che hanno aggiornato D: (POISON, come l'amore, come la morte di FALLEN99; Life is a mess di Ms_MartyReid e Letters to my Juliet. di Jasminasdiary) finito di postare le leggo tutte :3 :3 :3
Ma passiamo al capitolo u.u
All'inizio Luke sembra il buono e 'Harry' il cattivo, ma poi, quando Harold appare in sogno ad Angela sembra essere lui quello buono :S
Vi sto confondendo? Bene! :3
A proposito dell'apparizione in sogno... Magari era davvero solo un sogno. Per questo Harry sembrava buono u.u o lo è davvero? :P
Il foglietto firmato con l' "H" chi l'avrà lasciato? ....sempre che qualcuno l'abbia lasciato >.> sembra che l'inchiostro in casa di Angela tenda ad evaporare spesso, non trovate? Hahahaha
Lascio a voi ulteriori commenti/domande/dubbi/perplessità/unicorni/arcobaleni sulla storia da riferirmi nelle vostre bellissime recensioni, me voy!
#peeeeeace

PS: che spazio autrice cortissimo D: Si vede che sono stanca? çwç

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Capitolo 7
*** Chapter 6. ***


Chapter 6.


Oltrepassammo il cancello metallico della nostra scuola.
Aveva appena smesso di piovere e c’erano ancora parecchie pozzanghere sparse qua e là lungo il marciapiede che io cercavo di evitare con discrezione senza sembrare un’ubriaca che non riesce ad evitare di camminare a zigzag. Non ci riuscivo molto bene.
Mi strinsi nel giubbotto alzando la zip e infilando veloce le mani in tasca.
Mi voltai alla mia sinistra osservando gli ondulati capelli castani di Frannie rimbalzare sulle sue spalle al ritmo della nostra camminata.
Preferii non dirle niente riguardo al fatto che avevo rivisto Harold quando ero uscita con Luke. Così rimasi in silenzio fingendo di ascoltare i suoi scleri verso il gatto che le aveva mangiato le scarpe nuove.
Sorrisi.
“Che hai da ridere?” chiese lei irritata.
“Ma lo nutri quel gatto?”
“Sì, perché?”
“Beh, dato che mangia i tuoi vestiti, potresti provare a dargli da mangiare un po’ più spesso.” Dico nascondendo una risata.
“Non sei divertente, tesoro.” Rispose lei facendomi la linguaccia. Ricambiai la smorfia, poi realizzai che avevamo oltrepassato da un po’ la fermata dell’autobus.
Smisi di camminare e la chiamai per far fermare anche lei “Hey, Frannie! Dove stiamo andando?”
“Come dove? Da Joe’s!” rispose lei scrollando le spalle.
“Uhm....”
“Che succede?”
“Io... Ecco... Preferirei non andarci...” stavo davvero dando retta ad un bigliettino che non ero nemmeno sicura fosse mai esistito? Sì. Non so perché, ma avevo un brutto presentimento...
“Ma c’è Luke!” rispose Frannie lamentandosi.
“Io però vorrei pranzare con la nonna oggi...”
“Fai come vuoi... A dopo allora!” disse lei rassegnata e riprendendo a camminare verso il locale. Mi voltai per tornare a casa ma lei mi richiamò, così mi rigirai verso la mia migliore amica per sentire quello che aveva da dirmi.
“Ti di spiace se ci provo? Con Luke, intendo...”
“Come?”
“Sì, beh, volevo chiedergli di uscire...”
“Fai come vuoi.” Biasciai sotto voce e abbassando lo sguardo.
“Grazie!” squittì lei tornando a salterellare verso Joe’s.
 
“Nonna, sono a casa!” urlai appoggiando lo zaino all’entrata.
“Nonna?” mi sfilai le scarpe.
“Nonna, ci sei?” chiesi ancora, togliendomi il cappotto.
Nessuna risposta. Passai velocemente in rassegna ogni camera della casa. Vuota.
Per ultimo entrai in cucina. No, non c’era neanche lì.
Sospirai confusa. Dove poteva essere andata?
Attraversai la stanza camminando lentamente sulle piastrelle arancione sbiadito con striature scure e andai ad appoggiarmi sul mobile in finto legno marrone che stava proprio sotto la finestra.
Scostai la tenda bianca semi trasparente su cui erano raffigurati degli agrumi tagliati a metà e guardai fuori.
I bordi del vetro erano appannati e la finestra era ricoperta da piccole goccioline trasparenti.
Appoggiai il mento ad una mano chiedendomi dove potesse essere andata mia nonna. A fare la spesa? Strano, di solito a quest’ora si riposava dopo aver pranzato e andava a leggere un libro in camera sua dondolandosi piano sulla sua amata sedia a dondolo.
Corrugai la fronte sforzandomi di trovare una soluzione.
Due mani mi circondarono i fianchi. Scattai subito e mi raddrizzai per poi urlare.
Una delle due mani arrivò alla mia bocca, zittendomi. L’altra strinse la presa, impedendomi di muovermi.
Sentii il respiro caldo di qualcuno sull’orecchio. Dalle braccia capii che si trattava di un ragazzo.
“Bu.” La voce di Luke arrivò in un chiaro sussurro nel mio timpano destro. Sbarrai gli occhi.
Lui lasciò la presa e io mi girai per guardarlo in faccia.
Indossava una maglia verde scuro a maniche lunghe, aderente come sempre. Jeans scuri e cintura dalla fibbia argentata, nascosta quasi del tutto dalla maglia.
“Luke!” pensai ad un senso per le parole che stavo per urlargli contro, quindi mi presi qualche secondo di pausa, poi ripresi. “Che ci fai qui? Mi hai fatto prendere un infarto!” Brava, Angela.  Complimenti, che bel discorsone!
“Volevo farti una sorpresa.” Rispose lui sorridendo e avvicinandosi di qualche passo.
Indietreggiai di quanti passi lui si era avvicinato e andai a sbattere contro il mobile sul quale ero appoggiata pochi minuti prima.
“Come hai fatto ad entrare?” poggiai i gomiti sul mobile nella speranza di riuscire ad indietreggiare ancora.
“Hai chiuso male la porta ed è rimasta semi aperta... Ho bussato ma non mi hai sentito...”
Si avvicinò ancora. Lo guardai negli occhi.
“Ti ho spaventato così tanto?” Chiese lui con lo sguardo dispiaciuto.
Improvvisamente mi sentii in colpa. Perché avevo paura? Non era un criminale. Ci eravamo quasi baciati, perché mai avrei dovuto scappare da lui? Respirai a fondo e spostai i gomiti dal mobile.
“No, è tutto okay.” Dissi forzando un sorriso.
Lui mi accarezzò piano una guancia. Un senso di sicurezza e calore mi avvolse. Amavo quella sensazione. Stare con lui era bellissimo. Avete presente la notte quando fa freddo e si è a gennaio inoltrato, fuori ci sono -347° con i pinguini per le strade anche loro morti congelati, ma voi siete nel vostro letto con 69 coperte addosso che vi coprono e vi tengono al calduccio nel vostro amato lettino? La sensazione migliore del mondo, vero? Beh, con Luke stavo meglio di così. Era come se la sua presenza riscaldasse l’ambiente intorno, non sembrava una persona normale, quasi una creatura celestiale, quando ci stai assieme puoi solo che sentirti bene. Serena. Sicura. Protetta. Non potevo sentirmi minacciata.
Improvvisamente, d’impulso, mi gettai fra le sue braccia e ci chiudemmo in un abbraccio. Respirai il suo odore alla cannella del quale la maglietta era intrisa.
“Non c’eri da Joe’s... Frannie ha detto che eri andata a casa e sono venuto a cercarti.” Disse lui allontanandosi di poco da me. Lo guardai negli occhi scuri, mi ci persi, di nuovo.
“E l’hai lasciata sola?” chiesi pronta ad arrabbiarmi.
“Sì, ma prima mi ha fatto promettere che questa sera saremmo usciti.” Disse sospirando.
Risi alzando gli occhi al cielo. “Classico.” Lui accennò una risatina. “Ma non sei costretto ad andarci se non vuoi...”
“Non si infrangono le promesse.” Mi rispose ammiccando.
“Giusto.” Risposi a mia volta alzando un angolo della bocca e aprendomi in un mezzo sorriso.
Le sue mani tornarono a stringere i miei fianchi. Iniziai ad avere caldo.
Mi sollevò da terra senza nessuna fatica e mi appoggiò delicatamente sul mobile, facendo mici sedere.
Divaricai le gambe, permettendogli di avvicinarsi a me per poi agganciarle dietro la sua schiena.
Feci tutto d’impulso.
Ci conoscevamo da pochissimo, ma non mi importava: volevo il mio bacio.
Portai le mani sul suo collo e mi piegai piano verso di lui osservando il suo bellissimo sorriso. Il suo respiro mi solleticava la pelle. Sorrisi di rimando mentre lui si mordeva un labbro. Quel gesto mi fece sciogliere mentre il mio intestino ballava il gagnam style con lo stomaco. Aiuto.
Feci per eliminare del tutto la distanza tra le nostre labbra desiderose le une delle altre quando improvvisamente i suoi occhi neri si riempirono di terrore. Il suo sguardo preoccupato mi fece allontanare da lui riempiendomi di agitazione.
“Che succede?” chiesi tremando. Sembrava una cosa seria.
“Io.... Devo andare.” Disse prima di stamparmi un bacio sulla guancia e volatilizzarsi dalla cucina in tre passi lunghi, veloci e silenziosi. Mi ricordò una pantera.
Rimasi per qualche minuto lì seduta, ancora scossa, con l’immagine di Luke che si mordeva il labbro inferiore che poi veniva sostituita dal suo sguardo terrorizzato.
Scesi con un balzo davvero poco agile e decisi di uscire dalla cucina.
Mi appoggiai al muro d’entrata fissando le scale in legno che portavano al piano di sopra. Incrociai le braccia. Cosa fare?
Il libro!
Con uno scatto salii gli scalini coperti da un tappeto rosso ricamato e arrivai di fronte alla stanza della nonna.
Non c’era, quindi perché non approfittarne per dare un’altra occhiata al libro? Magari avrei scoperto qualcosa riguardo la misteriosa sparizione dell’inchiostro...
Ma appena irruppi in camera trovai la nonna seduta sulla sedia a dondolo con gli occhiali dalla montatura fine in metallo appoggiati sul naso. Giocherellava con il ciondolo della sua collanina in oro bianco che le aveva regalato il nonno intenta a leggere un libro dalla copertina verde smeraldo ricamata in argento.
Alzò stancamente la testa posando lo sguardo su di me attraverso le lenti degli occhiali.
“Oh, buongiorno, Angela! Passato una bella giornata a scuola?” chiese lei aprendosi in un sorriso affettuoso.
Ma come diavolo...?!























BUONSALVE c:
Come state? :D Io di merda :3
Sì, perchè oggi mi sono venute e non riesco a schiodarmi dalla sedia della scrivania çç Per andare a pranzare ho svuto strisciare per terra >< No, okay, ma ero sul punto di farlo.
Sembra che mi sia passato un trattore sulle ovaie, un trattore che stava ballando la conga con elefanti, rinoceronti e ippopotami. Ecco. Ho reso l'idea? ><
Comunque, passiamo al capitolo....
Ho postato in orario per quanto due, tre giorni? Poi ho smesso :c Sorratemi :c (?)
Il punto è che io non sono mai stata una persona puntuale per quanto mi dispiaccia ammetterlo, dovevo postare ieri, solo che nel pomeriggio non ho potuto perchè il mio ragazzo è venuto a casa mia e la sera ero troppo stanca çç
Già.... E poi non avevo neanche finito di scirverlo....... Ups D:
By the way...
Che ne dite di questo capitolo?
Non succedono grandi cose, e forse è un po' corto...? Ma Luke appare di colpo in casa di Angela, dite che è entrato davvero per la porta? Angela si era davvero dimenticata di chiuderla? >.>
E la nonna poi? Quando è entrata? Sempre che sia entrata.... Forse era già dentro >.> Pensate sia solo una vecchina strana? Percè potrebbe esserlo u.u
Beh, vi lascio con i vostri dubbi :3
Non vi aspettate troppa puntualità per il prossimo capitolo, proverò a postarlo il prima possibile, promesso!
Adesso me ne vado che devo leggere 'POISON, come l'amore, come la morte' che ha aggiornato *^*
#peace

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Capitolo 8
*** Chapter 7. (part 1) ***


Chapter  7. (part 1)
 


