Intanto,
tra Dean e i vampiri continuavano a volare parole grosse,
specialmente tra lui e i quattro componenti della band di George.
Intervenne anche Emmett che, all'ennesimo insulto del ragazzo, si
infuriò e cercò di azzannarlo.
Dean,
però, non era uno sprovveduto ma un abile combattente pronto
di
riflessi: immediatamente impugnò la sua Colt e
sparò un colpo a
bruciapelo centrando il suo aggressore in pieno petto. Questi
incredulo sbarrò gli occhi e barcollò: un rivolo
di sangue gli usci
dalla bocca.
Tutto
intorno cadde un silenzio tombale.
Gli
altri vampiri, sconvolti per quanto stava avvenendo, guardarono la
scena atterriti, senza intervenire. Nemmeno Dean parlò
più.
“Z-Zio Emmett”. Una
flebile voce ruppe quel silenzio innaturale:
proveniva da una vampira, aveva i capelli rossi e il viso a forma di
cuore.
Sembrava
persino più giovane di Alice.
Emmett
si girò verso di lei e cercò di andarle incontro
ma, dopo appena
due passi, cadde a terra e morì, lasciandola pietrificata
dall'orrore.
Alice
invece si avvicinò al cadavere e dopo aver costatato che era
davvero
morto si gettò su di lui gridando e piangendo disperata.
Pianse
anche la giovane rossa
finché qualcuno non le
afferrò le spalle e la strinse a sé.
Era
un altra vampira: aveva i capelli neri e lo stesso viso a forma di
cuore, il volto rigato da lacrime di sangue. Nonostante l'evidente
dolore che provava, si sforzò di consolare la più
piccola. A sua
volta dietro di lei apparve un altro vampiro: era
alto, con un fisico slanciato e muscoloso ma non massiccio. Il suo
viso aveva lineamenti dritti e regolari, incorniciato da capelli
mossi color bronzo ramato, bisbigliò qualcosa alle due e
avanzò verso Dean .
Si
fermò davanti a lui e gli lanciò uno sguardo
carico di odio.
“Bastardo
– lo apostrofò sprezzante – hai ucciso
mio fratello, la
pagherai”.
Poi
si voltò verso gli altri vampiri e gridò per
incoraggiarli.
“QUESTA
È GUERRA!”. Alzò il braccio in aria e
si lanciò contro l'umano.
Fortunatamente
Sam era appena tornato in soccorso
di
suo fratello: subito si gettò nella mischia e
riuscì
a
fermarne tre colpendoli con una grossa accetta.
Altri
sei invece furono uccisi da Castiel ma non quello
che
aveva scatenato il putiferio.
Sam
e Dean lo videro tornare verso le due vampire
e
arretrare con loro, portandosi via il cadavere di Emmett .
Alice
gli lanciò un ultimo sguardo disperato, dopodiché
si alzò in
piedi e riportò la sua attenzione verso
i due
umani.
Furiosa
e disperata gridò loro che gliela avrebbe fatta pagare
personalmente, poi si rivolse all'angelo: chiamò
Castiel
pronunciandone il nome in un altra lingua.
L'angelo
sbarrò gli occhi incredulo: in tono stupito,
domandò ad Alice come
facesse a conoscere quell'antico idioma.
“Ho
letto molti libri negli ultimi novant'anni”. Rispose la
vampira
con una alzata di spalle.
Poi,
dopo aver sfoderato un sorriso di scherno, recitò una
formula con la
stessa lingua.
L'angelo
scomparve senza aver nemmeno il tempo di rendersene conto e poter
reagire, lasciando Sam e Dean stupefatti e,
soprattutto, in un mare di guai.
Nel
frattempo, Sarah aveva messo in moto l'auto e si era allontana dalla
radura a folle velocità.
“Dove
stiamo andando?” Domandò Lycia, dopo qualche
minuto – non
avrai davvero intenzione di abbandonarli qui ?”. Il tono
accusatorio e stizzito.
“Hai
sentito cosa ha detto Sam? Dobbiamo andarcene”.
Tagliò corto
Sarah.
“Ma
non possiamo”. Replicò Lycia.
“Certo
che sì, l'abbiamo promesso”. Sottolineò
la giovane con fermezza.
“No,
io non voglio andare dormire mentre loro rischiano la vita”.
Sbottò
Lycia contrariata
“Credi
che a me vada bene?”. Domandò Sarah con lo stesso
tono.
“Allora
torna indietro”. Propose la giovane.
“Non posso”.
Ribadì Sarah .
“Invece
sì”. Insistette Lycia.
“Ma
non capisci ? Non possiamo fare
niente per
aiutarli: saremo solo d'intralcio e poi sapranno cavarsela”.
Dichiarò Sarah con convinzione. Dopotutto, Sam e Dean erano
noti per
aver affrontato situazioni al limite della sopravvivenza.
Inoltre
si fidava di entrambi per quanto cercasse di ignorare quelle fitte di
preoccupazione al ricordo dei propri carcerieri.
“Questo
lo so, però io non..”. Balbettò la
giovane.
“Però
niente, Lycia – la interruppe Sarah – non
è né la loro
prima, né l'ultima battaglia, se la caveranno come se la
sono sempre
cavata e come continueranno a fare in futuro”.
Sentenziò
la ragazza con voce seccata.
Davanti
alle sue parole, Lycia non osò obbiettare più
nulla ma si fece
scura in volto. Incrociò le braccia al petto e rivolse lo
sguardo
fuori dal finestrino.
Per
qualche minuto nessuna delle due parlò più.
Lycia
continuava a guardare fuori e Sarah guidava, lanciandole qualche
occhiata di tanto in tanto. Avrebbe voluto lasciarla in pace ma dopo
quello che era successo tra lei e Sam si sentiva in dovere di farle
un certo discorso.
“Senti,
Lycia – esordi in tono pacato dopo essersi schiarita la voce
– guarda che Sam non..”.
“Non
potrà mai essere mio... – concluse la sorella al
posto suo – sì
lo so, non c'è bisogno che me lo dici: conosco tutta la
storia, me
la raccontata”. Spiegò la giovane, continuando
però a darle le
spalle.
“Sul
serio?”. Domandò Sarah evidentemente sorpresa.
“Sì
– ribadì Lycia in un sussurrò
– anche le parti scomode”.
Mormorò con voce appena udibile, chiudendosi poi nuovamente
nel
silenzio.
Sarah
però non volle dargliela vinta.
“Ma?”.
Le domandò convinta che ci fosse dell'altro.
“Ma
non posso fare a meno di provare
qualcosa..”.
Bofonchiò la ragazza.
“Dannazione,
dovevo immaginarlo”. Sbottò Sarah con una smorfia
di
disapprovazione..
“Oh,
smettila di farmi la predica – si inalberò Lycia
– anche tu
hai avuto un flirt con Dean”. Le fece notare.
“È
vero – ammise la ragazza, salvo poi aggiungere a sua discolpa
– io però lo sapevo che non poteva restare e non
mi sono fatta
illusioni”. Commentò in tono pacato, tanto
più che dopo
l'esperienza di George, era divenuta molto meno disillusa e
più
razionale anche nel gestire i propri sentimenti.
