Capitolo I
Spirito Umanistico
Navar aspettò ancora un istante,
prima di emergere da dietro il piedistallo di un’armatura. I passi di quello
stupido di un Potter si stavano allontanando
rapidamente. Via libera, pensò,
mentre un sorrisetto scaltro gli illuminava il volto
spigoloso. Aggirò silenziosamente l’armatura e si avvicinò alla parete bianca,
dove l’unica porta era appena scomparsa. E’
entrato con il libro, ed è uscito senza, ricapitolò mentalmente Navar, perciò quello
che cercava, ciò di cui aveva bisogno, era un luogo sicuro per nasconderlo. Elementare.
Chiuse gli occhi e fissò il proprio pensiero sul bisogno di
nascondere un libro. Attese qualche secondo nell’oscurità della sua mente,
quindi aprì nuovamente gli occhi: davanti a lui stava la porta della Stanza
delle Necessità, ricavata da un legno solido e piacevolmente stagionato.
Afferrò la maniglia d’ottone, lanciò rapidi sguardi lungo il corridoio, quindi
con rapidità sorprendente aprì, entrò, richiuse e scomparve. La parete era di
nuovo sgombra.
La cattedrale degli oggetti rubati, nascosti, dimenticati lo
accolse facendo scintillare il marmo del pavimento. Sembrava di camminare su
una distesa d’acqua al tramonto, quando la superficie diventa d’oro e d’argento,
e specchia il cielo imitandone la grandiosità…
Navar scosse la testa, ritornando alla
sua normale razionalità. La sua prodigiosa memoria visiva, e le tante ore
trascorse fra quei giganteschi pilastri, ad esplorare ogni anfratto di quell’antichissima città, gli consentirono di individuare
in pochi minuti quali oggetti non erano al proprio posto. Notò che il busto del
vecchio mago era stato spostato (oltre che incerimoniosamente
dotato di una parrucca e di un diadema annerito), e cercò lì attorno. Qualche
altro minuto, poi il suo sguardo si posò su un vecchio armadio, ben chiuso. Lo
raggiunse con calma, fissandolo con sospetto, quindi ne aprì delicatamente le
ante ed estrasse ciò che cercava. La copertina scura era nuova di zecca, con il
titolo Advanced Potion-Making
ancora scintillante d’oro, ma appena lo aprì si accorse che le pagine erano di
gran lunga più antiche. Cercò il nome del vecchio proprietario, e quasi
immediatamente lo trovò: il Principe Mezzosangue. Esattamente il libro che
cercava. Il suo sorriso astuto si allargò.
Navar Huinefin,
detto il Corvaccio – o uccello del malaugurio, era allora un brillante stregone
che frequentava la scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Apparteneva, com’è facile intuire, alla Casa di Corvonero,
ed era al sesto anno. I suoi voti erano prodigiosamente alti in tutte le
materie che aveva scelto per i suoi NEWT, comprensive di Aritmanzia,
Rune e Pozioni. Come trasfiguratore era un vero
maestro, ed i suoi incantesimi erano eleganti e potenti. Comunque era risaputo
che Navar passava le sue estati in cerca dei libri
più strani per perfezionare la propria arte, perciò nessuno si stupiva che
fosse così preparato.
Ma più che per la sua bravura strettamente scolastica, era
temuto (o rispettato, a seconda dei casi), per la sua profonda conoscenza della
magia nera. Le sue maledizioni erano semplicemente micidiali. La voce secondo
cui irritarlo significa attirare su di sé la sventura era dovuta
sostanzialmente a questi suoi anatemi, che tendeva a lanciare con eccessiva
disinvoltura, ma il passo finale verso la coniazione del nomignolo “uccello del
malaugurio” avvenne quando si scoprì che lui non possedeva né gufi, né topi, né
rospi, bensì un grosso corvo imperiale che spesso lo seguiva dall’alto mentre
si trovava fuori dal castello. Si aggiunga che vestiva sempre di scuro,
preferibilmente nero, che era pallido come un cadavere, e che le sue lunghe
dita ossute sembravano proprio degli artigli di corvo, ed ecco che Navar divenne il Corvaccio.