Feci finta di niente, ero così confusa che chiedere spiegazioni non sarebbe servito a nulla, salutai la nonna con un bacio sulla guancia e uscii accigliata dalla stanza.
Magari non avevo controllato bene in una camera, problema di coordinazione.
‘Non ci siamo trovate, e poi si sa che la vecchiaia gioca brutti scherzi all’udito, non mi avrà sentito mentre la chiamavo.’  Fu la spiegazione che mi diedi alla misteriosa apparizione della nonna.
‘Luke sarà corso via perché avrà sentito rumori di sopra e non avrà voluto essere scoperto, o qualcosa del genere.’ continuai ad ipotizzare attraversando il corridoio ed entrando in camera mia.
Sbarrai gli occhi quando guardando sul letto vi trovai un oggetto che non doveva esserci.
Mi guardai furtivamente intorno controllando che la nonna non mi potesse vedere. Chiusi piano la porta senza fare rumore e mi precipitai sul letto prendendo tra le mani quel magnifico libro dalla copertina in morbida stoffa rossa.
Lo accarezzai cauta mentre decidevo se aprirlo oppure no. La mia mente tornò all’ultima volta, quando le scritte sulle pagine del libro erano sparite.
Decisi di aprirlo.
Sfogliai le prime pagine e la delusione si dipinse sul mio volto quando notai che nulla era cambiato: erano ancora immacolate.
Sbuffai sconsolata continuando a tenere il libro aperto davanti a me.
Ad un tratto avvertii una sensazione di calore sulla punta delle dita che si estese lungo tutta la mano, fino al polso.
I palmi cominciarono a bruciare e fui costretta a lasciar cadere il libro sul materasso del letto.
Mi guardai le mani: nessuna ustione.
Me le passai più volte sui jeans chiari a sigaretta cercando di mandare via quella orribile sensazione di bruciore che scomparve dopo poco.
Sobbalzai: le pagine del libro si stavano sfogliando da sole, velocissime, quasi spinte da un vento che però nella stanza non c’era.
La carta bianca cominciò ad illuminarsi sempre di più fino a che fui costretta a ridurre gli occhi in due piccole fessure per non rimanere accecata.
Poi, di colpo, tutto cessò. La luce bianca e luminosa cominciò ad affievolirsi sempre più fino a spegnersi completamente; osservai il libro appoggiato sul mio letto: era aperto sulla prima pagina.
All’inizio sembrò non dovesse succedere niente e feci quasi per riprendere a respirare e muovermi per correre in salotto a farmi una cioccolata calda, quando sulla pagina iniziarono a comparire delle lettere in inchiostro nero scritte in corsivo elegante: “La prescelta.
Sbattei più volte le palpebre e chiusi il libro. Che si riaprì da solo su un’altra pagina.
Tu sei l‘unica.
“BASTA!” sbraitai sbattendo il libro a terra.
Ma questo si aprì di nuovo sfogliando veloce le sue pagine fino ad arrivare in fondo al libro.
L’immagine disegnata di una pantera e un leopardo delle nevi che lottano selvaggiamente si muoveva davanti ai miei occhi sulla pagina bianca di quel misterioso libro.
La lotta si interruppe a metà proprio mentre si stava per scoprire quale dei due felini avrebbe avuto la meglio.
Tu sei l’unica.” Lessi mentre un’altra scritta si materializzava sotto di questa “A te la scelta. Da che parte ti schiererai, Angela?
Balzai giù dal letto e con un calcio scagliai il libro sotto il mio armadio per poi imprecarci contro convinta di essermi rotta almeno tre dita del piede. “Stupido libro!” urlai saltellando fuori dalla stanza reggendomi il piede ferito con una mano.
Scesi le scale e mi vestii con scarpe e giubbotto. La nonna uscii dalla cucina con un cucchiaio di legno in mano “Angela, dove vai? Non pranzi?”
Tirai su la zip del giubbotto scuotendo la testa “Non ho fame, vado a fare un giro.”
Dissi tranquilla mentre chiudevo la porta dietro di me. Non avevo idea di dove andare. Volevo solo farmi un giro per schiarirmi le idee.
Passai mentalmente in rassegna tutti i luoghi che conoscevo, mi serviva un posto tranquillo, lontano da case o strade e non affollato. Volevo stare in pace. Mi balenò subito in testa la scogliera.
Ci andavo con la mamma quando ero piccola, lei portava la chitarra e cantavamo insieme quando ancora avevo 6 anni.
Sorrisi e raggiunsi correndo il boschetto che mi separava da essa. Lo oltrepassai in pochi minuti e mi ritrovai davanti delle rocce grigie, oltre di esse solo il mare, feci qualche passo frettoloso e raggiunsi la roccia piatta dove mi sedevo di solito, liscia e comoda, rabbrividii toccandola: era gelida.
Una volta seduta guardai in basso, le onde azzurre si infrangevano contro la scogliera lanciando spruzzi d’acqua salata un po’ dappertutto. Respirai a fondo riempiendomi le narici dell’odore del mare. Poggiai le mani dietro la schiena e chiusi gli occhi mentre una leggera brezza mi scompigliava i capelli biondi facendoli ondeggiare nell’aria.
Ma non riuscivo a rilassarmi completamente, troppi dubbi martellavano nella mia testa perché io potessi non pensarci, anche solo per un minuto.
Sentii un improvviso bisogno di Harold. Sapevo che lui aveva le risposte e desideravo rivederlo con ardore.
“Mi cercavi?”
Il mio cuore perse un battito. Sbarrai gli occhi continuando a fissare l’orizzonte davanti a me.
Mi voltai piano incontrando gli occhi color cioccolato fondente del moro. “Luke.” Dissi forzando un sorriso.
“Momento sbagliato?” chiese lui dolcemente e avvicinandosi di qualche passo.
Stavo bene con lui, eppure al momento non lo volevo intorno. Volevo che se ne andasse, che mi lasciasse in pace e il fatto che non afferrava il concetto m urtava molto.
Scossi debolmente la testa, poi lo guardai negli occhi e cambiai idea “Sì...” sussurrai debolmente.
Lui però avanzò verso di me fino a raggiungere la roccia su cui stavo seduta “Non vuoi parlarmene?”
Chiese lui accomodandosi accanto a me ‘Vattene!’ gli urlai nella mente, per poi zittirmi sempre col pensiero. In fondo Luke voleva solo aiutarmi.
“Non adesso...” risposi ancora persa nei miei pensieri.
“Sicura?” insistette lui guardandomi dritto negli occhi. ‘Ma sei sordo?! Vattene!’ mi ritrovai ad urlargli di nuovo nella mente. Rimasi sorpresa da me stessa.
Stavo per rispondere ma qualcuno lo fece al mio posto. “Non vedi che vuole stare sola?”
Quella voce mi riscaldò l’animo. Mi girai di scatto verso il luogo dal quale proveniva “Harry!” esclamai mentre mi si illuminavano gli occhi.
“Harold.” Disse poi Luke con tono scocciato.
“Luke.” Rispose l’altro con un cenno cortese del capo, ma riuscii a vedere la scintilla d’odio nel suo occhio e capì che quel gesto era ironico.
“Perché non vai a farti un giro?” abbaiò Luke.
Repressi lo stimolo che era spuntato fuori da chissà quale parte nascosta del mio cuore di correre tra le braccia di Harold e rimasi seduta sul mio scoglio mentre il moro si alzava per andare a cercare rogne con Harry.
“Luke...” lo chiamai sperando di farlo calmare un po’.
“Stanne fuori!” mi urlò lui guardandomi negli occhi che per un secondo brillarono di una strana luce verde. Per un attimo mi ricordò una pantera. Sussultai e mi zittii all’istante.
“Non parlarle in quel modo.” Disse calmo Harold, ma col tono deciso di uno che non ammette obbiezioni.
“Altrimenti?” Lo provocò l’altro con un sorriso beffardo. “Cosa mi farai angioletto?”
Con uno scatto degno del miglior felino Harold prese Luke per il colletto della maglia e lo sbatté contro la corteccia di un albero per poi avvicinarsi al viso del moro con lo sguardo più affilato di un rasoio.
“Non chiamarmi in quel modo.” sibilò lui alzandolo da terra di qualche centimetro.
‘Ommioddio.’
“HEY!” richiamai l’attenzione di entrambi che girarono la testa verso di me “Harry, mettilo giù, ti prego! Basta!”
Harold lasciò immediatamente Luke che lo colpì con un pugno mentre era distratto. Qualsiasi persona sarebbe caduta a terra ma Harold girò solo la testa da un lato.
Luke tornò a guardare verso di me “Non è la tua guerra. Stanne fuori, Angela.” Mi urlò poi.
“Guerra?!” chiesi sempre più sconvolta, mentre non staccavo gli occhi da Harry che si stava massaggiando la mascella con la mano.
“Non è il momento né il luogo adatto.” Si limitò a dire Harold con un tono di voce così serio che smisi di respirare per qualche secondo, senza saperne il reale motivo.
Luke lo guardo quasi ringhiando e se ne andò con passi lunghi e felpati sparendo tra gli alberi e la nebbia che stava cominciando ad alzarsi.
























BUONSALVE c:
Sì, lo so, sono una merda :c
Dovevo postare prima, solo che..... Dire che avevo 1000 impegni sarebbe un eufemismo çwç
Potrete ai perdonarmi?
Poi non avevo neanche ispirazione per scrivere D: e come se non bastasse questo capitolo è difficile da scrivere... Più o meno si dovrebbero definire i personaggi maschili. Chi è il buono e chi è il cattivo? Spero di avervelo fatto capire.
Questo è un capitolo importante dove si dovrebbero capire parecchie cose...
E' tornato il libro magico (?) :D però quelle scritte sono un po' inquietanti, non trovate? >.>
Non so se avete notato, ma vicino a 'Chapter 7.' c'è scritto '(part 1)' perchè il capitolo 7 è troppo lungo e non posso postarlo in un capitolo solo. Forse lo posterò addirittura in tre parti diverse :o non lo so, vedrò quello che riesco a combinare u.u
Che altro dire? Mmmh, faccio un po' da spoiler e vi dirò che spunterà un nuovo personaggio, se non nel prossimo in quello dopo ancora, ma starà a voi decidere se è buono oppure cattivo ;)
Detto questo vi saluto che vado a scrivere la seconda parte del capitolo 7 hahaha :3
#peaaaace

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Capitolo 9
*** Chapter 7. (part 2) ***



Chapter 7
.
(part 2)
 
Finalmente decisi di spostarmi dalla roccia sulla quale mi ero seduta così mi alzai in piedi mentre Harry camminava verso di me.
Preoccupata gli corsi in contro lui fece per prendermi entrambe le mani, ma quando lesse il disagio nei miei occhi si bloccò subito sfiorando appena la punta delle mie dita.
“Stai bene?” chiesi rompendo il silenzio imbarazzante che si era creato.
“Sì, non preoccuparti, Angela.”
Fece per andarsene, ma lo presi per il braccio e lo bloccai. “Aspetta!”
Lui si girò appena, fermando il suo passo. “Sì?”
“Dobbiamo parlare.”
“Ti ho detto che non possiamo farci vedere insieme.” Rispose lui freddo.
“Ma non c’è nessuno qui!” protestai lasciando la presa.
Lui si voltò completamente verso di me e sospirò. “E’ complicato.”
“Ho troppi dubbi da chiarire, ogni giorno sono sempre più confusa e sento che l’unico che può aiutarmi a far luce su tutto questo sei tu. Mi sono successe un sacco di cose strane da quando ho compiuto gli anni e... Tu devi aiutarmi...” dissi sconsolata abbassando lo sguardo.
Una lieve pausa. Poi un altro sospiro uscì dalla bocca di Harold che mi prese per mano. Sussultai e feci per ritirarla, ma lui la strinse più forte.
“Vuoi chiarire le cose sì o no?”
Annuii titubante.
“E allora vieni con me.”

Mi portò su una spiaggia deserta, camminammo per un po’ sulla sabbia fino ad arrivare ad una grotta nascosta dietro alcuni cespugli.
Una volta entrati rabbrividii: faceva freddo lì dentro ed era molto umido.
“Dobbiamo proprio stare qui?” chiesi mentre camminavamo sempre di più verso l’interno della grotta.
“Paura?” rispose lui trattenendo una risata.
“M-ma chi? Io? Scherzi?!” L’oscurità ci stava avvolgendo sempre più e cominciavo a non vederci più niente.
Mi aggrappai al forte braccio di Harry con entrambe le mani e riuscii a scorgere un sorriso spuntare sul suo viso.
Arrossii, ma non lasciai la presa.
“Eccoci, siamo quasi arrivati, manca poco.” Disse una volta che il buio aveva preso il sopravvento attorno a noi.
“Ma...” ‘manca poco a cosa?’ feci per ribattere quando lo sentii avanzare di un passo. Poi udii il cigolare di una porta.
“Fai attenzione, ci sono dei gradini.” Disse lui mentre la sua voce profonda e dolce allo stesso tempo rimbombava per le pareti della grotta.
Rimasi in silenzio camminando a tentoni fino a trovare il primo gradino. Non mollai neanche per un secondo il braccio di Harold fino a che la rampa di scale non finì. Ora ci trovavamo sotto terra e faceva davvero freddo.
Continuammo a camminare per un po’ lungo il corridoio roccioso con il pavimento irregolare e pieno di buchi.
Ad un tratto il suolo diventò liscio e dritto. Rimasi un attimo stranita ma continuai ad avanzare. Non si sentivano più le goccioline d’acqua della grotta cadere nelle pozzanghere sul pavimento e non faceva più molto freddo.
Harry si fermò e sentii un’altra porta aprirsi.
click’ si accese una luce.
Davanti a noi c’era l’entrata di una bellissima casa. Entrai titubante mentre Harold mi precedeva di qualche metro.
“Qui possiamo parlare.”
“Dove siamo?”
Chiesi guardandomi attorno.
Mi trovavo in un salotto dai muri bianchi e immacolati, le poltrone erano in pelle nera e i cuscini erano color crema. C’era un tavolino di cristallo davanti al divano e un lampadario semplice e bianco, ma comunque elegante e raffinato che pendeva dal soffitto.
Chiunque avesse decorato questa casa aveva decisamente un buon gusto.
Al fianco della poltrona c’era una pianta dalle foglie verdi sgargianti, ma non saprei dire che tipo di pianta fosse.
C’era odore di pulito ed era tutto in ordine. Non una cosa fuori posto.
“Benvenuta a casa mia” rispose allargando le braccia.
“Tu vivi qui?” chiesi stupita.
“Basta chiacchiere. Volevi delle risposte? Ora le avrai.” Disse lui andando a chiudere la porta di casa con due giri di chiave.
Mi sedetti sul divano in pelle, era tremendamente comodo.
Lui avanzò verso di me. Sembrava tutto normale fino a quando non iniziò a togliersi prima la felpa e poi la maglia.
Sussultai.
“Ma che fai?!” chiesi con la voce strozzata.
Lui mi prese per le spalle e mi impose di alzarmi in piedi.
Fissai il suo petto nudo: i pettorali erano perfetti. Sembrava che il suo corpo fosse stato scolpito dagli angeli. La pelle era liscia e semi abbronzata senza alcuna imperfezione, ad eccetto di una strana cicatrice all’altezza del cuore che sembrava anche molto profonda. Rimasi sconcertata. Com’era possibile che fosse sopravvissuto con una ferita così grave?
Distolsi lo sguardo e mi persi nei suoi occhi color della nebbia.
“Dammi le mani.” Sussurrò lui calmo.
Gliele porsi e lui me le fece appoggiare sul suo petto. Iniziai a tremare mentre il mio cuore andava a mille. Lui fece un respiro profondo e mi prese il volto fra le due mani calde.
I miei occhi erano fissi sulle mie mani che erano appoggiate sopra i suoi pettorali.
“Guardami.” Sussurrò di nuovo lui mantenendo la calma.
Tornai a guardare i suoi occhi grigi. Lui respirò e si rilassò completamente mentre io ero tesissima.
Il colore dei suoi occhi mi invase il cervello, quasi vi stesse uscendo della nebbia. Improvvisamente mi ritrovai circondata da essa. Harry era sparito ed io ero sola.
Chiamai il suo nome più volte, stavo per arrendermi quando la sua voce rimbombò tutto intorno a me.
“Angela, sono Harry.”
“Dove mi trovo?” chiesi.
“Non parlarmi perché non posso sentirti. Ora tu sei nei miei ricordi. Non posso controllare cosa farti vedere, perciò non so se riuscirò a rispondere alla tue domande, sta a te cercarle. Hai un’ora sola. Buona fortuna angelo.”
Deglutii. Era tutto così assurdo.
Decisi di non pensarci e cominciai a camminare.
Dopo un po’ sentii due voci in lontananza e la nebbia cominciò a diradarsi.
Mi trovavo in una stanza con due persone alle quali però mancava il volto. Un verso di stupore misto a orrore uscì dalla mia bocca, feci per indietreggiare ma sbattei contro un muro.
I due risplendevano di una strana luce calda e bianca, erano molto vicini, lui le cingeva i fianchi con le mani. ‘Saranno fidanzati’ ipotizzai.
Il ragazzo era alto, aveva i capelli castani e non indossava la maglietta, aveva dei pantaloni della tuta color panna, ma la cosa più assurda era che sulla sua schiena c’erano due enormi ali bianche, sembravano davvero soffici e pure, rimasi a guardarle per un po’ poi passai alla ragazza. Lei invece aveva i capelli biondi e portava un paio di jeans a sigaretta bianchi ed una canotta larga e leggera anch’essa bianca.
Il volto di lui cominciò a farsi vedere: vi comparvero un naso e due labbra sottili e rosse poi fu il turno degli occhi che erano grigi e bellissimi, sussultai quando mi accorsi che il ragazzo che stavo fissando era Harry.
Lui si chinò sulla ragazza bionda e le sussurrò qualcosa che non sentii.
“EHI!” urlai. Ma sembravano non sentirmi. “Ehi, voi due!” ancora niente.
Mi avvicinai di qualche passo e provai a toccarli, ma la mia mano passò oltre il loro corpo, come se fossi fatta d’aria.
Mi spaventai e la ritirai svelta.
“Tutto questo è sbagliato...” disse Harold sempre sussurrando.
“Lo so, ma non mi importa. Io ti amo Harold.” rispose lei, anche se priva di bocca.
“Ti amo anche io. Tanto.”
“Perché non possiamo stare insieme? È tutto così ingiusto.”
“HAROLD!” urlai ancora, ma lui non mi sentì. Rinunciai all’impresa e rimasi in silenzio ad ascoltare.
“Un giorno si sistemerà tutto, vedrai. Riusciremo a stare insieme.”
“Come?”
“Non lo so... Ma ce la faremo.” ripose lui sorridendo e accarezzandole dolcemente il viso.
Sorrisi nel vedere la dolcezza di quell’atto.
Una lacrima gli rigò il volto, ma non smise un attimo di sorridere.
“Te lo prometto.” Aggiunse lui unendosi a lei in un bacio.
Si allontanarono lentamente e il volto di lei cominciò a materializzarsi.
Un urlo mi morì sulle labbra quando vidi che quel volto... era il mio.
Indietreggiai di qualche passo, tremando come una foglia che sta per staccarsi da un albero ed è in balia del vento.
La nebbia cominciò ad infittirsi di nuovo e mi ritrovai a non vedere niente per la seconda volta.
Ripresi a camminare ancora scioccata.
Altre due voci in lontananza attirarono la mia attenzione. Le raggiunsi a passo svelto e la nebbia si diradò.
Questa volta ci trovavamo in un posto insolito.
Il pavimento era circolare e in marmo. Non c’erano muri, soltanto dieci colonne bianche e alte che sorreggevano una cupola anch’essa bianca con dei decori in oro che avevano a che fare con angeli, arpe e cose del genere. Era tutto curato nei minimi dettagli. Intorno c’era il vuoto.
Riconobbi Harold. Mi stava dando le spalle e parlava con qualcuno.
“Devo tornare da lei!”
“E’ una follia! Un angelo e un arcangelo che stanno insieme? Ma quando mai si è sentita una storia del genere?!” sbraitò una voce femminile e rauca da dietro di lui.
“La amo.” Disse lui deciso.
“Le hai cancellato la memoria per stare lontano da lei e per non farla soffrire. Lei non si ricorda più di te. Cosa pensi di fare una volta che l’avrai trovata?”
“Abbiamo bisogno di lei! Lo sai! Non è un angelo qualunque. Non fare finta di non saperlo. Non le ho cancellato la memoria solo per un capriccio personale!”
“Questo perché sei uno sciocco! Eri il custode della perla del destino, dovevi nasconderla!”
“E l’ho fatto. Il Signore Oscuro ci ha messo secoli prima di capire che la perla di trova sulla Terra, gli ci è voluto parecchio per capire che ce l’ha lei. Un semplice essere umano. Ma è in pericolo. I demoni si stanno armando e la guerra è imminente. Tutto dipende dalla perla e dobbiamo recuperarla.”
Mi avvicinai di qualche passo. Non capivo niente, non riuscivo a trovare un nesso nel loro discorso.
Raggiunsi Harry e vidi che davanti a lui c’era una signora anziana. Indossava un vestito bianco a fiorellini con un cardigan di lana anch’esso bianco, gli occhi grigi e stanchi, gli arti e le dita ossute, la pelle segnata dal tempo piena di rughe.
“Nonna!” esclamai. Lei non mi sentì.
Harold appoggiò una mano sulla sua spalla.
“E avrò bisogno del tuo aiuto.”
“Pazzo!”
“Vuoi che vinca il Signore Oscuro?!” tuonò lui dandole uno scrollone.
“Non si trattano così le persone anziane.” Rispose lei con un sorriso beffardo.
“Sei più forte di me, perciò non mi faccio problemi.” Ribatté con tono arrabbiato.
La mia bocca si aprì a forma di ‘o’.
“Aiutami.”
“Essia. Ma dovrai essere veloce. I demoni sono già sulle tracce di...”
Di colpo si formò un vortice che iniziò a distruggere ogni cosa. Le mattonelle di marmo iniziarono a staccarsi e il soffitto cominciò a crollare. La nonna e Harold sparirono come una nuvola di fumo e io fui risucchiata all’interno di quel vortice di nebbia.
“No!” urlai sbarrando gli occhi.
Davanti a me c’era Harold. Il mio volto ancora fra le sue mani. Eravamo nel salotto di camera sua.
La sua espressione era estremamente seria.
“Cos’hai visto?”
“Non era reale. Vero?”
“Angela, che cosa hai visto?!” chiese lui alzando il tono della voce.
“E’ tutta una balla! Non può essere reale!”
“Angela...” Mi chiamò di nuovo.
“Cosa sei tu?!” gli urlai spingendolo con quanta forza avessi in corpo, con mio grande stupore lui si alzò da terra e finì scaraventato contro il muro lasciandoci una grossa crepa.
Sbarrai gli occhi e iniziai a tremare.
Alzai lentamente le mani all’altezza del mio viso e le osservai sconvolta.
“E soprattutto... Cosa sono io?”
























