la nostra notte

di Totta_blu98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** la nostra notte ***
Capitolo 2: *** mio ***
Capitolo 3: *** c'è un limite a tutto ***
Capitolo 4: *** ingiustizie ***
Capitolo 5: *** grigio senza di te ***
Capitolo 6: *** non può finire ***
Capitolo 7: *** Fine? ***
Capitolo 8: *** STUPIDA ***
Capitolo 9: *** ti amo. ***



Capitolo 1
*** la nostra notte ***


Mi portasti a casa tua. Il letto profumava di fresco. Sicuramente avevi lavato le lenzuola. Eri sicuro che ti avrei seguita. Certo ero giovane e innamorata. Le mie amiche, tutte più grandi di un anno, mi avevano fortemente sconsigliato di accettare un invito a casa tua, poiché loro, dopo averlo fatto, rivolevano la verginità, ormai persa. Ma io avevo testa solo per te in quel momento. Mi sdraiai delicatamente sul letto. Tu, prima di sdraiarti, ti tolsi la felpa nera, intrisa nel tuo irresistibile e provocante profumo. Ti stesi di fianco a me, poi mi salisti sopra e iniziasti a baciarmi dolcemente. Avevo gli occhi chiusi. Rotolammo per un po' sul letto coinvolti in quell' interminabile bacio. Ci staccammo e cominciasti a sbottonarmi la camicetta, arrivasti sotto il seno e apristi le due estremità della camicetta rendendo visibile il mio reggiseno di pizzo nero. Continuasti a slacciarmi la camicia fino all' ultimo bottone e, infine, me la levasti definitivamente accarezzandomi la spalla. Ripresi a baciarmi. Mi facevo trasportare da te. Fu il mio turno. Delicatamente presi a sfilarti quella maglietta bianca le cui maniche avvolgevano i tuoi meravigliosi muscoli delle braccia. Ci stavamo ancora baciando mentre compievo quella operazione. Ci separammo solo per far passare la maglietta dalla tua testa. Poi ci riattaccammo. Gettai la t-shirt per terra. Per un attimo ripensai ancora alle parole delle mie amiche, ma non potevo, NON VOLEVO, fermarmi. Eri ancora più bello quella notte. Ti staccasti dalla mia presa e con mano delicata ma decisa mi slacciasti la cintura e apristi il bottone dei miei jeans. Mi guardasti e io sostenni il tuo sguardo, ti sorrisi. Allora lentamente apristi la cerniera lasciando scoperto l'inizio dei miei slip. Iniziasti a levarmi i pantaloni, ma ti bloccai, ti sorrisi e cominciai a slacciare i tuoi di jeans. Slacciai la cintura, i bottoni, aprii la cerniera ma continuai. Ti sfilai prima una gamba, poi l'altra. Ora tu mi feci lo stesso. Ci concedemmo un attimo per scambiarci qualche altro intenso bacio. Ad un tratto sentii le tue mani calde scivolarmi sulla schiena e arrivare al gancio del reggiseno. Lo slacciasti abilmente. Ti allontanasti e io me lo tolsi da sola. Non mi mettesti a disagio fissandomi anzi, ti avvicinasti e mi accarezzasti il viso strappandomi un altro bacio. Non provavo vergogna. Ero innamorata di te e ti desideravo con tutta me stessa. Con calma ti tolsi i boxer e io gli slip. Eravamo lì, due persone l'una in balia dell'altra. Il tuo corpo scivolava sul mio ma aderiva perfettamente con le mie forme. Mi baciavi il collo. Ero tua e tu eri mio. In quel momento sentivo mia la frase “l'amore sostituisce tutto, ma nulla può sostituire l'amore”. Com'è vero. Eri lì, con me, anzi su di me. Ti sentivo vicino, sopra, dentro di me. E non desideravo nulla se non quello in quel momento. Avrei voluto che la notte durasse per sempre.

Ero felice. Tu eri bellissimo. Il tuo corpo scolpito. I tuoi occhi profondi in cui annegavo ogni volta che mi guardavi. I tuoi baci interminabili e meravigliosi. Il tuo tocco sensibile ma deciso. Sapevi esattamente dove mettere le mani in ogni azione che facevi: se sul viso, nei capelli, sui fianchi e, talvolta, sul fondo schiena.

