Dei Sette Regni e di altri sperduti confini

di Trick
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Drabble's night #1 ***
Capitolo 2: *** Drabble's day #1 ***
Capitolo 3: *** Drabble's day #2 ***
Capitolo 4: *** Drabble's night #2 ***



Capitolo 1
*** Drabble's night #1 ***


In occasione della Drabble Night, cinque drabble (ma facciamo double-drabble, va', che tanto non ci sono stata dentro) dedicate a Game Of Thrones. Ho come l'impressione che se ne aggiungeranno altre.



Edmure/Petyr, 200 parole. Prompt: trucioli di legno e Not one of us - The Lion King 2


«Di ritorno dal matrimonio di rimpiazzo di Cat?».
Edmure soffocò l'impulso di strozzarlo.
«Gli dèi faranno un gomitolo con la tua lingua e lo daranno alle fiamme».
Petyr ruotò la testa sul cuscino e gli rivolse un sogghigno divertito.
«Quando morirò... se mai morirò».
«Morirai».
C'era una nota di implacabile sicurezza nella voce di Edmure. Petyr lo guardò alzarsi di scatto e dirigersi verso la porta.
«È un addio?».
«Mio padre ti rispedirà alle Dita non appena uscirai dalle soglie della morte. Non hai mai avuto il diritto di vivere a Delta delle Acque».
Petyr incassò a fatica il colpo.
«Ho dovuto farlo» spiegò. «Tutti si aspettavano che facessi un'idiozia del genere per lei».
«Non io. Io credevo l'avresti fatta per me».
La risata gli si mozzò in gola a causa di una fitta lancinante all'addome.
«L'amore vale quanto una spada di legno, Edmure. Ad ogni colpo i trucioli non fanno che aumentare».
«Se questo è tutto, ti auguro di imparare a maneggiare con più destrezza almeno una spada di ferro, Ditocorto».
Di nuovo quel nomignolo, di nuovo quel fastidio nel petto.
Petyr non riuscì mai a capire per quale motivo l'assenza di Edmure facesse più male di quella dannata ferita.


Sansa/Sandor (vago accenno Sansa/Petyr), 175 parole, What-If. Prompt: labbra morse e Something There - Beauty and the Beast

C'era stato un tempo in cui era divenuta avvezza al sapore amaro del sangue sulla lingua. Resisteva stoica ad ogni colpo, ad ogni affronto, e piegava appena il capo per rialzarlo subito dopo con gli occhi pieni di lacrime d'odio.
Poi l'inverno era arrivato e lei aveva ricordato di essere una fanciulla del nord.
Una regina del Nord.
C'era stato un tempo in cui si era davvero convinta di essere un uccellino in trappola; c'era stato un tempo in cui le carezze del Mastino l'avevano fatta tremare segretamente; c'era stato un tempo, anni prima, in cui le sue labbra si erano piantate nelle sue fino a farle sanguinare.
C'era stato un tempo in cui Sansa Stark aveva creduto che lui fosse una bestia mostruosa.
Alzò superba il mento, e il vento gelido scivolò fra i suoi capelli ramati. Mentre l'ascia del boia calava sulla testa di Sandor Clegane, la regina Sansa avvertì un brivido lungo la schiena.
Ma la mano di Lord Baelish era lì, sul suo fianco, pronta a ricordarle quanto il tempo fosse cambiato.


Jon/Ygritte, 132 parole. Prompt: Rainbow In The Dark - Dio

Lei era fortunata, questo raccontavano di lei i bruti. Era fortunata, con i capelli che ardevano come il fuoco, gli occhi brillanti e una lingua di fiamma saettante nascosta lungo la gola.
Mordeva con la ferocia del gelo del Nord, Ygritte, serrava le cosce ai suoi fianchi e le sue labbra sussurravano parole demoniache alle sue orecchie, e Jon... oh, povero Jon Snow, inginocchiato alla vita per diritto di nascita, bastardo di un lord e Guardiano della Notte.
Povero, povero Snow, sconfitto dal calore della pelle di Ygritte nelle notti più buie delle desolate lande oltre la Barriera. Ed era lì che taceva la sua colpa, dove il corvo perdeva ogni sua piuma.
Ma Jon, il povero Jon Snow, l'aveva capito: c'erano notti, nel nord, destinate a essere un po' meno buie.


