Divine Comedy 2.0

di dorington
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sono troppo fatto per dare un titolo ***
Capitolo 2: *** Vi prego, ditemi che tutto questo è solo un'allucinazione! ***
Capitolo 3: *** Sfida di Limbo. Nel Limbo... MOOOLTO divertente! ***



Capitolo 1
*** Sono troppo fatto per dare un titolo ***


Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita...
 
NOOOOOO... Ma come si fa a scrivere così? Seriamente, c'è ancora gente che legge roba del genere? So che 
 
l'ho scritto io, ma lo sanno tutti che prima di farlo avevo fumato un paio di canne! (Gran Rave party)
 
Bene... Visto che finalmente mi sono ripreso dai postumi ho intenzione di riscrivere tutto, e questa volta la 
 
farò come si deve.
 
Mi chiamo Dante Alighieri, ho 32.5 anni, vivo in un monolocale insieme ad altri tre tizi che non avevo mai 
 
visto prima d'ora: una meretrice argentina, un ex-professore di economia, un nanetto vestito di nero.
 
Ieri notte abbiamo dato quella festa che pianificavamo da 2 settimane nel nostro (mio) monolocale, anche se 
 
non so come si possa fare una festa del genere in un monolocale: tanta droga, tanto alcool, tante ragazze, 
 
tanto sballo... Il solito, insomma.
Non capirò mai, però, come si possa intendere come “ballare” il semplice ancheggiare e/o muovere i piedi 
 
(parecchio difficile farlo insieme dentro un monolocale): un tempo c'erano i grandi film come “Step Up”, 
 
“Flashdance”, e capivi cosa volesse dire veramente ballare, ma adesso... Comunque sia, mi sono fatto un paio 
 
di strisce di coca e mi sono riempito d'alcool come una spugna dentro il bagnetto di un bambino e a quel 
 
punto mancavano solo le paperelle di gomma, che cominciai a vedere in aria per come ero ridotto. Ora, al 
 
mio risveglio, sento un grandissimo mal di testa che mi sta spaccando le tempie: mi serve un'aspirina...
Mi alzo dal pavimento dirigendomi verso la cassetta dei medicinali, ma durante il tragitto inciampo su uno 
 
strano essere peloso che schizza subito via dalla porta... 
Ok, cos'era quell'affare? Bene... Spero che sia qualche effetto della mia mente ancora drogata...
Dopo essermi rialzato raggiunsi in fretta la cassetta dei medicinali ma, ovviamente, non trovai il pacchetto di 
 
aspirine. Decisi allora di uscire dal monolocale, subito dopo aver indossato delle mutande e dei pantaloni 
 
non troppo usati, ma venni fermato dalla mia coinquilina argentina.
 
-Cosa vuoi?- Feci.
 
-Andiamo... Lo sai che ho bisogno di fare un po' di sesso...- Disse lei senza tanto nonchalance.
 
-Senti,- risposi -Non ne ho proprio voglia per adesso. E comunque sappiamo tutti che hai il brutto vizio di 
 
contagiare tutti con l'AIDS.-
 
-Dai... So che vuoi farlo anche tu...- disse strusciandosi sul mio braccio.
 
Tentai di tutto pur di allontanarla, anche minacciarla di fare sesso USANDO UN PRESERVATIVO. Subito dopo, 
 
lei si allontanò scandalizzata.
 
-Non puoi dire sul serio!
 
La fissai nei suoi occhi pieni di lussuria e desiderio, e allora comprese spaventata che le mie minacce erano 
 
fondate.
 
Feci per aprire la porta, ma all'improvviso un -HEY!!- mi fermò. Mi voltai, trovando l'ex-professore di 
 
economia che mi stava minacciando con un portafoglio. -Dove credi di andare?
 
-Senta prof,  devo andare a comprare delle aspirine, che sono finite, e ne vorrei approfittare anche per fare 
 
un po' di spesa, visto che sicuramente il nostro frigorifero è vuoto da almeno 2 settimane.
 
-NO! DOBBIAMO RISPARMIARE!
 
-RISPARMIARE?!? L'ultima volta che abbiamo fatto la spesa è stato 5 SETTIMANE FA! Ed abbiamo comprato 
 
soltanto 3 mele! TRE MELE DICO! E tu volevi anche che ne comprassimo soltanto una e mezza!!
 
-E continuo a pensare che tre mele siano troppe.
 
-Tre mele sono... Ma tutto il denaro che hai risparmiato lo usi come cibo? Perché penso sia l'unica cosa che 
 
hai ancora con te!
 
Con uno scatto fulmineo strappai via dalle sue mani il portafoglio del professore e lo usai per dargli un 
 
ceffone talmente potente da farlo volare dalla finestra.
 
-Anche i portafogli uccidono.
 
Mi infilai il portafogli in tasca ed uscii di casa.
 
◊ ◊ ◊
 
Cominciai a dirigermi verso la farmacia più vicina. Lì comprai un pacchetto di aspirine e, con un rapido 
 
gesto, ingoiai almeno 5 pillole. Sulla confezione c'era scritto dosaggio massimo una pillola ogni 12 ore ma...
Con un mal di testa leggermente diminuito, mi diressi verso il Carrefour più vicino per fare la prima spesa 
 
dopo 5 settimane di astinenze.
 
Lungo la strada vidi una bancarella piena di libri. Non so cosa mi attrasse, ma ebbi lo strano impulso di 
 
avvicinarmi ad essa. Quando vidi il venditore restai impressionato: un uomo vestito con stracci infimi e con 
 
un naso schiacciato tanto da sembrare che avesse appena ricevuto una scarica di colpi da Mike Tyson.
Presi uno dei libri e lessi il titolo: “Inno alle Castagne”
 
-Quello è il libro più famoso del grande Virgilio Marron Glace.
 
Lentamente, posai il libro e alzai lo sguardo: -Chi, mi scusi?
 
-Virgilio Marron Glace, il nuovo profeta del 21° secolo.- rispose quello. -Molti paragonano il livello della sua 
 
dialettica ad una combinazione fra quelle di Socrate e Cicerone.
 
Okay... Non avevo mai sentito parlare di questo Creme Caramel e di sicuro non aveva tutto questo spessore 
 
come invece il venditore additava, ma visto che sono una persona di buone maniere decisi di usare una 
 
tecnica globalmente conosciuta: il terribile sorridi ed annuisci.
 
Quando mi voltai per andarmene vidi degli uomini enormi vestiti di nero che mi passarono di fianco e, 
 
quando raggiunsero il venditore, lo sollevarono da terra prendendolo dalle braccia, come quei gorilla che si 
 
vedono nei film. Un altro uomo vestito di nero, più basso e con i capelli bianchi, si avvicinò affiancato da 
 
altri due gorilla: aveva la faccia raggrinzita ed un sorrisetto stampato in faccia che sembrava volesse dire “si, 
 
sono sarcastico. Problemi?”.
 