 

Dopo qualche giorno incontrai le mie amiche. Giocammo al cosiddetto “ Obbligo o verità” ma un po' diverso. Ossia una faceva una domanda e tutte dovevano scegliere se rispondere o meno allo stesso quesito. La domanda fu: < Sei felice ti averlo fatto? Lo rifaresti?> le risposte furono in ordine: -No!- -No!- -No!- -No!- -No!-, infine la mia -Si, si, si, altre mille volte, a patto che con lui!- 

Spero che la storia vi piaccia e recensioni, sia positive, sia negative sono ben accette. Totta <3

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Capitolo 2
*** mio ***


 

Ti rividi solo dopo qualche settimana da quella magnifica notte. L'attesa fu estenuante. Non avevo tue notizie. Nessuno ti aveva più visto in città. Il tuo cellulare era sempre staccato. Fosti tu a contattarmi dopo tempo. Ero in camera a guardare una nostra foto. Ricordi? Quella dove mi tieni in braccio. Stavamo insieme da una settimana.

O almeno così credevo.

Mentre fissavo la foto mi vibrò il cellulare. Un tuo messaggio. Mi si illuminarono gli occhi. Dicevi che eri dovuto partire per Milano per tenere un esame importante che ti avrebbe permesso di ricevere crediti per la maturità. Anche se l'avremmo data dopo tre anni. Ma ero giovane e innamorata. Mi fidavo. Nel messaggio, inoltre, mi diedi appuntamento alla solita panchina del solito parco abbandonato. Non passava mai nessuno. Era il posto dove ci baciavamo indisturbati. Vivevo un sogno. Scesi di corsa, dopo essermi vestita e truccata, e presi la mia Vespa. Sfrecciai verso il confine della città fino ad arrivare al parco. Scesi col cuore in gola dal motorino. Incredibile l'effetto che mi provocavi al solo pensiero di vederti. Ma ero giovane e innamorata! Ti vidi in piedi sulla panchina con le braccia aperte. Corsi verso di te ad una velocità che non percepivo il terreno sotto i miei piedi. Saltai per salire sulla panchina e caddi tra le tue braccia. Non aspettassi nemmeno un attimo che subito mi baciasti. Quanto mi mancavano le tue labbra. Improvvisamente iniziai ad avere un respiro più affannoso. Avevo una voglia matta. Una voglia matta di te. Ti desideravo ancora di più. Volevo farlo di nuovo. Ma sta volte non lo volevo dolce e lento come la prima volta. No sta volta volevo guidare io. Mi staccai dal bacio. Feci un sorriso malizioso. Capisti al volo le mie intenzioni. Mi presi la mano e mi scortasti sul fondo del parco. Ma io volevo decidere per te. Ti spinsi per terra. E mi tolsi subito il golfino. Eri sdraiato e mi sedetti sui tuoi fianchi. Tu mi lasciasti fare e improvvisamente sentii anche il tuo respiro più affannato. Eri pronto anche tu ora. Ti feci sedere e ti tolsi la felpa.

Lo facemmo lì. Sul fondo di un campo. Tra l'erba secca. Ma eravamo solo io e te. Ti avevo tutto per me. Eri tutto ciò che i miei occhi volevano vedere. Ti sentivo infrangere le mie barriere. L'erba sulla schiena mi pungeva un po' ma non avevo tempo per pensarci. Nella mia mente c'eri solo tu.

Ero giovane e innamorata.

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Capitolo 3
*** c'è un limite a tutto ***


 

Ero una ragazza normale. Innamorata all'idea dell'amore. I miei genitori sapevano di te. Non si fidavano ciecamente, ma volevano il mio bene e vedevano che tu toglievi il grigio dai miei occhi. Mio padre, noto medico in città, e mia madre, proprietaria della boutique più famosa del centro, mi avevano concepita da giovani. Avevano lei 19 anni e lui 23. Anche loro giovani, ma legati da un amore fortissimo. Avevano già deciso di sposarsi e la mia nascita accorciò i tempi: si sposarono qualche mese prima.