Grenn/Pyp, 200 parole. Prompt: A dream is a wish you heart makes - Cinderella

Faceva un freddo dannato, lassù.
Sperduto alla fine del mondo e con i piedi intirizziti dal gelo, Grenn non si era mai sentito più incazzato. A chi mai sarebbe venuto in mente di piantarsi addosso quel maledetto mantello nero di propria volontà? A Jon, ecco a chi.
Ma Grenn non era Jon.
Grenn era un disgraziato con gli alluci ghiacciati e una gran voglia di prendere a calci quella fottuta parete di ghiaccio.
«Fa così caldo che adesso mi cavo le braghe e mi metto a ballare con l'uccello al vento» commentò Pyp.
«Te hai l'uccello?».
«Aye, bastardo. E ce l'ho grande da qua all'ultimo torrione del castello».
Grenn fece una smorfia stupida – Pyp odiava quell'aria ridicola sul suo faccione, eppure si ritrovava sempre a sorridere come un cretino. Il pugno che gli sferrò sul braccio fu così forte e improvviso che il ragazzo per poco non scivolò sul ghiaccio.
«Oh, idiota!».
La risata di Grenn risuonò incredibilmente calda. Dalla sua bocca uscì una piccola nuvola di vapore.
«Sono io, quello grosso».
Pyp non disse altro, ma a Grenn non sfuggì il sogghigno malizioso e divertito che gli arricciò le labbra screpolate. Per un momento gli parve quasi di aver sognato da sempre di congelare nel buco del culo dei Sette Regni.


Petyr Baelish, 150 parole. Prompt: Be prepared - The Lion King

Aveva appena compiuto sedici anni e sul suo mento non c'era che l'ombra di una barbetta da ragazzino per la quale non valeva nemmeno la pena fare il gradasso.
Aveva sedici anni, Petyr Baelish, era alto quanto uno di dodici e quel Ditocorto sussurrato malignamente fra gli ampi corridoi della Fortezza Rossa faceva ancora male. Aveva sedici anni, ed era il Maestro del Conio più giovane che Approdo del Re avesse mai vantato.
Eppure restava Ditocorto, il ragazzino tanto sciocco da farsi quasi ammazzare da Brandon Stark, il figlio unico di una casa minore cresciuto e ripudiato dai Tully, il beniamino di Jon Arryn – il Primo Cavaliere dal fiato nauseante, bell'affare – non era mai Petyr Baelish, il ragazzo geniale che creava l'oro dal nulla, no: solo Ditocorto, troppo basso per essere guardato.
Al sicuro fra le pareti delle proprie stanze, ogni suo sorriso diventava un sogghigno.
Quale gioia sapersi già re senza che nessun altro potesse sospettarlo.


Margaery Tyrell, 173 parole.

Non aveva mai creduto che Renly sarebbe stato un grande re, ma si era convinta che perlomeno sarebbe stato un re. Margaery avrebbe avuto la sua corona, il suo nome sarebbe riecheggiato fino all'ultimo confine dei Sette Regni e le sue mani avrebbero stretto ogni dominio sulle terre e sui mari.
Sarebbe stata grande, lei. Non affiancata da un grande re, certo... ma una grande regina non aveva bisogno di grandi re – ma lei aveva ancora bisogno di Renly, dannazione, lei non era ancora regina.
«Lord Baelish?».
L'uomo aveva già un piede sulla staffa del proprio cavallo.  
«L'esercito dei Tyrell verrà con voi».
Negli occhi di Ditocorto comparve un lampo divertito.
«E dire che avevate sputato sulla mia proposta con un ardore tanto onorevole... lieto di vedere che la mia futura regina saprà governare con integerrima coerenza».
La giovane assottigliò furiosa le palpebre.
Regina Margaery.
«Fatemi regina» ordinò. «Non verrete dimenticato».
Alla luce delle torce del'accampamento, era difficile stabilare se Ditocorto stesse sorridendo o sogghignando.
«Mia lady, di questo potete starne certa».







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Capitolo 2
*** Drabble's day #1 ***


Tyrion/Shae, 124 parole. Prompt: lime o angst.

