Come nei film. (SOSPESA, COME AVRETE NOTATO, PER VACANZE. P.S. Non so a quante di voi possa interessare, ma a settembre torno con nuovi capitoli pieni di sorprese!)

di scaccomatto_8
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO. ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 1. ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 2. ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 3. ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 4. ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 5. ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 6. ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 7. ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 8. ***
Capitolo 10: *** CAPITOLO 9. ***
Capitolo 11: *** CAPITOLO 10. ***
Capitolo 12: *** CAPITOLO 11. ***
Capitolo 13: *** CAPITOLO 12. ***
Capitolo 14: *** CAPITOLO 13. ***
Capitolo 15: *** CAPITOLO 14. ***
Capitolo 16: *** CAPITOLO 15. ***
Capitolo 17: *** CAPITOLO 16. ***
Capitolo 18: *** CAPITOLO 17. ***



Capitolo 1
*** PROLOGO. ***


Jim Morrison diceva: ‘Nella vita ci sarà sempre un bastardo che ti farà soffrire, ma sarà l’unica persona che riuscirai ad amare veramente.’
Quello che mi chiedo io è: Perché? Spiegami il senso, mio caro Jim Morrison.
Perché ci innamoriamo dei bastardi? Non potremmo innamorarci di una ragazzo bravo, intelligente, ecc.. ?
Ecco perché sono sempre più convinta che l’Amore sia una grandissima presa in giro.
Più cresco e più me ne rendo conto.
Pensiamoci.. Da piccoli ci raccontano tutte quelle favole con il solito finale ‘Per sempre felici e contenti’ dove il tuo principe monta in sella al suo cavallo bianco alla tua disperata ricerca: Cenerentola, Biancaneve, La sirenetta. Prendiamo in esempio la prima: Tu, piccolo principe, ovviamente sfondato di soldi vorresti dirmi che la tua futura sposa sarà una ragazza di cui non sapevi nemmeno l’esistenza? Questo perché ci hai ballato una sola volta e ti sei innamorato al primo sguardo. Lei, poi per pura casualità, perde la scarpetta di cristallo e tu, giustamente, vai alla ricerca di colei che calza alla perfezione quella scarpa. Ed è qui che io penso: Ti sei fumato una canna?!
Poi c’è Biancaneve. Adoravo quella storia, ora la odio. La storia la conosciamo tutti quanti. La regina cattiva vuole essere più bella di lei e l’unico modo per riuscirci è ucciderla allora gli da la mela avvelenata e la dolce donzella cade in un eterno sonno. E grazie a cosa si risveglia? Il bacio del principe azzurro, suo grande amato. Da non dimenticare che anche qua che si sono visti una sola volta. Ma si amavano già dai primi cinque minuti.
L’ultima, la Sirenetta. Altra presa colossale per i fondelli. Sei una sirena bellissima, sei la principessa di Atlantide, il mio sogno proibito fin dalla tenera età e vorresti dirmi che rinunci a tutto questo per un belloccio da quattro soldi visto una sola volta e con cui non ci hai nemmeno parlato? Starai scherzando, vero? No perché io, messa al tuo posto, avrei mandato al diavolo quello li e mi sarei cercata un bel tritone!
Questi esempi per far capire che da bambini veniamo solo presi in giro.
Per questo, sempre Jim Morrison, diceva: Dicono che l’amore è bello, ma quest’ultimo mi sta solo uccidendo.
Ed è così! L’amore uccide, l’amore ti fa male, l’amore ti far perdere la voglia di sorridere.
Non credo di essermi mai innamorata, forse una volta, ma quell’unica volta sono stata così male, da riuscire a riprendermi del tutto dopo un anno (Cosa che non accadrà mai più per un ragazzo.). Infatti è dopo quella piccola esperienza che iniziato a credere all’amore come la cosa più brutta che ci sia. Soprattutto con l’arrivo del ventunesimo secolo. Queste generazioni maschili che vedono una sola cosa e vogliono una sola cosa. Lo ammetto anche io, però, che la prima cosa che vedo in un ragazzo è la bellezza, non dirò la solita scemenza ‘Io vedo la parte interiore di una persona’. Si, ma se non la conosci, come diavolo fai a conoscere la sua personalità, il carattere? Come?!
Poi non dirò nemmeno che voglio un amore dolce, calmo con paroline smielate e cioccolatini e rose rosse a San Valentino. Tutti noi, nel nostro profondo abbiamo una mente perversa. Tutti noi vogliamo un amore passionale, un amore che ci travolga che sappia prenderci. Vogliamo quell’amore che anche solo con un bacio riesca a farci passare per tutto il corpo, ogni singola cellula, quella scossa d’eccitazione. Pero, è anche vero che a questo piccolo lato perverso, si aggiunge un pizzico di romanticismo. A chi non piacerebbe una scritta sotto casa tipo ‘Perdonami. Ti amo, amore mio? Oppure, a chi non piacerebbe una cenetta a lume di candela su di una piccola barca? A nessuno! A tutti, anzi.. a tutte piacerebbe!
Il problema è trovarle persone capaci di queste gesta. Al giorno d’oggi ti scrivono un messaggio dolce giusto per fare la parte del bravo fidanzato. Poi vai a vedere, quelle frasi le prendono da Google!
Ecco perché oltre ad odiare l’amore, odio il film che parlano d’amore.. tranne qualcuno.
Sembra davvero che li facciano solo per far vedere quanto faccia schifo la tua situazione sentimentale.
Lunghe passeggiate nei prati, notti passate a parlare, baci sotto la pioggia, fughe d’amore, ecc..
Vedo questi film solo perché forse sono gli unici che mi fanno avere almeno un briciolo di speranza nel trovare un ragazzo come quelli che si vedono in TV. Quei film dove la ragazza vuole fare l’amore con il suo ragazzi, ma lui le dice no perché vuole che la sua prima volta sia speciale. Qua mi viene spontaneo ridere con gusto. Seriamente stai facendo? Nella vita reale se io dico al mio fidanzato che avrei voglia di fare l’amore, nemmeno ho finito la frase che me lo ritrovo nudo sul letto!
Oppure quelle scene in cui lei si sta per sposare e alla fatidica domanda ‘Lo vuoi?’ le dice di no e scappa. Se no c’è il secondo optional in cui lei sta per dire di si, ma entra in ballo l’unico ragazzo che ha veramente amato dicendole che sta sbagliando, che lei non lo ama veramente e allora lei ci pensa su qualche istante e scappano via dalla chiesa mano nella mano.
Siamo onesti, amori di questa portata non esistono. Almeno, io non credo nell’esistenza che ciò possa accadere. Non credo nell’esistenza di un ragazzo bello, ma che sia bravo. Diventa troppo difficile poi. O si è belli e stupidi, o brutti e bravi. Forse un girono incontrerò qualcuno che mi farà ricredere delle mie convinzioni, tutto è possibile. Ma fin ad allora rimango dell’idea che l’unico amore che riusciremo a vivere sarà quello di frasi fatte e forse, se sei fortunato un mazzo di fiori al tuo compleanno.
L’amore, come già detto in precedenza, una grande, grandissima presa per i fondelli!

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 1. ***


I.
“Due ore di Chimica, non si affrontano!” Charlotte, con molta violenza, mise –finalmente- quei libri pieni di inutili formule nell’armadietto.
“Non lo dire a me!” Megan concordò con l’amica.
 
Charlotte Menson. Lunghi capelli –fin sotto il seno- neri come la pece, folti e ricci come la chioma di un leone. Fisico da modella, snello e slanciato. Occhi color ghiaccio, quasi bianchi. Nessuno riusciva a sostenere il suo sguardo. A scuola era conosciuta come Medusa proprio perché, soltanto guardandola, potresti pietrificarti.
Non era la tipica studentessa modello –a stento aveva la sufficienza-, ma se la cavava.
Era la ragazza più corteggiata della scuola, ma nessuno sembrava interessarle abbastanza. Era il sogno proibito di ogni ragazzo. Lei, con quella sua camminata fiera a testa alta, incantava tutti quanti.
Non aveva molti amici a causa del suo carattere. Non aveva mai avuto problemi, né di livello psicologico, né familiari, nemmeno questioni d’amore. Ma lei non si sentiva parte di quella generazione -fatta di maschi con gli ormoni i subbuglio e femmine in calore-, perciò aveva una personalità molto chiusa. Erano poche le persone di cui si fidava ciecamente, anzi.. era solo una.
La sua amica di infanzia. Megan Rose. Esatto contrario di Charlotte, ovviamente.
Capelli biondi, occhi verdi. Pancia piatta e gambe lunghe due metri ciascuna. Prosperosa al punto giusto.
Lei è la tipica brava ragazza, amata da tutti quanti. La tipica cheerleader piena di entusiasmo in ogni cosa che fa. Vita perfetta, famiglia perfetta e fidanzato perfetto –si fa per dire ‘perfetto’-. Logan Loose. Capitano della squadra di football –Charlotte lo considerava un belloccio pompato da quattro soldi. Non nutriva nessuna simpatia per lui, ma se la sua amica era felice, questo le bastava.
Erano completamente diverse –sole e luna, acqua e fuoco, cane gatto-, ma fin dalla tenera età avevano capito di appartenersi a vicenda. L’una sopportava il carattere dell’altra nonostante le mille incomprensioni. Non erano d’accordo su niente, molto spesso discutevano anche su cose futili, ma finivano sempre con un abbraccio e un ti voglio bene.
 
“Sta sera usciamo?”chiese Megan, mentre con lo sguardo cercava un posto libero in mensa.
“Non lo so, devo studiare. Compito di fisica, ricordi?” Batté delicatamente le nocche sulla testa della sua amica. “Sono cosciente che il tuo cervello è continuamente spento, ma cerca ti utilizzarlo, ogni tanto.
Megan si fece uscire una risata sforzata giusto per far capire a Charlotte quanto fosse squallida la sua battuta.
“Lo so, me lo ricordo. Infatti studio e sta sera esco. Dai, vieni!”La strattonò per un braccio.
“Non lo so.. C’è anche Logan?”disse con espressione disgustata.
“Si.” Rispose secca “Lo so che non ti piace, ma non c’è solo lui, anche dei suoi amici.”
“Capirai!” gesticolò con fare scocciato. “Tanti pompati della squadra di football che si vantano delle loro vittorie in campo.. che palle!”
“Vieni e stai zitta!” Le mise un pezzo del suo panino in bocca per farla tacere.
“Se me lo chiedi in questa maniera dolce non posso fare altro che.. rifiutare il tuo invitò!” cercò di pronunciare ogni parola correttamente, ma le sembrava un’impresa con quel boccone enorme che la sua amica le aveva messo ‘delicatamente’ nella bocca.
“Tanto lo so che sono tutte mosse e che alla fine vieni!”
“E certo che vengo! Mi assili se non ti dico di si!” Sbottò Charlotte.
La campanella suonò, ciò stava a dire che l’intervallo era finito e che era giunto il momento di ritornare il quelle piccole prigioni chiamate classi.
“Grazie, Charlie! Ti voglio bene!” e fece per andarsene, senza lasciare il tempo di rispondere.
“Ti odio!” Le urlò “E non mi chiamare con quel nomignolo fastidioso” ormai era troppo lontana perché Megan sentisse.
Le prossime ore le avrebbero passate divise a causa dell’orario differente.
Un’ora di matematica e una di storia uccidetemi vi prego! Pensò.
Per sua fortuna le ore –stranamente- passarono di una velocità mai vista e presto si trovò nel cortile della scuola a prendere un po’ d’aria fumandosi una sigaretta.
Andò a cercare Megan, dopo averlo fatto le chiese se le serviva un passaggio ma lei rifiutò gentilmente dicendole che sarebbe andata con Logan.
Dopodiché raggiunse velocemente la sua auto. Prima tornava a casa e prima finiva di studiare. Non voleva subirsi le lamentela dell’amica nel caso avesse deciso di rimanere a casa quella sera.
 
 
 
 
SPAZIO (SE COSI’ POSSO DEFINIRMI) AUTRICE:
Ragazze, spero vivamente che vi piaccia.
E’ vero, non c’è niente di entusiasmante in questo capitolo, ma siamo all’inizi, non posso passare già ai fatti, non credete?
Detto questo, anche se come inizio non è emozionante ditemi che ne pensate con una piccola recensione. Grazie.
Un bacio, Marianna! <3

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 2. ***


II.
Ci volle tempo prima di trovare le chiavi di casa nello zaino, ma riuscì ugualmente ad entrare.
Posò –non con delicatezza- le cose sul divano per poi dirigersi in cucina, nella speranza di trovare uno dei suoi genitori.
“Mamma? Papà?”urlò. Non sentì nessuna risposta.
Fece capolino in cucina, e vide suo padre alle prese con i fornelli –a giudicare dall’odore, avrebbero mangiato pasta al sugo. In punta, di piedi raggiunse la figura alta di suo padre circondandolo in un abbraccio.
Robert, sorpreso, si girò.
“Mi fai spaventare così!”ricambiò l’abbraccio “Quando sei arrivata? Non ti ho sentito”
“Ci stiamo facendo vecchi, eh papà!”rise sotto i baffi rubando un pezzo di pane. Venne subito ripresa dal padre che, gentilmente, le indicò di rimetterlo a posto “Ho urlato, non mi hai nemmeno sentito. Credo ti serva uno di quei apparecchi che ti aiutano con l’udito.”
“Come siamo simpatiche, signorina!”
“Lo so, ho preso tutto da te!”il padre fece cenno con la testa concordando con lei “Mamma? Mamma, dov’è?”
“Oggi deve lavorare, rimane in ufficio”
“Sempre con questo lavoro!”sbottò Charlotte “Perché ha deciso di fare l’avvocato?”
“Lo so che ti scoccia questo fatto, però che ci possiamo fare?” le diede un bacio sulla fronte.
“Si, va bene una, due, tre volte massimo, ma non sempre!”Gesticolò con le mani “vabbè, vado a portare le cose di sopra. Chiamami quando è pronto!”Robert fece si col capo.
Prese zaino e robe varie e si diresse in camera sua. Avendo entrambi le mani occupate menò un calcio alla porta in modo da farla aprire. Buttò tutte le cose a terra e si distese sul letto, a guardare il soffitto.
Le dava fastidio il fatto che sua madre, Allison era il suo nome, era sempre occupata con il lavoro. Non metteva in dubbio che fare l’avvocato fosse impegnativo, ma perché dovevano chiamare sempre lei non se lo spiegava è davvero così brava? Non ce la faceva più. Prima non era così occupata, aveva molto più tempo libero, poi da due anni a questa parte è cambiato qualcosa. Sarà la bravura, l’avanzare della sua carriera. Ma ciò non toglie che Charlotte si ritrovava troppe volte da sola col padre. Che ormai aveva preso il posto di una madre. Era vero, però, che Robert e Charlotte avevano sempre avuto un ottimo rapporto. Molte volte andava chiedere consiglio a lui invece che alla madre. Non perché non si fidasse o cose del genere, ma perché il padre la sapeva ascoltare, al contrario della madre che non appena Charlotte parlava le arriva una chiamata del lavoro che, ovviamente, non poteva rifiutare. Il padre, invece, si sedeva assieme a lei e l’ascoltava interessato. La lasciava sfogare, la lasciava ridere. E dopo aver finito le dava consigli o l’abbracciava. Era una sorta di migliore amico –togliendo il fatto che non poteva dire parolacce e evitare certi dettagli riguardanti i ragazzi.
 
Si concentrò sul numero di pagine da studiare per il compito. Il pensiero già la distruggeva, non ce l’avrebbe mai fatta a studiare tutte quelle pagine, aveva troppi arretrati mannaggia a me e alla mia poca voglia di studiare! Si riprese da sola. Da non contare il fatto che se non avesse finito di studiare prima delle otto ci sarebbe stata Megan ad assillarla fino alla morte. No! Doveva trovare una soluzione. Mentre cercava un idea per superare quel compito senza aprire libro, la lampadina del suo cervello si accese. Bastava compiere pochi sforzi.“Ehi migliore amica del mondo, che ne dici se domani copio da te per il compito di fisica?” digitò il numero della sua amica e inviò. La risposa non tardò ad arrivare. “Ti è comodo cercarmi solo quando ti servo, eh? E comunque.. No! Devi imparare a studiare Charlie!” Le parti il nervoso al solo leggere quello stupido nomignolo.“Dai, vedila così: Se non mi aiuti dovrò stare tutta la serata a studiare e non potrò uscire.”Era sicura che la risposta sarebbe stata positiva. “Ok, ma lo faccio solo per te e la tua vita sociale!” Charlotte sorrise “Grazie amore della mia vita, luce dei miei occhi. Ti voglio bene!” “Si, anche io. E mi raccomando, vestiti bene e non fare la sciattona come sempre!” a quest’ultimo non rispose se no l’avrebbe presa a parolacce.
Ritornò sul suo letto pensando che ci volle ancora tempo per il pranzo, ma appena si distese arrivò subito all’orecchio un urlo –molto potente- Del padre. Scese giù innervosita.
“Non c’è bisogno di urlare così forte!”
“Scusami gioia, ma di solito ti metti ad ascoltare musica..”si giustifico.
Fu uno dei pranzi più buoni mai cucinati prima dal padre. Pasta al sugo, una bella fettina di carne e insalata. Per concludere il tutto non poté mancare però, il gelato preso al supermercato vicino casa. Si, decisamente buono questo pranzo! Poi se, al pranzo delizioso, aggiungiamo le battute squallide del padre e il punzecchiarsi a vicenda –un’abitudine che andava avanti con gli anni- Il pranzo fu davvero perfetto.
Si diresse in camera già con l’idea di farsi un bel pisolino di tre ore. Ad addormentarsi non ci volle, nemmeno era arrivata che già dormiva.
 
