Again and Again ~ Pentimento di JunJun (/viewuser.php?uid=230)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** // ***
Capitolo 2: *** pentimento. 01. Il risveglio ***
Capitolo 3: *** pentimento. 02. porta ***
Capitolo 1 *** // ***
La morte.
Kira l’aveva mai vista così vicina a lui.
Eppure, fino a quel momento, era stata la sua
più grande alleata: lui l’aveva
dispensata, come un Dio, l'aveva usata per i suoi scopi. Ci aveva giocato, come un bambino
che, inconsapevole del pericolo, gioca con un coltello affilato. Non l'aveva mai temuta. Ma
alla fine, quando credeva di averla finalmente domata, di averla piegata a lui, lei si era ribellata. Lo aveva morso;
ed il sapore del suo sangue gli era piaciuto.
Ne voleva ancora.
Light correva, fuggiva via da lei, ma lei lo braccava. Gli era alle spalle. Ed
allora lui correva più veloce, ma era ferito. Correva, ma non sapeva dove,
correva ma sapeva che prima o poi si sarebbe dovuto fermare, e lei lo avrebbe
raggiunto.
Era un incubo.
Un incubo iniziato sei anni prima, quando aveva raccolto quel quaderno da terra.
Quando, annoiato, aveva raccolto quel sudicio quaderno da terra. Quando,
annoiato, aveva deciso di utilizzarlo per creare un mondo migliore.
Un mondo di cui lui sarebbe stato il Dio.
Ma, mentre correva, Kira capì che il suo sogno si era spezzato.
Esattamente come Near aveva spezzato lui.
Lui, il Dio del nuovo mondo, era stato spezzato da un ragazzino.
Lui, il Dio del nuovo mondo, era stato ferito, e perdeva sangue, e provava
dolore.
Lui, il Dio del nuovo mondo, stava per morire.
Si, stava per morire: la sua ferita bruciava e sanguinava, il braccio si era probabilmente rotto.
Il dolore lancinante gli ostruiva la mente, che si perdeva in pensieri
irrazionali ma lucidissimi. Si rendeva conto solo ora, Kira, che era un
fragile umano. Che non era un Dio, perchè un Dio non prova dolore.
Che non era un Dio, perché un Dio non ha teme la morte.
Che non era un Dio, perché un Dio non può morire.
Perché un Dio, si rese conto Kira, era ciò che lui non era.
Continuava a correre, ma era stanco e voleva fermarsi. Raggiunse una porta di un
hangar abbandonato, stremato. Il sole tramontava alle sue spalle, era sempre più
buio. C’erano delle scale, alte, chissà dove portavano.
Fece qualche passo, ma era stanco, troppo stanco. Si stese su quelle scale,
incapace di ascenderle.
"Sto per morire," si disse.
Aveva paura.
Tanta paura.
Forse, sarebbe riuscito a salvarsi. Forse, la morte non l’avrebbe raggiunto.
Forse, era davvero un Dio. Forse…
Il suo cuore smise di battere.
Light Yagami sbarrò gli occhi: "E' arrivata..." pensò. "E' arrivata...".
Non voleva andarsene.
Non voleva.
Sentì il suo corpo perdere consistenza. Il dolore lo paralizzava, ma lui non
emise un gemito. Restò lì, incredulo, a vivere lo spettacolo della sua morte.
Il dolore si protrasse per un tempo incredibilmente breve, diventando così forte
da scomparire. Aveva già perso la sensibilità? Non poteva più muoversi, in
alcun modo, così i suoi occhi rossi rimasero fermi a guardare fisso un punto
davanti a lui, un punto luminoso che si estendeva davanti a lui, una figura
luminosa comparsa davanti a lui.
Quella figura stava lì ferma e non si muoveva, non parlava.
"L..." pensò Light, "…sei venuto a prendermi?"
Non sentiva più il suo corpo. Non poteva respirare. La figura davanti a lui lo
guardava. Forse non era L. Forse era un’allucinazione. Perché L sarebbe dovuto
tornare per lui? Lui l’aveva ucciso.
Già, lui l'aveva ucciso.
"Mi dispiace".
Avrebbe pianto, se solo avesse potuto.
Mentre i suoi occhi si chiudevano, Light si pentì di essersi pentito. Poi ci
ripensò, e poi si pentì nuovamente. Ripensò a tutta la sua vita. Mai gli era
parsa più bella, era assurdo doverla abbandonare.
Era impossibile.
"L, va' via...” disse nel suo pensiero, sempre più flebile e vuoto. “Non voglio
andarmene... non voglio...io non ho fatto nulla di male, io non ho sbagliato
nulla... io...".
I suoi occhi si chiusero.
"…voglio avere un’altra possibilità..!" gridò a l buio.
