I Guardiani del Sigillo

di O n i c e
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo I - Salvami ***
Capitolo 3: *** Capitolo II - Ritorno ***
Capitolo 4: *** Capitolo III - Professoressa di Difesa ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV - Confessioni ***
Capitolo 6: *** Capitolo V - La torre ***
Capitolo 7: *** Capitolo VI - Di nuovo le sue labbra ***



Capitolo 1
*** Prologo ***



 

I Guardiani del Sigillo

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Prologo

 
 

La nebbia era così fitta da sembrare solida, si poteva quasi toccare. Stava calando la notte e si sarebbero dovuti accampare, era rischioso, sapevano di avere il nemico alle calcagna, ma non avevano altra scelta.
Lei stava morendo e proseguire in quelle condizioni non faceva che aggravare la situazione.
«Non possiamo fermarci! L’Oscuro è sulle nostre tracce.» sbottò uno dei cavalieri.
«Bran, Lei ha bisogno di riposo.» cercò di farlo riflettere l’amazzone smontando dal suo cavallo.
 «Dobbiamo raggiungere il Gaada al più presto, Dàireen lo sai benissimo che non abbiamo tempo da perdere.» controbatté l’altro.
«Andiamo avanti, ve ne prego.» parlò debolmente Lei, il Sigillo. «Siamo vicini, lo sento.»
«Ètain siete troppo debole. Ci accampiamo per la notte, è deciso.» ordinò il possente cavaliere dai folti capelli biondi tirando le briglie del suo stallone nero. «Fàelàn occulta la zona.»
«Sai che non servirà a fermarlo se ci dovesse raggiungere, vero Lugh?» domandò duro l’altro.
«Lo so, ma non abbiamo altra scelta, se non ci fermiamo morirà. Ora fa’ quello che ti ho detto, sperando che lo rallenti almeno.»
L’amazzone si era intanto affiancata al Sigillo. «Come vi sentite?» chiese dopo averla aiutata a smontare da cavallo.
«Bene.» mentì. «Posso continuare, siete in pericolo e non vorrei mai che perdiate la vita per proteggermi.»
«Sapete benissimo che moriremmo per voi.» le disse carezzandole il volto diafano. «Siete così giovane Ètain, eppure dimostrate il coraggio di mille uomini.»
«Siete gentile Dàireen.»
«Ora riposate e riacquistate le forze, ci siamo noi a vegliare su di voi.» le sussurrò chiudendole gli occhi.
I tre cavalieri la raggiunsero e si disposero intorno alla giovane in corrispondenza dei quattro punti cardinali, chiusero gli occhi e puntarono le bacchette verso il Sigillo: quattro figure argentate, un montone, un’allodola, un lupo e un tasso, avvolsero la ragazza, trasmettendole la loro l’energia.
Un lampo di luce si irradiò verso il cielo in una frazione di secondo, illuminando la foresta intorno a loro e spazzando via la nebbia, passarono pochi secondo e delle grida acute riempirono l’aria.
 
Un sibilo assordante le fischiava nelle orecchie.
Gli occhi parevano come velati, le pupille dilatate erano fisse nel vuoto.
«Il passato ritorna: quando i Guardiani si uniranno il Sigillo si mostrerà. I Custodi saranno chiamati a proteggerlo. Il ciclo si ripete, l’equilibrio va mantenuto, ma il male oscura ancora la via.» predisse con voce atona, poi Sibilla Cooman cadde a terra priva di sensi.








Note autrice:
Buona sera a tutti!!
E' la mia prima ff quindi siate clementi..
L'ispirazione mi è venuta per caso e spero di riuscire a rendere la storia come è nella mia mente.
Questo è solamente il prologo e i prossimi capitoli saranno più lunghi. 
Spero che vi sia di gradimento e di avervi almeno incuriosito.. quindi recensite ;)

Ovviamente tutti i personaggi sono di proprietà di J.K. Rowling e di chi ne detiene i diritti. 
I personaggi non appartenenti alla saga originale di HP che appariranno in questa storia sono invece di mia invenzione.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo I - Salvami ***




Capitolo I
Salvami

 
 




Su Hogwarts era tornato il silenzio.
Tra le sue mura non echeggiavano più le urla e il caos, che si era scatenato da quando si era infranto il Protego Horribilis che avvolgeva il castelloe i Mangiamorte si erano introdotti tra quelle mura millenarie, sembrava essersi placato. La battaglia pareva terminata, ma era ovvio che non fosse così; i Mangiamorte si erano ritirati non appena avevano sentito la voce del Signore Oscuro che li richiamava a sé.
Hermione Granger si era rifugiata sulla Torre di Astronomia, distrutta da tutto il dolore che si respirava nell’aria. Aveva sentito il bisogno di stare da sola e piangere proprio su quella torre dove un anno prima era stato ucciso Silente.
La brezza che soffiava là in cima le scompigliava i suoi indomabili capelli e trascinava via con sé l’eco dei suoi singhiozzi.
Fred… continuava a sussurrare, mentre le lacrime le scorrevano cristalline lungo le guance. Perché proprio lui?
Fred non puoi essertene andato. Piangeva ricordando quel mezzo sorriso ancora stampato sul suo volto immobile. Non avrebbe più sorriso Fred, non l’avrebbe più fatta sorridere.
Lui, il suo rosso preferito, come adorava chiamarlo.
Lui, il primo che l’aveva fatta sentire donna e non una semplice ragazzina.
Lei con lui e mille risate.
Lei con lui la sua prima volta.
Lei con lui, semplicemente.
In breve il riassunto del suo quinto anno insieme a Fred Weasley. Era nato per gioco, velocemente, e altrettanto si era concluso. Niente rancori né rimpianti, si erano sempre voluti un bene dell’anima lui e lei, amici e amanti senza paura né vergogna, senza segreti.
So che sei lassù e che mi senti, quindi vedi di ricordarti di me ogni tanto.
Si asciugò distrattamente le lacrime, mentre un sorriso triste le increspava le labbra.
Uno scalpiccio sul freddo marmo della terrazza la fece voltare di scatto.
«C’è qualcuno?» chiese afferrando saldamente la bacchetta e puntandola nel vuoto di fronte a sé, nervosa e spaventata. Dei passi alla sua sinistra la fecero voltare allarmata.
Dall’ombra emerse una figura alta, vestita di nero e dai biondi capelli –insolitamente– scompigliati.
«Granger» la salutò con voce atona. «Anche tu qui, vedo.»
«Malfoy a cosa devo l’onore della tua presenza? Non ti fa schifo stare nello stesso luogo con una mezzosangue? O sei venuto a uccidermi magari?» gli urlò addosso, con ancora la bacchetta puntatagli contro. Stava scaricando la sua rabbia su di lui, sperava di scatenargli una qualche reazione ma nulla da parte sua.
Il biondo Serpeverde si limitò a stirare le labbra in quello che però non era il solito ghigno, ma certamente neanche un sorriso. Malfoy non aveva mai sorriso, non sapeva neanche come si facesse, probabilmente.
«Nulla di quello che pensi. Ero venuto qui solo per stare tranquillo, per pensare, ma a quanto pare non mi è concesso.» disse mesto. La scrutò per qualche attimo prima di avvicinarsi alzando le mani in segno di resa. «Avanti Granger, sfogati su di me. So che non desideri altro.»
Hermione fu colta di sorpresa dalle sue parole.
Cosa diavolo era saltato in mente a Malfoy?
«Forza.» la esortò. «Puoi vendicarti di tutto il dolore che ti ha causato Bellatrix, di tutto il dolore che ti ho causato io.» continuò avanzando ancora.
«Non fare un altro passo Malfoy.» lo minacciò.
Lui ghignò ormai vicino, troppo, a lei, talmente vicino che la punta della bacchetta gli sfiorava i vestiti, all’altezza del cuore. Draco socchiuse gli occhi.
«Si può sapere che ti prende?» chiese esasperata Hermione.
Draco scosse la testa, mentre l’ombra di un sorriso s’insinuò sul suo volto.
«Granger mi stupisci, da quando non afferri qualcosa di così semplice? E tu saresti la strega più brillante degli ultimi anni?» la schernì, voltandosi e poggiandosi con i gomiti al parapetto della torre, affacciandosi nel vuoto.
«Non vorrai…» boccheggiò Hermione, faticando a trovare le parole.
Draco scoppiò in una risata tetra. «Ti pare Granger? Bisogna avere il coraggio per farlo. E il coraggio io non so nemmeno cosa sia, sbaglio? E comunque perché dovrei farlo io quando so che il Signore Oscuro mi ucciderà…» cominciò inclinando la testa in avanti e beandosi del vento che gli accarezzava il volto.
La Grifondoro lo guardò sgranando gli occhi. «Cosa diamine stai dicendo Malfoy?»
«La verità. Il Lord vuole farla pagare a mio padre da quando è tornato, ho fallito in tutti i compiti che mi ha ordinato e quale modo migliore se non uccidere me? Morirò, Granger, e non vedrò la fine di questa guerra.»
Hermione si avvicinò a Draco, ritirando la bacchetta che fino a quel momento aveva stretto saldamente tra le dita, turbata dalle parole del Mangiamorte. Si poggiò anche lei al parapetto e vagò con lo sguardo lungo l’orizzonte. Le loro braccia si sfiorarono accidentalmente, ma il biondo non si ritrasse.
«Perdonami.» disse in un soffio Draco, talmente leggero che Hermione credette di esserselo immaginato.
«Come scusa?»
«Perdonami.» ripeté più forte.
Il cuore nel petto di Hermione perse un battito. Draco le stava chiedendo perdono e il modo, la voce, con cui aveva pronunciato quella semplice parola le aveva avvolto il cuore in una morsa gentile e delicata.
Per la prima volta uno a fianco dell’altra, Grifondoro e Serpeverde. Mezzosangue e Purosangue. Hermione Granger e Draco Malfoy.
«Tutto quello in cui credevo, tutto quello che mi è stato insegnato sulla purezza del sangue, sull’inferiorità di chi non è come noi, tutto ciò non ha portato ad altro che a dolore e morte. Ma non c’è differenza tra noi Granger, non c’è mai stata. Tu ed io non siamo poi così diversi, se non che tu sei mille volte migliore di me. L’ho capito quando Bellatrix» sputò il suo nome «ti ha inciso la carne, quando ho visto il tuo sangue macchiare la tua pelle, non hai idea del ribrezzo che provato verso me stesso e verso il mio sangue. Mi dispiace, mi dispiace tanto.» mormorò distrutto, tenendosi il viso tra le mani.
Hermione rimase per qualche secondo interdetta. Non si sarebbe mai aspettata un comportamento simile da Draco Malfoy, men che meno con lei.
«Non c’è bisogno, io… l’ho già fatto, Draco.» sussurrò senza neanche pensarci.
Draco alzò lo sguardo su di lei, sorpreso. Aveva pronunciato il suo nome, e nel tono non vi lesse nient’altro che dolcezza. Non odio, non rabbia, non pietà o compassione. Draco, un soffio che gli parve carezzare delicato la sua anima tormentata.
Per la prima volta occhi negli occhi.
Per la prima volta Hermione si perse in quelle iridi d’argento che l’attraevano come un magnete e per un attimo ebbe l’impressione di potergli leggere dentro, di potergli sondare ogni angolo più nascosto del suo essere.
Per la prima volta Draco poté ammirare la luce, la forza, il calore di quello sguardo così profondo. Ci sarebbe volentieri annegato in quelle perle dorate che brillavano nei suoi occhi, avrebbe voluto perdercisi per sempre.
Fuoco contro ghiaccio.
I loro volti si erano avvicinati senza che se ne rendessero conto, potevano sentire il respiro dell’altro infrangersi sulle labbra.
Hermione...
Draco…
Era assurdo, dannatamente assurdo quello che immaginavano stesse per accadere, ma non importava.
Draco annullò le distanze tra loro afferrando Hermione per la vita e chinandosi sulle sue labbra, sfiorandole con una delicatezza estrema, spaventato lui stesso da quel gesto. Temeva che Hermione potesse respingerlo, ma lei desiderava lo stesso. Era come se la sua parte razionale l’avesse abbandonata lasciandola in balia di Draco Malfoy. Insomma, Draco Malfoy.
Avvolgendogli il collo con le braccia e alzandosi sulle punte dei piedi, premette con più decisione la sua bocca contro quella di Draco. Lui le cinse i fianchi e la tirò di più a sé, facendo aderire i loro corpi, mentre con la punta della lingua disegnava il contorno di quelle morbide labbra, inebriato dal profumo dolce e sensuale della sua pelle che sapeva di gelsomino.
Hermione dischiuse la bocca e le loro lingue si incontrarono, si rincorsero e danzarono insieme per quegli attimi che parvero eterni. La ragazza assaporò il dolce sapore della bocca di lui. Tabacco e menta, che le facevano girare la testa.
O forse era Draco stesso a fargliela girare?
Hermione non avrebbe saputo dirlo. Persa in quelle emozioni che le facevano sfarfallare lo stomaco, non si curava di altro.
Draco lentamente liberò la bocca di Hermione dalla sua. Le labbra rosse e gonfie erano curvate un sorriso. Un sorriso?!
Hermione dovette sbattere più volte le palpebre per rendersi conto che Draco Malfoy stava sorridendo. Non il solito ghigno, ma il sorriso più bello e seducente che avesse mai visto.
Sarebbe crollata se Draco non l’avesse stretta ancora fra le sue braccia.
«Grazie Granger.» le sussurrò poggiando la fronte su quella di lei.
«Perché?»
«Perché mi hai regalato forse il momento migliore che io possa aver mai vissuto.» le confessò d’un fiato. «Forse l’ultimo…»
«Smettila Malfoy!» gli urlò contro Hermione interrompendolo. «Non morirai a causa di questa guerra…»
«Piccola e coraggiosa Grifondoro, come se dipendesse da te. Sai che ci troveremo contro quando ricomincerà la battaglia, vero? Sempre se non morirò prima.»
«Allora combatti con me Malfoy, combatti con Hogwarts, per Hogwarts.» sentì le lacrime pungerle gli occhi.
«E abbandonare la mia famiglia?»
«Ti prego. Non potrei sopportare un'altra morte, la tua morte.»
Nessuna parola.
«Draco rispondimi…»
Silenzio.
«Draco…» tentò esasperata.
«È così bello sentirti pronunciare il mio nome.»
Ah Draco… non rendere tutto più difficile.
«Per favore, ascoltami.»
«Mio padre, mia madre… loro non…» sussurrava tra sé.
«Loro capiranno. Tua madre soprattutto: lei ti ama e sai anche tu che l’unica cosa importante per lei è che tu viva.»
Alzò i suoi occhi grigi in quelli di lei. Parevano trasparenti, voleva che Hermione vedesse la sua anima, ciò che aveva dentro.
Si avvicinò di nuovo a lei e le sue labbra si posarono su quelle della Grifondoro. Un bacio immobile, fino a che lei dischiuse la bocca leggermente e sentì il suo fiato caldo infrangersi sul palato, si avvinghiò a lui mentre con una mano le stringeva la vita e l’altra si insinuava tra i suoi ricci.
«Sei la mia unica speranza.» sussurrò. «Salvami Granger.»
 