A svegliarla fu la sveglia che aveva impostato per evitare di far tardi e per evitare di far aspettare Megan e il suo ragazzo dato che sarebbero venuti a prenderla.
Con calma si mise a sedere e si stiracchio per poi strofinarsi gli occhi e, per concludere il tutto, sbadigliò alla mo’ di leone. Prese l’intimo pulito e si diresse in bagno per aprire l’acqua della doccia in modo da farla riscaldare. Dopo aver controllato che l’acqua fosse calda a sufficienza si spogliò buttando tutto nell’angolino e si buttò nel forte getto. Uscì linda e pulita.
Prese un asciugamano e se lo avvolse attorno al colpo nudo. Pettinò i capelli con estrema calma –essendo ricci era molto difficile pettinarli- e li lasciò asciugare al naturale, senza piastra e senza phon. Dopodiché si tamponò le gambe, sempre con l’asciugamano, e si infilò l’intimo. Ora arrivava la parte più dura: decidere cosa mettersi. Fosse stato per lei, una felpa ed un jeans, sarebbero andati benissimo. Ma sapeva che se avesse osato farlo, la sua amica l’avrebbe uccisa. Ma non le andava nemmeno di impegnarsi per uscire con quegli scimmioni. Cercò di accontentare sia Megan e sia se stessa fasciandosi le gambe snelle di un Jeans scuro, tendente al nero, ed un maglioncino grigio largo che le arriva a metà sedere. E, con grande sforzo –moltissimo sforzo-, si mise delle ballerine nere, trucco molto semplice, un po’ di correttore, mascara e fard.
Le arrivo, giusto in tempo, il messaggio della sua amica che le diceva di scendere. Giacchetta in pelle nera, sciarpa dello stesso colore e due spruzzi di profumo.
Scese giù avvisando il padre della sua uscita.
“Tu? Tu esci?”chiese stupito.
“Papà, non sei simpatico! Ti sembrerà strano, ma anche io ho degli amici!”
“Ti voglio bene piccola!” le mandò un bacio con la mano.
Lei non ricambiò e lo salutò con un cenno della testa. Ciò fece ridere il padre, anche se era lontana per sentirlo.
Vide la macchina di Logan appostata davanti casa sua, Aprì lo sportello sedendosi sui sedili posteriori.
Stava per salutare tutti quanti, ma la sua attenzione venne catturata della persona seduto di fianco a lei.
Un ragazzo bellissimo pensò. Aveva la carnagione chiara, la pelle liscia ed opaca. Un viso dolce, tenero, quasi da bambino. Naso dritto rivolto verso l’alto. Labbra piccole. Occhi marrone scuro, quasi sul nero. Ed un leggero accenno di barba. Charlotte non riusciva a capacitarsi delle bellezza di questo essere umano. Allora esistono veramente gli dei scesi in terra. Si incantò a guardarlo fino a quando Megan non la riportò alla realtà.
“Ciao Charlie!”le sorrise.
“Charlotte, Megan!” la fulminò con lo sguardo “Logan” cercò di abbozzare un sorriso.
“Menson”disse quest’ultimo.
“Tu e il tuo ragazzo vi siete messi d’accordo?”fece con fare arrabbiato “Tu mi chiami Charlie, lui mi chiama per cognome, bene!”
“Allora, Charlotte –contenta?- sta zitta è fammi parlare.”Stava per ribattere, ma Megan le posizionò una mano davanti alla bocca “Lui è Ethan, il cugino di Logan”
Svelato il trucco. Già il fatto che fosse il cugino di quell’energumeno li faceva perdere punti. Le sembrava troppo bello per essere vero. Sarà un montato come il cugino.
“Ethan, come avrai avuto modo di capire, lei è Charlotte” si rivolse verso di lui questa volta “Si è trasferito qui a Chicago, dagli zii. Che in questo caso sarebbero i genitori di Logan”
Lui, gentilmente le porse la mano che lei respinse facendo un leggero sorrise, giusto per non sembrare scortese.
“Sempre maleducata!”a parlare fu Logan “Non ti mangia, eh?”
“Loose, chiudi quella fogna che tu chiami bocca!” le voleva rispondere, ma venne fermato dalla ragazza.
“Solo per sta sera, vi prego, non vi parlate. Almeno evitiamo di rovinarci la serata!”
“ok.”dissero all’unisono.
In tutto questo, il nuovo ragazzo stava zitto e guardava. Qualche volta parlava ma solo perché Megan e Logan gli porgevano delle domande.
Charlotte lo guardava con la coda dell’occhi. Lo spiava. Ammirava il suo profilo così perfetto.
 
Entrati al pub, notarono che erano gli unici che ancora dovevano arrivare. Ognuno si cercò un posto a sedere e, finalmente, poterono ordinare.
Come aveva previsto Charlotte, non fecero altro che parlare delle loro migliori vittorie. Da non togliere i commenti che facevano sulle Cheerleader. L’unico che se stava tra le sue, a meno che non venisse interpellato, era Ethan. Che tra l’altro non aveva fatto altro che guardarla tutta la serata. Charlotte voleva avrebbe mentito dicendo che non lo incuriosiva, però le dava fastidio essere osservata così intensamente da uno sconosciuto. Scocciata di questo fatto, decise di fargli abbassare lo sguardo. Nessuno riusciva a sostenere il suo, figuriamoci lui. Allora lo guardò finché lui non se ne accorse. Il problema era che lui non distoglieva lo sguardo. Pensava fosse questione di secondi e lo avrebbe fatto, ma niente. Gli occhi chiari di Charlotte in quei pozzi scuri che continuavano a fissarla. Sembrava che lui volesse leggerle l’anima solamente guardandola. Le stava scavando dentro e questo le dava fastidio. Per la prima volta lui fu il primo a sostenere quello sguardo glaciale. E fu anche il primo a costringere Charlotte a guardare altrove. Si sentiva indifesa, non le era mai successo. Non sapeva spiegarselo, ma temeva quel ragazzo ed il suo sguardo.




Allora ragazze, questo è il capitolo due.
E' entrato in scena ethan, vi piace?! il Lo adoro.
Poi vedrete come si svolgerà la storia.
Fatemi sapere cosa se pensate, con una piccola recensione :)
Un bacio, Marianna!

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Capitolo 4
*** CAPITOLO 3. ***


III.
 
Quel fastidioso suono che il telefono emetteva da ormai venti minuti svegliò Charlotte.
“Chi diavolo è che di disturba alle sei del mattino?!” disse convinta di ciò che aveva appena detto.
“Sei? Charlie sono le otto e venticinque e tu, tra cinque minuti, dovresti stare a scuola!”
Charlotte non connesse subito l’affermazione della sua amica. Distrattamente si passò una mano sul viso assonnato si mise a sedere e prese l’orologio che era posizionato sul suo comodino. OH MIO DIO! Pensò.
Senza pensarci riattaccò la chiamata con Megan e si diresse in camera dei genitori. Spalancata la porta, notò che il loro viaggio nel mondo dei sogni quel giorno durò più del previsto. Charlotte si avvicinò verso il padre con molta cautela attenta a non far troppo rumore.
“Papà, svegliati!” Gli scosse il braccio.
“Ehi, amore… perché ti sei svegliata così presto?” la sua voce era impastata dal sonno.
“Ecco… in realtà…” si schiarì la voce “sarebbero le otto e mezza.”
Nemmeno aveva finito la frase, che Robert si catapultò fuori dal letto.
“Perché non ti sei svegliata?!” la rimproverò
“Lo sai che non sono capace di svegliarmi da sola e aspetto che sia tu a farlo!”
“Hai quasi diciotto anni, signorina! E ora di imparare queste piccole abitudini” disse dopo aver dato un sorso al suo caffè “ora vai a prepararti!”
Charlotte corse al piano di sopra chiudendosi in bagno prima che ci andasse il padre. Anche se con molta fretta, riuscì a lavarsi ed acquistare un odore piacevole all’olfatto. Uscita dal bagno il padre le fece una smorfia come per dire ‘Sei uscita finalmente!’ a cui lei non diede proprio peso. non c’era molto tempo per decidere cosa mettersi e optò per le prime cose che le capitarono tra le mani: una felpa grigia, un leggins e le sue fidate converse. Il padre l’aspettava in macchina. Mise i libri nella cartella e scese le scale saltando.
 
Riuscì fortunatamente ad entrare nella seconda ora. Però al pensiero che sarebbe stata l’ora di arte la rallegrava essendo l’unica materia a piacerle.
“Salve professoressa, scusi per il ritardo.” Cercò di sembrare più angoletto possibile.
“Non si preoccupi signorina Menson. Ora si vada a sedere che dobbiamo iniziare la lezione” Charlotte sorrise e si diresse al suo posto dove non c’era più la sua compagna di banco, ma un altro ragazzo che al primo impatto non riuscì a capire chi fosse.
“Menson!” la richiamò la sua professoressa “Ho cambiato la tua compagna di banco con il nuovo arrivato. Ha detto di non essere bravo in questa materia e l’ho posizionato vicino a te che sei la più brava in modo da aiutarlo. Non le dispiace, vero?”
“Non si preoccupi professoressa.” Fu la sua breve risposta!
Non appena si avvicinò al suo banco che si trovava in ultima fila dalla parte opposta della classe, si maledisse mentalmente per aver detto che non c’era problemi.
Il ragazzo nuovo, nonché cugino di Logan Loose, sarà il suo compagno di banco nelle ore della professoressa Walker. Diamine! Tra tutti, perché proprio io?!
Senza fiatare e senza nemmeno rivolgerli lo sguardo, posizionò la sua cartella a lato del banco e si sedette.
La lezione iniziò senza troppi problemi. Non si erano rivolti nemmeno mezza parola ed era quello che Charlotte voleva. Meno avrebbe avuto a che fare con quel ragazzo meglio era.
Solo che, come la sera precedente, lui non smetteva di guardarla. Non lo sopportava più. Per la rabbia tracciò con forza le linee del disegno e finì per spezzare la matita. Si sporse verso il suo zaino in cerca di un temperamatite e quando si ricompose vide Ethan porgerle la sua matita già temperata. Il tempo di tre secondi e lui l’aveva già temperata e tutto… strano! Sorrise cercando di non essere sgarbata e la prese per poi tornare al suo disegno.
“Ieri non abbiamo parlato molto. Come avrai capito io sono Ethan” si passò una mano tra i capelli  castano chiaro “Non credo di starti molto a genio. Mi avresti rivolto qualche parola se fosse il contrario. Però cerchiamo di andare d’accordo, eh? Anche perché non ti conviene mettermi contro di me.”
Charlotte al solo udire tali parole si innervosì lanciandogli un occhiata che era tutto tranne che amichevole. “Sei proprio come tuo cugino! Uno scimmione montato!” disse disinvolta “E cose credi di poter risolvere dicendomi non ti conviene metterti contro di me?”
“Ehi, era solo un consiglio. L’ho detto per il tuo bene. Ma se non vuoi collaborare è una decisione tua.”
“Piuttosto che collaborare con te mi vado a buttare da un pozzo!”
“Ehi signorina, ci siamo svegliate male stamattina, o siamo il quel periodo del mese?”
“E’ la tua presenza che mi da sui nervi!” urlò quasi.
“Bè, dalla tua espressione facciale appena mi hai visto… non sembrava ti dispiacesse tanto la mia presenza!” La imitò, riferendosi alla sera precedente
Colta in pieno. Non sapeva come rispondere senza sembrare una stupida, ma cosa gli poteva dire se quella sua affermazione era in effetti la verità?
“Era solo perché c’era una grande somiglianza tra te e tuo cugino.”
“Farò finta di crederci, giusto perché non voglio che ti sminuisca più di come hai già fatto.”
Charlotte stava per ribattere ma la professoressa l’interruppe con gesto della mano invitandoli a stare zitti.
 
Per la prima volta in tutta la sua vita desiderò con tutta se stessa la fine della lezione d’arte.
Al suono della campanella, si alzò di scatto ed uscì dalla classe il  più in fretta possibile cercando di evitare Ethan. Ma i suoi tentativi fallirono. La prese per il braccio e la tirò vicino a lui poggiando la bocca vicino al suo orecchio e sussurrandole “Non finisce qua, Charlie.”
Quel ragazzo aveva la capacità i farla innervosire in qualsiasi momento. Infatti, si ritrovò rossa dalla rabbia e questo, Megan, lo notò.
“Ehi, che cosa è successo?” chiese preoccupata.
“Il cugino del tuo ragazzo!” battè un pugno contro l’armadietto. “Arrogante e stupido esattamente come lui. Vedo che il carattere Loose è uguale per tutti i membri!”
“Spiegami cosa è successo...”
Prese un bel respirò e iniziò a raccontare per filo e per segno l’accaduto. Anche se rivivere il momento la faceva innervosire ancora di più. Quel ragazzo! Quel suo maledetto sorriso sexy e quei suoi maledetti occhi perfetti! Lo odio!
“Si, è proprio cugino del mio ragazzo!” le scappò una piccola risata.
“Megan, non c’è da ridere!” la riprese.
“La fai grossa Charlie” La sua amica la fulminò con lo sguardo “Volevo dire Charlotte. Comunque, cosa vuoi che sia? Insomma, sono due anni che tieni testa a Logan. Non capisco perché tu ti innervosisca così tanto.”
Il suo comportamento era strano e questo lo ammetteva -anche se solo dentro di se-, ma non sapeva spiegarsi il perché. Forse era il suo profumo dolciastro che la mandava in tilt, o forse il suo sguardo furbesco. Forza Charlotte! E solo deficiente! Ce la puoi fare! Si incoraggiò da sola.











SPAZIO AUTRICE:
Ragazze, spero vi piaccia il capitolo.
Ringrazio quelle poche che mi seguono e quelle poche che mi recensiscono.
Come avete potuto vedere, non scorre buon sangue tra Charlotte ed Ethan.
Ma sono sicura che la mia forte Charlie riuscirà a resistergli, o forse no?

Un bacio belle mie!
Marianna! <3


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Capitolo 5
*** CAPITOLO 4. ***


IV.
 
L’ora di pranzo arrivò e insieme ad essa anche la fine delle lezioni.
Charlotte salutò Megan con un affettuoso bacio sulla guancia e si diresse ai cancelli della scuola. Con sua grande sorpresa vide la macchina di sua madre. La raggiunse, aprì lo sportello del passeggero e si sedette accavallando le gambe.
“Signora Mettew, a cosa devo la sua presenza?” disse con una punta di ironia “niente lavoro oggi?” porto le mani al petto e si finse sbalordita.
“Ma come siamo simpatiche. Tutta tua padre!” La madre mise in moto l’auto.
“Allora?” la incitò a rispondere.
“Si, tecnicamente dovrei essere a lavoro, ma…” iniziò la sua spiegazione mettendosi a posto qualche ciocca uscita fuori dalla coda di cavallo che si era fatta “ma oggi mi sono ricordata di avere una figlia. E ho pensato che era il momento di passare un po’ di tempo con lei” Puntò i suoi grandi occhi verdi in quella della figlia.
“Quindi vedo che la memoria ti funziona ancora, eh?” ricevette un buffetto dalla madre “Allora dove si va?”
“Sono indecisa, tra KFC e McDonald’s?”
“Quello con più schifezze capaci di danneggiarti in solo morso?”
“McDonald’s!” dissero all’unisono.
Il tragitto non durò molto quindi, non ebbero nemmeno il tempo di parlare molto, se non della scuola.
Arrivate dentro, subito si precipitarono alla cassa facendo a gara a chi ordinava più schifezze. Con delicatezza presero il vassoio con tutta la loro roba e cercarono un posto dove sedersi. Ovviamente, come tutte le volte, tutti i posti erano occupati. Passò un quarto d’ora prima di riuscire a sedersi.
“Mamma, fai davvero schifo!” esordì Charlotte accortasi solo in quel momenti di tutto quello che aveva preso Lucy.
“Parla lei!” sbuffò “Ti sei presa due panini, crocchette di pollo da nove, la porzione grande di patatine e una maxi cola.”
“Ma io posso, sono una ragazza. Tu sei vecchia ormai.”
“Io, almeno, per la mia quarantina d’anni sto messa bene. Posso permettermelo. Tu, che sei una ragazza, ingrassi facilmente.”
“Mamma!” La fulminò.
“Dai amore, scherzo! Ora ingozzati e non pensare alla linea!”
E Charlotte non se lo fece ripetere due volte.
Il loro stomaco implorava pietà. Avevano disteso le gambe e si erano trascinate lungo lo schienale della sedia accarezzandosi la pancia. Non avevano le forza di camminare o di fare qualsiasi cosa in quel momento. Decisero quindi –anche se avevano finito-, di rimanere li a scambiare due paroline.
“Allora tesoro, cosa mi racconti di nuovo?” chiese gentilmente la madre.
“Mah…” iniziò. Era già da un paio di minuti che aveva iniziato a pensare ad Ethan. Per fortuna non l’aveva più incontrato durante la giornata, ma –in fondo, molto infondo!- le dispiaceva. “bhè, che dire? C’è un nuovo studente” cercò di sembrare il più indifferente possibile.
“E come questo ragazzo?”
“E’ il cugino di Logan, il ragazzo di Megan –ricordi? Te ne parlo spesso perché discutiamo sempre-” la madre annuì “questo ragazzo si chiama Ethan. Una parola per definirlo: montato.”
“Perché dici questo? Non è che perché è il cugino di Logan è anche lui un deficiente!”
“Ma dai mamma! Pensa che oggi mi ha detto che non mi conveniva mettermi contro di lui!” la madre alzò un sopracciglio incitandola a continuare “Questo ragazzo l’avevo incontrato la sera prima. Ero uscita con Megan e, di conseguenza, anche con il suo ragazzo che si è portato anche il cugino. Ethan. Solo che non abbiamo parlato per niente. Ma non faceva altro che guardarmi e mi stava dando sui nervi. Oggi, durante l’ora di arte, mi fissava! Ancora!”
“Secondo me tu interessi a questo ragazzo!” se ne uscì la madre. Charlotte si pietrificò un momento. Io, Charlotte Menson, piacere a Ethan Loose? No!
“Ma cosa dici, mamma?!”
“Sarà che i maschi del ventunesimo sono cambiati, ma il loro metodo d’approccio è sempre lo stesso. Quando un ragazzo ti guarda ma non dice niente e se ti dice qualcosa e solo per insultarti, allora vuole dire che l’interesse c’è. Magari minimo, ma c’è! Fidati di una che ha più esperienza di te!”
“Interesse o non interesse, non mi metterei con lui nemmeno se mi pagassero.” Lucy rise “Che hai da ridere?!”
“Mi ricordi tanto me da giovane…” fece un lungo respiro “ti ho mai raccontato del rapporto che avevamo io e tuo padre prima di innamorarci?” Charlotte fece no col capo “Ci odiavamo! Ogni volta sputavamo veleno l’uno contro l’atro. Un sabato sera, incontrai tuo padre in centro. Era ubriaco fradicio. Qualcosa dentro di me, mi fece venire l’impulso di andare da lui e aiutarlo. Lo feci, senza pensarci due volte!” Raccontava tutto con le giuste pause e rese la storia ancora più bella “Presi un suo braccio e lo posizionai intorno al collo e poi misi il mio intorno alla sua vita trascinandolo e facendomi indicare la strada di casa. Arrivati sotto il suo portone, me ne volevo andare ma lui mi trattene e mi chiese di restare con lui. Non so dirti né cosa, né perché, ma io rimasi seduta su quegli scalini insieme a lui.
“E poi?!” Charlotte voleva sapere la continua come se si trattasse di una serie televisiva.
“E poi niente. Mi ricordo ancora quello che mi disse quando il chiesi il motivo di questa ubriacatura: Vuoi sapere perché mi sono ubriacato? Te lo dirò! Ho una vita che di merda! Litigo sempre con i miei genitori, vado male a scuola, il mio migliore amico si è trasferito… non ce la faccio più! E vuoi sapere la cosa più brutta di tutte?! La ragazza che amo da più di un anno, non mi fila proprio! Quando parliamo, escono solo insulti dalle nostre bocce. Io le rispondo solo perché la rabbia mi fa rispondere. La rabbia perché so che non sarò mia! E questo mi distrugge di giorno in giorno… Sai chi è quella ragazza? Sei tu signorina Mettew, sei tu! E perché te lo sto dicendo ora? Perché tanto so che, essendo ubriaco, tu non lo prenderai sul serio questo discorso. Ed è meglio, perché so che il sentimento non è reciproco!”
“Papà ti ha fatto questa sorta di discorso?! E tu che hai fatto?!” chiese sempre più curiosa.
“Non gli diedi il tempo di finire che lo baciai. Puzzava d’alcool, ma ciò non mi portava. Anche a me piaceva tuo padre, ma l’ho sempre negato. Poi mi fece quel discorso e il mio cuore si fermò. Ci baciammo con foga e finimmo col fare l’amo…”
“Basta!” la interruppe la figlia “Non voglio sapere altro!” La madre rise.
“Vabbè, la mattina dopo ci svegliammo e l’unica cosa che fummo capaci di dirci fu un semplice Ti amo”
Gli occhi di Charlotte si illuminarono. Pensava a come sarebbe bello incontrare un ragazzo così, ma sa che è impossibile. Ormai le generazioni sono cambiate e l’amore è diventato troppo scontato.
“Si, ok! Ma tra te e papà era diverso… io, non avrò mai niente a che fare con Ethan Loose!”
“Non è mai detta l’ultima parola, amore!” Le sorrise, mentre Charlotte la fulminò con lo sguardo.










