Oltre al mondo che conoscevamo.

di Taiga_02
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Inconsciamente felice. ***
Capitolo 3: *** Sentimenti. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Non appena la ragazza aprì gli occhi, la prima cosa che sentì fu una sensazione di freddo premerle sulla schiena, provocandole un brivido fastidioso lungo tutto il corpo.
Era distesa senza vestiti su un lettino metallico al centro di una stanza bianca, lei era coperta da in lenzuolo bianco a fissare una luce bianca. Tutto era bianco.
Mentre lei era li, immobile, dei passi si avvicinavano, un vociare calmo e composto li accompagnava  e, poco dopo, entrarono due uomini ed una donna.
Il ragazzo dai capelli lunghi e verdi si avvicinò e, osservandola, disse -Ma guardatela, l'ottavo petalo del fiore, la nostra ottava sorellina...- 
La donna dal corpo sinuoso rise -Quella persona ha detto che dobbiamo darle un nome... Ma i sette vizi ci sono già tutti... Tu che ne dici?- si rivolse al ragazzo grassoccio e basso accanto a lei.
- Posso mangiarla?- Domandò mordicchiandosi l'indice sinistro, ma la donna gli diede uno schiaffo sul collo, rimproverandolo -No, sciocco. Lei non si mangia... E levati quel dito dalla bocca!-
-Comunque dobbiamo darle un nome...- Riprese il ragazzo snello appoggiandosi al letto metallico.
-Ma a che le serve un nome? È solo uno strumento in mano a quella persona per tenerli d'occhio!- 
Sbuffò la terza a braccia conserte.
La ragazza, ancora distesa, rifletteva: sapeva di essere solo un oggetto creato per gli scopi della persona che l'aveva creata.
Lei era stata tirata fuori dal portale dopo anni di agonia e tristezza ed era debitrice a quella persona per averla salvata da quei giorni di solitudine e avrebbe fatto di tutto per aiutarla.
Non ricordava chi le avesse dato quella vita imperfetta, senza una fine e senza uno scopo, ma sapeva che Quella Persona l'aveva presa sotto la sua ala protettrice e non le importava il motivo, lei sarebbe stata il suo mezzo per ottenere ciò che desiderava. 
I tre rimasero a discutere ancora per una buona mezz'ora, ma non conclusero nulla.
Durante la loro discussione, la ragazzina, che fino a quel momento non aveva aperto bocca, emise un flebile sospiro e, mettendosi a sedere coperta dal lenzuolo, iniziò a giocherellare distrattamente con un filo che penzolava da uno dei lembi del pezzo di stoffa.
Subito dopo alzò gli occhi verde smeraldo e, guardando i tre individui, si carezzò il tatuaggio presente dietro il suo orecchio destro dicendo con voce profonda -Laisha...- 
I tre si voltarono increduli e la donna chiese -Cosa?-
-Laisha...- li guardò inespressiva con gli occhi spenti -Il mio nome... È Laisha...-.
Durante la loro discussione, la ragazzina, che fino a quel momento non aveva aperto bocca, emise un flebile sospiro e, mettendosi a sedere coperta dal lenzuolo, iniziò a giocherellare distrattamente con un filo che penzolava da uno dei lembi del pezzo di stoffa.
Subito dopo alzò gli occhi verde smeraldo e, guardando i tre individui, si carezzò il tatuaggio presente dietro il suo orecchio destro dicendo con voce profonda -Laisha...- 
I tre si voltarono increduli e la donna chiese -Cosa?-
-Laisha...- li guardò inespressiva con gli occhi spenti -Il mio nome... È Laisha...-.
Dopo il crollo del "Laboratorio n^5" gli Homunculus decidono di controllare gli Elric più da vicino con l'ottavo uomo artificiale che Dante ha preso sotto la sua protezione apposta per quest'occasione. 
Quest'Homunculus cambierà radicalmente la vita dei fratelli. 
*Scusate, non sono brava con i riassunti >.<*

Non appena la ragazza aprì gli occhi, la prima cosa che sentì fu una sensazione di freddo premerle sulla schiena, provocandole un brivido fastidioso lungo tutto il corpo.Era distesa senza vestiti su un lettino metallico al centro di una stanza bianca, lei era coperta da in lenzuolo bianco a fissare una luce bianca. Tutto era bianco.