-Lei, mio caro, ha commesso il peccaminoso reato di venerare le castagne al cospetto del suo unico, vero 
 
Signore.
 
-E di cosa si nutre il tuo grande Boss se non della Grande Castagna?
 
Il vecchio avvampò per la collera.
 
-Come osi bestemmiare dinnanzi ad un prete?!
 
-No, sei tu ad insultare la Grande Castagna. Ma non temere, Lei non si offende tanto facilmente.
 
Il vecchio ormai era diventato paonazzo ed era chiaro ormai che presto avrebbe dato segnale ad i suoi 
 
gorilla di fare fuoco, armati con... Super Liquidator?
 
In quel momento mi sentii caritatevole ed eruppe una forza esplosiva dentro di me.Con un balzo diedi un 
 
calcio al vecchio, mollai due ceffoni ai gorilla che tenevano sospeso il venditore, per poi prenderlo per 
 
mano.
 
-Presto, ti porto via da qui!
 
Iniziammo a scappare.
 
Continuammo a correre a lungo, senza sosta e senza una vera e propria meta. Di tanto in tanto mi voltai, 
 
solo per vedere che quei gorilla, molto più rapidi di quanto non volessero far sembrare, continuavano ad 
 
inseguirci.
Dopo aver svoltato rapidamente attraverso vari vicoli riuscimmo finalmente a seminarli. Mi accorsi presto 
 
che, inconsciamente, ero tornato di fronte al mio appartamento.
 
-Bene, anche se non so il perché ti ho salvato la pellaccia. Cosa volevano quei tizi da te?
 
-Oh, niente.- rispose lui.
 
-Se fosse veramente niente, come mai avevi anche dei Super Liquidator puntati in faccia?
 
-È questa la dura vita di un profeta.
 
Lo guardai dall'alto in basso: effettivamente, i suoi vestiti fatiscenti gli donavano un'aria da profeta.
 
-Ed esattamente... Quale religione sostieni?
 
-In verità nessuna religione. Stavo solo vendendo libri.
 
Cominciai a strofinarmi le tempie, temendo che mi sarebbe tornato il mal di testa.
 
-Se non predichi alcuna religione, perché quei tizi ce l'avevano tanto con te?
 
-Ah, non ne ho idea. Magari hanno interpretato come eresia i versi dell'Inno alla Castagna.
 
Sospirai gravemente. -Oh, beh... Se è così... Senti, sono appena tornato a casa, quindi ora me ne vado. Cerca 
 
di non cacciarti nuovamente in una situazione del genere.
 
Salii le scale per raggiungere il mio appartamento, quando mi trovai di fronte il terzo ed ultimo dei miei 
 
coinquilini: il nanetto vestito di nero.
 
-DANTE!- urlò -Cosa facevi in compagnia di quell'eretico blasfemo?!
 
-Per piacere, fra' Silvio, ho ancora un mal di testa incredibile. Voglio solo rientrare a casa ed andare a 
 
dormire.
 
-NO! Poiché eri in compagnia di un tale peccatore, anche tu devi essere stato contagiato dalle sue eresie! 
 
Dante! Per i poteri conferitemi da me stesso ti dichiaro ufficialmente scomunicato da questo monolocale!
 
-…-
 
-Ho già contattato i miei gorilla: hanno portato via tutta la tua roba e fra poco torneranno per prendere 
 
anche te.-
 
Ma perché, di tanti momenti in cui mi sarebbe potuta servire tutta quella forza super-omistica, è dovuta 
 
venire fuori proprio per salvare quel venditore?
 
Iniziai ad indietreggiare molto lentamente, ma fra' Silvio capì subito le mie intenzioni.
 
-Fermo lì! Non ti muovere!
 
Ovviamente io fuggì.
 
-Blasfemo eretico! Dove stai scappando?!
 
-Lontano da te e dai tuoi gorilla, ecco dove!
 
◊ ◊ ◊
 
Continuai a correre, di nuovo, e mi infilai, di nuovo, in un paio di vicoli. Ero, di nuovo, inseguito dai gorilla. 
 
Nonostante fosse il loro secondo inseguimento, sembravano del tutto instancabili.
 
-Dannazione!- urlai.
 
Dopo che svoltai per l'ennesima volta mi accorsi del mio grave errore: ero finito in un vicolo cieco.
 
-Ok, questa volta sono spacciato.- mi dissi.
 
Iniziai a saltellare nel panico ed a guardarmi disperatamente intorno, nel tentativo di trovare una via di 
 
fuga; non trovandone nessuna, iniziai a sudare freddo.
 
-Non ti preoccupare, adesso ci penso io.
 
Sentii una voce provenire da un cassonetto. Mi girai, notando con sorpresa e disgusto che la voce era quella 
 
il venditore di libri, venuto fuori dal cassonetto.
 
-Tu? Che ci fai qua?
 
-Che ci faccio qua? Semplice: tolgo le castagne dal fuoco. Letteralmente.
 
Spostandosi un po', vidi che dietro al cassonetto c'era un piccolo fuoco da campo con delle castagne che si 
 
stavano cuocendo. Mi chiedo ancora come feci a non notarlo prima.
 
-Ok... Quindi... Mi dai una mano o continui a preparare castagne?
 
-Non saprei... Ma si, dai: ti aiuterò. Il grande Virgilio Marron Glace è magnanimo dopo tutto.
 
-Quindi TU sei Marron Glace? E come mai vendi i tuoi stessi libri in una bancarella?
 
-C'è qualcuno sopra di me che mi ha detto di farlo. E poi sai come funziona: niente soldi, niente editor.
 
Rimasi inorridito da una risposta del genere, ma in quel momento non mi interessavano affatto le sue 
 
allucinazioni.
 
-Comunque... Hai un piano?
 
-Certo.- disse Virgilio Marron Glace. Spostò due sacchetti dell'immondizia che si trovavano dietro il 
 
cassonetto, rivelando un buco nell'asfalto abbastanza grande da farci entrare una persona.
 
-...Un buco? ...Nell'asfalto? Ma cosa sei tu, il Bianconiglio?
 
Detto questo Virgilio Marron Glace mi gettò dentro il buco con un calcio ben assestato. Sentii la sua voce in 
 
lontananza mentre cadevo: -No, sono molto peggio.
 
Continuai a cadere. Sembrava che quel buco non finisse mai. All'improvviso, lungo la discesa, vidi un cartello 
 
autostradale: “Uscita Inferno, proseguire dritto per 500m”.
 
◊ ◊ ◊

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Capitolo 2
*** Vi prego, ditemi che tutto questo è solo un'allucinazione! ***


Mi rialzai dal terreno, dopo la lunga caduta; mi accorsi subito di essere in un luogo strano.
Guardandomi intorno vidi che l'ambiente era un'enorme distesa di sabbia puntellata da cumuli di rifiuti: non c'era nient'altro che mi aiutasse a capire dove diamine fossi finito.
 
L'ultima cosa che ricordo è quel lungo tunnel nel quale sono caduto, o meglio, nel quale “il grande” Virgilio Marron Glacè mi ha gettato con un calcio:
 
- ...MALEDETTO BASTARDO!!! - urlai.
 