SPAZIO AUTRICE:
Ciao ragazze! Ho pubblicato il nuovo capitolo ed è entrata in scena la madre, Lucy!
Spero che vi piaccia, e che non vi faccia rimanere deluse.
Fatemi sapere il vostro parere con delle piccole recensioni.
Ringrazio quelle che mi seguono, quelle che mi hanno messe tra le preferite, quelle che mi hanno messa tra le ricordate e quelle che mi hanno recnesito.
Un bacio, Marianna! <3

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Capitolo 6
*** CAPITOLO 5. ***


V.
La mattina seguente decise di impostarsi –per la prima volta in tutta la sua vita!- la sveglia. Notò che, come idea, non era male. Infatti, alle otto era già pronta con tanto di cartella già fatta. Si diede un’ultima spruzzatina di profumo e si diresse in cucina a fare colazione.
“Buongiorno papà!” si sedette affianco a lui.
“Tesoro! Sono le otto e tu sei già pronta?!” Le versò del latte nella tazza “Allora Dio esiste!”
“Sai? Ho voluto dare un cambiamento alla mia vita… ho messo la sveglia!” rispose nello stesso tono scherzoso del padre.
“Vedo che stai crescendo!” le diede un bacio sulla fronte “Ciò non toglie che ti devi muovere lo stesso.”
“Pecchè?” cercò di dire, ma l’impresa sembrava difficile dato che aveva due biscotti inzuppi di latte nella bocca.
“Pecchè” la imitò “la macchina è rotta e devi andare in piedi” Charlotte balzò dalla sedia dirigendosi in camera sua.
“Potevi anche dirmelo prima. Grazie, eh!” gli urlò dalle scale.
Spalancò con violenza la porta di camera sua. Prese giubbotto, cartella, scese giù, salutò suo padre con un cenno della mano e si precipitò a passo svelto verso l’inferno chiamato scuola.
Arrivata ai cancelli notò, con sua grande sorpresa, che arrivò in anticipo di dieci minuti. C’èrano poche persone all’entrata. Cercò Megan, ma non vi fu traccia.
Decise di appoggiarsi al muro e accendersi la sua amata Marlboro. Tra un tiro e l’altro le venne il nervoso al solo pensiero che oggi avrebbe avuto arte e con essa anche Ethan. Si innervosì talmente tanto che si sfiammò la sigaretta in un batter d’occhio. Stava per buttare il mozzicone quando si senti chiamare. Lui.
“Menson, che piacere vederti.” si avvicino a lei.
“Per me, non è un piacere.” Fu la sua risposta secca.
“Ma perché siamo così acide nei miei confronti?” si finse dispiaciuto “Ho fatto qualcosa che non va? Oppure ti piaccio e sai di non potermi avere e quindi mi tratti male.” Charlotte rise con gusto. “cosa ridi?” le chiese stranito.
“Rido per quello che hai detto! Tu, piacere a me? Nè ora, nè mai!”
“Charlie…” Lei lo fulminò con lo sguardo, ma lui sembrò non curarsene “Ti innamorerai presto di me”
“Basta esserne convinti, Ethan.”
“Ti innamorerai perdutamente per me.” Le ripeté sorridendole.
“Oh, ma per favore! Meglio che me ne vado o finisce che ti ritrovi un occhio nero!” girò i tacchi ed entrò nella scuola che ormai si era affollata. Si senti dire in lontananza da Ethan un vedremo, mia cara.
Per Charlotte quel ragazzo poteva morire schiacciato da una macchina. Lo conosceva da così poco eppure lui si era preso tutta la confidenza possibile che si possa prendere in due giorni. Le dava il nervoso. Lui e quei suoi sorrisetti da deficiente capaci di attirare chiunque. Come se io potessi mai interessarmi al cugino dello scimmione montato. Un altro scimmione montato! Maddai!
Buttò bruscamente la cartella per terra e si sedette appoggiando la testa sul banco meditando su come potesse uccidere quel ragazzo così sensuale in ogni suo movimento in cento modi diversi.
“Charlotte, ti senti bene?” venne portata alla realtà dalla sua amica.
“Quel ragazzo! Lo odio…” rispose con ancora la testa abbassata.
“Che ha fatto?”
“Oggi, sono arrivata –stranamente- dieci minuti in anticipo…”
“Si, infatti mi chiedevo a cosa era dovuta questa puntualità!” la interruppe Megan.
“Si, mi sono messa la sveglia” si mise in posizione eretta e vide la sua amica spalancare gli occhi “comunque non è questo quello che ti dicevo. Insomma… stavo fumando e arriva Ethan. Ci punzecchiamo un po’ e poi lui sai con cosa se ne esce? Con un ti innamorerai di me! Non è normale! Poi, io, potrei mai innamorarmi di lui?!” Megan annuiva scocciata mentre prendeva gli appunti di storia “scusa, ma mi stai ascoltando?”
“Si che ti ascolto. Ma non capisco questo tuo accanimento. Insomma Charlotte, io ti conosco. Quando non ti importa niente di qualcuno non gli dai peso, né a quello che fa, né a quello che dice.”
“Ma non do peso a lui, e solo che…” E’ solo cosa, Charlotte? Pensò perché davo tanta importanza ad uno come lui? “mi innervosisce con quei suoi modi di fare!”
“Si comporta come Logan. Ma lui, se ricordo bene, non te lo fili di striscio. Non sarà per caso, nel tuo subconscio, che provi un interesse per lui?”Charlotte si spinse indietro con la sedia. Sperò con tutta se stessa di aver capito male.
“Megan!” le urlò “Ma cosa dici? Ma ti pare? Io?” rise istericamente.
“Ok, scusami! Calmati!” Anche se la reazione della sua amica l’aveva insospettita un po’.
“Sono calmissima.” Stava bruciando dentro per la rabbia di quell’affermazione senza senso “Ripetiamo che è meglio!”
 
Arrivò la ricreazione e il corridoio si riempì di alunni affamati.
Charlotte fece lo steso dirigendosi alla macchinetta insieme a Megan. Ad aspettarla ci fu Logan che l’accolse con un bacio a fior di labbra che poi si trasformò in qualcosa di più intenso. Li guardò sbalordita. Non le sembravano due ragazzi che si scambiavano dolci effusioni, ma due piovre che si risucchiavano a vicenda. Come facevano a dimostrasi quel tipo di affetto davanti a tutti, non lo sapeva. Dopo qualche minuto a esser rimasta a contemplare quello schifo si fece più avanti verso la macchinetta prendendo solo una tavoletta di cioccolato. Il suo unico e grande amore. Era l’unica cosa che, anche se le faceva male –dato che finiva sul sedere, sulle cosce e la pancia-, potesse amare senza limiti.
Si avvicinò a Megan per dirle che voleva uscire fuori, ma la vide ancora impegnata. Non volendola disturbare, se ne andò da sola. Si appoggiò al muro e con calma si gusto la sua piccola merenda. Non poteva mancare, ovviamente, la sua amata sigaretta.
La pausa ricreazione stava per concludere, perciò si affrettò a finire. In lontananza vide un ragazzo a lui familiare, appena ebbe capito chi fosse si girò dalla parte opposta e buttò la sigaretta che era ancora a metà, ma poco le importava. Non voleva vederlo.
Però, Ethan, si avvicinava sempre di più a lei. Se ne accorse dai passi sempre più vicini.
“Perché scappi?” La tirò per un braccio avvicinandola a lui.
“Non scappo! Fra un po’ dobbiamo rientrare.” Cercò di restare indifferente mentre dentro di se sentì un calore prenderle possesso tutto il corpo a causa del suo profumo.
“Magari non te ne sei accorta, o magari non vuoi ammetterlo a te stessa, ma…” la distanza tra loro due era quasi pari a zero “Ti stai già innamorando di me” Le sussurrò all’orecchio in quel modo dannatamente sexy che solo un Ethan saprebbe fare.
Quella frase la lasciò di stucco. Non riuscì a muoversi, a rispondere. Rimase li ferma a guardare quel ragazzo odioso andarsene con un sorriso soddisfatto sul volto.












SPAZIO AUTRICE:
Allora ragazze, ecco il quinto capitolo!
Cosa ne pensate di Ethan? Secondo voi Charlotte perchè si comporta così? Scontato, eh? xD
Spero che vi piaccia :)
Ringrazio di nuovo le poche persone che mi seguono e che hanno recensito! :)
Un bacio, Marianna! <3

P.S. Volevo solo chiedervi un piccolo favore.
Ragazze, per favore recensite. A chi non fa piacere?!
Anche perchè io penso che poi non vi piaccia. Recensite anche per criticarmi, io non mi offendo.
Ci tengo a sapere i vostri pareri che siano belli o brutti.
Scusatemi il disturbo. Di nuovo un bacio! :)

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Capitolo 7
*** CAPITOLO 6. ***


VI.
 
Durante l’ora di arte, provò a sedersi da un'altra parte, ma la professoressa la costrinse contro ogni forza a sedersi vicino a lui. Ovviamente, non volendosi beccare nessuna nota negativa riguardante il suo comportamento, obbedì.
Si sedette affianco a lui spostandosi più a lato possibile. L’importante era stargli lontano.
Pensava ancora a quello che le aveva detto. Ma soprattutto al modo in cui l’aveva detto. Quel contatto così vicino, troppo vicino. Il suo respiro all’altezza dall’orecchio. La sua voce così calda, soave. E il profumo Oh, il profumo!, quell’odore dolce mischiato al fumo. Qualcosa capace di far andare in tilt il cervello della nostra cara Charlotte.
Nonostante questi aspetti… ammalianti –possiamo definirli così?- le dava fastidio il fatto che lei non avesse reagito. Era rimasta lì. Ferma. Senza nemmeno muovere un muscolo. E se pensava a come se ne era andato soddisfatto diventava rossa dalla rabbia. Ma come ha potuto anche solo per un secondo lasciarsi trasportare da quel ragazzo che sapeva di sesso. Perché purtroppo è così! Quel ragazzo aveva quel tipico odore di sesso. Quando camminava fiero, a testa alta. Consapevole della sua bellezza, quindi sicuro di sé. E questo alle ragazze piace. Perché alle ragazze piace essere protette o, se vogliamo essere più espliciti, alle ragazze piace essere dominate. Quindi, quando lo si vedeva camminare nei corridoi, la prima cosa che si pensava non era il nome, o l’età. Ma si pensava a come sarebbe bello farsi sbattere contro al muro da uno così. Oppure quando lo si vedeva fare la sua entrata nella classe. Lasciando una scia del suo odore lungo i banchi. E’ lì che ogni ragazza inizia a farsi i migliori film mentali. Quei film da premio Oscar. Quei film alla mo’ di Steven Spielberg mi fa un baffo!. Però charlotte era diversa. Lei non poteva. Era contro la sua logica di vita, dove quelli così andavano presi e messi in un angolino remoto del suo cervello. Perciò, anche se con grande sforzo, cercò di ignorarlo mentre la guardava.
 
Quando suonò la campanella una vocina, nel cervello di Charlotte, iniziò a cantare Alleluia!. Mise sbrigativa la sua roba nello zaino e si diresse fuori. Mentre stava per oltrepassare la porta dell’aula, Ethan le passò di fianco facendo arrivare il suo profumo alle narici di Charlotte che si inebriò a quell’odore. Si bloccò un'altra volta davanti alla porta ad aspirare a pieni polmoni quel poco di profumo rimasto.
“Successo qualcosa? Ti vedo come… incantata.” Megan la riportò alla realtà.
“Ehm..” tossì “si, mi ero incantata mentre ti aspettavo” scosse la testa.
“Va bene. Mi dai un passaggio a casa?” le mise un braccio intorno alla spalla.
“Sisi!” le sorrise.
Si incamminarono verso la macchina. Vide Ethan sorriderle, ma lo evitò accuratamente.
Megan si sedette al posto del passeggero e Charlotte alla guida. Quest’ultima mise in moto. Durante il tragitto non parlarono molto. Voleva evitare di parlarle di Ethan poi che c’era da dire?! Niente! Non mi importa di lui, perciò.. cercò di auto convincersi da sola.
 
Arrivata a casa salutò suo padre consapevole che anche questa volta sarebbe rimasta a pranzo solo con lui. Salì in camera lasciando le cose nella sua camera e ritornò al piano di sotto per aiutare il padre.
“Ehi papà, vuoi un aiuto?”chiese gentilmente.
“Oh si, grazie tesoro!” le passò i piatti “come è andata oggi la giornata?”
“Mmm.. bene!” sorrise cercando di risultare il più credibile possibile.
“Allora…” cominciò lui in tono serio facendo spaventare la figlia “a me non mi prendi in giro facendo quel sorrisetto, capito?”
Come diavolo faceva a capirla ogni volta, non lo sapeva. Come se leggesse il pensiero. Il suo pensiero. Mi ha sgamato, Cavolo!
“Niente papà, davvero!” Robert la fulminò con o sguardo
“Riguarda un ragazzo, eh?” la punzecchiò. Non è possibile! Ha qualche potere? Telepatia, forse! Charlotte abbassò lo sguardo “Riguarda un ragazzo.” Questa volta era un’affermazione.
“Papà, non farti strani pensieri! Questo non mi piace, anzi! Lo odio!”
“Perché?”
“Perchè… pensa di essere chissà chi! Va bene, è bello... ma stupido! Tanto stupido!” allungò il suono della a.
“Non giudicare un libro dalla copertina. Tua madre l’ha fatto e si è pentita!”
“Lo so, mi ha raccontato la vostra storia –che tra l’altro è dolcissima, tu sei stato dolcissimo!-, ma con me e Ethan è diverso.
“E così che si chiama? Ethan? Bel nome!” esordì il padre.
“Si, lo so è bellissimo!” il padre la guardò sbalordito oh mio dio, l’ho appena detto! “Cioè il nome, solo quello!”
“Ci stiamo prendendo una cotta, signorina.”
No, Charlotte non si stava prendendo nessuna cotta. Era fermamente convinta del odio che provava verso quel ragazzo e niente e nessuno sarebbe riuscito a farle cambiare idea.
Nemmeno quel suo sguardo sexy. Nemmeno i suoi atteggiamenti così sensuali. Nemmeno il suo profumo. Nemmeno la sua voce calda. Nemmeno quel bel faccino capace di incantare chiunque. Niente e nessuno!
Ma cosa ti succede Charlotte?! Riprenditi! Pensò.














SPAZIO AUTRICE:
Ragezze ecco il sesto capitolo, che ne pensate?
Cosa sta succedendo alla nostra Charlie? Mah, chi lo sa! Solo la lettura saprà darvi una risposta!
Allora questo capitolo mi piace particolarmente tanto. Spero di non esser stata troppo esplicita, ma volevo far capire bene il concetto.
Scusate gli errori grammaticali, ma alle 2 e 30 di notte il cervello connette poco, pochissimo.
Fatemi sapere i vostri pareri con un piccola recensione, per favore! :)
Ringrazio le persone che mi hanno rencesito e quelle che mi hanno messo tra le seguite/ricordate/preferite! <3
Un bacio, Marianna! <3 <3 <3


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Capitolo 8
*** CAPITOLO 7. ***


VII.
 