Mentre lei era li, immobile, dei passi si avvicinavano, un vociare calmo e composto li accompagnava  e, poco dopo, entrarono due uomini ed una donna.Il ragazzo dai capelli lunghi e verdi si avvicinò e, osservandola, disse -Ma guardatela, l'ottavo petalo del fiore, la nostra ottava sorellina...- La donna dal corpo sinuoso rise -Quella persona ha detto che dobbiamo darle un nome... Ma i sette vizi ci sono già tutti... Tu che ne dici?- si rivolse al ragazzo grassoccio e basso accanto a lei.- Posso mangiarla?- Domandò mordicchiandosi l'indice sinistro, ma la donna gli diede uno schiaffo sul collo, rimproverandolo -No, sciocco. Lei non si mangia... E levati quel dito dalla bocca!-. -Comunque dobbiamo darle un nome...- Riprese il ragazzo snello appoggiandosi al letto metallico.-Ma a che le serve un nome? È solo uno strumento in mano a quella persona per tenerli d'occhio!- Sbuffò la terza a braccia conserte.

La ragazza, ancora distesa, rifletteva: sapeva di essere solo un oggetto creato per gli scopi della persona che l'aveva creata.Lei era stata tirata fuori dal portale dopo anni di agonia e tristezza ed era debitrice a quella persona per averla salvata da quei giorni di solitudine e avrebbe fatto di tutto per aiutarla.Non ricordava chi le avesse dato quella vita imperfetta, senza una fine e senza uno scopo, ma sapeva che Quella Persona l'aveva presa sotto la sua ala protettrice e non le importava il motivo, lei sarebbe stata il suo mezzo per ottenere ciò che desiderava. 

I tre rimasero a discutere ancora per una buona mezz'ora, ma non conclusero nulla.Durante la loro discussione, la ragazzina, che fino a quel momento non aveva aperto bocca, emise un flebile sospiro e, mettendosi a sedere coperta dal lenzuolo, iniziò a giocherellare distrattamente con un filo che penzolava da uno dei lembi del pezzo di stoffa.Subito dopo alzò gli occhi verde smeraldo e, guardando i tre individui, si carezzò il tatuaggio presente dietro il suo orecchio destro dicendo con voce profonda -Laisha...- I tre si voltarono increduli e la donna chiese -Cosa?-. -Laisha...- li guardò inespressiva con gli occhi spenti -Il mio nome... È Laisha...-

 

Spazio Autrice!

Salve!!^^ Questa è la mia prima fanfic, spero vi piaccia! commentate e fatemi sapere cosa ne pensate! :)! Buona lettura!

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Capitolo 2
*** Inconsciamente felice. ***


 

-CENTRAL CITY-

I tranquilli corridoi di un'ospedale, nello stato di Amestris, furono deturpati da rumori metallici assordanti e da urla prolungate dall'eco presente nelle grandi sale d'aspetto.
Nella sala per l'accettazione decine di persone erano pacificamente sedute ad aspettare il loro turno per la visita di routine, ma dal corridoio per il reparto ricoveri sbucò un'armatura enorme dagli occhi rossi che premeva le imponenti mani sull'altrettanto ingombrante torace.
-Scusatemi, permesso!- Gridava quasi in lacrime con voce acuta mentre si faceva strada tra pazienti ed infermiere.
Pochi secondi dopo sbucò dallo stesso luogo un ragazzino dai lunghi capelli biondi raccolti in una coda di cavallo che strillava infuriato contro il fuggitivo -Al! Se ti prendo giuro che sei finito!-.
Ormai il biondo aveva il fiato corto e iniziò a rallentare stingendo la spalla sinistra contro il collo con un'espressione sofferente e provata.
Allora il fuggiasco si fermò, tornò indietro e parlò diretto al suo inseguitore -Fratellone, stai bene? Non dovresti sforzarti, non sei ancora gua...-ma non fece in tempo a finire la frase che il ragazzo gli saltò al collo gridando -Idiota di un Alphonse! Se non rimetti quel gatto dove l'hai trovato ti smonto!-.