Subito dopo sentii una voce dietro di me:
 
- Mi hai chiamato per caso?
 
Voltandomi vidi finalmente quella figura piena di stracci: Virgilio Marron Glacè era apparso (di nuovo) dal nulla. Subito lo afferrai per il colletto della giacca e lo tirai verso di me:
 
- Dannato! Che cosa significa tutto questo?! Cos'è questo posto?! E, soprattutto, da dove cazzo vieni fuori ogni volta?!?! - gli urlai a raffica.
 
- Con calma, ragazzo – disse Virgilio con voce serafica – c'è una risposta per ogni tua domanda. Ma, prima di tutto, lasciami andare.
 
Ci pensai su, ed anche molto a lungo: non mi sembrava la scelta migliore lasciarlo andare, visto che mi ha gettato in un tunnel diretto chissà dove con un calcio. Picchiandolo, però, avrei solo peggiorato la situazione, rendendolo meno propenso a rispondere alle mie domande.
 
Lasciai andare la presa che avevo sul suo colletto. Virgilio sospirò e disse: Ragazzo, certo che la sbornia di ieri ti ha reso un tantino suscettibile.
 
Sgranai gli occhi.
 
- Come fai a sapere della sbornia di ieri? Ma te, chi diavolo sei  veramente?
 
-Un tizio che sta più in alto di me mi ha chiesto di fare questo lavoro, ma francamente lo faccio più perché mi stai simpatico.
 
Mi strofinai le tempie ancora una volta.
 
-E cosa significa tutto questo?
 
Virgilio cominciò a guardarsi attorno come se io non fossi presente. Schioccai un paio di volte le dita per catturare la sua attenzione:
 
- Quindi, – dissi – mi sembra di capire che, in un certo senso, stai cercando, a modo tuo, di aiutarmi.
 
- Esattamente. – rispose Virgilio – Posso spiegarti tutto con calma.
 
Mi allontanai un attimo per fargli prendere fiato, lui continuò così:
 
- La tua vita non è altro che un ammasso di eventi patetici. Continuando a vivere come stai vivendo al momento, non ti piacerà quello che ti aspetterà: ma dato che mi hai aiutato con quei preti, ho deciso di ricambiare il favore.
 
- Ricambiare il favore? - chiesi.
 
- Esattamente. Ho chiesto un favore al mio superiore che ti ho nominato prima, e lui mi ha concesso di farti affrontare questo viaggio.
 
Un viaggio? Ma siamo sicuri che questo tizio non sia più drogato di me? Mi trovo in una landa desolata e questo qui mi parla di un viaggio? E ancora non capisco come sono arrivato in questa landa!
I miei pensieri furono interrotti dal Si Bemolle suonato da un basso in lontananza: voltandomi nella direzione da dove proveniva il suono sentii altre chitarre accompagnare il basso di prima.
 
- Senti anche tu questo suono? - chiesi a Virgilio.
 
- Mmm... Si, adesso posso spiegarti un paio di cose su questo viaggio.
 
Il “profeta” iniziò ad incamminarsi nella direzione da cui provenivano i suoni delle chitarre e del basso. Mi affrettai a seguirlo e, dopo circa cinque minuti di cammino, trovai una scena assurda ad accogliere i miei occhi.
 
◊ ◊ ◊
 
Un centinaio, o forse un migliaio di palchi erano disseminati in quella zona della landa. Sopra di essi vi erano numerosissimi vecchi e famosi gruppi Rock, Punk e Metal, e tutti loro cantavano canzoni diverse, ma ero sicuro che avessero tutte quante lo stesso titolo, “Welcome to Hell”.
Sotto i palchi, uno scenario ancora più assurdo ed incredibile: una massa infinita di persone erano lì  per riuscire a vedere ogni singolo concerto, ma sembravano non riuscire a scegliere quale di questi seguire, visto che correvano avanti e indietro fra i vari palchi. Le persone che sembravano aver deciso finalmente dove fermarsi venivano trascinate via dalla folla, cadendo per terra e venendo così calpestate mortalmente dalle altre persone.
Assistere a questa scena mi fece sentire nauseato.
 
Distorsi lo sguardo e mi voltai verso Virgilio.
 
- Senti ma cos'è questa... Cosa?
 
- Ricordi? Circa dieci minuti fa ti ho detto che ti sarebbe toccata una fine piuttosto... scomoda, se vogliamo metterla in questi termini; beh, questa è una delle possibili situazioni in cui potresti ritrovarti.
 
- D'accordo – dissi – ma esattamente perché quella massa di gente corre qua e là, come se non potesse decidere il proprio destino?
 
Virgilio fece un sorriso piuttosto malinconico.
 
- Vedo che hai già capito tutto senza bisogno di spiegazioni: è proprio come hai detto tu, queste persone sono coloro che non sono state in grado di scegliere il proprio destino, ricevendo adesso la loro punizione.
 
Mi accorsi immediatamente che Virgilio Marron Glacè stava usando il passato per parlare di quelle persone. Glielo feci notare
 
- Sei veramente intelligente, eh?
 
- Non farmi incavolare, bastardo...
 
- Va bene, calm down, adesso ti spiego tutto quanto. Quelle che vedi non sono propriamente delle “persone”, sono anime.
 
- Anime... Di defunti? Ma che? Ci troviamo nell'aldilà o cosa?
 
Virgilio spalancò le braccia con un gesto teatrale:
 
- YES! WELCOME TO HELL!
 
Lo guardai storto per circa 5 secondi, che sembrarono un'eternità, subito dopo fuggii. O almeno ci provai: Virgilio mi diede una ginocchiata sulla parte posteriore della mia gamba.
 
- E dove pensi di fuggire?
 
- Non lo so, ma basta che sto lontano da te e da tutta questa follia!
 
- Follia? No... Questa. È. SPARTA!
 
- E tu sei il re dei pazzi, idiota!
 
Virgilio sospirò gravemente:
 
- Quello che vedi non è l'effetto di qualche strano allucinogeno, è tutto vero.
 
- Fammi capire bene: stai cercando di dirmi che mi trovo VERAMENTE all'Inferno?!
 
- L'anticamera dell'Inferno, per essere corretti: luogo in cui tutti i rifiuti umani del pianeta vanno a finire.
 
Cercai di ricompormi il più in fretta possibile: mi trovavo veramente all'Inferno? Com'era possibile ritrovarmi nell'aldilà se circa mezz'ora prima ero a comprare medicine in farmacia? Devo ammettere, però, che nella mia città non c'è abbastanza spazio per tutti questi palchi, e di sicuro non ci vive tutta questa gente. Le uniche soluzioni possibili: o ho comprato dei medicinali scaduti, oppure Virgilio sta dicendo la verità.
 
Feci un respiro profondo:
 
- Quindi... mi trovo veramente all'Inferno?
 