Ultimamente avevo trascorso molto, troppo tempo in casa. Tu non c'eri e non potevo condividere le mie emozioni con le altre poiché ero l'unica ad essere fiera di averlo fatto. Fortunatamente eri tornato e ora c'eri tu a colmare le mie giornate monotone. La sera mi portavi a ballare, oppure in un ristorante elegante. Eravamo felici. Nel frattempo conobbi anche una ragazza della mia età che, come me, aveva un ragazzo e anche loro erano nella nostra stessa situazione. Nemmeno lei era pentita di non essere più vergine. Era una ragazza bionda, gli occhi dorati. Si chiamava Charlotte ma voleva essere chiamata Lottie. Finalmente potevo condividere le emozioni provate con te.

Negli ultimi tempi eri andato svariate volte a Milano per partecipare a quel corso per i crediti. Ovviamente come non crederti?

Ero felice, ora quando partivi non rimanevo sola, frequentavo Lottie e con lei i giorni volavano e tu tornavi subito da me.

Ormai lo facevamo spesso e io avevo preso confidenza. Ma andavo ancora in fibrillazione alla vista dei tuoi occhi e della tua corporatura ammaliante.

Tutto andava alla perfezione quando un giorno i miei genitori mi convocarono in ufficio da papà. Mi fissavano seri. Mi preoccupai dal primo istante. E avevo ragione. Mi dissero che ormai dovevo smetterla di divertirmi, che avevo 18 anni ed era tempo di sistemarmi, trovarmi un compagno affidabile da sposare con cui avere una famiglia. Si perché questa era la mentalità degli anni '60. una mentalità stupida, ingiusta, insensata, ma soprattutto spezza cuore. Si, il mio. 

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Capitolo 4
*** ingiustizie ***


Io non riuscivo a proferire parola. Masticai e deglutii le parole di mio padre. Presi coraggio e dissi qualcosa del tipo che io avevo te e che avevamo progetti insieme. Risuonò la sua risata profonda. Mia madre cupa e impassibile. Non l' avevo mai sentita distaccata e fredda. In quel momento il mondo mi crollò addosso. La odiavo con tutta me stessa.

Mio padre proseguì dicendo che tu non andavi bene. Che non avevi risorse nè capacità per poter mantenermi. Che eri troppo giovane e forse aveva ragione ma anche io ero troppo giovane. Volevo solo vivere ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, ogni secondo con te così come veniva. Non volevo una vita con un uomo più grande con cui avrei avuto le giornate programmate passo passo. Con un uomo che non amavo e che non avrei mai potuto amare.

Mi impuntai e dissi che avevi trovato lavoro, che mi amavi e volevi rendermi felice e che io avevo scelto te.

Che stupida! Ma ero giovane e innamorata.

Mio padre, però, era ostinato e disse che non voleva sentire alcuna ragione, che sapeva che mi piacevi ma che non ero davvero innamorata e quindi non avrei avuto alcun dolore nel lasciarti. Ma cosa ne sapeva lui. Io, invece ero davvero pazza. Pazza di te.

Scoppiai in lacrime. Fuggii via, non riuscivo a guardare in faccia quei due esseri, quei due estranei. Non li riconoscevo. Avevo bisogno di te, ma eri a Milano. Andai da Lottie. Le raccontai tutto e piansi per un tempo interminabile tra le sue braccia.

Mi calmai solo dopo ore di pianto che penso divenne asciutto, poichè non percepivo più le lacrime calde scivolarmi sul profilo del viso. Ma solo dopo qualche minuto in cui Lottie cercava di calmarmi ricaddi in una profonda, nuova crisi di pianto.

Quante lacrime sprecate! Ma lo sai. No?! Ero giovane e innamorata. Innamorata di te.

 

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Capitolo 5
*** grigio senza di te ***


 

Mi addormentai tra le braccia di Lottie, sfinita. La mattina avevo ancora le guance bagnate. Non sapevo che fare. Tu saresti arrivato nel pomeriggio e io non vedevo l'ora di vederti e staccarmi fino a sera dalla realtà. Non avrei mai accettato di sposare qualcuno che non amavo. Volevo solo te e nessun altro.

Non potevo andare a casa. Sarebbe stata come una resa al matrimonio forzato.

Decisi volentieri di accettare l'invito di Lottie di rimanere a casa sua. Insieme andammo a fare un giro. Mi costrinse ad accompagnarla a comprare un vestito per una cena galante con il suo ragazzo.

Inoltre mi obbligò ad indossare alcuni vestiti. Lo feci malvolentieri. Ero ancora troppo triste, se vogliamo, depressa. Ma lo feci comunque per lei, che era l'unica persona che avevo in quel momento buio.