I due continuarono a discutere ardentemente guadagnandosi l'attenzione della gente nella stanza, ma all'improvviso vennero sollevati da un omone calvo con dei folti baffi biondi ed un fisico da culturista che li rimproverò -Fratelli Elric, non dovreste infastidire i pazienti dell'ospedale, non è da gentiluomini!-.
I due, allibiti, si scusarono con l'uomo che fu raggiunto da un'altra persona.
-Signor Huges!- Esultò il biondino.
-Ed! Al! Ma che piacere rivedervi! Piaciuta la vacanzina al quinto laboratorio?- Rise Il Tenente-Colonnello Maes Huges, che era appena arrivato.
-Un vero splendore...- commentò ironicamente Alphonse.
-Maggiore Armstrong, mi spiace dover interrompere i suoi insegnamenti sulla vita e sull'universo per gli Elric, ma il Comandante Supremo li ha convocati nella loro stanza!- continuò Maes rivolgendosi al Maggiore Armstrong nella speranza che lasciasse andare i due fratelli, allora quest'ultimo li rimise a terra e si congedò, diretto al bar dell'ospedale.
I due tirarono un sospiro di sollievo e ringraziarono il loro soccorritore -Bella scusa quella della convocazione!- ridacchiò Edward dando all'uomo una pacca sulla spalla, che lo smentì subito -La convocazione è reale, ma comunque non c'è di che!-. 


Così dicendo i tre si avviarono verso la stanza di ricovero dei fratelli e, quando arrivarono, videro il Comandante Supremo Bradley in piedi sulla porta che li aspettava tranquillo.
I tre si unirono in un rigido saluto militare, ma Bradley li mise a riposo quasi immediatamente, volendo arrivare il prima possibile al nocciolo della questione.
-Ci cercava, Comandante?- chiese Ed mentre il fratello minore apriva la porta della stanza per far entrare tutti.
-Esatto Acciaio,- si sedette sulla sedia accanto al letto, dando le spalle alla porta -ho saputo quello che è accaduto al laboratorio numero cinque l'altro giorno. Dopo l'evacuazione, i miei uomini hanno perquisito l'edificio, scoprendo lo sfruttamento di numerosi esseri umani, sia come sacrifici che come ricercatori. Tra questi, abbiamo trovato un soggetto interessante che era rinchiuso nei sotterranei insieme ad alcuni sacrifici. Non è segnato sui registri dei detenuti, probabilmente è il risultato tra l'unione di una detenuta e il suo compagno, che lo hanno sempre tenuto nascosto. Dopo attente analisi abbiamo capito che è l'unica persona in grado di essere reintegrata in società... Chiedo a voi di prendervene cura.- Concluse.
-Ma signore, perchè proprio a loro?- intervenne Huges, che era rimasto sorpreso dalla sua richiesta.
-Questa persona non ha mai interagito con il mondo esterno, non sapremo in che istituto integrarla e nemmeno dove sistemarla. Le adozioni per individui della sua età sono rare e vogliamo che sia utile alla comunità con i mezzi di cui già dispone: l'alchimia. Conosce già un po' di alchimia e vorrei che l'aiutaste ad affinare la sua tecnica.- Si giustificò il Comandante.
Dopo varie discussioni i due fratelli accettarono, alla sola condizione che se li avesse intralciati nelle ricerche, l'avrebbero rimandata a casa. Ottennero l'approvazione del loro superiore.