- Certo che ce ne hai messo di tempo per capirlo! O questo è l'Inferno, oppure il Paese delle Meraviglie di Alice, decidi tu.
 
- Guarda, se la scelta è questa opto per l'Inferno...
 
Virgilio mi diede un paio di pacche sulla spalla:
 
- Ottimo lavoro, fratello! Questa è la scelta migliore, relativamente parlando.
 
- Allora? Perché mi trovo qui?
 
- Te l'ho già detto: il mio superiore mi ha concesso di farti affrontare questo viaggio per farti decidere come dovrai vivere la tua vita in futuro, altrimenti ti godrai questo ed altro.
 
Detto ciò indicò i vari concerti.
 
- Vuoi forse dire che c'è anche di peggio?
 
- Dove stiamo per andare, il peggio è solamente un eufemismo.
 
◊ ◊ ◊
 
Mi strofinai un attimo le tempie, ancora una volta: mi risultava ancora piuttosto difficile credere alle parole di Virgilio, ma al momento non riuscivo a concepire una spiegazione diversa a questa fantomatica allucinazione. L'unica opzione che mi rimaneva, era credere alle sue parole sulla buona fede.
 
- Va bene. – dissi – Dobbiamo restare qui ancora per molto oppure possiamo cominciare ad andare?
 
Virgilio diede un'occhiata all'orologio da taschino che tirò fuori dalla sua giacca logora.
 
- Ma allora sei veramente il coniglio malefico... - commentai.
 
- Hai detto qualcosa?
 
- No, niente...
 
- Comunque si, ormai è quasi ora. Iniziamo ad incamminarci.
 
- Quasi ora?
 
Le sue parole mi preoccupavano, ma decisi comunque di fidarmi di Virgilio, che iniziò a dirigersi verso un punto non ben precisato della landa desolata. Lo seguii comunque ed arrivammo nei pressi di un autobus semi-distrutto, la carrozzeria quasi a brandelli; Virgilio commentò con un sorriso: -Vedo che è in ottime condizioni come al solito.
 
- Ottime condizioni?! Ma dove li hai gli occhi?? Quello è l'Olandese Volante su quattro ruote!
 
Finii di urlare a Virgilio, quando un volante mi colpii la testa.
 
- Hai per caso insultato il mio TESSSSSSORO?
 
Una voce rimbombò per tutta la landa, spaccandomi i timpani; mi voltai, vedendo la persona che aveva parlato: un vecchio seminudo con una barba bianchissima che gli arrivava fino allo stomaco, gli occhi spiritati che mi fissavano. Ricambiai lo sguardo e me ne pentii amaramente: i suoi occhi mi terrorizzavano a morte.
 
- Ah, Caronte! - fece Virgilio – Ti ricordi di me?
 
Il vecchio schioccò la lingua in segno di disapprovazione:
 
- Ah... È tornato il vecchio fanfarone...
 
- “Fanfarone”?! Come ti permetti! Io, il grande Virgilio Marron Glacè, nuovo profeta del ventunesimo secolo, la cui dialettica è al pari di quella di Socrate e di Cicerone-
 
Neanche il tempo di terminare la frase che un altro volante lo colpii in testa.
 
- Ah, e sta zitto! Vedi di non rompere più del dovuto!
 
Caronte prese un terzo volante e se lo mise in bocca dopo averlo acceso, come se fosse un sigaro. Dopo un po' tirò fuori il volante dalla bocca e da quest'ultima uscì fuori una smisurata quantità di fumo.
 
- Allora... Hai un lavoro per me o sei qui solo per rompere?
 
Virgilio si rialzò dal terreno.
 
- Si, si, ho un lavoro per te: il Superiore ha deciso che questo qui si deve fare un giro, con la tariffa Premium.
 
-Si, altre rotture... Hai i biglietti?
 
- Certo!
 
Virgilio, quindi, tirò fuori dal taschino della sua giacca due barrette di cioccolata con sopra il marchio “Mapo Tofu*”, le scartò e me ne offrii una, ma ovviamente la rifiutai (chissà quale droga c'era dentro). Virgilio ingoiò le due barrette di cioccolata per intero, per poi prendere l'incarto di entrambe le barrette ed estrarre da essi due biglietti d'oro.
 
- Ti basta come pagamento?
 
Caronte prese i due biglietti e li osservò attentamente contro-luce, come per verificare che non fossero dei falsi.
 
- Si, mi sembrano autentici... Su, salite a bordo e vediamo di farla finita in fretta.
 
- Avanti, andiamo. - mi disse Virgilio.
 
Tutti e tre salimmo sull'autobus: io e Virgilio prendemmo posto nella parte più remota del mezzo: ordini di Caronte.
 
- Allora, partiamo!
 
Con una serie di rombi il motore dell'autobus si avviò, ed iniziò ad incamminarsi per la landa desolata. Dopo un paio di minuti arrivammo presso una striscia di terra che stava sopra un fiume di magma.
 
- Bene, signori – disse Caronte – ci sono DUE modi per arrivare al cancello dell'Inferno: uno è farsi accompagnare da me su questo autobus, dato che questa striscia di terra compare solo quando sono presente; il secondo metodo è sopravvivere a quel fiume di magma, ma dubito che qualcuno ne sia in grado.
 
Detto ciò indicò il fiume di magma, facendomi notare che conteneva anche scorie radioattive, pesci morti e detersivo non-biodegradabile.
 
L'autobus attraversò la striscia di terra, fermandosi poco prima di arrivare fino in fondo.
 
- Perché ti sei fermato? - Chiesi al vecchio.
 
- Devi sapere che per ordini che vengono dall'alto non mi è concesso andare oltre questo punto, quindi vi tocca scendere qua.
 
- Grazie per il passaggio. - disse Virgilio.
 
Subito dopo mi fece un cenno e mi disse di scendere.
 
Dopo essere scesi dall'autobus questo sparì e, con esso, anche la striscia di terra.
 
- Bene, ora si inizia a fare sul serio: quello è il nostro primo obiettivo.
 
Dicendo ciò indicò un punto alle mie spalle. Appena mi voltai rimasi a bocca aperta: un enorme cancello, alto almeno 10 metri, in ferro battuto si ergeva dinnanzi a noi come un segnale di cattivo auspicio.
 
- Tu, ovviamente, vuoi che noi attraversiamo quel cancello che emana un'aura maligna non importa da dove lo si guardi, o sbaglio?
 
- Vedo che capisci tutto al volo.
 
- Tu sei pazzo, maledetto idiota!
 
- Si... Penso che questo lo abbiamo già stabilito.
 
Mentre diceva ciò tentai di fuggire ancora una volta, ma questa volta Virgilio prese la posizione di un Line-Man di Football Americano (aveva persino un casco sulla testa):
 
- SET! HUT, HUT!!
 
Dopo aver urlato ciò, Virgilio mi placcò nel giro di qualche millisecondo.
 
- AWWW YEAH! TOUCHDOWN!!
 
- Ma chi ti credi di essere, Seijuro Shin?!
 