E lei l’aveva fatto. Da orgogliosa Grifondoro qual era, aveva mantenuto la sua promessa: l’aveva salvato. L’aveva salvato dalla guerra, da Voldemort, da suo padre, da se stesso e dal destino che credeva segnato.
«Siamo noi che ci scegliamo il nostro destino.» gli disse Hermione alla fine della battaglia finale.
«No, Granger, ti sbagli.» le rispose mesto. «Il destino è imprevedibile e nulla lo può dominare. Chi siamo noi per imporci su di esso? Non possiamo scegliere e mai potremo farlo, assecondiamo semplicemente quello che il fato decide per noi. È solo illusione la consapevolezza di decidere per noi stessi.»
«Sei tu che hai scelto di restare, Malfoy.» gli fece notare con una punta d’irritazione nella voce. Draco rimase spiazzato…
 
«Draco.» lo chiamò Lucius. «Draco, vieni.» si aggiunse sua madre.
Hermione lo sentì tremare e gli strinse la mano. Era combattuto, se non si fosse unito ai Mangiamorte avrebbe tradito i suoi genitori, ma se l’avesse fatto, se li avesse raggiunti lei non avrebbe potuto sopportare l’idea di combattere contro di lui. Draco esitava. Vagò con lo sguardo soffermandosi su sua madre, suo padre e, infine, su Voldemort.
Rabbrividì incrociando i suoi occhi, neri come la pece, pozzi senz’anima.
«No.» indietreggiò di un passo, scuotendo la testa.
L’Oscuro l’aveva osservato inclinando la testa, aveva notato la mano del giovane Malfoy intrecciata a quella della mezzosangue. Una risatina crudele si era fatta strada su quel viscido volto serpentino… poi era esplosa la battaglia.
 
Ora erano lì, seduti, a osservare la distruzione che li circondava. Harry aveva sconfitto Voldemort, dissoltosi in polvere, i buoni avevano vinto. E Draco aveva scelto di far parte di quei buoni.
Eppure qualcosa lo turbava ancora. Non solo la consapevolezza che i suoi genitori, suo padre in particolare rischiava una condanna ad Azkaban –e lui anche, a dire il vero- già semplicemente a causa di quel marchio impresso sul braccio. I suoi sensi gli dicevano che la pace tanto agognata non era ancora arrivata. Un’ombra stava ancora oscurando Hogwarts e tutto il mondo magico.
«Ah Granger! Vuoi sempre avere la ragione ad ogni costo.» le rispose dopo lunghi istanti, forse troppo duro.
Infatti.
Lei si indispettì. «E allora dimmi Draco Malfoy, anche il bacio che ci siamo scambiati l’ha voluto il destino?» chiese piccata, anzi decisamente irritata.
Draco non le rispose, non riusciva a rispondere neanche a se stesso in quel momento. Perché l’aveva baciata?
 
Semplicemente avevo bisogno di qualcuno con cui parlare.
Non è quella la domanda. L’hai baciata.
Non connettevo molto col cervello: credevo che sarei morto.
Invece sei ancora qui.
Sarebbe potuto succedere.
Avevi paura di non poterla più avere.
La mia non era paura… e non l’ho mai voluta!
Bugiardo.
Avrei potuto baciare chiunque altra.
Eppure hai baciato lei, una mezzosangue.
Basta! L’ho baciata perché avevo bisogno di conforto.
Avevi bisogno delle sue labbra.
Avevo bisogno di qualcuno e lei mi è capitata davanti per caso.
Speravi di trovarti solo con lei. Per questo l’hai seguita.
È. Stato. Il. Caso. E quello che è successo ‘sta notte non si ripeterà.
Certo, come no!
Non si ripeterà! Io avevo bisogno di qualcuno. Lei era lì e ne ho approfittato, punto. Fine della storia.
Sei felice che lei non ti abbia respinto.
Aveva paura anche lei, come me, della morte, ed è stato come confortarci a vicenda, sapere di non essere… soli.
Oh, ora ragioniamo un po’ di più. Anche tu avevi paura.
Cazzate.
L’hai appena ammesso. Metti da parte l’orgoglio Draco o la perderai.
Sai quanto me ne freghi…
Sicuro?
Assolutamente.
Sei cambiato, Draco. Non nasconderti dietro a una maschera che non ti appartiene più.
Io non mi nascondo dietro a nulla.
Menti a te stesso.
Certo, come no.
Se vabbè. Credi a quello che vuoi, alla fine lo capirai da solo.
Contaci.
Se avessi torto ora tu non saresti qui a rifletterci e a pensare a lei.
Io non sto pensando a lei.
Ah ah, ma fammi il piacere! Te l’ho già detto: stai mentendo a te stesso.
Lasciami in pace!
Come vuoi.
 
Silenzio, finalmente.
Draco si alzò e la lasciò lì. «Ci vediamo Granger.» si congedò, troppo confuso da quello che gli diceva la parte irrazionale –razionale?- della sua mente.
Hermione sarebbe voluta andargli dietro e fermarlo, ma non trovò la forza di farlo. Si rabbuiò delusa, ma un minuscolo pensiero la fece sorridere: ognuno era padrone del proprio destino, Draco gliel’aveva dimostrato scegliendo cosa fare. Lei aveva ragione. O così credeva.
Avevano entrambi ragione, e avevano entrambi torto, per motivi diversi…





Note autrice:
per prima cosa grazie a tutti coloro che hanno inserito la storia nelle seguite, a chi ha recensito e a coloro che hanno solamente letto.
Non posso garantire di aggiornare regolarmente ma farò del mio meglio :)
Buona giornata a tutti
Un bacio.

O n i c e

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Capitolo 3
*** Capitolo II - Ritorno ***


 

Capitolo II
Ritorno






 
 
Anche quell’estate era passata, un’estate passata a ricostruire, a fortificare e ora il castello di Hogwarts si stagliava più magnifico e maestoso che mai. Meraviglioso, certo, ma molti non avevano avuto il coraggio di tornarci; troppo dolore li perseguitava ancora e tornare lì voleva significare rivivere i momenti peggiori, rivivere e rivedere la morte degli amici, dei fratelli, di chi si amava…
Nonostante le sollecitazioni del nuovo Ministro della Magia, Kingsley Shacklebolt, che assieme a Minerva McGranitt, nuova preside di Hogwarts, aveva invalidato l’anno scolastico precedente a causa del controllo che vi esercitavano i Mangiamorte, diversi studenti del settimo anno e coloro che avevano combattuto l’ultima battaglia avevano abbandonato la scuola.
Quel primo settembre 1998 lungo la banchina del binario 9¾ erano molti gli sguardi e i mormorii indirizzati a chi aveva deciso di rifrequentare l’ultimo anno: Harry Potter –il Prescelto e Salvatore del Mondo Magico-, Ron Weasley e Hermione Granger tra i Grifondoro, Draco Malfoy e Blaise Zabini, gli unici Serpeverde tornati per ripetere il settimo anno.
Non era facile per nessuno di loro ricominciare, ma dovevano voltare pagina, andare avanti. Sarebbe stato inutile crogiolarsi nel dolore, perché nulla sarebbe cambiato.
Inevitabilmente due sguardi s’incrociarono. Nuovamente occhi negli occhi dopo mesi. Occhi così diversi, eppure così simili.
Non si erano più visti dalla battaglia, né si erano sentiti. Perché avrebbero dovuto poi?
Un Serpeverde e una Grifondoro che si odiavano da anni. Assurdo tutto quello che era successo!
E allora cos’era quella scossa sotto la pelle che avevano percepito quando si erano riflessi l’uno negli occhi dell’altra?
Draco Malfoy e Hermione Granger distolsero lo sguardo nel medesimo istante, troppo orgogliosi per ammettere persino a loro stessi di aver sentito quello strano sfarfallio nel ventre mentre la mente correva inevitabilmente a quella notte sulla torre.
«Ehi Dra’, tutto okay?» chiese Zabini notando lo sguardo che l’amico si era scambiato con la Granger.
«Certo.» mentì l’altro, capendo perfettamente che non si riferiva all’imminente ritorno a Hogwarts. In quel caso non avrebbe mentito, non gli andava per nulla a genio l’idea di rimettere piede in quella scuola, ma non aveva avuto altra scelta.
Suo padre era stato arrestato e rinchiuso ad Azkaban e lui vi era scampato per miracolo grazie al Ministro Shacklebolt. Quanto a sua madre, era stata lei a chiedergli –a supplicarlo, quasi- di tornare ad Hogwarts, almeno lì. Dopo la condanna di suo padre, Draco non ne aveva voluto sapere di tornare al manor e aveva preferito trascorrere l’estate lontano da tutti, in una “piccola” villa di proprietà della famiglia nella contea di Cumbria, e ci sarebbe rimasto se sua madre non avesse insistito tanto, preoccupata per lui.
«Sicuro?» insistette il moro.
«Ho detto di sì.»
«Se lo dici tu…» lo punzecchiò quell’altro. Nessuno conosceva Draco meglio di lui, e non per niente era il suo migliore amico, l’unico fra tutti che aveva deciso di stargli accanto ancora una volta, nonostante tutti gli avessero voltato le spalle.
«Chi altro dovrebbe dirlo altrimenti?» chiese irritato il biondo.
Blaise sorrise malizioso. «La Granger magari…» buttò lì, fintamente ingenuo.
Draco gli scoccò un’occhiataccia che avrebbe fulminato chiunque, ma non il moro. «Come scusa?!» eruppe.
«Oh, no nulla. Pensavo ad alta voce.» sviò Blaise sogghignando.
«Attento a quello che dici Zabini!» lo minacciò, ma ovviamente l’amico non gli diede retta.
«Come sempre, Dra’.»
Il biondo scosse la testa esasperato voltando nuovamente in capo in direzione del Trio dei Miracoli. Gli occhi gli si assottigliarono a due lame quando vide Lenticchia passare un braccio intorno alle spalle di Hermione e darle un bacio sulla guancia, mentre gli studenti si apprestavano a salire sull’Espresso per Hogwarts. Un suono gutturale gli vibrò nella gola mentre Blaise ghignava divertito.
Ah Draco la gelosia è una brutta bestia.
 