Alla fine si comprò un delizioso abitino nero con qualche volan. Davvero carino.

Arrivammo a casa. Lottie prese la busta in cui era accuratamente ripiegato l'abitino e ne tirò fuori un vestito a me estraneo. Era bianco. Con ricami in pizzo. Me lo porse con un sorriso dolce. Non afferrai al volo il messaggio che il suo sorriso trasmetteva. La guardai con fare perplesso. Mi disse di provarmi il vestito. Senza dilungarmi in quella conversazione feci ciò che mi disse. Il vestito mi stava a pennello, strano: Lottie aveva una taglia in più di me. La guardai ancora più perplessa, proprio non ci arrivavo. Insomma alla fine mi disse che quel grazioso abito era per me.

Feci il sorriso più dolce e grato che riuscii a fare. L'abbracciai e ripiegai con cura il mio nuovo pezzo del guardaroba.

 

Ricordi?! Era quel vestito che misi la sera prima di aprire gli occhi. Lo indossai con gli occhi che mi brillavano quella volta. Si perchè ero giovane e innamorata.

 

Guardai l'ora. Era pomeriggio. Le 15. Tu saresti arrivato alle 15. Una scintilla mi attraversò gli occhi. E nello stesso istante mi squillò il telefono. “AMORE <3”, lessi sul display. Altro baleno negli occhi. Risposi con voce più che emozionata. Non mi dissi molto. Solo tre, ovvie, parole: “vediamoci al parco”. Corsi a perdifiato, come una stupida. Correvo per te, davvero cretina. Ma ero una stupida e cretina giovane innamorata!

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Capitolo 6
*** non può finire ***


 

Ti vidi, finalmente, che contemplavi il paesaggio. Mi davi le spalle. Corsi verso di te. Ti girasti. Il cuore sobbalzò. Avevo dimenticato l'effetto che mi facevi. Tremavo. Mi si aggrovigliava lo stomaco. Mi baciasti passionalmente. Ricambiai. Iniziasti a baciarmi il collo mentre tenevi le mani sul mio fondo schiena. Ti bloccai e ti guardai con occhi tristi. Scoppiai a piangere. Mi guardasti allarmato. Ti raccontai delle parole dei miei genitori. Il tuo sguardo si fece triste, ma non sorpreso. Era misterioso. C'era qualcosa di strano nei tuoi occhi profondamente blu. Ma non riuscii a captare cosa.

Mi prendesti per mano. Iniziammo a camminare a vuoto. I nostri occhi evitavano di incrociarsi. Io non volevo mostrare la mia tristezza e non volevo vedere il tuo sguardo indecifrabile. Mi stringevi forte la mano e io ricambiavo con una forza maggiore. Avevo paura di allentare la presa. Temevo svanissi da un momento all'altro, anche se la cosa era insensata.

Ad un tratto ti fermasti. Dissi poche parole, ma inevitabilmente comprensibili. Dissi che non ci saremmo dovuti più frequentare. Tu non andavi bene per me. Non avevi risorse per darmi una vita dignitosa e non avresti potuto allevare figli. Ripresi il mio pianto. Ti implorai di non lasciarmi, di non abbandonarmi per stupide parole di mio padre. Ti dissi che avrei lavorato e che, quando ci saremmo sistemati, avrei lasciato il lavoro e accudito i figli. Tu non volessi sentire altro. Mi dissi che ti piangeva il cuore, ma dovevi farlo per il mio bene. Ti urlai che se volevi il mio bene non avresti dovuto lasciarmi perchè tu eri parte integrante di me. Perderti era come far morire una parte di me, quella più importante. Mi baciasti con vigore, mentre le mie e le tue lacrime scorrevano calde, lente ma implacabili.

Poi saltasti sulla tua moto e mi lasciasti lì, sperduta tra una via ed un'altra.

Non capivo più niente. Caddi per terra in ginocchio. Iniziai a piangere. Il cuore straziato dal dolore. La vista appannata da quel pianto che non avrebbe avuto fine.

Cominciò a piovere. Le mie lacrime si mescolarono e si confusero le gocce fredde della pioggia.

I miei lamenti amalgamati dal rumore dei tuoni.

Non mi importava, rimasi lì. A custodire i pezzi del mio cuore che si disperdevano tutt'intorno a me. 