“Beh,
neanche io..credimi – replicò Lycia – so
badare a me stessa“.
Dichiarò con ostentata sicurezza che però con
convinse la sorella.
“Sì,
ma in questi casi non si è mai preparati”.
Obbiettò la ragazza
con ragionevolezza e un sospiro più pesante al ricordo delle
proprie
ingenuità.
Quel
tono saputo sembrò far alterare la sorella nel voltarsi di
scatto a
fissarla.
“Finiscila!
Non voglio prediche da una che si è fatta fregare per
quattro anni
da uno stupido vampiro”.
“Oh,
grazie mille sorellina – rispose Sarah con sarcasmo, cercando
di
ignorare quella fitta al petto al ricordo di George – Ti
sembra
bello, rinfacciarmi questa cosa?”. Domandò,
riprendendo subito
senza attendere una risposta.
“Dopo
tutto quello che ci siamo confidate nelle ultime settimane poi,
dovresti vergognarti: sei solo una ragazzina che non sa come funziona
il mondo”. L'apostrofò acida, come sempre quando
qualcuno si
spingeva oltre il suo grado di sopportazione.
“Oh,
piantala – replicò Lycia a tono – io mi
godo la vita al
contrario di te che stai sempre china sui libri”.
“Se
godersi la vita significa ubriacarsi con Amanda nei week end, allora
preferisco passare per la sfigata di turno”.
Dichiarò Sarah con
fermezza.
“Sei
solamente invidiosa di me”. L'accusò Lycia.
“Invidiosa
di te? Ma ti senti?”. Domandò la ragazza
voltandosi a guardarla
incredula.
“Sì,
mi sento – rispose Lycia pacata – e lo ribadisco:
sei invidiosa
della mia sicurezza e della mia autostima, cose che tu non hai mai
avuto”.
“Oh,
è incredibile, non credo alle mie orecchie: io mi preoccupo
per mia
sorella che possa soffrire e lei mi accusa di essere
invidiosa”.Dichiarò Sarah sempre più
alterata e ferita dalle
parole di sua sorella. Scosse la testa nel continuare a fissare la
strada di fronte a sé malgrado non vi fossero certo problemi
di
traffico vista l'ora e la zona.
“Lo
sei”. Sentenziò Lycia .
“Ma
va al diavolo”. Sbottò Sarah, premendo
sull'acceleratore quasi come sfogo.
“Dopo
di te”. Ribatté la giovane.
“Beh,
vorrà dire che quando il tuo cuore andrà in
pezzi, perché
succederà – sottolineò Sarah
– io non ti consolerò”.
Annunciò con finta calma, mentre le sue mani quasi
stritolavano il
manubrio del volante, trattenendo l'ira che sembrava corroderle il
fegato.
“E
non devi farlo, perché io non te lo chiesto“.
Dichiarò Lycia,
tornando a guardare fuori dal finestrino.
“Nemmeno
io ti ho chiesto di venire a salvarmi oggi”.
Replicò Sarah.
“Che
c'entra – obbiettò Lycia, voltandosi di nuovo
verso la sorella – è una cosa del tutto diversa:
c'era in gioco la tua vita e non
potevo esserne indifferente”.
“Beh
scusami tanto, neanche io posso restare indifferente se mia sorella
soffre”. Le fece notare la ragazza in tono seccato.
“Anche tu hai sofferto negli altri
anni, e mi hai tagliata fuori
completamente!” Le rinfacciò Lycia, che senza
attendere replica.
Ne approfittò per tirar fuori tutto il malcontento che aveva
covato
nei confronti della sorella.
“Non ti sei confidata –
proseguì ignorando lo sguardo stupito che le
aveva rivolto Sarah – non mi hai mai detto che ti passava
per la testa e non l'avresti fatto se quella sera non avessi visto il
cadavere di George”. Il tono era intriso di amarezza, data
dall'assoluta convinzione di ciò che affermava.
“M-Ma
io”. Borbottò Sarah incredula e assolutamente
sconvolta da quelle
dichiarazioni.
Era
stato il suo ultimo pensiero quello di coinvolgere la sorella in quei
terribili anni alla mercé di George.
“Niente
ma, è cosi – sbottò la giovane
– che cosa sarebbe successo se
non l'avessi visto?”.
Sarah
cercò di rispondere ma dalla sua bocca non usci alcun suono.
Rassegnata tornò a guidare senza riuscire a dire niente.
“Te
lo dico io che sarebbe successo”. Continuò allora
l'altra. “Avrei
sentito la notizia di George al telegiornale e tu, ancora una volta,
mi avresti ancora tagliata fuori da tuo dolore con il risultato che
oggi invece di sapere del tuo rapimento, mi starei disperando a
cercarti”. Illustrò la ragazza in tono accusatorio.
Sarah
chiuse gli occhi una frazione di secondo e poi li riaprì.
Si
sentiva assolutamente mortificata: Lycia le aveva vomitato addosso
tutto il suo rancore.
E non a torto. Per anni aveva
pensato solamente al suo dannato amore
per George, proteggendolo e tagliando fuori tutto il resto, finendo
inevitabilmente per ferire le persone che l'amavano davvero, come
appunto sua sorella Lycia.
La
giovane intanto non aveva ancora finito con le sue ingiurie.
“Se
Dean non ti avesse salvata da George? - Prosegui in tono rabbioso e
polemico – saresti morta e non avrei nemmeno
saputo il
motivo: avrei trovato il tuo cadavere sul divano...
avrei...”.
Non terminò la sua frase
che scoppiò a piangere a dirotto.
Vedendola
così sconvolta, Sarah accostò
l'auto sul
ciglio della strada, spense il motore e le afferrò il viso
tra le
mani.
“Lycia,
guardami”. Le ordinò.
“No”.
Mormorò la ragazza tra le lacrime
“Lycia,
per favore, calmati”. Insistette
Sarah
cercando di domare le sue stesse emozioni.
“Ho
detto di no”. Ribadì la giovane.
“TI
PREGO, BASTA”. Urlò Sarah scrollandola per le
spalle.
“No!”.
Ripeté la ragazza scuotendo la testa.
“LYCIA”.
Gridò scrollandola ancora più forte
“NO!
SEI UNA STRONZA ED UN'EGOISTA”. L'apostrofò la
giovane a voce
alta, dopo essersi liberata dalla sua presa ferrea spingendola
lontano.
“Hai
ragione, è vero, sono un egoista, una stronza e sono anche
un po'
invidiosa, lo ammetto, ma ti prego ora calmati”. La
scongiurò
Sarah abbandonando i toni forti e cercando di essere conciliante per
poterla calmare.
Il
suo tentativo riuscì: Lycia rallentò i singhiozzi
e piano piano
smise di piangere.
Sarah
le diede un fazzoletto e dopo che si fu fu asciugata gli occhi,
riprese a parlarle.
“Mi
spiace Lycia, non immaginavo stessi cosi male”. Disse con
voce
contrita.
“È
colpa tua”. Replicò la ragazza.
“È vero, mi dispiace, ho
sbagliato ma non succederà più”.
Promise
Sarah.
“Come faccio a crederti?”.
Le chiese Lycia rivolgendole un'occhiata
dubbiosa.