BUONSALVE c:
Oilà :3 Beh? Sono stata brava vero? :333 Ho postato puntuale :DD
Allooooora, non sono molto in vena di scrivere uno spazio autrice perciò molto probabilmente sarà corto :c perdonatemui :c
Che ne pensate di questo capitolo? Beh, succedono parecchie cose è vero o non è vero? :3
Direi che si sono capite molte cose, mentre invece ne sono spuntate fuori di altre che probabilmente ora come ora non sono molto chiare, fatemi sapere le vostre opinioni, coraggio :333
Me la lasciate una recensione piccola piccola? *faccia da cucciolo*
PS: Che ne pensate della foto all'inizio della storia? :3 è il nuovo banner, l'ho fatto qualche giorno fa con photoshop, vi piace? :3

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Capitolo 10
*** Chapter 8. ***



Chapter 8.


 
Ci vollero delle ore perché io riuscissi a calmarmi.
Ero seduta sulla poltrona in pelle nera e fissavo sconvolta il segno sul muro che aveva lasciato il corpo di Harold quando io lo avevo spinto con forza. Ero come in trance.
Per tutto quel tempo mi ero rifiutata di guardare Harry in faccia, senza sapere il vero motivo.
Lui si sedette accanto a me e mi appoggiò una mano sulla gamba.
“Chi sono io veramente?” chiesi spezzando il silenzio che si era creato, senza spostare lo sguardo dalla crepa.
Lo sentii sospirare.
“Sei un angelo.” Non ribattei. Rimasi ancora in silenzio per schedare questa informazione.
“E tu cosa sei?”
“Un arcangelo.” Feci un’altra pausa. Abbassai lo sguardo al pavimento e mi misi a fissare le mattonelle che lo ricoprivano.
“E mia nonna è...”
“Anche lei un arcangelo. Solo con più esperienza rispetto a me.”
Silenzio.
“Luke centra qualcosa in tutta questa storia?” chiesi iniziando a tormentarmi una pellicina che avevo sul pollice della mano destra.
‘Fa che la risposta sia no, fa che la risposta sia no.’
“Sì...”
“...Che cos’è Luke?” domandai titubante.
“Lui è un demone. È stato incaricato di prendere la perla che tu possiedi. Quella perla è la Perla del Destino.  Se il Signore Oscuro riuscisse a impossessarsene sarebbe la fine. Il Paradiso verrebbe distrutto e la Terra come la conosci adesso sarebbe solo un ricordo.” Rispose lui serio.
Rimasi in silenzio sul fatto che Luke fosse un demone. Non volevo pensarci. Ora lo avevo semplicemente etichettato come ‘cattivo’.
“Ma chi è questo Signore Oscuro? Mi sa tanto da Lord Voldemort.”
Lui accennò una risata che poi si spense per rispondere con serietà alla domanda “Il Signore Oscuro è stato il primo angelo rinnegato in assoluto... Lui è...”
d’un tratto mi balenarono in testa le parole del libro.
“Lucifero!” risposi alzando lo sguardo di colpo.
“Quella perla non deve cadere in mano sua.”
“Ma io non ho nessuna perla!” protestai, continuando ad evitare il suo sguardo. Sentivo che se l’avessi guardato negli occhi non sarebbe successo niente di bello.
“Si invece, angelo.”
“No!”
Mi prese per le spalle e mi fece girare verso di lui, io puntai il mio sguardo sul suo petto: dovevo evitare i suoi occhi.
D'un tratto mi abbassò la zip della felpa e la aprì velocemente, la maglia che indossavo sotto era bianca e anche abbastanza scollata. Strizzai gli occhi per l'imbarazzo e chiani il capo incrociando le braccia al petto per nasconderlo in parte alla sua vista.
Lui però strinse forte i miei polsi e mi fece aprire le braccia, la mia testa rimase bassa. A osservare le mani di Harry.
Le sue dita afferrarono agilmente il colletto della mia maglia e lo abbassarono fino a metà seno. Sussultai avvampando di colpo, ma non mi ribellai perché sapevo che non avrebbe mai fatto una cosa del genere se non strettamente necessaria.
“Guarda.” Disse lui senza sfiorare neanche un millimetro della mia pelle con le mani.
Abbassai lo sguardo sul mio petto e nella parte sinistra, proprio nella posizione del cuore osservai la voglia che avevo da quando ero nata: sembrava un piccolo sole.
“Lì dentro è custodita la perla del destino.”
“Dentro il mio cuore?”
Lui annuì.
“E come si fa a recuperarla?”
“Non si può.” Rispose tranquillamente.
“Ma...”
“La perla è parte di te.” Lui notò il mio sguardo confuso e continuò dicendo “Tu sei la perla Angela.”
In preda allo stupore dimenticai il mio proposito di non guardare Harold negli occhi, così alzai lo sguardo e il mio cuore fece una capriola.
Tutta la vita che avevo dimenticato mi passò davanti come un film mandato avanti veloce.
Ricordavo tutto.
Il paradiso; Harold seduto su una nuvola che osservava affascinato l’oceano con le sue grandi ali bianche che uscivano dalla sua schiena e che mi piacevano da morire; ricordai quando lo avevo pregato di cancellarmi la memoria in modo da non ricordare di avere la perla in corpo, lui però cancello dalla mia mente anche il suo ricordo, così che non potessi soffrire la sua mancanza.
Una lacrima silenziosa mi rigò lentamente il volto...
“Harry...”
“Sì?” chiese lui con un bagliore di speranza negli occhi.
“Ricordo tutto.” Dissi forzando un sorriso mentre una seconda e una terza lacrima imitavano la prima bagnandomi le guance.
“Tutto, tutto?” chiese lui per sicurezza.
“Credo di sì.”
“Anche la nostra relazione?”
relazione...
Quella parola mi rimbombò in testa per molto tempo mentre delle immagini cominciavano ad affiorare nella mia mente.
Ricordai tutte le cose che facevamo di nascosto perché innamorati, ci sporcammo di peccato. Ogni giorno scappavamo dalla Terra Santa per andare a visitare i posti a noi sconosciuti del mondo, quelli che osservavamo dall’alto e che tanto volevamo vedere.
Camminavamo su spiagge inesplorate, nuotavamo in acque sconosciute e dormivamo in posti nascosti.
Ricordai il giorno in cui commettemmo l’errore più grande, l’errore che un angelo non dovrebbe mai nemmeno pensare di commettere, perché è un essere troppo puro per abbandonarsi ai piaceri terreni degli esseri umani. Eppure lo facemmo.
In un posto nascosto, del tutto a contatto con la natura, facemmo l’amore. E fu l’errore più bello che avessi mai fatto.
I nostri corpi nudi a contatto creavano delle scosse di piacere che mi facevano tremare. Le goccioline sulla pelle di Harold delineavano ancora di più i suoi muscoli e tutti i suoi lineamenti e i baci di fuoco che ci infangavano di peccato erano ogni volta più passionali e desiderabili, quasi come una droga senza la quale non puoi vivere.
Le mani esploravano i corpi le une delle altre bramandosi con avidità, desiderando sempre di più la carne dell’altra.
Eravamo angeli, è vero, ma non meritavamo quel nome, poiché non eravamo più creature sacre e pure.
In un certo senso eravamo degli angeli rinnegati alla quale però avevano scordato di cancellare la memoria.
“Sì, anche la nostra relazione.” Dissi allargando il mio sorriso e contando la quarta e la quinta lacrima scivolare sul mio viso.
Ed ecco la sesta e la settima e l’ottava...
Guardai gli occhi di Harold, lucidi.
“Mi sei mancata così tanto...” disse con voce roca, cercando di fermare il suo pianto.
Mi morsi un labbro, per poi tornare a sorridere mentre ormai il mio volto era completamente bagnato di lacrime salate.
Mi prese veloce il viso fra le mani, come se ne dipendesse la sua vita. Non riusciva più ad aspettare un altro secondo, doveva eliminare ogni distanza tra le nostre labbra. E lo so perché provavo la stessa cosa.
Gli gettai le braccia al collo mentre ci univamo in un bacio passionale. Mi sedetti cavalcioni su di lui incrociando le gambe dietro la sua schiena.
Il bacio fu seguito da altri, sempre più numerosi e passionali.
Le mie mani continuavano a passare dai suoi capelli alla sua schiena mentre la maglietta gli si alzava e abbassava seguendo i miei movimenti.
Quando le nostre lingue si sfiorarono fu come tornare in paradiso.
Mi sentivo come quando camminavo sulle soffici nuvole bianche, mi sentivo come in estasi. Mi era mancato così tanto il suo sapore... chiusi di più gli occhi abbandonandomi a quel bacio mentre lui mi accarezzava il corpo con cautela ma allo stesso tempo con avidità.
All’improvviso sentii il fortissimo desiderio di donargli il mio corpo per la seconda volta dopo anni e anni di lontananza.
Appoggiai tutto il mio peso su di lui e finimmo distesi sul morbido divano in pelle.
“Aspetta.” Disse lui respirando affannosamente sulle mie labbra, riprendendo il fiato che quel bacio gli aveva tolto. Mi misi seduta mentre lui si alzava in piedi.
Il cuore mi batteva a mille e stavo cominciando a tremare per l'impazienza. Lui mi porse la mano e io la afferrai.
Mentre mi alzavo guardai quanto bene gli stessero i capelli spettinati. Rabbrividii e sorrisi. Lui attaccò il mio corpo al suo con uno strattone e riprendemmo a baciarci.
Mi sollevò da terra e mise le mani sulle mie cosce, mi agganciai con i piedi attorno al suo corpo mentre camminava a tentoni verso la camera da letto.
Il cuore batteva sempre più forte e io lo desideravo sempre più ardentemente.
Lo accarezzavo. Passavo le mani sulla larghezza delle sue spalle e infilavo le dita fra i suoi capelli castani. Alzai la testa mentre lui mi appoggiava contro il muro della sua stanza.
Inarcai un po’ la schiena mentre lui mi baciava il collo inumidendolo con la punta della lingua e mordendolo nell’incavo dove si univa con la spalla.
Gemetti piano per poi tornare a piegarmi verso di lui e continuare a baciarlo.
Perse l’equilibrio sbilanciandosi indietro e cadde sul materasso del suo letto. Rimbalzammo di lato.
Ci mettemmo a posto stendendoci lungo il senso del materasso.
Lui era seduto sopra di me e si stava sfilando la maglia quando il mio cellulare iniziò a squillare.
Ci guardammo imbarazzati mentre io sfilavo il Blackberry dalla tasca della felpa. Guardai il nome sul display: Frannie. Harold mi fece un cenno col capo, come per suggerirmi di rispondere così premetti il tasto verde e salutai la mia migliore amica con un “Spero che sia importante.”
“Puoi scommetterci l’intero guardaroba, ragazza!”
“Ebbene?” chiesi trattenendo una risata.
“Mi sono messa con Luke!”
