Quella domenica Charlotte venne svegliata dal padre alla mo’ di principessa.
Un dolce bacio sulla fronte, colazione a letto. Cosa potrebbe desiderare di più dalla vita?
“Buongiorno signorina!” fu la voce allegra di Robert a parlare
“Buongiorno papà” aveva la voce impastata dal sonno “Tutta questa allegria?”
“Tesoro, ti devo dire una cosa. Però promettimi di non arrabbiarti.” Cominciò il padre. Charlotte annuì anche se preoccupata. “La mamma oggi non pranza con noi…” disse abbassando lo sguardo.
“Ma come?!” sbottò la figlia “Oggi è domenica. La famiglia dovrebbe stare insieme in questo giorno della settimana!”
“Avevi promesso di non arrabbiarti!” ribadì lui.
“Ma come faccio?! Quella donna non sta mai in casa. Quale sarebbe il motivo questa volta?”
“Una riunione di vitale in importanza…”
“Eh si! Adesso le riunioni e cose varie sono diventate più importanti di avere una famiglia!” incrociò le braccia la petto.
“Dai amore, non te la prendere! Riuscirà a farsi perdonare” Le baciò una guancia “Fai colazione e vestiti. Ho una sorpresa per te!”
“Sarebbe?” Disse con ancora il muso.
“Dai smettila di fare così! Sono sicura che quando scoprirai di cosa si tratta sarai felicissima.” Charlotte gli rispose con un semplice “ok”.
Ma prima che Robert se ne fosse andato completamente si sentì chiamare e si girò.
“Dimmi tutto amore”
“Mi abbracci,  papà?” non se lo fece ripetere due volte e corse ad abbracciarla.
In quel momento non le sembrò la ragazza quasi diciottenne, ma la sua tenera bimba. Quella che da piccola si divertiva a fare le treccine al padre mentre lui dormiva. Quella bambina che combinava guai su guai. Ma Robert la difendeva sempre, a costo di litigare con tutto il vicinato. Quella bambina, che anche con l’avanzare degli anni, rimaneva sempre la stessa. Dopo averla stretta così forte da non farla respirare se andò lasciandole fare colazione e lasciandola preparare.
Charlotte si tirò su con i palmi delle mani fino ad appoggiare la schiena al cuscino meglio sistemato. Diede un morso al cornetto gentilmente andato a comprare dal padre quella mattina, ma le era passata tutta la fame dopo aver saputo che la madre non sarebbe stata con loro nemmeno quel giorno. Cosa aveva di così importante da fare la Domenica? Se lo chiedeva da ormai dieci minuti pieni. Non ce la faceva più di quel comportamento così strano da parte di Lucy. Insomma, aveva un marito ed una figlia a cui badare. Tutto il resto sarebbe dovuto passare in secondo piano. Ma per lei no! Niente è più importante di una causa da risolvere.
Decise di non pensarci e di concentrarsi unicamente alla sorpresa del padre. La curiosità era così grane che nel giro di un quarto d’ora era già linda e pulita che scendeva le scale a due a due. Fece cenno a Robert che era pronta e si diressero verso il garage. Entrati nella macchina, il padre le disse di chiudere gli occhi. Poi si senti una stoffa leggera posarsi sugli occhi.
“Papà, ma che diavolo stai facendo?” gli bloccò le mani con le sue.
“Tu fidati del tuo vecchio…” le sorrise anche se non poteva vederlo.
E così fece e si lasciò trasportare.
Il viaggio durò quasi un’ora. Almeno, era quello che le sembrò. Il padre non le diede nemmeno la possibilità di vedere l’orario.
Ad un certo punto sentì la macchina fermarsi. Immaginò che la destinazione era finalmente raggiunta. Rimase seduta ad aspettare il padre che venisse ad aiutarla.
Appena sentì lo sportello aprirsi, un profumo di natura, di verde, di libertà le invase le narici. Chiese al padre se poteva levarsi la benda, ma nemmeno il tempo di finire la frase che glielo proibì dicendogli di stare ferma fino a quando non fosse stato lui a toglierla. Nel  frattempo sentì Robert alle prese con qualcosa, ma non riuscì a capire bene cosa. Poi sentì un forte rumore dovuto allo sportello del porta bagagliai che era stato appena chiuso.
“Sei pronta, signorina?” si sentì dire
“Non sto aspettando altro!” esordi lei.
Il padre, con un'abile e fulminea mossa, le tolse la benda.
L’espressione di charlotte era da fotografia. Gli occhi erano spalancati e la bocca aveva formato una grande o.
“Ma è la piccola fattoria abbandonata? Quella dove mi portavi da piccola? Da quanto non ci venivamo?”
“Credo che l’ultima volta fosse... cinque anni fa…”
Quella fattoria se la ricordava bene. Nonostante gli anni, era rimasta esattamente come se la ricordava. La casetta con i segni, ormai visibili, del tempo. La stalla dei cavalli, anche se dei cavalli nemmeno l’ombra. Il melo appostato in mezzo al vialetto fatto di grandi pietre.
Ma la cosa più bella, quella che Charlotte tanto amava, era il giardino. Un grande ed immenso giardino. Data la stagione invernale, non era in grande forma, ma rimaneva bello lo stesso. Di primavera poi, era tutta’altra cosa. Ricoperto di fiori e profumi di ogni tipo. Quello era il posto di Charlotte e Robert Menson. Il padre la portava ogni volta che lei era triste. bastava anche solo la visione della fattoria e charlotte si rianimava di gioia e non pensava più ai problemi.
“E’ bellissimo! Mi mancava!” aveva gli occhi lucidi.
“Ho organizzato un piccolo pic-nic” le mostrò il cesto che nascondeva  dietro la schiena “lo so. Fa freddo, ma in questa settimana ti ho visto un po’ sotto stress, piccola. E ho pensato, dato la mancanza di mamma, di portarti qui.”
“Sei il papà migliore del mondo!” gli saltò addosso abbrancciandolo.
Roberta la strinse forte a se.  
 
 
 
Ethan.
 
Era da ormai una settimana che si ritrovava spesso disteso sul letto a fissare il soffitto.
Questa volta, però, era nel letto di una ragazza conosciuta la sera prima in un pub. Era una bella bionda tutta tette, culo e niente cervello. Ma non era quello che importava ad Ethan. se la doveva solo portare a letto e poi  ciao ciao baby!
Metre continuava ad osservare con aria assorta il soffitto, gli tornò in mente la figuraccia fatta quella notte con… Jessica…. Jennifer… come si chiama lei, insomma!. Nel momento di maggiore piacere, urlò il nome di lei. Di Charlotte. Per fortuna la ragazza, troppo impegnata anche lei, non ci fece caso più di tanto, ma Ethan si, lui si che ci fece caso!
Quella ragazza era tanto bella quanto insopportabile. Doveva cadere ai suoi piedi già dal secondo giorno, ma di lei –nel suo letto- nemmeno l’ombra. E ciò gli dava fastidio. Lui era Ethan Loose. Un solo sguardo, un solo sorrisetto e le ragazze pendevano dalle sue labbra. Perché lei no? Si chiedeva da ormai un po’. Nessuna aveva mai avuto il coraggio di rifiutare un pezzo di ragazzo come lui. Però lei, non sembrava voler cedere. Ma lui lo sapeva, era solo questione di tempo e prima poi anche lei non avrebbe resistito al suo fascino.
 
















SPAZIO AUTRICE:
Allora ragazze, ecco a voi il settimo capitolo! Che ne pensate?
Ho voluto metere il punto di vista di Ethan per farvi capire anche il suo modo di pensare!
Avete visto quanto è tenero il padre di  Charlotte?! Io, personalmente, lo adoro!
Ora, vi chiedo un ultimo favore: Recensite, per favore.
Il capitolo precendente ha avuto una sola recensione, tra l'altro di una mia amica -l'avrà recensità solo perchè mi vuole bene!-.
Se non recensite, penso che abbia scritto davvero male, che non vi sia piaciuto, ecc..
Perciò, ragazzuolle mie, fatemi sapere i vostri pareri. Che siano buoni e cattivi, come ho già detto.
Un bacio, Marianna! <3

P.S. Scusatemi se vo ho rotto le palle co sto fatto delle recensioni. Di nuovo un bacio, ciaooooooooooo! <3

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Capitolo 9
*** CAPITOLO 8. ***


VIII.
 
Quella sera Charlotte tornò a casa con un sorriso a trentadue denti stampato in volto. Aveva passato uno dei giorni più belli della sua vita. Aveva riso e scherzato col padre. Si era confidata delle cose che più la preoccupavano e lui non aveva fatto altro che ascoltare e questo la rese ancora più felice. Non potrebbe immaginare una vita senza quell’uomo al suo fianco.
Varcata la porta di casa sua trovò sua madre appollaiata sul divano in vestaglia a vedere la televisione. Adesso quel sorriso si era trasformato in un’espressione di rabbia.
“Ma guarda un po’ chi si rivede! Allora ce l’hai una casa!” esordì Charlotte alle spalle di Lucy. Quest’ultima presa dallo spavento si portò una mano al cuore.
“Charlie, non ti pare di esagerare?” confessò offesa la madre “Non mi sono mica divertita a lavorare di Domenica!”
“Ma non lavori solo la Domenica, ecco il bello mamma!” le si piazzò davanti a braccia incrociate “Quand’è stata l’ultima volta che abbiamo pranzato tutti assieme? Come una famiglia normale?” si posò l’indice sul mento facendo finta di pensare “Ah si! Un mese e mezzo fa!”
“Ma tesoro, non è colpa mia!” la madre, che era un po’più alta di lei, si alzò guardandola dritta negli occhi.
“Lavori da anni in quello studio, una piccola pausa potresti anche chiederla!”
In tutto questo, Robert, rimase fermo a guardare. Ormai non ce la faceva più nemmeno lui.
“Robert, diglielo tu, a tua figlia, che senza il mio lavoro, non porterei il pane a casa!” sbottò Lucy. Ma l’unica risposta che ricevette da suo marito fu quello di un silenzio imbarazzante.
“Charlotte è nostra figlia. E tu potresti chiederla una pausa. Insomma… in questa casa ti vediamo si e no due minuti al giorno!”
“Quindi avete tutti complottato contro di me! Bene!” fece per girare i tacchi e recarsi nella camera da letto.
Charlotte la seguì a ruota per chiudersi nella sua camera. Era stata una giornata fantastica e la madre gliel’aveva rovinata. Ma no! Non gliel’avrebbe permesso! Decise, così, di prendere il suo I-Pod e ascoltare un po’ di musica. Due cuffiette e volume al massimo avrebbero distolto i suoi pensieri e l’avrebbero fatta addormentare col sorriso. E così fu. In una mezz’oretta si era addormenta sotto le note di Give me love di Ed Sheeran.
 
“Ti stai già innamorando di me, Charlotte. Solo che non vuoi ammetterlo” era la voce calda di Ethan a parlare. Lo sapeva.
Si girò per vedere se le sue ipotesi fossero giuste. Era lui. La guardava in quel modo così dolce, ma allo stesso tempo strafottente all’ennesima potenza.
“Ethan scordatelo! Io non potrei mai innamorarmi di te!” Gli urlò quasi.
“Allora perché ti accanisci tanto se sai che non potrà mai accadere?”
Silenzio. Nemmeno lei sapeva perché si accaniva così tanto. Forse perché era tanto convinto di una cosa impossibile e questo le dava fastidio.
Assorta dai pensieri che le circolavano nella mente non si accorse che intanto Ethan si era avvicinato a lei. Una vicinanza troppo pericolosa.
“Ethan, ma cosa fa..” non la lasciò finire che poggiò le sue labbra su quelle di lei.
Ci furono attimi di esitazione da parte di Charlotte. Ma Ethan non la lasciò allontanarsi. Con una mano le tenne la testa mentre con l’altra le prese il posso tendendolo forte.
Le sue labbra erano così morbide ed avevano un sapore così indefinibile, ma così buono allo stesso tempo. Charlotte non sapeva se continuare a dimenarsi o se lasciarsi andare a quel contatto insignificante. Si lasciò andare. Lasciando che lui intensificò quel bacio facendo incontrare le loro lingue. Ethan, sentendo che non si sarebbe più staccata, le lasciò la testa, ma posizionò la sua mano sulla schiena accarezzandogliela. Ciò fece rabbrividire Charlotte. Fece rabbrividire ogni parte del suo corpo. Cercò di avvicinarla ancora più a sé facendo combaciare i loro bacini alla perfezione. A Charlotte piaceva, e non poco. Questo Ethan lo notò. La prese imbraccio facendole incrociare le gambe dietro la schiena. Lei era di spalle al muro, compressa tra quelle pareti fredde ed il corpo caldo di lui.
 
Charlotte si alzò dal letto lanciando un urlo. Oh, meno male! Era solo un sogno! Si ripeté nella mente per almeno mille volte. Era sudata ed il suo battito era accelerato. Respirava affannosamente. Non riusciva a capire cosa diavolo le stava prendendo. Era solo un sogno. Che sogno, però! Si era maledetta un’infinità di volte perciò che la sua mente aveva elaborato nel sonno.
Controllò l’orario. Erano le quattro del mattino e si era svegliata a causa di un… incubo?.... Ethan. Più pensava a quel sogno più le veniva il disgusto per aver sognato una cosa del genere.
Aveva la gola secca. Cercò la bottiglia che di solito aveva di fianco a letto per queste occasioni speciali, ma niente. Scese giù facendo molta attenzione. Non accese le luci per evitare di svegliare i suoi genitori. Dopo quasi diciotto anni di vita in quella casa, il percorso lo sapeva a memoria, ormai. Aprì il frigo lasciando che quel bagliore forte l’accecò costringendola a portarsi una mano davanti agli occhi. Dopo qualche secondo riprese di nuovo l’abitudine alla vista della luce e prese una bottiglia d’acqua.
Ad un certo punto, sentì dei passi. Smise di bere e si nascose dietro il tavolo disposto al centro della cucina. I passi si facevano sempre più vicini. Le pareva di aver sentito che fossero arrivati vicino alla porta di casa. Si sporse giusto quel poco che bastava per vedere chi fosse.
In quel momento avrebbe preferito di tutto, anche continuare a fare quello stupido incubo, piuttosto che vedere sua madre alle quattro di notte alle prese con il suo stratecnologico I-Phone. Cosa faceva sveglia a quell’ora? Ma soprattutto dove andava a quell’ora? Vide la madre prendere il suo cappotto e aprire con molta delicatezza la porta per poi uscire.
Perché la madre faceva così? Cosa nascondeva? Che bisogno c’era di uscire nel cuore della notte? Nessuno! Non c’era nessuna ragione. Dovrebbe essere a letto con  papà e invece?
Charlotte era preoccupata, e non poco. Ma cosa poteva fare?
Decise di tornare a letto. L’indomani avrebbe parlato con Lucy. Sperando di riuscirci senza che le parole le si fermassero da sole.
 
Ci volle qualche minuti prima che Charlotte ricordasse l’accaduto della notte scorsa. Aveva sperato con tutta se stessa che non fosse la realtà, ma –purtroppo per lei- era la pura realtà.
Cosa avrebbe detto alla madre? Come avrebbe cacciato il discorso? Come?!
Per il momento decise di evitare tale argomento. Forse perché non voleva affrontare la verità. Non era ancora pronta.
Si diede una sciacquata alla faccia e scese a fare colazione. Ovviamente, non poteva mancare Robert che preparava la colazione. Ciò spaventò Charlotte. Il padre la conosceva bene. E sapeva bene che, anche un solo sospiro fatto male, uno sguardo triste un sorriso falso, l’avrebbe scoperta in pieno. Tu sorridi e stai tranquilla! Si ripeteva da sola.
“Buongiorno papà!” lo abbracciò. Aveva un buon profumo anche a prima mattina.
“Buongiorno piccola, dormito bene?” se tralasciamo il fatto che ho sognato di baciare il mio peggior incubo e aver visto mamma uscire di casa alle quattro del mattino, si. Ho dormito abbastanza bene.
“Benissimo” gli sorrise sperando che ci cascasse. E così fu. Sospiro sollevata mentalmente.
“Mi fa piacere” Le sorrise a sua volta “ora vatti a preparare che fra un po’ ti accompagno a scuola” Charlotte annuì semplicemente.
Già odiava la scuola, poi quel giorno l’odio aveva superato i suoi limiti. Non le andava di tornare in quella prigione soprattutto in quel momento, con i pensieri che la facevano impazzire.
Anche se la voglia di rimettersi a letto era grande, non poté. Si andò a lavare cambiandosi anche l’intimo. Data la poca voglia di stare in classe oggi, non si sprecò più di tanto nel vestirsi. Una tuta va più che bene!
Preparò lo zaino e raggiunse il padre in macchina.
 
Il precorso non era lungo, ma per Charlotte sembrò il contrario. Fingere un sorriso non è facile, soprattutto per una come lei.
 
Arrivata ai cancelli di scuola, l’unica persona che avrebbe voluto sparisse dalla faccia della terra le si presentò davanti.
“Ciao Charlie. Dormito bene? Vedo delle brutte occhiaie.” Abbozzò un sorriso a lato della bocca “che c’è? Mi  hai sognato tutta la notte?”













SPAZIO AUTRICE:
Ed ecco a voi l'ottavo capitolo. Che ne pensate?
Charlotte ha fatto un sogno -o forse incubo- a dir poco brutto per lei. Insomma... baciare Ethan?! Impossibile, no?
E la madre?! Vogliamo parlarne! Cosa faceva sveglia? E soprattutto, dove andava?!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto.
Fatemi sapere che ne pensate con una recensione!
Ringrazio infinitamente quelle nuove che mi hanno messo tra le seguite e tra le ricordate.
Un bacio, Marianna! <3

P.S. Recensite per favore! Di nuovo un bacio, anzi mille baci! :)

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Capitolo 10
*** CAPITOLO 9. ***


IX.
 
“In tal caso, non sarebbe un sogno, ma un incubo!” si poteva vedere il veleno uscire dalla bocca di Charlotte. Ethan stava per ribattere, ma lei lo precedette “Ora evitiamo di prenderci a parole, Loose. Non sono in vena. Quindi fermo e taci. Ci si vede ad Arte…” gli diede le spalle “purtroppo…”
A passo svelto si diresse verso il suo armadietto per posare le sue cose. Sperava di non incontrare nessuno. L’ultima cosa che voleva era fermarsi a parlare con Megan. Si sarebbe accorta del suo stato d’animo e avrebbe iniziato con il suo solito interrogatorio. Ma ovviamente il fato, o destino, o karma, o sfiga, o come diavolo vogliamo definirlo, non era dalla sua parta. Una Megan piuttosto elettrizzata le si presentò davanti.
“Buongiorno Charlie, come va?” le diedi un bacio sulla guancia.
“Bene, abbastanza bene.” Ora, cambia argomento! “Perché sei così felice?”
“Non vedevo l’ora che tu me lo chiedessi!” aveva un sorriso che partiva da un orecchio e finiva all’altro “Sabato prossimo un amico di Logan –componente della squadra di football- organizza una festa. Io sono invitata e posso portare un’amica. Mi faresti felicissima se accettassi il mio invito.”
“Scordatelo, Megan!” sentenziò la sua amica convinta della sua affermazione.
“Ma dai è una festa. Ci divertiamo, balliamo, beviamo.” Accentuò il suono sull’ultima parola.
“Lo sai che odio le feste proprio per questo: c’è casino, troppa gente e fiumi di alcool!”
“Si lo so, ma…” 3, 2, 1… “Ti prego! Lo sai che ci tengo e mi diverto solo con te! Dai, ti supplico, che ti costa?! E’ una stupida festa, dai! Ti prego dimm…”
“Basta!” Charlotte le mise una mano davanti alla bocca “continuerai fino a quando non ti dirò di si, vero?” Megan annuì “Oh, però non puoi fare così!”
“Grazie Charlie,  sei fantastica! Ti voglio bene” l’assalì circondandole il collo in un forte abbraccio.
“Sappi…” disse con tono minaccioso “che se qualcosa va storto, me la sconterai fino alla fine dei tuoi giorni.” Megan le rubò un altro bacio sulla guancia e se andò con un sorriso trionfante.
Quella ragazza era irrecuperabile. Aveva la capacità di ottenere tutto quello che voleva. Ma il peggio era che Charlotte glielo permetteva nonostante tutti questi anni di amicizia. Si maledì per avergliela data vinta anche quella volta stupida ed ingenua, ecco cosa sei.
La festa era il problema minore. C’era la lezione di Arte a cui pensare. Dopo il sogno o, come lo definiva lei, incubo dell’altra notte non riusciva ad immaginare di stargli affianco senza che quelle immagine di lei e lui che si baciavano con foga le passassero davanti agli occhi. Quel ragazzo, più i giorni passavano, più lui occupava un posto fisso nella mente di Charlotte. Lo odiava, ma –anche se era difficile ammetterlo- lo trovava così irresistibilmente sexy. Insomma, montato o non montato, era davvero bello. Con quei suoi lineamenti dolci –anche se di dolce, in lui, c’era ben poco-, Quel sorriso stupendo. Poi gli occhi… così scuri, ma così profondi. Facevano un perfetto contrasto con gli occhi di Charlotte. La voce roca, calda e sensuale.
Lui le faceva uno strano effetto. Nei suoi diciotto anni di vita ne aveva incontrati di tipi come lui. Aveva sempre tenuto testa a tutti quanti. Ma lui aveva qualcosa che gli altri non avevano, ma non riusciva a spiegarsi cosa con precisione. Si poteva odiare e desiderare una persona allo stesso tempo?
 