Finiti gli accordi, qualcuno bussò alla porta e Maes diede in consenso per farlo entrare.
Dall'uscio comparve una ragazza di circa quattordici anni con una cascata di folti capelli rossi e gli occhi color degli smeraldi. La pelle candida e liscia era costellata di lentiggini sugli zigomi e sul naso.
Pur essendo bassa e magra, il corpo era sinuoso e le labbra, sottili e rosse, erano lievemente piegate all'insù a formare un timido sorriso.
Indossava una maglia a maniche lunghe, a collo alto e nera, dei jeans chiari strappati all'altezza del ginocchio, degli stivali neri ed una sciarpa rosso scuro.
In mano teneva un blocco da disegno e se lo stringeva al petto, quasi come se fosse stato il suo tesoro più importante.
-Lei è Laisha, vi chiedo di prendervene cura.- la presentò Bradley.
La ragazza si piegò in un profondo inchino per esprimere gratitudine e rispetto, ma Edward rifiutò il ringraziamento -Non c'è bisogno dell'inchino, tranquilla. Io sono Edward Elric! E lui è mio fratello Alphonse, il fratello MINORE- Sottolineò talmente tanto la parola "minore" che Laisha non poté fare a meno di sorridere: un sorriso caldo, dolce e gentile, ma purtroppo falso.


Le avevano insegnato a falsificare i sorrisi, a mascherare le emozioni, a riconoscere ogni più piccola sfumatura nelle voci degli umani e ad interpretare il loro linguaggio del corpo.
Quanto avrebbe voluto poter sorridere davvero, senza aver bisogno di sforzarsi...
Un giorno aveva espresso questo suo desiderio a Lust, la persona che le stava più a cuore all'interno di quell'assurdo gruppo di finti uomini, con finti sogni e finti volti.
Lei le aveva carezzato la testa e le aveva confidato il suo sogno: voleva diventare umana.
Le due si accordarono. Sarebbero diventate umane insieme e avrebbero vissuto vicine, come due sorelle. Già, perchè Laisha era la sola persona a cui Lust si fosse davvero affezionata, a cui aveva rivolto attenzioni e affetto.


Ma durante questi suoi ricordi, la ragazza venne interrotta dalla mano imponente di Alphonse, appoggiata sulla sua esile spalla.
Dentro di se Laisha provava ribrezzo e risentimento, odiava gli umani:l'avevano ferita fin troppo.
Lei era in vita da due soli mesi, pronta nell'evenienza in cui i due avessero ficcato troppo il naso in faccende più grosse di loro, ma aveva già accumulato una notevole quantità di disprezzo nei confronti degli esseri umani.
In molti, in quei pochi mesi, l'avevano amichevolmente toccata sulla spalla e l'unico desiderio che avesse mai provato in quelle occasioni era quello di trafiggerli con la prima cosa che le fosse capitata sottomano., ma quella volta fu diverso.
Certo, il pensiero era sempre quello, ma in cuor suo, nei meandri più profondi di quel cuore invisibile che non poteva battere, una luce si accese. Era piccola come un granello di cenere, forse anche meno, ma pur essendo così piccola la fece pensare...
*non ho mai provato una sensazione simile...* poi ripensò a quello che le era stato ordinato *"Se ficcano troppo il naso... Uccidili"*.
Mentre ricordava, guardò Al con occhi smarriti, forse intenzionalmente, forse inconsciamente.
-Tutto bene?- Domandò lui.
*Ucciderli...* Pensò dubbiosa. Scrutò attentamente anche Ed e Huges *Ma si... Che importa...* Fece il sorriso più falso che si potesse interpretare *Tanto spariranno anche loro... Come tutti...*.