Era solo una puttana.
Le sue lunghe ciglia e i suoi occhi da cerbiatta erano addestrati a incantare gli uomini; aveva imparato come usare la lingua su i loro petti prima ancora di sapere quando tenerla a freno; le sue mani affusolate si erano strette a centinaia di colli, le sue dita avevano sfiorato ogni viso dei Sette Regni...
È solo una puttana, si ripeteva testardo Tyrion mentre si perdeva nel suo calore. Le lunghe gambe di Shae si attorcigliavano al suo corpo deforme, le sue labbra scivolavano sulla pelle, i suoi gemiti rochi sembravano risalire dalle più oscure bolge infernali, e Tyrion...
È solo una puttana.
Mentiva di rado, Tyrion, ma quando lo faceva, lo faceva con gran classe.
È solo una puttana.


Brienne/Jamie, 131 parole. Prompt: AU, ambientazione moderna.

Non l'aveva mai sentita parlare prima che tutto crollasse.
Durante le lezioni sedeva sempre in fondo all'aula, con le grosse spalle chine sui libri e i capelli sciatti a coprire la faccia lentigginosa.
Era veramente brutta, Brienne, e non era nemmeno particolarmente intelligente. Quando la guardava, Jamie pensava sempre che la natura sapesse essere davvero stronza.
Poi era crollato tutto. Una rovinosa caduta in campo, i tendini fratturati e via, tutti i grandi sogni di suo padre erano stati sbattuti insieme alla divisa da football nel fondo di un cassetto. Pensava di averci rinchiuso dentro pure i propri, di sogni, ma poi Brienne gli aveva offerto un caffè senza zucchero.
Non era compassione.
Era stato solo un caffè molto lungo.


Eddard e Jon, 150 parole. Prompt: battaglia perduta.

Ned li guardava spesso addestrarsi l'uno con l'altro sotto lo sguardo attento di ser Rodrick. Fra le loro mani, quelle spade non sembravano che scintillanti giocattoli.
Gli occhi azzurri di Robb brillavano divertiti mentre si passava una mano fra i capelli rossi e gettava indietro il capo per ridere di ogni errore di Jon. E l'altro, Jon, con quello sguardo grigio e fiero da lupo – da Stark, per gli dèi – incassava silenzioso ogni stoccata. Si rialzava con orgoglio, impugnava di nuovo la spada e riprendeva le redini di quella battaglia già perduta.
Robb era sempre stato uno spadaccino più abile di Jon – ma un tempo anche Brandon Stark era stato più abile di Ned.
L'eccessiva sicurezza di Robb lo fece inciampare. Jon fu lesto ad avvicinare la punta della propria spada alla sua gola.
Un sinistro presentimento corse improvvisamente lungo la schiena del Lord di Grande Inverno.


Sansa/Joffrey, 175 parole, What-If.

Joffrey gli era apparso nella sua interezza solo quando aveva cessato di rappresentare i suoi sogni. Era un ragazzino debole, viziato, inutile. Ed ora era lì, ai suoi piedi, con il volto pallido e smunto, gli occhi da principe terrorizzati incatenati alla smorfia nauseata di Sansa.
«Ti prego... c'è la legge...».
Aveva perfino il muco al naso.
«Questo è il Nord, Joffrey» esordì con fierezza la giovane donna, mentre Robb le porgeva con religioso silenzio l'ascia. «La legge del Nord è diversa dalla vostra. Ma tu questo non l'hai mai voluto capire».
«Io ti amo...».
Sansa scoppiò in un'amara risata.
Gli occhi degli uomini del Nord erano puntati su di lei – forte era il timore che Approdo del Re avesse reso folle la loro giovane principessa, eppure nessuno osava fiatare.
L'ascia si sollevò.
Si era allenata a lungo, per quello. Aveva frantumato centinaia di tronchi di legno.
«Colui che emette la sentenza deve essere colui che la esegue».
Il collo di Joffrey non mostrò nemmeno la metà della resistenza degli alberi del Nord.


Robert Baratheon, 150 parole.