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Capitolo 7
*** Fine? ***


 

Mi svegliai quando il sole si affacciava alla finestra dell'orizzonte. Ero confusa,frastornata. Mi alzai da quel blocco di asfalto gelido. Ero ancora per quella maledetta strada. Quella strada dove ore prima mi avevi uccisa. Non provavo nulla. Gioia, tristezza, paura, nulla. Il mio nuovo vestitino bianco, diventato ormai grigio, era tutto rovinato. Il tacco della mia scarpa sinistra si era incomprensibilmente rotto. Zoppicavo, bagnata, sporca, vuota. Camminavo lentamente. Arrivai a casa di Lottie. Bussai. Sentì passi sordi e veloci avvicinarsi all'uscio. Mi accolsero i due suoi occhi dorati. La sua espressione era un misto di confusione, preoccupazione e stanchezza. Credo non abbia dormito quella notte. Mi abbracciò senza dire nulla. Entrammo ancora coinvolte in quell'abbraccio consolatorio. Richiuse la porta. Poi iniziò una sfilza di domande sul dove ero stata e cosa fosse successo. Le raccontai tutto, ogni parola, ogni gesto, ogni emozione senza proferire lacrime, ormai le avevo davvero esaurite.

Dopo avermi consolata e incoraggiata, Lottie mi consigliò di partire e venire a Milano, da te, dal mio amore. (Pff.. che scema!) La ascoltai. Tutto per rivederti.

Ma lo sai com'ero. Giovane e innamorata.
 

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Capitolo 8
*** STUPIDA ***


 

Arrivai a Milano il giorno seguente. Mi recai all'istituto dove ormai ti eri iscritto all'università. Chiesi di te, mi diedero il tuo indirizzo. Corsi verso il tuo appartamento. Trovai il portone aperto. Raggiunsi l'entrata. Suonai il campanello. Aspettai un tempo che mi sembrò interminabile (credo qualche secondo) e la porta si aprì. Davanti a me c'era il ragazzo più bello che avessi mai visto, almeno da quel giorno dove ho visto il retro della tua moto allontanarsi sempre di più. Sul tuo volto comparve un'espressione mista a preoccupazione, sorpresa e felicità. Balbettasti il mio nome. Ti sorrisi i miei occhi lucidi. Pensa per te avevo terminato le lacrime e per te le avevo riacquisite. Stavo per pronunciare una frase quando dall'interno provenì una voce femminile che ti chiamava. Fu allora che mi accorsi del tuo misero abbigliamento. Erano quei boxer neri che ti avevo sfilato la prima notte. Quando scorsi la ragazza, notai che anche lei era in intimo. Trattenni tutto, feci l'indifferente. Che stupida! Iniziai una conversazione con la ragazza. Ti ricordi? Mi disse che la relazione andava avanti da tre anni. Ecco perchè andavi a Milano! Per lei. Non per gli studi!

Il mio cuore, appena riaggiustatesi alla tua vista, si rispezzò, fragile e debole come un frammento di cristallo. Ti guardai. Non feci nulla. Pronunciai solo due sprecate parole:-Addio vita- 

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Capitolo 9
*** ti amo. ***


Da quel giorno non ti vidi più. Seppi che ti eri trasferito definitivamente a Milano. Ora sono passati 5 anni da quel maledetto giorno. Mi sono altamente rifiutata di sposarmi fino a quando non avessi incontrato la persona giusta. Non ti ho più rivisto. Almeno fino a due settimane fa. Non sei cambiato molto. Rimani ancora il ragazzo più bello su cui i miei occhi abbiano mai posato lo sguardo. Naturalmente anche se per quell'istante in cui le nostre iridi si sono incrociate, sono comunque sprofondata nel loro colore. Non ci siamo nemmeno salutati. Ero convinta non mi avessi riconosciuta.
Eppure ora sono qui che, nonostante tutto quello che mi hai fatto, fremo ancora per te. È bastato quell'attimo in cui ci siamo intravisti per rinnovare quell'amore immenso che avevo nei tuoi riguardi.
Ti ricordi com'ero? Giovane e innamorata. Ecco ora sono un po' meno giovane, ma sono ancora innamorata.
Quindi rispondo alla tua lettera e ti dico mille volte si! Si ti sposo amore mio!

Da sempre tua,

              Jane.

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