Spazio autrice.
Ciau! ^^! Piaciuto il capitolo :)?? Cosa ne pensate?? :3 Recensite, mi raccomando!!
Saluti! ;)
PS. Da oggi in poi posterò la domenica sera! :3 Ah, e mi scuso se una parte è in piccolo e un'altra in grande, ma non riesco a modificarlo... ç.ç

 

 

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Capitolo 3
*** Sentimenti. ***


-CENTRAL CITY-
Dall'entrata in scena di Laisha nella vita degli Elric erano passati due giorni, trascorsi tranquillamente nella stanza di Edward.
Era dicembre, ma la neve non accennava a cadere e il freddo tardava ad arrivare.
Edward era nella sua camera a parlare con Maes ed Alphonse di questioni personali e avevano lasciato la ragazza a vagare senza meta per l'ospedale.
Era seduta accanto ai telefoni su una poltroncina, accovacciata con i lunghi capelli rossi che le cadevano sulle spalle e gli occhi erano fissi sul pavimento del corridoio.
Se ne stava li, pensierosa.
Pensava alla mano di Al, poteva ancora sentirne il peso sulla spalla, la pressione delicata che aveva esercitato sulla clavicola e alla sensazione fresca che le aveva provocato la stoffa del palmo, ma la sua attenzione venne catturata da un paio di gambe che si erano fermate davanti a lei.
Quando alzò gli occhi vide Ed che la guardava sorridendo, dicendo -Ciao!-
Lei fece un cenno di saluto con la testa e un lieve sorriso.
-Non... Non riesci a parlare?- Chiese lui serio, ma lei rispose con un fil di voce -Si che ci riesco, ma non voglio farlo davanti ai militari...- Edward sobbalzò.
Non si aspettava di ricevere una risposta, si era già convinto che fosse muta, che sapesse solo sorridere ed annuire.
La voce di lei era melodiosa e lieve, dolce e ipnotica, che avrebbe rassicurato un neonato in lacrime anche se avesse pronunciato parole cruente e crudeli.
Rimase fermo per qualche secondo, poi si riprese e continuò il discorso - Perchè non... Vuoi parlare con i militari?- Si sedette accanto a lei.
-Io... Ho visto i miei genitori... Uccisi da quei mostri... E tutto è accaduto davanti ai miei occhi...- Disse lei stringendosi le ginocchia al petto.
Era nata solo da poco, ma quello che diceva era vero.
Ricordava una parte della sua vita prima della trasmutazione, piccoli frammenti di vita vissuta:
una bambina solare che giocava in un giardino con due bambini più grandi di lei, una famiglia felice riunita in un salottino e... Un massacro.
Sangue da tutte le parti, impronte rosse sulle pareti della casa e... Un ragazzo ricoperto di sangue che percuoteva il corpo senza vita di un ragazzino poco più piccolo di lui.
L'ultimo ricordo che aveva della sua vita era una stanza buia, piena di una nebbia leggera, lo stesso ragazzo dei suoi ricordi precedenti che la guardava speranzoso, sanguinante. Poi la sua espressione sorridente mutò in una smorfia disgustata, vomitò... Mimò una parola con le labbra che la ragazza non riuscì a comprendere, poi cadde a terra, ed infine l'oscurità.

Non appena smise di ricordare, si accorse che Il biondino guardava verso il basso con un'espressione addolorata, che disse -Mi dispiace..- Lei tentò di confortarlo -Non preoccuparti, roba passata! È successo quand'ero molto piccola, ormai mi sono abituata.- Allora lui alzò lo sguardo e le rivolse un malinconico sorriso -Ti dispiace se faccio una telefonata? Se vuoi tu puoi tornare in camera con Al e Huges.- lei scosse il capo -No, ti aspetto!-.
Dunque prese il telefono e chiamo una ragazza di nome Winry.
Laisha ascoltò attentamente la telefonata: trattava di una visita a domicilio per la... Riparazione di un braccio? 
In effetti non si era accorta dell'arto meccanico di Edward, sostenuto da una fascia bianca che solitamente serve per le ossa fratturate.
Appena la telefonata fu terminata, il ragazzo invitò la compagna a seguirlo lungo il corridoio e lei lo seguì.