Arrivata, la prima cosa che vide fu quella barbie da quattro soldi di nome Valerie parlare con Ethan. Un senso di rabbia prese possesso di tutto il suo corpo. Lui che cercava di fare colpo su di lei facendo qualche stupido sorrisetto e lei che ci cascava come una stupida ridendo, anzi emettendo piccoli urli dalla bocca. Charlotte si diresse a passo svelto verso il suo banco. Fulminò prima lui, poi lei.
“E’ il mio posto. Puoi anche andartene.” Sputò acida squadrando Valerie.
“Stai tranquilla Menson, ora me ne vado” disse questa girandosi verso di lei.
“Sarà meglio per te!” poggiò la cartella a lato della sedia.
“Ma come siamo acide” la prese in giro “Ciao Ethan ci si vede alla festa allora!” gli fece l’occhiolino e poi, finalmente, se ne andò.
Si sedette al suo posto posizionando tutto l’occorrente sul tavolo. Iniziò a definire e correggere la tavola che la professoressa aveva assegnato per casa, ma venne interrotta dalla sua voce.
“Che c’è, siamo gelose?!”
“No. E’ che mi sta antipatica e per giunta era seduta al mio posto.”
“Stai tranquilla, Charlie. Il mio cuore appartiene solo a te!” Charlotte rimase paralizzata. Non poteva credere a ciò che aveva sentito. Stava succedendo proprio come la notte scorsa. Battito accelerato, respirava affannosamente, aveva iniziato a sudare Cavolo! Pensò Charlotte, stai calma! Stava scherzando! Cercò di concentrarsi. Ethan non se ne doveva accorgere. Cercava di formulare delle frasi che l’avrebbero messo a tacere, ma niente.
“Si, certo! Che fortuna allora!” fu l’unica cosa che le uscì dalla bocca.
“No, scherzo! Il mio cuore è troppo prezioso per farci stare una come te”
“Semmai il contrario. Il tuo cuore diventerebbe un più bello con la mia presenza al suo interno.” Sta riacquistando la capacità di rispondere come si deve.
“Non credo, io non cambierò per nessuno!” la sua convinzione era a dir poco… troppa.
“Fidati, troverai quella ragazza intelligente che non cade ai tuoi piedi grazie a quel sorrisetto e qualche frase fatta come Quella lì!” indicò Valerie
“Qualcuna tipo te?” ed ecco di nuovo che Charlotte sentì un forte calore avvampare dentro di se la doveva smettere, porca miseria!
“No, me mai! Di certo non spreco tempo con quelli come te!” ad Ethan scoppiò una leggera risata “Ora stai zitto e pensa a fare la tua tavola”
“Si, solo un’ultima cosa.” Lei alzò un sopracciglio incitandolo a continuare “verrai alla festa sabato?”
“Si, purtroppo” fu la risposta secca di Charlotte
“Bene, ci sarò anche io! Vedrai ci divertiremo!” Detto questo le fece l’occhiolino e si concentrò sul suo disegno.
Il significato di quel ci divertiremo non lo sapeva. Ma nell’istante stesso in cui pronunciò quelle parole, si prese a parole da sola per aver accettato quell’insulso invito.
Lo sapeva. Qualcosa sarebbe andato storto.













SPAZIO AUTRICE:
Ragazze ecco il nono!  siiiiiiiii!
Allora sto pubblicando tanti capitoli di seguito perchè domani ritorno a scuola e non so quando pubblicherò, quindi...
Spero vi piaccia, vado molti di fretta!
Un bacio, Marianna!

P.S. fatemi sapere i vostri pareri con una piccola recensione! un abbraccio enorme! <3

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Capitolo 11
*** CAPITOLO 10. ***


X.
 
Tornata a casa, Charlotte, non fece altro che pensare a quello che le aveva detto Ethan,
era sicura che avrebbe fatto di tutto per darle fastidio e questo la mandava in ebollizione. Non aveva mai conosciuto un ragazzo così insopportabile, pieno di se e che si prende la confidenza in così poco tempo.
“Questi ragazzi d’oggi!” pensò ad alta voce.
“Charlie, ma parli da sola?” si girò per vedere chi fosse. Come se non bastasse –dopo quella giornata scolastica-, le si presentò la madre con una mano poggiata sulla spalla.
Era immobilizzata, non riusciva a pensare, a muovere nessun muscolo. Dopo la notte precedente, cosa avrebbe dovuto fare? Niente. Mica poteva dirle ‘Ehi mamma! Sai? Ieri notte ti ho vista alle quattro che uscivi di casa. Volevi fare una passeggiata?’. Ed ora, la donna a cui voleva un bene dell’anima e che nascondeva qualcosa di davvero grande, le si presentava davanti come se niente fosse –d'altronde come poteva sapere che Charlotte l’aveva vista?.
“Tesoro, sei viva?” Lucy la richiamò dai suoi pensieri.
“Ehm, si…” si schiarì la voce “No, non parlo da sola. Stavo pensando e per sbaglio l’ho detto ad alta voce. Non ti ho sentito arrivare.” Charlotte faceva di tutto pur di evitare di guardarla.
“Senti, ti volevo parlare..” tossì “… cioè, chiedere scusa per ieri sera.” Questa volta la figlia alzò lo sguardo “Lo so. Sto troppo tempo fuori casa, però…” prese una pausa “però col lavoro che fa tuo padre –professore di sostegno, no?- non  prende molto. E il mio lavoro ci aiuta. Non posso permettermi di prendermi pause. Almeno non ora che c’è crisi. Capisci?”
Si, era ovvio che capiva. Ma almeno la domenica sarebbe bello, per Charlotte, pranzare tutti insieme. Raccontare qualche novità. Parlare della scuola. Darebbe qualsiasi cosa pur di passare anche un solo giorno come una famiglia normale.
“Ok, come vuoi mamma. Ora vado di sopra. Devo studiare.” Fu la sua risposta. Una di quelle risposte dette con nessuna espressione facciale. Quelle risposte che ti fanno pensare a tutti gli errori che hai fatto per come sono state dette così freddamente. Infatti, Lucy, prima che la figlia potesse andarsene la prese per un braccio e se la portò a se.
“Ti voglio bene. Qualsiasi cosa accada, non dimenticarlo” In tutta risposta Charlotte ricambiò l’abbraccio senza dire niente, ciò fece rattristire la madre, e salì in camera.
Si buttò a peso morto sul letto cercando di non pensare a niente. Ma con scarsi risultati.
Qualche volta, si ritrovava a pensare a come sarebbe bello ritornare bambina. Dove i problemi non esistevano. Anzi i problemi c’erano. Quello più grande da risolvere era quello di decidere se farti regalare per il compleanno una Bratz o una Barbie. Grande dilemma.
Essere bambini era stupendo. La scuola era una sciocchezza. Potevi creare i migliori danni della tua vita senza troppi rimproveri –bastava mostrare due bei occhioni color ghiaccio, e il gioco era fatto-, potevi giocare tutto il tempo. Ma la cosa più bella erano i sentimenti. Quando si è bambini, tutto sembra più semplice. Affrontavi ogni problema con estrema facilità. Poi, bastava così poco rendere felici i bambini. Un regalo, un gelato offerto, un quarto di dollaro e il loro viso si dipingeva di un entusiasmo mai visto prima. Per loro l’amore era un gioco. L’amore era un bigliettino con su scritta la fatidica domanda ‘ti vuoi mettere con me?’ a cui bisognava rispondere con una crocetta. Ai bambini facevano anche i schifo i bacetti a stampo. Quanto gli mancavano quei tempi così liberi e spensierati.
 
Il suo stato di trans venne interrotto dalla vibrazione, assai potente, del suo cellulare. Allungando un braccio verso il suo comodino lo prese e vide chi fosse.
“Perché chiami nei momenti più sbagliati?”
Per darti fastidio, mi sembra ovvio mia cara Charlie!”
“Megan, se mi chiami ancora una volta così, giuro che.."
“Shhh!” la zittì l’amica “sta sera vuoi uscire?”
Vorrei provare a dirti di no, ma so che se lo faccio tu mi assillerai fino a quando la mia risposta da negativa diventerà affermativa. Quindi saltiamo tutti questi inutili passaggi e dimmi a che ora..”
“Mh, vedo che inizi a capire chi detta le regole tra te e me, complimenti! Comunque, passiamo per le otto e mezza da te!”
“Questo ‘passiamo’ mi sta a significare che ci saranno anche Logan e, di conseguenza, anche Ethan?”
“Vedo che sei perspicace, Charlie!”
“Smettila di chiamarmi così, cavolo!”
“Ok, la smetto Charlie!” rise di gusto. Charlotte voleva ribattere, ma Megan la precedette “Ci vediamo dopo, un bacio!” le chiuse il telefono in faccia.
Più gli anni passavano e più Charlotte si chiedeva come aveva fatto, per tutto quel tempo, a sopportare una persona –che era l’esatto opposto di lei- come Megan!
Cercò di calmarsi per evitare di richiamare la sua amica e prenderla a parolacce com’è che si fa? Pensò contare fino a dieci.. 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7… io la ammazzo quando la vedo!
 
Dopo essersi fatta un bel bagno rilassante, dove l’acqua è l’unico sottofondo sonoro, le bollicine si espandono per tutta la stanza ed il profumo di fragole del bagnoschiuma invadeva le sue narici, si domò quella massa di ricci neri pettinandoli ed asciugandoli con il diffusore. Il risultato ottenuto non era esattamente ciò in cui sperava. In quel momento l’avrebbero potuta scambiare benissimo per la chioma di un albero. Comunque sia, poco le importava. Non avrebbe dovuto vedere nessuno d interessante, no? Ethan. Quel nome lampeggiava a caratteri cubitali nella sua mente.
Si posizionò davanti al suo armadio e ci passò bene venti minuti. Si maledisse, dato che non era mai successo che ci mettesse così tanto tempo per decidere cosa indossare. Non doveva vedere nessuno di importante, no? Ethan. Ancora lui.
Alla fine prese un Jeans ed una maglietta nera larga che rappresentava la sua cantante preferita. Rihanna. Converse altrettanto nere, giacchettina grigia giusto per spezzare un po’ e giacca di pelle. Per il trucco optò per un po’ di mascara e fard. Non doveva incontrare nessuno di interessante, no? Ethan.
“La devi smettere di venirmi in mente!” farfugliò da sola.
Dopo aver messo tutto l’occorrente nella sua borsa si diresse giù in soggiorno a salutare i genitori.
“Ciao Papà, ciao Mamm..” Si guardò intorno e vide solo il padre “Non c’è! Vabè, ciao papà!”corse ad abbracciarlo  mentre lui le dava un bacio tra i capelli profumati.
“Ciao tesoro, e stai attenta!” Charlotte annuì e si diresse verso la macchina di Logan.
Aprì lo sportello vedendosi costretta a mettersi vicino al suo incubo e salutò tutti quanti con un ciao generale.
Ovviamente, Megan, non poteva evitare una delle sue uscite.
“Quante volte ti ho detto di non vestirti come una sciattona?” esordì lei.
“Quante volte ti ho detto di lasciarmi in pace quando si tratta di vestiti. Mi metto ciò che voglio. Tanto non devo fare colpo su nessuno!”
“Sei sicura, Charlie?” la voce di Ethan le fece perdere un battito. Si ordinò di tranquillizzarsi e rispondere.
“Si, sono sicura Loose!” si girò puntando le sue iridi chiarissime in quelle di lui imponendosi di non distogliere lo sguardo questa volta.
“Adoro quando pronunci il mio cognome con quella trasgressività che solo tu hai, E’ così sensuale” Aveva scandito l’ultima parola come se dovesse fare lo spelling.
“Strano che io risulta così sensuale se quando lo pronuncio mi viene da rimettere” nel frattempo i due fidanzatini seduti davanti emettevano suoni di sfida e ridevano sotto i baffi.
“Tutta scena. Tanto lo so che ti piaccio!” lo sguardo persisteva e nessuno dei due voleva mollare.
“Sai quando mi potrai piacere Ethan?” lui inarcò le sopracciglia invitandola a continuare “quando vedrò gli asini volare. Quando la scuola verrà abolita. Quando gli uccelli cagheranno coriandoli e quando tu avrai un cervello. In parole povere… MAI!” Detto questo si girò dall’altra parte incrociando le braccia al petto. Ethan rimase di sasso. La sua faccia? Da immortalare. Non se l’aspettava una risposta simile da Charlotte. Lei era estremamente felice di essere riuscita a mettere a tacere un deficiente come lui.
“Caro cugino, hai trovato pane per i tuoi denti!” Charlotte rise, ma cercò di non farsi vedere. Voleva mantenere un atteggiamento serio.
“Ma stai zitto, Logan!” Rispose infastidito Ethan.













SPAZIO AUTRICE:
Allora ragazze, spero che il decimo capitolo vi piaccia!
Come potete vedere Ethan è sempre più presente nelle giornate -e nella mente- di Charlotte!
La madre nasconde qualcosa e la figlia lo sa. Ma non glielo vuole ancora dire.
Questo capitolo non è particolarmente entusiasmante, ma aspatteta il prossimo, ho una sorpresa per voi!
Fatemi sapere le vostre opinioni con una piccola recensione, belle mie!
Un bacio, la vostra scassacoglioni Marianna! <3

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Capitolo 12
*** CAPITOLO 11. ***


 XI.
 
La settimana passò veloce e quel fatidico sabato –giorno della festa a cui Charlotte non aveva fatto altro che pensare a cosa avesse in mente Ethan- arrivò in un lampo.
Lei, non aveva fatto altro che ignorarlo per tutta la mattinata scolastica. Ma come al solito, lui non poteva resistere nel darle fastidio. Suonata la campanella Charlotte si diresse a passo spedito verso i cancelli della scuola ritrovandosi Ethan in una di quelle posizioni così sfacciate. Appoggiato al muretto, con la sigaretta in mano e qui maledetti Ray-Ban –Il sole lo ha preso tutto lui dato che non c’è!- che gli donavano un aria da vero duro.
Ovviamente, Charlotte, non lo salutò e gli passo davanti come se niente fosse. Ma si sentì tirare per un braccio.
“Charlie,” le aveva detto facendola irritare “sei pronta per stasera?”
“Ethan, che vuoi?” chiese schietta e alquanto scocciata.
“Ma Charlie…” un'altra occhiata omicida da parte di lei “lo sai che è maleducazione rispondere ad una domanda con altra domanda? E Me la devi ancora scontare per quello che mi hai detto ieri…”
“Allora Ethan,” iniziò charlotte “so che mi vuoi far saltare tutti nervi che ho in corpo, perciò.. ciao.” Concluse infine, acida come suo solito era fare con lui.
“Come vuoi…” si avvicinò a lei “ciao ciao, Charlie” gli spuntò un piccolo sorriso a lato della bocca.
No, un’altra volta no! Quel profumo era capace di mandare in tilt quel cervello così astuto di Charlotte Menson. Lui emanava un calore bellissimo capace di far bruciare un fuoco dentro di lei. Le dava fastidio avere queste brutte sensazioni a causa di quello scimmione montato. Poi quel sorriso così scaltro, malizioso, stupendo e… SEXY.
E, per la seconda volta, si ritrovò ferma ed imbambolata ad annusare quelle poche tracce rimanenti del suo profumo dolciastro mentre lui se ne andava ridendo sotto i baffi. Ovviamente soddisfatto per aver ricevuto la sua vendette a per averle dimostrato che tanto indifferente, per lei, non lo era.
 
Arrivata a casa e dopo aver salutato il padre con un dolce abbraccio, non chiese nemmeno se la madre avrebbe pranzato con loro, sapeva la risposta. Perciò per evitare un'altra crisi di rabbia contro quella donna che l’aveva cresciuta per quasi diciotto anni, salì in camera ed iniziò a studiare per evitare che il giorno dopo si ritrovasse piena di compiti.
Ma la sua mente era connessa solo ed unicamente alla festa che si sarebbe tenuta quella sera. Cosa avrebbe voluto Ethan? Le avrebbe dato la morte anche in quel sabato dove bisognerebbe divertirsi e non pensare a come scollarsi di dosso uno come lui? Forse sarebbe stato meglio non andarci a quella festa. Però c’era qualcosa che la fermava. Il motivo era ovvio, ma lei non lo sapeva, almeno non voleva ammetterlo a se stessa.
Sentì il suo cellulare vibrare, ciò la fece riprendere dai suoi pensieri. Era Megan, le aveva detto che sarebbe passata da lei prima della festa. In seguito, se ne sarebbero andate insieme.
 
 
Ethan.
 