*******
*******
Da questa breve introduzione fatta di pensieri disperati e scollegati non si
comprende molto lo spirito della storia, ma, gomen ne, era necessaria.
Ho scritto queste righe di getto dopo aver rivisto - causa montaggio di un AMV -
l'episodio 37.
A me non piace il finale della serie: il sipario cade in modo così dannatamente sconvolgente...
Qualcuno conosce Higurashi no naku koro ni? E’ uno dei miei anime preferiti. Questa fanfic vuole ispirarsi, in qualche modo, ad esso. E'
nata per questo; è strana, me ne rendo conto io e ve ne renderete presto conto anche voi. >=D L’ho iniziata di
colpo, e posso dirvi come, ma non quando
finirà… voglio davvero concludere le altre fanfic che ho in sospeso, e poi
ancora non so quanto sadica posso essere.
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Capitolo 2 *** pentimento. 01. Il risveglio ***
A repeating time
Edward91, Ayu, Freija, Bonza
corrotta, Shirahime, Kira7, Anansy, grazie per le stupende recensioni!!>***<;;
Purtroppo come dicevo non ho molto tempo per scrivere questa fic (ultimamente
neanche per scrivere le altre. ç_ç; ) però quando ho qualche momento libero
continuo a buttarne giù qualche rigo. Ho molte idee su come farla proseguire.
*-*; Se mi dite che vi piace, cercherò di dedicarmici più approfonditamente nei
prossimi giorni, I swear. >***<;;
Io mi chiedo davvero cosa sia passato per la testa a Light, nei suoi ultimi
momenti... ho immaginato il "mi pento-non mi pento-no, mi pento" perché
la sua espressione era così triste e confusa, rassegnata, che non riuscivo a
pensare ad altro. Però non so... con i suoi
comportamenti ed i suoi pensieri quel ragazzo, in 37 episodi, mi ha sorpreso nel bene o nel male
(soprattutto nel male) almeno 10.037 volte.
~ A repeating time...
I.
Pentimento - Il risveglio
Light soffocò un grido di orrore, svegliandosi
di soprassalto. La sua schiena scattò in avanti, le gambe e braccia si mossero
da sole,
e lui si sentì come se una forza incomprensibile e superiore gli avesse appena scaraventato
a forza l'anima nel corpo.
Respirò affannosamente, a pieni polmoni; i suoi ansiti terrorizzati
riecheggiarono nel vuoto totale che lo circondava. Si sentiva come se avesse corso per
milioni e milioni di chilometri, senza mai fermarsi. Respirava, respirava, ma l’aria sembrava non saziarlo
mai.
Il battito impazzito del suo cuore gli rimbombava nel cervello. Era solo. Era
solo e aveva
paura. Era quella la morte?
Gocce di sudore gli imperlavano la fronte, ma non aveva né caldo né freddo.
Realizzò di non essere né all’inferno né in paradiso: chi usava il Death Note,
non aveva accesso a nessuno di quei mondi.
Forse quello era un limbo?
Ma, aspetta…
┌…che cos’era un Death Note...?
┘
Light emise un gemito di dolore. La testa gli
faceva male, da morire. Era come se qualcuno gliela stesse spaccando, ed il
flusso dei pensieri che scorrevano nella sua mente era così caotico ed impetuoso
da sopraffare persino la sua coscienza. La sua percezione del mondo esterno era
debole e confusa. Istintivamente mosse una mano per
portarsela alla fronte, ma nel compiere quel gesto gli parve di udire un
tintinnio.
Rabbrividì.
Da dove veniva?
C’era qualcuno lì?
Strinse istintivamente le mani, che si richiusero su
qualcosa di soffice e leggero.
Il palmo aperto, Light esplorò freneticamente la superficie morbida e liscia su cui
era seduto e ben presto scoprì che, accanto a lui, c’era un corpo umano.
Lo sfiorò, lo scorse, sbarrò gli occhi, ritrasse la mano inorridito.
Nonostante quella figura immobile fosse semicelata dal buio, Light sapeva
chi fosse.
Non c'era una spiegazione logica.
Lo sapeva e basta.
Gli occhi del ragazzo si fecero vitrei. Voleva fuggire da quel fantasma,
scappare da quel buio ma non poteva, sapeva che era inutile e che quella prova, che
aveva temuto per anni, andava affrontata. Non c'era scampo. Un movimento
improvviso, e udì di nuovo quel sinistro tintinnio.
Cercò di calmarsi. Per più volte, Light chiuse ed aprì velocemente gli occhi per abituarsi
alla tenebra e così facendo, quando il suo sguardo si poggiò di nuovo sulla
figura
a pochi centimetri da lui, ne distinse chiaramente i
contorni: erano quelli marcati, ma allo stesso tempo delicati, di un giovane
uomo. Giaceva supino, il corpo scolpito e candido come il marmo. Aveva gli occhi chiusi,
le labbra serrate, i
capelli neri che gli ricadevano scomposti sul volto da cui traspariva
un'espressione serena.