- Dove pensi di fuggire, ragazzino? Di fronte ad una velocità superiore alla luce, nessuna quantità di forza è in grado di fermarla.
 
Mi rialzai da terra e, sconsolato, mi diressi verso il cancello.
 
 Quindi... devo per forza attraversarlo?
 
- Direi proprio di si – disse Virgilio – se non ti va a genio l'idea, hai sempre l'alternativa del fiume di magma e detersivi non-biodegradabili.
 
Gettai uno sguardo al fiume di magma.
 
- Sai, trovo che questo cancello sia sempre più affascinante.
 
◊ ◊ ◊
 
*Collegamento:  http://4.bp.blogspot.com/_3qF4fzIG6tk/TET5U7Ze3WI/AAAAAAAAAKI/mWcb2H0Y548/s1600/ma_po_tofu.jpg

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Capitolo 3
*** Sfida di Limbo. Nel Limbo... MOOOLTO divertente! ***


[Che tu sia di oriente o occidente
 Non importa, o penitente
 Perché qui sarai ripetente
 Di tutte le tue sofferenze.]

Lessi il cartello posto a fianco dell'enorme cancello. Mi dava una strana sensazione: mi sembrava quasi una minaccia scritta da un poeta da quattro soldi.
Guardai Virgilio che, nel mentre, aveva acceso un falò, usandolo per mandare messaggi con il fumo:

-Come cazzo hai fatto quel falò?! - urlai

Ho sempre con me un kit per prepararne uno a portata di mano.

Mentre disse ciò aprì un lato del giaccone mostrandomi il suddetto kit.

Un attimo... E da quando esistono kit per accendere falò in meno di dieci secondi? E portatile, per giunta?! Certo che le industrie specialistiche stanno facendo proprio dei passi da gigante verso strade che non hanno alcun motivo di essere asfaltate...

-Va bene... - dissi strofinandomi le tempie – Ed ora come facciamo ad entrare?

|-Semplice: spingi il cancello, no?

-Tutto qui?

Mi voltai nuovamente per guardare il cancello: era in ferro battuto e sembrava pesare più di dieci tonnellate, quintale più, quintale meno.

-Sicuro che basti semplicemente spingere?

-Certo. Perché, non ti fidi?

In un unico istante mi passarono per la mente tutte le peripezie che avevo già passato (ed è passata solo un'ora), seguite dalla mia immaginazione su ciò che ancora mi aspettava:

-No. Decisamente, no.

-Uomo di poca fede...

Virgilio si alzò dal falò e si mosse in direzione del cancello: fermatosi a sette metri di distanza da esso, riprese a parlare.

-Osserva bene, figlio mio. I'll show you MY POWER.

Iniziò a muovere le mani in modo complesso, per poi muovere le braccia prima a destra, poi a sinistra, poi verso il basso, infine le spostò entrambe sul suo fianco destro.
Cominciai ad avvertire un'enorme energia provenire da Virgilio:

Ha un'aura potentissima!

-Osserva bene, ragazzo: HADOUKEN!!

Un'ondata di energia colpì in pieno il cancello: il colpo di Virgilio risultò talmente potente da riuscire a spalancare quell'enorme portone, spalancando completamente l'accesso per l'Inferno.

-Visto? Niente di speciale, proprio come ti avevo detto – disse Virgilio alzando il pollice come un povero tamarro.

-Niente di speciale...? HAI APPENA USATO UNA TECNICA DA GIOCHI ARCADE E TU LO DEFINISCI NIENTE DI SPECIALE???

Temo che con questo la mia sanità mentale ormai rasenterà il pavimento... Magari arriva anche al livello della fossa delle Marianne.

Decisi di lasciare perdere le stupidaggini che Virgilio sembrava sfornare senza fine per fargli una domanda:

-Cambiando discorso, senti... Ma che stavi facendo con quel falò?

-Informavo il grande capo del nostro successo contro Caronte.

-Capisco... - Per un attimo guardai verso l'alto – MA SIAMO SOTTOTERRA, PEZZO D'IDIOTA!

-Dettagli, dettagli.

Virgilio liquidò la faccenda con queste sue ultime parole, facendo salire il mio livello di irritazione a nuove vette inesplorate.

-Anyway, che ne dici se ci decidiamo ad entrare? Si sta facendo tardi sai, non vorrei che la cena si raffreddasse...

-Ma di che cosa stai parlando? Cena?!? Col cavolo che ti seguo per cenare con qualche altro pazzo del tuo calibro!!

-Dettagli, dettagli.

Perché non l'ho ancora ucciso a questo qui??


◊ ◊ ◊

Dopo aver passato il cancello abbiamo continuato a camminare per circa cinque minuti ed ancora non avevamo incontrato qualsivoglia spirito. Il luogo in cui ci trovavamo era enorme, oltre ad essere nuovamente una landa del tutto desolata: ogni tanto si vedevano qua e là delle colonne greche o romane, ma per il resto era un luogo completamente brullo.

-Virgilio? Dove ci troviamo adesso?

-Oh, non lo sai? Questa è casa mia.

-Casa tua...?

Per qualche strana ragione immaginavo la casa di codesto pseudo-uomo come una torre a 57 piani dove da ogni finestra usciva una strana protuberanza. Chissà perché mi sentii rassicurato che questa mia fantasia non si sia tramutata in realtà.

-Come mai non vedo nessuna abitazione allora?

-Sai, per una volta nemmeno io ne ho la più pallida idea... - disse Virgilio con aria pensierosa – Vedi, negli ultimi tempi ho sempre vissuto nella tua città per poter pubblicare i miei libri.

-Capisco...

In realtà no, ma lasciamo correre. Continuammo a camminare fino ad arrivare di fronte ad un'enorme colonna in stile ionico.

-Bene: allora – disse Virgilio – Che ne dici di cominciare a scalare questa colonna e vedere se riesci a trovare qualcuno o qualche casa?

Lo guardai. Lui guardò me. Guardai la colonna. La colonna guardò me. Lo guardai di nuovo. Sorrisi, prima di mollargli un'uppercut devastante che lo fece decollare, spedendolo sulla cima della colonna.

-Sai, penso che questo metodo sia molto più efficace del mio banale tentativo di arrampicarmi.

Appena Virgilio ritornò a terra lo presi al volo.

-Visto niente?

-Sai, temo di non avere avuto il tempo di fare abbastanza caso ai dintorni.

-Mmmh... Penso che un altro viaggetto in cielo non possa farti tanto male. Non troppo quanto meno.

-NONONONO ASPETTA! Che vuol dire “un altro viaggetto”?! - urlò Virgilio disperato – L'aria fresca lì sopra rischia di rovinarmi la mia bellissima pelle! Secondo te come faccio colpo in discoteca?

-Ma quale pelle?! Smettila di lagnarti: quando mi hai buttato a calci in questa fossa desolata non mi sono lamentato così tanto.

-Aspetta, non senti anche tu uno strano rumore provenire da quella direzione?