“Te
lo giuro su tutto ciò che ho di più caro al
mondo, non ti
nasconderò più nulla”.
“Sicura?”.
Insistette Lycia.
“Te
lo prometto – rispose Sarah – sarò
sempre sincera con te: ti
dirò ogni cosa che mi riguarda ma tu dovrai fare
altrettanto”.
Specificò guardandola negli occhi.
“Va
bene”. Le concesse infine.
“Prometti?”.
Domandò Sarah.
“Prometto“.
Rispose Lycia
“Pace?”.
Chiese Sarah allungando la mano.
“Pace”.
Rispose Lycia stringendogliela.
“Ok, ma ora fatti dare una bella
strizzata”. Disse Sarah abbracciando
forte sua sorella.
“Ho
avuto paura di perderti, che non ti arei più
rivista”. Le confesso
Lycia dopo averle posato la testa su una spalla.
“Anche
io”. Ammise Sarah accarezzandole i capelli.
“Ti
voglio bene”. Dichiarò Lycia.
“Io
di più”. Rispose Sarah
“No,
di più io”. Replicò Lycia
“Shh!
Vuoi litigare di nuovo?”. Chiese Sarah con finto tono
polemico.
“Nah
– rispose Lycia – metti in moto”. La
esortò dopo essersi
sciolta dall'abbraccio.
L'altra
annuì, inserendo di nuovo le chiavi, stava per accendere il
motore
ma la sorella le afferrò la spalla, inducendola a voltarsi.
“Cosa
c'è?”. Le domandò Sarah un po' stupita.
“Senti
– rispose la gazza un po' esitante – lo so che non
possiamo
andare ad aiutare Sam e Dean ma davvero non ho voglia di tornare a
casa, sapendoli nei guai”.
Aveva usato un tono più
ragionevole, con la speranza di convincerla.
“Nemmeno
io”. Ammise Sarah dopo averci pensato un secondo.
“Allora
torniamo indietro?”. Propose Lycia.
“Sì
ma più distanti rispetto a prima e rimaniamo in auto,
ok?”. Si
fece promettere.
“Va
bene”. Rispose Lycia.
“Andiamo,
allora”. Disse Sarah mettendo finalmente in moto la macchina:
fece
una rapida inversione e riprese a guidare verso la radura.
Improvvisamente
Castiel apparve di nuovo sull'auto e per poco non le mandò a
sbattere.
La
giovane al volante, infatti, aveva perso per un istante il controllo
del auto: andò fuori strada, costringendo l'Impala ad una
brusca
frenata.
“CHE
CAVOLO CI FAI QUI?”. Gridò Lycia furiosa per
essere stata
nuovamente spaventata.
“Mi
spiace”. Si scusò l'angelo lo stesso tono pacato e
lo sguardo
perso nei propri pensieri.
“Non
hai risposto alla domanda: dovresti essere con Sam e Dean”.
“Già”.Commentò
Sarah, dopo essere ripartita e tornata in carreggiata.
“
È
vero ma è successa una cosa strana”.
Dichiarò l'angelo.
“Cioè?”.
Domandò la giovane al volante.
“Uno
dei vampiri, il loro capo ha pronunciato il mio nome nell'antica
lingua degli angeli e mi ha cacciato”. Raccontò.
“Che
cosa ? Come diavolo faceva a conoscerla?”
“Ha
detto di aver letto molti libri – mormorò l'angelo
– ma dubito
fortemente che abbia trovato un testo che riportasse
quell'idioma”.
“È
strano, infatti”. Commentò Sarah con aria pensosa.
“Non
mi aveva staccato gli occhi di dosso tutto il tempo – riprese
Castiel – e dopo che sei stata liberata, sono intervenuto di
nuovo per calmare gli animi, lei mi ha sorriso e mi ha chiamato per
nome”.
“Lei?”.
Domandò Lycia .
“Sì.
è una vampira – confermò Sarah
– è stata lei a rapirmi
stamattina e poi a consegnarmi nelle mani di tre tizi”.
“Cavoli”.
Commentò Lycia.
“Quei
tre di non erano vampiri, giusto?”. Chiese l'angelo.
“È
vero ma non erano neanche umani: avevano gli occhi gialli, la pelle
che scottava ma non chiedermi cosa fossero, perché non lo
so”.
Rispose Sarah scuotendo la testa e rabbrividendo al pensiero di
quegli esseri.
“Non
è che erano licantropi?”. Chiese Lycia arricciando
il naso
inorridita.
“Può
essere”. Mormorò Sarah dubbiosa.
“Spero
di no – commentò Castiel – comunque
hanno bisogno di aiuto:
non possono farcela da soli”. Dichiarò senza mezzi
termini.
“Ma
tu non puoi tornare?”. Chiese Lycia.
“No,
a meno che non mi richiami chi mi ha cacciato e questo mi sembra
alquanto improbabile”. Rispose l'angelo con una smorfia di
disapprovazione.
“Oh,
no”. Commentò Lycia
in tono ansioso,
mordendosi il labbro e passandosi una mano tra il capelli.
“Non
preoccuparti – cercò di consolarla Castiel - non
tutto è perduto,
posso sempre chiamare Bob”. Disse portandosi la mano nella
tasca
del suo pastrano.
“Chi
è Bob?”. Chiese Lycia in tono sorpreso.
L'angelo
non rispose, tirò fuori il suo cellulare e compose il numero.
Immediatamente
dall'altra parte rispose la voce gracchiante di un vecchio
brontolone.
“Cosa
vuoi?” Domandò in tono brusco senza neanche
salutare.
“Sam
e Dean sono nei guai”. Rispose Castiel .
“Che
è successo?”. Chiese il vecchio.
“Non
c'è tempo per spiegare, hanno bisogno d'aiuto”.
Spiegò l'angelo.
“Perché
non sei con loro?” Abbaiò Bob in tono accusatorio.
“Sono
stato cacciato”. Rispose Castiel.
“Maledizione”.
Commentò Bob.
“Non
è che puoi raggiungerli?”. Domandò
Castiel.
“Dove
si trovano?”. Chiese il vecchio.
“In
una radura dietro un vecchi cimitero appena fuori Vancouver”.
Rispose l'angelo.
“È molto
lontano”. Commentò Bob stupito.
“Già”.
Rispose Castiel in tono cupo.
“No,
non posso – dichiarò il vecchio – sono
impegnato in un'altra
missione e poi anche se volessi, la distanza è lunga: non
farei in
tempo”.
“Capisco”.
Commentò Castiel.
“Senti
ma perché non lo chiedi a uno dei tuoi amici
alati?”. Propose Bob.
“Hai
dimenticato che mi odiano? Sono un angelo ribelle adesso: ormai non
appartengo più alle schiere del cielo”.
Dichiarò Castiel in tono
contrariato.
“E
allora che facciamo?”.Chiese Bob .
“Non
saprei, per questo ho chiamato te”. Replicò
l'angelo.
“Io
non posso andare”. Si rammaricò il vecchio.
“Pero
conosci tanti cacciatori, puoi vedere se ce ne è uno che
vive da
queste parti”. Propose Castiel.
“Un
altro cacciatore, dici ? Mm, Fammici pensare”. Rispose Bob
con voce
dubbiosa.
“Sbrigati
però”. Lo esortò l'angelo.