Appena arrivarono nella stanza, trovarono Alphonse messo all'angolo da Maes, il quale gli sventolava davanti alla faccia una fotografia.
Quando i due li sentirono entrare, il fratello minore del ragazzo fuggì dalla presa dell'uomo, che si voltò a salutarli -Ehilà!-.
Il biondo e la rossa ricambiarono il saluto, ma Ed non fece in tempo a parlare che il Tenente-Colonnello si lanciò sulla quattordicenne appiccicandole al naso la stessa foto con cui aveva tormentato l'armatura, dicendo -Dato che sei la nuova arrivata, non hai ancora visto la mia bellissima figlia!- lei indietreggiò -N-No, non ho ancora avuto il piacere...-.
-Guarda, lei è la mia bellissima Elisha!- la foto ritraeva una bambina di circa tre anni dai capelli biondo scuro raccolti in due codini e gli occhi verdi. Abbracciava un orso di peluches e sorrideva, allegra.
Laisha sorrise sinceramente -Davvero carina.- e il padre riprese -Si, lo so! Lei è la luce dei miei occhi, la gioia della mia vita!- 
E mentre Maes si gongolava, Edward si sdraiò sul lettino e Al si appoggiò al muro accanto a lui, mentre la ragazza si sedette sulla sedia, appoggiando i piedi alla sponda del letto, poi chiese all'armatura di passarle il suo blocco da disegno e l'astuccio con i quali era arrivata. 
Il ragazzo obbedì e l'amica si mise a disegnare, domandando -Chi sarebbe Winry?- 
Il biondo gli spiegò che era una loro amica d'infanzia, ma il fratellino aggiunse -È anche la ragazza che piace al fratellone, ma non lo vuole ammettere!- Allora il maggiore gli mollò un pugno sulla spalla, arrossendo -Piantala Al! Non è assolutamente vero!-. 
I tre si misero a ridere e Al si avvicinò alla rossa, osservando il disegno.
-Wow!- esclamò il ragazzo -Fratellone, guarda che bello!-.

Edward si avvicinò. Il disegno che vide rappresentava un bambino di dieci anni con i capelli corti, un ciuffetto ribelle e due grandi occhi color oro.
*Sono... Io!* Pensò Ed *Ma come fa a sapere com'ero da piccolo?*
Il ragazzo era preoccupato, si chiedeva come quella sconosciuta potesse conoscere il suo aspetto di bambino, ma quello che vide poco dopo lo spaventò ancora di più: accanto all'Edward bambino che fissava serio l'artista c'era un piccolo Alphonse... Umano.
Era esattamente identico al bimbo di quel tempo, quello sensibile ed insicuro che non sapeva se seguire il fratello o se rinunciare alla folle impresa della trasmutazione e rassegnarsi all'idea di aver perso una delle persone più importanti della sua vita.
Anche il fratello, alla vista della persona raffigurata sul foglio, si spaventò.
Ma non era ancora finita. Dietro ai due, la ragazza delineò una coppia formata da una donna dai capelli lunghi raccolti in una coda laterale e morbida e gli occhi sorridenti e...
-Quella donna è...- Ansimò il biondino con il cuore in gola.
-Ho incontrato una persona... Che mi ha fatto vedere una foto simile... I bambini erano più piccoli... Ma non sono molto brava a disegnare i neonati, quindi li ho fatti "crescere"!- si giustificò allegramente la ragazzina. 