BUONSALVE c:
Visto che brava? :3 Ho aggiornato in orario :33
Oggi ero super ispirata, sono da questa mattina che scrivo e leggo fanfiction su EFP e mi sono avvantaggiata fino a metà capitolo 11 :P
Bene, passiamo al capitolo...
Direi che si scoprono parecchie cose u.u
Luke è un demone... Za za zaaaaaaaaaaaaaaannn.
Angela e Harold si sono praticamente messi insieme... anche se in teoria non si erano lasciati... diciamo che hanno ripreso a comportarsi come la coppia che erano u.u Non sono dolci? *^* a me è piaciuto un sacco scrivere questo capitolo e spero di essere riuscita a descrivere abbastanza bene le scene, così da farvi capire più o meno i sentimenti della protagonista e l'intera situazione in sè.
Però alla fine del capitolo.... COLPO DI SCENA! ZA ZA ZAAAN!
Chissà se voi anime buone recensirete il mio schifoso capitolo per farmi sapere i vostri pareri... Per me è importante sapere quello che ne pensate e trovo che le critiche siano costruttive, mi servono per migliorare il mio stile e il modo in cui scrivo perciò non abbiate paura a dirmi qualcosa che non vi piace o che non vi quadra o a rinfacciarmi i miei orriri errori :))
Adesso vi lascio, buona serata c:
#peace
PS: L'altro giorno ho chiesto dei pareri sull'immagine che metterò ad ogni inizio capitolo, ma nessuno mi ha cagato a parte FALLEN99 che mi ha detto che l'attrice non gli piace :c vorrei sapere anche le impressioni degli altri... Aspetto le recensioni con ansia :3

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Capitolo 11
*** Chapter 9. ***


Chapter 9.


Continuavo a guardare Frannie negli occhi verde smeraldo mentre non la smetteva di raccontarmi dettaglio per dettaglio il suo pomeriggio con Luke.
Iniziai a tormentare l’insalata nel mio piatto in plastica dura rossa fingendo di ascoltare la mia migliore amica con interesse, aggiustai il vassoio sul tavolino della mensa cercando imbarazzata qualcosa da fare per distrarmi da quel racconto.
Dovevo dirle che Luke era malvagio. Dovevo metterla in guardia, ma come? Di certo non potevo andare da lei a riposo e dirle “Hey, ciao, Frannie! Lo sai? Il tuo nuovo ragazzo è un demone che vuole la mia morte, forse non è il caso che tu esca con lui.” Andiamo! Chi mai avrebbe creduto ad una storia del genere? Io per prima stentavo a crederlo con tutte le prove che mi erano state date.
L’unica cosa che mi aveva fatto credere a tutta quella storia era Harold. Di lui mi fidavo ciecamente.
“E poi mi ha baciata.” disse lei quasi sciogliendosi sulla tavola finendo il suo discorso con un sospiro perso.
Arricciai il naso mentre le pupille della mia migliore amica avevano preso la forma di un cuore.
“Spero siate felici.” Dico senza accorgermi della mia freddezza. Mi porta alla bocca quella cosa giallognola nel mio piatto che spacciavano per purè di patate.
“Che brutto tono...” disse lei raddrizzandosi sulla sedia e guardandomi con occhi indagatori.
“Scusa, è che non ho dormito molto questa notte...” dissi distrattamente. Che poi era vero. Rimasi tutta la notte sveglia a pensare a quel pomeriggio. Non aprii bocca con la nonna, ma lo avrei fatto una volta tornata a casa.
“Mmh... Sicura che non c’è niente sotto?” chiese lei assottigliando lo sguardo.
“Sì.” Dissi appoggiando la forchetta in plastica sul vassoio e allontanandolo da me di qualche decina di centimetri. Potevano chiamarlo in tanti modi fuorché ‘cibo’.
“Oh, e indovina chi viene a prendermi fuori da scuola, oggi?” se ne uscì lei aprendosi in un sorriso a trentadue denti.
“Mh... Non lo so, chi?” chiesi disinteressata mentre cercavo di tenere aperti gli occhi che quella mattina erano così pesanti.
“Ma come chi? Luke!” disse lei ridendo dalla felicità.
Quel nome fece sparire la stanchezza dalle mie palpebre. Sbarrai gli occhi e la guardai senza dire una parola.
Questo significava che lo avrei rivisto. Dopo la lite del pomeriggio scorso non avevo nessuna voglia di vederlo, ma Frannie era la mia migliore amica e non potevo abbandonarla e lasciarla uscire sola fuori da scuola.
“Che hai? Non sei contenta per me?” chiese lei un po’ delusa dalla mia reazione.
“Io...” provai a trovare una risposta, ma il mio cervello quella mattina proprio non ce la faceva, così la spensi a metà afferrando la bottiglietta d’acqua e versandone un po’ nel mio bicchiere.
Frannie sospirò scoraggiata appoggiando un gomito al tavolo e il mento sulla mano.
“Stavo pensando...” continuò lei con lo sguardo perso nel vuoto.
“Mh?” dissi per incitarla a continuare portandomi il bicchiere alla bocca e prendendo il primo sorso d’acqua fresca.
“Te lo ricordi quel ragazzo di mesi fa? ...Harold? Chissà che fine avrà fatto.” Si chiese con aria enigmatica.
Io per poco non ci rimasi secca sul colpo. L’acqua entrò dalla parte sbagliata facendomi tossire ripetutamente.
Lei si avvicinò a me battendomi una mano sulla schiena (cosa che non mi ha MAI aiutato mentre stavo soffocando, anzi.) mentre alcune lacrime cadevano dai miei occhi per colpa di quella stupida acqua che mi era andata di traverso.
Quando riuscii a calmarmi Frannie riprese posto e io mi asciugai gli occhi con un tovagliolo.
“Tutto bene?”
Annuii allontanando da me anche il bicchiere. ‘La mensa mi odia’ pensai poggiando i gomiti sul tavolino aspettandomi che prendesse fuoco da un momento all’altro. Solo dalla parte dove ero seduta io, ovviamente.
Guardai il soffitto per controllare che nessuna lampada stesse per staccarsi e crollarmi in testa per poi tornare a posare gli occhi su Frannie.
“Possiamo uscire da qui?” chiesi alzandomi in piedi, senza aspettare una sua risposta.
Lei annuì un po’ confusa seguendomi  mentre mi avviavo verso il corridoio verde acqua della nostra scuola.
 
La campanella che segnava la fine della scuola trillò puntuale svegliandomi dallo stato di trance in qui ero caduta fissando le lettere scritte in gesso bianco che facevano contrasto sulla lavagna nera senza riuscire a conferire loro un senso logico unendole insieme in delle parole.
Mi stropicciai gli occhi e mi alzai dalla sedia sbadigliando.
Riposi i quaderni e i libri nella borsa per poi infilare il giubbotto, una volta pronta per uscire mi voltai verso Frannie che però mancava all’appello. 
Ma che... Dov’è finita? Di solito usciamo sempre insieme da scuo... interruppi i miei pensieri mentre sussurrai con amarezza e odio il nome di Luke. Strinsi i pugni e uscii dall’edificio pronta ad uccidere sia uno che l’altra.
Una volta arrivata nel cortile vidi una massa di capelli ondulati e castani correre a braccia aperte verso un ragazzo dai capelli corvini.
Una smorfia di disapprovazione comparve sul mio viso mentre mi avvicinavo a passo deciso verso quei due.
Frannie gettò le braccia al collo di Luke che le cinse la vita con le mani. Si unirono in un dolce bacio, non ricambiato da entrambi. Che nascondeva finti sentimenti e una miriade di bugie.
Quando arrivai dai due Frannie si allontanò dal demone che mi rivolse un finto sorriso, ma lessi nei suoi occhi l’odio nei miei confronti.
“Angela! Scusa se non ti ho aspettato ma...” guardò il suo ragazzo facendomi intendere che voleva vederlo il prima possibile.
“Oh, non ti preoccupare, è tutto apposto.” Dissi ricambiando il finto sorriso a Luke.
“Sei una brava attrice.” sentii la voce del moro insinuarsi nel mio cervello. Giusto: i demoni e gli angeli possono manipolare i pensieri di una qualunque creatura a loro piacimento. È uno dei loro poteri... Quindi potevo farlo anche io.
“Mai quanto te.” Gli risposi ironicamente.
Sentii la sua risata impossessarsi del mio pensiero creandomi un forte capogiro.
“Sei più debole rispetto a quello che dicono di te, lo sai Angela? Ti fai sopraffare da un semplice demone come me, cosa succederà quando ti ritroverai nel mezzo della guerra? Non lo sai? Rispondo io. Morirai. E sarai una delle prime a farlo.”
“Lo hai detto tu stesso. Non sei altro che ‘un semplice demone’ sei insignificante. Non mi spaventi.” Risposi con aria di sfida.
“Sei una stupida!”
“Hey, ragazzi, cosa sono questi sguardi?” chiese Frannie passando la mano sue giù interrompendo il contatto visivo che avevo stabilito con gli occhi neri di Luke.
Sbattei più volte le palpebre girandomi verso la mia migliore amica.
“Niente, amore. Non devi essere gelosa, lo sai che ho occhi solo per te.” Disse lui piegandosi un po’ verso di lei e appoggiando la sua fronte contro quella di Frannie.
“Dimostralo.” disse lei mordendosi un labbro. Lui le sorrise sulla bocca prima di baciarla di nuovo con una finta passione. Distolsi disgustata lo sguardo.
I due si abbracciarono e lui mi regalò un ghigno malvagio da dietro le spalle della mia migliore amica.
“Avremo modo di riprendere questa conversazione, Angela.”
Mi sussurrò nella mente.
“Andiamo?” chiese poi a Frannie che annuì felice e si incamminarono.
“Buona giornata.” Mi augurò lui per poi andarsene.
“Fottiti.” Gli risposi nei pensieri.
Di nuovo la sua risata mi pervase. Un altro capogiro.
 
Il giorno prima Harry mi aveva spiegato che non potevamo essere visti insieme dagli arcangeli. Non mi spiegò bene il perché, e a dirla tutta non mi interessava, sapevo solo che se ci avessero visti sarebbe finita male. Non solo perché avevamo peccato lasciandoci trasportare dai sentimenti umani, come la passione, ma anche perché io non ero propriamente un angelo.
Non ero mai stata vista bene in Paradiso. Mio padre, Jeremy, era un demone e mia madre, Anne, un angelo.
La mamma era sempre stata odiata da tutti in Paradiso, perché si era innamorata del ‘nemico’ aveva tradito la loro stirpe e aveva fatto nascere me: una creatura con l’aspetto di un angelo, le ali bianche e soffici e un’indole buona. Ma in fondo ero in parte demone. Tutte le forze più potenti della Terra Santa si riunirono e decisero di condannare mia madre.
Non seppi mai cosa le successe, ma non la rividi più. Per quanto riguarda me non potevano cacciarmi in quanto non avessi fatto niente di male, ma nessuno voleva più parlarmi. Nessuno eccetto Harold.
Ci innamorammo subito contagiati dalla mia indole maligna ci lasciammo trasportare dall’amore umano e ci sporcammo entrambi di peccato. Nessuno lo seppe mai, ma se lo avessero scoperto avrebbero condannato sia me che lui. Quindi non dovevamo assolutamente farci beccare insieme.
Comunque nessuno si era accorto della mia assenza in Paradiso. Per secoli nessuno si chiese dov’ero finita.
Harold ottenne un permesso dai Grandi della Terra Santa per andare a cercare la perla tralasciando il fatto che sapeva già dove si trovava e che la perla ero io, così era venuto a cercarmi ed era continuamente sotto osservazione. L’unico posto dove non poteva essere rintracciato era in quella grotta e mi aveva anche spiegato il perché, ma io non lo ricordavo...
Non andai da Joe’s per pranzo perché c’erano Frannie e quell’altro così decisi di andare a trovare Harry.
E poi non mi serviva nemmeno pranzare. Gli angeli e i demoni non lo fanno. Non ne hanno bisogno, non hanno un corpo mortale che devo  in continuazione essere nutrito. Ovviamente poi possono mangiare, ma è una cosa abbastanza inutile.
Sebbene lui mi avesse raccomandato che le visite a casa sua dovevano essere brevi e strettamente necessarie ci andai lo stesso...
E comunque quella visita era necessaria.... credo...
“Angela!” disse lui sorpreso una volta che mi ebbe aperto la porta.
“Sorpresa!” bisbigliai aprendo le braccia e sorridendo.
Lui si guardò attorno serio e mi fece entrare.
“E’ successo qualcosa, angelo?” mi chiese poi, preoccupato.
Mi alzai in punta di piedi per stampargli un bacio sulle labbra. “No... Forse.”
Dissi andando a sedermi sul divano, lui mi seguì a ruota accomodandosi accanto a me.
Io mi godetti un istante la morbidezza di quel materasso accarezzandone la pelle, lui invece era rigido.
“Ieri sei corsa via dopo che ti ha chiamata Frannie...” disse lui accarezzandomi la gamba destra con la mano “mi hai fatto preoccupare.” Continuò poi avvicinando le sue labbra al mio collo e sfiorandolo delicatamente facendomi venire la pelle d’oca.
Chiusi gli occhi e deglutii per recuperare la lucidità mentale. Il mio sguardo si fece serio e quando lui lo notò smise di parlare pronto ad ascoltarmi.
“Luke si è messo con Frannie.” Lui rimase un attimo accigliato, era sorpreso.
“Cosa? E perché mai l’avrebbe fatto?”
“Non lo so. Ci ho pensato tutta la notte. Pensi che voglia ricattarmi? Del tipo: ‘se non passi dalla nostra parte farò del male a Frannie’? Oppure...”
“Angelo...” mi interruppe lui con gli occhi lucidi.
“Sì?”
“Penso che sia questo il motivo. Ma non credo che se tu rifiuterai si limiterà a farle del male...”
“E cosa...”
“I demoni sono creature senza cuore. Non si fanno scrupoli ad uccidere un loro simile figurarsi un ‘insignificante’ essere umano come la tua amica...” disse lui cercando di usare le parole giuste. Ma le verità era che le parole giuste non esistevano. Mi disse come stavano i fatti senza giri di parole e fu come una pugnalata al petto.
“Tu... Pensi che la ucciderà?”
“Aspettiamo a dirlo. È ancora presto, magari si è semplicemente rammollito e le piace davvero, infondo tuo padre era un demone, no?”
“Non paragonare mio padre a quell’essere!” tuonai di colpo “Lui non la ama. E se le torce solo un capello dovrà vedersela con me!” urlai in preda ad una crisi isterica.
“Calmati!” esclamò sovrastando la mia voce con la sua e afferrando saldamente le mie spalle.
Feci qualche respiro profondo con gli occhi chiusi.
“Sono calma.”
“Bene.” Ci fu un attimo di silenzio nel quale ci perdemmo l’uno negli occhi dell’altra, poi lui lo ruppe di nuovo “Che occhiaie, angelo!”
“Non ho dormito molto ‘sta notte...” ammisi abbassando lo sguardo.
“Lo vedo...” mi baciò la fronte con delicatezza accarezzandomi la guancia con il pollice. “Vieni.” Disse poi porgendomi la mano e portandomi fino in camera da letto. “Perché non ti riposi un po’?” chiese poi indicando il letto dalla trapunta blu notte.
Annuii e gli stampai un bacio sulla guancia e andai a spogliarmi dei miei vestiti sentendomi il suo sguardo puntato contro. Arrossii per poi infilarmi sotto le coperte e chiudere gli occhi.
Ero davvero stanca... Sospirai e nel giro di pochi minuti ero già nel mondo dei sogni.
