Erano le nove e mezza e mancava mezz’ora alla festa. Anche se di mal voglia, si alzò dal letto per dirigersi al bagno per farsi una bella doccia. Dopo aver aspettato che l’acqua fosse abbastanza calda si spogliò completamente e si mise sotto il getto forte. Il rumore delle gocce che picchiettavano sul vetro, lo rilassò molto. Il vapore, il profumo di vaniglia –dovuto al suo shampoo-, l’acqua che lentamente accarezzava e percorreva il suo corpo modellato da anni e anni di palestra. Il ciuffo davanti agli occhi. Insomma, un vero dio greco sceso tra i comuni mortali!
Ci mise poco ad asciugarsi i capelli infatti, dopo dieci minuti che era uscito dalla doccia, si ritrovò davanti al suo armadio per decidere il vestiario. Elegante, ma non troppo! Sarò sexy, si. Una semplice camicia azzurrina che aderiva perfettamente evidenziato il suo petto scolpito. Jeans chiaro e converse. Ritornò in bagno per aggiustarsi. Due spruzzi di profumo su collo e polsi ed era pronto.
“Sei davvero un figo, lo sai?” disse alla sua immagine riflessa allo specchio facendosi l’occhiolino.
Logan entrò giusto in quel momento intimo tra il cugino e la sua immagine. Ovviamente rise, rise di gusto per aver assistito ad una scena del genere. Dopo essersi ripreso ed aver preso di nuovo fiato se ne uscì con una frase che fece rimanere di sasso Ethan.
“Tanto, Charlotte, non te la da!”
“Ma dai!” sbuffò “Mi hai visto? Chi mi resiste?”
“Lo so Ethan, lo so. E’ nel nostro gene essere così maledettamente perfetti, ma tu non capisci. Menson, non è come le altre! Io la conosco bene. Mi ha sempre tenuto testa, a qualsiasi battuta io facessi. E’ non è tipo da botte vie, ma nemmeno da storie serie. A lei piace stare da sola. No crede nel niente, ma nemmeno nell’amore. Perciò, arrenditi!”
“Questione di tempo e anche lei cadrà ai miei piedi –o se vogliamo specificare, nel mio letto.” Mentre parlava, frugava nell’armadio. Non trovava la sua giacchettina di pelle “tu sei pronto?” Logan annuì.
“Dai, ti aspetto in macchina, muoviti!” detto questo prese le chiavi della macchina e scese nel box.
Dove diavolo sarà quel maledetto giubbotto?!Era proprio vero che più cercavi le cose, meno queste ultime si facevo trovare. Maggior ragione se il soggetto in questione, andava di fretta. Dopo un’ultima perlustrazione, lo trovò in un angolino remoto dove aveva visto già trecento volte. Si maledì mentalmente per esser stato così cieco e raggiunse il cugino in macchina.
 
La casa del loro compagno di Football era leggermente fuori Chicago. In campagna. Non ci misero molto. poco più di venti minuti ed una villa di dimensioni colossali gli si presentò davanti in tutta la sua magnificenza.
C’era già un sacco di gente, c’erano persone già ubriache. Chi correva mezzo nudo per il giardino, chi invece si sbaciucchiava in modo poco casto davanti a tutti.
 
Cosa sarebbe accaduto a quella festa degna di essere chiamata tale, Ethan non lo sapeva.
 
Si diresse alla porta di ingresso venendo accolto da un alquanto brillo Josh –proprietario della casa- che gli diede qualche pacca sulla spalla e lo fece accomodare.
I due cugini si tolsero le giacche e iniziarono a ispezionare un po’ la casa. Logan per cercare Megan e Ethan per vedere chi stesse di decente che si sarebbe potuto portare a letto.
Il tempo di girarsi –dopo esser stato richiamato da Logan- che la sua vista venne abbagliata da una bellezza capace di mozzare il fiato.
“Dio mio, ma è lei? Charlotte Menson? Quella che vedo sempre con converse e leggins?” si chiese più a se stesso. Logan gli posò una mano su una spalla.
“Penso che qui ci sia lo zampino della mia ragazza. La conciata proprio bene, è irriconoscibile!” Eh, già… pensò.
Non poteva crederci. Era certo di vedere quello che stava vedendo, ma non ci voleva credere. La solita ragazza che, quattro giorni su sette, indossava una tuta. Capelli legati e con un filo di trucco -quasi niente-, quel giorno era fasciata di un vestito a tubino nero che lasciava scoperta tutta la schiena e, di conseguenza, il via libera all’immaginazione di ogni maschio. Le lunghe gambe scoperte accavallate in maniera davvero sensuale. I vertiginosi tacchi di un rosso scuro. Trucco nero che risaltava quegli occhi così intensi e chiari. E i lunghi capelli ricci lasciati sciolti le ricadevano sulle spalle fino ad arrivare al seno. E’ fottutamente bella!
La contemplò ancora qualche minuto, poi si decise ad avvicinarsi dato che il cugino non l’aveva nemmeno aspettato.
Arrivato li davanti salutò tutti con un cenno del capo. Su Charlotte si soffermò più a lungo, come se si fosse incantato, di nuovo.
Lei si era accorta della reazione di Ethan e, divertita di vederlo in questo stato di trance, si avvicinò a lui.
“Ethan, ti cola un po’ di bava qui. A lato della bocca…”gli indicò il punto in questione sghignazzando.













SPAZIO AUTRICE:
Allora ragazze lo so che vi avevo detto che in questo capitolo ci sarebbe sta una sorpresa, ma -avendo fatto male i calcoli- non ci sarà. Ma ci sarà nel prossimo, promesso!
Ora parliamo della storia. Devo dire che i cugini Loose sono davvero degli scimmioni montati. Un che definisce il loro 'gene' perfetto e altrò che si fa gli occhilini da solo... ma si può? xD
La nostra Charlie, non ce la fa più con un soggetto del genere, vorrebbe piacchiarlo. Ma lo sappiano tutti che in realtà piacchiarlo è l'ultima cosa che vorrebbe, no?
Tralasciando ciò spero vi piaccia l'undicesimo capitolo. Mi scuso per la.... ho perso il conto... xD Vabbè, mi scuso per gli errori grammaticali, ma è tardi e non ho la forza di rileggere tutto quanto. ora voi direte 'Ma correggilo domani, allora!' e, lo so... però voglio pubblicarlo adesso, quindi, scusatemi! :)
Fatemi sapere i vostri pareri con delle piccolissime recensioni.
Wooooow, oggi mi sono trattenuta più de solito, finirà che mi addormenterò schiaccando la tastzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz...zzzzzzzzz...z.z..zzzzz *schiantatasullatastiera*
Ahahahahaha, no dai, sono sveglia! xD
Ora la smetto di sfracassarvi i coglioni!
Un bacio, Marianna! <3 <3 <3

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Capitolo 13
*** CAPITOLO 12. ***


XII.
 
La serata iniziò nei migliori dei modi. Charlotte fu estremamente soddisfatta della reazione che aveva avuto Ethan. Lo stesso ragazzo che faceva battute alla mo’ di ‘Non sei alla mia altezza’, quella sera si ritrovava a sbavarle dietro.
Dopo lo sfottò che lei aveva fatto a lui, iniziò un giro di prese per in giro rivolte al nostro povero Ethan. Se lo meritava!
Comunque sia, non era venuta a quella festa per lui. Perciò, si addentrò in mezzo alla pista ed iniziò a ballare. Magari qualche volta si ritrovava da sola, ma fa niente! Troppi problemi affollavano la sua mente in quel periodo. Aveva bisogno di spegnere il cervello.
 
Per Ethan, invece, la serata iniziò malissimo. Venne sfottuto per circa venti minuti. Prese per il culo riferite alla sua faccia erano a no stop. Se ne voleva andare da lì, o avrebbe sparato a tutti quanti. Andò, quindi, a ballare. Charlotte vuole la guerra.. e guerra sia! Pensò. Ma poi la vide in mezzo a tutti quei ragazzi che ancheggiava come una vera professionista facendo risvegliare tutti gli ormoni presenti in un maschio e non solo quelli! Era davvero bella ed era difficile ammetterlo per lui. Ma quella sera si sarebbe dovuto divertire. Il suo inconscio la smise di contemplarla contro la sua volontà e cercò qualche nuova preda. Ecco una rossa. Vestitino inguinale, scollatura osè, Trampoli invece che tacchi. Perfetta. Qualche battutina, un sorrisetto, un paio di complimenti e la prima camera da letto di quella casa sarebbe stata occupata da loro due.
Nel frattempo charlotte muoveva il bacino a tempo di musica. In questo momento si trovava Megan che, si era staccata da Logan –finalmente!-, Torturandola dall’inizio della serata sul fatto che ci dovesse provare con Ethan.
“Megan, smettila! Non ci proverò mai con Ethan. Non esiste, né in cielo, né in terra!” si avvicinò al suo orecchio per farsi sentire.
“Nessuno ha detto che ci devi fare la storia seria. Una.. –com’è che si dice?- una botta e via!” ritentò, provando a convincerla.
“Lo sai come la penso su queste cose!” Ribadì charlotte la sua filosofia di vita
“Oh mio dio! Sembri una donna ultracinquantenne che ne ha passate talmente tante da avere motivi validi per stare così alla larga dai maschi! Charlotte, hai diciotto anni. Divertiti!” gesticolò con le mani “Ed Ethan è molto carino sta sera!”
“Mi posso divertire anche senza andare nel letto di qualche maschietto tutto eccitato, Megan. Vado a bere!” Concluse il discorso dirigendosi al bancone.
La serata era iniziata bene, benissimo. Ma come al solito qualcuno la doveva rovinare –in questo caso, quella rompiscatole di Megan-. Cercò di non pensarci bevendo tutto d’un sorso il bicchierino di Vodka che il ragazzo dietro al tavolo le aveva gentilmente messo davanti. Sentiva quel liquido così forte scenderle lungo la gola. Sentiva un calore fortissimo. Come se… come se ci fosse Ethan al suo fianco. No, charlotte. Non ci siamo, non puoi aver pensato quello che hai pensato. Ora scolati qualcos’altro, così evitiamo questi –brutti- pensieri” si ripeté nella testa milioni di volte mentre l’alcool scendeva a fiumi dentro il suo corpo.Ormai era ubriaca e questo lo sapeva. Ed aveva paura delle sue azioni. In quasi diciotto anni di vita, Charlotte si era ubriacata poche volte. Poche, ma buone! E tutte le volte diventava l’opposto di quello che era. I modi di dire, di fare. Tutto.
Nel frattempo un ragazzo si avvicinò a lei. All’iniziò, un po’ stordita da tutti quei bicchierini e la musica che le trapanava il timpano, non riuscì a capire chi fosse. Ma, non appena aprì bocca, le fu chiaro la persona che aveva davanti. Quella voce era inconfondibile, per lei.
“Ehi piccola Charlie, abbiamo alzato un po’ il gomito. Non credi?” le spostò un ciocca dietro l’orecchio. Tale gesto la fece rabbrividire.
“No, non credo. Ora vattene!” Disse biascicando.
“Dai, perché mi allontani? Vieni fuori con me.” la prese per un braccio, ma lei si liberò.
Dopodiché, un ragazzo si rivolse ad Ethan.
“Ehi amico, ti dispiace se te la rubo?” stava per ribattere preso da un’improvvisa rabbia, ma Charlotte lo anticipò.
“No, non gli dispiace.” Gli sorrise.  Era un bel ragazzo. Capelli neri e ricci. Occhi verdi. Alto, spalle larghe.
Quest’ultimo sorrise beffardo ad Ethan e fece per andarsene assieme a Charlotte che ormai non era cosciente delle sue azioni. Se no, non avrebbe mai accettato di andare a ballare con quel ragazzo di cui nemmeno il nome sapeva. Non gli avrebbe permesso di accingerle la vita con le mani. Non gli avrebbe permesso di baciarla con così tanta foga. E, infine, non gli avrebbe permesso che le sue luride mani scendessero fino ad arrivare al suo bel fondoschiena. Ma in quel momento, poco le importava. Era ubriaca e senza pensieri. E avrebbe fatto di tutto pur di non stare con quello scimmione montato.
Quel bacio diventò sempre più intenso. Il ragazzo la condusse in una delle camere che, quella enorme casa, metteva a disposizioni in casi come questi. Charlotte stava davvero male. Si lasciava guidare senza capire cosa stesse realmente succedendo. Il ragazzo la distese sul letto per poi, in seguito, posarsi sopra di lei. Baciandola energicamente e palpandola energicamente. Il ragazzo sta per abbassare la zip del vestito ma qualcuno entrò nella stanza interrompendoli. Qualcuno di molto familiare e molto arrabbiato.
Ethan prese il ragazzo e lo scaraventò fuori. Charlotte intanto gli urlava di andarsene e lasciarla in pace.
“Ethan, ma che cazzo fai?” gli urlò contro, ancora in stato d’ebbrezza.
“Tu non puoi andare a letto con quello!” disse lui.
“E perché mai? Chi sei, mio padre?” fece per andarsene, ma lui la trattenne per un braccio “Che vuoi?”
“Dai, Charlie… non fare così. Lo so che ti piaccio” insistette lui, cercando di cambiare argomento.
“Ancora?” chiese retoricamente “tu, non mi piaci. Non mi piacerai mai. Potrei baciarti e non sentire niente di niente, Ethan. Lo vuoi capire si o no?”
“Provamelo!” esordì lui.
“Provarti cosa?” chiese confusa.
Già era ubriaca, poi ci si metteva anche lui non facendosi capire.
“Baciami, e provami che non senti niente.”
In un altro momento, avrebbe detto di no. In un momento da sobria gli avrebbe riso in faccia, o mandato a quel paese, ma non in quel momento. Si disse che così gli avrebbe dimostrato che non gli interessava e si sarebbe levato davanti lasciandola divertire. Che ci voleva tanto? Un semplice bacio. Charlotte, è il tuo cervello che parla. Sei sicura? Ecco la parte razionale di lei che si fa sentire. No! Non gli avrebbe dato ascolto. Bastava sporgere un po’ le labbra ed il gioco era fatto.
Lui, in attesa, gli lanciò uno sguardo di sfida. Allora, lei, gli prese la faccia tra le mani portandolo violentemente all’altezza del suo viso stampandogli un bacio. Furono pochi attimi. Ma per entrambi sembrò come se il tempo si fosse fermato. Le loro labbra combaciavano perfettamente. Tante emozioni tutte insieme. Ogni cellula del loro corpo venne scossa dai mille brividi provocati da quell’insignificante contatto. Charlotte, sta durando troppo. Staccati o gli darai ragione. E così fece. Si staccò, ma non velocemente. Si stacco lentamente come se lo stesse facendo a forza. Il viso era ancora troppo vicino. Si guardavano incapaci di spiccicare parola. Charlotte cercò di prendere in mano la situazione, ma le parole le morivano in bocca. Passarono così qualche minuto a contemplarsi a vicenda. E poi… e Poi SBAM! Si fiondarono l’uno sull’altra. Come due calamite. Lui la prese in braccio mentre lei intrecciava le mani tra i sui capelli. Ethan ispezionava ogni centimetro del su corpo. Gli accarezzava la schiena facendo gemere di piacere Charlotte. Gli esplorava i suoi perfetti muscoli posando la sua mano fredda sotto la maglietta di lui. un contatto che ad Ethan piaceva molto. Il suo corpo era compreso tra la parete fredda del muro e il corpo caldo del ragazzo. La teneva per le cosce con forza. Come a far capire che era sua e di nessun’altro. Le baciava il collo lasciando una scia di baci stupenda. Poi ritornava alla bocca facendo incontrare le loro lingue che facevano una danza tutta loro. Il respiro si faceva più corto. Ciò che stava succedendo piaceva ad entrambi ed era difficile fermarsi, ma Charlotte –di punto in bianco- lo fece. Lasciando Ethan alquanto perplesso. Charlotte, ma che diavolo hai fatto?! Si chiedeva da sola. Il mal di testa dovuto alla Vodka le stava facendo scoppiare il cervello ed aveva baciato in modo poco casto il suo peggiore incubo. Cosa poteva fare in quel momento? Niente, ormai il danno era stato fatto. Ethan era ancora in attesa di una spiegazione che non venne data. Ma, in compenso, ricevette un bello schiaffo da parte di lei. Tale gesto fece rimanere una bella cinquina su quel bel volto che si ritrova. Un volto a dir poco scioccato, tra l’altro! Charlotte glielo diede perché le sembrava la cosa più ovvia da fare in quel momento. Dopo scese le scale di corsa raggiungendo il giardino. Ethan la seguiva. Non gli sembrava giusto quello che aveva fatto. Non l’aveva mica costretta. Così prima che fosse troppo lontana la strattonò fino a farla rigirare
“E questo cosa mi significherebbe?” si indicò la guancia.
“La mia mano sulla tua guancia, come vedi” rispose altezzosa.
“Si, ho visto e anche sentito.” Disse infuriato “Perché mi avresti dato uno schiaffo?”
E perché gli aveva dato uno schiaffo? Una domanda assai complessa a cui non sapeva che risposta dare. Insomma avrebbe ma potuto dire: ‘Ti ho dato uno schiaffo perché mi è piaciuto il bacio. Mi sono piaciute le tue carezze sul mio corpo. I brividi che mi facevi venire ogni volta che le tue labbra si posavano sul mio collo mi facevano impazzire. E, se non fossi così orgogliosa, avrei continuato.’?
“Perché mi hai baciato e non dovevi!” Ethan spalancò gli occhi per lo shock.
“Starai scherzando spero..” iniziò lui cercando di calmarsi “Non iniziato io, ma abbiamo iniziato insieme. E poi, non mi sembra ti sia dispiaciuto così tanto..” Sorrise maliziosamente
“Ethan io non sono in me. sono ubriaca ho digerito litri di vodka.” Disse cercando di non cadere a causa dell’alcool e di quel tacchi maledetti.
“Quando si è ubriachi si dice, al 90 % dei casi, la verità.”
“Ethan pensala come vuoi. E’ stato un bacio come gli altri. Niente di più, niente di meno.”
“Non solo mi stai incolpando ingiustamente di averti baciato ora dici anche che bacio male?”aggrottò le sopracciglia ancora più sconvolto.
“Non sto dicendo questo…” è stato un bacio bellissimo. Fidati se ti dico che sei bravissimo a baciare “… solo che mi aspettavo di più, tutto qui.”
E per la seconda volta, durante la sera, tornarono a fissarsi come due pesci lessi.
Charlotte si stava imponendo di distogliere lo sguardo o sarebbe finita come prima. Ma non ci riuscì. Era troppo difficile non guardare quegli occhi così scuri e profondi che erano stati capaci di sconvolgere la sua vita in poco più di una settima. Maledetto scimmione montato!. Ethan invece era sempre più confuso. Insomma nessuno gli aveva mai detto una cosa del genere. Perché quello schiaffo? Si chiese mille volte in mente. Insomma non sembrava affatto forzata a fare quello che aveva fatto. Sembrava perfino che le piacesse. Perciò gli rimaneva un punto interrogativo sul perché si fosse staccata. E ora lui la guardava e lei ricambiava il suo sguardo. Quegli occhi color ghiaccio lo facevano impazzire ma erano ipnotizzanti. Era impossibile rimanere indifferente a uno sguardo del genere.
Un voce distolse entrambi dai loro pensieri.
“Ragazzi, vi abbiamo cercato dappertutto. Dove eravate finiti?” Fu Megan a parlare.
Ethan stava per parlare, ma Charlotte lo fermò precedendolo.
“Ehm io ero a ballare. Sono uscita ora a prendere un po’ d’aria.” Lo guardava –Ethan- di sottecchi.
“Si…” tossì lui cercando di far arrivare alla ragazza qualche frecciatina “Io ero al bancone a bere qualcosa, ma poi sono uscito. Ci siamo incontrati ora”
“Ok, come volete” Disse Logan accanto alla sua bella morosa “Ora torniamo a casa è tardi.
Tutti quanti annuirono. Charlotte e Ethan si diedero un’ultima occhiata e seguirono il cugino di quest’ultimo verso le macchine. Si salutarono tutti e andarono nelle proprio macchine: Charlotte con Megan e Logan con Ethan.