“Ehi,
non mettermi fretta, stupido angelo, sto riflettendo”.
Borbottò
seccato.
“Va
bene”. Rispose Castiel in tono risentito.
“Non
conosco nessuno di quelle parti – rispose il vecchio poco
dopo – però posso chiedere ai miei amici, magari
loro sì”.
“Perfetto”.
“Ti
richiamo io allora”.
“Sì”.
E senza aggiungere altro chiuse la telefonata.
“Allora
chi è questo Bob? Che ti ha detto?”.
Domandò Lycia che si era
voltata verso l'angelo e stava letteralmente morendo di
curiosità.
“È
un vecchio amico dei Sam e Dean”. Spiegò Castiel.
“Un
cacciatore?”. Domandò Sarah.
“Esatto”.
Confermo l'angelo.
“Li
aiuterà?”. Chiese Lycia con apprensione.
“Non
può, è troppo lontano”. Rispose Castiel
in tono cupo.
“Oh
no”. Commentò Lycia portandosi le meni sulle
labbra.
“Tranquilla
non c'è solo lui – dichiarò l'angelo
– ha detto che farà un
giro di chiamate per vedere se conosce qualche cacciatore in missione
da queste parti”.
“Oddio,
speriamo di si”. Rispose Lycia congiungendo le mani a mo'
di preghiera.
“Non
ci resta che aspettare”. Disse Castiel.
“Già”.
Commentò Sarah.
“Voi
dove state andando?”. Domandò in tono inquisitorio.
“Stiamo
tornando alla radura”. Rispose Sarah.
“Ma
Sam e Dean hanno detto che dovete ritornare a casa”.
Mormorò
Castiel in tono di disapprovazione.
“Non
possiamo andarcene a dormire sapendoli in trincea specie adesso che
sono in pericolo”. Replicò Lycia concitata.
“Se
vi mettete in mezzo, si preoccuperanno per voi e saranno più
vulnerabili”. Considerò Castiel.
“Tranquillo,
resteremo a distanza”. Precisò Lycia.
“Sì,
non ci faremo vedere”. Confermò Sarah voltandosi
verso l'angelo e
annuendo con un cenno del capo.
“
E
se poi dovessero farcela, ci dovrà essere qualcuno che li
porti via
da lì, giusto?”. Aggiunse Lycia facendo
l'occhiolino a sua
sorella.
“Uhm,donne”.
Borbottò Castiel con una
smorfia ma non
sembrava contrariato.
Come
ogni volta che qualcosa lo incuriosiva o, sfuggiva alla sua
comprensione, era piuttosto confuso e meditabondo.
Le
ragazze sorrisero e in quel momento, il cellulare di Castiel prese a
squillare.
“È
Bob?”. Domandò Sarah.
“Sì”.
Rispose l'angelo mentre apriva la telefonata.
“Allora
hai trovato qualcuno?”. Domandò Castiel non appena
udita la voce
di Bob .
“Sì
– rispose quest'ultimo – un mio amico ha detto che
conosce un
cacciatore in missione da queste parti”.
“Perfetto
– commentò Castiel – ma siamo sicuri che
questo accetterà di
aiutare Sam e Dean?”.
“Puoi scommetterci
– confermò il vecchio – quello non si
lascia
scappare un vampiro nel raggio di chilometri”.
Dichiarò con
fermezza.
“Perfetto
allora, grazie”. Rispose Castiel.
“Di
niente – borbottò il vecchio –
addio”. Mormorò chiudendo la
conversazione.
“Allora?
Che ti ha detto? Manderà qualcuno?”.
Domandò Lycia.
“Sì
– rispose l'angelo – e sembra anche uno
tosto”.
“EVVIVA”.
Esultò la giovane alzando le braccia.
“Credi
che ce la faranno davvero?”.Chiese Sarah.
“Certo”.
Dichiarò Castiel .
Le
due sorelle si guardarono esultanti.
“Ragazze,
ora devo andarmene – annunciò l'angelo, poco dopo
– io non
posso tornare come sapete”. Spiegò in tono
rammaricato.
“Dove
andrai ?”. domandò Sarah.
“Ho
un'altra missione di
cui occuparmi”.
Spiegò l'angelo in tono
vago.
“È
urgente?”. Chiese Lycia.
“Abbastanza”.
Rispose Castiel.
“In
bocca al lu.. – gli augurò Sarah, salvo
interrompersi quando non
lo vide più dallo specchietto retrovisore –
è sparito”.
Mormorò in tono stupito.
“Già”.
Confermò Lycia con una scrollata di spalle.
“Ah!
Neanche ci ha salutate”. Si lamentò Sarah.
“Non
prendertela – rispose Lycia – Sam mi ha detto che
fa sempre
cosi”. Spiegò in tono di rassegnazione.
“Mm,
è un tipo strano”. Commentò Sarah.
“È
molto carino però”. Costatò Lycia.
“Sì,
è vero, è affascinante ma non dirlo a
Dean“. La pregò,
portandosi un dito sulle labbra, per farle segno di tacere.
“Se
tu non lo dici a Sam”. Replicò la giovane.
“Dirgli
cosa?”. Domandò Sarah facendole l'occhiolino.
“Niente”
. Rispose Lycia esibendo un sorriso furbo.
Le
due scoppiarono a ridere, dopodiché ripresero a
chiacchierare
amabilmente.
“Siamo
quasi arrivate”. Annunciò Sarah dieci minuti dopo.
“Bene,
meno male“. Commentò Lycia con aria trionfante.
Sam
e Dean avevano assistito alla sparizione di Castiel con immenso
stupore.
I
vampiri esultarono, nella fattispecie i quattro amici di George.
Il
più arrogante e sbruffone che poco prima aveva litigato con
Dean si
rivolse a lui e Sam con lo stesso tono baldanzoso e arrogante.
“Siete
sfacciati – esordi con sorriso sprezzante – adesso
non potete più
nascondervi dietro l'ala protettiva del vostro angioletto: dovrete
battervi con le vostre sole forze e dubito che ne uscirete
vivi”.
Concluse prima di esplodere in una risata malefica.
Sam
e Dean si scambiarono un occhiata, scossero la testa e guardarono il
loro nemico come se si trattasse dell'ultimo degli idioti.
Poi
Dean inclinò la testa da un lato e rispose al vampiro:
“Senti
chi parla, tu e i tuoi amici vi siete portati un esercito di mostri,
cos'è avete paura di noi? Perché non vi battete
da soli, anzi
perché non ti batti tu con me? Solo io e te, un corpo a
corpo, ci
stai? ”.
Aveva
parlato con voce lenta, facendo caso alla reazione del suo
antagonista: paura? Dubbio? Una cosa era certa, dopo la sua domanda
il sorriso era svanito dalla faccia del rivale. Questi
guardò la
pistola tra le mani di Dean e pensò a una possibile risposta.
Tra
gli altri era nuovamente sceso un silenzio assoluto.
Il
vampiro si voltò in loro direzione con la speranza che
qualcuno
gli desse manforte ma nessuno si offrì di aiutarlo. Messo
con le
spalle a muro non gli restò che accettare la sfida. La sua
abilità
contro dei proiettili d'argento. Avrebbe vinto? Non era certo.