-Finiscila di sparare balle adesso.

Preparai il pugno per far partire il secondo uppercut, quando iniziai anche io a sentire uno strano rumore: guardai nella direzione indicatami da Virgilio e notai un'orda di gente che stava correndo nella nostra direzione.

-E tutta quella gente? Chi sarebbero?

-Finalmente! Sono arrivati i miei amici!

Virgilio riuscì a liberarsi dalla mia presa approfittando del mio momento di distrazione ed iniziò a correre verso l'orda:

|-AMICI MIEI!

Sentendo quelle parole e vedendolo arrivare, due persone si separarono improvvisamente dall'orda ed iniziarono a correre ancora più rapidamente verso Virgilio.
Non so ancora come, ma cominciò a sentirsi di sottofondo una musica smielata, come per celebrare l'incontro tra quelle tre persone:

-Amici miei! Allora siete venuti a prender-

Nemmeno il tempo di finire di pronunciare la sua frase che uno dei due “amici” lo scaraventò via con una Clothesline From Hell.

-Socrate, conto su di te!

-D'accordo, Cicerone!

L'uomo chiamato Socrate si avventò su Virgilio, lo alzò immediatamente, se lo prese sulle spalle e con un solo salto riuscii a raggiungere la cima della colonna. Prese dalla sua cintura una bottiglietta sulla quale vi era scritto “Cicuta”, la stappò e bevve un sorso del suo contenuto. Nel giro di un secondo aveva già riposato la bottiglietta saltando in aria, mettendosi ad urlare:

-KINNIKU BUSTER!!!

Così facendo colpì il suolo usando una strana mostra di wrestling che probabilmente aveva visto in chissà quale cartone animato giapponese. Mollò a terra il Virgilio morente, mormorando:

|-Eh, mi ci voleva proprio un po' di esercizio.

-Ma che cazzo è successo...?

Mi precipitai verso l'appena deceduto Virgilio e l'uomo che gli aveva appena inflitto quella strana mossa di wrestling:

-OOOOI, sei ancora vivo?

Gli mollai altri due bei ceffoni per tentare di svegliarlo, cosa che, in qualche modo, funzionò. Virgilio aprì di poco i suoi occhi e cominciò a mormorare:

-Mamma... Non voglio andare a scuola con Enea...

Temo che quella mossa di wrestling sia stata anche TROPPO devastante...
Alzai lo sguardo verso l'uomo di nome Socrate: era un uomo calvo, con una barba bianca incolta e con un fisico magro, come se fosse rimasto per molto tempo in prigione; sulla cintura aveva attaccata quella sua bottiglietta con su scritto “Cicuta”.

-Hey tu, non ti pare un po' eccessivo mollargli un colpo del genere? Va bene che è un'idiota, ma questo mi sembra troppo persino per lui.

-“Troppo”? Guarda che ci siamo anche andati piano – disse l'altro uomo, dal naso abbastanza pronunciato ed un'aria da leader.

-Infatti, se avessimo voluto fare sul serio gli avremmo potuto sferrare un Cannone Galick.

Un Cannone che?! Non so di cosa stessero parlando, ma ero certo che qualunque cosa fosse non era qualche cosa che debba essere utilizzata su un essere umano.
Sollevai Virgilio e me lo misi sulle spalle:

-Allora, voi due chi sareste?

-Chi, noi? Io mi chiamo Cicerone. Quell'altro è Socrate.

-Cicerone? Socrate? Non sarete mica... Il filosofo e l'oratore?!

-Toh, finalmente un uomo di cultura! - commentò Socrate – E sembra anche sapersi comportare piuttosto bene.

Wow... Allora mi trovo seriamente all'Inferno. Incontrare di persona e parlare con due personaggi storici della loro importanza che si trovano sui libri di scuola fa sicuramente uno strano effetto.
Mi accorsi che l'orda era appena arrivata dietro i due; intimidito da tutta quella gente, feci qualche passo indietro. Non sono sicuro che intenzioni avessero nei miei confronti, ma sicuramente dovevano avercela a morte con Virgilio (e ne posso capire tutte le ragioni).

-E tu chi saresti invece? - domandò Socrate.

-Bada ragazzo – aggiunse Cicerone – Siamo in grado di confutare qualunque menzogna tu possa dirci, ed il fatto che tu sia con Virgilio non ti mette in buona luce verso di noi.

-Ehm... Come dire... Io mi chiamo Dante... Ehm... Questo tizio mi ha costretto a prendere parte ad... Uhm... Uno “strano viaggio” per... Tentare di salvarmi la vita... O qualche cosa del genere.

-Esatto! È tutta opera del grande capo!

Dannazione, questo maledetto è sopravvissuto ancora una volta... Bisogna ammettere che le sue capacità di ripresa sono del tutto fuori dal comune.
Scese dalle mie spalle e si rivolse a Cicerone e Socrate:

-Cicero! Socra! Quanto tempo è passato dall'ultima vol-

Anche questa volta, prima di riuscire a terminare la frase, fu interrotto da due potenti ganci destri da parte sia di Cicerone, che di Socrate.

-Non parlare come se fossimo amici, idiota! - ringhiò Cicerone.

Virgilio si rialzò nuovamente, incredibile...

-Ahahahah! - Virgilio ridacchiò – È passato moltissimo tempo dall'ultima volta che ci siamo visti ed accogliete così un vostro vecchio amico?

-Hai ragione, Virgilio! - disse Socrate con voce innocente – Vieni con noi, che ti abbiamo preparato la tua zuppa avvelenata preferita. O preferiresti un bagno nella tua vasca piena di oro appena fuso, proprio come piace a te?

Certo che questa gente è proprio sadica... Trattandosi di Virgilio, però, penso che sia piuttosto normale portare al sadismo addirittura figure pacifiche come Cicerone e Socrate.

-Temo che per il momento dovrò rifiutare entrambe le proposte, ahahah... - replicò Virgilio indietreggiando appena.

Era chiaro che la situazione non avrebbe preso la migliore delle pieghe se avessi lasciato l'intera conversazione a Virgilio. Lo presi da parte e, dopo avergli mormorato un “Qua ci penso io!, mi voltai verso i due filosofi:

-Sentite, capisco il vostro odio nei confronti di quello li, ma sfortunatamente io devo passare anche per queste terre, quindi che ne direste di mettere i vostri dissapori da parte ed ignorarlo completamente solo per questa volta?

I due si guardarono per un secondo, quindi Cicerone parlò:

-Tu sei ancora vivo, giusto?

-Si.

-Aaaah... Ora capisco... Allora è vera la voce di corridoio riguardo al capo che ti ha concesso un permesso speciale.

-Immagino di si, non sarei qui altrimenti.

-Ed ha concesso a quell'idiota li di accompagnarti.

-Esattamente, proprio così. - si intromise Virgilio - Dato che il grande capo mi aveva mandato sulla terra, ed avevo molto tempo libero, ha pensato che io fossi la persona più adatta ad accompagnarlo.

Molto tempo libero?