Ora, il simpatico Navar aveva
udito dei successi di Potter nel campo dell’alchimia,
e sebbene dapprima avesse ritenuto che fosse solo a causa del cambio di
insegnante, quando poi il cretino cominciò ad abusare di incantesimi come il Levicorpus e il Muffliato (che
lui, modestamente, aveva riconosciuto a colpo d’occhio), cominciò a sospettare
che Potter fosse entrato in possesso di una qualche
misteriosa fonte di sapere che a lui era sfuggita. Così un giorno decise di
scoprire di cosa si trattasse intrufolandosi nella torre dei Grifondoro all’ora di pranzo.
Dopo essere passato per la Sala Grande per mettersi da parte
un po’ di pane, acqua e formaggio, si era recato nel suo dormitorio,
opportunamente deserto, da cui si vedeva la torre di Grifondoro.
Si era trasfigurato nel suo animale preferito e quindi era comodamente
svolazzato dentro la stanza dove dormiva Potter,
anche questa sgombra di occhi indiscreti. Aveva frugato fra le sue cose,
trovato il libro incriminato, quindi aveva perfettamente ricostruito la scena
del delitto e si era tuffato giù dalla torre prima che i passi che aveva appena
udito si trasformassero in quello stupido grassone di Neville. Che momento poco
opportuno per tornare in camera! Da allora Navar lo
odiò a morte, perché, pur essendo lui un grande mago, trasfigurarsi in caduta
libera non è uno scherzo, ed il tetto
sotto di lui sembrava pronto ad accogliere le sue spoglie.
Dopo il grazioso episodio, Navar aveva
aspettato l’occasione più opportuna per mettere le mani su quell’insospettabile
copia di Advanced Potion-Making,
ed un giorno la sua incommensurabile e sfacciata fortuna lo fece passare
proprio per quel corridoio dove il Sectumsempra venne lanciato.
Dopo aver udito il casino proveniente dal bagno, e gli
strilli di Mirtilla Malcontenta (che,
si appuntò mentalmente, un giorno o
l’altro zittirò per sempre), si lanciò verso quella porta per vedere chi
aveva avuto l’ardire di lanciare un simile anatema. Sbirciò dentro, e con sommo
disappunto vide che era stato quell’idiota di Potter, che adesso sembrava anche pentito della sua
prodezza. Tese le orecchie ed incasellato il rumore udito come potenzialmente
dannoso, Navar ebbe l’accortezza di rendersi
invisibile, per evitare che lo scattista Severus Piton lo vedesse nel posto sbagliato nel momento sbagliato.
Fatto questo, lo stregone si ritirò rispettosamente dalla soglia e lasciò che
il suo professore preferito concludesse la sua grande performance svoltando dentro
il bagno ed insultando a morte Potter.
Nevar rimase piacevolmente colpito
nello scoprire che anche il buon Severus sospettava
che Potter possedesse un libro fuori dal comune,
perciò, non appena il Grand’Uomo di Silente si fu
precipitato fuori dal luogo che a parere del Corvaccio era a lui più consono,
lo seguì di corsa, riuscendo a tratti persino a superarlo. Attese pazientemente
fuori dalla torre di Grifondoro che la sua preda
tornasse indietro col malloppo, dopodichè lo seguì fino alla fatidica parete
bianca. Il resto è, come si dice, storia.