BUONSALVE c:
Sono tornataaa :3 e sono anche in orario u.u
Stavo per non postare, mi era andato via internet çwç però è tornato e quindi eccomi qui :3
In questo capitolo un frammento della vita di Angela si incastra nel complicato puzzle che lei stessa sta provado a ricomporre.
Le minacce di Luke porteranno a qualcosa? Dite che i due combatteranno? Harold proverà a difendere Angela? La vita di Frannie e veramente in pericolo? Dite che riuscirà a salvarsi? Da che parte passerà Angela? Za Za Zaaaaaan lo scoprirete nella prossima puntata! No, scherzo, non tutto verrà a galla nel capitolo 10, sorry ;)
Bene, non sono affatta ispirata per scrivere uno spazio autrice decente, vorrei solo dire due cosette prima di postare e lasciarvi recensire.

Ho scritto una OS su un mio incubo. Ne avevo già scritta una: "Nightmares can come true." questa invece si chiama (fantasia portami via) "Noghtmares can come true 2." avevo detto nel primo che ne avrei scritto altri, perchè volevo sfogarmi da alcuni sogni che mi lasciavano un groppo in gola. E' abbastanza forte come storia... Violenta, ecco. Perciò non mi reputo respondabile di creare traumi a chi la legge, io vi ho avvisati (?) no vabbè... Siccome ho rcevuto solo una recensione da parte della mia migliore amica mi piacerebbe sapere cosa ne pensate voi altri che non mi sentite 25h su 24 :')

Ci terrei a ringraziare di cuore FALLEN99. E' una persona d'oro, gli voglio un modno di bene, segue la mia storia e la recensisce sempre con commenti davvero dolci, poi mi ha dedicato un suo capitolo perciò non potevo non ringraziarlo, ora ne approfitto per suggerirvi di passare sul suo profilo e leggervi le sue storie perchè sono davvero stupende, meritano. TUTTE.

Ora me nevado davvero... Però prima ditemi una cosa: non è figa la sfumatura di colori? *^* Hahahahaha vabbè, me voy, ciao splendori, recensite in tanti c:
PS: dite che questo capitolo è troppo lungo? D:
#peace

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Capitolo 12
*** Chapter 10. ***


Chapter 10.


Ripercorsi la strada che avevo fatto per andare a trovare Harry.
Mi guardai attorno: non c’era nessuno.
Respirai a fondo l’odore di mare e mi chinai per togliermi le scarpe; rabbrividii quando le dita dei miei piedi affondarono nella sabbia fredda.
Cominciai a camminare con calma mentre il vento faceva svolazzare liberi i miei capelli biondi, chiusi gli occhi godendomi ogni momento  di quella passeggiata e dimenticando per qualche istante tutte le preoccupazioni che mi stavano addosso come un macigno pronto a crollare da un momento all'altro schiacciandomi.
Riaprii gli occhi: ero quasi arrivata. Feci per cambiare traiettoria e andare per la strada che mi avrebbe condotto a casa quando una voce maschile chiamò il mio nome con aria di sfida e tono minaccioso: proveniva dalla scogliera alla mia sinistra.
Voltai lo sguardo e vidi Luke con le braccia incrociate al petto che mi guardava appoggiato al muro di roccia.
Rimasi immobile a fissarlo mentre lui prendeva a camminare verso di me, lasciai cadere le scarpe che avevo in mano sulla sabbia e mi girai del tutto verso il moro che mi veniva incontro.
Feci qualche passo per accorciare il tempo che mancava al trovarci l’uno di fronte all’altra.
“Che ci fai qui?”
“Ti cercavo.” Rispose lui sorridendo.
“Riuscirò a strapparti quel sorriso dalla faccia prima o poi. Te lo dico senza giochi di parole: lascia in pace frannie Frannie.”
“Vuoi davvero che la tua migliore amica soffra?”
“Preferisco che pianga perché tu l’hai lasciata piuttosto che vederla morire. Stalle alla larga.”
“Ma io la amo!” disse lui gesticolando teatralmente per poi scoppiare in una fragorosa risata.
“Non sei divertente.” Ringhiai.
“E sentiamo, se non la lascio cos’hai intenzione di fare, angioletto?” mi chiese pizzicandomi una guancia come si fa con i bambini piccoli.
Chiusi gli occhi e contai fino a tre. In teoria avrei dovuto contare fino a dieci ma la rabbia era troppa per fermarsi a contare e calmarsi.
Feci uno scatto e nel giro di pochi secondi mi ero ritrovata a cinque millimetri da lui e gli avevo scagliato un pugno nello stomaco che lo aveva fatto volare indietro di parecchi metri alzando un nuvolone di polvere e lasciando un buco bello profondo nella sabbia.
Lui mugolò qualcosa girandosi da un lato e contraendo la schiena per il dolore, mentre tossiva a causa della sabbia che si era alzata in aria.
Di colpo mi ero resa conto di quanto potere possedessi e avevo preso atto di tutte le mie capacità.
Con uno scatto felino degno di un leopardo delle nevi, tale era il mio simbolo, lo raggiunsi e lo schiacciai a terra con un piede ben fermo sul petto, lui mi guardò a occhi socchiusi poi alzò un angolo della bocca, sorrise per poi riprendere a tossire. “Ti ho sottovalutata Angela. Ed è stato un errore. La prima regola è mai sottovalutare l’avversario.” Tossì ancora “e lo sai qual è la seconda?” questa domanda mi spiazzò.
“C-come?”
“Mai  abbassare la guardia!” urlò lui, e di colpo afferrò la caviglia del mio piede, che lo stava tenendo premuto a terra, e mi scagliò in aria.
Il tempo sembrò rallentare.
Ero in aria, a parecchi metri d’altezza. Luke mi aveva lanciato lontano, con molta forza. Sentii qualcosa spingere sotto pelle sulla mia schiena, la mia maglietta aveva cominciato a strapparsi all’altezza delle scapole e capii.
Il tempo riprese a scorrere veloce.
Con uno scatto mi levai il giubbotto, la parte posteriore della mia maglietta bianca si strappò, rimasi sospesa in aria a guardare Luke dall’alto mentre le mie ali si libravano nel cielo.
Le osservai: erano enormi, soffici e bianche con qualche striatura nera, segno che in me correva anche sangue demoniaco. Mi morsi un labbro forzandomi di non pensarci.
Scesi un po’ di quota e quando fui abbastanza in basso mi avvicinai al mio avversario che si stava rialzando; le mie ali alzavano la sabbia rendendo la visuale di Luke decisamente peggiore della mia che, al contrario, mi permetteva di vederlo benissimo.
Allungai un braccio verso di lui e mi concentrai facendo appello a tutta la mia energia, un raggio simile ad una scossa elettrica che emanava una luce bianca e pura lo colpì, osservai meglio il raggio e vi trovai una venatura nera con dei riflessi blu viola e rossi. Non ero un angelo vero e proprio e non lo sarei mai stata.
Ricordai troppo tardi la seconda regola in un combattimento, quella che poco prima mi aveva urlato Luke: mai abbassare la guardia, così tornai a fissare il demone che però era sparito.
Volai più in alto per avere una visuale più ampia ma sembrava scomparso.
Una voce si schiarì alle mie spalle.
Mi girai e vi trovai Luke: non aveva più la maglietta, era rimasto in jeans scuri e la cintura dalla fibbia argentata rifletteva la flebile luce del sole che era semi-coperto da nuvoloni grigi.
Da dietro la sua schiena spuntavano due enormi ali dalle piume nere come la pece, avevano un’aria soffice, elegante ma allo stesso tempo imponente e minacciosa.
Entrambi allungammo il braccio l’uno verso l’altro e di scatto lanciammo i nostri raggi di magia uno contro l'altro che si scontrarono creandone uno solo, diviso  però a metà. Una parte era l’opposto dell’altra.
Osservai l’energia che usciva dalla mano aperta di Luke.
Era viola e nera con qualche scintilla rossa e alcune rarissime venature bianche. Quelle venature mi confusero, persi la concentrazione e il raggio di Luke ebbe la meglio sul mio.
Improvvisamente mi sentii come paralizzata. Le mie ali non erano più in grado di sorreggermi così si ritrassero e si chiusero. Caddi rovinosamente a terra rotolando e finendo con la faccia nella sabbia.
Sputai i granelli che mi erano entrati in bocca e mi girai verso Luke che era sceso a terra e mi stava raggiungendo con passi svelti e decisi.
Mi toccai il sopracciglio destro e ne seguì una mia smorfia di dolore: mi ero tagliata cadendo. Passai la mano sporca di sangue sui miei jeans chiari per pulirla e guardai il moro in faccia.
“So benissimo che tuo padre era un demone. Non rinnegare la tua natura. Unisciti a noi, gli angeli periranno tutti. Con o senza perla.” Disse porgendomi una mano per alzarmi. Io ci sputai sopra.
“Sei solo un illuso.”
“Avrai tempo una settimana per decidere da che parte schierarti, poi Frannie morirà.” Disse prendendo di nuovo il volo e dileguandosi tra le nuvole scure. Non ebbi neanche il tempo di ribattere.
Sentii dei passi che correvano alle mie spalle.
“Angela!” sentii la voce preoccupata di Harold che urlava il mio nome alle mie spalle, mi volai verso di lui che si chinò su di me preoccupato, mi accarezzò il viso con l’indice.
Ero davvero esausta, avevo usato molta, troppa, energia per battermi contro di Luke; in più la paura di perdere la mia migliore amica mi martellava in petto con insistenza e le mille preoccupazioni riguardo ad un’imminente guerra nella quale io sono l’unica a decidere che esito dovrà avere rimbalzavano nella mia testa come una molla.
Cominciai a vedere tutto sempre più sfocato mentre Harold mi prendeva in braccio, guardai un’ultima volta i suoi occhi color della nebbia prima di perdere definitivamente i sensi.
 
Aprii gli occhi e misi a fuoco il posto in cui mi trovavo: ero a casa mia, più precisamente nella camera da letto ed ero sotto le coperte calde, uno straccio bagnato mi copriva la fronte.
Un forte emicrania cominciò a martellarmi le tempie. Strizzai gli occhi per poi riaprirli e guardare alla mia destra: vi trovai quella che fino a pochi giorni fa ero convinta fosse mia nonna, seduta accanto a me su una sedia in legno scuro; indossava un vestitino azzurro con un motivo a piccoli fiori grigi, sulle spalle aveva un cardigan in lana bianco.
Quando notò che il mio sguardo era puntato su di lei mi sorrise dolcemente accarezzandomi il viso.
“Come ti senti, tesoro?” chiese premurosa.
Mugolai qualcosa di incomprensibile anche per me mentre la nonna mi toglieva la fascia dalla fronte e la bagnava di nuovo in una ciotola di plastica bianca che era appoggiata sul comò accanto al mio letto. Quando la riappoggiò sulla mia fronte ebbi una sensazione di piacere e rabbrividii chiudendo gli occhi.
“Non volevo che venissi a sapere di tutto in questo modo...” disse lei abbassando lo sguardo.
“Ti prendi cura di me come se fossi veramente mia nonna, anche adesso che so la verità. Perché?”
“Perché mi sono affezionata a te, Angela. Ti ho vista nascere, crescere e morire un sacco di volte e ho cominciato a provare anche io le emozioni degli umani. Sei diventata quasi una vera nipote per me.”
Di certo non dev’essere stato bello seguirmi da ogni parte del mondo indovinando in quale corpo mi sarei incarnata dopo la mia morte, e sicuramente una volta affezionati a una persona non è bello vederla morire... Mi sentivo quasi in colpa.
“Luke è un demone molto forte e tu senza nessuna preparazione sei quasi riuscita a dargli testa.”
Quasi.” Le feci eco.
“Già, ma ora è arrivato il momento che io ti prepari. Devo insegnarti molte cose, cose che hai perso quando Harold ti ha cancellato la memoria. Devi imparare a combattere di nuovo.”
Mi misi seduta e annuii, decisa a diventare più forte, decisa ad avere la mia rivincita con Luke,decisa a riprendermi la mia migliore amica.
“Cominciamo.”
























BUONSALVE c:
Ehi, bella gente! Sara è qui presente! Ora la smette di rimare, oppure la getterete in mare (?!)
Si vede che sono messa male? :o
Oggi sono proprio distrutta, ma posto perchè altrimenti Lorenzo mi squarta viva penso HAHAHAHAHA Oddio, così mi ricorda una scena di Silent Hill D: Devo smettere di guaradare horror prima di andare a letto çwç voi l'avete visto? Per me è una cagata di film. Fa schifo, però alcune scene fanno venir voglia di vomitare per il tipo di immagini, perciò.... *brividi* vabbè...
Sono un geniaccio, ho postato in orario, di nuovo! :D
E sto scrivendo lo spazio autrice nel mentre mi leggo 50 sfumature di grigio mlmlmlml perciò non so cosa ne verrà fuori D: niente di sconcio zi zpera :c
Okaaaay, passiamo al capitolo che è meglio:
Grande battaglia tra Angela e Luke za za za zaaaaaaaan. Poooooi.... La 'nonna' ha deciso di allenare Angela per potersi difendere in modo decentoso (?) yaaayyyy :D
Fatemi sapere i vostri pareri, ma soprattutto le vostre previsioni sul prossimo capitolo, che mi diverte da morire sentire le vostre ipotesi sulla storia *^*
Mumble, mumble....
Che altro dire? Boh, sto allungando lo spazio autrice solo per far rosicare FALLEN99 che aspetta che io posti per andare a dormire... Puhahahahaha *coff coff* (risata malefica che si trasforma in tosse :'3). No vabbè, ti voglio bene, lo zai vero? haha :3
Ovviamente la mia OS 'Nightmares can come true 2.' non se l'è cagata nessuno perciò autostima sotto i piedi :c *la saluta dall'alto con la manina*
Finiamo i miei scleri qui che la stanchezza mi sta tirando brutti scherzi... probabilmente ora vi sembrerò tipo ubriaca/drogata quindi penso sia meglio finirla here u.u
Recensite!
#peace
PS: scusate se il capitolo è troppo corto :c

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Capitolo 13
*** Chapter 11. ***


Chapter 11.