SPAZIO AUTRICE:
Allora ragazze, che ne pensate? Q
Questo capitolo mi piace particolarmente perchè si baciano.
Solo che sono in po' insicura su una cosa. Secondo voi ho fatto bene a farli baciare o è ancora troppo presto?
Ditemi il vostro pensiero.
Ora concludo ringraziando ci mi ha rensito ed i nuovi che mi hanno messo tra preferite\ricordate\seguite! Graze!
Un bacio, Marianna! <3

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Capitolo 14
*** CAPITOLO 13. ***


XIII.
 
Il tragitto di ritorno le era sembrato così lungo. Per non contare quel silenzio imbarazzante che aveva circondato l’atmosfera. Megan è così logorroica, giusto in quel momento doveva aver perso la voglia di far circolare aria alla sua bocca!, pensò mentre con estrema delicatezza aprì la porta di casa. Cercò di fare il più silenzio possibile, dato che ormai si era fatta una certa ora e i suoi genitori dovrebbero essere a letto a dormire. Dovrebbero…
Dopo essersi tolta quelle armi da tortura meglio conosciuti come tacchi –Megan gliel’avrebbe pagata per averla costretta a sottoporsi a quel doloro lancinante per tutta la serata!-, salì le scale che portavano dritte alla sua stanza sulle mezze punte. Appena entrata nella sua spaziosa camera la prima cosa che fece fu quella di buttarsi a peso morto sul letto. Smise di respirare per qualche secondo per  far uscire un lungo e profondo sospiro dopo, denso di significati. La testa le girava ancora per via dell’alcool, ma stava molto meglio rispetto a prima. In quel momento si lodò da sola per aver avuto il buon senso di mangiare qualcosa prima di andare alla festa. Se in quel momento fosse stata a stomaco vuoto, la sbronza sarebbe peggiore. Il problema è che nonostante il mal di testa, nonostante il suo cervello non connettesse bene in quel momento e nonostante fossero le 3 del mattino… ricordava ogni minimo particolare di quel bacio. Con lui. Con il suo incubo. Ethan.
Il suo tocco sulla pelle di Charlotte –che la faceva rabbrividire solo il pensiero-. Il suo respiro sul collo mentre glielo baciava con foga. Il sapore delle sue labbra. Fumo mischiato a menta, una cosa a dir poco sublime come l’aveva definito lei. Per non parlare di quando la prese in braccio facendo combaciare i loro corpi alla perfezione. Nel ricordare quella scena si portò una mano al cuore stringendo il tessuto leggero del suo vestito. Adesso, invece, un sospiro… di rassegnazione però. Lui era Ethan Loose. Era il tipico belloccio che fa cadere tutte ai sui piedi. E baciandolo, lei gli aveva solamente dato la conferma di quanto lo trovasse sensualmente sexy. Ma non era così! Lei doveva stare alla larga da lui e viceversa. Si ringraziò mentalmente per aver avuto l’idea di avergli dato uno schiaffo. Lui doveva credere che lei non provasse niente per lui, nemmeno attrazione fisica. Lei era Charlotte Menson. Lei era la bella e desiderata della scuola. Ma, ovviamente, a lei nessuno andava bene. Non si sa il motivo preciso, ma lei ha una concezione diversa, rispetto a quella dei suoi coetanei, dell’amore. Secondo lei, l’amore eterno, non esiste. Secondo lei il matrimonio era una rovina per qualsiasi coppia. Dopo il rapporto adolescenziale pieno di amore, di nuove emozione e cose varie, diventava una rapporto d’abitudine. Non per questo, però, significava che ogni ragazza doveva aprire le gambe al primo che incontrava. Infatti Charlotte era molto contraddittoria. Non credeva nell’amore, ma nemmeno in quelle famose botte e via. Non sapeva nemmeno lei in cosa credeva. Certo, aveva avuto anche lei le sue storielle. Ma forse erano state più un passatempo. Insomma non aveva mai trovato un ragazzo capace di farle cambiare idea sull’amore. Ecco perché doveva allontanarsi da quel ragazzo. Gli faceva un brutto effetto dopo solo quasi due settimane. Lei aveva paura di lui e del’effetto che avrebbe potuto avere su di lei. Solo Dio sapeva quanto le dava fastidio quando lui la osservava con quegli occhi color cioccolato fondente. Quanto le dava fastidio che fosse l’unico a reggere il suo sguardo glaciale. Quanto le dava fastidio il fatto che avesse una voce così bela, calda. Quanto le dava fastidio il fatto che quel bacio le fosse tremendamente piaciuto. Quanto le dava fastidio il fatto che avrebbe voluto volentieri continuare invece di dargli un schiaffo. Accidenti a te e al giorno in cui ti sei trasferito in questa città! Tirò un pugno contro il cuscino. Era meglio smetterla di pensare ad Ethan, o avrebbe finto per fare un altro incubo che ritraeva come protagonista lui. Si spogliò velocemente dei sui vestiti per poi coprirsi con una semplice vestaglia. Si diresse in bagno per lavarsi i denti. Poi, successe qualcosa di inaspettato, o forse… tanto inaspettato non era.
“Mamma?” Lucy si girò lentamente come se avesse paura di qualcosa “Che diavolo stavi facendo?”
“Charlie, tesoro..”
“Non mi chiamare in quel modo, lo sai che lo odio…” la interruppe la figlia.
“Ok, tesoro.” Continuò lei per poi ritornare in camera.
“Dove vai? Non hai risposto alla mia domanda.” Alzò il sopracciglio destro.
La madre esitò prima di rispondere. Apriva e chiudeva la bocca. Stava cercando di prendere tempo? Ciò, Charlotte, non la sapeva. L’unica cosa che sapeva era che il nervoso stava iniziando a salirle.
“Io… i-io… stavo andando in bagno!” esclamò alla fine come se l’illuminazione le fosse arrivata dal cielo.
“Ah si?” cominciò sua figlia “E che ci fai con quella?” disse indicando la borsa che aveva in mano “E con quello?” indicò il giubbotto che teneva nell’altra mano.
“Ehm… si, cioè no… questi li stavo portando giù..” Si stava arrampicando sugli specchi e si vedeva.
Charlotte non sapeva cosa fare. Continuavano a guardarsi negli occhi, ma la madre qualche volta distoglieva lo sguardo come se avesse paura che potesse scoprire qualcosa solo con lo sguardo. Charlotte non sapeva se continuare con quella specie di interrogatorio nel tentativo di scoprire la verità perché era palesemente evidente che stesse mentendo. Oppure, far finta di niente. Aveva molta paura della verità. Non era pronta, non ora almeno. Però, era già la seconda volta che beccava la madre in tale situazione. Per la disperazione, la paura.. forse la stanchezza, decise di far finta di niente. Di sperare che forse erano solo conclusioni affrettate, sperare che la madre stesse veramente portando al piano di sotto quelle cose. Sperare che magari stesse organizzando una sorpresa al marito. Tutto, sperava tutto. Le andava bene qualsiasi cosa, ma non quello che veramente pensava Charlotte.
“Si, come vuoi…” disse infine “Ora vado a dormire, dovresti farlo anche tu. Buonanotte.” Disse acidamente.
La madre non rispose, ma senti chiaramente un sospiro di sollievo provenire da Lucy.
La sua vita stava andando perfettamente. Ma in sole due settimane era cambiato tutto. Troppi problemi per una ragazza che doveva ancora compiere diciotto anni.
Si distese nel letto col pensiero di sua madre che le tartassava la mente. Grazie a l’ora tarda, però, riuscì subito ad addormentarsi.
 
Il mattino seguente venne svegliata dalle dolci carezze del padre. Dal suo profumo buono che aveva anche da appena svegliato. E da i suoi mille baci.
“Svegliati dormigliona!” Robert continuò a tartassarla di baci.
“Ok, papà ho capito!” cercò di divincolarsi “Non mi trattare come una bimba, ho quasi diciotto anni, io.” Fece la finta offesa.
“Lo so amore, lo so. Ma tu rimarrai sempre la piccola bambina!” le diede un ultimo bacio.
“Ti voglio bene, pà!” lei sorrise al padre che ricambiò amorevolmente.
“Ora svegliati, è l’una! Devi mangiare!” Charlotte strabuzzò gli occhi.
“Che ora sono?!” si alzò dal letto.
“L’una, ora di pranzo. Ieri hai fatto tardi eh, signorina! Spero non avrai bevuto.”
Ecco che la sua mente venne assalita da quella scena orribile di lei e di Ethan. rimase incantata a ripercorrere ogni singolo momento. Il padre le sventolò una mano davanti agli occhi in qualche suo segno di vita.
“Nono! Tranquillo, solo una birra!” sorrise cercando di risultare credibile.
“Si, certo solo una birra” mimò le virgolette con le dita “Tu sei uguale a tua madre. Voi due e l’alcool andate a braccetto!” scherzò il padre ignaro del fatto che solo al pronunciare la parola ‘madre’ gli venne in mente l’accaduto di quella notte.
Se il buon giorno si vede dal mattino, iniziamo male! Pensò charlotte ridendo istericamente. Il padre le disse un’ultima di scendere che dovevano magiare. Fece come disse, ma prima si andò a fare una veloce doccia giusto per pensar all’acqua sulla sua pelle invece che ai problemi che da due settimane a quella parte le occupavano la mente.
Dopo aver concluso il tutto: doccia, cambio e capelli scese al piano inferiore. Con sua grande sorpresa trovò la madre. Strano che sia qua e non a qualche riunione!
“Che c’è, oggi niente lavoro?” esordì Charlotte appena entrata nella sala da pranzo.
La madre, che stava posando il primo piatto in tavola, si girò quasi intimorita.
“Eh già..” seppe solo dire.
“Dai tesoro, non fare così..” disse il padre cercando di recare un po’ di tregua tra le due donne che più amava al mondo.
“Scusami se sono sorpresa che, dopo un mese, sia presente ad un pranzo.” Rispose acida “E’ sempre troppo impegnata, vero mamma?”
Le due si guardarono. Uno sguardo di fuoco. Pieno di rabbia, tristezza e delusione.
“E’ colpa del mio lavoro..” disse Lucy
“Si, lavoro..” concluse la figlia. Voleva evitare di prolungare questa discussione. Non voleva rovinarsi anche la Domenica.













SPAZIO AUTRICE:
Allora ragazze ecco il tredicesimo capitolo! Che ve ne pare?!
Come vedete, Charolette si rigira nelle coperte pensando a Ethan.
Poi, ci si mette di mezzo la madre e sue fuge misteriose.
Fatemi sapere con una piccola recensione il vostro parere, per favore!
Un bacio, Marianna! <3

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Capitolo 15
*** CAPITOLO 14. ***


XIV.
 
Lunedì. Un altro giorno da sprecare in quelle quattro mura.
La sveglia era suonata da più di dieci minuti, ma Charlotte non aveva la minima voglia di lasciare quelle coperte che, durante la notte, aveva imprigionato il suo calore. Ma ecco che quel suono così fastidio all’udito ricominciò a suonare.
“Perché non è come nei film che…” aprì la sua bocca in un enorme sbadiglio “…che, appena ti colpisco, ti rompi e stai zitta?” concluse con la voce ancora impastata dal sonno.
In quel momento, come se la sveglia non bastasse, entrò suo padre pronto a rifilarle la solita ramanzina. A quel punto, Charlotte, si vide costretta ad alzarsi e dirigersi in bagno. Si fermò davanti allo specchio. Aveva delle profonde occhiaie, alcuni residui del trucco. Aveva una pessima cera. La notte precedente aveva dormito male, molto male. Non aveva fatto altro che pensare ad Ethan. E ciò gli aveva reso impossibile fare sogni tranquilli. Sogni dove la sua faccia da scimmione montato non ci sarebbe dovuta stare.
Si strofinò la faccia con l’acqua fredda. Dopodiché tornò in camera scegliendo cosa mettersi se vado in pigiama, sembrerò un idiota?. Il clima stava iniziando a scendere quindi, un maglione largo a righe bianche e grigie, jeans chiari e converse.
Si lavò i denti e mise un po’ di correttore –giusto per rendere la sua faccia un po’ più guardabile all’occhi umano-. Il capelli li legò in una coda abbastanza disordinata. Si infilò la sua amata giacchettina di pelle e via per una altra noiosa giornata scolastica.
“Papà, posso prendere la macchina o ti serve?” disse Charlotte appena arrivata in cucina.
“No, puoi prenderla.” Rispose alle prese con il suo caffè “Ma non fai colazione?”
“No, non ho fame.” Si passò una mano fra i capelli cercando di riordinarli.
“Ok, come vuoi tesoro. Le chiavi stanno in salotto sul comodino affianco alla tv.”
“Grazie pà! Ci vediamo dopo” detto ciò prese le chiavi, schioccò un bacio sulla guancia a Robert e si diresse in macchina.
 
Era arrivata cinque minuti prima, come sempre. Parcheggiò la sua macchina per poi addentrarsi nel vuoto cortile della scuola. Prese il suo pacchetto di Marlboro e, come ogni mattina, si accese una sigaretta. La nicotina, sua grande amica da ormai quattro anni. E pensare che la prima volta che iniziò fu davvero per una sciocchezza. Se lo ricordava ancora benissimo. Si era fidanzata, il suo primo fidanzato. Quest’ultimo la lascio dopo un mese dicendo che non provava più niente. Era triste e molto. Così, una sera, propose alla sua amica di comprarsi le sigarette e fumare. Ovviamente, Mery –sua vecchia amica del mare-, rifiutò. Le sembrava una cosa sciocca e senza senso. Ma dopo varie lamentele di Charlotte, cedette. Ecco come iniziò, a causa di un malessere dovuto a un ragazzo. Per questo era convinta che l’amore era solo uno spreco di tempo.
Venne riscossa dai suoi pensieri non appena si sentì chiamare. Era Megan. Stava per ricambiare il suo saluto, ma l’amica la fermò con un gesto della mano.
“Dimmi immediatamente cosa c’è” le urlò quasi. Charlotte inarcò le sopracciglia. “Non fare la finta tonta. Non ti sento da sabato se non per messaggio –che massaggiata poi, mi rispondevi a monosillabi!-, è successo qualcosa, ma non so cosa. Ti conosco da quando avevi il pannolino. Quando c’è qualcosa che non va, io me ne accoro. Lo sento nell’aria. Perciò, niente giri di parole. Parla o ti farò parlare con le maniere cattive.” La minacciò.
Quella ragazza conosceva Charlotte come conosceva ogni singolo nome di ogni singola marca. Ciò voleva dire che era praticamente impossibile nasconderle qualcosa. Ma come poteva dirle aver baciato Ethan dopo aver dimostrato tutto l’odio che provava per quel ragazzo? Non c’erano modi per dire una cosa del genere è una vera umiliazione!
“Megan, non è successo niente… perché pensi questo? Sono tranquillissima.” La voce di charlotte si alzò di qualche tacca.
“La tua voce sta diventando acuta, ciò vuol dire che stai mentendo!” le puntò il dito contro.
“Ma non è vero!” si fece più indietro con la schiena.
“Altro segno del fatto che stai nascondendo qualcosa: Ti sei fatta più indietro con la schiena!” Oh, ma che diamine! Sono così prevedibile? Pensò.
“Megan, ti stai facendo troppo film!” le diede le spalle cercando di mettere fine a quel discorso.
“Ehi signorina,” urlò la sua amica “Guardami quando ti parlo! Vuoi le maniere cattive? Adesso posso chiamare Logan e dirgli di venire qui. Insieme a lui verrebbe anche Ethan.” Charlotte, si fermò di colpo come paralizzata.
Se Ethan venisse le darebbe la morte, potrebbe dire qualcosa… Nonono!
“Allora?” chiese ancora Megan. Charlotte, non cedere! E solo una finta non lo farà davvero! “Ok, lo sto chiamando e sta squillan..”
“NO! Chiudi!” si girò di colpo. Ma quando si accorse che era solo una colossale presa per il culo si diete della deficiente.
“Quindi, questo qualcosa che nascondi, riguarda Ethan. Interessante” fece combaciare i polpastrelli delle mani. “Dai, spara!”
A quel punto, continuare a mentire non sarebbe servito a nulla. Maledetto il giorno in cui mia madre conobbe la tua!
“Inizio dicendo che sei una grandissima stronzolona!” la fulminò con lo sguardo. “Allora, sabato alla festa è successa una cosa. In mia difesa dico che non ero nel pieno delle mie facoltà mental..”
“Charlotte, avevo detto niente giri di parole! Muoviti!” la interrupe.
“Io e Ethan ci siamo baciati, ok?!” lo disse come se avesse appena confessato un delitto. Sulla faccia di Megan, dopo aver fatto arrivare il massaggio al cervello, si notò un’espressione alquanto sbalordita. Dopodiché, dal nulla, scoppiò in una fragorosa risata. “Cosa c’è da ridere?” Megan continuò senza fermarsi.
“Scusami è che..” cercò di riprendere fiato “… è che lo sapevo che vi piacevate!”
“No, Megan! Ero ubriaca, lui non mi piace!” La sua amica rideva e rideva. Non riusciva a fermasi e ciò fece innervosire Charlotte lo sapevo che mi avrebbe umiliata!
A lei Ethan non piaceva! Ok, era un bel ragazzo. Ok, aveva un ottimo profumo. Ok, aveva un sorriso maledettamente bello e ok, aveva uno sguardo a dir poco sexy. Ma ciò non toglie che lui è Ethan Loose. Geneticamente programmato per stare lontano da Charlotte Menson. E su questo non si discute!
“Chi è che non ti piace, Charlie?” quest’ultima si girò nella speranza di aver scambiato la sua voce con quella di qualcun altro. Quando lo vide sbiancò.
Eccolo in tutta la sua bellezza che la guarda con fare malizioso che attende una risposta.
“Ehm..” si grattò la nuca. “..non mi piace…” Megan se la rideva sotto i baffi nel frattempo. “… il cioccoloto! Lo odio, fa ingrassare! Bleah!” gesticolò con le mani.