-Il fatto che lui sia stato mandato sulla terra – sussurrai a Socrate – Come dire... Non è che siete stati voi a chiederlo?

-Vedo che sei veramente intelligente allora. - replicò Socrate – Quello li è un rompiscatole di dimensioni epiche, allora abbiamo chiesto al grande capo di farci il favore di spedirlo via da questo mondo.

-Questo mondo? - ripetei.

-Immagino non te lo abbia detto – disse Socrate – In questo momento ti trovi nel luogo chiamato Limbo: luogo che è punizione ma allo stesso tempo non lo è.

-E che roba sarebbe?

-Per farla semplice – intervenne Cicerone – l'odio portato da tutti gli studenti che hanno dovuto studiare sia il Greco antico che il Latino ha generato un'energia talmente grande che il grande capo non poteva più ignorare, per questo ha creato il Limbo: questo è il luogo dove risiedono le anime dei poeti classici.

-Non mi sembra tutta questa punizione.

-Teoricamente avresti ragione –concedette Socrate – Ma vedi, molti di noi erano anime destinate al Paradiso, e per questa ragione si sono ritrovate nel Limbo. Capirai quindi che è una punizione, visto che ci aspettavamo gli Elisi, mentre ci ritroviamo in una landa desolata.

Mi sentii in imbarazzo: dopotutto anch'io, quando ero un ragazzo, ho maledetto i poeti latini e greci che ho dovuto tradurre a scuola. Scoprendo che anche le mie maledizioni sono state la causa della nascita di questo posto sentii la vergogna crescere in me.

-E le anime dei poeti classici che si sarebbero dovuti trovare all'Inferno? - dissi per tentare di sviare la conversazione.

-Oh, quelli rimangono all'Inferno.

-HEY VOI, che cosa state mormorando?! - urlò Virgilio.

-Sei fin troppo irritante... – rispose Socrate.

-E stupido... - proseguì Cicerone.

-Per non parlare della tua deficienza... - aggiunsi io.

-È dura la vita per un filosofo la cui retorica è pari a quella di Cicerone e Socrate...

E tre pugni lo colpirono in faccia nello stesso momento, facendolo schiantare contro la colonna.


◊ ◊ ◊

-Una sfida? – dissi.

-Esatto – disse Virgilio – Per entrare nel prossimo girone dobbiamo superare una sfida, o meglio...

Mi toccò il petto con l'indice:

-TU devi superare una sfida.

-Vuol dire che non mi darai una mano?

-Ehm... Sai com'è... L'artrite a volte... - mormorò massaggiandosi la schiena.

-Sfortunatamente non ti potrà aiutare anche a causa delle nostre leggi – disse Cicerone.

-Esatto – concordò Socrate – È chiaramente indicato che, quando si prende parte ad un viaggio come il tuo, devi essere tu a superare queste sfide.

-Va bene... - -sospirai – E se non riuscissi a superarla?

-Hai presente quando ti ho detto cosa sarebbe successo se tu continuassi a vivere come stai vivendo per il momento? - mi chiese Virgilio.

-Si, e allora?

-Allora il risultato finale potrebbe anche peggiorare.

-Vuoi dire che c'è qualche cosa di ancora peggiore?!

Virgilio mi mise una mano sulla spalla:

-Al peggio non c'è mai fine...

Oh, fantastico. Non solo ora dovrò affrontare una sfida di chissà quale divina difficoltà, ma se dovessi fallire avrei anche un posto riservato nell'angolo VIP dell'Inferno: forse era meglio se non avessi mai iniziato questo viaggio.

-D'accordo. E dove si terrà questa sfida?

-Ci stiamo già dirigendo dove si terrà, guarda: si riesce già a vedere.

Aguzzai gli occhi nella direzione indicata da Virgilio: riuscii a vedere una fila di torce poste a coppie, che formavano una piccola strada terminante con un'asta incastrata sopra altre due aste.

-Bene... Ed in cosa consisterebbe questa prova?

-In una sfida di Limbo – rispose Virgilio.

-Una sfida di Limbo. Nel Limbo. È uno scherzo, vero?

-No, siamo serissimi: il Limbo è lo sport nazionale da queste parti. - disse Cicerone.

-Va bene, lasciamo perdere... E chi sarebbe il mio avversario?

-IO. - urlò una voce proveniente dal punto in cui si trovava l'asta del Limbo.

Aguzzai ulteriormente lo sguardo, concentrandomi sulla direzione dalla quale proveniva la voce: un uomo basso, dalla carnagione scura ed una pettinatura Rasta, teneva in mano una di quelle aste usate per il salto in alto; indossava un paio di occhiali dalle lenti rettangolari ed una tuta sportiva simile a quelle usate durante le gare delle Olimpiadi.
Io, Virgilio, Cicerone e Socrate ci avvicinammo al suddetto uomo.
Alla vista di quell'uomo, Virgilio alzò la mano in un gesto simil-Hip-Hop:

-Bella, fratello!

-Porca paletta – disse l'uomo – Vedo che sei ancora vivo. E pure in ritardo! Dovevi presentarti qui 2 ore 47 minuti e 23 secondi fa! Guarda che così rovinerai i progetti del grande capo.

-Rilassati, Hermes – dispose Virgilio – anzi, che ne dici di fumarci una bella marijuana? Come ai vecchi tempi!

Hermes lo scrutò torvo e lo colpì con la sua asta da salto in alto:

-Solo perché sono Indocinogiamaicano non vuol dire che fumi erba. Anche perché questo debiliterebbe il mio sistema corporeo, impedendomi di lavorare il 100% del tempo, che è l'unica cosa che ho guadagnato dall'essere il guardiano del Limbo.

-Senti – Sussurrai a Socrate – Ma esattamente, questo chi è?s

-Oh, lui è Hermes Conrad, il guardiano del Limbo.

-Pensavo che i guardiani fossero dei mostri con migliaia di teste, serpenti al posto della pelle e roba simile.

-Immagino che tu sia stato fin troppo influenzato dall'idiozia di Virgilio...

-Dunque, chi deve affrontarmi?! - Hermes alzò la voce per attirare la nostra attenzione.

-Io – Alzai la mano.

-Perfetto, ti spiego subito le regole: uno di noi due dovrà passare quell'asta da Limbo all'altezza più bassa possibile.

Rimasi piuttosto sorpreso:

-Oh, sembra facile.

-L'altezza minima che uso io – sisse Hermes – e che useremo come base di partenza per questa sfida sarà 2cm.

-CHE COSAAAA?!?!

2cm? 2cm?! Dovrò spezzarmi la schiena anche solo per provarci! E non sono neanche sicuro che questo possa funzionare!!

-Su, su, iniziamo – mi esortò Hermes.

Andò verso uno stereo portatile posto vicino al luogo della prova ed ammaccò il tasto Play: ne partì fuori un ritmo caraibico che conoscevo molto bene e che, sinceramente, trovai molto ridicolo in questo contesto: per farla breve era... Limbo Rock di Chubby Checker.