Come ogni primo settembre, gli studenti a partire dal secondo anno raggiungevano il castello di Hogwarts trasportati dalle carrozze che si muovevano –apparentemente- da sole, ma quella sera erano in molti in grado di vedere quegli inquietanti cavalli scheletrici e con le ali da pipistrello.
«Ma che accidenti sono quei cosi?!» esclamò sconcertato qualcuno.
«Sono Thestral.» spiegava con noncuranza Luna Lovegood aggirandosi tra i gruppi di studenti. «Solo chi ha visto qualcuno morire può vederli.»
Molti si scambiarono sguardi incerti, ricordando chi aveva perso la vita durante la guerra conclusasi solo da pochi mesi.
«Perché la vita è così ingiusta?» parlò tra sé, ingenuamente, Ron.
Harry lo scrutò a lungo, poi con un lungo sospiro raggiunse Hermione.
La giovane Grifondoro osservava gli animali, affascinata. «Sono meravigliosi, vero?» chiese avvicinandosi al Thestral che avrebbe trainato la loro carrozza e accarezzandogli delicatamente il muso, percependo la consistenza vellutata della pelle scura.
«Avrei preferito non vederli.» si rabbuiò Ginny, scambiando un’occhiata carica di dolore con il fratello che l’abbracciò di slancio. Ginny si irrigidì, ma ricambiò la stretta di Ron. Dopo la guerra –e la morte di Fred- la rossa progressivamente era diventata più fredda e distaccata. Il fratello doveva mancarle davvero tanto, dopotutto era la più piccola e l’unica figlia femmina dei Weasley e con Fred era sempre stata molto legata.
«Manca anche a noi Ginny, ma devi reagire, non puoi chiuderti in te stessa.» la spronò Hermione afferrandola per le braccia e guardandola dritta in faccia.
«Sì, lo so.» rispose semplicemente la rossa.
Ron sospirò esasperato. Non sapeva più come comportarsi con la sorella; durante tutta l’estate tutti avevano cercato di superare la morte di Fred, nonostante il dolore fosse sempre presente, ma non lei. Si chiudeva nella sua stanza impedendo a chiunque di entrare, e ciò accadeva sempre più di frequente.
«Avanti andiamo adesso.» incitò Harry salendo per primo sulla carrozza, seguito da Hermione e i fratelli Weasley.
«Forse è il caso che ci avviamo anche noi.» osservò Zabini dando una gomitata a Malfoy.
«Eh? Ah sì, andiamo.» balbettò distratto dai suoi pensieri –e dalla Granger-.
«Si può sapere che ti prende? È da ‘sta mattina che sei strano.» lo provocò.
«Secondo te perché? Scoppio dalla gioia all’idea di essere tornato qui.» disse sarcastico.
«Ah su questo non avevo dubbi, ma io mi riferivo…»
«Che vuoi sapere ancora Bla’? Manco fossi mia madre, neppure lei mi sta così addosso.» lo interruppe Draco. «Credevo fossi più sveglio, cosa pensi che possa mai avere? Cazzo Bla’ li hai visti? Hai idea di come mi sento nel vederli così, vedere tutti così? E ora vedi di piantarla con questo fare da mammina premurosa, se non vuoi che ti schianti.»
Blaise sorrise, Draco era cambiato, segnato dalla guerra, come tutti quanti, ma non aveva di certo perso il suo carattere orgoglioso e autoritario. Ah, non aveva dubbi che Draco Malfoy si sarebbe riguadagnato in meno di mezzo secondo il rispetto di tutta la casa dei Serpeverde. Dopotutto sapeva che gran parte dei loro compagni di casa nutriva un profondo timore reverenziale nei confronti del biondo. Draco era sempre stato il leader, il Principe delle Serpi, e lo sarebbe stato ancora, senza alcun dubbio.
 
In Sala Grande era tutto come ogni anno. Tutti gli studenti delle quattro case nuovamente riuniti alle proprie tavolate, il Cappello Parlante stava concludendo lo smistamento dei ragazzini del primo anno.
«… sì, senza dubbio Corvonero.» decretò il Cappello Parlante smistando anche l’ultimo studente. Un applauso si levò dal tavolo degli azzurro-bronzo, mentre il ragazzino si dirigeva verso la sua casa di appartenenza.
Dopo qualche attimo di silenzio la preside prese nuovamente la parola. «Bene ragazzi, come molti di voi sanno ogni anno giunge ad Hogwarts un nuovo professore di Difesa contro le Arti Oscure, quest’anno sono lieta di presentarvi la professoressa MacEwen!» annunciò facendo segno alla nuova professoressa di entrare.
Una figura esile avanzò uscendo dall’ombra. Tutti gli occhi erano puntati su di lei: era una ragazza giovane, intorno ai venticinque anni, dai lunghi e mossi capelli castani e gli occhi color cioccolato, il fisico esile e le sue delicate forme erano fasciate in una camicetta color bronzo satinato e un paio di pantaloni in raso grigio ardesia che si stringevano alle caviglie, ai piedi calzava un paio di ballerine dello stesso colore della camicia. Era di indiscutibile bellezza e infatti non si fecero attendere fischi di approvazione levatisi dal fondo della sala, dove stavano gli studenti degli ultimi anni, seguito poi da numerosi applausi.
«Miseriaccia!» esclamò Ron osservando sbalordito la professoressa di Difesa e un sorriso da ebete stampato in faccia.
«Chiudi quella bocca Ronald, rischi di sbavare sul tavolo.» lo rimbeccò Hermione.
«Avanti Herm! Sei sempre la solita.» scherzò Harry.
«Oh, voi uomini. È che da quando è entrata tutta la popolazione maschile di questa scuola non le toglie gli occhi di dosso. È pur sempre una professoressa, diamine!» puntualizzò.
«Sembra che nessuno di loro abbia mai visto una donna.» ridacchiò Ginny.
«Gelosa Ginny?» ipotizzò ironico Harry dopo qualche secondo, profondamente felice di risentire la sua voce allegra.
«Ma per piacere!»
Ron si riscosse nel sentire la voce della sorella e un ampio sorriso gli si dipinse sul volto, per poi tornare a fissare la MacEwen.
«Non cambieranno mai.» dissero in coro Hermione e Ginny, prima di scambiarsi uno sguardo divertito. Ginny forse stava tornando quella di prima, o almeno quello era un piccolo passo. Hermione sorrise stringendo la mano dell’amica che ricambiò.
Come tutti, anche al tavolo dei Serpeverde due paia di occhi erano puntanti sulla nuova professoressa.
«Quest’anno non so come mai, ma ho un’inspiegabile voglia di impegnarmi in Difesa.» ghignò Blaise lanciando un’occhiata eloquente alla giovane donna.
«Direi che siamo in due.» gli andò dietro Draco. «Te la ricordi a scuola?»
«Eccome!» esclamò il moro.
«Certo che è sempre stata una gran bella…»
Ma gli apprezzamenti di Draco vennero interrotti proprio dalla voce della MacEwen. «Buonasera a tutti ragazzi. È un onore per me essere qui, dopo cinque anni, come professoressa della classe di Difesa contro le Arti Oscure. So che questa non sarà la materia più apprezzata dopo i recenti avvenimenti, ma mi impegnerò affinché riacquisti il merito che gli spetta e per questo ringrazio infinitamente Minerva McGranitt per aver creduto in questo e avermene dato la possibilità.» si voltò verso la preside e facendole un cenno di ringraziamento avviandosi al tavolo dei professori.
«Prima che venga servita la cena io e tutti i professori vorremmo augurarvi un buon anno scolastico. E ora buon appetito!» esclamò la McGranitt.
Sulle tavolate comparve ogni sorta di cibo, con piatti che svolazzavano sopra le teste degli studenti. Un chiacchiericcio diffuso animò la Sala Grande. L’atmosfera piacevole che si respirava aveva allontanato temporaneamente il ricordo ancora troppo pressante della guerra.
«Per molti di loro sarà dura affrontare quest’anno.» cominciò la McGranitt, rivolgendosi alla MacEwen, seduta a fianco della preside. «Hanno ancora negli occhi le immagini della guerra, e per molti di loro è veramente doloroso essere qui.»
«Immagino professoressa…»
«Ti prego chiamami Minerva. Siamo colleghe ora.» le sorrise.
La giovane ricambiò. «D’accordo Minerva. Comunque farò del mio meglio, soprattutto nelle classi del settimo anno, li ho visti combattere durante la battaglia e molti di loro possono certamente migliorare le loro capacità, anche se sicuramente non sarà facile, soprattutto sul piano psicologico.»
«So che ce la farai, dopotutto sei sempre stata una strega estremamente abile e brillante. Ma dimmi, cosa ti ha spinto a fare domanda per insegnare ad Hogwarts? Soprattutto per insegnare Difesa…» chiese curiosa Minerva.
«Insegnare è sempre stato il sogno di mia madre, ma dopo il matrimonio e mio padre che è sempre stato piuttosto antico di mentalità, lei non ha potuto farlo, non ha potuto più far nulla in realtà, e poi be’ dopo la Prima Guerra Magica...» si interruppe, assalita da vecchi ricordi. «E così ho voluto essere io a portare avanti il suo desiderio, ho voluto onorare il suo ricordo.»
«E tuo padre?» continuò curiosa.
La giovane si irrigidì e la preside si apprestò a rimediare. «Perdonami, ho osato chiedere troppo.» si scusò.
«No figurati. È solo che io e lui siamo troppo diversi.»
Minerva annuì comprensiva.
«Dunque hai già steso l’orario?» cambiò argomento la nuova professoressa, allontanando pensieri scomodi.
«Certamente.» rispose la preside tra un boccone e l’altro. «Domani mattina avrai due ore con una classe del primo anno di Corvonero e Serpeverde e due ore con degli studenti del settimo anno.» le annunciò vaga.
«Perché ho un presentimento riguardo alle case di appartenenza?» disse accennando un sorriso.
«Spero che riescano a mettere da parte i rancori che le hanno caratterizzate per anni…»
«Io direi per secoli.» la corresse. «Farò del mio meglio Minerva, anche se sai benissimo che non sarà facile, vero?»
«Ma sono certa che ne sarai in grado.» affermò con convinzione.
«Lieta di godere della tua fiducia.»
«Lieta di sentirtelo dire.» rispose scambiando uno sguardo divertito con la giovane professoressa.