Il viso scolpito nella fredda pietra di Grande Inverno non conservava nemmeno un briciolo della bellezza di Lyanna. Quelle orbite vuote non brillavano quanto i suoi occhi, non si mordicchiava il labbro inferiore quando era imbarazzata, le sue gote non erano arrossate per le lunghe cavalcate nella brughiera, i lunghi capelli scuri non era sciolti al vento del Nord.
Eppure Re Robert non riusciva a distogliere gli occhi da quella statua – dalla sola cosa che ancora conservasse i contorni della più bella fanciulla che avesse mai conosciuto.
Quando aveva confessato a Ned di sognare la morte di Rhaegar ogni notte non aveva mentito, ma aveva taciuto su ognuna delle preghiere che ad ogni alba rivolgeva allo Sconosciuto.
Prenditi Cersei. Solo per un mattino, solo per un istante, prendi lei e rendimi Lyanna.
Ma Cersei era sempre lì, e giorno dopo giorno Robert sentiva il ricordo di Lyanna farsi freddo quanto la pietra della sua tomba.


Jeyne Poole, 155 parole.

Jeyne si era sempre lasciata trascinare dalle ballate cavalleresche di Sansa, ma non ne aveva mai del tutto condiviso il fanatismo. C'erano occasioni in cui la sua migliore amica si convinceva davvero di essere una di quelle meravigliose dame argentate, e il suo principe non poteva essere che lì, davanti alle superbe porte del suo castello.
A Grande Inverno non c'erano principi, ma Sansa continuava a indossare le pellicce nella finzione che fossero floreali vesti di seta.
A Jeyne piaceva sentirla viaggiare su quelle fantasticherie, ma la seguiva solo quel tanto che bastava per sorridere in sua compagnia.
Solo storie.
Ad Approdo del Re i principi e i cavalieri d'onore esistevano davvero; i loro abiti erano sontuosi e raffinati, le acconciature eleganti, le tavole imbandite dei cibi speziati delle città del Sud.
Storie vere.
«Tua padre era un brav'uomo».
La voce di Sansa risuonava ovattata quanto le grida che stava soffocando nei cuscini.
Solo storie.




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Capitolo 3
*** Drabble's day #2 ***


Yara Greyjoy, 135 parole.

Quando Theon non era che un bambinetto e lei un ragazzina che giocava con le asce, i loro occhi erano gli stessi. Grigi e profondi quanto gli abissi più inarrivabili del mare, duri e selvaggi quanto le spigolose rocce delle Isole di Ferro... ora lo sguardo del giovane accanto a lei era viscido e acquoso quanto il pescato andato a male.
Yara nascose a stento una smorfia nauseata.
Che ciò che è morto non muoia mai.
Ore dopo, seduta con le gambe accavallate l'una sull'altra alla grande tavola di Balon, si ritrovò a pensare all'espressione ridicola che Theon aveva mostrato durante il suo battesimo al Dio Abissale.
Scrutò il proprio riflesso nel limpido acciaio dell'ascia e si lasciò andare a un'allegra risata metallica.
Che ciò che è morto possa morire almeno un altro paio di volte.


Ros, 150 parole.

Era bastato davvero poco per convincere Ros che la magia di Approdo del Re non avrebbe mai potuto darle la sicurezza del grigiore di Grande Inverno. Era stata stolta e avventata – e ora la via del ritorno era la più impervia.
Vestiva di pizzi e sete, beveva vino dolce in coppe dorate e Lord Baelish le faceva spesso dono di meravigliosi orpelli per i propri capelli.
«Non v'è nulla che potrei amare più dei vostri capelli rossi, mia cara».
Aveva creduto a tutto quel frastuono di sogni e desideri per molto più tempo di quanto non avesse dovuto. I suoi occhi vedevano solo ciò che lei voleva vedere – la prima volta in cui la mano di Lord Baelish si era insinuata sotto le sue gonne si era sentita perfino compiaciuta dalle sue attenzioni.
Giorno dopo giorno, Grande Inverno era sempre più lontana.


Varys, 117 parole.