Eppure, era così triste.
Light tese la mano, tremante, e ne poggiò il dorso sul volto di quella
bellissima visione, con delicatezza, come se avesse paura che
potesse ridursi in polvere al suo minimo tocco. Si aspettava solo freddo ed
invece, con sua grande sorpresa,
realizzò che esso emanava un calore piacevole. Schiuse le labbra, incapace di
trattenere un altro brivido.
"L...." mormorò con voce impercettibile.
L'altro non si mosse.
"L...". Light trattenne il fiato.
"L..." Portò la mano sul braccio del ragazzo addormentato, stringendo la presa, mentre la sua paura
si trasformava velocemente in panico. "L...L, rispondimi!" Gli
afferrò entrambe le spalle, scuotendolo. "Svegliati,
maledizione! SVEGLIATI!"
[
Sapeva che era inutile.
Sapeva che quegli occhi non si sarebbero mai più riaperti.
Però... ]
Una lacrima rotolò giù per la sua guancia.
"L...".
"Light-kun...".
Light si congelò, lasciando di colpo la presa.
Aveva sognato?
O aveva sentito davvero quelle parole?
Iniziò a tremare in modo incontrollato, mentre quello che lui
credeva essere il cadavere di L soffocava uno sbadiglio, girandosi di lato.
"...che c'è?" chiese, rimboccandosi le coperte, che gli erano scivolate via
nel sonno. "... che ore sono? Erano giorni che non dormivo..."
Si portò il pollice alle labbra, come un
bambino, e senza aprire gli occhi continuò a farfugliare, mezzo
addormentato, "...e
comunque non chiamarmi L, Light-kun... io sono Ryuzaki... per ragioni di
sicurezza... se mi chiami L, Kira
capirà che sono L...". Sospirò. "No, Watari, voglio una fetta di
quella torta alle fragole...giuro, solo una...".
"R-Ryuzaki..."
Lui socchiuse i suoi profondi occhi neri, non ancora del tutto svegli, e li soffermò su
Light: "...eh?"
Il suo respiro, il suo sguardo...
Il suono della sua voce...
Light deglutì. "T-Tu...sei... qui?"
L sospirò pesantemente. Richiuse gli occhi, ma ormai aveva rinunciato a
riaddormentarsi. "Fino a qualche secondo fa ero in un altro mondo, decisamente più piacevole di
questo..."
Light gemette.
"...poi mi hai svegliato," concluse annoiato il ragazzo. Si puntellò con le braccia per mettersi seduto
sul letto, e nel far ciò la manetta che aveva al polso sinistro tintinnò. "...che c'è, devi andare in bagno...?"
Light si fece pallido, cadaverico come se stesse per svenire. Non capiva cosa
stava succedendo, non capiva come tutto ciò potesse essere possibile. Tutto
questo era dannatamente reale per essere un sogno.
L lo guardò, confuso. "Light-kun...?"
No, non era un sogno.
Light sentì un misto di emozioni scuotergli l'anima nel petto. Era troppo.
Troppo.
Senza pensarci, con uno scatto istintivo afferrò entrambe le spalle del ragazzo, spingendolo giù,
sotto di lui, e disperatamente unì le sue labbra alle sue, e le loro lingue si
incontrarono.
Light chiuse gli occhi, abbandonandosi a quel bacio che l'altro, dopo i primi
istanti di stupore, ricambiava. Il dolore, la confusione, i sensi di colpa, la
sua disperata frustrazione, tutto era svanito. Il mondo attorno a lui non
esisteva più. Ora c'era solo L, L, la cui morte l’aveva tormentato per anni,
quando era sveglio, quando dormiva, quando ormai credeva di aver vinto e quando
aveva realizzato che per lui era la fine. C'era solo quel ragazzo, che aveva odiato
con tutto il cuore, amato con tutta l'anima, che aveva respinto eppure
desiderato fino alla follia.
Mentre lo baciava con passione, quasi con violenza, affondò le unghie nelle sue spalle,
e lo sentì
soffocare un gemito sulle sue labbra. Il suo respiro era caldo e irregolare, e
il suo cuore gli batteva frenetico nel petto e nella sua testa, e quando lo
sentì Light capì.
Era vivo...
Erano vivi...
Si staccò da lui, lentamente, e scese sul suo collo.
L, gli occhi ancora sbarrati per la sorpresa, ne approfittò per riprendere fiato, ma quando
sentì la mano di Light scivolare sul suo corpo, gliela prese fra le sue e la
allontanò da lui.