Cercò
di mascherare il suo timore atteggiando una finta sicurezza ma Dean
non ci cascò, sollevò la Colt e sparò
tre colpi.
Il
vampiro li schivò. Non solo. Riuscì a disarmarlo
e fargli volare
la pistola lontano. Fortunatamente Sam riusci a recuperarla prima che
finisse in mani sbagliate: sollevò l'arma per colpire il
vampiro ma
Dean glielo impedì. Disse che non doveva intervenire, che
quello
era un duello alla pari. Uno contro uno. Sam accettò la
spiegazione
e si fece da parte.
Il vampiro invece schernì Dean: lo
denigrò per il suo stupido
coraggio e per aver sprecato l'unica occasione per salvarsi. Il
ragazzo non rispose: guardò il nemico si preparò
nuovamente
all'attacco. Senza più la Colt e con la consapevolezza che
il
vampiro non era intrappolato in un cerchio magico. Sarebbe
sopravvissuto? La risposta arrivò molto presto.
Il
vampiro era agile ma Dean si difese bene: usò tutta la sua
esperienza e le armi di cui ancora disponeva. Ignorò gli
insulti e
le provocazioni di quest'ultimo e colpo dopo colpo, riusci a
schivare tutti i suoi affondi.
Alla
fine ebbe la meglio: con un abile mossa approfittò di un
attimo di
distrazione del suo avversario e lo colpi sul fianco, con un pugnale
dalla lama d'argento, ferendolo in modo grave.
Il
vampiro fissò Dean dapprima incredulo e poi terrorizzato, il
giovane
si avvicinò per dargli il colpo di grazia ma questi
riuscì a
evitarlo facendo un balzo indietro.
Poi
quando vide che Dean si stava avvicinando di nuovo, iniziò a
d
arretrare: ad ogni passo in avanti, lui ne muoveva uno indietro.
Il
suo reale scopo era quello di riposizionar il più possibile
verso
gli altri vampiri in modo che questi intervenissero in suo soccorso.
Stava
per riuscire nel suo intento ma improvvisamente inciampò e
cadde.
Provò a rialzarsi ma Dean gli fu di nuovo sopra. Temendo che
fosse
arrivata la sua fine iniziò a piagnucolare facendo ridere
Sam e Dean
e infuriare gli altri vampiri che decisero comunque di aiutarlo,
intervenendo nella lotta .
Due
di loro circondarono Dean e lo attaccarono. Un terzo ne
approfittò
soccorrere il ferito e allontanarsi con lui.
Non
ebbero fatto però i conti con Sam che a sua volta venne
di nuovo in aiuto di Dean sparando ai
suoi aggressori e uccidendoli.
A
quel punto la vera lotta ebbe inizio.
Altri vampiri si scagliarono contro i due fratelli circondandoli
da ambo i lati.
Ciononostante
non riuscirono a ucciderli e
parecchi di loro caddero
sotto le armi micidiali di Sam e Dean. Tuttavia nonostante morissero
come mosche, erano comunque in netta superiorità numerica
mentre,
per quanto i due fossero forti e potenti le armi che impugnavano,
prima o poi si sarebbero stancati, finendo per venire uccisi.
Improvvisamente
però, Alice intervenne nella battaglia.
Disse
agli altri di farsi da parte e come aveva annunciato poco prima di
fronte a Castiel, si mise in prima linea per distruggere
personalmente Sam e Dean .
Fu
una lotta durissima. La vampira era piccola ma agilissima e
potente: schivò tutti i loro colpi e restituì gli
attacchi
dimostrando un'incredibile
forza e
ferocia.
I
fratelli Winchester erano messi veramente male, sopratutto Sam.
Era
a terra e aveva il naso rotto da cui stava perdendo una cospicua
quantità di sangue.
I
vampiri si leccarono le labbra e lo guardarono ingordi, speravano che
Alice decidesse di darlo in pasto a loro.
Gli
fecero anche la proposta ma la vampira rispose con un categorico no.
Non
li avrebbero divorati ma solamente uccisi e sarebbe stata lei stessa
a farlo.
Si
avvicinò a Sam e gli puntò un pugnale alla gola.
“Lascialo
stare – mormorò Dean – lui non centra:
ho ucciso io George”.
“Oh
che amore fraterno, sono commossa – replicò Alice
sarcastica –
peccato che voi umani non abbiate avuto pietà per la mia
famiglia:
avete sterminato, i miei genitori, i miei fratelli e il mio
fidanzato, ci avete costretto a fuggire dal nostro paese nel quale
vivevamo pacificamente nutrendoci solo di sangue animale. Ci avete
braccato e dato la caccia come se fossimo immonde bestie”
.Raccontò
con voce amara e uno sguardo carico di risentimento
“ È
quello che siete”. Rispose Dean.
“Non
più di voi – commentò Alice –
da secoli non fate che
distruggervi a vicenda con guerre e soprusi di ogni genere, state
distruggendo questo pianeta, PERCHÈ NON AVETE RISPETTO PER
NIENTE E
PER NESSUNO”. Dichiarò alzando la voce alla fine.
“Beh,
è vero, non siamo dei santi – tagliò
corto Dean – ma siamo
umani: sbagliamo ma sappiamo imparare dai nostri errori, andiamo
avanti e comunque, al contrario di voi, oltre alla morte siamo
capaci di creare anche la vita ”.
“Sì,
la vita”. La vampira esplose in una risata malevola, poi
quando
smise, guardò i due fratelli con rinnovato odio e aggiunse:
“non fate che riprodurvi e poi non siete capaci di stare al
mondo,
non avete nulla da offrire ma sapete solo pretendere e per ottenere
quello che volete, siete disposti a passare sopra tutto e
tutti”.
“Invece
voi vampiri che cosa avete da offrire se non la morte? –
Rispose
Dean contrariato – uccidete gli uomini per nutrirvi o peggio
li
condannate a una non vista per l'eternità. Che senso
ha?”.
“Tu
non puoi capire – replicò Alice – noi
siamo una famiglia, ogni
vampiro è legato agli altri ed è un fratello ma
che ne può sapere
un ignorante come te”.
“Io
so quello che vedo – commentò Dean – e
cioè un gruppo di
ragazzi giovanissimi, strappati ai loro affetti, divenuti mostri e
condannati a uccidere per sopravvivere: dov'è l'amore e la
famiglia
in tutto questo?”.
Alice
stava per replicare ma fu interrotta da un lampo seguito da immensa
luce bianca ed abbagliante.
Era
cosi forte che fu sentito e visto da tutta la radura e anche da Sarah
e Lycia che erano appena tornate con l'auto.
Si
erano dette di restare a distanza, ma davanti a quel suono e quel
bagliore, non poterono fare a meno di scendere dalla macchina e
vedere cosa stava succedendo.
Si
avvicinarono furtive e si nascosero dietro un albero.
Sarah
aveva già visto una luce come quella: un attimo dopo che
George era
stato colpito dal paletto era apparso Castiel.
Tuttavia
l'angelo non poteva tornare perché Alice lo aveva scacciato.
Allora
cos'era quel lampo? C'erano per caso altre creature di Dio disposte
ad aiutare i due fratelli? Sarah spero in cuor suo di sì.