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Capitolo 4
*** Capitolo III - Professoressa di Difesa ***



Capitolo III
Professoressa di Difesa

 
 





Hermione si apprestava a raggiungere la classe di Difesa contro le Arti Oscure. Si era attardata al termine della lezione di Antiche Rune e ora sfrecciava per i corridoi della scuola pregando di non arrivare in ritardo.
Come non detto.
Non appena varcò la soglia della classe tutti gli studenti si voltarono a guardarla; ignorando le occhiate dei Serpeverde –uno in particolare,- si accomodò al secondo banco, a fianco di Ginny.
«Ti è andata bene che la prof non è ancora qui.» le mormorò all’orecchio.
«Scusami, ma la professoressa Babbling mi ha…»
«Bene ragazzi, ora che ci siamo tutti direi che possiamo cominciare.» una voce chiara e squillante, proveniente dal fondo dell’aula, fece sobbalzare metà della classe, colta di sorpresa. La professoressa avanzò fino alla cattedra e si voltò in direzione degli studenti.
«Alcuni di voi probabilmente sanno già chi sono…» iniziò lanciando uno sguardo ai banchi occupati dai verde-argento. «Mi chiamo Keira Iris MacEwen, ho terminato la scuola cinque anni fa e dopo i M.A.G.O. ho studiato per diventare Auror. Ho visto diversi di voi…» e inevitabilmente lo sguardo migrò sui rosso-oro, «combattere durante l’ultimo scontro con Voldemort…»
Molti dei ragazzi si scambiarono brevi occhiate, Hermione percepì Ginny irrigidirsi al suo fianco; due banchi più indietro Draco Malfoy stringeva i pugni talmente forte da sbiancarsi le nocche.
«So che non sarà semplice per voi affrontare quest’anno, soprattutto questa materia dopo ciò che è accaduto l’anno passato, e so anche che sapete cavarvela bene in duello, ma il mio obbiettivo è quello di migliorare le vostre capacità. Avete delle grandi potenzialità, quindi sfruttatele.»
«Certo come no.» sussurrò sarcastica una Serpeverde alla compagna facendola ridacchiare.
«Signorina Greengrass, giusto?» l’interpellò la professoressa. «Vuole informare anche il resto della classe riguardo ciò che ha da dire?» la riprese.
La bionda arrossì cercando di nascondere il viso con i capelli lunghi e lisci. «Chiedo scusa professoressa.» balbettò imbarazzata Astoria Greengrass che non sopportava essere al centro dell’attenzione.
«Dunque ragazzi» riprese la professoressa, «il programma di quest’anno riguarderà inizialmente un ripasso di ciò che è stato fatto negli anni precedenti, poi vi insegnerò l’arte della legilimanzia...»
Un brusio si sparse tra gli studenti, mentre uno sguardo di ghiaccio si scontrò con uno color del caffè.
«Dopo le vacanze natalizie invece le lezioni si concentreranno sullo studio di incantesimi di attacco, nello specifico l’Ardemonio e il Sectumsempra
Draco nel sentire pronunciare dalla professoressa i nomi di ciò che avrebbero dovuto studiare si era irrigidito. Ricordava troppo bene ciò che aveva provato quando lo Sfregiato gli aveva lanciato il Sectumsempra quando si erano affrontati nel bagno al sesto anno: aveva sentito la carne lacerarsi mentre il dolore era stato così acuto da spezzargli il respiro, mentre avvertiva un bruciore che dal petto si irradiava alle sue membra. E non poteva certo dimenticare l’episodio nella Stanza delle Necessità, dove Tiger aveva scagliato l’Ardemonio contro Potter, Lenticchia e la Granger, dove il Trio gli aveva salvato la vita.
Ma lo fa apposta questa!?
Si riscosse da quei pensieri solamente quando Zabini gli sfiorò il braccio, riportandolo alla realtà. Il biondo alzò nuovamente gli occhi verso la cattedra dove incontrò lo sguardo della professoressa ex Serpeverde, che lo osservava comprensiva.
Ma quante accidenti di cose sa di me quella donna? Si chiese sbuffando.
Una mano scattò in alto.
«Dica signorina Granger.»
«Ma professoressa, il Sectumsempra è un incantesimo inventato da Severus Piton, lei come fa a conoscerlo?» chiese curiosa, ma con il massino rispetto.
«Io appartenevo alla casa dei Serpeverde e come ben sapete il professor Piton era il capo della Casa, è stato lui a offrirsi di insegnarmelo.»
«Sì, chissà che voleva quello…» mormorò ironica una voce dal fondo dell’aula.
«Meno dieci punti ai Grifondoro.» eruppe la professoressa. «Così vediamo se terrà a freno la lingua la prossima volta signor Finnigan.»
Il ragazzo si zittì subito, mentre tutti i rosso-oro si erano voltati verso di lui e i Serpeverde ridacchiavano compiaciuti.
«Vi insegnerò come contrastare gli incantesimi di attacco più potenti con il Savio Hexia, e inoltre apprenderete l’incantesimo di difesa per eccellenza:» riprese la MacEwen, spostando inevitabilmente lo sguardo su quattro Grifondoro in particolare, «l’Incanto Patronus.» annunciò.
Un chiacchiericcio eccitato si diffuse nell’aula.
«Se non sbaglio qualcuno di voi è già in grado di compierlo, sbaglio?» chiese. Ovviamente la maggior parte della classe non se ne stupì, sia tra i Grifondoro che tra i Serpeverde molti erano a conoscenza che gli ex membri dell’Esercito di Silente sapevano evocare un patronus.
«Dunque qualcuno di voi vuole mostrarlo al resto della classe?» domandò osservandoli e, prima che la mano della Granger scattasse per offrirsi, chiamò Ron. «Signor Weasley vuole darci lei una dimostrazione?»
Il rosso imbambolato e perso nei suoi pensieri sobbalzò quando lei lo chiamò. «Mmh? Ah sì… eccomi» balbettò a mezza voce. La MacEwen sospirò alzando gli occhi al cielo e scuotendo la testa con un lieve sorriso ironico.
Tutti i Serpeverde si misero a ridacchiare e anche qualche Grifondoro fece lo stesso. Affiancò la professoressa che si era poggiata alla cattedra con le braccia incrociate al petto. «Quando sei pronto, Ronald.» lo incitò. Il rosso puntò leggermente la bacchetta verso l’altro e si concentrò.
Okay. Avanti Ron, pensa… si diceva ricercando nella sua mente un ricordo felice. Faticava a trovarne uno, erano tutti oscurati dagli ultimi avvenimenti.
 
«Hermione!» la chiamai.
«Sì!?» esclamò girandosi. Sgranai gli occhi nel vederla, splendida in quel vestito rosso. Deglutii a vuoto.
«Ecco, io… insomma, io… volevo chiederti se… setiandavadiballareconme.»
«Che hai detto?»
Probabilmente ero diventato dello stesso colore del suo vestito tant’ero imbarazzato. Presi un respiro profondo. «Volevo chiederti se… se ti andava di… ballareconme.»
La vidi sorridere e annuire. Le presi la mano e la condussi con me in mezzo alla pista, circondati dagli invitati. Con una giravolta la posizionai di fronte a me tenendola stretta mentre le cingevo la vita.
«Ed era così difficile chiedermelo?» mi sussurrò all’orecchio.
Annuii sorridendo.
«Sono meravigliosi.» disse d’un tratto.
«Chi?» chiesi confuso.
«Bill e Fleur. Sono davvero felice per loro.» mi rispose poggiando la testa nell’incavo del mio collo e il suo fiato caldo mi solleticava la gola.
«Già.» confermai socchiudendo gli occhi e beandomi del suo profumo. «Ma tu di più…» mormorai sperando che non mi sentisse.
Come non detto.
«Grazie Ron.» mi sussurrò prima di darmi un tenero bacio sulla guancia.
 
«Expecto patronum» pronunciò chiaramente.
Una flebile luce argentata si irradiò dalla punta della sua bacchetta e prese velocemente le fattezze di un cane.
Un “ohh” generale si diffuse nella classe mentre quell’essenza dalle fattezze animali ondeggiava tra gli studenti. Ron l’osservò soddisfatto fino a che il patronus s’infranse di fronte alla sorella.
Oh Ginny, ti prego… sospirò mesto.
Un applauso si levò dai Grifondoro e Ron si sforzò di sorridere.
«Molto bene, grazie Ron.» gli sorrise la professoressa invitando a risedersi. «E ora direi che possiamo iniziare la lezione vera e propria!» annunciò.
 
Le due ore di Difesa con la MacEwen erano passate in un attimo: la nuova professoressa era veramente un’ottima insegnante, molto preparata, forse la migliore degli ultimi anni, eccetto per Remus Lupin, pensava Harry. Era riuscita a coinvolgere tutta la classe durante il ripasso dei programmi precedenti e, nonostante fosse cresciuta a Serpeverde, aveva attribuito equamente i punteggi alle due case rivali.
«È davvero in gamba la MacEwen.» affermò Hermione, concordando con i pensieri di Harry.
«Puoi dirlo forte!» l’appoggiò Ron. «Mi meraviglio che sia stata una Serpeverde, è troppo… insolita.»
«Che vuoi dire?» chiese Harry.
«Dai ragazzi conoscete un Serpeverde che sia stato gentile, equo e non consideri inferiore qualcuno che non appartiene alla sua casa?»
Hermione si sentì toccata nel vivo. Sì, lei lo conosceva, o meglio, lo conosceva per come era sempre stato: il cinico, borioso, arrogante e stronzo Draco Malfoy; eppure dopo quella notte non lo vedeva più come lo spocchioso furetto platinato di sempre.
Oh avanti Hermione! Non può essere sempre nei tuoi pensieri…
E, come a farlo apposta, quando la riccia Grifondoro spostò lo sguardo, i suoi occhi scorsero tra gli studenti che affollavano il corridoio proprio il biondo Serpeverde, che si guardava attorno come cercasse qualcuno.
Distolse velocemente lo sguardo e sentì le guance colorarsi.
«Ehi, Herm tutto okay?» chiese Ron notando il suo rossore.
«Sì, sì. Mi è solo venuto caldo.» mentì.
Il rosso annuì e si voltò a parlare con Harry che non si era per nulla accorto di quello scambio di battute. Ginny invece la guardò storta ma non disse nulla; ovviamente aveva capito che Hermione non la stava raccontando giusta, ma non volle indagare oltre, non ancora almeno. Hermione tirò un sospiro di sollievo, non aveva voglia di dare spiegazioni e non avrebbe retto se la sua migliore amica si fosse impuntata per sapere la verità riguardo a quell’improvviso rossore.
«Granger!»
Hermione sobbalzò credendo di essersela immaginata quella voce…
«Granger aspetta.»
Questa volta non se l’era immaginato, ne ebbe la conferma quando vide i suoi amici girarsi e sentì una mano afferrarla per un braccio e farla voltare.
Seguì un lungo secondo di silenzio.
Hermione alzò lo sguardo e si rispecchiò in quelle iridi tempestose, la mano di Draco ancora poggiata sul suo braccio. Si fissarono negli occhi per attimi interminabili fino a che…
«Tieni giù le mani da lei, Mangiamorte!» lo aggredì Ron, allontanandolo da Hermione con una spinta.
Draco si sbilanciò per un istante. «Tu che cazzo vuoi Lenticchia?!». L’argento nei suoi occhi sembrava farsi solido, mentre si protendeva leggermente in avanti, pronto ad attaccare.
«Draco…» lo trattenne Zabini, che in un lampo gli si era affiancato.
«Non osare mai più toccarla, Malfoy!» lo minacciò il rosso, mentre Harry gli si affiancava.
«Basta Ron!» s’intromise Ginny.
«Se no che mi fai?» lo provocò Draco.
«Basta. Smettetela tutti e due!» li rimproverò Hermione, frapponendosi  tra loro.
«Il tuo posto è ad Azkaban. Dovresti marcirci come tuo padre!» sibilò Ron.
La sua reazione non si fece attendere, sfoderò con impressionante velocità la bacchetta mentre un suono simile a un ringhio gli nasceva dalla gola.
«Expelliarmus
La bacchetta di Draco volò lontana, mentre una voce femminile echeggiava nel corridoio ormai vuoto. «Che sta succedendo qui?» chiese severa.
Draco e Ron si guardarono in cagnesco, ma nessuno disse nulla.
«Meno dieci punti ai Serpeverde…» cominciò la MacEwen. Ron già ghignava. «… e meno dieci punti ai Grifondoro. Che questi comportamenti non si ripetano più, sono stata chiara?»
«Certo professoressa.» dissero all’unisono il biondo Serpeverde e il rosso Grifondoro.
«Comunque, signorina Granger credo che il signor Malfoy la stesse cercando per informarla che la preside vi attende nel suo studio.» comunicò, «Buona giornata ragazzi.» si congedò.
«Allora Herm noi andiamo.» la salutò Ginny dedicandole uno sguardo che lasciava intendere qualcosa tipo: “io e te dobbiamo parlare”.
E ti pareva! Pensò sconsolata la riccia.
«Ci vediamo in sala comune!» ricambiò.
«Sì, ciao.» borbottò Ron, mentre Harry lo trascinava via scuotendo la testa rassegnato.
«Va be’ direi che vado anch’io. A dopo Dra’.» si congedò Blaise. «Granger.» la salutò inclinando leggermente la testa di lato.
Hermione rimase un attimo interdetta, poi ricambiò.
«Avanti Granger andiamo.» la scosse Draco, vedendo che si era bloccata nel bel mezzo del corridoio.
«Sì, arrivo.»
Era tesissima, camminare al fianco di Draco Malfoy le metteva una certa ansia, e inoltre non riusciva a spiegarsi quella strana sensazione che provava: sembrava rabbia, mista a delusione.
Perché?
Eppure la risposta la conosceva già fin troppo bene, solo non voleva ammettere a se stessa quella schiacciante verità.
«Accidenti Malfoy rallenta!» si lamentò. Draco era davvero alto e un passo dei suoi corrispondeva ad almeno uno e mezzo di quelli di Hermione; si aggiunga  che andavano di fretta, per poco la Grifondoro si sarebbe dovuta mettere a correre per mantenere il passo.
Draco ridacchiò e adeguò il suo passo a quello della ragazza. «Così va meglio?» chiese.
«Direi di sì.» confermò.
Proseguirono ancora un po’ in silenzio fino a che Hermione si sentì un’altra volta trattenere per un braccio. Draco la costrinse a girarsi verso di lui.
«Malfoy dobbiamo…» tentò di protestare, ma Draco la zittì poggiandole un dito sulle labbra. Hermione lo guardò spaesata, che cosa gli passava per la mente adesso?
«Te lo devo chiedere un’altra volta…» iniziò.
«Cosa?» chiese.
«Perdonami…»
Ancora. Ma questa volta il tono era diverso, più deciso, più vivo, più… più…
Hermione lo guardò confusa.
«… per questo.» concluse prima di far combaciare le sue labbra con quelle della ragazza, ancora.
Fu un bacio immobile, infinito e terribilmente piacevole, ma questa volta la ragione di Hermione controllò la sua parte irrazionale.
Si staccò da lui, lentamente e a malincuore.
«La McGranitt ci aspetta.» disse solo voltandosi e avviandosi il più in fretta possibile, ma a Draco non sfuggì il tono deluso della sua voce e la seguì mentre un ghignò gli si disegnò sul volto.