"L-Light-kun," lo spinse via ma senza forza, costringendolo a rialzarsi, e lui stesso
si rimise seduto. "Che
diavolo ti prende?!" gli domandò, più stupito che altro.
Il castano lasciò cadere la testa in avanti, ed i capelli scesero a nascondergli lo
sguardo angosciato. Ansimava.
"S-Scusami, i-io..." rispose, dopo molti secondi. "Credo... d-di aver fatto un incubo...".
Le sopracciglia del detective si inarcarono impercettibilmente. "Incubo?" ripeté.
"Tu eri morto..." mormorò Light, a voce bassissima. "Mio padre era morto.
Io... ero diventato il nuovo L... e
continuavo ad uccidere.... ed uccidere... uccidere...UCCIDERE..."
L, improvvisamente serio, fece rialzare la testa al ragazzo di fronte a lui, che
aveva il respiro spezzato. Si aspettava di vederlo sconvolto, in lacrime, ma si
sbagliava di grosso: gli occhi di Light erano asciutti e brillavano di
consapevolezza, le sue labbra
si contorcevano in un ghigno folle. A scuotere il suo corpo non erano singhiozzi
disperati, bensì una risata soppressa a malapena, che a quel punto lasciò andare
in tutta la sua forza.
L era scioccato.
Era... uno scherzo?
"Light, che cosa-"
"Perdonami, Ryuzaki," esclamò Light fra le risate. "Scusa, ma non ce la
faccio più... E' troppo assurdo... avevi ragione tu... avevi ragione..."
"Maledizione, Light-"
"No, è che... vedi..." la risata di Light cessò di colpo. "Ryuzaki...Ryuzaki..."
Le parole che L stava per pronunciare gli morirono in gola quando Light, il
sorriso diabolico ancora stampato sul volto, si
avvicinò al suo orecchio e gli sussurrò sottovoce, in tono spaventoso:
"...sono io Kira".
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Capitolo 3 *** pentimento. 02. porta ***
~ A battle with fate ~
Ecco fatto! In queste lunghe
settimane ho impiegato tempo ed energie per poi probabilmente cannare in pieno
la prova intracorso di fisica tecnica... ma per rilassarmi e tirarmi un po' su
il morale, ho voluto scrivere questo nuovo capitolo. Vi lascio alla lettura, ma
prima vorrei ringraziarvi tutti per essere arrivati fin qui e per le belle
recensioni che ho trovato in questi giorni ^*^;
@lemnia: Sono felice di averti incuriosita! Anche io attendo con ansia il
seguito de "L'ultimo treno"... *___*;;
@Angelo_nero: Ti ringrazio per le tue parole!>***<;; In effetti io odio Kira, ma voglio
caratterizzare e
mettere in risalto il volto di Light, quello umano, anche se in una situazione
abbastanza particolare. In questa sede, il punto di vista è principalmente il
suo. *incrocia le dita, sperando di non finire per scrivere solo cavolate xD*.
@Rika_chan_fma: Gentilissima!^*^; Happy ending? Fine? Chissà, chissà!^___^;; No,
non mi prendo gioco di te, però ti confesso che anche io sogno un finale non
tragico per questi due ragazzi, e spero davvero, un giorno, di riuscire a fare
in modo che si realizzi.
@Shirahime88: Ah, alla fine qualcuno l'ha letta la scritta. xD Cercherò di
steganografare (che brutta parola.. °_°; ) in modo più difficile le prossime. xDD Nonostante la
reazione di L venga descritta dal punto di vista di un Light molto combattuto e
confuso, spero che questo capitolo sia stato di tuo gradimento!=*
@Kira7: Si, ben ritrovata, Raitina convinta!xD Nah, quel forum è
un covo di matti! (E noi due ne facciamo parte, bwahahaha!!+o+; ) Oddio, grazie
per la recensione, redatta a...quell'ora così...insolita!°____°;;; Mi ha fatto
tantissimo piacere!^^;
@DarkRose86: Chu!^*^ Nessuna mia ficcy supererà mai
le tue, e questo è un assioma indiscutibile. xD Sai quanto mi piace il tuo modo
di scrivere! Però sono lieta, tesora mia, di averti fatto apparire più simpatico
Light! Io non ho alcun segreto, scrivo solo ciò che penso, e spesso non lo
faccio per pubblicarlo: per questo molte volte ho paura di non essere
all'altezza dei favolosi ff-writer che *infestano* questa sezione. *___*;
@Margaron, Freija, Lawrence: Ecco, fatto, continuata!^*^;; Spero di non deludere
le vostre aspettative. >***<;; Grazie per tutto!!
~ A battle with fate ~
Pentimento. II. Porta.