La
risposta non si fece attendere: un istante dopo dalla luce emerse un
altro angelo.
La
ragazza esultò.
Sam
e Dean invece guardarono il nuovo arrivato con malcelato disprezzo.
“Che
cavolo ci fai qui ?”. Gli chiese Dean in tono sprezzante.
“Sono
venuto ad aiutarvi”. Rispose questi.
“Non
ci serve il tuo aiuto”. Commentò Sam.
“A
me pare di sì”. Replicò l'angelo
osservando com'erano ridotti i
due fratelli.
Alice
a sua volta osservò la creatura celeste: non pareva affatto
sorpresa
del suo arrivo ma piuttosto contrariata: “Che sei venuto a
fare
Zaccaria? – gli domandò – non erano
questi i patti”.
“Sta
zitta sciocca – sbottò l'angelo adirato
– come osi rivolgerti a
me in quel modo?! Inutile essere demoniaco, ti rispedisco
all'inferno se parli ancora”.
La
vampira non si spaventò per le minacce di Zaccaria ma si
arrabbiò
ancora di più.
Furiosa
come non mai pronunciò ad alta voce l'antica formula che
aveva usato
per scacciare Castiel .
Stavolta
però non ebbero l'effetto desiderato. L'angelo non
scomparve. Si girò verso di lei e dopo averla fulminata con
lo sguardo, le mise
una mano sulla fronte: un istante dopo Alice cominciò a
bruciare.
La
vampira gridò disperata ma nel giro di pochi secondi
diventò un
mucchietto di cenere, davanti agli occhi inorriditi dei presenti.
“Così
impari a fare la furba: senza il mio nome antico non poteva
funzionare ”. Mormorò l'angelo calpestando le
ceneri e
dissolvendole nell'aria .
Dal
gruppo di vampiri si udirono dei pianti disperati: erano le due
ragazze vampire: quelle
che
assieme al loro compagno, avevano portato via il corpo di Emmett ed
erano ritornate.
“Silenzio
o farete la stessa fine”. Intimò loro Zaccaria .
Le
due tacquero immediatamente, soffocando i singhiozzi tra le braccia
del loro protettore. Istintivamente questi, si parò loro
davanti
come uno scudo.
Zaccaria
li guardò con disprezzo e scelse poi di ignorarli riportando
la sua
attenzione ai due fratelli Winchester.
Rivolse
loro un sorriso che però non ricambiarono.
“Che
cosa significa che non erano questi i patti? Eri d'accordo con
loro?”. Domandò Dean contrariato.
“In
un certo senso sì”. Rispose l'angelo.
“Avrei
dovuto aspettarmelo, essere spregevole” . Commentò
il ragazzo
senza neanche attendere replica.
“Non
arrivare a conclusioni affrettate – rispose Zaccaria
– ho solo
finto di voler aiutare questi mostri. Saputo del piano per uccidervi:
ho offerto loro i miei servigi svelando il modo per scacciare
Castiel”.
“Bastardo”.
Commentò Sam che nel frattempo continuava a perdere sangue,
ed era
sempre più pallido.
“In
realtà – spiegò Zaccaria ignorando
l'insulto – il mio scopo
era un altro”.
“Lo
posso immaginare – rispose Dean – sentiamo:
scommetto che volevi
trovarci in pericolo estremo, per farmi dire sì a Michele in
cambio
del tuo aiuto, vero?”.
“A
quanto pare non sei stupido come pensavo”. Rispose l'angelo
dopo
aver annuito con un cenno del capo.
“Beh,
tempo sprecato: preferisco morire piuttosto che cedere il mio corpo
come tramite a voi spacconi, per combattere Lucifero”.
Dichiarò
Dean con fermezza.
“Darlo
in pasto a dei zombie invece è più
sensato?”. Domandò Zaccaria
visibilmente contrariato.
“Almeno
perirò come me stesso”. Commentò il
ragazzo.
“È
la tua risposta definitiva?”.
“Ci
puoi scommettere”. Rispose Dean con decisione.
“Va
bene allora, fa come vuoi – disse l'angelo con rabbia
– crepa
per mano loro, addio sciocco: io me ne vado”. E, senza
più
attendere replica, sparì così com'era apparso.
Rimasti
soli i due fratelli vennero di nuovo accerchiati.
I
vampiri erano più furiosi che mai per aver perso la loro
amica e
stavolta non se li sarebbero fatti sfuggire.
Sarah
e Lycia nel frattempo, avevano assistito alla scena con Zaccaria.
La
lunga distanza però non aveva permesso di sentire i discorsi
e
capire perciò cos'era accaduto. Sapevano solo che
quell'angelo non
sembrava amico dei ragazzi, li aveva abbandonati lasciandoli in un
mare di guai.
Le
due giovani erano sbigottite e spaventate:
“Che
facciamo?” Domandò Sarah, che non voleva
permettere ne restare a
guardare i vampiri che uccidevano i suoi amici.
“Se
solo avessimo delle vere armi”. Mormorò Lycia.
Sapeva
che i banali coltelli da cucina che aveva nello zaino, non sarebbero
serviti a fermare il massacro.
“Armi hai detto ?” Chiese
Sarah. “Ma sì, certo – si rispose da
sola, dopo qualche secondo – vieni con me”. E senza
indugi tirò
sua sorella per un braccio trascinandola verso la macchina.
“Cos'hai
intenzione di fare?”. Domandò Lycia.
“Aspetta
e vedrai”. Rispose la ragazza mentre prendeva le chiavi e
apriva
il portabagagli.
Si
era ricordata che una volta Dean le aveva detto di tenere un intero
arsenale nascosto sul fondo del cofano.
La
ragazza sollevò delle coperte e trovò quello che
cercava: afferrò
due fucili e, dopo averli caricati con tutti i proiettili
d'argento che riuscì a
trovare, ne
diede uno a sua sorella e saltò sull'auto con lei.
Mise
in moto spingendo al massimo sull'acceleratore e nel giro di pochi
secondi piombò in mezzo alla radura, salvando cosi due
fratelli un
attimo prima che venissero assaliti e uccisi.
Le
due giovani scesero dall'auto e cominciarono a sparare all'impazzata
verso i vampiri, che si erano scansati per non essere investiti.
Riuscirono a metterne al tappeto
alcuni, compreso il maschio che era con le due
vampire: lo centrarono in piena fronte e questi cadde a terra senza
vita.
“EDWAAAAAAAAAAARD”.
Gridò la sua compagna mettendosi le mani sulla testa.
“PAPÀ,
PAPÀ – gli fece eco la più piccola
gettandosi sul cadavere –
PAPÀÀÀÀÀÀ”.
Continuò a gridare disperata.
“Papà?”
Domandarono Sam e Dean guardandosi confusi.
“Papa?”.
Ripeté anche Sarah allibita.
“Sì,
papà – rispose la compagna del morto –
era un padre ed era
anche mio marito”. Dichiarò scagliandosi subito
dopo contro la
giovane.
Sarah
provò a spararle ma senza l'effetto sorpresa la vampira
schivò
tutti i suoi proiettili e si gettò su di lei.
La
ragazza venne salvata da sua sorella che le mozzò la testa a
bruciapelo.
“MAMMAAAAAA!”.