SPAZIO AUTRICE:
Ragazze ecco il quartirdicesimo capitolo! DA DA DA DAAAAAAAAA!
Che ne pensate? Non è niente di che, lo so, ma aspettate il prossimo! ;)
A chi piace Megan? Io personalmente La stimo. Anche se sfracassa un po' troppo i coglioni alla nostra povera Charlotte!
E Ethan, vi piace? Io lo amo! ahahahhaa xD
Ragazze mie, concludo dicendo grazie a tutte quelle fantastiche persone che mi hanno messo tra le ricordate\seguite\prefrite e tutte qulle che hanno recensito! :)
Ditemi il vostro parere con una piccola recensione, mi raccomando.
Vorrei arrivare almeno a cinque recensioni per aggiornare.. se proprio non ci riesco aggiornerò lo stesso, ma almeno ci provo.
Ora vado, un bacione! Ciao!!!!!!!!!!!!! <3
Marianna! <3

P.S. Vorrei pubblicizzare un mio amico. Questo ragazzo, secondo me, scrive davvero bene. Qualche volta lo invidio anche! xD
La sua storia si chiama 'L'alba sulla scogliera' vi lascio un anticipazione dell ottavo capitolo
:
"
Iniziai a cercarli ovunque, al bar, nei bagni (facendo anche una figuraccia in quello delle ragazze), fuori, dappertutto! Ma non c’erano, erano come spariti nel buio di quella notte, mi sentii uno stupido ad aver accettato due braccia intorno al collo quando mi sarebbero servite due mani intorno al cuore che lo scaldassero, le sue, ma ora non avevo nulla di tutto ciò, e io avevo freddo…"
vi prego, passate. Mi fareste un grande favore! vi lascio il linkhttp://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1598378&i=1
Ora vi lascio per davero! Un abbraccio belle mie! <3

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Capitolo 16
*** CAPITOLO 15. ***


XV.
 
Che bella figura che hai fatto, ma brava! Continuava a ripetersi nella mente come il ritornello di una canzone. Dopo le ultime parole dette a Ethan, trovò una banale scusa per andarsene il prima possibile. Si diresse nell’aula di Chimica. Non c’era nessuno, meglio!, si posizionò all’ultimo posto nell’angolino per poi appoggiare la testa sul suo banco. Mandò al quel paese almeno cento volte quel diavolo travestito da normale ragazzo. Tra tutti i momenti possibili in una giornata, proprio in quel momento doveva arrivare? Ma vai a cagar…
“Charlotte, perché sei scappata così?” Megan si sedette di fianco a lei. La sua amica nel frattempo ritornò dritta per fulminarla con lo sguardo. “Oh, maddai! Non se ne sarà nemmeno accorto. Tanto non ha scoperto che ti piac..”
“Non ti azzardare a finire la frase” le mise una mano sulla bocca. Tolse la mano dopo essersi accertata che Megan avesse capito il concetto e alzò l’indice. “Lui, non mi piace. E mai” Alza il tono all’ultima parola. “mi piacerà, capito?” Megan annuì.
Charlotte si girò verso la cattedra, stavano entrando tutti i compagni di classe, professore compreso. Tra le due amiche nacque un silenzio assoluto. Ma a romperlo fu Charlotte stessa.
“E non mi guardare così!” Stava iniziando a dare di matto.
Megan lo sapeva che quella era tutta una copertura. Era un muro di cemento armato al quale, con gli anni, ci aveva preso l’abitudine. Era fatta così la sua amica. Non ammetteva facilmente –quasi mai!- i suoi sentimenti. Ma lei la conosceva e se pensava di poterle nascondere qualcosa si sbagliava. Ma Megan ci avrebbe potuto mettere la mano sul fuoco che, forse, Charlotte, non l’aveva ammesso nemmeno a se stessa. Qualche volta si chiedeva a cosa sia dovuto quel carattere così duro e, a volte, troppo menefreghista. Insomma aveva una famiglia ok, voti discreti a scuola… eppure, lei viveva un mondo fatto tutto suo. Un mondo dove non c’era posto per l’amore.
“Vado un attimo fuori..” Charlotte si alzò con uno scatto dalla sedia, chiese a professore il permesso di uscire che accennò un si col capo e si diresse nel bagno.
 
Si chiuse con violenza la parta alle spalle per poi accasciarsi a terra con fare disperato. Perché quel ragazzo doveva complicare la vita? Prima del suo arrivo, tutto era più semplice. La scuola, la famiglia, gli amici. Poi arriva lui, con quel sorrisetto malizioso e quegli occhi color cioccolato fondente e ti sconvolgente un’intera esistenza.
Non fa altro che pensare a lui. Vede una macchina e gli viene in mente. Vede un albero e gli viene. Anche quando vede un gatto pensa ad Ethan! impossibile! E poi, quel bacio che di casto aveva ben poco le tartassava la mente. Charlotte, smettila! Alzati da questo cesso e non ci pensare più! Si impose da sola. Ma quando aprì la porta del Water in cui si era fermata a pensare vide un ragazzo che con nonchalance si stava lavando le mani. Charlotte strabuzzo gli occhi.
“Ehi, che ci fai nel bagno delle femmine?” Il ragazzo, con l’aria un po’ confusa, si girà verso di lei, mostrando due occhi verde mare. Charlotte si incantò spalancando la bocca. Era davvero carino. Era alto e con una folta chioma riccia che gli incorniciava il dolce viso. Labbra scure, leggermente carnose.
“Veramente, è quello dei maschi..” indicò con la mano l’omino disegnato sulla porta. In quel momento si accorse che quell’omino non portava la gonna. E stiamo a due con le figure più imbarazzanti esultò nella sua testa. Il ragazzo che notò le sue guance rosse, sorrise forse intenerito dalla sua faccia. Fece uscire bellissime fossette. Oh mio dio, ma questo è proprio carino! “ vabbè, dai.. se mi dici il tuo nome non lo dico al preside.” Continuò poi scherzando.
“I-io..io…” balbettò dopo aver visto questa bellezza da mozzare il fiato.
“Tu?” Inarcò un sopracciglio invitandola a continuare. “Forse è meglio che usciamo, non vorrei che entri qualcun altro e possa vederti.” La prese per un braccio e la scortò fuori.
Charlotte decise che era il momento di darsi un contegno. Si schiarì la voce e poi si aggiusto la maglietta.
“Io sono Charlotte, piacere” sorrise. Non sa perché ma quel ragazzo le ispirava gentilezza.
“Il mio nome è Max, il piacere è tutto mio!” Arrossì violentemente un’altra volta.













SPAZIO AUTRICE:
Allora ragazze ci ho messo un po', ma ce l'ho fatta! *sospirapassandosiunamanosullafronte* xD
Cosa ne pensate di questo capitolo? E, soprattuto, vi piace Max?
Dieci punti a chi indovina a chi è ispirato Max! :)

In questo capitolo, come avete potuto vedere voi stesse, non succede niente di particolare.
L'unica cosa nuova, è Max (E' la terza volta che dico il suo nome, ma lo adoro! xD)
Lui sarà importante per la storia.

La scorsa volta avevo chiesto cinque recensioni, ma vedo che nessuno mi abbia pensato D:
Ragazze, questa volta, sono seria. Vorrei almeno cinque recensione. Se non ci arrivo non publico.
Voglio vedere quanto tenete a questa storia. Se vi piace, se non vi piace che vi fa vomitare. Se volete che cambi qualcosa. Accetto ogn tipo di recensione.

Ora tolgo il disturbo, un bacio!
Marianna! <3

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Capitolo 17
*** CAPITOLO 16. ***


XVI.
 
La conversazione svolta con quel dolce ragazzo dalle irresistibili fossette fu davvero piacevole per Charlotte. Avevano parlato molto a lungo. Talmente tanto che venne rimproverata dal professore “Signorina Menson, è da più di venti minuti che è fuori! Le sembra il momento adatto di chiacchierare?” furono le parole esatte. Detto ciò, Charlotte, dovette –sfortunatamente!- salutare Max e dirigersi in classe. Si ricorda ogni singola parola di quello di cui avevano parlato. Lui le aveva raccontato che si era trasferito da poco, che prima abitava in un piccolo paesino vicino Chicago, infatti non si era ancora abituato ad una città così movimentata. Frequentava l’ultimo anno, come lei, ma era stato bocciato in secondo, quindi era un anno più grande. Molte delle questioni che avevano affrontato erano, in parole povere, delle vere stronzate. Ma lui… aveva una voce così bella, melodica. Era impossibile non ascoltarlo. In testa aveva solamente tanti piccoli Max che gironzolavano nella sua mente. Si era incantata con gli occhi sognanti e la bocca aperta. Era talmente assorta nei sui pensieri che non si accorse della mano sventolata davanti alla faccia.
“Lo so che sono bello, ma almeno non darlo a vedere. Stai sbavando.” Charlotte si controllò i lati della bocca per poi incenerire Ethan con gli occhi.
“Primo, non sto sbavando. E secondo, se sbavo, stai sicuro, che non è per te!” Gli menò una spallata.
“Charlie,” le prese il polso. “smettila di fingere che non ti piacc..”
“Ehi Charlotte!” Ethan venne interrotto da questo ragazzo poco più alto di lui. Si innervosì molto insomma Ma chi cavolo è questo?, pensò.
“Max, ciao!” i suoi occhi assistettero ad una delle scene più fastidiose della sua vita. Lei si avvicinò a quel tale per darle un cordiale bacio sulla guancia. Non dovrebbe dargli fastidio, ma… -Io le ho provate quelle labbra e solo dio sa cosa darei anche solo per un minimo contatto…- quando lei salutava Ethan, se lo salutava, di certo non era così sorridente, affettuosa. Era un mostro travestito da ragazza con gli occhi rosso fuoco e due lunghe zanne pronte ad ucciderlo.
“Ethan, lui è Max.” Disse una soddisfatta Charlotte. Max allungò la mano abbozzando un sorriso, ma la riabbassò subito quando si accorse che quel ragazzo appena conosciuto non aveva nessuna intenzione di ricambiare il suo gesto.
“Ethan.” disse con fare acido.
“Max,” Si intromise tra gli sguardi omicidi di Ethan e quelli confusi di Max. “Da quale parte abiti? Magari ce ne andiamo insieme… se… non è un problema, ovvio.”
“Macchè figurati.” Le sorrise. “Io vado da quella parte.” Alzò il braccio indicandola. Charlotte esultò mentalmente perché si, andavano dalla stessa parte. Ethan, invece, più che esultare, bestemmiava in tutte le lingue possibili a questo mondo. Anche lui faceva quella strada, ma Charlotte non gli aveva mai chiesto di percorrere insieme il tragitto.
“Bene, perfetto. Anche io vado di là.” Si girò verso Ethan con un sorriso furbesco. “Ciao, ci si vede, ma speriamo non succeda presto.” In tutta risposta, quest’ultimo alzò solo un sopracciglio dandole le spalle. Charlotte era più che estasiata da tale visione, ma anche un po’ perplessa. A cosa era dovuto quel comportamento così rigido alla vista di Max. quel ragazzo la stupiva sempre di più.
 
“A proposito,” cominciò la ragazza. “come ti stai trovando in questa scuola?”
“Si può dire bene. Fin’ora sei la terza amica che mi faccio..” si grattò la nuca per poi scompigliare i suoi splenditi ricci.
“Ah davvero?! Ne sono onorata, allora!” gli fece uno dei suoi migliori sorrisi.
“Però, posso farti una domanda?” tentennò Max portando il discorso su un altro punto.
“Certo, dimmi.”
“Perché ti chiamano Medusa?” Aggrottò le sopracciglia.
“E’ arrivata anche a te questa maledetta voce? E poi come fai a saperlo?” rispose alquanto meravigliata.
“Ehm,” si schiarì la voce. “il mio amico mi ha visto parlare con te e mi ha chiesto come diavolo ho osato rivolgere la parola a Medusa..”
“Certe volte, le voci che corrono, mi stupiscono. Addirittura osare.. mamma mia, sono così spaventosa?” Scoppiò una risata ad entrambi i giovani. “Ti spiego velocemente: Ho la carnagione chiara e questa folta chioma riccia e nera.” Si toccò i capelli. “Per completare il tutto, ho questo colore degli occhi molto spaventoso..”
“Perché, io lo trovo particolare!” La interruppe, anzi, corresse.
“Bhè grazie, ma non tutti sono della tua stessa opinione” Charlotte arrossì violentemente. “Come stavo dicendo, ho questo colore degli occhi molto particolare,” Lo imitò. “E tutti dicono che sono capace di pietrificare una persona solo con lo sguardo. Credo sia dovuto anche ai lineamenti del mio viso. Sono marcati e quindi la mia faccia è tutto tranne che tenera. Perciò, al primo impatto posso sembrare una stronza malefica che pietrifica le persone. Non ricordo nemmeno da chi è partito sto fatto, ma ormai sono cinque anni. Ci ho preso l’abitudine..” Sbuffò non appena concluso il discorso.
“Ad esser sincero, a me, non hai dato questa impressione così mostruosa, anzi!” Abbassò lo sguardo.
“Oh grazie! Giuro che mi rendi felicissima, sei la prima persona, cavolo, che me lo dice!” Si mise una ciocca di capelli dietro l’orecchio. “Bhè, io sono arrivata. Grazie della compagnia.” Gli sorrise per poi regalargli due baci sulla guancia.
“Figurati.” Ricambio i suo sorriso.
Era tristissima del fatto di dover lasciare un sorriso così bello, ma non poteva di certo accompagnarlo fino a sotto casa. Stava per aprire la porta quando si sentì chiamare.
“Charlotte, che ne dici se ci scambiassimo i numeri? Se non ti fidi, ti lascio il mio e mi invii tu un messaggio quando ti va.” Era imbarazzato e si vedeva.
Ma lui non sapeva che in realtà, quella proposta, era proprio quello che sperava di sentirsi chiedere quindi ci mise meno di cinque minuti a farsi lasciare il numero, entrare in casa, salutare suo padre –ovviamente sua madre non c’era… che novità!-, dirigersi in camera e iniziare a ballare come un’indemoniata urlando a squarciagola. Eh no, quel ragazzo non le interessava proprio per niente.













SPAZIO AUTRICE:
Per vostra sfortuna, mie care ragazze, sono tornata.
Da quant'è che non pubblicavo? Mi sembra passata un'eterità!
Oggi mi è venutà l'ispirazione anche se trovo questo capitolo a dir poco schifoso, ma lascio a voi il giudizio.
Ma niente sarà schifoso quanto i miei colloqui! Eh si, oggi mia madre è andata ai colloqui. Sono andati una merda!
Come lo so? Credo di averlo capito dal messaggio minaccioso che mi ha inviato mia madre.
Va bene, la finisco di annoiarvi come i miei cazzi.
Passiamo al capitolo:
Cosa ne pensate? Vi fa schifo? Vi piace?
Vi piace Max? Io lo adoro!
Ed Ethan, secondo voi perchè si è comportato così?
Bhè, fatemi sapere cosa ne pensate con una piccola recensione!
Un'ultima cosina: Per chi, delle mie lettrici, è fan dei One Direcion (Non voglio nessun insulto da parte di nessuno. Si, mi piacciono i One Direction.) volevo comunicarmi che ho apena cominciato una FF su di loro. Se volete passare, mi fareste un enorme favore.
Un bacio, Marianna.

P.S. Volevo ringraziare quelle dolci donzelle che mi hanno ascoltato e hanno recensito il capitolo scorso. Non sono arrivata a cinque, ma quattro recensioni mi bastano e come!
Ancora un bacio, Ciao! <3

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Capitolo 18
*** CAPITOLO 17. ***


XVII.
 
Il resto della giornata volò in soffio e lo stato d’animo di Charlotte era alle stelle.
Passò il pomeriggio in casa. Ovviamente Megan non tardò nella sua solita chiamata giornaliera. Charlotte decise di raccontarle tutto l’accaduto. La sua amica, dopo la “news”, iniziò ad urlare peggio di un’indemoniata. Charlotte dovette staccare il cellulare dall’orecchio o avrebbe potuto perdere l’udito.
Dopo la telefonata da parte di Megan, Charlotte e Robert, si misero in salone a vedere un film.
Robert era un uomo sveglio, e conosceva la figlia meglio di chiunque altro. La osservò durante tutto il film. Osservò il suo sorriso più luminoso del solito, i suoi occhi così allegri. Notò ogni minimo particolare, quindi… non ci mise tanto a chiederle:
“Ma quest’aria così felice a cosa è dovuta?” La figlia si irrigidì di colpo.
“Veramente sono… normale…” cercò di portare lo sguardo altrove. “Forse… perché ho preso una A in storia.”
“Non mi prendi in giro signorina, quello non è un sorriso da ‘ho perso una A in storia’, Sputa il rospo!” Robert prese il telecomando e spense la tv.
“Papà, non ho niente!” Rimasero in silenzio per circa dieci secondi.
Charlotte non riusciva più a reggere lo sguardo di suo padre.
“Ok ok! Ho conosciuto un ragazzo, contento?!” Scoppiò di botto. “Ma niente di particolare, solo una nuova amicizia.”
“Ah, lo sapevo!”
“Cos’hai risolto scoprendo tutto ciò?” Piegò le braccia sotto il petto con fare stizzito.
“Sono tuo padre. Sapere tutto ciò che riguarda la tua vita è un mio compito.” Le accarezzò i capelli.
“Si, è magari ti conti pure quante volte vado al bagno durante la giornata. Ma la privacy?! Dov’è finita?!”
“Ma quale privacy,” la imitò. “Devo sapere tutto di te per prevenire il rischio che tu ti trova in pericolo, piccola mia!”
“Si ok, ma non esagerare con questo controllo, fra un po’ compio diciotto anni. Non sono un bambina.” Si alzò da divano.
“Tu sei la mia bimba, e su ciò non si discute.” Il padre si alzo di fronte a lei “Ora vai a nanna, bambina mia. E’ tardi.” Le baciò la fronte.
“Sissignore!” Udì una leggera risatina da parte del padre. “Notte papà!” e Si diresse in camera sua.
Ha avuto un’ottima giornata, almeno quasi. E non le capitava da tempo. Si addormentò col sorriso, e neanche questo le capitava da tempo.










SPAZIO AUTRICE:

Macciaooooooooo belle ragazze, come state?
Da quanto tempo. Quanti mesi saranno passati? Più di sei molto probabilmente!
Bhè, sono tornata. Vi sono mancata? Secondo me... NO... ammettetelo :(
Ahahahahahha, scherzo.
Allora questo capitolo io lo definisco "Capitolo di passaggio" O, più comunemente conosciuto, come "Capitolo di merda". A voi la scelta.
L'ho scritto per farvi capire che sono viva, e che ringrazio ogni singola persona che continua a seguirmi nonostante la mia assenza.
Non vi prometto che pubblicherò ogni settimana, ma ci sarò.
Quest'anno è molto duro per me.
Sapete, sono stata bocciata. E mi sto facendo un culo grande quanto una casa per far si che ciò non avvenga di nuovo.
Quindi, capitemi se non pubblicherò spesso. Ma la promessa che vi faccio è che tornerò più carica di prima.
Bhè, io ho finito.
Un bacio belle mie!
Marianna. <3

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