“Concentrati, Angela!” ripeté per l’ennesima volta Josephine (così si chiamava la mia pseudo nonna).
Ero chiusa in quel maledetto scantinato da ore ormai e non riuscivo più a far uscire quel dannato raggio dalla mia stupida mano.
“Devi mantenere la calma. Trova la pace dentro te stessa, rilassati.” Ripeté lei calma.
Chiusi gli occhi, espirai e inspirai a fondo alzando il braccio destro la cui mano era chiusa in un pugno. Sentii l’energia pulsare nel mio avambraccio per uscire, ma quando aprii la mano essa si spense e il mio palmo si illuminò appena.
Urlai dalla frustrazione.
“Calmati, Angela!”
“Non mi calmo affatto! Non ne posso più di stare chiusa qua dentro, sono stufa!” urlai aprendo il braccio destro -mano compresa- verso il mobile contenente attrezzi e altri oggetti vecchi e logori.
Una scossa fu seguita da un forte rumore, mi girai confusa verso la direzione dalla quale proveniva e vidi il mobile completamente distrutto, tutte le cianfrusaglie al suo interno stavano rotolando, rimbalzando e scivolando lontano da esso, mezze incenerite.
“Oddio.” Sussurrai guardando stranita la mia mano ancora fumante.
Tornai a guardare Jo (l’avevo soprannominata così) che mi guardava preoccupata.
“Il tuo lato demoniaco...” Rispose debolmente.
“Che c’è? Che succede?”
“I tuoi poteri derivano dalla tua rabbia. Non dalla calma ma dal caos. Tristezza, frustrazione, nervosismo, odio. Questi sentimenti ti permettono di usare la tua magia.”
Fu come un pugno allo stomaco.
Odiavo la mia parte demoniaca, eppure ero costretta a non ignorarla se volevo sconfiggere Luke.
“Ti stai concentrando soltanto su di Luke, non è vero, Angela?” chiese Jo pronta a rimproverarmi. Pensai che era come se potesse leggere mella mia mente, poi ricordai che effettivamente poteva farlo veramente.
“Sì, perché?”
“Non è la minaccia peggiore. Lui è solamente un burattino in tutto questo.”
“Non mi importa chi è. Deve morire.” Strinsi i pugni.
“Calmati sul serio adesso. Le tue mani stanno cominciando a fumare.”
Le infilai svelta in tasca respirando a fondo.
“Devi imparare a controllarti. Non sconfiggerai mai Luke se fai tutto impulsivamente. Devi riuscire a prevedere le mosse dell’avversario. Devi essere più furba di lui. Non più forte.”
“E come faccio? Insegnamelo!”
“Non è una cosa che si apprende dopo tre ore di insegnamento, Angela.”
“Ho una settimana per salvare Frannie!” le urlai in faccia con tutta la rabbia che avevo in corpo. Sentii le mie mani scottare.
“Tieni.” Disse Jo porgendomi due guanti bianchi e soffici senza dita.
“E a che mi servono?” chiesi scocciata.
“Indossali e non rischierai di incenerire tutto quando ti arrabbi. Devi imparare a controllarti.” Disse di nuovo.
“Va bene, va bene!” mi rassegnai e li infilai: erano tremendamente morbidi e comodi. “Insegnami.”
Lei sospirò per poi rimboccarsi le maniche del cardigan. “Ci vorrà molto duro lavoro.”
“Sono pronta.”
 
-tre giorni dopo-
 
Ero seduta su quel maledetto banco da quindici minuti e del professore di matematica neanche l’ombra. ‘Strano, perché lui è uno di quelli che arriva sempre in anticipo, non ha mai fatto ritardo e non è neanche mai mancato.’ Pensai che sembrava una specie di alieno. Non si ammalava mai quel prof!
La vice preside entrò in stanza schiarendosi la voce e il brusio a volume decisamente troppo alto che si era formato in classe si attenuò man mano fino a spegnersi del tutto.
“Ragazzi, il professor Kart non c’è.” disse sistemandosi la collana di perle che cadeva elegante sulla sua giacca scura.
Io e Frannie ci scambiammo un’occhiata stranita. La mia migliora amica alzò subito una mano facendo cadere le ciocche ondulate e castane dalle sue spalle.
“Mi scusi! Che significa che non c’è?”
La vice preside sembrava imbarazzata alla domanda. Si aggiustò i capelli biondi e corti fin sopra le spalle con nervosismo: era in difficoltà e si vedeva. Provai a leggere nella sua mente con i miei poteri sovrannaturali ma non ci riuscii: una specie di muro che me lo impediva. C’era sotto qualcosa.
“Non c’è e basta, signorina Williams.” Rispose lei visibilmente irritata.
Frannie tornò a sedersi, perplessa. Come tutti d’altronde.
“Al suo posto ci sarà Evelyn.” Rispose lei aprendo un braccio verso la porta del’aula, che si aprì.
Entrò nella stanza una donna che aveva meno di trent’anni, alta e slanciata. Aveva un bellissimo fisico, notai subito i muscoli abbastanza scolpiti di braccia e gambe ‘una vecchia atleta agonistica?’ ipotizzai mentre la fissavo un po’ sorpresa dalla sua giovinezza.
Osservai i lineamenti del suo viso: gli zigomi alti e ben scolpiti, il mento perfetto, la pelle senza neanche una ruga; non aveva trucco ma le ciglia erano tanto lunghe e spesse che sembrava avesse il mascara.
Gli occhi erano di un colore che non riuscii subito a definire, avevano mille sfumature, ne rimasi incantata: contenevano marrone, viola e anche qualche scaglia rossa; quanto glieli invidiavo!
Un sorriso si aprì sul suo volto mentre salutava la classe con un ‘Buon giorno!’ sfoderando i suoi perfetti denti bianchi.
Ci alzammo in piedi per salutarla, lei con un cenno della mano ci fece capire che non ce n’era bisogno e ci sedemmo tutti tra rumori di sedie che strisciano sul pavimento e zaini che vengono spostati e aperti.
Un ragazzo delle ultime file si alzò in piedi “Può dirci il suo cognome?”
Lei trafficò su qualche carta fingendo di non sentire. La guardai di sottecchi. Il ragazzo ripeté la domanda e lei lo fulminò con lo sguardo, giuro che vidi un bagliore accendersi nelle sue iridi. “Mi chiamo Evelyn.” Rispose fredda mentre continuava ad appuntare cose sul registro e a sfogliare carte e documenti.
La classe calò nel silenzio più totale.
Guardai Frannie che mi fece spallucce come per dire che sembrava strana anche a lei e che non sapeva che cosa stesse succedendo, poi il suo sguardo oltrepassò i miei occhi, illuminandosi, così mi voltai verso la finestra nella direzione in cui la mia migliore amica si era incantata e vi trovai Luke appoggiato ad un albero del cortile.
Strinsi il banco forte con le mani, tanto forte, e solo quando sentii qualche scheggia saltare via da esso mi accorsi che era meglio fermare la mia forza sovrumana prima di creare dei pasticci.
Frannie doveva sapere la verità.  Non poteva continuare così, correvo il pericolo di perderla e non potevo permetterlo.
La lezione continuò tranquillamente, la professoressa sembrava la reincarnazione di Biancaneve, al quanto inquietante. Rabbrividii quando per l’ennesima volta ci sorrise.
La campanella mi salvò dal terrore che quello sguardo così intenso mi infieriva e uscimmo tutti in corridoio per dedicarci alle nostre merende. Presi Frannie per un braccio mentre stava per uscire in cortile. “Dobbiamo parlare.”
“Non adesso!” disse lei cercando di liquidarmi con due stupide parole.
Strinsi più forte il suo braccio “Sì, invece. Adesso.” Le imposi cercando di convincerla con i miei poteri psichici. Stava per cedere quando una ragazza dai capelli lunghissimi e biondo cenere mi prese strattonandomi e mi chiuse nel bagno delle ragazze assieme a lei.
Come si permetteva?! Era importante che le parlassi! Era la mia migliore amica non potevo continuare a mentirle! Chi era lei?! Cosa voleva?!
Stavo per urlarle dietro di tutto quando i capelli cominciarono a diventare sempre più corti e bianchi, iniziarono ad arricciarsi. Perse il suo fisico slanciato, la schiena cominciò ad incurvarsi e la pelle a rinsecchirsi.
“Jo!” esclamai sorpresa.
“Angela, non puoi farlo!”
“Frannie è la mia migliore amica! È in pericolo! Devo salvarla!”
“E’ solo un’umana.”
“E’ molto più di questo.” protestai pronta a farle un bellissimo monologo su quanto importante fosse la nostra amicizia. Lei però mi precedette sul tempo e mi poggiò un dito affusolato sulle labbra imponendomi di tacere.
“So che ci tieni a lei, ma la vostra amicizia non potrà durare.”
“Come?”
“Anche se tu la salvassi da Luke lei dovrebbe morire comunque.”
Quelle parole arrivarono a me come una secchiata d’acqua gelida in piena faccia.
“Tu sei immortale, Angela. Sei una creatura del Paradiso. Lei invece è un’umana. Un essere mortale e vulnerabile. Se non morirà per mano di un demone sarà perché la vecchiaia avrà il sopravvento su di lei e la vedrai crescere , sposarsi, avere figli.. Non credi che ad un certo punto si domanderà perché tu non cresci mai? E poi quando arriverà in punto di morte? La vecchiaia se la porterà via. In un certo senso Luke ti sta facendo un favore.”
Come poteva dirmi questo?
“Non potrete stare insieme per sempre, Angela. Lei morirà, tu vivrai. Indifferentemente in che modo.”
Caddi a terra in ginocchio. Ricordai in un attimo tutto quello che io e Frannie avevamo passato.
Avevamo progettato di compiere 20 anni, di andare a comprare una casa tutta nostra nella periferia di Londra, stavamo mettendo via soldi da anni e avevamo già messo su  un bel gruzzoletto.
Ricordai un giorno in particolare...

Era una giornata d’Agosto come tutte le altre.
La porta-finestra era spalancata e faceva entrare un po’ di aria fresca per raffreddare la stanza che si stava trasformando in una sottospecie di forno. Le tende bianche semi trasparenti svolazzavano libere in balia del venticello che entrava in camera.
Io e Frannie eravamo stese sul letto e cercavamo disperatamente di fare i compiti di matematica per l’anno dopo ma senza grandi risultati.
Si stese a pancia all’aria incrociando le braccia dietro la nuca. Indossava una canottiera verde scuro e degli shorts bianchi che le stavano veramente bene, i capelli erano raccolti in una treccia curata e le stavano appoggiati su una spalla.
Mi misi seduta sulle ginocchia mentre fissavo i miei jeans corti e chiari che quasi non si vedevano per colpa della mia larga maglia bianca, una spalla era lasciata libera mentre il venticello faceva sventolare la sua stoffa imitando il movimento delle tende. I miei capelli biondi erano raccolti in una coda alta dalla quale cadeva qualche ciuffo.
“Sai...” disse lei pensierosa “...quando avrai dei figli pretendo che mi chiamino ‘Zia Frannie’.”
Risi.
“Guarda che sono seria!” disse lei alzando la testa verso di me e spostando lo sguardo dal soffitto bianco di camera mia. “Suona anche bene! Zia Frannie!” sorrisi dolcemente.
“Lo faranno, te lo prometto.”
“Croce sul cuore?”
Risi di nuovo perché mi ricordò i patti che facevamo da bambine, sembravano così infantili... eppure erano profondi e importanti.
Segnai una croce sul mio cuore, proprio sopra la cicatrice a forma di sole “Croce sul cuore.” Le feci eco.

Mi coprii il volto con le mani mentre scoppiavo in un pianto disperato e realizzavo che non avrei potuto mantenere la promessa.
“Croce sul cuore.” Ripetei a me stessa fra i singhiozzi.
Sentivo lo stomaco contorcersi. Quelle parole erano così taglienti. Mi sentivo come se l’avessi già persa.
Perché mi avevano mandato sulla terra? Li odiavo per questo. Ora ero costretta ad affrontare la realtà. Dovevo abbandonare la mia migliore amica.
Pensai al sorriso sul suo volto mentre stese sull’erba verde di una collina decidevamo il nostro futuro, parlando della casa in periferia.
Per questo l’inglese era la nostra lingua preferita: dovevamo impararlo bene se volevamo andare in Inghilterra.
I singhiozzi divennero sempre più forti. Mi si formò un enorme groppo alla gola mentre la mia faccia era completamente ricoperta di lacrime, mi veniva da vomitare.
“Coraggio, alzati. Gli angeli non devono farsi abbindolare dai sentimenti degli umani.” Rispose irritata Josephine.
Mi morsi un labbro fermando i singhiozzi.
“Frannie sarà anche una semplice umana...” dissi alzandomi in piedi traballando un po’. “Ma è la mia migliore amica.” Continuai asciugandomi le lacrime. “E’ la cosa migliore che mi sia capitata, forse anche migliore di Harold e io non la lascerò morire per colpa di uno stupido demone come Luke. Sei un arcangelo! Vivi in Paradiso, come puoi permettere che una creatura innocente venga uccisa in questo modo?!” sbraitai mentre sentivo i guanti bloccare il flusso di energia che pulsava per uscire dai miei palmi.
“Frannie non è importante in questa missione. Non è nessuno. Dovrà morire per forza, il suo destino è segnato. Mi dispiace per la vostra amicizia, Angela.”
“Non sei poi tanto diversa da Luke, allora.” Sibilai a denti stretti.
“Attenta a quello che dici ragazzina.”
“Salverò Frannie, con o senza il tuo consenso.”
“Andresti incontro alla morte.”
“Non mi importa!”
“A me sì! Devi decidere da che parte schierarti per determinare l’esito della...”
“Pensi che non lo sappia?!” sentii i guanti cominciare a sgretolarsi sotto le mie mani, li stavo incenerendo. “Perché non combattete la vostra guerra da soli invece di usare ME come arma?” sbraitai completamente accecata dalla rabbia.
“Angela... I tuoi occhi... Sono rossi.”
“Zitta!” urlai mentre alzavo un braccio verso di lei.
Josephine mi afferrò il polso e lo girò verso l’alto proprio mentre un raggio di magia usciva dal mio palmo andando ad annerire il soffitto del bagno. Lo avrebbe sfondato se non fosse stato per i guanti che ne attenuarono la sua forza.
“Sei solo una stupida ragazzina impertinente. Ti pentirai di questo affronto!”
Disse lei tornando a prendere le sembianze di una ragazza e uscendo furiosa dal bagno.
Fantastico, mi ero fatta un altro nemico.
‘Complimenti, Angela! Ottimo lavoro!’























BUONSALVE c:
Macciaooo bellezze :3 come state? :3
Uhmmm... Sono una merda lo so, ho postato in ritardo çwç mi potrete mai perdonare? Il punto è che ero molto indecisa se postare o meno questo capitolo perchè non mi piaceva affatto e poi avevo mille altri impegni e non sono riuscita a postare :c
Sono molto curiosa di sapere la vostra opinione su questo capitolo.... Frannie è in pericolo di morte e ora Josephine è molto arrabbiata con Angela, che succederà ora? Dovrà combattere con una persona in più oppure questa perdita di un'alleanza non cambierà più di tanto gli avvenimenti?
Secondo voi di che opinione è Harold? Anche lui la pensa come Jo? Frannie merita davvero di morire per mano di Luke?
:3
Ci terrei a sapere se vi è piaciuta la parte del flash back, io mi sono commossa scrivendola, vi ha suscitato qualche emozione? Va bene anche se vi è venuto da andare a vomitare, è comunque un'emozione çwç
Lasciatemi una recensione :33 e ancora scusa per il ritardo :cc
Un bacione <3
#peace

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Capitolo 14
*** Chapter 12. ***


Chapter 12.