La presenza di quel ragazzino che Jon Arryn aveva portato ad Approdo del Re lo turbava più di quanto non avessero mai fatto gli sguardi caustici della regina e del suo fiero gemello. Seduto attorno al tavolo del concilio, Varys lo studiò per l'ennesima volta.
Continuava a giocherellare sprezzante con un dragone d'oro, facendolo svanire fra le dita con l'abilità snervante di un guitto da circo.
«Il giovane Petyr fa magie con il denaro» aveva assicurato Lord Arryn.
Petyr intercettò il suo sguardo.
Se qualcuno gli avesse domandato quando aveva iniziato a temere i giochi di prestigio di Ditocorto, Varys avrebbe risposto da quel giorno.
Un sogghigno, un occhiolino fugace e i corni erano suonati a guerra.


Brienne, 132 parole.

Aveva creduto di aver perso ogni cosa con la morte di Renly. Si era sentita indifesa e inutile come mai nella propria vita si era sentita; la terra aveva tremato sotto i suoi piedi, il mantello della guardia che il suo re le aveva donato si era serrato attorno alla sua gola e le cappe continuavano a stringere, a stringere, a stringere...
Aveva creduto di essere morta con lui, quella notte.
Ma era Renly ad essere morto, non lei.
Brienne si strinse sofferente all'elsa della spada. Lady Catelyn le rivolse un'occhiata pietosa e le appoggiò una mano sulla grande spalla.
«Conosco il tuo dolore».
La giovane guerriera alzò il capo e annuì con rinnovata fierezza.
«Lo conosceranno anche i vostri nemici, mia signora».
Era Renly ad essere morto, non lei.


Lysa Arryn e Catelyn Stark, 175 parole.

Nonostante il trascorrere degli anni avesse iniziato da tempo a reclamare la sua giovinezza, Catelyn aveva conservato tutta la bellezza dei Tully.
I capelli ramati erano ancora lucenti e setosi, gli occhi azzurri continuavano a brillare vivacemente. Nonostante fosse appesantita dal mantello da viaggio, Lysa aveva notato immediatamente quanto il suo corpo fosse ancora snello e sensuale.
Si morse con rabbia il labbro inferiore: dopo cinque gravidanze e metà della propria vita trascorsa fra le fredde terre del Nord, Catelyn continuava ad essere la più bella. Certe storie non cambiavano mai protagonista.
«Un tempo eravamo inseparabili... cos'è cambiato fra di noi, Lysa?».
La voce triste di Catelyn sembrava riemergere da un tempo fatto di pomeriggi assolati trascorsi a giocare sulle rive di Delta delle Acque. Era un tempo in cui Lysa sarebbe stata pronta ad ascoltare ognuna delle parole pronunciate dalla voce di sua sorella... ma non era più quello, il loro tempo.
«Non è cambiato nulla, Cat».
Il suo tono tremava di stizza.
Sei ancora più bella di me.
Certi protagonisti non sarebbero mai morti.

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Capitolo 4
*** Drabble's night #2 ***


Petyr/Sansa, 236 parole. Prompt: In amore e in guerra non ci sono regole.

Ha perso il controllo e ora è come trattenere un lupo alla corda. Petyr l'afferra per i polsi, la schiaccia contro la parete, ma le sue grida bruciano fin dentro le ossa.
«È tutta colpa tua! Non avrei dovuto darti ascolto! Non avrei dovuto--».
«Andava fatto ciò che è stato fatto» ribadisce con furia, stringendole il mento fra le lunghe dita e costringendola ad alzare il capo. Gli occhi di Sansa ardono di disprezzo – un po' per lui, un po' per lei, un po' per quello che hanno fatto. La bacia con foga, ma lei lo scaccia via con rabbia.
«Il piano non era questo».
«Il piano era esattamente questo» sibila appena Petyr. «E tu lo sapevi».
Copre il volto con le mani, tremante, e d'un tratto torna la sciocca ragazzina che Petyr ha fatto fuggire da Approdo del Re. La chiude in un abbraccio desideroso, le sfiora delicato il capo.
«Era diventata un ostacolo, Sansa. Ora il Trono è sempre più vicino».
Le dita della giovane si stringono con ferocia al suo mantello.
«Era mia madre... che gli Dèi abbiano pietà di noi, era mia madre».
Un suono strozzato, una preghiera maciullata dal pianto, ma Petyr abbassa le palpebre e prega silenzioso con lei.
"Catelyn era un ostacolo".
Convincersi è per lui impossibile, quella volta. Affonda il viso fra i capelli di sangue della propria regina e chiude gli occhi.
"Solo un ostacolo".