 

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Capitolo 5
*** Capitolo IV - Confessioni ***




Capitolo IV
Confessioni
 

 

«Allora?!»
Hermione non aveva neppure fatto in tempo a varcare la soglia della sala comune che Ginny le si era fiondata contro.
«Ginny! Con calma.» rise la riccia Grifondoro. «Fammi almeno entrare.»
«Oh sì, sì, ma qualcosa mi dice che hai parecchie cose da dirmi.» insistette la rossa.
«Ehi Herm, allora? Che voleva la McGranitt?» si intromise Harry stando comodamente seduto su una delle poltrone della sala comune.
Hermione prese un profondo respiro e orgogliosa guardò i suoi amici. «La preside mi ha nominata Caposcuola.» annunciò fiera.
«Cosa?!» esclamarono stupefatti Ron e Harry. «Ma è fantastico!» commentò poi il rosso. «Complimenti Herm.»
«Grazie ragazzi.» sorrise compiaciuta.
«E come ti senti?» chiese Ron.
Hermione gli lanciò uno sguardo interrogativo. «Come dovrei sentirmi?»
«Be’ Herm sei stata nominata caposcuola, sarai orgogliosa no?» spiegò.
«Certo, questo è ovvio, credo che se la preside abbia deciso di affidarmi questo titolo è perché l’ha ritenuto giusto, nulla di più. La mia nomina non deve essere assolutamente un motivo di vanto.» affermò con tono reverenziale. Il rispetto, la serietà e la stima che Hermione riservava per la McGranitt non aveva eguali.
«E che c’entrava Malfoy con tutto questo? Non dirmi che…» si ricordò Ron.
«… è diventato anche lui caposcuola?!» concluse Harry.
«Sì, la preside ci ha nominati entrambi.»
Harry e Ron si scambiarono uno sguardo allibito. Ginny invece si concentrò sull’amica. Di certo non le sfuggì quello strano luccichio che aveva attraversato lo sguardo di Hermione.
«Malfoy… Caposcuola?» Ron doveva essere alquanto scioccato da non riuscire a mettere insieme una frase un minimo coerente. «Ma è un mangiamorte!» sbottò infine.
«Ron durante l’ultimo scontro ti ricordo che è passato dalla nostra parte.» gli fece notare Hermione. La riccia si stava innervosendo alle affermazioni di Ron e non se ne spiegava neanche il motivo.
Diamine, che mi prende?
Harry cercò di placare gli animi. «Be’ Ron, il fatto che abbia cambiato fazione vorrà pur dire qualcosa. Non trovi?»
Ron sbuffò. «Mangiamorte è stato e mangiamorte resta. Quelli come lui non cambiano!» esclamò duro.
Hermione strinse i pugni e Ginny se ne accorse.
«Ehi!» s’intromise la Weasley, «ma come Caposcuola avrai anche una camera tutta per te!» esclamò raggiante.
«Già.» confermò Hermione, tirando un sospiro di sollievo per l’intervento dell’amica.
«Benissimo!» si gasò la rossa. «Allora andiamo a vedere com’è!»
«Ma Ginny…» tentò di protestare –senza neppure troppa convinzione in realtà- ma l’amica la stava già trascinando con sé. «I signori vogliano scusarci, ma la sua nuova stanza ci aspetta!» li salutò Ginny avviandosi su per le scale soddisfatta per la sua amica. Hermione si stupì dell’entusiasmo che pervadeva la rossa, quanto tempo era passato da quando la vedeva così… Ginny?
«Perché lei sì e noi no?» si lamentò Ron.
«Mi spiace ma a voi uomini l’accesso non è consentito!» rise Hermione prima di sparire su per le scale, trascinata dalla Weasley che sfrecciava nel corridoio.
«Wow!» fu tutto ciò che riuscirono a pronunciare le due Grifondoro non appena superarono la porta della nuova stanza di Hermione. Al centro della camera faceva bella mostra di sé un enorme letto a baldacchino ornato da raffinati tendaggi color oro, ai due lati del letto erano posizionati due eleganti comodini in ciliegio, mentre opposto ad esso stava una magnifica scrivania affiancata da un voluminoso divanetto in velluto rosso, della stessa tonalità delle pareti.
«Ma è meraviglioso!» commentò affascinata Ginny lanciandosi sul letto. «E questo letto è comodissimo! Anch’io voglio una stanza così! Sembra quella di una principessa…»
Hermione si aggirava per la stanza mentre la sua migliore amica continuava a parlare incantata come una bambina. La neo caposcuola sorrise felice di rivedere la cara e vecchia Ginny Weasley.
«Quest’armadio è enorme!» esclamò la rossa. «E guarda che bagno… ah, Herm beata te! Vero che mi terrai qua con te a dormire qualche volta?»
Hermione rise. «Ma certo Ginny, tutte le volte che vuoi.»
«Ah, grazie! Sei un’amica fantastica!» le disse prima di abbracciarla e trascinarla con sé sul letto, ridendo come una matta e contagiando anche la riccia.
«Io e te però dobbiamo parlare.» si fece seria Ginny dopo qualche minuto.
Ecco! Pensò sconsolata. Hermione mantieni la calma.
«Di cosa?» chiese facendo finta di nulla e cercando di distrarsi accarezzando le morbide lenzuola di seta color cremisi.
«Lo sai benissimo.»
«Davvero?»
«Vuoi venirmi a raccontare che non hai nulla da dirmi riguardo a un certo Draco Malfoy?!» domandò, anzi, affermò senza troppi giri di parole.
A Hermione venne improvvisamente caldo, era giunta l’ora della verità. Sapeva che Ginny le avrebbe fatto sputare il rospo, anche a costo di usare il Veritaserum per farsi dire ciò che voleva.
No, forse quello no. Ma non ne era così certa.
«Cosa dovrei dirti?» cercò di prendere tempo.
«Oh vediamo, mmm… per esempio perché quando oggi l’hai visto nel corridoio sei diventata dello stesso colore di questa stanza…»
«Non…»
«E no Hermione! Puoi raccontare a mio fratello che ti è venuto caldo perché il corridoio era affollato, ma non freghi me!»
«Ginny, io…»
«Sto aspettando…»
L’amica incrociò le braccia sotto il seno con un’espressione seria in volto.
«Oh, e va bene, ti dirò quello che vuoi sapere.» si arrese Hermione.
Ginny ghignò soddisfatta. «Era ora! Sono tutt’orecchi.»
 
«Quindi Dra’? Com’è andata?» lo accolse curioso Blaise appena Draco entrò in sala comune.
«Blaise hai davanti a te il nuovo Caposcuola!» annunciò ghignando e allargando le braccia soddisfatto, mentre sentiva addosso tutti gli sguardi ammirati degli altri compagni di casa che affollavano la sala comune. Alla fine il moro non si era sbagliato: tutti i Serpeverde rispettavano Draco e lo consideravano degno di dettare legge lì nei sotterranei; chi meglio di lui? Il mangiamorte pentito che aveva scelto di rinnegare ciò che era diventato.
Pochi erano quelli che gli rivolgevano la parola; a parte Blaise, solo alcuni studenti dell’ultimo anno e i fedelissimi della squadra di Quidditch appartenevano alla cerchia ristretta che aveva il privilegio di conversare con il Principe delle Serpi. Tutti gli altri lo ammiravano da lontano, e certamente al biondo Serpeverde non dispiaceva –orgoglioso com’era,- ma non gli importava poi molto di cosa si pensasse di lui.
«Complimenti Malfoy!» si congratulò Malcolm Baddock, assieme a Harper e altri, dandogli una pacca sulla spalla.
Draco sogghignando compiaciuto fece un cenno col capo a Blaise. «Vieni con me Bla’.» gli disse avviandosi verso i dormitori, mentre gli studenti dei primi anni si scansavano al suo passaggio.
«Certo che alcuni sono veramente insopportabili.» sbuffò Draco una volta soli nel corridoio.
«Con chi ce l’hai Dra’?» domandò Blaise.
«Non è neanche un giorno che siamo tornati a Hogwarts e già i ragazzini mi fissano come fossi l’eroe della guerra, è snervante.»
«Ah, ah. E che fanno di male?»
«Ma che fissassero lo Sfregiato così…»
«Draco quando accetterai il fatto che è anche grazie a te che abbiamo vinto la guerra?»
Draco lo guardò storto. «Grazie a me?» chiese sarcastico.
«Sì, grazie a te. Come grazie a tutti quelli che hanno combattuto contro l’Oscuro.» spiegò. «Tu hai avuto il coraggio di rinnegarlo per unirti a Hogwarts e combatterlo, e questo è un gesto di grande coraggio mio parere. Ed è sempre grazie a te che il nome dei Malfoy non è caduto in rovina. Hai fatto molto Draco, ed è per questo che ti considerano un eroe. E poi non dirmi che non apprezzi gli sguardi che ti riservano le ragazze.»
«Ah, be’ sarei pazzo se così non fosse.» ghignò il biondo.
«Mmm… però non so se la Granger sarebbe dello stesso avviso.» commentò Blaise a mezza voce.
«Che hai detto?» sbottò Draco.
«To’, deve essere questa la tua nuova stanza.» cambiò argomento l’amico.
«Fermo Blaise.» lo bloccò afferrandolo per un braccio. «Spiegami perché da ieri in ogni singolo discorso non fai altro che nominarla.» sibilò il biondo.
Il moro si fece fintamente serio. «Ho visto come la guardi.»
Draco inarcò un sopracciglio, fingendosi perplesso e mantenendo la calma per essere maggiormente credibile. «Probabilmente hai dei problemi di vista Blaise, direi che hai pure fumato qualcosa. Io e la mezzosangue?! Mai. In che universo vivi?»
«Ah Draco sei davvero un ottimo attore, se non ti conoscessi così bene ti crederei anche. Peccato che se fosse come dici avresti già riempito di insulti me, per quello che ho detto, e la Granger, perché lo fai da sempre. Sbaglio?»
«Ma hai la febbre per caso?»
Blaise rise. «Oh grazie che ti preoccupi per me; comunque tranquillo, sono sanissimo!» esclamò mostrando un sorriso smagliante.
«Se lo credi!» sbuffò l’altro prima di aprire la porta e superare l’entrata della sua nuova stanza.
Blaise lo affiancò e osservarono la stanza: un trionfo di verde, nero e argento; i colori della Casa splendevano di tutta la loro bellezza.
«Fantastico Dra’!» disse entusiasta il moro avvicinandosi all’immenso baldacchino corredato di tende argentate, così come le federe dei cuscini e lenzuola di magnifica seta verde scuro. «Beato te!» continuò Blaise ammirando il mobilio di pregiato legno nero.
«Già. Essere caposcuola ha un sacco di lati positivi.» confermò Draco.
«Me la presti qualche volta, vero?» chiese Blaise dandogli una gomitata.
«Ma te lo puoi scordare Bla’!» gli rispose il caposcuola ricambiando il gesto e spingendolo ghignando. «Questa è la mia stanza! Non ho certo voglia di tornare e trovare te impegnato con qualcuna!»
«Sì, grazie. Bell’amico che sei!» scherzò.
«Non c’è di che…»
«E tu ci porterai qualcuna?» chiese malizioso, alludendo a…
«Un'altra parola e ti schianto, chiaro?»
Blaise alzò le mani. «Va bene, va bene! La smetto.»
Per ora…
 