Il pomeriggio mi fiondai da Harry per raccontargli quello che era successo a scuola. Rimasi un po’ delusa dalla sua risposta: mi disse che secondo lui Josephine aveva ragione, Frannie era solo un’umana e sarebbe morta comunque. Stavo per urlargli di tutto quando aggiunse che però non voleva che la sua vita si spegnesse prima del previsto, soprattutto per mano di un demone schifoso come Luke, disse che aveva una vita già abbastanza corta e che aveva tutto il diritto di godersela per intero. Lo abbracciai tra le lacrime e tornai a casa, non potevamo stare troppo tempo assieme, gli arcangeli ancora non approvavano la nostra relazione.
Non badai al fatto che Jo non era in casa, probabilmente aveva trovato un’altra sistemazione, non le importava più niente di me, mi stesi sotto le coperte e mi addormentai.
 
Quando riaprii gli occhi la prima cosa che vidi fu la sveglia: 6.50 am Sunday
“Niente scuola!” dissi stiracchiandomi. Sorrisi al pensiero che avrei potuto dormire ancora per ore.
“Ragazzina.” La voce roca e stanca di Jo mi richiamò dall’entrata della mia stanza.
Rimasi sbalordita nel vederla ancora vestita da ‘nonnina terrestre’ appoggiata alla mia porta con un’espressione rilassata.
“Angela.” Risposi di rimando per ricordarle il mio nome.
“So benissimo come ti chiami.” Ribattè lei acida. “Per quanto tu ti sia comportata in modo deplorevole con me ieri mattina, io e tutta la Terra Santa abbiamo bisogno di te, perciò sono andata a trovare il Grande Consiglio.”
“...E?” chiesi impaziente che continui.
“Non interrompermi!” sbottò secca. Fece un respiro profondo ed entrò nella stanza con qualche passo facendo scricchiolare alcune assi in finto legno del parquet. “Stavo dicendo... Sono andata a trovare il Grande Consiglio e ho spiegato loro la situazione...” continuò con tranquillità e calma.
Sobbalzai alzandomi dal letto e mettendomi subito in piedi. “Hai detto al Grande Consiglio che io e Harry stiamo insieme?!”  urlai isterica pronta a incenerirla con un raggio di magia.
Josephine guardò a disagio le mie mani notando che non portavo i suoi guanti.
“Dove sono i guanti, ragazzina?”
“Non erano abbastanza resistenti.” Dissi a denti stretti.
“Lasciami spiegare.”
“Hai un solo minuto.” Dissi quasi sputandoglielo in faccia.
“Sì, ho detto loro della vostra relazione.” Feci per aprire bocca ma lei mi fulminò con lo sguardo. “E ho anche detto loro che tu sei la Perla del Destino.”
“E come hanno reagito?”
“Ragazzina, non interrompermi!” ripetè lei senza perdere la pazienza, ma con voce ferma e decisa
“Scusa. Continua.” Pronunciai quelle parole come se fossero veleno.
“Erano davvero riluttanti, ma ho imposto loro una condizione: ti schiererai dalla loro parte se tu e Harry potrete rimanere insieme.”
Sussultai. All’inizio l’idea poteva sembrare più che ottima, ma tutto ciò significava morte certa per Frannie.
“E... E Frannie?” chiesi debolmente.
“Sai già cosa penso a riguardo.”
“Come hai potuto prendere una decisione per me senza prima parlarmene?!” sbraitai con le mani bollenti.
“Ho scelto ciò che è meglio per tutti.”
“Tutti eccetto Frannie!” ringhiai.
“La dimenticherai.”
“Tu... Io...” chiusi gli occhi e strinsi i pugni ‘1, 2, 3....’ cominciai a contare. ‘8, 9, 10....’ strinsi i denti fino a quasi scheggiarli ’18, 19, 20...’ avrei potuto contare fino a 100: non sarebbe servito a nulla. Aprii gli occhi e me li sentii in fiamme.
“Ragazzina, hai gli occhi rossi.” Mi informò Jo con una finta calma che le faceva da maschera.
“Io. Mi. Chiamo. Angela!” Tuonai urlando mentre la finestra si spalancava e un turbine di vento inondava la stanza facendo volare attorno a me qualsiasi cosa, dai fogli sulla scrivania, ai vestiti nell’armadio.
“Ragazzina, calmati!”
“ANGELA!” urlai in preda alla frustrazione mentre un cerchio di fuoco cominciava a segnarsi intorno a me.
Il panico cominciò a prendere  il mio possesso. Il mio lato demoniaco aveva preso il sopravvento e non riuscivo più a controllarlo, eravamo come due persone in un corpo solo.
“Va bene! Angela! Devi controllarti! Respira a fondo! Ti prego, non lasciare che il sangue nero che scorre nelle tue vene prenda il sopravvento!”
Chiusi gli occhi e imposi a me stessa di respirare a fondo. ‘Inspira, espira... Inspira, espira.’
Quando riaprii gli occhi mi ritrovai in mezzo a quella che doveva essere la mia stanza: le tende erano completamente strappate, le cerniere delle ante dell’armadio erano distrutte e i vestiti erano sparsi ovunque nella stanza; i fogli che stavano ordinatamente riposti nei cassetti e ai lati della mia scrivania ora si trovavano sparsi ovunque, le coperte del mio letto erano finite ai piedi della finestra e i libri della mia libreria erano tutti a terra, alcuni aperti a metà, altri con le pagine tutte spiegazzate.
Rivolsi uno sguardo terrorizzato a Jo che emise un sospiro di sollievo.
“Proviamo con qualcosa di più potente.” Disse avvicinandosi.
Dalla tasca estrasse una piccola catenella in oro bianco alla quale era appeso un ciondolo a che aveva inciso un lucchetto, l’area attorno ad esso sembrava fatta di un materiale simile alla madre perla, attorno un piccolo bordo in oro bianco definiva la forma ovale del ciondolo.
Me lo mise al collo e quando esso toccò il mio petto si illuminò di una luce bianchissima, sentii il sangue nelle vene correre veloce e il cuore pomparne molto di più del solito. Mi sentii come risucchiata da quella catenella così delicata.
Improvvisamente la sensazione cessò e diedi uno sguardo al medaglione: ora la parte che sembrava madreperla era diventata scura, e brillava di strani riflessi viola e rossi, di colpo mi sentii più leggera.
“Ecco.” Disse Jo soddisfatta. “Ora la tua energia demoniaca e racchiusa in quel ciondolo. Non toglierlo mai, altrimenti il potere demoniaco tornerà in te. Sei ancora troppo giovane e inesperta per poter controllare  tuoi poteri da mezza demone quale sei.”
Sospirai rigirandomi fra le mani il ciondolo.
“Quindi?” chiesi poi.
“Quindi cosa?”
“Frannie.” Dissi alzando lo sguardo su Josephine.
“Non è affar mio.” Rispose senza lasciarmi tempo per ribattere. Chiuse la porta dietro di sé e sparì dalla mia vista.
 Mi buttai sul letto sconsolata.
Frannie o Harold? Avevo ancora quattro giorni per decidere. Troppo pochi, troppo pochi! Presi il cuscino e me lo premetti sulla faccia per soffocare un urlo di frustrazione.
Dovevo trovare un modo per uscirne, ma prima di tutto dovevo avvisare Frannie che era in pericolo di vita.
Mi rialzai decisa e mi diressi verso l’armadio: era vuoto.
Sbuffai irritata e raccolsi da terra una felpa verde militare, una maglietta a maniche corte bianca con una scritta in pailette argentate sul petto  e dei jeans a sigaretta chiari, mi vestii e scesi al piano di sotto, infilai le scarpe, presi giubbotto e chiavi ed uscii di casa.
Imboccai il viale che portava a casa della mia migliore amica e camminai a passo svelto lungo il marciapiede. Dovevo arrivare il prima possibile, non potevo aspettare un attimo di più.
Decisi di prendere la scorciatoia attraverso il sentiero che tagliava il bosco per arrivare prima.
Perché casa di Frannie era così dannatamente lontana da tutto il resto del mondo?! Sbuffai accelerando il passo e infilando le mani in tasca.
Mentre camminavo notai una figura maschile appoggiata ad un albero a braccia incrociate.
Vestiva abiti scuri e riconobbi la sua persona dallo scintillio della fibbia argentata della cintura in pelle nera: Luke.
“Ma è mai possibile che devo incontrarti anche nei giorni di festa come la domenica?” sbraitai infastidita una volta arrivata a pochi metri di distanza da lui.
Il demone sorrise allontanandosi dalla corteccia robusta dell’albero al quale era appoggiato e si avvicinò a me infilando i pollici nelle tasche dei suoi jeans scuri.
“Ti stavo aspettando, Angela.” Rispose con uno sguardo malizioso.
“Cosa vuoi da me?”
“Ehi, non ti rivolgere così ad una persona che ha il tuo stesso sangue.”
“Non osare paragonarmi a te, sei una creatura schifosa. La morte non è abbastanza come tua punizione.”
“Hohoho, siamo in vena di minacce?”
“Sputa il rospo Luke, perché mi cercavi?” chiesi stizzita. Non mi andava di sentirlo prendersi gioco di me, tra l’altro proprio ora che andavo di fretta.
“Sono stufo di aspettare, Angela. E non sono l’unico.”
“Che intendi?”
“Il mio superiore non è più disposto ad attendere. Vuole una risposta. E la vuole adesso.”
“Cosa? Il tuo superiore? E chi sarebbe?”
“Sono cose che non devono riguardarti. Sappi soltanto che il tempo a tua disposizione è terminato.”
Ammutolii e le sue labbra si aprirono in un sorriso bastardo.
“Devi dirmi da che parte ti schiererai. E devi farlo oggi.”
“Che cosa?!” la mia bocca si aprì a forma di ‘o’, lo guardai sconvolta.
“I patti non erano questi!”
“I patti sono cambiati!” tuonò lui per poi scoppiare in una fragorosa risata. “Alle sei di questo pomeriggio ti aspetto alla spiaggia. Dovrai essere da sola, sentirò la presenza di altre creature non-umane se sai cosa intendo, perciò vedi di non giocarmi brutti tiri. Allora mi dirai la tua decisione. Se non ti presenterai o deciderai di non schierarti dalla mia parte Frannie morirà.”
Feci per ribattere ma lui mi interruppe per continuare a parlare “E non pensare di provare a mentirmi. Ti farò giurare con il sangue. E un giuramento con il sangue è un giuramento che non può essere infranto in alcun modo, lo sai benissimo anche tu, Angela.” Sorrise beffardo e prima che io potessi dire ‘a’ Luke era già sparito tra gli alberi del bosco, lasciandomi sola, nel sentiero di ghiaia che conduceva a casa della mia migliore amica.
‘Fantastico.... E adesso che faccio?’























BUONSALVE c:
...........faccio schifo :c
Non pubblico da una vita, ma è che ho troppi impegni e.... pochissima ispirazione :c
Non ho scritto ancora nessun capitolo avanti a questo perciò sinceramente non so quando posterò il seguito, spero presto, comunque non posterò più tanto regolarmente, anzi... Dovrete aspettare un po' di più per ogni capitolo :c mi dispiace :c
Pensavo quasi di abbandonare la storia per un po', ma poi mentre stavo per mettermi a fare i compiti mi è venuta l'ispirazione per scrivere e non ho potuto ignorarla, chissà quando mi sarebbo tornata poi D: Quindi mi sono messa a scrivere questa cacchetta ed eccomi qui.... mi ritrovo a postarla...
Tanto per la cronaca: ho riscritto il capitolo 12 almeno 10 volte e diciamo che questa era la versione che faceva un po' meno schifo... Spinta un po' dal senso di colpa e un po' dalla stanchezza dello scrivere mille volte lo stesso capitolo ho deciso di non cancellarlo e farvelo leggere, quindi vi prego di lasciarmi i vostri pareri per iscritto scrivendo una piccola recensione qui sotto, ne sarei molto felice :))
Adesso vado che per colpa di Angel ancora non ho finito i compiti :c
#peace

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Capitolo 15
*** Chapter 13. ***







Chapter 13.