Fu la luce che filtrava dalle tende a svegliare Light.
Il sole era sorto da appena poche ore, ma velocemente aveva scacciato ogni
residuo della notte, lasciando il posto ad un’alba tanto chiara quanto
fastidiosa. Irritato, il volto del ragazzo si contrasse, mentre le dita facevano
istintivamente presa sulle lenzuola.
Rassegnato, Light si costrinse infine ad aprire gli occhi.
La prima cosa che vide fu L: probabilmente sveglio da tempo, il giovane
detective stava accovacciato su una poltrona accanto al letto, carezzandosi
lentamente le labbra con le dita. Fissava la parete di fronte con occhi vuoti,
perso in chissà quali pensieri. Quando si accorse che lui era sveglio, si
voltò nella sua direzione.
"Buongiorno," disse semplicemente.
Ma quella voce profonda e tranquilla turbò profondamente Light che, immobile, fissò
il ragazzo davanti a lui come se fosse un fantasma.
Non vi era alcun torto in ciò: L era davvero un fantasma, la diafana parvenza di un passato che da
tempo Light aveva annegato nel sangue, nero, che insozzava la sua anima.
Light aveva dimenticato quel passato. Aveva dimenticato L. Ed ora che lui era di
nuovo al suo fianco, Light era confuso. Nelle sue memorie, non c’era più quella
voce che lo chiamava; non c’era più quel profumo dolciastro che aleggiava per le
stanze in cui lui abitava, né quegli occhi penetranti che parevano leggergli
nella mente: niente. Per sopravvivere, non aveva lasciato più
niente di lui.
[ Anche
se, in realtà, c'era una cosa che non aveva potuto dimenticare: l'amara
rassegnazione che aveva letto in quegli stessi occhi, prima che si chiudessero
per l'ultima volta.
Quell’immagine lo aveva perseguitato per troppe notti, perché potesse
cancellarla dalla sua memoria. ]
L si alzò in piedi, infilando le mani nelle tasche dei jeans logori. "Come ti
senti?" domandò, senza troppe cerimonie.
"Ryuzaki..." sibilò l'altro, incredulo. “Io… noi… siamo…”
”Morti,” sussurrava la voce dentro di lui. “Morti…”
”…morti…?” concluse infine, più stupito che spaventato all'idea.
L, tornato a fissare la parete, a quelle parole inarcò impercettibilmente le
sopracciglia. “Perché dovremmo?” chiese con calma, dopo alcuni secondi di
silenzio.
Il bel viso di Light si adombrò, quando l’altro gli poggiò una mano sulla
spalla.
”Light-kun, sei sicuro di sentirti bene?”
”Idiota,” sibilò lui, levandogliela con un gesto nervoso che non gli si addiceva
affatto. “Tu sei ancora vivo!”
Per evitare di perdere l’equilibrio, L fu costretto a fare un passo indietro.
”Già,” rispose però con tranquillità; mentre fissava nuovamente la sua
attenzione su Light, riportò il dito alle labbra, assumendo un’espressione che potrebbe
definirsi interessata.
L'altro lo ignorò. ”Com’è possibile?!” si stava chiedendo, il respiro
sempre più veloce. Tutto ciò era per lui assurdo, contro ogni logica: anche
ammettendo che lui, Light Yagami, potesse essere ancora vivo, L, L Lawliet,
era morto.
Morto e sepolto, da anni!
Come poteva, ora, essere di nuovo qui? Non aveva senso! E anche se fosse, L
aveva sempre sospettato che lui fosse Kira.
Quante volte glielo aveva detto in faccia! Perché mai dunque rivolgersi a lui, il feroce assassino a cui aveva dato la
caccia fino alla morte, con quel tono così disinvolto?
Quel dannato, dopotutto, era solo un ipocrita? O forse, si stava prendendo gioco
di lui?
”Giusto…” realizzò infine Light.
Forse… Forse quella era semplicemente la sua vendetta.
Ma se era così… che cosa voleva il fantasma di L da lui? Non si era già arreso, rivelandogli di essere Kira? Cos’altro voleva ancora, quel bastardo?
Torturarlo lentamente, fino a farlo impazzire?
Se era quello, ci stava riuscendo benissimo… Light sentiva la sua razionalità
abbandonarlo come sabbia che scivola via dalle dita. Pensieri,
ricordi ed idee contrastanti si affollavano nella sua mente, e lui non sapeva
quale scegliere, cosa fare.
Si portò una mano alla testa, che aveva iniziato di
colpo a dolergli.
[
Doveva trovare una via d’uscita…
Doveva… riprendere il controllo… ]
”Light-kun….”
Light si asciugò la fronte con una manica della maglietta. Era accaldato ma
continuava a sudare freddo, ed aveva la nausea.