«Aaaah! Lo sapevo, lo sapevo!» Ginny saltellava eccitata sul letto sotto lo sguardo stupefatto di Hermione. «Ci voleva così tanto a dirmelo?»
«Ma Ginny. Io, be’ non credevo la prendessi così, insomma Draco…»
«Ah, ah! Allora è proprio una cosa seria se lo chiami addirittura per nome… Ah Herm sì, sì sei proprio cotta!»
«Ma che stai dicendo?!»
«Quello che ho detto!» rise la rossa. «Dai Herm dopo quello che mi hai detto, e soprattutto come l’hai raccontato, è evidente che ti piaccia.»
«Non è vero.» borbottò incomprensibilmente la riccia.
«Certo, e io allora sono una Veela… ma dai Herm, vuoi dirmi che non ho ragione?» insistette Ginny.
Hermione era stupita, mai si sarebbe aspettata una reazione simile da parte della migliore amica. Draco Malfoy li aveva sempre insultati, tutti loro. E non appena lei gli aveva confessato di quel bacio Ginny si era come illuminata, come se fossero bastate quelle parole per far riemergere la Ginny di sempre, anche se il soggetto di quella confessione era chi li aveva sempre disprezzati. Lo sperava davvero con tutto il cuore.
«Ginny non lo so, ci sono stati solo un paio di baci quella notte, insomma dopo tutto quello che era successo non so neppure io perché non l’ho respinto. » ammise.
«Immagino che anche lui si sentisse come tutti noi.» le disse la Weasley, anche se sapeva bene che nessuno poteva immaginare il dolore che lei aveva provato: vedere suo fratello Fred morire davanti ai suoi stessi occhi le aveva causato un vuoto immenso, un vuoto che la sua famiglia e i suoi amici volevano colmare, che lui voleva colmare.
«Non vedo per quale motivo non volevi dirmelo, comunque.» continuò.
«Ehm, diciamo che non sapevo come l’avresti potuta prendere, dato che si tratta sempre di Malfoy.»
«Oh Herm quanti problemi che ti fai.» rise la rossa. «E mio fratello e Harry? Come la metti con loro?»
Hermione si irrigidì, non ci aveva pensato. «Non voglio dirgli nulla per ora, in fondo a parte quel bacio… ce n’è stato solo un altro…»
«Cosa? E quando?» si risvegliò l’entusiasmo dell’amica.
«Prima, mentre stavamo raggiungendo l’ufficio della McGranitt Draco mi ha bloccato e mi ha baciata.» spiegò.
«Woow! E tu?» chiese speranzosa.
«Gli ho detto che la preside ci aspettava e mi sono avviata verso il suo studio, per tutto il tragitto mi sono sentita i suoi occhi addosso!»
L’espressione di Ginny da piena di aspettative mutò un delusione.
«Ma Herm!» la rimproverò. «Ti sembra?»
«Cosa?» chiese confusa.
«Hermione che ti passa nella testa?! Draco Malfoy ti bacia e tu dici che siete in ritardo? Ma io non lo so…»
«Shh abbassa la voce! Vuoi che lo sappia l’intera Casa?»
Ginny scosse la testa passandosi una mano sul viso, rassegnata. «Merlino, che devo fare?» domandò retorica. «Comunque tranquilla non dirò nulla ne a Harry né, tantomeno, a mio fratello. Non vorrei facesse una scenata peggiore di quella di oggi…»
«Grazie Ginny.» mormorò Hermione abbracciandola forte, e l’altra ricambiò. «E tu con Harry?» cambiò argomento la riccia.
«Bella domanda, non lo so neanch’io, nel senso che Harry mi è stato vicinissimo in questo periodo, l’hai visto no? e gli voglio un bene dell’anima, ma ho bisogno di un po’ di tempo.»
«Sai che per te ci sono sempre Ginny.»
«Come io per te!» affermò l’altra prima di stritolarla in un nuovo abbraccio.
Ginny… sei di nuovo tu!


 

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Capitolo 6
*** Capitolo V - La torre ***




Capitolo V
La torre
 
 

Hermione lo evitava.
Era passata una settimana da quando la McGranitt li aveva nominati caposcuola e, nonostante prima di iniziare le ronde notturne si dovessero dividere le aree da controllare, Hermione si defilava appena vedeva l’alta figura del biondo comparire da dietro l’angolo. Si sentiva terribilmente confusa in sua presenza: già un paio di volte a lezione di Cura delle Creature Magiche mentre era distratta dalle occhiate che le riservava Malfoy, Hagrid le aveva fatto una domanda e lei aveva impiegato diversi istanti, incerta, prima di dare la risposta. Ovviamente era corretta ma –per Merlino!- mai le era capitato di farsi trovare colta di sorpresa, tant’è che Hagrid l’aveva avvicinata in disparte e le aveva chiesto se stesse bene.
Malfoy accidenti a te!
Nonostante i suoi tentativi di girargli alla larga alla fine capitava sempre che si incrociassero nei corridoi, o sulle scale, o…
Morgana, ma com’è possibile?!
Hermione era certa che non la seguisse, se ne sarebbe accorta, eppure puntualmente si ritrovavano a percorrere lo stesso corridoio o controllare le stesse aule e lei, non appena si accorgeva della sua presenza, girava i tacchi e se ne andava.
«Non puoi scappare per sempre, Granger.» le aveva urlato una sera, prima che lei svoltasse l’angolo e si allontanasse il più possibile da lui.
Scappare?!
Come osava Malfoy!
Scappare?
Lei non scappava. Non l’aveva mai fatto.
Eppure le parole di Draco continuavano a rimbombarle nella mente.
Scappare.
Sì, Draco –forse,- aveva ragione: lei stava scappando, da lui e da se stessa. Scappava da ciò che sentiva dentro tutte le volte che lo vedeva, da quella maledetta e piacevolissima morsa allo stomaco che avvertiva quando percepiva il suo sguardo pizzicarle la nuca…
Ma Draco?
L’unica cosa che aveva chiara in mente era quel bacio che si erano scambiati sulla torre di astronomia. Perché?
Possibile che provasse qualcosa per lei?
Impossibile.
Possibile che lei provasse qualcosa per lui?
Estremamente probabile.
«Ehi Herm!» sentì una voce lontana e ovattata chiamarla.
«Mmh… sì?» mugugnò assonnata.
Ron le si avvicinò. «Herm, sei sveglia?»
La caposcuola si stiracchiò e solo in quel momento si accorse di essere accoccolata su una delle poltrone della sala comune ormai deserta.
«Che c’è Ron?» chiese con la voce impastata dal sonno.
«Ma che ci fai ancora qui?»
«Perché? Che ore sono?»
Il rosso ridacchiò. «Quasi le due…»
«Cosa?!» esclamò sgranando gli occhi e saltando di scatto in piedi; ma le gambe, ancora addormentate, non la ressero e se non fosse stato per Ron sarebbe crollata a terra.
L’afferrò al volo. «Hermione, attenta!»
Hermione si sentì avvampare non appena si accorse della vicinanza dei loro visi. «Ehm… grazie Ron.» gli disse dopo diversi secondi, cercando di scivolare dalle sue braccia che la tenevano ancora stretta a sé; Ron, però, era di tutt’altro parere: la sua mano scivolò dalla sua schiena, giù fino al fianco, l’altra salì fino alla sua nuca, affondando nei suoi capelli.
Hermione fremette. Percepiva sulla punta del naso il respiro del suo migliore amico farsi leggermente più accelerato. Deglutì a vuoto un paio di volte mentre intorno a loro il silenzio sembrava farsi assordante e il tempo rallentare. Con una lentezza estrema Ron avvicinò il suo viso a quello di Hermione abbassando le palpebre, ma prima che le loro bocche si sfiorassero la riccia voltò il viso offrendo solamente la guancia morbida e liscia.
Hermione si schiarì la gola poggiando le mani sul petto di Ron e riuscendo finalmente a staccarsi da lui. «Ron non…»
«Ehm… Herm scusa, davvero… ecco… non volevo.» balbettò deluso e confuso. «Non so cosa mi sia preso. Scusami…»
«Forse è il caso che vada a dormire… A domani Ron.» si congedò Hermione, imbarazzata.
«No aspetta!» la fermò trattenendola per un polso. «Mi dispiace Hermione…»
«Tranquillo, Ron… Non è successo nulla.» lo rassicurò. «Buona notte.»
«Notte.» ricambiò rimanendo imbambolato nel bel mezzo della sala comune.
«Ah, Ron…» si voltò improvvisamente Hermione, già con un piede sui gradini che portavano ai dormitori femminili.
Il rosso si illuminò.
«Perché sei sceso in sala comune?»
Le sue speranze scemarono. «Non riuscivo a dormire, Harry russa.» le rispose prima di vederla sorridere e augurargli ancora la buona notte.
Ah miseriaccia!
 