L'ultimo volto che la ragazza abbozzò era il viso di un uomo sulla quarantina che Ed riconobbe subito -Lui... L'hai incontrato?-
-Si, mi è piaciuta tanto la sua foto e l'ho memorizzata per riprodurla, ma... Come fai a conoscerlo?- 
Domandò lei al compagno, ma non arrivò alcuna risposta, bensì altre domande -Ci hai parlato? Che ti ha detto?-.
-Si, ma è stato tempo fa, quindi non capii cosa mi disse.- rispose lei.
-... Capisco...- concluse l'Elric maggiore. Al non sapeva di chi stessero parlando i due e decise di non porre domande.
Laisha aveva incontrato quell'uomo mentre il suo giovane corpo di Homunculus era ancora in precoce sviluppo. Lui le aveva parlato al lungo pur sapendo che non lo poteva sentire, ma mentre si girava a guardarlo, riuscì a sentire una sola frase, che l'aveva fatta riflettere, ma Envy la convinse a non darle peso.
Poco dopo Edward annunciò la sua decisione -Dopo che il mio braccio sarà riparato, partiremo per Dublith.-.
Il fratello annuì e la ragazza non potè fare altro se non imitare l'armatura.
Ed spiegò che Winry sarebbe arrivata per le riparazioni il giorno seguente e che, da due giorni a quella parte, sarebbero dovuti partire da Central City.
Detto questo, la ragazza prese una piccola cifra di denaro che le era stata concessa da Bradley e uscì dalla stanza -Non ho abiti con me, andrò a comprarne un po'!- E, così dicendo, si allontanò dall'edificio.

Si avviò verso il centro, poi svoltò per arrivare alla periferia, entrando in un albergo diroccato, salì due rampe di scale, percorse un lungo corridoio e, alla stanza 214, bussò svogliatamente.
Ad aprirle, accorse Gluttony, l'incarnazione del peccato della gola, che rise gridando -È arrivata Laisha! Eheheh!- Ma i suoi bollenti spiriti furono placati da Lust, che la salutò con un cenno del capo, come fece poco dopo Envy.
-Allora? Cos'hai scoperto?- domandò la donna appoggiandosi al muro con le braccia conserte.
-Tra due giorni partiremo per Dublith... Il motivo non me l'anno detto...- Sintetizzò la rossa.
-Bel lavoro, ragazza!- Ghignò Envy a voce molto alta per poi scompigliarle i capelli, ma ricevette uno sguardo truce e si allontanò.
-Non guardarmi così... Tu sei pericolosa, lo sai vero?- disse l'Homunculus alzando le mani in segno di resa.
-Si... I miei vestiti?- tagliò corto Laisha, che ricevette una busta da Gluttony contenete alcuni vestiti che le sarebbero serviti per la sua copertura.
Sapeva di essere pericolosa, forse la più pericolosa, ma... Forse stava diventando anche la più sensibile. 
Non sapeva il perchè, ma stare con quei due ragazzi che se ne fregavano degli altri e pensavano solo ad essere due fratelli che si volevano bene, con un sogno da realizzare, aveva smosso una catena dalle porte del suo cuore.
Ma le catene e le porte erano ancora tante e non sarebbero certo bastati un atto di gentilezza e qualche complimento per farla affezionare. Ci voleva ben altro. Almeno così credeva.

Envy si era accorto che qualcosa nell'animo di Laisha era cambiato, e la esortò a non pensarci. Lei acconsentì. 
Ma non lo fece seriamente. Continuava a pensarci, a riflettere, ma... 
Più che riflettere... Sperava.
Alla fine lei era un po' diversa da Lust, voleva diventare umana, ma non di corpo, non di animo, voleva solo... Essere amata.
Mentre rifletteva, la ragazzina uscì dalla stanza salutando gli altri con un gesto della mano, che fu ricambiato da tutti e tre.
*Voglio essere amata...* Pensò stringendo il manico della busta nel pugno serrato mentre percorreva le vie del centro *... E alla fine spero... Che loro riescano a farlo. Perchè forse io infondo... Voglio già bene a Ed e Al...*
Aveva dei sentimenti, dei VERI sentimenti, aveva ricordi, obbiettivi e sogni, e non se li sarebbe fatti scappare.

SPAZIO AUTRICE.
Ciau! ^^! Ed ecco a voi il 3^ capitolo di quyesta FF... Cosa ne dite?? :3! Recensite, mi raccomando! :D... Ciao! 

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