Non ci capiva più niente… Tutta colpa di quei
ricordi. Di quei maledettissimi ricordi che gli annebbiavano la testa.
”Basta!”
Con un gesto nervoso, Light si tolse di dosso le coperte per rimettersi in
piedi, ma prima che potesse farlo, L lo afferrò per le
spalle, buttandolo di nuovo giù, sdraiato, sul letto.
Fu in quel preciso momento che Light si accorse che L non aveva più la manetta
al polso sinistro, così come lui non aveva più quella al polso destro. Al loro
posto, una profonda cicatrice rossastra li marcava entrambi. Il castano concentrò
sulla sua la propria attenzione: l’aveva
guardata spesso, dopo la morte di L. Quella cicatrice non faceva altro che
ricordargli il peccato che, da solo, gli faceva meritare il girone più profondo
dell’abisso infernale: assassinando a tradimento il suo avversario lui, Light Yagami, aveva ucciso il suo
migliore amico.
[ Già, strano a dirsi, vero?
Alla fine, aveva vinto la sfida; ma solo perché aveva barato.
Ne era consapevole; non ne aveva mai dubitato. L non si era neanche degnato di
nascondergli l'odio che provava nei suoi confronti. Lui, invece, si era
prostrato in terra come un verme, giurandogli amicizia e fedeltà. Ipocrita,
aveva strisciato fino ai suoi piedi con aria sofferente, ferita, e quando l'altro si era
chinato per tendergli la mano, si era rizzato e gliel'aveva strappata,
insieme alla vita,
scagliando il suo morso letale di serpente. ]
Era stato in quel momento che Light aveva compreso a fondo la semplice brutalità
del nomignolo che gli avevano affibbiato.
[ kira
killer
- assassino - ]
Da quel giorno, la lucidità della sua follia aveva preso il sopravvento sulla
sua coscienza ormai a brandelli. Con il passare degli anni, ricordava Light, il
sangue che gli macchiava la pelle era divenuto violaceo, quindi nero, ed infine,
lentamente, si era riassorbito, lasciandogli sul polso solo un sottile segno
bianco. Indelebile.
Ora, invece, la ferita era più viva che mai.
Dunque era così…
Allora… allora questa non era la punizione per i suoi peccati, allora erano
davvero entrambi vivi.
Allora, per quanto fosse incredibile, forse con la sua morte era tornato
indietro nel tempo.
Ma se era così, e ciò che era accaduto quella notte non era stato un sogno…
"Perché..." iniziò d’istinto ma L, sopra di lui, lo interruppe bruscamente,
premendogli una mano sulla bocca.
"Non parlare,” disse, cupo. “Light-kun, hai la febbre alta. Stanotte hai
iniziato a delirare, dicendo di essere Kira. Subito dopo, mi sei svenuto
addosso".
Light si liberò da quella presa fastidiosa. ”Delirare?!” ripeté. Strinse i
denti, mentre una serie di ipotesi si fece largo nella sua mente: ora aveva
capito perché L appariva così tranquillo, ed anche perché gli aveva tolto le
manette. "Ryuzaki, io... non stavo delirando," spiegò.
L fece schioccare la lingua, scuotendo la testa in segno di diniego. "Hai solo
bisogno di un po' di riposo. Resta qui per oggi," disse a testa bassa,
staccandosi da lui.
"Non stavo delirando," ripeté il giovane, con determinazione.
Ma L aveva già raggiunto la porta, e stretto la maniglia fra le mani. "E' colpa
mia, lo ammetto,” mormorò con aria assorta. “Ieri pomeriggio ti ho stressato,
con i miei discorsi sul fatto che tu potessi essere stato Kira, e che stessi
pianificando di uccidermi.
Light-kun, sappi che affermando davanti a tutti che alla prima occasione tu mi
avresti sicuramente ucciso, ti stavo mettendo alla prova: ero sicuro che, se eri
innocente, le mie parole ti avrebbero ferito profondamente. Così è stato. Ma non
pensavo che tu fossi così sensibile. Forse ho davvero esagerato," gli confessò,
di spalle.
Light, pur non sapendo a cosa si riferisse L, non poteva credere alle sue
orecchie. "Ma... Ryuzaki, mi stai prendendo in giro?” replicò. “Quello che dici
non ha senso, lo sai benissimo. Tu non hai mai pensato che io potessi essere
innocente: hai sempre sospettato che io fossi Kira, e pur di trovare le prove mi
hai costretto per mesi a restare ammanettato a te. Tu aspettavi solo un mio
passo falso per avere la certezza che io fossi quel mostro, ed ora... ed ora che
finalmente io mi sono arreso e te l’ho confessato, tu… tu non mi credi?!".