«Psss… Ginny! Ehi sei sveglia?»
Erano diversi minuti che Hermione si trovava davanti alla porta della camera di Ginny e sperava che lei la sentisse.
Non era certamente da Hermione comportarsi così, ma aveva la necessità di parlare con la sua migliore amica…
Nonché sorella del suo migliore amico…
Che aveva appena provato a baciarla.
Dai Ginny!
«Ginny svegliati!» tentò un’ultima volta.
Attese ancora qualche secondo fino a che sentì dei movimenti provenienti dall’interno della stanza. Il rumore di una serratura e la porta si aprì rivelando la figura assonata e scarmigliata della sua migliore amica.
«Mmh… Hermione ma che ore sono? Perché sei…» mugugnò, ma prima che potesse terminare, la riccia l’aveva già afferrata e trascinata con sé fino alla sua camera.
«Herm che c’è? Mi stai facendo preoccupare, che è successo?» chiese agitandosi.
L’amica prese un respiro profondo. «Ron ha tentato di baciarmi.» confessò.
«Cosa?!» esclamò Ginny, ormai risvegliatasi completamente. «Ma quando?»
«Prima, in sala comune… ieri sera mi sono addormentata mentre stavo leggendo e poco fa è venuto Ron a svegliarmi, non chiedermi perché, ha detto che non dormiva perché Harry russava e quando mi ha detto che ore erano mi sono alzata di scatto e ho perso l’equilibrio, lui mi ha afferrato al volo e…»
Ginny si batté una mano sulla fronte. «E tu?»
«E io l’ho allontanato… l’ho fatto rimanere malissimo, ne sono sicura, e mi dispiace un sacco, solo non… non so che pensare Ginny! »
L’amica si buttò sul letto. «Herm…» cominciò stropicciandosi gli occhi, «non dirmi che non ti sei accorta di come ti guarda mio fratello.»
La riccia la guardò interrogativa.
«Hermione sveglia! Mio fratello è cotto di te.»
«Ma che dici? È il mio migliore amico!»
«Sì, lui per te, ma non tu per lui…»
«Ma…» tentò di interromperla.
Ginny sbuffò. «Accidenti Hermione! Dov’è finita tutta la tua brillante intelligenza? Possibile che tu non ti accorga dell’effetto che fai sia a Ron sia… a Malfoy?»
«Che c’entra Malfoy ora?»
La rossa scosse la testa rassegnata. «Tu in questioni di cuore proprio non ci capisci nulla…»
«Questo non è vero!» protestò.
«Ah no? Vogliamo parlare di te e…» Ginny non continuò la frase.
Fred.
Il suo ricordo faceva ancora male.
«Ginny avanti, ti sto chiedendo un parere…» sussurrò sedendosi accanto a lei.
La rossa sorrise debolmente. «Scusami hai ragione.» le disse accarezzandole una guancia. «Comunque te l’ho detto, mio fratello non ti vede più solo come un’amica, ed effettivamente è da diverso tempo che le cose stanno così…»
«E tu non mi hai mai detto nulla?» la interruppe.
«E cosa avrei dovuto dirti? “Ehi Herm, sai che Ron è innamorato di te”? Credevo che te ne fossi accorta comunque.» le disse sorridendo. «Per non parlare di Draco, a lezione non ti toglie gli occhi di dosso…»
«Sì, lo so, l’ho notato.»
Ginny sogghignò. «Quanto ti piace Herm?»
«Chi?»
«Come chi?! Malfoy, no?» precisò. Hermione non rispose, ma a Ginny bastò notare le sue guance colorarsi per avere la risposta. «Dovresti parlargli secondo me…»
«Con Draco? Ma ti sembra?! Non ammetterebbe mai nulla.»
«Come fai a saperlo? Provare non costa nulla!» insistette la rossa.
Hermione scosse la testa. «Cosa dovrei dirgli? E sentirmi sicuramente rispondere che un nobile purosangue come lui come potrebbe mai essere interessato a una sporca mezzosangue? No grazie, non ci tengo a farmi umiliare.»
Ginny sbuffò. «Ti ricordo che il nobile purosangue ti ha baciata, e per ben tre volte a quanto mi hai detto! Senza contare poi che ti fissa costantemente ogni momento della giornata.»
Hermione non sapeva più che dire, aveva paura di illudersi… Già aveva sofferto, non le andava proprio rivivere la stessa esperienza.
«E dovresti parlare anche con mio fratello, soprattutto con lui. Dirgli le cose come stanno.» continuò la rossa.
«Sei impazzita!? Dirgli di Draco non se ne parla proprio! Ci crucerebbe sicuramente entrambi!» sbottò isterica.
«Hermione calmati.» la rassicurò Ginny. «Che sarà mai? Insomma mio fratello lo conosci e sai come prenderlo, se gli spieghi le cose con calma vedrai che capirà…»
«Facile per te… Non sei tra l’incudine e il martello!»
«Cosa?» chiese confusa.
«Nulla, un detto babbano.» spiegò. «Voglio dire che se dicessi a Ron che io e Draco ci siamo baciati non oso immaginare a che succederebbe, e lo stesso vale il contrario… sì, be’, sempre se per Draco contassi qualcosa…»
Ginny ridacchiò.
«Che c’è? Perché ridi?» sbuffò.
«Oh Herm, è così strano vederti confusa e insicura.»
«Ah, grazie.» le rispose imbronciata.
Ginny le diede una lieve spinta sulla spalla. «Dai Herm non te la prendere.» la pregò con un’espressione buffissima, facendo scoppiare l’amica a ridere.
«Va bene, parlerò con entrambi.» acconsentì infine.
 
Certo, facile a dirsi; più difficile a farsi.
Chiarire e spiegare a Ron era stato impossibile: lui, dopo averla evitata per tutto il giorno, a cena in sala grande si era finalmente deciso di degnarla della sua attenzione, ma prima che Hermione potesse anche solo aprire bocca, Ron era partito in un monologo dove non aveva fatto altro che scusarsi, dirle che era stata tutta colpa sua, che era stato uno stupido, che aveva affrettato le cose, …
Hermione alla fine aveva rinunciato a fargli il discorso che si ripeteva da tutto il giorno.
E Draco? Non l’aveva proprio visto per tutta la giornata, se non di sfuggita dopo le prime due ore di lezione quella mattina, mentre sfrecciava nel corridoio diretto chissà dove. Non si era visto poi né a pranzo né a cena.
In ogni caso l’avrebbe incontrato quella sera prima della ronda e non gli sarebbe certamente potuto sfuggire. Peccato che non si fosse presentato neppure al solito appuntamento di fronte alla sala grande. Hermione l’aveva aspettato per una buona mezz’ora, poi si era decisa a intraprendere la ronda senza consultarsi col biondo. Non che l’avesse mai fatto, ma –diamine,- una volta che aveva bisogno di parlargli lui non c’era! Dov’era finito?
 
Sulla torre di astronomia la brezza notturna soffiava fredda e intensa. Draco sbuffò, il vento gli aveva consumato già quasi metà della sigaretta che si era appena acceso.
Ah fanculo. Pensò sbuffando e prendendo una lunga boccata dalla sigaretta, l’ennesima di quella giornata. Era parecchio nervoso e aveva perso il conto di quante ne avesse fumate.
L’enorme orologio di Hogwarts suonò la mezzanotte. Chissà dov’era adesso la Granger, sicuramente incazzata nera perché lui non si era presentato.
Ma chi se ne frega!
Dopotutto, ogni santa volta, ancora prima che lui arrivasse, lei già aveva levato i tacchi e iniziato la ronda per conto suo, quindi perché si preoccupava tanto?
Un altro tiro alla sigaretta.
Magari aveva approfittato del fatto che lui non si fosse presentato per starsene sola soletta tra le braccia di quello sfigato di Lenticchia.
Strinse i pugni.
Ma no, Hermione non l’avrebbe mai fatto: troppo ligia alle regole, non sarebbe mai mancata ai sui compiti…
Alle sue orecchie non sfuggì il lieve cigolio della porta che dalle scale conduceva alla torre e i suoi sensi si allertarono. La mano scattò veloce verso la tasca ed estrasse la bacchetta.
La corrente d’aria che si venne a creare nell’attimo in cui si era aperta la porta gli portò alle narici un dolce profumo familiare: gelsomino.
Si rilassò e attese che avanzasse.
«Buonasera Granger.» la salutò senza voltarsi e la sentì sobbalzare.
Tre.
Due.
Uno.
«Malfoy!» eruppe, «che ci fai quassù?! Ti ricordo che anche tu sei caposcuola e hai degli obblighi, ti sembra il caso di startene qui a farti beatamente i fatti tuoi e…»
Eccola che comincia.
«… ma, Malfoy, tu fumi?!» chiese infine, allibita.
Draco la guardò, poi guardò la sigaretta che aveva tra le dita e scoppiò a ridere. «Be’ complimenti per la perspicacia Granger» ghignò, «vuoi fare un tiro?» le propose porgendole la sigaretta.
«Scusa?!» protestò indignata. «Tu che sei caposcuola e dovresti dare l’es…»
«Ah Granger taci una buona volta!» alzò il tono il biondo.
Ma ovviamente non gli avrebbe dato retta.
Appunto.
«Come scusa? Come ti permetti di ordinarmi di tacere Malfoy?! Chi ti credi di essere?» ormai urlava.
Diede un’ultima boccata alla sigaretta e lanciò il mozzicone giù dalla torre. Si avvicinò a Hermione a grandi passi e le si parò di fronte. «Adesso basta mezzosangue!» la sovrastò con la voce. «Non sai fare altro che urlare agli altri come devono comportarsi, quando capirai che non tutti sono come te!» ruggì.
Hermione indietreggiò, gli avrebbe dovuto parlare ma le era passata completamente la voglia. Boccheggiò un paio di volte, non sapendo come replicare mentre si allontanava da Malfoy, spaventata dalla reazione che aveva avuto.
Draco si riscosse nel momento in cui vide il timore negli occhi della riccia Grifondoro. «Ron aveva ragione: non sei cambiato e non lo sarai mai!» gli sputò contro con rabbia e delusione.
Mezzosangue.
Ecco con cosa aveva ferito Hermione.
La vide allontanarsi da lui e correre verso la porta.
«Granger aspetta!» tentò, ma ovviamente non si sarebbe fermata. «Colloportus
Hermione sbatté contro la porta chiusa. «Apri questa porta Malfoy!» gli ordinò.
«Non finché non mi sarai stata a sentire.» disse serio, con un tono di voce che non ammetteva repliche e intercettando gli occhi di lei.
Hermione, ancora una volta, si sentì incatenare da quello sguardo di ghiaccio che la chiamava a sé; neanche fosse sotto Imperius tornò verso Draco, fermandosi a qualche passo da lui. «Anch’io ti devo parlare.» gli comunicò alzando gli occhi nei suoi.
Argento liquido e oro fuso. Ancora.



 

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Capitolo 7
*** Capitolo VI - Di nuovo le sue labbra ***


 


Capitolo VI
Di nuovo le sue labbra

 
 





«Quindi?» domandò Hermione spazientita dopo qualche attimo di silenzio.
Draco si passò una mano sul viso. «Senti Granger non volevo dire quello che ho detto…» iniziò.
«Ah no? E vorresti farmi credere che ti è scappato di bocca? Ma fammi il piacere!» lo interruppe irritata.
«Sì.» ammise. «Insomma ero nervoso… sono nervoso e tu piombi qua tutta incazzata e pronta a farmi la predica. Lo so che ho sbagliato e questo non mi giustifica e mi dispiace.»
“Mi dispiace”. Com’è che queste due parole ultimamente siano entrate a far parte del vocabolario di Draco?
Draco?!
Da quando lo chiamava per nome nei suoi pensieri?
«Dì la verità, dove hai nascosto il vero Malfoy?» chiese sarcastica, scacciando quel pensiero.
Draco strinse i pugni. «Granger sono serio.» sbottò. Già era irritato per quello che aveva sentito quella mattina, certo la Granger non era d’aiuto.
Hermione gli diede le spalle e si avvicinò al parapetto della torre. «Comunque perché non ti sei presentato stasera davanti alla sala grande?» chiese, ancora nervosa.
«Non mi pare che tu abbia rispettato gli appuntamenti, te ne andavi, o per meglio dire fuggivi, non appena mi vedevi arrivare, quindi perché sei qui a farmi la paternale?» le rispose con lo stesso tono.
Hermione rimase un attimo in silenzio, accidenti Malfoy riusciva sempre a metterla in difficoltà, trovava sempre qualcosa da ribatterle. «Almeno ti aspettavo!» sbottò. «Tu neanche sei venuto! Sono stata ad aspettarti più di mezz’ora e poi ho deciso di iniziare la ronda senza di te. Ho controllato quasi tutta Hogwarts accidenti!»
Draco l’affiancò al parapetto e Hermione si irrigidì mentre percepiva il suo cuore accelerare.
Sempre, ogni santissima volta Draco gli faceva quell’effetto!
«Perché non ti sei presentato?» insistette.
Draco prese un lungo respiro. E ora che le dico?
Trascorse qualche attimo in silenzio. «Te l’ho detto, sono nervoso e facilmente irritabile ‘sta sera.» concluse infine.
Che banalità! Potevo trovare qualcosa di meglio…
«Non mi sembra un valido motivo per saltare la ronda.»
Appunto.
«Valido o no, ti ho detto il motivo.»
«Perché sei nervoso?» continuò la Grifondoro.
«Non credo ti debba interessare.» ribatté duro il Serpeverde.
«Invece credo di sì.» affermò imperterrita.
Draco la guardò storta. Ora era decisamente incazzato…
«Dal momento che siamo, passami il termine, “colleghi” mi pare più che lecito sapere per quale motivo tu sia venuto meno al tuo compito.» improvvisò. Non voleva ammetterlo ma era tremendamente curiosa di sapere perché Draco fosse sparito per tutto il giorno, fino a cinque minuti prima.
Il biondo non si trattenne più. «Forse avevi ragione Granger sarebbe stato meglio farti andare via subito invece che trattenerti qui. Perché non te ne torni dal tuo amato Lenticchia?! Avanti vattene e corri tra le sue braccia, sono sicuro che sarà felicissimo di vederti e sapere che non sei in compagnia di un Mangiamorte! » eruppe.
Hermione lo guardò allibita.
Draco come diavolo… chi gliel’ha…
La sorpresa si tramutò in indignazione.
«Cosa accidenti stai dicendo?!» esclamò esterrefatta. «Io e Ron? Chi te l’ha detto Malfoy?!» 
L’unica a sapere di quello che era accaduto la notte prima era Ginny, possibile che… No, non poteva essere stata lei… e poi lei e Ron non si erano neanche baciati! Che cosa aveva saputo Malfoy? Possibile che…
«‘Sta mattina metà dei Grifondoro parlava di te e Weasley e di ieri notte! Vi siete baciati no? E allora che diavolo sei qui a fare!? Vattene da lui!» sbottò in preda alla rabbia.
 