Daenerys Targaryen, 136 parole. Prompt: fronteggiarsi.

Io sono Daenerys Targaryen.

Il vento dell'Est sospira fra i suoi capelli sottili, il fumo la soffoca, la deride, la fa incespicare. Ma passo dopo passo, Daeneyrs cammina.
Nata dalla tempesta.
Il fuoco lambisce le sue cosce, brucia le sue vesti leggere, divora il volto del suo signore – e grida, e fiamme, e Jorah è solo un pallido cavaliere all'altro capo del mondo. Passo dopo passo, Daenerys cammina.
Regina degli Andali.
Apre le braccia al cielo e socchiude le palpebre. Il caldo la scioglie, il caldo la rende parte del tutto e del niente. E quando riapre gli occhi, non ha più spazio per camminare.
È tempo di volare.
Madre dei draghi.


Ned, Petyr, 93 parole. Prompt: cacciarsi nei guai.

Quando gli volta le spalle, Petyr si passa la lingua sulle labbra sottili. Fra le sue dita curate compare una moneta, scivola sotto l'indice, svanisce nel palmo, ricompare ancora.
Una magia da pochi soldi di chi di soldi s'intende davvero.
Ma Ned Stark non lo vede.
Non lo ha mai visto.
Appoggiargli la lama del pugnale alla gola è la magia più facile.
«Ti avevo avvertito».
La sua bocca sogghigna vittoriosa, ma il pensiero di Petyr vola subito a Catelyn.
Non avresti dovuto lasciarlo partire, mia cara.
«Non avresti dovuto fidarti di me».


Stannis/Melisandre, 111 parole. Prompt: Creedence Clearwater Revival - I put a spell on you

La gola di Stannis è arida, la mente vuota, il sangue pulsante nelle vene.
Melisandre è seduta sulla sua sedia – lo scranno del Lord, il simbolo del suo potere – con le decine di veli rossi dell'abito a scivolare dalle sue spalle bianche alle teste di drago intagliate. È una cascata di sangue, Melisandre, e per Stannis è sempre più difficile restare a galla.
La piccola scarpa della pretessa di R'hllor scivola via e cade sul pavimento. Stannis s'inginocchia per raccoglierla, le solleva gentile il piede nudo e gli posa un casto bacio sulla caviglia. Lo sguardo di sangue di Melisandre non lo molla un istante.
Il re era affondato.


Arya, 138 parole. Prompt: Immagine

Harrenhal è grigia e torbida quanto le storie di fantasmi e morti che la vecchia Nan era solita raccontare loro a Grande Inverno. Per Robb e Jon non erano che favole; a Sansa destavano infiniti incubi; Bran fingeva di non crederci, ma tremava di nascosto; Rickon le trovava noiose.
Per lei erano solo mostri, e i mostri potevano essere sconfitti. Eppure il fiato umido di Harrenhal la costringe a tornare sui suoi passi, nel sonno gli alti alberi spogli tendono i loro rami verso di lei, cercano di agguantarla, di ucciderla, ma lei non ha Ago, lei è sola, e la testa di suo padre si alza su una folla estasiata.
Arya apre gli occhi di colpo e si morde l'interno della guancia.  
Ser Gregor, il Mastino, ser Ilyn, re Joffrey, regina Cersei...
I mostri possono essere sconfitti.


Jamie, 110 parole. Prompt: «È sempre difficile resistere alla tentazione di tornare» (Alessandro Baricco).

Ciò che fanno è sporco e Jaime lo sa.
Non è l'idiota che tutti reputano. È una spada – è la migliore spada dei Sette Regni – ma è anche un Lannister, uno vero, uno di quelli che capisce la differenza fra ciò che può rendere grande un uomo e ciò che può distruggerlo.
Cersei può distruggerlo – forse l'ha già distrutto, forse quando l'ha distrutto non ha fatto nemmeno rumore.
Chiude le porte delle stanze della sorella con il suo odore ancora addosso e si ripete che quello avrebbe distrutto entrambi, quello non avrebbe reso grande nessuno di loro.
Eppure torna sempre.





Note: Grazie a Gy per i prompt. (:

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