" ‘Confessato’…? " L si voltò appena, per lanciargli un’occhiata ironica. "Yagami-kun,
forse non hai capito. Tu mi hai già dimostrato di essere innocente. Ed ora, come
ben sai, abbiamo prove concrete che Kira sia Higuchi della Yotsuba. Attualmente,
puoi dire ciò che vuoi, ma non sperare che io creda che tu sia Kira, soprattutto
se me lo gridi a notte fonda, fuori di te, dopo esserti svegliato di colpo da un
incubo dovuto alla febbre,” disse e poi aggiunse pensieroso, toccandosi di nuovo
le labbra: “A proposito, spero che tu non me l’abbia passata”.
Light arrossì, ma solo a causa della rabbia crescente che tentava di reprimere.
"Ryuzaki, cosa diavolo speri di ottenere con questa recita?"
"Light-kun..." L fece scattare la serratura, "...riposa ora," disse, ed uscì
dalla stanza.
"…"
”Maledizione…”
Light crollò sul letto, tastandosi la fronte: era vero, bruciava
come l’inferno. Ma no, non era delirio: era tutto vero.
[ Lui era Kira, o
perlomeno lo era stato, e Ryuzaki lo sapeva, e stava recitando. ]
E, no, non aveva sognato: i suoi ricordi, seppur confusi, erano troppo vividi.
[
La morte di L, che lui stesso aveva programmato... Misa... Takada... la Yotsuba…
suo padre... Sayu… ed il sangue… fuoriuscito dalle ferite che gli aveva
procurato Matsuda, sparandogli, il volto deformato in
un’espressione di furia animalesca. Non avrebbe mai immaginato che il timido
Matsuda avesse potuto ridursi così: ma lui era sconvolto dal suo tradimento, dalla cruda verità che gli avevano
sbattuto davanti, l'avrebbe ucciso a mani nude, se solo avesse
potuto farlo. E quel ragazzino che somigliava ad L, quel...quel... come
si chiamava…? ]
No, no, non se lo era sognato, lo aveva visto davvero!
Quel ragazzino... lo aveva accusato di essere Kira. Lui era corso via,
supplicando aiuto, ma era ferito, e poi... poi...
...
...come... come mai ora non ricordava più?
****
****
L, seduto alla sua scrivania, sfogliava alcuni rapporti con aria assorta. Forse
non se ne era accorto, ma era ormai più di mezz’ora che leggeva e rileggeva
sempre lo stesso foglio, un profilo psicologico che lui stesso, la sera prima,
aveva tracciato per quel tale Kyosuke Higuchi.
In teoria, poiché ogni singola azione o pensiero di un individuo è influenzato
dalla personalità che si costruisce in base alle sue esperienze di vita,
analizzandola a fondo si può essere in grado di prevedere il comportamento medio
e le reazioni in situazioni critiche di tale individuo.
Per farla semplice, è la
classica storiella della persona timida che non potrà mai diventare leader di
un’azienda, o del figlio di papà che non si abbasserà mai ad accettare un lavoro
di scaricatore di porto; entrambi, però, se posti nelle giuste condizioni
fisiche e mentali, possono trasformarsi
in potenziali assassini.
Higuchi aveva una personalità fin troppo facile da analizzare: figlio
illegittimo di uno dei dirigenti della Yotsuba, aveva ottenuto il suo posto di lavoro solo grazie
a raccomandazioni o ricatti a suo padre; chiunque avrebbe capito che la sua mente era occupata
solo da
ossessione di rivincita e vendetta, narcisismo, prepotenza ed orgoglio
smisurato, atti a ricoprire la propria debolezza interiore, il terrore di non
essere all’altezza, di essere un figlio scartato perché inutile.
Persone del
genere tendono a crollare non appena un pezzo del fragile castello di carte su
cui hanno eretto il proprio piedistallo viene a mancare. Ed L, con il suo piano,
aveva intenzione proprio di colpire uno di quei punti. Higuchi avrebbe cercato
di restare in piedi, ma compresa l’inutilità della lotta avrebbe perso il
controllo, rivelando i suoi segreti, ed infine sarebbe caduto, sfinito,
accartocciandosi su sé stesso come una foglia secca.
Certo, persone come Higuchi erano facili da analizzare. Ma Light, Light…
…chi diavolo era Light Yagami?
L aveva provato più volte a studiarlo, quel diciannovenne così brillante ed
oscuro, ma lui era sempre riuscito a spiazzarlo. Era diverso da qualunque altro
essere umano avesse mai incontrato. Tracciare un suo profilo era a dir poco
impossibile: Yagami era ambiguo, inafferrabile, ossessionato; cinico e
disincantato, eppure viveva per i suoi sogni; impulsivo, passionale, eppure al
tempo stesso freddo e calcolatore.