Urlò la piccola vampira che aveva assistito alla scena,
mentre
piangeva e abbracciava ancora il corpo di suo padre.
La
madre non rispose: era morta anche lei.
Sarah
spinse il suo corpo lontano da sé e quello cadde poco
distante da
quello del marito.
La
giovanissima vampira lasciò il cadavere del padre e si
gettò su
quello di sua madre gridando ancora più disperatamente.
Sam
e Dean ne provarono quasi compassione.
Per
un attimo Dean ripensò alle parole di Alice, forse aveva
ragione:
erano loro esseri umani i veri mostri, tuttavia non poteva rischiare
che quella vampira seppur bambina potesse un giorno andarsene in giro
e succhiare il sangue a qualche povero malcapitato se non addirittura
trasformarlo.
Anche
se la cosa non gli piaceva, la vampira andava uccisa a ogni costo.
Il
ragazzo le si avvicinò e sollevò la Colt per
colpirla ma venne
fermato da una delle creature con gli occhi gialli che aveva
riportato Sarah.
Era
un ragazzo gigantesco, muscoloso e alto più di Sam, con la
faccia
stravolta dall'ira e dal dolore. Questi colpi Dean con un pugno
scaraventandolo in terra poco distante, poi si avvicinò alla
vampira
e si chinò sul cadavere di sua madre.
“Bella,
no! Non è possibile – mormorò
accarezzando il viso della morta,
trattenendo a stento le lacrime – pagheranno per quello che
ti
hanno fatto, te lo giuro ”. Dichiarò a denti
stretti.
Poi si rialzò in piedi e
dopo essersi voltato con sguardo omicida
verso Sam e Dean che era ancora steso a terra, si rivolse alla
piccola vampira: “Scappa, Renesme”. Le
ordinò.
Lei
però non si mosse.
“Jacob”.
Mormorò mentre le lacrime di sangue continuavano a rigarle
il viso.
“Devi
andartene”. Insistette il ragazzo.
“NO,
VOGLIO VENDICARE I MIEI GENITORI”. Gridò volgendo
uno sguardo
carico di odio verso Sarah e Lycia .
“No
– rimarcò Jacob – ci penso io a farlo.
Tu devi andartene”.
Ma
Renesme non lo ascoltò. Con uno scatto fulmineo
partì all'attacco
di Sarah e Lycia.
Sam
provò a salvarle ma Jacob si trasformò in un
gigantesco lupo.
“Merda”.
Commentò Dean, sollevando la testa e i gomiti e cercando di
rialzarsi.
Sam
sparò al lupo ma i proiettili rimbalzarono sulla creatura.
Questi
rispose all'attacco, dando al ragazzo una zampata cosi forte che lo
mandò al tappeto. Dopodiché lo afferrò
per i denti prendendolo
per la collottola come se si fosse trattato di un animale invece che
di un umano.
Dean
si rimise in piedi a fatica e accorse in aiuto di Sam ma Jacob colpi
anche lui mettendolo di nuovo a tappeto.
La situazione era disperata: Sam
stava per essere divorato e le due
ragazze uccise da Renesme mentre gli altri vampiri assistevano alla
scena esultando.
Improvvisamente
la situazione cambiò.
Un
arrivo insperato e inaspettato ribaltò le sorti della
battaglia.
Un
gigantesco uomo di colore, con addosso un paio di occhiali da sole
malgrado fosse notte, comparve dal nulla e lanciò due bombe
a mano
contro vampiri, uccidendone a decine, la spada levata per tagliere
loro la testa, costringendo gli altri alla fuga nei boschi
circostanti.
Dopodiché,
sfoderò l'enorme spada di cui era armato e si
gettò contro il lupo.
Jacob
mollò Sam e rispose all'attacco.
Fu
una battaglia feroce ma l'uomo nero era dotato di una forza sovrumana
e nel giro di pochi minuti ebbe la meglio.
I
compagni di Jacob si trasformarono a loro volta per cercare salvarlo
ma senza successo.
Tutti
i lupi perirono sotto i colpi micidiali del misterioso guerriero.
Subito
dopo fu la volta di Renesme: la vampira venne eliminata mentre stava
per mordere Sarah, dopo aver prima messo al tappeto Lycia.
Sam
e Dean erano feriti ma vivi: andarono subito in aiuto delle due
ragazze, mentre l'uomo nero, si apprestò a inseguire i
vampiri
scampati al suo massacro.
Si
stava già dirigendo verso il bosco quando fu distratto dalle
urla di
Sarah che piangeva disperata. Si avvicinò per vedere la
situazione e
si accorse dell'altra giovane ferita.
Senza
perdere tempo estrasse qualcosa dal suo stivale. Era una capsula
contente alcune siringhe: l'uomo ne prese una, si chinò
sulla
ragazza e la infilzò con l'ago in pieno petto.
“COSA
LE STAI FACENDO?”. Gridò Sarah sconvolta.
“Le
ho iniettato un siero per impedire
che si
trasformi in vampira”. Rispose l'uomo.
“Se
la caverà ?”. Domandò Sam, ancora
più pallido e stremato.
“Sì,
ho visto ferite peggiori: un po' di riposo, qualche zucchero e
tornerà come nuova”. Rispose l'uomo.
“Grazie
infinite”. Mormorò Sarah commossa mentre guardava
la sorella.
“Ehi,
sorellina hai sentito? Guarirai, andrà bene, è
andato tutto bene, è
finita, siamo vivi”. Le sussurrò con entusiasmo
carezzandola.
Lycia
non rispose ma parve aver capito perché accennò
un mezzo sorriso.
“Ehi
aspetta, ma tu chi sei?”. Domandò Sam rivolgendosi
all'uomo che
nel frattempo si era rialzato ed era in procinto di rimettersi in
cammino.
“Blade”.
Rispose l'uomo con voce cavernosa.
“Sei
un cacciatore?”.
“Esatto”.
“Come
facevi a sapere della battaglia?”.
“Sono
stato informato da un mio amico che è anche amico di un
vostro
amico”.
“È
senz'altro Bob”. Affermò Dean.
Blade
non rispose: si stava già allontanando verso la foresta.
“Ehi,
dove vai?”. Gli chiese Dean.
“Acciuffo
gli altri cattivi”. Rispose lui,
“Ma
non c'è bisogno: non credo che stavolta si rifaranno
vivi”.
Dichiarò Sam.
“Meglio
prevenire”. Tagliò corto l'uomo.
“Grazie
ancora per averci salvato” Disse Sarah.
“Sì,
esatto grazie mille”. Gli fece eco Sam.
“Dovere”.
Mormorò Blade.
“IN
BOCCA AL LUPO”. Gridò Dean.
L'uomo
non rispose: si girò e gli lanciò un occhiataccia.
Dean
si domandò il perché di quel gesto, poi vide Sam
accigliato che gli
indicava le carcasse dei li lupi poco distanti e comprese di aver
fatto una gaffe.
“Chiedo
scusa”. Mormorò imbarazzato.
Blade
sollevò il sopracciglio destro e accennò una
smorfia di perdono,
poi alzò il braccio in segno di saluto e se ne
andò senza più
voltarsi.
“Dovevi
proprio dire quella frase?”. Domandò Sam
contrariato.