«Ehi Neville! La sai l’ultima?»
«Cioè?»
«Ho saputo dalla Patil e dalla Brown che ieri sera la Granger e Ron si sono baciati!»
«Cosa?! No, non ci credo…»
«Ti dico di sì, chiedi anche a qualcun altro e vedrai.»
«Ma ne sei sicuro?»
 «Ti ho detto quello che ho sentito, non so se sia vero o no ma in ogni caso ho sentito Ron proprio l’altro giorno dire che non ci avrebbe messo molto a conquistarla. Quindi perché non dovrebbe essere vero?»
«Perché quelle sono due pettegole!»
«Hanno detto di averli visti insieme in sala comune…»
 
Draco digrignò i denti al ricordo di Paciock e Finnigan. Dopo quello scambio di battute se n’era andato infuriato e aveva passato il resto della giornata in riva al lago nero.
Ma cosa sto facendo? Che mi passa per la mente?
Stava “tranquillamente” mostrando a Hermione la sua gelosia.
Devo essere impazzito.
Eppure una parte di lui premeva per confessare a Hermione che ormai a lei ci teneva più di quanto avrebbe mai voluto, dato che al solo ricordo delle chiacchiere di quella mattina sentiva ribollire il sangue nelle vene.
«Giuro che lo schianto se è stato lui! Io e lui non ci siamo assolutamente baciati, ha tentato ma…» poi si interruppe, mentre le parole di Draco si mostravano per quello che erano. «Malfoy tu… tu sei sparito perché…» era abbastanza sconvolta da quella rivelazione. «Tu credevi che…» ormai non riusciva più a comporre una frase coerente.
Draco strinse i pugni, non riusciva a comprendere la reazione di Hermione: era arrabbiata, ne era felice, stava per scoppiare a ridergli in faccia, era sconvolta? Non riusciva a capirlo. Sentire la Granger balbettare gli fece venire una certa apprensione e non aveva idea di come comportarsi.
Idiota! Sono un perfetto idiota. Stupido, imbecille e idiota! Io con la Granger? Sì, bravo Draco sogna…
Hermione prese un profondo respiro. «Draco…»
Il biondo riportò l’attenzione su di lei.
Hermione ripetilo ti prego…
Ma la ragazza non aggiunse nulla e gli si avvicinò solamente.
«Granger…» iniziò, ma Hermione gli posò un dito sulle labbra interrompendolo. Gli bastò osservarla negli occhi per leggere in quelle iridi dorate e sincere le risposte a tutte le domande che aveva per la testa.
Fu un attimo, poi inclinò la testa fino a raggiungerle le labbra e assaporarle nuovamente, gliele mordicchiò leggermente fino a che Hermione le dischiuse e Draco assaporò il fresco sapore del suo fiato.
Da quanto non la baciava… così?
Era proprio da quel lontano inizio di maggio che Draco sognava le labbra di quella coraggiosa e tenace quanto fragile e delicata Grifondoro che ora stringeva tra le braccia.
Le loro lingue si incontrarono nuovamente e danzarono prima con dolcezza e poi sempre con più trasporto mentre le mani di lei vagavano dal petto, su, fino al volto e affondavano nei setosi capelli di Draco e le mani di lui scendevano giù lungo la vita e le stringevano i fianchi in una presa delicata ma ferrea.
«Tu non dovevi parlarmi?». Draco interruppe il bacio separandosi dalla bocca di Hermione con un mezzo sorriso stampato in faccia.
Ridacchiò nel vedere la smorfia imbronciata della ragazza. «Non ce n’è più bisogno, ci hai pensato tu a dare voce ai miei pensieri.» gli rivelò scoccandogli un altro bacio sulle labbra. «Però non ti ho ancora perdonato per ciò che mi hai detto…»
Il biondo si rabbuiò per un istante.
«Quindi devi trovare il modo per scusarti.» affermò
Draco non si scompose. «Ah sì? Allora vediamo come posso fare…» si allontanò di qualche passo da lei ghignando. «Ecco ci sono!» s’illuminò.
Hermione lo guardò curiosa.
«Tu sei sempre smaniosa di imparare qualcosa di nuovo no?»
Hermione inarcò un sopracciglio con aria interrogativa.
Draco continuò, «se ti insegno una cosa mi perdonerai?»
«Cosa sapresti fare che io non so?»
«Oh, in effetti molte cose Granger.» ridacchiò malizioso. «Ma c’è una cosa in particolare…»
«Cioè?» chiese scettica.
Draco le si avvicinò dandole un altro bacio a fior di labbra e poi indietreggiò di qualche passo. «Stai a guardare.»
 
«Harry!»
Il Salvatore del Mondo Magico si voltò sorridendo nel sentire la voce di Ginny che lo chiamava e si avvicinava a grandi passi. «Ehi! Che ci fai ancora sveglia?»
La rossa gli si sedette accanto sul divanetto nella sala comune. «Potrei farti la stessa domanda.» gli rispose sorridendo.
Harry ridacchiò. Gli faceva un enorme piacere averla accanto.
«Veramente ti cercavo.» gli comunicò.
«Cercavi me?» chiese sbigottito.
Ginny si passò una mano tra i capelli portandosi una cioccia dietro l’orecchio, lo faceva spesso quando era agitata o nervosa. «Vedi qualcun altro?» scherzò.
«Effettivamente no…» le rispose sorridendo con un’aria un po’ da ebete.
Harry ripigliati! Si disse.
«Eh… dimmi pure Ginny.» la incoraggiò.
La ragazza incrociò le gambe e si sistemò ancora i capelli. «Ecco… volevo parlarti di noi.» gli sussurrò imbarazzata.
«Noi?» Harry era stupito.
Una domanda più stupida non ce l’avevo?
«Sì Harry, io e te. Ecco ho parlato con Hermione e mi ha suggerito di parlarti, insomma io e te siamo stati insieme, poi con tutto quello che è successo… ecco io pensavo che, insomma…»
Harry trattenne il respiro.
Avanti Ginevra.
«… io ti voglio bene Harry, ci tento moltissimo a te e… ecco pensavo che potremmo provare a ricominciare…»
Il Bambino che è Sopravvissuto temette di non sopravvivere alle parole di Ginny. Non credeva alla sue orecchie! Ginny gli stava veramente chiedendo di tornare insieme? Sentiva il cuore che gli stava per scoppiare nel petto, non avrebbe mai potuto dirgli qualcosa di più bello.
Non esitò e la baciò. Percepì un lieve sapore salato sulle labbra di Ginny: doveva aver pianto.
Sono qui con te, non ti abbandonerò più tesoro mio.
Bramava la sua bocca da troppo tempo e la baciò con passione mentre dagli occhi della ragazza sgorgavano nuove lacrime.
Persero entrambi la concezione del tempo e si baciarono per quelle che parvero ore intere, poi lentamente si staccarono l’uno dalle labbra dell’altra e si guardarono negli occhi per altri attimini interminabili; gli occhi di Ginny erano lucidi e dannatamente meravigliosi ma impenetrabili, come se un vetro avesse schermato la sua anima.
Merlino, quant’è bella.
La strinse tra le braccia facendole poggiare il capo sul suo petto e baciandole i capelli. Rimasero in quella posizione per diversi minuti mentre Harry faceva scorrere la mano su e giù per la schiena della sua amata percependo Ginny rilassarsi ad ogni carezza.
«Mi sei mancata Ginny.» le sussurrò.
«Qualsiasi cosa accada Harry non lasciarmi più…»
«Mai più.»
Si baciarono ancora immersi nel silenzio, fino a che fu Ginny a spezzare la magia. «Vieni con me.» disse ad Harry alzandosi e trascinandolo in piedi.
«Dove?»
«Vedrai…» gli sussurrò all’orecchio prima di bendargli gli occhi con un foulard e afferrargli la mano conducendolo fuori dalla sala comune.
«Ma non ci sono in giro Hermione e Malfoy?»
«Hermione non ci toglierebbe mai dei punti!»
«Ne sei convinta?»
«Certo.»
«E con Malfoy come la mettiamo?»
«Basterà fare attenzione.» ridacchiò.
Camminarono per vari minuti svoltando a destra e sinistra; percorsero per un lungo tratto un corridoio, Harry non avrebbe saputo dire quale, e poi si fermarono. Qualche istante dopo Ginny gli afferrò nuovamente la mano e lo trascinò di nuovo avanti.
Quando Ginny gli tolse la benda Harry rimase spiazzato da quello che vide: al centro della stanza era posizionato un enorme letto –rotondo?- ornato da raffinate lenzuola color panna su cui erano sparsi petali di rosa, in aria fluttuavano candele profumate e sul pavimento una lunga passerella di velluto rosso li guidava verso quel romantico giaciglio.
La Stanza delle Necessità.
Il ragazzo afferrò in ritardo il motivo per cui Ginny l’aveva condotto lì.
«Harry ti voglio.» gli mormorò all’orecchio Ginny.
Il ragazzo sgranò gli occhi. «Come?!»
«Harry hai capito benissimo, voglio fare l’amore con te.»
«Ma Ginny tu… io… noi non…» balbettava. «Sei sicura?»
La rossa annuì. «Non lo sono mai stata più di ora.» affermò conducendolo verso il capezzale del letto. «Era da tanto che aspettavo questo momento…» sussurrò iniziando a slacciargli la camicia, mentre lui indugiava con le mani poggiate sui fianchi di lei. Quando Ginny prese a baciarlo sensualmente si lasciò andare e ricambiò con passione quello che la sua amata gli chiedeva.
I vestiti frusciarono a terra mentre si adagiavano sul letto e, rimanendo occhi negli occhi, i loro respiri si fondevano in uno solo.
Non ti lascerò mai Ginny…











Note autrice:


Lo so questo capitolo è orrendo e mi dispiace averlo postato dopo così tanto tempo, ma tra studio e impegni vari sono riuscita a postare solo ora.
Che dire di questo capitolo? Be' per Draco e Herm le cose non saranno sempre così semplici.. ehh vedrete.
Per Harry e Ginny forse ho accelerato un po' troppo, ma diciamo che c'è un motivo di fondo che non vi anticipo ;) muahaha..
Ok, direi che ho concluso e mi ritiro umilmente dopo quest'ennesimo sclero.
Baci,

O n i c e

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