L era convinto che neanche Freud sarebbe stato in grado di buttare giù qualcosa
di decente sulla personalità di Light. A volte, pensava che lo stesso
Light non fosse in grado di dominare gli istinti contrastanti che lottavano nel suo
petto. Ma sempre, alla fine, arrivava alla conclusione che la risposta alla
sua domanda fosse molto più vicina di quanto pensasse.
Il detective sollevò lo sguardo sullo schermo spento del computer davanti a lui,
scorgendo in esso non il proprio riflesso, ma quello del ragazzo dai capelli
castani, che lo fissava di rimando.
Si, forse era proprio quella la risposta.
[
E forse, era anche quello il motivo per cui stava esitando così tanto nel
prendere una decisione. ]
Tornò al suo rapporto. “Ti avevo detto di riposare,” disse ad alta voce.
Light, che fino a quel momento era rimasto in piedi sulla soglia della stanza,
fece qualche passo verso l’interno. Si era gettato addosso un jeans chiaro su
una maglietta nera un po’ attillata; ciò faceva risaltare il suo fisico
perfetto, ma di certo non migliorava l’espressione tirata che aveva sul volto, o
l’impressione di stanchezza fisica e mentale che traspariva dai suoi movimenti:
il ragazzo sembrava essere appena uscito da una lunga e cruenta battaglia interiore,
che probabilmente aveva fatto molte migliaia di morti.
"Ti devo parlare," replicò lui in tono fermo, arrivandogli alle spalle. "Riguardo
stanotte. Io-"
"E’ stato un incubo," ripeté L, con lo stesso identico suo tono, prendendo un altro foglio.
Light strinse i pugni. "E' vero," ammise. "Me ne sono reso conto anche
io".
L'altro sfogliò una pagina.
"Ma… nonostante tutto, Ryuzaki...".
"Dimmi".
Light dischiuse le labbra.
[ "Mi dispiace". ]
"Mi dispiace,” ammise.
[ " Perdonami, Ryuzaki.
Per tutto ". ]
Lentamente, L si girò verso di lui, ed i loro sguardi si incatenarono.
Si fissarono a lungo, senza parlare: non
c’erano parole che potessero descrivere ciò che provavano entrambi.
Dopo quella che sembrò loro un'eternità, L indicò i fascicoli impilati sulla sua
scrivania: ”Già che sei qui, mi daresti una mano con questi? Ho paura che tu sia
l’unico che possa farlo,” disse.
Light rimase fermo per qualche istante. ”Certo,” annuì infine. C’era sollievo
nella sua voce.
”Perfetto,” commentò allora L, abbozzando un sorrisino.
Sedendosi accanto a lui, anche Light incurvò le labbra in un sorriso.
[ Agonizzante nell'oceano della sua mente, naufrago in balia dei viscidi
ricordi e pensieri e rimorsi che lo annegavano, aveva annaspato per un tempo
infinito in cerca della terra, di un'isola, di un qualsiasi appiglio che potesse
salvarlo dalla fine. Quando ormai essa gli si era già attorcigliata alla gola,
stringendo inesorabile, mozzandogli il fiato, aveva visto una luce, aveva
trovato un punto su cui poggiare i piedi, aveva afferrato quella mano tesa.
Si, alla fine, aveva fatto la sua scelta. ]
Light aveva scelto di fidarsi di Ryuzaki.
Ed improvvisamente, una porta si era schiusa davanti a lui, e lui l'aveva
oltrepassata. Tutto era
diventato più chiaro: quel futuro lontano, che tanto lo aveva tormentato, aveva
cominciato a dissolversi: volti, nomi, azioni, pensieri, ogni cosa svaniva
rapidamente. Quello di quella notte, come diceva L, era stato davvero
solo un incubo, e fortunatamente lui lo aveva già quasi del tutto dimenticato.
Lui non era Kira.
Forse quel sogno era stato un avvertimento, forse L, il giorno prima, lo
aveva davvero ferito a livello inconscio [ anche se non ricordava bene cosa gli
avesse detto o cosa fosse successo il giorno prima…ma probabilmente era dovuto
solo alla febbre]. Ma se ciò era servito come test finale per provare la sua
innocenza, allora andava bene. Poteva perdonarlo, per questo suo ennesimo
giochetto. Ad ogni modo, ora non c’era più tempo per le esitazioni: dovevano
concentrarsi sul caso, per portarlo, finalmente, a conclusione.
Soprattutto dopo aver fatto quel sogno, Light non avrebbe mai lasciato che Kira, quel
folle omicida, gli strappasse le persone a lui care.
Lo giurò, sulla sua vita.
Lo avrebbe catturato, senza alcuna esitazione, e lo avrebbe eliminato.
Con le sue stesse mani.
A qualunque costo.
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