“Mi
dispiace”. Si scusò ancora Dean.
Sarah
abbracciò il ragazzo: “Mi hai salvato anzi mi
avete salvato”. Si
corresse abbracciando anche Sam.
“Ehm”.
Borbottò Lycia dopo aver sollevato la testa, i tre si
voltarono
verso di lei: la ragazza si stava decisamente riprendendo. Sam le
sorrise.
Dean
guardò la distesa immensa di cadaveri sparsi per la radura.
I
quattro della band di George non c'erano.
Il
ragazzo si augurò che Blade li prendesse tuttavia, anche se
non ci
fosse riuscito, era comunque sereno: dopo la lezione ricevuta, i
quattro si sarebbero tenuti alla larga.
“Dobbiamo
sistemare questo casino”. Disse poco dopo a Sam.
Il
fratello però non l'ascoltava: continuava a scambiarsi
sorrisi con
Lycia.
“Sam,
Sam!”. Dean ne richiamò l'attenzione toccandolo
sulla spalla.
“Che
c'è?”. Sbuffò contrariato.
“Mi
dispiace interrompere il vostro idillio ma dobbiamo far sparire i
corpi”.
“Ho
capito”. Rispose il fratello con un sospiro.
“Dovremmo
anche fare qualcosa per il suo naso”. Gli fece notare Sarah.
“Hai
ragione”. Commentò Dean.
“Non
è niente – obbiettò Sam – mi
hanno fatto peggio”.
“In
effetti è stata una passeggiata”.
Dichiarò Dean esibendo un
sorriso compiaciuto.
Sarah
e Lycia si guardarono perplesse e scossero la testa.
I
due fratelli si alzarono in piedi presero
due badili e una tanica di benzina dal
portabagagli e dopo aver scavato un enorme buca,
ci
ammucchiarono i cadaveri l'uno sull'altro e
gli diedero fuoco.
Nel
giro di pochi minuti la radura venne illuminata dall'enorme
falò di ossa che bruciavano.
“Dovremmo
andarcene prima che qualcuno ci veda e
faccia domande”. Disse Sam.
“Non
credo che passi qualcuno a quest'ora –rispose Dean–
comunque andiamo:
riportiamo le
ragazze a casa”.
“
Va bene“.
Dichiarò Sam, mentre
raccoglieva la sua pala e
la tanica vuota, per riporle nel cofano.
“C'è
un graffio sullo sportello dell'auto”. Mormorò
Dean a Sarah
in tono di rimprovero.
“Mi
dispiace: ti pago il conto della carrozzeria”. Rispose
lei sarcastica.
“Divertente
– commentò Dean, mentre le apriva la portiera per
farla salire –
sei stata un'incosciente, potevi morire”. Aggiunse
contrariato dopo
che la giovane fu salita e le ebbe richiuso lo sportello.
“È
vero: avete rischiato grosso”. Confermò Sam, dopo
aver aiutato
Lycia a sdraiarsi sul sedile posteriore, con le gambe poggiate
addosso a Sarah ed essersi seduto a sua volta avanti.
“Vi
avevamo detto di tornarvene a casa”. Disse Dean facendo il
giro e mettendosi al posto di guida.
“Lo
stavamo facendo – replicò Lycia – ma
Castiel è tornato in
macchina e ci ha detto che eravate in pericolo poi si è
messo a fare
delle telefonate al vostro amico Bob e ha detto che avrebbe mandato
qualcuno, dopodiché se ne è andato e noi siamo
venute ad
assicurarci che vi aiutassero davvero. Mentre parcheggiavamo abbiamo
visto quella luce bianca e siamo scese dall'auto a vedere: ma chi era
quello a proposito?”.
Domandò
la ragazza, dopo aver parlato quasi tutto d'un fiato.
“Un
bastardo”. Rispose Dean.
“Ci
è sembrato che fosse un altro angelo”.
Spiegò Lycia.
“No,
era un bastardo”. Confermò Sam.
“Sì,
insomma volevamo starcene in disparte – disse Lycia
riprendendo il
suo racconto – ma poi quello se ne è andato, voi
eravate a terra
feriti e..”.
“E
io mi sono ricordata delle armi nel bagagliaio, il resto lo
sapete”.
Concluse Sarah al posto suo.
“Ripeto
che siete state delle incoscienti. Commentò Dean –
ma grazie
comunque”. Mormorò accennando un sorriso alle
ragazze dallo
specchietto retrovisore.
“Grazie
a voi per avermi salvato”. Replicò Sarah.
“DOVERE”.
Risposero Sam e Dean contemporaneamente, citando Blade.
“Lycia,
per caso Castiel ti ha detto dove andava?”.
Domandò Dean dopo aver
acceso il motore dell'Impala – ho provato a chiamarlo sul
cellulare
ma è irraggiungibile”.
“Non
lo so, a noi ha detto solo che aveva un altra missione da
compiere”.
Rispose la ragazza.
“Che
genere di missione?”.
“Non
saprei”. Dichiarò scuotendo la testa.
“Che
cavolo starà combinando?”. Chiese Dean mentre
faceva retromarcia e
usciva dalla radura.
“Forze
Bob lo sa”. Disse Sam.
“Chiamalo”.
Lo esortò Dean.
Sam
telefono al vecchio per ringraziarlo dell'aiuto che gli avevano
mandato e per informarlo che era andato tutto bene. Gli chiese
inoltre, se per caso sapeva dove si fosse cacciato Castiel ma il
vecchio rispose di no e che comunque non gli interessava.
Sam
provò a richiamarlo ma il telefono era ancora staccato.
“Che
cavolo di fine avrà fatto?”. Sbottò
Dean contrariato.
“Speriamo
che non gli sia successo qualcosa”. Mormorò Lycia
preoccupata.
“Non
penso: starà bene”. Rispose Dean anche se voleva
esserne certo.
“Riaccompagniamo
a casa le ragazze e poi lo cercheremo”. Propose Sam .
“
Hai detto casa
?”.Chiese Dean.
“Sì,
perché?”.
“Credo
di aver capito dove si trovi”. Dichiarò il ragazzo
con un sorriso.
“Puoi
spiegarmi?”. Domandò Sam confuso.
“Non
serve,
il nostro amico ci sta aspettando”. Rispose Dean, mentre dopo
un
ultimo sguardo alla radura si allontanava nella notte.
Ok
con questo capitolo mi sono fatta ufficialmente dei nemici. :D
Spero comunque che il suo faccia
a faccia con Dean sia piaciuto. Ho cercato di spiegare quelle che
erano le sue ragioni, il suo punto di vista e si è vero
alcuni
eventi della saga li ho modificati, ma era per cercare di rendere le
cose più o meno credibili. Anche se è vero che
era nata come uno
scherzo per tirare su una mia amica, alla fine mi ci sono
appassionata e ho cercato di dare il meglio.
Ringrazio chi mi ha seguita fin qui e coloro che mi hanno
recensita, in particolare la mia amica Kurtina a cui è
dedicata,
ricordo che comunque ci sono ancora due capitoli e spero li
leggerete, ala prossima gente ;)
ps.
l'idea di Blade mi è venuta in una notte insonne, non ho
saputo
resistere :D
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