“Verrò con te, Angela.”
“No, non se ne parla, se Luke dovesse captare la tua energia ucciderebbe Frannie, non posso correre questo rischio.”
“Non puoi chiedermi di rimanere a casa con le mani in mano mentre tu rischi la vita per salvare la tua migliore amica!” sbraitò Harold afferrandomi saldamente per le spalle.
“Ho un piano.”
“Non sei abbastanza forte per battere Luke!”
“E chi ha parlato di batterlo?” risposi con un sorrisetto malizioso.
“Cos’hai in mente?”
“Semplice: per farmi giurare con il sangue ci vorrà qualcosa di tagliente, giusto? Giusto. Quindi, dirò a Luke che mi schiererò dalla sua parte, e quando mi darà l’oggetto per tagliarmi la mano (probabilmente un coltello), io invece di tagliarmi colpirò lui. Questo lo distrarrà, gli lancerò un raggio di energia e porterò in salvo Frannie.”
“Non è così stupido, Angela.” Rispose Harry visibilmente contrariato. “è troppo pericoloso, non posso permettertelo.”
“E io non posso permettere che Luke uccida Frannie.” Sbraitai scrollandomi dalla sua stretta.
Ci fu un attimo di silenzio, poi io presi con cautela la sua mano e la strinsi guardandolo negli occhi color nebbia dei quali mi ero follemente innamorata sin dal primo istante che lo vidi.
“Ti fidi di me?”
“Sì...” rispose debolmente.
“E allora davi lasciarmi andare.” Risposi dolcemente.
“Ma se...”
“Tornerò a casa viva.”
“Me lo prometti?” notai i suoi occhi luccicare e mi commossi.
“Te lo prometto.” Risposi per poi stringerlo in un abbraccio.
“Ti amo, Angela. Non so cosa farei se tu... Se tu...”
“Non accadrà.” Risposi accarezzandogli il volto.
Ci unimmo in un bacio al quale si aggiunse una sua piccola lacrima salata. “E... Harry? Ti amo anche io.” Risposi sorridendo mentre una lacrima bagnava la mia guancia che già in precedenza era stata inumidita da quella del mio ragazzo.
“Sii prudente, angelo.”
“Lo sarò.” Dissi allontanandomi da lui e uscendo da casa sua.
Attraversai la grotta con l’adrenalina al massimo. Se avevo paura? Mi stavo cagando sotto.
Presi coraggio e cominciai a camminare sulla spiaggia. Il cielo era fastidiosamente sereno e gli uccellini cantavano allegri sui rami degli alberi. ‘Si può sapere cosa c’è da essere contenti?!’ chiesi loro col pensiero mentre guardavo la linea piatta che quel giorno era il mare: neanche un’onda ribelle lo smuoveva, era immobile, sembrava quasi solido, come se ci si potesse camminare sopra.
Allungai il passo, poi guardai l’ora sul cellulare che tenevo nella tasca: 5.57 pm
Iniziai a correre.
Arrivai quasi alla fine della spiaggia quando distinsi due figure sedute sulla sabbia che si stavano baciando dolcemente.
Mi avvicinai con cautela fino a quando capii che erano Luke e Frannie.
La rabbia mi ribolliva nel sangue, ripresi a correre verso di loro con l’intento di sferrare un calcio in pancia a quel fetente di un demone, ma lui sentì la mia presenza, si staccò dalla mia migliore amica e si girò a guardarmi; entrambi si alzarono in piedi e mi salutarono l’uno con un sorriso falso stampato in faccia, l’altra con una risata divertita e mezza imbarazzata.
Mi fermai solo dopo che arrivai ad un metro da loro.
“Luke, non te lo ripeterò più: allontanati da Frannie.”
La mia migliore amica mi guardò confusa. “Angela, ma che dici?”
“Frannie, so che ora mi crederai pazza, ma devo avvertirti: il tuo ragazzo non ti ama.” Lei fece per ribattere ma io continuai imperterrita “Avrei dovuto dirtelo prima, e ho cercato di farlo, credimi, ma non me ne hai lasciato il tempo! Lui è un demone e...”
“Ora basta!” sbraitò Luke interrompendomi. “Allora, Angela, hai fatto la tua scelta?”
Era il momento di mettere in atto il mio piano. Mi tremarono le gambe. Annuii debolmente e mi avvicinai a Luke di qualche passo.
“Ma... Che sta succedendo?”
“Frannie, non adesso.” Rispose Luke con un falso tono gentile.
“Mi schiererò dalla vostra parte, Luke.” Risposi cercando di essere il più credibile possibile.
Lessi nei suoi occhi come un' impercettibile traccia di sollievo.
“Bene, adesso giura.” Disse stringendo la mano della mia migliore amica.
“Luke, ma cosa...” leggevo la confusione negli occhi di Frannie.
“Sshh...” le rispose lui avvicinandosi a me.
“Non ho con cosa tagliarmi.”
“Nessun problema.” Lui estrasse dalla tasca un pugnale dall’impugnatura nera e luccicante, me lo porse con un sorriso beffardo.
Tutto secondo i piani.
Cercai di calmarmi, controllai la posizione di Frannie, poi quella di Luke e appoggiai la lama del pugnale sul palmo della mia mano.
“Io giuro...” dissi facendo una finta pressione sulla mano. “...che penso tu sia un lurido demone schifoso!” urlai scagliando il pugnale addosso a Luke.
Lui, come da programma, fu colto dalla sorpresa. ‘Meno male che non era stupido!’ risposi mentalmente a quello che aveva detto Harry in precedenza.
Lui si accasciò a terra mentre rivoli di sangue nero uscivano dalla ferita al suo stomaco.
“Angela! Che cosa hai fatto?!” urlò straziata Frannie, mentre si accingeva a correre verso il suo ragazzo.
“Ti ho salvato la vita!” urlai prendendola saldamente per le braccia.
“Sei un mostro!” mi urlò lei spingendomi via con le lacrime agli occhi.
Quelle parole mi ferirono. Sapevo che poi avrei potuto spiegarle tutto, ma fu come se il pugnale avesse colpito me. Come se mi avesse centrato in piena tra le scapole. Come se mi fossi accasciata a terra e fossi rimasta con la faccia nella sabbia mentre sentivo la maglietta aderire alla mia pelle grazie al denso sangue caldo che scorreva veloce lungo la mia schiena attraverso la ferita.
Poi realizzai che era successo veramente.
Luke si era rialzato, la ferita si era subito rimarginata e mi aveva pugnalato alle spalle. Letteralmente.
“Angela!!” urlò Frannie con voce spezzata, buttandosi in ginocchio accanto a me, mentre guardava sconvolta la ferita di Luke che si era completamente guarita mentre la maglia era ancora sporca del suo sangue. Sangue nero.
Lui prese Frannie per le spalle, la fece alzare e tolse il pugnale dalla mia schiena.
Urlai forte e mi girai con la faccia verso il cielo, fissando la scena mentre gemevo e tossivo a causa del dolore per la ferita infertami dal demone.
Sentivo che si stava rimarginando, ma lo stava facendo troppo lentamente. Dovevo salvare Frannie!
Osservai Luke mentre le poggiava il pugnale sporco del mio sangue sulla gola.
“Luke ti prego.” Implorò lei debolmente.
“Scusa tesoro, ma adesso dovrò ucciderti.” Le sussurrò lui all’orecchio.
“No!” urlai mentre mi rimettevo in piedi, barcollante.
“Non avresti dovuto farlo.” Disse lui sorridendo malizioso.
La ferita si era rimarginata, almeno esternamente, così mi avvicinai a lui di qualche passo.
“Cosa? Pugnalarti? No, hai ragione. Avrei dovuto fare di peggio.” Risposi asciugando con una manica il sangue che colava dalla mia bocca a causa della ferita.
Lui scoppiò in una fragorosa risata. “Oh, andiamo, Angela! Davvero uccideresti il tuo fratellino?” chiese sorridendo.
Il mio che cosa?!
Lo guardai a bocca spalancata.
“Esatto, angioletto. Mio padre era un demone, mentre mia madre era un angelo. O forse dovrei dire nostra madre?” rise ancora. “In effetti essere in parte un angelo non mi ha fatto avere un granché di fama giù nel mio regno... Ma guardami adesso! Lavoro per conto di Lucifero in persona e mi trovo di fronte alla Perla del Destino in carne e ossa: mia sorella, Angela.” Si avvicinò di qualche passo, strattonando Frannie, senza smettere di puntarle alla gola il pugnale.
“Stai bluffando.”
“Oh, no, cara. Mi piacerebbe poter dire il contrario, ma è la verità. Mio padre fece l’orribile errore di innamorarsi di un angelo. Puah. Rivoltante. I demoni dovrebbero rimanere con i demoni e viceversa.”
“Non puoi dare un limite all’amore!” sbraitai contrariata.
“L’amore è per le persone deboli. Mio padre era un debole. A innamorarsi si finisce sempre uccisi, in alcuni casi letteralmente.” Disse guardando Frannie e leccandosi le labbra. Lei stava immobile. Gli occhi sbarrati, sembrava in trance, era paralizzata dalla paura.
Decisi di improvvisare.
“Ti stai dando del debole?”
“Che stai dicendo?!”
“Beh, dici che l’amore è per le persone deboli, quindi tu sei debole. Perché tu Frannie la ami. Non è così Luke?”
Lui sbarrò gli occhi. “Come osi?” tuonò lui visibilmente irritato.
“Vuoi davvero negare il contrario?” chiesi con un sorrisetto terribilmente sforzato.
L’ultima carta che mi rimaneva da giocare era sperare che nel fingere di amarla si fosse affezionato davvero a lei.
“I demoni non amano.”
“Nostro padre è la prova del contrario.” Dissi quel ‘nostro’ quasi vomitandolo.
“Stai zitta! Stupida, non sai quello che dici!”
“Davvero? E allora se non la ami... uccidila!” ma che stavo facendo? Lo incitavo ad ucciderla! Avrei voluto prendermi a sprangate.
“Detto fatto.” Rise lui.
Premette il coltello sulla gola, ma una voce che per tutto questo tempo era rimasta in silenzio si fece sentire in un urlo disperato.
“No!” Frannie iniziò a piangere disperata guardando tremante gli occhi scuri di Luke. “Ti prego Luke... Non posso credere che fosse tutta finzione... Tutto quello che abbiamo passato...” aveva la voce roca, gli occhi rossi e gonfi e tutto il trucco le era colato sulla faccia.
“Taci.” Disse lui con un tono rude, ma sembrava quasi supplicante. Strizzò gli occhi e fece per tagliarle la gola, ma lei urlò un’ultima cosa.
“Ti amo!”
Mi tappai gli occhi urlando e mi gettai a terra in ginocchio per non assistere alla morte della mia migliore amica.
Ma non sentii un urlo da parte sua, niente, così mi azzardai a tornare a guardare la scena: mio fratello era piegato in ginocchio che piangeva. Il pugnale era a terra nella sabbia e Frannie era in piedi accanto a lui, scioccata e tremante.
“Non... Non posso farlo.” Disse il demone fra i singhiozzi.
Scoppiai a piangere anche io e mi alzai in piedi pronta a correre tra le braccia della mia migliore amica per rassicurarla e dirle che era tutto apposto e che sarebbe andato tutto bene, ma qualcosa mi bloccò.
Sentii un’energia fortissima alle mie spalle.
Un forte e potente “No!” riecheggiò nell’aria tutto introno a me, anche se il suono proveniva da dietro. Mi voltai e vidi una figura femminile scattare rapida nella mia direzione, mi arrivò a fianco, poi mi superò parandosi di fronte a Luke.
“Hai fallito!”
“Cosa?” Luke si alzò di scattò, ma fu troppo tardi.  La donna estrasse una spada che risplendeva di una luce violacea e la infilzò nel petto di Luke.
Un gemito strozzato uscì sia dalla mia bocca che da quella di Frannie.
Luke mi guardò negli occhi, incapace di muoversi, era completamente paralizzato. Riuscì a sussurrare delle parole strozzate che lessi attraverso il labiale: ‘Frannie... Ti... Amo....’
Tossì facendo uscire del sangue nero dalla bocca, la sua espressione era indescrivibile, vederlo in quello stato era straziante, in fine vidi la luce abbandonare i suoi occhi. Il suo corpo si accasciò in avanti, la donna vi estrasse la spada gocciolante del sangue denso di Luke e il cadavere di mio fratello cominciò a sgretolarsi come fosse fatto di cenere, per poi disperdersi leggero nel vento.
Una lacrima rigò il mio viso, mentre Frannie era già scoppiata in un pianto isterico e disperato da un pezzo.
“Chi sei?” chiesi poi rivolta alla donna che aveva ucciso Luke.
Lei si voltò e mi guardò in faccia con un angolo della bocca alzato. La riconobbi subito: alta, magra, capelli castani corti e occhi viola... Evelyn.
“Ma... Ma cosa...”
“Tesoro, sei davvero rimasta sorpresa?” rise “Bene, piccolo riassuntino: diciamo che io sono ‘il capo’ di Luke. Doveva svolgere un lavoretto per me, ha fallito. Era un debole e un buono a nulla.” Sospirò “Vorrà dire che sbrigherò da sola il compito che Lucifero in persona, mi ha affidato. Sono molto più potente di quanto tu possa immaginare, Angela.”
Rimasi ferma a fissarla sconvolta.
“Ma, tu avevi fatto un patto con Luke, vero? Non mi sembra tu l’abbia rispettato.” Rispose guardandomi maliziosa. “Non va bene che tu rimanga impunita.” Disse lei con gli occhi che cominciavano a prendere dei riflessi color del sangue.
“Co-Cosa vuoi fare?” chiesi terrorizzata.
Lei, per tutta risposta sorrise. E con uno scatto veloce librò la spada in aria e con un movimento orizzontale la scagliò davanti alla mia migliore amica.
Si spostò di lato per farmi ‘godere’ della scena, mentre lei leccava divertita il sangue dalla sua spada intrisa di arte diabolica.
Frannie aveva lo sguardo era incatenato ad un punto fisso, lontano nello spazio, era come se i suoi occhi occhi fossero puntati nel vuoto.
Sulla sua gola era inciso un taglio netto e profondo, che emanava una luce violacea. Da esso usciva moltissimo sangue rosso che andò ad imbrattare i suoi vestiti già sporchi di sabbia.
“A-Angela...”
“No!” urlai correndo verso la mia migliore amica, che nel frattempo era caduta in ginocchio.
“Bene, il mio lavoro è finito.” Disse Evelyn prendendo il volo e sparendo nel cielo sereno.
Mi gettai in ginocchio mettendo una mano sulla schiena di Frannie, per farla stendere su di me.
“Frannie... Frannie, non osare! Non puoi morire!” Lei mi guardava con le lacrime agli occhi, mentre non la smetteva di tossire sangue.
Mi strappai gran parte della maglia e la poggiai sulla ferita per fermare il sangue, provando ad usare i miei poteri di angelo per guarirla.
“Frannie! Ti prego!”
Le lacrime scendevano come dei fiumi in piena dai miei occhi mentre guardavo la mia migliore amica cosparsa di sangue.
“Non puoi lasciarmi! Dobbiamo fare ancora mille cose!” le urlai piena di rabbia tra i singhiozzi. “Se tu muori con chi andrò a Londra?! I miei figli chi chiameranno ‘zia’?! Chi Frannie? Chi?!” continuai ad urlare mentre le mie lacrime si univano al suo sangue.
“Angela...” mi chiamò debolmente lei tra un colpo di tosse e l’altro. “è tutto inutile.” Un altro colpo di tosse. “Ti voglio bene.” Un’altra lacrima le rigò il viso. “Tanto.” aggiunse con voce roca.
Ed ecco lì, la sua ultima lacrima stava scendendo silenziosa sulla sua guancia prima che la vita la lasciasse.
Strinsi a me il suo corpo ormai senza vita e urlai verso il cielo, abbandonandomi in un pianto disperato.
“Perchè tu? Non doveva andare così, avresti dovuto morire da vecchia, nel tuo letto caldo! Avresti dovuto sposarti, avere dei figli e poi dei nipoti... Avresti avuto dei piccoletti che giravano per casa chiamandoti ‘nonna’ e tu avresti dovuto legger loro delle favole per farli addormentare. Sei troppo giovane!

Guardai il suo viso, gli occhi sbarrati, le chiusi gli occhi con due dita e la adagiai sulla sabbia. Le tolsi con cura il trucco e il sangue dalla faccia.
“Ti voglio bene anche io Frannie...” Risposi adagiandole una margherita che stava crescendo accanto alla scogliera tra i capelli castani, ora sembrava stesse dormendo. “...e te ne vorrò sempre.”























BUONSALVE c:
Visto che ho postato in orario? ** Non sono una prava pampina? :3
No vabbè HAHAHA
In realtà sono un po' entrata in depressione perchè nel capitolo 12 ho ricevuto solo due recensioni :ccc
Spero di riceverne di più in questo D:
Insomma direi che è un capitolo abbastanza importante...
Due personaggi abbastanza fondamentali della storia ci abbandonano, entrambi per mano della nuova supplente Evelyn.
In più si scopre che Angela aveva un fratello, e che quel fratello e proprio il suo nemico giurato Luke. Andiamo bene, no?
Solo che adesso Angela dovrà vedersela con Evelyn, che è decisamente molto più forte ed esperta del suo primo avversario, e la sua migliore amica è morta.
La morte della migliore amica è un duro colpo per la Perla del Destino e probabilmente questo le causerà qualche problema, sicuramente sarà più vulnerabile.
Cosa pensate del capitolo?
Me la lasciate una recensione piccola piccola? :33
#peace

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Capitolo 16
*** IMPORTANTE. ***


Buon giorno gente!
Come avrete notato non sto postando da un bel po'. So che ora mi odierete, ma ho perso l'ispirazione per continuare questa storia :c chiedo scusa çwç
Quindi sono dispiaciuta di informarvi che questa storia termina qui per il momento.
Dichiaro "Angel." ufficialmente sospesa per il momento *voce da persona importante (?)*
....vi prego, se dovete lanciarmi del cibo, fate almeno che non sia marcio DD:
Sto scrivendo altre due storie nel frattempo che spero di pubblicare prima possibile, ma prima vorrei avvantaggiarmi di qualche capitolo, così da poter avere dei capitolu di riserva nei giorni di "non-ispirazione" chiamiamoli così. E comunque posterò una volta a settimana, così da avere il tempo di scrivere un capitolo decente.
Mi scuso ancora perchè probabilmente voi vi stavate aspettando il capitolo e invece..... E invece non c'è nessun capitolo :c
Ora evaporo prima di essere cecchinata da qualcuno D:
#peace

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