Passarono i giorni. Dopo il fastidioso incidente per cui il
buon vecchio Albus si era tuffato di testa dalla
torre più alta del castello e si era sgretolato nell’erba, Navar
si recò un’ultima volta nella Stanza delle Necessità per finire di trascrivere
e commentare i preziosi appunti e le note a margine che ricoprivano le sacre
pagine del sopraccitato libro. Quel lavoro aveva occupato gran parte delle sue
ultime giornate ad Hogwarts, ma il risultato era di
valore incalcolabile: praticamente aveva scritto di suo pugno due nuovi libri,
uno intitolato Arti Oscure: i primi passi
(Guida all’uso della magia nera + Compendio
di anatemi originali), e l’altro Commenti
al manuale di Pozioni Avanzate (Corso
di perfezionamento delle arti alchemiche).
Ma proprio mentre vergava le ultime lettere del sottotitolo
dei Commenti, un’ora o poco più prima
dell’arrivo dell’Espresso di Hogwarts, ecco che la
porta della Stanza delle Necessità si spalancò brutalmente e la Potter&Co. marciò
decisa in direzione di Navar.
Il Corvaccio sollevò seccato la testa dal suo libro e guardò
distrattamente l’attonito trio.
«Salve», disse Navar.
Trenta secondi dopo (un
record, commentò fra sé Navar), Potter esplose con un frase banale tipo:
«E tu cosa ci fai qui?!»
«Analizzo, ricopio e commento questo importantissimo codice
scritto dal Principe Mezzosangue», rispose sinceramente il Corvaccio.
Hermione fissava bramosa i Commenti, Ronald
poveraccio non faceva niente come al solito, Potter
lo fissava disgustato. Navar moriva dalla voglia di trinciargli la faccia con il Sectumsempra, ma
per buona educazione si trattenne dal farlo prima di aver sentito quello che
aveva da dire.
«Quel libro è malvagio! E’ stato scritto da Piton, quel brutto…», partì Potter,
ma Navar si era già stancato di ascoltarlo.
Annotò soddisfatto sul suo taccuino: Si viene a sapere che il Principe Mezzosangue è Severus
Piton. Contattarlo per chiedere i permessi di
pubblicazione.
Minuti più tardi, però, Navar fu costretto a prestare attenzione ai suoi
fastidiosi ospiti, perché Potter aveva estratto la
bacchetta con espressione da paladino della giustizia e stava recitandogli
contro un rosario che partiva dall’accusa di essere un Mangiamorte.
Il Corvaccio scosse la testa: dopo il caso Malfoy
sembrava che il poveraccio vedesse Mangiamorte anche fra
i bambocci di undici anni che pasticciavano con le maledizioni.
Un po’ provato da questa nuova paranoia di Potter, Navar estrasse a sua
volta la bacchetta (ebano, trenta centimetri, con un crine di Thestral). Subito gli allegri compagni dello Sfregiato
fecero altrettanto, e a Navar arrivarono addosso due Expelliarmus e
uno Stupeficium,
ma il Protego
del Corvaccio si rivelò ben più potente: Hermione
restò Schiantata, gli altri due disarmati.
«Per cortesia!», esclamò sarcastico il Corvaccio, «Come
sperate di poter anche solo sfiorare me,
lo stregone più potente che Hogwarts abbia mai visto
(beh, in realtà sono ancora in lizza col vecchio Tom,
ma vedrete che alla fine risulterò io il migliore)?»
Potter era sul punto di partire
con un’altra serie di improperi contro le arti oscure e Navar,
quando un’illuminazione lo colse. Il Corvaccio guardò stupito la sua faccia rischiarata
da un guizzo d’intelligenza.
«Ehi, perché non ci aiuti a combattere Voldemort?
Sei il più bravo di tutti – a parte me – e senza un esperto di arti oscure non
riuscirò mai a trovare gli altri Horcruxes! Che ne
dici?»
Un grosso punto di domanda apparve al posto della faccia di Navar. Che Potter si fosse
rimbecillito del tutto? Stava per rispondere: «Ma sei scemo?», quando però gli
venne in mente un diabolico piano… Allora Navar gli
sorrise ampiamente e disse:
«Con vero piacere.»