-Bene, allora inizio io – disse Hermes.

Iniziò immediatamente e, con straordinaria flessibilità, riuscì a non far cadere l'asta del Limbo nonostante fosse posta solamente a 2cm dal terreno.

-O MIO DIO COME CAZZO CI È RIUSCITO?! QUELLO È UN'INVERTEBRATO, NON UN UOMO A SANGUE FREDDO!

-Bene, tocca a te fare di meglio adesso!

Virgilio mi diede una pacca sulla spalla:

-Ora tocca a te, campione.

-Bastardo... Facile per te parlare, visto che non sei tu a doverti spaccare la schiena. Letteralmente.

Guardai l'asta del Limbo, che era stata posizionata ad 1cm dal terreno affinché potessi vincere la gara senza troppi sforzi.
Mi voltai nuovamente verso Virgilio:

-E come dovrei riuscire a superare una prova del genere.

Tirò su entrambi i pollici e mi disse:

-Usa la Forza, figlio mio.

Mi pentii di avergli chiesto aiuto.
Feci mente locale, ricordando le regole del Limbo:
1) Non devo far cadere l'asta.
2) La mia schiena non deve toccare il terreno.
… Ok, sono fregato. Riflettei con calma per analizzare la situazione: in realtà non c'era molto da analizzare. O vincevo, o perdevo, e nel caso avessi perso sarei finito dritto all'Inferno. Nessuno ha mai detto che non avrei potuto barare però...
Un'ondata di energia super-omistica mi pervase nuovamente il corpo: maledizione, l'ultima volta che è successo mi sono ritrovato nei casini, e di quelli grossi anche. Beh, magari questa volta sarà la mia unica ancora di salvezza.

Non so perché feci quello che ho fatto in quel momento, ma diedi un pugno per terra: il colpo fu talmente potente da disintegrare il terreno ovunque, eccezion fatta per le zolle dove si trovavano le aste che reggevano l'asta del Limbo.

Ormai non vi era più 1cm fra l'asta ed il terreno, bensì 1 metro.

Wow, la potenza super-omistica fa veramente miracoli: per il momento non mi chiederò da dove provenga tutta quella energia, adesso il mio unico obiettivo è superare quella maledettissima asta per il Limbo.
Dopo aver superato l'asta mi rivolsi ad Hermes:

-Non ho barato... giusto?

-Immagino di no, a questo punto.

-Perfetto! Sapevo che ce l'avresti fatta, figlio mio! - disse Virgilio, correndo ad abbracciarmi.

Per semplice risposta gli mollai un pugno in faccia.

-Ma ti pare il modo di trattare tuo padre questo?!

-Se tu fossi mio padre – e non lo sei-ed io fossi tuo figlio – e non lo sono- inizierei a chiedermi che razza di atti depravati avresti compiuto con mia madre, per poi andarmene in orfanotrofio.

-A tue spese però.

Cicerone si avvicinò a Virgilio e lo sollevò, mollandogli una scarica di ceffoni.

-Ti conviene stare zitto e prepararti: è tempo che tu riprenda il tuo “viaggio” e faccia sparire la tua maledetta faccia da culo da questo posto.

Socrate mi diede una pacca sulla spalla:

-Bravo ragazzo, hai superato questa prova in un modo davvero interessante, quasi unico direi.

Mentre diceva ciò mi passò una bottiglietta di liquido trasparente. La sollevai portandola all'altezza dei miei occhi: la feci dondolare un attimo, il liquido all'interno iniziò ad ondeggiare freneticamente; ogni tanto sembrava quasi che ci fossero pure degli occhi che ammiccavano.
Rabbrividii immediatamente.

-C-c-che cosa c'è qui dentro...?

-Cicuta. Mi sembra piuttosto ovvio, no?

-Cicuta? - ripetei.

-Certo. Che altro ti aspettavi?

Cicuta? Da parte di Socrate? Davvero MOLTO divertente....

-Questa non è semplice cicuta però – proseguì Socrate – è un estratto delle Cicute Demoniache che si trovano qui all'Inferno.

-Oh, ok. E... Che cosa dovrei farmene?

-Ti tornerà parecchio utile nel caso dovessi stendere Virgilio per trascinarlo con te senza troppi problemi. O per stenderlo e basta, se comincia a rompere troppo.

Sentii i miei occhi cominciare a riempirsi di lacrime: QUESTO è un regalo veramente utile. Le emozioni di gioia pura che mi presero mi fecero (quasi) dimenticare del tutto di chiedere a Cicerone e Socrate che cosa fosse stato quell'improvviso attacco di energia super-omistica.

-HEY! RAGAZZO! - mi chiamò Cicerone – Credo che per te sia arrivato il momento di andare. Anche Virgilio è pronto a ripartire.

Avendo sentito nominare la mia fantomatica “guida” mi voltai verso di lui, quasi non lo riconobbi per tutte le sberle che aveva ricevuto da Cicerone: aveva un aspetto molto migliore del solito.

-Ehm... Non credi di avere un po' esagerato?

-Non si esagera mai con Virgilio. Mai. - commentò Cicerone con sguardo serio.

-Ha ragione! - intervenne il diretto interessato – Non mi sono ancora fatto niente!

-Maledizione, questo qui è proprio immortale... - sussurrò Cicerone.

Sfortunatamente ero d'accordo con Cicerone, ma questa volta preferii stare zitto.

-Forza, Virgilio, andiamo! Proseguiamo questo cavolo di viaggio e magari, se ci riusciamo, vediamo di finire prima di sera: c'è una nuova puntata di The Big Bang Theory ed ho dimenticato di programmare la registrazione!

-Va bene, arrivo.

Salutai Cicerone, Socrate ed Hermes e ripresi il mio viaggio.
Direzione: sconosciuta; destinazione: sconosciuta.

◊ ◊ ◊

Il nostro cammino procedeva ormai da un'ora e non si vedeva assolutamente nulla all'orizzonte. Tutto intorno a noi era un'enorme landa desolata, piena di macerie ovunque. A differenza dell'anticamera dell'Inferno, però, queste macerie erano disposte in modo da formare delle piccole costruzioni.

-Ma esattamente, quanto ancora dobbiamo camminare? - chiesi a Virgilio.

-Non ti preoccupare, siamo quasi arrivati.

Sospirai profondamente:

-Vuoi almeno dirmi dove stiamo andando questa volta?

Virgilio dovette pensarci un po' prima di rispondermi.

-Ti piacciono i serpenti?

Mi pose la domanda in un modo estremamente serio. La domanda mi sorprese, ancora di più il tono con cui l'aveva posta. La sua voce aveva una profondità che non avevo mai sentito prima provenire da lui.

-Non saprei... Dipende.

-Allora per il momento non ti conviene sapere dove stiamo andando.

Appena terminata quella frase, un sibilo di migliaia di serpenti si levò da terra e raggiunse le mie orecchie, componendo una singola frase:

[È pronta la cena, ragazzi!]

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